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MICHELE ASOLATI
Premessa
La zecca di Cirene fu una delle più importanti del mondo greco, operante già
prima della fine del VI secolo a.C. Il suo sviluppo in età arcaica è già sufficien-
temente delineato1), per quanto scavi recenti abbiano restituito tipi assolutamen-
te inediti dai quali si trae l’impressione che ci si debba aspettare ancora elementi
di novità 2). In età classica ebbe un’importante produzione argentea e rare emis-
sioni auree 3), mentre in epoca ellenistica, alle coniazioni piuttosto corpose in
questi due metalli, si sommarono emissioni bronzee di proporzioni straordina-
rie, soprattutto nelle ultime fasi precedenti la cessione della Cirenaica a Roma4).
Monete enee di dimensioni contenute, comprese tra g 4-5 e 1,5 e mm 23-24 e
12-15, furono emesse da Tolomeo VIII, Tolomeo IX e Tolomeo Apione (163-96
a.C.) in quantità talmente ampie che oggi costituiscono il leit-motiv dei rinveni-
menti monetali effettuati in Cirenaica, siano essi riconducibili a contesti di sca-
vo o a ritrovamenti casuali 5).
In età romana l’attività della zecca di Cirene continuò saltuariamente fino
all’epoca di Tiberio, quindi si interruppe per lasciare spazio a emissioni che, co-
niate a Roma, erano destinate a una circolazione prevalente in Cirenaica, nor-
malmente caratterizzate da tipi che riconducevano all’area di circolazione, ossia
essenzialmente dal busto di Ammon6).
Relativamente al periodo romano di attività delle officine monetarie di Ci-
rene, contributi anche piuttosto recenti hanno tratteggiato lo sviluppo delle
1) Cfr. innanzi tutto BMC, Cyrenaica. Cfr. inoltre LARONDE 1996.
2) BUTTREY 1997, pp. 10-12; GORINI c.s.
3) NAVILLE 1951, pp. 15-19.
4) Dopo l’edizione del Robinson un nuovo bilancio delle emissioni bronzee di Cirene è
delineato in BUTTREY 1997, pp. 35-51.
5) BUTTREY 1980, pp. 336-337; BUTTREY 1997, p. 6; JAWORSKY 2005, pp. 83-84; ASO-
LATI 2006, p. 182.
6) Si tratta di emissioni in passato ascritte prevalentemente alla zecca di Caesarea e ora
unanimemente attribuite a Cirene o alla zecca di Roma per una circolazione cirenai-
ca: su questo punto cfr. in particolare ASOLATI, CALLIARI, CONVENTI, CRISAFULLI
2009.
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emissioni 7), ma nuovi dati, che abbiamo acquisiti nel corso dello studio dei ri-
trovamenti monetali cirenei 8), consentono ora di puntualizzare alcuni elementi
circa le fasi iniziali della produzione romana di questa zecca e di illustrare una
emissione tiberiana finora sconosciuta la quale pone una serie di problemi ri-
guardo a quelle già note di questo Augusto. Di tali nuove evidenze si dà conto
nel testo che segue, a margine del quale si è ritenuto opportuno aggiungere un
ulteriore spunto di riflessione. Infatti, in relazione all’analisi del primo di questi
due ultimi aspetti, è emersa anche l’importanza di A. Duchalais, uno studioso
francese della metà dell’Ottocento: il significato notevole del suo contributo
sotto il profilo dei ritrovamenti monetali di ambito cirenaico è stato in seguito
quasi completamente trascurato, malgrado la ricchezza delle informazioni for-
nite e l’accuratezza delle attribuzioni proposte.
1) DUCHALAIS 1850, tav. XVI, no. 5 = DUCHALAIS 1951, p. 81, no. 21 = DUCHA-
LAIS 1852, p. 334, no. 1 = FALBE, LINDBERG, MÜLLER 1860 -1861, I, p. 29, no.
100 = BMC, Cyrenaica, p. ccii, no. 1b = RPC, I, tav. 51, no. 905 (Paris 3181a)
(fig. 1).
2) DUCHALAIS 1951, p. 81, no. 22 = DUCHALAIS 1852, p. 334, no. 2 = FALBE,
LINDBERG, MÜLLER 1860 -1861, I, p. 29, no. 101 = BMC, Cyrenaica, p. cciii,
no. 1f = RPC, I, tav. 51, no. 906 (Paris 3181)
18) Sulla figura di J. Vattier de Bourville e sul suo viaggio a Cirene nel 1848 cfr. innanzi
tutto le sue stesse relazioni in VATTIER DE BOURVILLE 1848; VATTIER DE BOURVILLE J.
1849; cfr. inoltre LUNI 2006, pp. 27-28.
19) Museo Bottacin di Padova, serie greca, no. 6418: un sentito ringraziamento va indi-
rizzato alla dr.ssa Roberta Parise, vice-conservatore di questo istituto, per avere con-
cesso di riprodurre la foto della moneta in questa sede. Cfr. RPC, I, no. 905 l’esem-
plare conservato a Padova.
20) ASOLATI c.s.b.
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di questi rispondono alla prima variante (figg. 3-6), due alla seconda (figg. 7-8)
e altri due alla terza (figg. 9-10) 21).
Complessivamente sono tredici le monete appartenenti a questa emissione
che, attraverso fonti diverse, si possono ricondurre a una localizzazione cirenai-
ca di rinvenimento: significativo, peraltro, è che appartengano a tutte e tre le va-
rietà note. Al contrario, a Creta e, nello specifico, nella stessa Gortyna 22) non so-
no documentati pezzi simili 23). Il quadro delle attestazioni di queste emissioni,
dunque, risulta nettamente sbilanciato in favore della Cirenaica e di Cirene in
particolare, e impone che vada rivalutata l’ipotesi di una possibile assegnazione
a quest’ultima, già formulata dal Duchalais 24) e ribadita dal Robinson 25).
Ciò anche in considerazione delle caratteristiche generali della circolazio-
ne monetaria che possiamo documentare in Cirenaica dall’età ellenistica alla
prima età imperiale. Infatti, questa regione fu piuttosto impermeabile alla pe-
netrazione di valute straniere prima e della zecca urbica o di quelle di altre pro-
vince poi 26). Tale chiusura appare ancora più evidente se consideriamo che, do-
po la creazione della provincia romana, Creta e la Cirenaica furono interessate
da un reciproco scambio di monete molto modesto, malgrado talvolta avessero
dato corso a emissioni «gemelle», contraddistinte dal medesimo sistema di va-
lori e dalla stessa base ponderale, coniate da una sola autorità emittente pro-
consolare 27). In questo contesto, quindi, mal si concilierebbe la presenza di tre-
dici rinvenimenti del tipo Roma /Ape con l’ipotesi di una loro produzione cre-
tese. Perciò, crediamo che i dati in nostro possesso possano essere sufficienti
ad affermare che questa emissione sia riconducibile alla zecca provinciale di
Cirene, che, dunque, cominciò a coniare moneta sotto il controllo romano già
nel 67 a.C. circa, dopo un’interruzione dell’attività durata approssimativamen-
te trent’anni 28).
Quanto alle caratteristiche che avevano fatto propendere Buttrey e gli autori
dell’RPC, I per una zecca cretese sembra possano essere almeno in parte riconsi-
derate: il tondello spesso e rozzo, l’«old-fashioned dumpy flan» 29), infatti, può es-
sere facilmente paragonato con quelli delle prime fasi di coniazione del bronzo a
Cirene (ca. 323-312 a.C.), le quali presentano il medesimo stile produttivo 30).
Meno facilmente spiegabili, invece, sono le scelte tipologiche, anche se la
proposizione della testa di Roma è un evidente richiamo al governo provinciale
e non necessariamente va ricondotta alla zecca di Gortyna che pur produsse te-
tradrammi con un dritto analogo 31). A tal proposito va evidenziato come su que-
sti ultimi, accanto alla testa elmata di Roma, compaia la legenda RWMAS, men-
tre sulla serie bronzea, così simile sotto l’aspetto tipologico, la legenda sia
RWMI, forse proprio per alludere a una differente zecca di emissione. D’altro
canto l’adozione del tipo dell’ape appare effettivamente più consono a una co-
niazione cretese. Tuttavia non è escluso che vada intesa in una logica di scelte
tipologiche imposte dall’autorità romana, logica che avrebbe potuto privilegia-
re una raffigurazione rappresentante la provincia in genere e non le singole
componenti geografiche: infatti l’ape, che certamente trova riscontri pregnanti
nella monetazione cretese precedente e significativi rimandi ai culti locali, in
qualche modo sembra trovare cittadinanza anche in Cirenaica. Come già sotto-
lineato da altri 32), proprio in Libya la ninfa Cirene generò ad Apollo il figlio Ari-
steo, che, oltre a insegnare la coltivazione del silfio, fu l’inventore dell’apicol-
tura e quindi scopritore del miele 33); inoltre, secondo un’altra tradizione, in Li-
bya quest’ultima invenzione era ascritta a un altro figlio della coppia, Autou-
chos 34), cui probabilmente era consacrato uno ƒerÕn a ovest della città di Cire-
Laurentiano edidit Henricus Keil, Lipsiae, Sumptibus et typis B.G. Teubneri, 1854,
p. 417, 10 -11): ¢ll'Ð m\en ['Autoũcoj, n.d.a.] ™n LibÚÄh, 'Aristaĩoj d\e ™n tÍ KšJ
eØrën t¦ melissourgik¦ prw̃toj.
35) Cfr. FALBE, LINDBERG, MÜLLER 1860-1861, p. 37. Qui si propone che l’'AptoÚcou
ƒerÒn di Tolomeo (Claudius Ptolemaeus Alexandrinus, Geographia, IV, 4), situato
nei pressi di Cirene, vada letto invece 'AutoÚcou ƒerÕn: cfr. anche VITALI 1932, p. 30,
no. 99.
36) Infatti, mentre da un lato vari esemplari della serie pesano oltre g 14,00, dall’altro dei
pezzi raccolti a Cirene buona parte sono in condizioni di conservazione mediocri, se
non pessime: la loro media, pur essendo pari a g 13,32 e quindi superiore alla media
generale della serie, è certamente poco attendibile per valutazioni inerenti lo standard
di riferimento. Ad ogni modo sembra probabile che questo corrispondesse a un valo-
re di poco inferiore a g 14,00.
37) Si tratta di analisi non distruttive condotte presso i laboratori LAMA (Laboratori di
Analisi dei Materiali Antichi) dello IUAV, diretti da Lorenzo Lazzarini, cui vanno i
più sinceri ringraziamenti per la disponibilità: ad Alberto Conventi, che ha svolto le
indagini archeometriche, va un ringraziamento particolare per la disponibilità. Le
analisi sono state realizzate mediante microscopio elettronico a scansione (SEM) do-
tato di microsonda elettronica in dispersione d’energia (EDS). Il carattere estrema-
mente superficiale di queste indagini è stato compensato dirigendo la sonda verso set-
tori della moneta privi di patine superficiali: per i dettagli tecnici su strumentazione e
tipo di analisi archeometrica cfr. ASOLATI, CALLIARI, CONVENTI, CRISAFULLI 2009, pp.
323-328.
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Cu
Element Wt%
Sn 3,66
Cu 96,34
Cu
Cu
Sn
Spettro EDS (in ascissa Energia-KeV, in ordinata Intensità-cps) e relativa valutazione quan-
titativa delle componenti metalliche di un esemplare dell’emissione cirenea Roma/ape.
e che quindi, negli anni ’40 del I secolo, si torna a produrre questo nominale su
base ponderale unciale alleggerita 42): queste nuove coniazioni imperatorie avreb-
bero costituito il modello ponderale per quella di Lollius; 2) inoltre si sofferma
sul fatto che il dupondio nasce con la riforma di Augusto e che nel corso del I sec.
a.C. non viene prodotto a Roma: è difficilmente credibile che la zecca di Cirene
anticipasse Roma nella produzione di questo particolare nominale.
Le argomentazioni di Buttrey sono certamente rilevanti e difficilmente
eludibili e ne rendono le ipotesi ricostruttive piuttosto solide e convincenti.
Dando credito a queste ultime, sembrerebbe si possano sollevare serie obiezio-
ni all’eventualità di inserire coerentemente l’emissione Roma/ape, che certa-
mente è precedente a quella di Lollius, tra le coniazioni provinciali cirenaiche:
infatti bisognerebbe prevedere che in questo contesto si fosse diffuso prima
uno standard semiunciale (Roma/ape), cui avrebbe fatto seguito uno unciale al-
leggerito (L. Lollius) e, infine, un altro nuovamente semiunciale con le mone-
te battute da Crassus.
Tuttavia, crediamo che questa apparente incongruenza possa essere risolta,
riconducendo la nostra emissione entro l’ambito dell’ipotesi di Buttrey. A no-
stro giudizio le possibilità sono due: 1) l’emissione Roma/ape non corrisponde-
rebbe a uno standard semiunciale, ma unciale, e queste monete sarebbero dei se-
missi anziché degli assi; 2) queste monete corrisponderebbero a degli assi se-
miunciali e seguirebbero strettamente lo svolgimento della monetazione roma-
na repubblicana: come abbiamo evidenziato sopra, Roma adotta lo standard se-
miunciale dal 91 all’84 a.C., quindi interrompe le emissioni in bronzo per circa
un quarantennio, dopo il quale produce nuovamente assi su base unciale alleg-
gerita. Se le emissioni di L. Lollius vanno ricollegate a questi ultimi, appare
plausibile che la serie con il tipo Roma/ape vada connessa con le prime: infatti,
la sua datazione, ossia il 67 a.C. circa, sembra ancora sufficientemente prossima
all’84 a.C. da giustificare una sopravvivenza dello standard semiunciale, so-
prattutto in ambito provinciale.
Delle due eventualità riteniamo la seconda più convincente poiché pone in
stretta relazione le emissioni romane con quelle provinciali cirenee e prevede,
nel caso dell’emissione Roma/ape, la coniazione di un’unità monetaria come
l’asse in luogo di quella di un nominale frazionario.
l’emissione coniata da Tiberio per Druso minore e per Germanico e Tiberio ge-
melli. Come già anticipato, in realtà circolarono in Cirenaica coniazioni bronzee
successive a questa, prodotte in epoca traianea, adrianea e antonina 43): tuttavia,
queste quasi certamente non furono battute nell’atelier cittadino, bensì furono
realizzate nell’ambito delle officine monetarie della zecca di Roma e in seguito
distribuite nella regione.
Dunque, quella di Tiberio fu effettivamente l’ultima serie di monete che
uscì dall’atelier monetario cireneo. I dati finora noti ci illustrano un’emissione
articolata su tre nominali: il primo, di g 14,19 e mm 28 è considerato un dupon-
dio; il secondo, di g 9,11 e mm 25, è considerato un asse; il terzo, di g 3,92 e mm
21 è considerato un semisse 44). Il primo e il secondo recano le medesime tipolo-
gie su entrambe le facce: al dritto, accanto alla legenda DROUSOS KAISAR
AUGOUSTOU UIOS, è presente la testa laureata di Druso minore a destra,
mentre al rovescio, oltre alla legenda TIB GER KAISARES, compaiono le teste
affrontate di Germanico e Tiberio gemelli (figg. 12-13). Il terzo presenta il ro-
vescio simile ai precedenti, ma al dritto è raffigurato un dromedario, a destra o
a sinistra, entro corona (figg. 15-16).
L’esemplare inedito che illustriamo di seguito risponde grosso modo alla
descrizione del dupondio e dell’asse, ma il diametro (mm 19), il peso (g 3,80) e
le proporzioni dei tipi rispetto al tondello indicano chiaramente che non si trat-
ta di un asse di dimensioni particolarmente contenute, ma di una coniazione di-
versa e più piccola, con ogni probabilità di un semisse (fig. 14).
Tiberio per Druso minore, Germanico e Tiberio gemelli, semisse, ca. 23 d.C.,
zecca di Cyrene.
D/ [---]AUGOUSTOU [---]; testa laureata di Druso a d. R / TIB • GER /
[K]AIS[ARES]; le teste affrontate di Tiberio (a s.) e Germanico (a d.).
AE; g 3,80; mm 19; h 9. Cfr. RPC, I, nn. 946-947, ma dimensioni e peso simili
alla no. 949.
Da Sidi Bu Nagela oppure da Cirene (sulla busta non si leggeva chiaramente il nu-
mero 3316 o 3366).
Si tratta, con rare eccezioni, di pezzi comunemente attribuiti alla zecca di Ci-
rene e ad altri atelier cirenaici, oppure, come vedremo, attribuibili alla fabbrica
monetaria di Cirene sulla base proprio del rinvenimento: nel primo caso la risco-
perta della loro provenienza cirenaica, pur avendo un notevole rilievo, poco ag-
giunge alla definizione della produzione e della circolazione monetaria in que-
st’area, mentre nel secondo implica questioni attributive di maggiore importanza.
Particolarmente eclatante è il caso di vari esemplari arcaici, praticamente
unici, pubblicati con foto anche nel Traité di Babelon e in BMC, Cyrenaica 47)
(cfr. fig. 17 e figg. 18-24):
DUCHALAIS 1850 tav. XV, n. 1 = BABELON 1901-1932 tav. LXIII, n. 19 = BMC, Cyrenaica tav. I, n. 4
tav. XV, n. 2 = tav. LXIII, n. 2 = tav. I, n. 3
tav. XV, n. 3 = tav. LXIII, n. 10 = tav. I, n. 12
tav. XV, n. 448) = tav. LXIII, n. 9 = tav. I, n. 11
tav. XV, n. 549) = tav. LXIII, n. 11 = tav. I, n. 7
tav. XV, n. 6 = tav. LXIII, n. 14 = tav. II, n. 6
tav. XV, n. 7 = tav. LXIII, n. 5 = tav. II, n. 4
Altri esempi di epoca classica ed ellenistica sono50) (v. fig. 25 ai nn. 1 e 7 e figg.
26-27):
DUCHALAIS 1850 tav. XVI, n. 151) = BABELON 1901-1932 tav. CCLXVII, n. 9 = BMC, Cyrenaica tav. XII, n. 18
tav. XVI, n. 752) = – tav. CCLXVII, n. 17 = tav. XIX, n. 4
Un altro caso del tutto particolare è quello relativo alla frazione aurea edi-
ta in DUCHALAIS 1850, tav. XVI, no. 8 (v. fig. 25), e da questi ritenuta cirenea: la
moneta, però, ha un peso pari a g 1,09, praticamente caso unico nel panorama
cirenaico e apparentemente incompatibile con gli standard aurei in uso nel-
l’area. Forse proprio anche per questo motivo l’esemplare ha goduto di una no-
47) Tali esemplari sono editi anche in FALBE, LINDBERG, MÜLLER 1860-1861, I, pp. 9-10,
nn. (rispettando l’ordine di DUCHALAIS 1850) 5-6, 2-4, 10, 8: degli esemplari si men-
ziona l’appartenenza alle collezioni numismatiche della Bibliothéque Nationale, ma
solo di alcuni si dà indicazione della provenienza dalla Collezione de Bourville. In
nessun caso viene ricordata il ritrovamento in ambito cirenaico.
48) L’esemplare è anche edito in LARONDE 1996, p. 159, fig. 2a-b.
49) L’esemplare è anche edito in LARONDE 1996, p. 158, fig. 1a-b.
50) Incerto appare il caso della moneta disegnata in DUCHALAIS 1850, tav. XVI, no. 3.
Questa viene citata in FALBE, LINDBERG, MÜLLER 1860-1861, I, p. 82, no. 327 e quin-
di ripresa in BABELON 1901-1932, tav. CCLXX no. 9: qui però il D/ ha la testa a s. an-
ziché a d., mentre il R/ è simile al disegno di Duchalais. Il pezzo poi è illustrato an-
che in BMC, Cyrenaica, p. clxxviii, no. 46a, tav. XLVII no. 11, ma, mentre il dritto
appare simile a quello riprodotto da Babelon, il R/ è differente sia rispetto alla foto di
quest’ultimo, sia all’illustrazione di Duchalais.
51) FALBE, LINDBERG, MÜLLER 1860-1861, I, p. 24, no. 46.
52) FALBE, LINDBERG, MÜLLER 1860-1861, I, p. 54, no. 235.
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tevole attenzione da parte di una nutrita serie di studiosi: è stato ripreso nel 1883
dal Six 53), il quale ricorda che il pezzo è «rapportée de Cyrénaïque par M. de
Bourville», ma dubita dell’attribuzione a Cirene e ritiene l’esemplare di conia-
zione cipriota. Tra le monete di Cipro è posto anche dal Babelon 54), il quale pe-
rò afferma che «elle pourrait appartenir à la Cyrénaïque». Lo Hill nel 192155) di-
ce al riguardo che «this piece is said to have come from Cyrenaica, through M.
de Bourville; but that collector’s cabinet contained many coins of other di-
stricts». Il Robinson 56) non inserisce la moneta nel volume della Cirenaica e la
ritiene «certainly Cypriote». Infine Naville 57) la colloca tra i pezzi di incerta at-
tribuzione e, riportando le ipotesi del Babelon e del Robinson, risolve anch’egli
per una attribuzione a Cipro. Singolare in questo caso è che nessuno degli auto-
ri ricordati citi Duchalais, a parte il Six, per cui dobbiamo constatare come, pur
essendo sopravvissuta la tradizione del dono de Bourville, sia andato perduto il
contatto con il primo editore e con le informazioni da questi riportate. Ciò, evi-
dentemente anche in relazione al peso, ha comportato un sempre più accentua-
to scetticismo sulla provenienza del pezzo (v. Hill) fino alla perdita definitiva
del legame tra area di ritrovamento e moneta58).
Va infine segnalato un ultimo caso del tutto singolare, riguardante l’esem-
plare illustrato in DUCHALAIS 1850, tav. XVI, no. 2 (v. fig. 25): questo presenta
al dritto una figura stante a sinistra, la quale tende la mano verso un quadrupe-
de, probabilmente un ariete, e al rovescio una figura armata, forse di lancia, a
cavallo di Pegaso verso destra.
Il pezzo fu attribuito da Duchalais a Cirene sulla base di questo ritrova-
mento 59), ma non compare in alcun catalogo riguardante la monetazione greca
di questa zecca. Effettivamente la tipologia del rovescio è del tutto singolare ri-
spetto alle emissioni bronzee certamente di Cirene, anche se il tipo del dritto
presenta numerose affinità con esemplari aurei di età ellenistica, i quali recano
al rovescio Ammon, stante a destra con Nike e scettro, oppure stante a sinistra
con scettro e mano destra al fianco, in entrambi i casi affiancato da un ariete 60)
(figg. 30-31). L’esclusione di questo pezzo dalle emissioni cirenee da parte di
Robinson e di Buttrey risulta, dunque, almeno in parte comprensibile, anche se
lascia adito ad alcuni dubbi. Dubbi che si accrescono alla luce del rinvenimento
più recente di un esemplare del tutto simile (Scavi dell’Agorà di Cirene 1964,
A64-16) (fig. 28), che purtroppo si presenta in condizioni di conservazione al-
quanto precarie: ciononostante è chiaro che si tratta dello stesso tipo di moneta.
Mancano in entrambi i casi elementi epigrafici che consentano di attribuire sen-
za dubbi le monete a Cirene, ma la tipologia del dritto e la tecnica di realizza-
zione, con tondello spesso e stretto e conio di rovescio in una depressione, po-
trebbero indirizzare verso l’atelier cireneo. Del resto anche il rovescio, per
quanto unico nel panorama delle emissioni bronzee di Cirene, potrebbe presen-
tare affinità con un’altra emissione dello stesso atelier: si tratta di bronzi emes-
si da Magas con al dritto la testa di Tolomeo I e al rovescio una protome di ca-
vallo alato a destra (fig. 29) o a sinistra 61), che potrebbe essere intesa come una
protome di Pegaso, benché sia altrettanto probabile l’eventualità che sia parte di
un ippocampo62). Inoltre, la proposizione di un animale a figura intera e della
sua protome ricorre in modo del tutto simile anche su altre coniazioni bronzee
dello stesso atelier: numerose infatti sono le emissioni con la gazzella intera, ri-
volta a destra o a sinistra63), alle quali si accompagna un’ulteriore coniazione,
nota soltanto in due esemplari, in cui è presentata solo la protome della gazzel-
la 64). Comunque, a prescindere da questi paralleli, va ricordato come l’impiego
sui bronzi di Cirene di tipologie non ripetute non sarebbe limitato a questo caso
soltanto: si vedano a titolo esemplificativo i tipi della cosiddetta tomba di Bat-
to 65), della Nike andante a destra66), dell’arco e faretra67), del ratto canguro68),
della prora di nave a sinistra69), i quali si collocano in differenti ambiti cronolo-
gici. Rimarrebbe da comprendere come mai fosse impiegato il tipo del cavalie-
60) NAVILLE 1951, rispettivamente nn. 69 e 71-76: queste emissioni sono datate al terzo
periodo (331-323 a.C.).
61) BMC, Cyrenaica, tav. XXX, nn. 8-9; BUTTREY 1997, tav. I, no. 47.
62) BMC, Cyrenaica, p. clv.
63) BMC, Cyrenaica, tav. XXV, nn. 13-18, 28; BUTTREY 1997, tav. I, nn. 25, 29, 32.
64) SNG, Milano, XIV, no. 31; BUTTREY 1997, tav. I, no. 31. Un secondo esemplare pro-
viene da Cirene (dato inedito).
65) BMC, Cyrenaica, tav. XIX, nn. 4-5; BUTTREY 1997, tav. I, no. 22.
66) BMC, Cyrenaica, tav. XLV, no. 13; BUTTREY 1997, tav. I, no. 23.
67) BMC, Cyrenaica, tav. XXV, no. 19; BUTTREY 1997, tav. I, no. 37.
68) BMC, Cyrenaica, tav. XXV, nn. 22-24; BUTTREY 1997, tav. I, nn. 26-27.
69) BMC, Cyrenaica, tav. XXX, no. 7; BUTTREY 1997, tav. I, no. 48.
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ILLUSTRAZIONI
Tav. II fig. 12 Tiberio per Druso e per Germanico e Tiberio gemelli, dupondio,
ca. 23 a.C., zecca di Cirene (Cirene, Museo Archeologico).
fig. 13 Tiberio per Druso e per Germanico e Tiberio gemelli, asse, ca.
23 a.C., zecca di Cirene (Classical Numismatic Group, Mail
Bid Sale 79, 17 September 2008, lotto no. 751).
fig. 14 Tiberio per Druso e per Germanico e Tiberio gemelli, semisse,
ca. 23 a.C., zecca di Cirene (Cirene, Museo Archeologico).
figg. 15-16 Tiberio per Germanico e Tiberio gemelli, semissi con il tipo del
dromedario, ca. 23 a.C., zecca di Cirene (da RPC, I, tav. 53, nn.
948-949).
Tav. III fig. 17 Riproduzione della tav. XV da DUCHALAIS 1850.
Tav. IV figg. 18-20 Monete arcaiche della zecca di Cirene raccolte in Cirenaica da
J. Vattier de Bouville (da BMC, Cyrenaica, tav. I, nn. 4, 3, 12).
fig. 21 Moneta arcaica della zecca di Cirene raccolta in Cirenaica da J.
Vattier de Bouville (da Babelon 1901-1932, tav. LXIII, no. 9).
figg. 22-24 Monete arcaiche della zecca di Cirene raccolte in Cirenaica da
J. Vattier de Bouville (da BMC, Cyrenaica, tav. I, no. 7, tav. 2,
nn. 6, 4).
Tav. VI figg. 26-27 Monete di età classica ed ellenistica della zecca di Cirene rac-
colte in Cirenaica da J. Vattier de Bouville (da BMC, Cyrenaica,
tav. XII, no. 18 e tav. XIX, no. 4).
fig. 28 Moneta in bronzo rinvenuta a Cirene (Scavi dell’Agorà 1964,
A64-16).
fig. 29 Magas, bronzo con il tipo della protome di cavallo alato, ca.
261-258 a.C., zecca di Cirene (Jaen Elsen & ses Fils S.A, Auc-
tion 97, 13 September 2008, lotto no. 133).
fig. 30 Statere d’oro, magistrato Damonax, ca. 331-323 a.C., zecca di
Cirene (Fritz Rudolf Künker GmbH & Co. KG, Auction 124, 16
March 2007, lotto no. 7541).
fig. 31 Starere d’oro, magistrato Aristagoras, ca. 331-323 a.C., zecca di
Cirene (Fritz Rudolf Künker GmbH & Co. KG, Auction 101, 22
June 2005, lotto no. 1048).