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SCAVI • MOZIA

L’APPRODO DELLE
MERAVIGLIE
TOFET

PISCINA SACRA
(«KOTHON»)

36 a r c h e o
S ta per iniziare la 36ª campagna
scavi a Mozia condotta dall’U-
niversità di Roma «La Sapien-
za» congiuntamente con la Soprin-
tendenza di Trapani (sotto la super-
visione di Rossella Giglio e l’egida
di Paola Misuraca), una sinergia pro-
ficua, che dura da quando il profes-
sor Vincenzo Tusa, nel 1964, invitò il
nostro Ateneo a lavorare in questo
GLI ARCHEOLOGI DELL’UNIVERSITÀ splendente angolo della Sicilia e Sa-
«LA SAPIENZA» STANNO PER TORNARE batino Moscati inviò la sua allieva
piú promettente, Antonia Ciasca, a
A MOZIA. PRONTI AD AGGIUNGERE dirigere le ricerche sull’isola siciliana
NUOVI TASSELLI A UN MOSAICO colonizzata dai Fenici.
La «Sapienza» ha rinnovato il suo
SEMPRE PIÚ RICCO E CHE CONFERMA impegno nel 2002, questa volta per
QUANTO LA CITTÀ FENICIA SIA STATA iniziativa di Sebastiano Tusa e di chi
scrive (con il fondamentale soste-
UNO DEI CENTRI PIÚ IMPORTANTI gno di Paolo Matthiae), adottando
PORTA NORD DELL’ANTICO MEDITERRANEO una prospettiva storica e una meto-
dologia nuove.
di Lorenzo Nigro
RICERCA
E DIVULGAZIONE
I risultati degli scavi condotti negli
ultimi quattordici anni sono visibi-
li a chiunque visiti Mozia: una
nuova area sacra scoperta, scavata e
musealizzata, con il tempio di Baal
e quello di Astarte presso la piscina
sacra (detta erroneamente «Ko-
thon»); due quartieri residenziali
con la casa del Sacello domestico e
la casa del Corno di Tritone e la
casa del Pozzo quadrato sulle pen-
dici occidentali dell’Acropoli; il
Tofet, anch’esso ripreso e musealiz-
zato, la Fortezza Occidentale, il
sacello di Astarte, la Porta Nord-
Ovest e altri tratti di mura, il tutto
non solo reso fruibile a Mozia, ma
anche accessibile in una vasta serie
di pubblicazioni disponibili on line
(www.lasapienzamozia.it).

Veduta aerea di Mozia con


l’indicazione di alcune delle strutture
piú importanti. L’antica città venne
fondata e si sviluppò sull’isola di San
Pantaleo, una delle quattro che
punteggiano la laguna dello Stagnone
di Marsala (Trapani).

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Una nuova serie di dati e una rinno-


vata affascinante lettura di quella che
ora sappiamo essere stata la prima
fondazione fenicia in Sicilia, sorta tra
l’800 e 775 a.C., le cui vicende si
intrecciano con la piú antica storia
del Mediterraneo. I lavori della «Sa-
pienza» sono stati accompagnati da
una completa riconsiderazione dello
straordinario contesto ambientale
che fu la culla della colonia fenicia.
Questo ha portato alla scoperta del-
le sorgenti di acqua dolce che ali-
mentavano il bacino artificiale detto
«Kothon», e ha consentito di rico-
struire la configurazione dello Sta-
gnone durante i secoli di vita della
città. La famosa strada sommersa
non era, ovviamente, sott’acqua e
sotto le mura di Mozia si trovava una
spiaggia profonda almeno 20 m uti-
le ai pescatori e agli abitanti della
città, poiché il livello delle acque
marine era piú basso, al tempo, di chiamata la «civiltà mediterranea». punti, offrendo ai naviganti la possi-
circa 0,8 m rispetto a oggi. Mozia fu occupata già in epoca bilità di rifornirsi in modo facile e
preistorica da un importante inse- rapido, nelle condizioni di piena
L’ARRIVO DEI FENICI diamento, inserito nelle rotte per- sicurezza garantite dallo Stagnone
Grazie alla sua localizzazione strate- corse da Levantini e Micenei verso di Marsala. Lo stesso nome Mozia,
gica al centro delle rotte del Medi- la Sardegna. Motye, in fenicio significava «appro-
terraneo, Mozia svolse un ruolo Il primo stanziamento dei Fenici a do», dalla radice (mtw) del verbo
fondamentale nello scambio e nel Mozia risale agli inizi dell’VIII se- semitico «avvolgere, attorcigliare»,
confronto di idee, beni e persone colo a.C. ed è stato identificato nel ossia quel rapido e quasi istintivo
nei secoli cruciali compresi fra il II 2010 sulla sponda meridionale movimento che i marinai marsalesi
e il I millennio a.C., quando furono dell’isola, dove le acque dolci della compiono ancora oggi con le cime
poste le basi di quella che è stata falda freatica emergevano in piú per fermare le proprie barche.

Il primo stanziamento
Veduta aerea del primo
insediamento fenicio sulla sponda
meridionale di Mozia, con, in
Edificio C8 evidenza, l’edificio C8. Sulla base
delle ricerche fin qui condotte, si
può affermare che la frequentazione
del sito ebbe inizio certamente già
in età preistorica e che la scelta
dell’isola fu dettata dalla sua
posizione geografica, che ne faceva
uno scalo obbligato per tutte le piú
importanti rotte marittime che
solcavano il Mediterraneo, reso
ancor piú invitante dalla facilità
con cui vi si poteva approdare.

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In alto: il tempio di Baal (o «del
Kothon»), scoperto dall’Università
«Sapienza» e scavato dal 2002 al 2010.
A sinistra: il Fondaco C8, scavato dal
2011 al 2015. L’edificio fu fondato agli
inizi dell’VIII sec. a.C. e serví da base
per i primi abitanti fenici di Mozia.

Gli scavi della «Sapienza» hanno


identificato un notevole edificio
polifunzionale, un fondaco che ser-
viva da magazzino e, probabilmente,
da centro organizzativo del primo
stanziamento. A poca distanza, pres-
so una delle sorgenti di acqua dolce
e accanto al piccolo stagno da que-
sta generato, i Fenici sbarcati a Mo-
zia eressero il primo tempio «del
Kothon», un edificio sacro caratte-
rizzato da spazi aperti nei quali ef-
fettuare il culto e dalla presenza di
un pozzo e altre installazioni che
consentivano di raggiungere il
mondo delle acque sotterranee.

IL REGNO DEL
«SIGNORE POTENTE»
Questo era il regno di Baal ‘Addir, il
«signore potente», che, come ha di-
mostrato un’iscrizione votiva greca
ritrovata in una delle favisse, era il

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dio titolare del tempio mag-


giore dell’area sacra, assieme
alla sua compagna Astarte. Baal
proteggeva i naviganti, ma anche,
assieme ad Astarte, assicurava la pro- 2
sperità della città e il vincolo con la 1
popolazione autoctona, gli Elimi,
con i quali i Fenici strinsero un
rapporto fecondo. Il modello feni- argento della Spagna. Le analisi dei Reperti dal Fondaco C8: 1. pugnale di
cio era, infatti, aperto, inclusivo. reperti rinvenuti nel fondaco hanno corno di cervo; 2. dente di orca
I ritrovamenti di questa prima fase mostrato come dal Levante i Fenici marina, ricordo di un’impresa
di occupazione dell’isola testimo- avessero portato anche grano, orzo marinara straordinaria; 3. lama in
niano le grandi distanze superate e animali domestici, nonché le loro ossidiana (da Pantelleria); 4. ciottolo
dai Fenici per commerciare nel tradizioni alimentari, che segnarono usato come distanziatore per una cima
Mediterraneo. Un dente di orca per millenni a seguire i costumi di navale con i segni dell’usura.
marina, il mammifero marino do- questa parte della Sicilia (incluse le
minante – diffuso primariamente macine di basalto, utilizzate anche
nell’Atlantico –, era conservato come zavorra nelle imbarcazioni, o
come amuleto testimone di una i recipienti d’impasto per la prepa-
qualche straordinaria impresa di razione del cous cous).
navigazione, assieme a ceramiche 3
provenienti oltre che da Tiro e Si- PREGHIERE E OFFERTE
done, dal Nord Africa, dalla Sarde- Al centro del tempio spiccava l’obe-
gna, da Cipro e dalla Penisola Ibe- lisco, ossia un blocco di pietra loca-
rica, che illustrano esemplarmente le (calcarenite) progressivamente
come tutte le rotte mediterranee rastremato in alto, con un incavo nel
dovessero inevitabilmente passare quale venivano poste le preghiere
per Mozia. dei fedeli scritte su fogli di perga-
La piú importante era quella che mena, papiro o lamine di rame,
conduceva alle miniere di ferro e bronzo o argento, prima di essere 4
stagno della Sardegna e a quelle di sepolte in un campo di offerte poco

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distante. Sempre nel tempio altre Altri reperti dal
offerte venivano bruciate in apposi- Fondaco C8:
ti incavi posti nel pavimento. 5. madreperla
La prima colonia si trasformò rapi- utilizzata come
damente in una fiorente città com- ornamento
merciale e l’abitato si estese fino di un mobile
all’opposta sponda settentrionale o di un lituo;
dell’isola, dove, nel punto piú pro- 6. pesi da rete.
5
tetto e piú alto, fu costruito il tem-
pio detto del «Cappiddazzu»: era cropoli (successivamente attraversa- Astarte; sul lato ovest era un edificio
dedicato al dio di Tiro, Melqart (poi ta dalle mura, scavate dalla «Sapien- porticato, fronteggiato dal pozzo
identificato con Herakles), e aveva za»), con tombe a incinerazione in sacro (in cui ancora oggi sgorga
una funzione piú direttamente lega- ciste o inumazioni in sarcofagi, e il acqua dolce), all’interno del quale si
ta al potere politico. Lungo la costa santuario del Tofet, il luogo sacro poteva scendere comodamente per
nord furono localizzati anche la ne- dove venivano sepolti i resti com- effettuare i riti di purificazione. In-
busti degli infanti che venivano of- fine, all’estremità ovest del santuario,
ferti, in determinate occasioni, al si trovava un tempietto, con una
dio Baal Hammon. piattaforma rialzata sulla quale era
posto un piccolo «trono di Astarte»
L’OFFERTA DEGLI INFANTI con ai lati due sfingi. Nella piatta-
Il Tofet di Mozia, scavato stratigrafi-
camente da Antonia Ciasca, è uno Nella pagina accanto, in basso: il
6 dei meglio conosciuti del Mediter- Tofet dopo la musealizzazione e i piú
raneo. Gli scavi recentissimi della recenti scavi della «Sapienza».
«Sapienza» (2009-2014) hanno per- In basso: vasi utilizzati come urne per
messo di individuare l’ingresso al i resti incinerati dei bambini sepolti
santuario e di ricostruire la serie dei nel Tofet in gruppi raccolti attorno a
piccoli edifici che circondavano il stele o installazioni. La ripresa dei
campo di urne e venivano utilizzati lavori nel cosiddetto «Sacello A» ha
nei riti collegati al sacrificio chia- rivelato come il piccolo edificio di
mato «molk», l’azione rituale che culto eretto alla metà del VI sec. a.C.
accompagnava l’offerta degli infanti: insista su un’installazione precedente,
un’edicola ospitava i simulacri del anch’essa funzionale al rito nel Tofet e
dio e le maschere apotropaiche e di risalente all’VIII sec. a.C.

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Sorgente del tempio

C.4567

In alto: un particolare della struttura forma è stata ritrovata, nel 2014, una dall’équipe della professoressa Lau-
del Kothon in una foto scattata durante punta di lancia di bronzo ripiegata ra Ottini del Dipartimento di Me-
il prosciugamento del bacino, con funzione apotropaica, mentre dicina Molecolare della «Sapien-
realizzato nel 2013. La freccia indica il sepolte nei cavi di fondazione dei za»), puntano a stabilire se tra i
punto in cui sgorga l’acqua dolce, nei muri del sacello erano delle figurine diversi individui incinerati esistes-
pressi dell’angolo nord-est di quella fittili fatte al tornio. sero rapporti di parentela, oltre a
che è stata ormai riconosciuta come Al centro del Tofet si trovava il contribuire alla mappatura dell’an-
una grande piscina sacra. campo di urne, con migliaia di tica popolazione moziese.
La denominazione convenzionale vasi contenenti i resti combusti
continua a essere utilizzata per dei bambini raggruppati a grappo- UNA VISIONE INEDITA
ricordare Giuseppe Whitaker, il quale li attorno a stele e segnacoli. Le Tornando all’area sacra del Kothon,
la propose al tempo delle sue piú recenti indagini coadiuvate con l’assoggettamento a Cartagine
pionieristiche esplorazioni del sito. dall’analisi del DNA (effettuata attorno alla metà dei VI secolo a.C.,

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Il dio incedente Una statua colossale
A destra: statua fenicia di
personaggio divino incedente, dallo
di Baal si stagliava
Stagnone di Marsala. Palermo, al centro del Kothon
Museo «A. Salinas».
In basso: ricostruzione grafica della
statua di Baal incedente che
doveva trovarsi al centro del Kothon
e di cui, nel 2013, è stato trovato il il
basamento nel quale si inseriva il
blocco con il piede sinistro.

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questa venne completamente rico- del mare d’epoca moderna, è stato


struita in forme monumentali. La all’origine dell’errata interpretazio-
piscina artificiale con le acque dolci, ne del bacino come porto o darse-
collegata al tempio, venne riedifica- na, solo accennata dal Whitaker e
ta al centro di uno straordinario divenuta per quasi un secolo l’inter-
recinto sacro circolare di 118 m di pretazione dominante.
diametro. Nell’estate del 2013, il Il Kothon (di cui conserveremo, in
Kothon è stato prima prosciugato e ricordo di questo grande pioniere, il
poi scavato dalla «Sapienza», con il nome), dunque, era in realtà una
sostegno economico della Honor piscina sacra, collegata con il tempio
Frost Foundation di Londra, met- di Baal, che vi si rivolgeva con un
tendo in luce le banchine costruite portico, un bacino artificiale riem-
in grandi blocchi squadrati, sor- pito con acqua dolce, che poteva
montati da una cornice tipica delle anche servire ai naviganti per velo-
piscine. Non appena il limo argillo- cizzare l’operazione dell’acquata,
so è stato asportato dall’invaso, la soprattutto nei primi secoli di vita
sorgente che lo alimentava ha rico- della città portuale.
minciato a versare acqua. Nell’an- Al centro del Kothon si trovava la
golo nord-est è stato identificato lo statua del dio Baal incedente, posta
sbocco di una condotta proveniente su un alto podio a blocchi (molti
dalla sorgente del tempio ed è stato dei quali sono stati ricollocati
chiarito che il lato sud, verso lo nell’angolo sud-ovest e sono anco-
Stagnone, era completamente chiu- ra visibili – diversi da quelli impie-
so in antico. gati nelle banchine), analogo per
alcuni versi all’edicola presente nel-
IL RIUSO MODERNO: la vasca sacra del coevo e planime-
DA PESCHIERA A SALINA tricamente assai simile santuario di
Dopo la distruzione di Mozia, nel Amrit in Siria.
tratto di mura corrispondenti, fu Di questo colosso, comparabile con
realizzato un bacino di carenaggio la statua collocata in un’edicola
(quando Mozia divenne area indu- all’ingresso meridionale dello Sta-
striale di Lilibeo). Questo venne a gnone, oggi al Museo «Salinas» di
sua volta sfruttato nel Medioevo e Palermo, resta sfortunatamente solo Per le sue dimensioni eccezionali e
fino al XIX secolo per servire da parte del piede sinistro su un bloc- la sua forma che rimanda alle map-
parte esterna di un canale scavato co sistemato, nel nuovo allestimen- pe celesti, il muro circolare (Teme-
per trasformare la piscina prima in to dell’area, proprio davanti al baci- nos) è un monumento per molti
vasca per allevamento ittico e poi in no (vedi foto e box a p. 43). Esso però versi unico nell’archeologia del
salina. Proprio questo canale secon- è riconoscibile nel personaggio Mediterraneo. Esso racchiudeva le
dario e alquanto effimero, realizzato incedente raffigurato su numerose tre sorgenti maggiori di acqua dolce
con elementi reimpiegati alla quota stele del Tofet. e, oltre al bacino del Kothon di cui si
è detto, il tempio di Baal e quello di
Astarte a oriente e il santuario delle
Acque a occidente, quest’ultimo
caratterizzato dalla presenza di due

In alto: un’immagine del tempio di


Astarte nell’Area sacra del Kothon
durante gli scavi.
A sinistra e nella pagina accanto:
matrici per terrecotte votive rinvenute
nel santuario delle Acque nell’area
sacra del Kothon: raffigurano una
protome femminile e un’arula con una
sfinge che ghermisce un giovane.

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Didascalia da fare Ibusdae
evendipsam, officte erupit antesto
taturi cum ilita aut quatiur restrum
grandi ancore antiche e dal ritrova- gillosa, sono gli astragali bruciati apotropaicamente alla base
eicaectur, testo blaborenes iumdel mu-
mento del cratere attico a figure ritualmente, le lucerne, gli scarabei ro di recinzione
quasped quos non dell’area
etur reiussacra.
nonem
rosse detto di Alcimedonte, delle e numerosi denti umani appartenu- Presso il tempio quos
quam expercipsunt di Astarte, in un
rest magni
matrici di terracotte votive, oltre a ti a individui maschili di età com- piccolo mateces
autatur apic molto ben conservato
enditibus teces.
stele, segnacoli e piccole installazio- presa tra i 18 e i 30 anni, probabil- edificio sacro in antis rivolto a sud
ni di culto, collegate alle osservazio- mente soldati morti da eroi per di- e contraddistinto da un nicchia
ni degli astri celesti. fendere Mozia o, viceversa, nemici rialzata realizzata in blocchetti di
sacrificati allo stesso scopo, sparsi calcarenite, è stato ritrovato un de-
UN MURO PODEROSO
La struttura era costruita a setti di
3-5 m di lunghezza, spartiti sulla
circonferenza esterna da piedritti
monolitici di calcarenite e aveva
uno spessore variabile da 0,7 a 1,5
m. Nel settore meridionale, il Te-
menos è conservato con un’altezza
di piú di 1,5 m, ma in origine
doveva essere alto almeno il dop-
pio, con la parte superiore realiz-
zata in mattoni crudi.
Tra i ritrovamenti piú tipici del Te-
menos, pavimentato con marna ar-

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SCAVI • MOZIA

3 ti del calendario fenicio), e nume-


rose altre installazioni di culto, co-
me le favisse o i depositi votivi, so-
litamente distribuiti nelle immedia-
te vicinanze dei templi maggiori.
1 2 Tra le stele, spicca quella posta pres-
4 so l’ingresso settentrionale, che era
accompagnata da un ricco deposito
con uno scarabeo in calcedonio con
inciso Pegaso cavalcato da Zeus.
Un’immagine che doveva essere
6 6 stata fatta propria anche dai Punici
di Mozia. Con esso è stato ritrovata
una statuetta a forma di testa di
grifone. Sul lato opposto del recin-
In alto: una panoramica del muro posito votivo con un’iscrizione fe- to, presso la favissa di Baal, nell’ulti-
circolare (Temenos). nicia che cita la «signora» (rabat) ma campagna di scavi è stato ritro-
Qui sopra e in basso: materiali Astarte, e un’altra greca che ci dice vato un rhyton (corno per bere)
provenienti dal Temenos e il suo epiteto: AGLAIA, ossia «lu- configurato a testa di ariete, tra i piú
comprendenti una gamma assai minosa», termine che fa riferimen- straordinari esempi delle capacità
variegata di reperti: 1. scarabeo in to sia alla natura astrale della divi- artistiche dei coroplasti moziesi.
calcedonio con inciso Pegaso nità adorata dai naviganti fenici
cavalcato da Zeus, ritrovato in un come stella del mattino, sia alla UN’OFFERTA MISTERIOSA
deposito sul lato nord; 2. scarabeo in purezza delle acque che sgorgava- Sempre presso il tempio di Astarte,
steatite con inciso un toro atterrato da no nel Kothon.Tra gli altri ritrova- un grande ciottolo segnacolo indi-
una giovane leonessa; 3. frammento di menti si contano un cembalo di cava il punto di deposizione di un
lucerna monolicne (a 1 beccuccio); bronzo e un flauto d’osso, spezzati bacino femminile, appartenuto a
4. figurina fittile che rappresenta un ritualmente, gli strumenti musicali una fanciulla di 12-14 anni, accan-
grifone; 5. astragalo di bovino giovane che la dea utilizzava nel mito per to al quale erano stati raccolti i
combusto; 6. mandibole e denti umani risvegliare il suo sposo e riportarlo denti da latte di un infante. Appare
(questi ultimi costituiscono una in vita dagli Inferi. Il tempio venne difficile comprendere il senso di
presenza inaspettata). fondato assieme a quello di Baal questa offerta, che rimanda da un
5 all’inizio della storia di Mozia. lato ai riti di passaggio all’età
fertile, dall’altro al sacrificio
6 STELE E SCARABEI umano. D’altra parte, i nume-
Il recinto sacro circolare, con i suoi rosissimi astragali sono comuni
due ettari di estensione, includeva nei contesti di passaggio, come
diverse stele, disposte in punti signi- anche l’offerta di capre o pe-
ficativi (forse in base alla posizione core che non avessero ancora
delle stelle in alcune date importan- generato agnelli.

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I lavori nel Temenos Circolare dure- visitatori non esperti. Pannelli in vo lavoro di pulizia che ha reso
ranno ancora diversi anni, necessari italiano e inglese aiutano nella lettu- nuovamente visibili le mirabili
per portare alla luce e studiare le ra del complesso sacro, che è a oggi strutture difensive (con spessori su-
complesse e affascinanti testimo- uno dei piú grandi santuari del Me- periori a 4 m), che costituirono per
nianze del culto praticato nella diterraneo preclassico. secoli una invalicabile difesa della
grande area sacra di Baal e Astarte. città nel tratto compreso dalla Torre
Nel frattempo, tuttavia, i monumen- LE MURA ORIENTALI Orientale alla Posterula Whitaker e
ti sono stati resi fruibili attraverso il Con la campagna 2015, i lavori del- alla Porta Nord, dove i lavori conti-
restauro conservativo delle strutture, la «Sapienza» sono ripresti sulle mu- nueranno anche nel 2016. Le mol-
adottando uno stile garbato, reversi- ra orientali, già esplorate tra 1974 e teplici e successive linee di fortifica-
bile e finalizzato a rendere i resti 1992 da Antonia Ciasca. Per prima zione di Mozia, con orientamenti
architettonici comprensibili anche ai cosa si è proceduto a un impegnati- in parte divergenti, sono state ripor-

Didascalia da fare Ibusdae


In alto: una veduta aerea evendipsam, officte erupit antesto
dell’ingresso settentrionale al taturi cum ilita aut quatiur restrum
recinto sacro di Baal e Astarte a eicaectur, testo blaborenes ium
Mozia, con la stele nord. quasped quos non etur reius nonem
A destra e in basso: brocchetta con quam expercipsunt quos rest magni
imboccatura configurata a testa autatur apic teces enditibus teces.
d’ariete, utilizzata per libagioni
nell’area sacra del Kothon.

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tate alla luce e si è ripreso lo scavo soggettata a Cartagine, assume an-


all’interno della piú antica corti- che un ruolo militare a seguito del-
na difensiva, contraddistinta da la politica espansionistica di
torri rettangolari a doppia came- quest’ultima. Quelle elencate sono
ra. Le mura restaurate potrebbe- solo alcune delle meraviglie di Mo-
ro anch’esse contribuire a fare di zia, a cui se ne potrebbero aggiun-
Mozia un’attrazione mondiale. gere ancora molte altre: dai profumi
Esse ci raccontano la storia della di una flora fiorente e variegata ai
città; una città potente, che, as- colori delle vigne di uva grillo e dei

UN AURIGA
Sebbene sottomessa a Cartagine
D’ECCEZIONE dal VI secolo a.C., Mozia tentò in
tutti i modi di integrarsi nella
congerie culturale delle città
greche di Sicilia. Un atteggiamento
politicamente aperto e pacifico le
si confaceva assai meglio di uno
ostile, considerata la sua indole
intrinsecamente commerciale.
Cosí, nel V secolo a.C., essa
somiglia piú a una delle tante città
siceliote che a una città punica.
Il potere è nelle mani di un re o

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cieli moziesi, al vento che sempre versità di Roma «La Sapienza», in In alto: una veduta della Torre 3 e della
risveglia con l’aria di mare i sensi (e sinergia con la Soprintendenza di Posterula Whitaker durante gli
l’appetito). Trapani e la Fondazione «G.Whita- interventi condotti nella campagna del
ker», è stato proprio quello di far 2015, mirati a rendere nuovamente
UN PATRIMONIO conoscere le meraviglie di Mozia. visibili e documentare le massicce
DA TRASMETTERE Scoprire, studiare, capire, restaurare strutture difensive di cui la città di
Ciascuno di questi elementi è un e valorizzare le vestigia di questa Mozia si era dotata.
valore da preservare e tramandare, e antica città non è solo un grande
in questi anni l’impegno dell’Uni- privilegio, ma anche, per l’archeo- logo, un immenso piacere, che di-
venta dovere di tradurre muri, vasi,
statue, figurine, reperti in qualcosa
di sensato da trasmettere alle gene-
tiranno (non piú di un consiglio di tuttavia, non salvò la città razioni future, affinché anch’esse se
ricchi mercanti) che fa realizzare dall’attacco finale di Dionigi di ne innamorino. I risultati dello
per il suo Tempio (il cosiddetto Siracusa che, dopo un drammatico sforzo di generazioni di studiosi e
«Cappiddazzu») la statua del dio assedio, terminato con un studenti di archeologia della Sa-
Melqart nelle vesti di Eracle- sanguinoso saccheggio, la rase al pienza si vedono: venite a Mozia e
auriga che entra vittorioso sul suolo nel 397/6 a.C. potrete gustare la storia della Sicilia
carro nell’Olimpo: si tratta del assieme a un bicchiere di vino e a
capolavoro scoperto da Vincenzo Nella pagina accanto: il Giovane di una fetta di indimenticabile pane
Tusa che conosciamo come «il Mozia, la statua di Eracle/Melqart in cunzato (letteralmente «pane con-
Giovane di Mozia» e che solo a veste d’auriga, dedicata nel tempio dito» era la pietanza di chi, non
Mozia acquista appieno il suo del dio detto del «Cappiddazzu», avendo altro che una pagnotta, cer-
significato artistico, storico e a Mozia. 475 a.C. circa. Mozia, cava di renderla piú sostanziosa e
archeologico. Tutto questo, Museo «Whitaker». saporita strofinandovi sopra, per
esempio, qualche sarda, n.d.r.).

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