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Sbobinature Corso Pari
2013-2014
Prof. Moi
pmoi@mcweb.unica.it
PROGRAMMA DEL CORSO DI PEDIATRIA
Testi:
il prof consiglia il Nelson “Manuale di pediatria”. Altri testi sono il Cacciari, il Martini o il Principi.
VOMITO IN PEDIATRIA
Il vomito non ha in genere una causa importante, per lo più stress nei bambini in età scolare.
Qualche volta ci sono invece patologie più serie che si manifestano col vomito. Per esempio nel
neonato che sta bene, che alla nascita presenta un buon punteggio di Apgar e poi dopo 24-48 ore si
aggrava in modo serio, uno dei primi sintomi è il vomito e questo fa pensare ad un'alterazione del
metabolismo che richiede interventi urgentissimi, oppure a patologie chirurgiche come l'appendicite
che inizia con vomito e dolore addominale.
DEFINIZIONE
Col termine di vomito si intende l'espulsione forzata del materiale gastrico. Forzata in quanto
comporta l'intervento della muscolatura toracica e addominale.
Il centro del vomito risiede nel midollo allungato ed ha connessioni neuronali con varie regioni.
Immediatamente adiacente, nel pavimento del IV ventricolo c'è la Chemoreceptor Trigger Zone
(CTZ), centro vascolarizzato che riceve stimoli differenti in base alle variazioni ematiche, es
acidosi, a tossine e farmaci che agiscono su di essa.
Al centro del vomito afferiscono terminazioni provenienti dal vago, quindi da tutto il distretto
gastrointestinale e cardiaco e i recettori per questi stimoli sono principalmente di tipo meccanico,
sono meccanocettori che reagiscono alla distensione o alla contrazione della parete intestinale, ecc.
Abbiamo anche afferenze dal sistema vestibolare, vedi il mal d'auto; e le cause di origine centrale,
che sono condizioni invece poco conosciute, poco definite, come per esempio il vomito da stress.
In questo caso sul CTZ agiscono farmaci che possono bloccare questi recettori dopaminergici o
seroninergici.
Sui recettori dopaminergici in genere si interviene con la Metoclopramide o con il Domperidone.
I recettori serotoninergici 5 HT3 sono quelli tipicamente antagonizzati dallo Zofran (ondansentron)
e farmaci di questo gruppo.
Gli stimoli vestibolari sono invece mediati da recettori colinergici di tipo muscarinico sui quali si
interviene con la Scopolamina e altri anticolinerigici classici. Ci sono per esempio dei cerotti che si
attaccano vicino all'orecchio che agiscono facilmente.
Nello stomaco abbiamo sempre recettori dopaminergici e recettori serotoninergici di tipo 4.
Ci sono anche i recettori per gli oppiodi, infatti uno degli effetti della morfina è proprio quello di
indurre il vomito.
DD DEL VOMITO
È una diagnosi differenziale molto ampia. Patologie di quasi ogni sistema possono produrre vomito.
Bisogna considerare:
– Dieta
In pediatria le cause principali sono quelle dietetiche, come le sproporzioni tra le varie
componenti nutritive, per esempio un eccesso di grassi rispetto ai carboidrati.
In generale il 50 % delle calorie deve provenire dai carboidrati, il 15% dalle proteine, il 35%
dai grassi. Se si ha una quota inferiore di carboidrati ed un eccesso di grassi si creano dei
meccanismi che scatenano, ad esempio, il vomito ciclico acetonemico. Il metabolita che si
forma dalla degradazione dei grassi è l'acido acetico, che normalmente viene metabolizzato
attraverso il ciclo di Krebs. Se invece questo non succede, l'acido acetico finirà per
accumularsi sotto forma di acetone.
Altra caratteristica è che con la dieta si producono tossine, germi, per esempio in caso di
ingestione di uova crude.
– Farmaci
Non c'è farmaco che non abbia come effetto collaterale i disturbi gastroenterici.
– Malattie mediche
– Malattie chirurgiche
Se il vomito è associato a dolore addominale è più probabile che sia coinvolta una componente
meccanica, sebbene non sia sempre così.
È più probabilmente implicata una causa chirurgica soprattutto se c'è anche dolorabilità addominale,
quindi non soltanto dolore riferito, ma anche dolore evocato dalla palpazione. Questo aumenta la
probabilità che alla base ci sia una patologia organica.
In pediatria c'è una regola d'oro che dice:
la probabilità che la causa di dolore addominale sia organica è tanto maggiore, quanto più distante è
il dolore riferito dall'ombelico.
Altro tipo di pattern è quello che si ha nel vomito ciclico acetonemico. Anche questo tende a
ricorrere sempre alla stessa ora del giorno, in genere la notte o le prime ore del mattino e ad avere
un certo numero di episodi, esempio 3-4 volte. È un vomito stereotipato che la volta successiva, che
può essere anche dopo un mese, si ripeterà esattamente nello stesso modo.
La differenza tra questi due tipi di vomito è che quello dovuto ad una massa endocranica è
progressivo, presente per lo più tutti i giorni ed è ingravescente; l'altro invece è ricorrente.
Importante è riconoscere se il vomito è biliare o no. Se il vomito è giallo o verde (questo dipende
dalla concentrazione di bile) ci deve far pensare ad una causa organica fino a prova contraria. Il
primo pensiero è quello di un'ostruzione in genere dopo la papilla del Vater, aldilà dello sbocco del
canale del coledoco.
Il vomito proiettivo, ossia che viene proiettato a distanza, ci fa pensare a due condizioni:
è tipico della stenosi ipertrofica del piloro, la condizione più frequente in pediatria, ma può anche
essere dovuto ad una massa endocranica.
– Dolore localizzato nell'addome ---> è meno probabile che sia funzionale. Ricordate la
regola d'oro. Importante la localizzazione, individuare il quadrante, se il dolore è
lateralizzato è più probabile che sia organico, per esempio per patologie della cistifellea,
esofago-gastriche, ecc.
– Bassa statura ---> indica una condiziona che agisce cronicamente come la fibromatosi
dell'intestino, ma anche la celiachia, quindi malassorbimento, poi l'ipotiroidismo e le IBD.
– Febbre persistente (> 72 ore) ---> setticemie, malattie infiammatorie, infezioni importanti
come l'influenza che negli adulti dà vomito solo nel 5% dei casi, mentre nei bambini arriva
al 10%. La scarlattina per esempio si accompagna tipicamente a vomito.
MALATTIE GASTROINTESTINALI
Stomaco: gastroenteriti senza dubbio le cause più frequenti di vomito in pediatria. Qualche volta
invece ci può essere alla base la stenosi ipertrofica del piloro, mentre più raro è il vomito da
gastroparesi.
Piccolo intestino: soprattutto anomalie congenite che portano a meccanismi di fissazioni del
piccolo intestino che favoriscono malrotazioni, pseudo ostruzioni, ecc
Subito dopo le gastroenteriti le cause più frequenti di vomito sono le intolleranze alle proteine del
latte vaccino. In generale latte e uova sono le cause più frequenti di allergie alimentari, interessano
circa il 31% dei bambini.
Anche la malattia celiaca può essere la causa del vomito, anche senza altre manifestazioni tipiche
della malattia, come la diarrea che non sempre è presente, anzi spesso c'è stipsi. Ci sono
manifestazioni tipiche gastrointestinali e manifestazioni tipiche di altri sistemi. In Sardegna la
frequenza della celiachia è di 1 su 90, per cui bisogna sempre pensare a questa malattia.
Colon: troviamo la malattia di Hirschsprung, dovuta ad un difetto del RET, quindi difetto di
innervazione. È una della cause di stipsi cronica che iniziano nel neonato con la mancata o ritardata
emissione del meconio.
Ricordate che quando il neonato non emette il meconio entrano in gioco due condizioni principali:
una è questa e l'altra è la fibrosi cistica.
Il bambino emette normalmente il meconio entro 24 ore dalla nascita. Questo dev'essere sempre
registrato, se non avviene bisogna indagare con il test al sudore o anche col test genetico per la
fibrosi cistica.
Per la malattia di Hirschsprung in genere il test non si fa.
Il gene RET è una tirosina chinasi che regola la migrazione neuronale. I neuroni dell'intestino
provengono dal sistema nervoso centrale grazie alla capacità di muoversi dipendente appunto dalla
funzione, dall'attività di questo gene.
È interessante sapere che questo gene causa inoltre due patologie diverse, opposte a seconda del
tipo di mutazione.
Da una parte abbiamo il difetto di funzione che causa la malattia di Hirschsprung, quindi stipsi
cronica che si diagnostica tramite l'esplorazione rettale, che non trova feci nell'ampolla rettale. In
tutte le altre condizioni che causano stitichezza cronica invece ritroviamo le feci.
Causa più frequente è l'encopresi, sono bambini stitici, ma poi sporcano le mutande perché le feci
escono da sole, e l'esplorazione rettale evidenzierà la loro presenza nell'ampolla. Diagnosi
differenziale con la malattia di Hirschsprung.
Dall'altra parte abbiamo le mutazioni invece che causano un'iperattività del gene RET e causa una
sindrome di tumori endocrini multipli la MEN di tipo 1. Infatti le tirosine chinasi inducono
proliferazioni, quindi quei tessuti nervosi che sono migrati o nel surrene, nella tiroide o nei gangli
paravertebrali, ecc sono suscettibili a questa condizione.
Pancreas: pancreatiti.
Peritoneo: come è abbastanza ovvio le peritoniti, adesioni peritoneali in genere con meccanismi di
ostruzione intestinale e dolore.
MALATTIE RENALI
Qui ci sono malattie che riguardano i carboidrati, gli aminoacidi, l'ossidazione degli acidi grassi,
malattie da accumulo lisosomiale.
MALATTIE ENDOCRINE
MALATTIE NEUROLOGICHE
FARMACI E TOSSINE
L'aspirina è il farmaco più gastrolesivo che conosciamo. Abbiamo anche ferro, digossina, alcool,
marijuana.
A seconda dell'età considerata le cause di vomito cambiano, quindi in ogni età penseremo a
condizioni diverse.
Neonato (1< mese): la causa più frequente è il reflusso gastroesofageo (GER) o la malattia da
reflusso gastroesofageo (GERD).
Al secondo posto abbiamo l'intolleranza alimentare (latte vaccino, uova, ma principalmente il latte
vaccino vista l'età).
Poi dalla 3 settimana in su possiamo avere la stenosi ipertrofica del piloro; in genere dopo la nascita
si può avere l'ileo del meconio, oppure si può pensare ad atresie congenite, malrotazioni in genere
più tipiche dei prematuri, e infine malattie metaboliche più tipiche del neonato che nasce sano e poi
dopo 24-48 ore si ammala. Il motivo di questo è che le malattie del metabolismo danno in genere
due tipi di problematiche: o un difetto di produzione di energia o un accumulo di un metabolita che
non viene metabolizzato, che spesso è tossico. In quest'ultimo caso finché il bambino è in utero la
situazione viene gestita dalla madre grazie alla sua attività enzimatica. Una volta nato svilupperà i
sintomi che progrediscono verso il coma, in genere muoiono entro 24 ore dall'insorgenza dei
sintomi.
Bambino (>1-12 mesi): è questa l'età tipica del GER, ma abbiamo anche infezioni, intolleranza alle
proteine cha acquista importanza, gastroenteriti.
Toddler (sono bambini che hanno appena iniziato a camminare, camminano a base larga di età >1-3
anni; nella slide mette >1-4 anni): da questo momento in poi la causa più frequente è la
gastroenterite, poi ci sono le infezioni del tratto urinario, le faringiti, la GERD è più tipica di
quest'età perché fino al 1 anno si tratta di reflusso gastroesofageo fisiologico, mentre dopo l'anno lo
si considera patologico.
Ancora abbiamo l'esofagite eosinofila, la malattia celiaca che inizia a comparire in questo periodo
in quanto si sviluppa dopo che si ingerisce il glutine, introduzione che in genere si effettua a partire
dal 6 mese di vita.
A questo proposito ricordate che il glutine va introdotto al 6 mese di vita, non va più posticipato
come si credeva in passato. Infatti prima si pensava che posticipando la sua introduzione si
riducesse il rischio di celiachia anche nei soggetti predisposti. In realtà gli studi hanno dimostrato
esattamente il contrario, più si ritarda l'introduzione del glutine più aumenta il rischio di celiachia.
Non si sa se vale per tutta la vita, ma c'è una protezione dalla somministrazione intorno al 6 mese,
non prima, non bisogna darlo prima di quest'età. Il glutine si trova nel frumento, nell'orzo mentre
non lo contengono il riso, mais, tapioca che si usano infatti all'inizio. In genere si usa proprio il riso
che è leggermente ipoproteico, però quasi subito dopo il riso si introduce il glutine. Si è visto che
questo riduce di due volte il rischio di celiachia e di tre volte il rischio di sviluppare la celiachia se
si continua anche l'allattamento al seno durante questa introduzione. Non sappiamo perché ma c'è
un effetto protettivo dell'allattamento al seno.
È sbagliato svezzare totalmente quando si inizia l'introduzione dei cibi solidi.
Questo inoltre previene anche il diabete. C'è infatti un'associazione con una riduzione del rischio di
sviluppare diabete, che è dimezzato se si introduce il glutine in questo periodo. La causa non è
conosciuta.
Bambino (4-12 anni): gastroenteriti, faringiti, gastroparesi post infezioni, esofagite eosinofila,
appendicite, m. celiaca, pancreatite, IBD.
In definitiva quello che è importante considerare è la frequenza di ogni malattia in quella precisa
età. Dovremmo pensare quindi alla malattia più frequente che possa essere la causa della condizione
riscontrata. Sebbene ci sia sempre la tendenza a pensare alla causa più infausta come i tumori, ecc
che magari sono invece la causa più improbabile. Bisogna pensare e quindi programmare anche i
diversi esami in base al criterio di frequenza. Vista anche l'importanza dei costi.
Per GER s'intende il passaggio senza sforzo, quindi senza intervento della muscolatura addominale
o toracica, del contenuto gastrico nell'esofago o nel cavo orale. È fisiologico nel 1 anno di vita.
Quando è abbondante, spesso i genitori dicono che è vomito, però bisogna indagare, perché si tratta
di lattanti che hanno un'ipotonia del cardias per cui è una condizione che si verifica facilmente.
Entro i 4 mesi abbiamo una riduzione al 67% dei lattanti, a 7 mesi al 14%, e a 12-14 mesi meno del
5% di bambini che continuano a rigurgitare. Ecco perché se sopra l'anno, soprattutto se continua a
18 mesi bisogna considerare che non sia più fisiologico, ma che ci una GERD o qualche altra
condizione, soprattutto se sono associati altri segni come tosse, dispnea, fischi.
Il reflusso gastroesofageo è una delle cause di asma, in realtà più che di asma si può avere
l'inalazione dell'acido che può provocare una bronco-ostruzione reattiva.
La corrispondenza tra reflusso e sintomi può essere riscontrata solo mediante pH-metria, test
diagnostico consigliato per la diagnosi di questa patologia.
Se il bambino cresce bene, segue il percentile che aveva nei primi mesi, quindi ha un accrescimento
regolare, questo ci indica che si trattava di una condizione fisiologica. Si chiamano infatti “happy
spitter” ossia “sputatori felici”.
In questo caso bisogna rassicurare i genitori, spiegare che si tratta di un fenomeno fisiologico che
scomparirà con la crescita.
MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO (GERD)
Si tratta invece di patologia, quindi si parla di GERD, quando ci sono i segni dell'erosione della
mucosa esofagea con sintomi e complicanze.
La diagnosi si fa in genere con la pH-metria esofagea, si inserisce un sondino per via nasale, si
dispone un sensore nell'esofago e nello stomaco e si valuta il pH di entrambi. L'esofago ha un pH
basico, mentre quello dello stomaco è acido. Quando c'è un reflusso anche quello esofageo diventa
acido, quindi segnala la presenza di acido in questa regione. Poi si valuterà il numero degli episodi
di reflusso.
TERAPIA
GER:
La terapia prevede la somministrazione di antiacidi. Qualora i sintomi dovessero continuare si
procede all'endoscopia perché ci potrebbe essere anche una condizione di esofagite eosinofila, la cui
diagnosi è principalmente istologica.
Bisogna istruire i genitori circa il comportamento da tenere. Bisogna ridurre i volumi dell'alimento
che si da al bambino.
Sarebbe utile una correzione della postura, però in pediatria sotto l'anno abbiamo la problematica
della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome), la morte in culla che è correlata con la postura
durante il sonno. È sbagliato far dormire i bambini proni.
Da diversi studi epidemiologici è emerso che i bambini che morivano in culla avevano una
frequenza molto più elevata di posizione prona rispetto alla posizione supina.
Quindi la raccomandazione è che il bambino deve dormire supino, sempre a pancia in su.
Questo non va bene per il reflusso, però considerando entrambe le condizioni si ritiene più
importante evitare in questa fase la posizione prona a meno che il bambino non sia sorvegliato,
quindi non durante la notte quando anche i genitori dormono.
L'altro problema che è derivato da questa raccomandazione è che c'è una percentuale enorme di
plagiocefalia, bambini che hanno la testa appiattita, soprattutto quelli che tendono a dormire con la
testa poggiata sempre sullo stesso lato. Infatti il cranio si appiattisce, si deforma anche il viso, si
avvicina l'orecchio alla bocca, ecc. Anche in questo caso la raccomandazione è fare durante il
giorno il cosiddetto tummy time “tempo sulla pancia”, il bambino va preso in braccio, non bisogna
aver paura di viziarlo; in realtà i bambini piccoli non sono viziabili.
Sopra l'anno cosa bisogna fare? Anni fa in pediatria si raccomandava la posizione semi supina,
mettere il bambino sul seggiolino, il che è sbagliatissimo perché peggiora il reflusso. L'unica
postura che lo riduce è quella prona o sul fianco sinistro, però la prona sempre dall'anno in su o
quando è sorvegliato.
Altra cosa che si fa è ispessire il latte, per esempio se il bambino è già svezzato si può aggiungere
crema di riso, polvere di carruba che tendono a renderlo più denso. Questo è solo un effetto se
vogliamo “cosmetico”, non riduce il numero di reflussi.
È importante ricordarsi che di fronte alla presenza di un reflusso non ci sia la seconda causa più
frequente di vomito in quel periodo che è l'intolleranza alle proteine del latte vaccino o dell'uovo.
Quindi bisogna escludere questa condizione facendo un trial di 2 o 4 settimane di sospensione dal
latte vaccino. Si dà un latte ipoallergenico che si ottiene trattando il latte vaccino con calore, in
modo da degradare le proteine in peptidi di basso peso molecolare in genere inferiore ai 5000 dalton
che non sono più immunogeni.
Altra cosa che si fa è digerirli con enzimi, digerire le proteine con un corredo enzimatico che riduce
le dimensioni. Più è grossa la proteina, più è energetica.
Oppure si può togliere completamente il latte e usare il latte di soia. In un 50% dei bambini c'è però
una reazione crociata con la soia. Si può usare anche il latte di riso o come ultimo rimedio si può
sostituire il latte con una formula elementare in cui al posto di avere peptidi si hanno amminoacidi.
GERD:
Si consiglia una terapia con inibitori di pompa protonica (PPI), in pediatria quello normalmente
usato è soprattutto l'esomeprazolo (lucen 1 bustina da 10 mg/die >1 anno/10Kg). La ranitidina che
però tende a dare tachifilassi.
Si usa anche il plasil che accelera il transito gastrico, aumenta quindi il tono cardiale diminuendo il
reflusso, però ha la capacità di passare la barriera emato-encefalica e può causare crisi distoniche,
oculogire. Ci sono soggetti predisposti a questi effetti difficili da gestire.
In America non è commerciato il domperidone, un analogo della metoclopramide, il nome
commerciale è peridon che rispetto alla metoclopramide non passa la BEE e quindi non ha questo
tipo di problematiche.
È una patologia frequente (1 su 330), i maschi sono più colpiti (M:F = 4-6:1) e più spesso interessa i
primogeniti. Sono chiamati in causa fattori genetici, se infatti la madre ha questa patologia la si
ritroverà in un 10% delle figlie femmine e in un 20% dei figli maschi. C'è una concordanza tra
gemelli, si è visto che c'è un difetto della NOS1 (nitric oxide synthase 1). Altre cause genetiche
sono rare, la maggior parte non sono state ancora identificate.
C'è una relazione con l'uso dell'eritromicina in gravidanza o nelle prime settimane di vita
extrauterina. L'eritromicina agisce sulla motilina, infatti può essere usata come farmaco per indurre
la progressione del contenuto gastrico, ha un effetto simil plasil però agisce in modo diverso, non
attraverso i recettori della dopamina, ma tramite l'attivazione della motilina. È possibile quindi che
questi farmaci inducano un'ipertrofia.
Sono stati descritti anche 10 casi da uso di azitromicina che agisce allo stesso modo, è sempre un
macrolide ma c'è un effetto peggiore perché ha una durata d'azione prolungata.
La patologia esordisce a partire dalla 3 settimana, il vomito che si presenta prima della 3 settimana
non è stenosi ipertrofica del piloro, bisogna pensarci solo da questa data in su.
È inizialmente post prandiale, vomito prima intermittente poi progressivo, presente in tutti i pasti e
più intenso, si genera un'ipertrofia della mucosa gastrica che non riesce a vincere l'ostruzione del
piloro e il vomito diventa proiettivo, quindi a distanza. A questo si associa ovviamente
un'importante disidratazione, un'alcalosi ipocloremica.
Sono bambini sempre affamati, non c'è nausea, vomitano e se gli date da mangiare non rifiutano il
cibo. Questo criterio fa parte della diagnosi differenziale.
Per definizione in genere il vomito non è biliare, ma nella casistica vista, nell'1-4% dei casi si è
trovata un po' di bile. L'ostruzione è pre ampolla di Vater quindi la bile non ci dovrebbe essere, però
la statistica dice che il trovare la bile non esclude questa diagnosi.
Alla palpazione si apprezza la cosiddetta oliva perché il piloro è ipertrofico, ispessito e allungato, il
bambino ha perso peso, c'è uno scarso tessuto sottocutaneo. Se lo si visita in condizioni di
rilassamento, come facendogli un bagnetto caldo, o come facevano in passato i chirurghi che
usavano un gel con olio si riesce ad apprezzarla.
Ormai si è un po' persa questa sensibilità perché si ricorre all'ecografia, test preferenziale per la
diagnosi. Con questa metodica si evidenzia un aumento dello spessore della parete che è di 3 – 4
mm, il diametro di 10 – 14 mm e la lunghezza 15 – 19 mm.
Quando all'ecografia si riscontra questo quadro la diagnosi di stenosi ipertrofica del piloro è certa.
Talvolta si può fare ricorrere al pasto con bario, ma si fa perlopiù quando si ha il sospetto che ci sia
qualche altra malformazione associata. Questo esame evidenzia la mancata, la difficoltosa
progressione verso lo stomaco, che quando avviene lascia un segno particolare detto segno della
stringa perché c'è una sottile striscia, stretta, assottigliata di bario che collega lo stomaco al
duodeno. Poi c'è il segno della spalla che è l'impronta indicativa dell'oliva. O ancora il segno del
becco.
Altro segno ecografico è il segno del target, dei cerchi concentrici che ritroviamo anche
nell'invaginazione intestinale e qualche volta nell'appendicite. Ovviamente è differente la sede:
nell'invaginazione è sotto l'ombelico, nella valvola ileocecale, nella stenosi del piloro è
nell'epigastrio, ipocondrio e nell'appendicite è in fossa iliaca destra.
TERAPIA
ATRESIA INTESTINALE
Riguarda soprattutto il piccolo intestino, com maggiore incidenza nel duodeno (49%) e in minor
misura il digiuno (36%) e l'ileo (14%). Hanno una frequenza di 1 su 5000.
È dovuta al fatto che l'intestino è inizialmente un cordone solido, poi si vacuolizza, si canalizza,
cosa che può non accadere per vari motivi, come problematiche di tipo genetico, è infatti una
complicanza tipica della sindrome di Down (tra le atresie duodenali il 50% è dovuto a sindrome di
Down).
Si manifesta con vomito biliare, distensione dell'addome, mancata emissione di meconio.
In gravidanza ci può essere il polidramnios. La quantità del liquido aminiotico è regolata infatti da
quanto urina il bambino, da quanto digerisce, per cui se c'è un blocco della digestione il liquido
aumenta. Tant'è vero che il polidramnios è sempre un'indicazione a fare la diagnosi prenatale,
l'analisi del cariotipo anche in donne giovani. L'eccesso o la riduzione del liquido amniotico sono
fortemente associate a patologie cromosomiche.
In una donna di 25 anni il rischio di avere un figlio con sindrome di Down è 1 su 1300-1400. In
questo caso se ci fosse anche il polidramnios è fino 1 su 10, 1 su 50.
Il tipico segnale di ostruzione è la doppia bolla d'aria, normalmente c'è solo quella dello stomaco,
mentre in questo caso la troviamo anche a livello duodeno-digiunale.
TERAPIA
ESOFAGITE EOSINOFILA
TERAPIA
Si usano gli PPI, corticosteroidi soprattutto topici, ma anche sistemici e dieta. Gli PPI funzionano
solo nella cosiddetta esofagite eosinofila PPI responsiva. A posteriori quindi si può fare diagnosi.
I PPI riducono il reflusso gastroesofageo e forse agiscono anche con meccanismo antinfiammatorio.
La migliore terapia è però cortisonica, con il Fluticasone, 2 puff che vengono ingeriti per due volte
al giorno. Dose variabile da 44 a 220 mcg per puff ingerito. La risposta è rapida, entro una
settimana.
Si può fare la dieta di eliminazione da test allergici o empirica, quindi soprattutto il latte più
frequente >1 anno, le uova più frequente >1 anno, ma anche soia, arachidi soprattutto negli USA,
grano, pesci e crostacei che secondo gli allergologi non si potrebbero dare prima dei 2 anni di vita,
mentre diversi studi hanno dimostrato che ritardare l'assunzione di questi preparati oltre il 7-8 mese
di vita non riduce il rischio di allergie. Per ridurre il rischio non bisogna dare alimenti prima dei 4
mesi e mezzo, possibilmente allattare al seno fino al 6 mese e poi si iniziano ad introdurre (non ha
senso non farlo se si pensa di rovinare il seno. Quello che influisce da questo punto di vista è il
numero di figli).
SINDROME DA RUMINAZIONE
Rigurgito, senza sforzo, di cibo che è stato appena ingerito, seguito da rimasticazione e reingestione
o espulsione. Accade in bambini con disturbi psichiatrici, ma anche in adolescenti o adulti normali.
Non si conosce l'incidenza, colpisce più le femmine che i maschi. Si associa a perdita di peso,
dolori addominali, stitichezza, nausea, diarrea. Peggiora la qualità di vita ed è una delle cause di
assenza scolastica.
Inizia in genere con evento stressante o legata a disturbi psicogeni alimentari.
Materia: Pediatria
PEDIATRIA Data: 03-10-2013
Docente: Prof. Moi
Autore: Anastasia Cocco
ESOFAGITE EOSINOFILA
Continuando Esofagite Eosinofila
Miglior terapia: 2 Puff ingeriti di Fluticasone x 2 volte al dì, effetto rapido in 1 settimana ma se si
sospende c’è tendenza alla recidiva. Si consiglia un test di eliminazione dalla dieta di alcuni cibi
implicati nelle allergie ( latte, uova, soia, arachidi, grano, pesci).
• gli episodi di vomito devono essere stereotipati sia per l’esordio che per la durata;
• la durata deve essere inferiore a una settimana;
• devono esserci stati almeno 3 episodi nell’anno precedente;
• assenza di sintomi nei periodi intervallati .
In genere la diagnosi è clinica, ci si basa su queste caratteristiche ma si fanno:
- Rx digerente perché la sintomatologia è simile ai volvoli ricorrenti e malformazioni
- Rmn: Se il bambino ha segni focali, cefalea ingravescente , vomito sempre più frequente,
strabismo, paresi , atassia, convulsioni ,variazioni del comportamento.
o DD con Emicrania che può dare questi sintomi provocata da una massa endocranica.
- Eco e valutazione enzimi pancreatici: se dolore addominale localizzato
- Endoscopia: se c’è ematemesi
- Screening metabolico: se scatenato dal digiuno , infezioni o dieta iperproteica . Se abbiamo
il sospetto che ci sia una malattia metabolica solitamente si inietta una soluzione glucosata
concentrata al 10% che risolve un disordine proteico o lipidico.
DISTURBO
>50% No ci sono sintomi, portatore sano
50% Eccesso di rischio per pancreatite, sinusite
10% CBAVD Congenital Bilateral Agenesis Vasi
Deferenti: atrofia legata al fatto che il vaso
deferente soffre dall’eccesso di muco già nel
periodo fetale, richiediamo all’urologo un
ecografia per vedere questo segno.
5% Malattia Polmonare conclamata, test al sudore
positivo
1% Insufficienza Pncreatica
Test al sudore:
! se >60 millimoli si rifà il test e se uguale → diagnosi di FC
! se tra 40 e 60 si ripete il test, si rifà il test e se rimane in questo intervallo si fa la
genotipizzazione della FC. Se si trova una mutazione sola non si esclude che ci sia la FC
perché magari l’ho cercata nella zona del gene sbagliata. Non trovare una mutazione
significa che al 94% non c’è.
Se si trova una mutazione sola in sostanza si fanno altri esami come: enzimi pancreatici, analisi
dello sputo, spermiogramma e ecografia dei vasi deferenti. Se ci sono ancora dubbi si fa la
Differenza del Potenziale Nasale (NPD) → qui non spiega quindi integro con nozioni da internet:
NPD: Tra la superficie di un epitelio del nostro corpo e il tessuto che sta sotto l'epitelio esiste una differenza di
potenziale elettrico, che è quella che presiede agli spostamenti di elettroliti tra i tessuti e la superficie degli epiteli. Tale
differenza di potenziale esiste anche nell'epitelio nasale. A determinare tale differenza contribuiscono gli elettroliti
(soprattutto Cloro- e Sodio+) che si trovano nel liquido che riveste la superficie dell'epitelio ma anche nel tessuto
sottostante. In condizioni normali questa differenza di potenziale si aggira sui -20 millivolt, mentre nella fibrosi
cistica, essendo Cl- e Na+ carenti a tale livello a causa della mancata attività del canale del cloro CFTR, tale tensione
si aggira sui -40 millivolt (quindi tensione più alta).
Materia: Pediatria
Docente: Origa
PEDIATRIA Data: 4-10-2013
Autore: Riccardo Melis
Meningiti batteriche
Sono processi infiammatori a carico delle leptomeningi (aracnoide e pia madre). Noi parliamo
delle meningiti provocate dalla localizzazione diretta di un agente infettivo. La meningite isolata è
rara, spesso si tratta di una meningoencefalite.
EZIOLOGIA
Tre i germi responsabili della meningite la parte del leone la fa il meningococco, poi abbiamo il
pneumococco, lo streptococco di gruppo B, poi l’Haemophilus influenzae e altri germi. In realtà
l’epidemiologia e l’eziologia della meningite dipendono dall’età del bambino.
Come al solito il neonato è peculiare e i germi che danno meningite nel neonato sono
soprattutto quelli che contrae attraverso il passaggio nel canale del parto oppure quando
esiste un’infezione materna. Parliamo soprattutto di streptococco di tipo B, di Escherichia
coli, di Listeria monocytogenes.
Poi abbiamo un’età un po’ intermedia, da 1 a tre mesi, e qui ancora c’è l’Escherichia coli, la
Listeria, ma comincia a comparire anche l’Haemophilus.
L’Haemophilus, insieme al meningococco e al pneumococco, diviene nelle età successive.
Questo senza considerare l’intervento umano: dico questo perché i vaccini hanno cambiato un po’
l’epidemiologia delle meningiti. Quindi attualmente l’Haemophilus è l’agente causale importante
soprattutto nei paesi in via di sviluppo laddove la vaccinazione anti-haemophilus non viene
praticata. I germi sicuramente ancora prevalenti sono il pneumococco e il meningococco. Come vi
ho detto, un caso particolare è quello del neonato, in cui, lo streptococco di gruppo B è quello più
frequentemente riscontrato.
FATTORI DI RISCHIO
Chiaramente, dobbiamo pensare che esistano dei fattori di rischio soprattutto quando nello stesso
bambino la meningite si ripete. Una è già un evento raro, ma più meningiti che si ripetono ci
devono sempre far sospettare che ci sia qualcosa sotto.
Alcuni fattori di rischio sono ovvi, nel senso che il contatto stesso con un soggetto malato o
portatore è un fattore di rischio, come anche essere stati colonizzati o avere una batteriemia da
uno dei germi che abbiamo visto indicati.
Però, nelle meningiti ricorrenti dobbiamo sempre pensare che ci sia un deficit immunitario, e
deficit immunitario significa anche semplicemente pensare che il bambino ancora non ha
sviluppato l’immunità specifica, e quindi la meningite è più frequente nel bambino piccolo. Però è
anche più frequente nei soggetti che sono stati splenectomizzati e nei soggetti che non hanno una
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milza funzionale (asplenia funzionale). Oppure anche soggetti con deficit dei fattori del
complemento, soprattutto gli ultimi, da C3 a C8, per quanto riguarda il meningococco, oppure C2,
per quanto riguarda il pneumococco, mentre la Listeria è più frequente nei soggetti con deficit
delle cellule T.
È ovvio che poi nei casi in cui la meningite si abbia per contiguità, il fattore di rischio sarà la
presenza di un’infezione nelle vicinanze, ad esempio un’otite, una mastoidite, un ascesso
cerebrale.
Inoltre, sempre in caso di meningiti ricorrenti, ci possono essere delle situazioni in cui il liquor, per
qualche motivo, è in contatto con l’esterno, ad esempio nel mielomeningocele.
Nella maggior parte dei casi, comunque, di base c’è una batteriemia, un superamento della
barriera emato-encefalica, la presenza di germi che scatenano una risposta infiammatoria che poi
contribuisce alla sintomatologia e alla gravità dal quadro e, lo vedremo anche in seguito, può
determinare tutta una serie di complicanze.
I microrganismi implicati attraversano la barriera emato-encefalica con tre meccanismi:
1. passando attraverso le cellule
2. passando tra una cellula e l’altra
3. passando la barriera emato-encefalica all’interno di fagociti.
Il risultato è che avremo un’infiammazione intensissima, c’è un essudato che nei casi più gravi
interessa tutto il cervello.
SEGNI E SINTOMI
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Poi abbiamo l’esordio più graduale, che è quello più frequente, in cui magari all’inizio il
bambino sembra avere l’influenza, oppure una infezione banale di tipo gastrointestinale e
poi gradualmente peggiora e si manifestano i sintomi classici.
Questi sono i segni di meningite per gruppi: la febbre, ci possono essere segni di ipertensione
endocranica, segni di irritazione delle radici nervose, segni neurovegetativi, alterazioni psichiche e
altri segni di sofferenza nervosa.
Segni neurovegetativi:
Dermografismo rosso ritardato
Respiro di Biot, che consiste in periodi apnea che sono lunghi 30-70 secondi, seguiti da atti
respiratori brevi e superficiali, poi insorge nuovamente l’apnea
Possono esserci altri segni di ritenzione urinaria che possono essere diarrea, stipsi,
bradicardia, ritenzione urinaria e così via…
Di tutto questo forse quello che rimane più in mente a tutti gli studenti, e che è quello che la
guardia medica fa più spesso in un bambino con la febbre alta che allarma la madre, è cercare il
segno di Kernig e il segno di Brudzinski. Tuttavia essi sono un po’ un mito che bisogna sfatare, nel
senso che la sensibilità di questi segni è abbastanza ridotta. Se questi segni ci sono ne devo tenere
conto e mi orientano, se però questi segni non ci sono, non posso assolutamente escludere la
meningite.
È più l’esperienza che ci fa capire, anche nei casi non conclamati, anche senza tutto il quadro
sintomatologico visto prima, che c’è qualcosa di grave.
Quindi bisogna fare attenzione, perché non riconoscere una meningite può essere molto grave.
A parte l’esame clinico, andremo a cercare se ci sono segni e sintomi extrameningei, che possono
essere associati.
Ci baseremo sull’epidemiologia, nel senso che se c’è un’epidemia di meningite da un determinato
germe potremo mettere in pratica esami sierologici e come corollario l’imaging. L’esame principe
è però sicuramente l’esame del liquor.
I sintomi e i segni extrameningei dipendono dell’agente patogeno che ha causato la malattia. Un
rash petecchiale può far pensare al meningococco, nelle forme virali possono comunque essere
presenti esantemi, se c’è l’herpes uno può pensare all’Herpes Virus, che causa soprattutto
encefalite, ma come vi ho detto il confine tra meningite ed encefalite non è così netto.
Sono germi che possono avere localizzazioni extrameningee, pensiamo al pneumococco. Quindi
possiamo avere polmonite, sinusite, otite e così via.
Quindi se ho il sospetto di una meningite perché il bambino è troppo compromesso e in più ha
un’otite o una polmonite, capisco che il germe posso pensare che il germe non è localizzato solo in
sede meningea
Le indagini strumentali come vi dicevo sono utilizzabili come corollario, non sono sufficienti per la
diagnosi, ma ci possono aiutare. Il pneumococco (e non solo) può dare la polmonite associata, per
cui posso fare un Rx torace. La TAC può mettere in evidenza l’edema e poi mi aiuta in caso di segni
neurologici focali come anche la RMN. Quindi le indagini strumentali hanno senso soprattutto per
vedere se esiste una focalità, che è data soprattutto dalle complicanze.
Però la diagnosi di meningite si fa con puntura lombare. A chi bisogna fare la puntura lombare?
Bisogna farla in tutti i bambini in cui sospettiamo una meningite, e sono i bambini che hanno
febbre, che hanno segni tipici, ma sono anche quei bambini che hanno febbre, stanno molto male
e non si riesce a capire perché stiano così male e abbiano una febbre così alta. Chiaramente
questo succede tanto più per un lattante. Ovviamente la separazione tra neonato e bambino non è
così rigida. Non è che un neonato compie 28 giorni e da quel momento ha tutti i segni di meningite
chiari, ci sarà una progressione nella manifestazione dei segni, ed ecco perché bisogna stare
attenti ed essere propensi a fare una puntura lombare soprattutto quando il paziente è un lattante
con una sintomatologia non chiara, e proprio come regola nel neonato settico, proprio perchè il
quadro è sfumato, farò una puntura lombare.
La puntura lombare si può fare quasi sempre, ma ci sono delle controindicazioni assolute e
relative
Tra quelle relative c’è il bambino fortemente ipoteso, che sta entrando in stato di shock
oppure se ha alterazioni della coagulazione, meglio correggere queste situazioni prima di
fargli una puntura lombare
Ci sono poi situazioni che controindicano in maniera assoluta la puntura lombare che
comunque dipendono dalle linee guida, ad esempio quelle del 2008 dicono che non
andrebbe effettuata se c’è ipertensione endocranica, se c’è un’infezione dove devo
pungere, perché chiaramente peggiorerei la situazione, se ho un idrocefalo ostruttivo, un
edema importante o l’erniazione delle tonsille cerebellari.
La puntura lombare si deve ripetere quando ci rimane qualche dubbio dopo la prima, in particolare
quando il bambino non ha risposto al trattamento come avremmo pensato (chiaramente diamo
all’antibiotico il tempo di agire, almeno 48 ore).
Per capire se il liquor è patologico bisogna conoscere il liquor normale, sia per quanto riguarda la
pressione, sia per quanto riguarda l’aspetto, che sapete tutti è ad acqua di roccia, quindi limpido,
completamente trasparente, il contenuto in proteine è 20-40 mg/dl, il glucosio è di un certo tanto,
solitamente pari al 70% della glicemia, e le cellule sono poche, solitamente meno di 5 per µl, e
quelle che ci sono in genere linfociti.
Quindi stiamo attenti a quello che troviamo: un’aumentata pressione intracranica, le cellule sono
molte più nella meningite batterica, che dai normali 5 per µl può arrivare fino a 20000 per µl e
prevalgono i polimorfonucleati. C’è un aumento delle proteine e c’è una diminuzione del glucosio
che viene consumato. Chiaramente la coltura sarà produttiva.
Una meningite virale, invece, si pone a cavallo tra la normalità e la meningite batterica, sia per
quanto riguarda il numero dei globuli bianchi, sia per quanto riguarda le proteine, sia per quanto
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riguarda il glucosio. Per quanto riguarda le cellule c’è da dire che stavolta si tratta di linfociti, ma in
una fase iniziale si può anche avere un aumento dei neutrofili.
Chiaramente la medicina non è matematica, ci possono essere sempre eccezioni alla regola per cui
non è che se è batterica avremo sempre il liquor torbido, purulento. Ci sono delle eccezioni,
soprattutto per quei microrganismi particolari come clamidie, rickettsie, la stessa Listeria, brucelle,
e così via. Mentre in caso di virus il liquor come vi ho detto tende ad essere limpido.
TERAPIA
Dunque noi facciamo la puntura lombare, pensiamo che il bambino abbia una meningite, cosa ci
rimane da fare? Trattarla. E come dobbiamo fare? Dobbiamo aspettare come in altre di condizioni
di vedere il risultato che ci confermi se c’è una meningite e da che cosa è dovuta? No, perché nel
frattempo il bambino muore. E quindi dobbiamo iniziare subito la terapia antibiotica, dobbiamo
usare i farmaci giusti, alle dosi giuste, e dobbiamo seguire attentamente il bambino, perché
appunto è un bambino a rischio di morte, di complicanze precoci e tardive.
Chiaramente, antibiotico a parte, questo è un bambino che ha bisogno di una terapia di supporto,
quindi possiamo avere la necessità di trasferirlo in un reparto di terapia intensiva, vi ho detto che
può essere in coma, oppure può essere fortemente compromesso, può essere in shock, può avere
un’ipertensione endocranica o una frequenza respiratoria tale che occorre trasferirlo. Se esiste un
edema cerebrale questo va trattato con diuretici, mannitolo, corticosteroidi.
Dobbiamo stare attenti a quanti liquidi gli diamo perché quando c’è un danno intracranico, c’è
spesso accoppiata un’aumentata secrezione di ormone antidiuretico, dovuta ad un’iponatriemia e
ad un’iposmolarità sierica, con un aumento del sodio urinario e dell’osmolarità urinaria.
Poi ci sono altre terapie di supporto come per esempio la terapia delle convulsioni, di tutto quello
che è corollario dell’infezione, di tutto quello che è conseguenza dell’infezione.
Torniamo agli antibiotici. Dobbiamo usare antibiotici battericidi che raggiungano la barriera
ematoencefalica e che raggiungano a livello di liquor una concentrazione che deve essere
superiore di almeno 10-30 volte la minima concentrazione battericida. Chiaramente la terapia
andrà aggiustata una volta che l’esame del liquor mi dice se sono cocchi, se sono bacilli se sono
gram+ o gram- e infine quando l’antibiogramma segnali che il germe è resistente all’antibiotico
che stiamo usando.
All’inizio, non sapendo che germe ha il bambino, ci dobbiamo basare sull’epidemiologia e sull’età
del bambino.
Quindi se ho un bambino piccolo, se ho un neonato, posso pensare a una Listeria e gli darò
l’ampicillina.
Posso però avere altri germi, Escherichia coli, enterococchi, lo streptococco, in tal caso
assocerò all’ampicillina una cefalosporina di III generazione.
Più tardivamente sempre nell’età neonatale, posso iniziare a pensare che comincino ad
apparire altri germi, come lo stafilococco e posso avere la necessità (anche qui dipende
dalla radiografia e dalle resistenze) di associare la vancomicina.
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Nel bambino che cresce, immaginerò che sia più probabile che abbia un meningococco o
un pneumococco o, se non è stato vaccinato, un Haemophilus, e la terapia di scelta, quella
empirica sarà una cefalosporina di III generazione come il ceftriaxone o il cefotaxime.
Se dalla radiografica rilevo pneumococchi multiresistenti allora posso aggiungere la
vancomicina.
La terapia va fatta per un numero di giorni congruo che per il meningococco e l’Haemophilus è
fino a 10 giorni, un po’ più lunga per il pneumococco. E io mi devo aspettare che il liquor sia
negativo dopo 48 ore al massimo.
Se il bambino sta male e non ha una forma complicata, cosa che ho escluso con la TAC e la
risonanza, avrò la necessità di analizzare nuovamente il liquor.
Questo si è studiato molto bene per l’adulto e l’associazione col corticosteroide è una regola per
l’adulto. Nel bambino la cosa è ancora discussa, quello che sembra è che l’associazione del
corticosteroide (es. desametasone) all’antibiotico, sembra prevenire il peggioramento della
prognosi nell’Haemophilus, mentre nelle altre forme, da meningococco e da pneumococco, si
dibatte e non c’è una linea guida. A quanto pare forse l’associazione dello steroide fa bene nella
meningite da pneumococco ma non in quella da meningococco. Diciamo però che si valuta da
bambino a bambino. Per l’Haemophilus c’è qualche forma in più.
SEQUELE
Se vi è una terapia adeguata, la mortalità è <10%. Tuttavia i bambini hanno sempre una certa
probabilità di rimanere menomati dopo la meningite. A dare compromissioni a lungo termine è
soprattutto il pneumococco, seguito dall’Haemophilus e poi dal meningococco.
Come avrete già sentito, l’alterazione dell’udito è una tipica complicanza da meningite che
può essere data tipicamente dall’Haemophilus, ma anche dagli altri, e deriva dal processo
infiammatorio che oblitera i canali endococleari e alla fine determinano labirintite
ossificante.
Poi ci sono altre complicanze, questi bambini possono sviluppare difficoltà
dell’apprendimento, e questo riguarda il 20% dei casi, che è tanto.
Possono avere deficit neurologici focali, che dipendono dalla localizzazione del danno:
emiplegia, atassia, afasia ecc…
Ernie cerebrali
Alterazioni della vista permanenti
Epilessia permanente
Dunque la situazione non è molto rosea neanche quando si interviene correttamente.
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PROFILASSI
Quando ogni tanto i giornali parlano di un caso di meningite, questo provoca un pandemonio, una
situazione di ansia collettiva, per cui anche chi ha visto il malato da lontano vorrebbe prendere
l’antibiotico.
In realtà ci sono delle regole: la profilassi è necessaria solo per chi ha avuto uno stretto contatto
con il bambino che ha avuto la meningite. Quindi: i conviventi del malato, quelli con cui ha
condiviso oggetti come posate, spazzolino, bicchieri. Poi, per quanto riguarda i compagni di scuola,
la profilassi è consigliata a tutti i bambini della scuola, se il bambino frequenta la scuola materna,
perché nella scuola materna si gioca insieme, si mangia insieme ecc… Invece per i bambini dalla
scuola elementare in poi, la profilassi è consigliata solo se la meningite ha colpito un compagno di
classe.
Tutti quelli che non hanno avuto contatti stretti con il malato hanno un rischio basso o assente e
non è consigliata la profilassi.
Cosa si da per la profilassi? Come prima scelta si da la rifampicina per 2 giorni. Per bambini sopra i
50 kg di peso 600 mg ogni 12 ore, sotto i 50 kg di peso 10mg/kg ogni 12 ore. Se invece la
rifampicina non si può dare ci sono antibiotici di seconda scelta come ciprofloxacina o
levofloxacina, e poi il ceftriaxone. Il più importante comunque è la rifampicina.
VACCINO
Come forma di prevenzione esiste anche il vaccino. Peccato che non sia un vaccino che copra tutti
i meningococchi. Copre il meningococco di tipo C, che ultimamente è diventato meno prevalente.
Esiste poi il meningococco di tipo B, per cui il vaccino è comunque consigliato, pur senza riuscire a
coprirlo del tutto, da solo una protezione parziale. Il vaccino per il meningococco è un vaccino
coniugato.
Nella pratica è consigliato per due fasce d’età, nel tredicesimo mese oppure nel ragazzino. Come
abbiamo visto ci sono condizioni predisponenti di infezione meningococcica, quindi è chiaro che se
per gli altri soggetti il vaccino è consigliato, per questi è obbligatorio. Parlo di soggetti con anemia
falciforme, soggetti splenectomizzati, immunodeficienti, per cui diventa fondamentale fare il
vaccino.
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Encefaliti
La definizione è ovvia. L’encefalite dovrebbe essere diagnosticata con una biopsia o nel peggiore
dei casi con un’autopsia, che mostri l’infiammazione del parenchima cerebrale, ma noi ci
accontentiamo di avere un quadro clinico caratteristico con dei markers che ci indicano che c’è
un’infiammazione cerebrale.
Le cause infettive di encefalite possono essere dirette o indirette. Noi ci soffermiamo sulle dirette,
anche se poi farò un accenno sulla ADEM, l’encefalomielite acuta disseminata, di origine
autoimmune.
Le encefaliti hanno una maggior incidenza nella fascia pediatrica e ogni anno in Italia ci sono 4000-
5000 casi. Interessa il bambino piccolo, c’è una certa stagionalità e questo è correlato con la genesi
dell’encefalite stessa. Non sembra esserci una prevalenza di sesso.
EZIOLOGIA
Più del 70% delle encefaliti rimane senza agente eziologico identificato, e quando si trova l’agente
eziologico è soprattutto un virus. C’è una grande variabilità geografica per quanto riguarda la
genesi dell’encefalite, nel senso che ogni zona del mondo ha i suoi virus, e spesso si tratta di
zoonosi, quindi virus che sono trasmessi attraverso insetti o altri animali.
Per quanto riguarda l’Italia, tra i virus che danno encefalite non possiamo non ricordare l’Herpes,
sia come herpes simplex sia come varicella-zoster, l’Epstein-Barr, il citomegalovirus, ma anche
molti altri virus (morbillo, parotite, rosolia, gli enterovirus e altri).
Poi però ci sono altri microrganismi che possono dare encefalite o batteri veri e propri. Bartonella,
micoplasma, clamidia, rickettsia, ma anche miceti, protozoi, micobatteri, quindi tutte le classi di
microrganismi.
Anche in questo caso il microrganismo arriva a livello encefalico prevalentemente per via ematica,
sia che abbia una partenza dall’albero respiratorio, come succede per esempio per i virus del
morbillo, della parotite, zoster eccetera, sia che abbiano una partenza dal tratto gastroenterico,
come l’enterovirus, sia che abbiano una partenza dal tratto genitale, come l’herpes, ma talvolta, le
vie con le quali il microrganismo arriva a livello cerebrale sono i tronchi nervosi.
La conseguenza di tutto questo, però, nelle forme in cui il microrganismo agisce direttamente
all’interno dell’encefalo, è che avremo un danno a livello neuronale, che predispone il bambino ad
avere convulsioni, un edema cerebrale, un possibile danno vascolare e spesso un’attivazione
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immune, che anche in questo caso amplifica il danno, comportando alterazioni fisiologiche dei
neurotrasmettitori e quindi compromettendo l’autoregolazione dell’encefalo.
SEGNI E SINTOMI
Il quadro clinico ricorda quello della meningite, ma spesso i sintomi sono più subdoli rispetto alla
meningite. Spesso il bambino sembra che abbia un’influenza, che però poi non passa e anzi si
manifestano altri sintomi: chiaramente il più tipico è la compromissione della coscienza, abbiamo
il bambino sonnolento oppure il bambino che non è più lui, irrequieto, che sfarfalla. Il bambino ha
convulsioni, che ha segni di meningismo, ed essendo interessato l’encefalo ci saranno segni
neurologici focali che come abbiamo detto prima possono essere molto vari.
Il quadro, come vi ho già detto, è subdolo, e può essere ancora più subdolo negli
immunocompromessi, nei quali anziché avere febbre, possiamo avere febbricola o addirittura
assenza di febbre, e possiamo avere alterazioni lievi: alterazioni del comportamento, deficit del
linguaggio ecc…
Come facciamo ad orientarci? Come al solito facciamo l’anamnesi e come vi ho detto ci sono tante
encefalopatie che vengono trasmesse come zoonosi, che hanno una localizzazione geografiche
caratteristica. Quindi, se io chiedo alla mamma del bambino, se hanno fatto dei viaggi, questo mi
potrà sicuramente aiutare. Ugualmente posso chiedere cosa è successo di particolare nell’ultimo
periodo, se il bambino è stato morso dal cane, se il bambino è stato esposto alla puntura di
zanzare nel luogo dove si trovava e così via.
Ugualmente, visitando il bambino, posso trovare qualcosa che mi orienta verso l’agente eziologico.
Una linfadenopatia può farci pensare alla bartonella, oppure dei sintomi correlati all’enterovirus,
sintomi intestinali, sono tutti sintomi che dobbiamo cercare in un bambino, perché possono
aiutarci a fare un’associazione. Ovviamente non è tutto così semplice come si sta dicendo.
ESAMI DI LABORATORIO
Il laboratorio ci aiuta poco, nel senso che le anomalie che troviamo sono abbastanza aspecifiche,
mentre nella meningite batterica troviamo tipicamente leucocitosi neutrofila, qui l’emocromo può
essere del tutto normale, oppure ci può essere una leucopenia o una linfocitosi. E poi ci possono
essere delle alterazioni che sono dipendenti dall’interessamento di altri organi da parte
dell’agente eziologico, ad esempio un aumento delle transaminasi, il virus della parotite ci darà
un’encefalite, ma anche una pancreatite, quindi un aumento delle amilasi, e così via.
Frequentemente troviamo nei casi di encefalite il sodio basso a causa di un’alterata secrezione di
ormone antidiuretico.
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Facciamo l’emocoltura, anche se, dato che l’eziologia è prevalentemente virale di solito non
troviamo nulla. Facciamo i test sierologici, e soprattutto ricordiamoci che ormai le diagnosi virali si
fanno soprattutto con la PCR, che eseguiremo nei diversi liquidi organici.
Anche qui l’esame principe sarà l’esame del liquor, che ci farà fare diagnosi oppure no, ed è
normale nel 10% dei casi.
Per il resto, le anomalie sono simili a quelle della meningite virale, quindi un aumento delle
cellule, che riguarda prevalentemente i linfociti, ma che all’inizio può interessare soprattutto i
neutrofili. L’aumento delle cellule, comunque, non è evidente come nelle forme batteriche.
Nella encefalite necrotizzante possiamo trovare nel liquor segni della necrosi, come l’aumento
dei globuli rossi, il liquor può essere emorragico, può essere più grave, anche per quanto
riguarda l’aumento di globuli bianchi e proteine e quindi ricordare una forma batterica.
Talvolta quando abbiamo parassiti oppure rickettsie o micoplasma possiamo avere un
aumento degli eosinofili.
Il glucosio, come nella meningite virale è normale o leggermente ridotto.
Quello che però è più importante, quando si fa l’esame del liquor è la PCR, in particolare l’Herpes
virus ha una sensibilità e una specificità altissima, ma questo vale anche per gli altri virus. Diciamo
che il problema dell’herpes è che la PCR può essere negativa all’inizio, quando noi facciamo
l’esame, e può positivizzarsi in un secondo momento. Questa è una cosa negativa, ma l’aspetto
positivo è che se noi iniziamo il trattamento, la positività rimane dopo il trattamento per sette
giorni e quindi, se noi abbiamo il dubbio, possiamo rifare l’esame e magari trovarlo positivo anche
se correttamente abbiamo iniziato la nostra terapia.
L’imaging anche in questo caso un po’ ci aiuta, non ci fa fare diagnosi perché spesso è normale
all’inizio, ma ci mette in evidenza le complicanze o ci fa fare diagnosi differenziale con altre
situazioni e, perlomeno ci fa capire che non siamo di fronte ad un’encefalite. Stessa storia
l’elettroencefalogramma, non è che ci aiuti più di tanto. Certo, ci può dire dov’è localizzato un
focolaio che magari ci sta dando convulsioni.
TERAPIA
Quindi in definitiva, quando abbiamo un bambino con un’encefalite cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo stabilizzarlo, perché sono bambini critici, il bambino può essere in stato di male
epilettico, oppure in stato di shock, quindi stabilizzarlo è fondamentale. Poi dobbiamo chiederci se
è possibile fare la puntura lombare per fare la diagnosi. Se non si può fare la puntura lombare noi
iniziamo comunque con la terapia con l’aciclovir, che è sempre meglio fare anche se non è
possibile eseguire la puntura lombare.
Se facciamo la puntura lombare e risulta negativa noi facciamo comunque la terapia. Magari ci
facciamo aiutare dalle immagini, per confermare questo sospetto. Se sono negative e qualcosa mi
dice che potrebbe essere encefalite, devo iniziare la terapia comunque. Ho la possibilità di avere la
mia conferma diagnostica ripetendo la puntura lombare dopo qualche giorno, perché se la
diagnosi è giusta avremo positività anche dopo l’inizio della terapia.
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Sopra i 12 anni 10 mg/kg ogni otto ore e in genere la terapia è di 3 settimane, sicuramente
è di 3 settimane nell’immunocompromesso.
Associo a tutto questo anche un antibiotico a largo spettro, di quelli che abbiamo visto prima. La
cefalosporina di III nel bambino grandicello, ed eventualmente un antibiotico specifico per la
Listeria a seconda dell’età, amoxicillina o ampicillina.
Per quanto riguarda i corticosteroidi, abbiamo visto che possono essere utili nella meningite del
bambino nel caso dell’Haemophilus. Qui è un po’ la stessa storia, nel senso che è stato studiato
l’adulto, e si è visto che anche qui l’infiammazione è quella che condiziona negativamente la
prognosi e quindi, se io non do un corticosteroide, ho più probabilità che il soggetto abbia
complicanze e non ce la faccia. Però attualmente non abbiamo delle evidenze che ci facciano dire
che dobbiamo usare dei corticosteroidi anche nel bambino.
Nella maggior parte degli altri casi in realtà noi non abbiamo terapia. L’aciclovir possiamo usarlo
anche nel caso della varicella-zoster e in quel caso associare corticosteroidi se c’è vasculopatia
come complicanza. Se invece la diagnosi è eziologica è un’altra, non c’è nessuna terapia a parte
casi particolari, ma come vi ho detto spesso non si identifica nemmeno l’agente eziologico.
SEQUELE
Le sequele neurologiche sono molto frequenti, sopra il 60%, che è veramente tanto, e anche qui i
problemi sono quelli visti prima. Il bambino non ritorna lo stesso quanto a capacità di
comprensione, non ritorna lo stesso come rendimento scolastico, ha problemi di linguaggio, ha
problemi di vista, rimane atassico, rimane con problemi motori.
Ha una prognosi peggiore il bambino piccolo. Naturalmente dipenderà anche dall’agente che ha
causato l’encefalite, da quanto è stato compromesso il cervello o il midollo, se c’era edema
cerebrale, ipertensione endocranica associata, se il bambino ha avuto dal punto di vista clinico una
compromissione grave, per esempio il coma, e dipende anche dalla precocità con cui si inizia il
trattamento, quindi è fondamentale che trattiamo sempre anche nel dubbio.
Ci sono altre situazioni che possono mimare una sofferenza nervosa da encefalite, che possono
accompagnarsi a febbricola o proprio non accompagnarsi a febbre. Ci sono tante situazioni non
infettive: autoimmuni, metaboliche, dovute a farmaci ecc…
ADEM
Poi ci sono le cosiddette encefaliti parainfettive. Sono un continuum, nel senso che si va da forme
benigne, che si conoscono da un sacco di tempo, ad esempio la cerebellite post-varicella, che è
una condizione benigna che si manifesta nel bambino che stava guarendo, poi improvvisamente
ha sostanzialmente una atassia, un’atassia del tronco anche importante, ed è un quadro che in
genere si risolve bene.
Però c’è un continuum e c’è l’altro estremo di tutto questo, una condizione che si chiama ADEM,
che si studia in questo momento, anche perché i confini con la sclerosi multipla sono un po’
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sfumati. A differenza della sclerosi multipla non interessa più le femmine, ma interessa di più i
maschi, e di base ci può essere o un’infezione, oppure un vaccino.
Come infezione ci può essere o un virus anche banale, una semplice infezione delle prime vie
aeree, un’influenza, un’infezione gastrointestinale. Oppure ci possono essere quelle infezioni che
danno malattie esantematiche. Oppure infezioni virali più importanti: herpes, citomegalovirus,
Epstein-Barr… O anche infezioni batteriche come da Mycoplasma.
Quanto ai vaccini, sono comparse segnalazioni praticamente per tutti i vaccini, principalmente per
quello della rabbia, mentre per tutti gli altri si tratta di segnalazioni singole.
Non si capisce bene quale sia il meccanismo patogenetico. La cosa che viene da pensare è che
ovviamente ci sia una somiglianza molecolare tra gli antigeni della mielina e qualche antigene che
invece provenga dagli agenti infettivi, oppure che l’infezione funzioni da fattore scatenante in un
individuo che aveva già qualcosa di immunitario verso il sistema nervoso.
Quello che determina è un quadro anatomopatologico che è abbastanza tipico, con infiltrati
infiammatori perivenulari e con una demielinizzazione. È dunque una malattia demielinizzante.
Esordisce rapidamente e in circa quattro giorni raggiunge il suo apice. Il bambino affetto da ADEM
è un bambino che ha un’alterazione della coscienza, e ha deficit neurologici multifocali, che
possono essere i più vari:
I più frequenti sono i segni piramidali, fino al 95% dei casi
Emiplegia, anch’essa molto frequente
Atassia
Paralisi dei nervi cranici
Perdita del visus
Interessamento midollare (frequenza minore)
Convulsioni
Afasia
Disartria
Quindi l’ADEM ha manifestazioni multifocali. Ci possono essere segni di meningismo, e
interessamento del SNP, però non è frequente.
Cosa ci aiuta per fare diagnosi? L’anamnesi, per sapere se c’è stato da poco un vaccino o
un’infezione, l’analisi del liquor, perché chiaramente abbiamo difficoltà a distinguere questa
forma dalla forma infettiva. Abbiamo una pleiocitosi, che però non è particolarmente intensa. Ci
aiuta molto la risonanza, che è abbastanza tipica, e che mostra il processo infiammatorio a carico
della sostanza bianca cerebrale. Alla risonanza possiamo rilevare anche un interessamento grave
diffuso, ma questo non ha un significato prognostico, quindi non c’è una proporzionalità. Ci
possono essere anticorpi, che però non sono patognomonici di questa malattia.
La terapia è quella delle malattie autoimmuni, quindi con corticosteroidi, oppure, in caso di non-
risposta si può optare per l'infusione di immunoglobuline.
Quello che poi succede è che nei soggetti che vivono in condizioni svantaggiate, questa situazione
tende a portare complicanze irreversibili, in particolare quando l’agente causale è il morbillo. Da
noi invece, la prognosi è migliore.
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Rimane sempre il dubbio della relazione di questa situazione con la sclerosi multipla a cui in un
certo senso assomiglia, e ci si chiede se i soggetti che abbiano questa manifestazione siano più a
rischio di sclerosi multipla rispetto agli altri, o se invece ci siano due condizioni diverse, quella della
ADEM che interviene una sola volta, allora non sarebbe un particolare fattore di rischio, e l’ADEM
ricorrente che esiste e potrebbe essere non un ADEM, ma la spia di qualcosa che non va e che
tenderà a mantenersi nel tempo.
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Materia: Pediatria
Docente: Moi
Data: 7-10-2013
Autore: Valentina Sanna
FIBROSI CISTICA
( continuo lezione precedente)
Iniziamo la lezione riepilogando il decorso della malattia, a partire dalla mutazione genetica > alterazione Dna >
produzione di proteina parzialmente funzionale > alterazione del trasporto ionico > alterazione della secrezione
(ridotta componente acquosa e aumento della componente proteica) > aumento viscosità del secreto > blocco
dei dotti ghiandolari e riduzione della difesa anti microbica (uno dei principali problemi soprattutto a carico
polmonare, con colonizzazione per lo più batterica) > infezione, infiammazione > fibrosi cistica.
• Forme classiche: non c’è proteina CFTR funzionale o manca totalmente la produzione ( dipende
dall’alterazione genetica alla base).
• Forme atipiche: sinusite cronica, manifestazioni polmonari tardive o non presenti, pancreas a funzione
esocrina adeguata, ciò nonostante sono esposti a pancreatiti ricorrenti ( questo si può avere anche nel
portatore, forse per un difetto minimo dell’altro allele non riferibile a sua mutazione ma a quella di altri
geni ad esso correlati), test al sudore alterato ma in minore entità o addirittura normale, < 40 mmol/L,
azoospermia ostruttiva (come già detto prima, caratteristico e presente anche nelle forme lievi).
Lo screening neonatale si fa col test al tripsinogeno immuno-reattivo (IRT), che ricerca con anticorpi specifici il
precursore della tripsina,che per effetto dell’ostruzione delle ghiandole del pancreas si trova nel plasma in
quantità aumentate; individua il 90-95% di neonati a rischio, quindi non fa diagnosi di malattia, ma indirizza verso
i test di secondo livello: dopo 7 giorni si effettua un secondo test oppure si passa al test genetico.
Test al sudore
Rappresenta il gold standard diagnostico, che in genere si effettua su bambini un po’ più grandi: può dare tre
tipi di risultati:
➔ Normalità per valori < 40 mmol/L e <30 mmol/L per il bambino sotto i 2 mesi di vita.
Quando permane ancora un dubbio diagnostico, l’ultima chance è la differenza di potenziale nasale, più invasivo
nella realizzazione
Test genetico
Identifica circa il 90% dei difetti molecolari: in Sardegna raggiunge circa il 94%, per tutte le altre regioni rimane
più basso, 75-80 %, questo grazie ad una genetica fortemente conservata, come accade nella talassemia dove
con una sola mutazione, β039 copriamo il 96% degli affetti. Nel 10 % dei pazienti affetti si identifica un solo
allele, evidentemente perché il difetto si trova in una zona non screenata del gene (piuttosto grande, 250
kilobasi): in genere le mutazioni causali si trovano in sequenze introniche, ma può capitare che si localizzano in
sequenze esoniche o in siti di splicing che però non vengono sequenziate. In questa minoranza di casi la presenza
di sintomi suggestivi (bronchiectasia, pancreatiti ricorrenti, azzospermia ostruttiva) e risultato indeterminato del
test al sudore si fa un ulteriore approfondimento con:
• Ultrasonografia
• Coltura da tampone faringeo, o sputo o lavaggio bronchiale per patogeni tipici (questo il più
rappresentativo della popolazione microbica polmonare): pseudomonas, stafilococco, burkholderia
cepacia (questo rafforza di parecchio la diagnosi di fibrosi cistica)
➢ Polmone
Le alterazioni istopatologiche anticipano le manifestazioni cliniche, e sono presenti sin dai primi mesi di vita:
infiammazione delle vie aeree conduttitrici e respiratorie, ispessimento del muco e danno endobronchiale,
ispessimento pareti e accumulo di muco, danno peribronchiale e parenchimale, fino a dare cavitazioni e
bronchiectasie. Possono sviluppare ipertensione polmonare e cuore polmonare cronico, insufficienza
respiratoria, aspergillosi bronco-polmonare allergica (da ipereattività delle vie aeree).
A livello di esame obbiettivo si osservano: rantoli grossolani, intolleranza all’esercizio, riduzione murmure
vescicolare, tachipnea, alterazioni spirometriche, emottisi tardive (in genere dopo l’adolescenza; l’emottisi
massiva è una delle cause di mortalità dell’adulto), pneumotorace.
La colonizzazione batterica, prima aspecifica( anche intestinali) poi differenziata in quella tipica: Stafilococco, tra i
6-10 anni presente nel 60%, Pseudomonas (aumenta con le ospedalizzazioni, tra 25-25 anni presente nell’80%),
Burkholderia cepacia (fattore prognostico negativo, correla con maggiore gravità del quadro); è necessario
attuare l’isolamento di questi soggetti onde evitare lo spreading dell’infezione tra pazienti.
La terapia è sempre guidata da colture dello sputo o BAL, allo scopo di ridurre o contenere la carica batterica
aspecifica, quasi ineradicabile, e di eliminare quella specifica più aggressiva, appunto Pseudomonas,
Burkholderia cepacia. In questi casi la terapia è poliantibiotica. Ricordate che i pazienti con fibrosi cistica hanno
un’aumentata clearence degli amino glicosidi, per cui necessitano dosaggi maggiori.
Quindi la terapia si basa su:
Altri aspetti radiologici, in base ai quali si può destare il sospetto di fibrosi cistica: casi molto gravi
➢ Pancreas
Anche qui la malattia progressiva porta a fibrosi pancreatica ed al difetto di enzimi e bicarbonati, a cui consegue
lo stravaso di enzimi e l'auto digestione pancreatica e, infine, le pancreatiti ricorrenti. Sintomi più frequenti
sono: feci frequenti e ricorrenti, maleodoranti, unte-lucide, galleggianti, associate al malassorbimento dei grassi
(steatorrea) ; addome disteso, visibilmente sproporzionato rispetto al resto del corpo ( nel bambino le cause
possono essere molteplici, ma bisogna sempre pensare a fibrosi cistica, o malattia celiaca); carenza vitamine
liposolubili secondarie a steatorrea e mancato assorbimento: sonosoprattutto le vitamine D, K (con
allungamento del Tempo di Protrombina,PT) ed A (lesioni degli epiteli); crampi addominali. I bambini necessitano
un supplemento di calorie e proteine per evitare i deficit di accrescimento: se nei bambini sani l'apporto è di
circa 100 kcal per kilogrammo di peso, nei bambini affetti si parla di almeno 140-150 kcal per kg di peso, poiché
una parte non viene assorbita. L’infiammazione del pancreas può coinvolgere anche le Isole di Langherans, e
causare deficit di secrezione insulinica: è presente nell’8% in età scolare, nel 30 % negli adulti. Il diabete
secondario così determinato è molto più difficile da controllare.
➢ Intestino
L'alterazione si presenta già in utero come segno ecografico precoce di iperecogenicità intestinale, sin dalla 18°-
19 ° di gravidanza. Sintomi principali sono: ileo da meconio, peritonite da meconio, volvo, colonpatia fibrotica,
appendicite, atresia intestinale, perforazione; crisi ricorrenti di dolore colico in assenza di ostruzione vera e
propria ( equivalenti dell’ileo da meconio); ostruzione, più frequentemente è a livello della giunzione fra ileo e
cieco (è questa sede di passaggio tra una sede anatomica ricca di batteri,colon, ed una scarsamente colonizzata,
ed un punto debole facilmente soggetto ad invaginazioni); prolasso rettale, dipendente da un lato dal contenuto
eccessivamente secco e viscoso, e dall’altro dalla scarsa muscolatura del pavimento pelvico (ricordate che sono
pazienti malnutriti).
Terapia con lassativi osmotici, clisteri a base di fosfati per “disimpacciare”.
➢ Fegato e colecisti
I sintomi tipici sono: la steatosi epatica, può essere concausa col rallentamento del flusso biliare nel causare
cirrosi (rara, 3-4 % dei casi). La colecisti è maggiormente colpita da ittero ostruttivo neonatale, calcolosi,
colecistite con o senza calcoli, con progressione verso la colangiosclerosi nel 33% dei casi (principale causa di
cirrosi in questi pazienti)
➢ Ossa
Sintomi quali osteoatropatia ipertrofica con clubbing delle dita (ippocratismo digitale) sono conseguenza
dell’infiammazione cronica polmonare e delle altre sedi, e della produzione aberrante di IL-3;
➢ Apparato riproduttivo
Come detto, è una delle manifestazioni più sensibili al difetto del CFTR, e si può manifestare anche per singola
mutazione, in caso di modificazioni su altri geni regolatori che riducano l’attività dell’allele sano del 10 %. La
valutazione ecografica del vaso deferente è determinante nei casi dubbi. La fertilità è pero possibile tramite
aspirazione di secreto testicolare, spermatociti e/o spermatogoni e fecondazione artificiale. Anche le donne
hanno difficoltà al concepimento per ispessimento del muco della cervice, e la gravidanza può peggiorare la
funzione polmonare , non che la problematica nutrizionale. La consulenza genetica per queste coppie è
fondamentale, anche per distinguere attraverso i test genetici (esiste un database di più di 500 mutazioni) tra le
forme lievi limitate alla sola sterilità, forme atipiche, e forme completamente espresse.
➢ Cuore
Ipertrofia ventricolo destro, dilatazione arteria polmonare.
➢ Milza:
Ipersplenismo
➢ Stomaco:
Reflusso gastro-esofageo
Prognosi
La speranza di vita nel 1930, quando la malattia venne studiata approfonditamente per la prima volta (e forse
perché riferita ai casi più gravi), era solamente di un anno; nel 1985 è arrivata a 25 anni, nel 2006 a 37, ed oggi si
pensa possa essere ancora più alta: per gli attuali neonati si pensa che la speranza di vita sia simile ai nati sani.
Dovranno fare sport, quindi non vi è alcuna preclusione alla carriera sportiva e lavorativa ( si diplomano e
frequentano l'università). Esistono dei centri specializzati per la fibrosi cistica, da noi si trova all’ospedale Brotzu.
È consigliato che facciano tutti i vaccini, anche quelli antiinfluenzali.
Digressione sui vaccini: sta montando una campagna anti-vaccini basata sui rischi ad essi correlati , che seppur
esistenti sono molto rari, ma che ha indotto molte madri a non far vaccinare i propri figli, e questo ha portato a
recrudescenze di malattie tenute fin'ora sotto controllo come il morbillo: tra quelli chiamati in causa,
l’immunodeficienza da vaccino anti-polio, encefaliti da vaccino antipertosse che, tolto dal commercio in
Inghilterra e Giappone, portò ad aumento dei morti da infezione da Bordetella Pertussis (oggi si utilizza un
vaccino diverso a base di tossine inattivate). Perciò è importante informare il genitore su quelli che sono rischi e
benefici, assai vantaggiosi nei bambini affetti le patologie come la fibrosi cistica che altrimenti avrebbero un
decorso nettamente peggiore nel contrarre malattie infettive.
La maggiore sopravvivenza, tuttavia, fa si che si manifestino altre patologie quali l’osteoporosi (da deficit di Vit D
e deficit di assorbimento del Calcio), diabete, alterazioni nutrizionali.
BRONCHIOLITI
Altra patologia frequente in pediatria è l'infezione virale dei bronchioli, ossia delle vie precedenti gli alveoli
respiratori, causata per lo più da Virus Respiratorio Sinciziale (60% dei casi). È la più frequente patologia delle vie
aeree al di sotto dei 2 anni di vita, con picco d’incidenza tra 3-6 mesi. Non molto tempo fa c’è stata un’epidemia
nel napoletano associata a diffusione del virus in una popolazione di bambini malnutriti, condizione che ha agito
come concausa; è noto ormai che l’evoluzione normalmente benigna dell’infezione, può diventare maligna in
bambini con fattori di rischio. Altri agenti infettivi sono: Metapneumovirus , Adenovirus, Virus dell’influenza e
Parainfluenza.
Fattori di rischio, come accennato sono:
• prematurità, il principale: dei bambini nati <32 settimane , il 25 % va incontro a bronchiolite, dei nati tra
le 32-36 settimane il 15 %, tanto che diventano target specifico di prevenzione.
• Asma: si sviluppa in un ¼ dei pazienti con bronchiolite, ma non è ancora noto se vi sia una
predisposizione genetica comune, o se precedenti bronchioliti determinino ipereattività delle vie aeree
Manifestazioni cliniche
Le manifestazioni cliniche sono precedute dalla SRAI , sindrome respiratoria alta indifferenziata.
Sintomi tipici sono: tosse, dispnea, tachipnea, fischi respiratori.
All’esame obbiettivo si osservano:
• nobbing, movimento antero-posteriore della testa dovuto all’utilizzo dello sternocleidomastoideo come
muscolo respiratorio accessorio (nell’adulto è un elevatore della clavicola, nel lattante essendo ipotonico
compie tale movimento)
• rantoli a piccole bolle sub crepitanti, al termine dell’inspirazione. La distinzione tra piccole, medie e
grosse bolle, e in quale fase della ventilazione si auscultano, sono parametri importanti per indirizzare la
diagnosi: nel caso della polmonite, la localizzazione a livello alveolare li rende più fini e più “sonori”
poiché trasmessi attraverso un’area di addensamento polmonare.
Quadro RX
Aree atelettasiche periferiche con accentuazione della trama bronchiale, appiattimento delle cupole
diaframmatiche, iperdiafania (segni di intrappolamento d’aria). Raramente quest’esame viene utilizzato come
esame diagnostico e al fine di scegliere la terapia
Terapia
Spesso si usano gli antibiotici anche dove non indicato: nella bronchiolite l’unica indicazione è la presenza
accertata di infezione batterica, o in neonato febbrile con <30 gg, poiché il rischio di sepsi è molto elevato.
Basti pensare che in presenza di bronchiolite il bambino con più di 30 gg ed in stato febbrile ha un rischio minore
di sepsi rispetto ad un coetaneo nelle stesse condizioni senza patologia bronchiolare (la bronchiolite essendo
virale ha un rischio inferiore di diffusione sistemica, nel secondo caso la febbre potrebbe essere l’unico segno
d’allarme dell’infezione batterica)
Raccomandazioni emanate dalla AAP ( Academic Of Pediatry)
La diagnosi è basata sull’evidenza clinica (rientramenti , rantoli crepitanti, fischi, etc) di tipo B, ossia basata su trial
clinici randomizzati. Si deve verificare la presenza di fattori di rischio ( prematurità, malattie croniche polmonari e
cardiache, vizi valvolari, cardiopatie congenite, immunodeficienza). No è indicato l'uso di broncodilatatori , di
cortisonici, di ribavirina (attivo contro il Virus Resp. Sinciziale, ma di cui non è stata dimostrata n questo caso
efficacia clinica), fisiochinesiterapia toracica.
In realtà tute queste terapie vengono applicate.
Sono ammessi tentativi con α e/o β adrenergici, anche senza grandi evidenze di efficacia ( si ritiene che
l’adrenalina nebulizzata possa essere più efficace del salbutamolo anche per l’azione decongestionante nasale da
stimolazione α recettori).
Uso di antibiotici soltanto in presenza di superinfezione: questa, che in genere si manifesta con otite, giustifica
l’uso dell’amoxicillina.
È fortemente raccomandato il mantenimento di una buona idratazione e supportare la capacità di assumere
liquidi: la polipnea, che arriva anche ad 80-90/ minuto comporta la perdita di liquidi, oltre che l’incapacità di
alimentarsi, tanto che un tempo la disidratazione rappresentava una delle prime cause di morte. È prevista la re-
idratazione per via parenterale o somministrazione di ossigeno umidificato ad elevate concentrazioni (quando la
saturazione cade < 90%); badate che concentrazioni troppo elevate di O₂ possono portare ad ipercapnia, così
come nella fase di svezzamento occorre monitorare attentamente la saturazione dell’O₂; inoltre talvolta
l’ostruzione è tale che l’ossigeno non riesce a penetrare nelle vie aeree.
Livello di evidenza A (studi randomizzati) per l’uso del palivizumab, anticorpo monoclonale, che andrebbe
somministrato a tutti i bambini con fattori di rischio, in 5 dosi distribuite nel periodo di novembre-dicembre,
ossia quello di maggior diffusione del virus.
Livello di evidenza B per norme igieniche intraospedaliere, quali lavaggio delle mani con l’alcol ( anche se il Prof.
dice “acqua”), metodo banale ma efficace per l’eliminazione del virus.
Evitare l’esposizione al fumo passivo, che causerebbe ritardo di guarigione e aumento del numero di ricoveri.
Sembra protettivo l’allattamento al seno, sia per suscettibilità che per decorso patologia.
Ricordate inoltre che conseguenza della malattia è anche la sindrome da alterata produzione di ormone
antidiuretico (ISAH), persistentemente alto nonostante la disidratazione, talvolta associato all’infezione da RSV, in
cui l’eccesso di acqua può dare edema cerebrale ed ipertensione endocranica, e danni da compressione; tale
sindrome è più frequente nelle donne.
Riassumendo la terapia di supporto prevede: re-idratazione e.v. e/o nutrizione con sondino naso gastrico,
ossigenoterapia con ossigeno umidificato in caso di ipossiemia da alterato rapporto ventilazione/perfusione.
Aspirazioni nasali prima del pasto. È stato di recente proposto l’uso di decongestionanti nasali e di soluzioni
ipertoniche a base di NaCl al 7% per via inalatoria, ma si sono dimostrate poco efficaci.
Nessuna terapia migliora la gravità, la prognosi ed il rischio di successiva comparsa di asma, nemmeno il
pavalizumab che è efficace solo in profilassi.
Prognosi
Buona per bambini in salute prima di ammalarsi; il rischio di evoluzione ad asma è del 40% nei 5 anni successivi,
10 % oltre i 5 anni, poiché l’iperreattività delle vie aeree tende a ridursi nel corso degli anni, parallelamente alla
maturazione delle strutture anatomiche.
ARDS
(Acute respiratory distress syndrome)
Danno acuto dei polmoni che esita in edema, atelettasia e grave difetto dell’ossigenazione, di origine non
cardiogena. Può presentarsi sia nell’adulto che nel bambino, in tal caso spesso dovuto a deficit di surfactante, o
ad infezioni respiratorie, virali (quali VRS associato a bronchiolite) sia batteriche; agenti eziologici più frequenti
sono tra i batteri Streptococcus Pneumoniae, Haemophilus Influenzae, Stafilococco, Meningococco, tra i virus
RSV, Virus dell’influenza e parainfluenza, Metapneumooniae Virus, SARS.
È la più comune causa di morbilità-mortalità < 5 anni, soprattutto nei paesi sottosviluppati, molti rientrano fra i
2 milioni di morti che ogni anno fa la polmonite. Nei paesi sviluppati l’incidenza è inferiore : tra gli adulti è di
17/100000 abitanti, tra i bambini 2-12/ 100000, un numero nettamente inferiore rispetto agli adulti dovuto forse
a difetto di campionamento, non eseguito su sangue arterioso, o per mancata diagnosi di infezione delle vie
aeree inferiori; la mortalità è elevata: negli adulti si attesta al 27-45%, nei bambini al 18-27% ( dovuto al fatto che
più spesso sono in causa virus e batteri, più facilmente trattabili); colpisce più frequentemente i maschi e le razze
nere e ispanoamericane.
Anche in tal caso si associano dei fattori di rischio, preesistenti nel 74% dei casi, quali:
• malattie neuromuscolari
• patologie da accumulo
• fibrosi cistica
• ernia diaframmatica
• nterstiziopatia severa
Rx
Opacità dei campi medi, con tipica tendenza al risparmio delle basi polmonari e aree costofreniche, almeno in
fase iniziale; aree di atelettasia diffusa
Manifestazioni cliniche
Sintomi principali sono: esordio acuto e progressivo,dispnea, rientramenti (soprattutto sottodiaframmatici,
associati a prognosi severa), grunting, nobbing, alitamento delle pinne nasali, respiro paradosso ( la normale
ventilazione prevede innalzamento sincrono di torace e addome, in questo caso si perde la sincronia, vedi
immagine)
• tachipnea tachicardia
• ipossiemia e alterato rapporto tra P O₂ (norm. 95%) e frazione di O₂ nell’aria inalata (norm. 25%), che nei
soggetti sani ha un valore di circa 500, al di sotto dei 200 si conferma la diagnosi
Pediatria
09/10/2013 (1° ora)
prof. Moi
Eleonora Cossu
1Il primo caso di TTP fu descritto dal Dr. Moschowitz nel 1924 e la causa di questa malattia è rimasta sconosciuta fino all'inizio
degli anni '80 quando è stato dimostrato che i pazienti affetti da TTP ricorrente presentano forme di grosse dimensioni del fattore di Von
Willebrand, un importante fattore che regola l'aggregazione delle piastrine e partecipa alla coagulazione del sangue. Tali aggregati,
chiamati multimeri del fattore di Von Willebrand ad alto peso molecolare, sono capaci di aumentare l'aggregazione delle piastrine. Oggi
si ritiene che la causa di questa condizione sia dovuta al deficit di una proteina chiamata ADAMTS13. Tale proteina agirebbe nei
ne può trovare qualcuno (1-2 per campo), ma se ne vedete già il 5-10%, questa è una condizione
che vi fa fare diagnosi;
• la porpora di Schonlein-Henoch è una condizione pediatrica molto comune, una vasculite sistemica
con patologia addominale, con tipiche crisi di dolore addominale, si può avere anche diarrea,
melena, presenza di sangue nelle feci.
Altri segni sono la porpora (cioè elementi cutanei che non si risolvono con la pressione) che
tipicamente si riconosce per essere rilevata, è una porpora di tipo infiammatorio, quindi se voi
passate il dito sopra questa lesione sentite una papula (se voi passate il dito sopra a questa lesione,
sentite una papula; le petecchie ad esempio non sono rilevate), inoltre la lesione ha una
localizzazione tipica, soprattutto agli arti inferiori, quindi gambe e caviglie oppure glutei. Un
bambino che aveva questa porpora è stato anche operato, è stata anche rimossa l'appendice perché
aveva dolori addominali, però non era stato visitato bene perché se l'avessero studiato avrebbero
trovato la porpora, che in questo caso era solo nei glutei, mentre generalmente è nelle gambe e
nelle caviglie.
Le altre caratteristiche di questa sindrome sono le artralgie soprattutto alle grosse articolazioni degli
arti inferiori, quindi caviglie e ginocchia.
L'elemento principale è il possibile coinvolgimento renale, spesso non coincidente con la fase acuta
della malattia ma leggermente sfalsato di 1-2 settimane, con ematuria, aumento delle proteine e
sindrome nefritica che può anche evolvere in insufficienza renale cronica, quindi il problema
principale molte volte è proprio la possibile patologia renale. Quindi di fronte a una porpora di
Shonlein-Henoch, anche se i pazienti stanno bene, dovete sempre controllarli nella convalescenza e
valutare le urine per capire se c'è una sofferenza renale.
• Farmaci: qui è citato il ferro, ma dobbiamo dire che quasi nessun farmaco è scevro dall'indurre
sintomi di tipo gastroenterico, soprattutto nausea, vomito e dolori addominali;
• la faringite streptococcica: anche questo è un esempio tipico di una patologia extra-addominale che
nel bambino dà dolore addominale;
• la polmonite, soprattutto quando riguarda i quadranti inferiori;
• la sepsi, in cui ci sono dolori addominali nel quadro di un'infiammazione di tipo sistemico.
soggetti sani "tagliando" in piccoli frammenti il fattore di Von Willebrand di grosse dimensioni. Se ciò non avviene, a causa di una
carenza di ADAMTS13, il fattore di von Willebrand si accumula nel sangue nella sua forma di grandi dimensioni "non tagliata", attorno al
quale le piastrine formano gli aggregati patologici caratteristici della TTP. Questo genera una marcata diminuzione, per consumo,
delle piastrine che circolano nel sangue (piastrinopenia), manifestazione caratteristica di questa patologia. I trombi (aggregati piastrinici)
occludono, in modo inizialmente reversibile, i vasi del microcircolo, causando un'ischemia transitoria (per la mancanza di sangue) a
livello di vari organi (reni, fegato, sistema nervoso ed altri), con un più frequente coinvolgimento del sistema nervoso centrale, causando
gran parte della sintomatologia.
I globuli rossi vengono danneggiati nel tentativo di attraversare i vasi ostruiti dai trombi piastrinici; questo causa un'anemia che viene
definita emolitica perché dovuta alla distruzione dei globuli rossi, di tipo meccanico, e la comparsa in circolo di numerosi globuli rossi
frammentati (schistociti) caratteristici della malattia.
L'emolisi e la necrosi che si verificano nelle zone ischemiche dei tessuti (morte di cellule cerebrali, polmonari, renali, miocardiche o di
alti organi) portano a liberazione di enzimi intracellulari, tra i quali l'enzima lattato deidrogenasi (LDH), che risulta elevato in circolo.
Il difetto di ADAMTS13 può essere ereditato oppure essere acquisito durante la vita per la produzione di auto-anticorpi contro
l'ADAMTS13.
Ricordatevi che quando visitate un bambino dovete considerare anche l'approccio: (dovete fare come un
coniglio selvatico) cercate di accarezzare con gesti misurati, non dovete mai urlare, mai guardarlo negli occhi
fissi altrimenti piange... Un'altra cosa che io consiglio è di mettersi a livello del bambino, non guardarlo
dall'alto, la cosa migliore è di farlo tenere alla madre e voi vi inginocchiate a livello del bambino, parlate con
la madre però visitate il bambino, il bambino non penserà di essere lui sottoposto alla visita ma la mamma,
quindi parlate con la mamma ma nel frattempo fate tutto quello che dovete fare sul bambino.
Se però il bambino si presenta con un quadro di emergenza, vediamo il cosiddetto aspetto tossico del
bambino con uno stato di shock, trascuriamo il piano di visita che si farebbe normalmente per andare a
intervenire subito in condizioni di urgenza, perché una cosa fondamentale è:
• porre una cannula venosa per assicurare un' adeguata idratazione,
• verificare la pervietà delle vie aeree,
• somministrare ossigeno se è necessario
• resuscitare con fluidi: badate che la resuscitazione con fluidi in caso di shock va fatta in maniera
molto rapida, nel 90% degli shock di qualsiasi natura è prevista una serie di interventi di
ricostituzione del volume con infusione di cristallioidi (una soluzione salina) alla dose standard di 20
ml/kg di peso, questo però va fatto molto rapidamente, nel giro di 20-30 minuti, tant'è vero che nei
paesi anglosassoni invece che una flebo fanno direttamente dei push o dei siringoni (da 60 ml) con i
liquidi che sono necessari. Se dopo questa prima infusione non avete ottenuto un recupero di
pressione, si può ripetere fino a 3 volte finché si raggiunge un certo aumento di pressione.
Questa è la cura che si fa anche in sospetto di sepsi perché si ha comunque una condizione di shock
da endotossine o da lipopolisaccaride.
Col bambino si cerca di giocare, per esempio si propongono gli strumenti della visita come se fossero dei
giocattoli, per esempio il fonendo diventa un telefono per telefonare alla nonna, il martelletto diventa un
cavalluccio... in genere gli si danno queste cose prima, in modo che lui giochi, qualche volta li sfascia
anche...
I più difficili da visitare sono quelli tra i 18 mesi e i 2 anni e mezzo, che hanno imparato a distinguere gli
estranei dai familiari, quindi con gli estranei non accettano di essere toccati o spogliati o qualsiasi cosa.
Ma il tempo che impiegate per cercare di conquistare la fiducia di un bambino, poi lo recuperate alle visite
successive perché una volta che vi siete guadagnati la fiducia è più semplice. Anche le madri apprezzano
molto che riusciate a visitare il bambino senza farlo piangere, qualche volta per le madri è più importante
questo che le vere capacità mediche.
PALPAZIONE: Si parla alla madre mentre si palpa il bambino; certe volte col bambino più grande, per ridurre
la resistenza dell'addome, prendete la sua mano e sopra poggiate la vostra per vedere se c'è una resistenza,
se c'è una difesa, se c'è dolorabilità, anche certe volte per evitare il solletico, che sono tutte reazioni di
difesa ma in realtà se si visita lui non ci sono tutti questi problemi.
Però prima di arrivare a toccare si ricavano informazioni anche dall'ISPEZIONE semplicemente: se voi trovate
ad esempio un addome disteso (come quando abbiamo parlato del vomito) una grossa distensione fa
pensare ad una ostruzione intestinale. In questo caso però è una distensione acuta, se invece avete il
bambino che ha la pancia sempre un po' gonfia, tra le cause da indagare abbiamo soprattutto la celiachia e
la fibrosi cistica.
L'addome è immobile (invece normalmente l'addome si muove durante gli atti del respiro,
simmetricamente in tutti i quadranti addominali) questo è solitamente un segno di peritonite.
Ci possono essere masse. I bambini sono soggetti a due tipi di tumore: il tumore di Wilms, abbastanza
frequente in età pediatrica perché ha un'origine genetica, e il neuroblastoma. Ricordatevi che bisogna
visitare profondamente le logge renali, non accontentatevi di una palpazione superficiale ma vedete che le
aree renali sono rilevate. Però a volte queste masse sono talmente sviluppate che c'è già un' asimmetria
all'osservazione dell'addome, quindi all'ispezione.
Le onde peristaltiche sono tipiche a volte della stenosi ipertrofica del piloro e qualche volta anche di
ostruzioni di altro tipo.
Il bambino che piange ha l'addome contratto ma abbiate pazienza di aspettare, quando lui inspira riuscite a
palpare e per verificare se c'è una peritonite, anche nell'attimo in cui il bambino prende fiato voi riuscite a
palpare.
Se il bambino non si fa visitare si può anche chiedere alla madre di palpare lei e voi guardate la faccia del
bambino. Quando visitate un bambino non dovete guardare la pancia, ma la sua faccia, cercate le
espressioni del volto.
A volte si può anche visitare l'addome mentre il bambino è tenuto in braccio dalla madre, petto contro
petto, voi infilate la mano tra i due per palpare l'addome. Non è necessario che il bambino sia sdraiato per
fare questa visita ma ci si può accontentare anche di questa posizione.
Ricordatevi che col bambino l'approccio è diverso dall'adulto, nell'adulto è tutto regolamentato (il medico
sta alla destra del malato, il malato sta sdraiato..), col bambino è tutto comandato dal bambino, stravolgete
il vostro modo di visitare però dovete cercare comunque di fare tutte le cose, magari l'ordine cambia ma
bisogna visitarlo dalla testa ai piedi.
Il bambino va spogliato sempre tutto.
Ci sono tanti esempi che mi sono capitati di bambini in cui si sbaglia la diagnosi perché non sono stati
spogliati. A me è capitato di essere chiamato in seconda battuta per un bambino che aveva la febbre da
quattro giorni, io andai a casa in visita domiciliare.. prendetevi tempo quando andate a casa, vi sedete,
prendete un caffè, parlate un po' di più, non dovete avere fretta, soprattutto non bisogna avere fretta nel
sollevare la maglia, lo visitate, lo spogliate, anche quando hanno già febbre lo tenete spogliato per un po' di
tempo e poi rimisurate la temperatura, spesso questa si sarà già un po' abbassata anche solo per averlo
tenuto spogliato per un po'. Se il bambino ha freddo, non bisogna spogliarlo ma tenerlo coperto, però se voi
vedete che il bambino mostra di avere caldo, perché è rosso in faccia, sudato.. spogliatelo e prendetevi un
caffè, vedrete che la febbre sarà già diminuita di 1 grado. Insegnate ai genitori questa cosa, cioè a spogliarlo
in certe circostanze. Il bambino di cui parlavo era vestito, io l'ho spogliato tutto, gli ho tolto anche le calze e
sotto le calze aveva un esantema da calzino, cioè aveva un eritema solo ai piedi, inoltre aveva altri segni di
Kawasaki e io feci diagnosi di Kawasaki. Infatti il pediatra precedente non aveva visto questo segno perché
non l'aveva neanche spogliato. Così io sono andato a controllare anche sotto il pannolino e ho visto il rash.
Ci sono due cose che differenziano il medico bravo da quello meno bravo: una è che il medico bravo fa tutto
quello che deve fare, ricerca tutti i segni semeiologici, l'altro invece trascura di fare certe cose; l'altra cosa è
che i due medici vedono lo stesso segno, uno gli dà un significato e l'altro gli dà più peso.
Quando ero tirocinante in clinica pediatrica, c'era un bambino con delle convulsioni, era in uno stato di male
epilettico e c'erano tutti i medici affaccendati, non si capiva per quale motivo avesse queste convulsioni e
avevano fatto un po' di tutto, glicemia, calcemia... e questi avevano fatto il valium come misura terapeutica.
Io che ero un neolaureato osservai che questo bambino aveva un' iperpigmentazione della linea alba (avrà
avuto 2 anni), mi sembrò strano però non dissi nulla... questo bambino poi venne visitato da un medico a cui
sembrò di cogliere una sorta di resistenza alla flessione del capo e pensò subito a un tumore cerebrale, in
radiologia gli fecero subito un'arteriografia e videro che c'era una distensione dell'arteria, insomma
trovarono qualche segno un po' strano.
Questo bambino era però nipote di una pediatra dell'altra clinica pediatrica, questa zia chiese l'intervento di
un altro pediatria, che quando vide l'iperpigmentazione andò a cercare altri segni, per esempio in bocca, e
vide che ce n'erano: trovò un'iperpigmentazione del cavo orale. Sostanzialmente questo bambino aveva un
ipocorticosurrenalismo. Sapete che come effetto collaterale dà iperpigmentazione perché quando il surrene
non risponde, l'ACTH che viene prodotto in eccesso, oltre ad agire sui propri recettori, agisce anche su altri
recettori, tra cui ad esempio i recettori dell'MSH, quindi stimola anche i melanociti e per questo dà
iperpigmentazione cutanea.
Inoltre questo bambino aveva 126 di sodiemia 2 , però tutti i pediatri che l'avevano visto precedentemente
avevano detto che questa iposodiemia non poteva essere la causa delle convulsioni perché le convulsioni da
iposodiemia si verificano sotto i 125 mEq. Quindi non hanno dato peso agli altri segni che abbiamo visto e
non hanno dato peso a questo perché hanno schematizzato su questi valori. In medicina non si schematizza
mai, ci dev'essere sempre un po' di flessibilità.
Comunque questo bambino convulsivava da quasi un giorno ormai, stava per essere operato, questo
professore chiese una soluzione di cloruro di sodio concentrato. Durante l'iniezione il bambino smise di
convulsivare e si risolse tutto.
Questo bambino poi aveva un Addison di tipo congenito, un difetto genetico di un fattore di trascrizione, che
non era ancora noto in quel periodo, in seguito quando si scoprì fu fatto il test e si verificò che aveva questo
difetto.
Quindi ricordatevi di visitare sempre completamente e fare attenzione al peso che date alle cose, questo è
un po' più difficile perché richiede esperienza.
I segni peritoneali si possono evocare con le manovre standard o far evocare alla madre, oppure si
può chiedere alla madre di far fare dei saltelli al bambino o se il bambino è abbastanza grande può
saltellare da solo: in presenza di peritonite alla palpazione avremo la reazione standard (addome a
tavola non trattabile per contrattura difensiva) oppure il bambino non potrà saltellare per il dolore o
piangerà quando la madre lo fa saltellare.
L’esplorazione rettale in genere non viene fatta dal pediatra, mentre i chirurghi pediatrici la
effettuano sempre. Andrebbe sempre fatta nelle condizioni in cui c’è un sanguinamento per
individuare:
1. un’invaginazione intestinale in questo caso potete sentire l’intestino invaginato che può
arrivare fino a livello del retto ed essere prolassato;
2. una stipsi ostinata;
3. per evidenziare un Morbo di Hirschsprung , nel M. di H. NON è possibile palpare la massa
fecale mentre nella stipsi ostinata la massa fecale nell’ampolla rettale è sempre presente e
ben palpabile.
Sempre nell’ambito della visita pediatrica per dolore addominale è inoltre fondamentale l’esame
dei genitali esterni :
1. Torsione del testicolo: i maschi sono soggetti a torsione del testicolo, un’urgenza medica
perché se non si effettua una detorsione nell’arco di poche ore (6 h) si ha la necrosi
ischemica del testicolo. Nella torsione testicolare il m. cremastere va incontro a un
movimento spirale che porta a una torsione del funicolo spermatico con compressione dei
vasi sanguigni venosi e arteriosi.
2. Ernia: nel bambino/a un po’ più grande si deve valutare anche un’ ernia che può essere
piccola, poco evidente ma causa di ostruzione e di pianti continui nel bambino.
3. Capelli materni: il pianto continuo può anche essere causato dai capelli della madre avvolti
intorno ai genitali esterni. Sono riportati alcuni casi in cui i capelli materni caduti e avvolti
intorno al pene hanno perfino portato all’amputazione del pene.
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………….Proseguimento dell’aneddoto raccontato
dal professore sul bambino con le convulsioni:
Questo bambino però era nipote di una pediatra dell’altra clinica pediatrica (a Cagliari ci sono due
cliniche pediatriche), perciò il bambino prima dell’intervento è stato visitato da un altro pediatra
(dell’altra clinica) che andò a cercare dei segni e vide l’iper-pigmentazione della linea alba, in bocca
rilevò altri segni (non specifica quali) e riuscì a formulare la diagnosi: il bambino aveva un ipo-
corticosurrelanismo. La diagnosi di ipo-corticosurrenalismo era corretta e infatti dopo che il
bambino reidratato con una soluzione con [Na+] 3% (ipertonica) le convulsioni cessarono. Il deficit
di ACTH era dovuto a una mutazione genetica del gene ACTH. Un fatto importante da sottolineare
è che il bambino aveva 126 mg/dL di Natriemia (v.n. 136-145 mEq/dL) ma i medici che per primi
l’avevano visitato avevano ignorato questo dato perché di norma la Natriemia si associa a
convulsioni per valori < 125 mEq/dL: in realtà in medicina le demarcazioni non son mai così nette
e è necessario ricordarlo. In medicina non si schematizza mai, bisogna essere un po’ flessibili.
Quindi è importante: visitare completamente in pz (posso farlo tutti i medici, anche quelli mediocri,
è necessario essere metodici e pazienti); Dare il giusto peso ai segni e alle evidenze cliniche (questa
è la parte più complessa, è necessario essere dei buoni osservatori e avere esperienza che però si
matura col tempo.
NB: Il bambino va visitato completamente perché se visitiamo solo la pancia e ignoriamo il torace
possono sfuggirci quelle cause di dolore addominale di origine extra-addominale (toracico, genitale
etc.).
Durante la visita si valuta anche lo stato di idratazione: per lo più lo si valuta sollevando una plica
cutanea nell’addome e vedendo quanto tempo è necessario affinché la cute ritorni liscia. In genere
sono sufficienti 1-2 secondi, se però persiste più a lungo o non scompare affatto si fa diagnosi di
disidratazione.
Si deve sempre valutare anche il tempo di riempimento capillare: quando visitiamo il bambino
dobbiamo comprimere per alcuni secondi un unghia del bambino. Normalmente l’unghia ritorna
rosea in pochissimo tempo (1-2’’ cca.) ma se questo tarda si ha un allungamento del tempo di
riempimento capillare che è segno importantissimo di PRE-shock.
Dolore addominale e analgesici: In passato (quando il professore era ancora studente)si sosteneva
che non si dovesse mai dare al pz con dolore addominale un analgesico prima della visita perché
l’analgesico avrebbe alterato il quadro dei segni all’Esame Obiettivo (Segno di Blumberg, segno di
Robson, alterando i riflessi di contrattura di difesa in risposta la dolore, alterando la percezione
della localizzazione del dolore etc.). In realtà attualmente in pediatria le evidenze suggeriscono che
si possa tranquillamente somministrare l’analgesico e poi visitare il pz perché il quadro clinico non
viene alterato ma la contrario l’azione dell’analgesico permette una visita più serena, agevole e
completa.
LA GASTROENTERITE:
In genere ha un’eziologia virale da Rotavirus e Norovirus. Il Rotavirus colpisce bambini “un po’ più
piccoli” mentre il Norovirus colpisce bambini di età maggiore. Il Norovirus è stato identificato
relativamente di recente. Se invece si tratta di cause batteriche l’agente etiologico più
frequentemente coinvolto è il Campylobacter.
Si parla propriamente di Gastroenterite quando c’è una sequenza con vomito con danni al
microcircolo (ho riascoltato molte volte questo pezzo ma c’è un colpo di tosse in questo punto e
non sono sicura che dica danni al microcircolo) cui segue dopo 12-24 h la diarrea. Ci può esser e
contemporaneamente la febbre, in genere moderata.
In corso di gastroenterite è importante sapere quanti liquidi vengono persi dal bambino perché vi è
un rischio di disidratazione. I bambini sono maggiormente esposti al rischio di disidratazione
rispetto all’adulto per tre motivi:
Si deve pertanto chiarire quante sono state le crisi di vomito e le scariche di diarrea e qual è stata la
loro entità (se sono degli “schizzetti” di diarrea cioè scariche frequenti ma di volumi di liquido poco
rilevanti, se sono poche scariche con notevoli volumi di liquidi, molte scariche di volume ingente
etc.).
Il maggior rischio di disidratazione si ha in un bambino piccolo sotto 12 mesi che vomita più di 2
volte al giorno, con più di 8 scariche al giorno. Se il bambino era già denutrito, poiché la dieta del
lattante è liquida, la disidratazione insorge ancora più precocemente.
All’esame fisico nel bambino disidratato non si osservano in genere segni tipici:
1. è appena tornato da un viaggio, in particolar modo per viaggi nei paesi poco sviluppati;
2. frequenta comunità infantile (asilo nido, asilo etc.);
3. ha febbre molto elevata;
4. ha dolore addominale/coliche molto intenso/e;
5. ha feci muco-sanguinolente: la presenza di sangue nelle feci è segno di grande invasività di
parete da parte dell’agente patogeno ed è tipica dei batteri, mentre i virus, che hanno
un’invasività di parete minore e colpiscono solo gli strati superficiali, danno solo diarrea
acquosa non sanguinolente.
Diagnosi differenziale (DD): La AGE con bambino che vomita e ha dolore deve essere posta in dd
con:
Le UTI nel bambino piccolo (età < 3-4 aa) danno sintomi aspecifici (il bambino non mangia, perde
un po’ di peso, poi insorge mal di pancia e vomito) . I sintomi specifici (disuria, stranguria etc) si
hanno solo nei bambini di età > 4 aa circa.
Le malformazioni congenite interessano i bambini di età < 1 anno, si annunciano per la prima
volta in età precoce.
La cheto acidosi diabetica da dolori addominali causati proprio dai chetoni. Inoltre è presente il
tipico il Respiro di Kussmaul, con respiri estremamente profondi in cui il pz utilizza tutta la riserva
inspiratoria/espiratoria per eliminare con la ventilazione più CO2 e di conseguenza più H+ nel
tentativo di compensare l’acidosi metabolica. Quando si sospetta un cheto acidosi diabetica è
sufficiente fare, almeno all’inizio, uno stick urine per i chetoni e per i glucidi: se è positivo per
entrambi (chetonuria e glicosuria) si ratta con certezza di una chetoacidosi diabetica.
I difetti congeniti del metabolismo entrano in diagnosi differenziale sopratutto per il vomito, non
tanto per i dolore. E’ importante distinguere l’acidosi data da questi difetti del metabolismo e quella
da cheto acidosi diabetica. Anche nei difetti del metabolismo ho acidosi ma ho acidosi
semplicemente e respiro di Kussmaul ma il respiro di Kussmaul è più marcato rispetto a quello da
cheto acidosi diabetica. In Sardegna è tipico il deficit congenito di chetotiolasi in cui il bambino va
incontro a una crisi dopo una condizione che induce acidosi (es. digiuno) e tipicamente questi
bambini sembrano dei mantici “pensano solo a respirare”, hanno un’ampiezza dei respiri e
soprattutto una frequenza respiratoria molto aumentate fino a che si ha un esaurimento.
La terapia è la somministrazione per os di una soluzione glucosata al 10%. (Il professore aggiunge:
In teoria non farebbe male neanche a uno col diabete.)
L a SUE è in genere preceduta da diarrea perché causata da un batterio, più frequentemente E. Coli
O 157 H 7, più raramente da Shigella Shigae.
Calo ponderale: Nella valutazione dell’entità della disidratazione si parte dal presupposto che 1 kg
di peso corporeo perso equivale alla perdita di 1 L d’acqua, poiché la densità dell’acqua è 1g/mL.
Attualmente abbiamo a disposizione delle tabelle in cui si correla l’età del bambino (mese per
mese) a un peso fisiologico previsto, per cui confrontando il peso previsto per età secondo la tabella
e il peso reale del bambino si può stimare la perdita di liquidi. Se la perdita di liquidi è superiore al
10% del peso corporeo il bambino è gravemente disidratato e va immediatamente ricoverato. Nei
lattanti rispetto ai bambini più grandi a parità di segno clinico rilevato abbiamo una disidratazione
più grave.
1. secchezza delle mucose: Le mucose (es. congiuntiva) e soprattutto la mucosa orale vanno
sempre valutate: le mucose possono essere di aspetto normale, secche o addirittura “arse” in
caso di secchezza estrema.
2. Idratazione della pelle: Si deve valutare la pelle come al tatto. Può essere normo idratata,
secca o addirittura argillosa (secchezza estrema). Si può valutare il turgore cutaneo anche
con “il segno della plica cutanea”: se non scompare entro 1-2 secondi ma ritarda qualche
secondo è segno di disidratazione e se non riprende affatto la sua forma originale è
disidratazione grave.
3. Valutazione degli occhi: gli occhi possono essere normali, leggermente infossati o
sprofondati in caso di grave disidratazione. Questo è uno dei segni che compare prima. Gli
occhi sono sostenuti dal connettivo retro bulbare e dal cuscinetto adiposo retrobulbare ma in
questa sede è presente nell’interstizio anche una notevole quantità di acqua.
4. Affossamento delle fontanelle: i bambini sotto 1 anno di età hanno le fontanelle nel cranio,
tra cui la più importante è la fontanella anteriore (a forma di losanga, tra i due abbozzi
dell’osso frontale e le due ossa parietali, lungo il piano sagittale). In presenza di
disidratazione le fontanelle appaiono infossate e nei casi più gravi sprofondate.
5. Segni del SNC: il bambino può essere consolabile oppure inconsolabile o nei casi più gravi
avere un sensorio obnubilato.
6. Frequenza cardiaca: il caso di ipovolemia, come nella disidratazione, si ha un incremento
della frequenza cardiaca per mantenere costante la gittata cardiaca. Tanto più il bambino è
tachicardico, tanto più accentuata sarà la disidratazione.
7. Volume di urine: la contrazione della diuresi è un segno importate di disidratazione ed è
dovuta al tentativo dell’organismo di compensare l’ipovolemia. Si valuta contando quanti
pannolini vengono bagnati al giorno: normalmente un lattante bagna 6-7 pannolini al giorno.
Un modo veloce per valutare la contrazione della diuresi senza aspettare le 24 h e senza
quindi contare i pannolini è la valutazione del volume di urine/kg di peso corporeo per h: il
valore soglia per affermare che non c’è anuria è di 1mL/kg per h, se urina almeno questa
quantità possiamo escludere l’anuria.
L’esame delle urine si richiede in caso di sospetto di IVU, soprattutto nelle femmine.
Lo screening metabolico si effettua soprattutto se la disidratazione si accompagna a vomito e se si
ha disidratazione in assenza di chetonuria, perché in tutte le condizioni in cui c’è disidratazione ci
dovrebbe essere anche una cheto acidosi e quindi chetonuria. Se non si trova acetone/chetoni può
essere un segno di alterazione del metabolismo degli acidi grassi a corta/media/lunga catena che si
può presentare con un quadro di vomiti improvvisi accompagnati da disidratazione, una sofferenza
cardiaca e una sofferenza epatica segnalata dall’incremento delle transaminasi ALT/AST,
sofferenza muscolare generalizzata con incrementi di LDH. Nei casi più gravi in questi bambini si
può presentare anche con episodi di rabdomiolisi, dolori muscolari che sono espressione di un
alterato metabolismo degli acidi grassi oltre ai tumori (dice esattamente così, evidentemente intende
la cachessia neoplastica). Lo screening metabolico si effettua soprattutto in corso di vomito con
acidosi e comprende un serie di esami: la glicemia, il lattato, il piruvato, il rapporto lattato/piruvato,
gli amminoacidi plasmatici, gli acidi organici nelle urine e nel sangue e infine l’acetil-carnitina. Con
questi esami in caso di sospetto di malattia metabolica si può fare diagnosi e richiedere poi ulteriori
esami di approfondimento: es. se c’è la carnitina aumentata possiamo fare diagnosi di alterazione
del metabolismo delle proteine,se c’è un’alterazione del lattato ipotizziamo una patologia
mitocondriale e alterazioni del metabolismo dei grassi, se c’è iperglicemia un’alterazione del
metabolismo dei glucidi. Un incremento del lattato si ha ad esempio nelle malattie mitocondriali in
cui si ha un deficit del metabolismo mitocondriale dei glucidi (ciclo di Krebs) per cui il piruvato
non metabolizzato viene convertito in lattato.
Le soluzioni reidratanti orali sono molto utilizzate, si sono rivelate efficaci anche nelle
disidratazioni indotte da colera, quindi sono molto efficaci: esse si basano su un meccanismo di
riassorbimento del sale (NaCl mediato dal Glucosio. Questo trasportatore Na+/Glc è saturato per
concentrazioni di 20 g/L per cui NON vanno superate le concentrazioni di 20 g/L altrimenti si
aggrava ulteriormente la perdita intestinale di liquidi perché si incrementa l’osmolarità del lume
intestinale (un tempo questo non si sapeva e si utilizzavano anche soluzioni a 50 g/L). La soluzione
può essere preparata tranquillamente a casa dalla madre con il succo spremuto di 2 arance, che
contengono Glc e rendono più gradevole il sapore, e circa 3 g di sale da cucina: questo mi permette
di ottenere una soluzione con una concentrazione di circa 20 g/L.
Con la soluzione reidratante orale si possono dare 5 mL ogni 2 minuti oppure se il bambino è molto
disidratato 15 mL ogni 2 minuti.
Se non si può fare la terapia reidratante orale (es. vomito continuativo) si utilizza la reidratazione
endovenosa con fleboclisi (reidratazione parenterale) somministrando una quantità ari a 50-100
mL/kg di peso. Il fabbisogno idrico di un individuo (un bambino ma anche un adulto) si valuta in
rapporto alle kcal del fabbisogno energetico giornaliero con una formula che varia in funzione del
peso della persona:
Dal fabbisogno energetico si ricava quello di liquidi perché per ogni 100 kcal si devono assumere
100 mL di liquidi (100 kcal = 100 mL). Anche il fabbisogno di Na+ correla con la dieta perché si
devono assumere 3 mEq Na+ /100 kcal ovvero 1-2 mL NaCl/100 kcal (lui dice Cloruro di Potassio
ma credo volesse dire Cloruro di Sodio perché il Potassio non c’entra niente col bilancio idrico).
1. NON si usano gli ANTIEMETICI: come abbiamo già visto parlando del vomito IL LORO
USO NON è CONSIGLIABILE. In uno studio l’Ondasentron sembrava ridurre la frequenza
dei ricoveri ma in ogni caso non andrebbero utilizzati;
2. NON si usano gli ANTIDIARROICI perché hanno soltanto un effetto “cosmetico” ovvero
fanno cessare le scariche diarroiche ma non bloccano la disidratazione perché il pz continua
a perdere liquidi che rimangono sequestrati nel lume intestinale;
3. I FERMENTI LATTICI vanno invece somministrati. La loro somministrazione in passato
era puramente empirica, ora invece è basata sull’evidenza (sono stati effettuati vari studi):
sono utili perché riducono la gravità e la frequenza delle scariche diarroiche e la durata della
diarrea in generale sia nelle GE batteriche che in quelle virali. Vi sono alcuni tipi di fermenti
lattici più utili nelle “diarree da antibiotico”, altri più utili nelle diarree virali/batteriche.
4. Gli ANTIBIOTICI in genere sono INUTILI perché BUONA PARTE DELLE gastroenteriti
SONO VIRALI. Sono utili e vanno somministrati nelle gastroenteriti a sospetta etiologia
batterica, suggerita da febbre elevata e/o dolore addominale intenso e soprattutto diarrea
sanguinolenta/muco-sanguinolenta perché la presenza di sangue indica una notevole
invasività di parete da parte dell’agente patogeno che è più tipica dei batteri, rara nei virus.
NB. Se però noi diamo l’antibiotico a un bambino che ha un’infezione batterica ma sta bene
(non ha febbre alta e ha solo poche scariche NON sanguinolente) l’unico effetto che
otteniamo è di prolungare l’immissione del batterio nell’intestino e di conseguenza il
bambino diviene portatore più a lungo dell’infezione rispetto a un bambino che non ha
assunto l’antibiotico. Ciò si è osservato soprattutto nella Salmonellosi. Questo perché se si
somministra l’antibiotico si sopprime non solo l’agente patogeno ma soprattutto la flora
intestinale fisiologica che anche in condizioni di infezione protegge l‘organismo perché
antagonizza l’agente patogeno: con l’antibiotico viene a mancare l’azione di
antagonizzazione e si favorisce paradossalmente il patogeno.
Però se la AGE è una Salmonella tifoidea (Salmonela Typhi) l’antibiotico deve essere
usato assolutamente perché questo è un tipico batterio invasivo.
Al Microcitemico dove lavora il professore gli antibiotici si danno anche nel caso in cui il
bambino con AGE abbia un’ Emoglobinopatia (Talassemia o Drepanocitosi) perché questi
pz hanno un aumentato rischio di infezioni e sepsi d infezione intestinale. Un tipico germe
che colpisce i talassemici è la Yersinia Enterocolitica perché il batterio utilizza i farmaci
ferro-chelanti assunti dal pz talassemico come siderofori e ottiene un vantaggio proliferativo
notevole (vedi lezione sulle Emoglobinopatie e sulla terapia).
In caso di sospetta di infezione da Escherichia Coli O 157 H 7, il ceppo coinvolto
nell’insorgenza della UES o SEU Sindrome emolitico uremica, PRIMA di dare qualsiasi
antibiotico si deve fare la COLTURA. PRIMA DI DARE QUALSIASI ANTIBIOTICO
SI DEVE EFFETTUARE LA COLTURA E ATTENDERE IL RISULTATO DELLA
COLTURA E DELL’ANTIBIOGRAMMA PER ATTUARE UNA TERAPIA
MIRATA.
Se (non si sente) si usa il Sulfametossazolo.
Se è un Campylobacter si usa l’Eritromicina come farmaco di prima scelta.
Se è una Giardiasi (Giardia Lamblia) si usa il Metronidazolo. (Ormai la Giardiasi è diventata
rara mentre quando il professore era studente era molto frequente)
Se è un’infezione conseguente a un trattamento antibiotico ovvero una diarrea da antibiotico
con infezione da Clostridium Difficile, si usa la Vancomicina, che è quasi l’unico
antibiotico cui il Cl. Difficile è sensibile.
L’alimentazione in corso di AGE:
Al contrario di quanto si faceva in passato, oggi non si sospende più l’alimentazione bensì si
DEVE effettuare l’alimentazione con formule (non specifica quali.. forse il latte “artificiale”
in formula?) perché è stato dimostrato che una sua sospensione rallenta la riepitelizzazione
dell’intestino e rallenta pertanto la guarigione: un intestino non adeguatamente epitelizzato
non è in grado di assorbire liquidi e nutrienti e ciò determina la diarrea.
Nel bambino un po’ più grande che non beve ( e non beve soltanto) il latte si possono dare
carboidrati, gli omogeneizzati o della carne SE IL BAMBINO HA FAME. Se il bambino
non ha fame a causa della nausea forte e del vomito non lo dobbiamo costringere a
mangiare.
Per quanto riguarda il lattosio, in passato in corso di diarrea si sospendeva temporaneamente
la somministrazione di latte (materno o in formula) perché si riteneva che somministrare il
latte a un pz con intestino in parte disepitelizzato e quindi in parte privo di enzimi lattasi
(che sono collocati nell’apice dell’orletto a spazzola degli enterociti) avrebbe aggravato la
diarrea.
Oggi invece si preferisce continuare la somministrazione il bambino piange e si lamenta per
il fastidio/dolore fatta eccezione per i casi in cui compare una diarrea fermentativa dovuta a
un mancato assorbimento del lattosio da parte del bambino, per cui il lattosio rimane
nell’intestino, viene fermentato dai batteri con la produzione di acidi che irritano la mucosa
intestinale e irritano anche la pelle del sederino del bambino che diviene arrossata,
eritematosa e il bambino piange e si lamenta per il fastidio che può essere anche molto
intenso. Le feci della diarrea fermentativa sono riconoscibili perché presentano bollicine
date dai gas prodotti con la fermentazione. In questo caso è opportuna la sospensione
dell’assunzione di latte fino alla guarigione e ala riepitelizzazione dell’intestino. Oppure
l’uso di latte a basso contenuto di lattosio, che si trova comunemente in negozio.
Materia: Pediatria
Docente: Dott. Moi
PEDIATRIA Data: 11-10-2013
Autore: Daniela Pili
APPENDICITE
L’appendicite è una delle più frequenti cause d’intervento pediatrico, più di 1 bambino ogni 50 di
quelli ricoverati per dolore addominale hanno un’appendicite e i dati mostrano che l’82 % dei
bambini ricoverati dal pronto soccorso con dolore addominale hanno un’appendicite.
Nel bambino c’è di base un problema diagnostico e pertanto è più frequente la possibile evoluzione
in perforazione e peritonite. Il motivo di questa maggior facilità alla perforazione è legato
principalmente ad uno scarso sviluppo dell’omento, l’omento esercita un’azione di interposizione
tende infatti ad aderire alle aree di infiammazione formando delle aderenze che determinano in caso
di perforazione una raccolta saccata, contenendo dunque l’infiammazione e la perforazione. Nel
bambino lo scarso sviluppo fa sì che manchi tale processo protettivo.
SEGNI E SINTOMI
Nonostante la presentazione in pediatria sia atipica e i segni sfumati il segno di Bloomberg e
Rovsing sono alquanto specifici
• Segno dell’Ileopsoas: intenso dolore alla flessione contro resistenza della coscia.
• Dolore spontaneo al quadrante inferiore destro: a livello del punto di McBurney (posto al
terzo laterale della linea spino-ombelicale), tenendo sempre presente la possibilità di
un’anomalia di posizione.
• Vomito, che compare prima del dolore addominale, a differenza della gastroenterite in cui
prima compare il dolore e in seguito il vomito.
• Nel bambino può talora essere presente diarrea, a differenza della patologia nell’adulto che
si accompagna ad alvo chiuso a feci e gas.
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
• Gastroenterite da Yersinia enterocolitica che talora può dar luogo ad ascessi che mimano un
quadro di appendicite, la diagnosi differenziale si pone con il reperto invertito della
correlazione tra vomito e dolore addominale ma anche con la diarrea che nonostante possa
essere presente nel bambino con appendicite non presenta caratteristiche così eclatanti come
nella gastrenterite.
• Infezioni del tratto urinario, è sempre bene in corso di appendicite controllare le urine per
valutare che non sia presente una piuria, batteriuria ecc. anche se in corso di appendicite è
possibile riscontrare leucociti nelle urine per effetti di contiguità con la vescica.
ESAMI DI LABORATORIO
Gli esami di laboratorio ci possono aiutare nella conferma o esclusione di un sospetto diagnostico di
appendicite.
• PCR
• Esame urine
• Leucocitosi
• Rx diretta: attraverso la quale si possono mettere in evidenza fecaliti (piccole masserelle di
feci a livello dell’appendice che appaiono radiopache) che tuttavia non sono diagnostici
• Rx digerente: spesso da falsi positivi
In genere il meccanismo con cui si stabilisce un’appendicite è l’occlusione del lume al quale segue
poi l’infiammazione e la proliferazione batterica, questa patogenesi si esplica nella presentazione
dolorosa della patologia che si presenta primariamente in sede epigastrica per poi estendersi, entro
la giornata in sede iliaca destra.
ESAMI STRUMENTALI
• ECOGRAFIA
L’ecografia non ha comunque determinato una riduzione degli interventi inutili per appendicite,
spesso, infatti, capita di effettuare un’appendicectomia con appendice perfettamente normale una
causa di errore è l’ adeno-mesenterite, che può mimare un’appendicite.
• RMN
La risonanza sarebbe l’esame più sensibile ma la sua disponibilità è addirittura inferiore rispetto alla
TC.
Non esiste comunque un esame diagnostico che permetta di fare diagnosi di certezza di appendicite.
• Consulenza chirurgica
INVAGINAZIONE INTESTINALE
Si definisce invaginazione intestinale la penetrazione di
parte dell’intestino, in una porzione d’intestino adiacente,
la sede più frequente è quella ileocecale, in cui l’ileo
s’introduce a dita di guanto all’interno del colon. Durante il
processo, la porzione invaginata trascina nell’invaginante il
mesentere, i cui vasi sanguigni sono stirati e compressi a tal
punto da determinare un’ischemia, che può evolvere in
necrosi.
EPIDEMIOLOGIA
L’invaginazione è più frequente nei lattanti di sesso
maschile, con picco tra i 6-11 mesi, anche se si può
verificare sino ai 5 anni di età, in questa fascia d’età
l’invaginazione è idiopatica. Sopra i 5 anni di età, invece,
risulta secondaria a diverse condizioni che comportano la presenza di formazioni che aggettano nel
lume intestinale:
• Polipo
• Linfomi
• Diverticolo di Meckel
• Porpora di Schoenlein Henoch, che determina edema della mucosa intestinale.
SEGNI E SINTOMI
• Dolore colico intermittente la colica dura qualche minuto in cui il bambino si lamenta, è
inconsolabile, segue un periodo di calma che tuttavia è seguito da altri episodi di dolore
colico ingravescente per intensità e frequenza. Se tuttavia esaminiamo il bambino nel
periodo di benessere, potremmo non avere alcun riscontro, è fondamentale dunque tenere
sotto osservazione il pz, quando presente una storia di coliche ricorrenti, per poterlo
osservare durante la colica stessa.
• Feci muco-ematiche sono un segno tardivo, compaiono quando è già presente la necrosi.
• Rilievo palpatorio di una tumefazione a “salsicciotto”, in fossa iliaca destra. Per visitare
il bambino potrebbe essere utile eseguire l’esame facendogli un bagno caldo che riesce a
calmarlo.
• Febbre
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
• Ernia incarcerata
• Pressione del testicolo o dell’ovaio, hanno una presentazione molto simile, per questo è
fondamentale esaminare, specialmente nel maschio la zona genitale.
• Coliche renali, molto rare nel lattante, salvo alterazioni del metabolismo di calcio fosforo.
ESAMI STRUMENTALI
Il Gold standard è il clisma opaco, con bario e aria che aumenta progressivamente la pressione fino
a riportare l’invaginato fuori dal colon, questo non esclude le recidive e si può fare solo se non è
ancora sopravvenuta la necrosi o la peritonite, in tal caso questo tipo di trattamento non sarà
sufficiente.
OSTRUZIONI ILEARI
In genere sono dovute alla presenza di aderenze da precedenti interventi chirurgici, raramente
invece la causa può essere la strozzatura di un’ernia.
SEGNI E SINTOMI
Quando è presente l’ostruzione, la pressione dei gas distende l’intestino fino all’ischemia della
parete con evoluzione in necrosi.
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Appendicite all’auscultazione non sono presenti rumori peristaltici per il sopraggiungere dell’ileo
paralitico, l’addome inoltre non è disteso ma può addirittura essere incavato in caso di peritonite
avanzata.
DIAGNOSI E TRATTAMENTO
Il trattamento si avvale del sondino naso-gastrico per ridurre la pressione addominale e della terapia
antibiotica in previsione di un successivo intervento chirurgico.
ERNIE STROZZATE
Sono per lo più inguinali, si presentano nell’1-4% della popolazione, tipicamente nel sesso maschile
M:F=6:1. La prevalenza nel sesso maschile è legata al fatto che nei maschi la migrazione dei
testicoli dall’addome allo scroto può comportare la mancata chiusura del dotto vaginale, poiché la
migrazione testicolare avviene più tardivamente nel testicolo destro, la patologia è prevalentemente
a destra 2:1.
SEGNI E SINTOMI
• Pianto improvviso
• Massa palpabile
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
TERAPIA
Per ridurre l’ernia si dispone il pz in posizione Trendelenburg e si agisce con del ghiaccio per
ridurre l’infiammazione.
DIVERTICOLO DI MECKEL
Anomalia congenita molto comune, dovuta al residuo del dotto
onfalomesenterico che, durante la vita fetale, mette in
comunicazione la cavità amniotica con l’intestino. Normalmente
va incontro a obliterazione ma può persistere ed è costituito, in
genere, da tutte e tre le tonache sierosa muscolare e mucosa.
Generalmente decorre asintomatico salvo che non sopraggiunga
uno stato infiammatorio a livello del diverticolo stesso, nel 60%
dei casi tuttavia, si caratterizza per ectopia di mucosa gastrica
che può portare a malattia peptica con successiva perforazione.
In casi più rari è di riscontro anche ectopia pancreatica,
duodenale o endometriale, in quest’ultimo caso si avrà il
sanguinamento in coincidenza del flusso mestruale.
EPIDEMIOLOGIA
• Regola del due: L’anomalia è presente nel 2% della popolazione, solo il 2% di coloro che
presentano l’anomalia sono tuttavia sintomatici. Il diverticolo misura 2 inches (1 pollice =
2,54 cm) e si trova a due piedi dalla valvola ileocecale. Il 55% delle diagnosi di fa sotto i 2
anni.
SEGNI E SINTOMI
Il 98% dei casi decorre asintomatica, nel 2% in cui compare la sintomatologia possiamo avere
sanguinamento rettale senza dolore, il dolore insorge solo nel caso in cui il lume si ostruisca o in
corso di malattia peptica per ulcerazione con possibile perforazione, l’anomalia può inoltre
esercitare azione di traino per una possibile invaginazione intestinale.
VARIANTI ANATOMICHE
• Cordoncino che mette unisce l’ultima parte dell’intestino con l’ombelico. In tal caso sarà
subito diagnosticato.
• Forma cistica con chiusura della comunicazione intestinale-ombelicale
• Cordone
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
• Ulcera peptica
• Invaginazione
• Volvolo
• Polipi
• Tumori
• MAV
DIAGNOSI
Nel 60% dei casi in cui è presente l’ectopia della mucosa gastrica si avvale della scintigrafia con
tecnezio pertecnetato che ha affinità per la mucosa gastrica.
Riguardano 1 famiglia su 6, in genere sono più frequenti quando le madri hanno una certa
istruzione, la causa non si conosce, sono state attribuite all’eccesso di gas, di meteorismo ma vi è
anche l’ipotesi che sia una normale variazione gaussiana del pianto giornaliero.
Inizia precocemente, nella seconda settimana di vita, l’addome è disteso, il bambino ha le cosce
fresche, piange ed emette gas, la teoria del meteorismo è avvalorata dal rilievo anamnestico
dell’emissione di gas da parte del bambino, che potrebbe comunque essere secondaria allo sforzo
dal pianto. Il pianto è acuto, della durata di alcuni minuti o ore che si presenta maggiormente alla
sera, al di fuori della colica il bambino non presenta alcun segno di malattia. Per fare diagnosi di
coliche sono stati redatti dei criteri:
CRITERI DI ROMA
Dopo il terzo mese scompaiono, se la sintomatologia si presenta dopo il secondo mese di vita è
necessario pensare ad altre cause.
È importante in questa circostanza rassicurare i genitori circa la durata e l’evoluzione del fenomeno.
Molto spesso i genitori non riescono infatti a sopportare le crisi di pianto del bambino e sono stati
descritti casi di Shaken Baby Syndrome (Sindrome del bambino scosso: caratterizzata da danni
neurologici di entità variabile dal coma fino alla morte secondari a scuotimento violento del
bambino)
Di fronte ad un pianto continuo esistono molteplici cause che devono essere varate per giungere alla
diagnosi:
• Ragadi Anali
• Ciglio nell’occhio
• La spilla da balia usata per fermare il pannolino in stoffa del bambino, può aprirsi e pungere
la cute del bambino (Non si usano più da molto tempo ma il movimento ecologista sta
riportando questa usanza anche ai giorni nostri)
• Intolleranza alle proteine del latte vaccino
• Frattura (tipica frattura della clavicola prodotta all’atto del parto che se non si cerca
appositamente non viene diagnosticata, in genere guarisce spontaneamente)
• Capelli attorcigliati in varie parti del corpo del bambino
• Infezioni urinarie
• Meningite
• Invaginazione intestinale
• Otite media
• Reazioni a medicamenti in particolare i decongestionanti che di regola si dovrebbero evitare
in quanto possono portare a crisi ipertensive.
TRATTAMENTO
Si possono utilizzare anticolinergici, hanno una certa efficacia ma non sono privi di effetti
collaterali, anche se non critici, quali rash del volto e stipsi.
Simeticone si somministra nell’ipotesi che ci sia un aumento di gas per ridurre il volume delle bolle
di gas e favorirne l’eliminazione. Un tentativo in genere si fa poiché essendo innocuo, non viene
assorbito, è privo di effetti collaterali.
Sostituire latte con latte di soia nell’ipotesi che vi siano intolleranze o allergie alle proteine del
latte.
Tecniche di coccolamento del bambino: ciuccio, fare il sacchetto immobilizzando il bambino nelle
lenzuola con questa tecnica si ricrea il conforto dell’ambiente uterino e il bambino si calma,
dondolio.
Per anemia intendiamo una riduzione della concentrazione di emoglobina, per convenzione
inferiore a due deviazioni standard rispetto alla media del valore normale. È necessario ricordare
che due deviazioni standard comprendono all’incirca il 97,5% della popolazione quindi il 2,5%
della popolazione normale sta sotto i limiti stabiliti per convenzione, ciò non implica
necessariamente un’anemia, ma la condizione necessita comunque di ulteriori indagini, stesso
discorso vale per l’anemia “funzionale” in cui il pz rientra nelle due deviazioni standard pur
presentando segni di anemia.
La funzione primaria dei globuli rossi è il trasporto di ossigeno ai tessuti, occorre quindi tener conto
nel quadro anche del metabolismo dell’ossigeno e della compensazione cardiovascolare. Alcune
condizioni quali ad esempio le cardiopatie cianotiche si presentano con segni di anemia, nonostante
il pz in realtà sia policitemico, ugualmente l’insufficienza respiratoria o altre patologie che
presentino varianti emoglobiniche “avide” che non cedono l’ossigeno a livello dei tessuti.
I globuli rossi hanno una vita media di 120 giorni sono in genere rimossi dal sistema reticolo
endoteliale e sostituiti da una produzione compensatoria midollare.
INSUFFICIENZE MIDOLLARI
! Congenite
o Anemia di Fanconi
o Blackfan- Diamond
! Acquisite
• Sostituzione del midollo per infiltrati tumorali o per eccessiva produzione di matrice
ossea che sopprime lo spazio midollare, o per aumento della componente collageno-
fibrotica del midollo.
! Infezioni: TBC.
• Anemia sideroblastica
• Carenza di ferro
• Sindrome talassemica
• Saturnismo
PROTOPORFIRIA ERITROPOIETICA
INTRINSECHE o CORPUSCOLATE
• Difetti emoglobina
o Mutanti strutturali (HbSS, HbSC)
o Diminuita produzione di globina
• Difetti nella membrana del globulo rosso: come la sferocitosi o la piropoichilocitosi, tutti
difetti relativi a proteine strutturali dello scheletro del GR.
• Difetti nel metabolismo del globulo rosso, soprattutto difetti enzimatici come la G6PD
carenza, piruvato chinasi ecc.
• Ab mediata
• Traumatismi meccanici alla membrana del globulo rosso
o Sindrome uremico-emolitica
o Porpora trombocitica trombocitopenica
o CID
• Danno termico al globulo rosso
• Danno indotto da ossidanti
• Emoglobinuria parossistica notturna
• Perdita di sangue acuta o cronica
• Ipersplenismo
• Alterazione della mambrana del GR indotta da un eccesso di lipidi plasmatici
ANALISI DI LABORATORIO
NB. L’aumento emoglobinico tra il primo e il terzo giorno dopo la nascita è essenzialmente dovuto
ad una condizione di disidratazione data dal fatto che il neonato ancora non si alimenta bene.
Oltre che per età i parametri variano anche in base al sesso tuttavia queste modificazioni si hanno a
partire dai 12 anni di età.
• MICROCITICHE
• MACROCITICHE
• NORMOCITICHE
Nei bambini sotto i 10 anni di età il valore minimo è sopra 70, il valore massimo si calcola invece
attraverso questa formula : 84 + (0,6 X ANNI DI ETA’).
Più attendibile rispetto all’MCV è l’MCH (espresso in picogrammi) poi abbiamo la concentrazione
media di emoglobina MCHC alterato quasi esclusivamente in caso di sferocitosi ereditaria
Altri parametri di più recente introduzione sono : RDW che indica l’ampiezza di distribuzione del
volume dei globuli rossi che è la deviazione standard della media del volume dei GR ed è indice di
anisocitosi e l’HBW che corrisponde ad una deviazione standard del contenuto di emoglobina per
singolo globulo rosso.
Materia: Pediatria
Docente: Origa (?)
Data: 17-10-2013
Autore: Alessandro Mureddu
Malattie esantematiche
La parola esantema significa qualcosa che fiorisce, che sboccia sulla pelle, è un termine generale
che indica con l'accezione “malattie esantematiche” un gruppo di condizioni che interessano in
genere il bambino.
Perché si parla di Quinta, Sesta Malattia? qualcuno mi chiedeva, se queste sono la Quinta e la Sesta
Malattia quali sono la Prima, la Seconda, la Terza e la Quarta? Effettivamente ci sono le malattie
che conosciamo con loro nome proprio come Morbillo, Scarlattina e Rosolia che un tempo erano
chiamate Prima, Seconda e Terza malattia, nell'ordine in cui le hanno riconosciute come entità a sé
stanti. La Quarta malattia è un tipo di scarlattina con manifestazioni limitate, quella che chiamano la
“scarlattinetta”.
Di fronte a un esantema non dobbiamo solo considerare la causa infettiva, dobbiamo discriminare
gli esantemi infettivi da quelli da causa allergica, da farmaci oppure che sono manifestazione di
patologie più complesse, come le malattie autoimmuni.
Innanzitutto anamnesi, chiaramente ci aiuterà sapere quali malattie ha già avuto il bambino, dato
che per la massima parte si possono avere una sola volta. E’ importante sapere se c'è qualcos'altro
che è successo nei giorni precedenti, o il giorno stesso, per esempio se il bambino ha assunto
farmaci, se è allergico e ovviamente quali vaccinazioni ha praticato dato che le vaccinazioni ci
faranno escludere quasi totalmente (a meno che naturalmente non sia stata effettuata subito prima)
determinate malattie.
Criterio epidemiologico: se il bambino è stato a contatto con il fratello oppure i cugini o ancora
compagni in classe che hanno una determinata malattia esantematica la mamma ce lo dirà, oppure
facendo noi le giuste domande ce lo faremo dire.
Importante sapere quando c'è stato il contatto, che se è avvenuto due mesi prima non mi dice niente.
Chiederò alla mamma quando e come è cominciato l'esantema, valuterò se c'è febbre e se la febbre
è concomitante all’ esantema (come vedremo, per esempio in una certa malattia è caratteristico il
fatto che prima c'è la febbre, poi la febbre scompare e compare l'esantema) ; in quale parte del corpo
sono comparse le lesioni cutanee (testa, radici degli arti…);; come si sono diffuse nel corpo;; da
quanto tempo le ha.
Oppure ci troviamo di fronte all'ultima fase di queste malattie, la desquamazione, che andremo a
valutare nelle sue caratteristiche.
Dobbiamo saper riconoscere che tipo di lesioni cutanee ci sono, valutare se sono lesioni confluenti
oppure no, com’è la pelle tra le lesioni, di che colore sono le lesioni (rosa, rosso scuro come nel
morbillo, rosso scarlatto come nella scarlattina) poi se sono tutte identiche, tutte allo stesso stadio
evolutivo, oppure no (com'è tipico della varicella)
Morbillo
l'agente eziologico è un virus a RNA, il Paramyxovirus.
Il morbillo è una malattia che da molte mamme -e soprattutto nonne- è considerata banale, ma che
in realtà è una causa importante di mortalità, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, in persone che
hanno problemi di malnutrizione, deficit di vitamina A o anche da noi in persone che abbiano
immunodeficienza, ma non solo, può essere una malattia pericolosa anche in soggetti perfettamente
normali.
È una malattia molto contagiosa, che si diffonde attraverso gli starnuti e la tosse, il virus penetra
attraverso le vie respiratorie e la congiuntiva.
È contagioso da qualche giorno prima dell'esantema a cinque giorni dopo la sua comparsa.
Nel morbillo si riconoscono quattro fasi (che sono una sequenza molto importante che ci aiuta nel
riconoscimento della malattia):
2. Il periodo prodromico: il bambino sta male, ha un profondo malessere, ha la febbre alta, una
febbre in genere remittente, la mamma non riesce a sfebbrarlo con gli antipiretici. Dopo circa 12 ore
dalla comparsa della febbre compaiono le mucositi che sono molto caratteristiche di questa malattia,
il bambino ha una congiuntivite, in particolar modo è profondamente infastidito dagli stimoli
luminosi, lacrima e ha una sensazione di sabbia nell'occhio, per cui si tocca, sfrega l'occhio.
È un bambino al quale cola il naso, ha una laringite con la classica tosse abbaiante
Altre manifestazioni più incostanti possono essere l'interessamento di altre mucose, come le mucose
genitali oppure può esserci interessamento dell'apparato gastroenterico con addirittura un quadro di
addome acuto, tipo appendicite.
Uno o due giorni prima che compaia l'esantema, nell'80% dei casi c'è il segno di Köplik (bisogna
saperli andare a cercare) è patognomonico del morbillo, che è caratterizzato dalla presenza di
macchiettine biancastre, che vengono descritte come “aspetto a calce” o “a spruzzatura di calce” per
l'esattezza, oppure vengono descritte come “ grani di sale su sfondo bagnato”. In realtà sono delle
piccole aree di necrosi con essudazione (ecco perché sono bianche) e intorno hanno un alone
eritematoso. La caratteristica è che sono tipiche del morbillo, di breve durata, quindi bisogna essere
bravi ad andarle a cercare e che quando compare l'esantema in genere non ci sono già più.
Poco prima dell'esantema la febbre e in generale le condizioni del bambino sembrano migliorare: la
febbre sembra finalmente scendere ma invece riprende elevata e il bambino continua a stare proprio
male.
Può essere presente linfadenomegalia e splenomegalia (commenta foto: Bambino che è tra il terzo il
quarto giorno perché è interessato tutto il corpo, nella foto centrale vedete 1. che il bambino non è
felice 2. lesioni al volto che tendono a confluire, sulla destra si vede che le maculo papule tendono
in generale a restare distinte con interposta cute sana)
finalmente dopo 5-6 giorni dall'inizio dell'esantema le condizioni migliorano, la febbre diminuisce,
non per crisi ma per lisi, gradatamente, e l'esantema prima impallidisce per poi scomparire e in
questo segue lo stesso movimento di come è comparso, quindi dall'alto verso il basso.
4. Il periodo della desquamazione, abbiamo una desquamazione molto fine, si chiama furfuracea.
(commento di un grafico) Vediamo l'andamento della febbre durante le fasi del morbillo, abbiamo
detto nell’incubazione in genere non ci si accorge di niente, nel periodo prodromico abbiamo
quest'aspetto seghettato ma verso l'alto, la febbre che sembra ridursi prima dell'esantema, poi eccola
di nuovo molto elevata durante l'esantema, per poi scendere per lisi. Questo che vi ho detto è il
quadro del morbillo classico, ovviamente ci sono le forme atipiche, chi ha ricevuto le
immunoglobuline ha una forma attenuata, in cui il rash può non esserci, l'esantema può mancare, o
essere più lieve, o meno specifico, può non esserci febbre.
In coloro che si facevano il vaccino inattivato -non attenuato- che si faceva un tempo, il rash poteva
essere diverso, centripeto, e ci potevano essere complicanze come la polmonite e l'interessamento
pelvico; dopo il vaccino mancavano le macchie di Köplik.
Quello che ci interessa è che ci possono essere delle forme molto gravi, interessano soprattutto
bambini che di base partono da una condizione svantaggiata, ricordiamo il morbillo nero, nero dal
colore delle lesioni, che sono lesioni emorragiche. E’ una forma molto grave che si accompagna a
polmonite ed encefalite, quindi a un interessamento sistemico.
Il morbillo può provocare aborto se contratto in gravidanza, non sempre invece può causare
malformazioni, stranamente l'infezione è particolarmente grave quando è contratta nell'ultimo
trimestre di gravidanza.
Diagnosi
ricerca delle cellule tipiche del morbillo, che sono cellule giganti plurinucleate
ricerca degli anticorpi
isolamento del virus (sangue, urine, secrezioni respiratorie)
(ma è ovvio che questo si farà in casi particolarissimi in cui abbiamo il dubbio, non viene fatto in
ogni bambino che ha il morbillo, la diagnosi è più frequentemente clinica)
Dobbiamo differenziarlo da tutti gli esantemi morbilliformi che ci possono capitare non dovuti a
morbillo e che sono tanti (a parte la rosolia, la quinta e la sesta malattia che vedremo hanno delle
caratteristiche diverse) voglio ricordare in particolare che ci sono dei virus più banali, come gli
enterovirus e gli adenovirus, che hanno manifestazioni che possono essere scambiate con il
morbillo, anche se il resto del corteo sintomatologico ci indirizzerà verso qualcosa di diverso.
Anche la mononucleosi, il bambino con la mononucleosi ha a livello faringeo un essudato pseudo
membranoso che può ricordare una forma batterica e molto spesso si dall'antibiotico, in particolare
l’amoxicillina può dare un rash morbilliforme. Anche l’esantema da farmaci, i farmaci possono
andare a livello cutaneo molte manifestazioni, tra queste anche l'esantema morbilliforme.
il morbillo provoca una fase di allergia, di depressione dell'autoimmunità che può riattivare la
tubercolosi e negativizzare la tubercolina, è così importante soprattutto per determinati gruppi di
bambini.
Può interessare le vie respiratorie in maniera grave, le prime vie, può dare una laringite che non si
esaurisce nella fase prodromica, può dare bronchite e tracheite… Soprattutto può dare una
polmonite che poi evolve in bronchiolite obliterante, una forma decisamente grave. La polmonite
può essere invece dovuta alla sovrapposizione batterica, dai soliti batteri stafilo, pneumo ed
haemophilus.
Può dare otite frequentemente, può dare altre manifestazioni come cheratite, interessamento
cardiaco.
Può dare, anche se meno della rosolia, la trombocitopenia e può dare manifestazioni
gastrointestinali, tra cui la diarrea fino alla disidratazione e l'appendicite, soprattutto nella fase
prodromica, però può diventare un'entità a sé stante.
Infine il morbillo può dare delle complicanze neurologiche molto serie, può dare infatti:
encefalite post infettiva, che come sapete sono immunomediate, interessa 1-3 soggetti su 1000, è
più probabile se contrae il morbillo un adolescente o un adulto (tutte queste malattie infatti sono
peggiori quando intervengono in un'età diciamo "non classica"). Le manifestazioni cliniche sono
quelle di encefalite, il quadro può essere multiforme, nel liquor abbiamo aumento dei linfociti
soprattutto, aumento parziale delle proteine, ma quello che ci interessa di più è che una forma grave
del 15% di questo 1-3 su 1000, muore e che si hanno delle sequele nei 20-40% dei casi e io
conosciuto proprio un ragazzino di circa 12 anni a cui la pediatra aveva consigliato di non fare la
vaccinazione, che ha avuto delle sequele permanenti nel senso che è diventato un ragazzino con
problemi di comprensione importanti.
Abbiamo una forma subacuta, che interviene soprattutto nell'immunodepresso e, proprio perché
subacuta, può intervenire ad una certa distanza dal morbillo, dopo 1-10 mesi, anche in questo caso
con decorso progressivo ed è più frequente. Non la dobbiamo confondere con la famosa PES, che
invece è un encefalite cronica estremamente grave, quasi sempre mortale, che interessa soprattutto
persone che hanno avuto il morbillo quando erano piccoli, che nel 50% dei casi l'hanno contratto
sotto i due anni di età e nel 75% sotto i quattro anni di età, ad indicare che forse c'è un'incapacità in
quel periodo dell'organismo di eliminare il virus che infatti si ritrova -modificato, mancante di
questa proteina M- nel sistema nervoso centrale e dopo molti anni si può riattivare e dare un quadro
che all'inizio è subdolo, poi è conclamato. Come succede anche in altri casi, adesso mi viene mentre
la malattia di Wilson ma avviene anche in altre patologie, in una prima fase il bambino solitamente
peggiora il rendimento scolastico, oppure ha delle alterazioni sottili alle quali la mamma può dare o
non dare peso, senza che ci siano dei segni di acuzie. Poi il quadro evolve, si è in una seconda fase
in cui sono caratteristiche le miocloidie, in una terza fase compaiono dei disordini del movimento
conclamati, distonia coriatetosi, rigidità. Il quadro continua evolvere fino alla demenza, al coma e
infine all'exitus dopo 1-3 anni dalla diagnosi. Oltre il virus si ritrovano degli anticorpi specifici nel
sistema nervoso centrale, il liquor mostra di anticorpi specifici elettroencefalogramma è tipico.
Allora cosa dovremmo fare? Innanzitutto, chiaramente, evitare che il morbillo si presenti e che si
diffonda, quindi il bambino con il morbillo lo teniamo isolato per cinque giorni dalla comparsa
dell'esantema, che è il periodo in cui la malattia è contagiosa, poi abbiamo la possibilità delle
immunoglobuline e la possibilità della vaccinazione.
Riserviamo le immunoglobuline ai bambini che per età non risponderebbero al vaccino e che sono
stati ovviamente a contatto con un soggetto con morbillo, alle gravide e ai soggetti immunodepressi
in cui dando il vaccino del morbillo rischiamo di far peggio.
Nel soggetto normale pensiamo al vaccino vero e proprio, che come saprete in Italia è consigliato e
si fa intorno al 13º mese insieme a quello contro la rosolia e la parotite. Oggi si usa il vaccino
attenuato con rivaccinazione intorno ai 6- 12 anni. In fase epidemica ci sono delle regole particolari
in cui si vaccinano anche bambini più piccoli dai 6- 11 mesi per poi ripetere ai 15 mesi e a 6-12
anni. Il vaccino può dare degli eventi avversi, può dare febbre in un 5- 15% dei casi, può dare rash
nel 5% dei casi, può dare anche encefalite in 1 soggetto su 3 milioni, quindi se vi ricordate la
prevalenza dell'encefalite, incominciando da quelle immunomediata con il virus selvaggio vi
rendete conto che non c’è paragone.
Terapia
nessuna terapia, nel senso che è una malattia virale quindi chiaramente eviteremo di dare antibiotici
perché non prevengono nessuna complicanza batterica, c'è questa storia che gli antibiotici si danno
per prevenire, è un'idiozia.
Scarlattina
malattia batterica, dovuta allo Streptococco beta emolitico di gruppo A produttore della tossina
eritrogenica, anche qui la trasmissione è prevalentemente respiratoria, l'incubazione è lunga da 2 a 5
giorni ed è una malattia contagiosa da 1 a 2 giorni prima dello sviluppo dei sintomi, per tutta la
durata della malattia se il bambino non usa l'antibiotico; se invece usa l'antibiotico al massimo dopo
48 ore non è più contagioso.
Riconosciamo una fase prodromica, ovviamente ci aspettiamo un quadro che ricorda quello delle
placche, nel senso che il bambino avrà una forte faringoadenia, intensa, tale da determinare
difficoltà nel mangiare e nel deglutire, febbre alta, mal di testa, ci possono essere dolori addominali.
La febbre dura in assenza di antibiotico 3-6 giorni.
In virtù della tossina prodotta dal batterio compare l'esantema, che è diverso da quello del morbillo,
nella scarlattina gli elementi sono più piccoli, a capocchia di spillo, anche il colore è diverso, sono
rossi scarlatti, ed è così diffuso sulla pelle, così confluente, che l'aspetto della pelle è vellutato.
Inizia a livello della radice degli arti superiori e inferiori e interessa il corpo in maniera uniforme,
lasciando però indenne la zona perì orale, e questo è un segno caratteristico, la cosiddetta maschera
di Filatow.
All'inizio abbiamo la lingua bianca patinosa, si chiama lingua a fragola bianca, poi si disepitelizza e
appare arrossata con le papille ipertrofiche e si chiama allora lingua a fragola rossa o a lampone.
Come succede spesso nella faringite batterica, ci sarà anche l'ingrossamento dei linfonodi latero
cervicali.
Dopo una settimana, se noi non facciamo l'antibiotico, cosa molto rara a tutt’oggi, avremo la
desquamazione, che è diversa da quella furfuracea del morbillo, perché è meno fine ed è una
desquamazione lamellare.
(Quindi ricordiamoci: la maschera di Filatow, l'esantema rosso vivo e confluente, l'aspetto vellutato
della pelle, l'esantema a fragola bianca poi a fragola rossa o a lampone, poi la desquamazione, ma
non si dovrebbe vedere mai.)
- segno della mano gialla: se metto la mano sulla pancia del bambino rimane l'impronta, perché
l'esantema scompare con la pressione
- strie di Pastia: lesioni emorragiche da fragilità vasale nella regione flessoria degli arti
-se strisciamo le unghie sulla pelle c'è il fenomeno del dermatografismo bianco, rimane la striscia
bianca
Diagnosi
Differenziamo la scarlattina dal morbillo perché non ha le mucositi, perché nella scarlattina
l'interessamento del cavo orale si associa alle esantema, nel morbillo invece il segno di Köplik
scompare quando compare l’esantema, in ogni caso l’esantema di per sé nelle due patologie è
differente.
Terapia
Nel caso della scarlattina è necessario dare l'antibiotico, una penicillina, diciamo che dal punto di
vista pratico si dà l’amoxicillina oppure l'amoxicillina e l'acido clavulanico, l’augmentin, oppure
per chi ha allergie si possono dare i macrolidi e la terapia dovrebbe durare 10 giorni.
Se non diamo l'antibiotico può succedere che il batterio si diffonde e può dare localizzazioni ossee,
localizzazioni articolari, cardiache, renali. Ricordiamo che possono esserci complicanze a distanza
come la malattia reumatica e la glomerulonefrite streptococcica.
Rosolia
La rosolia è una malattia virale dovuta ad un virus ad RNA del genere Rubivirus, che colpisce il
bambino ma non solo, purtroppo può colpire anche l'adulto e in particolare la donna gravida.
Anche qui c'è un incidenza stagionale simile a quella vista il morbillo, quindi inverno e primavera e
l'età soprattutto dai 5 ai 14 anni.
Il virus è eliminato dalle vie respiratorie, penetra nel successivo soggetto tramite le vie respiratorie e
la congiuntiva.
La contagiosità è in genere limitata nel tempo, da 5 giorni prima a 5 giorni dopo la comparsa
dell'esantema, è importante ricordare che se abbiamo un neonato che nasce con la rosolia congenita
è contagioso per lungo tempo, addirittura per un anno e mezzo.
la rosolia è una di quelle malattie che può decorrere in maniera molto lieve, capita molto spesso che
si faccia il titolo anticorpale e che ci si accorga che ha avuto la rosolia ma la madre non si era
neanche accorta, oppure era stata scambiata per qualche altra cosa.
Quando è presente il periodo prodromico si può avere un malessere moderato, più lieve rispetto a
quello visto per il morbillo. Già in questa fase compare un segno tipico che dobbiamo saper
riconoscere e andare a cercare quando siamo di fronte a un bambino con malattie esantematica della
quale non siamo sicuri.
Dobbiamo sempre valutare linfonodi latero cervicali posteriori quindi retro auricolari e nucali,
perché la presenza di questi linfonodi ingrossati ci fa fare diagnosi rosolia, presenti sia in questa
fase che nella fase conclamata.
Anche nella rosolia c'è l'esantema, abbiamo le macchie di Forchheimer, delle petecchie rosse sul
palato duro, non sono molto frequenti, presenti nel 20% dei casi.
Accanto alla linfoadenopatia può esistere splenomegalia, anche in questo caso la regressione
dell'esantema va dall'alto verso il basso come la comparsa dell'esantema stesso, ma non c'è
desquamazione. La linfoadenopatia tende a scomparire lentamente.
Complicanze
Localizzazione del virus del sistema nervoso centrale, più raramente che nel morbillo, però quando
succede è una situazione molto grave con mortalità fino al 20% dei casi. Forma dovuta al virus della
rosolia che è del tutto analoga all'encefalite sclerosante che abbiamo visto per il morbillo ed anche
in questo caso significa che l'organismo non è riuscito a eliminare il virus, che quindi persiste nel
sistema nervoso e il sistema immunitario non è sufficiente a eliminarlo.
Più spesso si può avere piastrinopenia che può essere autoimmune, può essere una ipoplasia
midollare e la piastrinopenia può essere così grave da determinare dei fenomeni emorragici.
Non secondario il problema del bambino che si infetta durante la gestazione, la rosolia congenita.
Nel caso della rosolia congenita, la mamma si infetta durante la gravidanza, e avrà tanta più
probabilità di infettare il prodotto del concepimento tanto più precoce è l'infezione.
Vedete che nelle prime 11 settimane abbiamo il 90% dei neonati che poi nascono con la rosolia poi
man mano che passa il tempo questa percentuale diminuisce.
Quando la mamma si infetta e trasmette al figlio, possono succedere diverse cose: che il bambino
nasca normale (l'evenienza più fortunata) sempre tenendo conto che rimarrà contagioso per un anno
e mezzo; il bambino può morire nel 10% dei casi oppure può avere problemi di tipo variabile.
Il rischio di malformazioni è tipico del periodo embrionale, ci sono manifestazioni che sono più
tipiche, più frequenti e sono: l'interessamento dell'occhio, l’interessamento del cuore e
l'interessamento dell'orecchio e in passato si parlava di triade di Gregg, con l'associazione tra
cardiopatia congenita, (e vedete che anche qui si può avere di tutto, dalla pervietà del dotto di
Botallo a problemi valvolari eccetera), la cataratta è la manifestazione oculare più frequente e la
sordità neurosensoriale. Nella triade di Gregg c'è anche una temporalità caratteristica per ciascuna
di queste manifestazioni per esempio se l'infezione avvenuta in un dato periodo è più probabile che
il bambino abbia determinati danni.
Può essere interessato qualsiasi organo, qualsiasi apparato, sono molto frequenti i ritardi mentali,
disturbi motori, disturbi comportamentali.
Nel bambino e nella madre la diagnosi di rosolia la facciamo clinicamente, possono avere come in
tutte le infezioni virali, leucopenia e un aumento dei linfociti.
Per la rosolia contratta in gravidanza sarà molto importante fare diagnosi e cura e quindi il dosaggio
anticorpale ed evidenziare le igM e l'aumento del titolo delle igG.
Possiamo anche fare la diagnosi prenatale, ricercare il virus tramite l'amniocentesi e addirittura
ricercare le IgM nel sangue fetale.
Terapia
Dobbiamo tentare di limitare la diffusione del virus, il contagio isolando il soggetto per 7 giorni
dopo la comparsa del rash, e se purtroppo la donna non è stata vaccinata prima della gravidanza (e
capita più spesso di quanto crediate) e ha la sfortuna di entrare in contatto con un caso di rosolia
durante la gravidanza, non le possiamo certamente fare il vaccino; anzi sapete che dopo il vaccino è
consigliato aspettare un po' di tempo prima di avere una gravidanza, quello che possiamo fare è una
profilassi passiva con immunoglobuline se la donna non considera l'ipotesi dell'aborto. Queste
immunoglobuline sembrano servire a qualcosa, ma non si sa quanto, sembrano ridurre forse
l'incidenza della embriopatia.
Al di fuori della gravidanza esiste il vaccino attenuato, che si fa al 15º mese circa e poi si fa una
seconda dose. Non vaccineremo determinate classi di soggetti, tra cui quelli con deficit immunitari
gravi.
Siamo arrivati alla Quarta Malattia, la forma lieve di scarlattina che adesso si vede
moltissimo, nel senso che la scarlattina si vede meno di prima, forse per la pressione antibiotica e
quando la scarlattina si vede, spesso è in forme modeste e dubbie.
Quinta Malattia
La Quinta Malattia è una malattie esantematica abbastanza facile da riconoscere, dovuta al
parvovirus b19. Colpisce soprattutto in età scolare, la stagionalità è sempre la stessa, fine inverno
inizio primavera. Il periodo di incubazione è molto variabile, in media sono due settimane o poco
più.
Il periodo prodromico è del tutto aspecifico, il bambino può stare un po' male, ma non malissimo,
con segni di tipo influenzale.
Ricapitolando nella quinta malattia abbiamo il bambino col viso schiaffeggiato, un bambino che
tutto sommato sta bene e poi l'esantema che tende a schiarirsi dando un aspetto reticolato.
Sembrerebbe quindi una malattia tranquilla ma c’è un però, legato al fatto che il parvovirus ha
come target i precursori degli eritrociti e in particolare il pronormoblasto e determina un arresto
temporaneo della eritropoiesi. Nel soggetto normale questo si traduce in una lieve anemia non
significativa che non viene neanche valutata, nel senso che in un bambino normale al sospetto di
parvovirus non facciamo l’emocromo, avrà la diminuzione di mezzo grammo di emoglobina e
finisce lì.
Diverso il discorso quando un soggetto ha un eritrone espanso, quando alla linea rossa iperattiva,
iperproduttiva, perché c'è per esempio una eritropoiesi inefficace oppure c'è una emolisi cronica, sto
parlando ad esempio di sferocitosi, di talassemia (soprattutto quella intermedia)… La complicanza
che il virus dà in questi soggetti è l'anemia aplastica, un'anemia severa che può richiedere
trasfusioni, chiamata iporigenerativa, con riduzione dei reticolociti. Quindi dobbiamo sempre
pensare al parvovirus b19 di fronte ad una riduzione brusca dell'emoglobina in queste classi di
soggetti.
Se poi un soggetto ha invece una immunodeficienza di vario tipo può, non si sa esattamente per
quale meccanismo, non solo avere un'anemia iporigenerativa ma avere anche una aplasia
coinvolgente tutte tre le linee, avrà in definitiva una pancitopenia. Esistono delle forme croniche in
questi soggetti, gravi e che non si possono risolvere.
Se l'infezione avviene in gravidanza al bambino può succedere che il virus dia da una parte
l'interessamento cardiaco e dall'altra quest'anemia iporigenerativa estremamente grave tanto è vero
che il bambino ha uno scompenso cardiaco legato sia all'interessamento cardiaco sia alla non
produzione di emoglobina; è una condizione idrofetale che porta spesso a morte del feto.
Sesta malattia
E’ una malattia facile da riconoscere, che ci fa fare bella figura con le mamme perché la
riconosciamo prima che si manifesti l'esantema.
È caratteristico il fatto che interessa il bambino piccolo, in genere nel primo anno di vita, dai 6 mesi
ai 2 anni, ma soprattutto nel primo anno di vita.
In genere questo è il primo febbrone del bambino, viene trasmesso per via aerogena, l'incubazione è
di 7-14 giorni e il bambino ha questa febbre altissima che tipicamente dura 3 giorni, per questo
motivo si chiama anche “la febbre dei tre giorni”.
La madre chiaramente si spaventa moltissimo e a volte ha un motivo in più, perché questa è una
causa molto frequente di convulsioni febbrili, poi però dopo tre giorni questa febbre
improvvisamente sparisce e compare l'esantema.
Quindi noi siamo bravi perché quando vediamo un febbrone nel bambino, che ovviamente non
abbia altri segni oltre la febbre e che non stia poi così male -non possiamo lanciarci a fare diagnosi
di sesta malattia quando magari il bambino ha una meningite!- se il bambino ci sembra sotto
controllo possiamo dire “signora secondo me gli potrebbe venire un rash sulla pelle e con quello
finire tutto” e infatti compare dopo tre giorni un esantema fugace, che dura al massimo 48 ore e che
può avere caratteristiche un po' diverse, comunque di tipo maculo papuloso e localizzato soprattutto
nel tronco, rosoliforme quindi chiaro oppure un pochino più intenso che ricorda il morbillo.
Quindi caratteristica tipica della stessa malattia: finisce la febbre e compare l'esantema.
Ovviamente ci sono sempre le eccezioni, quindi potrà esserci il bambino in cui l'esantema compare
il terzo giorno quando ancora c'è la febbre… In medicina sono sempre le eccezioni.
Di solito ci sono delle epidemie, tutti quelli che capitano sotto tiro si ammalano, sono pochi quelli
che arrivano indenni all'adolescenza. Ci si infetta sia con le secrezioni rinofaringee, sia col liquido
delle vescicole, sia anche attraverso lo Zoster perché sapete che il virus della varicella poi rimane
latente dopo l'infezione e può riattivarsi in condizioni di immunodepressione più o meno marcata
(anche in condizioni di stress banale) e può dare una manifestazione dolorosa di Zoster, che può
causare a sua volta la varicella in un altro individuo.
La varicella è contagiosa da un paio di giorni prima della comparsa dell'esantema, fino alla
formazione delle croste, 3-7 giorni dopo; per farla breve possiamo dire che è contagiosa fino a
quando tutte le lesioni non siano diventate croste.
Periodo di incubazione: in media è due settimane, però può essere più breve o anche parecchio più
lungo.
In questa fase si possono avere dei segni aspecifici, tipo sindrome influenzale, mal di testa, dolori
muscolari, dolori articolari, il bambino è astenico, c'è un po' di febbre e poi compaiono le lesioni.
Le lesioni hanno una caratteristica evoluzione, solitamente prima compaiono al tronco poi si
diffondono, sono in numero estremamente variabile, possono essere migliaia oppure in casi più
fortunati poche.
Inizialmente sono delle maculette che evolvono in vescicole prima a contenuto liquido circondate
da un alone eritematoso, poi a contenuto torbido, poi si “ombelicano” e si trasformano in croste che,
se non grattate, cadono senza lasciare cicatrice; possono lasciare una iper pigmentazione.
La localizzazione delle lesioni può riguardare tutto il corpo, in particolare il cuoio capelluto. Questa
cosa è molto tipica da andare a cercare in particolare nel bambino, se siamo in dubbio magari di
fronte alle prime lesioni andiamo sempre a controllare il cuoio capelluto.
Possono essere interessate le mucose, il cavo orale possono essere interessati genitali, troveremo in
questo caso delle lesioni come delle “ulcerette”. Può essere interessato l'occhio…
La caratteristica è che le lesioni non compaiono tutte insieme ma compaiono a gruppi successivi e
ogni gruppo segue la sua evoluzione, per questo definiamo il quadro multiforme, viene chiamato a
cielo stellato proprio a indicare che contemporaneamente abbiamo delle lesioni a diverso stadio
evolutivo.
Complicanze
La varicella è una malattia pruriginosa, infatti solitamente la prima lesione viene sempre grattata e
rimane la cicatrice, se uno si gratta è frequente la sovrapposizione batterica, da streptococco e
stafilococco soprattutto, questa è la complicanza più banale.
Polmonite, provocata dallo stesso virus. Nel bambino con la varicella vanno sempre auscultati
polmoni, va chiesto alla mamma se il bambino ha tosse.
Epatite, spesso c'è un aumento delle transaminasi, che però in genere non è rilevante quindi lo
troviamo solo se facciamo l'esame delle transaminasi ma non è un esame che viene fatto
necessariamente in tutti i casi di varicella.
-atassia cerebellare, frequente, 1/4000 casi, il bambino sembra che stia bene ma improvvisamente
comincia a barcollare dopo la varicella e questa è la tipica forma immunomediata di encefalite con
interessamento cerebellare, è una forma benigna.
Possiamo avere altre manifestazioni che vanno dalla glomerulonefrite alla cheratite (che non è
molto frequente) alla trombocitopenia…
In un soggetto che abbia delle condizioni predisponenti di base, le lesioni cutanee possono diventare
emorragiche o gangrenose.
Dobbiamo ricordare una cosa che era valida in particolare in passato, che si può sviluppare una
encefalopatia da sindrome di Reye se si dà l'aspirina il caso di varicella, quindi al bambino si deve
dare sempre il paracetamolo.
Può succedere che la mamma si infetti in prossimità del parto, quando questo succede ci sono due
situazioni possibili:
- il bambino può nascere prima che la mamma faceva tempo a trasmettergli accanto al virus
gli anticorpi
- il parto avviene un pochino dopo, il bambino nasce con il virus e con gli anticorpi
E’ ovvio che si tratta di situazioni con diversi livelli di gravità, più grave sarà il primo caso rispetto
al secondo. Entrambi i casi sono comunque gravi e la mortalità è infatti elevata, perché la varicella
diventa progressiva e sistemica.
Oltre che in prossimità del parto la varicella può essere trasmessa dalla madre al figlio durante la
vita gestazionale del prodotto del concepimento, in questo caso si infettano il 25% dei bambini e nel
2% dei casi si sviluppa una embriopatia e in questo caso può succedere di tutto, però ci sono degli
organi bersaglio colpiti più frequentemente.
Quando la trasmissione avviene tra 6-12 settimane abbiamo anomalie dello sviluppo degli arti;
quando avviene un po' più tardi abbiamo possibile interessamento del sistema nervoso centrale.
Al di là dell'epoca prenatale e neonatale, la varicella può essere molto grave anche nel bambino più
grandicello che abbia dei problemi di immunodeficienza cellulare o per cause congenite, oppure
spesso si tratta di bambini tumorali che fanno chemioterapia, oppure si tratta di bambini trapiantati e
allora in questo caso abbiamo la forma di varicella detta progressiva, quindi la varicella che "non
finisce”: a livello cutaneo abbiamo continuamente delle “cussè”(???) di lesioni successive, che
hanno una componente emorragica oppure una componente gangrenosa, il che significa
disidratazione e un pericolo enorme di infezioni.
A livello sistemico abbiamo l'interessamento degli organi interni, polmone, encefalo, addome e
abbiamo un quadro di CID, quindi di trombosi ed emorragie interne, un quadro chiaramente
gravissimo che se non trattato è spesso fatale.
Diagnosi
anche in questo caso si spera di riconoscere clinicamente un caso di varicella senza dover fare
niente di particolare per la diagnosi se non guardarlo.
Terapia
nel bambino normale non facciamo niente, non diamo più il talco mentolato che si dava un tempo
perché, a parte che il talco può essere inalato e si consiglia di usare il gel, sembra che possa
ritardare l'evoluzione delle lesioni. Diamo come terapia sintomatica un antistaminico perché il
bambino non si gratti.
Esiste un farmaco antivirale con un ottimo profilo di sicurezza, l'Aciclovir che, quando si sceglie di
somministrarlo, si dà entro 48 ore dalla comparsa dell'esantema, per 5 giorni, a dosaggio di 20
mg/kg, 4 volte al giorno.
Allora lo diamo a tutti? Molti pediatri lo danno a tutti o quasi e questo è un errore perché non c'è
bisogno, nel senso che se il bambino è un bambino sano stiamo dando un farmaco costoso per avere
un beneficio che è marginale, perché la varicella è una malattia che si può sopportare.
Ci sono delle situazioni nelle quali invece dobbiamo pensare di somministrare l' Aciclovir, quando
abbiamo l'adolescente o l'adulto in cui queste malattie sono più gravi e quindi sono più probabili le
complicanze. Quindi sopra i 13 anni è consigliato.
Se abbiamo una forma cronicizzata, o con interessamento degli organi interni, anche modesto
(senza pensare alla forma progressiva nell'immunodeficiente), o in soggetti in terapia cronica con
corticosteroidi o secondo alcuni a partire dal secondo contagio nell'ambito della famiglia, è
giustificato.
Esiste l' Aciclovir endovena che daremo ai soggetti che hanno varicella disseminata o ad esempio in
un bambino trapiantato.
Esiste un vaccino, adesso infatti ci sono delle campagne perché questo si diffonda e venga
utilizzato, è un vaccino attenuato che provoca un'infezione latente, non lo potremo dare a chi
sarebbe più necessario, quindi nei soggetti con immunodeficienza cellulare.
Si discute se il vaccino possa essere considerato un metodo di profilassi post esposizione, nel senso
io ho il bambino che è stato a contatto con un altro che ha la varicella, gli posso dare il vaccino? Si
pensa di sì, entro 3-5 giorni.
Gli posso dare l' Aciclovir come profilassi? Diciamo che al momento, anche se si potrebbe pensare
di sì, la cosa non dovrebbe essere fatta perché non ci sono grandi evidenze.
Per gli immunodeficienti, le gravide e i neonati ci sono le immunoglobuline e possiamo scegliere tra
le immunoglobuline specifiche per varicella Zoster, quindi più selezionate, oppure potremo
scegliere le immunoglobuline che contengono anche gli anticorpi per varicella Zoster. Anche le
migliori tra queste due (che sono ovviamente le immunoglobuline specifiche) possono fare
qualcosa, nel senso che migliorano il quadro clinico, ma non eliminano del tutto il rischio di
progressione e di contagio.
Materia:Pediatria
Data:18.10.13
Docente: Prof.Moi
Autore:Monica Orrù
L’MCV e l’MCH variano in maniera parallela, dal momento che aumentano e si riducono
contemporaneamente.
Dobbiamo ricordarci che qualora si debba i dentificare una condizione di talassemia(sia α che β
talassemia) il parametro più sensibile da tenere in considerazione è l’MCH(v.n.= 27 picogrammi
nell’adulto) e non l’MCV.
L’MCH è più s ensibile come indicatore di microcitemia: è in grado infatti di scoprire circa il 99% dei
microcitemici, a fronte dei 97% dei microcitemici scoperti grazie allo studio del solo MCV.
Ricordiamo c he nella β -talassemia esiste un alterato rapporto sintetico tra l e catene α e le catene
β: è possibile riscontrare infatti un eccesso di catene α rispetto alle catene β a c ui segue la
formazione di tetrameri α,che precipitano all’interno del globulo rosso,determinando un danno
allo stesso.
Nel caso in c ui,oltre alla β -talassemia, ci fosse a nche una situazione di α talassemia , ci sarebbe una
condizione di equilibrio tra le catene globiniche sintetizzate ,a cui seguirebbe un minor danno al
globulo rosso,con conseguente riduzione di distruzione al livello del midollo.
Lo studio dell’MCH va poi completato con altri test di laboratorio che ci permettono di individuare
altri parametri ematologici:
- Elettroforesi
Ricordiamoci c he l’MCH e MCV non s ono influenzati dallo stato di idratazione del s oggetto,al
contrario dell’MCHC ,che in caso di ipoidratazione o di iperidratazione risulterà,rispettivamente,
aumentato o diminuito.
C’è una sola condizione anemica in cui esiste un’alterazione dell’MCHC: si tratta della sferocitosi
ereditaria.
Qualora si trovasse un valore di MCHC > 35% bisognerebbe sospettare una sferocitosi. Questa
ipotesi dovrebbe essere confermato dal riscontro di sferociti (globuli globuli rossi aventi
dimensioni minori e densità maggiore rispetto ai globuli normali) nello striscio di sangue
periferico.
- Se si ottiene un RDW di 40 vuol dire che il volume varia di 40 fentolitri nel 66%
delle cellule eritrocitarie: abbiamo ,quindi,una popolazione dispersa con GR molto piccoli e
GR molto grandi.
L’RDW viene usato insieme all’MCV nella diagnosi differenziale tra talassemia e anemia
sideropenica: in quest’ultima abbiamo un valore di RDW maggiore rispetto a quello
riscontrato nella talassemia.
Nell ’anemia sideropenica,all’inizio del trattamento, sono prodotti eritrociti più grandi
rispetto a quelli normalmente circolanti.
Ricordiamo che le dimensioni diminuiscono nel corso della maturazione dei GR, passando dagli
eritroblasti,eritroblasti basofili policromatofili,ortocromatici, fino ai reticolociti.
- Valutare il numero delle piastrine e dei globuli bianchi : nel caso in cui fossero bassi
anche questi o ,al contrario ,di numero maggiore rispetto alla norma ,ci potremmo
orientare verso la diagnosi di patologia sistemica con eventuale interessamento midollare,
con conseguente riduzione dello spazio disponibile per lo sviluppo delle altre linee o blocco
maturativo di una determinata linea .
1) L’esame del vetrino --> ci serve per fare anche diagnosi di leucemia e infezione
Ricordiamoci che il reticolocita dura solo un giorno in circolo: nel caso in cui usassimo
questa colorazione,il giorno successivo non dovremmo essere in grado di identificare
reticolociti
- sferocitii,
-stomatociti
-ellissociti
emoglobinopatie:
-talassemie,
Ipotizzare la carenza di acido folico ,qualora v enisse riscontrata un’ipersegmentazione dei
nuclei dei neutrofili(è sufficiente trovare un solo neutrofilo con queste caratteristiche
Se nello striscio periferico trovassimo degli eritroblasti (eritrociti con nucleo )dovremmo
pensare a qualche patologia s ottostante : al di fuori dell’ età neonatale, infatti, non si tratta
più di un’evenienza fisiologica.
avere anche un’ idea dei rapporti tra globuli rossi, piastrine e globuli bianchi e risalire ,in
maniera approssimativa ,al numero delle cellule appartenenti ad ogni linea, anche se a questo
scopo è sicuramente più utile l’apparecchio.
Mettere in evidenza la presenza di piastrine giganti , che potrebbe farci pensare ad una
condizione di PTT o ad una produzione di piastrine da stress.
Qualora in periferia ci fosse una distruzione delle piastrine, come in caso di reazione
immunomediata , il midollo osseo risponde producendo nuove piastrine ,che risultano più
grandi di quelle circolanti in condizioni fisiologiche. Queste piastrine possono arrivare ad avere
le dimensioni di un globulo rosso,le cui misure sono paragonabili a quelle del nucleo dei
linfociti e di conseguenza identificare una condizione di macrocitosi ,normocitosi e microcitosi(
in base al fatto che i globuli rossi abbiano ,rispettivamente, dimensioni maggiori ,uguale o
minore del nucleo dei linfociti .
1) fa da ponte tra il collagene e l e piastrine, permettendo l’emostasi primaria.
2) stabilizza il FVIII legandolo in una sua tasca,con c onseguente a umento dell’emivita del
FVIII; nel caso in cui ci fossero ridotte concentrazioni del fattore di vWF,ci sarebbe anche poco
fattore VIII c on successiva alterazione dell’emostasi secondaria.
In corso della PTT il vWF si presenta sotto forma di multimeri molto attivi nella coagulazione, a
punto di essere in grado di determinare coagulazione anche senza esposizione del collagene ,con
fenomeni di coagulazione intravasale.
Nel caso in cui invece i coaguli fossero distribuiti un pò dappertutto ,si potrebbe
pensare ad una PTT con sintomi neurologici,renali in dipendenza della sede di
formazione dei coaguli.
Verificare se ci sono piastrine troppo piccole, condizione che ci indirizza verso la diagnosi di
sindrome di Wiskott-Aldrich,malattia immunlogica caratterizzata da deficit di linfociti T eczema
e piastrinopenia(da distruzione periferica)
Nello schema di Arneth s ull’asse delle ascisse viene posto il numero dei lobi dei neutrofili del
campione esaminato :
CID
Emangiomi cavernosi
Sono presenti in un certo numero anche nei soggetti sani: Se costituissero più del 15% delle
emazie ci dovremmo orientare verso una condizione di piropoichilocitosi, alterazione estrema
del volume e della e forma delle emazie ,che si rende responsabile di grave anemia emolitica
neonatale difetto. Si tratta di un difetto che si manifesta anche in eterozigosi.
Nel caso si riscontrasse la presenza di schistociti ,pensare a d un’emolisi intravasale o a d una
CID,che potrebbe essere localizzata soprattutto a livello renale , o alla sindrome emolitico
uremica
ANEMIE MACROCITICHE
Abbiamo già ricordato che il valore normale dell’MCV è di circa 70 fL;questo vale per quasi tutte le
età. Nel bambino c on un’età inferiore ai due anni l’MCV rientra nella normalità quando ha dei
valori compresi tra 71 e 77 fL.
Calcolo dell’MCV massimo per età del bambino: MCV>2ds 84 +0,6xogni anno di età ,fino al valore
dell’adulto.Ad esempio: un bimbo di dieci a nni dovrà avere un MCV massimo pari = 84+(0,6x
presente nel 98% dei soggettti di quell’età. Ricordiamoci che in un bambino con età inferiore a 10
anni il valore minimo dell’MCV è sempre sopra i 70 fL.
deficit di trancobalamina
morbo di Crhon
celiachia
Nei casi più gravi è presente un quadro neurologico perdita della sensibilità profonda,parestesie
,iporeflessia profonda,sindrome piramidale e atrofia del nervo ottico. Tavolta la sintomatologia
neurologica può precedere la comparsa di anemia.
I folati sono contenuti nei vegetali verdi,nella frutta,nella carne e nel fegato .
malassorbimento
eccessivo consumo
difetti congeniti
- MCV>100 fL
- Aumento dell’RDW
- Diminuzione reticolociti.
Per il trattamento di questa condizione si somministra ac. Folico per os o per via
parenterale i n caso di malassorbimento: in caso di risposta si assiste all’incremento
della conta reticolocitaria già dopo 2-4 giorni.
anemia di Blackfan-Diamond nel neonato e nel lattante,nota anche come anemia ipoplastica
congenita. Il termine ipoplasia ci indica l’interessamento elettivo della s ola linea eritroide ,al
contrario dell’aplasia ,in cui s ono coinvolte tutte le serie. Si tratta di un’anemia caratterizzata
dall’alterazione congenita della sintesi di proteine ribosomiali. Si tratta di un’anemia
severa(con livelli di Hb intorno ai 4-6 g/dl) moderatamente macrocitica. Solitamente viene
trattata con cortisonici in maniera cronica(spesso sono sufficienti bassi dosaggi di GR).
Ipoplasia midollare
Mielodisplasie
Carenze nutritive
ANEMIE MICROCITICHE:
La condizione di microcitosi si v erifica ogni qualvolta ci sia un’alterata sintesi emoglobinica ,in
questo caso nello striscio del sangue periferico potremmo riscontrare la presenza di cellule a
bersaglio,in inglese target cell ,che mostrano un ridotto s pessore presentano un’area c entrale
colorata ;questa è la c onseguenza della disposizione dell’emoglobina a d a nelli concentrici.
1)L’anemia sideropenica.
2)La talassemia
5)Anemie sideroblastiche
Le prime due situazioni implicano una difficile diagnosi differenziale. Nel caso trovassimo
eritroblasti nello striscio del sangue periferico saremmo portati a pensare ad una forma
talassemica.
1)Anemia sideropenica
Questa condizione presenta due picchi di incidenza:
-Il primo nell’intervallo 8 -18 mesi ( la carenza di ferro è più frequentemente associata ad
una condizione di crescita eccessiva del neonato,dopo il 5° mese in cui il feto raddoppia il
peso corporeo)
-Il secondo nell’adolescenza ,soprattutto nelle femmine. In questo caso risulta essere
aggravata dal il ciclo mestruo. Inoltre durante il periodo adolescenziale la carenza di ferro
potrebbe essere dovuta all’eccesso di crescita .
La carenza marziale nel bambino potrebbe essere dovuta anche alla riduzione di riserve di ferro
alla nascita o allo svezzamento tardivo.
La carenza marziale è per lo più asintomatica o può manifestarsi solo con scarsa tolleranza
all’esercizio fisico.
Quando compare l’anemia il pallore delle mucose e della cute è il sintomo oggettivo più
significativo.
Raramente possono essere presenti modesta splenomegalia e lieve subittero.
In età prescolare può manifestare :
-Inappetenza
-irritabiliàtà.
-Deficit intellettivi possono essere secondari ad una carenza marziale cronica,a cui possono
seguire disturbi dell’attenzione.
La carenza di ferro potrebbe determinare anche l ’insorgenza di spasmi affettivi,disturbi del sonno
e crisi convulsive febbrili.
-Ipocromia
- A
-anisocitosi(RDW >15%)
-poichilocitosi( è
maggiormente presente
nella talassemia)
La trasferrina viene sintetizzata a livello epatico ;la sua sintesi è in feedback negativo con la
quantità di ferro circolante presente nel sangue.
Questo si può spiegare grazie al fatto in caso di carenza di ferro la proteina IRP1(iron regulatory
proteins) si lega alla s equenza IRE (iron responsive element) dell’mRNA codificante per la
trasferrina e lo stabilizza,favorendone la traduzione e quindi aumentando la sintesi di questa
proteina,che permette un rapido trasporto di ferro nel sangue. Nel caso in cui le IRP si lega alle
sequenze IRE dell’mRNA per la ferritina(presso l’estremita 5’),determina una riduzione della
velocità di traduzione e quindi una minor sintesi di ferritina,coerente alla scarsità di ferritina. Le IRP
sono inibite in caso di consono inibite in caso di concentrazioni troppo elevate di ferro.
Altro marcatore che può essere utile ricordare è la zinco-protoporfina.( composto presente nei GR
quando la produzione dell’eme è inibita da piombo e/o dalla mancanza di ferro) ,la c ui
determinazione è utilizzata c ome test di screening per l’avvelenamento da piombo e per la carenza
di ferro,anche se è ,in questo ultimo caso è meno specifica della determinazione della sideremia e
della transferrina. Aumenta anche in corso di iperbiluribinemia.
In corso di carenza marziale questi indici possono presentare ,a volte, valori normali.
-Ferro
-Transferrina
-Ferritina
-sTfR/ferritina: alto nell’AS e basso nella talassemia ,poiché i n quest’ultima condizione c’è
un aumento dell’accumolo di ferro,con c onseguente incremento della ferritina
Possiamo ipotizzare una condizione di carenza di ferro qualora all’anamnesi risultasse che il
bambino non mangi carne ,pesce e legumi .
Qualora sospettassimo una di carenza marziale ,potremmo somministrare al piccolo paziente
ferro per os e verificare , a distanza di un mese , l’eventuale incremento dell’emoglobina,evento
che ci permetterebbe di confermare la suddetta carenza :si esegue a questo scopo un trattamento
di prova.
Per definire la risposta alla terapia ,dopo 5-6 giorni dall’inizio della terapia ,dovrebbero essere
determinati i reticolociti ,il cui numero dovrebbe risultare incrementato in caso di efficacia della
terapia: si considera buona una risposta alla terapia c he determina l’aumento dei reticolociti e
l’aumento di almeno un g di Hb per settimana.
Nell’analisi dell’emocromo,in cui abbiamo anche la c urva della distribuzione dei volumi, i n corso
della carenza di ferro,invece di avere un solo picco(il volume è distributo secondo una gaussiana)
abbiamo due picchi: questo è indice della comparsa di GR più grandi,in seguito alla terapia . Questa
è la forma che assume il tracciato citofluorimetrico durante la cura marziale.
Oltre ai preparati di Sali di ferro bivalente( i primi ad essere consigliati),come il solfato di ferro (6
mg/kg, suddiviso in 2-3 dosi) , esistono delle forme di chelazione con la glicina ( ad esempio il
chelato della glicina del ferro),che lega il ferro allo stato bivalente. Questo risulta essere meno
lesivo sulle mucose e viene assorbito dall’intestino a nche se dato in dosi minori rispetto al s olfato
di ferro
Il ferro potrebbe essere somministrato anche im,anche se in Italia non sono commercializzati
prodotti per questo tipo di somministrazione.
2)Talassemia.
Le talassemie sono un gruppo eterogeneo di anemie dovute ad un difetto di produzione di catene
globiniche con s bilanciamento del rapporto di sintesi di catene α e catene non α. Si distinguono in
α e β talassemie ,in base alle catene globiniche interessate dal difetto. Questa condizione
generalmente inizia a manifestarsi dal punto di vista clinico a partire dal 4 mese in su.
La patogenesi della talassemia è da ascrivere a un eccesso di catene globiniche libere all’interno
del GR-rispettivamente di α o βa seconda c he si tratti di una β o α talassemia-che precipitano
all’interno dell’eritrocita ,danneggiandone la membrana.
β-talassemia:
condizione dovuta a difetti del gene c he codifica per le β catene ,posizionato nel c romosoma 11.
I geni β-talassemici possono aver mantenuto una parziale capacità di sintesi globinica (β+),oppure
averla persa del tutto(β 0).
La mutazione più frequente in Italia è a carico del codone 39C-T ed è associata ad un gene β 0
2)Βtalassemia major
5-6 mesi di vita (con pallore ,ittero, importante splenomegalia, alterazioni citoscheletriche
iperplastiche soprattutto a carico del massiccio facciale)quando al fisiologico spegnimento
delle catene γ non fa seguito l’attivazione delle catene β. Alla diagnosi l’esame
emocromocitometrico evidenzia un’anemia s evera (Hb di 4 -6 g/dl),spiccata
microcitoi(MCV<60fl) con anisopoichicitosi e presenza di cellule a bersaglio.
-splenectomia
3)in presenza di 3 geni affetti modesta anemia,con quadro clinico che varia da forme
paucisintomatiche ad altre sovvrapponibili alla talassemia intermedia(malattia da Hb H).
Viene trattata n rlazione alla gravità del quadro clinico.
4)totale assenza di produzione di α catene non sarà prodotta nessuna di queste Hb:
emoglobina embrionaria, HbF,HbA e HbA 2 fomazione del tetramero β4(Hb di Bart) ,che
lega l’ossigeno ma nn lo cede ,se non in piccola percentuale ai tessuti. Si ha quindi
un’ipossia gravissima con morte in utero del feto o del neonato poche ore dopo la
nascita(idrope fetale)
-Artrite reumatoide
-Osteomielite
La patogenesi dell’anemia è da ascrivere a una ridotta disponibilità del ferro per
l’eritrone,intrappolato all’interno dei macrofagi,verosimilmente per azione dell’IL-1. Recentemente
è stato dimostrato anche un incremento dell’IL-6,che determina un aumento dell’epcidina .
Quest’ultima si rende responsabile del ridotto assorbimento del ferro e il s uo rilascio da parte dei
macrofagi. In questo caso il trattamento con il ferro è controindicato,poiché andrebbe a fissarsi
nelle cellule macrofagiche attivate.
-Anemie sideroblastiche
Estrinseche:
Infezioni virali
Sepsi batteriche
Infezioni parassitarie
L’emolisi si potrebbe v erificare anche in corso di avvelenamento da morso di
ragni,nell’intossicazione da piombo o per accumulo di rame(M. di Wilson).
Nelle forme acute l’emolisi è s oprattutto intravasale( deve essere valutata l’emoglobinemia e
l’emoglobinuria; s pesso vi è la riduzione dell’aptoglobina),mentre nelle forme croniche è
prevalentemente extravascolari( spesso asintomatiche ,caratterizzate dall’aumento della bilirubina
indiretta).
Una splenomegalia modesta è sempre riscontrabile nelle forme acute su base immunologica e in
quelle croniche ,in cui si possono osservare crisi aplastiche ,con ridotta produzione eritroide e
delle altre filiere emopoietiche ,in genere conseguenza di infezioni virali,soprattutto da parvovirus
B19. Il Parvovirus ha tropismo per i progenitori eritoridi ,determinandol’ apoptosi e arresto
maturativo degli stessi; l’aplasia si verifica dopo 7 -10 giorni dopo l’infezione
-LDH
-Diminuzione dell’aptoglobina
-Emoglubinuria
-In molti casi la morfologia dei globuli rossi è indicativa della diagnosi:
1.Sferocitosi
2.Elissocitosi
3.βtalassemia
4.Anemia falciforme
Sferocitosi
Si tratta di una forma congenita con un’incidenza pari a 1 caso su 4 -500 nati; nell’80% dei casi è
dimostrabile un’ereditarietà autosomica dominante.
Nel vetrino al lato possiamo evidenziare la presenza di Sfrerociti ,caratterizzati dalla scomparsa
dell’area centrale: si tratta di cellule più scure perché c’è un a umento di emoglobina rispetto al
volume ,che ,in questo caso ,risulta essere ridotto .
Nel passaggio dalla forma a di disco biconcavo a quella di sferocita, il GR attraversa una fase in cui
assume la forma di stomatocita ,in cui solo una parte della membra si sfianca : in questo caso
l’eritrocita risulta essere sferico da un lato e c oncavo dall’altro.
I passaggi suddetti sono dipendenti dal rapporto tra superficie e volume : quando abbiamo
riduzione della superficie della membrana rispetto al volume del contenuto del GR si instaura una
condizione di sferocitosi .
Qualora trovassimo degli sfeorociti nel sangue periferico, dovremmo pensare a due
condizioni:
1) Sferocitosi ereditaria, c on difetti di membrana c onseguenti all’alterazione di proteine del
citoscheletro come la spectrina e anchirina : in queste condizioni la membrana non è più
trattenuta dal citoscheletro stesso, con perdita di frammenti della membrana stessa e acquisizione
della forma sferica da parte del GR.
2) Sfercitosi acquisita: legata all’azione di a nticorpi c he riconosco a ntigeni s ulla superficie degli
eritroblasti fetali. Può essere dovuta ad esempio dall’azione di anticorpi diretti contro l’Rh, con
formazione di sferociti . Siamo portati a pensare ad una condizione di autoimmunità emolitica
qualora trovassimo sferociti nel sangue di un paziente ,in cui queste cellule siano state, fino a quel
momento ,assenti.
Al contrario ,nel caso in cui avessimo riscontrato da sempre questi sferociti, saremmo più orientati
verso una forma ereditaria della sferocitosi.
Nel 50% dei casi anemia e ittero sono già presenti alla nascita.
Nella sferocitosi i globuli rossi non presentano la forma di disco biconcavo(tipica dei normali
eritrociti)che da la possibilità al globulo rosso la capacità di resistere all’eventuale ingresso di
liquidi al suo interno se idratato; hanno invece un alterato rapporto tra la membrana e il volume(
c’è meno membrana rispetto al v olume).
Questo fa si che lo sferocita, con ridotta resistenza osmotica, esploda in corso di idratazione della
cellula stessa.
Nella talassemia i globuli rossi sono ipocromici: questi ultimi resisteranno maggiormente
all’osmosi,dato l’eccesso di membrana rispetto al volume, con c onseguente aumento di resistenza
osmotica.
Il test della resistenza osmotica globulare è un vecchio test screenig per la talassemia ,utlizzato
prima degli anni 70;è aspecifico :non distingue infatti tra α e β talassemia.
La splenectomia è indicata per i bambini con forme severe. È inoltre sottoporre i pazienti alla
profilassi antiinfettiva
Elissocitosi
Quest’ultima rappresenta l’emoglobinopatia più diffusa al mondo. In Italia si riscontra soprattutto
in Sicilia e Calabria .
Nell’anemia falciforme riscontriamo la presenza di un particolare tipo di emoglobina : l’HbS,in cui
in posizione 6 delle β -catene una valina sostituisce un acido glutammico determinando una
struttura emoglobinica fortemente modificata. Le molecole di HbS, meno idrosolubili rispetto
all’emoglobina normale, tendono ad aggregare formando dei polimeri filamentosi,che vanno ad
alterare la forma della cellula che assume una forma a falce.
Questa conformazione ,soprattutto in condizioni di scarsa ossigenazione ,di acidosi e del
rallentamento del circolo,favorisce l’agglutinazione delle emazie(sickiling) con formazione di trombi
e occlusione dei vasi (infarti). Tenendo conto di questa considerazione,qualora non fosse possibile
riscontrare la presenza di cellule falciformi nello striscio periferico ,ma si sospettasse una
condizione di depranocitosi, bisognerebbe ridurre la PO 2 per incrementare la percentuale dei GR
che si falcizzano.
Nei primi 2-4 mesi il bambino è protetto da fenomeni di sickling dai fisiologici alti livelli percentuali
di HbF rispetto l’HbS. Quindi solo dopo il 3°-4° mese potrebbero verificare crisi emolitiche dovute
alla falcizzazione delle emazie.
L’anemia falciforme ha costituito una forma di opposizione alla diffusione della malaria in Africa(
ma anche in alcune zone della Sardegna) : si tratta di una resistenza meccanica,in cui i depranociti
infilzerebbero il plasmodium della malaria ,determinandone la morte.
- Nell prima il soggetto è del tutto asintomatico poiché la percentuale di HbS nomeni
di non è sufficiente a produrre fenomeni di sickling(se non in caso di grave ipo-
ossigenazione)
Deficit di G6PD
Rappresenta l’anemia da deficit enzimatico più diffusa al mondo oltre 400 milioni di persone
affette. In Italia è diffusa prevalentemente in Sardegna,dove il 14% della popolazione ne è affetta.
Il G6PD è un enzima del ciclo dei pentosi,importante per la di NADPH,indispensabile per ottenere
glutatione ridotto,che protegge dalla denaturazione ossidativa i gruppi SH dell’emoglobina e della
proteine della membrana del GR.
Nella maggioranza delle mutazioni la bassa attività enzimatica è dovuta a una diminuita stabilità
dell’enzima e all’accorciamento della sua emivita.
Esistono due varianti (tipo B-mediterraneo e tipo A ,con attività enzimatica rispettivamente del 5-
10% e del 10-60%); entrambe le condizioni sono caratterizzate da:
Nella variante mediterranea l’emolisi insorge circa 2 4-48 h dopo assunzione fave,soprattutto se
fresche; l’emolisi è dovuta al rilascio dell’isouracile,derivato dalla vicina(contenuta nelle fave).
Anche infezioni batteriche possono essere causa di crisi emolisi .
-pallore
-tachicardia
-ittero,non immediato
-emoglobinuria.
Durante la crisi emolitica si possono avere:
-febbre
-nausea
-vomito
-dolori addominali
Nella maggioranza dei casi l’emolisi è a utolimitante,con la normalizzazione dei valori di Hb nel giro
di 2-6 settimane.
È una forma immune dovuta alla formazione di anticorpi materni specifici verso antigeni
eritrocitari del figlio ,non presenti nella madre.
Nella malattia emolitica del neonato da incompatibilità Rh nel 95% dei casi l’immunizzazione
interessa l’antigene D.
In successiva gravidanza sono sufficienti quantità minori di emazie fetali(0,03 per ml) che passino
nel circolo materno per innescare una risposta immunologica secondaria con produzione di
IgG(già a partire dal 3-5° mese di gravidanza).
Il trattamento mira a c orreggere l’anemia con trasfusioni di emazie,a ridurre il livello di bilirubina
circolante e a ridurre l’emolisi da γ -immunoglobuline a d alto dosaggio.
Da anni si esegue regolarmente la profilassi della malattia emolitica del neonato somministrando
in donne Rh negative entro 72 h dalla nascita di un neonato Rh positivo γ-globuline anti Rh.
Esiste anche una forma di incompatibilità AB0( presente nel 20-25% delle gravidanze),che
rappresenta la forma più frequente di isoimmunizzazione oggi osservata.
Si può osservare anche alla prima gravidanza con produzione di IgG anti A o anti B.
Soltanto nel 10% dei casi in cui si incompatibilità si ha l’immunizzazione (seguita da emolisi ),fatto
dovuto alla bassa antigenicità delle emazie fetali e del neonato ,che non esprimono
completamente gli antigeni del gruppo AB0.
Le anemie emolitiche autoimmuni sono forme rare con un’incidenza di 0,2/100.000/anno
con prevalenza nei primi 4-5 anni. Sono dovute alla formazione di auto-anticorpi contro antigeni
eritrocitari.
Oltre alle forme idiopatiche,che sono le più frequenti, esistono forme secondarie a :
- processi neoplastici
- immunodeficienze congenite
- somministrazione di farmaci:
L’esordio è in genere acuto con quadro clinico caratterizzato da pallore,spesso in fase i niziale senza
ittero,dolore addominale e febbre.
In circa il 70% dei pazienti sono in causa auto-anticorpi caldi (IgG),che fissano il complemento,che
a sua volta amplifica la capacità emolitica degli anticorpi; in questo caso si ha un’emolisi extra-
vasale. Il quadro clinico è caratterizzato soprattutto da ittero,mentre non si hanno emoglobinemia
ed emoglobinuria.
Una seconda forma di malattia emolitica acquisita è causata dal danno anticorpale
esercitato sulla membrana eritrocitaria durante la circolazione.
- la CID,
- la tossiemia
- l’ipertensione maligna
Anemia secondaria all’introduzione in circolo di tossine(come v eleni di s erpente)
È osservabile nei neonati pretermine ,che non hanno ricevuto supplementazione di di vit.E
1) storia materna
Assunzione di farmaci
Ingestione di cibi non alimentari( PICA ),come ad esempio l’ingestione di croste di muro
con l ’intento di assumere ferro,con conseguente intossicazione da piombo c ontenuto
nelle tinture murali ( durante la gravidanza il feto mette in atto un meccanismo di
assorbimento di ferro dalla madre.
l’etnia:se si tratta di una persona di origini sarde saremmo portati a pensare che
probabilmente sia affetta da talassemia
riscontro di ittero: condizione spesso associata ad anemia emolitica , per cui potremo
pensare a condizioni di :
colelitiadeficit di Vit.E
Prematurità
4)storia dietetica:
Tipo e quantità di latte. Nel caso in cui il neonato sia stato alimentato con il latte
vaccino ,dovremmo pensare che possa presentare una carenza marziale,poiché si tretta
di un alimento con poco ferro. Per questo motivo questo tipo di latte viene
sconsigliato. Al suo posto possono essere consigliati latti sostitutivi di proseguimento ;
è possibile assumere latte vaccini c on l’aggiunta di ferro,per evitare l’inorgenza della
carenza marziale.
Questa condizione dovrebbe essere sospetta anche nel caso in cui il neonato venisse
allattato oltre i 6 mesi, evenienza questa presente in circa 24-25% dei neonati svezzati
oltre il sesto mese ,contro il 3-4% dei neonati svezzati al sesto mese.
Possiamo trovare una spiegazione a questo fenomeno nel fatto che il latte materno
contiene una quantità di ferro sufficiente ad un corretto sviluppo fino ai sei mesi dalla
nascita; a 5-6 mesi è necessario svezzare il bambino con l ’introduzione nella sua dieta
di omogeneizzati di carne ,in modo tale da apportare quantità adeguate di ferro
facilmente assorbibile.
Le proteine del latte potrebbero indurre meccanismi di lisi della mucosa intestinale,con
possibile sanguinamento occulto e insorgenza di importante carenza di ferro. Per
evitare questa possibilità, in caso di intolleranza ,il latte vaccino viene trattato o fatto
bollire ,in modo tale da distruggere la proteina lesiva alla proteina del latte.
Nel caso in cui il bambino dovesse essere alimentato con latte capra ,dobbiamo
ricordarci che questo è povero di acido folico;risulta necessario implementare il latte
capra(simile al latte materno), per cui se si consuma latte di capra ,a questo deve
essere aggiunto acido folico .
5) medicazioni
6) Attività epatica
essere un difetto a carico dei fattori della coagulazione prodotti a livello epatico
9) Difetti di assorbimento
megaloblastica
Bisogna tener conto della frequenza d’anemia per l’età ad esempio:
una carenza di ferro è la causa più frequente di anemia nell’infanzia,ma è
eccezionale prima dei 6 mesi. Gli ultimi due mesi di gravidanza sono decisivi per un
corretto assorbimento del ferro: in questo arco di tempo viene assorbito una
quantità di ferro che è sufficiente a far raddoppiare il peso 2 volte e mezzo. Una
volta esaurite i depositi di ferro(sufficienti per 6 mesi),il neonato deve ingerirlo
attraverso una dieta adeguata .
Poche ore dopo la nascita inizia un importante emolisi, principale causa di ittero
fisiologico
Una situazione simile si può verificare qualora sussistesse una trasfusione feto-materna
alterata.
Una carenza di ferro nei primi mesi di vita potrebbe determinare anche gravi conseguenze
Affaticamento
Irritabilità
Altro esame molto i mportante da eseguire è l’elettroforesi per diagnosi delle forme di talassemia,
anemia falciforme,presenza di HbC ed HbS.
MATERIA: Pediatria
AUTORE: Antonella P.
Pediatria. DATA: 25/10/2013
PROF: Moi
La febbre è un sintomo per il quale si fanno circa 1/3 delle visite pediatriche e che spesso
viene trattato in maniera inadeguata, non solo nelle famiglie ma anche negli ospedali in
quanto non sempre nè i medici nè gli infermieri hanno un approccio corretto.
La febbre viene mantenuta durante tutta l'evoluzione.
Ogni grado di febbre comporta un dispendio energetico dell'8% in più per ogni grado di
temperatura1; per ogni grado non solo aumenta il dispendio calorico ma avremo anche
una maggiore perdita di liquidi: importante quindi ricostituire i liquidi corporei nelle terapie
parenterali.
Luoghi comuni:
• la febbre è alta anche se è inferiore ai 39°C;
• 16% pensano che, se non trattata, possa raggiungere anche i 43,3°C;
• la maggior parte ritiene che sia molto dannosa e il 50% che possa creare problemi
cerebrali permanenti (se fosse vero dovremmo avere tutti un ritardo mentale);
• 2/3 sono molto preoccupati da ogni tipo di febbre;
• fino al 50% dei soggetti trattano con antipiretici anche temperature normali;
• no differenze in base alla classe sociale.
C'è la tendenza, SBAGLIATA, a curare anche delle temperature che in realtà sono
normali: bisogna ricordare che nel bambino i valori della temperatura corporea sono più
alti di circa 0,5°C in quanto anche il metabolismo è più elevato: quindi una temperatura di
37,5°C deve essere considerata normale in un bambino che fa un pò di attività.
Anche nelle adolescenti la temperatura tende ad essere più elevata (37,5°C) nella
seconda parte del ciclo mestruale (fase progestinica).
Dobbiamo chiederci:
• cosa l'ha provocata?
• È infettiva?
• È virale o batterica?
• REGOLA D'ORO: NUMERO DELLE MUCOSE INTERESSATE.
Quali sono le mucose che vanno controllate? Mucose del cavo orale, nasali, congiuntiva...
ovviamente ci aiuta anche la clinica a seconda che il bambino presenti, per esempio,
starnuti, secrezioni, muco, abbia la gola arrossata ecc... se ha tosse valutare sempre la
laringe e la trachea.3 La laringite si riconosce perchè la tosse è particolare, ha un timbro
metallico, è una laringite ipoglottica. Quando sentite una tosse di questo tipo fate subito la
diagnosi! È pericolosa in quanto può anche dare soffocamento quindi bisogna sempre
accertarsi che il bambino respiri bene! In questo caso la terapia può essere fatta
tranquillamente a casa e consiste nell'umidificare bene l'ambiente; può essere utile, per
esempio, fargli fare delle doccie o dei bagni con acqua molto calda in modo tale che respiri
il vapore: questi sono dei metodi per ridurre la secchezza della mucosa laringea. In genere
si cura anche col cortisone topico a dosi un pò più alte rispetto a quelle che si usano per
l'asma.
Qualora si dovesse trattere di un virus quasi mai si riesce a fare la diagnosi eziologica
quindi non sapete se si tratta di un virus influenzale, adenovirus, paramixovirus, morbillo o
altri... (nel caso del morbillo però quello che ci aiuta è la presenza di esantema). In questi
3 A questo proposito ricordate che la laringite è sempre VIRALE! Non esiste più la laringite batterica, in quanto la sua
principale causa era rappresentata dalla difterite.
casi fate diagnosi di "Sindrome alta respiratoria indifferenziata".
Ovviamente in questi casi non vi è la necessità di dare l'antobiotico.
Se invece il bambino ha solo faringite (senza tosse, senza raffreddore, senza altri segni e
sintomi particolari) è molto più probabile che si tratti di un batterio: quello che si riscontra
più frequentemente è lo Streptococcus Pyogenes!
In questi casi la diagnosi eziologica è possibile mediante l'esecuzione di un tampone
faringeo. Se non avete la possibilità di farlo è comunque giustificato dare l'antibiotico.
Quindi, paradossalmente, abbiamo visto che meno sintomi ha il bambino e più c'è la
necessità di dare l'antobiotico!
Esistono anche degli "score" che sono stati messi a punto dagli americani per valutare, in
caso di faringite, la probabilità che sia di origine virale o batterica. Tra quelle ad eziologia
batterica l'unica che siamo in grado di curare è l'infezione da Streptococco B emolitico di
gruppo A!
Il trattamento è importante sopratutto al fine della prevenzione delle complicanze come
quelle cardiache (malattia reumatica) e la Glomerulo Nefrite Post Streptococcica (GNPS)
Tutte le altre non si possono curare.
Eccezioni:
Febbre < 2 mesi
• Polmonite
• Febbre continuo-remittente, tosse, respiro corto, polipnea
• Meningite/Sepsi
• Attenzione al quadro d’insieme
• Stabilisce contatto oculare?
• Muove il capo lateralmente o evita di farlo per antalgia
• E’ attento e vigile
• Quando la febbre cala, gioca e sorride o appare addiritura peggiorato?
Nel lattante che ha meno di due mesi di vita la febbre non si verifica quasi mai, per cui,
quando è presente una febbre anche banale, questo costituisce un motivo d'allarme in
quanto può nascondere un'infezione anche grave!
In questa fascia d'età circa il 12% dele febbre sottende delle infezioni gravi come
polminite, meningite, sepsi, osteomielite..
il bambino non ha sintomi ecclatanti: può avere anche solo un pò di febbricola, magari un
pò di ittero, inappetenza..
Non solo il bambino è molto diverso dall'uomo ma ci sono delle differenze anche nelle diverse
fasi della vita. Per esempio i farmaci non sono sempre teratogeni allo stesso modo: se date un
farmaco nei primi tre mesi ci possono essere dei danni che non si verificano più in nessuna
altra fase della vita. Se invece si verifica un danno nei primi 14 giorni questo può determinare
o niente o la morte dell'embrione. È un effetto "tutto o nulla". Poi magari lo stesso farmaco
dato in una fase successiva non da nessun effetto di questo tipo.
Quindi la febbre in un neonato di due mesi è un segno d'allarme che implica il ricovero
ospedaliero e la necessità di una visita accurata. A questo proposito non è sufficiente un
esame obiettivo per escludere una patologia grave ma si dovranno effettuare delle
procedure diagnostiche più approfondite, esami colturali ecc...
In questa fascia d'età di quali patologie si può trattare?
POLMONITE: febbre che non scende in nessun momento della giornata, tosse, respiro
corto, polipnea. Quest'ultimo è un segno molto importante che il medico non deve mai
tralasciare quindi è sempre necessario soffermarsi a contare il numero degli atti respiratori
al minuto: è un segno importante quando la frequenza è >50/min nei bambini > di un anno
e >60/min in quelli più piccoli!
Questo dato deve poi essere associato ad indagini di laboratorio e strumentali come esami
ematochimici, indici di flogosi, rx ecc...
Nei Paese in via di sviluppo il bambino con polipnea ha quasi sempre una sepsi!
In caso di MENINGITE/SEPSI: conta molto l'aspetto del bambino. Dobbiamo chiederci se,
in base all'aspetto, sembra un bambino molto malato, defedato, o sano! La febbre anche
normalmente dà un pò di abbattimento (nel senso che il bambino magari non sarà
energico come al solito) però in questo caso è evidente e chiaramente riconoscibile.
Per riconoscere situazioni di questo tipo ci vuole esperienza e sta diventanto sempre più
difficile in quanto ormai le sepsi non si vedono più molto frequentemente per cui si è perso
lo stato d'allerta che c'era prima nei confronti di questi quadri.
Ricordate che, prima ancora di visitare il bambino, è molto utile soffermarsi un pochino ad
osservarne l'aspetto in quanto possiamo già ricavare delle informazioni che possono
essere utile per indirizzare il nostro sospetto diagnostico.
In ogni età:
Segni vitali:
T° (>40° > batteriemia)
frequenza respiro/febbre
freq. cardiaca/febbre
stato idratazione
perfusione tessutale
Ricerca focus:
• otite
• sinusite,
• polmone,
• articolazioni
• Stato mentale
• Giordano
LABORATORIO:
• GB>15000 (Neutrof>10000)
• Procalcitonina
• VES, PCR
• Leucociti urine
• Leucociti fecali
• Colture sangue, urine, feci
• Liquor (<12 mesi o sospetto di interessamento neurologico)
• Rx torace
L'aumento dei globuli bianchi è indice di infezione batterica; eccezionalmente può essere
indotto anche da virus come l'EBV della mononucleosi infettiva e il CMV.
Non è importante solo l'aumento dei GB ma nello specifico l'aumento dei neutrofili: una
neutrofilia isolata talvolta può essere causata anche da virus come l'adenovirus ma di
solito ha un'origine batterica. Pertanto, quando la conta dei GB è >15000 con neutrofili >
10000 l'uso dell'antibiotico è giustificato.
Anche l'aumento della procalcitonina correla con un'infezione batterica ma, ovviamente,
non è specifico.
Si valutano sempre anche gli indici di flogosi, l'eventuale PIURIA e l'eventuale presenza di
leucociti nelle feci: anche questo è indice di un'infezione batterica; esistono dei test
appositi per fare questo tipo di valutazione ma il risultato ovviamente non è immediato; per
cui risulta più facile e di più rapido riscontro la valutazione al microscopio.
Vengono poi eseguite anche le colture di tutto ciò che è coltivabile: a partire dal tampone
faringeo, emocultura, urinocultura, coprocultura e, talvolta, anche la liquorcultura 4.
Rx: non sempre, si esegue sopratutto in caso di polmoniti atipiche (da micoplasma,
virus...) ovviamente è fondamentale in questo caso l'esame obiettivo: i reperti auscultatori
rilevati col fonendoscopio ci indirizzaranno verso il sospetto di infezione polmonare.
Ricapitolando: nel lattante con meno di due mesi la febbre non è frequente! Quando
presente può sottendere un'infezione grave.
Il bambino può avere quello che viene definito un "aspetto tossico" con cute cianotica,
terrea o marezzata, pallore estremo, occhi infossati (reperto associato ad uno stato di
importante disidratazione); ci sarà un aumento della frequenza respiratoria e della
frequenza cardiaca.
Lo stato tossico viene meglio definito come "Sindrome della Risposta Sistemica"; ora si
sta cercando di codificarla un pochino meglio.
BNR: è il rapporto tra neutrofili a banda/neutrofili plurisegmentati: i neutrofili a banda non
hanno segmentazioni ma più che altro una sorta di semiluna; sono giovani, si trovano nello
stadio immediatamente successivo a quello del metamielocita che trovate nel midollo.
Il numero delle segmentazioni nucleari correla con l'età del neutrofili: quindi quando al
microscopio riscontrate neutrofili con 6-7 segmentazioni nucleari significa che sono già
senescenti. Il riscontro anche solo di un neutrofilo di questo tipo vi dice che c'è una
carenza di acido folico!
Un BNR = 0,2 significa che c'è un 20% di neutrofili a banda, giovani e ancora immaturi,
immessi in circolo per compensare il consumo degli altri: anche questo è un indice di
infezione batterica!
Il riscontro di un numero di leucociti >10 con un ingrandimento 40X (campo microscopico
ingrandito di 40 volte).
Le valutazioni microscopiche sul liquor ora vengono delegate al microbiologo; prima si
eseguiva la colorazione di Gram anche sul liquor.
Tutti quelli elencati sono criteri sensibili che quando positivi sono indicativi della necessità
In questa fascia d'età il bambino può essere in uno stato di apparente benessere ma,
nonostante questo, può avere dei batteri in circolo batteri. Questa è una cosa che succede
solo in questa età: infatti già dai 36 mesi in su il fatto che ci siano dei batteri circolanti fa si
che non si stia bene, non è più compatibile con una condizione di benessere. Quando ci
sono batteri in circolo si può avere una possiile evoluzione verso una delle patologie su
indicate.
Quelli di seguito sono i criteri che possono segnalarci uno stato di questo tipo (che, se
identificato, ci permette di prevenire quelle possibili complicanze)
Elementi a favore:
• altezza e durata della febbre
• associata a vomito e diarrea
• sintomi respiratori
• storia di rush (spt petecchie)
• Modesti sintomi neurologici
• irritabilità-letargia
Stima parentale della gravità malattia e del livello di interattività
Valutare per prima cosa se la febbre è molto elevata e la durata: è diverso infatti avere a
che fare con una febbre che si è già mantenuta alta da diversi giorni rispetto ad una febbre
che è così alta solo da 24 ore. Perchè è importante? Perchè l'evoluzione verso uno stato
settico in genere si verifica entro le prime 24 ore: pertanto, se i genitori ci riferiscono che il
bambino è in questo stato da più di un giorno possiamo escludere che sia a rischio di
sepsi.
Valutare eventuali sintomi associati (nausea, vomito, sintomi respiratori)
Se ha petecchie possiamo pensare alla Sindrome di Waterhouse-Friderichsen:
evoluzione verso lo shock conseguente ad emorragie surrenali indotte a loro volta da
coagulopatia; sono dei soggetti che possono andare incontro anche a CID. Quindi in
presenza di petecchie in un bambino con febbre: ATTENZIONE, sopratutto seil bambino si
presenta con uno stato generale compromesso!
I sintomi neurologici possono essere modesti e quindi a maggior ragione difficili da
apprezzare in chi non ha esperienza: il bambino può avere obnubilamento del sensorio. In
generale può essere poco attivo...
irritabilità e letargia: bisogna dare molta importanza a quanto riferito dai genitori. In questo
caso ci diranno che il bambino è diverso dal solito, che non è il bambino di sempre e noi
dobbiamo credergli in quanto sono loro che lo vedono tutti i giorni e sono in grado di
percepire ogni minimo cambiamneto del bambino!
Trattare febbre se
• Molta alta
• Bimbo appare sofferente (stressato)
• Ansia genitori elevata
• Convulsioni febbrili
Talvolta il bambino viene curato per cercare di placare la preoccupazione dei genitori; è
sempre comunque opportuno soffermarsi un pò di tempo a parlare con i genitori per
spiegare loro che la febbre non è negativa, non è di per sè un preoccupante ma è un
alleato!
In caso di convulsioni bisogna prestare una maggiore attenzione: in questo caso può
essere necessario trattare la febbre anche quando presenta dei valori più bassi!
La convulsione preannuncia la febbre. Molto spesso i genitori si rendono conto che il
bambino ha la febbre proprio per questo motivo, perchè magari ha convulsivato poco
tempo prima. La presenza della convulsione non dipende dall'entità della febbre in sè ma
dalla rapidità con cui è salita la temperatura: se il cambiamento è stato anche solo di 1°C
ma è avvenuto in maniera rapida è possibile che si scateni la convulsione in quanto la
rapidità dell'evento non permette all'organismo di adattarsi e non possono avvenire gli
scambi ionici tra le cellule. Con lo stesso meccanismo la convulsione si può avere anche
negli adulti: la differenza è data dal fatto che nel bambino la soglia è più bassa e per
questo motivo le convulsioni febbrili sono più frequenti in età pediatrica.
Abbiamo due armi a nostra disposizione: mezzi fisici o farmaci. Dobbiamo capire quando è
più opportuno usare gli uni o gli altri.
FEBBRE
Definizione:
Incremento di T° oltre i valori normali indotto da pirogeni (questa è la principale
differenza con l'ipertermia, in cui non vi è alcune produzione di pirogeni)
Fisiopatogenesi
Da innalzamento setpoint ipotalamico (infezioni, connettiviti, tumori)
Con normale setpoint
a) Da eccesso termogenesi (tireotossicosi, intos. da salicilati, eccesso T° ambientale,
ipertermia maligna)
b) Da difetto termolisi (colpo di calore, intos. anticolinergici, displasia ectodermica)
NB. Diversi meccanismi possono susseguirsi nel corso di uno stesso processo febbrile
Si verifica quindi un evento scatenante (non solo infezioni ma anche neoplasie per
esempio) che inducono la produzione di pirogeni, definiti endogeni per poterli distinguere
da quelli esogeni sopra elencati, che non sono altro che citochine, tra le quali la più
importante è l'IL-1, che agiscono a livello ipotalamico determinando un aumento del set
point. Il centro della termoregolazione viene tarato ad un livello superiore!
Quando invece c'è un aumento della TC e il set point ipotalamico è normale si tratta di
ipertermia.
Come facciamo a misurare il set point? Come possiamo fare per sapere quale valore
indica? C'è un metodo indiretto per ottenere quest'informazione e si basa sempre sulla
osservazione dell'aspetto del bambino.
La febbre è una risposta ad una infiammazione. Tra i vari effetti i pirogeni inducono anche
la formazione di immunocomplessi (IC) che legano il complemento (i frammenti del
complemento sono a loro volta in grado di determinareun aumento della temperatura).
I pirogeni vengono prodotti da diversi tipi cellulari: essi poi riescono e regolare il set point
mediante un incremento della produzione di PGE2. Molti antipiretici, infatti, agiscono
interferendo con la produzione di questa prostaglandina e in questo modo impediscono
che si verifichi un innalzamento della temperatura o, se questo è già presente, fanno si
che venga ripristinata una TC normale riportando il set point ipotalamico ad un livello più
basso.
Quando il set point è alterato, nell'organismo si attivano delle risposte. Se per esempio
viene tarato a 40°C il corpo reagisce mettendo in atto dei meccanismi che hanno lo scopo
di determinare un incremento della temperatura fino al raggiungimento di quel valore.
Di conseguenza il bambino avrà brividi (in quanto la contrazione muscolare è uno dei
migliori meccanismi per innalzare la temperatura in maniera rapida), vasocostrizione
cutanea, inibizione della sudorazione in modo tale da ridurre al minimo la dispersione di
calore.
Matafora della stanza col riscaldamento acceso e finestra chiusa: nel nostro organismo,
allo stesso modo, si ha una vasocostrizione periferica, il sangue non circola e in questo
modo vengono ridotti gli scambi.
Quando vediamo un bambino con la cute pallida e le estremità fredde significa che in quel
momento sta salendo la febbre e che il suo organismo sta cercando di aumentare la TC.
IPERTERMIA
Ipertermia è invece uno sregolato innalzamento della T° centrale al di sopra del set-
point ipotalamico
Es. sovraproduzione (tempesta tiroidea), ridotta termodispersione (bimbo sovracoperto)
Colpo di calore da eccesso esercizio in giorno caldo- umido.
Durante lo stesso episodio febbrile si può passare da una condizione di febbre con set
point ipotalamico elevato ad una condizione di ipertermia con set point ipotalamico
normale.
La risposta omeostatica all’ipertermia è opposta alla febbre (troppo calore apri la finestra):
• Vasodilatazione cutanea
• Rossore
• Sudore
• Postura termodisperdente
• Inibizione motoria
Quando il bambino inizia a sudare significa che la temperatura sta calando: in questa fase
è scorretto coprire troppo il bambino perchè in quel modo la temperatura si innalza
nuovamente ed aumenta il rischio di convulsioni.
In questa fase è importante che il bambino venga lasciato fermo, tranquillo: anche una
semplice camminata può nuovamente innalzare la temperatura. Quindi è preferibile la
completa inibizione motoria in coloro che devono disperdere calore.
A differenza della febbre, con l'ipertermia si possono raggiungere valori anche di 45°C. In
questi casi talvolta c'è la necessità di fare delle infusioni con acqua gelida, a 4°C .Per
esempio questo accade nella ipertermia maligna: i soggetti hanno delle contrazioni
muscolari che non riescono a controllare: sono delle malattie muscolari congenite che
innescano questa reazione di solito in risposta ad anestetici, tant'è vero che gli anestesisti
durante le consulenze pre-intervento fanno degli screening mediante il controllo degli
enzimi muscolari e valutano se ci sono alterazioni delle CPK, della lattico-deidrogenasi e
così via..
La febbre appare invece un meccanismo omeostatico che opera entro limiti innoqui
(evidenze della esistenza di criogeni endogeni,vasopressina, MSH, citochine).
Abbiamo già detto che il ruolo di questi criogeni endogeni è quello di evitare l'eccessivo
incremento della TC in caso di febbre. Non sono stati ancora chiaramente identificati:
secondo alcuni si potrebbe trattare dell'MSH (Melanocyte stimulating hormon); secondo
altri anche la vasopressina potrebbe essere implicata.
In realtà solo 5 bambini su 1000 che entrano al PS hanno una febbre realmente molto
elevata.
6 Il prof racconta alcune sue esperienze di questo tipo con pazienti in cui l'intossicazione era dipesa dall'ingestione di
pomodori che erano stati spruzzati con antiparassitari che hanno un effetto anticolinergico.
La T° si ritiene dannosa in bambini in buona salute se >41.7 (situazione che perlopiù
richiede un qualche elemento di ipertermia, quale disidratazione).
Sono questi i casi che rappresentano dei veri motivi d'allarme: la febbre è pericolosa se
raggiunge valori pari a 41,7°C che vengono mantenuti per almeno 30 minuti. In questo
caso il bambino corre il rischio di avere dei danni cerebrali. In queste situazioni è presente,
di solito, una componente di ipertermia associata, come nel caso di un'importante
disidratazione. L'acqua presente nel nostro organismo impedisce le escursioni termiche.
Una delle prime cose da fare in questi casi è proprio quella di idratare il bambino in modo
tale da ridurre al minimo le escursioni termiche; inoltre l'idratazione ha anche degli altri
effetti positivi: effetto anti-shock, in caso di tosse fa bene perchè reidrata la mucosa...
Quindi diamo dell'acqua e una parte si disperde subito con la perspiratio insensibilis.
Il ferro è necessario per la proliferazione batterica. Durante uno stato febbrile il ferro non
viene reso disponibile ma rimane all'interno dei macrofagi, non viene esportato all'esterno.
Questo è lo stesso meccanismo con cui viene causata l'anemia nel corso di
un'infiammazione cronica: il ferro non viene esportato e non si lega alla transferrina quindi
non avviene neanche il trasporto ai tessuti.
La superossidodismutasi è quell'enzima che interviene nell'uccisione dei batteri. Questa
via è difettosa nella Malattia granulomatosa cronica, X linked, in cui si verifica
frequentemente la formazione di granulomi cutanei da infezione di stafilococco, ascessi
vari ecc..
Quando la temperatura è >41,1°C gli effetti negativi della febbre prevalgono su quelli
positivi.
Sfortunatamente non esistono esperimenti scientifici che confermino i benefici della febbre
nel corso di infezioni, anzi in corso di endotossinemia evidenze suggeriscono un effetto
dannoso. (la febbre è ancora, purtroppo, troppo poco studiata.)
Intervallo di T° normale?
• Soggetta a ritmo circadiano (anche 1.7 gradi fra estremi)
• Influenzata dall’età, dalla fase ciclo mestruale, dal metodo e sito di misura>38
rettale
• Prima infanzia, soglia febbre più alta
• Ma febbre rara nei primi 2 mesi
La TC ha un ampio ritmo circadiano: nell'arco delle 24 ore si può avere un'escursione pari
a 1,7°C tra la temperatura minima e la massima. Il nadir della TC si raggiunge intorno alle
sei del mattino, in corrispondenza del picco di cortisolo; 7 tende tipicamente a risalire verso
sera.
Il valore della TC può essere influenzato da vari fattori e, tra questi, influisce anche la sede
in cui andiamo a misurarla: dobbiamo pertanto ricordare che il suo valore nella sede
rettale tende ad essere sempre un pochino più alto, fino a 0,8°C in più.
Nel bambino piccolo la temperatura normale è un pochino più alta motivo per cui parliamo
di febbre a partire da valori di 37,5°C (e non di 37°C come nell'adulto).
Ribadiamo che la febbre non c'è quasi mai nei primi due mesi!!
Abbiamo a disposizione due tipi di trattamento, che verranno usati a seconda che si tratti
di febbre o di ipertermia, quindi a seconda dell'eventuale alterazione o meno del set point
ipotalamico.
EFFETTO ANTIPIRETICI.
A partire da una condizione di febbre come quella appena descritta, agistono sul
termostato ipotalamico inibendo a questo livello la produzione di PGE2 e riportandolo
quindi al suo velore normale > termolisi > si riduce anche la tempereratura centrale.
IPERTERMIA
• Rossore
• Estremità calde
• Cute sudata
7 Voi sapete infatti che qualsiasi dolore si abbia in relazione ad un qualsiasi processo infiammatorio in atto la mattina
scompare o comunque si tratta del momento della giornata in cui state meglio, senza prendere farmaci. Questo
perchè il cortisolo ha un potente effetto anti-infiammatorio.
• Non piloerezione
• Non brividi
• Postura
• Inibizione motoria
Come vedete dalla slide, in caso di ipertermia il bambino si presenta con le guance rosse
ed è sudato, è umido.
Ricordatevi sempre di andare a toccare le estremità perchè in caso di febbre vera e
propria sono sempre fredde; se sono addirittura gelide può essere probabile che si tratti di
una sepsi. In questo caso le estremità sono calde.
Non ha nè piloerezione nè brividi. Assume una postura tale da consentirgli di esporre
quanto più possobile la superficia corporea alla termodispersione.
FEBBRE
• Pallore
• Estremità fredde
• Cute secca
• Piloerezione
• Brividi
• Postura
• Stimolazione motoria
A livello del termostato ipotalamico sono presenti sia neuroni sensibili al freddo che
neuroni sensibili al caldo.
Le PG fanno aumentare le scariche dei neuroni sensibili al freddo per cui determinano un
disequilibrio, un'alterazione tra queste due popolazioni neuronali.
Gli antipiretici inducono una maggiore attivazione dei neuroni sensibili al caldo.
La febbre spesso viene curata in maniera inappropriata, addirittura c'è chi somministra ai
propri figli il cortisone. Ci possono essere dei casi in cui il cortisone si può usare,
nell'ambito di alcuni quadri di faringite con un quadro ben definito. In tutti gli altri casi l'uso
del cortisone non è giustificato.
(Prima si dava anche la novalgina: attualmente non si usa più perchè si è visto che
induceva agranulocitosi definitiva.).
È vero che anche il cortisone può abbassare la temperatura perchè agisce anch'esso
inibendo la formazione di PG però blocca anche la produzione della IL-1 e, con essa, tutta
la risposta immune!
abbiamo già detto che l'aspirina non viene più utilizzata. Non verrebbe comunque usata
nel bambino a causa del suo effetto gastrolesivo.
DOSE: 10mg/kg al massimo cinque volte al giorno. Questo perchè c'è variabilità nel
metabolismo del farmaco: alcuni soggetti hanno un metabolismo più lento di altri.. anche il
paracetamolo può avere effetti tossici se vengono superate le dosi indicate.
MEZZI FISICI
• Migliorare idratazione
• Scoprire Ventilare l’ambiente!
• Spugnature o bagno acqua tiepida
• Non alcool!
• Borsa ghiaccio?
Iperbilirubinemia coniugata
Per introdurre questo argomento diciamo che nel periodo neonatale c’è una forma di iperbilirubinemia,
meglio ittero di tipo indiretto dovuta ad incompatibilità di gruppo, soprattutto del fattore Rh, di
eritroblastosi fetale, ma l’ittero può pure essere dovuto ad una carenza di G6PD o di altri enzimi come la
piruvato chinasi, tutte condizioni che possono portare ad un aumento di bilirubina indiretta.
C’è poi il problema del bambino allattato al seno che riceve meno calorie rispetto a quello nutrito con
formula e in condizioni di associata disidratazione si ha un aumento nel circolo entero epatico di bilirubina
e quindi un aumento dell’ittero. Stiamo, però, parlando di problematiche prettamente neonatali che
vedrete in altre lezioni. L’argomento di cui vi voglio parlare oggi è, invece, la colestasi.
In presenza di colestasi, infatti, il primo parametro che si altera è la bilirubina coniugata, poi andranno ad
alterarsi anche i Sali biliari, le gammaGT, le transaminasi, la presenza di feci acoliche ecc.
Individuare i segni e i test diagnostici da eseguire in caso di colestasi per evitare esiti catastrofici;
Diagnosticare precocemente l’ittero a bilirubina diretta da atresia delle vie biliari per poter
effettuare entro 60 giorni quella che è nota come procedura di Kasai ( unico intervento che migliora
la prognosi);
Conoscere il metabolismo della bilirubina;
Conoscere la differenza fra bilirubina coniugata e non coniugata;
Conoscere la relazione fra bilirubina coniugata e colestasi;
Conoscere la diagnosi differenziale fra i diversi tipi di colestasi, differenziando il neonato, il lattante
e il bambino;
Conoscere la gestione del neonato con questo disturbo.
La bilirubina è un prodotto di degradazione dell’eme (questo spiega perché tutte le condizioni di emolisi ne
inducano un aumento), si forma per l'80% dalla distruzione di globuli rossi senescenti nel sistema reticolo
endoteliale e per il 20% dal catabolismo di emoproteine sieriche (mioglobina, citocromi, perossidasi,
catalasi). L'emoglobina contenuta negli eritrociti viene catabolizzata, con rottura del suo caratteristico
anello protoporfirinico e l'eme che viene liberato grazie all'eme-ossigenasi viene convertita in biliverdina
con distacco del ferro e della globina. La biliverdina a sua volta viene trasformata in bilirubina grazie ad un
enzima citosolico detto biliverdina-reduttasi. Questa bilirubina è detta non coniugata (o indiretta) ed è
insolubile, quindi per essere trasportata nel torrente circolatorio deve essere legata ad una proteina sierica
prodotta dal fegato, l'albumina. La bilirubina legata all'albumina viene definita bilirubina indiretta o libera,
quest'ultima viene inviata al fegato dove passa dai sinusoidi alle cellule epatiche all'interno delle quali si
distacca dall'albumina e viene coniugata con acido glucuronico con formazione della bilirubina diretta o
coniugata.
Assieme all'albumina, la bilirubina non coniugata raggiunge il fegato dove viene internalizzata grazie alla
presenza di una proteina vettrice epatica chiamata ligandina. Il deficit ereditario di questa proteina vettrice
si manifesta con un'iperbilirubinemia congenita benigna, la Sindrome di Gilbert.
Nel fegato la bilirubina viene coniugata ad una proteina citosolica, glutatione -S-transferasi (GST). Questo
processo è catalizzato da un enzima microsomiale detto uridina difosfoglucuronil transferasi (UDPGT) e ne
deriva la bilirubina monoglucuronide e la bilirubina diglucuronide. Il deficit ereditario di questo enzima è la
causa della sindrome di Crigler-Najjar, che si manifesta con ittero severo e persistente.
La bilirubina così coniugata è resa solubile e viene quindi escreta dall'epatocita attraverso le vie biliari intra
ed extra epatiche, concentrata nella cistifellea a formare in parte la bile1, e viene riversata nell'intestino, in
un tratto comune con il dotto pancreatico principale (di Wirsung), a livello dell’ampolla di Vater, passa nel
colon dove viene parzialmente trasformata in urobilinogeno dalla flora batterica presente. L'urobilinogeno
può quindi essere riassorbito e mandato in circolo e a livello dell'epatocita e trasformato in
stercobilinogeno (o stercobilina).
La bilirubina e i suoi derivati (Stercobilinogeno) conferiscono alle feci il loro caratteristico colore marrone.
L'urobilinogeno viene in parte riassorbito ed espulso dai reni come urobilina: è questa a dare all'urina il suo
colore giallo.
La funzione della bile è quella di rendere più assorbibili i grassi e tutto ciò che è liposolubile. Da questo
deriva il fatto che in caso di riduzione della bile, avremo una condizione di ipovitaminosi per le vitamine
liposolubili, cioè la vitamina A, la D e la K. L’ipovitaminosi K determina una riduzione nella produzione dei
fattori della coaugulazione K dipendenti (II, VII, IX e X), con allungamento del PT e abbassamento dell’indice
di normalizzazione della protrombina. La vitamina A ha, però, delle riserve, per cui il suo deficit non è
immediato come nel caso delle altre 2 ipovitaminosi già analizzate.
La bilirubina si può misurare con metodi diretti oppure in maniera indiretta, cioè considerando la residua
dalla sottrazione fra quella totale e quella diretta, anche se ovviamente sono migliori i metodi diretti che
vengono effettuati mediante spettrometria.
Si parla di ittero da iperbilirubinemia diretta se si hanno almeno 3 mg di bilirubina e almeno il 20% del
totale è coniugata.
Abbiamo precedentemente parlato della bilirubina come indice sensibilissimo di colestasi, a parte per
alcune sindromi in cui c’è un difetto di trasporto e di esporto della bilirubina e di altri acidi organici e questo
comporta un aumento della bilirubina in assenza di colestasi. Esempi di queste sindromi sono:
la Sindrome di Dubin-Johnson
la Sindrome di Rotor
A parte la colestasi, può esserci un danno intracellulare diretto come quello che si verifica nelle epatiti sia
di natura infettiva, oppure da difetto di formazione e/o escrezione della bile o da malattie sistemiche che
1
Ricordate, però, che la bile contiene solo una piccola parte di bilirubina coniugata, contiene, infatti, al suo interno
anche fosfolipidi, Sali biliari e colesterolo.
hanno comportato un danno ipossico che ha coinvolto pure il fegato, questo si può verificare anche in corso
di insufficienza cardiaca congestizia.
CAUSE INFETTIVE:
CAUSE METABOLICHE:
CAUSE OSTRUTTIVE
CAUSE COLESTATICHE:
Sindrome di Alagille, sindrome dismorfologica, in cui c’è un difetto di un gene detto JAG, è una
malattia monogenica che provoca un quadro malformativo che comporta anche dei difetti cardiaci,
dei danni oculari, le vertebre a “farfalla”, ma si manifesta soprattutto con colestasi;
Progressive familial intrahepatic cholestasis (PFIC), una serie di numerosi e distinti difetti
monogenici (da 1 a 4) di trasportatori dei componenti della bile. Li vedremo uno per uno.
CONDIZIONI ENDOCRINOLOGICHE:
L’ipotiroidismo che, infatti, è una delle condizioni che causano ittero più frequentemente;
Panipopituarismo, quindi difetti genetici che riguardano il GH, il cortisolo, gli ormoni sessuali ( si
può presentare un microfallo associato ad ipoglicemia neonatale con conseguenti convulsioni e a
ipoplasia del nervo ottico)
DIAGNOSI DI COLESTASI
Esiste una predisposizione come, per esempio, un’immaturità dei meccanismi secretori, o un’immaturità
dei sistemi enzimatici che provoca ittero (iperbilirubinemia indiretta). Inoltre, essendo il neonato all’interno
dell’utero, a contatto con una scarsa tensione parziale di ossigeno, tende a produrre più GR e quindi nasce
policitemico (abbiamo visto la scorsa volta che il neonato presenta 18-20 gr di emoglobina), ma subito dopo
la nascita, trovandosi in un ambiente ossigenato e non avendo bisogno di così tanta emoglobina, va
incontro ad una riduzione brusca della stessa (nei primi mesi si passa da 18 a 11gr) con conseguente emolisi
e aumento di bilirubina che giustifica l’ittero fisiologico di tutti i neonati. Se poi sono presenti altre
componenti emolitiche come, per esempio, la sferocitosi, ovviamente, il rischio di ittero indiretto aumenta.
Quello che, però, a me interessa approfondire oggi è l’ITTERO dovuto a BILIRUBINA DIRETTA o
CONIUGATA.
Può essere diagnosticato con la presenza di feci acoliche, indice di ostruzione severa delle vie biliari. È
necessario valutare, poi, la presenza di epatomegalia ( nelle malattie del metabolismo, la galattosemia e la
tirosinemia, per esempio), oppure splenomegalia.
LA DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Va fatta con l’ittero a iperbilirubinemia non coniugata, che prima vi ho brevemente descritto in quelle
condizioni che abbiamo detto essere fisiologiche. Quanto, però, può essere considerato fisiologico l’ittero?
Se si arriva oltre le 2 settimane può essere indice di colestasi, sicuramente non si può attendere oltre la 3
settimana! In questi casi è necessario subito valutare con metodi diretti la bilirubina coniugata e gli altri
indici di colestasi, quindi la fosfatasi alcalina, ma soprattutto la gamma GT che è un’enzima fondamentale in
quanto le malattie di differenziano in base alla positività o meno della gamma GT.
La diagnosi deve essere rapida perché c’è il rischio di ipoglicemia da ipopanpituarismo, sepsi, accumulo di
tossine e endotossine possono rallentare l’escrezione di bile e quindi di bilirubina e, inoltre, c’è il rischio di
atresia delle vie biliari che necessita un trattamento entro 60 giorni. Queste condizioni si amplificano se c’è
un digiuno prolungato, il quale può diventare a sua volta la causa dello scatenarsi di una delle malattie del
metabolismo che può riguardare le proteine, i carboidrati o i grassi, per cui si attivano le vie o del
metabolismo delle proteine o quelle dei grassi che attraverso gluconeogenesi vengono convertite in
glucosio. In queste situazioni si possono evidenziare delle alterazioni enzimatiche che in condizioni di
nutrizione normale non si verificano, in quanto non vengono attivate in maniera significativa.
Come approccio iniziale, oltre alla bilirubina diretta si valutano anche gli enzimi epatici che spesso sono
elevati, ma sono aspecifici e quindi non ci permettono di indirizzarci verso le diverse forme.
La gamma GT , come ho evidenziato diverse volte, è importantissima! Se essa è bassa c’è un difetto di
formazione o biosintesi della bile. Si tratta di quelle sindromi definite PFIC (in particolare le forme PFIC 1, 2
o 4) , sono delle forme per lo più genetiche in cui la colestasi non è dovuta all’ostruzione delle vie biliari, ma
il problema si verifica all’interno dell’epatocita (intrahepatic), a livello della secrezione delle componenti
della bile nei canalicoli biliari e qualche volta pure ostruzione del canalicolo biliare contenuto all’interno
degli epatociti, non si tratta, però di un problema delle vie biliari maggiori intraepatiche. Se la gamma GT è
alta, invece, è interessata la PFIC 3. In questo caso abbiamo un ostruzione del canalicolo biliare per la
mancanza della secrezione delle etanolamine e di alcuni fosfolipidi che rendono la micella tale per cui può
proteggere il citoplasma dell’epatocita e quindi la parete del canalicolo biliare, in assenza di questa
secrezione, il canalicolo soffre, si determina un reflusso e quindi una vera e propria colestasi.
Inoltre, dobbiamo verificare la presenza di marcatori di danno epatico più severo come il PT, se esso si
prolunga significa che è presente un’alterazione importante e il fegato ha difficoltà a produrre i fattori della
coagulazione. Anche in condizioni di cirrosi, ad esempio, è sempre presente un prolungamento del PT, un
abbassamento dell’albumina o anche un’ipoglicemia che indica come la gluconeogenesi o la glicogenolisi
epatica sono insufficienti. Sono compromissioni importanti della funzionalità epatica che vi devono
allertare per una possibile progressione verso l’insufficienza epatica.
Ancora, dobbiamo eseguire l’analisi delle urine perché l’ittero può essere una manifestazione delle
infezioni delle basse vie urinarie, anche una banale cistite può dare ittero prolungato. È necessario cercare,
inoltre, la presenza di sostanze riducenti che sono indice di intolleranza al lattosio.
In genere, è bene andare a rivedersi gli esiti degli screening estesi, soprattutto perché in quelli che si fanno
oggi è incluso anche quello per la galattosemia, mentre per la fibrosi cistica e l’ipotiroidismo ci sono degli
screening specifici. Lo screening per l’ipotiroidismo è attivo in Sardegna da oltre 30 anni, mentre quello per
la fibrosi cistica che prevede l’analisi del tripsinogeno immuno reattivo nel sangue ( il tripsinogeno travasa
nel sangue in seguito all’ostruzione dei dotti pancreatici) associato all’analisi genetica, non è ancora attivo,
ma fra qualche anno si potrà fare anche in Sardegna. Nei centri più avanzati (anche qui in Sardegna, nel
CNR2) si stanno utilizzando dei “chip array” nei quali vengono posizionate le mutazioni più frequenti di
quelle patologie che danno colestasi e secondo questi studi, è stato visto che:
Nel 27% dei casi la colestasi era correlata a difetti di PFIC 1, galattosemia, PFIC2 ecc…
Nel 20% dei casi, invece, è stato trovato solo un difetto (sono quasi tutte malattie autosomiche
recessive per cui richiedono almeno 2 difetti), ma anche solo un difetto può essere responsabile, in
associazione a mutazioni di altri geni, dello sviluppo di colestasi (sindromi con difetto in eterozigosi,
che vedremo).
Quindi, nel 47% dei casi si è riuscito a trovare un gene implicato nella patologia colestatica.
La diagnosi differenziale va posta, più comunemente, con l’ostruzione biliare extraepatica, ossia l’atresia
delle vie biliari che è responsabile del 45-50% delle colestasi neonatali. Ne esistono 2 tipi:
La forma embrionaria è spesso associata all’eterotassia e alla polisplenia. La prima è un’alterazione nella
disposizione degli organi intra toracici e addominali. Voi sapete che gli organi intra toracici e addominali
hanno il loro “situs solitus” che viene raggiunto attraverso una serie di movimenti e rotazioni che
avvengono durante lo sviluppo embrionario. Se queste rotazioni si completano, viene raggiunto il “situs
solitus”, altre volte avvengono in senso opposto e questo viene regolato dallo stesso gene che porta alla
2
Al CNR hanno sequenziato il genoma di 3000 sardi e hanno scoperto le maggiori mutazioni presenti in Sardegna.
sindrome di Kartagener e si ha il raggiungimento del “situs inversus”. Al di fuori di questi 2 situs, che,
comunque, non danno nessun problema a parte in caso di S. di Kartegener, si può avere un arresto in ogni
fase di rotazione degli organi intestinali, nota come eterotassia appunto, che può provocare dei danni come
la stessa atresia delle vie biliari. Un’altra condizione che si può verificare in caso di atresia embrionaria è la
presenza di milze multiple e accessorie. Da questo, ne deriva che in caso di sospetto di questa patologia è
essenziale l’esecuzione di un’ecografia addominale.
La forma acquisita si presenta dopo alcune settimane in un neonato che stava bene alla nascita. È presente
un’ infiammazione acuta, una fibrosi stenosante dei dotti sia intra che extra epatici, ma la caratteristica più
importante sono le FECI IPO-ACOLICHE.
Infatti, ci sono degli Stati nel mondo in cui questa forma è frequentissima come a Taiwan e quando la
puerpera viene dimessa le si consegna una carta di valutazione del colore
delle feci (vedi immagine) che la madre deve compilare. In questo modo
è stato possibile fare diagnosi precoce di questa malattia e salvare
migliaia di bambini. Da noi è più rara, per cui sta a voi allarmarvi in
presenza di feci chiare, segno da non trascurare e non dovuto ad
assunzione di più latte o panna!
È importante quindi l’eco addome per dimostrare un’eventuale eterotassia, per dimostrare eventuali
ostruzioni delle vie biliari extraepatiche.
L’esame istologico rivelerebbe, in caso di ostruzione, una proliferazione dei duttili e dei dotti biliari perché
l’organismo reagisce all’ostruzione esterna producendo più vie biliari in un meccanismo di tipo
omeostatico.
Come standard diagnostico si fa una colangiografia intraoperatoria che evidenzia l’atresia dei dotti
extraepatici , le ostruzioni, sia segmentarie che totali.
Si effettua un intervento, la portoenterostomia secondo Kasai, entro 60 giorni dalla nascita. L’intervento è
tanto più efficace quanto più precocemente viene effettuato; anche quando è effettuato entro sessanta
giorni in una buona parte di casi si va comunque successivamente incontro a un trapianto di fegato; l’80%
dei trapianti epatici pediatrici è fatto con questa indicazione (atresia delle vie biliari).
Quello che si fa è recidere l’intestino, un capo di anastomizza con il piatto portale (il collegamento avviene
direttamente col parenchima epatico, che secerne la bile). Si effettua poi quella che prende il nome di
ROUX EN Y CONNECTION, riallacciando il moncone prossimale dell’intestino.
Si va in diagnosi differenziale con la cisti del coledoco: si presenta in due periodi, nel periodo neonatale o in
un’età successiva della vita.
Nel periodo neonatale si presenta con ittero, massa palpabile, feci acoliche, possibile perforazione con
ascite biliare.
Ispissatio della bile, in questi casi si fa la terapia con l’acido ursodesossicolico (UDCA), un preparato
efficace in tante di queste sindromi colestatiche.
L’ispissatio della bile si può anche risolvere effettuando durante la colangiografia un lavaggio delle vie
biliari.
C’è una relazione tra ispissatio della bile e uso di antibiotici, in particolare cefalosporine di terza
generazione (per es. ROCEFIN).
Per quanto riguarda le infezioni giocano un ruolo quelle del gruppo TORCH, più frequentemente il
citomegalovirus.
-sindrome di Alagille: anomalie delle vertebre (vertebre a farfalla), cardiopatia congenita, embriotoxon
posterior
-trisomia 21: nella Sindrome di Down abbiamo spesso alterazioni della funzione epatica
-fibrosi cistica (a Cagliari si sta organizzando uno screening neonatale per l’identificazione della fibrosi
cistica, la positività al test non indica certezza ma RISCHIO AUMENTATO di malattia)
-mutazioni a carico dei trasportatori dei componenti biliari (FIC1, BSEP, MDR3, PFIC4)
Sono tutte cause di colestasi intraepatica progressiva che esordiscono nel neonato o entro un anno dalla
nascita e che portano a insufficienza epatica/cirrosi entro 5-10 anni.
Sono presenti prurito severo (difficilmente controllabile con i farmaci) , difetto della crescita, colelitiasi,
irritabilità, epistassi ricorrente, ipovitaminosi, ipertensione portale.
Queste malattie sono state identificate mediante screening genetici su ampia popolazione (GWAS: STUDI DI
ASSOCIAZIONE SU SCALA GENOMICA); concretamente si è andati a vedere se quelli che hanno la colestasi
hanno più spesso un polimorfismo di tipo particolare e così si sono identificati 3 geni principali implicati in
queste malattie.
- FIC1, codifica per un trasportatore di amino fosfolipidi espresso nel fegato e in altri tessuti , responsabile
della Malattia di Byler (anche detta PFIC1 o BRIC)
-MDR3, codifica per una flippasi espressa nei canalicoli epatici, responsabile della PFIC3
-MRP2, codifica per dei trasportatori anionici espressi nei canalicoli epatici, responsabile della Sindrome di
Dubin Johnson (implicato anche nella cirrosi cripto genica e nella colelitiasi)
-BbHSD, implicato nella sintesi degli acidi biliari, espresso nell’epatocita, responsabile della PFIC4
Il trasporto alterato dei fosfolipidi determina un’ alterata formazione delle micelle che normalmente hanno
un’azione protettrice sul canalicolo, quindi si ha un danno canalicolare con aumento della GGT.
PFIC1
Colestasi intraepatica cronica, aumento dei Sali biliari nel siero, riduzione degli stessi nella bile, aumento di
ALT e AST fino a 10 volte, GGT e colesterolo normali, prurito importante anche in assenza di
iperbilirubinemia, diarrea inspiegata, alterazione del test al sudore (espressione del gene a livello
ghiandolare), fischi (danno a carico dei bronchi).
La terapia è basata sulla diversione della bile o esclusione dell’ileo (si canalizza l’escreto biliare nella
porzione intestinale oltre l’ileo in modo da ridurre il riassorbimento dei sali biliari).
Nella forma benigna c’è un’attività residua della flippasi; questa forma esordisce in età successive o entro il
primo anno se vi sono dei fattori predisponenti (es. farmaci che inducono citocromi). Ci sono attacchi di
colestasi ricorrenti che se prolungati inducono ipovitaminosi, malassorbimento, perdita di peso. Non c’è
l’evoluzione in cirrosi, c’è un aumento dei sali biliari, le GGT sono normali e le AST e le ALT sono aumentate
di 3 volte rispetto ai valori normali. I triggers sono ignoti, possibile ruolo di virus, estrogeni (episodi in
gravidanza).
PFIC2
Evolve più rapidamente verso la cirrosi rispetto alla PFIC1, sono normali GGT e colesterolo, la bile ha un
aspetto filamentoso (nella PFIC1 ha un aspetto granulare).
C’è un epatite a cellule giganti (le cellule giganti indicano un rischio di evoluzione in epatocarcinoma in
qualsiasi condizione).
Lezione:04/11/2013
PEDIATRIA
Docente: Moi
Forma III
La forma di tipo III è caratterizzata da colestasi progressiva intraepatica biliare e si distingue dalle
forme I, II e IV per l’incremento della gamma-GT (le altre erano tutte con gamma-GT bassa).
L’esordio nella maggior parte dei casi è precoce, tanto che può dare colestasi neonatale, però si
può presentare anche nelle età successive (nella 1°-2°decade di vita).
Questa forma è legata alla mutazione del gene MDR che codifica per un trasportatore di
fosfolipidi. In assenza di questa pompa non si formano le micelle costituite dai sali biliari e dai
fosfolipidi che aderendo, dopo la secrezione, al canalicolo biliare, proteggono lo stesso dall’azione
erosiva degli acidi biliari (irritanti per le componenti lipidiche di membrana). Poiché la gamma-GT
1
si localizza principalmente a questo livello (la gamma-GT è una proteina presente maggiormente
nel lume del canalicolo biliare) è presente un aumento della stessa.
È presente, comunque, anche un fenotipo clinico legato alla mutazione eterozigote la quale si
manifesta principalmente con colestasi in gravidanza (colestasi che recidiva ad ogni gravidanza).
Esordisce principalmente a fine gravidanza e si risolve dopo il parto. C’è la possibilità di associate
complicanze fetali soprattutto respiratorie (distress fetale), rottura prematura di membrana
placentare e morte intrauterina.
Caratterizzata da mancata formazione delle micelle, ittero, aumento degli enzimi epatici1.
Si ritiene che per il manifestarsi della forma eterozigote sia necessaria l’esposizione ad alte dosi di
ormoni estrogeni e progestinici, come avviene in gravidanza. Questi ormoni, attraverso l’azione sui
citocromi P450, andrebbero ad interagire sull’allele normale andando a ridurne l’attività
funzionale.
Questo tipo di difetto è stato osservato anche con la mutazione PFIC 1 e mutazione PFIC 2 (dove la
mutazione è a livello della proteina trasportatrice di carboidrati).
Ci sono anche una serie di altri fenotipi legati a questa mutazione eterozigote come la tendenza
alla formazione di calcoli biliari2; la tendenza alle coliche biliari (anche in assenza di calcoli); la
tendenza allo sviluppo di pancreatite (perché il dotto pancreatico principale del Wirsung si va ad
accomunare al coledoco prima della papilla di Vater).
Nella forma legata all’eterozigosi non c’è sviluppo di cirrosi poiché questo gene mantiene una sua
attività residua; sono quindi condizioni come gravidanza, pillola, farmaci interferenti con l’attività
del citocromo P450, l’obesità e l’età avanzata ad ostacolarne la attività favorendo lo sviluppo della
calcolosi.
Bisogna comunque tenere presente che nelle cirrosi criptogenetiche, che quindi non trovano
spiegazione come conseguenti a patologie colestatiche, epatitiche primitive o a altre cause note,
sembra esserci spesso una associazione con questa eterozigosi.
Purtroppo in pediatria non abbiamo tanti dati, dobbiamo prendere in cosiderazione che potrebbe
essere implicata anche una cirrosi biliare idiopatica o un’epatite cronica quando sono associate a
gamma-GT elevate.
1
ricordiamo che nel difetto eterozigote la gamma-GT può essere normale
2
Sono comunque dei difetti che non aboliscono completamente l’attività
2
Forma IV
Questa forma è legata a difetti enzimatici nella biosintesi dei Sali biliari.
I fenotipi associati a questa forma sono simili a quelli che abbiamo visto nella forma I e II, anche in
questa forma non v’è aumento delle gamma-GT, perché è un difetto che è precedente alla
secrezione dei Sali biliari nel canalicolo biliare3.
Non si producono i sali biliari ma dei metaboliti degli stessi che presentano un’attività
epatotossica, quindi si ha necrosi epatica e conseguente aumento delle transaminasi epatiche.
Anche in questa forma è presente un difetto del trasporto canalicolare e conseguente cirrosi.
Esistono vari difetti genetici associati, ma quello da segnalare è quello della 3 beta-idrossisteroido
deidrogenasi isomerasi (3bHSD) .
La clinica è sovrapponibile a quella delle prime due forme eccetto che nelle prime due forme i sali
biliari sono normali4 e quindi non vi è prurito.
Questa è una malattia del metabolismo ed è prevenibile con gli screening che si fanno per le
malattie del metabolismo, screening visualizzabili nel classico pannello che valuta l’aciduria,
l’aminoacidemia, il piruvato, il lattato etc. a cui seguono poi le varie indagini di biologia
molecolare.
Altri difetti del metabolismo che possono causare colestasi sono il Difetto di alfa-1-antitrispina5,
anomalie dei grassi, delle proteine dei glucidi e del metabolismo dei glucidi, la galattosemia, la
tirosinemia6.
Altre cause di colestasi sono l’ipotiroidismo e il panipopituitarismo7; in questo tipo di colestasi la
gamma-GT è normale poiché l’alterazione è a livello della produzione e secrezione dei Sali biliari
(condizioni che sono regolate principalmente dagli ormoni tiroidei anche se il modo con il quale sia
attuato questo controllo non è ancora del tutto chiaro). Una delle manifestazioni
dell’ipotiroidismo infatti è l’ittero prolungato. È importante sapere che, per quanto riguarda
3
Le gamma-GT si eleva solo quando la problematica è conseguente alla secrezione nel canalicolo biliare. Quindi nelle
forme I, II e IV che sono precedenti non si eleva.
4
Questa differenza si riscontra all’analisi dei sali biliari recuperati nelle urine.
5
da anomalia proteina AZT con ritenzione epatocellula di a1AT e danno epatocellulare
6
Si ha accumulo di un metabolita tossico che determina danni epato-renali e non solo epatorenali. Il pazientino si
presenta già con un quadro cirrotico molto precoce (anche fetale) ed è una delle poche malattie del metabolismo per
cui esiste una cura specifica con un prodotto che blocca l’enzima presente nella tappa precedente a quella difettosa in
modo da spegnere l’attività epatotossica di questo enzima. Per chi vuole approfondire
(http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?Expert=882&lng=IT e http://www.orpha.net/consor/cgi-
bin/OC_Exp.php?Expert=28378&lng=IT e http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?lng=IT&Expert=69723)
7
Questa patologia determina un difetto oltre che di ormone tiroideo anche di cortisolo, ormone della crescita ecc.;
questa situazione ha associata anche l’ipoplasia ottica, del setto ottico, microfallismo, ipoglicemia (che può causare
dei danni permanenti).
3
l’ipotiroidismo, è presente uno screening neonatale che dovrebbe evitare i ritardi diagnostici.
Infatti quando ormai compaiono i segni clinici siamo in ritardo per la prevenzione del danno
cognitivo legato all’ipotiroidismo.
Noi siamo autorizzati a parlare di una condizione di colestasi quando abbiamo un ittero che si
prolunga oltre le 3 settimane di vita post-natale; cioè quando vengo a ridursi le altre condizioni di
ittero che invece sono legate soprattutto alla bilirubina indiretta nelle prime tre settimane.
4
Dopo le prime 3 settimane dalla nascita entra in gioco l’ittero da latte materno, dovuto
soprattutto a una restrizione calorica o all’insufficiente assunzione di latte conseguente ad una
disidratazione o ad un aumento del ricircolo entero-epatico della bilirubina.
L’indicazione che viene data nell’ittero legato ad un’insufficienza del latte materno non è quella di
sospendere l’allattamento materno ma anzi di incentivare l’allattamento materno (farli prendere
più latte di quello che ha preso fino a quel momento)8.
La prima cosa da fare in questi pazientini è cercare di escludere anomalie anatomiche (atresia
delle vie biliari primaria o acquisita e difetti della rotazione dell’intestino tra il situs solitus e il situs
inversus (come l’enterotassia)), che possono causare un’ostruzione delle vie biliari con un eco
dell’addome.
L’atresia biliare progressiva deve essere riconosciuta entro i 60 giorni dalla nascita per poter
mettere in atto l’intervento di Kasai di derivazione della bile.
L’ecografia dell’addome permette di vedere eventualmente anche la “cisti del coledoco”, altra
causa di colestasi.
Dopo l’ecografia dell’addome si fa o una colangiografia percutanea o una RMN colangiografia per
verificare l’ostacolo al deflusso della bilirubina. In questo modo è possibile distinguere le forme
familiari, che non presentano un’ostruzione delle vie biliari, dalle forme legate ad anomalie
congenite.
Si passa poi allo studio delle gamma-GT per distinguere le forme I, II e IV dalla forma III.
Altra indagine che si può fare è la ricerca dei fosfolipidi dei sali biliari ottenuti con la colonscopia;
in queste forme colestatiche del lattante si avrà una diminuzione dei sali biliari a questo livello con
contemporaneo aumento degli stessi a livello sierico.
Esiste una associazione tra la lipoproteina X e la PFIC 3; questa lipoproteina non è dosata
praticamente da nessun laboratorio e quindi non è facile notare questa associazione nella pratica
clinica.
La PFIC 1 è la forma più frequente, quindi, quando sospettiamo una patologia di questa tipologia, è
fondamentale prendere in prima considerazione questa forma (forma legata al difetto di
trasporto/secrezione dei Sali biliari).
Se abbiamo un ittero, in assenza di prurito e aumento dei sali biliari normoformati ma in presenza
solo di metaboliti degli stessi, potrebbe essere tutto legato ad una forma di alterato metabolismo
dei sali biliari.
La diagnostica si avvale anche dell’istologia la quale ci permette di vedere fondamentalmente due
caratteristiche, cioè se è presente o no paucità o proliferazione dei dotti9 (nella PFIC 1 no è
presente questa caratteristica, presente invece nella atresia delle vie biliari).
8
In casi estremi si può arrivare ad estrarre il latte con pompa per somministrarlo extra al bambino
5
Nella Colestasi intraepatica benigna ricorrente (BRIC), legata alla stessa mutazione della PFIC1, si
riscontra una fibrosi multifocale e tutti quelli aspetti che ci fanno presagire l’evoluzione rapida in
cirrosi.
La bile si può distinguere in granulare o amorfa e quindi è possibile fare diagnosi differenziale tra il
tipo 1 e il tipo 2 (Bile granulare in Byler e amorfa in PFIC2).
Nella tipo 2 sono presenti quelle cellule chiare giganti epatiche che rappresentano una
manifestazioni con significato precanceroso. Tutte le condizioni in cui alla biopsia epatica si
riscontrano queste cellule, qualunque sia l’origine che le ha provocate, sappiamo che nell’arco di
10-15 anni si avrà una tendenza ad evolvere in un epatocarcinoma10.
Bisogna tener sempre presente che una alterazione dei sali biliari comporta sia un difetto
dell’assorbimento dei grassi e quindi una malnutrizione di tipo energetico (difetto di calorie) sia un
difetto di crescita indotto dalla carenza delle vitamine liposolubili (vit. A, D, E, K).
Per trattare la carenza di grassi si utilizzano i grassi a media catena (10-12 atomi di carbonio)
poichè questi superano la barriera senza avere necessità di essere legati ai sali biliari (presentano
un trasporto che non necessita di solubilizzazione).
Ci può essere l’associazione di un’anoressia, è quindi necessario nutrire regolarmente il bambino,
bisogna prevedere un supplemento di calorie per garantire anche la crescita (tale, quindi, da
compensare sia il deficit di crescita che si è avuto durante il periodo di malassorbimento sia
quell’aumento di crescità specifico di quel periodo dello sviluppo).
L’acido ursidesossicolico fa parte della terapia e lo stesso aumenta la secrezione di sali biliari12 e
compete per l’ingresso della bilirubina con altri sali biliari. Sostanzialmente esso stesso risulta
essere un sale biliare che però non è ne tossico ne dannoso come quelli che si accumulano in
circolo. Agisce quindi come gli altri omologhi, è un citoprotettore e un modulatore dell’immunità.
9
nella PFIC 1 no è presente proliferazione dei dotti, presente invece nella atresia delle vie biliari. Mentre nella forma
congenita, nel difetto di Alagir abbiamo una paucità dei dotti biliari
10
Queste cellule sono le stesse che riscontriamo, conseguenti all’emocromatosi, nei talassemici. Condizione che sta
diventando evidente al giorno d’oggi perché i talassemici vivono sempre più a lungo. Prima morivano prima dei 40
anni; oggi invece la talassemia è considerata a prognosi aperta, il che vuol dire che i talassemici, se curati bene, vivono
quanto le persone non talassemiche.
11
a causa della problematica canalicolare si ha una reazione proliferativa duttale per cercare di smaltire la bile che
non si riesce ad eliminare in altri modi
12
Farmaco coleretico
6
A questo farmaco rispondono circa il 46% delle forme di colestasi familiare ad alte gamma-GT13. Se
invece le gamma-gt sono normali la risposta può essere nulla o persino peggiorativa.
Sempre l’acido ursidesossicolico risulta essere efficace nella colestasi intraepatica benigna
ricorrente (BRIC) e nella calcolosi biliare per via delle sue proprietà solventi nei confronti dei calcoli
radiotrasparenti14 (formati da colesterolo e bilirubina principalmente), tipici sia nella forma
eterozigote MDR3 sia della calcolosi biliare comune.
Il prurito legato a queste patologie è responsivo solo all’utilizzo della rifampicina, non è curabile,
non c’è nessun effetto da parte degli antistaminici15. Questo farmaco andando ad interagire con la
P450 può stimolare l’escrezione di sali biliari in maniera alternativa, attraverso una via di
eliminazione dei sali biliari alternativa a quei trasportatori che sono tipicamente alterati in queste
forme.
Ci sono poi delle soluzioni chirurgiche come l’abboccamento delle vie biliari direttamente
all’intestino sia prossimale che distale o la derivazione esterna parziale (tutte tecniche che vanno
ad interrompere o antagonizzare parzialmente il ricircolo enteroepatico dei sali biliari).
Ovviamente quando il deficit è lieve come nella forma II e III è preferibile usare le misure più lievi e
meno impegnative. Le metodiche più impegnative vanno usate solo in caso di fallimento delle
misure più lievi per quello che concerne l’attenuazione del prurito.
La colestasi nel bambino o nell’adolescente è molto più rara. Questa risulta essere caratterizzata
sempre dagli stessi sintomi, dall’ittero franco, dal subittero, dal prurito, dall’astenia, dalla nausea e
dal dolore addominale.
13
specialmente nei difetti parziali MDR3
14
Nei calcoli invece che sono radiopachi l’utilizzo di questo acido è praticamente inutile.
15
Paradossalmente la rifampicina è uno degli antibiotici che può causare in caso di intossicazione una colestasi.
7
Esiste una relazione tra concentrazione di bilirubina ematica e l’interessamento cutaneo. Tanto più
è alta la concentrazione di bilirubina tanto più l’ittero andrà ad interessare le superfici distali del
corpo (mani e piedi). Quindi si ha inizialmente l’ittero nelle sclere e nelle mucose, poi nel tronco,
poi negli arti fino pian piano alle dita (correlazione diagnosticamente molto utile anche nell’ittero
neonatale).
Ovviamente poi bisognerà andare a valutare il fegato cirrotico. Questo prevede l’andare a vedere
se la superficie dell’organo è irregolare a causa delle nodulazioni caratteristiche della malattia;
queste nodulazioni possono essere fini (cirrosi micronodulare, come nella forma alcolica) o
grossolane (cirrosi macronodulare, come nella forma post-virale), oppure miste. Il fegato nelle fasi
terminali di patologia tende a ridursi di dimensioni, tanto da non essere più palpabile.16
Possono essere presenti anche delle alterazioni ormonali dovute al blocco dell’eliminazione
epatica di androstenedione e di testosterone, che viene convertito dall’aromatasi periferica in
estrogeno e quindi ecco che possono essere presenti segni di iperestrogenismo (come la
ginecomastia nell’uomo e l’amenorrea nella donna).
Può esserci anche un aumento dei marcatori di citonecrosi epatica, aumento delle transaminasi
(specialmente dell’ALT, che è prettamente di origine epatica); gamma GT; fosfatasi alcanica;
bilirubina.
Se sono presenti segni di alterata sintesi epatica si tratta di una emergenza medica; quando avete
una riduzione della albuminemia o un prolungamento del tempo di protrombina, è segno che
siamo davanti ad un’insufficienza epatica importante. È questa una situazione in cui è meglio
individuare un centro di epatologia pediatrica che possa anche valutare l’attuazione di un
eventuale trapianto.
Nel bambino con colestasi prolungata, con elevata bilirubina coniugata, in stato di relativo
benessere, la diagnosi deve prendere in considerazione la sindrome di Dubin-Johnson17 e la
sindrome di Rotor18. Nella prima è presente un’alterazione di un canale anionico riguardante la
bilirubina ma anche altri anioni (proteina correlata a quelle che danno resistenza ai farmaci).
Questo è lo stesso trasportatore anionico che viene stimolato dalla rifampicina quando sono
alterati gli altri trasportatori. Questo è un deficit benigno della proteina ABCC2 (MRP2), questa
trasporta le molecole esogene coniugate o con il glutatione o con l’acido glucuronico; sono
16
L’aspetto microscopico del fegato cirrotico è tipico: la struttura è sovvertita, la trama reticolare è collassata, le
formazioni nodulari sono distorte da setti di tessuto fibroso che comprimono i lobuli epatici. Le cellule epatiche
rigenerano, formando pseudolobuli.
17
http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?lng=it&Expert=234
18
http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?Lng=IT&Expert=3111
8
generalmente delle mutazioni MISSENSE o NONSENSE determinanti una alterazione del trasporto
della proteina dall’apparato del Golgi alla membrana cellulare.
Entrambe queste due patologie, la SDJ e la RT, sono entrambe forme benigne, non tendono ad
evolvere in cirrosi ed entrambe hanno le transaminasi normali e prurito assente.
È fondamentale fare un’ecografia dell’addome per fare diagnosi differenziale con le forme dovute
a malformazioni anatomiche, che si possono manifestare con coliche biliari (tipico dolore
nell’ipocondrio destro irradiato fino allo sternocleidomastoideo, sotto la scapola destra, alla spalla
destra e all’apice della scapola destra).
Se è presente febbricola e leucocitosi è possibile una colangite e anche una evoluzione in sepsi.
La diagnosi differenziale deve sempre prendere in considerazione una calcolosi biliare, anche se i
calcoli non sono tipici di questa età, sono più tipici di età più avanzate. La calcolosi va comunque
presa in considerazione in presenza di condizioni come genetica favorente, colesterolo elevato,
patologie ematologiche (in cui si ha un aumento della produzione di bilirubina), obesità,
iperestrogenismo, fibrosi cistica e nutrizione parenterale (si utilizzano dei grassi che in qualche
modo favoriscono la colestasi).
I calcoli biliari sono visibili all’ecografia (quando hanno un diametro superiore a 1,5 mm) oppure
alla radiografia diretta (solo quando sono radiopachi). Gli ecografisti esperti sono in grado di
vedere anche la sabbia biliare (formata da granuli di diametro circa di 1,5 mm).
Si può manifestare anche una dilatazione del coledoco (segno di presenza di calcolo incuneato
nelle vie biliari, fermo a livello della papilla di Vater). I segni di pancreatite sono presenti se il
calcolo è incuneato dopo che il dotto di Wirsung e il coledoco si sono uniti.
In questa patologia sono presenti dati di laboratorio alterati (bilirubina elevata, gamma-gt elevate,
transaminasi elevate che però possono essere normali o alterate).
Lo studio diagnostico può essere fatto con una colangio-pancreatografia retrograda endoscopica
(oramai sostituita,almeno in prima battuta, dalla colangioRMN, tecnica che però non presenta un
ruolo terapeutico) che permette sia di fare la diagnosi sia di adottare misure terapeutiche atte alla
9
risoluzione del quadro patologico, facendo una incisione lungo la papilla di Vater (sfinteretomia di
Oddi) e favorendo l’espulsione del calcolo.
Questa patologia si può manifestare a qualsiasi età; nel neonato si manifesta con sintomi di
colestasi con evidenziazione di una massa pure palpabile. Nelle età successive si manifesta con
colestasi, dolore dell’addome ma anche febbre per sovrainfezione della cisti. C’è sia l’ittero che la
massa nell’ipocondrio destro.
Si segue poi un iter diagnostico che è del tutto simile a quello della calcolosi biliare. Le cisti
sarebbe meglio toglierle poiché aumentano il rischio di cancro in questa sede.
Se l’esordio dell’ittero è acuto, con febbre e dolore all’ipocondrio destro, è giusto pensare
all’idrope della cistifellea (infezione della cistifellea). Questa si può verificare come conseguenza di
una atresia delle vie biliari e risulta essere causata principalmente dallo Stafilocco e dalla “…” (dice
essere un batterio gia stato visto poiché causante la malattia di Kawasaki, una vasculite delle
arterie di medio e piccolo calibro che può evolvere o in fatti cardiaci o in aneurismi delle vene
renali e non solo).
Neoplasia epatobiliare
Una altra condizione è l’ostruzione trombotica dei sinusoidi epatici; questa è la tipica sindrome,
nota prima come sindrome veno-ostruttiva, che si accompagna soprattutto alle terapie
antiblastiche o citoriduttive che si fanno per il trapianto di midollo osseo19. In questa condizione
abbiamo ittero ostruttivo, epatomegalia e ascite. Abbiamo quindi una disfunzione epatica con
segni di necrosi e difetto di sintesi epatica. All’ecodoppler si osserva una riduzione o inversione del
flusso venoso portale (segno dell’ipertensione portale).
Epatiti infettive
Altra causa di colestasi possono essere le epatiti infettive. Queste possono essere epatiti legate a
virus con trofismo epatico specifico (HAV, HBV, HCV, HDV, HEV, HGV) o epatiti da virus senza
specifico trofismo epatico (CMV, EB, Influenza, adenovirus, enterovirus, varicella, parvovirus).
Abbiamo dolore e dolorabilità all’ipocondrio destro, epatomegalia, ittero, febbre variabile. Nelle
epatiti infettive abbiamo un aumento delle transaminasi di almeno 2-3 ULN (anche se in certe
specifiche epatiti possiamo avere elevazioni di transaminasi molto più marcate, fino a 20-30 volte i
valori normali).
19
È di tipica osservazione nei talassemici trapiantati
10
Epatiti e le colangiti autoimmuni
Altre cause di colestasi sono le epatiti e le colangiti autoimmuni che si possono presentare o in
maniera subdola o in maniera brusca. Il bambino, che non ha mai manifestato segni di sofferenza
epatica, può manifestare importanti segni e sintomi della stessa. Queste epatiti autoimmuni sono
caratterizzate da presenza di almeno un autoanticorpo non organo specifico, ANA/SMA nel tipo 1
(80% dei casi di epatite autoimmune, possiamo quindi dire che è la forma più frequente) e LKM nel
tipo 2 (20% dei casi di epatite autoimmune e sono caratterizzate dalla presenza di anticorpi non
specifici) e da ipergammaglobulinemia (non esiste praticamente nessuna epatite autoimmune che
sia priva di questo segno). In questo tipo di epatite sono ovviamente presenti i segni di necrosi e
colestasi con un possibile difetto della funzione sintetica epatica. Abbiamo una progressione verso
la cirrosi se non viene trattata adeguatamente. Il tipo 2, che più frequente esordisce con
insufficienza epatica acuta, si associa frequentemente all’APECED20 (poliendocrinopatia
autoimmune tipo 1 associato spesso a candidiasi muco-cutanea cronica; frequente soprattutto in
Ogliastra, dove presenta un’incidenza come mutazione di 1 su 40). La diagnosi viene fatta con la
biopsia epatica che mostra infiltrati linfoplasmacellualri e necrosi parcellare periportale.
Questa è una malattia autoimmune delle vie biliari intra ed extraepatiche che conduce a stenosi
dell’albero biliare. Sono presenti i segni della necrosi e della colestasi. La diagnosi viene attuata o
con imaging MRCP (Magnetic Resonance Cholangiopancreatography) o con ERCP; entrambe
evidenziano stenosi delle vie biliari. Questa è una malattia spesse volte associata alla colite
ulcerosa (può precederne la manifestazione). In questa patologia abbiamo un innalzamento delle
gamma-GT, della fosfatasi alcalina e della bile ed essendo associata a RCU è fondamentale andare
a ricercare i vari segni e marker della stessa (come può essere il tipico segno della diarrea muco-
ematica). Questa patologia presenta una progressione lenta verso la cirrosi.
Alcune sostanze (farmaci o tossine), attraverso un meccanismo dose dipendente o più spesso
idiosincratico da alterata risposta metabolica di origine genetica (si tratta di alterazioni che
sembrerebbero andare ad interessare principalmente i sistemi del citocromo P450, quindi
possiamo avere o incapacità di trasformare il farmaco o una trasformazione troppo rapida dello
stesso farmaco con formazione e accumulo di metaboliti spesso tossici), possono causare
fenomeni di colestasi. Queste situazioni presentano un’impronta epatitico-colestatica con
aumento della bilirubina e delle transaminasi.
20
http://www.orpha.net/consor/cgi-bin/OC_Exp.php?Expert=3453&lng=IT
11
quando il paziente è molto piccolo), rifampicina, eritromicina (specialmente nella sua forma
estolata, di sale, nota come Ilosone), estasi, steroidi anabolizzanti e supplementi alimentari (i quali
non soggiacciono a nessuna legislazione di controllo farmacologico, non sono soggetti a nessuna
sperimentazione; molti sono dei preparati vegetali, molti non sono preparati in modo sicuro; ci
sono dei casi in cui si è arrivati persino al trapianto di fegato).
Morbo di Wilson21
Malattia legata ad un difetto gene ATPB7 che codifica per una proteina che esporta il rame
dall’epatocita nella bile (quindi una malattia del metabolismo del rame). L’accumulo del rame
determina un danno cellulare prima epatico e poi, quando la quantità di rame supera un certo
livello e finisce in circolo, neurologico. In genere si nasce sani, l’accumulo è progressivo, e questa
può esordire con epatopatia acuta o cronica, anemia emolitica22 Coombs negativa (sia nel test di
Coombs diretto che in quello indiretto). Il rame non escreto si deposita nel fegato, nel cervello,
nell’occhio.
Con l’età si riduce il danno epatico e aumenta la percentuale di danno neuropsichiatrico; abbiamo
quindi un esordio di tipo distonico, con incapacità di movimento (distonie prima del tronco e poi
degli arti), incapacità a deglutire, incapacità a nutrirsi.
Questa patologia quasi mai esordisce prima dei 5 anni e può somigliare a numerose altre entità
cliniche
La malattia di Wilson può coinvolgere il rene con una sindrome del tubulo prossimale (sindrome di
Fanconi, con perdita di bicarbonati, quindi acidosi metabolica, con perdita anche di potassio,
sodio, glucosio e di fosfati).
Questa patologia è caratterizzata da episodi di prurito intenso e colestasi per lo più nella 1-2^
decade di vita di durata settimane-mesi. Si ha aumento anche di PA, ASL, AST ma non delle
gammaGT, talora anche alterazione PT secondario a ipovitaminosi K.
È causata o da mutazioni eterozigosi di FIC1 (che abbiamo visto nel difetto omozigote dare gravi
problematiche) e BSEP o da combinazioni di mutazioni lievi.
21
Elevata incidenza in Sardegna
22
Si ha un danno diretto del rame nella membrana
12
Non evolve mai in cirrosi poiché abbiamo una relativa conservazione della funzionalità dell’allele
sano; le manifestazioni si presentano o in gravidanza, a causa dell’iperestrogenismo, o a causa di
farmaci che vanno ad inficiare l’attività dell’allele sano.
Non è presente nessuna alterazione tra gli episodi ricorrenti (diagnosi differenziare con le altre
forme che sono invece tutte progressive, senza interruzione). È inoltre importante fare una
diagnosi differenziale con AIH (epatiti autoimmuni) e PSC (colangite sclerosante primitiva).
La terapia è mirata all’attenuazione del prurito con l’utilizzo di UDCA e rifampicina.
13
PEDIATRIA
Materia: Pediatria
Docente: prof. Moi
Il Danno endoteliale libera dei componenti che attivano anche la cascata coagulativa vera e propria,
tramite due vie , classicamente distinte in
I fattori della coagulazione sono tutte delle proteine , proenzimi che diventano enzimi a seguito
dell’attività enzimatica endopeptidasica di una proteina a monte che attiva una proteina a valle che poi
una volta attivata diventa a sua volta attivante per il fattore successivo .
Queste proteine sono dal punto di vista evoluzionistico simili, a quelle del complemento, secondo alcuni
deriverebbero dallo stesso ceppo comune , perché esistono omologie tra queste cascate, in un caso
implicate nell’infiammazione nell’altro nell’attività emostatica.
La trombina oltre che avere l’azione di attivazione del fibrinogeno in fibrina attiva anche vari altri
componenti tra cui il fattore XI che attiva il fattore IX ( quindi è attivato sia dal fattore XI che dal VII)
Inoltre la trombina attiva anche il fattore VIII e V che formano dei complessi con il fattore IX e X che
aumentano l’intensità di questa reazione, ovvero la via intrinseca comporta un aumento esponenziale della
attività enzimatica per alcuni di questi prodotti fino a 1000 vv rispetto a quella della via estrinseca iniziale,
ecco perché un difetto di questa via, del fattore VIII o IX sono così importanti nella clinica e determinano
quadri talora molto gravi come quelli della emofilia A e B.
La reazione coagulativa però non può essere incontrollata , ci deve essere un equilibrio per evitare che la
coagulazione si estenda anche intravasalmente , quindi si arrivi alla trombosi ed all’ischemia, perciò,
contemporaneamente la trombina stessa è anche attivante della proteina c (da non confondere con la
proteina c reattiva dell’infiammazione) e la proteina s che forma un complesso con la proteina c e questi
sono i principali agenti anticoagulanti che agiscono sulla via intrinseca , altro non fanno che degradare il
fattore VIII e il fattore V.
Esistono dei difetti puntiformi per
esempio del fattore V, come il
fattore V Leiden , molto diffuso ed
inizialmente descritto nella
popolazione olandese, che
impediscono l’attività del
complesso proteina C-proteina S ;
questo comporta una trombofilia,
che può portare ad aborti ripetuti
poiché nella placenta c’è un
rallentamento della circolazione
che nei soggetti trombofilici
favorisce la trombosi, quindi infarti e riduzione dell’apporto ematico al feto che di solito esita poi in
aborto. C’è anche un’altra proteina anticoagulante che è l’antitrombina III che agisce sul fattore X e sulla
trombina ed infine c’è anche il TFPI (tissue factor pathway inibitor) che agisce sul complesso TF -fattore VII ,
in senso anticoagulante, sulla via estrinseca della coagulazione.
C’è anche l’effetto della plasmina che distrugge il trombo che si è formato, questo è quello che ci spiega
perché col passare del tempo una trombosi si ricanalizza.
La via intrinseca è anche il sistema di callicreina-chinina che passa per il fattore XII che si auto attiva per
contatto di superfici negative, però
questa non avviene fisiologicamente
ma avviene solo in laboratorio,
Il fibrinogeno, fattore VII fattore V sono presenti in quantità uguali o maggior rispetto all’adulto, mentre il
VWF aumenta nei primi mesi di vita.
Se sanguina precocemente (entro l’anno) ad esempio il bambino che sanguina dal mozzo del cordone
ombelicale o all’atto della circoncisione, pratica diffusa negli stati uniti ma poco da noi , è la prima
manifestazione dell’emofilia.
In italia dove non è diffusa la pratica, le manifestazioni della malattia si osservano nel momento in cui il
bambino comincia a camminare ed a sbattere, quindi verso la fine del primo anno di vita.
Le forme meno gravi sono silenti a lungo fino a quando non si verifica un episodio grave per esempio nelle
femminucce la comparsa delle mestruazioni, al
menarca, oppure silenti fino a quando non si fa un
intervento chirurgico, una tonsillectomia, un
‘estrazione dentaria, una ferita.
Delle volte ci si può trovare davanti a PT o PTT alterati per caso che poi approfondendo portano alla
diagnosi.
Una delle domande che ci si pone davanti a delle ecchimosi o delle emorragie, come le epistassi, é se ci sia
sotto in effetti un disordine emorragico o meno , perché ad esempio le epistassi sono comuni, e possono
essere legate ad altri problemi come riniti, il bambino che mette le dita nel naso, etc…
-facilità con cui si manifestano le ecchimosi, traumi d’entità minima possono causare ecchimosi importanti;
- sanguinamento delle mucose, e non solo di una .Se per esempio c’è sempre solo epistassi e magari solo da
una sola narice questo è segno piuttosto di un problema locale, come ad esempio frequentemente il
sanguinamento delle varici del Valsalva, che soprattutto in bambini con rinite acuta sanguinano facilmente,
per lo più sempre dalla stessa narice.
Se invece abbiamo sanguinamento dalla mucosa orale, mucosa nasale , mucosa uterina , dall’apparato
genito urinario , sanguinamenti nel sito di puntura, allora avendo più di un tessuto coinvolto questo deve
sollevare il dubbio che ci sia una malattia dell’emostasi.
- la scarsa cicatrizzazione, infatti essa interviene sempre a seguito della formazione di un trombo, che poi
viene invaso dai fibroblasti e trasformano questo in tessuto cicatriziale, quando la coagulazione è rallentata
o insufficiente anche la cicatrizzazione ne risente e si può avere sanguinamento a distanza della ferita, tipo
7-10 gg dopo l’intervento, in altri casi a seguito d’interventi chirurgici di piccole dimensioni si verificano
emorragie talmente profuse da rendere necessarie emotrasfusioni.
Quando ci troviamo difronte a delle ecchimosi sulla cute la condizione più frequente è l’abuso, il bambino è
stato percosso, diventa sempre meno frequente ma
ancora oggi ci sono , statisticamente è più facile
essere davanti ad un abuso che ad un caso di
emofilia che è circa un caso su 5000.
Se sono ematomi estesi oltre gli arti e se hanno anche delle dimensioni maggiori di una moneta da 50
centesimi , soprattutto se inappropriate al trauma, dev’essere presa in considerazione la possibilità di un
disturbo dell’emostasi sottostante.
L’epistassi come abbiamo visto è comunissima e di solito dovuta a fattori locali, eccessiva secchezza come
in montagna per esempio, per traumi come per il bambino che mette le dita nel naso , per
riniti acute ed allergiche anche a causa de l’abitudine del “saluto allergico”
(vedi immagine), dovuto al prurito, quindi non sempre l’epistassi nasconde una malattia
dell’emostasi.
(il sanguinamento dal naso s’interrompe tappando il naso per cinque minuti circa , dieci
magari se si è presa un’aspirina, e senza iperestendere la testa)
Se l’epistassi però è ricorrente, molto importante e bilaterale, può essere che sia anche un difetto
ereditario, per esempio la malattia di Von Willebrand , che vedremo essere la malattia ereditaria più
frequente a carico dell’emostasi.
Se la menorragia è talmente grave da causare un anemia sideropenica , c’è effettivamente una anomalia
nel ciclo mestruale che può sottintendere un difetto genetico.
Quindi Abbiamo fondamentalmente due fenotipi clinici che orientano su malattie diverse :
Se sono invece delle emorragie dei tessuti profondi saranno degli ematomi, emartri oppure emorragie
chirurgiche ritardate , in questo caso bisogna pensare ai difetti dei fattori della coagulazione di cui l’emofilia
è il più frequente ma ne abbiamo anche altri più rari la cui ricerca però bisogna demandarla a centri che
studiano la coagulazione come quello del professor Marongiu.
E’ un difetto congenito o aquisito, i difetti ereditari si presentano precocemente, certe volte già nel
neonato o nella prima infanzia, soprattutto dopo circoncisione, emorragie dell’ombelico oppure
cefalematomi, una tipica lesione del neonato dove si viene a creare una tumefazione dello scalpo che
fluttua, una raccolta di sangue che riconosce come limiti le suture creaniche del bambino, non supera
quindi la linea mediana, questo serve a differenziarli dai tumori dovuti all’edema che si viene a formare a
seguito dell’utilizzo del vacuum extractor.
(per renderci conto della grandezza di un gene, il gene beta globinico è grande 1000 basi, questo è grande
200.000 basi.)
Per verificare se c’è sotto una malattia di tipo genetico ricordatevi di chiedere se c’è una consaguineità tra i
genitori perché questo ci porta al rischio di patologie autosomico recessive, infatti ognuno di noi ha circa
300 geni difettosi, prima i genetisti avevano stimato poi tramite il sequenziamento si è verificato, però sono
in genere difetti autosomici recessivi che richiedono due mutazioni perché si manifesti clinicamente , se i
genitori sono parenti è possibile che una parte di questi 300 geni siano condivisi e per esempio fra cugini il
rischio è di circa il 6 % , poi diventa via via più alto avvicinandosi con la parentela, fratelli 25 %,genitore
figlio 50%, anziché del 3% come nella popolazione generale.
Bisogna anche chiedersi se a provocare il problema possa invece essere una malattia sistemica , uremia-
insufficienza renale o le epatopatie che interferiscono sia in quanto vi è un deficit dei fattori della
coagulazione, sia perché le colestasi protratte , causando un deficit nel riassorbimento della vitamina K,
accentuano le emorragie bloccando la carbossilazione dei fattori vitamina K dipendenti.
Laboratorio
Ci si può accontentare di un primo livello d’indagine oppure di approfondimenti più importanti magari da
fare in centri specialistici.
Si va a controllare sia l’emostasi primaria che la cascata della coagulazione.
Per L’EMOSTASI PRIMARIA ci si basa fondamentalmente sulla valutazione dell’emocromo, che ci da il
numero delle piastrine, ci da anche il profilo citofluorimetrico delle piastrine, il volume corpuscolare medio
delle piastrine che ad esempio può essere aumentato in certe patologie come nelle porpora
trombocitopenica idiopatica , se invece le piastrine sono ridotte di volume sotto i 5 fl allora bisogna pensare
alla malattia di Wiskott-Aldrich, un difetto della funzione delle piastrine.
Lo striscio periferico è una abitudine da non perdere ,ci può dare informazioni non solo su malattie ematologiche ma talvolta anche
su infezioni, come ad esempio la malaria .Possiamo vedere sferociti, schistociti che ci evocano malattie immuni,
Anche l’esame urine dovrebbe essere una cosa che fate voi stessi al microscopio , può dare molte informazioni :se l’ematuria viene
dalle vie urinarie basse o dai reni, i cristalli per fare diagnosi di malattie del metabolismo come cistinuria , globuli bianchi , cilindri
che vanno ricercati abbassando il diaframma per vedere i cilindri ialini , etc..
(a questo proposito racconta della cognata ed il fratello che avevano una insufficienza renale progressiva la cui causa non riusciva
ad essere identificata e che furono diagnosticati come malati di Alport, una malattia del collagene legata al x o autosomica
recessiva che da IRC e deficit uditivi, da un super medico tutto fare a San Francisco)
Il tempo di sanguinamento non si usa più, si effettua applicando un manicotto alla pressione intermedia tra
la massima e la minima , dopo di che si fa un taglietto con una lancetta ed ogni 30 secondi si va a
tamponare con carta bibula fino a che non si noti l’arresto del sanguinamento, il tempo passato fra taglio e
l’arresto del sanguinamento è il tempo di emorragia , che
che veniva utilizzato quando non c’erano i test di funzione
piastrinica. Un allungamento può essere legato sia ad
alterazioni di numero che di funzione delle piastrine, per
esempio è alterato nelle trombocitopenie idiopatiche ma
anche quando si prende una aspirina o altri farmaci che
interferiscono con la funzione piastrinica.
EMOSTASI SECONDARIA
C’è da dire che questi anticorpi in pediatria sono spesso legati
ad infezioni virali, come EBV.
(Altra volte gli anticorpi possono essere diretti contro la protrombina, siccome la protrombina è il punto di
convergenza delle due vie , intrinseca ed estrinseca qui c’è un allungamento non solo del PTT ma anche del
PT e in questo caso può dare una sindrome emorragica acuta imponente)
Per fare la diagnosi si ricorre a questo artifizio, si mischia 1/1 con plasma normale, un volume di plasma
normale ed un volume di plasma test, questo consente di distinguere tra deficit di fattori della coagulazione
e presenza di anticorpi antifosfolipidi.
Abbiamo detto prima che per avere un’alterazione della coagulazione è necessario un deficit maggiore del
50%,per cui se voi mettete assieme plasma normale e plasma di un individuo con emofilia il fattore VIII
finale sarà 50%,quindi il test di coagulazione sarà normale;se invece vi è la presenza di un anticorpo, che
solitamente sono in quantità elevate e sono necessarie diluizioni molto importanti come 1/2000 per non
vederne l’effetto, la diluizione 1/1 non comporta alcun cambiamento e ci sarà sempre un prolungamento
del PTT.
Il PT ed il PTT nel neonato si comportano in maniera variabile, perché abbiamo detto ci sono carenze nei
fattori K dipendenti.
LA MALATTIA DI VON WILLEBRAND
Il difetto ereditario più frequente dell’emostasi è la malattia di Von Willebrand, 1/100 , è un difetto
frequentissimo . Sono poche le malattie genetiche che hanno questa frequenza.
Ci sono tre tipi di difetto primari, può essere quantitativo , totale o parziale, o qualitativo che dipende dal
punto dove si ha l’alterazione, può interessare il dominio che si lega al fattore VIII , il dominio che lega la
glicoproteina delle piastrine oppure altri domini.
Il tipo 1 è un difetto quantitativo parziale ed è il più frequente interessando il 70-80 % degli affetti,
Il tipo 3 è sempre quantitativo ma totale ed anche l’ereditarietà è diversa infatti è autosomica recessiva, il
tipo 1 dominante.
Quindi le manifestazioni della malattia di von Willebrand possono andare da individui che non hanno quasi
nessun sintomo ad individui che hanno quadri simil emofilici.
Per fare diagnosi occorre valutare la presenza dell’antigene che sarà ridotto nelle forme tipo 1 o assente nel
tipo 3, si valuta anche l’attività del fattore VIII perché il vWF , che è una proteina di grandi dimensioni e
tendente alla multimerizzazione, lo stabilizza e lo trasporta come un “abbraccio vitale”, grazie ad una tasca.
Quindi il fattore VIII dura più a lungo se è presente il vWF, se ci sono invece mutazioni puntiformi della
tasca si riduce, anche se non in maniera marcatissima come nell’emofilia, ma nell’ordine del 50-60%.
Il vWF varia anche con la razza e gli afroamericani ne hanno di più, inoltre è una proteina di fase acuta
quindi in corso d’infiammazione può apparire normale.
Il tipo 1 è invece un parziale quantitativo, dove il vWF ha normale struttura e funzione, forma normali
multimeri;
Il tipo 2 A è quantitativo e qualitativo , con perdita della capacità di multimerizzare, quindi facendo
un’elettroforesi di questa proteina si vedono tante bande in base alle dimensioni, le proteine più piccole si
separano bene, quelle più grandi sono ravvicinate, e in questo tipo ci sono meno multimeri.
Nel tipo 2 B c’è una minore affinità per le glicoproteine delle piastrine, gp I/IX/V
Nel tipo 2N abbiamo invece una riduzione dell’affinità del vWF per il fattore VIII , quindi questo tipo si
manifesterà con sintomi simil emofilici dovuti al fatto che c’è anche una riduzione del fattore VIII.
Il tipo 2M è un difetto qualitativo che però non altera la capacità del vWF di formare multimeri, quindi nel
western blot avremo tutti i multimeri regolarmente però la proteina funziona comunque male.
Se andiamo a vedere i tipi di emorragia sono quasi tutte muco-cutanee , con l’eccezione del tipo 2M e 3 in
cui ci sono anche fenotipo simil emofilico , cioè con lesioni profonde , diciamo ematomi dei tessuti profondi
e delle articolazioni.
Riguardo all’ereditarietà sono quasi tutte dominanti con l’eccezione del 2N e 3 che sono autosomico
recessivi.
La conta piastrinica è alterata soltanto nel tipo 2B , il fattore VIII è normale ridotto in quasi tutte, in modo
marcatissimo nel tipo 2N e 3.
La presenza dell’antigene sarà ridotto nei difetti quantitativi, e soprattuto nel tipo 3 dove manca
completamente, il test alla ristocitina è alterato nel tipo 2B , la presenza della formazione di multimeri si ha
nel tipo 2A e 2B.
La risposta alla desmopressina è possibile nei difetti quantitativi parziali e nei difetti qualitativi.
Quindi la cura in alcuni sottotipi sono
delle vaporizzazioni di desmopressiva,
un derivato della vasopressina che
comporta, non si sa bene con quale
meccanismo, un aumento sia del
fattore VIII che de vWF, quindi può
essere utilizzato per esempio in una
profilassi per un intervento chirurgico,
però deve essere sempre valutata
prima perché non tutti rispondono,
quindi è bene fare un dosaggio prima e
dopo l’inalazione di desmopressina.
In genere si associano agenti antifibrinolitici (acido e-aminocaproico), quindi da un lato riduciamo l’attività
del plasminogeno e dall’altro cerchiamo di aumentare i fattori di coagulazione per favorire la formazione di
un trombo efficace.
DISORDINI PIASTRINICI
Si distinguono in congeniti o acquisiti, l’ emorragie spontanee sono a livello muco-cutaneo, sono
inappropriate al trauma .
Sono in genere molto più frequenti idiopatiche acquisite, a patogenesi autoimmune, generalmente a
seguito d’infezioni virali, come da EBV, rosolia ed anche le vaccinazioni contro rosolia e morbillo; il
meccanismo per il quale si producano non
si capisce bene le ipotesi sono che i virus
vengano assorbiti dalle piastrine e
suscitano anticorpi diretti contro le
piastrine o se queste fungano da spettatori
innocenti , ovvero gli anticorpi contro il
virus attivano il complemento che poi
danneggerà le piastrine che hanno
assorbito il virus. Queste forme si
manifestano nel bambino che sta bene e
che improvvisamente presenta o delle
petecchie o delle sindromi emorragiche.
Ricordatevi però che le petecchie possono essere anche una manifestazione di leucemia e quindi bisogna
sempre controllare tutto l’emocromo, se sono abbassati anche i bianchi e s’è c’è anche l’anemia è d’obbligo
andare a controllare il midollo per controllare se non vi sia un infiltrato leucemico.
Ci sono dei farmaci anche che provocano alterazione della funzione piastrinica , tipicamente l’aspirina, un
tempo veniva usata come analgesico ed antipiretico nel bambino mentre adesso utilizziamo il
paracetamolo, una volta mi capitò un bambino che aveva febbre ed aveva preso l’aspirina e si era
morsicato la lingua, cominciò a sanguinare tanto, inzuppando fazzoletti, ingerendo sangue e poi
vomitandolo, arrivando a 7 di emoglobina! Col senno di poi quel bambino l’avrei voluto controllare anche
sul profilo dell’emostasi.
(l’aspirina blocca irreversibilmente la funzione piastrinica, si ha bisogno di nuove piastrine per riavere la
funzione. A scopo antiaggregante, quindi a dosi più basse, la si da comunque tutti i giorni per inibire le
piastrine neoformate)
L'uremia ,leucemie ed altre malattie possono tutte alterare la funzione piastrinica, quindi vanno prese in
considerazione quando c'è un difetto dell'emostasi, sono in genere causa di modesti sanguinamenti muco-
cutanei.
Questi difetti si saggiano con degli apparecchi che tracciano un profilo dell'attività piastrinica che possono
suggerire quale fase dell'attività piastrinica è alterata, può interessare ad esempio l'ADP che è uno
stimolante della degranulazione, difetti delle proteine di membrana ,etc
La desmopressina e gli antifibrinoliti non sono utile nelle forme come Glanzman, un difetto delle
glicoproteine di membrana, per questo tipo di patologia si utilizza il fattore VII attivato .
EMOFILIA
Difetti coagulativi della via intrinseca, la frequenza della A ( 1/5000) è 6 volte maggiore della B, sempre nei
nati maschi.
La severità della malattia dipende da quanto fattore è presente.
In stati dove non si effettua circoncisione l'esordio sarà piuttosto quando il bambino inizia a camminare ed
a sbattere a destra e manca , oppure alla comparsa dei denti ed alla masticazione, fa bene intorno agli 8-10
mesi dare anche un tozzo di pane duro per abituare il bambino a masticare.
Gli ematomi sono profondi, muscoli come glutei, quadricipiti e poi emartri con l'inizio della deambulazione.
L'emofilia x linked può essere severa , moderata o lieve a seconda che il fattore sia rispetivamente
<1%,1-5%,6-30%,come vedete è necessario un deficit importante.
Le emorragie nelle forme severe sono spontanee, piccoli traumi nelle moderate, traumi maggiori e
interventi chirurgici nelle lievi
La frequenza dell'emorragie 2-4 vv mese nella severa,4-6 vv anno per la forma moderata, raramente nella
forma lieve, le emorragie cerebrali dei neonati sono più frequenti nei casi severi-moderati.
In una parte dei soggetti si svilupperanno anticorpi contro il fattore VIII, sono quei soggetti in cui non è
presente e viene riconosciuto come non self; sono il 30 % delle emofilie A ,più raramente B, si sviluppano
entro le 50 infusioni.
La qualità di vita è molto aumentata, in passato tanti emofilici sono morti a causa dell'infezione da HIV,
dovuta al fatto che veniva usato il plasma senza metodiche per evitare il contagio.
Per i tirocini bisogna recarsi in segreteria in clinica all’inizio del turno per essere indirizzati.
betaTALASSEMIE
Per parlare delle mutazioni servirebbero ore, ne sono state trovate oltre 200 e riguardano
il cromosoma 11. Si dividono in due grossi gruppi:
• il primo gruppo che da una riduzione nella sintesi delle catene beta (beta+
talassemia)
Questa prima distinzione è fondamentale e con importanti risvolti clinici, chiaramente chi
ha una beta0 talassemia ha molte più probabilità di andare incontro ad una forma più
grave anche se non sempre è così.
Delle oltre 200 conosciute, a seconda della zona geografica considerata, ci può essere
la prevalenza di una mutazione sulle altre o possono essere presenti più o meno tutte.
Negli usa ci si aspetta di trovare un po di tutto mentre in Sardegna, ambiente chiuso e
geneticamente isolato, è lecito aspettarsi una mutazione prevalente.
In Sardegna per circa il 99% si parla di una mutazione missenso C>T sul codone 39 la
quale ha come effetto la trasformazione del codone da codificante a codone di stop con
conseguente produzione di una proteina tronca e destinata ad essere eliminata (beta0
talassemia quindi). I talassemici sardi sono infatti quasi tutti beta0-39/beta0-39
Cosa succede?
A livello midollare, nel precursore del globulo rosso, per formare l’emoglobina adulta (la
hbA) servono due catene alfa e due catene beta che nella beta0 talassemia abbiamo
detto non esserci. Succede allora che si formano dei tetrameri di catene alfa che saranno
ovviamente in eccesso. Quindi alla base della talassemia c’è lo squilibrio tra le catene
alfa e le catene non alfa. Le catene alfa in eccesso precipitano dando un importante
danno di membrana mandando il precursore incontro a distruzione precoce.
E’ bene ribadire che quanto appena detto avviene a livello del midollo. Quindi all’esame
non va detto, come spesso accade, che la talassemia è caratterizzata sopratutto da
emolisi cronica perchè è l’eritropoiesi inefficace a dominare in questa malattia.
Quanto appena detto succede nel momento in cui si deve formare la Hb adulta. Nel
periodo fetale ed al momento della nascita la hb prevalente è quella fetale, costituita da 2
catene alfa e due catene gamma. Nel corso poi del primo anno di vita dovrebbe esserci
lo “switch” da catene gamma a catene beta, ed è in quel momento che si palesa la
malattia.
Alla base delle manifestazioni del bambino quanto dell’adulto ci sono tre fattori:
a sinistra patogenesi
della beta-talassemia
Adesso fortunatamente non si vedono più i talassemici di un tempo ma non si può dire
che tutti abbiano un aspetto normale, in certi pazienti le stigmate della malattia sono più
evidenti
Tornando alle prime manifestazioni nel bambino, facendo uno striscio di sangue si
possono osservare globuli rossi ipocromici, microcitici e con una
Saranno serie molti
presenti di strane forme.
eritroblasti
! ! perchè chiaramente il midollo
iperplasico butta fuori di tutto.
(che sebbene stia vivendo una fase positiva ancora non si può dire che guarisca) ed
infine i farmaci induttori di hbF.
Bisogna anzitutto valutare se il bambino debba fare un regime trasfusionale regolare o se
possa fare a meno delle trasfusioni (vedi talassemia intermedia). In questo si è aiutati
dallo studio di alcuni determinanti genetici associati all’aumentata produzione di hbF ma
siccome la medicina non è matematica, è sempre bene basarsi sulla clinica ovvero sui
valori di hb del bambino. La valutazione deve avvenire:
Sino agli anni 60 si trasfondeva solo nel momento in cui il paziente ci stava per rimettere
le penne: la qualità e l’aspettativa di vita erano pessime e la morte arrivava per
scompenso cardiaco legato all’anemia (cosa che continua ad accadere in certi paesi).
L’habitus era quello caratteristico che oggi si vede fortunatamente meno spesso.
Negli anni 80 cominciò a prendere piede l’idea che tanto più sangue si trasfondeva al
tanto il paziente stava bene. Già con hb=12 mg/dl si trasfondeva e si facevano salire i
valori sino a 16-17. Questo approccio non teneva conto del fatto che una trasfusione
comporta una serie di eventi avversi che vanno dalle reazioni allergiche, emolitiche alle
trasmissione di agenti infettivi all’accumulo di ferro (inevitabile in chi fa trasfusioni per
molto tempo).
Proprio per complicanze dell’accumulo di ferro i pazienti, curati in questo modo, morivano
intorno ai 18-20 anni. Il ferro si accumula perchè l’organismo non ha dei sistemi che
possano eliminare il ferro in eccesso.
dove va a finire il ferro? ci sono degli organi-sistemi più colpiti e da li le relative
complicanze:
! !
• cuore. le complicanze peggiori sono proprio a livello cardiaco con
cardiopatia caratterizzata da aritmie e scompenso cardiaco spesso acuto o
talvolta preceduto dalla diminuzione della frazione di eiezione. E’ la prima
causa di morte nei talassemici, seguita da trapianto di midollo osseo.
Attualmente vengono trasfusi ogni 2 settimane (4 i più fortunati) con 10-15 ml di globuli
rossi x kg, se il paziente è cardiopatico la quantità è leggermente inferiore.
Va tenuto in considerazione anche la quantità trasfusa in un anno: il valore di normalità è
intorno ai 180 ml x kg. Se un paziente supera questa soglia ha frequente bisogno di
trasfusioni e bisogna farsi delle domande perchè molto probabilmente c’è qualcosa che
non va e consuma il sangue prima di quanto ci si attenda. Le possibilità sono due:
In assenza di terapia i talassemici muoino entro gli 8 anni, con le sole trasfusioni si arriva
a 25 mentre con la terapia ferrochelante le cose cambiano decisamente.
L’ideale sarebbe l’infusione continua per 24h al giorno 7 giorni su 7 ma si capisce che
non è sempre semplice per il paziente, ad esempio un adolescente portarsi sempre
appresso la pompa a seconda dell’attività, compagnia etc. Inoltre, diversamente da
quello che avviene con l’insulina, se si sospende la somministazione il paziente non
avverte conseguenze immediate e quindi tende a sospendere con più facilità la terapia
anche se la soppravvivenza è correlata all’adesione alla terapia.
Esiste proporzionalità tra numero infusioni e sopravvivenza; secondo uno studio eseguito
a Torino i meno virtuosi (75 infusioni l’anno o meno) arrivano massimo a 22 anni circa, al
contrario, i più complianti a 30 errotti anni sono ancora tutti vivi. Tenendo conto di questi
problemi di compliance si consigliava quindi di tenerlo per 5-6 giorni a settimana per 8
ore minimo sino a 24 a seconda della quantità di accumulo.
Il Desferal non è un farmaco propriamente innocuo e va utilizzato con criterio: Per anni si
è utilizzato a dosaggi altissimi e per un periodo veniva prescritto addirittura prima che
iniziassero le trasfusioni. Il risultato fu che un gruppo di pazienti sviluppò displasie ossee
importanti (tronco corto, altezza ridotta, torace svasato) dovute al fatto che non avendo
ferro da chelare, il desferal, chelava il rame ed i calcio, con il risultato di cui sopra.
Nonostante possa essere foriero di numerose grane il desferal ha però cambiato la storia
della talassemia, permettendo a questi soggetti di diventare adulti.
In chi aveva complicanze come la cardiopatia e necessitava di una chelazione intensiva è
stato utilizzato anche in endovena con un CVC con buoni risultati ma con i rischi di
infezione e trombosi legati al catetere.
C’è da dire che all’inizio dell’era del desferal si utilizzava solo un parametro per
l’accumulo del ferro ossia la ferritina, un indice indiretto che non dice molto sul dove sia il
ferro. Non è un esame sempre attendibile, basta un infiammazione per falsare i valori o
un’epatopatia in quanto la sintesi della ferritina è epatica e con la morte degli epatociti
viene messa in circolo come le transaminasi. Quindi quando si trovano le transaminasi
alte non si può sapere quanta della ferritina misurata è dovuta all’accumulo di ferro.
Inoltre l’accumulo di ferro determina la lisi degli epatociti formando un circolo vizioso.
Col tempo sono venuti fuori metodi che, a differenza della ferritina, ci danno informazioni
sul ferro d’organo:
!
! per la misurazione del ferro epatico si è ricorso alla biopsia che se da una parte
permette anche la valutazione istologica è sicuramente un esame non piacevole e con
problemi di campionamento come nella fibrosi o cirrosi dove il ferro si distribuisce in
maniera eterogenea.
Attualmente è superato da mezzi più moderni come lo SQUID (costosissimo e presente in
pochi centri) e la RMN.
! Sempre la RMN è utilizzata per studiare l’accumulo cardiaco; si utilizza la modalità
T2 star per valutare l’accumulo nel setto.
! Va detto che c’è discordanza tra l’accumulo di ferro cardiaco ed epatico ovvero
uno può essere letteralmente infarcito mentre l’altro può essere del tutto normale.
Prima che si potessero usare queste metodiche si doveva aspettare che il paziente
arrivasse allo scompenso per sapere del coinvolgimento cardiaco. Oggi invece possiamo
valutare il rischio, la situazione preclinica ed intervenire precocemente. Ad esempio i
soggetti con valori T2 star cardiaco <20 ms (a rischio scompenso) vengono trattati
intensivamente con i chelanti, prevenendo lo scompenso. Più è basso il T2 star cardiaco
maggiore è il rischio che lo scompenso cardiaco si manifesti clinicamente entro un anno.
Grazie a questo mezzo diagnostico possiamo dunque intervenire prima che si manifesti
lo scompenso e lo si fa utilizzando altri 2 farmaci che hanno, anche loro, cambiato la vita
dei talassemici.
Aldilà di tutto sono stati fatti dei passi da giganti sopratutto grazie ai chelanti orali e alla
RMN che hanno permesso una progressiva riduzione della mortalità e sempre meno per
cause cardiache (circa il 71% in meno). A Cagliari è morto un ragazzo quest’anno ma per
qualche anno non era morto nessuno per problemi cardiaci.
L’età media dei pazienti è quindi cambiata, prima erano tutti bambini, adesso sono
sempre più adulti con una prognosi definibile “aperta” e nulla vieta che abbiano una
sopravvivenza paragonabile alla popolazione sana.
E’ però vero che non possiamo sapere come andranno le cose in futuro, ad esempio ci
troviamo di fronte a pazienti che oltre alla talassemia hanno le problematiche che
riguardano tutti gli adulti (che bisogna imparare a gestire visto che prima non arrivavano
all’età adulta) ed in più potrebbe esserci, ad esempio, rischio tumorale aumentato visto
che il ferro è un fattore di rischio.
Si stanno iniziando a vedere casi di epatocarcinoma sia nei pazienti con hcv che in
pazienti senza hcv ma col ferro.
Infine due parole sulla terapia non convenzionale perchè sicuramente c’è ancora molto
da fare visto che la vita del talassemico resta, per quanto mgliorata, non semplicicssima.
Da molti anni si sta cercando di trovare un farmaco che possa aumentare l’HBf in modo
che questa possa supplire la carenza di catene beta ma, in realtà, non si è riusciti ancora
ad ottenere nulla di essenziale. Per esempio nelle talassemie intermedie si può usare
l’idrossiurea come induttore e anche per distruggere le masse di eritropoiesi inefficace
ma gli effetti sono visibili solo in chi ha un detrerminato assetto genico. Nelle talassemie
major non da risultati; qualche anno fa qua a Cagliari è stato provato, previa
autorizzazione del comitato etico, su un ragazzo talassemico major testimone di Geova
che per motivi religiosi rifiutava le trasfusioni ma non ci fu nessun risultato.
Si guarisce solo col trapianto di midollo osseo che può essere donato da un familiare o
meno. I risultati migliori li abbiamo quando il donatore è un fratello/sorella e chi riceve è
un bambino che presumibilmente ancora non ha accumulo degno di nota e maggiore
tolleranza immunologica. Nel bambino la sopravvivenza libera da malattia è di oltre il
90%. Il discorso cambia con gli adulti, aumenta la mortalità e lo fa in relazione alla
presenza della fibrosi epatica che li rendi più sensibili alla tossicità dei chemioterapici ed
altri farmaci utilizzati nell’iter che si segue per il trapianto.
Purtroppo il 10% dei bambini e una percentuale maggiore di adulti sono colpiti da GVH
che può presentarsi in varie forme: cutanea (che ha 4 stadi e può esitare in
sclerodermia), intestinale ed epatica che, nei peggiori dei casi, non rispondono al
cortisone e mettono a serio rischio la vita del paziente.
C’è quindi da fare la scelta tra il tenersi la malattia e vivere da talassemico che seppur
con i sui costi da discrete garanzie sulla aspettativa di vita, o scegliere per il trapianto
con i rischi che ne derivano.
Quando il donatore poi nn è un familiare le percentuali di riuscita diminuiscono
ulteriormente.
Data: 14/11/2013
Obiettivi Docente: Prof. Moi
Caso clinico: paziente ( 16 anni) che si presenta in Pronto Soccorso con febbre, brividi, vomiti,
dolori addominali e cefalea. Segni vitali: f.c. : 165 al minuto, frequenza respiratoria: 28 al minuto,
pressione arteriosa: 65/30, saturazione di 𝑂 normale ( 100% di saturazione in somministrazione
di 4 litri di ossigeno al minuto). La diagnosi è di sospetta Sindrome di shock settico forse legata all’
uso di tamponi vaginali con infezione da streptococco. La 𝑃𝑂 è normale. La 𝑃𝐶𝑂 è ridotta ( 19
mm Hg, mentre dovrebbe essere intorno a 40). Il bicarbonato è diminuito. Diagnosi squilibrio:
Acidosi metabolica con compenso respiratorio dovuto al fatto che abbiamo un’ acidosi
ovviamente. La 𝐶𝑂 viene eliminata come sapete per via respiratoria. Per quanto riguarda gli altri
esami il Na è ridotto, il k è normale, il Cl è normale. L’ anion gap che si misura sottraendo al Na la
somma di Cl e di HCO3. L’ azoto ureico è aumentato, il Ca è 5,2, l’ albumina è 2. Questo valore di
albumina è importante perché l’ albumina e le proteine plasmatiche sono il principale anione non
misurato dell’ anion gap. L’ anion gap è quella parte di anioni non misurati. Dell’ anion gap fanno
parte: proteine, acidi fosforico e solforico. La produzione dell’ albumina contrae l’ anion gap.
Questo è un soggetto che ha apparentemente un anion gap normale ma che correggendo in
funzione dell’ albumina ha un anion gap aumentato. Con la correzione otteniamo 17 mEq/L di
anion gap, che significa una acidosi metabolica con anion gap aumentato. In condizioni di
ipossiemia i tessuti mettono in atto un metabolismo di tipo anaerobico, con attivazione della
glicolisi anziché del ciclo di krebs, con aumento del lattato. Dopo un’ ora la situazione precipita
ulteriormente, ph: 7,06 che è un ph bassissimo. La 𝑃𝑂 precipita anch’ essa a 63 mmHg. La 𝑃𝐶𝑂 è
normale in questo caso. L’ HCO3 sembra ridotto. Quindi acidosi metabolica non più compensata
dall’ attività del respiro per sopravvenuta insufficienza respiratoria.
Lo squilibrio acido-base è frequente in clinica. Il range di normalità del Ph è compreso tra 7,35 e
7,45. Quando abbiamo valori sotto i 7,35 parliamo di acidosi, quando abbiamo valori sopra i 7,45
parliamo di alcalosi metabolica.
Nell’ acidosi metabolica abbiamo la riduzione del Ph con riduzione dell’ HCO3, quindi entrambi
questi parametri si muovono nella stessa direzione. Nell’ alcalosi metabolica abbiamo invece il Ph
elevato e l’ HCO3 ugualmente elevato.
Nell’ acidosi respiratoria invece abbiamo movimenti inversi, abbiamo che il Ph si abbassa come
conseguenza dell’ innalzamento della Pa𝐶𝑂 in genere per problematiche di tipo respiratorio, es.
riduzione della ventilazione. Nell’ alcalosi respiratoria abbiamo un Ph elevato come conseguenza
di un abbassamento della Pa𝐶𝑂 , che generalmente si ottiene come conseguenza di una
ventilazione eccessiva.
Queste 4 condizioni: acidosi e alcalosi metabolica e acidosi e alcalosi respiratoria si distinguono poi
in acute e in croniche.
Il range di Ph compatibile con la vita è tra 6,6 e 7,8. Il Ph è una funzione logaritmica. Il
metabolismo giornaliero produce circa 13000 idrogenioni al giorno, il rene ne può eliminare solo l’
1 % di questi; questo spiega perché un compenso renale impiega molto tempo a verificarsi. Il
blocco renale ha rischi minori rispetto al blocco respiratorio di determinare squilibri acido-base.
I sistemi tampone si oppongono alle variazioni del Ph, agiscono immediatamente. Il principale
tampone del sangue è l’ HCO3-/H2CO3. Il rapporto normale è di 20 a 1, cioè 20 molecole di
bicarbonato per ogni molecola di acido carbonico. Aumentando entrambi o diminuendo entrambi
si ha stabilità del Ph, purchè si mantenga il rapporto di 20 a 1.
Vi ricordo che l’ anidride carbonica si comporta come acido perché nel plasma ad opera dell’
anidrasi carbonica è convertita in H2CO3, che poi è in grado di dissociare in protoni. Le variazioni
non compensate del rapporto HCO3/H2CO3 danno acidosi o alcalosi. Tamponi minori nell’ ECF
sono fosfati e plasma proteine, mentre nell’ ICF sono: proteine, fosfati organici e inorganici e nel
sangue l’ Hb.
Nell’ acidosi metabolica abbiamo una riduzione dei bicarbonati non compensata dalla riduzione
proporzionale dell’ acido carbonico.
Mantenendo normale il bicarbonato possiamo avere un’ acidosi respiratoria aumentando di una
volta e mezzo l’ acido carbonico o viceversa dimezzando l’ acido carbonico avremo una situazione
di alcalosi respiratoria.
Normalmente l’ alcalosi metabolica è data da un aumento dell’ HCO3, l’ alcalosi respiratoria da
una diminuzione della PCO2, l’ acidosi metabolica è data dalla diminuzione dell’ HCO3, l’ acidosi
respiratoria da un aumento della PCO2.
Il rene può intervenire riassorbendo l’ HCO3 oppure aumentando l’ eliminazione di idrogenioni in
genere sotto forma di ammonio. La maggior parte avviene comunque col riassorbimento dell’
HCO3 a livello del tubulo prossimale. Entrambi questi meccanismi: la ritenzione di ammonio o l’
eccessiva eliminazione di bicarbonato possono produrre acidosi metabolica.
Il rene può anche neoformare HCO3 oltre che aumentarne il riassorbimento. In corso di acidosi
respiratoria il rene compensa eliminando idrogenioni e riassorbendo l’ HCO3, eccetto che in corso
di acidosi da insufficienza renale.
La compensazione renale è lenta ( ore o giorni ) per cui gli squilibri respiratori saranno acuti o
cronici.
Il principale tampone extracellulare è HCO3 per l’ alta concentrazione e la capacità di variare in
dipendenza della PCO2 secondo la formula:
In laboratorio si misurano in genere solo due dei parametri: Ph e PCO2. Tutti gli altri sono
calcolati; per esempio l’ HCO3 è calcolato mediante la formula di Handerson-Hasselbach.
L’ Anion Gap è un elemento diagnostico principale. E’ la differenza tra i principali cationi e anioni
misurati e riflette la concentrazione degli anioni normali o patologici non misurati( lattico,
proteinati, fosfati etc.). La riduzione dei cationi non viene presa in considerazione perché in genere
non variano in maniera significativa e sono il K, il Ca e il magnesio. Alcuni introducono il K nella
misurazione dell’ anion gap e in tal caso c’è un aggiustamento della formula.
Nel caso in cui introduciamo nella formula anche il K il valore normale dell’ AG deve essere
aumentato di 4 mEq/ L.
Ogni riduzione di un grammo di albumina riduce l’ AG di 2.5 mEq/L mascherandone l’ aumento. La
correzione si fa con la formula di Figge: AG corretto= AG osservato+(2.5x(Albuminemia normale-Alb
osservata).
Abbiamo una riduzione del Ph che si accompagna, essendo spesso anche una conseguenza, della riduzione
dei bicarbonati. Le cause sono molteplici: si può andare da un aumento della produzione di acidi a una
ingestione di acidi o a una ridotta escrezione renale di acidi o a una perdita intestinale o renale di HCO3. Vi
ricordo che la diarrea è la causa più frequente in pediatria di acidosi perché comporta la perdita prevalente
di bicarbonato. Per ogni riduzione di 1 mEq di HCO3 abbiamo una riduzione compensatoria di 1.2 mmHg di
PCO2. Il compenso respiratorio è rapido ( entro un’ ora, e si completa nelle 24 ore). Se non si verifica può
esserci una disfunzione respiratoria o neurologica che precede l’ acidosi metabolica.
Di solito si calcola sempre l’ AG perché la diagnosi differenziale dipende dalle sue variazioni. La causa più
frequente quando non c’è variazione dell’ AG è in genere una perdita che riguarda contemporaneamente l’
anione e il catione.
La causa comune di acidosi metabolica con AG normale è la perdita di HCO3 con feci o urine o mancata
escrezione di H+. Altra causa possono essere procedure chirurgiche, fistole pancreatiche, condizione
iatrogena ( utilizzo di soluzioni concentrate di sodio cloruro, come nella resuscitazione), perdita renale di
bicarbonato ( le cosiddette acidosi tubulari, soprattutto prossimali), impiego del diuretico acetazolamide, l’
iperparatiroidismo, potassio cloruro, spironolattone, l’ ipoaldosteronismo. Tra le cause pediatriche le
acidosi renali tubulari tipo I e II. Difetto d’escrezione H+ in tipo I con secondario consume di HCO3. Nel tipo
secondo abbiamo invece difetto di riassorbimento. Entrambi danno acidosi metabolica con AG normale e
urine alcaline. La cosa che contrasta è che si ha un’ acidosi metabolica ma le urine sono alcaline, il rene
compensa eliminando acidi.
Cause esogene ( da intossicazione): metanolo, etilen glicol ( liquido antigelo ), salicilati, paraldeide.
Sono tutte causate da anioni non misurati, endogeni o esogeni. Utile in questo caso calcolare anche
l’Osmotic Gap (OP) con la seguente formula:
OG = 12±2 mOsm/L
Riflette la presenza di un osmolita non misurato come ethylene glycol (antigelo), metanolo o paraldeide.
Una delle cause più importanti dell’ elevazione dell’ AG abbiamo detto essere la cheto acidosi sia diabetica
che di altra origine. In genere i corpi chetonici sono l’ acido acetacetico e il β-idrossibutirrato. Tali sostanze
vengono prodotte quando il metabolismo è prevalentemente lipidico con scarsa utilizzazione di glucosio.
Oltre al diabete si può manifestare ovviamente anche in una condizione di digiuno. Sono acidi forti e
inducono un compenso respiratorio iperventilatorio e chi ha visto un’ acidosi diabetica la riconosce dalla
clinica ( respiro del bambino iperpnoico, con aumento della frequenza e dell’ escursione). In Sardegna
frequente è il difetto di chetoidrolasi, che si può manifestare non alla nascita ma dopo 1-2 giorni dalla
nascita. Altre possono presentarsi a distanza di tempo in occasione di episodi scatenanti. Non trattata
progredisce fino a edema cerebrale e arresto cardiaco.I segni neurologici che si instaurano sono: letargia,
ottundimento e coma, provocati dall’iperosmolarità e chetoacidosi . Se all’ origine c’ è una condizione di
diabete mellito si fa la terapia insulinica che oggi sapete si fa a piccole dosi molto frequenti o per e.v. o
sotto cute e poi appunto correggendo il deficit di volume plasmatico.
L’ altra condizione che vi ho detto prima, l’ acidosi lattica, in genere dovuta all’ ipossiemia o a
ipoperfusione tissutale o a errori congeniti del metabolismo o a farmaci o a tossine. Si associano i segni
della malattia di base, disidratazione, shock, ins. cardiaca, cianosi, sepsi. Ecco perché ripristinando il volume
plasmatico si corregge quasi immediatamente l’ acidosi; di solito non è necessario usare bicarbonato.
Difetti del ciclo dell’ urea con iperammoniemia, difetti del metabolismo degli amminoacidi, carboidrati e
grassi con acidemia organica o cheto acidosi. L’ aumento dell’ ammonio plasmatico che si ha in questi casi
può essere valutato come parametro nello screening delle malattie del metabolismo. Nelle malattie del
metabolismo i parametri di base che valutiamo sono: ammonio, lattato, piruvato, amminoacidemia,
aciduria. Sintomi spesso aspecifici con difetto di crescita, scarsa alimentazione, vomiti, convulsioni. La
terapia si fa limitando il substrato non metabolizzabile, e dando glucosata ad evitare catabolismo proteine-
grassi . Quando voi vi trovate di fronte un bambino con i sintomi che abbiamo visto prima, senza una storia
clinica di chetoacidosi diabetica, la terapia di emergenza, prima di fare la diagnosi, è l’ utilizzo di soluzione
glucosata al 10 %→questo rifornisce glucosio come sorgente di energia, inibendo le vie cataboliche dei
lipidi e degli amminoacidi.
Intossicazioni
Salicilati , si presentano con: tinniti, vertigini, febbre, nausea, vomito e diarrea, sopore, coma
L’ etanolo dà un’ inibizione competitiva dell’ alcol deidrogensi e questo comporta un blocco nella
produzione di acidi. Si può usare anche un prodotto chiamato fomepizolo, che è un inibitore dell’ alcol
deidrogenasi e che corregge l’ intossicazione da etanolo.
Insufficienza renale
Determina acidosi metabolica con alto AG per il difetto d’escrezione di acidi titolabili (acido fosforico e
solforico) e di NH4+.
-cardiovascolare( riduzione della contrattilità cardiaca, ridotta risposta alle catecolamine, ridotta soglia per
le aritmie, riduzione della gittata cardiaca e della pressione sanguigna e della perfusione tissutale,
vasocostrizione polmonare)
-respiratorio ( compenso iperventilatorio, a lungo andare ci può essere una riduzione della forza
respiratoria )
-ematologiche, perché la curva di dissociazione dell’ emoglobina è influenzata dal Ph. Quando il Ph si
riduce, con aumento degli idrogenioni, si ha uno shift verso destra della curva e questo comporta una più
facile cessione dell’ ossigeno ai tessuti. Quando invece si ha una riduzione degli idrogenioni, quindi un
aumento del Ph, la curva si sposta verso sinistra e questo fa si che l’ ossigeno venga ceduto meno
facilmente.
A livello metabolico abbiamo: una inibizione della glicolisi anaerobica, una resistenza all’ insulina, una
riduzione della sintesi di ATP, una iperkaliemia, un aumento della degradazione delle proteine.
Abbiamo detto prima che si tende a non usare l’ HCO3 a meno che non ci sia un AG normale, perché in
quelle condizioni abbiamo visto che c’ era prevalentemente un difetto del bicarbonato. Dibattuto l’uso se
AG elevato.
In pediatra l’acidosi è quasi sempre causata da insufficienza respiratoria per cui risponde a precoce
ventilazione, ossigenazione e ripristino della perfusione tessutale con fluidi e farmaci inotropi.
HCO3 può reagire con H2O a formare acido carbonico che dissocia in H2O e CO2 che diffonde intracellula.
Ecco perché dando troppo bicarbonato si può creare in seconda istanza una aumento della CO2 che dà
appunto un’ acidosi e peggiora l’ acidosi iniziale.
AHA raccomanda correzione dell’acidosi con ripristino ossigenazione, ventilazione e perfusione tessutale. L’
HCO3 è giustificato solo nel caso in cui ci sia un arresto cardiaco prolungato e dopo che le misure prima
considerate siano state inefficaci.
Alcalosi metabolica
Questa consiste in un aumento del Ph oltre 7,45, che si associa a un aumento dell’ HCO3 e da esso causata.
I meccanismi di aumento dell’ HCO3 sono la perdita di idrogenioni o la somministrazione di bicarbonati (
es.: citrosodina) oppure la contrazione del volume plasmatico.
L’iperaldosteronismo secondario da insufficienza cardiaca o cirrosi non causa alcalosi metabolica perché
la contrazione del volume comporta minor secrezione di Na+ →quindi soltanto se c’è un’ aumentata
secrezione di Na con scambio a livello distale si può avere l’ alcalosi metabolica.
In genere l’alcalosi comporta una compensazione respiratoria con aumento PCO2 di 0,7 mmHg per ogni
mEq d’aumento di HCO3.
Le perdite di H+ possono avvenire sia per via gastroenterica che per via renale. Per via gastroenterica
tipicamente nel vomito in cui l’ HCl comporta perdita di H+ e Cl.
Questa è la reazione per cui si ha aumento dell’ HCO3: H2O↔H++HO−
HO−+CO2↔HCO3−
L’ alcalosi metabolica iatrogena consegue invece all’ uso di diuretici dell’ ansa o tiazidici che causano
eliminazione di Cl e di Na con scambio distale sempre di idrogenioni e K. Quindi tutte le volte che voi usate
sia il lasix che i tiazidici causate un riassorbimento di Cl a livello dell’ ansa di Henle e del tubulo prossimale e
questo determina un aumento di Na, il quale va col Cl, che giunto al tubulo distale viene scambiato col K e
con l’ H causando una riduzione di entrambi.
L’ alcalosi metabolica può essere conseguenza di queste due sindromi genetiche: S. di Bartter e S. di
Gitelman. La s. di Bartter e di Gitelman causano alcalosi metabolica con lo stesso meccanismo dei
diuretici, ma causato da difetto genetico nei trasportatori di Cl nell’ansa e nel tubule distale. Oltre che
perdita di H+ l’ alcalosi consegue allo spostamento intracellulare di H+ ad esempio nell’ipokaliemia per
sostituire elettronegativamente la fuoriuscita di K+.
Alcalosi postipercapnica ( problematica questa che vedono praticamente solo gli anestesisti)
Nell’acidosi respiratoria cronica, il rene compensa eliminando H+ per mantenere pH provocando aumento
del HCO3.
In caso di ventilazione meccanica s’induce rapida riduzione della CO2 con alcalosi metabolica difficile da
correggere perché concomita deplezione di Cl- che deve essere primariamente corretta
In questi pazienti inoltre la rapida eliminazione della CO2 comporta rapido spostamento di CO2 che
diffonde facilmente attraverso la barriera ematoencefalica causando alcalosi cerebrale e segni neurologici
(ridurla gradualmente) .
Avviene non se vi prendete la citrosodina ma se la somministrate in infusione rapida, oppure se c’è una
disfunzione renale che blocca l’ eliminazione compensatoria di bicarbonato. Può avvenire in corso di
emotrasfusioni in quanto in ogni sacca vi è un quantitativo di circa 50 ml di citrato, ed è una possibile causa
di alcalosi metabolica che in genere si evidenzia con la comparsa di parestesie. Può avvenire anche a causa
di trasfusioni di plasma il quale è anticoagulato allo stesso modo , oppure in dialisi, anche se in dialisi si usa
maggiormente l’ eparina che il citrato come anticoagulante.
Per es. quella che può accadere dopo l’ uso di diuretici dell’ ansa che abbiamo detto prima. Oppure può
seguire alla sudorazione profusa con perdita di Cl nella fibrosi cistica. Una delle manifestazioni tipiche della
Sardegna della fibrosi cistica è la disidratazione ipocloremica con alcalosi ipocloremica.
Poi c’è il caso della cloridorrea congenita in cui c’è un difetto nel canale di riassorbimento del Na e del Cl a
livello intestinale.
In questo caso la riduzione della PCO2 determina vasocostrizione con riduzione del flusso cerebrale, la
quale può causare: convulsioni, tetania ( interferenza a livello del Ca), letargia, delirio e stupore.
A livello cardiovascolare abbiamo ugualmente una vasocostrizione delle piccole arteriole inclusi i vasi
coronarici con una diminuzione della soglia per le aritmie.
A livello respiratorio c’è il compenso con ipoventilazione. E’ possibile susseguente ipossiemia e ipercapnia
nel caso che subentri l’ insufficienza respiratoria.
A livello ematologico abbiamo lo shift verso sn della curva di dissociazione dell’ ossiemoglobina con ridotta
cessione dell’ ossigeno ai tessuti.
A livello metabolico abbiamo una stimolazione della glicolisi anaerobica, una ipocaliemia, una riduzione del
Ca ionizzato e una ipomagnesemia e ipofosfatemia. E questi spiegano la tetania e le parestesie che sono tra
le manifestazioni cliniche dell’ alcalosi metabolica.
In caso ci sia edema il NaCl è rischioso, per cui è meglio utilizzare il KCl o inibitori dell’ anidrasi carbonica.
Un secondo metodo di terapia dell’alcalosi metabolica in pazienti con edema è l’acetazolamide che acidifica
il sangue inibendo l’anidrasi carbonica e quindi provocando eliminazione di HCO3.
Per la terapia è utile misurare il Cl urinario. Se è basso ( < 10 mEq/L) è probabile che alla base ci sia una
perdita di cloro per via gastrica per es. o col sudore o con l’ inibizione del riassorbimento da diuretici.
Bisogna quindi correggere l’ ipocloremia. Ricordatevi quindi di verificare la presenza di cloro nelle urine per
gestire in modo più appropriato l’ alcalosi metabolica.
Se l’ alcalosi è legata all’ iperaldosteronismo, in quel caso il cloro viene eliminato con il Na dall’ aldosterone
e quindi non si riesce a correggere.
Se la perdita è principalmente gastrica si può fare anche una terapia con antistaminici H2( ranitidina) o con
inibitori di pompa.
I disturbi A-B respiratori possono derivare dall’incapacità a eliminare l’eccesso di CO2 prodotta con la
ventilazione o da un difetto polmonare ventilatorio primitivo di tipo restrittivo, ostruttivo o neurogeno.
Acidosi respiratoria
Generalmente causata da riduzione della ventilazione intesa come prodotto del volume respiratorio per FC
Cronica quando si stabilisce nell’arco di giorni per effetto di malattie sistemiche.
Condizioni che danno acidosi respiratoria: Insuff. respiratoria di tipo ostruttivo, restrittivo intrinseca o
acquisita o da depressione centro respiro
Cause di acidosi respiratoria: alterazioni del SNC ( farmaci che agiscono sul centro del respiro: BDZ,
barbiturici, narcotici, analgesici, oppiacei, traumi del SNC o tumori), alterazioni sia della escursione toracica
che della efficienza di ventilazione( distrofia toracica asfissiante,scoliosi toracica progressiva, trauma
toracico, pneumotorace, pleuriti) e poi ostruzioni respiratorie( ipertrofia adenotonsillare, stato asmatico).
Compenso all’ acidosi respiratoria.
L’aumento della PaCO2 è prima compensato da passaggio nel plasma dell’HCO3 intracellulare.
Lo shift nel plasma provoca un aumento di 1mEq/L per ogni 10 mm di aumento della PaCO2.
Più lentamente nei 3.5 giorni successive interviene il compenso renale con aumento escrezione H+ e
riduzione secrezione HCO3 che determina un aumento di circa 3.5 mEq /L per ogni 10 mm di incremento
della PaCO2.
Effetti dell’AR mediate dalla CO2 sono un aumento del flusso cerebrale e della pressione intracranica>
disorientamento, confusione, cefalea.
L’insufficienza respiratoria più severa comporta oltre che ipercapnia anche ipossiemia, inizialmente
compensata da shift a dx della curva dissociazione O2 con minor affinità dell’O2 e quindi maggior cessione
ai tessuti per identica PaO2 .
In seguito però interviene una riduzione del DPG che comporta un controshift a sn della curva con maggior
ipossiemia. Il DPG ( difosfoglicerato) è un mediatore importante che controlla l’ affinità dell’ ossigeno per l’
Hb. Esso è un prodotto della glicolisi, la quale normalmente procede da 1,3 difosfoglicerato a 3
fosfoglicerato; però in certe condizioni si produce in minima parte anche DPG per opera dell’ enzima
difosfoglicerato mutasi, che poi è convertito a sua volta in 3 fosfoglicerato tramite l’ attività della 2,3
difosfoglicerato fosfatasi.
La condizione di acidosi inibisce questo enzima, quindi si forma meno DPG e quindi c’è uno shift della curva
verso il maggior trattenimento di ossigeno e quindi una condizione di ipossiemia relativa.
In questo caso ci si occupa di curare la malattia respiratoria principale che ha causato la condizione;quindi
se c’ è una polmonite, se c’è uno stato asmatico, se c’è una scoliosi si cerca di correggerle.
Se erano in gioco farmaci del SNC si sospendono. Poi si ventila sia con misure non invasive che con
intubazione e ventilazione meccanica.
Nella correzione ventilatoria dell’acidosi cronica tenere presente che la ipercapnia provoca una deplezione
di Cl- che per azione elettrostatica ostacola la secrezione di HCO3-, determinando alcalosi metabolica.
Alcalosi respiratoria
L’alcalosi respiratoria è l’aumento del pH oltre 7.45 conseguente a aumentata eliminazione di CO2 per via
polmonare.
Lesioni SNC
Cerebrali e cardiovascolari
Spostamento della curva dissociazione Hb a sn con aumento dell’affinità per O2 e minor ossigenazione
tessutale
Neuropsichiatria infantile
SVILUPPO MOTORIO 1^ lezione
E COGNITIVO-AFFETTIVO NORMALE 11 Novembre 2013
Prof A. Zuddas
AUTISMO Anna Demurtas
Prima di parlare di patologia però vorrei dirvi due parole sulla salute, in realtà la salute è il
raggiungimento di capacità di sviluppo cognitivo e emotivo e sociale che permettono al bambino e
all'adolescente di avere delle occasioni di vita con i suoi coetanei.
Cosa vuol dire: io non posso chiedere a un bambino di 5 anni che sappia fare le cose che fa un
ragazzino di 10 anni, e mi aspetto da un ragazzino di 10 anni che sappia fare tutta una serie di cose
che a 5 anni non sapeva fare. Ecco perché l'aspetto di sviluppo è fondamentale.
Alcuni comportamenti sono assolutamente normali a una certa età e diventano molto poco
funzionali in altre.
Ora, se voi prendete un bambino di due anni, e lo portate al parco, e lo mettete dentro a un recintato,
e nel recintato c'è l'erba, e il bambino vede un altro bambino di due anni con un bellissimo
1 In realtà non fa in tempo a fare l'ADHD.
giocattolo, cosa pensate che faccia?
Va, glielo prende e si azzuffano. Comportamento normale a 2 anni.
Qualcuno ha scritto su un giornale tipo Science che se i bambini di 2 anni avessero le armi noi non
esisteremmo, perché a 2 anni c'è il massimo di aggressività fisiologica.
A due anni e mezzo la stessa scena cambia perché il bambino va insieme all'altro iniziano a
chiacchierare insieme e giocano insieme
Cos'è successo in 6 mesi? Ha imparato a
- parlare meglio, direte voi, ed è vero, però ha sviluppato altre funzioni:
- è diventato in grado di bloccare le risposte automatiche (“ voglio fare questo, mi fermo, penso a
una strategia migliore”)
- ha imparato a posticipare una gratificazione “io te lo prendo perché voglio giocare, ma se faccio in
questa maniera io gioco e sono molto più contento, anche perché l'altra volta che io gliel'ho preso, è
venuta la mamma di questo bambino e me ne ha dette quattro, ha chiamato mia nonna che me ne ha
detto altre quattro, e poi a casa mamma mi ha dato il resto.
Ieri che io ho invece ho chiacchierato con lui la mamma di quell'altro bambino mi ha detto -Ah, che
bravo bambino!- mi ha dato metà della sua merenda buonissima, nonna mi ha dato un bacio e
mamma mi ha fatto la torta perché mi ero comportato bene.”
Quindi primo concetto: Noi facciamo le cose perché ci piacciono, se non ci piacciono non le
facciamo; quello che possiamo fare è posticipare la gratificazione.
Ci sono una serie di aeree che ci permettono di pregustare la ricompensa e sono fondamentali per
l'apprendimento, nucleo acumbens, è quella per intenderci, la parte più anteriore dei nuclei della
base, se noi non riusciamo ad attivare quell'area non mettiamo le energie per fare le cose.
Io vengo da una generazione che ha avuto come professore di neurologia Luigi Gessa, che entrava
in aula alla prima lezione dicendo: << Io mi occupo di sesso droga e rock'n' roll >>
Nel senso che ha sviluppato la sua intera vita scientifica studiando il nucleo acumbens, che è
fondamentale nel controllo del comportamento sessuale, per esempio, se voi prendete il ratto
maschio e lo mettete nella gabbia dove c'è la femmina in estasi gli mettete un aghino questo scarica
come un matto quando però inizia a consumare non scarica più perché ormai la sta sentendo la
gratificazione non la sta pregustando. (il prof parla molto in fretta, comunque verosimilmente
l'esperimento consisteva in quanto ho scritto)
La stessa area si attiva se voi prendete un pezzo di cioccolato. La stessa area si attiva per esempio in
quei ratti che per 30 giorni preferivano l'alcol e non l'acqua, e appena vedevano l'alcol iniziavano a
scaricare. (?non sono sicurissima ma mi sembra verosimile succeda questo) Nelle scimmie quando
fanno gli esperimenti per vedere se sono in grado di imparare è vedere se quell'area è funzionante.
Quell'area e queste cose vi serviranno per avere a che fare con gli esseri umani in generale e coi
ragazzini ancora di più.
Il secondo concetto della salute è che lo sviluppo non è lineare ma va a tappe e ci sono una serie di
tappe che sono fondamentali nel senso che se una tappa non si supera bene e costa fatica superarla
rischia di compromettere anche le altre.
Non sono lineari, ma ce ne sono una serie, una fondamentale è l'anno di vita, perché il bambino
inizia a camminare e inizia a parlare, voi capite bene che gli cambia il mondo: è lui che decide dove
vuole andare. Mamma può anche non volere e lo piglia per la collottola e inizia il conflitto, ma è lui
che decide.
Dopodiché a tre anni per quelli che vanno alla scuola materna, ma anche per quelli che non ci
vanno, deve imparare a gestire il suo comportamento insieme a quello degli altri, perché prima era
tutto facile ora c'è la maestra che dice “adesso impariamo la poesia” “Oddio” Poi mi ci metto e
imparo la prima strofa, e mamma è felice, e se mamma è felice chissà come sarà felice per la
seconda e la terza, e allora cosa ho imparato? Non la poesia ma ho imparato che una cosa
complicata la posso dividere in tre cose piccole, che sono le strofe, e alla fine ho fatto tutto quanto.
E questo è pianificare, è inibizione della risposta automatica, controllo delle funzioni esecutive
insieme alla gestione dell'area della ricompensa,
lo vedremo nella seconda parte di questa chiacchierata quando parleremo di ADHD.
Il terzo concetto è che se voi leggete in giro così, intorno ai 13 -14 anni tutto quello che capita è
colpa dell'adolescenza. E' una palla! Nel senso che è vero che è un momento particolare, perché
tutto ciò che noi facciamo è frutto dell'equilibrio tra l'impulsività e il controllo degli impulsi, la
parte di elaborazione degli impulsi è sottocorticale (quindi nuclei della base) e la corteccia
prefrontale tende a inibire e quindi a modulare tutto questo.
Se andate a vedere lo sviluppo, lo striato raggiunge la maturazione prima della regione della
corteccia prefrontale che tende a inibire; quindi l'adolescente ha la regione prefrontale allo stadio di
sviluppo del ragazzino piccolo, e lo striato (la regione degli impulsi) di quello grande, quindi c'è un
po' di squilibrio e questo può creare dei problemi. Però il discorso dell'adolescenza come periodo di
crisi è finto! questo ve lo racconta solo chi ha visto solo ragazzini con problemi...Freud, etc etc... chi
ha fatto uno studio sulla popolazione ha visto che l'80% dei ragazzini sta benissimo (avrà bisogno
di riorganizzarsi un pochino rispetto a quando era bambino....menarca bene, spermarca pure, ha
relazioni come si deve...ha avuto più o meno conflitti coi genitori a seconda di come sono i genitori,
va per i fatti suoi) e ce n'è un 20% che hanno un po' di difficoltà che hanno bisogno di un aiuto
“strutturato”, professionale; che non vuol dire che hanno un disturbo.
[ cose che faremo nel corso opzionale dove riprenderemo questi argomenti: disturbi di condotta,
disturbi alimentari, disturbi d'ansia e disturbi dell'umore...il prof poi aggiunge che fa molto più lo
psichiatra che non il neurologo] e quindi dicevo se voi fate uno studio epidemiologico, quello che
trovate è circa il 10% ha un disturbo codificabile, di diversa gravità, di tutto il 100% quelli che
hanno un disturbo psicopatologico grave sono il 2% ma sono quelli così gravi che non chiedono
aiuto! Voi avrete sentito che contro la dispersione scolastica contro la microcriminalità si fanno
corsi di teatro e ceramica e così via... e sono cose che vanno benissimo per chi sta bene. Il punto è
che quelli con problemi non ci vanno! Il massimo che fa è chiedere aiuto ai coetanei, ma siccome
sembrano strani i coetanei li mollano.
La prevenzione sta nell'educare i pari. (perché poi da disturbo di condotta si passa a disturbo
antisociale di personalità...ad esempio) e cioè dirgli “Vedi il tuo amico Giacomo che è in classe con
te? È malato! perché è diabetico, deve fare tre volte al giorno l'insulina, però fa una vita come la
tua” “il tuo amico Giovanni, è depresso, è ossessivo e anche lui che ti sembra strano se aiutato fa
una vita come la tua....si cura la schizofrenia!
per cui se ti chiede aiuto, sei tu che lo puoi aiutare indirizzandolo a chi l'aiuto lo può dare”.
La lezione verte essenzialmente sullo sviluppo, però per non fare una cosa noiosa, il prof mostra
due filmati, e poi noi dobbiamo dire cosa notiamo, nei filmati ci sono due casi di bambini, il primo
intorno ai 2 anni, l'altra poco poco più grande, che fanno delle attività, dei giochi, inisieme a
quella che presumo sia la mamma, io per ora non ho i video, e comunque non so se me li lascerà.
Vi riporto le considerazioni fatte poi.
1) Il bambino di 2 anni, durante tutte le attività, in un tempo di circa 5 minuti, non ha detto una
parola, non ha guardato in faccia nessuno, non ha interagito praticamente con nessuno, a un
certo punto la mamma gli ha dato un gioco che si può far girare, il bambino ha preso la
mano di mamma come se fosse una pinza per farlo girare, e quando ha girato, gli è piaciuto
molto, e ha fatto una cosa simile con una macchinina, non l'ha usata come una macchinina,
ma l'ha fatta girare (utilizzo bizzarro, disfunzionale di oggetti, chiunque prende la
macchinina e fa brum brum)
Quindi ha problemi importanti di relazione e comunicazione sociale, e possiamo proprio
anche vedere a che età di sviluppo corrispondono le abilità raggiunte in mesi: dal punto di
vista motorio 22 mesi, motilità fine siamo intorno 9 mesi, (meno del 50% dell'atteso,
anagraficamente ne ha 24 di mesi!) poi alla fine prende le cose... performance 12 mesi.
relazioni sociali 5 mesi, linguaggio 5 mesi, verbale 9 mesi.
2) Notiamo che la bambina non guarda l'interlocutore quando parla, e per esempio quando la
ragazza ha fatto le bolle, era molto interessata, ma non guardava chi le faceva, non
condivideva la gioia con l'altro.
Inoltre, linguaggio non ne ha, ma tende a ripetere i suoni, e a imitare anche quello che vede,
si lascia coinvolgere un pochino di più, quando le si dà la macchinina la muove in maniera
quasi automatica, fa un verso a imitazione della collega, il gioco di fantasia non c'è proprio...
Complessivamente si lascia coinvolgere un pochino di più quindi probabilmente si può
lavorare meglio con lei che non con l'altro.
Ci si può lavorare nel senso che bisogna insegnargli quello che gli altri fanno da soli: riconoscere le
emozioni, proprie e quelle degli altri, e modificare il proprio comportamento in base anche alle
emozioni degli altri... con risultati che magari poi vediamo in un altro filmato.
Prima di parlare di queste cose però dobbiamo fare un passo indietro e parlare di quello che è
lo sviluppo normale
E dobbiamo andare su due livelli:
– sviluppo morfologico e anatomico
– sviluppo funzionale di una serie di comportamenti normali
Durante la gestazione questo è lo sviluppo normale del sistema nervoso centrale, e questo se vi
ricordate due cose dall'embriologia: inizialmente il tubo neurale è un tubo, poi si formano 3 bolle, e
dalla bolla di sopra se ne formano altre due, che danno luogo ai due emisferi e ai nuclei della base:
talamo, nucleo caudato, nucleo rosso etc etc
La corteccia la dobbiamo considerare come se fosse un unico strato che siccome è grande e non ci
sta, è piegata e quindi ci sono le circonvoluzioni, se qualcuno di voi lo scorso Natale o Pasqua ha
visto il cervello del maialetto o dell'agnello o avete fatto l'autopsia al cane avrete visto la differenza
nel cervello qual'è? Che gli manca la corteccia prefrontale, di cui parleremo tanto perché gran parte
della fisiopatologia è lì, non tutta ma gran parte è lì
Un'altra cosa importante è l'ultrastruttura della corteccia: ci sono neuroni piramidali, grandi, che
sono l'unica uscita della corteccia, sono neuroni eccitatori con mediatore acido glutammico e
ricevono eccitazioni dal talamo e corteccia.
Chi è che lo spegne questo neurone piramidale? I neuroni GABAergici, interneuroni (non mandano
informazioni fuori) a loro volta attivati da connessioni esterne.
Però se il sistema è accendi/spegni, chi è che lo spegne questo neurone GABAergico?
Ci deve essere un'altro neurone, anch'esso GABAergico che inibisce il primo neurone GABAergico
e questo giochino della doppia inibizione funziona in tutta la corteccia e anche nei nuclei della
base, nel putamen e caudato non c'è la parte eccitatoria c'è doppia inibizione
Ora è evidente che perché questo sistema possa funzionare e alla velocità di pochi millisecondi
occorre che tutto sia al posto giusto, e anche tutto lo sviluppo deve essere regolato finemente,
perché se quello anziché essere lì è da un'altra parte non ce la fa a inibire o non ce la fa a eccitare.
Per cui lo sviluppo morfologico è un aspetto piuttosto importante e delicato, immaginate questo
come se fosse un unico tubo, qui questo tubo che vi dicevo, la parte più interna, la zona ventricolare
durante lo sviluppo ha delle cellule totipotenti o staminali se volete ( qualcuna, pochine ma
qualcuna c'è anche in età adulta, sono sparse, ce ne sono sopratutto nel lobo olfattivo) tendono a
dividersi e il numero di divisioni è determinato geneticamente per tutte le specie.
A seconda delle divisioni incominciano a produrre proteine che determinano il fato di queste
cellule: una parte saranno neuroni, una parte saranno cellule gliali.
Quando si differenziano come neuroni quindi devono arrivare al pezzo di là sopra che diventerà la
sostanza bianca, ci sono cellule gliali quindi i neuroni appena formati iniziano a migrare tipo
cavatappo per arrivare là sopra quando stanno per arrivare lì vengono fermati da altre cellule gliali
perché devono arrivare al momento giusto cioè quando arrivano le fibre sia dal talamo che da altre
parti della corteccia; a quel punto queste cellule qui (gliali) muoiono per permettere ai neuroni
piramidali di raggiungere il suo posto
E gli altri? Gli altri neuroni vengono invece da quelli che saranno i nuclei della base e iniziano a
migrare qui di lato e cos'è che li fa migrare? La chemiotassi, quindi fattori neurotrofici liberati
secondo gradiente, e siccome la natura va a risparmio il fattore trofico è il fattore di crescita degli
epatociti, gran parte dei fattori trofici fanno una cosa da una parte e una cosa dall'altra, gli altri
fattori trofici sono l'acido retinoico, Fibronal Grow Factor 8, per altre regioni il sonic the hedgehog
( sonic il porcospino, personaggio dei videogiochi, chi l'ha scoperto l'ha chiamato così)
Se noi nell'animale blocchiamo la produzione di questi fattori neurotrofici proteici diminuiscono gli
interneuroni gabaergici, possono aumentare le convulsioni, possono aumentare i comportamenti
simil-ansiosi, diminuisce l'interazione sociale e cambia la morfologia della corteccia.
Questi elementi che alterano lo sviluppo possono essere genetici ma anche anche ambientali, lo
vedremo nei corsi opzionali, e ci sono una serie di “esperimenti naturali”, ovvero le carestie e 15
anni dopo il tasso di schizofrenia e psicopatologia è raddoppiato (non è che tutti nascevano
schizofrenici, ma da 0,8 a 1,6 , è il doppio! ) e questi esperimenti sono:
- l'inverno del '44 in Olanda, dove i tedeschi avevano chiuso tutto quanto, morivano di fame, ma
continuavano ad accoppiarsi2
- Cina, durante la rivoluzione culturale c'era un'immensa carestia perché nessuno coltivava più il
riso, milioni di morti, si accoppiavano, e quindici anni dopo...raddoppio della pscipatologia.
Tutto questo per dire che probabilmente c'è un assetto genico di predisposizine e poi basta una
qualsiasi perturbazione per dare alterazioni di connettività e vedremo che gran parte della
fisiopatologia è dovuta ad alterazioni della connettività funzionale e valori di TSA ??(ragazzi è
incomprensibile, mi spiace)
Per mostrarvi che non vi dico balle eccovi le immagini degli esperimenti
questi neuroni vengono su si possono tracciare colorandoli, nei roditori e fare
il fato di ciascuno di questi neuroni o se volete essere ancora più estremi
questi esperimenti si possono fare nei vermi Caenorhabditis elegans ha 100
neuroni in tutto poverino ma di cui si sa tutto: come nascono, quando si
ammalano....tutto!
Altra slide: abbiamo visto che succede durante lo sviluppo embrionale, che cosa succede dopo:
neonato / 6 anni, numero di cellule uguale cos'è che è cresciuto?
Connessioni.
2È l'unica carestia della storia di cui si conoscano l'inizio, la fine e numerose conseguenze sanitarie[1].Sono stati fatti
numerosi studi epidemiologici di coorte che hanno mostrato come i soggetti esposti alla carestia materna in epoca fetale
avessero, rispetto ai nati nei periodi precedenti o seguenti la carestia, un significativo rischio di obesità, ipertensione,
diabete di tipo II, psicopatologia (schizofrenia e depressione[4]), trasmessi talora ai discendenti con meccanismi
epigenetici, questo effetto viene chiamato anche "effetto De Hongerwinter"[5][1].Richard C. Francis, Epigenetics: the
ultimate mistery of inheritance, New York: Norton, 2011 (Wikipedia) ndr
E questa cosa non si ferma a 6 anni, in vivo, con risonanza funzionale e sono dati di una quindicina
di anni fa non è una cosa recentissima, esiste anche un filmato lo trovate su internet di come cambia
morfologicamente il cervello, blu ciò che è stabile morfologicamente e vedete evidenziato in rosso
quello che cambia quello che cambia tanto è quella parte di corteccia parietale sensitiva sulla base
del contesto cambia la forma, pensate come cambia la funzione
A 20 anni tutto si ferma? Mica vero! dopo i 20 anni continua a cambiare l'amigdala e la corteccia
preforontale, e ippocampo
Poi conoscerete la storiella, la barzelletta: risonanza ai tassisti londinesi versus popolazione
generale --> ippocampo come una casa, quello che cambia sono le connessioni ovviamente.
Detto questo per somme linee, a noi cosa interessa? Che possiamo seguire le tappe dello sviluppo,
per sviluppo intendiamo quello motorio e perché no? Cognitivo e sociale.
SVILUPPO MOTORIO
Ora vi faccio un esempio: pensate che voi andate a casa di una vostra amica che ha appena avuto un
bambino cosa fate? Vi avvicinate a vederlo e poi? “IIIIIIIIIIIII che belliiiiiiiino!!!” e cosa succede
allora? “AAAAaaah mi ha sorriso!!” Mica vero!
Il discorso è che noi siamo in automatico formati - e tutti gli esseri umani lo fanno qualsiasi lingua
parlino- a produrre frequenze sonore acute a cui il bambino di riflesso contrae i muscoli della
faccia. E quindi glielo rifate e lui continua perché a quest'età la massima gratificazione per lui è
identificare regolarità predicibili. Cioè quel suono mi è piaciuto, io contraggo la faccia e continuo a
farlo così lo risento contraggo i muscoli della faccia per risentirlo, questo con mamma che l'ha fatto
prima di voi, che continua a farlo “ guarda come mi vuole bene guarda come mi risponde!etc etc”
E questo lo fanno anche i bambini che poi diventano autistici perché è un riflesso automatico.
E questo lo fa per puro intrattenimento e poi comincia a capire che se lo può gestire può farlo e si
aspetta un'altra cosa, e lo fa anche nel linguaggio inizialmente ripete fonemi: MA-MA PA-PA
Ma non vuol dire davvero “mamma” è quella che quando sente “ma-mma” si scoglie! “iii mi ha
detto mamma!” e allora lui vede la faccia che sorride e capisce che mamma vuol dire che è quella e
così voi, lo vederemo tra poco.
lui è contento perché predice ciò che capiterà e quindi incomincia a interagire.
ovviamente c'è una gratificazione perché predice quello che accadrà.
Già a un anno incominciano i primi rudimenti di “io capisco che tu sei diversa da me e posso
modulare il mio comportamento”, i bambini autistici non hanno questa abilità di mettersi nei panni
dell'altro e capire che gli altri possano avere percezioni diverse dalle proprie, è come se li
percepissero come oggetti.
Alla fine del primo anno il bambino cammina ed è lui che decide dove andare. Mamma può dire
“no, là ci son le scale, vieni qua” ed ecco il conflitto, quindi deve iniziare a capire che non tutto
quello che lui vuole può ottenerlo, ma per almeno un anno cercherà di essere lui a decidere. Gli
americani dicono 'the terribles 2' perché è il periodo del “no”: lui decide di fare quello e cerca di
opporsi, alla fine capisce che non gli conviene; la stessa cosa l'aggressività: “lo voglio - me lo piglio
- mi azzuffo”.
Possibilità di movimento:
autonomia del bambino:
comportamento goal diretto (anche su imitazione)
controllo da parte dei genitori,
Conflitto
Percezione degli altri come:
agenti soggettivi, intenzionali
i cui obbiettivi possono o meno concordare con i propri
Rudimenti di comunicazione sociale:
attenzione condivisa, sguardo
Es. ottenere un giocattolo, indicando con lo sguardo o col gesto
Emotional cues
(Sino a che intorno ai 2 anni, 2 anni e mezzo incomincia a capire che è più conveniente fare altre
cose) Per cui, alla fine primo anno diventa più autonomo: comportamento goal diretto (anche su
imitazione) controllo da parte dei genitori, Conflitto, percezione degli altri come agenti soggettivi
“non è che siccome lo voglio io, anche mamma è d'accordo, magari mamma non vuole, e devo
modulare il mio comportamento per ottenere quello che a me piace” Quindi ci sono tutti gli aspetti
emotivi che mi aiutano a fare questo.
Per fare degli esempi: parlando del linguaggio il bambino quando è molto piccolo risponde a
qualsiasi stimolo sonoro, vocale, di persona, per cui se voi prendete tutte le lingue del mondo e
prendete tutti i fonemi possibili, considerando pure quelli cinesi, il tonale (che a seconda del tono
con cui pronunci la stessa sillaba vuol dire una cosa divesa) finché non raggiungiamo quanti, 450
fonemi? Il bambino nei primi 4-5 mesi è in grado di distinguerli tutti si gira e interagisce e
discrimina i fonemi di tutti i linguaggi e incomincia a provare a emettere suoni: vagito ('Ueeee' che
non vuol dire niente). Dopodiché intorno ai 6 mesi inizia a emettere fonemi: “MA- MA- PA-PA”
non vuole dire davvero “mamma”, quello ve lo dirà a un anno: “ma-ma pa-pa” E però vi ascolta - e
a 6 mesi capisce anche “NO”, facile facile- e incomincia a sentire il linguaggio degli altri e siccome
cerca di capire che cosa vogliono dire, e incomincia a focalizzarsi su quello che sente, quindi perde
le altre lingue e incomincia ad acquisire la lingua madre. E com'è che impara? Quando io parlo, e io
parlo veloce3 e non metto le separazioni tra le parole, ma neanche voi! Quando voi leggete, cosa
fate? Vi leggete tutta la frase? No! Vi leggete le prime sillabe delle parole, poi saltate all'altra poi
all'altra e all'altra, se non avete capito vi rileggete tutta la frase, questa si chiama lettura
probabilistica. Se io vi dico “bambi..” voi cosa pensate “bambino” perché poi stiamo parlando di
bambini, probabilisticamente, ma magari io volevo dire “BAMBI” il cerbiatto francese, questo si
chiama l'apprendimento probabilistico, e quindi le frequenze dei fonemi e come si associano fra
loro e iniziare a formulare parole. Quindi da un lato vi ascolta e da un altro prova a riprodurle.
Intorno ai 9 mesi dice cose “ma-mme pa-ppe pe-ra pu-ppa (hanno un senso) “pi-ppa” (vorrà dire la
3 ῤØŘӃҨ#%¥#ӁӪ**#**æ×~ҩӬᾤ₹ (ndr)
tizia, la cognata del principe? O?? ..un bambino di un anno generalmente...)
Apprendimento probabilistico per imparare, e questo lo fa però solo se c'è una persona con cui
interagire.
Ci sono esperimenti elegantissimi dove ci sono bambini inglesi di sei mesi con tate cinesi, che
interagiscono con la tata cinese se la tata è presente, ma se la tata è il televisore il bambino non
imparerà nulla, eppure il suono è lo stesso, perché lo fa perché ha piacere ad interagire con la
persona, così come ha piacere nei primi mesi di vita a contrarre in risposta ai suoni acuti. Il
principio è sempre quello.
Questo meccanismo probabilistico lo utilizziamo anche per imparare a leggere, se voi vi ricordate,
le prime parole, le prime lettere, e ora andate a spanne e andate velocissimi, se leggeste tutte le
sillabe per leggere un libro ci mettereste una vita!
Il motore di tutto questo è la relazione con gli altri, voi parlate con gli armadi? NO! Per cui se io
non sono in grado di percepire gli altri come diversi da me, non mi ci metto neanche a parlare,
anche se sono in grado di parlare. Quei bambini dei filmati gli altri non li guardavano
neanche...perché dovrebbero parlare? Qual'è l'interesse per tutta questa faticaccia di imparare a
parlare?
Ricordatevi che i bambini possono imparare a parlare entro i 5 anni, dopo i 5 anni è possibile ma è
molto difficile. Quindi vuol dire che un bambino che non comunica come quelli del filmato bisogna
prima insegnargli che l'altro è una persona ed è una persona diversa da lui, e ci si può interagire, poi
imparerà a parlare, altrimenti è inutile. Addirittura alcuni imparano a leggere, ma non parlano,
possono imparare a cantare le canzoni delle pubblicità, ma non parlano.
Per cui si possono fare delle tappe come quelle che abbiamo visto prima per l'aspetto motorio
A un anno e mezzo “Mamma pappa” son due parole ma è una frase e fa 4 sillabe! “Mamma ho
fame mi dai la pappa?”. Pronuncia 10 parole e frasi di due - tre parole.
Sviluppo Sociale nel secondo anno di vita
A tre anni:
Comprensione delle connessioni tra
Desideri ed emozioni
Emozioni e credenze
E guardate come fa in fretta! In 2 anni, ha iniziato a 1 anno...! Il driving è particolarmente forte, e
alla fine del secondo anno inizia a capire la differenza tra desideri ed emozioni, “voglio giocare col
giocattolo, però mi ci devo organizzare..” e impara a manipolare le informazioni,
ha la capacità di bloccarsi, di inibirsi, dopodiché impara a usare la cosidetta working memory, cioè
a mantenere delle informazioni confrontarle con quello che so e generare una nuova soluzione per
risolvere un problema. L'esempio classico è: ricordatevi questi numeri 3527454, sottraete il primo
all'ultimo, fate la somma degli altri 5 numeri...non so quanto faccia il risultato, comunque si chiama
memoria di lavoro e viene misurata e ci permette di gestire i problemi logici quotidiani.
Quando siete preoccupati e avete paura, ricorderete qualcosa dall'anatomia e dalla fisiologia...
Se io prendo un serpente e ve lo butto addosso voi che fate?
Vi da fastidio, vi fa schifo, paura...
Se io ve lo butto 5 volte di seguito il serpente, voi mi dite “mi stai prendendo in giro? È plastica!”
Ripetere lo stimolo aggressivo un paio di volte è alla base della psicopatologia comportamentale (ve
lo dico in parole semplici, se mi sentono, mi picchiano!) perché ragiono, attivo la corteccia
prefrontale che inibisce l'amigdala, e mi passa la paura.
Per cui, io mi ripeto le cose: la simmetria mi tranquillizza, tendo a ripetere perché in questa maniera
riesco a gestire la mia preoccupazione.
...e anomalie anche abbastanza ristrette. Lui che gioco fa? Solo quello che di far girare, finito.
E queste cose sono entrate nei criteri diagnostici di quelli che si chiamavano Disturbi
Pervasivi dello Sviluppo e che ora si chiamano Disturbi dello spettro autistico.
Per quanto riguarda le altre 4, qual'è il problema: è che se voi prendete 4 psichiatri infantili che
hanno studiato insieme ma non hanno lavorato insieme e gli mettete davanti lo stesso bambino vi
possono fare 4 diagnosi diverse; e non perché siano zuzzurelloni o inventori, ma perché i confini tra
le diagnosi non sono così solidi, anzi nel tempo lo stesso bambino può passare da una categoria
all'altra, sono categorie instabili, non ha granché senso distinguerle, e nel DSM5 son state messe
tutte insieme nei “disturbi dello spettro autistico”. L'altra cosa che è stata fatta è questa, qui avevo
tre dimensioni:
-difficoltà nell'interazione sociale
-difficoltà nel linguaggio
-comportamento ripetitivo
ora le prime due sono state accorpate, perché io non parlo se non ho una relazione sociale, non parlo
con un armadio! Quindi ci sono essenzialmente due dimensioni.
Questo ha permesso di diminuire i criteri, da dodici a sette, e quindi aggiungere però dei criteri di
gravità.
E nei bambini con solo disturbo della comunicazione e della relazione sociale ma non
comportamenti ripetitivi si fa la diagnosi di “disturbo della comunicazione sociale” che è un altro
gruppo, diverso da quello dello spettro autistico.
Tutto questo ha cambiato un po' la prevalenza e qualcuno dice che così molti bambini non rientrano
più nella classificazione, e perché è importante: se si fa la diagnosi vi danno l'educatore, l'assistenza
etc.. In realtà se applicate bene i criteri alla fine il numero è quello, e la prevalenza non cambia,
perché quelli che non rientrano in un gruppo entrano nell'altro.
4 Il bambino colpito da questa sindrome va incontro, dopo i primi 2 anni di vita ma sempre prima dei 10, ad una perdita
significativa di capacità acquisite in precedenza in almeno due delle seguenti aree: linguaggio ,relazioni sociali
,controllo degli sfinteri , capacità motorie. Il disturbo disintegrativo dell'infanzia spesso è associato al ritardo mentale
grave. (fonte: Wikipedia)
Disturbo dello Spettro Autistico
Criteri diagnostici DSM-5
1.Clinically significant, persistent deficits in social communication
and interactions
2. Restricted, repetitive patterns of behavior, interests, and
activities
Avrete sentito parlare del DSM 5, vi faccio notare che il DSM IV è scritto in numero romano ed è
del '94 ci hanno messo più di 15 anni ad arrivare al 5°. In origine il DSM era un insieme di segni e
sintomi che tendono aggregarsi, prima erano un gruppo di amici che si sono messi intorno al tavolo
e se li sono scritti, dal DSM III in poi hanno fatto studio sul campo in qualche maniera.
Poi dal quarto in poi hanno messo alla base anche la neurobiologia, tutto ciò che sappiamo sul
perché quel sintomo viene fuori e si è visto che è molto più complicato perché non ne sappiamo
abbastanza.
L'hanno chiamato 5 con il numero arabo perché siamo nell'era digitale e ci aspettiamo di arrivare al
5.1 etc 5.2 fino al 6, prima di quindici anni, per arrivare al 6 che sarà completamente cambiato.
E quindi probabilmente questi criteri nel giro dei prossimi anni saranno cambiati, col 5.1 o 5.2...
Andiamo a vedere quali sono i criteri: tutti e tre questi aspetti per fare diagnosi, più altri che
vediamo poi
1.Clinically significant, persistent deficits in social communication
and interactions, as manifest by all of the following: -deficit della reciprocità sociale:
Deficits in social-emotional reciprocity; from abnormal social approach and che va dalla difficoltà ad instaurare o
failure of normal back and forth conversation through reduced sharing of mantenere un rapporto (io ti dico
interests, emotions, and affect and response to total lack of initiation of social una cosa, tu mi rispondi, io te ne
dico un'altra) con un'altra persona,
interaction,
oppure addirittura mancanza totale
Deficits in nonverbal communicative behaviors used for social interaction; di interazione.
from poorly integrated- verbal and nonverbal communication, through I due bambini dei filmati erano
abnormalities in eye contact and body-language, or deficits in understanding diversi, il primo non gliene fregava
and use of nonverbal communication, to total lack of facial expression or niente, il secondo ha provato
gestures
qualche volta a imitare, ha fatto un
abbozzo di sorriso, ha guardato
Deficits in developing and maintaining relationships, appropriate to
mamma...ed è finito; per cui son
developmental level (beyond those with caregivers); from difficulties diversi però tutti e due ce l'hanno
adjusting behavior to suit different social contexts through difficulties in compromesso.
sharing imaginative play and in making friends to an apparent absence of
-comportamento di comunicazione
interest in peopleFailure to develop and maintain peer relationships
non verbale, l'integrazione tra
appropriate to developmental level
quello che dico e la mia faccia, o
addirittura totale assenza di
espressioni e gesti sociali. Il primo bambino aveva la faccia sempre uguale, non ha fatto nessun
gesto. L'altro un pochino ci provava a imitare, ma certo non ha scambiato.
-difficoltà a mantenere relazioni adeguate al livello di età o perché non è interessato o perché
non ci riesce.
E voi avete visto il bambino piccolo, e immaginate che questi rimangono tali anche da grandi, e
abbiamo visto prima nelle tappe dello sviluppo: terzo anno scuola materna, sesto anno va a scuola e
viene giudicato per quello che fa e deve capire cosa gli altri si aspettano da lui e per capirlo deve
capire cosa gli altri stanno pensando.
I ragazzini lievi che prima si chiamavano Asperger, parlavano un po' per un po' sembravano
stranini, in prima elementare si scombinavano perché non riuscivano a mettersi in relazione con
l'insegnante non capivano cosa questo volesse.
La fase più complicata è nell'adolescenza perché si sta sviluppando la corteccia prefrontale, che
vuol dire in termini partici: “io penso che tu pensi che lei pensi che io penso” pensiero ricorsivo, o
in inglese “le trasse” comportamento normale tra i 12- 13 anni e questi son fuori!
la fidanzatina, gli amici, il gelato, ti imbroglio....questi non sanno proprio che fare ed è una cosa
destruente. O gliel'abbiamo insegnato da piccoli e glielo continuiamo a insegnare, e ovviamente è
un conto insegnarglielo a 1 anno, un conto è a 3 anni, un conto è a 6 o a 10 anni e ben altro è a 13. Il
livello cognitivo e interazioni sociali cambiano man mano che crescono.
Quindi per la diagnosi questi tre devono esserci tutti quanti più due di questi:
5 Io stessa mi rendo conto che questa frase scritta così non abbia molto senso, non ho le slides di quest'anno, e in
quelle dell'anno scorso non trovo con sicurezza a cosa possa riferirsi. Su internet, in un articolo di Wired, scritto
da Caterina Visco ho trovato questo:“il 50- 60% delle persone con Dsa ha anche un deficit cognitivo importante,
un cosiddetto ritardo mentale. Nel restante 50% dei casi la maggior parte ha un quoziente intellettivo medio, intorno
al 100, come la maggior parte della popolazione. Vi sono poi alcuni molto intelligenti , che hanno un QI anche di
140 e poi ce n’è anche una percentuale meno brillante. Esattamente come accade tra chi non ha un disturbo
autistico.” Quindi secondo me il professore intende dire che essendo aumentate le diagnosi, e si fa diagnosi anche a
chi ha un QI alto e ha problemi meno evidenti, è aumentata anche la prevalenza di persone con alto QI tra gli
autistici.
6 Il DSM5 distingue la severità di Livello 3: Richiede supporto rilevante Livello 2: Richiede supporto moderato Livello
1: Richiede supporto lieve. (ndr)
voi. Altri ancora c'è la stimolazione vestibolare per cui si mettono in pose strane perché gli piace la
stimolazione vestibolare, dondolii quindi...immaginatevi i compagni.
Alcuni imparano al contrario a cantare le canzoni della pubblicità ma non sanno parlare, alcuni
sanno leggere, non capiscono cosa stanno leggendo, però vi dicono cosa vedono lì e sono
ipermnesici, se voi gurdate Rain man, il mitico film, c'è il protagonista che guardava gli stecchini
caduti per terra e diceva quanti sono (246) dopo un rapido sguardo. Vi ricordate quando -e se non
l'avete visto andatevelo a guardare- la scena più geniale del film che e vi spiega cos'è il problema,
ed è quando in ascensore Valeria Golino lo bacia, e gli chiede “Com'è?” E la sua risposta è
“baganto”.
Cioè è la percezione di quello che sente, non riescono ad astrarre.
Disturbo Autistico
Altri sintomi:
§Alterata risposti agli stimoli sensoriali
Ipersensibilità acustica, tattile, etc.
Aumentata soglia o risposta abnorme al dolore
Stimolazione vestibolare
Cantano jingles prima di imparare a parlare
§ Instabiltà dell’umore
§ Iper- o ipo-cinesia, inattenzione
§ Aggressività, scoppi d’ira, auto-aggressività
§ Ritardo Mentale
Q.I.
30%: >70
30%: 50-70
40%: < 50
§ Problemi di sequenza verbale e astrazione.
§ Abilita’ visuospaziali e di memoria
§ “Isole di precocita’”
§ Iperlessia, ipercalculia
Segni motori
Per esempio non mi non guarda, è goffo, cammina sulle punte, fa così con le mani (il prof, se
ricordo bene fa dei piccoli gesti, come sfregando le dita sul pollice della stessa mano) sono
stereotipie motorie.
Spesso se voi li interrompete diventano estremamente irritati e si possono mangiare le mani, e
questo aumenta via via con l'età se il livello cognitivo è più basso.
Se il disturbo è dirompente è possibile ci sia ansia e depressione, ne abbiamo parlato, addirittura
sino alla catatonia: sono immobili, voi lì li mettete e così restano, oppure si bloccano.
La catatonia non è la schizofrenia catatonica, quella non esiste più da almeno 50 anni, è in genere
una manifestazione di un disturbo dell'umore grave, è un'emergenza perché il catatonico vero non
mangia e non beve e quindi muore. E quindi bisogna svegliarlo in fretta.
Ci sono delle strategie...e una di quelle che funziona di più, ed è uno dei pochi usi di questi farmaci,
si fanno alte dosi di benzodiazepine, con 16 milligrammi di Tavor in vena si svegliano (se voi ne
faceste 4mg dormireste per 3 giorni), sono rarissime, io ne ho visto 3 o 4 in 10 anni, però esistono.
Ritardo: solo il 30% delle vecchie statistiche avevano un livello cognitivo normale, gli altri avevano
un ritardo.
E uno li guarda questi dati e dice: prima la prevalenza era 2-5/10,000, ora sono 50/10,000 cioè
0,5%... quindi 1 /200
Questi ultimi due studi sono degli inizi degli anni 2000 questo qui è fatto in Inghilterra ed è fatto
sulla popolazione: 10.000 ragazzini, selezionati secondo codice di avviamento postale, per essere
rappresentativi dell'Inghilterra e del Galles, e li hanno tutti quanti valutati: genitore-bambino o
insegnante -ragazzino a seconda dell'età.
Questo invece è fatto ad Atlanta, fatto sulla base delle cartelle, per questo la prevalenza è un po' più
bassa.
Però voi sapete che esiste l'CDC (Centers for Disease Control and Prevention) è l'ente
epidemiologico americano, pubblico, che si occupa quindi della stima delle malattie, questo è uno
studio pubblicato quest'anno e tiene conto di tutti gli studi pubblicati e si vede che passa da una
prevalenza di 1/5000 a 1/110 tra 1975 e il 2009
cos'è successo? Un'epidemia? Probabilmente siamo diventati più bravi a fare la diagnosi.
E vedete negli Stati Uniti stessi tra la Florida dove sono 1/77 e l'Ohio dove sono 1/500...cosa vuol
dire che lì ci sono molti meno bambini autistici? Quello che cambia è il sistema di ingresso, e se è
così per gli USA figuratevi per l'Europa, anche se poi in realtà vedremo che sebbene parliamo
lingue diverse paradossalmente l'Europa è molto più omognea.
D'altra parte ha fatto molto scalpore questo studio che è stato fatto due anni fa in Corea da Kim e
dentro ci sta Leventhal che è di Chicago ed Eric Fomboonne che è francese ma sta Ottawa ( questo
per dirvi che ci hanno messo mano anche occidentali) e hanno visto che la prevalenza è tra il 1,89 e
il 2,6% utilizzando gli stessi criteri.7
Questo per dire come non torna tra Europa (credo che il prof intendesse dire Asia ndr) e Stati Uniti.
Questo per dire che il numero è per lo meno discutibile.
Ora cerchiamo di capire un po' come funziona, ci sono tutta una serie di modelli che non sono tra
loro esclusivi (cioè tutti questi possono essere insieme o ce n'è può essere solo uno... o addirittura
nessuno) quello che è particolarmente presente nella maggior parte dei ragazzini ed è in gran parte
rappresentativo è la teoria della mente (o meta- rappresentazione).
Ovvero: Abilita’ di spiegarsi e predire il comportamento degli altri, basandosi sulla
capacita di intuirne (presumerne) pensieri e sentimenti.
Ad esempio: voi camminate in un corridoio e vedete una persona estrae, una dopo l’altra, diverse
cartelle da un armadio, le osserva e, subito dopo, le rimette a posto nell’armadio.
In automatico la vostra possibile spiegazione è:
Immagino che la persona stia cercando una pratica e pensa che possa essere in una delle cartelle
dell’armadio. Suggerisco: “hai controllato su quella scrivania?” e iniziate una conversazione.
Però per fare questa operazione voi dovete estrarre ciò che vedete e mettervi nei suoi panni. Se voi
non fate quest'operazione, che cosa vedete?
Perché vi fermate a ciò che vedete. Loro fanno così, anche se sono intelligienti.
C'è un libro scritto da una persona estremamente intelligente autistica, che racconta la sua storia , lei
adesso è anziana, quando ha scritto il libro ed è diventata famosa era professoressa di meccanica
agraria in un college negli Stati Uniti e aveva inventato un metodo per le mucche che andavano al
macello per far sì che arrivassero più tranquille, perché ci fossero meno danni e la carne secondo
alcuni era addirittura migliore. E lei racconta di questa “macchina della tranquillità” E lei siccome
in meccanica era molto brava si metteva in questa specie di scatolone e tirava due funi e le due
pareti che la stringevano, e il fatto di sentirsi un pochino più stretta, che lei però poteva controllare,
questo le dava tranquillità.
Lei racconta che lei non è in grado di astrarre, e questa cosa è comune a tutti gli autistici, dice
“quando mi dicono 'cane' io non penso a'l cane' io penso a tutti i cani che io ho conosciuto”, quindi
capite la complessità cognitiva nell'imparare.
Tenete presente che questa capacità di mettermi nei panni dell'altro è molto precoce: l'attenzione
condivisa, lo sguardo referenziale, l'indicare, l'imitare... c'è la capacità di mettermi nei panni di un
altro. Già a 18 mesi di età io faccio il gioco di far finta se mio papà fa questo gesto così (il prof
tende le mani in avanti e i due palmi sono rivolti uno verso l'altro) e il bimbo si tende nel
gesto“mettimi le mani sotto le ascelle, prendimi in braccio”, lo
so fare a 18 mesi, a 2 anni imparo prima a volere, e fare finta
prima ancora dei nomi dei colori. E son cose che per qualsiasi
ragazzino sono fondamentali per lo sviluppo, e non vuol dire che
non le acquisisce, ma che le acquisisce dopo.
Questo è un test ultra classico e si chiama test di Sally e Annie.
Sally è la bionda e mette la palla nel cestino, e se ne va. Annie
che è un po' dispettosa, la sposta e la mette nella scatola, e poi va
via. Poi torna Sally dove pensate che la cerchi la palla?
Nel cesto! (lo dirà un bambino di 5 anni normale) E i bambini
autistici intelligienti vi dicono: “nella scatola” perché loro sanno
che la palla è lì e per loro il gioco del fare finta non c'è. Non
riescono a mettersi nei panni dell'altro.
Lui sa che è qui e dirà che è qui. A12 anni avrà imparato che c'è
il far finta, ma nel frattempo si è perso tutta l'età scolare, è
diventato lo zimbello anche perché non riesce a immaginare
l'astratto, il far finta, lo scherzo.
Coerenza Interna
Talvolta hanno deficit di apprendimenti procedurali “devo fare questo, questo e quest'altro. Però se
capita quest'altro mi devo spostare”
sono molto rigidi e percui hanno difficoltà ad adattare la procedura in funzione del contesto, e a
imparare che a seconda del contesto devo cambiare la procedura.
Scarsa abilità narrativa perché non gliene importa niente di raccontare.
BASI NEUROBIOLOGICHE
Vediamo brevemente quali sono le alterazioni conosciute: non immaginatevele grandissime come la
paralisi cerebrale infantile dove ci sono i buchi in testa perché c'è stata l'ipossia,
quello che vedete è che per esempio che le mini colonne sono di più e sono meno compatte, cioè
meno interneuroni.
Per cui posso vedere ad esempio fibre corte e fibre lunghe di sostanza bianca.
Nei soggetti autistici le fibre corte sono molto più sviluppate, più dense e sono molto anisotropiche
(quindi ben funzionanti) quelle lunghe di meno.
1) Per cui ha difficoltà a mettere in connessione le diverse aree del SNC, però per esempio
connette molto nella corteccia preforntale; e se io ho gruppi di neuroni che sono ipereccitati
e ipersincroni ho crisi epilettiche, che sono molto più frequenti in questi bambini sia quando
sono piccoli, sia nell'adolescenza.
2) L'altra cosa è che se io ho questa struttura in questa maniera, cosa vuol dire? che la stessa
informazione talamica mi va a diverse colonne quindi in qualche modo mi arriva
amplificata, per cui il rumore mi dà molto fastidio, perché è come se avessi un rumore di
fondo e difficoltà a selezionare gli stimoli, e quindi alterazione delle funzioni esecutive.
Un altro aspetto un pochino più funzionale è proprio come io decodifico una serie di informazioni,
per cui quando io vedo una faccia, chiunque di noi, facciamo due cose in automatico: vediamo chi è
(è Giacomo e non è Giovanni) (e ci riusciamo perché ci sono tratti invariabili: la faccia di Giacomo
è sempre quella di Giacomo sia che sia contento sia che sia triste ) e questa cosa la facciamo grazie
al giro fusiforme laterale del temporale che poggia sul
tentorio del cervelletto. Però in automatico, come vi dicevo
prima, guardo subito se è contento, triste, terrorizzato, e lo
faccio con l'amigdala.
E in più guardo anche dove sta guardando, perché se
guarda altrove sono fatti suoi, ma se guarda verso di me
devo capire se è arrabbiato 'che è mi picchia?, mi dà un bacio...e lo faccio in automatico.
Un esperimento molto veccchio del 2000 di Bob Schultz
(uno psicologo che lavorava in risonanza, all'epoca lavorava
a Yale ora lavora da un'altra parte):
faccio vedere a giovani adulti, e a persone con disturbo
autistico e Asperger (che per definizione erano intelligenti),
facce, oggetti oppure disegni astratti e vado a vedere cosa si
accende.
Premesso che è uno studio oggi estremamente grossolano
che però ci aiuta a capire un po' di cose.
Se vedo una faccia si attiva il giro fusiforme.
Se vedo un oggetto attiva un'area un pochino più laterale.
Il soggetto autistico che vede una faccia non attiva il giro
fusiforme, ma attiva questo.(laterale ndr)
Intendiamoci il giro fusiforme non è che non funziona,
perché non decodifica solo le facce,
decodifica le forme che per me hanno un importante forte
valore affettivo.
Facciamo un esempio: se qualcuno di voi era
appassionatissimo da quand'era al liceo sulla scultura
cubista, quando va al museo,e c'è una scultura di Picasso gli
altri “ah, sì bello” e vanno via, quello rimane lì 10 minuti e
se la guarda perché per lui quella forma ha un valore
affettivo, e mentre se la guarda sarà attivo il giro fusiforme.
Quindi non è che non funziona, è che la faccia per me non è importante, perché quella per me non è
una persona è un armadio.
Poi sono stati fatti tutta una serie di altri studi... e cos'è il problema, queste sono RMN funzionale,
quindi dipende da cosa voi gli fate vedere, qual'è il paradigma, per cui molto spesso in un
esperimento vedo una cosa in un altro vedo un'altra e non ci si capisce niente.
Quindi potete fare una metaanalisi -prima una revisione sistematica di tutto ciò che è stato
pubblicato su quello, poi definite i criteri: studi in doppio cieco e così via...- e li metto tutti quanti
insieme (questa cosa l'ha fatta una collega che si è laureata e specializzata a Cagliari e ora è 12 anni
negli Stati Uniti). Mettendo tutto quanto insieme, che cosa vedo di differenze di aree?
Per esempio queste aree che sono più attivate nel controllo rispetto al disturbo di spettro autistico. E
sono delle aree che sono sociali: in giallino vedete l'area subgenuale del giro del cingolo, il giro del
cingolo è l'area che permette di scegliere, stabilire il mio comportamento sulla base del contesto.
La parte più superiore, quella sopra il ginocchio è quella che si attiva nel test di Stroop.
Nel test di Stroop io vi faccio vedere pallini colorati di verde e di rosso, e vi chiedo “di che colore è
questo?” poi vi faccio vedere la parola VERDE scritta in verde e ROSSO scritto in rosso e vi dico
“che colore è questo?” Poi vi faccio vedere la parola VERDE scritta in rosso, e la parola ROSSO
scritta in verde e vi chiedo “mi dici cosa c'è scritto?”. Quindi deve cambiare registro, e andare a
vedere cosa c'è scritto. Quest'operazione che può essere misurata, attiva la parte antero superiore del
giro del cingolo, la parte che c'è sotto funziona per la stessa cosa per stimoli emotivi, ed è quella che
non funziona nella depressione, devo capire il tono affettivo degli altri (se sono depresso degli altri
non me ne me ne frega niente, perché posso anche morire, non valgo niente e non riesco a provar
piacere...)
Mentre invece quella parte ce c'è lì sopra che non è sociale, è motoria, ma anche quella è attivata di
meno. Tutto questo per dire che non è un'area, ma è una serie di aree che in qualche maniera sono
attivate in maniera diversa, ovviamente è una meta-analisi quindi è un insieme di studi, e all'interno
di quello studio, però sono delle medie... cioè avete presente come funziona la risonanza
funzionale? Io vado a misurare la differenza di consumo di ossigeno tra le differenti aree, per cui io
sto fermo consumo 10, se mi muovo e faccio così così consumo 15. Quella differenza in realtà è
molto piccola. Perché quando io non faccio niente (sono coricato, non sto lavorando, non sto
pensando a niente) il mio cervello consuma una marea di ossigeno. Questo è il consumo di ossigeno
di un individuo che non fa niente: consuma a livello cardiaco, il cuore che batte, il fegato, che deve
detossificare tutto, e il cervello che non fa niente consuma gran parte, tipo l'80% dell'ossigeno
dell'individuo. Il che vuol dire che se io mi metto a fare qualcosa la differenza è minima,
quest'immagine bellissima che io vedo qua non è un soggetto, ma sono tantissimi soggetti che fanno
la stessa cosa . Cioè, se io gli faccio fare un'attività, quello che vedo è un piccolissimo
cambiamento, per cui per avere il bianco e il nero devo sommare tutti questi e sottrarre questi, e lo
devo fare su 10 persone. Per cui quello che ho è una media che mi dice più o meno come funziona.
Illustrazione : Two views of brain Function ( Raichle 2010)
Anche perché per ogni variabile biologica, il 10% di variazione è normale. Se io misuro il peso oggi
e il peso domani e dopodomani mica è sempre lo stesso. E qualsiasi variabile io vada a misurare
cambia nel tempo. Per cui la differenza è talmente minima
che non posso avere un dato su quel soggetto, ma ce l'ho
nella media.
Negli ultimi 5-10 anni è successa una specie di rivoluzione,
perché si è andati a vedere che anche a riposo il consumo di
ossigeno non è costante e ha dei pattern che sono molto
lenti, di alcuni secondi.
Se voi fate così ( il prof muove un braccio ) quale area del cervello sta funzionando, secondo voi?
La corteccia motoria del lato opposto, e quindi consuma più ossigeno e lo consuma con questo
pattern, che è tipico di quest'area e qualche altra area del cervello, altri lo consumano con frequenze
diverse. Se io non faccio nulla e sono a riposo quel pezzo non è che muore, ne consuma ancora di
ossigeno, di meno, ma con lo stesso ritmo. E posso misurare questo ritmo e vedo che alcune aree
anche lontane hanno lo stesso pattern e posso dire (anche perché poi è stato dimostrato dal punto di
vista anatomico) che sono tra loro connesse. Quindi una maniera di considerare il SNC è quello di
pensare che siano delle connessioni di diverse aree diverse.
Torniamo al fatto che io non sto facendo niente, e che il mio cervello consuma ossigeno: mica tutto
il cervello lo consuma, ci sono delle aree che ne consumano tanto, che sono queste aree rosse che
vedete qui. PCC vuol dire corteccia del precuneo, era un'area che non si capiva bene a cosa
servisse, poi si è capito che è l'area che permette di considerare le cose e di pensare a cosa succederà
dopo, praticamente al futuro, per noi.
Quest'altra è l'area prefrontale mediale, di nuovo ci permette di pensare a noi.
Quando smetto di pensare a me e inizio a pensare che devo contare, per esempio, quindi metto in
azione funzioni esecutive, accendo quella blu. Quella blu si accende e piano piano quella rossa di
spegne, poi quella rossa riparte e quella blu tende a scendere, e così via: sono in alternanza di fase.
Per cui quando io faccio le cose continuo a pensare a me stesso con delle piccole interferenze. E se
io sono molto stanco tendo a distrarmi molto di più perché l'area blu funziona di meno, e
incomincia funzionare tanto quella rossa perché sono distratto.
Questa cosa ci permette differenziare un serie di circuiti (somatomotorio, controllo, default mode,
visivo etc ) e molta della psicopatologia è dovuta al fatto che queste connessioni sono in qualche
maniera funzionanti meno bene.
E per darvi un esempio che questo è vero, ci sono una serie di studi (come quello che abbiamo visto
prima..le aree che stanno funzionando di meno rispetto al controllo...) che dimostrano che la
diversità di queste aree nell'autistico vs sano correla con la compromissione del funzionamento
sociale misurata con dei questionari.
Se io chiedo alla mamma o all'insegnate: “Cosa fa il bambino, gioca? Parla? Racconta delle storie?”
in queste scale più è alto è il punteggio più è grave.
E in quelli molto gravi la connessione è molto più bassa.
Ovviamente non immaginate una correlazione lineare, 1 dr4 avrà 0,6 – 0, 7 che è sempre molto
alto.
Ci sono aspetti biologici funzionali che correlano con aspetti clinici misurati in una persona che non
ha mai visto una RMN funzionale.
Se voi li mettete tutti insieme sono diversissimi e cosa li accomuna? Per esempio, molti di questi
fanno parte della sinapsi glutammatergica : uno controlla il metabolismo, uno la degradazione, tipo
la neurina beta8 controlla che la sinapsi sia appiciccata. SHANK controlla che il recettore del
glutammato sia lì pronto a prendersi l'acido glutammico.
Per cui alla fine della storia, non è un gene sono delle vie metaboliche associate, e ognuno di loro
può essere alterato e non solo nell'autismo, ma in un sacco di altre patologie... Ed è un super
enalotto averne un certo numero insieme, oppure averne uno molto alterato o due o geni diversi.
Un'altra informazione utile è questa: I miRNA sembra che non facciano niente cosa fanno, invece,
vanno a legarsi all'RNA messagero e a impedire che venga tradotto. Quindi non sono solo i geni, ma
anche la funzione dei geni, possono essere metilati, se voi li metilate non si attaca l'RNApolimerasi
e quindi non trascrive, oppure ci sono questi... nella gestione dei pezzi di mRNA qualcosina viene
male....tutta una serie di esempi di questo genere.
Alla fine se voi mettete tutto insieme, questo9 è un lavoro abbastanza recente e ha visto che tutti
questi geni sono tutti coinvolti: questo sta controllando la formazione della sinapsi , questi stanno
controllando la produzione di testosterone ed estradiolo nelle cellule di Leydig (L'autismo è 4-5
8 Su google non esiste, e neppure sulle slides. Ma lui così dice e così scrivo.
9 È del 2013, e nelle slides che ho io non c'è.
volte più frequente nei maschietti che non nelle femminucce) questi blu qui, che sono proteine che
rendono stabili le protein chinasi A -e lo fanno ovunque- e sono 50 molecole diverse, e alcune sono
implicate nell'immunità, altre nello sviluppo motorio...
è come se avessimo una serie di tasselli, tanti in tanti disturbi, quindi non c'è una sola causa del
disturbo.
Possiamo avere la stessa presentazione clinica con diversi geni, o lo stesso gene che vi da diverse
presentazioni cliniche.
COME SI FA LA DIAGNOSI
Guardando, direte, voi, sì ma è un po' più raffinato e complicato.
-Dovete anzitutto vedere il livello cognitivo e tutti quelli che hanno un ritardo mentale di 30
(gravissimo) vi sembreranno autistici, perché non hanno proprio il meccanismo per sviluppare
quello che viene dopo.
A 50 dipende, uno che ha 50 però si comporterà come un bambino che ha la metà della sua età.
-Chiaramente il linguaggio, se questo non parla ci sarà tutta una serie di attività che vengono meno
anche di relazione sociale.
- Condizioni organiche: Se non parla è sordo? O è autistico?
Ci sono forme di epilessia che danno regressione del linguaggio, se curate l'epilessia il linguaggio
torna.
-Valutare in rapporto all'età
-Vedere i pattern con un intervista che è l'ADI o facendo giocare il bambino per vedere come lui si
comporta dal punto di vista sociale e poi viene convertito in un punteggio e c'è un manuale per cui è
standardizzato internazionalemente.
-Considerare eventuali fattori psicosociali: tornando al discorso che abbiamo fatto all'inizio:
“IIIIIIIIIIIII che belliiino!”e lui si mette a ridere; se nessuno gli fa “iiii” come fa lui a mettersi a
ridere? E a iniziare la relazione sociale? Stiamo parlando di estremi.
TERAPIA
Consiste nell'insegnare quello che il bambino non sa fare da solo. Non sa riconoscere le facce?
Glielo si insegna.
Addirittura il bambino grave piccolo, lo obbligo a guardarmi in faccia. Non mi guarda? gli prendo
la faccia e gliela giro, la ritoglie, e gliela rigiro, alla fine mi guarda perché non ne può più, e a quel
punto gli do un premio (perché imparo per i premi) e può essere una cosa che gli piace, “bravo” etc
dipende dal livello cognitivo. E questa è la prima relazione sociale.
L'altra cosa che io cerco di fare è renderlo autonomo
perché il bambino deve fare lo sforzo di controllare gli sfinteri? Perché gli altri gli dicono che è
bravo, perché sente la gratificazione. E se non la sente la gratificazione non li controlla, o meglio è
talmente faticoso per lui che non percependo il premio tende a non farlo.
Allora io posso aumentare il premio o renderglielo più facile.
Lui ha problemi procedurali, il mettere di seguito gli eventi,e se glielo dico non mi ascolta -il
linguaggio presuppone che capisca che l'altro è una persona diversa- quindi lo posso fare in maniera
visiva, gli faccio le figurine di come si va in bagno: la tavoletta, la carta igienica, mi devo lavare la
mani etc.
lui non è in grado di prevedere cosa capiterà, e nei casi gravi gli devo organizzare la giornata
gli faccio agende visive. “io mi devo alzare, devo fare colazione, mi devo lavare i denti, preparare la
borsa, il pulmino mi porta a scuola”
Appunto perché lui non è in grado di prevedere, perché non astrae, si fa i suoi rituali, anche la strada
da casa a scuola è un rituale e se in quel percorso ci sono lavori in corso io ci sto malissimo, bisogna
spiegarglielo prima.
Far fare una visita medica dal cardiologo o da un odontoiatra è una tragedia... bisogna spiegarglielo
praticamente e visivamente tante volte. Facciamo le lezione a quelli di igiene dentale: la prima volta
viene e vede il posto e non gli fai nulla, poi viene a vedere il posto e non gli fai nulla al limite un
giochino perché il posto gli piaccia, poi e gli fai vedere gli attrezzi... alla quarta volta gli fai
qualcosa perché sennò ti accappotta lo studio. Perchè è una cosa inattesa, potenzialmente
pericolosa...“ eh, se mi fai del male io mi ribello!”
METODI
Bisogna lavorare a tempo pieno: non bastano 2 ore a settimana, certo non posso avere il terapista a
vita o tutto il giorno, però bisogna che anche gli altri facciano le cose che faccio in terapia, che papà
e mamma siano coinvolti, gli insegnanti, gli zii... Se io uso le immagini per comunicare per poi fare
le frasi, quelle immagini le devono usare tutti per tutto il giorno. Non è che a terapia uso un set di
immagini, uso a casa una cosa, a scuola un'altra.. povero bimbo non imparerà mai.
Devono essere ripetute e brevi, e singolarmente, in genere con una sola persona, perché se io lo
metto con 10 ragazzini è come se avessi 10 armadi che si muovono!Imparo a gestirmene uno,
insegnamelo, e poi via via si introduco gli altri.
I COMPONENTI: Per esempio queste immagini che via via si usano
Quello che si cerca di fare è cercare di gestire questo (allude al centro dello schema) insegnandogli
delle cose e anche con farmaci che servono per questo e non per questo
D'altra parte anche nelle migliori delle situazioni...
questa del video che vi mostro è una ragazzina grande, mai fatta la diagnosi, è arrivata da noi perché
era depressa, ma in realtà non è depressa è demoralizzata. La depressione non è la tristezza ma è
l'incapacità di provare piacere, quando c'è l'interruttore della contentezza che si è spento, per cui un
adulto sarà apatico, messo in un angolino; i bambini saranno oppositivi, irritabili, provocatori
“perché devo seguire le regole se il premio io non lo sento? Faccio come pare a me!”
▪ fibre noradrenergiche, i cui corpi cellulari si trovano nel locus coeruleus (nel
pavimento del quarto ventricolo)
▪ fibre serotoninergiche, che originano da una porzione più estesa che comprende
anche il rafe e va dal mesencefalo sino al ponte (sempre vicino al quarto ventricolo)
▪ fibre dopaminergiche, che originano dal mesencefalo, si portano ai nuclei della
base dove sono fondamentali per il controllo del movimento (la carenza di dopamina
in questa sede può essere causa del morbo di Parkinson e della corea di Huntington) e
raggiungono infine la neocorteccia e l'area limbica.
◦ In realtà la dopamina tramite il nucleo arcuato dell'ipotalamo entra in circolo
portale controllando anche la secrezione di tutta una serie di ormoni come la
prolattina, gli ormoni sessuali, GH, ecc.
Se quindi si manipola questo sistema non si avrà un unico effetto, ma se ne avranno molteplici.
Per esempio gli antipsicotici si utilizzano allo scopo di bloccare i recettori D2 nell'area limbica ,che
è responsabile della salienza.
◦ l'antipsicotico non è un “deliriolitico” ma un farmaco che modula la salienza (il paziente ha
ancora delle dispercezioni, ma a queste dà però meno importanza)
Ovviamente però vengono bloccati anche i recettori D 2 nelle altre sedi, per cui si bloccano i
recettori dopaminergici della neocorteccia e il paziente non riuscirà a pensare in quanto è stata
bloccata la parte cognitiva, ma si avranno anche delle alterazioni del movimento,
iperprolattinemia (normalmente la dopamina regola,inibendola, la produzione della prolattina), ecc.
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Questo meccanismo rende possibile il passaggio di informazioni provenienti dalla periferia (dove
sono gli arti, per esempio) dal talamo alla corteccia.
“Secondo meccanismo”
Questo meccanismo prende in considerazione
anche il nucleo subtalamico di Luys, che è
anch'esso eccitatorio e attiva il sistema inibitorio
globo pallido-sostanza nera che a sua volta
inibisce il talamo.
In realtà tutto il sistema è ancora più complesso. Innanzitutto lo striato non è omogeneo ma
presenta delle “sotto-regioni”:
matrice: le strutture principali sono gli MSN (Medium Spinal Neuron), alle quali arrivano
terminazioni dalla corteccia motoria e pre-motoria, la componente sensoriale
(l'integrazione tra la componente sensoriale e quella motoria avviene anche a questo livello) e le
terminazioni dalla corteccia pre-frontale (soprattutto dalla parte dorso-laterale/cognitiva)
Quindi il movimento non è regolato solo dagli impulsi sensoriali ma anche dagli impulsi affettivi e
dalla memoria. È presente una vera e propria compartimentalizzazione spaziale tra le varie
strutture.
atetosi: movimenti lenti e continui dei segmenti distali del corpo, soprattutto mani e dita
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◦ forme secondarie/lesionali
▪ stroke
▪ traumi
▪ vasculiti
▪ tumori
▪ malformazioni
▪ ecc.
◦ forme degenerative/metaboliche
▪ M. di Wilson
◦ infettive
▪ encefaliti
◦ autoimmuni (anticorpi anti-nuclei della base, piuttosto rare)
◦ farmaci
▪ antipsicotici
ballismo: segno tipico di una lesione del nucleo subtalamico di Luys, caratterizzato da
ampi movimenti involontari
distonia: fenomeno in cui il tono muscolare cambia nel tempo determinando dei
movimenti involontari peculiari. Può essere:
◦ iatrogena : farmaci
◦ genetica: il primo gene ad essere scoperto è stato il DYT1, gene fondamentale per
il controllo del sistema, la cui mutazione è causa della cosiddetta “distonia
muscolare deformas”, patologia autosomica dominante che si manifesta intorno
ai 7-9 anni con movimenti involontari che tendono a progredire nel tempo.
Un'altra mutazione a carico di un gene differente ha per esempio come effetto la mancata produzione di
tetraidro-biopterina (BH4), che è un'importante coenzima della tirosina idrossilasi per la conversione della
tirosina in DOPA (via di sintesi della dopamina). Mancando questo coenzima si blocca la sintesi della
dopamina, della noradrenalina e della serotonina (fenilchetonuria nei casi più gravi). Si tratta
somministrando piccole dosi di L-DOPA per tutta la vita. (meccanismo e terapia sono simili a quelli del
Parkinson, che insorge però in età avanzata, portando a un completo spegnimento del sistema)
I nuclei della base sono come un metronomo, ovvero organizzano temporalmente le azioni: quando
parte l'impulso verso il primo motoneurone, contemporaneamente parte anche l'impulso verso i
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nuclei della base che regoleranno momento per momento il tono dei diversi muscoli chiamati in
causa.
Sindrome che esordisce nell'infante caratterizzata dall'associazione nello stesso individuo di tic
motori e tic vocali (movimenti e vocalizzi brevi e stereotipati, non ritmici).
L'individuo anche da adulto sente la necessità di farlo, vuole cercare di bloccarsi e di fare altre cose ma non
riesce a impedire il movimento o l'emissione del suono. Il paziente emette non solo suoni gutturali, ma
anche vere e proprie parole. Sa che non deve dirle ma non riesce a non dirle. Più si rende conto che non deve
dirle (perché gli da fastidio) più gli viene di dirle (o di fare determinati movimenti). Il paziente dice parolacce
(coprolalia) o espressioni socialmente inappropriate, sa che non deve farlo ma non riesce a controllarlo. Una
volta fatto si sente un po' più rilassato ma poi riprende.
In alcuni casi questi tic possono essere controllati, ma non sempre. Tra gli interventi che si possono
fare, oltre i farmaci, si può insegnare al ragazzino a fare una determinata cosa che può aiutarlo a
bloccare il tic.
La sindrome esordisce intorno ai 7-9 anni. Dopo i 10 anni il paziente si accorge costantemente che
il tic sta “partendo”.
I tic di per sé nella maggior parte dei casi sono transitori (durata inferiore ai 12 mesi), altri possono
durare di più ma con una serie di interruzioni non particolarmente lunghe (in questi casi i tic sono
essenzialmente motori), nella sindrome di Gilles de la Tourette invece si hanno tic motori e vocali
(che non necessariamente sono concomitanti) che durano più di 12 mesi.
I tic in generale sono presenti in circa il 10% dei ragazzini per cui non devono di per sé
preoccupare. I tic cronici sono circa l'1%. I pazienti con sindrome di Gilles de la Tourette sono circa
lo 0,5-1%.
Nel disturbo da tic nella maggior parte dei casi non si tratta in alcun modo, al massimo si può
insegnare al paziente a rilassarsi e a cercare di controllarsi.
I tic possono essere scatenati da stress psico-sociali, ansia, eccitamento, stanchezza, fatica e in
alcuni casi anche da contentezza (questo perché, come visto precedentemente, anche le informazioni
affettive arrivano ai nuclei della base che controllano il movimento).
<<Questo è il motore che ci fa fare tutto. Noi facciamo le cose che ci piacciono, quando pensiamo che ci
faranno contenti (in caso contrario non le facciamo, non affrontiamo nessuno sforzo)>>.
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Quindi l'area che comprende i nuclei della base (e tutto il sistema) non controlla solo il
movimento. Ai bambini per trattare questo tipo di disturbi si insegnano tutta una serie di cose che
devono però piacere, lo si fa giocando. Se però i bambini non riescono a essere contenti e restano
inibiti, li si può far correre e sarà in questo modo il movimento a regolare la componente affettiva.
La caratteristica di questi disturbi è che non sono stabili: compaiono una serie di scariche di tic per
10min, poi si ferma per altri 10min e riprende, per 3-4 giorni, poi scompaiono, dopo una settimana
ricompaiono, ecc (andamento a “wax and wane”).
I tic motori in genere iniziano a 3-5 anni e quelli vocali a 10-12 anni (i tic vocali possono però anche
iniziare insieme a quelli motori). Nell'80% dei casi si risolvono spontaneamente intorno ai 20 anni.
Solo nel 20% si presenta anche dopo quest'età e per tutta la vita ( e in questi casi parliamo di ADHD) e
in questi casi si associa spesso anche un disturbo ossessivo-compulsivo. Il disturbo ossessivo-
compulsivo nei bambini è un po' differente perché non riescono a capire di avere delle idee
intrusive: il bambino non si rende conto e quindi riferisce di sentire delle voci (allucinazioni uditive) che lo
spingono a fare determinate cose.
◦ Nell'adulto le cause principali di allucinazioni uditive sono i tumori e le psicosi,
mentre nel ragazzino possono essere manifestazioni di sintomi d'ansia o di disturbo
ossessivo-compulsivo
Patogenesi della sindrome di Tourette: quello che si può osservare è che a livello di un gruppo di
neuroni nei nuclei della base si ha uno squilibrio o sproporzione tra componente inibitoria
(neuroni GABAergici) e quella eccitatoria, per cui la regolazione non è più efficace; i neuroni
rimasti cercheranno poi in qualche modo di compensare.
Esiste un rapporto tra il volume totale del nucleo caudato alla fine dell'infanzia/inizio
dell'adolescenza e la persistenza dei disturbi: tanto più grande diventa il caudato (perché ha fatto
più connessioni di compenso), maggiori sono le possibilità che il disturbo si esaurisca con l'età
(l'alterazione rimane stabile, ma c'è un meccanismo di compenso).
Diagnosi differenziale:
▪ patologia autoimmune
▪ lesioni (tumori)
▪ altre patologie (genetiche, m. di Wilson)
▪ farmaci
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In realtà la terapia consiste essenzialmente nell'aspetto educativo/comportamentale: si
spiega al paziente perché vengono i tic e che quando si rende conto che stanno arrivando
può imparare a controllarli:
◦ gli si insegna a rilassarsi (anche con l'ausilio di alcuni strumenti).
◦ metodi di autocontrollo delle funzioni neurologiche (ci sono degli strumenti che
permettono al paziente, concentrandosi, di controllare i suoi ritmi alfa e beta nel
tracciato EEG mentre utilizza un gioco del computer: neurofeedback therapy).
“In pratica si sfrutta lo stesso meccanismo biologico della meditazione”.
Altra terapia più recente è basata sull'utilizzo di aghi che scaricano nelle vicinanze del
nucleo subtalamico di Luys: a seconda delle frequenze utilizzate è possibile bloccare questo
nucleo e inibire quindi il flusso che dal talamo si porta a livello corticale (trattandosi di un
nucleo molto piccolo basta sbagliare di pochi millimetri nel posizionamento degli aghi che la tecnica
non funziona. Ogni ago è quindi dotato di 4 elettrodi e il chirurgo una volta posizionati valuta quale
degli elettrodi attivare).
Gli obiettivi del trattamento sono da una parte controllare i tic, ma dall'altra gestire i disturbi del
comportamento (iperattività, ansia o depressione, che possono essere peggio del Tourette stesso).
I DSM sono stati ideati dai militari statunitensi al termine della guerra di Corea: quando tornarono dalla
Corea presentavano un disturbo post-traumatico da stress e ognuno di essi riceveva una pensione in base
alla diagnosi. Per la componente psichiatrica sino ad allora non c'era una classificazione dei vari disturbi.
Per cui vennero messi insieme dei criteri distintivi. Nel DSM-I nell'ultima categoria erano presenti i disturbi
dell'infanzia e dell'adolescenza (anche se i bambini difficilmente andavano in Corea, ma erano nel DSM solo
perché si sapeva che esistevano).
Una delle parti dei DSM che cambia maggiormente in ogni edizione sono proprio i disturbi che esordiscono
nell'infanzia e nell'adolescenza.
Il DSM-II venne scritto al termine della guerra del Vietnam.
Il primo vero manuale utilizzato dagli psichiatri fu il DSM-III (anni '80), scritto da un genetista psichiatrico
chiamato Spitz che cercava dei criteri il più possibile oggettivi che gli permettessero di fare gli alberi
genialogici riguardanti le varie malattie psichiatriche. Incominciò quindi a mettere insieme una serie di
sintomi utilizzando dei criteri statistici, insiemi di sintomi che in maniera statisticamente rilevante si
presentavano contemporaneamente nello stesso paziente. Il DSM da questo momento era importante per le
assicurazioni e rappresentava un sistema che permettesse di classificare i sintomi in disturbi.
I DSM più recenti (dal IV) sono fatti dall'associazione di psichiatria americana (APA) che periodicamente
aggiorna e cambia i criteri.
Uno dei cambiamenti più importanti dal DSM-IV al -V è che per esempio il disturbo ossessivo-compulsivo
dell'adulto non è più un disturbo d'ansia ma un disturbo a sé stante. Questo è vero perché, pur potendo
essere associati, ha una patogenesi e una fisiopatologia differente.
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L'ADHD (che verrà preso in considerazione successivamente) era inizialmente messo tra i disturbi del
comportamento a esordio in età evolutiva; nel DSM-V è stato inserito nelle disabilità intellettive (ritardo
mentale). I criteri del DSM-IV affermavano che la diagnosi dovesse essere fatta entro i 6 anni
(successivamente tende a risolversi) basandosi sul riscontro di almeno 6 su 9 sintomi di iperattività,
riscontrati in almeno due contesti di vita (per es. a scuola e a casa).
Cenni storici
La prima descrizione scientifica di questo disturbo è comparsa su un giornale medico nel 1952.
All’epoca i medici si riunivano nei club e chiacchieravano dei loro pazienti e scrivevano su una
rivista in gruppi. Un medico britannico di nome George Still descrisse per la prima volta dei
bambini con un “problema nello sviluppo della morale”, che non seguivano le regole. Circa
trent’anni dopo due psichiatri che lavoravano a Berlino, Kramer e Pollnow, iniziarono a parlare di
questo disturbo in termini più scientifici, descrivendone l’aspetto motorio.
Nel 1937 non c’erano antibiotici (la penicillina è stata scoperta nel 1924 ma la produzione
industriale è iniziata solo negli anni Quaranta), non c’erano test diagnostici, la biochimica era agli
inizi (madame Curie ha vinto il premio Nobel nel 1911 ma le macchine a raggi X sono del 1940, le
usavano i militari americani durante la guerra per vedere le fratture): le malattie
neuropsichiatriche più frequenti erano le meningiti e le encefaliti e l’unico mezzo diagnostico
allora a disposizione (e molto utilizzato) era la puntura lombare.
Dato che non c’erano antibiotici, o si guariva spontaneamente o non si guariva. I pazienti che
riuscivano a guarire dovevano imparare di nuovo a fare un sacco di cose, per esempio dovevano
fare la riabilitazione motoria, e quindi stavano a lungo negli ospedali. Questi grandi ospedali
cercavano di riprodurre la vita quotidiana, c’erano anche le scuole per i bambini all’interno. Se
dopo la puntura lombare questi bambini avevano il mal di testa, ovviamente non andavano a
scuola. Il signor Bradley pesò che fosse necessario qualcosa che stimolasse più velocemente il
liquor: all’epoca non esistevano molti farmaci, ma c’era già l’anfetamina (che non era quella
attuale). L’anfetamina ha due carboni asimmetrici, perciò quattro isoforme, ma all’epoca queste
forme erano tutte insieme in una forma unica (benzedrina) che poi è stata ripulita (oggi quella che
funziona essenzialmente è la D-anfetamina, molto più potente rispetto alla L-anfetamina). Bradley
pensò di somministrare anfetamina a questi pazienti in modo che, producendo più liquor, stessero
meglio. In realtà la quantità di liquor non era aumentata, però questi bambini a scuola erano
molto più attenti e riuscivano a usare meglio le loro funzioni cognitive (l’anfetamina veniva infatti
chiamata “pillola della matematica”). Questo studio è stato anche pubblicato, però non ha avuto
grande successo.
Quando sono nati gli antibiotici, l’incidenza delle malattie infettive è crollata. I bambini che non
avevano avuto la meningite e l’encefalite erano molto più distratti, riuscivano meno ad
organizzarsi, perciò si pensava che non avessero avuto queste malattie, non avessero lesioni ma
avessero comunque qualcosa che non andasse e si iniziò a somministrare loro gli stimolanti. Negli
USA, in alcune entità urbane, c’è quindi stato un aumento dell’assunzione di queste sostanze (il
10% dei bambini in età scolare ne facevano uso, soprattutto tra le classi sociali medio-alte).
Quando Ronald Raegan con la riforma sociale ha tolto i soldi alle scuole e le ha messe in
competizione, i ragazzini che avevano dei problemi nello studio erano costretti a prendere gli
stimolanti oppure dovevano cambiare scuola. Bisogna tener presente che questi farmaci non
funzionano solo sui pazienti con ADHD, ma anche sulle persone sane (la generazione degli attuali
cinquantenni, prima di dare gli esami, usava prendere una “compressina”).
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Il farmaco oggi più utilizzato sui pazienti affetti da ADHD, il metilfenidato, è stato brevettato nel
1954 e commerciato come Ritalin dal nome della moglie (Margherita) del farmacologo che l’ha
studiato (Panizzon). All’epoca i farmacologi provavano i farmaci che scoprivano: Panizzon lo provò
e su di lui non fece grande effetto, mentre sua moglie lo provò e lo trovò utilissimo per giocare a
bridge, perché riusciva a ragionare meglio e aveva maggiore memoria. Questo perché il farmaco
funziona in maniera diversa nelle diverse persone, la sua efficacia dipende dalla maturazione delle
funzioni cognitive: tanto più una persona è abile ad usare la memoria, usare le informazioni e a
metterle insieme, tanto meno il farmaco funziona. In quelli che, pur essendo sani, hanno problemi
di questo genere, è efficace e consente di ottenere dei miglioramenti sulla memoria e sulla
capacità di ragionare, tanto che fa parte dei farmaci che migliorano le capacità cognitive (l’abuso e
il cattivo uso di questi farmaci tra i ragazzi più grandi, che vanno all’università, è legato proprio al
tentativo di migliorare le loro capacità scolastiche: questo è un problema serio, non il fatto che dà
dipendenza, anche perché è stato visto che non è così).
Manifestazioni cliniche
Gli elementi principali dell’ADHD sono: disturbo dell’attenzione,iperattività e impulsività. Presi
così, in realtà, sono sintomi che qualsiasi ragazzino ha, ma diventano un problema quando si
presentano contemporaneamente e quando creano una compromissione funzionale , cioè
quando sono molto più marcati rispetto a quanto atteso in bambini di quella età, presenti in vari
contesti di vita e soprattutto così intensi da determinare un’interferenza importante nella vita
quotidiana. In psichiatria generale, soprattutto nell’età evolutiva, non è il sintomo in sé a fare la
malattia: questo dà luogo a una malattia solo se è sempre presente e se impedisce al paziente di
svolgere le attività della vita quotidiana. Diverse persone hanno avuto un disturbo d’ansia almeno
una volta nella vita, ma non per questo sono affette da una malattia. Il disturbo d’ansia si
trasforma in una malattia solo se continuo, persistente e se impedisce al paziente di vivere
normalmente.
Secondo il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th edition ), per fare
diagnosi di ADHD è necessario che il paziente presenti contemporaneamente almeno 6 dei 9
sintomi di disattenzione e/o almeno 6 dei 9 sintomi di iperattività o impulsività, con età d’esordio
prima dei 7 anni. Ovviamente un ragazzino che ha tre sintomi gravissimi sta molto peggio di uno
che ne ha sei lievi, quindi questo sistema purtroppo ha dei limiti.
Il sistema DSM-V è simile, eccetto per alcune cose: per esempio è stata spostata l’età d’esordio a
prima dei 12 anni. Questo perché i sintomi spesso si presentano più tardi e persistono anche
nell’età adulta e bisogna fare in modo di avere le migliori informazioni possibili per arrivare alla
diagnosi . Per fare diagnosi negli adulti occorrono più fonti d’informazione: se per un bambino si
consultano genitori e insegnanti, per un paziente più grande si consulta un ulteriore fonte, in
genere il fratello, l’amico, la fidanzata, che magari non si ricordano come si comportava il paziente
quando aveva cinque anni. I sottotipi (prevalentemente inattentivo, prevalentemente iperattivo,
combinato) non si chiamano più così, perché il termine “sottotipo” presuppone che ci sia un
tipologia stabile, mentre invece un ragazzino che quando ha 7 o 8 anni risulta prevalentemente
iperattivo ma non inattento, ha buone probabilità due anni dopo di non essere più così, magari
compare l’inattenzione e il disturbo diventa combinato. Il tipo combinato, quando cresce, ha
buone probabilità di diventare solo inattento, magari distratto, incapace di organizzarsi. Quindi
oggi si preferisce parlare di presentazioni più che di sottotipi.
Per la diagnosi con la classificazione ICD-10, invece, devono essere presenti contemporaneamente
e contemporaneamente invalidanti in almeno due contesti diversi inattenzione, iperattività e
impulsività, che insieme formano il disturbo ipercinetico, e non ci deve essere altro, perché la
comorbilità (disturbi d’ansia, disturbo oppositivo provocatorio ecc…) viene esclusa. Se anche è
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presente il disturbo oppositivo provocatorio, non si parla più di disturbo ipercinetico semplice ma
di disturbo ipercinetico della condotta, che è una categoria diversa. Questa classificazione inoltre
non prevede alcuna categoria diagnostica corrispondente all’ADHD di tipo prevalentemente
inattentivo del DSM-IV. Però , anche nel sottotipo prevalentemente inattentivo, è presente una
significativa compromissione funzionale, per esempio nel rendimento scolastico. Questi bambini,
che si guardano intorno, che non si sanno organizzare, che hanno sempre la testa trale nuvole
esistono e spesso nessuno li considera, nessuno pensa che possano essere aiutati e, anche se
intelligentissimi, vanno via da scuola dopo la terza media perché si pensa che non siano in grado,
che non siano fatti per la scuola. Un tempo la definizione “non sei adatto per la scuola, vai a
lavorare” aveva un valore sociale, uno poteva fare benissimo il contadino, il panettiere con la
quinta elementare e avere un ruolo sociale assolutamente adeguato. Oggi non è più così, è
richiesto un titolo per fare qualsiasi mestiere: questi ragazzini, se non vengono recuperati, non
arrivano al diploma o addirittura nemmeno alla licenza media, quindi non possono lavorare. Basso
grado di livello scolastico oggi significa invalidità sociale.
In genere un bambino con ADHD, i primi giorno di scuola, è il leader della classe, perché risulta
divertente e gli altri bambini lo seguono. Poi però succede che la maestra gli sgrida, quindi gli altri
bambini smettono di seguire il bambino con ADHD. Allora lui si arrabbia, cerca di disturbare e gli
altri lo emarginano ancora di più. Tipico è quello che succede durante le feste di compleanno: se
un bambino normalmente vivace, che spesso è un leader, viene invitato ad una festa di
compleanno ma in quel giorno non può andarci, la festa viene spostata appositamente, mentre
invece il bambino iperattivo non viene invitato. Di conseguenza questo bambino pensa che, se gli
altri non lo considerano, significa che non vale niente e si sente escluso . Questo lo porta ad
arrabbiarsi e ad arrivare alla conclusione che qualcosa la può e la sa fare, cioè far saltare i nervi ai
genitori e alla maestra: quando questi ultimi si arrabbiano, il bambino è contento, perché ha
raggiunto il suo obiettivo. Questo spiega anche perché questi pazienti tendono ad avere un
atteggiamento oppositivo provocatorio. Il nostro intervento deve quindi puntare anche a
migliorare la loro autostima. La cosa che dà maggior soddisfazione ad un bambino tra i 5 e i 10
anni è gestire il comportamento degli adulti (fanno i capricci perché vogliono che i genitori
comprino un giocattolo e, quando lo ottengono, lo buttano via, o ci giocano se anche un genitore
gioca con loro, questo perché il loro obiettivo è ottenere il giocattolo o l’attenzione del genitore, è
ciò che vogliono in quel momento). Di conseguenza, per aumentare l’autostima di questi bambini,
possiamo far fare loro quello che a loro più piace, cioè gestire l’adulto (per esempio giocare con
loro, chiedendo prima “a che gioco vuoi giocare?” e poi “cosa vuoi che io faccia?” e questo, oltre
che aumentare l’autostima, permette anche all’adulto di lanciare il messaggio “io ubbidisco a te e
tu obbedisci a me”).
Quando il paziente cresce, il disturbo dell’iperattività motoria scompare quasi del tutto e il
disturbo dell’attenzione si trasforma nella difficoltà di organizzazione. L’altro aspetto è la diversa
concezione del tempo: per questi pazienti il tempo è più rapido (in genere noi percepiamo il
tempo come intervallo tra due stimoli: una persona normale, anche se circondata da dieci stimoli,
riesce a concentrarsi su uno solo di essi e a escludere tutti gli altri mettiamo per l’arco di un
minuto; questi bambini invece non riescono a tagliare gli altri nove stimoli e per loro quel minuto
equivale a dieci minuti). Questo come si ripercuote sulla vita di questi pazienti?Se la madre gli
sgrida per 5 minuti, per loro quei 5 minuti diventano 50. Una persona normale che è costretta a
sopportare una predica così lunga, dopo 3 minuti si stufa. Questi bambini si stufano dopo 20
secondi di un rimprovero di tre minuti, perciò è meglio essere rapidi con loro, pensare prima a
cosa dire e farlo usando poche parole (questo sto va spiegato soprattutto ai genitori). Quindi
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capire la psicopatologia è importante non per prescrivere farmaci, ma per gestire interventi
efficaci.
Epidemiologia
Per quanto riguarda l’epidemiologia, questa patologia interessa il 5-6 % della popolazione,
soprattutto in età pediatrica, con tendenza a diminuire nell’adolescenza. Il sesso maschile è colpito
più frequentemente di quello femminile. La differente incidenza alle diverse latitudini potrebbe
essere legata a divergenze e difficoltà diagnostiche.
In Italia è stato condotto uno studio qualche hanno fa, intervistando le maestre e i genitori dei
bambini di una classe e chiedendo loro quanti bambini fra quelli presentassero almeno sei sintomi
di ADHD. La percentuale di bambini segnalati dalle maestre era dell’8%, quelli individuati dai
genitori il 2%( i genitori, avendo un solo figlio e non 20 hanno meno possibilità di paragone). I
bambini indicati sia dalle maestre che dai genitori sono l’1,4%. Ciò significa che alcuni hanno
problemi solo a scuola o solo a casa, magari perché ci sono problemi con l’insegnante o con la
mamma. Inoltre anche un bambino che è dislessico si annoia in classe e ha dei problemi: però
magari il ragazzino dislessico riesce ad essere attento e a seguire le regole quando gioca a basket,
allora bisogna pensare che qualcosa a scuola non funzioni, oppure va benissimo a basket e a
scuola ma a casa no, allora si deve pensare che ci sia un problema in casa. Quindi in questi casi c’è
anche altro, qualcosa di diverso, perché il bambino con ADHD ha dei problemi in ogni contesto, a
casa, a scuola, nello sport. Il gruppo di bambini che ha qualcosa che non va in qualsiasi contesto è
quello che ha maggiore probabilità di essere affetto da ADHD (saranno poi i controlli successivi a
consentirci di fare la diagnosi definitiva).
Diagnosi
La diagnosi la si fa tramite gli informatori, ma chi è idoneo a fare da informatore dipende da ciò
che vogliamo sapere. Se vogliamo conoscere le anomalie nel comportamento, non possiamo
chiederle al bambino, perché lui trova il suo comportamento normale, ma agli adulti, che ricevono
l’impatto sociale del bambino. Se vogliamo sapere come sta, il migliore informatore in questo caso
è il bambino stesso. Quindi bisogna sempre avere due fonti e porre le domande alla giusta fonte.
Quando si parla con uno di questi bambini e gli si chiede perché sono stati portato a visita, non
rispondono che sono iperattivo, magari possono dire che sono cattivi o stupidi. Se però prendono
un po’ di confidenza, si dimenticano di questo e iniziano a farsi coinvolgere dall’interlocutore.
Dopo di che, se non si sa come fare, se il dottore non ha già pensato a 20 cose da fargli fare o se
rallenta, il bambino si annoia e si mette a fare altro. Quindi bisogna cercare di essere più veloci di
lui. In realtà questi pazienti non vengono solo perché sono impulsivi e iperattivi, ma anche perché
hanno disturbi d’ansia e dell’umore e le conseguenze che ne derivano solo difficoltà a scuola, in
famiglia, difficoltà di relazione con i coetanei ecc..
L’altro aspetto è legato al fatto che, come già detto, l’ADHD tende ad associarsi al disturbo
oppositivo provocatorio che, con il tempo, può diventare disturbo di condotta. Quindi il bambino
ha un atteggiamento ostile, di sfida, negativista e, se non si ferma qui, arriva all’aggressività, alla
distruttività, alla violazione sistematica delle regole. Inoltre talvolta questi pazienti hanno difficoltà
a capire il dolore degli altri, a mettersi nei panni degli altri, a comprendere le conseguenze sociali
delle loro azioni o perché non capiscono l’altro, quindi non colgono le normali modalità che
regolano le interazioni e gli scambi con gli altri a un livello non verbale (come se ricevessero uno
stimolo ambiguo) o perché provano proprio piacere nel dolore dell’altro (per esempio un
ragazzino che descrive quanto per lui sia bello vedere morire un animaletto come se fosse una
cosa normale).
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Questi aspetti possono combinarsi variamente tra di loro. Ovviamente, se ho un paziente
impulsivo, che non segue le regole, qui avere anche il disturbo d’ansia è meglio, perché porta il
bambino a pensare un po’ di più agli altri e a combinare meno guai. Quindi talvolta avere tre
disturbi è meglio che averne solo due. Ovviamente la malattia è unica, perché il cervello è uno:
usiamo diverse etichette perché abbiamo bisogno di capire bene quali sono i problemi , poiché ad
ogni etichetta corrisponde un intervento. La diagnosi ha proprio lo scopo di mettere in atto un
intervento che risulti efficace. Questo concetto, se vogliamo, riassume il cambiamento della
medicina dall’Ottocento a oggi: prima l’obiettivo era fare la diagnosi a qualsiasi prezzo, anche
durante l’autopsia, pur di scovare la lesione, oggi l’obiettivo è fare la giusta diagnosi per impostare
un intervento. Ovviamente nell’Ottocento non esistevano i mezzi diagnostici attuali. Se c’è un mix
di disturbi del comportamento e dell’umore, l’evoluzione frequente è verso l’abuso di sostanze e
la violazione delle regole.
Nella diagnosi bisogna stabilire anche il livello cognitivo: se il paziente ha 50 di QI a 12 anni, ha la
capacità intellettiva di un bambino di sei anni. Per stabilire il QI si usano in genere una serie di test
che prevedono anche una componente verbale. Se il ragazzino ha un problema del linguaggio o se
è straniero, è chiaro che la parte verbale viene male e il bambino sembra stupido. Usiamo invece
altri test, dove il paziente deve solo associare delle figure e non c’è una parte verbale.
Tra i modelli che sono stati pensati per spiegare l’ADHD, uno è l’alterazione delle funzioni
esecutive, che sono quelle funzioni cognitive necessarie a raggiungere un obiettivo compiuto.
Esistono moltissime definizioni di questo disturbo, uno è la difficoltà di inibizione cognitiva e
comportamentale (difficoltà a fermarsi dopo che si è iniziato a fare una certa cosa). La si può
misurare con la prova del Circle Tracing Task: si invita il bambino a seguire con un dito il contorno
di un cerchio disegnato su un cartellone una prima volta e poi a ripetere l’operazione più
lentamente possibile. La differenza di tempo tra la prima volta e la seconda è un indice della sua
capacità di inibizione.
Un altro test che viene proposto è lo Stop Signal Task: il bambino sta di fronte allo schermo con le
dita su un pulsante. Sullo schermo compaiono degli aeroplani, a volte da destra, a volte da sinistra:
quando il paziente li vede preme il pulsante, quello di destra se l’aeroplano viene da destra e
viceversa. Il test viene provato un paio di volte, il paziente impara come funziona, dopo di che gli si
spiega che, di tanto in tanto, prima della comparsa dell’areoplano, sentirà un bip, in quel caso non
deve premere il pulsante. Per complicare ulteriormente l’esercizio, poi quando sente il bip non
solo non deve premere quel pulsante, ma deve mollare il suo joystick, prendere in mano la
scatolina e premere un pulsante interno. In questi test otteniamo dei valori, per esempio il tempo
medio che intercorre da quando il paziente vede l’aeroplano a quando preme (in genere questi
pazienti impiegano più tempo di quello di norma necessario perché non si sanno organizzare) o il
tempo che il paziente impiega a decidere di non premere . Quest’ultimo viene dedotto attraverso
un calcolo matematico: se il tempo tra il bip e l’immagine è lungo, di norma si riesce a bloccarsi, se
è breve no . C’è un tempo, però, nel quale matematicamente il 50% delle volte si sbaglia e il
restante 50% delle volte si fa giusto. Da quel tempo, attraverso dei calcoli, si ottiene una variabile
(stop signal reaction time, SSRT) che ci dice quanto tempo si impiega a decidere di inibire una
certa azione. Si possono fare anche una serie di trasformazioni matematiche che ci consentono di
differenziare il singolo bambino: il problema è che questo metodo differenzia un bambino con
ADHD da uno normale ma non un ADHD da un altro problema, non è un metodo specifico.
Se fate questi test ottenete un certo risultato, ma questo risultato potete modificarlo, per esempio
offrendo un premio al ragazzino se lo esegue bene. Il ragazzino diventa meno impulsivo, rallenta,
sta molto più attento. Questo ci fa capire che il problema non è che il suo cervello non funziona,
ma che non ci mette abbastanza impegno, attenzione ed energia.
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Un altro aspetto è il tempo, la cui concezione in questi pazienti è sballata, e poi l’avversione per
l’attesa: se proponiamo un test complicato al paziente e gli chiediamo se preferisce ricevere 1
euro subito o 20 euro alla fine, questo risponde che vuole un euro subito, non perché non sappia
che 20 euro sono più di un euro, ma perché pensa che se il test lo fa velocemente, magari per
trenta volte, riceverà 30 euro.
Fisiopatologia
Il difetto interessa i circuiti cerebrali che stanno alla base dell’inibizione e dell’autocontrollo, in
particolare i nuclei o gangli della base e la corteccia frontale. Di grande importanza è il ruolo del
cervelletto, il quale non controlla solo il movimento, ma anche le componenti temporali di ogni
azione, è l’organo che ci consente di percepire il tempo in maniera raffinata (è un orologio
interno). Dal punto di vista filogenetico, questa funzione ci distingue dagli altri animali, anche dagli
scimpanzé.
La maggior parte di questi circuiti sono dedicati alla sfera affettiva e cognitiva. Se andiamo a
sottoporre numerosi pazienti ai test, riscontriamo che la patologia si presenta in maniera
omogenea dal punto di vista clinico in quanto a sintomatologia, ma ha delle basi
neuropsicologiche, legate alle aree coinvolte, completamente eterogenee. Il tutto è legato dal
fatto che queste aree sono tenute sotto controllo dal sistema dopaminergico e quindi possono
essere modulate utilizzando lo stesso meccanismo biologico, anche se i vari aspetti, dal punto di
vista neuropsicologico, sono estremamente diversi. Scendendo ancora più nel dettaglio, c’è una
quota di pazienti che ha difficoltà a riconoscere o a regolare le emozioni, che nel DSM non c’è
(c’era nel DSM III poi è scomparsa), perché quel meccanismo che regola la motilità regola anche
l’emotività.
Possiamo andare a misurare ognuno dei nodi che fanno parte di questi circuiti: quanto ogni nodo è
connesso con gli altri nodi, quanti nodi sono connessi e quanto forte è la connessione.
Trattamento
1) Trattamento psicosociale
Questi ragazzini hanno problemi propri di attenzione, impulsività, iperattività, problemi in famiglia,
a scuola e a relazionarsi con gli altri: come interveniamo?Sicuramente con un intervento
educativo, gli insegniamo ciò che non imparano da soli: ad inquadrare il problema, cercare delle
soluzioni, valutarle, pianificare e anticipare gli eventi futuri (meta cognizione). Bisogna ovviamente
parlare anche con i genitori: non si può pensare di cambiare un bambino in due giorni, dobbiamo
capire quali sono gli aspetti problematici e lavorare innanzitutto su quelli. Dobbiamo insegnare, sia
a casa che a scuola, ad essere diretti,brevi, coerenti, stabilire delle regole, gratificare (ma in
maniera veloce) ecc….
2) Trattamento farmacologico
In sostanza, non è difficilissimo riconoscere questi pazienti, le terapie sono efficaci se messe
insieme. E’ importante ricordare che il cervello non è una camera a compartimenti chiusi, ma
funziona nel suo insieme, che i ragazzi con l’ADHD esistono veramente, hanno una qualità della
vita pessima, ma possono essere aiutati.
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