Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
i veneti antichi:
zione della nuova sezione del Museo di Treviso, con gli Padova, Vicenza, Verona, Este, Adria; per le necropoli e
scavi urbani della città, che ne avevano messo in luce le i santuari, oltre a interventi di scavo, si è proceduto a edi-
origini venete6. zioni scientifiche, di cui si sentiva la mancanza (sempre a
bilanci e prospettive L’attività della Soprintendenza, pur non mancando
importanti interventi in aree funerarie, come quella di
titolo esemplificativo ricordo le edizioni di Este, Padova,
Montebelluna, Adria, Frattesina per citare le necropoli,
luigi malnati*
Montebelluna7 o del Veronese, si è concentrata soprat- ancora Este, San Pietro in Montagnon, Altino, Vicenza,
tutto sullo scavo di aree di culto con risultati molto Padova per quanto riguarda i santuari). Tuttavia restano
importanti a Este (santaurio di Meggiaro), Altino (san- ancora molti problemi aperti su cui sarebbe necessario
Un saggio sui Veneti introduttivo a un’iniziativa espo- ci del Veneto alla civiltà dei Veneti antichi non solo per tuario emporico in località Fornaci), Auronzo di Cadore indirizzare gli sforzi della Soprintendenza, degli istituti
sitiva così rilevante e opportuna richiederebbe per cor- la mia specifica preparazione nel campo dell’archeologia (Monte Calvario) e dei centri abitati e urbani. Soprattut- universitari e di ricerca, degli archeologi professionisti e
rettezza un coinvolgimento del Direttore generale per le etrusco-italica, ma anche per l’importanza oggettiva che to Padova, interessata da considerevoli interventi edilizi dei collaboratori. Proverò a indicarne alcuni, senza pre-
Antichità profondo e tempestivo nell’organizzazione e questa problematica assume incontestabilmente nella e sottoposta ad attento controllo della Soprintendenza, tesa di completezza.
nell’impostazione strategica, coinvolgimento che, anche formazione del patrimonio culturale regionale. Non è è stata oggetto di numerosi scavi di archeologia urbana Il problema della formazione della civiltà veneta o, se
per le molte incombenze che mi vedono coinvolto a certamente un caso che tra coloro che hanno ricoperto che hanno messo a fuoco l’importanza di quella che cer- si vuole, il problema delle “origini” dei Veneti, presenta
livello nazionale, non è stato possibile. la carica di Soprintendente del Veneto siano due tra i tamente fu una capitale dei Veneti: i risultati degli scavi ancora punti oscuri. In particolare, se una certa forma di
Tuttavia il mio impegno dal punto di vista scientifico ma maggiori studiosi di questa civiltà, cui si devono contri- di quegli anni sono stati raccolti in un volume del 20058. continuità è stata rilevata, specie dalla scuola di Giovanni
anche da quello del coinvolgimento personale e affettivo buti fondamentali sull’argomento, Gherardo Ghirardini Né sono mancati accordi strategici con le università per Leonardi, per il Veneto più interno e settentrionale, nelle
nei confronti del Veneto e della sua cultura preromana e Giulia de’ Fogolari. ricerche di carattere sistematico, per lo più mirate all’ap- aree costiere e meridionali importanti nuclei insediativi
mi spinge a tentare almeno alcune considerazioni sul Nel 1996 la Soprintendenza organizzò quindi in Veneto profondimento delle caratteristiche degli insediamenti: a chiudono il proprio ciclo nel corso del ix secolo, poco
lavoro svolto in un passato non molto lontano e sulle il xx convegno di studi etruschi e italici, dal titolo Pro- Concordia (Università di Padova), Altino (Università di prima o poco dopo. Mi riferisco a Caorle, Montagnana
prospettive di ricerca futura, cui, sono certo, questa mo- tostoria e storia del “Venetorum angulus”, con cui veniva Venezia), Gazzo Veronese (Università di Verona), Cre- e Frattesina, i siti cioè più coinvolti nei traffici mediter-
stra saprà dare impulso. fatto il punto sulle conoscenze acquisite sulla civiltà spino (Università di Pavia), Este (Università di Monaco). ranei. Se la continuità delle aree interne potrebbe trovare
Dal 1995 al 2002 ho avuto la fortuna di reggere la Soprin- veneta e venivano comunicate le novità più recenti pro- Grazie all’accordo con l’Università di Venezia furono una qualche spiegazione nelle fonti sugli antichi Euga-
tendenza Archeologica del Veneto e di coordinare una venienti dagli scavi con una relazione collettiva della So- inoltre promossi incontri di studio periodici, che, nelle nei, la popolazione che preesisteva all’arrivo dei Veneti,
squadra di archeologi che giudico tra i meglio preparati printendenza1. Contemporaneamente veniva inaugurata prime quattro edizioni, hanno affrontato anche temati- al contrario proprio i centri costieri, dove la documenta-
e responsabili dell’amministrazione dei Beni Culturali. una ampia mostra sui Veneti orientali, concentrando che inerenti l’ambito della civiltà veneta9. zione archeologica attesta contatti diretti con l’Oriente,
Per attitudine professionale e convinzione di metodo di l’attenzione su un’area fino a quel momento poco nota In buona sostanza, si è trattato di un periodo assai se non, come a Frattesina, vere e proprie presenze di
lavoro appreso negli anni della mia formazione da uno del territorio, con le clamorose scoperte di Oderzo, fervido di lavoro nel campo degli studi venetici, con immigrati, avrebbero dovuto proseguire nelle fasi succes-
dei più grandi soprintendenti dell’Italia del dopoguerra, Concordia, Altino e del Friuli. Questa esposizione faceva risultati assai positivi sia per la mole di nuove scoperte, sive, dando un senso storico alle leggende sull’arrivo in
Dinu Adamesteanu, ho ritenuto necessario indirizzare il seguito a un’altra iniziativa più limitata, ma significativa, con l’accrescersi di una documentazione sempre più con- Veneto di Antenore e dei suoi seguaci anatolici.
lavoro della Soprintendenza non solo a una attività di nel settore occidentale, sulla protostoria nel Veronese2. sistente in tutte le aree della regione e in contesti molto Una spiegazione va certo cercata a Frattesina, special-
tutela, per quanto scrupolosa, ma all’organizzazione dei Due anni dopo, nel 1998, veniva affrontato il settore diversificati, sia per la produzione scientifica, mai, credo, mente negli scavi dell’abitato, interrotti oramai da molti
risultati secondo una strategia di elaborazione scientifica centrale della civiltà veneta con una nuova iniziativa così abbondante10. Il punto sulle conoscenze relative alla anni e, di fatto, inediti; non si conoscono del centro più
che potesse porre le premesse per una migliore conoscen- espositiva, al Museo Nazionale Atestino, che metteva civiltà veneta al termine del mio mandato è stato anche importante dell’epoca per tutto il Nord Italia i contorni
za del patrimonio archeologico del Veneto. Resto infatti in relazione le nuove scoperte dell’abitato di Este e di presentato in una pubblicazione collettiva11 rivolta non precisi dell’insediamento né le modalità e i tempi dell’ab-
convinto che soltanto una buona consapevolezza delle quello di Montagnana con le relative necropoli3. In un solo agli studiosi ma anche a un pubblico più vasto. bandono (graduale o traumatico, come sembrerebbe
potenzialità dei depositi archeologici di un territorio in altro incontro di studi, organizzato ad Adria dalla So- Negli anni successivi, a seguito del forte turn over alla dalla brusca interruzione nella sequenza delle sepoltu-
tutte le sue fasi cronologiche possa indirizzare al meglio printendenza nel 1999, veniva invece posto il problema guida della Soprintendenza, si è notato un qualche natu- re?). Si è pensato che responsabile del crollo del “sistema
anche l’azione di tutela delle soprintendenze, perché la del rapporto dei Veneti con l’emporio adriatico4. rale rallentamento delle iniziative, nonostante l’impegno Frattesina” sia la contemporanea affermazione dei centri
tutela del patrimonio archeologico non è mai del tutto Al tema della scrittura in tutte le sue manifestazioni, dei singoli funzionari, che persiste tuttora. protourbani di Padova ed Este a nord, come della Felsina
scevra dalla necessità di operare scelte strategiche tra cruciale per i Veneti fino dal tempo della scoperta del Come si è detto l’attività della Soprintendenza si è etrusca a sud. In tal caso forse avremmo a che fare con
conservazione integrale di un contesto e scavo esaustivo. santuario di Reithia, venne dedicata la mostra di Monte- soprattutto rivolta negli ultimi anni, anche per i com- la reazione di gruppi che meglio avevano saputo amal-
Tali scelte possono essere coerenti e mirate solo se basate belluna del 20015. L’attività espositiva relativa alla civiltà piti istituzionali di tutela, all’indagine sugli abitati. Per gamare il substrato locale con le innovazioni esterne, in
su una conoscenza approfondita dei problemi e dei dati veneta si chiude nel 2002, con due mostre inaugurate non citare che i principali, si deve ricordare per l’età particolare lungo il basso corso dell’Adige (Este è l’erede
scientifici. poco dopo il mio trasferimento a Bologna, la mostra del del bronzo finale, gli scavi di Caorle, Montagnana e di Montagnana?), nei confronti di un potere politico ac-
Particolare attenzione ho quindi dedicato negli anni della Centenario del Museo di Este, in cui vennero presentate del Mondeval, per le fasi storiche della civiltà veneta, centrato nelle mani di clans fortemente influenzati tanto
mia gestione della Soprintendenza per i Beni Archeologi- le nuove scoperte del santuario, di Meggiaro e l’esposi- gli scavi urbani di Concordia, Oderzo, Altino, Treviso, dall’Oriente che dal mondo protoetrusco (villanoviano,
paesaggio e insediamenti dunosi sono distribuite lungo la direttrice Loreo-Le attiene alla sfera del sacro, sembra instaurarsi tra uomini
Tombine-Le Tombe, in continuità con la linea di costa, e fiume, se «l’atto di culto più documentato in Veneto è
aldino bondesan, luigi fozzati, paola furlanetto …ad litora venetorum pervenit
contatti anche con l’area centro italica e adriatica, come testimonianze archeologiche mostrano scelte insediative
ben attestato dal rinvenimento di reperti affini a modelli selettive, del tutto analoghe al vicino Friuli, nell’occupa-
italici. A un’estremità di questa direttrice le Alpi, all’altra zione di settori relitti di origine pleistocenica non più in-
la laguna e il mare Adriatico. E proprio alla laguna, e a teressati da attività fluviale e caratterizzati da un reticolo
un percorso endolagunare attivo nell’età del bronzo me- significativo di corsi d’acqua di risorgiva: le Grandi Valli
dio-recente rimandano i frammenti, gli alabastron e le Veronesi a sudovest e l’area, appunto, tra Marzenego
anforette di ceramica micenea, rinvenuti a Mazzorbo e a e Piave. Il territorio delle Grandi Valli Veronesi, com-
Torcello, definiti tipi comuni ad Argo e Micene e data- preso tra Adige e Po e drenato dai fiumi di risorgiva del
bili in termini di cronologia assoluta tra la fine del 1400 Tartaro e del Menago, è caratterizzato dalla presenza di
e al più tardi al 1190 a.C.. Costituiscono per ora le labili grandi villaggi arginati, tipica espressione abitativa delle
e indiziarie testimonianze a conferma dell’apertura della terremare, diffuse nella pianura padana centro orientale
più antica via endolagunare e dell’esistenza di traffici e a sud e a nord del Po e fino al margine dell’area alpina.
rotte adriatiche ed egeo-orientali, tra il xiii e il xii secolo Fabbrica dei Soci di Villabartolomea, Fondo Paviani a
a.C., lungo un percorso che doveva lambire Torcello e Legnago e Castello del Tartaro, sorti su dossi di uni-
Mazzorbo, prossime alla linea di costa, e avere come ca- tà tardopleistocenica, mostrano già un’organizzazione
polinea la zona di Altino, contigua alla foce del Sile, dove spaziale negli insediamenti, nella parcellazione agraria e
i siti si dispongono nell’area che verrà occupata dal cen- nella rete viaria infraregionale che li collega. È evidente,
tro di epoca romana e lungo il Sioncello7. All’esistenza di anche sulla base delle recenti indagini paleoambientali,
un altro percorso endolagunare rimanda il ritrovamento una trasformazione del paesaggio da naturale a sempre
nella laguna settentrionale di un vaso biconico in canale più insediato, disboscato e coltivato. Per quanto riguarda
Rigà e di un’anforetta «di ambiente forse levantino ci- il settore centrale della pianura si riconferma la scelta
priota», a Lio Piccolo, nei pressi dell’antica linea di costa antropica esclusiva già nota nel Mesolitico e Neolitico
individuata da Canal, probabilmente ascrivibili allo stes- della fascia al margine della laguna; da qui il popolamen-
so orizzonte cronologico dei vasi micenei di Mazzorbo e to si estenderà a tutto il tratto di pianura di formazione
Torcello. Pur trattandosi di labili indizi, questi ritrova- pleistocenica, coincidente con il megafan di Brenta e
menti potrebbero rimandare all’esistenza di un’altra di- Piave. Emergono al suo interno tre aree selettivamente
rettrice plavense endolagunare attivatasi nel secondo insediate, parallele ed equidistanti tra loro (20 chilometri
millennio a.C., e successivamente disattivata, riconosci- le separano): la fascia pedecollinare, le risorgive e la fascia
bile nel paleoalveo molto ben definito, i cui sedimenti perilagunare, che si configurano come aree ecologiche
sono stati datati al 1540-1390 a.C. calibrata (3200±50 a strategiche e diversificate, in rapporto dialettico tra loro,
14
C BP), che a partire da Caposile si allontana parallela- che potevano fungere da corridoi di transito, e interagire
mente al Taglio del Sile e defluisce in laguna nel Cenesa- con i percorsi fluviali e i dossi disattivati, a loro ortogo-
canale San Felice. Questo paleoalveo, privo di alcun ri- nali. Posizione strategica e funzione di controllo della
lievo morfologico, risulta in stretta connessione con il pianura sottostante, ma soprattutto degli sbocchi dei
percorso del Piave a monte di Caposile e probabilmente fiumi alpini in pianura, sono suggeriti dalla fila ininter-
[1.] con il ritrovamento di spade (sempre del tipo Sauerbrunn rotta di siti, posti su testata pedecollinare e prospicienti
e Boiou) e bronzi a Salgareda nell’alveo, e a valle, in lagu- la pianura, attestati dalle Prealpi vicentine al Friuli. Vil-
na, dove coincide con un paleoalveo identificato da Ca- laggi arginati, simili a quelli delle Grandi Valli Veronesi,
pagine successive nal e da lui attribuito a un paleo Piave per presenza di e tracce antropiche sono documentati nelle aree umide
2. Paleoidrografia e principali sabbie del fiume, ampiezza e profondità dell’alveo (-2 poste a nord e a sud della linea delle risorgive che attra-
1. Paleoidrografia e principali si era ancora formata e la linea di costa insediamenti dell’età del bronzo metri) che, lungo il canale Cenesa-San Felice, portava al versa e divide la pianura veneta e friulana8. La concen-
insediamenti nel Mesolitico, Neolitico risulta avanzata di qualche decina di km. nella pianura veneta Lanzoni e al nodo idraulico verso il quale defluivano il trazione di siti nell’area perilagunare tra Marzenego e la
ed Eneolitico nella pianura veneta. Le prime tracce antropiche in laguna 3. Le principali direttrici fluviolagunari
“Vallio di Marteggia” e l’antico percorso del Meolo. sinistra idrografica del Sile suggerisce una loro vocazione
Nel Mesolitico (9500-5500 a.C.) risulta sono riferibili alla fase di passaggio in epoca preromana e romana
insediato esclusivamente il settore dal Neolitico all’Eneolitico e risultano nella laguna nord Buone condizioni climatiche, regressione marina, stabi- marittima o forse più semplicemente lagunare: i siti,
centro orientale della pianura di origine compatibili con la data della sua 4. Paleoidrografia e principali lità idraulica, assenza di sedimentazione favoriscono nel documentati senza soluzione di continuità nei pressi del
pleistocenica formata dai percorsi del formazione, stimata dagli studiosi a circa insediamenti dell’età del ferro bronzo medio, ma soprattutto recente, l’insediamento margine lagunare interno attuale e del tracciato della via
Brenta non più attivi. La laguna non 5000 anni fa nella pianura veneta in tutta la pianura veneta, dal Po al Tagliamento. Le Annia di età romana, prospettano soprattutto sull’area
aldino bondesan, luigi fozzati, paola furlanetto …ad litora venetorum pervenit
da dove partono i percorsi endolagunari del Dese e del confermata da una radiodatazione (3585±a 14C BP, ca-
Sile verso Mazzorbo e Torcello, da dove proviene la cera- librata 2008-1892 a.C.) e dal ritrovamento a Cittanova
mica micenea. Per quanto la documentazione archeolo- di un abitato perispondale, dell’età del bronzo recente:
gica sia in gran parte costituita da rinvenimenti di super- situato al margine di una laguna11, di grandi dimensioni
ficie e priva di dati stratigrafici, la distribuzione dei siti, e probabilmente «legato a frequentazioni stagionali in
all’interno delle fasce occupate, sembra disporsi quasi una dinamica economica che investe in modo dialettico
esclusivamente lungo percorsi fluviali, secondo una logi- le fasce pedemontane e quelle costiere secondo un mo-
ca insediativa già documentata ed evidenziata anche nel dello presente ad est del Livenza». Risulta convincente
vicino comparto friulano (Fontana 2006). I fiumi, e la sotto il profilo geomorfologico, ma ancora priva di
sommità dei dossi si confermano come unico ed esclusi- conferme, l’ipotesi di connessione genetica tra il ramo
vo catalizzatore antropico sia nelle zone insediate, che in del Piveran e il delta di Cortellazzo che inizia a formarsi
quelle scarsamente documentate. Si rivela estremamente probabilmente poco prima del 3327-2883 a.C. (4380±60
diversificata la scelta – su dossi e argini – di paleoalvei at- a 14C BP) ed è ancora attivo nel 1366-900 a.C. (2900±70
tivi, disattivati o senescenti, caratterizzati comunque da a 14C BP); il corso d’acqua poteva raggiungere la foce
portata relativamente stabile e dalla medesima situazione passando per Eraclea, da dove si osserva un dosso e un
paleoambientale. Un’attività fluviale limitata ai fiumi di paleoalveo dirigersi verso Cittanova. Un altro percorso
risorgiva e l’assenza di processi esondativi emergono da del Piave probabilmente attivo nell’età del bronzo, e per
analisi sedimentologiche e da indagini geomorfologiche, ora confermato soltanto dai ritrovamenti archeologici, è
e confermano lo stato di relativa quiescenza degli alvei riconoscibile nel dosso e nel paleoalveo che si sviluppa a
fluviali che appare in accordo con quanto si conosce partire da Ponte della Priula per Tezze-San Polo-Oderzo-
dell’aspetto geomorfologico legato ai regimi fluviali delle Chiarano-Cessalto per defluire nel Livenza, nei pressi di
aste padane durante l’età del bronzo. Torre di Mosto. L’evidenza del tracciato della via Annia
I siti sono localizzati nel settore della pianura pleistoce- non obliterata dalle sabbie del dosso e i siti archeologici
nica, incisa da corsi d’acqua attivi nel iii-ii millennio: di epoca romana in superficie indicano che la formazio-
nell’area tra Marzenego e Piave, sui dossi o in prossimità ne del dosso e il periodo di attività dovevano essere già
dei paleoalvei già disattivati, del Brenta (dossi di Scorzè conclusi in età romana12.
e di Mogliano-Marcon) e del Piave (dosso di Meolo), Il dosso di Tombelle e Boion rappresenta il tratto finale
che potrebbero essere stati occupati da acque di ruscel- del percorso del Brenta che da Noventa-Camin-Saonara [2.]
lamento superficiale; in prossimità di paleoalvei, o fiumi si dirige a Sant’Angelo-Boion-Lova, che evidenze ar-
di risorgiva come il Marzenego e il Dese9; nei pressi di cheologiche e date 14C confermano attivo, per il tratto
paleoalvei alimentati da acque di falda e di ruscellamen- Noventa-Camin-Saonara, nel ix secolo a.C. Una recente
to superficiale e di corsi d’acqua di modesta portata datazione nei pressi di un paleoalveo a Campagna Lupia,
e formazione recente10. Nelle Grandi Valli Veronesi i 3460±35 a 14C BP (calibrata 1876-1696 a.C.) suggerisce
siti sono localizzati in prossimità di alvei di risorgiva, che il dosso fosse in formazione durante il iii millennio,
sottoalimentati e incassati, e sulla sommità di dossi di datazione del tutto coerente con quella di un frammento
paleoalvei senescenti. Radiodatazioni e siti archeologici ligneo all’interno di sabbie fluviali di ambiente deltizio
perispondali confermano come attivi nell’età del bronzo in località Valle Averto (4580± 70 a 14C BP, calibrata
medio-recente (xiv-xiii secolo a.C.) il Piave, il Brenta, 3498-3111 a.C.) e con la presenza di un sito archeologico
l’Adige d’Este, il ramo del Po più settentrionale e il Po a Boion attribuito all’età del bronzo recente. Un antico
di Adria. Sono tre le diramazioni del Piave che risultano percorso dell’Adige, l’Adige d’Este, viene riconosciuto in
sicuramente attive: il percorso a valle di Nervesa, con un pronunciato dosso, che passava da Montagnana, per
direzione Treviso e il Sile; un altro a valle di San Donà, Monselice-Pernumia-San Pietro in Viminario-Conselve-
per Caposile e nel Cenesa in laguna. Il terzo dal centro Arre-Pontecasale-Candiana-Villa del Bosco e Conca
di San Donà si dirige verso est, lungo il dosso del Piovan d’Albero, attivo in base ad analisi sedimentologiche e
(Piveran), sul quale è evidente un paleoalveo che conflu- una radiodatazione di un tronco fluitato da corrente flu- [3.] [4.]
isce nel Grassaga presso Calvecchia. L’inizio dell’attività viale inglobato in sedimenti sabbiosi (3225±90 a 14C BP,
deposizionale di questo percorso è datata al iii millennio, calibrata 1731-1309 a.C.). Il suo percorso è precisato da
aldino bondesan, luigi fozzati, paola furlanetto …ad litora venetorum pervenit
scavi recenti soprattutto nel tratto da Montagnana-Este Nella fase finale del bronzo recente (xiii secolo a.C.) si a Fondo Paviani (Legnago), Terranegra, Fabbrica dei il ricorso a strutture di «mitigazione delle piene fluviali»,
a Monselice, dove sono documentati impianti abitativi assiste all’improvviso e generale collasso dei grandi inse- Soci e Lovara di Villabartolomea, Calzavara, Perteghelle rinvenute sia all’interno del sito sia nelle necropoli. Così
perispondali databili all’età del bronzo medio-recente, diamenti terramaricoli a nord e a sud del Po, attribuibili, e Gazzo Veronese; sul Lemene-Reatino a San Gaetano com’è evidente anche nella continuità di siti ad Altino e
simili per tipologia agli abitati terramaricoli della valle non tanto, sembra, a cause ambientali13 quanto a una di Caorle e Concordia, e sul Piave-Sile a Treviso e tra nelle zone contermini e contigue alla laguna, presso la
padana, delimitati da arginature di terra in gabbie li- serie di concause intrinseche alle modalità stesse di in- Casier e Silea. Emerge una scelta insediativa consapevole foce del Sile, in un’area interessata e ciclicamente minac-
gnee e cinti all’esterno da ampi fossati. La diramazione sediamento e alle strategie di sfruttamento delle risorse, che risponde in maniera adeguata, con opportune solu- ciata dalla risalita del livello dell’acqua, e dove, dopo un
settentrionale del ramo del Po da tempo acquisito in let- come sembrano confermare anche recenti analisi paleo- zioni di adattamento, alle caratteristiche morfologiche, episodio di ingressione marina, verrà restaurato un at-
teratura come il Po di Adria è riconoscibile in un ampio ambientali. Aridità ed erosione, l’eccessivo e non con- in aree a forte criticità, in equilibrio fra terra e acqua, e traversamento su un corso d’acqua del tracciato della via
dosso e nei paleoalvei di età tardo olocenica che si snoda trollato deforestamento, il conseguente prevalere delle alle minacce a cui gli insediamenti vengono sottoposti. Annia di età romana. Altino, dove i siti sono localizzati
verso est con ampie anse e si stacca, nei pressi di Castel- aree destinate a pascolo su quelle a prato e a coltivazione, Sotto questo aspetto si rivela esemplare la posizione dove sul margine, sempre più rivolti verso la foce del Sile (I
massa, dall’attuale alveo padano per proseguire attraverso sembrano mettere definitivamente in crisi ambienti già sorgerà Concordia: ai margini di un’estesa laguna su un marzi), dello Zero-Dese e del canale di Santa Maria (lo-
Ceneselli-Trecenta-Castelguglielmo-San Bellino-Fratta in precario equilibrio14. Con l’abbandono della maggior dosso fluviale delimitato, a occidente e a oriente, da valli calità Fornace), il nodo idraulico del Lanzon-Cenesa e i
Polesine-Villamarzana-Arquà Polesine, fino a Adria e a parte dei grandi insediamenti cinti da aggere e fossati fluviali incise e poi abbandonate dal Tagliamento tra il percorsi endolagunari già identificati, è situata al capoli-
Loreo, in parte coincidente con l’attuale Canal Bianco. della media e bassa pianura veneta, e la chiusura del tardoglaciale e l’inizio dell’Olocene e successivamente oc- nea della direttrice Sile-Piave (lungo il dosso da Nervesa)
Le prime tracce antropiche rinvenute a Frattesina lo grande ciclo terramaricolo, si assiste al diffondersi di un cupate dal Lemene-Reghena. I primi insediamenti sono che i rinvenimenti archeologici del Sile, a Casier e Silea
confermano attivo e abitato «in una fase di passaggio nuovo assetto territoriale e di facies archeologiche note attestati sul dosso, in via San Pietro-Arrighini, ma anche e a Treviso, a Vidor e in tutti i comparti pedecollinari e
tra l’età del bronzo recente e quella del bronzo finale». come protovillanoviano o “Protoveneto”, che avranno sulla bassura, in via Fornasatta, dove sono documentate montani confermerebbero come ancora attiva.
A pochi chilometri a sud di Rovigo si stacca dal Po di come esito la nascita delle culture dell’età del ferro agli infrastrutture lignee di bonifica, che trovano puntuale Scelta consapevole, posizione strategica, utilizzo di una
Adria un antico ramo padano, definito da Castiglioni «il inizi del primo millennio. Nel bronzo finale (metà xii-xi riscontro, nelle opere di bonifica prima e negli «ade- grande via fluviale, ruolo egemone di centralplace,
ramo più setttentrionale del Po», riconoscibile nei dossi secolo a.C.) muta decisamente il quadro insediativo, la guamenti strutturali con costruzione di vere e proprie caratterizzano gli abitati di Montagnana sull’Adige e
sabbiosi ben rilevati che corrono in direzione nordest, contrazione demografica e la conseguente diminuzione piattaforme in terra e sfasciume vegetale delimitate da Frattesina sul Po che mostrano avanzata organizzazione
con ampie anse, toccando gli attuali paesi di Sarzano, del numero degli insediamenti si accompagnano a scelte strutture lignee di contenimento e circondate da bassure spaziale e alta specializzazione nella produzione ceramica
Mardimago, San Martino di Venezze, Borgoforte, Agna, estremamente selettive e consapevoli in aree già insediate artificiali di drenaggio delle acque salmastre», realizzate e metallurgica, e nella lavorazione di pasta vitrea, am-
Cona, Pegolotte, Monsole e Conca d’Albero, fino a nel bronzo recente, sulla fascia pedecollinare e perilagu- dopo una fase di ingressione marina, nel vicino sito umi- bra, osso-corno e forse avorio. Po e Adige si qualificano
Brenta d’Abbà. La sua formazione è confermata da fasi nare, e delle risorgive, dove si assiste all’emergenza di siti do di San Gaetano di Caorle, collegato a Concordia per come arterie di grande traffico e trasmissione di merci e
di aggradazioni continue durante il bronzo antico e me- che presentano già precoci connotazioni protourbane: mezzo della Laguna. Emerge un uso di strutture lignee materie prime nei due sensi di marcia da est verso ovest
dio; risulta attivo nell’età del bronzo antico, sulla base Treviso, Oderzo, Concordia e Altino. Si continuano a «a rinforzo e a conquistare spazi, solidificare le nuove e da ovest verso est, verso la val d’Adige e l’area etrusco-
di recenti datazioni (3960±110 BP, calibrata 2763-2192 privilegiare ancora i fiumi: a grande percorrenza come basse terre emerse e definire in maniera stabile i confini medio tirrenica in una direzione e verso il mare Adriatico
a.C.), e fino alla tarda età del bronzo (e probabilmente il Piave, il Po (di Adria) e l’Adige (d’Este), e quelli di fra acqua e terra, organizzando il proprio paesaggio». e il percorso endolagunare e forse marittimo, dal Po al
parzialmente insabbiato in età romana), come risulta dai risorgiva come il Sile, il sistema Lemene-Reghena, e nelle L’abitato, in posizione strategica, doveva costituire il Lemene-Reghena e a San Gaetano di Caorle, dall’altra.
siti disposti lungo il paleoalveo documentati nel tratto a Grandi Valli Veronesi, tra Adige e Po, il Tartaro, il Tione fulcro di un sistema economico e commerciale che coin- La presenza degli indicatori di scambio rappresentati
valle rispetto ad Agna: a Saline, dove un debole alluvio- e il Menago. Una nuova strategia e logica insediativa, che volgeva rotte endolagunari e marittime e mercati alpini. dalla ceramica micenea e di tipo miceneo a Fondo Pa-
namento del sito proverebbe ancora una qualche attività rivelano una profonda coscienza e conoscenza del terri- Dagli scavi emerge il suo ruolo di emporio, centro di viani, Castello del Tartaro, Fabbrica dei Soci, Monta-
fluviale durante la vita dell’abitato nel bronzo finale (xi-x torio, sono però evidenti nel preferire per l’insediamento raccolta, per vie terrestri, fluviali e lagunari-marittime, e gnana, Lovara di Villabartolomea rivelano la ripresa e
secolo a.C.), a Sarzano, e a Cantarana, su un canale di non più, come nell’età del bronzo recente, la sommità di smistamento delle merci verso altre direttrici, indiret- la continuità di quei contatti con il mondo adriatico ed
rotta – a breve distanza dal margine costiero e a ridosso dei dossi e degli argini dei fiumi a portata stabile, sicuri tamente confermato anche dal ritrovamento di un pane egeo, già instaurati durante il bronzo recente attraverso
di una laguna – dove sistemazioni agrarie in seguito a sotto il profilo idraulico, ma la posizione “strategica”, sul- in bronzo in località San Giusto, nei pressi dell’abitato la direttrice plavense, che sembrano perdurare per tutto
migliorie fondiarie hanno portato in superficie reperti le piane alluvionali, su terrazzi, su dossi e bassure, lungo nordoccidentale, e da un pettine in osso e un massello l’xi e il x secolo a.C.
ascrivibili all’età del bronzo recente. Il rapido processo direttrici fluviali “attive” e vitali sotto il profilo commer- di pasta vitrea a San Gaetano di Caorle, riconducibile al Tra la fine dell’età del bronzo finale e l’inizio dell’età del
di occlusione dell’alveo per sedimentazione, documen- ciale. La vicinanza alle sponde di un grande alveo fluviale centro polesano di Frattesina di Fratta Polesine, sul Po ferro, in concomitanza con il deterioramento climatico
tato già alla fine dell’età del bronzo, e l’abbandono della e la sua funzione come via di trasmissione di beni e merci di Adria. La vicinanza a un alveo attivo come scelta con- a tendenza piovoso-umida della fase di transizione tra il
diramazione padana più settentrionale risulterebbero vengono continuamente sottolineate negli insediamenti sapevole è ancora più evidente a Frattesina, Mariconda sub boreale e il sub atlantico, registrato a scala europea e
compatibili con gli esiti dell’episodio climatico di tipo e nella presenza degli «indicatori di scambio» sull’Adige e Villamarzana, lungo la diramazione del Po di Adria: chiamato oscillazione di Ghoschener, si registra un gra-
umido fresco, denominato oscillazione di Lobben, datato d’Este a Montagnana (Borgo San Zeno e Fondo Rancan) il ripetersi di episodi di esondazione e tracimazione, duale incremento di portata dei fiumi, ben documentato
3500-3300 BP e riconosciuto nelle Grandi Valli Veronesi e a Este-Borgo Canevedo, sul Po di Adria a Frattesina di dapprima occasionali, poi sempre più frequenti, che in- dalle fasi di accrescimento con episodi sempre più fre-
dove sembra stare alla base dell’estesa riattivazione dei Fratta Polesine, Mariconda di Melara, e Villamarzana, dicano come l’attività fluviale si stia intensificando, non quenti di esondazioni e tracimazioni del Tartaro, del Po
corsi d’acqua di risorgiva. e sui fiumi delle Grandi Valli Veronesi a esso collegati, comporterà lo spostamento o l’abbandono del sito, ma di Adria e dell’Adige d’Este e indirettamente confermato
aldino bondesan, luigi fozzati, paola furlanetto …ad litora venetorum pervenit
dalle alluvioni sabbiose rinvenute negli strati superiori Nel iv secolo a.C. i ritrovamenti archeologici, documen-
4
Sulla storia, la localizzazione e l’interpretazione dei rinvenimenti si veda da identità del sottosuolo, atti del convegno (Mestre, centro culturale Candiani, 12
ultimo E. Bianchin Citton, L. Malnati, Reperti bronzei protostorici dai fiumi maggio 2005), a cura di C. Colautti, V. Ardizzoni, Mestre 2006, pp. 29-42; via
del sito dell’età del bronzo recente di Cittanova, sul dos- tano l’apertura di nuove rotte, lungo il percorso di un veneti: offerte votive, contesti funerari o ripostigli?, in Orizzonti del Sacro, Culti Pio X, scavo 2011, inedito, direttore Francesco Cozza.
so del Piave, e di Boion, su quello del Brenta. La ripresa fiume, il Medoacus/Brenta citato da Livio e Strabone che, e santuari antichi in Altino e nel Veneto orientale, Roma 2001, pp. 197-224; 10
La rete idrografica attiva nell’età del bronzo comprende tra gli altri il paleoal-
E. Bianchin Citton, Le origini: la formazione della civiltà veneta nell’età del veo della Canna, il paleo Vallio di Marteggia, attivo in base a dati archeologici
sedimentaria, che succede alla prolungata stasi paleoidro- attrverso 250 stadi (Geografia, v, 1, 7, 213-214), partendo Bronzo finale (xii-x secolo a.C.), in L. Malnati, M. Gamba, I Veneti dai bei e datazioni al radiocarbonio tra il 1650÷1110 a.C. e il 1440÷1100 a.C., che si
grafica dell’età del bronzo medio e recente, fa parte di un da Padova per Lova e San Leonardo in Fossa Mala, con- cavalli, Treviso 2003. sarebbe immesso nell’attuale Cannellara e nel Lanzon, (fiume Meolo nelle
processo a più larga scala influenzato da manifestazioni duceva a Malamocco, proprio agli ad litora venetorum 5
Visibili nella fascia compresa tra Arcade e Spresiano, Visnadello, tra Villorba carte storiche del xvi secolo; ASVE, SEA, Diversi 3). Era probabilmente attivo
e Vascon, e tra Treviso e Pezzan. anche il paleoalveo che si stacca dal dosso di Meolo e si dirige verso sudovest,
neotettoniche attive e legato a processi di accomadation pervenit nominati da Tito Livio (Ab urbe condida, x, 2), 6
Il rinvenimento di spade tipologicamente affini nel lago di Revine (E. Bian- e che in parte coincide con il colatore Meolo. Il corso d’acqua, oltrepassata la
place, a loro volta connessi con la variazione del livello a quei lidi dei Veneti cioè, in prossimità dei quali è stato chin Citton, L. Malnati, Reperti bronzei protostorici dai fiumi veneti: offerte Fossetta, confluiva nel Cannellara (Meolo) e si immetteva nel Lanzoni.
votive, contesti funerari o ripostigli?, in Orizzonti del Sacro, Culti e santuari 11
È plausibile attribuire all’asta di questo percorso, nel tratto a monte di San
marino. Fasi di ingressione marina sono accertate lungo identificato il Porto del Medoacus. antichi in Altino e nel Veneto orientale, Roma 2001, pp. 197-224) e ritrovamenti Donà, anche il recente rinvenimento sul margine del dosso a Noventa di un
tutta la fascia perilagunare tra Sile e il Lemene-Reghena a Questo contributo fa parte di un lavoro più ampio in corso di preparazione da lungo questa direttrice parrebbero suggerire l’esistenza di un corridoio di rinforzo perispondale di un corso d’acqua di modesta entità, ascrivibile all’età
Ca’ Tron, nei pressi dell’attraversamento sulla via Annia, parte degli scriventi con i palinologi Silvia Marvelli e Marco Marchesini che transito parallelo al Piave, lungo il Cordevole, che da Valdobbiadene, passava del bronzo recente.
riguarda la ricostruzione paleoidrografia e il paleo paesaggio della laguna e i per Miane, Revine e si dirigeva verso le vallate alpine. 12
Solo nuove indagini sedimentologiche e radiodatazioni potrebbero meglio
alla foce del Sile ai Marzi, e San Gaetano di Caorle e a 7
I siti, frutto di raccolte di superficie, si dispongono nei pressi del Carmason e precisare l’effettiva attività o disattivazione dei vari rami distributori accertati
territori contermini nell’antichità a cui si rimanda per una bibliografia generale.
Concordia. Molte saranno le conseguenze antropiche e 1
Tra molti: la Carta Geomorfologica della Provincia di Venezia (Geomorfologia del Sioncello e del paleoalveo del Brenta, a Ca’ Pascoloni, in località Vallesina, del Piave nelle varie fasi dell’età del bronzo: il Piave, come è documentato per
ambientali: la più significativa è lo spostamento per avul- della provincia di Venezia. Note illustrative della carta geomorfologicha della le Brustolade (E. Bianchin Citton, Elementi preliminari di conoscenza della il Tagliamento di epoca romana e il Brenta/Medoacus, potrebbe aver avuto più
Provincia di Venezia, a cura di A. Bondesan, M. Meneghel, Padova 2004; frequentazione del territorio veneziano in età preistorica, in Venetia et Histria, rami distributori attivi contemporaneamente con portate diverse, uno attivo,
sione del Po di Adria lungo un differente percorso loca- Carta geomorfologica della provincia di Venezia, a cura di A. Bondesan, M. Studi in memoria di Michele Tombolani, a cura di B.M. Scarfì, Roma 1994, pp. l’altro a più ridotta portata o in disattivazione.
lizzato più a sud nel corso padano di Spina. Il progressivo Meneghel, R. Rosselli, A. Vitturi, Padova 2004), e quella di Treviso (Bonde- 23-32; E. Bianchin Citton, Il Veneto orientale tra l’ età del bronzo medio-recente 13
L’ipotesi del collasso per cause ambientali, a causa di sovralluvionamenti, o
san et alii, Carta geomorfologica della Provincia di Treviso. Note illustrative, in e la prima età del ferro, in Protostoria e storia del “Venetorum angulus”, atti del in relazione a fenomeni correlati a fasi di trasgressione marina, documentati
insabbiamento del Po di Adria determinerà agli inizi xx convegno di studi etruschi ed italici (Portogruaro-Altino-Este-Adria, 16- soltanto a San Gaetano di Caorle (Indagine archeologica e geosedimentologica
preparazione); la Carta delle Unità Geologiche della Provincia di Venezia (Le
dell’età del ferro la perdita d’importanza economica, il unità geologiche della provincia di Venezia, a cura di A. Bondesan, S. Primon, V. 19 ottobre 1996), Firenze 1999, pp. 31-46; E. Bianchin Citton, Il villaggio della in località Casa Zucca di S. Gaetano di Caorle (Venezia), a cura di E. Bianchin
collasso e l’abbandono definitivo di Frattesina, e di tutti Bassan, A. Vitturi, Verona 2008); il Progetto Ca’ Tron, il Progetto Via Annia tarda età del Bronzo e l’ abitato preromano, in Concordia Sagittaria. Tremila Citton, in «Quaderni di Archeologia del Veneto», x, 1994, pp. 161-178) non
(Via Annia. Adria, Padova, Altino, Concordia, Aquileia. Progetto di recupero e anni di storia, a cura di P. Croce da Villa, E. Di Filippo Balestrazzi, Padova sembrano per ora trovare conferme nelle indagini sedimentologiche e sono
i siti posti lungo il suo percorso e lungo i corsi d’acqua valorizzazione di un’antica strada romana. Progetto di recupero e valorizzazione 2001, pp. 97-110; R. Salerno, Bronzo Recente Evoluto e Bronzo Finale nel territo- insufficienti a spiegare un fenomeno così improvviso ed esteso.
di risorgiva, a esso collegati, delle Grandi Valli Veronesi, di un’antica strada romana, atti della giornata di studio (Padova, 19 giugno rio tra Sile e Tagliamento. Considerazioni sul processo del popolamento antropico, 14
Il sistema insediativo terramaricolo delle Valli Grandi Veronesi e del basso
Fondazione Antonio Colluto, 8, Gruaro 2002, pp. 148. Polesine sembra comunque reggere alla fase di collasso generalizzato: i grandi
che andranno incontro a rapida occlusione. Alla vitalità 2008), a cura di F. Veronese, Padova 2009; Via Annia ii. Adria, Padova, Altino,
8
Siti arginati sono stati indagati a nord della fascia della risorgiva, a Citta- siti di Fondo Paviani (Legnago), Terranegra, Fabbrica dei Soci e Lovara di
Concordia, Aquileaia. Progetto di recupero e valorizzazione di una antica strada
insediativa dell’età precedente segue, nella prima età del romana, atti della ii giornata di studio (Padova, 17 giugno 2010), a cura di F. della, Le Motte di Sotto di San Martino di Lupari-Castello di Godego (E. Villabartolomea pur riducendo di molto la superficie insediata superano la
ferro, il rapido abbandono dei siti perilagunari (Porte- Veronese, Padova 2011; …viam Anniam influentibus palustribus aquis everve- Bianchin Citton, S. Martino di Lupari (Padova), Castello di Godego (Treviso): fatidica data 1170-1175 a.C. per registrare l’ultima fase insediativa agli inizi
ratam… Tradizione, mito, storia e katastrophé di una strada romana, a cura di il sito arginato de “Le Motte di Sotto”. Relazione delle prime indagini di scavo, dell’età del bronzo finale.
grandi, i Marzi), perispondali (Cittanova, Boion) e para- G. Rosada., M. Frassine, A.R. Ghiotto, Treviso 2010); il Progetto Valli Grandi in «Quaderni di Archeologia del Veneto», v, 1989, pp. 216-226) e a Vallà di 15
Un percorso endolagunare è scandito dal ritrovamento di ceramica attica
costieri (San Gaetano di Caorle), in seguito a episodi di Veronesi (A. De Guio, R. Whitehouse, J. Wilkins, “Progetto Alto-Medio Riese (P. Marchetti, C. Valeri, Il Castelliere di Vallà. Un insediamento dell’età a figure rosse e nere e di bronzetti di produzione umbra ed etrusca, proba-
ingressione marina o mutate condizioni ambientali. La Polesine-Basso Veronese”: il percorso critico, in Tipologia e insediamento e distri- del Bronzo nel territorio di Castelfranco Veneto, atti del i convegno regionale bilmente lungo la stessa direttrice già preistorica, che si snoda nei pressi di
buzione antropica nell’area veneto-Istriana dalla Protostoria all’Alto Medioevo, dei gruppi e delle associazioni di archeologia del Veneto, Treviso 1982, pp. Torcello, San Tommaso Borgognoni (L. Capuis, G. Gambacurta, Altino:
rarefazione insediativa rende ancora più evidente la con- Venezia 1992, pp. 99-110). 91-101); altri ritrovamenti in continuità insediativa con siti del Mesolitico e importazioni e direttrici commerciali in epoca romana, in Produzioni, merci
tinuità di Concordia, Treviso, e Oderzo già caratterizzati 2
La ricostruzione dei percorsi fluvio lagunari e dell’ambiente in età prei- del Neolitico/Eneolitico sono documentati alle sorgenti del Sile, a Morgano e commerci in Altino preromana e romana, atti del convegno (Venezia, San
storica e storica riprende quanto già esposto in P. Furlanetto, Profilo storico, e Cavasagra e alle risorgive del Dese a Resana e Piombino (Alle origini di Tre- Sebastiano, 2-3 dicembre 2001), Roma 2003, pp. 27-45), Mazzorbo, San Gia-
da precoci connotazioni protourbane e dall’viii secolo viso. Dal villaggio all’abitato dei veneti antichi, a cura di E. Bianchin Citton, como in Paludo (E. Canal, Ritrovamenti ceramici attici e di epoca romana, in
in Geoatlante della Provincia di Venezia. Note illustrative, Quarto D’Altino,
di Padova, Este e Altino, che si qualificheranno come i Venezia 2012, pp. 79-136; P. Furlanetto, Geoarcheologia, in Geoatlante della Ponzano Veneto, Treviso 2004). San Giacomo in Paludo. Un’isola da recuperare, Venezia 1988, pp. 39-42), fino
centri economici direzionali della civiltà veneta. Il fiume Provincia di Venezia, Note illustrative, Quarto D’Altino, Venezia 2012, pp.
9
Rinvenimenti a Maerne, Martellago, Mestre (via San Damiano, via Olivolo, a Le Vignole e a Sant’Erasmo dove è stata identificata un’antica linea di costa
137-200; in particolare per i percorsi di Piave e Brenta: P. Furlanetto, Il via San Pio X; via Orlanda e località Gazzera bassa; Campalto-Mondo Nuovo, (E. Canal, Testimonianze archeologiche nella Laguna di Venezia. L’età antica,
si conferma ancora una volta polo esclusivo di attrazione. popolamento e le direttrici fluviali nell’area tra Piave e Sile in epoca antica, in Tessera; E. Bianchin Citton, La fine dei tempi preistorici, in Altino antica. Dai Venezia 1998). A un altro percorso attivo durante l’età del ferro rimandano le
Racchiuse entro le anse dei fiumi sono in pianura Este Geomorfologia della provincia di Venezia…, cit., pp. 246-254; P. Furlanetto, Le Veneti a Venezia, a cura di M. Tirelli, Venezia 2011, pp. 47-49.; L .Fozzati, Un testimonianze archeologiche rinvenute lungo l’attuale Silone, riportato nelle
direttrici fluviali e lagunari dell’area centro-sud in epoca antica: una proposta di decennio di scavi nel centro storico di Mestre, in Mestre archeologica. Tracce di carte storiche come Sil vecchio e La Dossa.
sull’Adige d’Este, Vicenza sul Bacchiglione, Padova sul
lettura geoarcheologica, in Geomorfologia della Provincia di Venezia…, cit., pp.
Brenta, Treviso sul Sile e Oderzo sul Monticano; Altino 284-297; P. Furlanetto, Profilo storico, in Geoatlante della Provincia di Venezia.
e Concordia sono situate ai margini di una laguna, in Note illustrative, Quarto D’Altino, Venezia 2012, pp. 79-136; A. Bondesan,
P. Furlanetto, The Artificial Fluvial Diversions in the Mainland of the Lagoon
posizione naturalmente elevata, e delimitate entrambe of Venice during the XVI and XVII Centuries inferred by historical cartography
da corsi d’acqua, il Sile e il Lemene-Reghena, mostrano analysis, in «Géomorfologie: relief, processus, environnement», 2012, 2, pp.
caratteristiche morfologiche e posizione del tutto simili 175-200; per gli aspetti archeologici puntuali si rimanda ai contributi e alle
schede in questo volume.
e peculiari, che ne condizioneranno forma e sviluppo. 3
Grazie all’utilizzo di tre diverse metodologie, telerilevamento, cartografia
Profondi cambiamenti si registrano anche in laguna, in- storica georiferita e analisi sedimentologiche, è stato possibile individuare e
teressata, secondo gli studiosi, da una fase di regressione cartografare l’antico cordone litoraneo in laguna già identificato da Favero.
Cfr.: V. Favero, Evoluzione della Laguna di Venezia ed effetti indotti da inter-
marina e conseguente emersione nel v-iv secolo a.C., che venti antropici sulla rete fluviale circumlagunare, in Laguna, Fiumi, lidi: cinque
si riflette in una concomitante ripresa insediativa e nella secoli di gestione delle acque nelle Venezie, atti del convegno (Venezia, 10-12 giu-
gno 1983), a cura di Ministero LL.PP., Magistrato alle acque, Fiesso d’Artico
riattivazione e nel consolidamento di vecchi percorsi 1983, pp. 1-18; S. Primon, La laguna sud, in Geomorfologia della provincia di
endolagunari del Sile e del Dese con capolinea Altino15.. Venezia…, cit., pp. 307-325.
alberto bondesan, luigi fozzati, paola furlanetto …ad litora venetorum pervenit
il veneto prima dei veneti:
la preistoria
alberto broglio, vincenzo tiné, elodia bianchin citton
alberto broglio, vincenzo tiné, elodia bianchin citton il veneto prima dei veneti: la preistoria
sviluppo delle tecniche di indagine stratigrafica, con una nari per destinazioni a largo raggio, scambiati con altri
maggiore attenzione alle diverse tipologie di strutture di beni di prima necessità o di prestigio, come la pietra
abitato e alla relazione tra abitati e ambiente, consente verde dall’area appenninica ligure-piemontese.
oggi di ricostruire le modalità essenziali dell’insedia- In questo sito sono state scavate centinaia di strutture ne-
mento, della produzione e dell’organizzazione sociale di gative, che una volta venivano interpretate come “fondi
questi primi agricoltori padani. di capanne” e che oggi sappiamo rappresentare una com-
Si tratta di un panorama estremamente complesso, in cui plessa serie di funzioni: dalle fosse-cava per l’estrazione
le diverse variabili – geografiche, cronologiche e cultura- dei sedimenti limo-argillosi destinati a divenire vasi o in-
li – intervengono in misura non sempre chiara, con un tonaci per capanne, ai pozzetti-silos, ai pozzi per acqua,
sistema di interazioni che è specchio di un territorio vo- ma anche caratteristiche strutture di combustione in
cato alla ricezione e alla rielaborazione di influssi di varia fossa con pietrame e buche di palo per recinti e capanne.
origine: non solo padana e alpina ma anche peninsulare, Tra queste ultime la struttura meglio definita presenta
adriatica, balcanica e centro-europea. una planimetria subquadrangolare di circa 5 × 7 metri,
Anche il ruolo del cosiddetto “substrato mesolitico”, pavimento leggermente infossato con focolare centrale
ovvero dei possibili gruppi umani residui dalle ultime e probabile silos sottostante. Una più piccola struttura
fasi preneolitiche dell’Olocene (castelnoviano), se oggi addossata sembra avere svolto funzioni di magazzino
molto ridimensionato anche nel nordest (tranne che nel per contenitori ceramici di derrate e scorte di selce. Un
Carso e nel Trentino) dall’evidenza di prevalenti processi ampio canale di drenaggio, funzionale a tenere asciutta
di diffusione e migrazione in territori pressoché deserti, un’ampia area dell’abitato e a far confluire le acque reflue
non può essere del tutto accantonato, come dimostra il in una fossa di raccolta, è chiaro indizio dell’importanza
peso di questa tradizione nell’industria litica del primo delle opere collettive di regimazione idrica fin dalle ori-
Neolitico11. gini dell’agricoltura in Val Padana.
Le dinamiche esatte di acculturazione-diffusione non Una lunga trincea di fondazione per una palizzata lignea,
sono, quindi, ancora chiare, ma è certo che il Veneto che trova puntuale confronto con quella messa in luce
fu interessato da una prima fase di neolitizzazione nella nel coevo e quasi omonimo insediamento di Lugo di
seconda metà del vi millennio a.C., quando gruppi col- Romagna, segnala la presenza di importanti e complesse
legati al grande ceppo della cultura di Fiorano – insediati opere di delimitazione dell’insediamento. Provviste di
anche in Emilia-Romagna e nella Toscana settentrionale pali alti fino a 3 metri e varchi ben guarniti da sistemi di
– occupano le aree planiziali e pedecollinari del Veneto chiusura mobile, queste strutture ci fanno intuire l’im-
centro-orientale: dal Veronese, come a Lugo di Grezzana portanza del concetto di villaggio, con le sue implicazio-
e a Santa Giustina di Baldaria, al Vicentino, come a ni di inclusione ed esclusione sociale, per i primi gruppi
Costabissara e nei più antichi siti del lago di Fimon in di pionieri neolitici.
località Capitello e Pianezze, fino al Padovano, come ad Con la successiva fase, rappresentata dalla diffusione
Altichiero, alle porte di Padova e alle Basse di Valcalaona, della koinè padana dei vasi a bocca quadrata nella prima
in area euganea. metà del v millennio a.C., assistiamo alla stabilizzazione
La forma ceramica caratteristica di questa cultura è dell’economia neolitica e alla sua diffusione globale su
rappresentata dalla tazza a profilo carenato con decora- buona parte del territorio regionale, ivi comprese col-
zioni lineari incise e ansa a nastro con tubercolo, mentre locazioni di altura, come nel sito di Rocca di Rivoli13,
nell’industria litica è il cosiddetto “bulino di Ripabianca” allo sbocco della valle dell’Adige e in aree marginali, a
lo strumento diagnostico di questa facies. iniziare da quelle umide come nel sito di Molino Casa-
Tra i siti veneti di cultura Fiorano, quello meglio noto da rotto presso il lago di Fimon14, dove sorge un importante
recenti indagini in estensione della Soprintendenza per i insediamento di tipo spondale con piattaforme di bo-
Beni Archeologici del Veneto e dell’Università di Trento nifica sorreggenti strutture di abitazione, produzione e
è Lugo di Grezzana12, collocato su un terrazzo fluviale combustione.
della Val Pantena nei Lessini, ovvero presso il principale La forma diagnostica di questa cultura è quella, assolu-
centro produttivo dell’industria in selce dell’intera area tamente caratteristica, del vaso a bocca quadrata, ovvero
padano-alpina. Da qui partivano nuclei e supporti lami- con orlo definito da una contrazione quadrangolare [3.]
alberto broglio, vincenzo tiné, elodia bianchin citton il veneto prima dei veneti: la preistoria
netta, che nelle fasi evolute della cultura diviene appena e noto in estensione di Roncade-Biancade e quello in sistere della maggior parte dei siti dei comparti collinare documentano la frequentazione della grotta da parte di
accennata. Anche la decorazione incisa da “geometrico- corso di scavo a Loncon di Concordia. e montano, posti in posizione dominante e di controllo comunità già in possesso di manufatti di tipologia evolu-
lineare” diviene “meandro-spiralica” nella fase avanzata. L’area berico-euganea sembra avere un ruolo decisivo delle vie di accesso alle risorse minerarie (selce) e ai pa- ta e forse di conoscenze legate alle attività metallurgiche
Tipiche del mondo vbq (Vasi a Bocca Quadrata) sono nello sviluppo della fase iii dei vbq con siti e aree di scoli d’altura. La continuità di vita dei siti dei Lessini del rame. Infatti la grotta si trova lungo un percorso pre-
le statuine fittili femminili più o meno stilizzate con vecchia frequentazione come al Fimon (insediamenti veronesi (Scalucce di Molina, Sassina di Prun e Ponte di ferenziale per i collegamenti con le zone metallifere degli
sommario torso a gruccia o con braccia conserte al petto di Capitello e Fratte, dove è appena stata messa in luce Veja ecc.) va ricondotta proprio allo sfruttamento della altopiani di Lavarone e Luserna (Trentino meridionale).
e capelli sciolti sulle spalle, ma anche le pintaderas per una palizzata di delimitazione e consolidamento verso il selce della formazione del Biancone, particolarmente Forti analogie per il modello insediativo, come pure per
decori corporali con ricchi motivi ornamentali. lago)18 o a Le Basse di Valcalaona, ma anche con nuovi adatta alla fabbricazione delle grandi lame di pugnale a gli aspetti funerari, possono essere istituiti tra la fascia
Tra i siti della fase iniziale dei vbq fatti oggetto di inda- siti dalla caratteristica collocazione di altura e in luogo ritocco bifacciale, che raggiunsero in questo periodo un prealpina del Veneto occidentale e l’areale berico-euga-
gini in estensione particolare rilievo assume quello re- naturalmente munito, come Castelnuovo di Teolo, dove elevato grado di perfezione tecnica e, al pari del metallo, neo. Sui monti Berici, i Covoli della Sengia Bassa di San
centemente scavato dalla Soprintendenza nell’area della i recenti scavi hanno svelato – insieme alle evidenti tracce furono oggetto di scambi anche a lunga distanza. In Cassiano ben si prestavano a frequentazioni stagionali
base militare americana del Dal Molin, a Vicenza15. Qui dell’influenza chasseana nella cultura materiale tardo vbq molti di questi siti, agli strati di frequentazione del tardo di pastori, mentre la grottina dei Covoli del Broion fu
è stato possibile individuare diverse capanne disorientate – la presenza di capanne addossate alla parete rocciosa di Neolitico si sovrappongono quelli dell’età del rame, le utilizzata a fini funerari25.
e delimitate da buche di palo, talora alloggiate in trincee Rocca Pendice, distrutte da un vasto incendio che segna cui innovazioni più evidenti riguardano la produzione La frequentazione per tutta la prima età dei metalli delle
di fondazione. Alle più piccole capanne quadrangolari – la fine dell’occupazione tardo neolitica del sito19. ceramica. È questo il caso dell’abitato di Colombare di valli di Fimon, attestata da numerosi manufatti (asce in
come a Lugo – della prima fase, si sovrappongono più Numerosi e complessi sono, pertanto, gli elementi cultu- Negrar in Valpolicella, dove scavi del secolo scorso ripor- pietra e in metallo, pugnali in selce ecc.), fu probabil-
ampie (4 × 10 m) capanne rettangolari absidate nella rali indizio di ripetute e interconnesse esperienze di in- tarono alla luce ceramiche decorate nello “stile metopale” mente legata allo sfruttamento delle risorse degli specchi
seconda fase di insediamento (entrambe appartenenti a fluenza culturale di apporto demico nel Veneto neolitico, e un’ascia in rame, oltre aresti di “muretti” ritenuti per- lacustri26. Nei Colli Euganei occidentali persiste anche
una fase iniziale del ciclo vbq con reminescenze Fiora- tanto da poter affermare che si tratta del più complesso e tinenti alle fondamenta di strutture di tipo abitativo21. oltre la fine del Neolitico l’insediamento di Castelnuovo
no). Palizzate, strutture a fossa e pozzetto, pozzi e focola- remoto bacino formativo di quelle stratificazioni etniche Numerosi sono inoltre i siti della fascia prealpina com- di Teolo, la cui economia di sussistenza dovette essere
ri circondano queste capanne in un villaggio stabilmente che, attraverso le successive età del rame e del bronzo, presa tra la valle dell’Adige e la valle del Chiampo, rife- basata prevalentemente sull’allevamento.
strutturato e che doveva estendersi su un’area di oltre 1,5 condurranno all’enucleazione dell’ethnos veneto. ribili ormai all’avanzata età del rame (Rocca di Rivoli, Nel corso della piena età del rame si registra l’occu-
ettari [fig. 3]. [vincenzo tiné] Sassina di Prun, La Nasa di Cerro Veronese, Praelle di pazione della pianura veronese da parte di gruppi di
La fase finale di sviluppo della cultura vbq, caratterizzata Novaglie, Monte Madarosa), nei quali sono attestate popolazione eneolitici, la maggior parte dei quali sono
nella ceramica dall’adozione di tecniche decorative “a in- ceramiche di tipo campaniforme22. contraddistinti, nella cultura materiale, da indicatori
cisione e impressione”, vede una contrazione dell’areale l’età del rame Nei comparti prealpini del Veronese e del Vicentino afferenti all’orizzonte del vaso campaniforme nelle sue
di diffusione al Veneto centro-orientale e all’area atesina, numerosi sono i contesti funerari rinvenuti all’interno manifestazioni regionali (ceramiche decorate a pettine, a
mentre il Veneto occidentale subisce l’impatto delle nuo- Il primo fondamentale apporto alla conoscenza dell’età di grotte (Carotta di Peri, Covolo dei Camerini, Val cordicella, a incisione; punte di freccia con alette tronche
ve culture di derivazione occidentale di Chassey e Lagoz- del rame si deve a un contributo di sintesi degli anni Squaranto, caverna di Bocca Lorenza), in ripari sotto- e incavo semicircolare ecc). Si fa riferimento agli abitati
za, particolarmente evidenti in siti della Bassa Veronese ottanta del Novecento di Bernardino Bagolini, il quale roccia (Scalucce di Molina) o ai piedi di ripidi versanti di Bernardine di Coriano27 e Cologna Veneta-Fondo
come Ronchetrin di Gazzo e Olmo di Nogara16. Si apre considerò i ritrovamenti allora noti per l’area veneta rocciosi (Casarole, Sassina di Prun ecc.); più rare sono le Rasia28, nei quali sono state portate alla luce strutture
così un periodo di crisi e di sconvolgimenti etnici e cul- nell’ambito del quadro culturale dell’Italia settentrio- sepolture in siti all’aperto, documentate per ora solo nei di tipo negativo (buche di palo, rifiutaie domestiche)
turali, che sono il preludio dei nuovi assetti che condur- nale e mise in evidenza gli aspetti di continuità o di Lessini occidentali (Monte Loffa, Spiazzo, Soave ecc.)23. di problematica correlazione planimetrica anche per la
ranno alla fine dei tempi neolitici e all’avvento delle età innovazione con la precedente tradizione neolitica20. Si tratta in tutti i casi di piccoli sepolcreti collettivi con limitatezza degli areali indagati. Una capanna semin-
dei metalli. Forse proprio a causa di questi nuovi afflussi La documentazione per questa regione è tuttora assai riti funerari diversificati (inumazione primaria, seconda- terrata, suddivisa in quattro ambienti, è stata scavata
demici e/o dell’inarrestabile crescita demografica con- lacunosa, in quanto pochi sono i contesti indagati con ria, semi-combustione ecc.). I corredi sono formati da nell’insediamento di Gazzo Veronese, località il Cristo,
seguente all’introduzione delle tecniche di produzione metodo stratigrafico per il Veneto centro-occidentale e punte di freccia e pugnali in selce di ottima qualità, asce mentre in quello di Verona, località Bongiovanna, è sta-
alimentare l’insediamento neolitico interessa in questa alcuni territori del Veneto orientale, quali il Trevigiano e in pietra levigata, ma anche da elementi d’adorno (perle ta riportata alla luce un’abitazione a pianta rettangolare
fase una vasta serie di comprensori finora esclusi, come il Veneziano, ne sono privi. Le date radiometriche attual- in calcite, pendagli ricavati da conchiglie, zanne di cin- (5 × 8 metri), della quale si erano conservate parti dei
i versanti dell’altopiano di Asiago nel Veneto centrale il mente disponibili per la regione sudalpina consentono ghiale, denti di carnivori ecc.); gli oggetti in rame sono pali e delle travi carbonizzate relative all’alzato29. Tra
Bellunese – dal Feltrino al Cadore – e, soprattutto, l’in- di ritenere che l’età del rame abbia interessato questa assai rari e rappresentati da verghette di filo di rame e da gli strumenti in selce rinvenuti in questi siti, emerge
tero Veneto orientale17. Quest’ultimo non sembra essere area per un periodo compreso all’incirca tra 3600-3500 asce piatte. Di notevole interesse sono le tre asce in rame l’elevata percentuale di elementi di falcetto utilizzati
stato fatto oggetto finora di una vera e propria occupa- e 2300 cal B.C., arco cronologico che possiamo riferire provenienti da contesti funerari eneolitici della caverna principalmente nell’agricoltura cerealicola, per la quale
zione stabile (ma un bulino di Ripabianca, caratteristico anche al Veneto. di Bocca Lorenza, nelle Prealpi Vicentine; due dei tre si presume fosse già in uso l’aratro. I resti faunistici at-
di Fiorano, è stato rinvenuto nel territorio di Altino), Nelle fasi iniziali della prima età dei metalli sono preva- esemplari rinvenuti furono ottenuti assai probabilmente testano una forte incidenza nell’economia di sussistenza
mentre vede adesso lo sviluppo di villaggi di pianura a lenti gli aspetti di continuità con le ultime manifestazio- dalla stessa forma di fusione. Esse sono riconducibili dell’allevamento, che dovette essere praticato anche con
chiara vocazione agraria, come quello molto articolato ni delle culture neolitiche segnalati, ad esempio, dal per- a un tipo attestato nell’area alpina centro-orientale24 e forme specializzate, quali la pastorizia transumante, dai
alberto broglio, vincenzo tiné, elodia bianchin citton il veneto prima dei veneti: la preistoria
siti di pianura verso i comparti collinari e montani. È in selce e una perlina in calcite) e addirittura l’assenza Northern Italy, in «Current Anthropology», 49, 4, 2008, pp. 725-731. 18
E. Bianchin Citton, Fimon-Fratte, in «Quaderni di Archeologia del Veneto»,
4
A. Broglio, S. Bertola, M. De Stefani, D. Marini, C. Lemorini, P. Rossetti, xxviii, 2012 c.s.
noto inoltre che alcuni processi produttivi, già iniziati in del corredo nel tumulo maggiore. Alcune date radiocar- La production lamellaire et les armatures lamellaires de l’Aurignacien ancien de la 19
V. Tiné, E. Natali, C. Balista, M. Agrostelli, N. Dal Santo, L. Sciola, Ca-
Europa durante la fine del Neolitico, portarono all’uso boniche consentono di riferire il complesso funerario e Grotte de Fumane (Monts Lessini, Vénétie), in Productions lamellaires attribuées stelnuovo di Teolo (PD). La campagna di scavi 2011, in «Quaderni di Archeologia
generalizzato dei prodotti secondari dell’allevamento, cultuale di Sovizzo alla seconda metà del iv millennio à l’Aurignacien: chaînes opératoires et perspectives technoculturelles, a cura di F. Le del Veneto», xxviii, 2012 c.s.
Brun-Ricalens, Luxembourg 2005, pp. 415-436. 20
Bagolini, Neolitico, in Il Veneto nell’antichità…, cit., pp. 426-441.
quali il latte e la lana. a.C. e di attribuirlo a un gruppo umano, con legami for- 5
A. Broglio, Pitture aurignaziane nella Grotta di Fumane, in Pitture paleolitiche 21
P. Visentini, La ceramica metopale di Colombare di Negrar, in Preistoria verone-
L’organizzazione della società verso forme più complesse se di tipo parentale, egemone su un territorio che i dati nelle Prealpi Venete: grotta di Fumane e riparo Dalmeri, a cura di A. Broglio, G. se. Contributi e aggiornamenti, «Memorie del Museo Civico di Storia Naturale
Dalmeri, Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Sez. Scienze di Verona», ii, 5, 2002, pp. 90-91, fig. 2.
può essere colta nell’eccezionalità del corredo di alcune palinologici documenterebbero altamente antropizzato. dell’uomo, 9, Verona 2005, pp. 11-63.
22
F. Nicolis 2002, Il fenomeno del Bicchiere Campaniforme nel Veneto, in Preisto-
sepolture a inumazione singola della pianura veronese. A Il Veneto fu interessato in modo assai marginale dal feno- 6
A. Broglio, S. Bertola, M. De Stefani, F. Gurioli, The Shouldered Points of the ria veronese. Contributi e aggiornamenti, «Memorie del Museo Civico di Storia
defunti di rango elevato (capi guerrieri?) appartennero le meno delle statue-stele; a tale ambito artistico e religioso Early Epigravettian of the Berici Hills (Venetian Region - North of Italy). Materi- Naturale di Verona», ii, 5, pp. 88-100, in particolare pp. 98-100.
als, Blanks, Typology, Explotation, in Understanding the Past, Papers offered to 23
L. Salzani, Sepolture dell’età del Rame nel Veronese, in «Bollettino del Museo
tombe attribuite all’orizzonte del vaso campaniforme di vanno riferiti gli esemplari di piccole dimensioni da conte- S.K. Kozlowski, a cura di J. Burdukiewicz, K. Cyrek, P. Dyczek, K. Szymczak, Civico di Storia Naturale di Verona», 31, 2007, pp. 69-98.
Villafranca Veronese, Spessa di Cologna Veneta e Olmo sti funerari di Spiazzo di Cerna, Sassina di Prun e Scalucce Warsaw 2009, pp. 59-68.
24
E. Bianchin Citton, Asce in rame dalla caverna di Bocca Lorenza (Vicenza),
in «Rassegna di Archeologia», 7/1988, pp. 618-619.
di Nogara (tombe 1 e 516 bis): esse sono accomunate di Molina32. Facevano parte probabilmente di un deposito 7
S. Bertola, A. Broglio, P. Cassoli, C. Cilli, A. Cusinato, G. Dalmeri, M. De
25
Bagolini, Neolitico, in Il Veneto nell’antichità…, cit., pp. 433-434.
Stefani, I. Fiore, F. Fontana, G. Giacobini, A. Guerreschi, F. Gurioli, C. Lemo-
dalla presenza dall’alabarda in rame di tipo cerimoniale. votivo le due asce in rame tipo Frankenthal (Germania rini, J. Liagre, G. Malerba, C. Montoya, M. Peresani, A. Rocci Ris, P. Rossetti,
26
A. Broglio, L. Fasani, Le valli di Fimon nella preistoria, Vicenza 1975.
Inoltre nella sepoltura di Villafranca Veronese il prestigio occidentale), rinvenute nel fosso Gambarella a Povegliano, A. Tagliacozzo, S. Ziggiotti, L’Epigravettiano recente nell’area prealpina e alpina
27
E. Gilli, G. Petrucci, L. Salzani, L’abitato di Bernardine di Coriano-Albaredo
orientale, in L’Italia tra 15.000 e 10.000 anni fa. Cosmopolitismo e regionalità nel d’Adige (materiali degli scavi 1987-1990), in «Bollettino del Museo Civico di
e la ricchezza del defunto sono attestati dal grande petto- esse attestano come durante le fasi finali dell’età del rame Storia Naturale di Verona», 24, 2000, pp. 99-154.
Tardoglaciale, a cura di F. Martini, Firenze 2007, pp. 39-94.
rale semilunato in doppia lamina d’argento, oggetto che la pianura veronese fosse al centro di scambi e contatti 8
A. Broglio, Il Mesolitico, in Il Veneto nell’antichità. Preistoria e Protostoria,
28
L. Salzani, Rinvenimenti vari nel Veronese, in «Quaderni di Archeologia del
resta al momento un unicum30. Un piccolo sepolcreto culturali a lunga distanza con l’oltralpe33. a cura di A. Aspes, Verona 1984, pp. 281-311. Veneto», iv, 1988, pp. 258-262.
9
A. Guerreschi, Il sito di Mondevàl de Sóra: la sepoltura, in Sepolture preistoriche
29
P. Salzani, Verona-Loc. Bongiovanna. Insediamento della fine dell’ età del
con tombe a inumazioni singole in semplice fossa fu Gli stretti legami culturali che dovettero intercorrere tra nelle Dolomiti e primi insediamenti storici, a cura di A. Angelini, E. Cason, Fon- Rame, in Preistoria veronese. Contributi e aggiornamenti, «Memorie del Museo
rinvenuto nel 1965 nei pressi dell’alveo del Gorzone in le regioni nord-adriatiche e l’arco alpino centro-orientale dazione G. Angelini, Centro Studi sulla Montagna, Belluno 1994, pp. 89-102. Civico di Storia Naturale di Verona», ii, 5, pp. 96-97, in particolare p. 96.
30
L. Salzani Sepolture dell’età del Rame nel Veronese, in «Bollettino del Museo
località Selva di Stanghella, nella bassa pianura pado- sono attestati appieno dai ripostigli rinvenuti ai margini 10
B. Bagolini, Neolitico, in Il Veneto nell’antichità. Preistoria e Protostoria, a cura
Civico di Storia Naturale di Verona», 31, 2007, pp. 69-98, figg. 8-10.
di A. Aspes, Verona, 1984, pp. 323-447.
vana. Esso presenta elevate affinità con la necropoli di del sito del Col del Buson di Belluno (715 metri s.l.m), 11
A. Pessina, Il Primo Neolitico dell’Italia settentrionale. Problemi generali, in La
31
C. Corrain, M.A. Capitanio, C. Corrain, Una stazione eneolitica a “Selva” di
Remedello, nel Bresciano, al quale dovette essere in parte nelle Prealpi bellunesi. Il primo ripostiglio è formato da Neolitizzazione tra Oriente e Occidente, convegno di Studi a cura di A. Pessina, Stanghella (Padova), in «Rivista di Antropologia», lv, 1968, pp. 51-84.
G. Muscio, Udine 2000, pp. 81-90.
32
Salzani, Sepolture dell’età del Rame nel Veronese, cit., fig. 12.
coevo. Tra gli oggetti del corredo, non più riconducibili un’ascia a occhio e un’ascia piatta, entrambe di tipologia 12
F. Cavulli Abitare il Neolitico. Le più antiche strutture antropiche del Neolitico
33
Salzani, Sepolture dell’età del Rame nel Veronese, cit., fig. 13.
alle rispettive sepolture, spiccano le lame di pugnale e le transalpina databili a una fase avanzata dell’età del rame. in Italia settentrionale, Trento 2008.
34
Belluno, Col del Buson nella valle dell’Ardo: un sito a lunga frequentazione
L.H. Barfield, B. Bagolini, The excavations on the Rocca di Rivoli (Verona), in dal tardo Neolitico agli inizi dell’ età del Bronzo. Nota preliminare, a cura di
punte di freccia in selce31. Il secondo ripostiglio o tesoretto è formato da elementi 13
alberto broglio, vincenzo tiné, elodia bianchin citton il veneto prima dei veneti: la preistoria
il veneto tra bronzo antico
e bronzo recente
giovanni leonardi, michele cupitò
l’antica età del bronzo bicchiere campaniforme, dall’altro indica la sua totale
opposizione e alterità rispetto all’ideologia palafitticola.
L’inizio dell’età del bronzo è caratterizzato in Veneto Quella delle palafitte è un’esperienza del tutto nuova e
– come in Lombardia orientale e in Trentino – da un storicamente fondamentale per le comunità della tarda
fenomeno nuovo: il sorgere simultaneo – intorno al preistoria dell’Italia settentrionale: i precedenti tentativi
2050 a.C.1 – delle palafitte, cioè estesi villaggi di capanne di insediamento lacustre, nel Neolitico e nell’età del
costruite su piattaforme lignee supportate da complesse rame, erano corrisposti infatti per lo più a piccole boni-
palificazioni e impostati soprattutto sulle sponde dei fiche di sponda realizzate con ramaglie, tronchi, terriccio
laghi. Questo fenomeno, che investe tutto l’ambito be- e sassi; le costruzioni dell’antica età del bronzo, viceversa,
nacense, dal lago di Garda all’anfiteatro morenico, e più non solo mostrano una notevole capacità carpentieristica
a Est i Colli Berici ed Euganei, è caratterizzato da una e la conoscenza di tecniche edilizie che diventeranno
fortissima unitarietà e omogeneità nella produzione sia sempre più complesse e sofisticate col passare dei se-
metallurgica che ceramica che, sul piano culturale, viene coli – cioè almeno fino alle fasi piene della media età
definita facies di Polada, dal toponimo di una delle prime del bronzo, intorno al xvi secolo a.C.3 – ma denotano
palafitte scavate nell’Ottocento in territorio bresciano. l’esistenza di una precisa progettualità nella realizzazione
Uno dei problemi maggiormente dibattuti è l’origine, degli insediamenti, contraddistinti spesso da una struttu-
la genesi della facies di Polada [fig. 2] e, soprattutto, il ra molto regolare ad andamenti ortogonali4. Precedente-
rapporto esistente tra questa e la facies tardo-eneolitica mente questo sistema abitativo era stato già sperimentato
del “bicchiere campaniforme”2. La questione è ancora al di là delle Alpi e bisogna certamente presupporre che
aperta ma alcuni dati vanno osservati: diverse forme ce- tra popolazioni nord e sud-alpine – peraltro vicine anche
ramiche tipicamente poladiane, in primis il caratteristico sul piano culturale – ci sia stato almeno uno scambio di
boccale monoansato, possono essere senz’altro conside- informazioni tecniche.
rate un’evoluzione di classi vascolari di accompagno del Premessa e conseguenza della realizzazione di queste
campaniforme – in particolare quello di area nord-alpina complesse strutture è il taglio del bosco, e l’accetta in
orientale –; elementi sia funzionali – come le punte di pietra levigata, retaggio delle fasi neo-eneolitiche, ma
freccia con incavo angolato o i cosiddetti brassard da soprattutto l’ascia di bronzo diventano gli strumenti
arciere – sia ornamentali – ad esempio i bottoni conici e privilegiati in questa azione, prima distruttiva e poi
gli elementi di collana “tipo montgomery” – ugualmente costruttiva. Tra le varie specie vegetali vengono abbat-
caratteristici dell’ambito palafitticolo, sono certamente tute soprattutto le querce, particolarmente resistenti in
da interpretare come retaggio di questa fase; il tipico bic- ambiente umido; i tronchi vengono per lo più scortec-
chiere a forma di campana decorato a fasce, pur abbon- ciati, appuntiti, spesso tagliati a quarti, per creare sia le
dantemente presente in area sud-padana – soprattutto palificazioni di sostegno sia le piattaforme che dovevano
dall’Emilia fino alla Toscana – anche in un orizzonte cro- ospitare le abitazioni5. Ma la parte distruttiva, il taglio
nologico almeno in parte contemporaneo a quello che del bosco, ha anche una sua ragione d’essere nella pre-
vide la nascita e lo sviluppo della facies di Polada, nelle parazione di campi e pascoli adiacenti ai villaggi, che,
palafitte è invece del tutto assente. Questa assenza anche nel Garda, insistono su sedimenti morenici fertili e ben
“in traccia” del più significativo elemento del “pacchetto” drenati. I dati archeobotanici dimostrano lo sviluppo
campaniforme in ambito poladiano da un lato viene a di un’agricoltura che, pur praticata con tecniche ancora
sottolineare la forte carica simbolica – e identitaria? – del rudimentali – ma con l’ausilio dell’aratro –, presenta un
giovanni leonardi, michele cupitò il veneto tra bronzo antico e bronzo recente
identitario del mondo terramaricolo nel suo complesso –caratterizzato, a quanto sembra, da una pluralità di precedenti, si era notato uno stallo o un vuoto dell’inse-
– sono le tazze carenate con apofisi cornuta sull’ansa, case rettangolari a terra, prive di evidenti differenze diamento; e, dato ancor più significativo, l’occupazione
che, specie in fase avanzata, sembra corrispondere alla dimensionali e/o qualitative – e, soprattutto, di estese capillare viene a interessare ora non solo l’ambiente
rappresentazione di una protome bovina. necropoli come quelle di Povegliano17 [fig. 1] e di Olmo planiziario, ma anche le aree collinari e montane, se-
Le fasi piena e avanzata della media età del bronzo rap- di Nogara18 – contraddistinte dalla presenza di diversi gno evidente che, progressivamente, vengono elaborati
presentano anche il momento di innesco di nuovi feno- nuclei sepolcrali in cui coesistono deposizioni di maschi modelli e strategie di sussistenza che consentono di
meni di apertura del Veneto verso il mondo peninsulare adulti armati di spada, di femmine adulte adorne di sfruttare appieno anche i territori più difficili21. È alta-
– e in particolare quello adriatico – come testimoniato ricchi gioielli in bronzo e ambra proveniente dal Baltico mente improbabile che un simile sviluppo sia casuale e,
dalla presenza di ceramiche pertinenti alla facies di Grot- e, infine, di individui, pertinenti a entrambi i sessi e a anche in considerazione di quanto nello stesso periodo
ta Nuova, tipica dell’area centro-italica nel bronzo medio tutte le classi di età, privi di corredo – indica che, nella accade nell’ambito terramaricolo emiliano22, sembra più
pieno, e alla facies appenninica, che, come è noto, nella fase piena e avanzata del bronzo medio, le comunità coerente vedere in esso l’esito di una serie di gemmazioni
fase finale del bronzo medio, “unifica” culturalmente dell’area veronese sono probabilmente comunità a strut- programmate e gestite da entità territoriali tra loro già
tutta l’Italia peninsulare. Tali fenomeni, nell’ambito tura tribale con pluralità di nuclei parentelari estesi a “politicamente” collegati e interdipendenti; realtà che,
dei quali certamente giocano un fondamentale ruolo di forte connotazione guerriera – e trasmissione ereditaria in altre parole, potremmo definire di tipo federativo.
mediazione le terramare dell’Emilia orientale – che, evi- del rango – in probabile competizione tra loro. Tuttavia Sul piano dell’organizzazione territoriale, tuttavia, l’esito
dentemente, intrattengono con l’ambito veneto (terra- all’interno di tali compagini l’elemento comunitario finale – e forse più significativo – di questo processo di
maricolo e non) “rapporti di buon vicinato” – sembrano sembra ancora prevalere sulle spinte centrifughe delle esponenziale aumento demografico e di sempre crescente
tuttavia essersi svolti secondo modalità e meccanismi di élites, garantendo un sostanziale equilibrio delle forze19. e massiccia occupazione del territorio è la formazione
segno nettamente diverso in relazione alle due fasi. Le L’assetto sociale dei gruppi che, nel corso della medesi- di sistemi insediativi unitari contraddistinti da una più
presenze Grotta Nuova sono infatti limitate alla sola area ma fase, occupano e detengono il controllo degli altri spiccata gerarchizzazione interna, con siti centrali – ca-
planiziaria e in alcuni siti, soprattutto polesani, sono territori del Veneto, non è invece al momento definibile, ratterizzati da dimensioni notevolmente superiori alla
quantitativamente così consistenti da far pensare alla in quanto, come detto, i dati pertinenti a tali aree sono media e, a quanto sembra, dalla concentrazione in essi
effettiva presenza di gruppi di provenienza peninsulare – molto scarsi e discontinui. Tuttavia, la completa assenza delle attività artigianali più importanti, in primis quella
e, segnatamente, romagnola – all’interno delle comunità di necropoli – difficilmente imputabile solo a un vuoto metallurgica – e insediamenti satellite a essi collegati e,
locali, evidentemente caratterizzate ancora da un’orga- di documentazione – e la parallela, diffusa e quantitati- entro certi limiti, da essi dipendenti. Nell’ambito di que-
nizzazione sociale inclusiva e permeabile. Le presenze vamente rilevantissima presenza di armi – e soprattutto sto nuovo modello di organizzazione territoriale la bassa
appenninche, per contro, non solo si distribuiscono in di spade – donate in fiumi e specchi d’acqua secondo un pianura veronese acquista progressivamente e, soprattut-
un territorio ben più ampio, che va dalla pianura vero- rituale legato alle dinamiche di trasmissione del potere to verso la fase avanzata del bronzo recente, raggiunge un
nese, all’area berico-euganea, alla pedemontana vicentina diffuso in tutta l’Europa dell’età del bronzo – si pensi in ruolo di particolare rilievo con la formazione di un’entità [3.]
e forse trevigiana, ma, nel quadro dei singoli siti, essi cor- questo senso alle macroscopiche evidenze del Sile, a Sud politico-territoriale marcatamente unitaria che è stata
rispondono a elementi isolati. Nel pieno bronzo medio di Treviso, o dei laghi di Revine, nella pedemontana tre- efficacemente definita polity delle Valli Grandi Veronesi.
sembra quindi che i gruppi peninsulari dimostrino un vigiana20 – fa pensare a modelli di organizzazione sociale Tale entità è caratterizzata da una precisa geometria inse-
preciso interesse a inserirsi in maniera organica nel feno- nettamente diversi e nei quali, almeno nominalmente, il diativa interna – con una serie di abitati arginati molto
meno di occupazione terramaricola della pianura, come ruolo non si è ancora “cristallizzato” in rango ereditario. estesi, al cui vertice si pone il grande sito di Fondo Pa-
partner secondario ma attivo. Nel bronzo medio avan- [giovanni leonardi, michele cupitò] viani, central place e seat of power del sistema – e da una
zato, invece, la pur limitata apertura verso l’elemento complessa infrastrutturazione agraria23.
peninsulare propria della fase precedente sembra subire Il bronzo recente è anche il momento di massimo svi-
una battuta d’arresto e le comunità venete si pongono l’età del bronzo recente luppo – qualitativo e quantitativo – delle produzioni
ora nei confronti dell’elemento peninsulare in termini di artigianali. La ceramica, nel cui panorama si fanno ora
permeabilità estremamente selettiva, controllata e, con Il passaggio all’età del bronzo recente – cioè il periodo molto forti in Veneto gli influssi delle coeve facies su-
ogni probabilità, funzionale solo al transito delle greggi compreso tra la metà circa del xiv e i primi decenni bappenniniche peninsulari – soprattutto adriatiche –, è
verso i pascoli delle aree collinari e montane; nel quadro, del xii secolo a.C. – rappresenta per il Veneto un vero ancora prodotta a livello domestico, e certamente ancora
evidentemente, di un’organizzazione sociale già molto spartiacque storico. In questa fase, infatti, il trend di dalla componente femminile delle comunità24; essa pre-
complessa e diffusa, che permetta patti formali politico/ crescita demografica che aveva preso avvio nell’avanzato senta tuttavia una varietà funzionale e tipologica molto
economici ad ampio raggio16. bronzo medio si sviluppa e diventa, soprattutto all’inizio, ampia, all’interno della quale si nota una particolare cura 3. Fondo Paviani, Verona, frammenti
L’analisi incrociata della struttura e dell’organizzazione esponenziale, tanto che vengono rapidamente e fitta- nella realizzazione dei vasi da mensa. La lavorazione del di ceramica figulina dipinta di tipo
interna di alcuni abitati come quello della Muraiola mente occupati anche quei territori nei quali, nelle fasi bronzo, certamente specializzata, è caratterizzata, oltre egeo-miceneo
giovanni leonardi, michele cupitò il veneto tra bronzo antico e bronzo recente
che da un volume di produzione mai visto prima e che prime fasi dell’età del bronzo, infatti, la pianura veronese, dell’élite e caratterizzato dalla presenza di maschi privi Il crollo del sistema terramaricolo ha tuttavia degli esiti
non conoscerà eguali nemmeno nei decenni successivi, posta strategicamente allo sbocco della valle dell’Adige e, di corredo e di femmine con parures piuttosto modeste. nettamente diversificati tra il nord e il sud del Po. Mentre
presenta fortissimi punti di contatto sia sul piano tipo- tramite la ricca rete di fiumi di risorgiva che la attraversa, Una trasformazione questa che si configura come il se- infatti in area sud-padana esso comporta la sopravviven-
logico, sia su quello tecnologico con l’Europa orientale; posta in diretta connessione con il Po, si configura come gno evidente di un’apertura dello spazio funerario – pri- za di pochi e isolati siti nelle periferie collinari e montane
anzi, le officine venete – e quelle individuabili nel sito uno dei fondamentali punti di raccolta e di smistamento ma esclusivo del ceto dominante – anche a componenti mentre la pianura si spopola completamente, in area
palafitticolo di Peschiera in modo particolare – assieme di questo materiale. Inoltre, come hanno dimostrato le della comunità di rango subalterno, non legati al vertice nord-padana – e in Veneto in particolare –, si registra
a quelle dell’area danubiano-carpatica sono le principali recenti, eccezionali scoperte effettuate nel sito produtti- da vincoli parentelari, ma, appunto, probabilmente, da sì una nettissima flessione del popolamento, ma a una
responsabili di quel fenomeno internazionale che va vo di Grignano Polesine, poco a Sud di Rovigo, lungo rapporti di reciprocità asimmetrica, in primis l’obbligo sostanziale tenuta delle periferie collinari e montane fa
sotto il nome di koiné metallurgica e che vede il rapido un ramo del Po27, proprio nel corso del bronzo recente il di partecipare alle azioni belliche, dalle razzie agli scontri riscontro un generale riassetto delle geometrie insediati-
diffondersi non solo nell’Europa continentale, ma anche Polesine diventa un importantissimo polo per lavorazio- per il controllo di risorse e territori. E, in questo senso, ve delle aree di pianura33, con la sopravvivenza di alcuni
in Italia meridionale, in Egeo e nel Mediterraneo orien- ne della preziosa resina fossile e, più precisamente, come che nella fase in esame la struttura militare delle comu- central places, primo tra tutti quello di Fondo Paviani,
tale di oggetti di bronzo – dalle fibule, alle nuove pesanti il luogo di produzione di quelle perle “tipo Tirinito” che, nità dell’area veronese fosse caratterizzata da un ristretto che, grazie al suo fondamentale ruolo di baricentro della
spade da fendente, dai pugnali, ai coltelli, alle corazze e diffuse dalla Grecia, a Creta alle coste del Mediterraneo gruppo di capi guerrieri con ricche e complesse panoplie polity delle Valli Grandi Veronesi e a un’organizzazione
ai preziosi vasi da banchetto in lamina – elaborati alme- orientale, rappresentano – e rappresenteranno anche nel composte da spada, pugnale e armi da difesa in lamina sociale maggiormente gerarchizzata, era stato in grado
no in parte nelle officine bronzistiche dell’area padano- corso del bronzo finale – per i dinasti e per le aristocrazie di bronzo e di una più ampia base di armati di sola di organizzare meglio degli altri il territorio e, quindi, di
veneta25. Anche la lavorazione dell’osso e del corno di egee e orientali un importantissimo status symbol. lancia, è dimostrato dal noto deposito votivo di Pila del gestire, meglio degli altri, la crisi34.
cervo, connotata da forme e decorazioni tipiche – dalle Le radicali trasformazioni di tipo economico e politico- Brancón, poco a sud di Nogara29, vera a propria preda Ed è proprio verosimilmente dalla polity delle Valli
punte di freccia, ai pettini, alle fusaiole – assume un va- territoriale che caratterizzano la transizione al bronzo di guerra strappata a un contingente militare sconfitto Grandi Veronesi – e da Fondo Paviani in modo partico-
lore e un peso del tutto nuovi, tanto che manufatti per- recente sono accompagnate – per lo meno nel territorio e donata alle acque dai vincitori dello scontro30. Tra la lare – che il grande sito preurbano di Frattesina eredita,
tinenti a tali produzioni raggiungono – e probabilmente compreso tra l’Adige e il Mincio, il resto del Veneto fine del bronzo medio e il bronzo recente, del resto, al amplificandolo e arricchendolo, quello straordinario
non in maniera episodica –, l’Italia peninsulare adriatica. anche in questo caso sembra più statico e legato ancora tradizionale rituale dell’inumazione si affianca e progres- know how tecnologico e socio-politico che, nel corso del
La vera grande novità del bronzo recente – e, per certi a modelli e strutture tradizionali – da un progressivo sivamente si afferma – fino a diventare in alcune aree bronzo finale, cioè tra la seconda metà del xii e il x se-
aspetti, l’elemento che fa di questa fase una fase nella ma profondo cambio nell’organizzazione sociale, con il prevalente – quello dell’incinerazione, forse mutuato colo a.C., ne faranno il central place di un nuovo sistema
quale il Veneto è davvero inserito nel world system do- passaggio da comunità a struttura tribale, a comunità dai contatti con l’Europa centrale, forse assunto dalle insediativo e il nuovo medium tra Europa continentale e
minato dalle grandi civiltà del Mediterraneo – è, però, di tipo gentilizio-clientelare incipiente, contraddistinte terramare sud-padane. Un fenomeno probabilmente Mediterraneo35.
la sua apertura e l’avvio di stabili relazioni con il mondo cioè da una più forte gerarchizzazione interna e dalla più di tipo religioso che sociale31, ma che conferma ul- [michele cupitò]
egeo. E, anche in questo caso, il ruolo trainante è svolto tendenza al superamento dei rapporti e dei vincoli teriormente come quello in esame sia un momento di
dalla polity delle Valli Grandi Veronesi. Allo scorcio del puramente parentelari. Tale trasformazione, più che profondissime trasformazioni anche sul piano ideologico 1
N. Martinelli, Dendrocronologia delle palafitte dell’area gardesana: situazione
bronzo recente, infatti, questa entità territoriale – e il sul piano abitativo – gli insediamenti sembrano infatti e sovrastrutturale, che, comunque, continua a essere do- delle ricerche e prospettive, in «Annali Benacensi», xiii-xiv, 2005, pp. 103-120.
suo baricentro dirigenziale, cioè il sito di Fondo Paviani, ancora caratterizzati da un tessuto interno molto regolare minato dall’elemento solare.
2
L. Fasani, L’età del bronzo, in Il Veneto nell’antichità. Preistoria e Protostoria, a
cura di A. Aspes, ii, Verona 1984, pp. 451-614.
in modo particolare –, oltre che medium nelle direttrici e privo di nette differenziazioni nelle dimensioni e nelle Allo scorcio del bronzo recente, cioè nei primi decenni 3
C. Balista, G. Leonardi, Gli abitati di ambiente umido in Italia settentrionale,
di circolazione del rame delle Alpi, diventano il princi- caratteristiche qualitative delle case, anche se a Fondo del xii secolo a.C. – in significativa ma forse casuale in L’antica età del bronzo in Italia, a cura di D. Cocchi Genik, Firenze 1996,
pp. 199-228.
pale terminal dei traffici micenei nell’Alto Adriatico e Paviani la distribuzione segregata delle ceramiche mice- concomitanza con la grande crisi che, proprio negli stessi 4
Martinelli, Dendrocronologia delle palafitte …, cit.
stabiliscono con il partner egeo un rapporto che sempre nee potrebbe adombrare l’esistenza di differenze di rango anni, investe il Mediterraneo orientale – la civiltà delle 5
Balista, Leonardi, Gli abitati di ambiente umido…, cit.
più risulta connotarsi non solo in termini di scambio di tra i diversi settori del sito – si nota sul piano funerario e, terramare, proprio nel momento del suo apogeo, entra
6
C. Balista, G. Leonardi, Le strategie d’insediamento tra ii e inizio i millennio
a.C. in Italia settentrionale centro-orientale, in Le comunità della preistoria ita-
oggetti di pregio ed exotica – i pregiati vasi dipinti e gli soprattutto, a livello cultuale. Con il passaggio al bronzo però in crisi e collassa. Il crollo del sistema terramari- liana. Studi e ricerche sul Neolitico e le età dei metalli, atti della xxxv Riunione
ornamenti in faïence e vetro – , ma, come dimostrato recente, infatti, nella necropoli di Olmo di Nogara, alla colo è certamente da imputare a una pluralità di cause Scientifica dell’iipp (Lipari, 2-7 giugno 2000), 2003, pp. 159-171.
7
C. Balista, A. De Guio, Ambiente ed insediamenti dell’età del bronzo nelle
dalla produzione locale di alcune delle ceramiche che cessazione, tanto repentina quanto totale, del costume che si concatenano in un inarrestabile effetto domino: Valli Grandi Veronesi, in Le terramare. La più antica civiltà padana, catalogo
rappresentano la principale spia della presenza micenea di seppellire i capi guerrieri con le loro armi – cessazione l’incapacità sociale di gestire un crescente incremento della mostra, a cura di M. Bernabò Brea, A. Cardarelli, M. Cremaschi, Milano
in area, anche di forte interazione e, forse, integrazione26 che non corrisponde a una crisi dell’élite dominante, demografico in un territorio ormai ipersfruttato – che, 1997, pp. 137-160.
8
C. Balista, P. Bellintani, Canàr di S. Pietro Polesine. Ricerche archeoambientali
[fig. 3]. Che cosa importassero i mercanti egei nei ricchi ma, al contrario, a una sua progressiva ma netta separa- peraltro, probabilmente, subisce un periodo di sicci- sul sito palafitticolo, Quaderni di Padusa, 4, 1998.
siti della pianura veneta non è ancora del tutto chiaro: zione dalla comunità di villaggio, in quanto, ora, come tà – creano una situazione così negativa che in poco 9
G. Leonardi, Note sul popolamento del territorio bellunese tra Neolitico ed Età
del bronzo/Anmerkungen zur besiedlung des Territoriums um Belluno zwischen
vasellame pregiato e ornamenti, come si è detto, ma, ve- dimostrato dal deposito votivo di Corte Lazise, poco a tempo, appunto, l’intero sistema collassa. Ma, di fatto, dem Neolithikum und Bronzezeit, in Il popolamento delle Alpi nord-orientali tra
rosimilmente, soprattutto vino, olio, essenze profumate Nord di Fondo Paviani28, le armi e i beni di lusso dei capi la causa principale del crollo della civiltà delle terramare Neolitico ed Età del bronzo/Bevoelkerung-und Besiedlungsgeschichte in den Nord-
e altre merci di lusso difficilmente riconoscibili a livello defunti vengono donati alle acque in luoghi deputati ed è da identificare nella intrinseca fragilità e nelle criticità Ost-Alpen zwischen Neolithikum und Bronzezeit, Progetto Interreg iiia Austria
(ven332007), a cura di G. Leonardi, Verona 2004, pp. 71-101.
archeologico. Quello che essi cercavano in area veneta è esclusivi – fa riscontro la nascita di un secondo nucleo interne che essa, proprio per la sua complessità e specia- 10
G. Leonardi, Il capo, il sole e il villaggio. Spunti interpretativi sul rapporto
invece ormai chiarissimo: l’ambra del Baltico. Fin dalle funerario, distinto da quello che ospitava le sepolture lizzazione, aveva progressivamente sviluppato32. tra iconografia e ideologia sociale dall’età del rame alla media età del bronzo, in
giovanni leonardi, michele cupitò il veneto tra bronzo antico e bronzo recente
l’età del bronzo finale
Giulia Fogolari e il suo “repertorio… prediletto e gustosissimo”. Aspetti di cultura zur Denkmalpflege in Südtirol, vi, a cura di L. Dal Rì, P. Gamper, H. Steiner,
figurativa nel Veneto antico, convegno di studi, Archeologia Veneta, c.s. pp. 274-291.
11
C. Balista, G. Leonardi, Le strategie d’insediamento …, cit. 22
Cardarelli, The collapse of the Terramare…, cit.
A. Atzori, V. Fausti, G. Leonardi, A. Morandi, Alcune dinamiche di Popo- Balista, De Guio, Ambiente ed insediamenti…, cit.; M. Cupitò, G. Leonardi,
nell’area veneta
12 23
lamento nella pianura veronese tra Bronzo antico e Bronzo recente, in Papers in Fondo Paviani, in Ambra per Agamennone. Indigeni e Micenei tra Adriatico,
Italian Archaeology vi, Communities and Settlements from the Neolithic to the Ionio ed Egeo, catalogo della mostra, a cura di F. Radina, G. Recchia, Bari
Early Medieval Period, atti della vi conferenza di Archeologia Italiana, a cura di 2010, pp. 160-163. elodia bianchin citton, anna maria bietti sestieri
P. Attema, A. Nijboer, A. Zifferero, BAR international Series 1452 (ii), Oxford 24
G. Leonardi, Fusaiole “in forma di vaso” e produzioni femminili nella protosto-
2005, pp. 613-624. ria: un problema aperto, in La lana nella Cisalpina romana. Economia e società,
13
Le Terramare. La più antica civiltà padana, catalogo della mostra, a cura di Studi in onore di Stefania Pesavento Mattioli, atti del convegno, a cura di M.S.
M. Bernabò Brea, A. Cardarelli, M. Cremaschi, Milano 1997; A. Cardarelli Busana, P. Basso, Antenor Quaderni, 27, Padova 2012, pp. 339-351.
The collapse of the Terramare Culture and growth of new economic and social 25
G. Carancini, R. Peroni, La koiné metallurgica, in Le Terramare. La più gli aspetti dell’insediamento lagune dell’Adriatico. All’interno dei comparti territoria-
systems during the Late Bronze Age in Italy, in Le ragioni del cambiamento. antica civiltà padana, catalogo della mostra, a cura di M. Bernabò Brea, A.
“Nascita”, “Declino” e “Crollo” delle società tra fine del iv e inizio i millennio Cardarelli, M. Cremaschi, Milano 1997, pp. 595-601. li individuati, di notevole rilievo fu, per le scelte insedia-
a.C., atti del convegno internazionale (Roma, luglio 2006), Scienze dell’Anti- 26
M. Cupitò, Micenei in Italia settentrionale, in Le grandi vie della civiltà, ca- Il xii secolo a.C. rappresenta per le regioni nordorien- tive, la rete idrografica sia dei fiumi alpini sia di quelli
chità, 15, Roma 2010, pp. 449-520. talogo della mostra, a cura di F. Marzatico, R. Gebhard, P. Gleirscher, Trento
14
C. Balista, G. Leonardi, Le strategie d’insediamento …, cit.; L. Salzani, G. 2011 pp. 193-197.
tali della Penisola italiana un periodo di importanti di risorgiva; seppure a livello generale, possiamo ritenere
Chelidonio, Abitato dell’età del bronzo in località “I Camponi” di Nogarole Rocca, 27
L. Salzani, Campestrin di Grignano Polesine (Rovigo), in Le grandi vie della cambiamenti culturali, ai quali seguirono nuovi assetti che nel bronzo finale-inizi dell’età del ferro il sistema
in «Padusa», xxviii, 1992 pp. 53-86; Povegliano: l’abitato dell’Età del bronzo della civiltà, a cura di F. Marzatico, R. Gebhard, P. Gleirscher, catalogo della mostra, territoriali e demografici. Nel corso della prima metà insediativo del Veneto occidentale fu imperniato prin-
Muraiola, a cura di B. Belemmi, L. Salzani, G. Squaranti, Villafranca 1997. Trento 2011, pp. 429-430.
15
F. Mezzena, Le scodelle decorate di Barche di Solferino (Mantova), «Bullettino 28
L. Salzani, L’area votiva di Corte Lazise a Villa Bartolomea (Verona). Nuovi dello stesso secolo, nella fase finale del bronzo recente, cipalmente sul sistema idrografico Adige-Tione-Tartaro,
di Paletnologia Italiana», N.S. xvii, 75, 1966, pp. 111-142. rinvenimenti e considerazioni generali, in “...ut... rosae... ponerentur”, Scritti di era avvenuto il crollo pressoché generalizzato del sistema quello del Veneto centrale sui fiumi Astico, Bacchiglione
16
M. Cupitò, E. Dalla Longa, Cultural interaction (and integration?) phenom- Archeologia in ricordo di Giovanna Luisa Ravagnan, in «Quaderni di Archeolo- insediativo dell’area terramaricola a sud del Po con il e Brenta; quello del Veneto orientale sul Piave-Sile, ma
ena between the Terramare world and peninsular Italy in the Middle Bronze Age. gia del Veneto», serie speciale 2, pp. 25-34.
The pottery point of view, in Cultural mobility in Bronze Age Europe, atti del 29
L. Salzani, Nogara. Rinvenimento di un ripostiglio di bronzi in località Pila persistere di scarse attestazioni abitative nell’area appen- anche sul Livenza e Lemene. Il polo demografico del Po-
convegno internazionale, Aarhus University (Denmark), c.s. del Brancón, in “Quaderni di Archeologia del Veneto”, x, pp. 83-94; L. Salza- ninica1; nei territori a nord del Po e nel Veneto in par- lesine si attestò sostanzialmente lungo l’asse di un antico
17
M. Cupitò, La necropoli dell’età del bronzo di Povegliano Veronese. Ri- ni, Nogara. Nuovi dati sul ripostiglio della Pila del Brancón, in «Quaderni di
lettura dei dati e nuove ipotesi interpretative a quarant’anni dalla revisione Archeologia del Veneto», xiv, 1998 pp. 66-71. ticolare, la crisi risultò meno generalizzata con la tenuta ramo del Po (il cosiddetto Po di Adria).
peroniana, in Studi di Protostoria in onore di Renato Peroni, Firenze 2006, 30
Bagolan, Leonardi, Il Bronzo finale nel Veneto…, cit; Cupitò, Leonardi, La principalmente dei comparti pedemontani e collinari Nell’area benacense il centro metallurgico di Peschiera,
pp. 30-41. necropoli di Olmo di Nogara…, cit. e dell’areale berico-euganeo, forse perché caratterizzati particolarmente attivo nel bronzo recente, perdurò anche
18
L. Salzani 2005 (a cura di), La necropoli dell’età del bronzo all’Olmo di Nogara, 31
R. Peroni, Culti, comunità tribali e gentilizie, caste guerriere e figure di eroi
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 2a serie, Sez. Scienze e principi nel II millennio in Italia tra Europa centrale ed Egeo, in Guerrieri da un’economia di maggiore autosufficienza rispetto al nelle fasi iniziali del bronzo finale continuando probabil-
dell’Uomo, 8. Principi ed Eroi fra il Danubio e il Po dalla Preistoria all’Alto Medioevo, catalogo sistema terramaricolo planiziario2. Si trattò complessi- mente a interagire, almeno fino agli inizi dell’xi secolo
19
M. Cupitò, G. Leonardi, La necropoli di Olmo di Nogara e il ripostiglio della mostra, a cura di F. Marzatico, P. Gleirscher, Trento 2004, pp. 161-173.
di Pila del Brancón. Proposte interpretative sulla struttura e sull’evoluzione 32
Cardarelli, The collapse of the Terramare…, cit.; G. Leonardi, Le premesse
vamente di un cambiamento culturale radicale con la a.C., con alcuni dei grandi insediamenti arginati delle
sociale delle comunità della pianura veronese tra Bronzo medio e Bronzo re- alla formazione dei centri protourbani nel Veneto, in Le ragioni del cambiamento. piena affermazione, già agli inizi dell’xi secolo a.C., di Valli Grandi Veronesi (Fondo Paviani presso Legnago,
cente, in Papers in Italian Archaeology vi, Communities and Settlements from the “Nascita”, “Declino” e “Crollo” delle società tra fine del iv e inizio i millennio una facies archeologica protovillanoviana (definita anche Lovara di Villabartolomea)3. Tuttavia la nota necropoli
Neolithic to the Early Medieval Period, atti della vi Conferenza di Archeologia a.C., atti del convegno internazionale (Roma, 2006), Scienze dell’Antichità,
Italiana, a cura di P. Attema, A. Nijboer, A. Zifferero, BAR international Series 15, Roma 2010, pp. 547-562. Protovillanoviano padano) in un territorio che nella di Garda-via San Bernardo – le cui tracce dell’abitato
1452 (ii), Oxford 2005, pp. 143-155. 33
Bagolan, Leonardi, Il Bronzo finale nel Veneto…, cit; M. Cupitò, E. Dalla piena età del bronzo finale risulterà solo in parte disco- sono state individuate sulla sommità della Rocca Vecchia
20
E. Bianchin Citton, L. Malnati, Reperti bronzei protostorici dai fiumi veneti: Longa, V. Donadel, G. Leonardi, Resistances to the 12th century BC crisis in
offerte votive, contesti funerari o ripostigli?, in Orizzonti del sacro. Culti e santua- the Veneto region: the case studies of Fondo Paviani and Montebello Vicentino,
starsi dagli attuali limiti amministrativi regionali. La – attesta la nascita nell’area benacense, già nel corso del
ri antichi in Altino e nel Veneto orientale, atti del convegno (Venezia, 1-2 dicem- in Collapse or Continuity? Environment and development of Bronze Age human maggior parte degli studiosi è infatti ormai concorde nel x secolo a.C., di un nuovo importante polo demografico
bre 1999), a cura di G. Cresci Marrone, M. Tirelli, Roma 2001 pp. 197-223. landscape, in Socio-environmental dynamics over the last 12.000 years: the cre- ritenere che proprio i secoli del bronzo finale (seconda che persisterà fino agli inizi dell’età del ferro, tra ix e
21
M. Bagolan, G. Leonardi, Il Bronzo finale nel Veneto, in Il Protovillanoviano ation of landscape ii, atti del workshop internazionale, a cura di J. Kneisel, W.
al di qua e al di là dell’Appennini, atti della Giornata di Studio (Pavia, 17 Kirleis, M. Dal Corso, N. Taylor, V. Tiedtke, Bonn 2012, pp. 71-83. metà xii-x secolo a.C.) e quelli iniziali dell’età del ferro viii secolo a.C.4.
giugno 1995), a cura di M. Harari, M. Pearce, Como 2000, pp. 15-46; G. 34
Cupitò, Leonardi, Fondo Paviani..., cit. (ix-viii secolo a.C.) corrispondano alla fase formativa I comparti collinari e montani della Lessinia veronese,
Leonardi, Le problematiche connesse ai siti d’altura nel Veneto tra antica età 35
M. Cupitò, G. Leonardi, Il mondo terramaricolo nord-padano prima e dopo dell’ethnos dei Veneti antichi, popolazione che abiterà la dopo l’intensa frequentazione durante il bronzo recente
del bronzo e Romanizzazione, in Höhensiedlungen der Bronze - und Heisenzeit. “la crisi del xii secolo a.C.”. Il Caso studio di Fondo Paviani-Legnago (Verona), in
Kontrolle der Verbindungswege über die Alpen - Abitati d’altura dell’età del bonzo Preistoria e Protostoria dell’Emilia Romagna, atti della xlv riunione scientifica nostra regione nell’età del ferro.. e l’iniziale tenuta agli inizi del bronzo finale, registraro-
e del ferro. Controllo delle vie di comunicazione attraverso le Alpi, Forschungen dell’Istituto Italiano di Preistoria e Preistoria (Modena, 26-31 ottobre 2010), c.s. Il sistema insediativo complessivo che possiamo deline- no un progressivo calo numerico, con la persistenza dei
are per i secoli del bronzo finale e degli inizi dell’età del siti significativamente posti nelle zone di confine con
ferro (seconda metà xii-ix secolo a.C.) del Veneto si basa l’areale trentino della cultura Luco-Meluno (come ad
su fonti archeologiche assai disomogenee, rappresentate esempio monte Castejon di Colognola ai Colli) e con
principalmente da recuperi di superficie, da scavi di la nascita di altri siti posti a controllo della valle dell’A-
modesta entità e, solo in casi assai limitati, da indagini dige (monte Rocca di Rivoli, Breonio, monte Tesoro,
sistematiche su areali alquanto significativi. Per tracciare Tre Punte di Prealta), principale via di comunicazione
le linee generali di tale sistema di popolamento è inoltre verso le risorse minerarie delle aree alpine e transalpine5.
necessario ricordare prioritariamente i comparti geogra- Ma è nella bassa pianura veronese che già agli inizi del
fici che caratterizzano il Veneto, dalle zone alpine e preal- bronzo finale si formarono nuovi, estesi insediamenti
pine alla pianura padano-veneta orlata dalle coste e dalle il cui arco di vita perdurò anche oltre, nei primi secoli
giovanni leonardi, michele cupitò l’età del bronzo finale nell’area veneta
dell’età del ferro: Sabbionara di Veronella, Copi Romani abitativo assai vitale iniziato nel Neolitico11. Anche il
e Coazze di Gazzo Veronese, Oppeano, Baldaria di Co- comparto collinare del Vicentino registra nel corso del
logna Veneta, Crosare di Bovolone, Perteghelle di Cerea, bronzo finale una buona tenuta del proprio assetto de-
Lovara di Villabartolomea ecc.6. È inoltre un dato ormai mografico con la persistenza prevalentemente dei siti di
acquisito che durante il bronzo finale anche il territorio testata rivolti verso la pianura (monte Calvarina, monte
transpadano tra Oglio e Mincio fece parte della stessa Madarosa, monte Crocetta, monte Parnese, Montebello,
facies archeologica attestata nelle contermini aree del Montecchio, Costabissara-Pignare) e di quelli posti a
Veneto occidentale; lo attestano i complessi archeologici controllo delle vie fluviali anche minori, di cui citiamo
noti per gli abitati di Ponte San Pietro di Calcinato e per importanza la Val d’Astico (Santorso-monte Sum-
Casalmoro con la relativa necropoli di Fontanella Man- mano, Bostel di Rotzo). Le motivazioni di una elevata
tovana7. Tuttavia, piuttosto che con il contiguo sistema stabilità del comparto territoriale altovicentino sono
insediativo veronese, i centri della Lombardia orientale forse da ricercare, più che negli assetti insediativi del-
sembrarono interagire, attraverso l’idrovia del Po, con la pianura vicentina, nell’attivazione dell’interscambio
il polo insediativo e produttivo del Polesine. Qui, una economico con le popolazioni dei vicini territori della
concentrazione particolarmente rilevante di siti si rileva cultura Luco-Meluno, incentrato soprattutto sui prodot-
lungo l’asse dell’estinto “Po di Adria”, di cui Frattesina fu ti della metallurgia12. A presidio dello sbocco in pianura
il centro egemone, con un arco di vita che ebbe inizio nel del fiume Brenta sorse, pure nell’alto Vicentino, il sito
corso del xii secolo a.C. e perdurò fino agli inizi dell’età di lunga durata (seconda metà xii-inizi viii secolo a.C.)
del ferro. Altri importanti abitati, in parte o del tutto di San Giorgio di Angarano presso Bassano del Grappa,
coevi a Frattesina, furono, nell’area del delta padano, Vil- il cui ruolo dovette essere centrale anche per i siti della
lamarzana, Mariconda di Melara, Trecenta, Saline di San fascia pedemontana trevigiana (Asolo, Vidor-Col Castel-
Martino di Venezze, Gognano8 e quelli, di più recente lon, Cordignano-Col Castelir), almeno per i secoli del
scoperta, di Campestrin di Grignano9 e Adria-via Amo- pieno bronzo finale (xi-x secolo a.C.), ai quali dovette
laretta. Lungo il medio corso del paleo-Adige si forma- essere collegato da una pista terrestre pedecollinare13. Di [1.]
rono, nell’area euganea, gli estesi abitati di Montagnana- notevole interesse è stata l’esplorazione a San Giorgio di
Borgo San Zeno, Este-Borgo Canevedo e Monselice-Tre Angarano di un piccolo settore dell’insediamento con
Scalini; la loro economia di sussistenza beneficiò delle ri- abitazioni di “tipo seminterrato” poste sulle ultime pro-
sorse minerarie (trachite) e silvo-pastorali dei vicini Colli paggini del monte Castellaro.
Euganei, anch’essi in parte stabilmente insediati (monte La pianura vicentina e parte dell’alta pianura padovana
Lozzo, monte Obieso), ma soprattutto della presenza risulterebbero nel bronzo finale-inizi età del ferro al-
di un fiume alpino con sbocco direttamente nel mare quanto spopolate, con testimonianze insediative minori
Adriatico, attraverso il quale venivano veicolati i prodotti lungo il sistema fluviale Bacchiglione-Brenta14.
della metallurgia dell’area alpina. Il polo insediativo eu- Il sistema insediativo del Veneto nordorientale fu imper-
ganeo risulterà assai vitale e di rilevante importanza per i niato su una fitta rete idrografica rappresentata dal basso
successivi assetti demografici con la nascita, nel corso dei corso del fiume Piave e dai numerosi fiumi di risorgiva, di
primi secoli dell’età del ferro, del centro veneto di Este. cui ricordiamo per importanza il Sile. I centri più impor-
Per tutto il bronzo finale e i primi secoli dell’età del ferro tanti, che avranno inizio nel bronzo finale e perdureranno
il ruolo egemone sarà comunque esercitato dal polo di senza soluzione di continuità nell’età del ferro, sono
Montagnana-Borgo San Zeno10. Di questo insediamen- Treviso, posto alla confluenza del Sile con il Botteniga e [2.] [3.]
to, sorto su un’alta terrazza posta sulla destra idrografica Oderzo, quest’ultimo posto su un ramo del Monticano15. 1. Piattaforme di lavorazione della
dell’Adige, conosciamo ora l’estensione complessiva pari Indagini di scavo condotte in più settori del centro urba- ceramica in corso di scavo, Montagnana,
a circa sessanta ettari, la disposizione delle abitazioni in no di Treviso hanno consentito di documentare come i Borgo San Zeno
veri e propri quartieri e gli impianti produttivi per la piccoli quartieri abitativi posti sui dossi più elevati (piazza
2. Tomba n. 437; urna biconica con 3. Tomba n. 437; vasetto di corredo
lavorazione della ceramica [fig. 1]. Sant’Andrea) si siano estesi progressivamente alle bassure raffigurazione di scena di caccia resa a con decorazione a cordicella impressa
Il vicino areale berico, con le zone umide delle valli di umide del Sile (piazza San Pio x) che venivano preventi- cordicella impressa (fine x-ix secolo a.C.), e borchie di bronzo (fine x-ix secolo a.C.),
Fimon, concluderà proprio durante gli ultimi secoli del vamente bonificate con “cassoni di fondazione” formati da necropoli di Desmontà (Veronella, necropoli di Desmontà (Veronella,
ii millennio a.C. con il sito di Fimon-Capitello un ciclo tronchi di quercia e sfasciume ligneo16. Albaredo d’Adige) Albaredo d’Adige)
elodia bianchin citton, anna maria bietti sestieri l’età del bronzo finale nell’area veneta
Su un entroterra protetto e solcato dal fiume Sile, ai consentì di rilevare che le singole sepolture, munite
margini della laguna nord di Venezia, sorse l’abitato verosimilmente in origine di segnacoli sopra terra, for-
del bronzo finale di Altino-I Marzi17. Anche l’approdo mavano quattro circoli intervallati da aree vuote, i quali
perilagunare di Caorle-San Gaetano, sorto in prossimità furono in uso nello stesso tempo verosimilmente da
dello sbocco in laguna del fiume Livenza, persistette fino parte di altrettanti gruppi di popolazione uniti da legami
a una fase iniziale del bronzo finale, quando la sua fun- di tipo parentale21. Inoltre, sulla base delle annotazioni
zione di tramite degli scambi dalle coste adriatiche verso riportate dai giornali di scavo, fu possibile rilevare, per
la retrostante pianura veneto-friulana fu assunta dal la prima volta, la compresenza di tombe con cinerario
vicino centro di Concordia Sagittaria, da dove proviene fittile (n. 84 circa) e di altre (n. 24 circa) i cui resti della
il più antico frammento di ceramica di tipo danunio cremazione e gli oggetti del corredo erano stati deposti
finora rinvenuto nelle regioni adriatiche nordorientali dentro contenitori in materiali organici deperibili (tessu-
(cat. 5.1)18. to, legno ecc.). A seguito di indagini di scavo della fine
Anche la Val Belluna fu interessata fin dagli inizi del del Novecento sappiamo che la necropoli era separata
bronzo finale da una ripresa del popolamento che ebbe da un piccolo corso d’acqua a carattere torrentizio (il
[5.] come esito la formazione, nel corso del x secolo a.C., di Siloncello) dall’abitato, che si estendeva sui vicini pendii
un sistema di abitati fortificati d’altura posti su entrambi terrazzati del monte Castellaro.
i versanti idrografici della valle del Piave (Limana-monte Della necropoli di Fontanella Mantovana conosciamo
San Pietro in Tuba, Sedico-Noal, San Gregorio nelle l’ubicazione su un antico terrazzo posto alla confluenza
Alpi-Suppiane e Castel de Pedena)19. Scavi in estensione del fiume Oglio con il Gambara; assai scarni sono invece
condotti a Castel de Pedena hanno messo in luce le i dati di scavo forniti nella sua relazione dal Locatelli,
cortine murarie difensive del sito e, al contempo, l’inter- che a più riprese la indagò tra il 1888 e il 1892, portando
scambio culturale con la finitima cultura Luco/Meluno, alla luce un numero di sepolture non inferiore alla cin-
testimoniata dai tipici boccali monoansati decorati a quantina22. Per le due necropoli sopra ricordate l’ambito
falsa cordicella20. cronologico di riferimento viene indicato tuttora tra il
bronzo finale e i primi secoli dell’età del ferro (xi-inizi
viii secolo a.C.).
gli aspetti funerari Per la necropoli di Garda (scavi 1964), verosimilmente
di minori dimensioni (circa 19 tombe), i dati di scavo,
[4.] [6.] Fino agli anni settanta del Novecento la facies arche- seppure scarni, consentirebbero di ritenere che essa fosse
ologica protovillanoviana fu documentata in Veneto costituita da due settori, corrispondenti rispettivamente
pressoché esclusivamente da testimonianze funerarie; a un nucleo di tombe con urne fittili e a un tumulo in
nella letteratura specialistica si faceva riferimento prin- terra con più sepolture prive di cinerario, ma con ric-
4. Tomba n. 437; ipotesi ricostruttiva cipalmente alle necropoli di Fontanella (Casalromano, chi corredi di bronzi23. Complessivamente le sepolture
di collana con saltaleoni in bronzo e perle provincia di Mantova), di San Giorgio di Angarano abbracciano un arco cronologico compreso tra x e inizi
d’ambra (fine x-ix secolo a.C.), (Bassano del Grappa) nell’alto Vicentino e di Garda dell’viii secolo a.C.
necropoli di Desmontà (Veronella,
nell’alto Veronese. Il rituale funerario dell’incinerazione Tra i sepolcreti di rilevante interesse va segnalato quello
Albaredo d’Adige)
e la tipologia delle sepolture, costituite dall’urna con di Desmontà di Veronella pertinente al vicino abitato di
5. Tomba n. 437; fibula ad arco relativo vaso di copertura deposti all’interno di pozzetti Sabbionara, nella pianura veronese, e oggetto di indagini
semplice ritorto in bronzo dalla quale posti gli uni vicini agli altri, sembravano accomunare di scavo sistematiche a partire dagli anni ottanta del No-
pende una catenella in bronzo queste necropoli venete a quelle dell’area transalpina, vecento; su un’area alquanto estesa (circa 120.000 metri
(fine x-ix secolo a.C.), necropoli di così da essere attribuite per lungo tempo ai “popoli dei quadrati), le tombe di diversa tipologia (con ossuario
Desmontà (Veronella, Albaredo d’Adige) campi d’urne”. L’uniformità della tipologia delle tombe fittile e in materiali deperibili) erano raggruppate in
e l’interpretazione alquanto semplificata dello sviluppo piccoli nuclei di diversa entità, distanziati tra di loro
6. Tomba n. 437; rotella con raggi
in piombo con funzione di fusaiola di questi sepolcreti risultò, a una loro successiva revisione secondo moduli spaziali diversificati. I dati di scavo e lo
(fine x-ix secolo a.C.), necropoli scientifica, assai più articolata. L’esame della planime- studio complessivo dei contesti tombali (circa 450) con-
di Desmontà (Veronella, Albaredo tria del sepolcreto di San Giorgio di Angarano, redatta sentiranno certamente di correlare disposizione spaziale
d’Adige) dell’assistente Antonio Nicolussi (scavi anni 1926-1927), e organizzazione sociale della comunità di riferimento24
elodia bianchin citton, anna maria bietti sestieri l’età del bronzo finale nell’area veneta
nell’ambito di un ampio excursus cronologico che ab- località Prà e della Nuova Casa di Ricovero in via Prà: Polesine, Rovigo), esteso per alcune decine di ettari, alcali misti (Low Magnesium, High Potassium, lmhk),
braccia l’età del bronzo finale, anche nei suoi aspetti esse confermano la presenza di numerosi, piccoli sepol- presso la sponda meridionale del Po di Adria, un antico probabilmente un adattamento locale a una tecnologia
iniziali, e i primi secoli dell’età del ferro (figg. 2-6). creti con tombe singole sempre alquanto distanziate ramo del Po oggi scomparso33. Il territorio complessivo elaborata e trasferita in Italia dal Mediterraneo orientale
Le testimonianze funerarie più rilevanti provengono tra di loro posti in prevalenza ai limiti dell’abitato di interessato dal sistema si sviluppa nelle aree di pianura a nel corso dell’età del bronzo. La lavorazione locale è do-
comunque dalle necropoli di Fondo Zanotto e di Narde Canevedo e in prevalenza a sud del corso dell’Adige28; Sud dei Colli Euganei, attraversate dall’Adige e dal Tar- cumentata da crogioli per la fusione, scarti di lavorazione
afferenti all’insediamento di Frattesina di Fratta Polesi- solo le ultime scoperte attesterebbero un piccolo nucleo taro, con un confine naturale segnato dal corso del Po, e e oggetti semilavorati, e da migliaia di perle, dalle più
ne, che sembrerebbero precisarne l’excursus cronologico di tombe, segnalate sopra terra da cippi anepigrafi in tra- comprende l’abitato di Villamarzana, con una estensio- semplici (perline ad anello di vetro blu) a tipi complessi
tra xii e ix secolo a.C. Ubicate rispettivamente a sudest chite, anche in località Meggiaro, in una zona posta tra ne calcolata in circa 65 ettari, e alcuni nuclei minori34. in vetro di colori diversi, con inserti di pasta a contrasto.
(fondo Zanotto) e, oltre il fiume, a nordest dell’abitato le ultime propaggini collinari degli Euganei e la sponda L’estensione del territorio caratterizzato dalla presenza Perle dei tipi documentati a Frattesina, e con composi-
(Narde i e ii), queste necropoli hanno in comune la nord dell’antico corso dell’Adige (dati inediti). consistente di aree produttive era ancora maggiore, come zione ad alcali misti, compaiono in contesti italiani ed
disposizione su ampie superfici con zone prive di tom- Per quanto attiene al Veneto nordorientale, a fronte di indica la recente scoperta del sito di Campestrin di Gri- europei fra età del bronzo finale e prima età del ferro, e
be intervallate ad altre con fitti raggruppamenti; come una notevole mole di dati relativi gli abitati, pressoché gnano Polesine35, circa 10 chilometri a nordest di Frattesi- raggiungono anche l’Egeo.
già osservato per altre necropoli, allo stato attuale delle assenti sono, allo stato attuale delle ricerche, le testimo- na. Tracce meno consistenti di lavorazioni sono presenti Il corno di cervo è lavorato in quantità industriale41.
ricerche si ritiene che tali raggruppamenti riflettano i le- nianze funerarie. È stato quindi di rilevante importanza nella regione a Mariconda di Melara, Montagnana (dove Lo spettro dei manufatti è amplissimo, dai manici di
gami di parentela di un determinato gruppo, all’interno il rinvenimento, agli inizi di questo secolo, ad Altino è particolarmente sviluppata la produzione ceramica), strumenti metallici, ai morsi equini, agli strumenti da
del quale dovrebbero essere enucleate le singole unità in località Fornace di una tomba a incinerazione che Caorle36. La facies archeologica dell’età del bronzo fina- lavoro, agli ornamenti.
familiari. La specificità dell’area funeraria delle Narde, ri- conferma nella sua composizione (urna, scodella di le, che in questa parte della regione continua nella fase Il metallo è una delle principali materie prime di prove-
spetto ai sepolcreti finora esaminati in questa sede, è data copertura, corredo di una fibula in bronzo) e tipologia iniziale della prima età del ferro, indica un collegamento nienza esterna. Il bronzo arrivava prevalentemente sotto
comunque dalla presenza di un grande tumulo artificiale (pozzetto in nuda terra in parte riempito dalla terra di sistematico con la facies detta di Chiusi-Cetona, che ca- forma di lingotti. La forma tipica dei lingotti dell’età del
in sabbia (lunghezza circa 30 metri e altezza conservata rogo), la diffusione, a scala regionale, del medesimo rito ratterizza le regioni centrali della penisola, dalle Marche bronzo finale è il cosiddetto pane a piccone, e, per quan-
di circa 1 metro) con quattro livelli di tombe, ai quali va funerario29. all’Umbria e alla Toscana37. to riguarda gli strumenti, la paletta con immanicatura a
aggiunto un quinto livello nel suo settore centrale, per Nel rimandare per il rituale funerario al contributo di La concentrazione di attività produttive e di scambio cannone. La lavorazione locale è documentata a Frattesi-
un totale complessivo di circa 600 sepolture. Inoltre, Luciano Salzani in questo stesso volume, si desidera ri- nell’Italia nordorientale dipende dalla posizione strategi- na da almeno un centinaio di forme di fusione in pietra,
per la prima volta è stato possibile verificare, nell’ultima chiamare l’attenzione sulla pressoché totale assenza delle ca di questo territorio, fra l’Adriatico, corridoio naturale in parte edite42; inoltre, da almeno quattro ripostigli
campagna di scavo condotta alle Narde (2004-2005), un armi nei contesti funerari, ad eccezione delle tombe 168 fra l’Europa e il Mediterraneo, la pianura Padana, che si costituiti da frammenti di manufatti (ornamenti, stru-
limite strutturale della necropoli rappresentato da un e 227 con spada della necropoli delle Narde di Frattesina collega a est con il Friuli, le Alpi orientali e i Balcani set- menti, armi, pani a piccone e panelle piano-convesse),
grande argine25. e di quelle di più recente rinvenimento nella necropoli di tentrionali, e la valle dell’Adige, via di collegamento fra probabilmente destinati alla rifusione43. Ripostigli simili
Un comparto territoriale per il quale le nostre cono- Ponte Nuovo di Gazzo Veronese; queste ultime, databili l’Italia e l’Europa transalpina. Contatti con il Mediterra- compaiono a Montagnana e Villamarzana. Frattesina
scenze relative agli aspetti funerari sono alquanto sod- al ix secolo a.C., caratterizzate rispettivamente da una neo orientale sono documentati anche dalla presenza di partecipava a un sistema interregionale di distribuzione
disfacenti sono quelle relative all’area euganea. Per il spada ad antenne30, ma anche da giavellotti e punte di ceramica di tipo miceneo soprattutto iiic, e di ceramica del metallo44 che collegava l’area balcanica settentrionale,
centro di Montagnana Borgo-San Zeno, la necropoli lancia31, anticipano un costume funerario che entrerà in dipinta di produzione locale, negli abitati delle Valli il Friuli, la Francia meridionale e interna, e in Italia la
di maggiore dimensione si estendeva a sud dell’abitato, uso nella successiva età del ferro. Grandi Veronesi fra età del bronzo recente e finale38. Romagna, San Marino, le Marche e la Toscana meri-
oltre il corso dell’Adige, in località Ca’ Nogare, mentre [elodia bianchin citton] Il sito di Frattesina nasce probabilmente nell’età del dionale. Secondo Pearce45 il rifornimento di metallo di
un nucleo funerario minore è indiziato al margine nord- bronzo recente39, è all’apice dello sviluppo nell’età del Frattesina dipendeva inizialmente dai giacimenti alpini,
orientale dell’abitato, a nord di via Chisogno26. L’aspetto bronzo finale (circa xii-x secolo a.C.), e si esaurisce nel e più tardi dalla Toscana.
più rilevante è rappresentato comunque dalla presenza di il sito di frattesina. corso della fase iniziale dell’età del ferro (circa x-ix seco- Altri metalli, presenti a Frattesina in quantità ridotta,
sepolture a inumazione di individui di entrambi i sessi il sistema di produzione e gli scambi lo a.C.). Lo sviluppo di Villamarzana corrisponde alle comprendono ferro, oro, piombo.
e diversa età all’interno dell’abitato; solo in qualche caso fasi recenti di Frattesina. L’avorio di elefante, probabilmente proveniente dall’A-
è stato possibile cogliere appieno le motivazioni di tipo Nell’ età del bronzo recente (xiii secolo a.C. circa), nella La centralità di Frattesina è indicata dalla straordinaria frica settentrionale, veniva lavorato per la produzione
sociale e religioso che ne determinarono un seppellimen- pianura Padana meridionale ha inizio un sistema produt- consistenza delle produzioni, basate su materie prime sia di oggetti di ornamento o di prestigio, in particolare un
to anomalo. È questo il caso di una donna con neonato, tivo e di scambi senza precedenti noti in Italia e in Euro- locali sia esotiche: tutte le lavorazioni sono documentate tipo di pettine con rientranze laterali e dorso semicir-
inumata in posizione prona verosimilmente nello stesso pa. Una delle cause di questo sviluppo è probabilmente da centinaia o migliaia di pezzi, che comprendono mate- colare, prodotto anche in osso e corno, con confronti
luogo del decesso dopo il parto27. Per il centro di Este, la crisi delle Terramare, che fra l’età del bronzo media e ria prima, strumenti e attrezzature, scarti di lavorazione, in molti contesti italiani e nella necropoli di Enkomi a
alle note testimonianze ottocentesche e della prima metà recente costituivano nella pianura Padana centrale a sud manufatti finiti e semilavorati. Cipro46.
del Novecento dal fondo Lachini-Pelà, dai poderi Nazari del Po il più importante sistema di insediamento e di Vetro e corno di cervo sono le principali produzioni Di provenienza probabilmente simile sono alcuni fram-
e via Scarabello in località Morlungo, si aggiungono ora attività produttive dell’Italia continentale32. basate su materie prime locali. Il vetro di Frattesina40 menti di uovo di struzzo trovati in superficie.
quelle di rinvenimento più recente dal fondo Destro in Il centro del nuovo sistema è il sito di Frattesina (Fratta ha per la maggior parte una composizione cosiddetta ad L’ambra baltica era lavorata su larga scala, a partire dall’e-
elodia bianchin citton, anna maria bietti sestieri l’età del bronzo finale nell’area veneta
tà del bronzo recente, nel sito di Campestrin di Grigna- età postpalaziale (xii-xi sec.a.C.), a cura di E. Borgna, P. Cassola Guida, atti del santuario altinate: strutture del sacro a confronto e i luoghi di culto lungo la via 2004), Firenze 2006, pp. 1477-1531.
seminario internazionale (Udine 1-2 dicembre 2006), Roma 2009, pp. 257-271. Annia, atti del convegno (Venezia 4-6 dicembre 2006), Studi e ricerche sulla 41
F. Bellato, G.F. Bellintani, Dati per uno studio della tecnologia e tipologia dei
no Polesine47. Il materiale comprende migliaia di schegge 4
L. Salzani, La necropoli di Garda (Verona), in «BollMusCivStNatVerona», ii, Gallia Cisalpina, 23, Roma 2009, pp. 23-38. manufatti in corno e osso nell’abitato protostorico di Frattesina di Fratta Polesine,
di lavorazione, e perle semilavorate del tipo Tirinto, noto 1984, pp. 113-148. 30
De Marinis, Il confine occidentale del mondo proto-veneto…, cit, pp. 537-548. in «Padusa», xi, 1975, pp. 15-52.
in Italia continentale e in Sardegna, e presente anche nel
5
Leonardi, Le problematiche connesse… cit. 31
Età del Ferro…, cit., pp. 164-165, tombe nn. 5, 161. 42
A. Lefèvre-Leöerff, Les moules de l’âge du bronze dans la plaine orientale du
6
Età del Ferro, a cura di L. Salzani, in «Memorie del Museo Civico di Storia 32
M. Bernabò Brea, A. Cardarelli, M. Cremaschi, Terramare, la più antica Po: vestiges de mise en forme des alliages base cuivre, in «Padusa», xxviii, 1992,
Mediterraneo orientale48. Naturale di Verona», Preistoria Veronese. Contributi e aggiornamenti, ii, 5, civiltà padana, catalogo della mostra, Modena 1997. pp. 131-243.
La concentrazione di produzioni a Frattesina e nella 2002, pp. 157-215; M. Bagolan, G. Leonardi, Il Bronzo finale nel Veneto, in Il 33
Preistoria e protostoria del Polesine, in «Padusa», xx, 1-4 (volume monogra- 43
L. Salzani, Un nuovo ripostiglio di bronzi da Frattesina, in «Padusa», xxiii,
Protovillanoviano al di qua e al di là dell’Appennino, a cura di M. Pearce, M. fico), 1984; A.M. Bietti Sestieri, L’Italia nell’età del bronzo e del ferro, Roma 1987, pp. 319-231; L. Salzani, Fratta Polesine, il “ripostiglio n. 4” e altri reperti
regione circostante diminuisce al passaggio fra età del Harari, atti del convegno (Pavia 1995), Como 2000, pp. 15-46. 2010, pp. 186-198. da Frattesina, in «QdAV», xix, 2003, pp. 40-45.
bronzo finale e prima età del ferro. La fase iniziale di 7
R.C. De Marinis, Il confine occidentale del mondo proto-veneto/paleo-veneto dal 34
A. Consonni, L’abitato protostorico di Villamarzana, Rovigo. Nuovi dati e 44
E. Borgna, I ripostigli del Friuli, in L’età del Bronzo Recente in Italia, a cura di D.
questa età coincide con la fine dei siti di Frattesina e Bronzo finale alle invasioni galliche del 338 a.C., in Protostoria e Storia del “Ve- spunti per un’analisi cronologica e territoriale, in «Padusa», xliv, n.s., 2008, Cocchi Genick, atti del convegno (Camaiore 2000), Viareggio 2004, pp. 90-100.
netorum Angulus”, atti del xx convegno di studi etruschi e italici (Portogruaro- pp. 55-80, tav. 1. 45
M. Pearce, Bright blades and red metal, Accordia Specialist Studies on Italy,
Montagnana. Quarto d’Altino-Este-Adria, 16-19 ottobre 1996), Pisa-Roma 1999, pp. 511-564. 35
Salzani, Campestrin di Grignano… cit. London 2007.
L’evidenza di Frattesina e del territorio circostante docu- 8
P. Bellintani, Il medio Polesine tra la tarda età del bronzo e l’inizio dell’età del 36
Indagine archeologica e geosedimentologica in località Casa Zucca di S. Gae- 46
A.M. Bietti Sestieri, J. De Grossi Mazzorin, Importazione di materie prime
ferro, in Il Protovillanoviano al di qua e al di là dell’Appennino, a cura di M. tano di Caorle (Venezia), a cura di E. Bianchin Citton, in «QdAV», x, 1994, organiche di origine esotica nell’abitato protostorico di Frattesina (Rovigo), in
menta l’organizzazione e il funzionamento di un sistema Pearce, M. Harari, atti del convegno (Pavia 1995), Como 2000, pp. 47-84. atti del i convegno nazionale di archeozoologia (Rovigo 1993), in «Padusa»,
pp. 161-178.
produttivo complesso. Le funzioni riconoscibili sono: 9
L. Salzani, Campestrin di Grignano Polesine (Rovigo), in Le grandi vie della 37
Bietti Sestieri, L’Italia nell’età del bronzo…, cit., pp. 186-198. 1, 1995, pp. 367-370.
l’acquisizione sistematica di materie prime sia locali sia civiltà, catalogo della mostra, a cura di F. Marzatico, R. Gebhard, P. Gleirscher, 38
M. Cupitò, Micenei in Italia settentrionale, in Le grandi vie della civiltà, a 47
Salzani, Campestrin di Grignano… cit.
Trento 2011, pp. 429-430. cura di F. Marzatico, R. Gebhard, P. Gleirscher, catalogo della mostra, Trento 48
N. Negroni Catacchio, A. Massari, B. Raposso, L’ambra come indicatore
esotiche, con un’area di provenienza (diretta e indiretta) 10
Montagnana tra Bronzo finale e prima età del Ferro, a cura di E. Bianchin 2011, pp. 193-197. di scambi nell’Italia pre- e protostorica, in atti della xxxix riunione scientifica
che si estende dal Mediterraneo meridionale e orientale Citton, in “…presso l’Adige ridente”… Recenti rinvenimenti archeologici da 39
Bellintani, Il medio Polesine…, cit. dell’iipp (Firenze 2004), Firenze 2006, pp. 1439-1475.
al Baltico; un’attività intensa e capillare di trasformazio- Este e Montagnana, catalogo della mostra, a cura di E. Bianchin Citton, G. 40
P. Bellintani, I. Angelini, G. Artioli, A. Polla, Origini dei materiali vetrosi 49
A.M. Bietti Sestieri, L’età del Bronzo Finale nella penisola italiana, in «Padu-
Gambacurta, A. Ruta Serafini, Padova 1998, pp. 233-446. italiani: esotismi e localismi, in atti xxxix riunione scientifica iipp (Firenze sa», xliv, 2008, pp. 30-34.
ne delle materie prime, che produce un’ampia gamma 11
A. Broglio, L. Fasani, Le Valli di Fimon nella Preistoria, Vicenza 1975, figg.
di manufatti; la commercializzazione dei prodotti, con 40-41.
12
Leonardi, Le problematiche connesse…, cit., fig. 13.
una estensione che include il territorio italiano, con la 13
E. Bianchin Citton, Popolamento e culture del territorio tra Brenta e Musone
Sardegna e Lipari, e l’area adriatica, raggiungendo anche prima dell’avvento dei Romani, in Carta archeologica dell’agro centuriato di
le regioni transalpine e il Mediterraneo orientale; una Padova nord (Cittadella-Bassano), a cura di G. Ericani, M.T. Lachin, Bassano
del Grappa 2007, pp. 13-22.
direzione politica centralizzata, indicata dalla presenza 14
Padova preromana, catalogo della mostra, Padova 1976, pp. 81-82, tav. 6.
nella necropoli delle Narde di due sole tombe maschili 15
A. Ruta Serafini, C. Balista, Oderzo: verso la formazione della città, in Proto-
storia e Storia del ‘Venetorum Angulus’, cit., pp. 73-90.
con spada (227 e 168) su un totale di circa un migliaio 16
Alle origini di Treviso. Dal villaggio all’ abitato dei Veneti antichi, catalogo
di sepolture. della mostra, a cura di E. Bianchin Citton, Treviso 2004, pp. 34-36, 40-43.
Il primo ripostiglio trovato nell’abitato è un’associazione 17
E. Bianchin Citton, L’abitato del Bronzo finale e degli inizi dell’ età del ferro di
Portegrandi nella tenuta I Marzi, in Altino antica. Dai Veneti a Venezia, a cura
di manufatti che potrebbe essere un campionario dei di M. Tirelli, Venezia 2011, pp. 50-51.
prodotti del sito, comprendente pettini d’avorio, tipi 18
La protostoria tra Sile e Tagliamento. Antiche genti tra Veneto e Friuli, catalogo
della mostra, Padova 1996, pp. 175-303.
diversi di perle di vetro e di ambra, ornamenti di bronzo. 19
E. Bianchin Citton, Il popolamento del Bellunese dal Neolitico agli inizi dell’e-
Queste caratteristiche, specifiche di Frattesina, per ora tà del ferro. Nuovi dati, in «QdAV», xvi, 2000, pp. 23-31.
senza confronti in Italia, sembrano confermare l’ipote- 20
G. Leonardi, A. Angelini, E. Dalla Longa, V. Donadel, Il sito d’altura di
Castel de Pedena (S. Gregorio nelle Alpi): nuovi dati, in «QdAV», xxvi, 2010,
si di una presenza vicino orientale, che nella tarda età pp. 17-20.
del bronzo impianta nel nordest italiano un centro di 21
E. Bianchin Citton, I reperti della necropoli di San Giorgio di Angarano nel
produzione, trasformazione e scambio strutturalmente Museo Civico di Bassano del Grappa, Collezioni e Musei del Veneto, Roma
1982.
simile all’emporio fenicio di Huelva, sulla costa atlantica 22
L. Salzani, La necropoli dell’età del bronzo a Fontanella Mantovana, in «Prei-
dell’Andalusia, di poco più recente di Frattesina49. stAlp», 14, 1978, pp. 115-162.
23
Salzani, La necropoli di Garda… cit.
[anna maria bietti sestieri] 24
L. Salzani, Primi scavi nella necropoli dell’ età del Bronzo finale di Desmontà
di Veronella (Verona), in «PreistAlp», 20, 1984, pp. 211-216.
25
La fragilità dell’urna. I recenti scavi a Narde. Necropoli di Frattesina (xii-ix se-
1
A.M. Bietti Sestieri, Il territorio padano dopo le terramare, in Le Terramare. La colo a.C.), catalogo della mostra, a cura di L. Salzani, C. Colonna, Somma-
più antica civiltà padana, catalogo della mostra, a cura di M. Bernabò Brea, A. campagna 2010, pp. 296-304.
Cardarelli, M. Cremaschi, Martellago 1997, pp. 757-770. 26
Montagnana tra Bronzo finale…, cit., pp. 396-412.
2
G. Leonardi, Le problematiche connesse ai siti d’altura nel Veneto tra antica età 27
Este-Museo Nazionale Atestino, guida tematica, a cura di E. Bianchin Citton,
del Bronzo e romanizzazione, in Abitati dell’età del Bronzo e del Ferro. Controllo 4, Treviso 2012, p. 55.
delle vie di comunicazione attraverso le Alpi, a cura di L. Dal Ri, P. Gamper, H. 28
E. Bianchin Citton, Le origini di Este: da comunità di villaggio a centro veneto,
Steiner, Beni culturali in Alto Adige-Studi e Ricerche, vi, 2010, pp. 251-275. in Este preromana: una città e i suoi santuari, a cura di A. Ruta Serafini, Dosson
3
E. Bianchin Citton, Il Veneto tra Bronzo Recente e Bronzo Finale: popolamento 2002, pp. 89-103.
e aspetti socio-economici di un’area di cerniera tra l’Adriatico e l’Oltralpe, in 29
E. Bianchin Citton, Prima del santuario: la tomba del Bronzo filale, le
Dall’Egeo all’Adriatico: organizzazione sociale, modi di scambio e interazione in strutturev di tipo abitativo e artigianale della prima età del Ferro, in Altnoi. Il
elodia bianchin citton, anna maria bietti sestieri l’età del bronzo finale nell’area veneta
il veneto fra l’età del bronzo
Veronese, Sabbionara, Garda), quelle di Angarano
(Vicenza) e Fontanella Mantovana. Le ossa cremate
finale e il vii secolo a.c. erano deposte in urne per lo più di forma biconica,
di solito senza anse e con tipi diversi di decorazioni.
anna maria bietti sestieri, maurizia de min Anche gli ornamenti personali che accompagnavano il
defunto incinerato sono tipologicamente omogenei. Le
fibule più usate nell’età del bronzo finale, in genere di
piccole dimensioni e con una piccola staffa simmetrica,
l’età del bronzo finale e le fasi iniziali dell’età con i centri villanoviani di Bologna e Verucchio. In sono ad arco semplice decorato a incisioni, costolature
del ferro coincidenza con questo processo, il Veneto meridionale o noduli, e ad arco di violino più o meno rialzato, con
di pianura si stacca dalla tradizionale gravitazione verso una piegatura, o un occhiello, al di sopra della staffa.
Introduzione la penisola, e si collega invece alla parte orientale della Frequenti nell’abbigliamento maschile gli spilloni, in
Nel corso del ii millennio a.C. una fitta rete di contatti regione, al Friuli e alle regioni europee adiacenti a nord e quello femminile anelli di bronzo e monili di perle di
marittimi collegava le regioni orientali e centrali del nordest: Austria, Slovenia, Balcani settentrionali. Questi vetro, ambra e corno di cervo.
Mediterraneo. In questo contesto, per quanto riguarda dati generali ci indicano quindi che per la ricostruzione La struttura e l’organizzazione delle comunità sono
l’Italia nord-orientale, e in particolare il Veneto, erano degli sviluppi nel Veneto antico durante la tarda età basate sulla centralizzazione della decisione politica,
probabilmente ben noti l’esistenza del corridoio del bronzo e l’età del ferro è necessario prendere in un importante cambiamento che si afferma a partire
adriatico, via naturale di collegamento fra Mediterraneo considerazione anche il contesto italiano, europeo e dal passaggio fra età del bronzo recente e finale (circa
ed Europa, e il potenziale strategico delle regioni mediterraneo. 1200 a.C.). In tutte le necropoli viene osservato il divieto
che gravitavano sull’Adriatico settentrionale (il Caput rituale di deporre armi nelle tombe. Soltanto un numero
Adriae), per convogliare verso Oriente risorse provenienti Dall’età del bronzo finale agli inizi dell’età del ferro limitatissimo di uomini viene sepolto con un’arma, di
dall’Europa. Le tracce archeologiche di contatti con La facies archeologica specifica del Veneto antico nell’età solito rotta in più pezzi o deformata. Nella necropoli
il Mediterraneo orientale e con l’Egeo nella tarda età del bronzo finale si estende a ovest verso la Lombardia, delle Narde di Frattesina il ruolo sovraordinato dei due
del bronzo del Veneto comprendono la presenza di nei territori di Mantova e di Brescia, a est nel Friuli, soli uomini sepolti con una spada (tombe 168 e 227,
ceramica di tipo miceneo dagli abitati del Veronese, fino al Tagliamento. Alcuni dei principali complessi si cat. 1.5.3) su circa un migliaio di tombe, è indicato, dal [1.]
da Frattesina di Fratta Polesine e da Montagnana; a collocano lungo i fiumi maggiori: Casalmoro e Ponte corredo eccezionale della tomba 227, che comprende,
Frattesina compaiono anche indicazioni di collegamenti San Marco (Brescia) sul Chiese; nel Polesine il centro più fra l’altro, l’uso di oro nelle finiture della spada e
con Cipro e con il Levante1. importante, Frattesina, e i centri collegati, in particolare nell’abbigliamento [fig. 1].
La documentazione archeologica relativa al passaggio Villamarzana, si trovavano sulla sponda destra del Po La cultura materiale del Veneto immediatamente a
fra età del bronzo finale e la prima età del ferro, nei di Adria, che passava poco a nord del corso attuale nord del Po è molto simile a quella contemporanea
secoli intorno al 1000 a.C., ci permette di ricostruire un del Po. Nel Veronese nella fase più antica dell’età del delle regioni centrali della peninsola, dalla Toscana,
processo storico di grande rilevanza. Nell’età del bronzo bronzo finale si sviluppano fra l’Adige e il Tartaro nuovi all’Umbria, alle Marche (facies Chiusi-Cetona). Inoltre,
finale (xii-x secolo a.C.) la regione dei Veneti era collegata, siti, come Cavalzara, Sabbionara, Gazzo Veronese. Al nelle regioni centrali sono sistematicamente presenti
dal punto di vista sia culturale sia economico, alle regioni corso dell’Adige si collegavano anche gli insediamenti alcuni tipi di lingotti, strumenti e ornamenti tipici di
centro-settentrionali della penisola (Romagna, Marche, del Padovano: Montagnana / Borgo San Zeno, Este ÷ Frattesina. Queste somiglianze documentano l’esistenza
Umbria, Toscana). Nella fase iniziale della prima età del Canevedo2. Siti di altura sono noti sui Colli Euganei di una rete di collegamenti fra l’area veneta e la penisola,
ferro (x-ix secolo) si colloca la strutturazione dei grandi (monte Lozzo) e nel Vicentino (Montebello). Importanti che comprende la circolazione e lo scambio di materie
complessi villanoviani, cioè protoetruschi: si tratta del anche i siti in ambiente umido. Nella parte orientale prime e di manufatti. A questa rete limitata all’Italia
più importante processo storico di questa età, che avviene della regione nascono ora alcuni importanti centri che si aggiunge la distribuzione su un’area che va dalla
simultaneamente in molte regioni dell’Italia peninsulare, nell’età del ferro si svilupperanno su aree di decine di Sardegna al Mediterraneo orientale di ornamenti di
dall’Etruria propria (Toscana e Lazio settentrionale ettari, come Oderzo, Asolo, Montebelluna, Concordia. ambra e di vetro [fig. 2] che si collegano a Frattesina dal [2.]
attuale), al territorio di Perugia, a Fermo nelle Marche, La facies dell’età del bronzo finale è stata studiata, per punto di vista tipologico: in particolare, perle d’ambra 1. Tomba 227; corredo (x secolo a.C.),
necropoli delle Narde di Frattesina
alla Campania. Nello sviluppo di questo processo sono quanto riguarda la ceramica dagli abitati, soprattutto nei tipo Tirinto e perle di vetro con la composizione ad alcali
(Fratta Polesine, Rovigo)
presenti stimoli e probabilmente una qualche forma complessi di Frattesina e Montagnana. Più sistematico è misti specifica di Frattesina4.
di partecipazione diretta dal Mediterraneo orientale. stato lo studio delle necropoli, tutte a incinerazione3. Fra Nell’età del bronzo finale la regione dei Veneti sviluppa 2. Collane in pasta vitrea
Nelle regioni italiane settentrionali un processo analogo le più importanti, le due necropoli di Frattesina (Narde quindi un sistema efficiente e organizzato di acquisizione (xii-x secolo a.C.), Frattesina
e contemporaneo è lo sviluppo dell’Etruria padana, e Fondo Zanotto), le necropoli del Veronese (Gazzo e trasformazione di materie prime, e di attività di scambio (Fratta Polesine, Rovigo)
anna maria bietti sestieri, maurizia de min il veneto bf - vii secolo a.c.
dei prodotti, rivolta in primo luogo all’Italia peninsulare, secolo a.C. e ampiamente documentata da abitati e Concordia Sagittaria, Oderzo, San Gaetano di Caorle,
ma presente nella rete internazionale di scambi che necropoli. Il repertorio della cultura materiale ha una Altino (con inizio nel vii secolo); sviluppi analoghi
coinvolge ora tutta l’area mediterranea. La delega del fisionomia ben definita e organica, e si differenzia avvengono nella parte adiacente del Friuli (Palse di
potere politico a singoli capi riconosciuti dalle comunità nettamente sia dalla facies locale dell’età del bronzo Porcìa, Montereale Valcellina, Gradisca sul Cosa).
è una condizione essenziale per il funzionamento di finale, che abbiamo visto a Frattesina e Montagnana, Il sito maggiore, Oderzo, ha una estensione di circa
questo sistema nel centro principale, Frattesina, e nel con continuità nella fase Este i, sia dal villanoviano 50 ettari; dalla prima età del ferro sviluppa un sistema
territorio circostante. La frequenza di siti in posizione bolognese. Si tratta di un aspetto specifico del Veneto stradale che collega il Veneto centrale con il Caput
adatta alle comunicazioni a lunga distanza, e le tracce meridionale, ma le affinità e i collegamenti vanno ora Adriae. L’abitato ha un’organizzazione spaziale regolare,
diffuse di attività produttive, indicano il coinvolgimento in direzione della parte nordorientale della regione, con case con cortili che si alternano ad aree produttive.
nel sistema di tutta la regione. del Friuli e dell’area hallstattiana (prima età del ferro A Concordia Sagittaria (circa 40 ettari nella prima età del
I collegamenti interregionali privilegiano chiaramente la transalpina). ferro) l’abitato è diviso in due nuclei collegati, con un
penisola. Questa linea di tendenza si prolunga fino alla Gli scavi negli abitati di Este e di Padova, che si struttura quartiere artigianale destinato alla produzione ceramica.
fase iniziale della prima età del ferro, in corrispondenza in un’ansa del Brenta, indicano insediamenti stabili a A Caorle, un sito di ambiente umido sulla costa
con la comparsa in molte regioni italiane dei centri partire dall’viii secolo a.C., con infrastrutture per il adriatica, nell’età del bronzo finale compaiono strutture
villanoviani. La continuità dei collegamenti fra il Veneto e controllo delle acque, case rettangolari con focolari, probabilmente destinate a lavorazioni artigianali (corno
le regioni a sud del Po è indicata dalla presenza a Frattesina cortili, cisterne, aree di attività artigianale. L’estensione di cervo e vetro). Meno note le necropoli, documentate da
e Villamarzana di ceramica di tipo villanoviano; inoltre, di entrambi i centri è calcolata in un centinaio di ettari. alcune decine di incinerazioni a San Vito al Tagliamento,
in molte necropoli i corredi maschili più importanti Alcune sepolture, come la tomba Ricovero 236 di Bagnarola, Montereale Valcellina.
comprendono fibule serpeggianti in due pezzi, proprie Este, con doppia incinerazione femminile e maschile,
della produzione metallurgica dell’Etruria meridionale. documentano il processo di differenziazione sociale Conclusioni
Molti elementi di somiglianza ed evidenze di contatto in corso: il corredo maschile comprende vasellame La sequenza che è stata brevemente descritta è un
collegano Frattesina e Villamarzana con le prime fasi di di bronzo, il rasoio, un gruppo di strumenti, oltre a tentativo di riassumere il processo che porta all’emergere
Bologna villanoviana. una spada e a un’ascia spezzate ritualmente, probabili della fisionomia culturale e dell’identità etnica dei Veneti
Questo sistema politico-territoriale ed economico si indicatori di un ruolo sociale di vertice; l’incinerazione antichi nell’età del ferro, mettendone in luce alcuni [3a.]
esaurisce nella prima età del ferro, con la fine degli femminile è accompagnata da molti ornamenti personali elementi essenziali.
abitati di Frattesina e Montagnana; questo episodio e da strumenti per filare e tessere. Tombe simili sono Nell’età del bronzo finale l’evidenza archeologica indica
apparentemente localizzato segna invece una radicale note nello stesso periodo anche a Padova. il ruolo prevalente del settore meridionale – il Veneto
discontinuità nella storia della regione. La continuità di pianura, visto tradizionalmente come rappresentativo
culturale ed economica del sistema non si riconosce Lo sviluppo nel Veneto settentrionale e orientale dell’intera regione – nella costruzione di un sistema
nel Veneto, ma nel villanoviano padano dell’Emilia Le ricerche degli ultimi decenni hanno permesso di economico e politico legato da rapporti sistematici con
Romagna, in particolare a Bologna. mettere a fuoco lo sviluppo non omogeneo del Veneto l’Italia peninsulare. La conclusione di questa fase, al
La fase iniziale della cultura paleoveneta (Este i mo- nel periodo compreso fra l’età del bronzo finale e la passaggio fra età del bronzo finale e prima età del ferro,
mento iniziale dell’età del ferro), si caratterizza per la fase iniziale dell’età del ferro. In particolare, il forte coincide con la comparsa dei centri villanoviani. La
documentazione archeologica poco consistente rispetto collegamento culturale ed economico con la penisola, la documentazione archeologica ci mostra che le comunità
alle fasi precedenti e successive; la cultura materiale, partecipazione all’emergere del fenomeno villanoviano, e del Veneto meridionale hanno svolto una parte attiva in
povera nell’elaborazione di tipi specifici di ceramica e la discontinuità di sviluppo che caratterizzano il Veneto questo processo: visto dalla prospettiva dell’età del bronzo
di bronzi, si presenta, specialmente nei futuri grandi meridionale in coincidenza con la strutturazione dei finale, non sarebbe stato impossibile che il villanoviano
centri di pianura del Veneto meridionale come un centri villanoviani a sud del Po, non sembrano avere padano nascesse nel Veneto meridionale piuttosto
attardamento della facies del periodo precedente. A Este, influito in modo altrettanto significativo sul processo che che in Emilia Romagna. Invece, come sappiamo, la [3b.]
che a partire dalla fase successiva sarà, insieme a Padova, avviene nella parte nordorientale della regione. conclusione del processo prende una direzione diversa, e
uno dei centri più importanti del Veneto dell’età del Qui la cultura materiale mostra elementi di contatto con il villanoviano padano si colloca a sud del Po.
ferro, questo momento è documentato da piccoli gruppi la facies archeologica del Friuli e del Caput Adriae; inoltre, La crisi di Frattesina e Montagnana, seguita dalla com- 3a. Tomba 236, corredo maschile
a partire dall’età del bronzo finale, emergono alcuni parsa tardiva, ma in forme già chiaramente strutturate, (seconda metà viii secolo a.C.),
di tombe a incinerazione, forse corrispondenti a singoli
necropoli Casa di Ricovero (Este)
nuclei di abitato, come il complesso di Este-Pelà. centri di dimensioni consistenti e con un certo grado della facies paleoveneta della prima età del ferro, hanno
La ripresa più consistente dello sviluppo del Veneto di pianificazione e di organizzazione dell’insediamento, come risultato più evidente una crescita di omogeneità 3a. Tomba 236, corredo femminile
meridionale avviene nella successiva fase Este ii, datata che possiamo considerare come passi in direzione di di cultura materiale e di sviluppo dell’intera regione dei (seconda metà viii secolo a.C.),
convenzionalmente fra la fine del ix e parte dell’viii una strutturazione protourbana. Fra i più importanti Veneti. Questo importante cambiamento non esclude necropoli Casa di Ricovero (Este)
anna maria bietti sestieri, maurizia de min il veneto bf - vii secolo a.c.
la continuità di relazioni economiche fra il Veneto e i tante dovette avere la necessità dell’approvvigionamento chiglione e alle relazioni con i centri dell’area orientale,
centri villanoviani, in particolare Bologna; ma segna del legname e dei prodotti della pastorizia; ma prioritaria verso la costa adriatica6. Ma, come emerge dalle evidenze
probabilmente l’affermarsi di una forte identità culturale fu sicuramente la richiesta di rifornimento dei metalli, archeologiche, Padova ebbe parte attiva nell’occupazione
ed etnica regionale, che gravita, anche dal punto di vista risorsa scarsamente reperibile nella nostra regione. I della bassa e media valle del Piave, che vedrà, successiva-
della produzione e degli scambi, verso il Friuli, il Caput luoghi di provenienza erano da tempo le miniere del mente, la compartecipazione di Oderzo e Altino.
Adriae e l’Europa, piuttosto che verso la penisola. Trentino, importante area di transito in direzione del Ad accelerare il processo in direzione di un’organizza-
[anna maria bietti sestieri] centro Europa, raggiungibile lungo i corsi dell’Adige e zione politica e territoriale più evoluta non sono fattori
del Brenta e, successivamente, quelle dell’Etruria tirreni- esclusivamente interni; anche la nostra regione, sebbene
ca, attraverso le valli e i passi dell’Appennino. Tra il ix e in posizione periferica, risente degli effetti di quel vasto
il veneto tra viii e vii secolo a.c. l’viii secolo a.C., l’intensificarsi dei contatti con le coeve movimento di relazioni e di commerci con l’Oriente
culture hallstattiane centro-orientali, determina la stabile mediterraneo, con Cipro e con la Grecia, che aveva ca-
Organizzazione territoriale e modalità di popolamento ripresa, più a est, della direttrice del Piave, via naturale, ratterizzato dagli ultimi due decenni dell’viii secolo a.C.
Dalla seconda metà dell’viii secolo a.C. e in quello già attiva in età preistorica, per i rifornimenti di metalli, il mediterraneo occidentale e l’orientalizzante etrusco.
successivo, il quadro territoriale e culturale della regione sale e ambra e di collegamento da e verso l’entroterra L’intensificarsi, nel vii secolo a.C., dei contatti con l’E-
raggiunge una fisionomia in gran parte definita. Gli padano e l’Adriatico5. truria tirrenica, quasi sicuramente per il tramite di quella
insediamenti sviluppano una dimensione protourbana, Similmente che in pianura, la dinamica insediativa fu padana, determina l’arrivo sui mercati di un numero
con un assetto socio-politico più articolato e forme di graduale e commisurata alla crescita delle esigenze eco- ragguardevole di merci pregiate ed esotiche e di repertori
economia basate, oltre che sulle attività indispensabili nomiche e degli scambi. Tale aspetto è ben riconoscibile, figurativi, che, insieme all’afflusso di modelli ideologici e
di sussistenza, soprattutto sull’incremento quantitativo per il periodo in esame, nel territorio plavense, dove di costume più evoluti, contribuiscono, da un lato, alla
e tecnologico delle manifatture artigianali e della pro- l’occupazione procede secondo una linea di successivi crescita delle conoscenze tecnologiche e allo sviluppo
duzione metallurgica, alla quale si attribuì, in continuità “avamposti”, situati in punti strategici del percorso dell’artigianato artistico, dall’altro ad accelerare il proces-
[4.] con la tradizione precedente, un peculiare prestigio. La fluviale, a partire da Montebelluna, giusto all’imbocco so di stratificazione sociale e economica. A incrementare
regione appare, inoltre, inserita nel sistema di relazioni della valle, fino a Mel (sorte entrambe tra il ix e l’viii i rapporti con queste regioni è soprattutto la progressiva
e di scambi con l’area etrusca padana e tirrenica e con il secolo a.C.) e al sistema di abitati di vii gravitanti su Ca- spinta dei commerci etruschi verso i poli hallstattiani,
mondo transalpino. verzano, nell’area mediana, per risalire poi, nel vi secolo che inserisce il Veneto, grazie alla sua posizione di tra-
A caratterizzare il periodo sono soprattutto due aspetti a.C., verso gli insediamenti del Cadore (Lozzo, Pieve, mite obbligato fra il mondo europeo e la pianura nord-
tra loro connessi: da un lato il riconoscimento di quei Lagole), ai piedi delle Alpi. Un comparto, quello pla- adriatica, nel circuito degli scambi interregionali.
nuclei aristocratici a carattere familiare, già intravisti vense, caratterizzato da un particolare aspetto culturale,
nella fase di formazione, ai quali viene delegata la ge- che, pur aderendo all’originaria matrice veneta, sembra Gli abitati e le necropoli
stione politica ed economica, dall’altro il nuovo sistema soprattutto condividere, nella produzione metallurgica e I centri veneti partecipano tutti al nuovo ordine poli-
di organizzazione territoriale e le differenti modalità degli oggetti d’abbigliamento, i modelli e i costumi delle tico e gli effetti si riflettono sull’organizzazione degli
del popolamento rispetto alla fase precedente. Dalla aree perialpine centro-orientali. abitati e dei sepolcreti. La documentazione archeologica
originaria concentrazione nei principali insediamenti conferma un aumento, anche se in misura diversa, del
di pianura – Concordia, Oderzo, Treviso e Altino, nel Rapporti e scambi regionali e interregionali tessuto abitativo: Este e Padova sviluppano, tra il vii e il
comparto orientale, Este e Padova, in posizione centrale, La gestione dei diversi distretti e dei traffici regionali vi secolo a.C., un’estensione di circa 150 ettari, rispetto
Oppeano e Gazzo Veronese in quello occidentale – esso e interregionali, risulta prevalentemente subordinata al ai 100 della fase di viii, Oppeano di oltre i 70 e Oderzo
si diffonde, seppure con progressione e in misura diver- potere delle due “capitali”, Este e Padova: dalla prima di 50. Altrettanto evidente è la pianificazione degli spazi
se, nella maggior parte della regione. Il fenomeno trova dipendeva il comparto occidentale, dove il potenzia- interni, mediante una netta distinzione delle aree resi-
riscontro nella crescita degli spazi abitativi e nella deli- mento dei centri di Gazzo e Oppeano e il sorgere di in- denziali da quelle funerarie e produttive, ma anche con
mitazione dei territori di pertinenza, dove, nel corso del sediamenti minori lungo il corso del Tartaro e dell’Adige l’incremento delle reti stradali, dei sistemi di smaltimen-
vii secolo a.C., si assiste alla nascita di una rete di centri (Sorgà, Erbè, Isola della Scala, Verona-Ponte Florio e più to delle acque e delle strutture artigianali specializzate7.
minori, politicamente dipendenti dai primi e funzionali a nord Rivoli), agevolò il ruolo di cerniera che Este aveva Altri segni di evoluzione si riscontrano nell’impianto più
a un sistema di sfruttamento più razionale delle risorse assunto tra il mondo alpino a nord e, soprattutto, quello complesso delle case e negli orientamenti regolari dei
4. Tomba dei “vasi borchiati” in corso naturali, ma anche in grado di facilitare i rapporti e gli etrusco a sud, già attraverso i rapporti con gli ambienti settori edilizi.
di scavo (seconda metà viii secolo a.C.), scambi con i centri vicini. villanoviani, in particolare con Bologna. La seconda Per quanto concerne l’articolazione sociale delle comuni-
necropoli di via Tiepolo - via San Massimo Dalla pianura i Veneti spingono il loro diretto controllo appare, invece, interessata al controllo del settore di pia- tà venete in questo periodo, sono le necropoli a fornire le
(Padova) verso le aree pedemontane e montane. Un ruolo impor- nura compreso tra gli antichi alvei del Brenta e del Bac- testimonianze più numerose; un chiaro riflesso si coglie
anna maria bietti sestieri, maurizia de min il veneto bf - vii secolo a.c.
il mondo veneto
a Padova, a Este e in altri centri, nell’organizzazione di duzione locale. Le importazioni sembrano indicare, in
alcuni spazi in tumuli collettivi a carattere familiare, al gran parte, una provenienza dall’Etruria settentrionale,
cui interno le sepolture sembrano distribuirsi in ordine
gerarchico. Ma le informazioni più significative proven-
mediata, tuttavia, da Bologna, dove si ritrovano i mede-
simi materiali. Un ruolo di tramite mantenuto dalla città e l’immaginario ellenico
gono dai corredi funerari, dove la diversa concentrazione anche nella trasmissione, verso il Veneto, di tecniche e lorenzo braccesi
di oggetti di lusso è un segno tangibile di quel processo di repertori figurativi propri dell’Orientalizzante recente
di differenziazione, già percepibile nelle tombe di viii se- nord-etrusco, che stanno alla base delle prime manife-
colo a.C. Lo confermano alcune sepolture maschili e stazioni atestine dell’arte delle situle. Nella seconda metà
femminili di Este, come la 143 e la 236 Casa di Ricovero del vii secolo a.C., Este sviluppa una sua originale e Nell’immaginario dei Greci il mondo veneto è noto mente identificato con il Po. Un testimone del secondo
[figg. 3a-b] e la Benvenuti 278, nelle quali la presenza di autonoma produzione di bronzi sbalzati; dopo le prime soprattutto in relazione alla laguna di Venezia, ad Adria – Strabone (13, 608) – ci dice che gli Antenoridi sofoclei
ricchi servizi da banchetto, di preziosi ornamenti fem- timide esperienze rappresentate dalla tazza-coperchio e comunque agli approdi alto-adriatici1. Lo conferma il trattavano già dell’approdo del mitico progenitore troia-
minili, di armi e di morsi equini, esplicita la volontà di della tomba Benvenuti 122 (650-625 a.C.), si giungerà, grande teatro ateniese che lo evoca per ambientarvi grandi no ai lidi veneti.
segnalare non solo il rango dei defunti, ma anche l’ap- attraverso le più articolate composizioni della situla accadimenti mitici che si localizzano all’estrema periferia Nell’immaginario dei Greci le belle favole raccontate
partenenza in vita degli uomini alle classi dei guerrieri e Randi 34 e del coperchio della tomba Rebato 187, alla dell’ecumene. Di fatto i medesimi accadimenti la cui sto- dal mito si radicano in forma tanto più prepotente
dei cavalieri. realizzazione del monumento più antico e raffinato della ricità, secoli dopo, Polibio (2, 16, 13-14) rifiuta in apertura perché tutta l’area del mondo veneto è per essi sede di
Se nell’viii secolo a.C. lo status dei personaggi si esprime produzione metallurgica atestina, la situla della tomba del suo celebre excursus sul Po e sull’Italia padana: portenti, di fatti straordinari e di cose mirabili. Almeno
tramite l’accumulo di oggetti di prestigio per la gran par- Benvenuti 126 (600 a.C. circa, cat. 6.8), che costituisce nei resoconti, più o meno fantasiosi, dei naviganti che
te di produzione locale, dalla fase di passaggio a quello il capofila di una lunga serie di prodotti diffusi sino al Tralasceremo per il momento le altre leggende narrate presso i Greci dai remoti e nebbiosi approdi adriatici facevano ritorno
successivo la sua rappresentazione è soprattutto affidata iv secolo a.C. intorno a questo fiume – intendo dire, cioè, di Fetonte e della sua in patria.
caduta, delle lacrime dei pioppi, delle vesti nere di quanti abitano
alle importazioni. Emblematico il corredo della tomba [maurizia de mir] i luoghi circostanti il fiume che ancora adesso, a quanto si dice,
Raccontavano così che sulla costa adriatica, dalle lagune
dei “vasi borchiati” [fig. 4; cat. 9.9], a Padova, databile porterebbero il lutto in ricordo appunto della morte di Fetonte – e venete al Cònero, la specie animale e umana è estrema-
tra l’viii e il vii secolo a.C.; qui, l’enfatizzazione del 1
P. Bellintani, Il medio Polesine tra la tarda età del bronzo e l’inizio dell’età del tralasceremo tutta la materia tragica o di carattere consimile perché mente prolifica, la terra sbalorditivamente prospera e
ferro, in Il Protovillanoviano al di qua e al di là dell’Appennino, atti del conve-
rango si manifesta, sia nella struttura monumentale della gno, Pavia 1995, a cura di M. Pearce, M. Harari, Como 2000, pp. 47-84; A.M.
un suo esame particolareggiato non è consono all’assunto della pre- fertile. L’attesta l’autore pseudo-aristotelico del De mira-
sepoltura, sia nel ricco corredo ceramico e nei prestigiosi Bietti Sestieri, L’Italia nell’età del bronzo e del ferro, Roma 2010; A.M.Bietti
sente introduzione. bilibus auscultationibus (80 = 836a):
servizi di vasellame bronzeo, in buona parte d’impor- Sestieri, Il villanoviano: un problema archeologico di storia mediterranea, in
Le origini degli Etruschi. Storia, archeologia, antropologia, a cura di V. Bellelli,
tazione. Il repertorio dei bronzi, riferibili a contesti Ma quale la «materia tragica» cui accenna Polibio? Quale Il bestiame partorisce tre volte l’anno e la terra produce frutti molto
Roma 2012, pp. 249-277.
principeschi di Hallstatt, della Slovenia, di Bologna e di 2
“…presso l’Adige ridente”… Recenti rinvenimenti archeologici da Este e Monta- la hylē tragiké nella quale si dissolvono le ombre di Fe- abbondanti rispetto al seminato. Anche le donne sono molto feconde e
gnana, catalogo della mostra, a cura di E. Bianchin Citton, G. Gambacurta, raramente danno alla luce un figlio solo, mentre la più parte di esse ne
Verucchio, inserisce a buon diritto le aristocrazie patavi- A. Ruta Serafini, Padova 1998.
tonte, delle Eliadi, tramutate in pioppi, e degli autoctoni genera due o tre.
ne in un articolato sistema di scambi culturali, ideologici 3
C. Colonna, Necropoli dell’ultima età del bronzo nell’area padana, Lucca 2006. che vestono eternamente a lutto? Quali, in definitiva, gli
e di merci, che trova ulteriore sviluppo con il progredire, 4
P. Bellintani, I. Angelini, G. Artioli, A. Polla, Origini dei materiali vetrosi autori di tali fantasie mitiche che egli rifiuta? Non c’è il
italiani: esotismi e localismi, in atti della xxxix riunione scientifica iipp (Fi-
nel Veneto, dalla metà del vii secolo a.C., dei contatti renze 2004), Firenze 2006, pp. 1477-1531; N. Negroni Catacchio, A. Massari, minimo dubbio. Sono i grandi tragici ateniesi del v secolo Il grande Aristotele (hist. anim. 3, 1. 6, 1), «il maestro di
con il mondo tirrenico. B. Raposso, L’ambra come indicatore di scambi nell’Italia pre- e protostorica, a.C. Cioè i medesimi “tragediografi” che, a dire sempre di color che sanno», mostra addirittura di conoscere i pregi
in atti della xxxix riunione scientifica iipp (Firenze 2004), Firenze 2006, Polibio (2, 17, 5-6), vulgando la leggenda antenorea, accre- delle galline di Adria:
pp. 1439-1475.
Gli apporti dell’Orientalizzante etrusco nella seconda metà 5
G. Gambacurta, Considerazioni sul ruolo della Valle del Piave: aspetti culturali ditano la diceria dell’origine troiana dei Veneti:
del vii secolo e cultuali, in Protostoria e storia del “Venetorum angulus”, atti del xx convegno … le galline di Adria sono molto prolifiche; infatti per la loro piccola
di studi etruschi e italici (Portogruaro, Quarto d’Altino, Este, Adria, 16-18 … sono chiamati Veneti […], su di loro i tragediografi hanno raccon- taglia il cibo viene assimilato per la procreazione […]
La conferma proviene, soprattutto, dalle sepolture di ottobre 1996), Pisa-Roma 1999, pp. 437-452; P. Manessi, A. Nascimbene,
tato molte cose e hanno riferito molte notizie fantasiose. le galline di Adria sono piccole per dimensioni, ma fanno uova ogni
Este, dove l’acquisizione di pratiche rituali, di mode e Montebelluna. Sepolture preromane dalle necropoli di Santa Maria in Colle e
Posmon, in «Arcaiologia. Quaderni del Museo di Storia Naturale e Archeologia giorno.
simbologie proprie dell’Orientalizzante etrusco è attesta-
di Montebelluna», i, 2003; La protostoria tra Sile e Tagliamento. Antiche genti
to dalla presenza di particolari oggetti d’importazione: tra Veneto e Friuli, catalogo della mostra, Padova 1996. Pensare che i “tragediografi” in questione possano essere
come il tripode della tomba Pelà 49, evocativo dell’usan- 6
G. Leonardi, Proposte interpretative riguardo al popolamento della pedemonta- i poeti tragici della latinità arcaica è una palese assurdità. Raccontavano così che in tutta l’area veneta, a causa del
na veronese e vicentina nella polity veneta, tra prima età del Ferro e romanizza-
za del banchetto, o lo “scettro” in osso e in bronzo della zione, in Tra protostoria e storia. Studi in onore di Loredana Capuis, «Antenor
Tanto più aberrante laddove si consideri che Eschilo e clima umido, le perturbazioni sono improvvise, violen-
Ricovero 149, chiaro segno di potere, e, ancora, l’arybal- Quaderni», 20, Roma 2011. Sofocle conoscono le più importanti leggende adriatiche te e particolarmente impetuose. Qui, quasi con nota
los portaprofumi protocorinzio della tomba Rebato 100 7
G. Fogolari, A. Prosdocimi, I Veneti antichi. Lingua e Cultura, Padova 1988; ambientate nel paese dei Veneti. Un frammento del esotica, e con coloritura da favola di terre lontane, la
Este antica. Dalla preistoria all’età romana, a cura di G. Tosi, Este 1992; I Veneti
e i pendagli egittizzanti in faience della Ricovero 234, che dai bei cavalli, a cura di L. Malnati, M. Gamba, Treviso 2003; La città invisi- primo (fr. 104 M.), relativo alle Eliadi, ricorda «donne tradizione indulge a ricordare quegli sconvolgenti feno-
ben rappresentano il gusto diffuso in tutto il bacino me- bile. Padova preromana. Trent’anni di scavi e ricerche, a cura di M. De Min, M. di Adria che avranno costume di lamenti». In ricordo meni atmosferici che portano il nome di “tifoni”, come
diterraneo per gli ornamenti esotici, ai quali si ispirano Gamba, G. Gambacurta, A. Ruta Serafini, Bologna 2005. appunto della morte di Fetonte, ambientata presso un testimonia Teopompo (FGrHist 115 F 129) per memoria
i sontuosi oggetti d’abbigliamento femminile di pro- Eridano che, per la menzione di Adria, è già precoce- di Pseudo-Scimno (vv. 380-387):
ricorrente ricorrente
Il clima […] / è costantemente umido dappertutto; / è però facile alle induce a concludere come, con tutta probabilità, la
perturbazioni improvvise, / soprattutto di estate: fortunali, / cadute diceria dell’esistenza delle misteriose isole Elettridi si sia
di fulmini si hanno e i cosiddetti / tifoni.
originata presso i Greci dalla loro stessa conoscenza della
laguna di Venezia. Dalla frequentazione, cioè, del cuore
Ma il dato su cui maggiormente indulge l’immaginario della Enetiké, che, è da ravvisare nella Venetia maritima
ellenico è quello della memoria – più o meno trasfigurata di Plinio (nat. 3, 126).
– di due “articoli” preziosi del loro scambio commercia- Venezia diventerà la regina dell’Adriatico, assolvendo,
le: l’ambra baltica, che per vie carovaniere giungeva dal negli equilibri lagunari, la medesima funzione che han-
settentrione di Europa, e i cavalli di provenienza locale. no espletato, nel volgere dei secoli, Adria veneta, Spina
etrusca e Ravenna romana. Ma al navigante ellenico, il
suo territorio e il suo spazio lagunare si presentavano
Nella regione palustre delle lagune venete [fig. 1], là dove certo molto, molto, diversi dalla realtà di oggi. Ci è
il mito vuole che sia precipitato Fetonte, sarebbero da però impossibile precisare la misura di tale diversità. Se
ubicare misteriose isole Elettridi, o dell’élektron, e quindi prestiamo fede ai geografi greci che ribadiscono l’esisten-
dell’ambra [fig. 2], come ci dice ancora una volta l’autore za di fascinose isole Elettridi presso il litorale veneto,
pseudo-aristotelico del De mirabilibus auscultationibus possiamo supporre che essi abbiano potuto ammirare e
(81 = 836a-b): “fotografare” un paesaggio lagunare in qualche misura
simile al nostro. Se poi – con Livio (10, 2) – riandiamo
Nelle isole Elettridi, che sono situate nell’intimo golfo dell’Adriatico, alla memoria storica della navigazione adriatica di Cle-
dicono che ci siano due statue con dedica, una di stagno e una di onimo, possiamo anche pensare che il navigatore greco
bronzo, lavorate secondo lo stile arcaico. Si dice che siano opera di
Dedalo […]. Dicono che sia il fiume Eridano ad avere formato con i
fosse a conoscenza di una rotta diretta che si indirizzava
suoi depositi alluvionali queste isole. C’è poi anche un lago, a quanto nella laguna di Venezia attraverso la bocca di Malamocco
risulta in prossimità del fiume, che ha l’acqua calda: da esso spira un [fig. 3].
odore greve e dannoso e nessun animale beve la sua acqua, nessun In quanto al «lago» da cui «spira un odore greve e dan-
uccello lo sorvola, ma piomba atterra e muore […]. Gli indigeni noso», non possiamo non ricordare come agli estremi
raccontano che Fetonte, ucciso dal fulmine, sia caduto in questo
lago: su di esso ci sono molti pioppi, da cui stilla il cosiddetto elettro.
margini settentrionali del delta padano, tutto il territorio
Dicono che sia simile alla gomma arabica, ma che si indurisca come aponense sia ricco di sorgenti sulfuree che potrebbero,
una pietra e che, raccolto dagli indigeni, venga trasportato ai Greci. agli occhi dei Greci, suggerire la localizzazione del sito
In queste isole dicono che Dedalo sia giunto e, insediatovi, che abbia della caduta di Fetonte. Né la cosa stupirebbe per una
posto in una di esse la sua statua e nell’altra quella del figlio Icaro… duplice serie di considerazioni. Sia perché l’area del com-
prensorio termale, incardinata sul santuario del fons Apo-
Molte informazioni qui riferite, seppure all’apparenza fa- ni, è fino da età remotissima un luogo di incontro privi-
volose, sono di fatto ampiamente storicizzabili, a partire legiato tra nativi e genti venute da oltremare. Sia perché
dalla notizia di commerci dell’ambra alla foce dell’Erida- gli antichi ponevano lo stesso territorio di Padova in
no/Po, sottintesa nella leggenda fetontea e sottolineata diretta connessione con la foce dell’Eridano/Po. Donde [1.]
dalla presenza delle isole Elettridi. Queste ultime sono sì in Servio (Aen. 1, 242), per paretimologia, la spiegazione
partorite dall’immaginario dei mercanti che approdano di Patavium in a Padi vicinitate, cioè l’interpretazione
nei recessi del golfo Adriatico, ma di mercanti che ben del toponimo in una fittizia e presunta etimologia che
conoscono la morfologia del luogo. Infatti, connotan- ne ricollegava il nome alla prossimità del Po.
dosi come isole formate da «depositi alluvionali», sono I pioppi «da cui stilla il cosiddetto elettro» altro non
riscopribili un po’ dovunque: nei banchi fluviali del Po, sono, a metamorfosi avvenuta, che le Eliadi, sorelle di
nelle barene che emergono dalle lagune venete, nelle Fetonte, che per commiserare il fratello piangono in
mille isole che affiorano nelle acque di Venezia. eterno lacrime di ambra. Leggenda che sottintende il
Sono – come spiega l’autore del De mirabilibus ausculta- mercato dell’élektron di cui gli indigeni, al polo terminale
tionibus – isole che, in quanto alluvionali, ciclicamente di una via carovaniera di respiro centroeuropeo e transal-
appaiono e scompaiono sulla distesa lacustre, al limite pino, sono intermediari con i mercanti greci.
fra acque dolci e salse. Informazione, questa, che ci 1. Paesaggio lagunare del Veneziano
lorenzo braccesi il veneto fra l’età del bronzo finale e il vii secolo a.c.
principi e aristocrazie
loredana capuis, anna maria chieco bianchi
La storia dei Veneti antichi e il lungo processo attraver- etrusco3. La documentazione più efficace proviene dalle
so il quale nel corso del i millennio a.C. si è formata e necropoli di Este, ampiamente indagate fin dall’Otto-
sviluppata la loro identità culturale, sociale, economica, cento, con migliaia di tombe, in gran parte edite4, che
politica, rituale, del tutto autonoma nel variegato quadro costituiscono a tutt’oggi l’unico campione omogeneo su
dell’Italia preromana, possono essere ricostruiti essen- cui è possibile ricostruire il lungo processo di sviluppo di
zialmente sulla base della documentazione archeologica; una comunità veneta dell’età del ferro. Importanti dati
mancano infatti fonti storiche dirette e le fonti indirette, integrativi per Padova e Montebelluna stanno emergen-
tramandateci dagli scrittori greci e latini, sono scarse, do grazie a recenti ritrovamenti, così come nuove inda-
modeste e per lo più limitate ad aspetti mitografici. gini sistematiche consentiranno di approfondire il ruolo
Solo a partire dal vi secolo a.C. qualche dato di tipo chiave di alcuni grandi centri del Veronese, come Gazzo
socio-economico viene dalla documentazione epigrafica, e Oppeano, e di delineare meglio gli aspetti dell’area
poiché nuovi significativi testi di carattere “pubblico” si alpina5. Le notizie preliminari, tutte di grande interesse,
sono recentemente aggiunti alle più numerose formule sembrano comunque confermare e rafforzare il quadro
stereotipe di dono-offerta-possesso1. già acquisito di una notevole varietà tra i diversi insedia-
Quanto alle fonti archeologiche, poco dicono riguardo menti, che paiono quasi orgogliosamente estrinsecare la
alla struttura sociale gli scavi di abitato anche se inte- loro autonomia culturale, e forse anche politica, attraver-
ressanti prospettive di organizzazione urbanistica sono so il loro differente porsi sul territorio e nei riguardi delle
state brillantemente messe a fuoco negli ultimi anni popolazioni finitime.
soprattutto per Padova; pure in anni recenti notevoli Tra la fine del ix e la prima metà dell’viii secolo a.C.
informazioni, soprattutto di tipo rituale e culturale, sono nel Veneto, come in tutto il mondo italico, le tombe
venute sia dalla scoperta di nuovi luoghi di culto sia da presentano corredi molto semplici e omogenei, carat-
studi più approfonditi su santuari di ritrovamento otto- terizzati da ossuari e vasi di produzione domestica, con
centesco2; ma è indubbio che essenziale e imprescindibile minimali indicatori del sesso e del ruolo del defunto (la
fonte di documentazione resta ancora la grande, vistosa fusaiola per la donna filatrice, il grande coltello per l’uo-
e coerente realtà offerta dal mondo funerario. Le tombe, mo cacciatore), rispecchiando quindi una società di tipo
per il loro pregnante carattere di “contesti chiusi” fissati egualitario. La situazione cambia vistosamente nel corso
nel tempo, riflettono infatti come un vero e proprio dell’viii secolo quando i corredi vanno via via diversifi-
specchio la varia articolazione della società antica, grazie candosi, segnalando un processo di articolazione sociale
al modo con cui i diversi gruppi, sociali o familiari, si che investe anche aspetti economici e riflette orienta-
vogliono “segnalare” nel momento della morte: i modi menti culturali diversi. È evidente da questo momento la
sono tanti perché corrispondono ai vari aspetti della so- nascita e la fioritura di un raffinato artigianato locale, sia
cietà in senso orizzontale (età, sesso) o verticale (rango, bronzeo che ceramico, aperto e attento a informazioni e
ruolo), ma sono sempre concreti ed eloquenti. È quindi stimoli provenienti dall’esterno, attivo a tempo pieno in
solo attraverso lo studio dei corredi e dei rituali funerari produzioni a destinazione funeraria rivolte a una com-
che possiamo scandire nel tempo la vita dei Veneti an- mittenza di buon livello. Notevole rilievo assume subito
tichi e illustrare qui, sia pure a grandi linee e per vistosi la manifattura di Este: basti qui vedere gli eleganti vasi
esempi, gli aspetti che consentono di applicare anche al della tomba Ricovero 131 [cat. 9.5] con il bell’esemplare a
loro ambito culturale i termini “principi” e “aristocra- bovide che si rifà a prototipi di area villanoviana. È pro-
zie”, solitamente usati per il mondo orientale, greco ed babile che di officine autonome, tecnicamente aggiorna-
principi e aristocrazie
te da artigiani-mercanti itineranti, fossero dotati anche quale, oltre alle ossa, erano deposte una spada e un’ascia rico e manico rialzato). I numerosi vasi da libagione do-
gli altri centri maggiori, come Padova, Montebelluna, intenzionalmente spezzate, rese quindi inutilizzabili. cumentano anche qui cerimonie simposiache ad ampia
Mel, Gazzo, Oppeano, Baldaria, Altino ecc. Alla qualifica di guerriero portatore di spada si aggiunge, partecipazione.
Accanto ai nuovi stimoli di tipo produttivo sempre con pari risalto, quella altrettanto elitaria di artigiano Nell’viii secolo a.C. prevale dunque in tutto il Veneto la
dall’esterno giungono nuovi rituali funerari e nuovi del legno, indicata da un’eccezionale serie completa di figura maschile, ma diverso è il livello qualitativo della
modi di autorappresentazione recepiti dai pochissimi attrezzi di bronzo (ascia, sega, lima, raspa), mentre la documentazione, con connotazioni molto varie: guerrie-
personaggi emergenti detentori dell’economia e del pote- quotidiana attività di cacciatore è segnalata anche qui ro, artigiano, cacciatore, allevatore. Più rara la qualifica
re. Nuovo è ad esempio l’utilizzo come ossuario, solo per da grandi coltelli e zanne. Ricchi oggetti di ornamento di cavaliere: uno dei pochi esempi è la tomba Randi 14
l’uomo, di un grande vaso di bronzo, così come nuovo e di abbigliamento personale, tra cui elementi bronzei di Este9, in cui ad alcuni attrezzi da artigiano del legno si
è il risalto dato alle tombe di coppia: ma certamente la di collana-pendaglio rivestiti in foglia d’oro, segnalano aggiungono un morso e passanti di redini in bronzo che
novità maggiore viene dalla progressiva complessità dei per la donna un semplice ruolo “di facciata”, cioè di esi- segnalano il possesso del cavallo come nuovo elemento
corredi e dall’enfasi con cui ai defunti emergenti sono bizione della ricchezza familiare, mentre la più normale di distinzione sociale. La contemporanea e progressiva
attribuiti, accanto ai più consueti e comuni indicatori attività di filatura è richiamata dalle fusaiole. integrazione della donna nella società traspare dal risalto
di attività reali, oggetti straordinari con valore di vistosa In queste tombe tutti i più forti indicatori di status e i dato all’attività elitaria della tessitura e dall’esibizione di
segnalazione di status symbol e di potere. Tali oggetti, più significativi oggetti personali sono di tipologia villa- ricchi monili o di oggetti esotici10. Alla base del nascere
molto spesso di importazione, probabilmente indicano noviano-etrusca, e anche nella ritualità funeraria appare di questa nuova articolazione sociale sta certamente l’au-
un’economia di scambio/dono tra “capi”. Particolare ri- convinta l’adesione alle mode “eroiche” di tradizione mento demografico (che comportò un’organizzazione
lievo rivestono le rare spade di bronzo, cui va data grande omerica diffuse nel mondo etrusco: nella tomba 236 più varia all’interno della comunità, con la creazione
valenza in quanto in tutto il Veneto non è documentata l’utilizzo di un vaso di bronzo come ossuario richiama il di attività specializzate e di ruoli diversi) nonché un
l’usanza di deporre armi nelle tombe, in netta contrap- privilegio riservato a eroi quali Ettore, Patroclo, Achille, migliore sfruttamento delle risorse e degli scambi, con
posizione con quanto contemporaneamente attestato da così come la connotazione di artigiano del legno evoca una precisa presa di coscienza delle potenzialità offerte
altri ambiti culturali, primo fra tutti quello villanoviano- la maestria di Ulisse; nella tomba 143 il ruolo attribuito dal territorio veneto.
etrusco, dove è frequente invece la segnalazione del ruolo alla “signora tessitrice” ricorda suggestivamente la figura Tra la fine dell’viii e l’inizio del vii secolo a.C. il quadro [2.]
di guerriero del defunto. È interessante che le tre tombe di Penelope e il potere “regale” da lei esercitato grazie alla socio-culturale vede un graduale ampliamento della clas-
con spade rinvenute a Este siano scaglionate nel corso tessitura. In ambedue le tombe ulteriore eco del mondo se “aristocratica” alla quale sembra riservato il controllo
dell’viii secolo, segnalando quasi l’esistenza di un capo omerico sono i ricchi servizi di vasi da bere, che attesta- delle produzioni artigianali più raffinate, tra cui quella
guerriero per ogni generazione6. no cerimonie simposiache con grande partecipazione di bronzistica, e dei rapporti con il mondo esterno.
Sicuro indizio di graduale differenziazione sociale è la familiari e sodali, per una sorta di nuova auto legittima- La connotazione aristocratica maschile si fa meno varia
comparsa di tombe di coppie di alto rango, in cui mate- zione “culturale” della élite atestina. ed è sostanzialmente affidata all’accentuazione del ruolo
riali status symbol sono assegnati all’uno e/o all’altro dei Questa trasparente e attenta adesione al mondo etrusco di cavaliere. Accanto a morsi sporadici, l’esempio più
defunti con una casistica molto varia: anche se è difficile può a nostro avviso legittimare anche per il più “povero” vistoso è rappresentato dalla tomba atestina Benvenuti
individuare elementi normativi costanti, è evidente la mondo veneto la definizione di “principi” per questi 27811, pertinente a una coppia, in cui l’uomo esibisce un
volontà di segnalare chiaramente la maggiore emergenza primi personaggi di particolare rilievo, che emergono ricchissimo finimento equino [fig. 3], il più completo at-
dell’uomo o della donna7. pressoché contemporaneamente in tutti i maggiori centri testato nel mondo veneto [cat. 10.4.1]: il forte legame del
Questa problematica ha buon riscontro in due tombe di pianura, seppure con differenziazioni legate a gravita- defunto con il cavallo è ribadito dal ricorrere della figura
di Este: Ricovero 143 e Ricovero 2368. Nella prima [fig. zioni diverse. A Este sembrano culturalmente collegati i dell’animale nella ricca decorazione a borchiette bronzee
4], in cui i resti ossei dei due defunti erano stati deposti centri del territorio veronese, lungo la “rotta” Bologna- di alcuni vasi del corredo. Un cambiamento sensibile è
nello stesso ossuario, emerge la figura femminile: la tom- Po-Mincio-Adige; a Padova sono notevoli gli influssi del costituito dall’emergere della donna, ora segnalata come [3.]
ba era infatti segnalata all’esterno da un gran numero mondo hallstattiano-centroeuropeo, che coinvolgono i “aristocratica” in modo più vistoso e, soprattutto, con
di rocchetti e ciambelle tendifilo alludenti all’elitario territori lungo l’asse plavense, con emblematico riscon- maggiore varietà di connotazioni. Sotto l’aspetto rituale
possesso del telaio, a marcare quindi il ruolo di funzione tro nella tomba patavina dei “vasi borchiati” [cat. 9.9]. il segnale più forte di distinzione è dato dal raro ed ec- in apertura
produttiva della donna; un grande coltello di bronzo e In essa il “principe” è connotato come guerriero da un cezionale uso, anche per le donne, di un vaso di bronzo 1. Pettorale della tomba Benvenuti 122
due zanne di cinghiale evocano invece per l’uomo solo modello di scudo in lamina di bronzo di tradizione come ossuario, prerogativa finora riservata, come si è
2. Disegno ricostruttivo del pettorale
la più routinaria attività della caccia. Nella Ricovero 236, villanoviano-etrusca (usato come coperchio della situla- visto, a figure maschili “principesche”12; quanto al ruolo, della tomba Benvenuti 122
in cui ai defunti sono destinati due ossuari diversi, as- ossuario), ma i più vistosi vasi di bronzo sono di pretta particolare risalto assume quello di domina, signora della
sume invece maggior rilievo la deposizione maschile: tipologia centroeuropea (la situla-ossuario di tipo Kurd, casa, affidato all’esibizione del possesso di grandi chiavi 3. Finimento equino della tomba
all’uomo è riservata la più vistosa situla di bronzo nella i due lebeti con attacchi a croce, le tazze a corpo emisfe- di bronzo13. Ambedue gli indicatori – ossuario di bronzo Benvenuti 278
gli aspetti geomorfologici percorrere un antico ramo del Brenta ravvivato verso la
foce da una confluenza del fiume Cornio.
Le sedi che dettero luogo a estesi nuclei insediativi di
lunga durata a partire dal i millennio a.C., poste in corri- Vicenza2
spondenza di punti “nodali” del territorio, si caratterizza- I tracciati dei due fiumi di risorgiva Bacchiglione e
no per l’incontro di particolari aspetti ereditati e impressi Retrone [fig. 3], confluendo per una rinnovata attività
nel territorio a grande scala già da millenni – in seguito fra l’età del bronzo e l’età del ferro, ritagliano un dosso
a fasi di più energica morfogenesi risalenti al periodo di circolare rilevato a retro della scarpata posta sulla destra
transizione fra il Pleistocene e l’Olocene – intersecati da idrografica di un’ampia paleoincisione tardo pleistoceni-
altri, più limitati ma indispensabili, tipici del momento ca: l’antica valle dell’Astico. I depositi, su cui è fondato
di formazione protourbana. Gli elementi del determini- l’antico centro, sono pertinenti a un tratto di conoide
smo ambientale che caratterizzano gli ambiti fisiografici fluvioglaciale del fiume Astico, poi scolpito dalle incisio-
delle sedi prescelte, non sono solo, o esclusivamente, ni dei fiumi Bacchiglione e Retrone. L’alveo del fiume
funzionali alle necessità basilari dei gruppi umani di Retrone per la maggiore ampiezza e profondità del suo
neo-insediamento: salubrità, falda potabile, drenaggio percorso restituisce caratteristiche di maggiore antichità,
naturale ecc., ma appaiono anche imperniarsi su solide mentre il secondo più stretto e profondo, denota un
caratteristiche difensive, non arroccate e chiuse, bensì incremento tardivo nelle portate, forse determinato da
aperte al controllo delle vie terrestri e d’acqua che si in- un ampliamento del suo bacino di cattura delle risorgive
crociavano proprio naturalmente in tali punti obbligati dell’alta pianura vicentina, a spese di un antico predomi-
del territorio [fig. 1]. nio dell’Astico, rivolto più a est verso il Tesina.
Padova1 Este3
Il corso del fiume Bacchiglione è catturato, tra l’età del Agli inizi dell’età del ferro, l’incisione dell’antico paleo-
bronzo e l’età del ferro, nel solco del paleoalveo relitto alveo di Lozzo, una diramazione del fiume Bacchiglione
dell’antico Brenta, allora sovradimensionato ma sene- che in età tardo pleistocenica percorreva il solco paleoval-
scente, perché reduce dalle precedenti portate di età plei- livo fra i Colli Berici a ovest e i Colli Euganei a est, con-
stocenica terminale [fig. 2]. Questa riattivazione, con un fluendo nel fiume Adige a sudovest, sembra risentire gli
tracciato tangenziale che ritaglia il collo del grande me- effetti di una rinnovata attività idraulica [fig. 4]. A questa
andro occidentale riattivandone i deflussi, insieme forse concorrono, oltre a una riattivazione delle risorgenze pe-
alla confluenza con una diramazione minore del Brenta decollinari, le alimentazioni del fiume Frassine. Sul nodo
proveniente da nordovest, porta vigore al nuovo centro, idraulico di conversione in Adige a Este, le acque del
che occupa i dossi costituiti dalle ondulazioni interne paleoalveo di Lozzo risultavano contenute, unitamente
delle antiche barre di meandro della doppia ansa (occi- a quelle del fiume Adige, fra le sponde di una più ampia
dentale e orientale) del PaleoBrenta, ora attraversata dal valle fluviale, che il corso atesino si era modellato da mil-
Bacchiglione. Le due nuove vie d’acqua, che concorrono lenni, scorrendo all’interno di una paleovalle incisa nel
a potenziare il ruolo di Padova come centro egemone in corpo del suo conoide antico, di età tardo pleistocenica.
età preromana, prevedono, oltre alle vie terrestri a esse In tal modo l’importante centro veneto veniva a porsi al
parallele i relativi sbocchi a mare. Questi sono segnati dal sicuro, circondato da una configurazione geomorfologica
santuario di Lova per il fiume Bacchiglione, che sembra relativamente stabile, essendo già a monte, al piede del
Colle del Principe, catturati i dilavamenti di versante Altino è posto su un antico dosso del conoide del Brenta,
e le risorgenze. Alla periferia est dell’area insediata, la ritagliato all’intorno da un corso minore di risorgiva, il
medesima confluenza parrebbe aver concorso ad attivare fiume Zero, poco prima della sua confluenza nel fiume
una nuova e importante biforcazione fluviale: la dirama- Dese. La più agevole risalita dalla laguna lungo questo
zione dell’Adige di Deserto, che in tal modo ripartì le tratto di fiume, irrobustito dalla citata confluenza, facili-
portate dell’originaria diramazione principale, dell’Adige tava in tal modo l’approdo su terra ferma dal mare.
di Monselice, e aprì un nuovo sbocco al mare dell’antica
via atesina. Va posta in rilievo l’evidente coincidenza Oderzo6
topografica dei luoghi dove i corsi d’acqua intersecavano La sede del centro veneto si estende su un atollo resi-
punti nevralgici dell’antico centro e i monumenti cele- duo più rilevato e sulle sue immediate propaggini, di
brativi ivi eretti. L’aspetto sacro e contemporaneamente natura ghiaioso-sabbiosa, ammantate da un paleosuolo,
funzionale di tali strutturazioni monumentali appare lembo del conoide fluvioglaciale plavense, inciso più
avvallato dalla sincronia di fondazione dei due santuari recentemente, sui lati, dal percorso incassato del fiume
posti alla confluenza e alla diffluenza dei due importanti Monticano, un affluente del Livenza [fig. 7]. Tale spero-
“nuovi” corsi d’acqua soprarichiamati, rispettivamente ne residuo è lambito a est dalle scarpatine di un ampio
il santuario dei Dioscuri per il paleoalveo di Lozzo e il e profondo solco incisivo, un percorso tardoglaciale del
santuario di Reitia per la diramazione di Deserto. fiume Piave, a cui sembra connettersi, da nordovest, una
vecchia confluenza del fiume Lia. L’antico centro è attra-
Treviso4 versato dal solco inciso e sinuoso del fiume Monticano,
L’impianto dell’antico centro sorge su una serie di dossi con direzione nordest sudovest. In questo tratto, l’antico
minori e in parte rilevati, ritagliati dalle numerose dirama- fiume era dotato di una discreta portata, in quanto rac-
zioni di risorgiva che confluiscono nel solco maggiore del coglieva larga parte delle risorgive dell’area in destra idro-
fiume Sile [fig. 5]. Il corso del Sile, che a sua volta prende grafica del Livenza. Da Oderzo questo percorso fluviale
origine nell’alta pianura ghiaiosa poco a valle della linea era completamente navigabile e, incanalandosi all’inter-
delle risorgive, conserva gli usuali caratteri acquitrinoso- no delle antiche bassure residue presenti, raggiungeva
paludosi di un antico fiume di risorgiva fin quasi all’in- direttamente l’antico approdo costiero di Caorle.
gresso nel centro di Treviso dove, dopo avere subito un
evidente incremento nelle portate a opera dei corsi minori Concordia7
ivi confluenti, assume una nuova e differente direzione di La sede di età veneta antica occupa un dosso residuo, in
percorso da nord-nordovest a sud-sudest, verso il mare. parte rilevato quanto la circostante antica pianura tila-
Da qui il fiume acquisisce una direzione quasi normale ventina, scolpito dai corsi di risorgiva dei fiumi Lemene
alla precedente, essendo catturato da una profonda e vasta e Reghena, che qui confluivano in un antico vallone
incisione generata da una diramazione tardoglaciale del inciso da un antico percorso del Tagliamento, quando la
fiume Piave, inserita al centro di una depressione formata- linea di costa era ancora arretrata e il livello marino più
si lungo la linea di tangenza fra il mega-conoide del Brenta basso dell’attuale [fig. 8]. Tra l’età del bronzo e l’età del [1.]
a ovest e il megaconoide del Piave a est. Il nuovo percorso ferro, si assiste al verificarsi di due fatti concomitanti:
del Sile, alle porte di Treviso, determina a sua volta la com- da un lato la laguna – che già in precedenza lambiva lo
pleta e sicura navigabilità del fiume sino al suo sbocco al sbocco a mare del corso del Lemene in un tratto più a
mare, ad Altino. Tale stabile configurazione, all’interno di valle –, subisce un discreto arretramento (“trasgressione
un solco inciso nel corpo dell’antico conoide del Brenta, di Caorle”), dall’altro la confluenza fra i due corsi di in apertura 1. Carta del Veneto con i principali centri
connota soprattutto la fisiografia costiera dell’area dove risorgiva, per la maggiore incisione causata da una rin- Padova, cippo di via San Biagio di età protostorica. Sono indicati in rosso
sorgerà il santuario di Altino. novata attività, sposta il suo punto di convergenza più a e cippo di via Cesare Battisti, palazzo i limiti della regione dei Veneti antichi,
Dondi Dell’Orologio [cat. 3.1.1] all’interno un’ulteriore suddivisione
monte. Il nuovo centro veneto viene pertanto attraver-
è data tra il Veneto di pianura, quello
Altino5 sato da un corso d’acqua di maggiore portata, capace di costiero e la fascia pedemontana
La località del santuario e del vicino centro protourbano, solcare più efficacemente l’antistante specchio lagunare, e montana. All’interno le linee radiali
non è ubicata direttamente alla foce del Sile, bensì in un e raggiungere senza ostacoli la linea costiera, servendosi in nero definiscono un sistema di ambiti
punto più sicuro, a breve distanza [fig. 6]. Il centro di ancora del sicuro approdo di Caorle. territoriali relativamente omogenei
La sequenza stratigrafica preromana, in «Quaderni di archeologia del Veneto», Stefania Pesavento Mattioli, atti del convegno, a cura di M.S. Busana, P. Basso,
2012, c.s.; L. Zaghetto, Il santuario preromano e romano di Piazzetta S. Giaco- Padova 2012, pp. 81-95; Materiali veneti preromani e romani del santuario di
mo a Vicenza. Le lamine figurate. Vicenza 2003. Lagole di Calalzo al Museo di Pieve di Cadore, a cura di G. Fogolari, G. Gam- anna marinetti
26
Cfr. Altnoi. Il santuario altinate: strutture del sacro a confronto e i luoghi di bacurta, Roma 2001; G. Gangemi, Il santuario di Lagole di Calalzo di Cadore
culto lungo la via Annia, atti del convegno (Venezia 4-6 dicembre 2006), a cura (bl): le prime documentazioni, in I Veneti…, cit., pp. 75-76; G. Gangemi, Il
di M. Tirelli, G. Cresci Marrone, Roma 2009. santuario di Lagole di Calalzo (bl), in I Veneti…, cit., pp. 88-90; G. Gangemi,
27
A. Marinetti, Il venetico. Bilancio e prospettive, in Varietà e continuità nella Il santuario in località Monte Calvario di Auronzo di Cadore (bl), in I Veneti…,
storia linguistica del Veneto, atti del convegno della Società italiana di glotto- cit., pp. 101-103. la lingua base della cultura materiale, ossia il momento della for-
mazione iniziale della cultura veneta (xi-x secolo a.C.),
Una componente fondamentale e caratterizzante dell’i- ma ragionevolmente anche oltre; in qualche misura – ma
dentità etnico-culturale dei Veneti antichi è costituita con grande cautela – alcuni indizi sulla situazione lingui-
dalla loro lingua; a questa si è attribuito il nome con- stica pre-storica si possono ricavare dall’analisi dei nomi
venzionale di “venetico”, per distinguerla dal “veneto” di luogo, che sono per loro natura resistenti al cambia-
attuale, lingua derivata dal latino1. La lingua venetica, al mento, e che potrebbero dunque, sia pur indirettamente,
pari delle altre lingue dell’Italia antica, si è estinta con la perpetuare fasi linguistiche precedenti a quelle note dai
romanizzazione, quando è stata sostituita dal latino; le documenti; la linguistica storica ha fatto ricorso alla to-
fonti antiche non riportano alcun riferimento alla lingua ponomastica, in particolare agli idronimi, nel tentativo
dei Veneti, con l’eccezione del noto passo di Polibio (ii, di individuare una stratificazione indeuropea antica: nel
17, 5), secondo cui «… i Veneti, per costumi e abbiglia- Veneto termini come Plavis o Atesis potrebbero essere
mento, sono poco differenti dai Celti, ma usano un’altra proiettati in un passato ben più remoto del venetico
lingua». L’unica documentazione del venetico è costitui- documentale, come pure potrebbe risultare indicativa la
ta dalla testimonianza diretta delle iscrizioni. formazione di toponimi come Ateste o Tergeste, con una
Dalla documentazione si ricava che la lingua venetica formante -te diffusa in altre aree dell’Italia antica: una
era diffusa nell’area del Veneto centrale e orientale, in possibile via per delineare il profilo di fasi linguistiche
area dolomitica fino alla valle della Gail e, sia pure con preistoriche3.
attestazioni più sporadiche, nel Friuli e oltre, fino al cor- Fin dall’inizio degli studi linguistici, il venetico è stato
so dell’Isonzo. A una lingua diversa, il “retico” facevano riconosciuto come lingua appartenente alla famiglia
invece riferimento i territori delle Prealpi vicentine e del indeuropea; meno univoca è stata la sua classificazione,
Veronese, quest’ultimo occupato in epoca relativamente ossia la sua collocazione all’interno dell’indeuropeo se-
tarda anche da popolazioni di lingua celtica. condo il gradiente di prossimità con le altre lingue: l’at-
Le iscrizioni venetiche2 coprono un arco cronologico che tribuzione di un carattere “illirico”, a lungo sostenuta per
va dalla metà del vi secolo a.C. alla romanizzazione; il il venetico a partire dalla fine dell’Ottocento, si è rivelata
termine superiore è legato a un fatto contingente, l’ac- infondata in quanto basata su una errata interpretazio-
quisizione da parte dei Veneti di un alfabeto, elaborato a ne di fonti antiche che parlavano di “Veneti” di Illiria;
partire da modelli etruschi (cfr. Marinetti, infra sez. 7); successivamente il venetico è stato ritenuto una lingua
ciò ha permesso di fissare la lingua nello scritto, in for- indeuropea relativamente autonoma, senza particolari
me materiali tali per cui lo stesso scritto si è conservato. affinità con lingue specifiche. Ma anche la presunta au-
L’inizio della documentazione al vi secolo non significa, tonomia del venetico è venuta a cadere, per il progressivo
ovviamente, che prima di tale fase la lingua non fosse manifestarsi di una serie di affinità tra venetico e latino.
presente nel medesimo territorio, ma solamente che non È ora possibile affermare, sulla scorta delle conoscenze
sono disponibili riscontri documentali che possano for- attuali, che dal punto di vista linguistico il venetico trova
nire dati al riguardo. Ciò apre una questione più ampia, nel latino la varietà indeuropea più prossima in termini
e da un certo punto di vista irrisolvibile, quanto meno in di “parentela”, e che tale prossimità deve risalire a epoca
termini lineari, sulla proiezione del venetico in un pas- remota, comunque precedente ai contatti che le due
sato predocumentale, che si deve arretrare non solo fino lingue hanno potuto instaurare in epoca storica4. Resta
all’unica quota cronologica ancora raggiungibile sulla invece confinata nella sfera di una narrazione mitica la
di là dal fiume e tra gli alberi coppe usate per le libagioni fino alle uccisioni rituali di
cavalli, se non di esseri umani [Millo infra].
Le necropoli dei Veneti, distese nella pianura aperta o Al di là delle molte sfaccettature restituite da contesti
inerpicate sulle alture, erano circondate da un paesaggio diversi, in termini di forme, dimensioni, modalità e
vegetale ancora folto di boschi alternati a radure. Dispo- materiali da costruzione, i tumuli veneti costituiscono
ste all’esterno dei centri abitati, preferibilmente lungo chiare espressioni di prossimità sociale. Essi possono
i principali assi viari di collegamento extraurbano, esse racchiudere 2/3 nuclei familiari, appartenenti presumi-
si collocano al di là di vicini corsi fluviali, denunziando bilmente alla stessa famiglia estesa nelle fasi più antiche
un intento simbolico in cui la necessità effettiva del (viii-vii secolo a.C.), per accogliere dal vi secolo alcune
guado rappresenta il passaggio da un mondo all’altro. decine di tombe in formazioni più ampie, a carattere
La presenza di più distretti cimiteriali intorno ai centri gentilizio. La disposizione centrale delle sepolture dei
principali suggerisce una loro corrispondenza con agglo- capostipiti e dei loro familiari, fino a quella marginale, se
merati abitativi a carattere rionale, diversi per attività, non esterna, dei membri gradualmente meno importanti
condizione sociale, censo. per parentela o rango/ruolo, adombra la complessità
Una volontà di pianificazione urbanistica traspare dal- delle gerarchie vigenti, più manifeste nei grandi centri
le confinazioni dei terreni sacri ai defunti, rivelate da urbani di pianura. Alcune concentrazioni topografiche
“muriccioli”, ma anche da imponenti segnacoli di pietra di tombe i cui corredi contengono oggetti simili (fibule,
(Sainati infra) e dall’organizzazione interna degli spazi orecchini, attrezzi) lasciano trasparire corrispondenze
che lascia ipotizzare la predeterminazione di veri e pro- con categorie sociali diverse. A Padova e a Este, queste
pri lotti di proprietà familiare, perduranti nel corso di strutture funerarie, spesso dotate di una specie di corri-
più secoli. Le sepolture si raggruppano in tumuli col- doio d’accesso, possono assumere anche configurazioni
lettivi, di modesta elevazione e di dimensioni variabili, “monumentali”, dando così visibilità ai maggiorenti che
a pianta circolare o piriforme, recintati in pietra o in vi si autorappresentano e alla loro discendenza1. Negli
legno. A Este, un tumulo del vi secolo a.C. raggiunge spazi esterni ai tumuli, zone assegnate all’uopo ospitano
l’estensione di 70 metri quadrati, a Padova una struttura attività collaterali, come le deposizioni di terra di rogo,
coeva, pur incompleta, si aggira sui 20 metri di diametro residui delle pire, sovente conservate in pozzetti appositi,
[cat. 10.3.1], a Montebelluna e a Oderzo da 2,5 fino a 10 oppure vasellame infranto e altre offerte riconducibili
metri, mentre nelle necropoli collinari più periferiche a cerimonie, forse periodiche, in onore dei morti. La
(Montebello Vicentino, Borso del Grappa, Mel) pre- cura per le aree cimiteriali è documentata da strade e
valgono estensioni minori, insieme all’uso costante di viottoli, fossati, opere di canalizzazione e di arginatura;
recinzioni litiche. solo raramente sono stati identificati i luoghi destinati
La sequenza costruttiva dei tumuli, spesso ciclica, è alla combustione dei defunti, come a Montebelluna, ad
impegnativa e articolata in diversi interventi: taglio Altino, a Padova, a Este: qui il fumo e le fiamme degli
e/o livellamento; stesura di sedimenti fini; infissione ustrina accesi nella pianura aperta a sud dovevano riflet-
preliminare di cippi o preparazione di cordoli perime- tersi nell’acqua dell’Adige che scorreva poco distante2. Le
trali; accumulo interno; apprestamento delle recinzioni alte cataste di tronchi, onerose in termini sia economici
(lastre, filari di ciottoli, staccionate lignee); ampliamenti sia energetici – il peso doveva aggirarsi intorno al quinta-
mediante apporti laterali; copertura estesa. Sono docu- le – erano alimentate dal legname dei boschi circostanti:
mentate talvolta cerimonie di fondazione, dalle offerte di ai carpini che offrivano combustibile più pregiato, si af-
[1.]
alla riva delle tenebre
fiancavano querce, olmi, frassini, aceri, ma anche specie coniugi o consanguinei, mette in luce il valore primario gico”, denso di tracce imperdibili. Oggi, con il supporto
ripariali quali ontani, pioppi, salici, e di radura come del matrimonio e della famiglia nelle istituzioni sociali e indispensabile dell’esame microanalitico delle giaciture e
pomoidee, noccioli, pruni e cornioli [fig. 1]. Gli studi ar- fra le categorie di pensiero dei Veneti antichi. delle loro modifiche post deposizionali, si può tentare di
cheobotanici indicano nelle pire funebri anche la presen- Con l’affinarsi delle metodologie d’indagine, la prassi ricondurre a temporalità distinte lo svolgimento di un
za di offerte alimentari contestuali al rito di cremazione: della riapertura si va rivelando sempre più frequente rito funerario articolato in fasi innumerevoli (per noi),
frutti, tra cui dominano le nocciole, ma anche residui nelle necropoli venete (e non solo): oltre alle coppie ma- che si protraeva verosimilmente per parecchi giorni, se
di cibi cotti come pane e focacce di cereali [cat. 11.3.10]. ritali, ricorrono le associazioni di adulti con bambini (ge- non settimane.
Sulla pira potevano venire gettati pure noduli d’incenso, nitori e figli?), ma non mancano due/tre individui adulti È la composizione del corredo all’interno della tomba
fiori, miele, come documentato in altre necropoli coeve dello stesso genere (fratelli, sorelle, altri?). Nel quadro tuttavia, a giocare il ruolo principale per la restituzione
dell’Italia settentrionale3. dell’ampia variabilità funeraria che caratterizza soprat- del ritratto del defunto, delle sue virtù e del suo statuto
tutto i centri maggiori, va sottolineata la procedura di sociale, secondo norme e valori condivisi dalla comunità
riversare nell’ossuario deposto per ultimo i resti combu- di appartenenza. Ed è qui che più fattori interagiscono
… e così un’urna sola anche l’ossa racchiuda sti e le parures dei defunti sepolti precedentemente nella con le evidenze archeologiche, rappresentando filtri
(hom., il. xxiii, 91) stessa tomba. In questo caso i rispettivi ossuari vengono potenti, che è ineludibile decodificare: uno, di carattere
infranti ritualmente e sparsi, talvolta accompagnati da materiale, è costituito dalla presenza originaria degli
Le tipologie tombali si diversificano secondo le zone; la altri elementi del corredo originario. oggetti deperibili, oggi scomparsi, ma al momento
cassetta di lastre di pietra prevale a Este e lungo la valle Gli “attori” del rito, lontani forse da princìpi di inviola- della sepoltura parte integrante del suo arredo; l’altro,
del Piave (Montebelluna, Mel, Cavarzano), mentre a Pa- bilità della sepoltura, ne modificano anche radicalmente immateriale, corrisponde al codice simbolico messo in
dova e nella pianura trevigiana e veronese viene preferita l’assetto interno ed esterno, fino a ristrutturare o so- atto nell’allestimento stesso. A campi semantici diversi si
la cassetta di legno, affiancata a partire dal vi secolo a.C. stituire il contenitore tombale; ne spostano gli oggetti, riferiscono gli spazi all’interno della tomba. Tendenzial-
[2.] [4.] rimescolano i resti combusti, frantumano i vasi. Riti suc- mente l’ossuario e il suo contenuto riguardano la sfera
dal dolio. Ma non poche sono le varianti, dalle semplici
fosse, in uso quasi ovunque nelle fasi più antiche, alle cessivi si rivolgono a suggellare la chiusura della tomba, privata del defunto (abbigliamento, gioielli, oggetti per
strutture miste (di legno, pietra, ciottoli), alle cassette in una fase cruciale della celebrazione volta a ricostituire la cura personale, piccoli attrezzi) mentre nel contenitore
divise in più scomparti, ai contenitori di materiale or- la coesione familiare/sociale messa in crisi dalla perdita: tombale vengono disposti gli elementi che ne delineano
ganico di forme inusitate. Alcune tombe di Oderzo ad atti di libagione e di purificazione sono indicati da resti il profilo sociale, come utensili da lavoro, insegne di sta-
esempio mostrano modalità di deposizione finora ignote: di coppe, bicchieri, tazze; talvolta rimane solo una parte tus, armi, insieme al servizio di vasi per bere e mangiare,
l’ossuario, deposto nella fossa con il suo coperchio, viene per il tutto. Nelle tombe di rango principesco la profu- indispensabili per consentire al defunto di superare la
protetto da uno scodellone rovesciato invece che dalla sione di vasellame indizia il numero considerevole dei fase liminare.
consueta copertura di pietra o di legno [cat. 9.24]. Bloc- celebranti. L’estremo saluto può essere preceduto anche Al di là di tali componenti del codice funerario che
chi di trachite, ciottoli fluviali, cippi litici o lignei infissi dalla deposizione di oggetti che mettono in risalto il pro- accomunano i Veneti alle civiltà coeve della penisola,
nei tumuletti individuali di copertura, possono fungere filo sociale del defunto; ad esempio a Este tra l’viii e il vi l’ampia variabilità delle tombe, che questa mostra vuole
da segnacoli di singole unità o di insiemi sepolcrali. secolo a.C. vengono collocate sul coperchio della cassetta evidenziare, è indice da un punto di vista diacronico, di
La lettura stratigrafica di dettaglio esterna e interna alla preziose conocchie o veri e propri set da lavoro (rocchet- profonde trasformazioni lungo il corso del i millennio
[3.] tomba, unita a una nuova attenzione per le dinamiche ti, fusaiole, pesi da telaio), chiaro riferimento all’abilità a.C. verso una crescente complessità sociale. Da un
post deposizionali, nonché l’integrazione fra l’analisi del di filatrici e di tessitrici di giovani donne o di matrone punto di vista sincronico invece, i diversi comparti ter-
corredo e la determinazione delle ossa combuste, hanno [cfr. cat. 9.10]. Talvolta sono deposti all’esterno accessori ritoriali riflettono sensibili differenze: queste dipendono
aperto prospettive inattese per la ricostruzione della se- del corredo personale, oppure conchiglie o denti di soprattutto dalla dimensione protourbana e poi urbana
quenza rituale delle azioni svolte intorno alla sepoltura. animali con valenza di amuleti, ma anche resti di ossa dei grandi centri di pianura che elaborano una molte-
in apertura In particolare l’assetto degli strati di terra di rogo, esiti animali di significato ambiguo: può trattarsi di semplici plicità di espressioni rituali, più aperte verso le culture
1. Ricostruzione dell’ambiente della deposizione dei carboni provenienti dalle pire, al- offerte alimentari o di elementi simbolici, come nel caso costiere, etrusco tirrenica e adriatica, mentre le comunità
intorno alle necropoli atestine ternati ai tumuletti che fungono da coperture individua- delle ali di germano reale, allusivi forse al viaggio verso collinari, caratterizzate da gerarchie sociali meno dinami-
(disegno M. Fuggiaschi) li, indica la procedura ricorrente di riaprire il sepolcro l’aldilà. Ancora diversa la derivazione di quei manufatti che con un linguaggio funerario più essenziale, gravitano
per deporvi i resti di uno o più congiunti con il relativo mescolati alla terra di rogo, esiti quindi della fase di com- preferibilmente verso il mondo transalpino e l’area del
2-3. Tomba dei “vasi borchiati”:
parte del servizio corredo4. Questa evidenza da un lato spiega la compre- bustione sulla pira, tra cui possono figurare frammenti caput Adriae.
senza di più ossuari all’interno della stessa tomba, già di vasi con tracce di calore, ma anche bruciaprofumi5.
4. Tomba dei “vasi borchiati”: motivata con improbabili morti simultanee, dall’altro, In sostanza, l’area circostante la sepoltura, in passato più
incensiere sottolineando l’intensità duratura dei legami affettivi tra trascurata dagli studiosi, si sta rivelando un “cerchio ma-
Tra le tante manifestazioni artistiche dell’Italia preroma- quanto attiene agli studi di questa complessa manifesta-
na l’arte delle situle è la più omogenea e coerente per zione artistica, un passo decisivo e pionieristico per una
tecnica e per stile oltre a essere la più organica per i temi sua prima valutazione si ebbe nel 1961 con la mostra Arte
affrontati, nonostante diversità interne che nulla tolgono delle situle dal Po al Danubio3 in occasione della quale
alla sua unità di fondo1. alcuni importanti studiosi italiani e stranieri come Giulia
Anche se l’area in cui i suoi prodotti sono diffusi è molto De Fogolari, Stone Gabrovec, Jozˇe Kastelic, Karl Kro-
ampia essa risulta fortemente identitaria sul piano etnico mer e Guido Achille Mansuelli affrontarono i problemi
e viene riconosciuta come un’arte tipica dei Veneti per- della formazione, della cronologia, della diffusione e del
ché a questo popolo rimane sempre legata, pure quando suo significato in rapporto alle rispettive committenze.
si diffonde al di fuori del loro territorio e si mischia con Dopo la mostra che aveva tra le sue novità quella della
stimoli, ideologie e produzioni di altri ambiti, talora scoperta/riscoperta di un’orientalizzante settentrionale
anche molto lontani, sia geograficamente che cultu- cominciò a farsi strada l’ipotesi di un rapporto diretto tra
ralmente. Essa consiste nella decorazione di oggetti di l’Oriente e la produzione delle situle sbalzate attraverso
lamina di bronzo, in particolare situle e relativi coperchi, l’Adriatico o addirittura attraverso la terraferma4, ipotesi
con la tecnica dello sbalzo dal rovescio e con rifiniture a entrambe destinate a cadere per l’assenza di una docu-
cesello e bulino sul diritto. Questa stessa tecnica si esten- mentazione intermedia realmente probante oltre che
de poi ad altri oggetti e spesso utilizza la sola incisione per alcune evidenti discrepanze cronologiche. E anche
pur mantenendo le sue peculiarità che sono quelle di la recente proposta dell’arrivo di artisti orientali e di una
una decorazione figurata assai complessa che tocca temi loro operatività su suolo italico non ha cambiato le cose
molto variegati come la guerra e le parate militari, i cor- se si tiene conto del fatto che in episodi di questo genere
tei trionfali e cerimoniali, il banchetto e il consumo del è sempre l’Etruria tirrenica ad avere una sua centralità e
vino, la musica e gli agoni, la caccia, il lavoro dei campi, a esercitare un ruolo propulsivo nei confronti dell’Italia
gli animali reali e fantastici. Tutti temi in larga parte antica. Ma la svolta più importante negli studi di questa
riconducibili alla sfera dell’acquisizione, dell’esibizione e produzione artigianale l’ha data Giovanni Colonna nel
della legittimazione del potere nei suoi diversi aspetti e 19765 riconoscendo che il tintinnabulo della tomba degli
nelle sue diverse manifestazioni a seconda della commit- Ori di Bologna [cat. 6.1], il primo e più antico lavoro a
tenza che li esprime. Oltre che sulle situle, dove trovano sbalzo riconducibile all’arte delle situle, è opera di un
la loro rappresentazione più completa e organica, questi artigiano attivo a Bologna negli ultimi decenni del vii se-
temi sono presenti infatti anche su ciste, coperchi, spec- colo a.C., ma con radici culturali e artistiche nell’Etruria
chi, palette, cinturoni, ganci di cintura, elmi, foderi di settentrionale di età tardo orientalizzante. A personalità
coltello. E persino le lamine votive, per quanto diverse come questa si deve l’arrivo in area venetica di un modo
nella funzione e nel significato, ricorrono allo stesso lin- nuovo di decorare i vasi di lamina bronzea con il quale
guaggio artistico che poi finisce con il debordare anche viene rapidamente superato l’esangue linearismo e la for-
sulle ceramiche [catt. 6.13-15], sia a Este sia a Padova te dispersione compositiva delle esperienze precedenti,
oltre che nella lontanissima Sopron in Ungheria, grazie come ad esempio quelle di Kleinklein e di Sesto Calen-
al ricorso ad appositi stampi o matrici [catt. 2.3.17-18] de6, che si riallacciano alla tradizione europea dei Campi
dai quali traspare quanto fosse radicata e diffusa questa d’Urne. Sia il calore dello sbalzo sia la più ordinata e
pratica di usare la superficie dei vasi per il racconto2. coerente sintassi figurativa e decorativa costituiscono una
Dopo una lunga fase iniziale molto vaga e incerta per svolta senza precedenti che deriva da una spinta colta e
1
G. Fogolari, I Veneti antichi. Lingua e Cultura, Padova 1988, p. 169.
4. Lagole di Calalzo, Belluno; 2
L. Capuis, I Veneti antichi, Milano, 1993, pp. 237-264; Este preromana. Una
i laghetti delle acque termali città e i suoi santuari, a cura di A. Ruta Serafini, Treviso 2002, con bibliografia
orientali del venetorum angulus aveva come fulcro i centri dell’Adriatico settentrionale
(Frattesina), ma che coinvolgeva, oltre il Mediterraneo
serena vitri orientale e l’area peninsulare, le cerchie alpine orientali e
l’area danubiana dei Campi d’Urne3.
Agli inizi dell’età del ferro, soprattutto nella fascia più
meridionale e lungo le vie di penetrazione verso nord,
Il territorio posto a est del Livenza, bagnato a sud “veneta”, intesa come il territorio in cui si parlava e sono evidenti, come nel Veneto euganeo, i rapporti con il
dall’estremo lembo dell’Adriatico e delimitato a nord comprendeva la lingua venetica, correrebbe lungo la val- mondo villanoviano etrusco, che tra ix e viii secolo rive-
dalle Alpi orientali, è stato sempre, nel corso della storia, le del Gail nell’attuale Austria e la valle dell’Isonzo fino stì il ruolo più rilevante nell’Italia protostorica (spada ad
un territorio di frontiera. Il confine tra mondo italico all’Istria settentrionale. antenne da Bagnarola di Sesto al Reghena, rasoio “tipo
e balcanico centro europeo si è spostato innumerevoli La lettura della documentazione archeologica sinora Vulci” da Gradisca sul Cosa)4. Anche la ricca decorazione
volte nel corso dei millenni, in relazione al variare delle nota, sia di abitato sia di necropoli, permette comunque a motivi geometrici impressa “a cordicella” sulla cerami- [1.]
influenze dalle zone circostanti. Il Caput Adriae ha anche di notare che, per lo meno nella piena età del ferro, al- ca (San Vito al Tagliamento, Palse, Concordia) rivela
rivestito però, nei periodi più felici, un importante ruolo meno tutto il territorio dal Livenza all’Isonzo e all’Istria modelli centro-italici, solo in parte mediati dal mondo
di raccordo e di tramite fra ambiti geografici e culturali mostrava legami abbastanza stretti, per quanto attiene veneto. A partire dall’viii secolo si rafforzano i legami
diversi. la cultura materiale, con il mondo veneto. I caratteri con il Veneto euganeo (vedi in particolare i corredi della
Nel i millennio a.C. la situazione era sicuramente molto propri di quel mondo, concentrati soprattutto nei centri necropoli di San Vito al Tagliamento), che in quest’epo-
complessa. La lettura del territorio del Caput Adriae egemoni, appaiono però sempre più sfumati proceden- ca sta consolidando una sorta di monopolio, destinato
nell’età del ferro inoltre è ancora difficile: pochi contesti do verso est, anche per il prevalere di aspetti propri a durare per un paio di secoli, dei rapporti tra mondo
indagati scientificamente colmano solo parzialmente il delle zone a sudest delle Alpi (tarda cultura dei campi italico, l’area alpina orientale e quella a nord delle Alpi.
vuoto che sino a pochi anni fa si frapponeva tra il Veneto di Urne, facies della Dolenjska, gruppo delle Carniola Diversa appare l’area pedemontana dove vi sono evidenti
e l’Alto Isonzo – oggetto di scavi già nel tardo Ottocento interna) e adriatico-orientali (gruppi istriano e liburnico testimonianze di rapporti, nel tardo bronzo recente - inizi
e ritenuto in passato una sorta di avamposto veneto nelle Japodico)2. finale con il mondo dei Campi d’Urne centro-europei5, e
Alpi orientali –, nonché l’Istria meridionale (Nesazio), L’ambito territoriale che mostra comunque le più strette dove il ciclo insediativo, dopo un periodo di rarefazione
dove sono ben note le sepolture principesche con i ricchi relazioni con la civiltà veneta nel periodo del suo pieno della frequentazione, pare ripartire non prima del tardo
prodotti dell’arte delle situle. Sono ancora indefiniti gli sviluppo, tanto da apparire una sorta di propaggine del viii secolo a.C., con aspetti vicini a quelli del Veneto [2.]
ethne e ignote le lingue parlate (e non scritte) a est e Veneto orientale, è la fascia a ovest del Tagliamento, il orientale. La piccola necropoli del Dominu a Montereale
nordest del Venetorum Angulus, dove è verosimile che grande fiume da alcuni considerato, per lo meno nella pie- Valcellina databile dal tardo viii al vii secolo a.C., in cui
coesistessero genti di varia origine1 con cui nel corso del na età del ferro, il limite naturale del Venetorum Angulus. è documentato il rituale dell’ossilegio entro urna, per lo
i millennio a.C. i Veneti, ma anche altre genti provenien- Alquanto diversa appare la situazione del territorio più situliforme, e la deposizione nei corredi di oggetti
ti da nord e da est, dovettero integrarsi. alpino carnico, in cui nella piena età del ferro risulta metallici di ampia diffusione anche nel mondo veneto-
Molti elementi, archeologici, linguistici e toponomastici sviluppata una facies comune al Veneto settentrionale vi- italico, pur con alcuni caratteri locali pare testimoniare,
offrono informazioni sulla presenza veneta a est del Li- cina al mondo retico e precocemente intrisa di elementi come nella valle del Piave (Mel), l’espansione degli inte-
venza in momenti successivi: possono essere attribuiti a celtici, e che nella tarda età del ferro quasi certamente fu ressi veneti attraverso la pedemontana e l’area prealpina,
espansione territoriale, ma anche a spostamento di grup- occupato da tribù celtiche o a forte componente celtica verso le Alpi e il mondo transalpino hallstattiano.
pi forse alla ricerca di materie prime, a trasmissione di (Carni). In tutto il Friuli orientale, in particolare in quello meri-
prodotti di lusso alle élites delle popolazioni ivi insediate dionale, le testimonianze del vii secolo appaiono rarefatte,
e a influenza culturale. Se prendessimo in considerazione come in tutta la fascia circumadriatica nordorientale, che
la diffusione dell’arte delle situle tra tardo vii e v secolo la destra tagliamento pare non toccata dalle manifestazioni artistiche e dalle tra-
potremmo comprendere nell’area di influenza veneta sformazioni socioeconomiche proprie dell’orientalizzante. 1-2. Montereale, la “casa dei dolii”,
vano interrato durante lo scavo
buona parte dell’Istria e delle attuali Austria e Slovenia; Nella fascia più meridionale della Destra Tagliamento, Tra vi e v secolo a.C., periodo di massimo sviluppo delle
con le strutture in legno delle pareti
se valutassimo la diffusione dei documenti epigrafici in superato il periodo della sistematica presa di possesso del città venete che avviano la colonizzazione del territorio e del solaio carbonizzate in crollo;
caratteri venetici, tutti però abbastanza tardi e utilizzati territorio del bronzo recente, tra x e primi decenni del- collinare e consolidano l’espansione verso est, nel Caput assonometria ricostruttiva con
anche per nomi non venetici (per lo più celtici; iii?- l’viii secolo a.C. si registra un notevole sviluppo, nel se- Adriae si stabilizzano in principali insediamenti nel localizzazione dei dolii e delle macine
i secolo a.C.), e della toponomastica, il confine dell’area gno della continuità culturale con il bronzo finale, perio- territorio a ovest del Tagliamento, si ampliano alcuni a sella
Sulla questione dei rapporti tra Etruschi e Veneti si sono Etruschi esercitarono anche nel comparto nordorientale
fatti in questi ultimi decenni progressi importanti1. Alle dell’Italia antica, abitato dai Veneti. E allora questa “ec-
consistenti acquisizioni derivate da un’intensa attività di cezione” che li riguarda va interpretata in altro modo e
scavo e di tutela da parte della Soprintendenza ai Beni sembra metterci sull’avviso che le relazioni culturali degli
Archeologici si è affiancata una ricca e fruttuosa attivi- Etruschi con i Veneti siano diverse da quelle che gli stessi
tà di studio e di ricerca con novità molto significative Etruschi ebbero con i Celti di Golasecca, dato che questo
sia sul piano del metodo che su quello dei risultati. Il loro “angolo” è tutt’altro che escluso dal fenomeno.
quadro storico emergente di queste due grandi realtà È ormai largamente acquisita la constatazione che già nel
dell’Italia settentrionale preromana e in particolare le bronzo finale (xii-x secolo a.C.) si intravedono i princi-
caratteristiche e il significato delle loro intense relazioni pali elementi che daranno luogo alla formazione delle
si è così molto arricchito. E questa mostra sui Veneti è grandi civiltà e dei principali ethne dell’Italia preromana
una ghiotta occasione per proporre in primo luogo un e quindi anche degli Etruschi e dei Veneti [fig. 1]. Ed è
resoconto delle principali novità su questo tema e per proprio in questa fase che si inaugura la stagione dei loro
aggiungere qualche piccola riflessione che si spera possa rapporti e si assiste alla nascita di nuovi ed estesi villaggi,
aiutare il lettore del catalogo e il visitatore della mostra a diversamente dislocati rispetto ai precedenti, con ruoli
una comprensione più piena del fenomeno. produttivi e commerciali di grande peso come Frattesina
Secondo una testimonianza di Catone, vissuto tra iii di Fratta Polesine sorta su un ramo estinto del Po in una
e ii secolo a.C., riportata assai più tardi da Servio (Ad posizione ben più vicina alla costa adriatica di quanto
Aeneidem xi, 567) in Tuscorum iure paene omnis Italia non appaia oggi e snodo cruciale nei rapporti tra Europa
fuerat, cioè quasi tutta l’Italia era sotto il dominio degli continentale e Mediterraneo2.
Etruschi. Come è stato più volte osservato, questa notizia A Frattesina sono presenti ceramiche micenee e vaghi
è poco verosimile se si pensa a un controllo diretto di d’ambra tipo Tirinto che indiziano rapporti con l’Egeo;
tipo territoriale e politico, ma ha una sua credibilità se si ma sono presenti anche manufatti e strumenti in metallo
pensa a una sorta di supremazia sul piano commerciale che si ricollegano a ripostigli di area tirrenica e documen-
e culturale. La notizia tra l’altro si puntualizza in alcuni tano una “nuova” via del metallo che attraverso direttrici
passi di Tito Livio là dove si dice che gli Etruschi dalla terrestri dell’Emilia centrooccidentale (dove nello stesso
loro terra d’origine si spinsero, oltre che verso sud fino periodo è ugualmente fiorente Bismantova) arriva ai cen-
a raggiungere la Campania, anche verso nord, valicando tri minerari dell’Etruria. E sono anche presenti materie
l’Appennino e occupando larga parte (omnia loca) della prime esotiche, come l’ambra proveniente dal Baltico,
pianura padana fino alle Alpi, excepto Venetorum angulo l’avorio di elefante e le uova di struzzo giunte dal Me-
(Livio v, 33, 7-9). diterraneo, paste vitree, destinate a essere lavorate in un
Se questa notizia sul loro “dominio” fino alle Alpi va sito con produzione artigianale altamente specializzata
ricondotta a un primato culturale più che a un domi- per un’esportazione di vasto raggio a cavallo tra Etruria
nio territoriale, resta da spiegare cosa significa excepto del bronzo finale o protoetrusca e Mediterraneo post
Venetorum angulo. A volere essere coerenti con quanto miceneo. Qualcosa di analogo anche se di consistenza
si è appena detto bisognerebbe dedurre che il “primato inferiore lo si trova in altri siti del Veneto, come Mon-
culturale” degli Etruschi a nord degli Appennini non tagnana, Fondo Paviani, Fabbrica dei Soci e forse anche
sembra aver interessato i Veneti. Ma le cose non stanno Torcello, per cui si ha la netta impressione di un sistema
affatto così dato che sono evidenti gli influssi che gli che nelle sue potenzialità economiche e nei suoi rapporti
Alla fine del ii millennio a.C., durante il bronzo finale aree dell’Italia centrale: in Umbria, a Terni, Piediluco e
(xii-x secolo a.C.), l’Italia centro settentrionale è carat- Contigliano, nell’area tosco-laziale, ad Allumiere3.
terizzata da una serie di culture differenziate, ma anche Con l’avanzata prima età del ferro, nel quadro di un po-
accomunate da molti tratti di somiglianza, che talora si polamento che nei due grandi scacchieri qui considerati
definiscono con il nome generico e certamente impro- vede nascere imponenti agglomerati “protourbani”, con
prio di protovillanoviano. Gli aspetti territoriali di que- connotazioni etniche ben distinte, la situazione appare
ste culture preludono alle grandi articolazioni etniche e differenziata. Nel Veneto, il grande abitato di Este e
linguistiche dell’età storica, con la netta differenziazione quelli minori di Gazzo e Castellazzo della Garolda da
tra Leponzi, Veneti, Etruschi, Umbri, Piceni. I più dina- una parte, e quello di Padova e altri minori del Veneto
mici di questi gruppi, quelli insediati nell’attuale Tosca- orientale (Oderzo e Concordia) dall’altra, mostrano un
na e nel Lazio settentrionale e nell’area tra la foce del Po e diverso orientamento nei loro contatti commerciali e
il Veneto orientale, hanno attivato già in quest’epoca un culturali. Particolarmente interessato ai rapporti con il
intenso interscambio di prodotti lungo vie commerciali, modo hallstattiano e nord alpino il settore orientale,
vere e proprie vie dei metalli. maggiormente aperto alle relazioni con il mondo etrusco
Agli estremi di questi itinerari sono stati individuati villanoviano quello occidentale.
“ripostigli” di lingotti di bronzo che presentano for- Tra viii e vii secolo a.C. compaiono infatti nell’area ate-
me specifiche, come i cosiddetti “pani a piccone” e le stina alcuni oggetti altamente significativi, che debbono
“palette con immanicatura a cannone”: da una parte si essere considerati vere e proprie importazioni dall’Etru-
segnala, ad esempio, il ripostiglio di Semprugnano, nel ria propria. Particolarmente significativa è ad esempio
cuore del distretto minerario della Toscana, dall’altra la statuina bronzea di guerriero con elmo crestato, asta
quelli di Frattesina di Fratta Polesine e di Montagnana1, e grande scudo ovale, considerata un’importazione da
scali fluviali e snodi tra vie commerciali che traversava- Vetulonia, proveniente da una probabile area sacra in
no orizzontalmente il sistema Appennino tosco-emilia- località Lozzo Atestino4: la sua cronologia ancora di
no e Pianura Padana e che nel contempo collegavano viii secolo a.C. concorda con quella di altri manufatti
gli scali adriatici all’Europa centro settentrionale, da etruschi deposti in tombe di Este: vanno almeno citate
cui proveniva anche l’ambita ambra. Lungo queste le spade ad antenne, come quella, ritualmente spezzata,
direttrici la preziosa resina fossile doveva raggiungere dalla tomba 236 Casa di Ricovero5, e i cinturoni a lo-
infatti siti della Toscana settentrionale, in Versilia (Ri- sanga, tipici attributi del costume femminile, di chiara
paro dell’ambra – Camaiore), ma anche l’isola d’Elba. manifattura etrusco-meridionale (Tarquinia o meglio
Un possibile mediatore in questo particolare traffico Vulci) come quello dalla tomba Pelà 86.
poteva essere stato il sito di Bismantova, sull’Appenni- La presenza di oggetti di altissimo prestigio come quelli
no reggiano2. testé menzionati si accompagna ad altri meno appariscen-
Questi precoci rapporti hanno verosimilmente pro- ti, come gli strumenti da lavoro; si veda ad esempio il “set
piziato la koinè metallurgica che poco dopo, all’inizio da carpentiere” deposto nella tomba Casa di Ricovero
dell’età del ferro, coinvolge buona parte dei territori 236 di Este, che si collega a un uso attestato nella ritualità
menzionati: fibule, asce e spade, rasoi, spilloni, coltelli funeraria di Veio e altrove, e che d’altro canto trova un
presentano forti analogie formali sia nei siti della bassa modello ideologico eroico nei poemi omerici, là dove
Padania, come Frattesina, Villamarzana, Montagnana, Ulisse è rappresentato anche nella veste di abile artigiano,
ma anche più a nord, per esempio ad Ancarano, che in capace di ricavare da sé il mobilio del suo talamo nuziale7.
Oltre i limiti delle terre degli antichi Veneti, abbozzati dai i Cotuanti e i Leponzi, peraltro situati in Italia nordocci-
profili irregolari dei rilievi montuosi che a nordovest, fra dentale, dove sotto il profilo archeologico è riconosciuta
i corsi dell’Adige e del Brenta, cingono i vasti orizzonti la cultura di Golasecca, appartenente dal punto di vista
della pianura, risiedeva il popolo dei Reti [fig. 2]. Scarne, linguistico alla famiglia celtica6. I caratteri alfabetici le-
incidentali e talvolta contraddittorie sono le notizie tra- ponzi sono documentati anche a Verona e nei dintorni,
mandate da storici e geografi di epoca romana a proposito in sepolture del ii-i secolo a.C. dei galli Cenomani. E
di queste genti alpine, confinanti con i Veneti1. a questo proposito va ricordato che, in contrasto con
I Reti, divisi secondo Plinio in “molte comunità”, in base quanto riferisce Plinio, Verona come Trento sono indicate
a quanto riferito dallo stesso autore e da Strabone in epoca da Pompeo Trogo in Giustino e dal geografo Tolomeo
augustea, erano collocati sopra Como e Verona, fino alle fra gli insediamenti fondati da Galli, dopo aver sconfitto
“terre solcate dal Reno” e al lago di Costanza, mentre a gli Etruschi nella pianura padana7. Se per Verona questa
oriente confinavano con i Celti del Norico, nell’attuale etichetta gallica è possibile faccia riferimento a una fase
Austria2. Fra gli abitati (oppida) dei Reti, nella Historia di insediamento successiva a quella con caratteri retici e
Naturalis Plinio menziona Trento, Feltre e «Berua», una veneti, non trova invece alcun conforto apparente nei dati
località non ancora individuata, nonostante si siano susse- archeologici di Trento, se si esclude un gruppo di monete
guite diverse ipotesi fra l’Alto Adige/Südtirol, il Trentino di imitazione celtica che, di per sé, non implicano peraltro
e il Veneto, con Nalles, Stufles/Stufels di Bressanone/Bri- necessariamente una presenza di Galli8. Va tenuto conto
xen, Vervò, Pergine, Pieve di Cadore, Belluno e altri centri che l’impianto urbano di Tridentum, risalente all’epoca ce-
fra Feltre, Vicenza e Altino3. A Feltre, il ritrovamento in sariana, è espressione del processo di romanizzazione e che
prossimità del duomo di resti di abitazione di tipo semi le precedenti frequentazioni preromane nel circondario si
interrato e di materiali ceramici riconducibili alla tradizio- riferiscono alla cultura materiale dei Reti, chiamata con-
ne retica, oltre che a testimonianze epigrafiche, sembrano venzionalmente di Fritzens-Sanzeno, dal nome delle due
conferire elementi di aderenza alla realtà a quanto riferito principali località di riferimento, poste rispettivamente
da Plinio, vissuto fra il 23/24-79 d.C.4. Lo stesso enciclo- nella valle dell’Inn e in valle di Non9. Questa cultura, con
pedista romano definisce invece Verona come pertinente sviluppo dalla metà del vi al i secolo a.C., presenta una
sia ai Reti sia agli Euganei e si può pertanto presumere che spiccata fisionomia, rintracciabile innanzitutto nella carat-
si fosse tramandata l’idea di una originaria connotazione teristica produzione vascolare, in particolare delle tipiche
“composita” dell’insediamento5. In effetti, le scoperte ar- tazze con rientranza “a ombelico” centrale, di boccali, at-
cheologiche mostrano, seppure con un diverso grado di trezzi in ferro per il lavoro agricolo come zappe e vomeri/
incidenza, componenti riferibili ai Veneti e a Reti. Sul dos- sarchielli, maniglie per porte e grandi chiavi e in elementi
so di Montorio, quattro chilometri a est di Verona, sono d’ornamento e del costume10. Seppure in presenza di
infatti emersi resti di costruzioni e materiali riconducibili variabili legate alla diversa disponibilità del materiale da
al mondo retico, attestati pure a Verona sul colle di San costruzione e ai condizionamenti topografici e ambientali,
Pietro, in via Monte Suello e a Rigaste Redentore. anche le modalità insediative e le soluzioni architettoniche
A dimostrazione dell’esistenza di incongruenze nei rag- delle cosiddette “case retiche” o di tipo alpino (con fonda-
gruppamenti etnici proposti dalle fonti scritte, va rilevato zioni quadrangolari semi interrate e corridoio di accesso
che agli Euganei – dunque associati a Verona con i Reti a piano inclinato o a gradini), rispondono a linee di ten-
– vengono collegati anche i Camuni, considerati invece da denza comuni, riscontrabili anche in costruzioni dell’area
Strabone come popolazioni retiche, così come i Rucanti, prealpina del Veronese e Vicentino11. Peculiarità sono pure
e costumi: veneti e celti solo di materiali ma anche di artigiani il fatto che nel
secondo quarto del vi secolo queste prime urne a stra-
arma tipo Oppeano6. Esemplare è il caso dei ganci di
cintura traforati [fig. 4], che nel mondo celtico transal-
filippo maria gambari, anna bondini lucido modifichino il loro repertorio inserendo motivi pino fanno parte del sistema di sospensione dell’arma del
tipici dell’areale atestino. L’influenza paleoveneta nella guerriero: la massiccia presenza di tali ganci in Veneto
ceramica golasecchiana è ancora più marcata nella diffu- rivela la probabile esistenza di officine locali che rielabo-
sione, non solo in area occidentale, delle olle a cordoni rano i modelli esterni creando fogge rispondenti al gusto
Non si può comprendere la notevole affinità tra Veneti paleoveneto, distinguibili dal recepimento di elementi orizzontali, talvolta con la decorazione cromatica a fasce locale, oltre a una reinterpretazione funzionale nell’am-
e Celti, almeno nella percezione esteriore del modo di decorativi e tipologici ancor più che dall’importazione rosse e nere, a partire dalla metà del vi secolo e soprat- bito della ritualità funeraria atestina7. Significative te-
vivere sulla base dell’autorevolezza di Polibio (ii, 17), se diretta di materiali2, con un’intensità anche maggiore tutto tra la fine del g. ii b e il g. iii a 1 [fig. 2]. Con la stimonianze epigrafiche (tre ciottoloni da Padova e una
non si analizza una relazione di lungo periodo che copra di quanto riscontrabile tra i materiali noti dalle necro- seconda metà del v secolo la decorazione a stralucido, stele da Ca’ Oddo, al confine con il territorio di Este)
almeno tutta l’età del ferro. In particolare, se a partire dal poli di Como. Già nel vii secolo (Golasecca i c e ii a) che ancora continua in area golasecchiana come nella attestano l’integrazione ad alto livello di uno straniero
iv secolo a.C. debbono aver pesato le notevoli influenze diverse attestazioni nell’area di Castelletto-Golasecca di tomba 15 di Gravellona Toce (Verbanio Cuso Ossola), in nel tessuto sociale, sancita dal prestigioso uso dei monu-
da parte di popolazioni presenti sia a ovest (Cenomani), spilloni a più globetti, presenti tra l’altro nella tomba cui è presente anche una tipica spada gallica lta, sembra menti funerari iscritti: alla fine del vi secolo a.C. arriva a
sia a sud (Boi e Lingoni) sia a Est (Carni, Taurisci) dell’a- del Bacile orientalizzante e nell’abitato della Briccola, assumere un repertorio assolutamente locale basato su Padova un individuo, Tival- Bellen-, di origine celtica (si
reale veneto, tra ix e v secolo una relazione molto stretta sostituiscono completamente altre fogge di origine ester- schemi geometrici; dopo questo momento, con il g. iii noti la radice onomastica del secondo termine, la stessa
attraverso la rete delle vie fluviali della Cisalpina deve na, come il tipo adriatico Molaroni, documentato nella a3 e il iv secolo, lo stralucido sembra ormai scomparire alla base di Bellovesus), che seppe integrarsi nella società
essersi costruita e consolidata con i Celti della cultura di fase precedente (g. i b), rappresentando una concreta come produzione e come gusto. dando vita a una linea di discendenza, confermata dal
Golasecca. Molto più tardi, Plinio il Vecchio (iii, 123), eccezione rispetto alla composizione media dei corredi L’importanza della diffusione della ceramica a stralucido valore di gentilizio assunto dall’appositivo Andetio- delle
parlando, tra le regioni dell’Italia augustea, in specifico maschili golasecchiani. Ma già nelle produzioni d’impa- nell’Italia nordoccidentale appare dunque molto rilevan- iscrizioni successive (che menzionano probabilmente un
della Transpadana, spiega che, pur essendo l’unica non sto golasecchiane fin dall’viii secolo elementi inconsueti te: essa documenta il tentativo svolto in area golasecchia- figlio, Fugio Tivalio Andetio, un nipote, Voltigenes Ande-
affacciata sul mare, si giova del fatto che proprio il Po come piatti, candelabri e fornelli, più che a una diretta na, anche prima dell’introduzione del tornio veloce, di tiaio, e un pronipote, Fremaisto Voltigeneios, attestati nei
«con alveo fruttuoso» le apporti tutti i beni provenienti influenza dall’Italia centrale, sembrano probabilmente adeguare la produzione locale di impasto alle esigenze ciottoloni, più la donna della stele da Ca’ Oddo, Fugia
dal mare, evidenziando in poche parole l’indispensabile riconducibili a una mediazione atestina3. emerse per influenza del commercio centroitalico, cer- Andetina Fuginia)8.
ruolo della navigazione fluviale in particolare per i col- Il migliore indizio per valutare l’importanza delle in- cando modelli alternativi e più adatti al gusto locale che La progressiva virata del mondo golasecchiano/insubre,
legamenti alla Cisalpina occidentale; questo rapporto fluenze venete nella produzione ceramica golasecchiana non la semplice imitazione coloniale di ceramiche come a seguito degli apporti di gruppi guerrieri transalpini,
era non meno fondamentale nella prima età del ferro e sembra però il fenomeno della diffusione nel vi secolo il bucchero. D’altra parte, nei rapporti con il mondo verso atteggiamenti più espansionistici e aggressivi nei
appare coerente con l’evidenza di relazioni dirette con a.C., in tutta la Cisalpina e anche oltre, della decorazio- paleoveneto, questa produzione indizia, ben più che confronti dell’ambito veneto ed etrusco, si traduce pro-
il mondo paleoveneto a partire dai centri golasecchiani ne a stralucido sulla ceramica fine da mensa, realizzata una pur ovvia attività commerciale, la circolazione di babilmente nello storico insediamento tra v e iv secolo
meglio collegati alla navigazione nelle acque interne, anche in ambito golasecchiano pur se, almeno per il vi persone, legate a scambi matrimoniali e soprattutto alla a.C. favente Belloveso (Liv. v, 35), cioè con l’appoggio de-
come Castelletto Ticino. secolo, solo con l’utilizzo del tornio lento, che attesta frequente circolazione di artigiani negli ambiti anche gli stessi Insubri, dei Cenomani a Brescia e poi a Verona,
Non è più contestabile il carattere celtico della cultura una produzione artigianale di piccoli laboratori spe- periferici dell’Etruria padana. con una compressione di fatto del territorio dei Veneti; i
di Golasecca già dai suoi inizi, non solo sulla base del- cializzati eseguita in modo abbastanza standardizzato Per quanto concerne i rapporti tra i Veneti e i Cel- presupposti di questa evoluzione sono probabilmente da
le evidenze linguistiche fornite dall’epigrafia in celtico ma non su vasta scala. Non possono sussistere dubbi ti d’Oltralpe, le testimonianze archeologiche rivelano cogliere archeologicamente nella stessa fase “golasecchia-
cisalpino fin dal vii secolo a.C. ma anche sull’evidenza sull’origine paleoveneta di questa classe di materiale: fin l’esistenza di contatti stabili in un’epoca ben anteriore na” di v secolo a Brescia, in un territorio originariamente
dell’iconografia delle situle delle tombe di guerriero di da poco prima della metà del vii secolo a.C. (ii periodo a quella delle invasioni “storiche”4. Gli indicatori di non compreso nella cultura di Golasecca.
Sesto Calende, nella seconda metà dello stesso secolo, che tardo) appaiono infatti nei corredi tombali atestini e celtismo riguardano non soltanto la categoria delle I Veneti sembrano essere l’unico popolo della Pianura
mostrano anche in cerimonie di sacrificio l’utilizzo iden- patavini diverse testimonianze di ceramica a stralucido, “importazioni” di manufatti alloctoni, quanto piuttosto Padana in grado di resistere alla dirompente migrazione
titario come abito dei guerrieri delle bracae da cavaliere1. circa mezzo secolo prima che in qualsiasi altro ambito la sfera della trasmissione dei modelli culturali verso il degli inizi del iv secolo a.C., che determinò il crollo del
L’attribuzione alla cultura paleoveneta, sul piano della cisalpino. La produzione e la diffusione di ceramica fine mondo veneto, contraddistinto da una ricettività quanto sistema urbano ed economico degli Etruschi padani9.
sua dimensione territoriale, di un’importante presenza a stralucido diventa così un’efficace caratterizzazione mai attiva e “critica” nei confronti degli stimoli esterni5. Certo è che, a conclusione delle ondate migratorie, il
anche nel Mantovano fino all’Oglio chiarisce ancora della produzione vascolare dell’Italia settentrionale nella La diffusione capillare di oggetti di ornamento come le Veneto si trovò quasi accerchiato dai nuovi venuti, di cui
meglio il suo ruolo nella navigazione fluviale del Po nella media età del ferro, rispondendo almeno in parte alle fibule di tipo tardohallstattiano occidentale e di schema dovette affrontare non soltanto la pressione nelle zone di
prima età del ferro. Anche per questo, l’area occidentale esigenze di diffusione di una ceramica fine da mensa per La Tène antico, con la creazione di esemplari “ibridi” tra frontiera (Livio – x, 2, 9 – afferma che i Patavini «stavano
della cultura di Golasecca appare fino al v secolo a.C. le élites locali. È significativo che anche in ambito gola- questi modelli e le fogge di tradizione locale, è indizio sempre in armi per la vicinanza dei Galli»), ma anche la
direttamente influenzata dai rapporti con il mondo secchiano l’importazione della tecnica dello stralucido non soltanto della mobilità di persone, ma anche di una diversità culturale nel costume, nel modo di combattere
Il termine “ambra” si riferisce a diversi bronzo dell’Ungheria e della Baviera, ma Frattesina di Fratta Polesine (Rovigo) rap- pietra, mentre la presenza di frammenti di Altri importanti insediamenti dell’età del
tipi di resine fossili prodotte da conifere ipotesi su centri produttivi locali erano state presenta il più importante riferimento ar- vasi a colino suggerisce che tra le attività bronzo finale in Veneto sono stati indivi-
e angiosperme in un’età compresa tra 300 formulate sulla base della peculiarità tipolo- cheologico per la fase che immediatamente domestiche vi fosse anche la lavorazione duati a Treviso centro, dove gli scavi hanno
milioni e alcune decine di migliaia di anni gica di oggetti come il vago di collana “tipo precede la formazione della civiltà veneta. del latte per ricavare formaggi. messo in luce solide capanne a pianta
fa. I giacimenti più sfruttati sono quelli Tirinto” [cat. 1.1.2]. Questo vago, di forma Tra la fine dell’età del bronzo recente e la Anche la lavorazione delle fibre tessili era rettangolare con pareti a graticcio spalma-
presenti sulle coste sudorientali del Mar genericamente subcilindrica con costola- primissima età del ferro (xii-x secolo a.C.) curata dalle donne all’interno di ciascuna to di argilla e a Montagnana, Borgo San
Baltico (Danimarca, Polonia, Russia, Litua- tura centrale e frequentemente associato si sviluppa qui un nodo di produzione e di casa. La filatura è testimoniata da fuseruole Zeno, in provincia di Padova, dove l’abita-
nia, Lettonia), da cui proviene la succinite. al “tipo Allumiere” con solcature parallele, scambio di straordinaria importanza, cul- e rocchetti in ceramica [cat. 1.3.3.2], men- to è meno aggregato e articolato su diversi
Altri tipi di ambra sono presenti in diverse prende il nome dalla città micenea dove si turalmente collegato ai centri villanoviani tre la tessitura da pesi da telaio in argilla nuclei abitativi isolati, ciascuno provvisto
regioni europee, come in Romania (rumeni- rinvenne il cosiddetto “tesoro di Tirinto” e dell’Emilia e dell’Etruria. a forma di ciambella o piramide tronca di aree artigianali e piccola necropoli.
te) e in Italia, in particolare sulle Alpi, lungo ha larghissima diffusione in Italia, Dalma- Gli scavi condotti negli anni sessanta- [cat. 1.3.4.9].
la dorsale appenninica e in Sicilia (simetite). zia, Grecia, sulle coste siro-palestinesi e in ottanta in questo villaggio e nelle vicine Collegate all’ambito domestico sono an-
La composizione chimico-fisica è relativa- Ucraina tra la tarda età del bronzo e l’inizio necropoli di Fondo Zanotto e Narde han- che le testimonianze di culti, rappresen-
mente complessa e presenta un certo grado dell’età del ferro. Dopo la scoperta del co- no restituito testimonianze straordinarie tate da statuette fittili di uomini e animali
di variabilità, che consente oggi di classi- siddetto “tesoretto” a Frattesina, contenente per la ricostruzione dei modelli di inse- [catt. 1.2.7-1.2.8] e di attività ludiche o di
ficare, mediante complesse tecniche ana- perle d’ambra tipo Tirinto e Allumiere diamento e di abitato, delle dinamiche computo di merci, segnalate dalle caratte-
litiche, i reperti rinvenuti e determinarne [catt. 1.1.2-1.1.3], è stata ipotizzata una pos- produttive e commerciali e della modalità ristiche pedine-tokens [cat. 1.2.5]. Si tratta
la provenienza. Grazie a questi studi oggi sibile produzione locale nord-italiana, che rituali di questi gruppi villanoviani padani. di piccoli dischi di argilla che trovano
sappiamo che diversi tipi di ambra furono è confermata oggi dall’eccezionale scoperta Nell’età del bronzo finale, Frattesina, come confronto in numerosi siti pre-protostorici
utilizzati fin dal Paleolitico superiore in di indicatori diretti di lavorazione dell’am- anche i vicini villaggi di Villamarzana e mediterranei e che sono stati interpretati
Europa per la realizzazione di ornamenti bra nel sito di Campestrin di Grignano Mariconda di Melara, sorgeva in posizio- come ausili per il calcolo delle merci.
e amuleti ma è nel corso del Neolitico e Polesine. Si tratta di noduli, semilavorati e ne strategica su un importante ramo del Le attività propriamente artigianali, svolte
dell’età del rame (v e iii millennio a.C.) una quantità enorme di schegge insieme a fiume Po: il cosiddetto Po di Adria, che da specialisti che vi si dedicavano a tempo
che si assiste alla diffusione della succinite vaghi finiti o in lavorazione, alcuni dei quali garantiva un rapido e sicuro collegamento pieno, erano svolte nella parte centra-
baltica nell’Europa centrale e occidentale, riferibili alla perla tipo Tirinto. con le coste dell’Adriatico. Il paesaggio, le dell’abitato in vere e proprie officine
in particolare in contesti funerari della Al di fuori dei Paesi Baltici non esiste nella tipicamente fluviale, era caratterizzato da metallurgiche e aree per la lavorazione
cultura del Vaso campaniforme. Nel corso letteratura paletnologica una documenta- numerose specie arboree come salici, olmi, dell’osso-corno o di altri materiali pregiati.
dell’età del bronzo l’utilizzo della succinite zione così copiosa relativa alla lavorazione frassini e querce. La sussistenza degli abitanti di Frattesina
baltica si afferma nel costume delle élites di dell’ambra come quella di Campestrin. Si L’abitato, molto esteso per l’epoca, copriva era affidata ancora, principalmente, all’a-
molte comunità dell’Europa continentale tratta evidentemente di un’attività legata un’area di oltre 20 ettari, ma non sap- gricoltura. Nei vasti appezzamenti esterni
ed entra per la prima volta nel mondo allo scambio, probabilmente collegata alla piamo se fosse delimitato da strutture di all’abitato venivano coltivati orzo, grano,
mediterraneo, affiancando ambre non bal- presenza di ceramica di tipo tardo-miceneo recinzione e difesa. Le capanne, prima a legumi, mele e uva, utilizzando falcetti
tiche provenienti da più giacimenti. nei villaggi arginati delle Valli Grandi Ve- pianta ellittica e poi quadrangolare, erano in bronzo e zappette in corno di cervo
Nel Medio Polesine, le ambre rinvenute ronesi. È possibile ipotizzare che l’area realizzate con pavimenti di argilla cotta [cat. 1.3.3.5], ma anche aratri tirati da buoi
nel sito della tarda età del bronzo di Frat- deltizia padana sia stata interessata dalla e pareti di legno ricoperte di intonaco di con vomeri lignei provvisti di punte in
tesina sono succiniti baltiche, mentre non presenza di insediamenti con specifiche aree terra [cat. 1.2.1]. bronzo. Numerose erano le specie allevate:
sono ancora state analizzate quelle del vi- destinate alla lavorazione dell’ambra fin da All’interno delle case, piuttosto ravvicinate maiali, pecore, capre, buoi e cavalli. Ruolo
cino e coevo insediamento di Campestrin. un momento avanzato dell’età del bronzo le une alle altre e separate da cortili e pic- secondario, ma significativo, hanno la
Fino a pochi anni fa indicatori archeologici recente. Pertanto, almeno una parte dei coli orti, le provviste venivano conservate caccia – al cervo, ai cinghiali e agli uccelli
diretti di lavorazione dell’ambra – rappre- più antichi vaghi tipo Tirinto presenti nel in grandi contenitori ed i cibi erano cuci- acquatici – e la pesca, con ami e arpioni
sentati da nuclei, semilavorati, schegge – Mediterraneo appare riferibile a una rete di nati con pentole di ceramica su appositi in bronzo [cat. 1.3.1.9], delle specie di
erano quasi sconosciuti al di fuori dell’area scambi che collegava l’antico delta Padano focolari, costruiti con basi di argilla e limo acqua dolce come il luccio, le anguille e
baltica. Solo alcuni nuclei grezzi erano stati con la “via dell’ambra baltica” da una parte indurite dal fuoco. La molitura dei cereali gli storioni, allora ancora presenti nelle
rinvenuti in siti della media e tarda età del e l’Egeo e il Vicino Oriente dall’altra. era realizzata con macine e macinelli in acque del Po.
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
le produzioni artigianali
alessandro cupaiuolo, elodia bianchin citton
la metallurgia a occhi. Una specialità di Frattesina è la L’argilla veniva reperita nelle vicinanze
ceramica d’impasto rivestita da uno strato dell’abitato, mentre tutto il ciclo produt-
Le ricerche archeologiche nell’abitato di di vetro blu decorato da “occhi” bianchi tivo (dalla modellazione alla cottura) era
Frattesina, in particolare le raccolte di su- [cat. 1.3.2.3]. Oltre che dalla presenza di effettuato in piccoli laboratori posti nei
perficie, hanno mostrato una produzione attrezzature per la lavorazione e di pezzi settori artigianali dell’insediamento.
metallurgica di dimensioni eccezionali, non finiti e scarti, la produzione locale è I manufatti fittili rappresentano la do-
e finora unica in Italia, documentata da indicata anche dall’uso di un particolare cumentazione più consistente restituita
centinaia di pezzi, comprese oltre sessanta tipo di composizione del vetro, ad alcali di norma dagli abitati e sono pertinenti
matrici di fusione in pietra [cat. 1.3.1.3]. Si misti (Low Magnesium High Potassium). al vasellame d’uso domestico, ma anche
tratta in genere di matrici bivalvi: le due Tracce meno consistenti di lavorazione del a oggetti non vascolari utilizzati nelle
metà venivano fatte combaciare, e il metal- vetro vengono dal vicino sito di Maricon- attività di filatura e tessitura (fusaiole,
lo liquido veniva colato nella matrice. Una da di Melara. rocchetti, spole, pesi, anelli o contrappesi)
volta raffreddato ed estratto dalla matrice, [catt. 1.3.4.9-1.3.4.12], presso il focolare
il manufatto grezzo veniva rifinito ed en- domestico (vasi su piede, sostegni di vasi
trava in circolazione. I manufatti di bronzo l’osso e il corno o taralli, alari), per le attività di numera-
prodotti a Frattesina appartengono a tutte zione o gioco (dischi e palline fittili) o per
le classi in uso nell’età del bronzo finale: Una delle principali attività artigianali il culto domestico (figurine antropomorfe
oggetti d’ornamento, come fibule e spil- di Frattesina è la lavorazione del corno e e zoomorfe) [catt. 1.2.7-1.2.8]. Questi re-
loni per chiudere le vesti, ma anche armi, dell’osso animale. La materia prima mag- perti vengono rinvenuti per lo più allo
come spade, punte di lancia e di giavellot- giormente utilizzata era il palco di cervo stato frammentario, al pari del vasellame
to, punte di freccia, ed infine strumenti [cat. 1.3.3.1], dotato di resistenza e flessi- domestico, negli scarichi vicine alle abita-
da lavoro, come asce, scalpelli, coltelli, bilità e largamente disponibile nei boschi zioni, ma anche nelle aree artigianali, dove
lesine, seghe e ami da pesca [cat. 1.3.1.9]. dell’antica pianura padana, frequentata gli scarti di cottura venivano accantonati
A Frattesina sono stati rinvenuti anche all’epoca da un gran numero di questi ani- per essere macinati e utilizzati per nuove
quattro “ripostigli da fonditore”, costitu- mali. Gli artigiani realizzavano con queste produzioni ceramiche.
iti da oggetti di bronzo destinati a essere materie ornamenti di varie fogge, elementi Come esemplificato dall’abitato di Mon-
nuovamente fusi: oggetti frammentari o dell’abbigliamento e strumenti da lavoro. tagnana, Borgo San Zeno, il vasellame
deformati, scorie, pani a piccone e altri Tra i tanti manufatti spiccano rotelle deco- domestico, d’impasto prevalentemente
lingotti d’importazione [cat. 1.3.1.1]. rate con il motivo a cerchielli concentrici, grossolano, presentava forme e dimensioni
cosiddetto “a occhi di dado” [cat. 1.3.3.2], diverse, a seconda dell’uso: vasi-silos o do-
realizzato con un particolare compasso lii per conservare derrate alimentari solide;
il vetro a punte in bronzo. In osso-corno sono vasi biconici e anfore per alimenti liquidi;
anche realizzate rotelle raggiate, bacchette olle e ollette con relativi coperchi per cu-
Anche per quanto riguarda la lavorazione lavorate a spirale [cat. 1.3.3.4], zappette cinare; brocche per attingere e versare. Il
del vetro a Frattesina sono stati raccolti [cat. 1.3.3.5] e spatole. vasellame per servire e consumare i cibi,
migliaia di pezzi: crogioli interi e fram- costituito per lo più da tazze e scodelle,
menti, in ceramica con incrostazioni di era invece d’impasto più fine e superfici di
vetro sulla superficie interna, blocchetti di la produzione ceramica norma ben lisciate. Le diverse classi cera-
vetro [cat. 1.3.2.1] e scarti di lavorazione, e miche venivano variamente decorate con
una quantità enorme (ca. tremila i pezzi Nell’età del bronzo finale la produzio- applicazioni plastiche (cordoni) o con la
contati) di perle di vetro di tipo, colore e ne ceramica, seppure ancora modellata a tecnica a incisione e impressione utilizzan-
dimensioni diverse [cat. 1.3.2.4]. Le perle mano, assunse i caratteri di una manifat- do diversi strumenti: pettine, cordicella,
sono di colore rosso, blu o verde, a volte tura di tipo specialistico, alla quale erano rotella, piccoli punzoni eccetera.
con inserti di colore diverso, a spirale o dediti artigiani ormai a tempo pieno.
Verso la fine dell’età del bronzo recente un adattamento locale di una tecnologia ciale complesso, che prevede l’acquisizione Le nostre conoscenze sul rituale funerario Il rito funebre generalmente adottato è teriale deperibile. Nel rituale definito “a
(xiii secolo a.C.) nella pianura Padana me- elaborata e trasferita in Italia dal Mediterra- sistematica di materie prime locali e esoti- dell’età del bronzo finale in Veneto sono quello della cremazione del defunto, a cui ceneri sparse”, invece, veniva recuperata
ridionale ha inizio un sistema produttivo neo orientale nel corso dell’età del bronzo. che; un’intensa attività di trasformazione di oggi notevoli, grazie a diverse scoper- segue la deposizione delle ossa combuste dal rogo solo qualche manciata simbolica
e di scambi senza precedenti in Italia e in Perle dei tipi documentati a Frattesina, e queste materie in un’ampia gamma di ma- te recenti. Conosciamo, così, necropoli all’interno di un’urna coperta da una sco- di ossa combuste, poi dispersa nel pozzet-
Europa. Una delle cause di questo straor- con composizione ad alcali misti, compa- nufatti; la commercializzazione dei prodotti molto estese, come quella di Desmontà della. L’area dove venivano accesi i roghi to assieme a terra carboniosa e a resti del
dinario sviluppo è probabilmente la crisi iono in contesti italiani ed europei fra l’età in un ampio areale che include il territorio [catt. 1.5.4-1.5.5], nella quale sono state funebri (ustrinum) si trova nell’ambito corredo. I ricchi corredi trovati all’interno
delle Terramare, che fra l’età del bronzo del bronzo finale e la prima età del ferro e italiano, l’area adriatica, regioni transalpine e scavate circa 450 tombe, o come quelle della necropoli, come a Narde ii, dove è di alcune di queste tombe fanno escludere
media e recente costituivano nella pianura raggiungono anche l’Egeo [cat. 1.3.2.4]. Il il Mediterraneo orientale. Una direzione po- di Fondo Zanotto e di Narde [catt. 1.5.1, costituita da varie lenti di carboni, con- che questo rituale fosse riservato a persone
Padana centrale a sud del Po il più impor- metallo è una delle principali materie prime litica centralizzata di questa rete è segnalata 1.5.3], riferibili all’abitato protostorico di tenenti frammenti di ossa combuste, di di classe inferiore, diversamente dalle rare
tante sistema di insediamento e di attività di provenienza esterna. Il bronzo arrivava dai dalla presenza nella necropoli delle Narde Frattesina, nelle quali è stato portato alla ceramica e di oggetti di bronzo deformati inumazioni, dove la sistematica assenza di
produttive dell’Italia continentale. giacimenti alpini e poi dalla Toscana meri- di due sole tombe maschili con spada su luce complessivamente un migliaio di se- dal fuoco. Tra le ossa combuste sono state corredo fa pensare che fosseeo riservate a
La concentrazione di attività produttive e di dionale sotto forma di lingotti, nella forma un migliaio di sepolture prive di armi. La polture. La maggior parte delle altre ne- riconosciute ossa umane, ma anche di persone di rango servile. Un caso partico-
scambio nell’Italia nordorientale in quest’e- tipica del “pane a piccone”. La lavorazione complessità del sistema e il ruolo strategico cropoli comprende un centinaio di tombe animali, che dovevano essere stati offerti lare di inumazione è stato rinvenuto nella
tà dipende dalla posizione strategica di locale è documentata da forme di fusione in di Frattesina sulla via dell’ambra baltica fa o poco più, come quelle di San Giorgio come sacrificio sul rogo. Anche i fram- necropoli di Narde, dove due inumati, ma-
questo territorio, compreso tra l’Adriatico, pietra e ripostigli di fonditore [catt. 1.3.1.1- ipotizzare una presenza vicino orientale, di Angarano, di Garda, di Ponte Nuovo menti ceramici possono essere riferiti a vasi schio e femmina, erano deposti affiancati,
corridoio naturale fra l’Europa e il Medi- 1.3.1.3]. Frattesina partecipava a un sistema che impianta qui un centro di produzione, [cat. 1.5.2] e di Colombara di Gazzo Vero- di offerte deposti sulla pira col defunto e i mano nella mano.
terraneo, la pianura Padana, che si collega interregionale di distribuzione del metallo trasformazione e scambio simile all’empo- nese. Vi sono anche nuclei tombali molto frammenti di bronzo appartengono certa- La composizione dei corredi funebri è di
a est con il Friuli e i Balcani settentrionali, che collegava l’area balcanica settentrionale, rio fenicio di Huelva, sulla costa atlantica ristretti e deposizioni di tombe isolate, mente a ornamenti del vestiario personale, norma poco complessa, con associazioni
e la valle dell’Adige, via di collegamento il Friuli, la Francia meridionale e interna, e in dell’Andalusia. come a Croson di Bovolone, a Isola Rizza, bruciati assieme al defunto. ricorrenti di spilloni, fibule serpeggianti
naturale fra l’Italia e l’Europa transalpi- Italia, la Romagna, San Marino, le Marche e Valserà di Gazzo Veronese e in diverse Le ossa combuste deposte all’interno e rasoi per le tombe di tipo maschile, e di
na. Contatti con il Mediterraneo orientale la Toscana meridionale. Altri metalli, lavorati località intorno ai centri di Montagnana dell’urna formano un insieme compatto, fusarole, fibule ad arco semplice e collane
sono documentati anche dalla presenza di in quantità ridotta a Fattesina, comprendono e di Altino. probabilmente frutto di un’accurata rac- di perle per le tombe di tipo femminile.
ceramica di tipo miceneo, soprattutto iiic, il ferro, l’oro e il piombo. Tutte queste necropoli si trovavano a breve colta (ossilegio). Quasi sempre all’interno Tra le tombe “ricche” con corredi com-
e di ceramica dipinta di produzione locale, L’avorio di elefante [cat. 1.4.2], importato distanza dagli abitati, talvolta separate dal dell’urna i frammenti di teca cranica sono plessi vanno segnalate in particolare le due
negli abitati delle Valli Grandi Veronesi probabilmente dall’Africa settentrionale, corso di un fiume, quasi a marcare una collocati nel livello superiore mentre non tombe con spada dalle necropoli di Narde
nel passaggio da bronzo recente a bronzo veniva lavorato per la produzione di oggetti distinzione tra il mondo dei vivi e quello esiste una regola rigida nella deposizione [cat. 1.5.3], che vanno sicuramente riferite
finale. Il centro del nuovo sistema è il sito di ornamento o di prestigio, in particolare dei morti. Così, per esempio, l’abitato del corredo, che a volte si trova sopra le ai capi della comunità.
polesano di Frattesina, ma il territorio com- un tipo di pettine che trova confronti in protostorico di Frattesina è separato dalla ossa, a volte sul fondo dell’urna e a volte
plessivo interessato comprende l’abitato di molti contesti italiani e nella necropoli necropoli di Narde dall’antico corso del Po frammisto alle ossa stesse. L’urna veniva,
Villamarzana e alcuni nuclei minori, come di Enkomi a Cipro [cat. 1.4.3]. Di prove- e a Gazzo Veronese l’abitato protostorico infine, collocata sul fondo di una piccola
Campestrin di Grignano Polesine. Tracce nienza africana sono probabilmente alcuni di Coazze è separato dalla necropoli di fossa terragna e spesso era coperta da terra
meno consistenti di lavorazioni intensive frammenti di uovo di struzzo trovati in Colombara tramite il corso del Tartaro e di rogo. La tipologia di urna cineraria
di materie prime sono presenti in Vene- superficie a Frattesina [cat. 1.4.4]. Anche dalla necropoli di Ponte Nuovo tramite il assolutamente prevalente è quella del vaso
to a Mariconda di Melara, Montagnana l’ambra baltica era lavorata su larga scala corso del Tione. biconico, talvolta decorato da motivi alta-
(Padova) e Caorle (Venezia). La centralità nel sito satellite di Campestrin di Grignano Dal punto di vista cronologico, la docu- mente simbolici come la barca solare e le
di Frattesina è indicata dalla straordinaria Polesine, già a partire dall’ebr, come dimo- mentazione archeologica dalle necropoli protomi ornitomorfe. Piccole ollette e altri
consistenza delle produzioni, basate su ma- strano le migliaia di schegge di lavorazione comprende tutte le fasi dell’età del bronzo vasi di dimensioni ridotte quasi sempre
terie prime sia locali sia esotiche: tutte le [cat. 1.1.1] e le perle semilavorate del tipo finale e spesso include anche la fase ini- sono destinati a contenere le ossa combu-
lavorazioni sono documentate da centinaia Tirinto [cat. 1.1.2], noto in Italia continen- ziale dell’età del ferro (ix secolo a.C.). è ste di individui infantili.
o migliaia di pezzi, che comprendono mate- tale e in Sardegna, e presente anche nel interessante notare che risale all’età del Talvolta all’interno del pozzetto le ossa
rie prime, strumenti e attrezzature, scarti di Mediterraneo orientale. bronzo finale l’inizio della frequentazione combuste formano un nucleo ben com-
lavorazione, manufatti finiti e semilavorati. Nel complesso l’evidenza di Frattesina e del delle necropoli di quasi tutti i grandi centri patto, senza la presenza di un’urna, ma
Il vetro di Frattesina ha una composizione territorio circostante documenta l’organiz- protostorici veneti dell’età del ferro, come in questo caso è probabile che origina-
cosiddetta ad alcali misti, probabilmente zazione di un sistema produttivo e commer- Este, Padova, Oppeano e Gazzo Veronese. riamente esistesse un contenitore di ma-
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
l’ambra Ponte San Pietro (Viterbo). Il tipo è distri- “tesoretto” di Frattesina. Rinvenuto agli
buito nel Mediterraneo centrale e orientale, inizi degli anni settanta del secolo scorso,
ma è attestato fino all’Ucraina. Significative è costituito da ornamenti in ambra, vetro,
1.1.1 concentrazioni sono presenti nelle regio- avorio, osso/corno e bronzo. Oltre ai vaghi
Schegge, semilavorati e vaghi ni alto-adriatiche, dove era sicuramente Tirinto, sono probabilmente pertinenti a
d’ambra tipo Tirinto prodotto (cfr. Campestrin) nell’Italia cen- una collana altre perle in ambra, tra cui
Campestrin di Grignano Polesine, trale tirrenica e in Grecia (Cultraro 2006; quelle “tipo Allumiere”, e piccole perle
Rovigo, abitato Negroni Catacchio 1999). È presente in anulari in vetro blu. Collane o monili di
ambra; h da 0,6 a 1,3, largh. da 0,4 a 2,1 contesti datati tra xiii-xii e x-ix secolo a.C. simile composizione, tipiche produzioni
Museo Archeologico Nazionale di Fratta dell’artigianato di Frattesina, sono pre-
Campestrin è il più antico centro di lavo- Polesine, Rovigo, ig 254788 senti dall’Emilia (Bismantova) a Lipari.
razione dell’ambra in ambito mediterraneo. Inedito. I vaghi del “tesoretto” si datano tra xii e [1.2.1]
I tredici oggetti selezionati comprendono pb xi secolo a.C.
quattro preforme solo sbozzate o già sago- Museo Archeologico Nazionale di Fratta
mate con la costolatura centrale, caratteri- Polesine, Rovigo, ig 17470-17475
stica del tipo Tirinto. In un caso sono ben 1.1.3 bibliografia: Bellintani, Peretto 1972
visibili le striature dovute probabilmente Vago tipo Allumiere (1984).
all’uso di una lama metallica. Degli otto Frattesina, Rovigo, abitato pb
elementi lisciati e lucidati solo uno presenta ambra; lungh. 5, largh. 2,2
la perforazione longitudinale (vago da colla-
[1.1.1] na). Gli altri sette potrebbero essere oggetti Le perle d’ambra “tipo Allumiere”, di gli abitati e la vita quotidiana
finiti da utilizzare con altri tipi di montatu- forma generalmente allungata cilindrica o
ra o semplicemente oggetti non completati. tronconocica, sono caratterizzate da una 1.2.1
Da notare le dimensioni dei vaghi che sono decorazione a fitte solcature parallele. Rin- Intonaco di capanna
approssimativamente la metà di quelli di venute in contesti del bronzo finale e Frattesina, Rovigo, abitato [1.2.2]
Frattesina, questi ultimi più recenti di circa frequentemente associate al vago tipo Ti- argilla, modellazione a mano; lungh. 15,4,
un secolo. Un elemento di forma poliedrica rinto, a differenza di quest’ultimo hanno largh. 10,4; lungh. 8,8, largh. 6
è forse la preforma di un vago anulare o glo- una più rarefatta distribuzione verso est
bulare schiacciato. Il gruppo di schegge sub- (Dalmazia, Grecia, Romania, Ucraina) e Due frammenti di intonaco di capanna,
centimetriche è interpretabile come residuo sono attestate in Svizzera. I 35 elementi del impasto limoso-sabbioso con elementi ve-
della lavorazione. Sulla base del contesto di ripostiglio di Montlingenberg (Cantone di getali, a faccia piana e a faccia doppia.
provenienza i materiali sono databili al br2- San Gallo) potrebbero essere in relazione Sono evidenti le impronte delle canne
bf1 (xiii-xii secolo a.C.). al percorso dell’ambra grezza, forse giunta palustri che costituivano l’intelaiatura ver-
Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo, in Italia dallo Jutland attraverso la valle del ticale della capanna. Età del bronzo finale
ig 349363-349375. Reno e i passi alpini (dal San Bernardino (xii-x secolo a.C.).
[1.1.2] [1.1.3] bibliografia: Salzani 2011, pp. 429-430. al Brennero). Il tipo è ancora presente all’i- Museo Archeologico Nazionale
pb nizio dell’età del ferro, ad esempio nel sito di Fratta Polesine, Rovigo, ig 32726,
di lavorazione dell’ambra di Poggiomarino ig 90005
(Napoli) (Negroni Catacchio 1999). Età bibliografia: Antico Polesine 1986, p. 135; [1.2.3]
1.1.2 del bronzo finale (xii-x secolo a.C.). uno inedito.
Vago tipo Tirinto Museo Archeologico Nazionale di Fratta ac
Frattesina, Rovigo, abitato Polesine, Rovigo, ig 297905
ambra; lungh. 1,9, largh. 1,8 Inedito.
[1.1.4]
pb 1.2.2
Di forma genericamente subcilindrica con Tazza su piede
costolatura centrale, frequentemente as- Frattesina, Rovigo, abitato
sociato al tipo Allumiere (a solcature) il 1.1.4 ceramica, superficie lisciata, modellazione
vago tipo Tirinto prende il nome dalla Vaghi d’ambra tipo Tirinto a mano; h 14, h piede 9, ø bocca 13
città micenea dove si rinvenne nel 1915 il Frattesina, Rovigo, abitato
cosiddetto “tesoro di Tirinto”, contenente ambra; h da 1,8 a 3,3; largh. da 2 a 2,8 Tazza su piede forato. Il bacino è troncoco-
molte decine di questi elementi. In Italia nico e arcuato, l’orlo esoverso. È presente
fu identificato per la prima volta nel 1969 Gruppo di sei vaghi “tipo Tirinto” [cat. un’ansa a nastro delle due originariamente
da Rittatore von Willer nella necropoli di 1.1.2] provenienti dal ripostiglio n. 1 o applicate. La superficie presenta una deco-
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
razione a falsa cordicella e a cuppelle. Età 1.2.5 1.2.7
del bronzo finale (xii-x secolo a.C.). Tokens piatti e conici Figuretta antropomorfa
Museo Archeologico Nazionale di Fratta Frattesina, Rovigo, abitato Frattesina, Rovigo, abitato
Polesine, Rovigo, ig 80857 argilla, modellazione a mano; ø 2,3-2,8 argilla, modellazione a mano; h 5,5,
bibliografia: Antico Polesine 1986, p. 119. (piatti); alt. 2,0-2,6; largh. 2,4-3,4 (conici) largh. 5,3
ac
Dischetti e conetti fittili interpretabili Figuretta antropomorfa stilizzata in argilla,
come tokens. Si tratta di strumenti simbo- lacunosa della parte superiore, modellata a
1.2.3 lici di computo, funzionali a memorizzare mano. Il busto è subcilindrico, le braccia
Tazze quantità e qualità (da cui le differenze for- coniche sono orizzontali, i seni e l’ombeli-
Frattesina, Rovigo, abitato mali e dimensionali) di beni e merci, ma co rilevati e le gambe sono unite e divise da
ceramica, impasto depurato, lisciato anche di calendari e ritmi rituali, musicali, una lieve solcatura. Età del bronzo finale
in superficie, modellazione a mano; di gioco e di competizione. (xii-x secolo a.C.).
h da 4,1 a 5,6, ø bocca da 10 a 13,2, ø Diffusi su tutta l’area mediterranea e con- Museo Archeologico Nazionale di Fratta
max. da 11,5 a 16 siderati in Mesopotamia precursori della Polesine, Rovigo, ig 306876 [1.2.7]
scrittura pittografica sumera, sono noti bibliografia: Colonna 2007, p. 34, fig. 2.
Tazze biconiche carenate con fondo piano anche in Italia fin dal Neolitico (per esem- ac
convesso, bacino emisferico e carena ango- [1.2.4] pio nel grande villaggio di Passo di Corvo
lata. Il collo è concavo e in un esemplare, in Puglia) e persistono fino alla piena età
decorato alla base da cerchielli impressi. del Ferro e alla diffusione dei sistemi di 1.2.8
Un’altra tazza presenta alla base del collo scrittura. Il loro rinvenimento in contesti Figurette zoomorfe
una decorazione complessa realizzata con domestici e produttivi del grande emporio Frattesina, Rovigo, abitato
due linee incise e, sulla carena, una deco- di Frattesina, aperto agli scambi tra l’Eu- argilla, modellazione a mano; h 2,4,
razione a cordicella. L’orlo è in tutte e tre ropa e il Vicino Oriente, così come in altri largh. 2,4, lungh. 5,4; h 2,6, largh. 2,6,
le ciotole leggermente esoverso e, in un siti italiani dell’età del bronzo dalle eviden- lungh. 6
esemplare, lievemente ispessito. Età del ti connessioni egee (come a Pantelleria),
bronzo finale (xii-x secolo a.C.). rappresenta un’importante testimonianza Due figurette zoomorfe, in terracotta, mo- [1.2.8]
Museo Archeologico Nazionale di Fratta del radicarsi dell’influenza egea anche a dellate a mano, lacunose: quadrupede sti-
Polesine, Rovigo, ig 287590, 287591, livello propriamente cognitivo (Shmandt- lizzato, mancante di parte della testa e di
287592 Besserat 1995; Marazzi, Tusa 2005; D’O- una zampa; quadrupede stilizzato, presen-
Inedite. nofrio 2007). Età del bronzo finale (xii-x ta una coda semicircolare molto rilevata e
ac secolo a.C.). una decorazione a puntini lungo la parte
Museo Archeologico Nazionale di Fratta mediana del corpo. Età del bronzo finale
Polesine, Rovigo, ig 17359-17360; (xii-x secolo a.C.).
1.2.4 ig 361243-45 Museo Archeologico Nazionale di Fratta
Lisciatoi Inediti. Polesine, Rovigo, ig 262286, 899007
Frattesina, Rovigo, abitato vt bibliografia: Bellintani 1994, p. 18.
pietra, levigatura a mano; lungh. 7,4, [1.2.5] ac
largh. 1,2; lungh. 4,4, largh. 3; lungh. 5,7,
[1.2.8]
largh. 2,6 1.2.6
Pesi le produzioni ARtigianali
Lisciatoi in pietra di colore diverso, uno Frattesina, Rovigo, abitato
nero e due marrone chiaro. Erano im- pietra; lungh. 10, largh. 6; lungh. 6, 1.3.1.1
piegati per la rifinitura delle superfici largh. 6 Un ripostiglio di fonditore
ceramiche. Età del bronzo finale (xii-x se- Frattesina, Rovigo, abitato
colo a.C.). Peso ellissoidale in basalto levigato con ri- bronzo, fusione
Museo Archeologico Nazionale di Fratta gature secondarie. Contrappeso cubico in
Polesine, Rovigo, ig 361252, 361254, 38858 granito levigato con facce usurate. Età del Il ripostiglio del fonditore rivenuto presso
Inediti. bronzo finale (xii-x secolo a.C.). l’abitato di Frattesina è composto da diversi
ac Museo Archeologico Nazionale di Fratta materiali bronzei: frammenti di pani a
Polesine, Rovigo, ig 32862, 38858 piccone a sezione trapezoidale, estremità
bibliografia: Antico Polesine 1986, p. 127. e parti centrali, un frammento di panella
ac circolare a sezione piano convessa, scorie di
[1.2.6]
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
fusione e altri scarti. Sono inoltre presenti 1.3.1.4
tre frammenti di lama di falcetto con dorso Coltello
costolato e palette con cannone a innesto Frattesina, Rovigo, abitato
diretto, a lama rettangolare o semilunata. bronzo, osso-corno, fusione, intaglio; [1.3.1.4]
Il complesso dei materiali era destinato a lungh. 18,5, largh. 2,6, lungh. manico 8,4
essere reimpiegato tramite la rifusione. Età
del bronzo finale (xii-x secolo a.C). Coltello in bronzo a lama sinuosa, con
Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo, manico in corno di cervo. Età del bronzo
ig 80887-80908 finale (xii-x secolo a.C.).
bibliografia: Antico Polesine 1986, pp. 127- Museo Archeologico Nazionale di Fratta [1.3.1.5]
128. Polesine, Rovigo, ig 287549
ac Inedito.
ac
1.3.1.2
Crogiolo 1.3.1.5
Frattesina, Rovigo, abitato Lesina
ceramica, modellazione a mano; h 6,5, Frattesina, Rovigo, abitato
ø 10,5 bronzo, osso-corno, fusione, intaglio;
[1.3.1.1] lungh. 13; largh. 1,8, lungh. manico 8,3
Crogiolo in ceramica a corpo tronco- [1.3.1.6]
conico con fondo piano, impasto refratta- Lesina in bronzo con manico in corno di
rio e grossolano. Era utilizzato, all’interno cervo. Età del bronzo finale (xii-x seco-
del processo metallurgico, per raccogliere lo a.C.).
il metallo fuso a elevata temperatura, da Museo Archeologico Nazionale di Fratta
colare nelle matrici. Età del bronzo finale Polesine, Rovigo, ig 287545
(xii-x secolo a.C.). Inedita.
Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo, ac
ig 17514
bibliografia: Antico Polesine 1986, p. 124.
ac 1.3.1.6
Scalpelli
Frattesina, Rovigo, abitato
1.3.1.3 bronzo, fusione; lungh. 19,5, largh. 2;
Matrici lungh. 6,2, largh. 1,7
Frattesina, Rovigo, abitato [1.3.1.7] [1.3.1.8]
pietra, incisione; lungh. 14, largh. 6,2; Scalpelli in bronzo con estremità funzio-
lungh. 8,6, largh. 5,2 nale appiattita. Un esemplare presenta
sezione circolare e innesto a sezione qua-
Matrici da fusione frammentarie. Una, drata. Il secondo esemplare, frammenta-
conservata per circa tre quarti della gran- rio, presenta una sezione circolare. Età del
[1.3.1.2]
dezza originaria, era destinata alla realizza- bronzo finale (xii-x secolo a.C.).
zione di un rasoio. Altri due frammenti di Museo Archeologico Nazionale di Fratta
una stessa matrice erano destinati alla rea- Polesine, Rovigo, ig 287587, 306917
lizzazione di una rotella raggiata a sei raggi. Inediti.
Età del bronzo finale (xii-x secolo a.C). ac
Museo Archeologico Nazionale di Fratta
Polesine, Rovigo, ig 89791, 254755 e
254758
bibliografia: Le Fèvre-Lehöerff 1992,
p. 198, e inedita.
ac
1.3.3.2
Fusaiole 1.3.3.5
Frattesina, Rovigo, abitato Zappetta
osso-corno, incisione; h 2, ø 4,2; h 2, Frattesina, Rovigo, abitato
ø 4,9; h 2,8, ø 4,3 osso-corno, incisione; lungh. 12,5,
largh. 5,5
Fusaiole in corno, con foro nella parte
centrale, decorate con gruppi di cerchielli Zappetta in osso corno ottenuta mediante
[1.3.3.2] [1.3.3.2] impressi (a “occhi di dado”) e in un esempla- l’asportazione della parte spugnosa del [1.3.4.1]
re ampi cerchi concentrici sul perimetro. La palco. L’immanicatura è forata e la parte
terza fusaiola è in fase di lavorazione a coltel- anteriore mostra indizi di arrotondamento
lo, già con il foro centrale e sono riconoscibili da usura. Età del bronzo finale (xii-x se-
due tracce circolari incise sulla superficie. Età colo a.C.).
del bronzo finale (xii-x secolo a.C.). Museo Archeologico Nazionale di Fratta
Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, Rovigo, ig 294806
Polesine, Rovigo, ig 17663, 17664, 17639 Inedita.
bibliografia: Antico Polesine 1986, p. 125 e ac
due inedite.
ac
1.3.4.1
Dolio ad alto collo concavo
1.3.3.3 Montagnana-Borgo San Zeno, Padova,
Spillone via Decimetta, abitato, 1994-1995,
[1.3.3.2] [1.3.3.3]
Frattesina, Rovigo, abitato us 1060
osso-corno, incisione; h 2, largh. 5 ceramica, impasto, modellazione a mano;
h 30, ø bocca 27,6
Testa di spillone a ruota in palco di cervo
polito, lacunoso. Presenta tre bracci radiali Dolio con ampia imboccatura caratterizzata
dei sei originari e una decorazione a inci- dall’orlo svasato decorato da un motivo a
sioni lungo tutto il bordo. Età del bronzo pseudo treccia, collo concavo, spalla sfug-
finale (xii-x secolo a.C.). gente, profondo corpo troncoconico, fondo
Museo Archeologico Nazionale di Fratta piano. L’impasto grossolano e il trattamen-
Polesine, Rovigo, ig 287553 to delle superfici, sommariamente lisciate,
Inedito. fanno ritenere che si tratti di un grande
ac contenitore idoneo a conservare granaglie;
[1.3.3.4] [1.3.4.2]
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
esso poteva essere utilizzato in origine con profilo troncoconico arcuato e dal fondo profonda vasca a profilo troncoconico Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
un coperchio in materiale deperibile, qua- piano. Il trattamento a stecca della super- arcuato, fondo piano. In considerazione mna 57483
le il legno. Il vaso è stato ricomposto da ficie esterna rendeva il vaso impermeabile del trattamento delle superfici esterne, Inedita.
più frammenti impiegati secondariamente e idoneo a contenere alimenti sia liquidi accuratamente trattate a stecca, essa poteva ebc
come materiale refrattario per la preparazio- sia solidi. Si tratta di un tipo di vaso essere utilizzata nella mensa per contenere
ne del sottofondo di un focolare domestico. assai ricorrente, oltre che per la forma alimenti sia liquidi sia solidi. L’esemplare è
Il dolio è databile, sulla base del contesto anche per la decorazione, nell’abitato di databile, sulla base del motivo decorativo, 1.3.4.8
stratigrafico, tra il x e il ix secolo a.C. Montagnana-Borgo San Zeno; è databile, al x-ix secolo a.C. Tazzina
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, sulla base del motivo decorativo, al ix se- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Montagnana-Borgo San Zeno, Padova,
mna 62304 colo a.C. mna 60782 via Decimetta, abitato, 1989
bibliografia: Adige ridente 1998, p. 313, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Inedita. ceramica, impasto, modellazione a mano;
fig. 183, n. 1. mna 60423 ebc h 7,8, ø bocca 8,5
ebc bibliografia: Adige ridente 1998, fig. 173,
n. 4. Tazzina con alto collo subcilindrico deco-
[1.3.4.3] [1.3.4.4] ebc 1.3.4.6 rato alla base da una doppia solcatura a
1.3.4.2 Tazza cordicella impressa e sulla carena da gruppi
Olla con ampio collo Montagnana-Borgo San Zeno, abitato di costolature verticali alternate a costola-
troncoconico 1.3.4.4 ceramica, impasto, modellazione a mano; ture oblique; corpo a profilo lenticolare.
Montagnana-Borgo San Zeno, Padova, Coperchio h 9,3, ø bocca 16 D’impasto fine e superfici trattate a stecca,
via Decimetta, abitato, 1990, us 290 Montagnana-Borgo San Zeno, Padova, questo tipo di vaso veniva utilizzato nella
ceramica, impasto, modellazione a mano; via Chisogno, abitato, 1992, us 98 Tazza con alto collo troncoconico; spal- mensa per bere. Si tratta di una forma assai
h 22, ø bocca 20 ceramica, impasto, modellazione a mano; la arrotondata decorata da gruppi di ricorrente tra il vasellame dell’abitato di
h 12,8, ø base 19 costolature; vasca troncoconica, fondo Montagnana-Borgo San Zeno, databile al
Olla con ampia imboccatura caratteriz- piano. Essa appartiene a una classe ce- pieno x secolo a.C.
[1.3.4.5] [1.3.4.6]
zata dall’orlo svasato e da una breve gola Il coperchio, pervenuto per più della metà, ramica d’impasto semifine o fine e su- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
decorata da tacche circolari impresse in presenta corpo troncoconico con bor- perfici accuratamente trattate a stecca, mna 59028
sequenza lineare, spalla sfuggente, profon- do tagliato obliquamente verso l’interno; che veniva utilizzata come vasellame da Inedita.
do corpo ovoidale, fondo piano. Il vaso fu sulla presa a corolla cava sono impostate mensa. L’esemplare, privo di contesto ebc
rinvenuto interrato in prossimità di una due anse a nastro verticali contrapposte. stratigrafico, può essere datato tra il x e
piattaforma di lavorazione della ceramica; L’impasto è grossolano e le tracce di foca- il ix secolo a.C.
l’impasto grossolano e il trattamento delle tura potrebbero essere ricondotte all’uso Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, 1.3.4.9
superfici, sommariamente lisciate, fanno sul focolare, come pure alla cottura in un mna 60791 Peso da telaio
ritenere che esso sia stato utilizzato dall’ar- forno a tiraggio poco controllato. Questo Inedita. Frattesina, Rovigo, abitato
tigiano per contenere sostanze solide, ad tipo di coperchio non ha al momento ebc terracotta, modellazione manuale; h 13,5,
esempio degrassanti litici o chamotte. L’ol- confronti tra i materiali dell’abitato. Sulla largh. 13
[1.3.4.8] [1.3.4.9] la è databile, per il contesto stratigrafico, base del contesto stratigrafico è databile tra
tra il x e il x secolo a.C. x e ix secolo a.C. 1.3.4.7 Peso tronco-piramidale in terracotta, mo-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Tazza monoansata dellato a mano, frammentario. La super-
mna 62382 mna 61223 Montagnana-Borgo San Zeno, Padova, ficie presenta in prossimità della parte
bibliografia: Adige ridente 1998, figg. 172, Inedito. via Decimetta, abitato, 1987, us 116 superiore un foro passante. Età del bronzo
173, n. 1. ebc ceramica, impasto, modellazione a mano; finale (xii-x secolo a.C.).
ebc h 12,8, ø bocca 16 Museo Archeologico Nazionale di Fratta
Polesine, Rovigo, ig 89927
1.3.4.5 Tazza con ampio collo concavo, spalla Inedito.
1.3.4.3 Scodella con orlo arrotondata e vasca troncoconica, fondo ac
Scodellone troncoconico rientrante piano; ansa verticale a nastro impostata
Montagnana-Borgo San Zeno, Padova, Montagnana-Borgo San Zeno, Padova, sull’orlo e sulla spalla. Essa appartiene
via Decimetta, abitato, 1988, us 163 via Chisogno, abitato a una classe ceramica d’impasto fine e
ceramica, impasto, modellazione a mano; ceramica, impasto, modellazione a mano; superfici accuratamente trattate a stecca,
h 13,5, ø bocca 16,9 h 7, ø bocca 22 che veniva utilizzata come vasellame da
mensa. L’esemplare può essere datato, sulla
Esso è caratterizzato dalla decorazione a La scodella è caratterizzata dall’orlo rien- base del contesto stratigrafico, tra il x e il
meandro plastico sotto l’orlo, dal corpo a trante modellato da costolature oblique, ix secolo a.C.
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
1.3.4.10 1.3.4.13 gli scambi Il pettine fa parte del “tesoretto”, un
Taralli Modellino d’imbarcazione gruppo di ornamenti che comprendeva
Frattesina, Rovigo, abitato Montagnana, Borgo San Zeno, Padova, 1.4.1 circa una decina di pettini dello stesso
terracotta, modellazione a mano; h 2,4, abitato, sporadico Blocchetto di avorio tipo e materiale, fibule di bronzo ad arco
largh. 6,5; h 2, largh. 5,8 impasto, modellazione a mano; h 2, largh. Frattesina di Fratta Polesine, Rovigo, semplice e ad arco di violino rialzato, una
max. cons. 6,5 abitato, raccolta di superficie cote, uno spillone, tre alamari di osso o
Taralli in terracotta di forma circolare ad avorio di elefante; lungh. 7,7, largh. corno, numerose perline di vetro azzurro
anello, impasto depurato e superfici liscia- L’esemplare, pervenuto per circa la metà, max 1,9 e perle d’ambra dei tipi Tirinto, Allumiere
te. Utilizzati come contrappeso da telaio, presenta uno scafo poco profondo di for- e altri. Il pettine è stato ricavato da una
non presentano evidenti tracce di usura. ma ellissoidale con bordi appiattiti e at- Superficie di colore bruno. Forma allun- sottile fetta tagliata longitudinalmente da
Età del bronzo finale (xii-x secolo a.C.). [1.3.4.10] [1.3.4.13] tacco di presa a un’estremità. La superficie gata con un estremo quadrangolare, e una zanna, probabilmente con una piccola
Museo Archeologico Nazionale di Fratta esterna risulta bipartita da una solcatura restringimento progressivo verso l’altro sega metallica. Piccola sporgenza forata
Polesine, Rovigo, ig 89801, 89804 mediana dalla quale ha origine un motivo estremo, rotto in antico. Il blocchetto è alla sommità, forma semicircolare con
Inediti. speculare a doppio zig-zag contornato la- stato tagliato longitudinalmente da una rientranze sui due lati nella parte inferiore.
ac teralmente da fasci di solcature irregolari. zanna, probabilmente con una piccola Decorazione a cerchielli impressi, proba-
La forma potrebbe richiamare quella delle sega metallica. Nello spessore si distingue bilmente impressa con una cannuccia me-
piccole barche in legno impiegate nella una fessurazione per piani paralleli, corri- tallica, sulla parte superiore delle due su-
1.3.4.11 navigazione lungo l’Adige, che in antico spondenti agli strati di accrescimento della perfici. Nella parte inferiore è stata tagliata
Rocchetti attraversava il territorio di Montagnana. dentina. Si tratta probabilmente di uno la serie molto serrata dei denti del pettine.
Frattesina, Rovigo, abitato L’esemplare è genericamente databile tra scarto di lavorazione. Età del bronzo finale Piccole lacune, denti danneggiati. Nello
terracotta, modellazione a mano; h 4,1, [1.3.4.10] il bronzo finale e gli inizi dell’età del ferro. (circa xii-x secolo a.C.). spessore della lamina di avorio si distingue
largh. 3,6; h 3,8, largh. 2,8 Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Museo Archeologico Nazionale di Fratta una fessurazione per piani paralleli, corri-
mna 60897 Polesine, Rovigo, ig 32816 spondenti agli strati di accrescimento della
Rocchetti in terracotta, impasto depurato bibliografia: Adige ridente 1998, fig. 171, Inedito. dentina. Età del bronzo finale (circa xii-x
e superfici lisciate. Età del bronzo finale n. 9; Malnati 2000, tav. 12. ambs secolo a.C.).
(xii-x secolo a.C.). ebc Museo Archeologico Nazionale di Fratta
Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, Rovigo, ig 17438
Polesine, Rovigo, ig 89742, 297711 1.4.2 Inedito.
Inediti. [1.3.4.14] 1.3.4.14 Blocchetto di avorio ambs
ac Vasetti miniaturistici Frattesina di Fratta Polesine, Rovigo,
[1.3.4.11] Montagnana, Padova, Borgo San Zeno, raccolta di superficie
Fondo Bergamasco, abitato, 2000 avorio di elefante; lungh. 2,7, largh. 1,9 1.4.4
1.3.4.12 impasto, modellati, superfici lisciate; h 4, Frammenti di uovo di struzzo
Fusaiole ø 4,2; h 5,7, ø 3 Superficie irregolare di colore bruno. Bloc- Frattesina di Fratta Polesine, Rovigo,
Frattesina, Rovigo, abitato chetto di forma cubica schiacciata, super- ricerche di superficie nell’ambito
terracotta, modellazione manuale; h 3,6, Il vasellame miniaturistico ripropone, in fici irregolari. Probabilmente tagliato con dell’abitato
largh. 3,2; h 2,6, largh. 4,5 dimensioni ridotte, forme ceramiche d’uso una piccola sega metallica. È probabile dieci piccoli frammenti di uovo di struzzo
comune. Si presentano due piccoli con- che si tratti di uno scarto o residuo di di dimensioni diverse; lungh. da 0.6 a 3,
Fusaiole in terracotta, modellate a mano. tenitori modellati a mano, con superfici lavorazione. Età del bronzo finale (circa largh. da 0.3 a 1.6
Fusaiola biconica con impasto depurato sommariamente lisciate e impasto poco xii-x secolo a.C.).
lisciato in superficie. Fusaiola emisferica depurato: uno riproduce una piccola olla Museo Archeologico Nazionale di Fratta I pezzi sono stati trovati vicini. Il materiale
[1.3.4.12] [1.3.4.14]
con impasto depurato lisciato in super- dal profilo troncoconico, l’altro un vasetto Polesine, Rovigo, ig 288866 è chiaramente riconoscibile sulla base di
ficie, sulla parte inferiore presenta una biconico. Non è possibile stabilire se og- Inedito. consistenza e spessore, andamento legger-
decorazione a tacche. Età del bronzo finale getti di questo tipo costituissero in origine ambs mente curvo delle superfici, presenza di
(xii-x secolo a.C.). delle piccole stipi votive domestiche, come forellini leggermente distanziati su tutta
Museo Archeologico Nazionale di Fratta attestato a partire dalla piena età del ferro. la superficie esterna. Colore da nocciola a
Polesine, Rovigo, ig 89748, 89762 Sono databili al ix secolo a.C. 1.4.3 quasi nero, probabilmente per esposizione
Inedite. Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Pettine di avorio al fuoco. I frammenti appartengono pro-
ac mna 55235-55236 Frattesina di Fratta Polesine, Rovigo, babilmente tutti allo stesso uovo. L’uovo
Inediti. ricerche di superficie dall’area dell’abitato, di struzzo compare fra i materiali esotici
cp contesto del “tesoretto” di prestigio, provenienti dal Mediterraneo
[1.4.1] [1.4.2] avorio di elefante; lungh. circa 10, orientale o dall’Africa settentrionale, che
largh. circa 6 circolavano in Italia in età orientalizzante
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
(fine viii-vii secolo a.C.). La sua presenza 1.5.2
nel contesto dell’abitato dell’età del bronzo Tomba 61
finale è una conferma della partecipazione Ponte Nuovo, Gazzo Veronese, Verona,
di Frattesina agli scambi in area mediter- necropoli
ranea che in questo periodo collegavano fossa circolare; ø 58, prof. 43,
il Mediterraneo dal Vicino Oriente alla incinerazione
Penisola iberica.
Museo Archeologico Nazionale di Fratta A un importante personaggio maschile
Polesine, Rovigo, ig 227377 va riferita la tomba 61 della necropoli
Inedito. di Ponte Nuovo. L’urna, coperta da una
[1.4.3] ambs scodella, si trovava sul fondo di un poz-
zetto riempito da abbondante terra di
rogo. Tra il terreno di riempimento vi
il rituale funerario erano tre frammenti di una cuspide di
lancia di bronzo. Il corredo, che si trovava
1.5.1 all’interno dell’urna al di sopra delle ossa
Tomba 75 combuste, è costituito da un rasoio bita-
Narde ii, Fratta Polesine, Rovigo, gliente di bronzo tipo Vetulonia, da una
necropoli fibula serpeggiante a due pezzi con staffa
fossa circolare; ø 35, prof. 15, incinerazione a grande disco di bronzo e da un anello di
bronzo. Il rasoio è decorato da incisioni a
Il pozzetto di forma circolare e l’urna al motivi geometrici e figure schematiche di
suo interno sono stati troncati dalle ara- uccelli acquatici. La staffa della fibula è
ture. Del vaso, che probabilmente aveva decorata lungo i margini con incisioni a
forma biconica, rimane solo la parte infe- motivi geometrici. ix secolo a.C.
[1.4.4] riore che conteneva le ossa combuste e gli Museo Archeologico Nazionale di Fratta
elementi di corredo. Il corredo è costituito Polesine, Rovigo, vr 62941-62946
da una collana in perle d’ambra tipo Al- bibliografia: Salzani 2005, pp. 46-48.
lumiere, da una perla d’ambra di forma a mb, gr, ls
“barilotto”, altre perle in ambra di forma
globulare. Vi sono inoltre una rotella
in corno decorata a occhi di dado, una 1.5.3
rotella di bronzo a raggi piegati a gomito Tomba 227
a formare una svastica, dischetti d’osso e Narde, Fratta Polesine, Rovigo, necropoli
alcune perline di vetro. Le analisi antro- fossa, incinerazione
pologiche hanno determinato il defunto
come individuo maschile di circa trenta- Tra le numerose tombe scavate nel grande
cinquanta anni; invece il tipo di corredo è tumulo della necropoli di Narde, si distin-
chiaramente femminile. Si può ipotizzare gue per il corredo eccezionale la tomba
che il corredo rappresenti un’offerta da 227. L’urna, che si trovava sul fondo di
parte della moglie al marito. x secolo a.C. una grande fossa riempita da abbondante
Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo, terra di rogo, è a forma biconica con spalla
ig 316394-316395, 316398-316401 modellata da scanalature oblique. Al suo
bibliografia: Colonna, Salzani, Tomaello interno conteneva una spada di bronzo di
2010, pp. 211-212. tipo Allerona deformata dal fuoco e inten-
mb, gr, ls zionalmente spezzata in numerosi fram-
menti. I ribattini dell’impugnatura della
spada sono in oro. In oro vi erano anche
un anello e il motivo cruciforme che deco-
rava le due capocchie di bottoni a gemello.
Gli altri elementi di corredo comprendono
una cote in pietra, un coltello di bronzo
tipo Fontanella, un rasoio bitagliente di
[1.5.1]
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
bronzo tipo Bovolone, una pinzetta di 1.5.5
bronzo, frammenti di spillone di bronzo, Tomba 437
un bracciale di bronzo, frammenti di osso Desmontà, Veronella-Albaredo d’Adige,
decorati a occhi di dado e perline di vetro. Verona, necropoli, 2011
La spada, un elemento sicuramente al di fossa, incinerazione
fuori della norma, in quanto presente in
sole due sole tombe sulle oltre seicento Nel 2011 è stato scavato un gruppo di tom-
scavate (l’altra è la Tomba 168), va riferita be nella necropoli di Desmontà, e tra tutte
a un capo della comunità. x secolo a.C. si distingue la Tomba 437. È costituita da
Museo Archeologico Nazionale di Fratta un’urna coperta da una scodella, deposta
Polesine, Rovigo, ad 50727-50737, sul fondo di un pozzetto riempito da terra
50742/1, 50742/2, 50743-50749, 50749a, di rogo. Il corredo deposto nell’urna al di
50749b, 50750-50752 sopra delle ossa combuste è rappresentato
bibliografia: Salzani 1989a, pp. 16-17. da una serie eccezionale di ornamenti
mb, gr, ls femminili di pregio, che denotano un
abbigliamento complesso (perle d’ambra,
saltaleoni di bronzo e nove fibule in parte
1.5.4 collegate tra loro da una catenella), e da
Tomba 274 elementi che connotano una persona fem-
Desmontà, Veronella-Albaredo d’Adige, minile nella sua attività di filatura (fuse-
Verona, necropoli ruola in corno, rotella raggiata in piombo
tomba in fossa terragna, incinerazione [1.5.2] [1.5.4] ed elementi di fuso in bronzo). All’interno
dell’urna era presente anche un bicchiere
Le tombe della necropoli di Desmontà in argilla. I materiali di corredo non pre-
sono distribuite su un’ampia area tra i sentano tracce di esposizione al fuoco ma
Comuni di Veronella e Albaredo d’Adige. sono stati deposti nell’urna integri come
La Tomba 274 si caratterizza per il rito offerte. Le analisi antropologiche permet-
della cremazione “a ceneri sparse”. Infatti tono di attribuire la tomba a un individuo
all’interno di un pozzetto di forma ovale adulto di sesso femminile, piuttosto graci-
non è stata trovata nessuna urna, ma di- le. x secolo a.C.
versi elementi di corredo sparsi frammisti SBAVeneto, Verona, vr 84842-84869
a terra di rogo e a scarsi frammenti di bibliografia: Salzani, Cupaiuolo 2011.
ossa combuste. Il corredo è costituito da mb, gr, ls
tre fibule di bronzo ad arco semplice del
tipo a noduli distanziati, a fitte costolature
e ad arco ritorto. Inoltre è presente un
torques di bronzo e due bracciali di bron-
zo a più avvolgimenti con le estremità a
spirali coniche. L’elemento di corredo di
maggior interesse è rappresentato da un
piedino d’argilla, cavo al suo interno con
un piccolo canale che termina nell’alluce.
Il piedino va interpretato come poppatoio
e il corredo attribuito a un infante di sesso
femminile; x secolo a.C.
Museo Civico Archeologico, Cologna
Veneta, Verona, vr 69100-69106
bibliografia: Salzani 2006, pp. 92-95.
mb, gr, ls
[1.5.3] [1.5.5]
fra le nebbie del delta fra le nebbie del delta
2. verso la città: tra pianure
e mirabili vie fluviali
doni nell’acqua
elodia bianchin citton
La problematica del ritrovamento di ma- nella maggior parte dei casi nella pecu- punte di lancia), ma anche di strumenti di verso i centri periadriatici. Il ritrovamento databili all’età del Ferro che potrebbe pro-
nufatti in bronzo nei fiumi – i cosiddetti liarità dei luoghi di deposizione piuttosto lavoro interi o frammentari (asce, coltelli, di un numero così elevato di manufatti venire da uno stesso luogo di culto posto in
Flussfunde –, con le relative implicazioni che nella tipologia dei manufatti rinvenuti, falci), rinvenuti in areali molto circoscritti in bronzo, anche se con un ampio spettro prossimità dell’ antico corso del Bacchiglio-
di tipo religioso, annovera una lunga tra- parimenti riscontrabili negli abitati e nei corrispondenti alle varie zone di cava. Data cronologico, potrebbe essere collegato al ca- ne e successivamente interessato dall’attività
dizione di studi nella protostoria europea contesti funerari. la presenza di oggetti a connotazione quasi rattere emporico dell’area, aspetto quest’ul- erosiva del fiume stesso. Per questi reperti
e italiana. Per quanto riguarda l’area veneta L’offerta votiva consisteva nella perdita esclusivamente maschile, ne deriverebbe timo al quale va probabilmente connesso la definizione di Flussfunde, intesa come
la questione fu ripresa nello specifico nel definitiva di un bene materiale particolar- la possibilità che si sia trattato di offerte quello del sacro incentrato appunto sulle deposizioni votive direttamente sul letto del
secolo scorso a proposito di alcune classi mente importante a vantaggio della divini- singole o collettive effettuate dalla compo- offerte nelle acque del fiume. fiume, potrebbe essere impropria. I reperti a
di spade di tipologia centro-europea e suc- tà che veniva invocata; la documentazione nente maschile della comunità (uomini in Un secondo nucleo di bronzi proviene dal cui si fa riferimento sono la lamina decorata
cessivamente in modo più esaustivo in uno archeologica pervenutaci attesta che essa armi, ma forse anche metallurghi e mer- greto del Piave rispettivamente nei tratti tra a sbalzo [cat. 6.5], l’alare in pietra configu-
studio che prendeva in esame tutto il corpus poteva essere costituita da oggetti singoli, canti). A deposizioni cultuali da parte di Vidor e Colfosco / Nervesa della Battaglia rato a protome d’ariete [cat. 4.1.2], il lebete
dei manufatti in bronzo fino ad allora resti- come pure da più manufatti; questi ultimi guerrieri di alto rango vanno riferite le tre e Salgareda, corrispondenti verosimilmente con attacchi a croce e iscrizione venetica
tuiti dai fiumi veneti. Anche le più recenti potevano essere anche di diversa tipologia spade ad antenne rinvenute in perfetto sta- in antico ad aree di attraversamento del [cat. 10.2.1].
restituzioni di oggetti in bronzo (principal- la cui deposizione nello stesso luogo, si- to di conservazione in un tratto del Sile tra fiume. Si tratta di rinvenimenti numerica- Dal letto del fiume Adige presso Dolcè
mente spade) dal greto dei fiumi Piave e multanea o reiterata nel tempo, formava, Sant’Antonino e Casier [cat. 2.1.5]. Il valore mente e cronologicamente più circoscritti e San Pietro in Cariano provengono due
Brenta hanno arricchito di nuovi esemplari in taluni casi, dei veri e propri ripostigli o dell’offerta dovette rivestire un particolare rispetto a quelle del fiume Sile, ma non per asce del bronzo finale [cat. 2.1.3]; ma il
un quadro tipologico già noto soprattutto tesoretti. Dei manufatti in bronzo si con- significato in quanto si trattò in tutti e tre questo meno rilevanti in quanto attestano ritrovamento più rilevante è rappresentato
in riferimento alle armi della media e tarda servano assai raramente le parti in materiali i casi di armi di elevato livello tecnologico una pratica di culto alquanto generalizzata. dal noto elmo di Oppeano della piena età
età del bronzo, senza comunque apportare organici (ad esempio il legno delle immani- importate nel ix secolo a.C. da un centro Va ricordato nel merito che proprio attra- del ferro [cat. 2.1.7]. Esso fu rinvenuto alla
sostanziali contributi in relazione alla na- cature di armi e utensili); parimenti, data la villanoviano dell’Italia centrale (Tarquinia, verso l’idrovia del Piave giungevano dalle fine dell’Ottocento in uno strato di sabbie
tura cultuale di detti ritrovamenti. Infatti, natura dei luoghi e le modalità di recupero, Vetulonia?). Una spada ad antenne della aree minerarie alpine e transalpine ai siti di atesine pertinenti a un antico letto dell’A-
anche nel caso delle scoperte più recenti, è assai raro poter riscontrare le tracce dei stessa tipologia fu rinvenuta nel secolo pianura i prodotti della metallurgia. dige; il colore originario del manufatto e la
si tratta di ritrovamenti fortuiti, la cui riti che riteniamo dovessero accompagnare scorso nel fiume Astico in località Preara di L’ascia ad alette della prima età del ferro mancanza di patina proverebbero che esso
acquisizione si deve alla consapevolezza la cerimonia dell’offerta (sacrifici, roghi Montecchio Precalcino [cat. 2.1.6]. dal fiume Bacchiglione presso il ponte rimase per lungo tempo nell’acqua, ambien-
della natura della scoperta da parte del votivi, pasti rituali) analogamente a quanto Più diversificati dal punto di vista tipologico Marchese di Vicenza resta al momento un te in cui esso era stato deposto in origine.
rinvenitore occasionale o di coloro che a documentato per i cosiddetti roghi votivi o e in numero minore sono i bronzi databili ritrovamento isolato, assimilabile alla cate- L’importanza della navigazione fluviale
vario titolo sono entrati in possesso degli Brandopferplätze dell’area alpina. alla prima età del ferro (spade, asce, coltelli, goria del sacro dei Flussfunde [cat. 2.1.4]. durante la tarda età del bronzo viene
oggetti rinvenuti. L’areale di rinvenimento Offerte votive in zone umide e in prossimi- spilloni, fibule, situle, elmo) pure rinvenuti Più articolata è la problematica relativa ai testimoniata anche da modellini di picco-
di questa categoria del sacro corrisponde tà dei corsi d’acqua furono effettuate vero- dai cavatori nell’alveo del Sile o nelle zone numerosi ritrovamenti effettuati in questo le imbarcazioni in terracotta [cat. 2.1.1],
quasi esclusivamente alla pianura veneta e similmente fin dall’età del rame; comunque di golena contermini tra Sant’Antonino fiume nel tratto che scorre tra Cervarese nonché dalla lamina in bronzo a forma di
friulana, dove più intense furono fin dal se- questo tipo di pratica assume aspetti rile- e Casier; in mancanza di dati di scavo è Santa Croce e Selvazzano Dentro. Prospe- nave con iscrizione votiva rinvenuta a Este
colo scorso le attività estrattive e numerosi vanti nelle regioni adriatiche nordorientali plausibile che per alcune classi di reperti zioni subacquee e verifiche archeologiche nel santuario dell’età del ferro in località
gli scavi per finalità idrauliche (apertura di durante l’età del bronzo medio-recente e la (situle, elmo tipo Negau) si tratti di conte- di varia natura condotte nel secolo scorso Meggiaro [cat. 2.1.2].
nuovi canali, bacini di deflusso) in rela- prima età del ferro. sti archeologici di tipo funerario o di altra hanno consentito di chiarire come signifi-
zione al corso dei fiumi alpini (Po, Adige, La concentrazione più significativa di of- natura, che non siamo comunque in grado cative variazioni del corso del Bacchiglione nota bibliografica
Piave, Tagliamento) e prealpini (Brenta, ferte votive nelle acque interne può essere di riconoscere. Indagini di scavo condotte abbiano nel tempo prodotto l’erosione di Bianco Peroni 1976, pp. 11-13 e n. 307;
Astico), ma anche di quelli di risorgiva ritenuta quella del fiume Sile tra Treviso in modo sistematico a partire dagli anni stratificazioni archeologiche di età preroma- Bianchin Citton 1993; Adige ridente 1998,
(Bacchiglione, Sile, Livenza). Ricerche a / Sant’Antonino e Casier, dove tra la fine ottanta del Novecento nel centro urbano na pertinenti ad abitati, necropoli o ad aree p. 299, fig. 171, 9; Tesori della Postumia
più vasto raggio consentono di frequente dell’Ottocento e la prima metà del Nove- di Treviso hanno attestato l’esistenza di un sacre sorte in antico in zone perifluviali. Il 1998, pp.76-79; 108, I.2; Grottanelli 1999;
di contestualizzare ritrovamenti effettuati cento fu recuperato, a seguito di attività importante polo demografico della tarda età materiale archeologico proveniente da tali Bianchin Citton, Malnati 2001; Origini
in passato che, apparentemente isolati al estrattive, un numero di bronzi superiore del bronzo e della prima età del ferro, di cui contesti primari era stato rideposto nell’al- di Treviso 2004, p. 31, fig. 1 e p. 32, figg.
momento della scoperta, risultarono poi al centinaio, il cui arco cronologico va l’area fluviale di Sant’Antonino, posta alla veo del fiume, dopo essere stato trasportato 1-c; Bianchin Citton 2006; Salzani 2007b,
ubicati nei pressi dell’insediamento di rife- dalla media età del bronzo alla prima età periferia sud, rappresentò forse lo snodo dalla corrente anche per ampi tratti. Di p. 95, fig. 13.
rimento. Il significato dell’offerta si coglie del ferro. Si tratta di armi (spade, pugnali, dello scambio dei prodotti della metallurgia particolare rilievo è un nucleo di reperti
La ricostruzione delle attività di sussi- parte dei territori affacciati sul Mediter- e fusione, sono stati rinvenuti sporadica- diffuso rinvenimento, soprattutto presso anche la presenza di cervi e caprioli,
stenza, che venivano praticate nel Veneto raneo, un sensibile abbassamento delle mente, ne è un esempio la falce in bronzo siti di altura, di elementi di telaio verticale, orsi, lupi e cinghiali. La caccia durante
durante l’età del ferro, risulta possibile temperature e un notevole aumento delle di Turbine di Gazzo Veronese risalente al pesi e fusarole e vari altri manufatti dimo- l’età del Ferro doveva essere già divenuta
soprattutto grazie ai dati archeologici, pa- precipitazioni. Questi fenomeni climatici vii-vi secolo a.C. [cat. 2.2.9] Un aratro con stra come l’artigianato tessile si sviluppò un’attività prevalentemente aristocratica,
leobotanici e archeozoologici forniti dalle portarono a esondazioni fluviali, facil- vomere di legno sembra rappresentato su rapidamente in queste terre, realizzando forse connessa a rituali legati ai boschi e a
campagne di scavo sistematico e dalle mente riconoscibili nei depositi alluvionali una lamina, esposta al Museo di Treviso e prodotti di qualità, come nel caso dei ri- specifiche divinità, oppure frutto di un’e-
ricerche di superficie che si sono susseguite rinvenuti nelle sequenze stratigrafiche di databile al vi secolo a.C., mentre esempi di nomati guasapoi, tappeti pregiati ricordati sigenza dettata dalla necessità di difendere
negli anni sul vasto territorio popolato, parecchi insediamenti, e alla successiva vomere in ferro provengono dall’abitato di più avanti sia da Strabone, sia da Marziale. i capi di bestiame e i campi coltivati dalle
a partire dal ix secolo a.C., dai Veneti formazione di un habitat caratterizzato da Monte Loffa. Grande diffusione avevano La carne dei suini, allevati in un territorio specie selvatiche. Ami da pesca in bronzo
antichi. I manufatti rinvenuti in conte- boschi di querce, castagni e soprattutto da invece macine, macinelli e pestelli di pietra, ricco di boschi di querce e quindi fornito [cat. 2.2.1], conchiglie, d’acqua dolce e
sto di abitato ed in particolare i reperti ampie macchie di erbe e arbusti di tipo spesso trachite dei colli Euganei, destinati di grande quantità di ghiande, doveva es- non, sono le testimonianze archeologiche
archeologici che suggeriscono la presenza palustre. In pianura veniva certamente alla trasformazione quotidiana dei cereali sere quella maggiormente consumata dalle più frequenti provenienti in egual misura
di una capanna o un laboratorio legato a praticata la coltivazione estensiva di diversi in farina [cat. 2.2.12-13]. Possiamo ipotiz- popolazioni locali. Non è da escludere che da contesti di abitato e funerari, qui rin-
un’attività artigianale, forniscono indizi cereali tra i quali il grano, di cui si ha te- zare che i contadini antichi avessero adot- parte di questa carne venisse prodotta in venute sotto forma di offerte alimentari
importanti per la definizione delle attività stimonianza, ad esempio, a Montagnana, tato alcune tecniche di coltivazione, ancora quantità superiore al fabbisogno imme- insieme a lische di pesce, spesso di luccio e
che si svolgevano all’interno dei villaggi. in contenitori posti presso le capanne. diffuse, come il maggese, consistente nel diato e trattata per essere conservata più trota. Esemplare risulta il caso della coppa
Contemporaneamente un’attenta raccolta Maggiori informazioni provengono dai siti fare riposare il terreno per un anno dopo a lungo per un successivo consumo, se su piede della tomba 44, proveniente dalla
e analisi dei resti animali e vegetali com- posizionati sulla fascia collinare e montana il raccolto per dare modo al suolo di rige- non addirittura per un’esportazione a più necropoli di Casa di Ricovero e databile al
pleta il quadro a nostra disposizione por- quali Montebello, Castelrotto e Rotzo. I nerarsi, oppure, con la medesima finalità, ampio raggio. Un’attenzione particolare vii secolo a.C., al cui interno sono state
tando, in diversi casi, ad una ricostruzione semi carbonizzati qui raccolti testimonia- la rotazione nella coltivazione di cereali e era riservata all’allevamento dei cavalli, rinvenute 25 vertebre di trota [cat. 2.2.2]. I
fedele del paesaggio e del suo utilizzo. no la coltivazione dell’orzo, dell’avena, legumi ad anni alterni. immortalati nei piccoli bronzetti rituali, molluschi marini, provenienti in quantità
Le fonti storiche si sono soffermate su del frumento e del miglio tra i cereali e di L’allevamento occupava sicuramente una così come nell’arte delle situle, celebrati dalla zona lagunare adriatica, venivano
alcuni aspetti della vita quotidiana, iden- legumi come fave e lenticchie. Altri indi- posizione molto importante tra le attività dalle fonti storiche per le doti atletiche abbondantemente consumati e le relative
tificando delle attività come proprie e zi suggeriscono come fosse ampiamente di sussistenza dei Veneti ed era praticato nelle corse, esportati per la loro unicità valve, forate, utilizzate come ornamenti.
distintive dei Veneti. Diversi autori, tra cui sfruttata la vite selvatica e successivamente in quei terreni che non venivano destinati e capaci di conferire, a chi li possedeva,
Omero ed Euripide celebrano il rinomato venne selezionata una qualità per la colti- all’agricoltura. I resti faunistici di cui si l’ambito stato di cavaliere. Non può stu- nota bibliografica
allevamento dei cavalli di questa regione, vazione, destinata alla produzione, in età dispone, sebbene non numerosi, indicano pire pertanto che in diversi insediamenti Veneto nell’antichità 1984; Fogolari, Pro-
chiaro simbolo di distinzione sociale per romana, del pregiato vino retico. un allevamento domestico di varie specie quali, per esempio, Padova, Este, Altino sdocimi 1988; I Paleoveneti 1988; Italia
l’aristocrazia locale, nonché preziosa con- Si può ipotizzare, considerata l’esigua animali. I bovini erano allevati non solo e Adria, questi animali, alla conclusione 1988; Voltan 1989; Capuis 1993; Adige
tropartita nei commerci. Teopompo ricor- quantità dei rinvenimenti, che la maggior per trainare l’aratro nei campi, sollevando della propria vita terrena, trovassero posto ridente 1998; Castelletti, Rottoli 1998; Mal-
da nel iv secolo a.C. un rito agrario che parte degli strumenti impiegati nelle attivi- così gli uomini dalle attività più faticose, all’interno delle città dei morti e le barda- nati 2002c; Ruta Serafini 2002b; Motella
prevedeva l’offerta di focacce e pani d’orzo tà agricole dovesse essere in legno e quindi ma anche per i prodotti secondari che da ture di pregevole fattura fossero unite ai De Carlo 2002; Veneti dai bei cavalli 2003;
alle cornacchie, affinché non si cibassero deperibile. Nella prima età del ferro, fino al essi potevano derivare: latte e formaggi, corredi funerari dei loro padroni. Motella De Carlo 2005; Petrucci 2005.
dei semi appena piantati dai contadini. vii secolo a.C., erano ampiamente diffuse ossa e cuoio. Gli ovicaprini erano allevati La caccia e la pesca, praticate in un am-
Nel ii secolo a.C. Polibio, che descrive la zappette [cat. 2.2.10-11], picconi, pettini per la lana, il latte e gli alimenti in cui biente molto favorevole grazie alla presen-
Pianura Padana come la più feconda tra le [cat. 2.2.5], spilloni e aghi [cat. 2.2.7] re- poteva essere trasformato. Questa attività za di boschi e zone umide, costituivano
terre da lui visitate, fornisce un’immagine alizzati in palco di cervo, molto resistente richiedeva tuttavia un forte impegno per un’integrazione della dieta dei Veneti. Per
dettagliata e puntuale di un territorio che e utilizzato anche per realizzare immani- garantire alle bestie una costante dispo- quanto riguarda le fonti di conoscenza a
non doveva apparire molto diverso nel cature [cat. 2.2.4], anche con decorazioni nibilità di foraggio senza dover sacrificare nostra disposizione, l’arte delle situle per
periodo preromano. complesse a occhi di dado, spina di pesce terreni destinati all’agricoltura. La pastori- prima lascia testimonianza di un paesaggio
L’analisi di differenti sequenze polliniche e reticolo per strumenti in metallo. Gli zia pertanto prevedeva lunghi percorsi di popolato da anatre, cinghiali, lepri e da
ha dimostrato come il Veneto, durante strumenti in ferro e in bronzo, più costosi transumanza dalle pianure alle zone colli- una grande varietà di uccelli.
l’età del ferro e più precisamente verso il e quindi destinati ad avere ciclicamente nari e, a seconda del periodo dell’anno, la L’analisi dei resti ossei rinvenuti princi-
1000 a.C., subì, alla stessa stregua di gran nuova vita tramite processi di riciclaggio pratica dell’alpeggio a quote più elevate. Il palmente tra gli strati abitativi, indicano
Poderosa dei suoi fiumi e vasta delle sue “i ricchi” a segnalare il proprio status con fa i cacciatori paleolitici che frequentavano Come si sa, le fasi più antiche della proto- passo allo sviluppo di rovinosi incendi. Pesa, fornaci, contenitori per acqua e dimagran-
argille, la terra dei Veneti antichi dovette ornamenti personali, oggetti esclusivi e armi le frastagliate coste della Croazia, sulle storia del Veneto oggi traspaiono a fatica, sulle nostre ricostruzioni della tecnologia ce- ti, strumenti per macinare e mescolare le
concordare con i primi la crescita delle di metallo che tracciavano barriere sociali in- sponde opposte dell’Adriatico, continua- sia dai terreni agricoli sia dai depositi ur- ramica della prima età del ferro (ix-vii secolo materie prime) e tale sarebbe rimasto, a
città, e con le seconde fabbricò un nuovo visibili quanto invalicabili nei confronti dei vano a creare, si suppone per scopi magici, banizzati. È solo in un momento già avan- a.C.), il fatto che ancora oggi siano ignoti la quanto pare, per diversi secoli, fino alla so-
universo urbano, che richiedeva l’opera sottoposti. Dai distretti settentrionali, per- figurine di animali in terracotta. zato, a partire dagli inizi dell’viii secolo forma e i dettagli tecnici delle fornaci usate glia della romanizzazione. Alla produzione
costante di un variegato mondo artigiano. correndo i crinali e i fondi vallivi, mercanti Non possiamo dubitare che i nostri ante- a.C., che sembrano rapidamente prendere per cuocere i vasi (le identificazioni sinora ceramica, in questo quartiere, si affiancò in
Da almeno due millenni, i villaggi usavano e trasportatori iniziarono a far confluire alle nati avessero sempre saputo delle sorpren- forma urbana alcuni dei più importanti proposte lasciano un largo margine all’in- seguito la lavorazione dei metalli, segnalata
i fiumi per la vita degli uomini e degli ani- città carichi di metallo, spesso semilavorato, denti trasformazioni fisiche e chimiche abitati delle pianure Venete. Quando ciò certezza); anche l’esatta natura delle attività da dispersioni di scorie, focolari di forgia-
mali, come vie di trasporto; ne sfruttavano ai laboratori urbani, ricavandone profitti in delle argille esposte al fuoco; gli storici del- avviene, gli artigiani ci appaiono già im- di trasformazione del ferro praticate in città, tura e scarti di corno usati per fabbricare i
i meandri morenti come fossati difensivi, cambio di rischi. Quanto segue racconta la tecnologia, in simili casi, parlano di un mediati attori di questo processo. nello stesso periodo, rimane questione aperta. manici di strumenti e lame.
riserve e fonti di canali e canalette che di- come la lavorazione di due materie prime patrimonio cognitivo latente. Per questa Al di là delle ricorrenti tracce delle superfi- A Oderzo, nell’viii secolo vaste aree urbane Tracce di cottura della ceramica e della la-
stribuivano l’acqua ai campi strappati alla tanto diverse – la “comune” ceramica e il ragione, non dobbiamo necessariamente ci usate per costruire in città – l’edilizia era sembrano essere state usate per produrre vorazione dei metalli, fornaci, resti di forge
boscaglia. Incidendo la terra, l’acqua dava prezioso metallo – trovarono posto, spesso ipotizzare che gli antichi abitanti delle certamente una delle attività produttive materiali edilizi in loco, attività che si con mantici – anche appartenenti a diverse
forma e limiti a insediamenti e territori in fianco a fianco, negli spazi inediti delle pri- porzioni orientali della Pianura Padana più rilevanti, in termini di argille e prodot- sarebbe protratta per secoli, mentre un fasi di occupazione – si susseguono sulle
continua evoluzione. Capi e amministrato- me città protostoriche del Veneto, giungen- abbiano importato le conoscenze tecniche ti calcarei, in centri che crescevano a ritmo deposito di fonditore del rame (inizi del sponde di destra dell’antico Brenta, da
ri erano chiamati a risolvere conflitti terri- do a influenzarsi reciprocamente e a volte a richieste da altre popolazioni limitrofe. serrato – vasai e metallurghi si trovarono vii secolo a.C.) testimonia il ruolo attivo piazza Castello alle zone scavate in tempi
toriali, nei quali lo scavo, la manutenzione combinarsi in forme sorprendenti. La ceramica, infatti, era rimasta a lungo a operare nelle stesse aree. Si lavorava ai dei metallurghi nel decollo dell’economia diversi in via dei Tadi, via San Pietro, via
e lo sfruttamento di canali e corsi d’acqua Circa settemila anni fa, gli abitanti della un prodotto relativamente costoso in ter- margini delle nuove città, spesso, a quanto proto-urbana. Tra la fine del ix e il pri- dei Livello, via Rolando da Piazzola, via
giocavano ruoli critici. Mentre argini, fos- regioni orientali della Pianura Padana ave- mini energetici, che faticava a competere pare, tra le zone residenziali nelle quali mo viii secolo, dei vasai abbandonarono San Fermo, quindi nell’area ex Storione
sati e pozzi erano ripristinati e restaurati, vano iniziato a costruire vasi finemente de- con altre classi di contenitori, come silos vivevano le élite e i letti fluviali o canali a Montebelluna un imponente accumulo (via viii febbraio). Più a est, dove l’anello
gli scavi portavano in luce grandi quantità corati in terracotta: a terra e acqua si erano di fango, canestri, scatole lignee, zucche e che delimitavano i nuclei costruiti. Ancora di centinaia di vasi domestici semi-crudi, produttivo sembra chiudersi in corrispon-
di sedimenti resi “vivi”, scuri e plastici dal aggiunti fuoco, aria e i primi tocchi di una borse in pelle. Essa richiedeva infatti scavo, ignoriamo se gli artigiani vi risiedessero testimonianza di una produzione già tanto denza della più importante zona di guado,
tocco elusivo, quasi magico dell’acqua. inesauribile creatività umana. Ma quali trasporto e rielaborazione delle materie pri- in pianta stabile, oppure fossero ospitati, specialistica quanto intensiva. Nello stesso all’altezza delle riviere, le aree di lavo-
L’argilla, presente ovunque e facile da erano state le ragioni dell’innovazione? me, seguiti da lunghi tempi di manifattura occasionalmente o con scadenze stagionali, periodo, a Concordia (località Fornasatta) razione artigianale sembrano aver avuto
estrarre, fu forse, con legno e frasche, Le ceramiche, pur nella loro marginalità ed essiccazione; tutto quanto comportava la nei pressi delle case abbienti. la comunità urbana bonificò con strutture una più chiara connotazione metallurgica,
la più importante materia prima nella economica, sono un complemento tanto costruzione degli impianti per la cottura, e Certo, i corsi d’acqua fornivano allo stesso lignee la sponda lagunare, ai margini dell’a- come indicano ripetute scoperte effettuate
creazione delle città. La millenaria espe- comune della vita e della nostra esperienza la ricerca e preparazione del combustibile. tempo una materia prima essenziale a tutte bitato. Lo fece a prezzo di un imponente in riviera Tito Livio, via del Padovanino e
rienza con le sabbie e le argille che i fiumi quotidiana che il passo tecnico ci appare Inoltre, i vasi ceramici, avendo in genere le industrie e vie di trasporto più rapide e sforzo collettivo, per alloggiarvi un intero in riviera Ruzante (area questura).
trascinavano e scaricavano oltre le proprie scontato e logico, quasi inevitabile. Ma il vita breve, necessitavano di un continuo sicure di quelle di terra; e, si immagina, quartiere di laboratori di ceramisti, come se In quest’ultima località, nel primo viii
rive permise alle antiche comunità del quadro che oggi sta tracciando l’archeolo- flusso produttivo; il che costringeva le sin- un modo conveniente e poco costoso di la costruzione del quartiere industriale fosse secolo, il sito era stato progettualmente
Veneto protostorico di inventare e spe- gia è ben diverso, e tutt’altro che scontato. gole unità domestiche prima, e i laboratori eliminare diversi tipi di rifiuti industriali. stata accuratamente pianificata. Altre attivi- sistemato e strutturato con un fossato e
rimentare impasti di proprietà diverse. Le prime ceramiche dell’Eurasia erano state specializzati poi, a effettuare una costante In questi appezzamenti urbani sorgevano tà per la lavorazione del rame-bronzo, del canalette di drenaggio ortogonali, a creare
Questi materiali furono incessantemente inventate non da agricoltori sedentari, ma opera di training tecnico nei confronti dei probabilmente anche i moli per canoe e ferro e del corno sono note in centri minori spazi e pavimenti in terra battuta per ca-
usati per costruire argini in terra attorno ai da cacciatori-raccoglitori nomadi, che vive- più giovani. A un costo economico si ag- zattere, e i magazzini per derrate e materie (come ad esempio a Palse di Porcia, dove panne e tettoie allineate. Su queste super-
villaggi e a lato dei canali, per consolidare vano ai margini della grande fascia interna giungeva quindi un costo sociale. prime da trasformare (Gamba, Gamba- diversi impianti produttivi furono attivi tra fici i metallurghi avrebbero abbandonato
e sigillare pareti di abitazioni di frasche e delle steppe, idealmente estesa dalle isole In Veneto come in altre regioni Europee, curta, Ruta Serafini e Balista, in La città l’viii e il iv secolo a.C.). scorie, crogioli, forme di fusione, resti di
tronchi, per creare solidi piani per focolari del Giappone al margine sud-siberiano, l’industria della ceramica, affermatasi gra- invisibile, 2005). Ma è indubbiamente a Padova che riuscia- impianti fusori e i consuenti scarti della
ben costruiti e silos atti a immagazzinare sino a lambire, a ovest, le attuali pianure dualmente nel corso del iii millennio a.C., Possiamo quindi immaginare che parte del mo a cogliere meglio lo sviluppo e alcuni lavorazione del corno.
granaglie, e per inventare, nel corso dei ungheresi e austriache. 25.000 anni fa, i cac- con una lentezza paragonabile a quella lavoro – certamente quello più inquinante aspetti dell’organizzazione della produ- A queste evidenze si sovrappongono, qui
secoli, le prime forme di laterizi e, ben ciatori della Moravia e dei margini orientali del progresso della metallurgia del rame, o pericoloso per via del fuoco – si svolgesse zione artigianale. Almeno a partire dal vi come in altri resti dell’antico tessuto pro-
presto, vistose decorazioni architettoniche. dell’Austria cuocevano figurine umane e iniziò a “decollare” con la stabilizzazione, in spazi aperti e cortili posti tra il retro di secolo a.C., una zona residenziale sorta duttivo, indizi della lavorazione dei tessuti,
Nelle case, nei luoghi sacri e negli spazi animali in apposite fornaci; i primi vasi nel corso del ii millennio a.C., dei primi facoltose abitazioni e i loro accessi alle vie sulla sponda destra del Brenta due secoli praticata con modalità organizzative anco-
pubblici, una crescente stratificazione socia- conosciuti risalgono a 20.000 anni fa (Cina reticoli insediativi di pianura e dei primi d’acqua – anche perché quest’ultima forniva prima (l’attuale piazza Castello), divenne ra mal conosciute entro e nei pressi delle
le portò quelli che noi oggi chiameremmo settentrionale); e non meno di 16.000 anni grandi villaggi agricoli. uno sbarramento naturale capace di tagliare il un importante quartiere di ceramisti (con abitazioni aristocratiche. La lavorazione