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VOLUME PUBBLICATO CON IL CONTRIBUTO DI: UNIVERSIT DEGLI STUDI DI SASSARI FACOLT DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DEI BENI CULTURALI
Nuova Stampa Color 07030 Muros, Sassari Tel. 079 345945 - 079 345999 fax 079 345634 Muros 2009
INDICE
Presentazione Attilio Mastino Giovani archeologi tra entusiasmo, aspettative e incertezze. Maria Grazia Melis Saluti Ercole Contu, Giuseppe Meloni, Maria Margherita Satta, Luca Doro
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M ARIA A NTONIETTA TADEU , Gli insediamenti preistorici nel territorio di Lod (NU). G IACOMO PAGLIETTI , Origini del megalitismo nelloccidente mediterraneo: le tombe a circolo. C LAUDIA PAU , Oggetti dornamento e bottoni della cultura del Vaso Campaniforme in Sardegna e Sicilia. CINZIA LOI, Modelli di insediamento nel territorio del Barigadu. VALENTINA SANNA, Aspetti e problemi di preistoria e protostoria nel territorio di Thiesi. MICHELA DANESI - VALENTINA COPAT - ALESSANDRO DE DOMINICIS - CRISTIANA RUGGINI, Modelli di popolamento durante let del Bronzo nellaValle del Biferno. FEDERICA SULAS, Sviluppo archeologico nellEtiopia settentrionale: note da Aksum. THIBAULT LACHENAL - KEWIN PECHE-QUILICHINI, Relazioni culturali nel Mediterraneo nord-occidentale durante il Bronzo medio. Contributo delle tipologie ceramiche. CARMEN LOCCI, Il ruolo della risorsa idrica nellEt del Bronzo in unarea campione della Marmilla (Sardegna centro-meridionale). D AVIDE D ELFINO , Val Bormida: nuovi dati per lo studio della metallurgia nellet del Bronzo ligure. SILVIA VIDILI, Relazioni territoriali tra tombe collettive e insediamenti nella Sardegna nuragica. FABIO SERCHISU, Considerazioni sulla circolazione del rame in Sardegna e nel Mediterraneo: i lingotti ox-hide. DANIELA MANCINI, La valle del Sacco durante lEt del Bronzo e la Prima et del Ferro: modelli insediamentali. DANIELA MURPHY, Studio delle incisioni rupestri delle regioni del Cu-Ili e del Karatau, due casi di studio: Tamgaly e Arpauezen (Kazakistan meridionale). NICOLA SANNA, I templi in antis protosardi e mediterranei: significato cultuale e ruolo socio-economico. EMILI GARCIA, Il processo costruttivo di un edificio dellet del Bronzo a Minorca. 574
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Il caso di Son Marcer de Baix (Ferreries, Minorca). VIVIANA ARDESIA, Dinamiche insediamentali e organizzazione territoriale della Val Pescara nellet del Ferro. 209 213
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CINZIA OLIANAS, Il diaspro verde in Sardegna. I giacimenti, le caratteristiche e il suo utilizzo nelle botteghe incisorie della Sardegna fenicio-punica. MICHELE GUIRGUIS, Indicatori di attivit rituale e diversificazioni dei corredi nella necropoli fenicia di Monte Sirai (Sardegna). La campagna di scavo 2006. PIETRO BARBINA - GERARDO FRATIANNI, Il sistema di approvvigionamento idrico di un complesso edilizio di epoca romana del suburbio nord-orientale di Roma. DOLORES TOMEI, Il tempio di Antas tra Sardegna e Libano. FEDERICA DETTORI, Il nuraghe Nuracale: un esempio di controllo del territorio nel Montiferru. FEDERICA MICHELA ROSSI, Nuove testimonianza di attivit estrattive di tufo nellarea sud-ovest del Palatino. N ADIA C ANU , Dinamiche insediative nella media valle del Mascari (SS): tracce inedite della viabilit antica. ROSITA GIANNOTTU, Aspetti dellinsediamento umano nel territorio di Turris Libisonis in et romana. Un esempio di G.I.S. in archeologia. MARCELLA GIULIA PAVONI, Le campagne dellItalia settentrionale in et romana: dinamiche di frequentazione attraverso i rinvenimenti monetari. FLORINDA CORRIAS, Il territorio di Villa Speciosa. Censimento e interpretazione delle evidenze archeologiche in epoca romana.
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C ARLA C ICCOZZI - A LESSANDRA G RANATA - WALTER G ROSSI , Il territorio, luomo e la transumanza nellAbruzzo interno in et romana. Testimonianze epigrafiche. M YRIAM G IANNACE - A NDREA M ASI - C ARMINE S ANCHIRICO , La persistenza del paesaggio vitinicolo di et protostorica ed estrusca in area medio-tirrenica: il Progetto VINUM.
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Satriano-Faragola. ALBINA MOSCARIELLO, Un contributo per lindividuazione di alcune cave di travertino e lorganizzazione del cantiere medievale di San Vincenzo al Volturno (IS). DONATELLA DE BERNARDIS - MICHELE TOMMASO FORTUNATO - MADDALENA VOLPINI, Acquapendente (VT): studio interdisciplinare di 2 pozzi da butto. 538
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Geoarcheologia ed Antropocene: esempi di conflittualit tra archeologia, geologia e sviluppo moderno in alcune zone della costa molisana di epoca sannitico-romana
Pier Matteo Barone*
Parole chiave: costa della regione Molise, geoarcheologia, prospezioni archeologiche, periodo sannitico, periodo romano Keywords: Molise region coast, geoarchaeology, archaeological prospection, Samnitic age, Roman age RIASSUNTO GEOARCHEOLOGIA ED ANTROPOCENE: ESEMPI DI CONFLITTUALIT TRA ARCHEOLOGIA, GEOLOGIA E SVILUPPO MODERNO IN ALCUNE ZONE DELLA COSTA MOLISANA DI EPOCA SANNITICO-ROMANA Le rilevanze archeologiche sono notoriamente soggette ad un fenomeno pi o meno costante di obliterazione legata a fattori sia naturali (cambiamenti geomorfologici del territorio) che artificiali (infrastrutture, sviluppo urbano, etc.). Un esempio interessante la costa molisana dove si concentrano siti e segnalazioni archeologiche di periodo sannitico-romano di cui molto spesso rimane solo menzione allinterno della Carta Archeologica Regionale, senza alcun riscontro territoriale proprio a causa di questi sconvolgimenti naturali o artificiali. In questa zona, accanto a siti gi noti alle autorit competenti, vi sono i rinvenimenti archeologici pi recenti, risalenti ad epoca arcaica e classica, quasi sempre dipesi dalla realizzazione di opere infrastrutturali piuttosto che da campagne di scavo preventivamente pianificate; inoltre, anche lintervento naturale, soprattutto legato allelevato rischio idrogeologico e sismico presente nella regione molisana, incide sul patrimonio culturale in maniera determinante. Questa conflittualit, se da una parte aiuta la conoscenza di nuove realt archeologiche, dallaltra, pu creare condizioni che non permettono di pianificare rapidi interventi di tutela. Il lavoro si propone unindagine geoarcheologica finalizzata allindividuazione ed alla valorizzazione di tali beni, nellottica di approfondire la conoscenza e la ricostruzione della sua storia, soprattutto in riferimento allepoca sannitico-romana. SUMMARY GEOARCHAEOLOGY
AND
ANTROPOCENE:
EXAMPLES OF CONFLITTUALITY
BETWEEN ARCHAEOLOGY, GEOLOGY AND MODERN DEVELOPMENT IN SOME AREAS OF THE MOLISIAN COST DURING SANNITIC-ROMAN PERIOD
The archaeological relevance is subject to a more or less constant event of obliteration due to natural (geomorphologic changes of the territory) and man-made (infrastructures, city development, etc.) factors. An interesting example is the Molise coast where are concentrated archaeological sites and evidences of Samnitic and Roman period, of which often remains just mention inside of the Regional Archaeological Map without territorial comparison, owing to these natural or manmade devastations.
* Dipartimento S.A.V.A. - Universit degli Studi del Molise, Via De Sanctis, snc, 84100, Campobasso - piermatteo.barone@unimol.it.
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In this zone, close to sites already known by the competent authorities, there are the recent ones from archaic and classical age, always almost due to the realization of infrastructural works and not to preventively planned digging campaigns; moreover, also the natural event, in particular referring to the elevated hydrogeological and seismic risk in the Molise region, distresses the cultural heritage decisively. These conflicts, if, from a part, help to know new archaeological truths, from the other, can create conditions which do not allow to plan quick interventions of protection. This work aims a geoarchaeological survey finalized to the localization and the valorisation of such heritage, in order to analyse deeply the knowledge and the reconstruction of its history, in reference, particularly, to the Samnitic and Roman age.
INTRODUZIONE
I siti archeologici rappresentano indubbiamente uno dei beni culturali pi significativi del Molise, cuore dellantico e glorioso Sannio; conservarli e, soprattutto, valorizzarli rientra tra gli obiettivi primari di questa ricerca. Il Molise con le sue preziose testimonianze che vanno dai primitivi insediamenti delluomo, alle tombe dei cavalieri longobardi, vanta un patrimonio archeologico straordinario. Questa terra (dimenticata nel tempo) considerata come una pietra miliare dellantica storia dItalia ed da annoverarsi tra le mete turistiche di eccezionale bellezza e di alto interesse culturale del Paese. Queste piccole ma meravigliose realt sono assai numerose e sparse sul territorio regionale grazie proprio alla struttura del loro abitato in et sannitica, romana e medievale, che vedeva, accanto a qualche grande centro amministrativo, la proliferazione di santuari cantonali e di una rete di villaggi, di ville e di fattorie, legate a fenomeni stagionali di transumanza oltre che alla viabilit. Ci che intendo affrontare in questo lavoro lanalisi del paesaggio archeologico della costa molisana, concentrandomi, in particolare, sulla zona di Campomarino dove sono state effettuate delle indagini utili per studiare e gestire pi accuratamente il paesaggio storico e la sua evoluzione culturale futura. La metodologia di studio ha preso le mosse da quella disciplina che conosciuta come geoarcheologia; essa, infatti, concerne larcheologia svolta principalmente mediante tecniche e metodi delle scienze della Terra; il suo obiettivo di porre in luce la matrice paleoambientale interagente con i sistemi socio-economici del passato ed in questa luce costituisce uno strumento particolarmente utile per capire lecosistema umano (Butzer 1982). Obiettivo della geoarcheologia la ricostruzione dei processi di formazione dei siti archeologici e lindividuazione del loro rapporto con le variazioni paleoambientali del territorio circostante. Gli strumenti di cui si avvale sono mutuati dalle scienze della terra (sedimentologia, pedologia, geomorfologia, in particolare) con adattamenti allo specifico della realt indagata. Stretti rapporti intercorrono tra geoarcheologia e geologia del Quaternario poich entrambe le discipline hanno per scopo lo studio delle variazioni ambientali avvenute sul nostro pianeta nel corso dellultimo milione di anni. Sul piano tecnico la geoarcheologia si esplica a pi livelli che comprendono lanalisi dellevidenza archeologica di campo, lapplicazione di tecniche di laboratorio, lintegrazione areale dei dati archeologici con i dati territoriali mediante il rilevamento autoptico. I limiti di applicabilit delle tecniche per la ricostruzione degli eventi del passato risiedono specialmente nella frammentariet con cui la documentazione stratigrafica ci pervenuta. Il fatto che gi per condizioni naturali si disponga di una documentazione impoverita, caldamente raccomanda che il 264
suo degrado non prosegua per cause antropiche. Per lo sviluppo stesso della ricerca archeologica e paleoambientale in genere, appaiono prioritarie la tutela e la attenta gestione dei siti archeologici, cui la geoarcheologia pu contribuire con lintegrazione di metodi propri della geofisica, quali le prospezioni (Renfrew, Bahn 1995).
poli, in parte distrutta dai mezzi meccanici utilizzati per lo sbancamento. Gli unici restauri di cui si a conoscenza sono quelli relativi ai materiali, a partire dai cinturoni, che erano stati trovati in cattive condizioni di conservazione. Anche a Termoli, nel corso dei lavori stradali lungo la S.S. 16 Adriatica per la costruzione della variante esterna allabitato di Termoli, in localit Difesa Grande, furono individuate delle sepolture (Capini, Di Niro 1991). Oltre alle opere infrastrutturali, vi sono anche i forti interventi agricoli e le coltivazioni intensive che, anche grazie alla moderna fase di meccanizzazione, sono risultati negli ultimi decenni molto incisivi; essi, sconvolgendo, per esempio, il terreno a fini arativi, portano in superficie reperti archeologici decontestualizzandoli in maniera definitiva. Un esempio la zona tra Montelateglia e Torre di Zocco, nei pressi di Montenero di Bisaccia, dove non di rado i contadini portano alla luce sacelli importanti, che o non rivelano o distruggono, per ignoranza. Inoltre la consistente presenza di materiale fittile allinterno di campi arati o le anomalie cromatiche visibili dallalto in determinati appezzamenti dovrebbero portare ad unanalisi archeologica pi approfondita di quelle zone, cercando di venire incontro, ove possibile ovviamente, con le esigenze dei proprietari terrieri. Questi sono solo alcuni esempi di come lazione antropica interferisca con la realt archeologica pi o meno evidente; in alcuni casi questa interferenza positiva, nel senso che permette di venire a conoscenza di evidenze archeologiche che i secoli avevano obliterato e, quindi, di aggiungere un tassello in pi alla, gi ricca, storia molisana. Purtroppo, per, nella maggior parte dei casi gli importanti ritrovamenti non impediscono alluomo di persistere nei suoi intenti. Del resto il patrimonio culturale, se adeguatamente salvaguardato, valorizzato, reso fruibile e integrato, pu costituire una rilevante opportunit di sviluppo, non solo per le ricadute in termini di attrazione turistica ma anche come stimolo alla nascita di nuove attivit economiche e sociali e di nuove forme di occupazione. Vi ancora un elemento di conflittualit, il terzo, che non dipende dalluomo ma che ha accompagnato la storia della Terra fin dalla sua nascita: le variazioni geomorfologiche dei suoli. Infatti, non solo lintervento antropico, ma anche quello naturale, legato alla particolare conformazione geomorfologica molisana, incide sul patrimonio archeologico. Le aree a rischio idrogeologico o a rischio sismico, per esempio, in Molise non sono circoscrivibili a territori limitati ma distribuite su gran parte del territorio regionale e vengono analizzate attraverso la correlazione patrimonio culturale e sismicit dei singoli comuni. A Montenero di Bisaccia, lerosione carsica ha fatto perdere ogni traccia delle decorazioni allinterno delle grotte ed ha alterato le stesse proporzioni dellambiente (anche lincuria degli uomini ha favorito il deterioramento in particolare degli affreschi di tipo bizantino, che non vi potevano mancare; le spoliazioni, poi, hanno sottratto ogni suppellettile). Il centro costiero di Petacciato stato pi volte distrutto da terremoti; sono da menzionare quelli accorsi nel 1117, 1125, 1456; questultimo, in particolare, nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, provoc una terribile distruzione del centro abitato con la conseguente morte di numerosi abitanti. Inoltre alcuni resti di centuriazione romana, ancora visibili grazie al loro utilizzo come delimitazione delle singole propriet agricole, rischiano di perdersi definitivamente poich insistono su un fronte di frana che lentamente digrada verso il mare (fig. 2). Da quanto detto, possibile dedurre che i beni storico-architettonici e le aree archeologiche ubicate in questi comprensori potrebbero, in caso di sisma o di altre alterazioni idro-geologiche, indipendentemente dallo stato delle strutture e dagli interventi precedentemente realizzati, essere interessati da un maggior livello di rischio. In virt di quanto detto, al fine di conoscere con precisione il livello di rischio, potrebbe essere interessante procedere ad unanalisi 266
delle condizioni di degrado finalizzata alla vulnerabilit del patrimonio culturale. Lurbanizzazione, in senso generale, un fattore-chiave di pressione in quanto genera una serie di impatti tra i quali, in particolare, il consumo di risorsa primaria (suolo) e lalterazione della qualit del paesaggio (impatto percettivo). Ci si verifica soprattutto in ambito periurbano dove le spinte insediative sono maggiori, come testimoniano i saldi demografici nei principali centri urbani della regione (Campobasso, Isernia e Termoli).
LESEMPIO DI CAMPOMARINO
In particolare, questa preliminare ricerca sullarcheologia del paesaggio molisana si concentrata sulla zona costiera, analizzando come primo insediamento il sito di Campomarino, noto per il rinvenimento occasionale, precedentemente descritto, di un villaggio protostorico negli anni 1982-83. Limportanza del sito, frequentato ininterrottamente dallEt del Bronzo Finale - inizio dellEt del Ferro (circa IX secolo a.C.) fino al VII secolo a.C., dovuta non solo alla presenza di numerose capanne e ad una necropoli ma anche al fatto che si tratta di una delle primissime testimonianze di villaggi protostorici nella fascia costiera molisana (Capini, Di Niro 1991). In una zona limitrofa a tale rinvenimento, sempre in via del tutto occasionale (ulteriori lavori di sbancamento a seguito di lottizzazioni moderne), stata messa in luce, ad una profondit di circa 0.50 metri, una stratigrafia archeologica prima di periodo sannitico e poi di periodo romano; tale sequenza caratterizzata da cospicui resti ceramici riconducibili a queste due epoche (fig. 3). Questa scoperta ha indotto ad effettuare una ricognizione autoptica nellarea ancora non interessata da sconvolgimenti moderni; tale survey ha facilmente dimostrato la presenza non indifferente di materiale fittile sia di epoca sannitica che di epoca romana. Limportanza di tali risultati e la vicinanza con un sito gi documentato, attestatosi nella zona in una fase antecedente allet dei resti ceramici, ha spinto ad ipotizzare la presenza di un sito sannitico, prima, romano, poi; per confermare tale ipotesi si provveduto ad intervenire mediante lutilizzo di strumentazioni geofisiche, quali la magnetometria o gradiometria ed il georadar, tali da poter individuare, in maniera non invasiva e sicuramente rapida e precisa, la potenzialit del sito in questione. Il metodo magnetico basato sulla rilevazione dellintensit del campo magnetico terrestre (espressa in nanoTesla). In assenza di corpi perturbanti lintensit proporzionale alla suscettivit magnetica del terreno, che pu variare a seconda della quantit di minerali ferromagnetici presenti nella roccia. In tal caso la magnetizzazione prevalentemente indotta, cio determinata principalmente dal campo geomagnetico attuale. La presenza, invece, di corpi metallici o manufatti cotti (vasellame, laterizi, etc.) segnalata da una netta prevalenza della magnetizzazione permanente, vale a dire di quella componente che conserva traccia delleffetto del campo geomagnetico presente al momento della formazione del manufatto. Al di sopra, infatti, di una temperatura critica (detta di Curie) i singoli dipoli presenti allinterno dei materiali ferromagnetici, tendono ad allinearsi parallelamente alla direzione del campo geomagnetico esistente in quellattimo. Tale orientamento viene poi preservato, per cui il corpo assume caratteristiche magnetiche del tutto differenti da quelle naturali: qualsiasi posizione di esso che non sia coincidente con quella che possedeva allatto della fusione, determina una netta anomalia magnetica. In questo frangente, lo strumento utilizzato un magnetometro a precessione di protoni, GSMOverhauser della GEM, ed costituito da due sensori posti a distanza di 50 e 150 cm dal piano di calpestio: ne consegue una spaziatura costante di 1 metro. 267
La prospezione ha interessato una superficie complessiva di 30 x 13 metri; le misure gradiometriche sono state acquisite lungo profili spaziati di 1 m, mentre lungo gli stessi le stazioni sono state campionate in continuo (cycle rate di 0,2 secondi), con frequenza intorno ai 10 cm. I risultati ottenuti sottoforma di mappa hanno evidenziato la presenza di quattro anomalie (A, B, C, D): la prima (A), data la sua classica risposta dipolare, interpretabile come di natura metallica; la seconda e la terza (B e C) sono riferibili ad ununica struttura probabilmente conservatasi solo parzialmente; la quarta (D), infine, si mostra particolarmente forte e di notevoli dimensioni e pu essere ricondotta o ad un accumulo importante di materiale fittile o ad una situazione di crollo che ha concentrato del materiale differentemente magnetizzato in un unico punto (fig. 4). Lindagine geofisica effettuata utilizzando il georadar (noto in campo internazionale con il termine anglosassone di ground penetrating o probing radar GPR), operativamente, consiste nellinvio nel terreno di impulsi elettromagnetici ad alta frequenza (10-3000 MHz) e nella misura del tempo impiegato dal segnale emesso dallantenna trasmittente a ritornare a quella ricevente, dopo essere stato riflesso e/o diffratto da eventuali discontinuit presenti nel materiale investigato. Il tempo di andata e ritorno (TWT) permette di misurare la distanza in tempi tra le antenne ed il bersaglio; tale distanza pu essere trasformata in profondit nel sottosuolo qualora si possa misurare la velocit di propagazione degli impulsi nel mezzo investigato. Il trasmettitore collegato ad unantenna (Tx) che produce un impulso elettromagnetico molto breve (dellordine di 1 10 ns). La durata dellimpulso prescelto , a sua volta, legata alla frequenza dellantenna utilizzata ed alla risoluzione verticale richiesta, ovvero la capacit di distinguere fra due strati o oggetti vicini tra di loro. In altre parole, pi alta la frequenza dellantenna, pi corto limpulso, il che si traduce in una bassa penetrazione del segnale (poich lattenuazione dipende dalla frequenza) ma in una pi elevata risoluzione verticale. Il georadar, utilizzato in questindagine, un Noggin Plus monostatico della Sensors & Software, Inc. che montava unantenna da 500 MHz su uno SmartCart, un carrello pieghevole di facile manovrabilit. Lacquisizione stata effettuata su met della superficie interessata dalla magnetometria (30 x 7 metri), eseguendo una serie di profili paralleli distanti fra loro 1 metro, con uno stacking pari a 4 tracce e una finestra temporale di 60 nanoSecondi. Nonostante la conduttivit elevata del terreno, che ha implicato una bassa penetrazione del segnale, il risultato ottenuto da questa prospezione stato positivo e perfettamente correlabile con quello ottenuto dal magnetometro. Infatti sia le sezioni radar che le mappe radar hanno evidenziato una grossa anomalia ad una profondit di circa 0.50 metri (11 ns circa) e nella stessa posizione in cui era stata riscontrata lanomalia D dal magnetometro (fig. 4). Tale stringente confronto geofisico ben si adatta con la stratigrafia archeologica riportata in luce dallo sbancamento moderno; ci significa che tali metodologie, abbinate ad un attento studio del paesaggio, sono da considerare fondamentali per individuare sistematicamente le risorse culturali che questo territorio pu contenere (fig. 5).
CONCLUSIONI
ormai un imperativo per la comunit scientifica il raggiungimento di una conoscenza globale del territorio, sia per avere risposte esaurienti a precise domande storiografiche, sia per affrontare il problema della tutela e della pianificazione territoriale, includendo in questo termine anche le zone urbane (Benhamou 2004). Di fronte ad un tema di tali proporzioni simpone lapprontamento di strategie che permettano di razionalizzare le forze impiegate in questo tipo di intervento. chiaro che la ricerca pu essere influenzata da diversi fattori, che determinano le modalit del suo svolgimento, a secon268
da che essa sia programmata e non abbia pressanti limiti di tempo o di finanziamenti, oppure finalizzata ad una particolare operazione di tutela. In ogni caso la valutazione preliminare della potenzialit dellintervento determiner le procedure da adottare. La molteplicit degli approcci possibili rende ovvia la considerazione che indispensabile la massima apertura al confronto interdisciplinare, in un campo di per s oggettivamente complesso e che impiega mezzi dindagine di diversa natura, tanto pi produttivi quanto pi integrati con dati complementari (Trigger 1996). Chi conosce il territorio con le sue stratificazioni sa per certo che il risultato di complesse dinamiche, prodotte da quello che globalmente si intende come processo culturale. Questo d uno spunto di riflessione sul significato dellapproccio alla progettazione; nessuno come il geoarcheologo sa che loggetto della sua indagine prodotto da cambiamenti che possono essere stati graduali e di lunghissima durata o improvvisi e traumatici (Carver 2003). il compito di questo lavoro maturare la capacit di calibrare questo tipo di intervento, allargando la zona di studio ad altre aree costiere, pericostiere e pi interne, con lobiettivo di avere un quadro il pi coerente possibile dellevoluzione nei secoli di una regione ricca di storia come il Molise. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
BARKER G. 1995, A Meditterranean Valley. Landscape archaeology and Annales history in the Biferno valley, Leicester University Press, London and New York. BENHAMOU F. 2004, Leconomia della cultura, Il Mulino, Bologna. BUTZER K. W. 1982, Archaeology as human ecology, Cambridge Univ. Press. CARVER M. 2003, Archaeological value and evaluation, SAP, Mantova. CAPINI S., DI NIRO A. 1991, Samnium, Quasar, Roma. MASSULLO G. 2000, Storia del Molise, voll. 1-2, Laterza, Roma. RENFREW C., BAHN P. 1995, Archeologia. Teorie, metodi, pratica, Zanichelli, Bologna. TRIGGER B.G. 1996, Storia del pensiero archeologico, La Nuova Italia, Scandicci (FI).
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Fig. 5 - Campomarino: la sezione (a sinistra) e la mappa georadar (al centro) ben individuano, in posizione e profondit, la stessa anomalia della mappa magnetica (a destra).
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