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RIN 110 (2009) pp.

317-364

MICHELE ASOLATI - IRENE CALLIARI - ALBERTO CONVENTI -


CRISTINA CRISAFULLI

LE EMISSIONI PROVINCIALI DI TRAIANO PER LA CIRENAICA:


NUOVE EVIDENZE DALLE INDAGINI ARCHEOMETRICHE E
DALL’ANALISI DEI CONI

Abstract

This paper concerns two series of roman provincial coins both of the Trajan’s age
(BMC, Galatia..., pp. 57-58, nos. 91-106 — see below types 1a-b - and p. 59,
nos. 112-116 — see below types 2a-c): there are still many uncertainties about
the mint that issued these coins. The study starts from the analysis of several hun-
dred specimens of these types, which are part of a hoard found in 1934 in the
Agora` of Cyrene. On some of these pieces archaeometrical analysis (EDXRF
and SEM-EDS) has been carried out. On all the specimens of the hoard a de-
tailed study of the dies has been conducted: it shows that there is one die-link
between the first issue of these coins (1a) and the Syro-phoenician tetradrachms
of ‘‘Roman’’ style of Trajan; furthermore it allows to identify the die sequence of
these issues and to assume the original number of the dies employed. All these ele-
ments, and also the pattern of the coin finds, let us presume that these issues was
struck in Rome for a circulation in Cyrenaica.

Premessa

La collaborazione attivata nel 2004 tra la Cattedra di Numismatica del-


l’Università degli Studi di Padova e la Missione Archeologica Italiana a Ci-
rene diretta da Mario Luni (1) ha condotto a un’indagine, tutt’ora in corso,

(1) Un sentito ringraziamento va indirizzato a Giovanni Gorini che generosamente ci


ha coinvolto in questa ‘‘avventura’’ profondendo i propri consigli e la propria esperienza scien-
318 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

sulla monetazione e sui rinvenimenti monetali riferibili principalmente al-


l’antica città greca e, in misura minoritaria, ad altri centri della Cirenaica (2).
Nel corso dei riscontri effettuati sul materiale numismatico presente presso
il Museo Archeologico di Cirene è stato possibile individuare alcuni nuclei
di sesterzi, dupondi e assi imperiali e provinciali (3) chiaramente pertinenti a
un ripostiglio. L’individuazione dell’appartenenza di questi nuclei a un con-
testo unitario e della precisa localizzazione della scoperta di quest’ultimo è
stata resa possibile in seguito alla recente pubblicazione di alcuni documenti
redatti da Evaristo Breccia, attualmente conservati presso l’Università di Pi-
sa (4): questi riguardano appunto il rinvenimento, avvenuto nel 1934 nell’a-
rea dell’Agorà di Cirene (5), di un gruzzolo contenente nominali di questo

tifica. La nostra gratitudine va inoltre espressa a Mario Luni che ha voluto coinvolgere la
‘‘scuola numismatica di Padova’’ nel progetto di indagine archeologica di Cirene, agevolando
l’attività di restauro e di ricerca inerente le monete rinvenute negli scavi da lui condotti e fa-
cilitando l’accesso al Medagliere del Museo Archeologico da Cirene e ai nuclei di reperti nu-
mismatici che sono oggetto di questo studio. La nostra gratitudine, poi, va indirizzata ad Ab-
dulgader Mzeni, Direttore del Museo Archeologico di Cirene e Direttore del Dipartimento
delle Antichità, il quale ha reso possibile l’accesso al materiale e alla biblioteca del Dipartimen-
to e si è rivelato, d’altra parte, una preziosissima fonte di informazioni: inoltre, nei suoi con-
fronti va espresso un ulteriore, particolare ringraziamento per aver concesso l’autorizzazione a
procedere alle analisi archeometriche dei bronzi di seguito illustrati. Va precisato che il testo
che segue, per le parti firmate da Michele Asolati e Cristina Crisafulli, va considerato come un
lavoro ancora preliminare inerente la parte di monete di conio provinciale del grande riposti-
glio dall’Agorà di Cirene, individuato nel medagliere del Museo Archeologico di Cirene in
seguito alla pubblicazione dei manoscritti Breccia in SPAGNULO 1996 e SPAGNULO 1997. In cor-
so di studio sono i rimanenti materiali bronzei del gruzzolo, in previsione di un’auspicabile
pubblicazione monografica, mentre attualmente è indisponibile la componente argentea (v.
infra). Ulteriori approfondimenti sono previsti anche per quanto concerne l’analisi dei coni
delle monete provinciali prese in considerazione in questo contributo, estendendo l’analisi an-
che agli esemplari di queste emissioni conservate nelle principali collezioni numismatiche ita-
liane ed estere.
(2) Alcuni parziali risultati di queste indagini sono editi in ASOLATI 2006; ASOLATI c.s.;
ASOLATI, BAUDEN c.s.; GORINI c.s.
(3) Contrassegnati dai seguenti nn. di inventario 4520-4521, 4524, 4526-4529.
(4) SPAGNULO 1996; SPAGNULO 1997.
(5) Purtroppo, sugli inventari del Museo di Cirene le indicazioni corrispondenti ai nu-
meri di inventario riportati alla nota 3 non corrispondono alla località di rinvenimento del c.d.
ripostiglio Breccia: per alcuni numeri non viene riportata alcuna indicazione di provenienza,
mentre il nucleo contrassegnato dal n. 4526 è indicato come proveniente da Tolemaide. Mal-
grado queste indicazioni, e l’attuale indisponibilità delle monete d’argento, il riconoscimento
del gruzzolo è pressoché certo sia per il numero complessivo dei pezzi in bronzo, sia per il
numero di esemplari provinciali di Traiano: quanto a questi ultimi che rientrano tra i tipi se-
gnalati di seguito, con al rovescio rispettivamente una legenda in corona e la testa di Ammon,
i numeri segnalati in SPAGNULO 1997, p. 333, ripresi dalla relazione di Evaristo Breccia, corri-
spondono a quelli da noi riscontrati nel Museo di Cirene, però con alcune differenze. Del tipo
più grande con legenda al rovescio la Spagnulo indica 243 esemplari, dei quali ne sono stati
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 319

tipo (6), unitamente a 116 esemplari d’argento greci e romani imperiali e


provinciali, per un ammontare complessivo di 1266 (1305) esemplari.
Questo è un gruzzolo del tutto particolare per vari ordini di motivi: in-
nanzi tutto perché contiene nominali in argento assieme a nominali bron-
zei (7). In secondo luogo perché tra le monete in argento compaiono esem-
plari greci del II-I sec. a.C., anche se questa caratteristica sembra essere ab-
bastanza tipica della circolazione monetaria cirenaica di II secolo d.C. (8). In
terzo luogo perché, sia per la componente argentea, sia per quella bronzea,
sono documentate, accanto alle emissioni della zecca di Roma, anche conia-
zioni provinciali in proporzioni piuttosto considerevoli. Proprio su questa
componente, e particolarmente su quella coniata in bronzo, si vuole concen-
trare l’attenzione in questa sede. Infatti, la larga maggioranza delle monete
enee riconducibili a quest’ultima categoria, appartiene ad alcune serie di
emissioni piuttosto problematiche. Si tratta di monete fondamentalmente
di due differenti tipologie di rovescio, ciascuna delle quali coniata in vari no-
minali:

individuati 238; del tipo simile, di modulo più piccolo, la Spagnulo segnala 54 esemplari, tut-
ti presenti nel nostro campione; dei tipi con Ammon abbiamo 89 sesterzi sui 98 indicati e 77
dupondi come indicato dall’a.; quanto agli assi, la Spagnulo riporta una quantità pari a 85
esemplari, mentre nel nostro campione ne sono stati riscontrati 128, ossia 43 in più: questo
è l’unico dato anomalo per eccesso, ma dobbiamo segnalare che nella relazione di Breccia (SPA-
GNULO 1997, p. 327) si elencano ‘‘M. e P.B. 169’’ che sono ‘‘assolutamente inservibili e coi
rovesci indecifrabili’’ tra i quali potrebbero essere stati compresi anche i peggiori tra gli assi
provinciali con Ammon. Ulteriori conferme circa il riconoscimento del gruzzolo vengono dal-
la presenza tra le monete dei gruppi conservati presso il Museo di Cirene di un bronzo pro-
vinciale di Vespasiano della zecca di Cipro (RPC, II, n. 1819), per il quale v. SPAGNULO 1997,
pp. 328-329, e di uno di Domiziano della zecca di Patrae (RPC, II, nn. 236-242), per il quale
cfr. SPAGNULO 1997, p. 330.
(6) Sul numero complessivo delle monete di bronzo il Breccia, riportato in SPAGNULO
1997, non è coerente: prima riferisce di ‘‘1189 monete di bronzo’’ (p. 325), poi parla di
‘‘1150 (?) monete di bronzo’’ (p. 334), infine riporta un numero ‘‘complessivamente di
1158 monete di bronzo’’ (pp. 340-341).
(7) L’abbinamento di nominali enei e argentei nel medesimo gruzzolo risulta piuttosto
raro in epoca imperiale, fino agli inizi del III sec. d.C., prevalendo la tendenza a tesaurizzare
separatamente monete di differenti metalli. Ripostigli misti comunque sono documentati: si
vedano ad esempio i casi citati in ARZONE 2001, p. 39, nota 10 con bibliografia.
(8) I materiali greci del gruzzolo dell’Agorà di Cirene sono riferibili a emissioni della
Lega Achea e della zecca di Rodi per un numero complessivo di 32 monete. Questa caratte-
ristica è riscontrabile anche nel ripostiglio di soli argenti di Balagrae, che contiene anche emi-
dracme provinciali traianee con Ammon, oltre a denari imperiali fino a Traiano. Queste tre
componenti ritornano anche in due gruzzoli dall’Egitto: per questi tre tesoretti cfr. infra, nota
18. La compresenza di esemplari greci, romani provinciali e imperiali in questi nuclei è un
aspetto molto interessante e certamente da approfondire, ma evidenti motivi di opportunità
e di esiguità di spazio ne impediscono una trattazione in questa sede.
320 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

1) Legenda DGLAQV / EN TPAS B entro corona a. dupondio (g 12,94)


b. asse (g 6,35)
2) DGLAQV EN TPAS e; testa di Ammon a d ( ). a.
9
sesterzio (g 21,62)
b. dupondio (g 9,47)
c. asse (g 10,69)

Queste serie in passato sono state attribuite a varie zecche: in particolare


quelle di tipo 1 sono state ascritte, oltre che alla stessa Cirene (10), ora all’a-
telier di Antiochia (11), ora a quello di Caesarea di Cappadocia (12). Quest’ul-
tima zecca è stata ritenuta da taluni il centro di produzione anche delle emis-
sioni con Zeus Ammon al rovescio (tipo 2) (13), ma l’ipotesi relativa alla zecca
di Cirene vanta una tradizione altrettanto radicata (14). Più di recente è pre-
valsa l’ipotesi antiochena (15) per le emissioni di tipo 1, mentre quelle di tipo
2 sono state attribuite, anche se non unanimemente (16), alla zecca di Cire-

(9) Con queste emissioni bronzee di tipo 2 sono connesse anche produzioni in argento
caratterizzate dalle stesse tipologie su entrambe le facce: sono note almeno due emissioni una
riconducibile al terzo consolato e una al sesto (cfr. BMC, Galatia..., p. 53, nn. 54-57 e p. 56,
n. 76). Esemplari del primo tipo si rinvengono anche nello stesso ripostiglio dell’Agorà di Ci-
rene (cfr. infra, nota 18).
(10) La prima attribuzione delle monete con legenda in corona alla zecca di Cirene si
deve a DUCHALAIS 1851, pp. 97-104. Tale attribuzione è ribadita in FALBE et alii 1860,
pp. 171-173 dove però si esprime qualche dubbio al riguardo e si propone anche l’eventualità
di una produzione asiatica. Scettico sull’attribuzione cirenea è anche MELIU 1935, p. 185 il
quale però non formula un’ipotesi alternativa. Per bibliografia più recente cfr. infra, nota 15.
(11) Le serie con al R/ la legenda sono attribuite ad Antiochia in WRUCK 1931, n. 180.
(12) Attribuzione a Cesarea: BMC, Galatia..., pp. 57-58, nn. 91-106; SYDENHAM 1978,
p. 71, nn. 228-229.
(13) Attribuzione a Cesarea: BMC, Galatia..., p. 53, nn. 54-57 e p. 59, nn. 112-116;
BMC, Cyrenaica, p. ccx: qui il Robinson, pur ammettendo che talvolta queste monete si rin-
vengono in Cirenaica e segnalando a tal proposito la provenienza da questa regione di due
esemplari facenti parte della Collezione Warrington (BMC, Cyrenaica, p. ccx, nota 3), nega
l’origine locale e spiega questi ritrovamenti con la popolarità di cui godeva il tipo di Ammon
in quest’area; SYDENHAM 1978, p. 62, nn. 176-178, p. 72, nn. 232-234. Tale attribuzione è
ancora sottointesa in REECE 1977, p. 230.
(14) Ancora a DUCHALAIS 1851 si deve l’attribuzione alla zecca di Cirene dei bronzi con
testa di Zeus Ammon, posizione ribadita da FALBE et alii 1860, pp. 171-173 e ulteriormente
supportata da MELIU 1935, part. p. 189. Per bibliografia più recente cfr. infra, nota 17.
(15) Cfr. in particolare WAAGE 1952, p. 38 e nn. 390-392: sulla base della presenza di
tre esemplari, un dupondio e due assi, tra i ritrovamenti monetali degli scavi di Antiochia l’a.
ha ritenuto di attribuire a quest’ultimo centro tali emissioni. L’ipotesi antiochena è ribadita ad
esempio in SNG, Danish, nn. 185-187.
(16) Per una attribuzione a Bostra delle serie con testa di Zeus Ammon: KINDLER 2004,
pp. 96-97 (questa attribuzione è stata recepita anche in SNG, Schweiz, II, n. 2513 e taluni
cataloghi d’asta: cfr. Heritage World Coins Auctions, New York Signature Sale 425, January
6th, 2007, lotto n. 50115): contra HOLLARD 2004, p. 160. Per un’attribuzione a una zecca di-
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 321

ne (17) soprattutto in relazione al quadro dei rinvenimenti monetali (18). Pe-


raltro, lo stile di tutte queste monete ha dato adito a molti dubbi sulla reale
officina di produzione: infatti, malgrado l’impiego dell’alfabeto greco, le mo-
dalità di realizzazione appaiono molto vicine a quelle della zecca capitolina,
per cui, a prescindere dall’ambito prevalente di diffusione, si è ipotizzato che
si trattasse di emissioni battute nella zecca di Roma e distribuite selettiva-

versa da Cesarea del tipo di Traiano con Ammon si esprime anche KUNISZ 1986, p. 202, anche
se l’a. non specifica una differente attribuzione.
(17) Cfr. PRICE 1982-1983, pp. 124-125; BUTTREY 1980, pp. 338-339; BUTTREY 1997,
p. 7; LARONDE 1988, p. 1042, nota 286; SPAGNULO, 1996, p. 217; SPAGNULO 1997, pp. 347-
348.
(18) Tra i rinvenimenti in contesto di ripostiglio possiamo segnalare monete in argento
con il tipo di Ammon, oltre che nel gruzzolo dell’Agorà di Cirene, in un ripostiglio inedito da
Balagrae, conservato presso il Museo Archeologico di Cirene e composto da 40 esemplari, dei
quali quattro (10%) appartengono a zecche della Lega Achea e a quella di Rodi, mentre gli
altri sono denari imperiali da Vitellio a Traiano, cui si sommano cinque dracme con la testa
di Ammon. Al di fuori della Cirenaica si registrano altri due tesoretti argentei con caratteri-
stiche simili a quello di Balagrae, entrambi provenienti dall’Egitto. Il primo, rinvenuto a Sa-
kha (WEBER 1932; ‘‘Coin Hoards’’ VII, 1985, p. 97, n. A35), si compone di esemplari greci di
Rodi, Argo, Sicione e della Lega Achea, di denari databili tra le ultime fasi del regno di Ne-
rone (64-65 d.C.) e l’età di Traiano, di una dracma di Traiano coniata in Arabia, e di tre di-
dracme e una dracma di Traiano della zecca di Cirene. Il secondo, di generica provenienza
egiziana, conta dieci denari di Vespasiano, Tito, Domiziano e Traiano, tre dracme di Traiano
della zecca di Cirene e una dracma di Rodi (cfr. ASHTON, WEISS 1997, p. 26; ASHTON 1998;
‘‘Coin Hoards’’ IX, 2002, n. 701). Ancora in contesto di ripostiglio, bronzi con Ammon si
segnalano, per quanto ci è noto, soltanto nel ripostiglio di Tolemaide (cfr. infra, nota 75 e
testo corrispondente). Venendo ai singoli rinvenimenti, possiamo contarne soltanto due di
monete argentee al di fuori della Cirenaica, precisamente a Creta (MYRES 1894, p. 100,
n. 7). Per quanto concerne i rinvenimenti sporadici cirenaici di monete in argento con Am-
mon, segnaliamo due dracme e otto emidracme da Cirene e una emidracma da Apollonia (da-
ti inediti presso il Museo Archeologico di Cirene). A questi si sommano numerosi casi inediti
relativi a bronzi con lo stesso tipo da Cirene e dintorni (cfr. infra, note 72-73 e testo corri-
spondente). Inoltre, ritrovamenti di monete appartenenti a questa serie sono segnalati già in
DUCHALAIS 1851, pp. 97-104, dove ci si riferisce in particolare a un numero imprecisato di
esemplari in argento e in bronzo con testa di Ammon provenienti dalla Cirenaica, rapporte´
de Bengazi da parte di J. Vattier de Bourville (v. infra, nota 59): in aggiunta l’a. riporta a
p. 98 un passo del PELLERIN 1765, I, p. 184 nel quale questi, riferendosi alle monete d’argento
con testa di Ammon, parla della assez grande quantite´de cette sorte, qui... sont toutes venues de
Tripoli de Barbarie et de Bengazi... Altre segnalazioni in BMC, Cyrenaica (cfr. supra, nota 13).
MELIU 1935 indica come raccolti in Cireneica dieci dracme e trenta emidracme del III con-
solato (pp. 185-186); sei sesterzi, quattro dupondi e otto assi del consolato V (p. 186); due
dracme del VI consolato (p. 186). Per altri ritrovamenti cfr. KRAELING 1962, p. 269: da To-
lemaide 12 esemplari di Traiano, di tipologia non chiaramente precisata, alcuni dei quali pro-
babilmente d’argento; REECE 1977, p. 230: da Berenice due dracme, cinque sesterzi e due no-
minali minori; BUTTREY 1980, p. 363, n. N1: da Cirene un sesterzio; BUTTREY 1997, nn. 744-
753: da Cirene 10 assi. Due didracme di Traiano con al rovescio Ammon sono segnalate an-
che in METCALF 1996, p. 84, nota 1, come acquisite in Libia.
322 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

mente ad Antiochia (19) o a Cirene, oppure coniate a Cirene da maestranze


romane ivi decentrate, ovvero con coni prodotti a Roma (20).
Il gruzzolo dall’Agorà di Cirene contiene il numero più consistente di
monete appartenenti a queste emissioni finora conosciuto, numero che, co-
me vedremo, consente in quattro casi su cinque di ricostruirne la sequenza
dei coni: inoltre, grazie al numero elevato di esemplari, è stato possibile pro-
cedere all’analisi archeometrica di dieci pezzi, due per ciascuna specie, secon-
do due metodologie differenti (SEM-EDS e EDXRF). Peraltro, si è scelto di
affiancare a queste analisi anche altre analoghe condotte su esemplari traianei
della zecca di Roma, scelti tra quelli grosso modo databili agli stessi anni di
regno ai quali vanno ricondotti i bronzi provinciali, al fine di definire un
quadro di riferimento che consenta di chiarire alcuni aspetti e di scartare ta-
lune ipotesi formulate in passato. Nel complesso, gli esemplari scelti per svol-
gere le indagini archeometriche sono i seguenti (cfr. anche figg. 1-19):
Traiano
Antiochia/Cirene
tr1-
tr2. Dp 98-99 SYDENHAM 1978, n. 229 figg. 1-2
tr3. As 98-99 SNG, Schweiz, II, n. 1822 fig. 3
tr4. As 98-99 SYDENHAM 1978, n. 230 fig. 4

(19) In BUTCHER 2004, p. 409, nn. 14-15, le emissioni di tipo 1 sono inserite tra quelle
Probably Produced at Rome for Circulation in Syria. Tale attribuzione in parte appare giustifi-
cata dalla presenza di alcuni esemplari del tipo con legenda in corona negli scavi di Antiochia
(un dupondio e due assi: v. supra, nota 15) e nelle collezioni del Museo di Antakya/Antiochia
(Turchia), certamente di provenienza locale: in quest’ultimo caso si tratta di due dupondi e di
quattro assi per i quali v. BUTCHER 2004, p. 290. Forse altri rinvenimenti di entrambi i tipi di
moneta si hanno a Seleucia ad Tigrim, ma l’informazione non è sicura: v. BUTCHER 2004,
p. 169.
(20) Relativamente alle monete di tipo 2 WALKER 1976-1978, II, p. 113 propende per
l’ipotesi di coni prodotti a Roma: cfr. anche BUTCHER 2004, p. 86. CARRADICE, COWELL 1987,
p. 47: parlando delle monete in bronzo di Caesarea, Cipro e Cirene, tra le quali si contano
anche quelle dei nostri tipi, ritengono che the 6 o’clock die-axis and fine ‘Roman’ style of all
these issues has already been mentioned. It is clear that the production standards were being regu-
lated. This does not necessarily mean that the same mint was producing all the separate issues, whe-
ther in Rome itself or somewhere in the East, though this must be a possibility. The alternative
explanation is that separate ‘official’ branch mints were occasionally set up, perhaps at existing local
mints, to produce these special ‘Roman style’ issues; BUTTREY 1997, p. 7, ammette le possibilità
che queste monete fossero prodotte a Cirene con coni prodotti a Roma, o, più probabilmente,
che fossero prodotte a Roma per una distribuzione in Cirenaica. HOLLARD 2004, a p. 160 so-
stiene che i coni fossero prodotti da scalptores romani e che le monete potessero essere coniate
a Roma e distribuite selettivamente in Cirenaica oppure prodotte direttamente a Cirene da
una ‘‘estensione’’ della zecca di Roma.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 323

Cirene
tr5-
tr6. S 103-111 SYDENHAM 1978, n. 232 figg. 5-6
tr7-
tr8. Dp 103-111 SYDENHAM 1978, n. 233 figg. 7-8
tr9-
tr10. As 103-111 SYDENHAM 1978, n. 232a figg. 9-10
Roma
tr11-
tr13. As 99-100 RIC 417 figg. 11-13
tr14. S 103-111 RIC 556 fig. 14
tr15. S 103-111 RIC 564 var. fig. 15
tr16. Dp 103-111 RIC 549 fig. 16
tr17. Dp 114-117 RIC 676 fig. 17
tr18. As 103-111 RIC 536 var. fig. 18
tr19. As 103-111 RIC 561 fig. 19
Oltre a questi elementi, si è unita anche la fortunata circostanza del rin-
venimento, tra il materiale del ripostiglio, di un esemplare ibrido, recante al
dritto la legenda latina IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM P M at-
torno al busto di Traiano e al rovescio la legenda DGLAQV / EN TPAS B
entro corona (tr3, fig. 3). Peraltro, legami di conio accomunano il materiale
del ripostiglio ad altre emissioni orientali, contribuendo a definirne l’origine.

MICHELE ASOLATI, CRISTINA CRISAFULLI

Le analisi archeometriche: materiali e metodi

Descrizione delle tecniche EDXRF e EDS


La composizione delle monete è stata determinata con la fluorescenza di
raggi X dispersione di energia (EDXRF) (21) e con la microanalisi (EDS) (22),
tecniche ampiamente utilizzate in archeometria (23), in quanto totalmente

(21) Le analisi sono state condotte presso i Laboratori della Sezione Materiali del Di-
partimento di Innovazione Meccanica e Gestionale dell’Università degli Studi di Padova, al
cui Responsabile, Emilio Ramous, va indirizzata la nostra gratitudine per la disponibilità.
(22) Le analisi sono state condotte presso i Laboratori di Analisi dei Materiali Antichi
dello Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV), diretti da Lorenzo Lazzarini,
cui vanno i più sinceri ringraziamenti per la disponibilità.
(23) MANTLER, SCHREINER 2001; GUERRA 1995.
324 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

non distruttive e applicabili direttamente sui manufatti. Entrambe le tecni-


che si basano sul principo dell’emissione di raggi X di fluorescenza da un
campione in seguito all’eccitazione con radiazione elettromagnetica. Nel caso
dell’EDXRF la radiazione di eccitazione è un fascio di raggi X emesso da un
tubo dotato di un opportuno anodo (Rh, W), nel caso dell’EDS la radiazione
di eccitazione è il fascio di elettroni del microscopio elettronico a scansione.
L’elaborazione matematica degli spettri consente di determinare la composi-
zione anche di campioni con geometrie complesse senza l’impiego di stan-
dard e con accuratezze dell’ordine del 10%.
Nella tabella 1 sono riportate alcune caratteristiche delle due tecniche.

CARATTERISTICHE DI EDXRF E EDS


EDXRF EDS
Radiazione di eccitazione Raggi X Fascio di elettroni
profondità di analisi 10-100 lm 1-2 lm
Risoluzione spaziale 1-10 mm2 1-2 lm
preparazione nessuna nessuna
Limiti di rivelabilità 102-103 ppm 0,1-0,5%

TABELLA 1. Caratteristiche delle due tecniche d’indagine impiegate per le analisi delle monete

Alterazioni superficiali dovute a fenomeni di degrado o la presenza di


prodotti di corrosione vanno quindi tenuti in considerazione nella valutazio-
ne finale dei dati (24).
La validità dei dati ottenuti dipende fortemente dallo stato superficiale
del campione esaminato, in quanto lo spessore interessato all’analisi varia da
circa 1 lm (EDS) a 102 lm (EDXRF).
Nel caso dell’ottone, anticamente denominato oricalco (25), a causa del
fenomeno della dezincificazione, lo strato superficiale, il cui spessore dipende
dall’ambiente di conservazione e dalla composizione della lega, ha tenore di
zinco inferiore rispetto alla lega sottostante, come evidenziato in un recente
studio su monete di età augustea (26).
Per determinare correttamente la composizione della lega è necessario
asportare lo strato alterato (27). Nel presente studio l’analisi è stata effettuata
su un’area di circa 2 mm2 del bordo, dopo una leggera abrasione con carta
metallografica.

(24) SCHREINER et alii 2007.


(25) Riguardo all’origine di questa lega in età antica cfr. BURNETT et alii 1982.
(26) CALLIARI et alii 1999.
(27) CARTER, KIMIATEK 1979; CARTER, THEODORY 1979, pp. 66-67.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 325

Parametri strumentali
L’analisi EDS è stata effettuata con SEM ed EDS, Philips 30XL Series,
tensione di lavoro 25 kV. Il calcolo delle concentrazioni è stato effettuato
con la correzione ZAF (28) considerando solo gli elementi Cu e Zn e con in-
dicazioni qualitative sull’eventuale presenza di Pb e Sn.
L’analisi EDXRF è stata effettuata con uno spettrometro Kevex Delta
770, con anodo di Rh, nelle seguenti condizioni di eccitazione: target secon-
dario di Zr, tensione di 35 kV, corrente 1.5mA, live time 200s. Il calcolo delle
concentrazioni è stato effettuato con il metodo dei parametri fondamentali (29),
considerando Cu, Zn, Fe, e Pb e con indicazioni qualitative su Mn, Ni, Sb.

Risultati e discussione
EDXRF* EDS**
Moneta Cu Zn Pb Fe N. campioni Cu Zn Pb Sn
tr1 83,1 16,7 0,3 4 81,51 18,48 tracce
tr2 85,25 14,41 0,45 0,28 3 85,28 14,72 tracce
tr3 85,43 13,73 0,46 0,38 2 82,95 17,05 tracce
tr4 85,66 12,56 1,44 0,34 2 85,81 14,19 tracce
tr5 86,83 12,58 0,37 0,22 2 88,10 11,90
tr6 89,29 10,00 0,49 0,22 2 88,28 11,72 tracce
tr7 88,54 10,86 0,28 0,32 2 83,66 16,34
tr8 85,38 13,51 0,75 0,37 2 85,76 14,24
tr9 99,67 0,33 2 100
tr10 96,91 2,79 0,32 2 100 tracce
tr11 98,07 0,09 1,70 0,14 2 100
tr12 91,33 0,13 7,97 0,58 2 100 tracce
tr13 99,05 0,06 1,56 0,33 2 97,91 0,41 1,68
tr14 85,84 13,11 0,92 0,24 3 84,93 15,07 tracce
tr15 87,13 11,87 0,69 0,26 3 86,48 13,505 0,47
tr16 81,97 15,99 1,85 0,19 3 83,04 16,96 tracce
tr17 82,30 13,69 3,77 0,24 2 84,65 13,36 tracce 1,99
tr18 96,42 0,06 3,31 0,22 2 100 tracce
tr19 99,23 0,09 0,36 0,31 2 100
* L’analisi si è basata su un solo campione
** L’analisi si è basata su un numero di campioni variabile da 2 a 4: i valori espressi sono
valori medi
TABELLA 2. Risultati delle analisi con EDXRF e con SEM-EDS

(28) SCHREINER et alii 2007.


(29) MILAZZO 2004.
326 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

I dati sono omogenei tra di loro e le differenze non hanno un andamento


sistematico (v. tabella 2). Tali differenze sono dovute alle diverse aree interes-
sate dal fascio X e dal fascio di elettroni e ai metodi matematici di calcolo delle
concentrazioni, ad esclusione dei valori trovati per il Pb nella moneta Tr12. In
questo caso la differenza è probabilmente da imputarsi alla presenza di pro-
dotti di corrosione contenenti solfati e conseguente sovrapposizione di picchi
tra S e Pb, come evidenziato da un esame più accurato con SEM-EDS.
I dati ottenuti suggeriscono di classificare le monete in due gruppi: 14
esemplari sono in oricalco e 6 esemplari sono costituiti da rame quasi puro.
I campioni tr1-tr8, tr14-tr17 (30) hanno la composizione tipica degli ot-
toni (cfr. diagrammi 1-2), con tenori di Zn compresi tra il 10 e il 18%. Non
sono presenti altri elementi in concentrazioni significative. Le quantità di
piombo presenti nei campioni tr14-tr17 (determinate con EDXRF) e le trac-
ce di Sn sono probabilmente legate all’utilizzo, in fase di preparazione della
lega (31), di scarti metallici in bronzo e non influiscono sulle caratteristiche
della lega stessa.

DIAGRAMMA 1 - Spettro EDS dell’esemplare tr2 (in ascissa Energia-KeV, in ordinata Intensità-cps)

(30) Per analisi AAS su monete coeve a tr16-tr17 v. CARRADICE, COWELL 1987, p. 32,
tabella 1, Lab. nos. 24581V, 24582T, 24584P, 24585Y, 24586W.
(31) CALEY 1964.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 327

DIAGRAMMA 2 - Spettro EDS dell’esemplare tr5 (in ascissa Energia-KeV, in ordinata Intensità-cps)

Si tratta quindi di ottoni monofasici, a medio tenore di zinco, ottenuti,


come suggerito dalla letteratura con il processo della cementazione (32). Que-
sti ottoni hanno le composizioni corrette per essere lavorati a freddo (33).
I campioni tr9-tr13, tr18-tr19 sono invece costituti da rame non legato.
L’analisi con EDXRF e analisi puntuali con EDS hanno evidenziato la pre-
senza di Piombo in concentrazioni comprese nell’intervallo 1-3% e tracce di Sn.
Anche in questo caso la presenza Pb e Sn è probabilmente dovuta all’aggiunta di
piccole quantità di scarti in bronzo in fase di fusione della lega. Queste aggiunte
non alterano in modo significativo le caratteristiche di lavorabilità o il colore del-
la lega. Si ritiene quindi che l’intenzione fosse di produrre monete in rame.
Tutte le monete esaminate contengono tracce di Fe, Mn, Ni e Sb, ele-
menti legati sia al minerale di partenza sia alla tecnologia dei processi di pro-
duzione del rame (34). Le tecniche impiegate e l’impossibilità di analizzare
una superficie estesa totalmente priva di prodotti di corrosione non hanno
consentito di effettuare determinazioni quantitative. Non è quindi possibile
formulare ipotesi sulla provenienza dei minerali.

(32) TYLECOTE 1992.


(33) Metals Handbook [1964], p. 239.
(34) TYLECOTE 1992.
328 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

In un precedente lavoro (35) era stato dimostrato che l’analisi condotta


tramite EDXRF sulla superficie tal quale porta a sottostimare in modo signi-
ficativo la concentrazione di Zn, mentre l’analisi condotta con EDXRF e con
EDS sulla superficie della sezione trasversale consente di ottenere risultati
molto vicini a quelli ottenuti con l’assorbimento atomico, ad esclusione degli
elementi in traccia.
Le composizioni trovate con entrambi i metodi sono in linea con quelle
riportate in letteratura (36) relative a esemplari simili e/o coevi a quelli analiz-
zati, parte delle quali sono determinate con Assorbimento Atomico (37) su al-
cuni mg di campione prelevati al centro della moneta, in zone sicuramente
non interessate da fenomeni corrosivi: in particolare queste ultime riguarda-
no anche alcune delle emissioni monetarie romane provinciali qui prese in
considerazione (v. tabella 3) (38).
zecca/nominale gruppo BMC/ Cu Zn Sn Pb Ag As Ni Sn Mn Fe Co Bi
data
Antiochia/ 1a BMC 97 80,8 16,0 0,18 0,28 0,03 <0,04 0,01 0,11 0,0023 0,15 <0,004 <0,02
Cirene Dp 98-99
Antiochia/ 1a BMC 98 79,7 14,7 0,97 0,60 0,04 <0,04 0,01 0,11 0,0016 0,19 <0,004 <0,02
Cirene Dp 98-99
Cirene 2a BMC 114 84,9 12,2 <0,15 0,16 0,05 <0,03 0,01 0,14 0,0018 0,11 <0,003 <0,02
S 103-111
Cirene 2a BMC 115 81,2 14,1 1,91 0,25 0,05 <0,03 0,01 0,17 0,0024 0,16 <0,003 <0,02
S 103-111
Cirene 2b BMC- 83,5 15,7 <0,15 0,12 0,05 <0,03 0,01 0,13 0,0019 0,17 <0,003 <0,01
Dp 103-111

TABELLA 3 - Composizione delle emissioni provinciali tipo 1a, 2a, 2b determinata con AAS
(dati tratti da CARRADICE, COWELL 1987)
Lo studio condotto consente quindi di concludere che la semplice ope-
razione di pulitura di pochi mm2 è necessaria per determinare la composizio-
ne della lega con tecniche non distruttive e che le informazioni ottenute con

(35) CALLIARI et alii 1999.


(36) Cfr. CALEY 1964; RIEDERER 1974; DUNGWORTH 1996; BOUYON et alii 2000.
(37) Cfr. CARRADICE, COWELL 1987. Al fine di testare ulteriormente le risposte ottenute
sugli esemplari di Traiano abbiamo condotto un’ulteriore analisi su un dupondio di Vespa-
siano per Domiziano coniato a Roma per Antiochia nel 74 d.C. (RIC, II2, 1, n. 764; cfr.
fig. 20) raffrontabile con quelli analizzati da Carradice e Cowell (cfr. pp. 31-32, tabella 1,
Lab. nos. 24550Y, 24552U, 24553S e 24554Q). Anche in questo caso la risposta è stata so-
stanzialmente omogenea rispetto ai risultati da questi illustrati. EDXRF: Cu 79,79; Zn 18,82;
Pb 0,99; Fe 0,40; EDS (media su 2 campioni): Cu 82,07; Zn 17,93; Pb tracce.
(38) CARRADICE, COWELL 1987 riportano anche un’analisi condotta tramite EDXRF su
di un esemplare del tipo 2c (BMC 116 = tr9-10) che è risultato di virtually pure copper.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 329

tali tecniche consentono di confermare le ipotesi storiche sulle zecche di pro-


duzione.
IRENE CALLIARI, ALBERTO CONVENTI

Le analisi numismatiche

Quale zecca: Antiochia, Cirene, Roma?


Riguardo alle prime due emissioni (1a e 1b) il dato più rilevante che
emerge è che entrambe risultano costituite in proporzioni grosso modo omo-
genee da rame e zinco e ciò sembrerebbe avere implicazioni circa l’effettivo ate-
lier di produzione e l’individuazione dei nominali cui ricondurle. La buona
presenza di zinco, malgrado l’uso del greco, richiama inevitabilmente la zecca
di Roma, l’unica che sistematicamente impiegava questo metallo nella produ-
zione monetaria bronzea: è pur vero che esistono delle eccezioni a questo an-
damento, come per esempio a Caesarea di Cappadocia che nel secondo secolo
conia l’oricalco (39), ma queste risultano estremamente rare e fortemente legate
al potere centrale. Il sistema monetario romano alla fine del I secolo oramai si
era consolidato nell’uso di differenti leghe e metalli (oricalco e rame) e nell’im-
piego di differenti elementi decorativi sul capo dell’imperatore (rispettivamen-
te la corona radiata e la corona di alloro) per indicare i diversi nominali: l’ori-
calco era usato per il sesterzio e il dupondio, mentre il rame per l’asse e i no-
minali minori; la corona radiata per il dupondio e l’alloro per gli altri nominali.
Esistevano certamente delle eccezioni, ma riguardavano quasi esclusivamente
l’aspetto tipologico. Dunque, esaminando le due prime emissioni provinciali
di Traiano (1a e 1b), le quali presentano entrambe la testa laureata, dovremmo
concludere che i due tagli corrispondessero rispettivamente all’asse e al semisse,
anche tenendo conto degli standard ponderali conformi a quello semiunciale,
per l’asse, e quartunciale, per il semisse (cfr. tabella 4 e diagramma 3).
1a 1b 2a 2b 2c
PESO MEDIO 12,95 6,35 21,62 9,47 10,69
MEDIANA 13,00 6,31 21,59 9,39 10,66
DEV. STANDARD 1,26 0,74 1,67 1,07 1,13
MAGGIOR ADDENSAMENTO 13,00-13,99 6,00-6,99 21,00-21,99 10,00-10,99 9,00-9,99

TABELLA 4 - Andamento ponderale delle emissioni 1a-b e 2a-c


sulla base degli esemplari presenti nel ripostiglio dell’Agorà di Cirene

(39) CARTER, THEODORY 1979.


330 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

DIAGRAMMA 3 - Andamento ponderale delle emissioni 1a (Dp) e 1b (As) sulla base degli esem-
plari presenti nel ripostiglio dell’Agorà di Cirene

Tuttavia, proprio le analisi archeometriche sembrerebbero contraddire


questa argomentazione, poiché in epoca traianea a Roma l’asse veniva prodotto
con una lega pressoché di rame puro, come peraltro confermano anche le in-
dagini archeometriche sugli esemplari nn. tr11-tr13 (40), mentre il dupondio
conteneva una quantità pari al 16-17% di zinco (41), del tutto simile a quella
che caratterizza le monete di tipo 1a e 1b. Considerando, quindi, che nella zec-
ca di Roma le eccezioni alle regole su indicate riguardavano quasi esclusiva-
mente l’elemento tipologico, sembra possibile giungere a una diversa conclu-
sione: è più facilmente credibile, infatti, che fosse la lega metallica, e quindi il
colore, ad avere una funzione dirimente, per cui non è improbabile che il taglio
maggiore (1a) corrispondesse a un dupondio, e dunque che quello più piccolo
(1b), della stessa lega, ma pesante esattamente la metà, corrispondesse all’asse.
Anche questa soluzione non si confà pienamente al sistema monetario roma-
no, prevedendo l’uso di un asse molto più leggero del suo omologo capitolino e
battuto in oricalco anziché in rame. Tuttavia, a differenza della precedente, tale
soluzione consente di inserire pienamente uno dei due tagli nel sistema mone-
tario romano coevo e rende in qualche modo compatibile anche l’altro taglio:

(40) Cfr. anche CARRADICE, COWELL 1987, p. 32, tabella 1, Lab. no. 24583R.
(41) CALEY 1964, p. 56, nn. 15-16; CARRADICE, COWELL 1987, p. 32, tabella 1, Lab. nos.
24573V, 24574T.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 331

in ogni caso, quest’ultima, raddoppiando la disponibilità monetaria in termini


nominali, appare certamente più conveniente, a livello economico e moneta-
rio, per lo Stato romano, per cui sembra essere anche più plausibile.
Tale soluzione, peraltro, è perfettamente in linea con altre scelte prese
dalle autorità monetarie romane in circostanze analoghe alla nostra, nel caso
specifico in età flavia per dar corso a emissioni di dupondi e assi per la Siria:
infatti, tali dupondi, caratterizzati da ritratti imperiali con testa laureata, pe-
sano mediamente tra g 12,56 e g 13,16, mentre quelli che vengono conside-
rati assi, anch’essi con testa laureata, pesano la metà, ossia tra g 5,85 e g 6,28.
Entrambi i nominali sono coniati in oricalco (42). In effetti, sembra esservi
una relazione molto stretta tra i due divisionali di età flavia battuti per la Siria
e i due prodotti da Traiano con al rovescio la legenda in corona, relazione
che non riguarda soltanto l’aspetto dei nominali, quello ponderale e, almeno
parzialmente, quello metallico (43): infatti, anche l’uso di particolarità tecni-
che, come l’orientamento degli assi esattamente a h 6, accomuna le due
emissioni, riconducendole entrambe alla zecca di Roma (44), come omogeneo
sembra essere l’utilizzo di taluni elementi tipologici (soprattutto la corona al
rovescio) (cfr. fig. 21). Le similitudini sono tali e tante che si potrebbe quasi
sostenere che nominali traianei siano derivati da quelli flavi.
A supporto dell’eventualità di questa stretta connessione possiamo ag-
giungere un ulteriore elemento, che, peraltro, sembra anche confermare la
matrice romana delle produzioni monetarie con al R/ la legenda DGLAQV
/ EN TPAS B entro corona. Nel gruzzolo dell’Agorà, infatti, tra le monete
di taglio inferiore con questa tipologia, ricorre un esemplare che reca al dritto
la legenda IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM P M attorno al busto
laureato di Traiano (fig. 3). Sembra trattarsi di un esemplare ibrido (45), ma

(42) Cfr. MCALEE 1995-1996, pp. 128-130. Cfr. inoltre RPC, II, p. 284 in particolare
per i valori ponderali, e RIC, II2, 1, pp. 28, 47-48 per l’indicazione dei nominali. V. anche
GRANT 1958, p. 292. A tal proposito, GRANT 1958, p. 297 suppone che i coni fossero prodotti
a Roma e le monete venissero prodotte ad Antiochia, mentre CARRADICE, COWELL 1987, p. 42
propendono per una produzione romana e una successiva distribuzione in Siria: dello stesso
avviso RIC, II2, 1, pp. 28, 47.
(43) I dupondi contengono tra il 17,3 e il 24,5% di zinco, mentre gli assi ne conten-
gono il 14,5-21,0%: cfr. CARRADICE, COWELL 1987, pp. 32-33. Le differenze tra le quantità di
zinco risultanti dalle analisi sulle monete cirenaiche qui proposte e quelle delle monete flavie
battute per la Siria dipendono da un calo di zinco che si evidenzia anche nella produzione
romana nello stesso periodo: v. bibliografia citata supra a nota 36 e CARRADICE, COWELL
1987, p. 32. Cfr. anche supra, nota 37.
(44) Cfr. anche supra, nota 19 e testo corrispondente.
(45) Casi di ibridi dell’età di Traiano con al dritto legenda in latino e al rovescio legen-
da greca sono riferibili anche alla serie provinciale di Caesarea di Cappadocia: cfr. AMANDRY
1986.
332 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

non unico poiché un pezzo uscito dalla medesima coppia di coni fa parte del-
la collezione Jean-Pierre Righetti conservata presso il Bernischen Historischen
Museum (46). Entrambi trovano un singolare parallelismo con un altro bronzo
anomalo di Traiano, conservato a Parigi, recante al rovescio la sigla SC entro
una corona di alloro (47) (v. fig. 22): infatti, i tre esemplari condividono lo
stesso conio del dritto. Inoltre, sul pezzo parigino la corona di alloro, che cir-
conda la sigla SC al rovescio, presenta caratteristiche del tutto simili a quelle
di alcune corone presenti sui dupondi e sugli assi traianei con legenda al ro-
vescio (cfr. fig. 1 e fig. 23), nonché anche strette affinità con le corone che
racchiudono la sigla SC presenti sui già ricordati bronzi di età flavia prodotti
per la Siria (cfr. fig. 21), anch’essi caratterizzati al dritto da una legenda in
latino (48). Anche questo esemplare è prodotto in oricalco, ma per ora non
sono state condotte analisi archeometriche per conoscerne il contenuto di ra-
me e zinco; inoltre il peso è pari a g 6,55, in linea con la media dei pesi degli
assi con legenda in corona al R/.
Questi elementi comuni inducono a sostenere, innanzi tutto, che l’e-
semplare parigino non fosse stato ideato per una distribuzione occidentale,
come lascerebbe supporre l’uso della sigla SC, ma per essere diffuso in Siria
al pari dei predecessori flavi: tuttavia, per motivi che ci sfuggono, il tentativo
non ebbe successo e la produzione si interruppe in breve tempo. È significa-
tivo in questo contesto ricordare che la monetazione bronzea certamente di
produzione antiochena, durante l’età di Traiano, si contraddistingue per l’ab-
bandono della lingua e della grafia latine, presenti sulle emissioni dei Flavi, e
per l’adozione della lingua e dell’alfabeto greci (49): forse è in relazione a que-
sto mutamento che l’emissione ricordata, in lingua latina, fu interrotta in fa-
vore di altre, omologhe, in lingua greca, le quali potrebbero essere appunto
quelle con al rovescio la legenda in corona, già da alcuni attribuite alla zecca
di Antiochia o ricondotte a produzioni destinate alla Siria (50).

(46) SNG, Schweiz, II, n. 1822.


(47) COHEN 1880-1892, p. 54, n. 347 = STRACK 1931, n. 481, tav. IX = RIC, II,
p. 276, n. 443 = BMCRE, II, p. 233, n. * = BESOMBES 2008, n. 949. Cfr. anche GRANT
1958, p. 293.
(48) RIC, II2, 1, nn. 1984-1986, 1995-1996, 2002-2003.
(49) Cfr. BUTCHER 2004, pp. 356-357: queste produzioni comincerebbero dopo il 102
d.C. poiché su di esse è presente il cognomen Daj(ijo|). Questo andamento troverebbe ec-
cezione in alcune emissioni con al R/ SC in corona (per il tipo cfr. RIC, II, nn. 644, 646-648,
659): queste sono ascritte da taluni ad Antiochia (cfr. METCALF 1977, part. p. 68), ma l’attri-
buzione in ogni caso non è unanimemente accettata e sono state avanzate attribuzioni anche a
Cipro: cfr. SNG, Schweiz, II, nn. 1734-1735. Per i termini della questione rimandiamo a CO-
WEL, CARRADICE 1987, p. 28 e BUTCHER 2004, p. 410.
(50) Cfr. supra, note 11 e 15 e testo corrispondente.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 333

Il legame di conio tra l’emissione latina e quella greca, anzi, potrebbe


indurre a ritenere che questo mutamento sia avvenuto proprio in concomi-
tanza con la coniazione di queste due emissioni e che fondamentalmente la
prima sia stata interrotta, e forse non distribuita, per avviare la seconda per la
quale sarebbe stato impiegato, erroneamente o per prova, un conio uscito di
produzione (51). Alla luce di questa considerazione e tenendo conto degli
aspetti stilistici e dell’omogeneità rispetto alle emissioni di epoca flavia, ri-
guardo alle quali è accreditata l’ipotesi di una produzione urbica, crediamo
che il centro di coniazione non possa essere altro che quello di Roma, come
è già stato da altri ipotizzato (52).
A ulteriore riprova di questa eventualità possiamo ricordare un’altra
identità di conio che interessa le monete del tipo con legenda in corona, que-
sta volta di modulo maggiore, ossia i dupondi. Ricostruendo la sequenza dei
coni di questa emissione grazie agli esemplari presenti nel gruzzolo dall’Agorà
di Cirene, si è potuto constatare che un particolare dritto recante il busto di
Traiano con l’egida è stato impiegato, oltre che per coniare dupondi (fig.
25), anche per battere tetradracme della serie cosiddetta siro-fenicia, con al
rovescio l’aquila stante su fulmine con le ali aperte, anch’esse riconducibili
al secondo consolato. In particolare vi è un’identità di conio con due esem-
plari, l’uno edito dal Wruck (53), l’altro edito nel catalogo dei Prieur (54) (cfr.
figg. 26-27). Inoltre va aggiunto che, sotto l’aspetto stilistico, sussistono pa-
recchie somiglianze tra molti dei dritti di questi argenti e molti dei dritti dei
dupondi con legenda in corona.
Anche per queste emissioni di tetradracme, sebbene siano state ascritte a
zecche orientali, come la stessa Antiochia oppure Tyro (55), è stato evidenzia-
to trattarsi di coniazioni di stile ‘‘romano’’ (56).
Ora, l’identità di conio implica l’idea di una linea produttiva molto
complessa e articolata, concentrata presumibilmente in un solo atelier, dove
si coniano contemporaneamente monete argentee e bronzee, queste ultime
inizialmente con legenda in latino e quindi in greco. Non è del tutto impro-

(51) Peraltro, grazie a questa identità di conio è possibile rettificare la datazione dell’e-
semplare conservato a Parigi, ascritto agli anni 101-103 in RIC, II, p. 276, mentre in GRANT
1958, p. 293 è collocato tra 98 e 99 d.C.: se la nostra ricostruzione risulta plausibile, ne risulta
avvalorata l’ipotesi del Grant e dunque anche questa moneta andrebbe collocata tra il 98 e il
99 d.C. al pari degli esemplari del tipo 1b.
(52) BUTCHER 2004, pp. 85, 409.
(53) WRUCK 1931, tav. 6, n. 140.
(54) PRIEUR 2000, p. 164, n. 1489A.
(55) Per una sintesi della questione rimandiamo a BUTCHER 2004, p. 81.
(56) BUTCHER 2004, pp. 84-87.
334 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

babile che una zecca importante come Antiochia potesse dar vita a una pro-
duzione del genere. Tuttavia, in questo caso, non sarebbe facilmente spiega-
bile la convivenza di due linee produttive, l’una di stile locale con l’impiego
di leghe prive di zinco (57), e l’altra di stile urbico attiva grazie (forse) a mae-
stranze romane e/o con coni e oricalco (e forse anche con argento) prove-
nienti dalla zecca di Roma: non essendo certamente le differenze stilistiche
significative per la realizzazione e l’impiego finale, per quale motivo non ci
si sarebbe serviti degli scalptores locali, evitando in questo modo i rischi de-
rivanti dal trasporto dei coni da Roma ad Antiochia, eventualmente impor-
tando soltanto il metallo? Tanto più che Antiochia non fu attiva per produrre
bronzi di stile locale proprio tra il 97 e il 102 d.C., ossia nel momento in cui
si data la serie in oricalco con legenda in corona al rovescio.
Dunque, a nostro giudizio è più verisimile che Roma stessa abbia dato
vita a produzioni particolari nell’ambito delle proprie officine, e che in segui-
to fosse attuata una distribuzione selettiva.
In merito a quest’ultimo punto, ossia alla distribuzione, resta da sciogliere
un ultimo dubbio. Infatti, finora tutti gli indizi sembrano condurci verso l’ipo-
tesi di una produzione romana ideata per una distribuzione in Siria. Questa ipo-
tesi sarebbe comprovata da rinvenimenti in ambito siriano, in particolare da An-
tiochia stessa, e forse da Seleucia ad Tigrim (58). Tuttavia, questi ritrovamenti
sono molto contenuti, trattandosi complessivamente di nove esemplari certi,
cui non è chiaro se si sommino anche altri pezzi dall’ultima località segnalata.
Oltre al numero limitato di pezzi, va ricordato che l’area di diffusione
non è esclusiva e che un numero di monete paragonabile a quello provenien-
te dal territorio dell’antica Siria è stato rinvenuto anche in Cirenaica, e a Ci-
rene in modo particolare. Oltre ad almeno un dupondio e un asse raccolti in
Cirenaica dal francese Joseph Vattier de Bourville e forse rinvenuti proprio a
Cirene (59), oltre ai due pezzi ‘‘visti in Cirenaica’’ e pubblicati dal Meliu (60),
al pezzo rinvenuto negli scavi di Berenice (61) e all’esemplare proveniente da-
gli scavi polacchi di Tolemaide (62), possiamo contare tre ritrovamenti inediti,

(57) CARTER 1982-1983.


(58) Per questi rinvenimenti v. supra, note 15 e 19.
(59) DUCHALAIS 1851, pp. 97 e 104. Riguardo alla figura di J. Vattier de Bourville e il
suo viaggio a Cirene nel 1848 cfr. innanzi tutto le sue stesse relazioni in VATTIER DE BOURVILLE
1848 e in VATTIER DE BOURVILLE 1849; cfr. inoltre LUNI 2006, pp. 27-28.
(60) MELIU 1935, p. 185.
(61) Cfr. supra, nota 18.
(62) JAWORSKI 2005, p. 85, n. 51. Purtroppo, degli esemplari provinciali di Traiano rin-
venuti a Tolemaide e segnalati dal KRAELING 1962, p. 269, non è dato sapere a quale emissione
appartengano
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 335

il primo genericamente dal territorio di Cirene (fig. 24), il secondo dagli sca-
vi del Cesareo di Cirene 1968 e il terzo da scavi recenti presso i Propilei del
nuovo tempio di Demetra (63).
A questi va aggiunto chiaramente il gruzzolo dall’Agorà, con poco meno
di 300 esemplari tra dupondi e assi. Peraltro, va ricordato che nello stesso
gruzzolo sono presenti anche monete riconducibili alle emissioni flavie su
menzionate, prodotte per la Siria (almeno 10 dupondi e 11 assi), nonché
un sesterzio di Vespasiano prodotto per Cipro. Considerando queste altre
presenze, dunque, il dato del ripostiglio dell’Agorà, anche se trova conferma
nei singoli rinvenimenti ricordati, sembrerebbe debba essere considerato con
una certa cautela: infatti, la presenza contemporanea di queste emissioni,
comprese dunque anche quelle traianee con legenda in corona al rovescio,
sembrerebbe non consentire di scartare l’ipotesi di una comune provenienza
orientale. Tuttavia, in questa valutazione vanno tenuti presenti anche altri
fattori. Innanzi tutto, tra le emissioni flavie coniate per la Siria, il nominale
maggiore, ossia il dupondio, ha avuto una circolazione quasi esclusivamente
occidentale, tanto da far ritenere che, pur essendo stati ideati per la distribu-
zione in Oriente, the dupondii were perhaps not consigned to the East (64): se ciò
è vero dovremmo considerarli alla stessa stregua delle altre emissioni di Roma
presenti nel gruzzolo (65). In secondo luogo, la componente provinciale non
si caratterizza soltanto per coniazioni orientali, ma anche per emissioni distri-
buite localmente (ossia le traianee con Zeus Ammon), nonché per il bronzo
di Domiziano battuto a Patrae. In altre parole, non sembrano esservi elemen-
ti sostanziali nel ripostiglio dell’Agorà che inducano a ritenere le emissioni
con legenda greca in corona prodotte per una distribuzione in un’area diffe-
rente da quella cirenaica.
Dunque, il quadro generale dei rinvenimenti sembra non consentire di
per sé di propendere per una o per l’altra ipotesi attributiva: ferma restando

(63) Per preziose indicazioni, ancora preliminari, riguardanti l’area sacra cfr. LUNI
2001; LUNI et alii 2006.
(64) RIC, II2, 1, p. 48.
(65) A complicare ulteriormente il quadro va segnalato che monete prodotte a Roma
per la Siria di epoca flavia e traianea circolarono, seppur sporadicamente, in Cirenaica e a Ci-
rene stessa, anche al di fuori del contesto del gruzzolo dell’Agorà: a tal proposito possiamo
segnalare un dupondio di Vespasiano (RIC, II, n. 798b-c) dal territorio di Cirene, un asse
di Tito (RIC, II, n. 806) dagli scavi dell’Agorà 1994, nonché un bronzo di Traiano del tipo
con caduceo alato (BMC, Galatia..., p. 58, nn. 107-109) segnalato in DUCHALAIS 1951, p. 100,
n. 27, di cui si troverebbe l’analogue dans la collection de M. de Bourville di provenienza cire-
naica. Oltre a questi esemplari segnaliamo anche un esemplare forse attribuibile ad Antiochia
(per il tipo v. supra, nota 49): si tratta di un semisse di Traiano (tipo RIC, II, nn. 686-688)
proveniente dagli scavi dell’Agorà 1960.
336 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

la coniazione della serie di tipo 1 nella zecca di Roma, non pare esservi as-
soluta certezza che le monete fossero assegnate in modo preferenziale all’area
africana o a quella asiatica, anche se il gruzzolo dell’Agorà sembra condurre
verso una soluzione africana.
In questo caso, va segnalata la singolare coincidenza tra la datazione del-
l’emissione di queste monete (98-99 d.C.) e dell’iscrizione dedicatoria delle
terme che Traiano fece erigere a Cirene nell’area del Santuario di Apollo
(gennaio 98 - gennaio 100 d.C.) (66): non è improbabile che la coniazione
fosse destinata a finanziare proprio l’edificazione di questo monumento, an-
che se, chiaramente, non sussistono prove conclusive a sostegno (67).
Un possibile collegamento con l’attività edilizia a Cirene in epoca traia-
nea potrebbe avere anche la seconda serie di emissioni provinciali presenti in
grandi quantità nel gruzzolo dell’Agorà, ossia quelle che recano al rovescio la
testa di Zeus Ammon, databili, sulla base dell’indicazione del V consolato, al
103-111 d.C. (68).
Sulla pertinenza di queste emissioni alla Cirenaica oramai sembra non
possano sussistere obiezioni sostanziali, malgrado tentativi di attribuzione
passati alla zecca di Caesarea di Cappadocia e più recenti all’atelier provincia-
le di Bostra (69). Il quadro dei rinvenimenti è sufficientemente definito per
poter affermare, citando il Meliu, che ‘‘non vi può essere dubbio... che tutte
queste monete con la testa di Giove Ammone... appartengano alla Cirenai-
ca’’ (70): infatti oltre ai dati citati precedentemente (71), possiamo aggiungere
almeno altre 16 monete (2 sesterzi, 2 dupondi e 12 assi) da differenti loca-
lizzazioni cirenee: territorio (almeno nove differenti indicazioni), Baggara,
Agorà, Tempio di Zeus (72). Un altro sesterzio proviene inoltre da Zawiet
el Marazı̀gh 1954 (73). A questi pezzi vanno anche uniti i recenti ritrovamenti
singoli effettuati a Tolemaide dalla Missione Archeologica Polacca (74), ai
quali si somma dalla stessa località un ripostiglio di antoniniani e sesterzi,
interrato intorno alla metà del III sec. d.C. e contenente anche un esemplare

(66) REYNOLDS 1959, pp. 95-96, n. 1.


(67) Cfr. infra, note 102-104 e testo corrispondente.
(68) Le tracce di questa attività potrebbero essere state in larga parte cancellate dalla
rivolta giudaica che coinvolse in modo molto violento Cirene nel 115-117 d.C. Ad ogni mo-
do, all’età di Traiano possiamo almeno ricondurre la dedica del tempio di Ecate con ‘‘pianta
tipicamente romana’’ nel santuario di Apollo: cfr STUCCHI 1975, p. 229.
(69) Sullo stato della questione cfr. supra, note 13 e16.
(70) MELIU 1936, p. 189.
(71) Cfr. supra, nota 18.
(72) Dati inediti.
(73) Dato inedito.
(74) JAWORSKI 2005, p. 85, nn. 52-54: due assi e un dupondio.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 337

di Traiano con al rovescio la testa di Zeus Ammon (75), esemplare che illustra
la lunga persistenza sul mercato delle emissioni provinciali traianee.
Anche lo stile di queste emissioni è tipicamente romano, per cui, ana-
logamente al caso precedente, è facile ipotizzare una produzione urbica de-
stinata a una diffusione mirata in Cirenaica. Rafforza questa eventualità an-
che l’esistenza di due medaglioni in bronzo, prodotti durante il V consolato
di Traiano, legati dallo stesso conio di R/ dove è raffigurato il busto di Am-
mon senza legenda (76) (fig. 28). La legenda in latino del dritto e lo stile li
qualifica come certamente romani, mentre l’assenza della sigla SC al rovescio
indurrebbe a inquadrarli appunto tra i medaglioni: tuttavia, la resa del ritrat-
to e della legenda del dritto, nonché il peso (g 25,57 l’esemplare di Parigi)
permetterebbero di raggrupparli piuttosto tra i sesterzi, come è già stato
più volte notato (77). Quest’ultima possibilità risulta particolarmente interes-
sante data la connotazione romana delle nostre emissioni provinciali con
Ammon. La coincidenza cronologica tra le due emissioni potrebbe infatti
non essere casuale, ma al contrario troverebbe giustificazione proprio su base
tipologica. Comprenderne il significato rimane in ogni caso particolarmente
problematico. Un’ipotesi plausibile, ma senz’altro difficilmente verificabile,
potrebbe individuare nei due medaglioni un’emissione di prova basata sul se-
sterzio, prodotta con coni di D/ già disponibili in zecca e coni di R/ ideati
per un’emissione provinciale, la quale sarebbe stata in seguito realizzata
con l’introduzione di una legenda greca su entrambe le facce: in questo mo-
do troverebbe una spiegazione ragionevole anche l’assenza della sigla SC (78).
Un ulteriore legame a livello tipologico tra le emissioni con Ammon e la
produzione monetale enea dell’Urbe sta nella differente resa dei ritratti im-
periali in relazione ai nominali espressi, con un sesterzio recante il ritratto
imperiale con corona laureata, un dupondio con corona radiata, entrambi
in oricalco, e un asse in rame con ritratto laureato. Del resto il sistema mo-

(75) Riguardo al ripostiglio e agli aspetti conservativi cfr. JAWORSKI 2007; JAWORSKI et
alii 2008a; JAWORSKI et alii 2008b.
(76) V. per il primo esemplare conservato presso la Bibliothe`que Nationale de France
COHEN 1880-1892, II, p. 87, n. 661; GNECCHI 1912, III, p. 14, n. 5; HOLLARD 2004, tav.
XII, fig. 6; BESOMBES 2008, n. 649. Per l’esemplare presente presso il Kunsthistorisches Museum
di Vienna cfr. BESOMBES 2008, tav. II, n. 14.
(77) In COHEN 1880-1892, II, p. 87, n. 661, riguardo all’esemplare conservato a Parigi,
si ritiene che ce me´daillon est ´
egalement plutoˆt un grand bronze sans les lettres S.C. Analogamente
BESOMBES 2008, p. 21 cosı̀ si esprime: le coin de droit est bien celui d’un sesterce, comme sur un
autre me´daillon du meˆme type conserve´ a Vienne.
(78) Secondo HOLLARD 2004, p. 169, invece, i medaglioni sarebbero stati emessi per
celebrare la conquista del regno di Nabatea, nella quale avrebbe giocato un ruolo importante
la Legio III Cyrenaica.
338 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

netario romano aveva influenzato fortemente la Cirenaica fin dall’epoca tar-


do repubblicana e giulio-claudia, quando su questa base Cirene aveva coniato
emissioni enee proprie e per altre zecche locali (79).
Interessante in questo contesto è il fatto che, pur essendo cosı̀ stretto il le-
game con Roma in età traianea, i due nominali in oricalco prodotti per la Cire-
naica siano alquanto più leggeri dei loro omologhi coniati nell’Urbe: infatti, me-
diamente il sesterzio romano pesa g 25,85/25,21 (80) e il dupondio g 13,19/
12,40 (81). Al contrario il sesterzio cirenaico pesa mediamente g 21,62 e il du-
pondio g 9,47, con uno scarto negativo pari al 17-14%, nel primo caso, e del
28-25% nel secondo. Invece, l’asse con Ammon pesa quanto quello di Roma:
mediamente g 10,69 contro g 10,91/10,79 (82) (v. tabella 4 e diagramma 4).

DIAGRAMMA 4 - Andamento ponderale delle emissioni 2a (S), 2b (Dp) e 2c (As) sulla base degli
esemplari presenti nel ripostiglio dell’Agorà di Cirene
Dunque, sembra che lo Stato romano attuasse una sopravvalutazione dei
nominali più elevati, speculando sul peso dei tipi in oricalco: in questo caso,
l’aderenza ponderale dell’asse al prototipo urbico, potrebbe essere spiegata con

(79) BUTTREY 1983; RPC, I, p. 226.


(80) La prima valutazione è presente in BMCRE, III, p. xvi, la seconda in Hunter Ca-
binet, II, p. xxvii.
(81) Cfr. nota precedente.
(82) Cfr. note precedenti.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 339

il tentativo di rendere meno palese tale sopravvalutazione, agganciando piena-


mente uno dei nominali al sistema monetario romano, non a caso il meno
elevato dei tre. Ad ogni modo, questa operazione, mirata presumibilmente
al risparmio di metallo da monetare, ottenne anche l’effetto, probabilmente
voluto, di limitare la circolazione di queste monete alla sola Cirenaica.

MICHELE ASOLATI

Sequenza (83) e numero presunto dei coni

Le sequenze dei coni che sono state elaborate per le diverse emissioni
prese in considerazione sono sempre molto complesse e talune soluzioni
adottate rimangono alquanto problematiche e definite in via soltanto prov-
visoria. Purtroppo, non sussistono elementi che, a nostro giudizio, diano cer-
tezze circa l’individuazione dell’andamento delle sequenze, per cui lo svilup-
po proposto per le successioni dei coni (# piuttosto che ") è frutto di una
scelta casuale tra due possibili soluzioni ugualmente praticabili. La stesura
delle sequenze, cosı̀ come l’analisi dei coni delineata qui di seguito, va con-
siderata quindi almeno parzialmente incerta, e per taluni aspetti minori sog-
gettiva, in attesa di un ampliamento delle ricerche che auspichiamo possa en-
tro breve tempo interessare anche gli esemplari delle cinque emissioni non
compresi nel gruzzolo e conservati nei principali musei nazionali e interna-
zionali.
Nell’analisi dei coni delle serie considerate si è scelto di illustrare sche-
maticamente alcuni indicatori sulla base dei quali sono state elaborate alcune
informazioni relative alla quantità presunta di coni impiegati per la produzio-
ne delle varie emissioni (tabella 5). Gli indicatori sono: il numero delle mo-
nete analizzate (nM), il numero dei coni risultanti da tale analisi (nC), l’in-
dice caratteroscopico (ic = nM/nC) e il rapporto tra coni di D/ e di R/ (CR/
CD). A corredo di queste informazioni, inoltre, si è scelto di illustrare anche
altri due dati, seguendo le indicazioni di Esty (84): si tratta di N1 e N2, cioè

(83) Le sequenze dei coni che sono proposte in questo contributo, per evidenti motivi
legati alla ristrettezza dello spazio, purtroppo non sono accompagnati da una completa docu-
mentazione fotografica relativa ai 366 coni individuati. Questo è un evidente limite di questo
lavoro, che, però, come accennato supra, alla nota 1, è ancora in buona parte preliminare. A
tale limite, che, ci rendiamo conto, impone al lettore una atto di fiducia incondizionata ri-
guardo ai risultati raggiunti, si auspica di porre rimedio grazie alla pubblicazione autonoma
e complessiva del ripostiglio dell’Agorà di Cirene.
(84) ESTY 1986, p. 215.
340 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

del numero di coni documentato rispettivamente da un esemplare e da due


esemplari. Questi ultimi, in particolare, sono funzionali al calcolo del nume-
ro presunto dei coni sulla base del metodo di Good ed Esty (NCP GOOD) (85):
in relazione a quest’ultimo metodo, viene fornita anche l’indicazione del co-
siddetto coverage, ossia la percentuale approssimata relativa della rappresenta-
tività dei coni del campione indagato rispetto alla totalità dei coni impiegati
per la produzione della emissione monetata (CV ESTY). Inoltre, per comple-
tare il quadro, si è scelto di fornire anche il calcolo del numero presunto dei
coni impiegati, elaborato seguendo il metodo più comunemente utilizzato a
tale scopo, ossia quello di Carter (NCP CARTER) (86). L’analisi è stata condotta
su tutte le emissioni e dunque anche su quelle per le quali l’indice carattero-
scopico o figure index risulta inferiore a 2 (87): in questi casi, i risultati otte-
nuti sono particolarmente inattendibili, ma abbiamo voluto comunque pro-
porli per offrire un quadro completo delle serie qui prese in considerazione.
Peraltro, abbiamo scelto di astenerci dal formulare supposizioni sul pos-
sibile volume di produzione, da un lato perché mancano strumenti statistici
che possano dare risposte attendibili, dall’altro perché le ipotesi formulate in
passato sul cosiddetto moltiplicatore (ossia sul possibile numero di monete
prodotte da un conio), oltre a essere in buona parte congetturali e proprio
per questo criticate (88), hanno riguardato esclusivamente la moneta antica
in metallo prezioso, prevalentemente in argento, la quale presenta una resi-
stenza meccanica completamente differente rispetto a quella in leghe di ra-
me: per quanto in taluni casi sia stato fatto (89), impiegare moltiplicatori de-
sunti dall’analisi della moneta argentea, siano essi plausibili oppure no, a no-
stro giudizio rappresenterebbe una forzatura ingiustificata.

Legenda Dp (1a) D/ R/
NM 238 (260)
NC 61 (62) 121 (125)
CR/CD 1,98 (2,01)
IC 3,9 (4,1) 1,9 (2,0)
NCP CARTER 71,52,5 (71,42,3) 199,811,9 (196,610,6)
N1 13 (14) 62 (62)

(85) ESTY 1984; ESTY 1986.


(86) CARTER 1983.
(87) In merito all’attendibilità delle stime risultanti da campioni con indici carattero-
scopici inferiori a 2 cfr. MORA MAS 1979; MCGOVERN 1980, pp. 222-223.
(88) Cfr. in particolare BUTTREY 1993 e BUTTREY 1994. Sulla questione del calcolo della
produzione monetaria antica partendo dal numero dei coni e soprattutto sui limiti dei metodi
adottati cfr. anche DE CALLATAŸ 2006, pp. 44-48; SAVIO 1997, pp. 23-40.
(89) ÈTIENNE, RACHET 1984, p. 376.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 341

N2 11 (9) 26 (26)
CV ESTY 94,5% (94,6%) 73,9% (76,1%)
NCP GOOD 61,3<64,5<68,0 (62,7<65,5<68,5) 147,1<163,6<184,3 (149,2<164,1<182,2)
Legenda As (1b) D/ R/
NM 54
NC 27 36
CR/CD 1,33
IC 2 1,5
NCP CARTER 43,85,4 86,515,1
N1 11 25
N2 11 9
CV ESTY 79,6% 53,7%
NCP GOOD 26,9<33,9<45,6 48,3<67,0<109,1
Ammon S (2a) D/ R/
NM 89 (104)
NC 14 (14) 37 (38)
CR/CD 2,64 (2,71)
IC 6,35 (7,42) 2,40 (2,73)
NCP CARTER 14,90,6 (14,60,5) 52,74,3 (50,43,4)
N1 1 (1) 13 (12)
N2 0 (0) 11 (10)
CV ESTY 98,8% (99,0%) 85,4% (88,4%)
NCP GOOD 13,8<14,1<14,4 (13,8<14,1<14,4) 37,6<43,3<51,0 (38,3<42,9<48,8)
Ammon Dp/As (2b/c) D/ R/
NM 205
NC 30 40
CR/CD 1,33
IC 6,83 5,12
NCP CARTER 31,7pm0,8 44,21,4
N1 2 4
N2 3 9
CV ESTY 99,0% 98,0%
NCP GOOD 29,4<30,2<31,1 38,9<40,7<42,7
Ammon Dp (2b) D/ R/
NM 77
NC 9 22 (16 condivisi = 71,72%)
CR/CD 2,44
IC 8,56 3,50
NCP CARTER 9,20,3 26,51,8
N1 0 2
N2 1 9
CV ESTY 100% 97,4%
NCP GOOD 8,6<9<9,3 18,8<21,4<23,9
Ammon As (2c) D/ R/
NM 128
NC 21 34 (16 condivisi = 47,05%)
CR/CD 1,61
IC 6,09 3,76
342 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

NCP CARTER 22,50,8 40,22,0


N1 2 8
N2 2 7
CV ESTY 98,4% 93,7%
NCP GOOD 20,5<21,3<22,1 33,6<36,2<39,2
TABELLA 5 - Leggenda: NM = numero delle monete; NC = numero dei coni riscontrati;
IC = indice caratteroscopico; NCP CARTER = numero dei coni presunti sulla base dell’equazio-
ne di Carter, con il calcolo della deviazione standard sulla base della seconda equazione di
Carter; N1 = numero dei coni documentati da un solo esemplare; N2 = numero dei coni do-
cumentati da due esemplari; CV ESTY = coverage calcolato sulla base della formula di Good-
Esty; NCP GOOD = numero dei coni presunti sulla base dell’equazione di Good

Dupondi Legenda (1a) — Basandoci sui 238 esemplari compresi nel ri-
postiglio dell’Agorà di Cirene, riguardo alla prima emissione è stato possibile
individuare 61 coni di D/ e 121 di R/. Questi non si legano tra loro in un’u-
nica sequenza: dieci coppie risultano slegate, mentre si identificano cinque
brevi catene con uno o due coni di D/ abbinati con due, tre o quattro coni
di R/. Un’ulteriore breve sequenza slegata riguarda sei coni di D/ e otto coni
di R/: a questa è connessa l’emissione di tetradracme siro-fenice ricordata so-
pra (90). I rimanenti 38 dritti e 90 rovesci formano una sequenza piuttosto
corposa.
Malgrado la frammentazione della sequenza, l’indice caratteroscopico
del D/ appare piuttosto alto, mentre quello del R/ è di un decimale al di sot-
to di 2. Dunque, le valutazioni relative al D/ risultano piuttosto attendibili,
come illustra un coverage pari al 94,5%, mentre quelle riguardanti il R/ sono
molto meno significative. Il risultato è che si può stimare l’esistenza di 61-68
(Good) o di 69-74 (Carter) coni di D/ e di 147-184 (Good) o di 188-212
(Carter) matrici di R/.
A riprova dell’attendibilità del nostro campione, si è scelto di verificare
la risposta ottenuta alla luce di un insieme casuale di esemplari non pertinen-
ti al ripostiglio, ricorrendo ad altri dupondi rinvenuti a Cirene (fig. 24) o
conservati presso il Museo Archeologico di Venezia (91), oppure editi con fo-
tografia o ancora illustrati on-line (92). In questo modo è stato possibile sele-

(90) V. supra, note 53-54 e testo corrispondente.


(91) Un sentito ringraziamento per aver potuto verificare la presenza di monete di que-
sto tipo presso questo Museo va indirizzata alla dr.ssa Cristina Dossi, Direttrice dello stesso, e
al Soprintendente Speciale per il Polo Museale Veneziano, dr.ssa Adriana Augusti. Sono stati
individuati tre esemplari: MAV, N inv. 4053-4055.
(92) 1) SNG, Danish, n. 185; 2) SNG, von Aulock, n. 6392; 3) SNG, Tübingen,
n. 4636; 4-5) SNG, Braunschweig, nn. 1331-1332; 6) Missere Coll., n. 737; 7) Weber Coll.,
n. 7801; 8-9) Winsemann Falghera Coll., nn. 724-725; 10) Lindgren Coll., n. 1700;
11) McClean Coll., tav. 334, n. 1; 12) BUTCHER 2004, tav. 20, n. 14; 13) web site Forum
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 343

zionare altri 22 pezzi che consentono di incrementare il nostro campione del


9,2%: grazie a questi nuovi dati sono state scoperte una nuova coppia di coni
e tre matrici di R/ prima sconosciute. Inoltre, sono emersi tre legami prece-
dentemente ignoti tra coni già noti. Tutte queste nuove informazioni sono
state comunque illustrate nella Tabella 5, rispettivamente nella seconda e
nella quarta colonna tra parentesi tonde, nonché nel diagramma della se-
quenza con particolari segnalazioni: i nuovi coni in corsivo e i nuovi legami
con linea tratteggiata.
Sostanzialmente, il nuovo apporto di monete non muta il calcolo dei
coni presunti che rimangono compresi entro i limiti indicati precedentemen-
te.
Osservando la sequenza dei coni comprensiva dei nuovi dati, limitata-
mente al tratto più esteso, si può constatare una certa linearità, definibile in
gruppi di coni di D/ abbinati a set talvolta corposi di matrici di R/ (fino a
10): nell’ambito di ciascun gruppo i D/ sono collegati spesso da un solo co-
nio di R/ comune. Vi sono poi legami piuttosto distanti che raccordano tra
loro i vari gruppi in una sequenza unitaria.
Assi Legenda (1b) — Il gruppo di 54 monete riconducibili a questa se-
conda emissione di fatto non ha fornito alcuna risposta significativa. Infatti,
da un lato non è stato possibile ricostruire una vera e propria sequenza, ma
soltanto singoli legami o frammenti brevissimi, dall’altro il basso indice ca-
ratteroscopico per entrambe le facce e il coverage individuano l’inadeguatezza
del nostro campione ai fini dell’individuazione del numero presunto di coni.
Le valutazioni che sono state elaborate e che vengono ugualmente proposte
circa quest’ultimo punto vanno considerate come un esercizio a completa-
mento dell’informazione complessiva inerente le emissioni prese in esame.
In ogni caso, sembra opportuno tenere presente almeno la stima dei coni ba-
sata sulla formula di Good: ossia da 27 a 46 coni di D/ e da 48 a 109 coni di
R/.
Sesterzi Ammon (2a) — Pur disponendo di un numero limitato di
esemplari (89), il risultato che si ottiene riguardo a questa emissione appare
molto significativo. Sono soltanto 14 i coni di D/ individuati e 37 quelli di
R/. Per il D/ l’indice caratteroscopico è 6,35, mentre il coverage è pari al

Ancient Coins, n. 11672; 14) Classical Numismatic Group, Mail Bid Sale 63, May 21st, 2003,
Lotto 1076; 15) Classical Numismatic Group, Mail Bid Sale 78, May 14th, 2008, Lotto 1405
(questi ultimi due consultabili presso il sito www.coinarchives.com); 16) http://www.wild-
winds.com/coins/ric/trajan/Syd_228.jpg; 17) http://www.wildwinds.com/coins/ric/trajan/
Syd_228.1-o.jpg e ...1-r.jpg; 18) http://www.wildwinds.com/coins/ric/trajan/_antio-
ch_AE26_SNGCop_185.jpg.
344 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

98,8%. Per il R/ la risposta è rispettivamente 2,40 e 85,4%, certamente più


contenuta, ma ugualmente importante.
Stando al metodo di Carter le matrici presunte sono comprese tra 14 e
16, invece secondo il metodo di Good conosciamo tutti i coni di D/. Ana-
logamente, la stima delle matrici di R/ è pari a 48-57 (Carter) o 38-51
(Good).
La sequenza che si delinea è pressoché priva di interruzioni: soltanto
una coppia di coni appare slegata. Anche in questo caso, essa appare piutto-
sto lineare, caratterizzata da set che contano fino a otto coni di R/, i quali si
abbinano a coni di D/ grazie a legami più spesso singoli, ma talvolta multipli.
Come nel caso della prima emissione (1a), anche in questo si è voluta
verificare l’affidabilità del risultato ottenuto, allargando l’indagine in modo
casuale ad altri esemplari non compresi nel ripostiglio, considerando pezzi
rinvenuti a Cirene, o conservati presso il Museo Archeologico di Venezia (93),
oppure editi a stampa od on-line (94). Sono state cosı̀ raccolte altre quindici
monete che ampliano il campione del 16,8%. Questi nuovi dati non appor-
tano alcun cambiamento sostanziale per quanto concerne il D/, mentre rive-
lano un conio nuovo di R/ e due legami prima sconosciuti tra coni noti. Pe-
raltro, per quanto attiene il R/ il grado di affidabilità aumenta (da 85,4 a
88,4) e la stima dei coni riduce la finestra tra i valori minimi e massimi
con entrambi i metodi (47-54 Carter; 38-49 Good).
Dupondi/Assi Ammon (2c-b) — L’analisi dei coni ha dimostrato che le
due emissioni condividono numerose matrici di R/, per cui in questa sede
non vengono considerate indipendentemente l’una dall’altra, ma unitaria-
mente, per quanto le valutazioni di ordine statistico siano state condotte an-
che separatamente. Nel complesso, sono stati individuati 30 coni di D/, 9
per i dupondi e 21 per gli assi, e 40 di R/, dei quali 6 impiegati soltanto
per i dupondi, 18 soltanto per gli assi e 16 condivisi. L’indice caratterosco-
pico è sempre piuttosto elevato, sia che si consideri l’emissione unitariamen-

(93) Oltre a due esemplari raccolti a Cirene, sono stati verificati i seguenti pezzi: MAV,
N inv. 4086-4087.
(94) 1) SNG Sammlung Leypold, II, n. 2765; 2) Lindgren Coll., n. 1703 = http://
tjbuggey.ancients.info/images/trajcng144218.jpg = Classical Numismatic Group, Auction
144, lotto. n. 218; 3) Catalogo 1938, tav. XVIII, n. 2910; 4) CARRADICE, COWELL 1987,
tav. 6, n. 34; 5) HOLLARD 2004, tav. XII, n. 7; 6) Classical Numismatic Group, Mail Bid Sale
75, May 23rd, 2007, Lotto 887; 7) Fritz Rudolf Künker Münzenhandlung, Auction 133, Oc-
tober 11th, 2007, Lotto 7830; 8) Heritage World Coin Auctions, January 6th, 2007, Lotto
50115 = Gorny & Mosch Giessener Münzhandlung, Auction 160, New York Signature Sale
425, October 9th, 2007, Lotto 2055; 9) http://dougsmith.ancients.info/gi.html;
10) www.wildwinds.com/coins/ric/trajan/Syd_232.jpg; 11) Civitas Galleries. Numismatics
and Philately (web site via Vcoins).
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 345

te, sia separando i due nominali; ugualmente elevato risulta il coverage. Il nu-
mero presunto dei coni è pari a 31-33 (Carter)/30-31 (Good) per il D/ e 43-
46 (Carter)/40-43 (Good) per il R/: in ogni caso gli esemplari documentati
dal ripostiglio dell’Agorà di Cirene sembrano illustrare quasi tutti i coni im-
piegati per l’emissione.
Il diagramma della sequenza appare estremamente complesso e, più che
negli altri casi, non deve essere considerato definitivo: infatti, sussistono an-
cora molti dubbi sulla corretta posizione di alcuni coni, dubbi che allo stato
attuale sembra non possano essere risolti in modo soddisfacente.
I coni risultano legati tra loro, fatta eccezione per tre matrici di D/ e tre
di R/ degli assi, le quali formano una breve sequenza a parte. In ogni caso,
documentano l’abbinamento di set di matrici di R/ che si legano in maniera
singola o multipla ai coni di D/, anche se in questo esempio il numero di
rovesci è più contenuto (fino a cinque) rispetto ai casi precedenti.
Considerazioni complessive — In termini generali possiamo constatare
come per entrambe le classi (Legenda e Ammon) il computo dei coni sia ap-
parentemente piuttosto contenuto: in particolare, per i sesterzi dell’emissione
con Ammon, soli quattordici coni di D/ sembra abbiano esaurito l’intera
produzione. In realtà, appare molto difficile esprimere valutazioni in termini
assoluti riguardo al numero di coni riscontrati nel nostro campione, poiché i
termini di riferimento sono piuttosto scarsi, soprattutto se consideriamo la
produzione monetaria della zecca di Roma in lega di rame. Rari sono infatti
gli studi che si occupano di quantificare il numero di coni impiegati per la
battitura di serie omogenee bronzee, e quelli che esistono non sono comple-
tamente comparabili con il nostro. Lo studio del Kraay sulle emissioni bron-
zee di Galba, ad esempio, riporta il numero di coni di D/ e di R/ per ciascuna
delle officinae che l’a. individua, ma non il numero di esemplari per ciascuno
dei coni, per cui non è possibile ricostruirne il numero presunto; inoltre que-
sto è uno studio esaustivo che non prende piede dall’analisi di un singolo
ripostiglio. In ogni caso, va constatato come nel breve periodo che intercorre
tra il luglio del 68 e il 15 gennaio del 69 d.C. presso la zecca di Roma furono
impiegati approssimativamente 141 coni di D/ e 224 di R/ per produrre se-
sterzi (95).
Analogamente, molto interessante appare lo studio sul numero presun-
to di coni impiegati per le emissioni dei quadranti del collegio dei magistrati
monetali che operò nel 5 a.C. in ques’ultimo atelier: da tale studio risulta
l’uso di 1676 coni di D/ e 35117 coni di R/ (96). Tuttavia, tale analisi

(95) KRAAY 1956.


(96) CARTER, SERAFIN-PETRILLO 1982.
346 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

riguarda monete di rame pressoché puro di g 3,30-3,00 circa, i cui tondelli


certamente opponevano una resistenza molto minore anche rispetto a quelli
degli assi in rame della serie con Ammon.
Paragoni più stringenti forse emergono dall’analisi dei coni impiegati
per talune produzioni enee in zecche provinciali. Particolarmente ampio
in questo senso è l’interesse degli studi recenti verso le officine monetarie
delle penisola iberica, proposti in testi monografici su singole zecche (97) e
in tentativi di sintesi che riguardano l’intero complesso degli atelier dell’a-
rea (98). Ad esempio per le emissioni degli assi di Carthago Nova, quindi di
un nominale paragonabile per peso e modulo a molte delle nostre emissio-
ni, si registra da un minimo di 11,40,4 a un massimo di 36,51,1 coni
di D/ (Carter) (99). Il computo è dunque molto vicino al numero presunto
dei coni degli assi con legenda in corona al R/ e dei dupondi/assi con Am-
mon. In questo contesto va precisato che l’insieme di tutte le emissioni pro-
vinciali iberiche prodotte grosso modo dal 44 a.C. al 54 d.C. si considera
abbia avuto un significato economico very small e che small sia stato il
wealth that the provincial coinage involves, whatever may be the estimation
of coin production chosen for each die (100) e, dunque, sembrerebbe che anche
Carthago Nova, pur essendo una delle zecche più produttive della penisola
iberica, tutto sommato abbia dato origine a una produzione monetale non
ingente.
Dati analoghi si ricavano per quanto concerne le emissioni dei duoviri
di Corinto che, per quanto riguarda il nominale maggiore, ossia l’asse, sem-
bra abbiano impiegato da un minimo di 2,00,2 a un massimo di 27,80,6
coni di D/ (Carter) (101): anche in questo caso, però, va sottolineato che il

(97) Per la zecca di Ilici cfr. DEL MAR LLORENS FORCADA 1987, part. pp. 65-72; per la
zecca di Carthago Nova v. DEL MAR LLORENS FORCADA 1994, part. pp. 94-103; per la zecca
di Ercavica cfr. GOMIS JUSTO 1994 e GOMIS JUSTO [1997], part. pp. 81-93.
(98) RIPOLLÈS et alii 1993.
(99) DEL MAR LLORENS FORCADA 1994, p. 95.
(100) RIPOLLÈS et alii 1993, pp. 320-321.
(101) AMANDRY 1988, pp. 90-91. Altri casi di analisi dei coni di moneta in bronzo pro-
vinciale si hanno in BLAND 1991, pp. 218-223 dove si stima un numero complessivo di 44
coni di D/ per monete delle dimensioni di un asse coniate in quattro differenti anni di regno
di Gordiano III a Caesarea di Cappadocia. Da un minimo di 0,90,07 a un massimo di
21,60,8 coni di D/ si contano per singole emissioni enee di III sec. d.C. prodotte nelle zecca
di Neocaesarea nel Ponto (ÇIZMELI 2006, p. 143). Si veda inoltre il caso di Smyrne illustrato in
KLOSE 1987, pp. 97-102: l’a. illustra l’impiego di 4-14 coni di D/ e 25-36 coni di R/ per emis-
sioni di bronzo delle dimensioni di mm 27/30 dell’età di Traiano, e di 3-17 coni di D/ e 5-62
coni di R/ per emissioni omologhe dell’età di Adriano. Cfr. anche l’esempio di Alexandria in
Egitto riportato in CHRISTIANSEN 1988, II, pp. 126-128, per quanto concerne le emissioni in
bronzo di Traiano degli anni primo e ventesimo: qui l’a. indica soltanto il numero riscontrato
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 347

supposto asse corinzio ha un peso medio di circa g 7 ed è prodotto con una


lega di rame spesso molto ricca di piombo.
L’insieme di queste informazioni, pur cosı̀ differenti e cosı̀ difficilmente
rapportabili tra di loro e con il nostro caso, sembra darci comunque alcune
indicazioni, per quanto grossolane. Infatti, le emissioni da noi prese in con-
siderazione sembrerebbero mediamente più prossime a quelle provinciali che
a quelle di Roma, anche se gli assi con legenda in corona risultano coniati
con un numero doppio di matrici di D/ rispetto alle altre provinciali illustra-
te. D’altro canto, sia i nominali del tipo con legenda in corona sia quelli del
tipo con Ammon impiegarono un numero di coni decisamente più contenu-
to rispetto a quello utilizzato per i sesterzi di Galba. Sembrerebbe si possa
affermare, dunque, che entrambe le nostre emissioni siano state di entità mo-
desta in sé, anche se non va trascurato il fatto che queste si collocano nell’am-
bito della produzione ordinaria della zecca di Roma, che contemporanea-
mente produceva altre decine di emissioni in leghe di rame.
Stante la presunta entità di queste emissioni, sembra possibile poter af-
fermare che non siano state concepite per assecondare necessità protratte a
lungo nel tempo, ma piuttosto per motivi molto specifici, per finanziare sin-
gole iniziative nell’ambito dell’area delle Cirenaica. In questo senso vale la
pena di riconsiderare l’ipotesi formulata precedentemente riguardo all’attività
edilizia di Traiano a Cirene e in particolare la coincidenza cronologica tra
l’emissione con legenda in corona e l’edificazione delle terme.
Pur senza cercare di individuare i possibili regimi produttivi, nel caso
delle emissioni con legenda si potrebbe ipotizzare che si sia dato corso a
un numero di monete equivalente in termini nominali a circa 728000 sester-
zi (HS) (102). Non sappiamo a oggi quale fu il costo dell’edificazione delle ter-
me di Traiano a Cirene, tuttavia abbiamo notizie relative a edifici simili in
Africa e in Italia. Le terme di Thagura in Numidia Proconsularis costarono
400000 HS, in una data purtroppo non definibile (103). In Italia i costi di edi-

di coni di R/, i quali nel primo anno assommano a 50, impiegati per battere nove tipi diffe-
renti, e nell’anno ventesimo a 152, usati per coniare 39 tipi differenti.
(102) Abbiamo ottenuto tale valutazione utilizzando come moltiplicatore il valore
16000 per conio di D/ espresso dagli esperimenti del Sellwood per la battitura a caldo (cfr.
SELLWOOD 1963), presumibilmente impiegata per coniare monete in oricalco e in rame: lo ab-
biamo adottato anche se questo valore sinceramente ci sembra troppo alto per monete di que-
sto tipo. Va aggiunto che abbiamo considerato il numero massimo di coni presunti secondo il
metodo di Good e anche che abbiamo dato per scontato che tutti i coni abbiano prodotto la
medesima quantità di monete, cosa tutt’altro che dimostrabile e difficilmente verisimile. Il
procedimento da noi usato, dunque, è piuttosto empirico e rozzo, e fondamentalmente rite-
niamo dia una risposta sovrastimata.
(103) DUNCAN-JONES 1974, p. 91, n. 29.
348 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

fici termali sono molto variabili e abbiamo esempi da 2000000+ HS per le


terme di Nettuno a Ostia (139 d.C.), da 352000+ HS per un balineum a
Corfinium (122-150 d.C.), da 330000+ HS per le thermae municipi a Tar-
quinii (161-170 d.C.) (104): a questi possiamo aggiungere il costo di 800000
HS per il restauro di balinea ad Altino (post 100 d.C.), di 300000 HS per
parte dell’ornatum thermarum a Comum (111-113 d.C.), di oltre 200000
HS per il restauro e l’ampliamento di un balineum a Novaria (138-161
d.C.) (105).
La cifra di 728000 HS sembra compatibile con quelle appena illustrate
e non risulta eccessiva anche considerando la ricchezza dei materiali impie-
gati nelle terme di Traiano a Cirene.
Nel caso delle emissioni con Ammon databili al 104-111 d.C., l’attività
edilizia pubblica è un’eventualità da considerare, anche se non confortata da
circostanze analoghe a quelle precedenti. La rivolta giudaica del 115-117
d.C., la quale coinvolse Cirene e fu duramente repressa dalle truppe inviate
da Traiano stesso, fu molto deleteria per gli edifici religiosi e civili cirenei (106)
e non è improbabile che si sia accanita in particolare contro costruzioni even-
tualmente legate alla figura di questo imperatore: i restauri seguiti in età
adrianea potrebbero aver cancellato le tracce di tale accanimento, ma anche
dell’originario finanziatore. Va aggiunto, comunque, che per lo meno della
dedica del tempio di Ecate nel santuario di Apollo rimane traccia epigrafica
risalente al 107 d.C. (107). Ad ogni modo, tenendo conto delle medesime
condizioni illustrate per il tipo 1a-b, per le emissioni con Ammon si potrebbe
pensare a una produzione monetaria complessiva equivalente a circa 404000
HS.
Un’ultima osservazione, infine, riguarda le sequenze dei coni. A parte
gli assi con legenda in corona, le altre emissioni evidenziano andamenti mol-
to complessi nei quali D/ e R/ legati tra loro in sequenze principali, pressoché
lineari, si alternano con legami tra matrici di D/ e di R/ molto distanti tra di
loro e non riconducibili apparentemente entro una logica univoca. Queste
evenienze sembrerebbero lasciare spazio fondamentalmente a due tipi di in-
terpretazione: 1) la battitura di queste monete avveniva adottando una sola
linea produttiva (che potremmo chiamare officina? o incudine?) e l’abbina-
mento tra D/ e R/ era almeno in parte casuale, ovvero alcuni coni di R/ tal-
volta uscivano dalla linea produttiva per rientrarvi successivamente: ciò po-

(104) DUNCAN-JONES 1974, p. 157, nn. 439, 442, 443, 445.


(105) DUNCAN-JONES 1974, p. 160, nn. 468, 469a, 470.
(106) LARONDE 1988, pp. 1047-1048.
(107) LARONDE 1988, p. 1036.
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 349

trebbe spiegarsi almeno in parte nella logica della manutenzione dei coni, ma
potrebbe ricondurre più semplicemente a un impiego non sempre rigida-
mente regolato delle matrici; 2) la coniazione di emissioni omogenee come
queste avveniva facendo ricorso contemporaneamente a più linee produttive,
fondamentalmente indipendenti tra loro, ma che talvolta si scambiavano co-
ni di D/ o di R/.
Allo stato dei fatti non disponiamo di elementi conclusivi per propen-
dere per l’una o l’altra soluzione. Tuttavia, stando alle osservazioni del Kraay
riguardo alle emissioni dei sesterzi di Galba e al numero di coni che questi
osserva impiegati in ciascuna delle officinae che individua nella zecca di Ro-
ma (108), sembrerebbe sia più plausibile la seconda eventualità.

MICHELE ASOLATI, CRISTINA CRISAFULLI

(108) KRAAY 1956.


350 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

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Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 355

TAV. I

1 2

3 4

5 6

7 8

9 10
356 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

TAV. II

11 12

13 14

15 16

17 18

19 20
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 357

TAV. III

21 22

23 24

25 26

27 28
358 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

Dupondi-Legenda (1a) (accoppiamenti slegati o legami brevi)


Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 359

Dupondi-Legenda (1a) (legami continui)


360 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 361

Assi-Legenda (1b) (solo accoppiamenti slegati o legami brevi)


362 Michele Asolati - Irene Calliari - Alberto Conventi - Cristina Crisafulli

Sesterzi-Ammon (2a)
Le emissioni provinciali di Traiano per la Cirenaica 363

Dupondi/Assi-Ammon (2b-c)

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