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Il mito e la storia

Serie maggiore
(12)
Università di Padova Soprintendenza per i Beni Amministrazione Comunale Patrocinio
dip. di Archeologia Archeologici del Veneto di Campagna Lupia Regione del Veneto

Campagna Lupia
studi e ricerche di storia e archeologia

a cura di Giovanni Gorini

volume I

ALLE FOCI DEL MEDOACUS MINOR


Direttore responsabile:
Giovanni Gorini

Segretario di redazione:
Giulio Carraro

Hanno collaborato a questo volume:


Michele Asolati
Gilberto Bertoncello
Simonetta Bonomi
Franca Callegaro
Giulio Carraro
Francesco Cozza
Cristina Crisafulli
Claudio Giraldo
Valentina Girotto
Giovanni Gorini
Veronica Groppo
Maria Teresa Lachin
Carmelo Malacrino
Michele Matteazzi
Giampaolo Rallo
Guido Rosada
Luana Toniolo

Ricostruzioni grafiche:
Alice Salvador

Restauri:
Sara Emanuele, Federica Turetta

Questo volume è stato realizzato con il contributo di:


Riello elettronica, Veritas, Fondazione Riviera Miranese, Banca del Veneziano di Campagna Lupia.

Le foto del cinghiale di Lova a p. 80, p. 240 (fig. 4) e in copertina, conservato presso il Museo Archeologico di
Venezia (inv. br. 627), sono realizzate da Claudio Franzini e pubblicate su concessione del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali (prot. n. 1156).
La foto a p. 187 (fig. 1) è stata realizzata da Paolo Rossi, su concessione del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, Misc. Mappe, Campagna, copia da tipo del 1566, not. 172, A.S.V., Atto di concessione n. 15/2011.

© Campagna Lupia, studi e ricerche di storia e arche- © Esedra editrice s.r.l.


ologia. Collana di studi del Comune di Campagna Lu- Via Palestro, 8 - 35138 - Padova
pia, in collaborazione con l’Università di Studi di Pa- www.esedraeditrice.com
dova e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del e-mail: esedra@esedraeditrice.it
Veneto. Con il Patrocinio della Regione del Veneto. Tutti i diritti riservati.
Tutti i diritti riservati.
INDICE

Saluto del Sindaco 7

Vincenzo Tinè
Presentazione della collana 9

Giovanni Gorini
Premessa 11

Valentina Girotto
Alle foci Medoacus Minor. La carta archeologica 13

Guido Rosada, Maria Teresa Lachin


Tra Altino e Ravenna: Lova nel sistema stradale e portuale romano altoadriatico 55
Una strada tra terra e acqua (a cura di Michele Matteazzi) 68

Simonetta Bonomi, Carmelo Malacrino


Dal santuario di Altino al santuario di Lova di Campagna Lupia. Una messa
a confronto nel panorama del sacro nel Veneto 71

Veronica Groppo
I bronzetti preromani dalle ricerche di superficie 89

Franca Callegaro
Aspetti di religiosità nel Veneto antico 103

Giulio Carraro
Catalogo delle monete 111

Giovanni Gorini
Le monete greche e celtiche 133

Michele Asolati
La presenza delle monete romane nel territorio 143

Giulio Carraro
Ipotesi sulla dispersione dei rinvenimenti monetali 151

Luana Toniolo
Terra sigillata, bollata e decorata dal territorio 159
Francesco Cozza
Ceramiche di epoca medievale-moderna 183
Gorgo de Onaro: una “bastìa” veneziana nel territorio di Lova?
(a cura di Claudio Giraldo) 189

Cristina Crisafulli
La riscoperta dei rinvenimenti archeologici di Eugenio Gidoni dal territorio
di Campagna Lupia (1890-1898) 193

Giampaolo Rallo
Le trasformazioni avvenute in epoca storica nel territorio lagunare
e peri-lagunare della laguna medio-inferiore di Venezia 209

Claudio Giraldo, Gilberto Bertoncello


Esperienze su campo:
L’interesse storico per il mio paese (a cura di Gilberto Bertoncello) 237
La ricerca archeologica (a cura di Claudio Giraldo) 240

Luana Toniolo
Reperti vari (vetri, metalli, terrecotte, ceramica romana) 243

Bibliografia 251

Indice dei nomi geografici 271

Note sui collaboratori 272


Michele Asolati

La presenza della moneta romana

Le nostre conoscenze in merito alle dina- questa sede ci si occupi unicamente dei reperti
miche insediative ed economiche di età antica monetali di età antica, i rinvenimenti interessa-
nell’ambito dei territori gravitanti attorno alla no in realtà anche ambiti cronologici più recen-
gronda meridionale della Laguna di Venezia ti, fino all’epoca moderna e contemporanea: le
vengono oggi notevolmente arricchite attraver- potenzialità informative di questa documenta-
so una nutrita serie di rinvenimenti monetali zione, però, non possono essere adeguatamente
raccolti nel corso degli ultimi 25 anni e perti- sfruttate per cogliere eventuali stratificazioni in-
nenti ai Comuni di Campagna Lupia, Campo- sediative nei singoli siti dell’area e possibili ele-
nogara, Chioggia, nella Provincia di Venezia, menti di continuità o di discontinuità.
e di Piove di Sacco, in quella di Padova. Sotto A questi fattori ne va aggiunto un altro legato
questo profilo uno dei territori più ragguarde- in modo specifico all’area del Santuario di Lova.
voli è certamente quello di Campagna Lupia, Una buona quantità di esemplari antichi, rin-
non soltanto per la quantità e la continuità dei venuti sporadicamente nel passato e ancora in
ritrovamenti effettuati in buona parte grazie al anni recenti, proviene dai terreni pertinenti a
fattivo apporto del locale gruppo Archeologico questo contesto, per cui si può ragionevolmente
Mino Meduaco e alla dedizione di numerosi ap- ritenere siano in qualche modo connessi alle fasi
passionati, ma anche perché le scoperte casuali di vita del centro cultuale (anche se non si può
hanno poi anche condotto all’individuazione di escludere assolutamente che la loro presenza sia
siti archeologici di prima importanza, la cui in- accidentale, legata per esempio a spostamenti di
dagine scientifica ha consentito il rinvenimento terra dovuti a lavori agricoli o a fenomeni allu-
di numerosi altri materiali non solo di pertinen- vionali, ecc.). Tuttavia non possiamo essere certi
za numismatica. se tali ritrovamenti siano frutto di deposizioni
L’insieme delle testimonianze monetali rac- intenzionali e perciò frutto di riti votivi connessi
colte nell’area di Campagna Lupia ha valenze al culto, oppure se siano stati causati da perdite
differenti sotto il profilo documentario, poiché casuali. Chiaramente i due apporti avrebbero
i reperti provenienti da indagini archeologiche significati completamente differenti, ma non
stratigrafiche risultano facilmente localizzabi- siamo in grado di poterne distinguere la reale
li, mentre negli altri casi si tratta di esemplari valenza e possiamo quindi soltanto considerare
venuti alla luce per lo più sporadicamente nel queste monete come sintomo di una generica
corso di survey organizzati o di raccolte di super- frequentazione antropica.
ficie non pianificate: questi ultimi materiali, pur Malgrado questi condizionamenti, indiscuti-
se molto cospicui in termini numerici, spesso bile appare la rilevanza statistica del materiale
risultano privi di una contestualizzazione pre- numismatico raccolto sporadicamente, non sol-
cisamente individuabile e offrono pertanto un tanto perché rappresenta un perfetto campione
apporto alquanto limitato ai fini della compren- casuale, apparentemente scevro da condiziona-
sione delle dinamiche territoriali. Questo limite menti, in grado di inquadrare le dinamiche del-
appare ancora più evidente poiché, malgrado in la presenza monetaria in età antica nel territorio

143
Fig. 1. Asse romano repubblicano.

considerato al fine di coglierne le implicazioni di due di questi vanno connessi all’area del Santua-
ordine economico e sociale1, ma anche perché rio di Lova (Cat. nn. 22, 24), mentre i rimanenti
il confronto tra questo e i rinvenimenti da scavo si distribuiscono in cinque altri siti differenti ed
archeologico, come vedremo, permette di avere è ammissibile che la loro presenza non sia dovu-
maggiori certezze in merito a questi sviluppi. ta a ragioni connesse al culto. Cronologicamen-
Venendo ora all’analisi dei rinvenimenti di te si distribuiscono in fasi piuttosto distanti tra
epoca romana repubblicana, appare immedia- loro, in particolare poco dopo la metà del II sec.
tamente evidente come questi riguardino fasi a.C. (148-145 a.C.) (Cat. nn. 19-20), tra la fine
quasi sempre riconducibili ai decenni finali del del II e l’inizio del I secolo (105-90 a.C.) (Cat.
II e al I secolo a.C. è pur vero che la coniazione nn. 21-24) e tra il 42 e il 32-31 a.C. (Cat. nn. 27-
della grande massa degli assi raccolti soprattutto 29). Complessa è l’individuazione dei motivi che
in anni recenti può genericamente datarsi dopo conducono a questa diffusione e distribuzione,
il 211 a.C. o al più nel corso della prima metà ma, considerando soprattutto le ultime due fasi,
del II secolo (Cat. nn. 30-67), ma va constatato appare francamente più probabile presupporre
come tutti questi esemplari risultino estrema- ragioni di natura militare.
mente consunti, segno evidente di una lunga Con queste monete cessano le attestazioni di
circolazione che può essersi protratta fino all’età età repubblicana, lasciando spazio a quelle di mo-
augustea2 con una dispersione che conseguente- nete romane imperiali. La riforma attuata da Au-
mente può essere avvenuta anche nei primi de- gusto, dopo un lungo periodo di guerre civili e di
cenni del I sec. d.C. (fig. 1). Questa eventualità gravi incertezze sotto il profilo monetario, ebbe
sembra confermata anche dai nominali di argen- un impatto straordinario sia perché dotò l’im-
to raccolti nell’area, i quali si datano a partire pero di uno strumento unico per tutti i territori
dalla seconda metà del II fino alla fine degli anni della nuova compagine, uno strumento stabile ri-
’30 del I secolo a.C.3, e trova conforto anche nei spetto alle incerte fasi precedenti, nonché molto
ritrovamenti segnalati in un recente passato4. In articolato e duttile, sia perché la circolazione fu
termini generali, dunque, la penetrazione della costantemente alimentata da produzioni impo-
moneta romana repubblicana in questa partico- nenti: il concorso di questi elementi rese per la
lare area sembra essere avvenuta in fasi piuttosto prima volta l’uso della moneta veramente simile
tarde5, forse anche in relazione alla stesura degli a quello odierno, ossia ne fece il principale inter-
assi viari quali la via Popillia. Questo andamento mediario negli scambi, la fondamentale misura
appare piuttosto comune in ambito veneto con del valore e il veicolo primario per l’accumulo
significative eccezioni soprattutto nei centri più della ricchezza. Non a caso la moneta di Augusto
importanti come Altinum 6, Patavium e Ateste 7, e dei suoi immediati successori, particolarmente
dove al contrario constatiamo una diffusione più Tiberio, Gaio e Claudio, è estremamente comu-
precoce. Ad ogni modo, il numero delle monete
documentate è piuttosto cospicuo, consideran-
do anche la ridotta estensione del territorio pre-
so in considerazione, ed è notevole il numero
dei siti in cui sono distribuite (8 siti differenti),
per cui questa penetrazione sembra essere avve-
nuta in modo consistente e capillare.
Peraltro, la moneta d’argento è attestata nei
ritrovamenti recenti in quantitativi degni di nota
(10 esemplari di cui 8 denari e 2 quinari, ossia
mezzi denari: v. Cat. nn. 19, 25, 27-29). Soltanto

144
Fig. 2. Asse romano imperiale.

Tabella n. 1: il sistema monetario augusteo dopo la riforma del 23 a.C.

nominali aureo quinario AV denario quinario AR sesterzio dupondio asse semisse quadrante
aureo 1 2 25 50 100 200 400 800 1600
quinario AV 1 12,5 25 50 100 200 400 800

denario 1 2 4 8 16 32 64
quinario AR 1 2 4 8 16 32
sesterzio 1 2 4 8 16
dupondio 1 2 4 8
asse 1 2 4
semisse 1 2
quadrante 1

ne nei ritrovamenti monetali, soprattutto in quei comunale (Cat. n. 112).


territori anticamente compresi entro la parte oc- La presenza monetaria in queste zone sem-
cidentale dell’Impero, dove il numerario bron- bra continuare con le medesime caratteristiche
zeo incontrò una diffusione enorme. anche nella fasi iniziali del II sec. d.C., mentre
Anche il territorio di Campagna Lupia non fa con l’età antonina la situazione comincia a mu-
eccezione a questo quadro, e ancora una volta tare piuttosto radicalmente nel segno di un pro-
il nominale predominante è l’asse di rame (fig. gressivo affermarsi del nominale bronzeo più
2). Monete di questo tipo sono state rinvenute elevato del sistema romano, ossia del sesterzio
a Lova-Busa di Guia (Cat. n. 83), Lova-Area del (Cat. nn. 122-124)8. A questo sviluppo, però, si
Santuario (Cat. nn. 71-72, 74-76, 80, 82, 96, 101, accompagna anche un netto calo delle attesta-
113, 117), Lugo-Via Manin (Cat. nn. 85-86, 89, zioni monetarie che diviene ancora più evidente
95, 97, 109), Lughetto-Fondo Marchiori (Cat. durante la prima metà del III sec. d.C., alla qua-
nn. 73, 84), Lugo-Palù (Cat. n. 78), Lova-Fondo le possiamo ricondurre solamente due esempla-
Pajaro (Cat. nn. 79, 102, 111), Lughetto-Fossa ri (Cat. nn. 126, 223). Tale andamento crediamo
del Palo (Cat. nn. 90, 98, 100, 106), Lova-Ca’ vada imputato alla combinazione di almeno due
Boldrin (Cat. n. 103) e genericamente nel ter- fattori indipendenti l’uno dall’altro. Da un lato,
ritorio comunale (Cat. nn. 87, 91, 95, 99, 108). infatti, la predominanza del sesterzio, peraltro
Accanto all’asse compare con una certa frequen- piuttosto generalizzata nell’ambito occidentale
za il quadrante (Cat. nn. 77-78, 94), l’unità mo-
netaria più piccola del sistema augusteo, e più
raramente il dupondio (Cat. nn. 70, 114), pari
a un doppio asse; anche alcuni sesterzi sono do-
cumentati (Cat. nn. 81, 104-105, 107). In pratica
l’intera gamma di nominali frazionari in lega di
rame circola relativamente abbondante in questi
territori, e a questi si affianca anche il denario
d’argento con due esemplari coniati a Lugdunum
per Augusto, provenienti dall’area del Santuario
(Cat. nn. 68-69), e uno di Domiziano, battuto a
Roma, rinvenuto genericamente nel territorio

145
dell’impero a cominciare dal II secolo, potrebbe ni di II e di IV sec.13.
essere qui, come lo è in molti altri casi, espres- Ad ogni modo, come abbiamo visto, l’afflusso
sione di una progressiva tendenza inflativa che di moneta nei territori compresi nel Comune di
si fa più marcata nel corso della prima metà del Campagna Lupia non si interrompe mai com-
III secolo9. Tuttavia, dall’altro, non sono solo pletamente e, dopo gli scarni apporti di II secolo
motivazioni di ordine economico che possono (Cat. nn. 120-125) e quelli ancora più contenu-
essere individuate alla base di questo mutamen- ti relativi alla prima metà del III (Cat. nn. 126,
to. Certamente la diminuzione netta dell’asse 223), riprende in modo consistente con nume-
va imputata almeno in parte anche a un evento rosi antoniniani collocabili tra il regno di Gallie-
che deve avere segnato profondamente la vita di no da solo (260-268 d.C.) e quello di Aureliano
questi luoghi, ossia la distruzione del santuario (270-275 d.C.) (Cat. nn. 127-142).
di Lova, avvenuta presumibilmente attorno alla Prima di trattare di questi ultimi, però, vale
metà del I secolo d.C.10. la pena di soffermarsi su uno dei due esemplari
Questo doveva rappresentare una sorta di vo- della prima metà del III secolo, ossia sul bron-
lano su cui si imperniavano altre attività, alcune zo di Gordiano III coniato presso la zecca di
delle quali certamente rilevanti sotto il profilo Nicea in Bithynia (Cat. n. 223). I rinvenimenti
economico, ossia probabilmente doveva aver di esemplari provinciali, specie di zecche orien-
creato quello che modernamente diremmo in- tali, non sono molto comuni nei territori occi-
dotto. Inoltre, va considerato anche il fatto che dentali dell’impero, e spesso se ne interpreta la
normalmente in età romana imperiale, almeno presenza a integrazione della circolazione ordi-
fino a buona parte de II secolo d.C., l’uso votivo naria basata sulla produzione urbica14. In realtà,
della moneta romana è strettamente connesso questa eventualità se appare plausibile in riferi-
all’asse, il quale rappresentava l’ex voto per ec- mento alle fasi iniziali del III secolo, in cui la
cellenza11, analogamente a quanto avveniva con- zecca di Roma diminuisce fortemente la propria
temporaneamente anche nei contesti tombali12. produzione enea, nel caso di questo esemplare,
Questo è ampiamente confermato dai rinveni- emesso invece in un periodo in cui le officine
menti riconducibili all’area del Santuario stesso, romane tornano a regimi produttivi elevatissimi,
i quali sono costituiti in larghissima maggioran- risulta meno convincente. La sua presenza quin-
za dall’asse. Dunque la distruzione del tempio di, analogamente alla diffusione in Italia setten-
con ogni probabilità avrebbe comportato da un trionale di bronzi di altre zecche, specie balca-
lato la contrazione di un flusso economico la cui niche, e soprattutto di quella di Viminacium, ha
ampiezza è difficilmente valutabile, ma che ra- fatto presupporre una loro connessione con
gionevolmente doveva essere di un certo rilievo l’elemento militare, in particolar modo quando
per l’area, e dall’altro l’interruzione di un flus- questo fosse giunto nelle retrovie «per un natu-
so di ex voto monetali: conseguenza di questo rale avvicendamento o per la quiescenza»15 e in
processo sarebbe stata quindi una diminuzione questo senso va forse interpretato anche il no-
generalizzata nella richiesta di moneta e soprat- stro esemplare.
tutto dell’asse. Con la seconda metà del III secolo muta ra-
Sintomatico di questo avvenimento è anche il dicalmente lo scenario monetario in relazione
fatto che dal II secolo in poi la presenza moneta- all’affermarsi di un nominale nuovo, l’antoni-
ria nell’area del santuario è del tutto sporadica, niano, che, essendo molto più sopravvalutato di
mentre dal III e fino alla seconda metà del IV qualunque altro taglio fino ad allora prodotto,
non registriamo più esemplari tra i rinvenimen- finisce con il mettere fuori mercato da un lato il
ti recenti. Anche la documentazione già edita si denario e dall’altro i nominali in lega di rame:
colloca nel medesimo segno, con rare attestazio- la produzione del primo si interrompe pratica-

146
Fig. 3. Follis di Diocleziano.

mente già con il 238 d.C., mentre quella dei se-


condi cessa con il 260 d.C. circa. Come diceva-
mo, in corrispondenza di questo mutamento la
moneta ritorna in quantità notevoli nel territo-
rio di Campagna Lupia. La grande maggioranza
di questi esemplari, però, non si può purtroppo
associare a precisi siti di rinvenimento, anche se
la loro provenienza dal territorio comunale è ac-
certata. In queste circostanze possiamo soltanto
ricordare come queste monete si aggiungano a
un bilancio di significativa ampiezza che riguar-
da tutta l’area nord orientale d’Italia16 e dunque ti, l’analisi degli atelier di emissione indica una
come anche questo territorio possa sostanzial- forte dipendenza dell’area da quelli occidentali,
mente inquadrarsi entro limiti già noti. specie italici, per tutta la prima metà del IV seco-
Analoghe considerazioni valgono anche per lo, con attestazioni da Treviri (?) (Cat. n. 146),
i rinvenimenti del periodo successivo all’inizio Lugdunum (Cat. n. 145), Aquileia (Cat. 144,
del IV secolo: in quantità minori rispetto agli an- 150155, 159), Ticinum (Cat. n. 143, 147-149)
toniniani, ma comunque apprezzabili, anche i e Roma (Cat. n. 154), anche se non mancano
folles di Costantino I e dei suoi figli non sono singoli esemplari coniati presso le fabbriche mo-
puntualmente localizzabili (Cat. nn. 145-158), netarie di Thessalonica (Cat. n. 152), Constan-
per cui anche questa documentazione soffre di tinopolis (Cat. n. 156) e Cyzicus (Cat. n. 153).
questo ulteriore limite. Quanto alla seconda metà del secolo, disponia-
Ad ogni modo, dopo una interruzione di cir- mo di minori informazioni, poiché le condizioni
ca vent’anni, la moneta romana (essenzialmen- di conservazione della larga maggioranza delle
te il follis di bronzo) ricompare con coniazioni monete non permettono di risalire alla zecca di
di Diocleziano (Cat. n. 143) (fig. 3), Massenzio produzione: comunque possiamo documentare
(Cat. n. 144) e poi, più massicciamente, di Co- due esemplari della zecca di Aquileia (Cat. nn.
stantino I (Cat. nn. 145-153). L’interruzione di 175, 179) e due di quella di Roma (Cat. n. 163-
per sé non sembra significativa poiché risponde 164) oltre a singoli pezzi degli atelier di Arelate
a un andamento tipico di questo periodo, col- (Cat. n. 171) (fig. 4), Cyzicus (Cat. n. 170) e Ni-
legato almeno in parte alle conseguenze del- comedia (Cat. n. 168).
la riforma di Diocleziano (294 d.C.): queste si In secondo luogo, questa nuova documen-
tradussero nel ritiro dal mercato da parte del- tazione risulta interessante perché è molto più
le stesse autorità emittenti dei primi folles post cospicua di quanto in precedenza noto relati-
riforma a causa del loro peso notevole e delle vamente a questo territorio nel IV secolo d.C.
seppur minime quantità di argento che la loro Complessivamente da tale area erano localizzati
lega bronzea conteneva, entrambi fattori che li 23 esemplari riconducibili a questa frazione cro-
esponevano a massicce tesaurizzazioni. nologica, mentre le scoperte avvenute negli ulti-
Più interessante risulta dunque la diffusione mi due anni ammontano da sole a 43 esemplari
della moneta nell’area dopo questa fase in rela- (Cat. nn. 143-180, 218-222).
zione a diversi fattori. Innanzi tutto perché da La realtà territoriale di Campagna Lupia,
questo momento riusciamo ad apprezzare l’ap- dunque, assume contorni più definiti e dina-
porto delle differenti zecche imperiali che co- mici, grazie anche a una distribuzione del ma-
minciarono a operare accanto a quella di Roma teriale che risulta piuttosto omogenea durante
a partire dalle ultime fasi del III sec. d.C. Infat- tutto il IV secolo senza significative soluzioni di

147
Fig. 4. AE1 di Giuliano l’Apostata.

che prospetta ancora rapporti anche con la par-


te orientale dell’impero di Roma.
Il secondo esemplare appartiene a una emis-
sione per la quale si è ipotizzata una distribuzio-
ne selettiva in antico nell’ambito nord-orientale
italiano e alpino orientale19. Rappresenta dun-
que una ulteriore conferma di questa ipotesi,
peraltro di recente avallata da una massa piutto-
sto notevole di rinvenimenti dall’ambito triesti-
no20 e goriziano21.
Da questo momento i ritrovamenti moneta-
continuità. Peraltro, l’area del santuario torna li pertinenti all’età antica tacciono sull’area di
a essere interessata dai rinvenimenti attraverso Campagna Lupia... almeno per ora.
tre esemplari databili rispettivamente al 364-383
d.C. (Cat. n. 177) e genericamente al IV sec. d.C.
(Cat. nn. 218, 221), dopo una interruzione delle
attestazioni che durava dal II secolo. Chiaramen-
te in questo caso appare plausibile collegare tale
presenza, che non sembra solo frutto di casua- Note
lità, a un sito la cui destinazione d’uso in quel 1
Sarebbe troppo lungo e dispendioso segnalare in que-
periodo si può ipotizzare fosse completamente sta sede l’amplissima bibliografia che riguarda il dibattito
differente da quella cultuale di età alto imperia- sui ritrovamenti monetali. Rinviamo quindi a Gorini 1999-
le, anche se non è definibile puntualmente. 2000 e a Gorini 2007 per una disanima puntuale dei ter-
Con l’inizio del V secolo le testimonianze mini della questione e per l’ampia bibliografia precedente
citata.
monetali si riducono drasticamente, concen- 2
Tipico, infatti, è l’impiego in età augustea di assi ro-
trandosi peraltro entro il primo trentennio. Il mani repubblicani delle riduzioni sestantale e onciale
calo è certamente fisiologico, causato da fatto- per integrare la circolazione di moneta “spicciola”: mol-
ri che investono il sistema produttivo romano to spesso questi esemplari, che sotto il profilo ponderale
equivalevano al doppio di un asse della riforma monetale
imperiale di questo periodo: è comune a tutta
augustea del 23 a.C., venivano suddivisi a metà per ottenere
l’area veneta e non desta dunque particolare at- due pezzi del valore di un asse di Augusto, e talvolta erano
tenzione17. Tre sole sono le monete riconducibi- tagliati anche in quarti per creare nominali frazionari (cfr.
li a queste fasi, ossia un AE3 di coniazione orien- Buttrey 1972). Dal territorio di Campagna Lupia è atte-
tale datato 406-408 d.C. (Cat. n. 181), un AE3 di stata poco meno di una ventina di esemplari di asse repub-
blicano spezzato a metà: cfr. RMRVe VI/3, 1/6/30, 34-35;
Onorio del 408-423 d.C. (Cat. n. 182) e un num- Carraro 2008, pp. 31-35, nn. 3.B, F-T, 6.A. Cfr. inoltre Cat.
mo di Onorio o Valentiniano III del tipo victoria nn. 42, 59, 64-67.
avggg (Cat. n. 183). Pur essendo così contenute, 3
Cfr., oltre agli esemplari elencati in catalogo, anche
anche queste attestazioni presentano un cer- quelli editi in RMRVe, VI/3, 1/1/1; 1/5/1; 1/12/1.
4
Cfr. RMRVe, VI/3, pp. 25-49; Asolati, Crisafulli
to interesse, con particolare riguardo ai primi
1995.
due esemplari. Il primo infatti è di produzione 5
In questo senso si veda anche supra, contributo di Gio-
orientale in un momento in cui generalmente vanni Gorini.
prevalgono le zecche occidentali, in particolare 6
Asolati 1999, p. 145.
Roma. Il caso non è isolato in ambito veneto18,
7
Gorini 1972, pp. 41-52; Oltre alle monete, proprio
nel contesto della prima metà del II secolo ricordiamo che
ma, nella estrema rarefazione delle testimonian- si colloca un oggetto particolarmente interessante sotto il
ze di questo periodo, rappresenta una conferma profilo numismatico. Si tratta di un fondo di bicchiere con
della vitalità di questo territorio in un contesto impressione monetale, probabilmente riconducibile a una

148
emissione dell’epoca dell’imperatore Adriano (117-138 epoca romana imperiale scompare dal sito.
d.C.), rinvenuto a Lova-Busa di Guia: Ravagnan, Asolati 11
Gorini 2005b, p. 217.
2000. 12
Gorini 1999.
8
Gorini 1987, pp. 233-236. Per quanto concerne Este 13
RMRVe, VI/3, 1/6/41-42; Carraro 2008, pp. 36-38.
cfr. Gorini 1992a, pp. 213-214. 14
Arslan 1999, p. 354. Chiaramente però non tutti i
9
Gorini 2005a, p. 126. ritrovamenti di questo tipo possono essere ricondotti alla
10
Bonomi 1995; Bonomi 2001, p. 247; Bonomi, Mala- medesima casistica: in questo senso si veda Gorini 2005a,
crino 2009, p. 231. Forse questo termine, peraltro ancora p. 129.
piuttosto ipotetico e certamente in attesa di conferme da 15
Gorini 2003, p. 381.
altre indagini archeologiche nel sito del Santuario di Lova, 16
Crisafulli 2008, pp. 144-147.
potrebbe essere spostato nell’ambito della seconda metà 17
Asolati 1993-1995.
del I sec. d.C. proprio in relazione alla presenza ancora so- 18
Cfr. RMRVe, I/1, 3/4/2; RMRVe, II/1, 28/13/35-38;
stenuta in queste fasi di moneta romana e, in particolare, RMRVe, II/2, 14/638, 646, 649; RMRVe, III/3, 17/6(4)/47;
dell’asse. Numerosi sono infatti gli esempi di tale nominale RMRVe, VI/1, 1(9)/171, 1(10)/48, 54/214; RMRVe, VI/2,
documentati dai rinvenimenti sporadici recenti effettuati 9/14/102; RMRVe, VII/2, 1/18/891-893.
nell’area interessata e a questi corrisponde il rinvenimento 19
Asolati 2001.
di un asse di Domiziano durante gli scavi effettuati nel San- 20
RMRFVG, IV, 1/1/304-341; 1/11(2)/54-58; 6/4(3)/3-
tuario dei Lova nel 1990-1993: Asolati, Crisafulli 1995. 7; 6/5/25-27; 6/11/14.
Una cesura netta sembra avvenire invece alla fine del I se- 21
RMRFVG, III, 16/1(1)/9: i rinvenimenti registrati in
colo, momento a partire dal quale, di fatto, la moneta di 3/1/37-145 erano già stati considerati in Asolati 2001.

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