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LABORATORIO DÌ FISICA

Trasposizione didattica
ALLA SCOPERTA DELLA LUCE E DELL’ARCOBALENO

Il percorso si riferisce a una classe quinta di scuola primaria, composta da 17 alunni, 7


maschi e 10 femmine tutti dì provenienza italiana, appartenenti a famiglie di estrazione
media e propensi al rispetto delle regole. Sono presenti 2 bambini con certificazione DSA
(entrambi con PDP). I bambini sono abituati a lavorare in gruppo, collaborando e
assegnando ruoli a ciascun componente.

Il mio obiettivo è quello di sviluppare negli alunni la curiosità, l’interesse e la meraviglia


per tutto ciò che li circonda, motivandoli ad apprendere in modo stimolante e
coinvolgente. L’osservazione dei fatti e lo spirito di ricerca sono aspetti fondamentali per
un efficace insegnamento delle scienze, in quanto vi è un coinvolgimento diretto degli
alunni che sono incoraggiati a porre domande sui fenomeni e sulle cose, a progettare
esperimenti seguendo ipotesi di lavoro. Questa metodologia si prefigge di coinvolgere i
bambini in un processo di costruzione delle conoscenze e di sviluppo delle abilità e
competenze. La didattica laboratoriale presuppone l’uso della metodologia della ricerca,
dove docenti ed allievi progettano, sperimentano e ricercano. In questo percorso i bambini
sono invitati a fare esperienza diretta di fenomeni, come la luce e l’arcobaleno, che
appartengono al loro quotidiano diventando così i protagonisti del proprio processo di
apprendimento.

Traguardi per lo sviluppo delle competenze delineate nelle Indicazioni


Nazionali

L’alunno:

“sviluppa atteggiamenti di curiosità che lo stimolano a cercare spiegazioni di quello


che vede e succede”
“Formula domande, anche sulla base di ipotesi personali”
“Individua nei fenomeni somiglianze e differenze e registra dati significativi”
“Espone in forma chiara ciò che ha sperimentato, utilizzando un linguaggio
appropriato”

Obiettivi di Apprendimento

 Conoscere, attraverso il racconto, un grande scienziato: Newton.


 Conoscere l’iterazione tra la luce, gli oggetti e l’occhio nel meccanismo della visione.
 Conoscere gli effetti dell’interazione della la luce con gli oggetti e con l’acqua.
 Conoscere il fenomeno della riflessione e rifrazione della luce.
 Scoprire come si formano i colori dell’arcobaleno.
PRIMA FASE

Nella fase iniziale ho voluto introdurre la figura di Newton raccontando ai bambini alcuni
stralci della sua vita. Considerando che l’apprendimento nei bambini è fortemente
influenzato da aspetti motivazionali, è stato molto interessante osservarli mentre
ascoltavano le vicende della vita di questo grande scienziato, sia quelle legate alla scienza
che quelle personali, familiari ed economiche. Spontaneamente gli alunni hanno subito
espresso curiosità e posto delle domande partecipando attivamente al racconto.
Approfittando di questo interesse ho lanciato una sfida ai bambini, ossia quella di
diventare essi stessi degli scienziati cercando di rispondere alla seguente domanda: “Come
facciamo a vedere le cose?” Praticamente ho indicato un astuccio e ho chiesto loro come
facessimo a vederlo. I bambini hanno iniziato a discutere e la prima cosa che è emersa è
che per vedere l’astuccio è necessario l’organo della vista, ma le riflessioni non andavano
oltre. A questo punto ho chiuso la porta e oscurato la stanza, così è subito emerso che per
vedere l’astuccio è necessario che vi sia la luce. Ho chiesto se era necessario qualcos’altro
per vedere l’astuccio e un bambino ha subito detto: “è necessario l’astuccio”. Si hanno così
tre elementi che interagiscono nel meccanismo che ci consente di vedere le cose. Alla LIM
disegno questi tre elementi (luce, astuccio e occhio) e pongo un nuovo quesito: “Questi tre
elementi come interagiscono tra loro? Qual è la relazione tra l’uno e l’altro?”. I bambini
provano a scrivere o rappresentare quello che pensano e mi rendo conto delle loro
difficoltà. Ci sono però alcune risposte su cui ci soffermiamo a riflettere: “La luce colpisce
l’occhio e noi vediamo le cose”. A questo punto chiedo al bambino che l’ha scritta di uscire
fuori e lasciare la porta aperta, poi spengo la luce nell’aula. Tutti noi da dentro vediamo il
bambino illuminato dalla luce esterna, mentre lui non riesce a vedere noi. Quindi
concludiamo che non è la luce che, entrando direttamente negli occhi, ci fa vedere
l’astuccio. Dopo diversi tentativi, discussioni e disegni, si arriva a concludere che la
sorgente di luce colpisce l’oggetto illuminato con un raggio che si propaga, cioè che si
“muove”. A questo punto ho introdotto il termine diffusione. Abbiamo infine realizzato uno
schema condiviso contenente tutte le nostre osservazioni, utilizzando i termini introdotti
da me (sorgente di luce, corpo illuminato, luce diffusa).

SECONDA FASE

Nella seconda e terza fase del percorso i bambini hanno scoperto alcune proprietà della
luce attraverso attività laboratoriali in cui si sono svolti alcuni esperimenti. Ho iniziato
prendendo una camera oscura da me costruita con una scatola da scarpe e della carta forno
posta sul fondo, in posizione opposta al foro di entrata della luce. L’ho fatta osservare e
descrivere ai bambini. Poi ho chiesto a un bambino di andare alla finestra e di fare dei
gesti. Gli altri bambini, a turno, osservavano l’immagine proiettata sulla carta forno e, con
enorme stupore, vedevano che l’immagine appariva capovolta. Ho posto loro una domanda
stimolo: “Come possiamo spiegare questo fenomeno?” I bambini hanno scritto le loro
ipotesi sul quaderno. Successivamente abbiamo discusso insieme le risposte. Abbiamo
provato a realizzare insieme un disegno alla lavagna che riprendesse la situazione: i
bambini si sono scambiati idee, sono venuti alla lavagna hanno iniziato a rappresentare i
raggi, fino a quando non sono arrivati a capire che i raggi di luce per arrivare al foglio,
dovevano passare per il buco della camera oscura per cui, se le mani del bambino alla
finestra erano in alto ma si vedevano in basso, voleva dire che il raggio andava “dritto
passando dal buco” e che “si muoveva come una linea dritta”. Abbiamo formalizzato
questa scoperta con un disegno più accurato. A questo punto ho posto loro le seguenti
domande-stimolo: “Cosa succede se la luce incontra un oggetto?”. “Quando la luce
incontra un oggetto come si comporta?”. Dopo una breve discussione ho proposto loro un
esperimento in aula oscurata, nel quale i bambini, puntando una torcia su degli oggetti
diversi per materiale e tipo di superficie, hanno osservato che:

- in alcuni oggetti la luce passa facilmente

- in altri la luce passa solo in parte

- in altri ancora la luce viene bloccata e forma l’ombra.

Allo stesso modo abbiamo visto cosa accade con lo specchio e abbiamo notato che i raggi
“rimbalzavano” tutti insieme nello stesso punto della parete.

Abbiamo poi discusso dei vari risultati e siamo giunti alla conclusione che i corpi
illuminati, a seconda delle loro caratteristiche, si suddividono in opachi, trasparenti e
traslucidi, inoltre anche attraverso l’uso di immagini mostrate alla LIM abbiamo visto la
differenza tra gli oggetti che diffondono la luce (foglio bianco ruvido) e oggetti che
riflettono la luce (specchio). Successivamente ho invitato gli alunni a disegnare sul proprio
quaderno una tabella, nella quale classificare gli oggetti precedentemente osservati in base
alla trasparenza. Ho precisato che “la trasparenza di un corpo dipende, oltre che dalla sua
natura, anche dal suo spessore”. Cosi ho invitato gli alunni a riprendere le torce e a
verificare che i sacchetti freezer, inizialmente classificati come trasparenti, se piegati più
volte su sé stessi risultano opachi.

TERZA FASE

Anche in questa fase ho posto una domanda ai bambini: “Come interagisce la luce con
l’acqua?”. Ho chiesto loro di provare a descrivere, dopo aver visto l’interazione della luce
con gli oggetti e in base alla loro esperienza, cosa accade quando luce e acqua entrano in
contatto. Quando i bambini leggono le loro risposte, ho notato che hanno riportato diversi
esempi concreti, con diverse situazioni: l’acqua in un bicchiere, l’acqua del lago, l’acqua del
mare, l’acqua calma e agitata, l’acqua pulita, l’acqua sporca … e per ogni situazione
abbiamo provato a capire che cosa accade. Dopo aver fatto queste considerazioni,
propongo ai bambini di osservare due esperimenti registrando ciò che accade. Il primo
semplice esperimento è quello della matita immersa nell’acqua. I bambini notano subito
che osservando dall’alto la matita sembra piegata, osservando di lato la matita sembra
spezzata. Ho chiesto loro di fare delle ipotesi per spiegare ciò che avevano visto. Dopo aver
letto le varie ipotesi, ci confrontiamo su quanto emerso e siamo arrivati a capire che al
passaggio tra aria e acqua accade qualcosa. Ho proposto il secondo esperimento, da
svolgere a coppie. Un bambino versava l’acqua nella bacinella, l’altro osservava il
fenomeno ottico della monetina che all’inizio è nascosta dal bordo del contenitore ma,
mano a mano che viene versata l’acqua, diventa visibile. Anche questa volta, ho chiesto ai
bambini di elaborare le loro ipotesi riguardo al fenomeno osservato. Dai loro elaborati è
emerso che l’acqua esercita un effetto sulla visione della moneta, modifica la visione delle
cose. A questo punto ho introdotto il fenomeno della rifrazione. Abbiamo elaborato una
rappresentazione per capire cosa accade, utilizzando delle immagini sulla LIM.

QUARTA FASE

Nell’ultima fase del percorso i bambini hanno scoperto come si formano i colori
dell’arcobaleno. Il quesito a cui dovevano dare una risposta, infatti, è questo: “Come si
forma l’arcobaleno in cielo?”. Anche in questo caso, ho chiesto ai bambini di scrivere le
loro ipotesi. Mentre gli alunni leggono quanto scritto, mi rendo conto che, seppur non vi
sia ancora il concetto di scomposizione della luce, gli alunni utilizzano con una certa
sicurezza e in modo quasi sempre appropriato il termine “riflessione”, ma mi ha sorpreso
di più il fatto che abbiano utilizzato termini come “propagazione” e “diffusione”. A questo
punto, propongo alla classe due esperimenti: la scomposizione della luce con il prisma e la
ricomposizione della luce bianca con il disco di Newton. Ho preso un prisma e l’abbiamo
osservato insieme: ne abbiamo osservato la forma, il materiale e le caratteristiche. Ho
proiettato poi una luce prodotta da una lampada alogena sul prisma e, nell’aula
completamente oscurata, i bambini con meraviglia hanno potuto vedere un arcobaleno
proiettato sulla parete. Abbiamo analizzato quali colori vi fossero e anche la loro posizione.
A questo punto ho chiesto loro da dove provenissero quei colori. Ne è sorta una discussione
molto interessante. La maggior parte diceva che i colori erano nella luce, visto che il prisma
non li aveva. La discussione è proseguita cercando di capire quale fosse l’effetto che il
prisma esercita sulla luce bianca. I bambini sono arrivati alla conclusione che “il prisma
riflette la luce dentro di sé e la smonta in tanti colori”. A questo punto ho presentato il
disco di Newton: abbiamo di nuovo parlato di Newton, poi abbiamo osservato i colori sul
disco. Come sempre, ho chiesto ai bambini che cosa secondo loro sarebbe accaduto se
avessimo fatto girare il disco molto velocemente: “Vedremo solo il verde, perche ce n’è
tanto”; “Lo vedremo scuro, perche ci sono più colori scuri”. La maggior parte dei bambini
era d’accordo con l’ipotesi che avremmo visto un unico colore, però scuro. Quando il disco
ha iniziato a girare, i bambini hanno iniziato a nominare a voce alta i colori che mano a
mano apparivano sul disco e che si succedevano, fino a quando, con loro grande stupore,
hanno visto sul disco un colore tra il grigio e il bianco. Ancora una volta, ho chiesto ai
bambini di scrivere delle ipotesi riguardo a questo fenomeno. Dopo aver puntualizzato le
nostre osservazioni, ho pensato che fosse il momento di far vedere ai bambini che cosa era
accaduto alla luce bianca quando è entrata nel prisma. Abbiamo visto alla LIM il modello
della scomposizione della luce nello spettro visibile, che avviene attraverso il prisma.
Abbiamo osservato insieme che i colori occupavano la stessa posizione, sia in quel modello
che nel prisma. Abbiamo ripreso i concetti di riflessione e rifrazione che entrano in gioco in
questo processo e abbiamo in qualche modo sistematizzato questa scoperta. Non ci
rimaneva da fare altro che tornare all’arcobaleno. Per i bambini l’associazione tra prisma e
gocce d’acqua è stata immediata. “La luce del sole che entra nelle gocce d’acqua si
comporta come la luce bianca che è entrata nel prisma”. Abbiamo osservato uno schema
che riproduceva il fenomeno e poi ho chiesto ai bambini, in modo autonomo, di riprodurre
lo schema sul quaderno, cercando di spiegare che cosa accade tra luce e acqua nel
fenomeno dell’arcobaleno.

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