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L’argomento di questa lezione è la fisiopatologia della funzionalità gastrica, dove, con il termine ‘gastrica’,
si intende, in realtà, gastro-duodenale: lo stomaco e il duodeno sono, infatti, chiaramente distinguibili dal
punto di vista anatomico, ma, funzionalmente, possono essere considerati come un’unica entità.
In questa lezione verranno trattate, nello specifico, la secrezione cloridrico-peptica e la barriera mucosa
gastrica, mentre nella prossima sarà approfondita la motilità: quest’ultima viene raramente contemplata
quando si parla di patologia gastro-duodenale, a favore della grande considerazione tributata, in particolare
dai medici di base, alla secrezione acida. Tale misconcetto culturale si riflette, poi, anche nelle terapie: infatti
molti di essi prescrivono al paziente con disturbi gastrici, a prescindere dal sintomo specifico presentato, che
può essere della più varia natura (sensazione di acidità, mal di stomaco, digestione lenta, gonfiore dopo il
pasto..), costantemente e quasi esclusivamente farmaci che riducono la produzione acida dello stomaco,
ovvero quelli chiamati abbastanza impropriamente gastroprotettori. Ciò significa ritenere erroneamente che i
disturbi gastrici siano sempre e solo legati alla secrezione acida, ma vedremo che, in effetti, così non è.
1 - SECREZIONE GASTRICA
1
Riporto la descrizione proposta dal professore, nonostante, personalmente, la ritenga leggermente confusa. Consiglio di fare
riferimento alla figura, che mi sembra più chiara.
Ricordo, inoltre, che le cellule parietali e principali si ritrovano tipicamente nelle ghiandole presenti nel corpo-fondo gastrico
(area ghiandolare ossintica), mentre le cellule G sono più caratteristiche delle ghiandole piloriche. (NdR)
2 In realtà, la fase intestinale è una fase di stimolazione responsabile di circa il 5-10% della risposta secretoria al pasto. Una volta
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La cellula parietale produce acido cloridrico ed è quindi, di fatto, la responsabile della secrezione acida
gastrica.
Esistono dei fattori stimolanti che agiscono sulla cellula parietale aumentandone la secrezione acida, quali:
• la gastrina
• il nervo vago
• l’istamina, liberata da cellule istamino-produttrici come le mast cells che si trovano sparse nella mucosa
dello stomaco3.
Quando l’acido cloridrico arriva a bagnare la parte inferiore dello stomaco, ovvero l’antro, si ha la cosiddetta
acidificazione antrale. Questo fenomeno attiva un meccanismo a feedback negativo, tramite il quale si ha
l’inibizione dei fattori stimolanti. Si tratta, quindi, di un meccanismo di controllo della secrezione acida.
Quando il succo gastrico acido avanza, poi, ulteriormente passando il piloro e arrivando in duodeno, viene
attivato un altro meccanismo che andrà a stimolare i fattori inibenti, ovvero sostanze che agiscono sulla
cellula parietale bloccandone l’attività di produzione acida.
Tra i fattori inibenti ricordiamo:
• alcuni ormoni gastroenterici quali secretina, somatostatina, VIP e GIP, glucagone..
• prostaglandine gastriche, ad azione locale
Riassumendo, per autolimitare la produzione acida, quando questa non è più necessaria, si ha inizialmente
una inibizione dei fattori stimolanti, a cui fa seguito la stimolazione dei fattori inibenti,
E’ importante ricordare che sui fattori stimolanti è possibile agire anche farmacologicamente, mentre su
quelli inibenti la capacità di controllo tramite farmaci è limitata.
Il nervo vago agisce tramite il mediatore chimico acetilcolina: questa esplica la sua funzione tramite un
recettore colinergico muscarinico (M3) posto sulla superficie della cellula parietale.
La gastrina, invece, ha un recettore chiamato gastrinico o gastrinergico sempre posto sulla superficie della
cellula parietale.
L’istamina, dopo essere stata liberata dai mastociti, può agire in due modi:
• tramite il recettore istaminico o istaminergico H2; nel nostro organismo esistono, infatti, due tipi di
recettori per l’istamina4: gli H1, che vengono bloccati dai comuni farmaci antistaminici, e gli H2 i quali
sono bloccabili da un tipo diverso di molecole, ovvero gli H2-antagonisti o bloccanti.
• stimolando la secrezione acida in modo indiretto interagendo con gastrina e acetilcolina.
giunti nel duodeno, i prodotti della digestione proteica sono in grado di stimolare la secrezione acida gastrica: nell’uomo, infatti, la
mucosa del duodeno prossimale è un’importante fonte di gastrina. (Fonte: Conti, Fisiologia medica, vol. 2, pag. 502)
Penso che il professore si volesse riferire ai meccanismi di feedback negativo di cui si parla nella pagina successiva (NdR)
3
L’istamina è in realtà prodotta da un particolare tipo di cellule endocrine presenti nelle ghiandole gastriche, le
enterochromaffin-like cells (ECL) (Fonte: Conti, Fisiologia Medica, vol. 2, pag. 492)
4
In realtà esistono almeno quattro recettori diversi per l’istamina (H1, H2, H3, H4) con relativi sottotipi risultanti da
alternative splicing (Fonte: Conti, Fisiologia Medica, vol. 2, pag. 454)
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Tale ATPasi è chiamata pompa protonica ed è presente anche, ad esempio, a livello renale.
La pompa protonica è, quindi, il vero meccanismo finale responsabile della secrezione acida gastrica.
Negli anni sono stati, quindi, messi a punto delle molecole, i cosiddetti inibitori di pompa protonica (PPI)
che sono in grado di bloccare la secrezione acida indipendentemente dagli effetti di gastrina, istamina e
acetilcolina.
Questi meccanismi sono, infatti, tutti bloccati a valle dagli inibitori di pompa. Questi farmaci sono i più usati
nel trattamento dell’ulcera, della malattia da reflusso e per la protezione dai danni causati da certi farmaci
gastrolesivi, ovvero come gastroprotettori. Sono chiamati genericamente prazoli e tra questi ricordiamo
l’omeprazolo, il lansoprazolo e il pantoprazolo. Come si diceva sopra, questi farmaci sono purtroppo
erroneamente prescritti a tutti (‘come se piovesse’) per qualsiasi problematica gastrica, anche per quelle in
cui l’inibizione della secrezione acida è inutile ed inefficace.
1.3 - PEPSINOGENO
Il pepsinogeno è presente nel nostro organismo in due tipi e diversi sottotipi.
Si tratta di un proenzima che si presenta in forma inattiva, priva, quindi, di attività biologica, e che viene
attivato a pepsina dall’acido cloridrico.
La pepsina necessita, a sua volta, di un pH acido per funzionare. Essa agisce come proteasi, ovvero scinde le
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Si è visto come acido cloridrico e pepsina possano svolgere un’azione potenzialmente aggressiva e come
possano diventare causa di malattia, come avviene, ad esempio, nell’ulcera duodenale. Lo stomaco si deve,
quindi, difendere dai prodotti da lui stesso generati: nel cadavere, infatti, lo stomaco si autodigerisce poiché
il succo gastrico non viene più neutralizzato da quel complesso di fattori definito barriera mucosa gastrica.
1. Questa barriera è formata dall’epitelio dello stomaco e del duodeno, il quale è rivestito da uno strato di
muco simile in composizione a quello bronchiale e uterino.
Tale muco riveste la superficie e, al di sotto di esso, troviamo le membrane epiteliali che proteggono le
cellule. Gli spazi tra le cellule sono chiusi da tight junctions che tendono ad impermeabilizzare lo spazio
sub-epiteliale.
La produzione di muco è stimolata dagli stessi fattori che elicitano la secrezione acida: interessante come
il nostro organismo produca il veleno e l’antidoto con le stesse modalità. Il fattore maggiormente
coinvolto anche in questo caso è l’acetilcolina.
L’unica eccezione sono le prostaglandine che stimolano la produzione di muco, ma inibiscono la
secrezione gastrica.
2. Le cellule epiteliali dello stomaco producono, inoltre, bicarbonati che neutralizzano con azione chimica
gli ioni idrogeno.
Vi è, però, una sproporzione netta tra la produzione di bicarbonati e quella di acidi a favore di questi
ultimi, quantificabile in 1-2:10. La presenza di muco consente di colmare questo divario grazie alla sua
viscosità che rallenta lo spostamento degli H+ dal lume dello stomaco all’epitelio, permettendo, quindi,
ai bicarbonati di neutralizzare gli ioni idrogeno con formazione di H2O e CO2.
Questo meccanismo mantiene un gradiente di pH dal lume, dove il pH è fortemente acido, alla superficie
dell’epitelio, dove il pH dovrebbe essere circa 7.
Questo insieme di fattori viene chiamato barriera muco-bicarbonatica ed è necessario ad arginare
l’attacco degli ioni idrogeno nei confronti dell’epitelio.
Se, per qualche motivo, il muco viene danneggiato, ad esempio dai farmaci, o il paziente è ipersecretore,
il rapporto tra ioni idrogeno e ioni bicarbonato può cambiare: ad esempio, nell’ulceroso duodenale, il
rapporto può divenire 20:1. Si avrà, quindi, in questo caso, il contatto degli ioni idrogeno con l’epitelio
con conseguente danneggiamento di quest’ultimo.
3. La barriera muco-bicarbonatica non è funzionante al 100%: alcuni ioni idrogeno possono riuscire ad
attraversare indenni il muco e a sfuggire all’azione dei bicarbonati, arrivando, quindi, ad attaccare le
cellule epiteliali. Per questo motivo interviene un terzo elemento, il flusso ematico sottomucoso, che
rende le cellule più toniche, più trofiche e quindi più resistenti. Il flusso ematico sottostante porta, infatti,
ossigeno, nutrienti, ulteriori bicarbonati dal sangue, capta eventuali ioni idrogeno e li allontana in
circolo.
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Non si parla molto di questi meccanismi perché, purtroppo, praticamente non abbiamo farmaci che
funzionino su di essi. La vera gastroprotezione consisterebbe, infatti, nello stimolare la produzione di muco
gastrico, aumentare i bicarbonati e normalizzare il flusso ematico locale.
Qualche farmaco, in realtà, esiste. Le prostaglandine, che furono sintetizzate negli anni Ottanta, nonostante le
premesse interessantissime, nella pratica clinica si sono rivelate poco efficaci. Per questo motivo si preferisce
continuare ad inibire la secrezione acida.
Le prostaglandine gastriche prodotte endogenamente, invece, stimolano i bicarbonati, il muco, il flusso
sanguigno mucosale e altri meccanismi, come l’induzione di fosfolipidi di superficie, che portano
effettivamente ad aumentare la funzionalità della barriera mucosa gastrica.
• Se la barriera è integra, ovvero le difese della mucosa sono efficienti, e vi è ipersecrezione acida, quindi i
fattori aggressivi sono aumentati, non sempre si ha malattia. Si potranno avere alcuni pazienti
ipersecretori acidi che soffrono di bruciore di stomaco, ma non sviluppano ulcera. L’ipersecrezione acida
in questo caso, non determina effettivamente un danno anatomico.
Se invece la secrezione acida è normale o diminuita, in presenza di una barriera integra, non si ha mai
danno
• Se la barriera è danneggiata, lesa o ipofunzionante e si ha ipersecrezione o normale acidità si può avere
un danno.
In alcuni casi il danno può verificarsi anche se la secrezione gastrica è diminuita, come avviene nelle
ulcere gastriche del corpo.