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“La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesimo secolo, coll’invenzione delle
macchine, nacque il Rumore”. Così parla Luigi Russolo nel suo manifesto “L’arte
dei rumori“, scritto a seguito di un concerto che Francesco Balilla Pratella tiene
nel marzo 1913 al Teatro Costanzi (oggi Teatro dell’Opera) di Roma. Russolo
dichiara che, ascoltando l’esecuzione orchestrale della “possente musica futurista”,
ha nalmente conosciuto una nuova arte, l’arte dei rumori appunto.
La sua gura di pittore, compositore e inventore rimane una delle principali del
Futurismo. Nel suo manifesto, sostiene che il suono no a quel momento era
esistito come elemento a sé, indipendente dalla vita, e che aveva dato origine alla
musica; poi, con la rivoluzione industriale, la ricerca musicale si è avvicinata al
suono-rumore: la macchina ha creato un’in nità di rumori e questi, a differenza
degli ormai scontati e noiosi suoni, riportano ad una certa familiarità, richiamando
alla vita frenetica tanto acclamata dai futuristi.
Attraverso la realizzazione di questi strumenti, Luigi Russolo dà inizio a un nuovo
stile musicale: il Rumorismo. Il rumore assume un valore autonomo, strutturale: da
scoria, accidente, disturbo, si fa musica, diventa arte. Iniziano così ad esserci
esibizioni e concerti rumoristi, in particolar modo nell’ambiente parigino. Purtroppo
però molti di questi strumenti vengono distrutti dai bombardamenti della seconda
guerra mondiale.
Le teorie rumoriste hanno vita dif cile, ma sono comunque di grande ispirazione
per i compositori e musicisti del Novecento. Oltre a ritrovare un forte collegamento
con l’atonalità teorizzata da Arnold Schönberg durante gli stessi anni, artisti come
Edgar Varèse, Igor´ Fëdorovič Stravinskij e Darius Milhaud, sono molto
sensibili a quelle nuove concezioni musicali. La scuola francese, con la nascita
della musica concreta nel 1948, è quella che più segue il usso del Rumorismo. La
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musica concreta, ideata dal compositore Pierre Schaeffer, non si basa sui suoni
emessi dagli strumenti tradizionali, bensì su elementi sonori preesistenti (i rumori
della città), registrati e manipolati in vario modo attraverso la modi cazione del
timbro, dell’intensità, dell’altezza. Si può considerare questo genere come “prima
scuola” di musica elettronica, anche se quest’ultima usa come materiale base solo
frequenze prodotte elettronicamente.
Questo fenomeno ha portato ad un superamento della distinzione fra suono e
rumore, confermando tutte le teorie di Russolo e dei suoi strumenti d’avanguardia.
Una delle testimonianze più signi cative è stata lasciata dal compositore, autore e
losofo John Cage che inizia a comporre attraverso percussioni composte da
“cianfrusaglie”, cercando elementi in discariche e negozi. In un suo testo del 1937
chiamato “Il futuro della musica: il mio credo", Cage scrive: “Ovunque ci troviamo,
quello che sentiamo è in gran part rumore. Quando lo ignoriamo ci disturba.
Quando gli prestiamo ascolto, lo troviamo affascinante (…) Noi vogliamo catturare
e controllare questi rumori, usarli non come effetti sonori bensì come strumenti
musicali.”
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FRAMMENTO DELLA PARTITURA DI “RISVEGLIO DI UNA CITTA’” - L. RUSSOLO -