Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
MARIETTI
E.Jenni • C Westermann
Dizionario
Teologico
dell’Antico
Testamento
edizione italiana a cura di
GIAN LU IG I PRATO
volume secondo
DW ne’ùm Detto
O’pnn teràfìm Idolo/i
Marietti
Titolo originale dell’opera:
t Theologisches H and wòrterbuch
zum Alten Testament », Zwei Bande
© C H R . K A IS E R V ERLA G - M O N C H E N
T H E O LO G IS C H E R V E R L A G - Z tlR IC H
traduzione di
G. CONTE
F. FREZZA
R. G ELIO
S. LA N ZA
G. MASSI
L. MONAR1
G.L. PRATO
M. SAM PAOLO
Redazione
Laura Proverà
I edizione 1982
© Casa Edirice Marietti S.p.A. - Casale Monferrato
Sede centrale: Via Adam, 15 - Tel. 0142/76311
15033 Casale Monferrato (AL)
ISBN 88-211-7305-4
PREMESSA
A quattro anni dalla pubblicazione del primo volume, il lavoro di compilazione del DTAT
può ora dirsi concluso. L ’edizione del secondo volume segue gli stessi criteri esposti nel voi. I,
p. X V II. II numero dei collaboratori si è frattanto elevato ad un totale di cinquanta: a tutti
quanti, sia a coloro che hanno inviato i loro contributi fin dagli inizi come a coloro che sono
subentrati più tardi, va il nostro cordiale ringraziamento per la loro fatica; un particolare
tributo di riconoscenza vogliamo riservare al prof. D . C. Westermann che ancora una volta
ha costantemente incoraggiato con il suo consiglio e la sua collaborazione la presente edizio
ne. Il pesante lavoro del controllo e delle correzioni è stato svolto degnamente dagli assistenti
Mattias Suter (ora in Lauterbrunnen, cantone di Berna) e Thomas Hartmann (Basilea);
quest’ultimo è anche il compilatore dell’Indice dei termini tedeschi*.
Poiché la composizione tipografica ha richiesto più di due anni di tempo, non si è potuto in
serire in tutte le voci la bibliografia più recente. Questo ritardo ha tuttavia permesso all’edito
re di ampliare l’Appendice statistica fino alla sua configurazione attuale. Nella compilazione
degli Indici dei termini ebraici e tedeschi si è tenuta presente la loro finalità pratica, e non tan
to quindi la completezza che si richiederebbe ad una concordanza. Per gli stessi motivi, dopo
lunga riflessione si è deciso di rinunciare a più ampi Indici di termini e di testi, come pure ad
un Indice analitico, poiché le scelte necessarie per la loro compilazione avrebbero dovuto es
sere forzatamente arbitrarie, oppure essi sarebbero stati utili solo agli specialisti. Invece l ’In
dice degli autori, nel quale si sono tralasciati solo i manuali più correnti, può essere di qual
che utilità per la ricerca bibliografica.
Ernst Jenni
Basilea, novembre 1975
* Nella piesente edizione italiana tale lavoro di revisione e gli indici sono stati curati dalla Dr. Laura Proverà (n.d.t.)
PREMESSA V
ABBREVIAZIONI
Libri della Bibbia
Ab Abacuc Giudit Giuditta
Abd Abdia Gv Giovanni
Agg Aggeo l/2/3Gv Lettere di S. Giovanni
Am Amos Is Isaia
Apoc Apocalisse di S. Giovanni Lam Lamentazioni
Atti Atti degli Apostoli Le Luca
Bar Baruc LettGer Lettera di Geremia
Cant Cantico dei Cantici Lev Levitico
Col Lettera ai Colossesi l/2/3Mac Maccabei
l/2Cor Lettere ai Corinti Me Marco
l/2Cron Cronache Mal Malachia
Dan Daniele Mi Michea
Deut Deuteronomio Mt Matteo
Dtis Deuteroisaia Nah Nahum
Dtzac Deuterozaccaria Neem Neemia
Ebr Lettera agli Ebrei Num Numeri
Eccle Ecclesiaste OrMan Preghiera di Manasse
Eccli Ecclesiastico Os Osea
Ef Lettera agli Efesini l/2Piet Lettere di S. Pietro
Es Esodo Prov Proverbi
Esd (3Esd) Esdra l/2Re Libri dei Re
Est Ester Rom Lettera ai Romani
Ez Ezechiele Rut Rut
Fil Lettera ai Filippesi Sai Salmo/i
Filem Lettera a Filemone l/2Sam Libri di Samuele
Gal Lettera ai Galati Sap Sapienza
Gen Genesi Sof Sofonia
Ger Geremia SDan Supplementi a Daniele
Gi ac Lettera di S Giacomo SEst Supplementi a Ester
Giob Giobbe l/2Tess Lettere ai Tessalonicesi
Gioe Gioele l/2Tim Lettere a Timoteo
Giona Giona Tito Lettera a Tito
Gios Giosuè Tob Tobia
Giud Giudici Tritois Tritoisaia
Giuda Lettera di S. Giuda Zac Zaccaria
VI ABBREVIAZIONI
Sai: H.-J.Kraus, BK XV, 1960.
Giob: G.Fohrer, KAT XVI, 1963; F.Horst, BK XVI/1, 1968.
Prov: B.Gemser, IIAT 16, *1963; H.Ringgren, ATD 16/1, 1962.
Rut, Cant: W.Rudolph, KAT X V II/1.2, 1962; G.Gerleman, BK XVIII, 1965;
E.Wurthwein, HAT 18, M969.
Eccle: W.Zimmerli, ATD 16/1, 1962; H.W.Hertzberg, KAT XVII/4, 1963;
K.Galling, HAT 18, ‘1969.
Lam: H.-J.Kraus, BK XX, M960; W.Rudolph, KAT XVII/3, 1962;
O.Plòger, HAT 18, ‘1969.
Est: H.Bardtke, Kat XV1I/5, 1963; G.Gerleman, BK XXI, 1970ss.
Dan: A.Bentzen, HAT 19, M952; O.Plòger, KAT XVIII, 1965.
Esd, Neem: W.Rudolph, HAT 20, 1949.
l/2Cron: W.Rudolph, HAT 21, 1955.
Testi di Qumran
Per le sigle comunemente usate cfr. D.Barthélemy-J.T.Milik, Qumran Cave I, = DJD I, 1955, 46s.;
Ch.Burchard, Bibliographie zu den Handschriften vom Toten Meer, 1957, 114-118; O.Eissfeldt, Ein-
leitung in das AT,31964, 875; G.Fohrer (-E.Sellin), Einleitung in das AT, ”1965, 544-547; L.Moraldi,
I manoscritti di Qumran, 1971,739; i testi extrabiblici più importanti sono (cfr. Die Texte aus Qumran.
Hebràisch und deutsch, hrsg. von E.Lohse, 1964):
CD Documento di Damasco.
ÌQII Hodajoth, Inni.
1QM Regola della guerra.
IQpAb Commento ad Abacuc.
IQS Regola della comunità.
lQsb Raccolta di benedizioni.
4QFI Florilegio.
• Testi ugaritici
I testi vengono citati provvisoriamente ancora secondo il sistema di C.H.Gordon, Ugaritìc Textbook,
1965, indicando tra parentesi le abbreviazioni proposte da Eissfeldt (cfr. J. Aistleitner, Worterbuch der
ugaritischen Sprache, *1967, 348-356: concordanza e luogo della prima pubblicazione dei testi). Per la
trasposizione nelle sigle, oggi diffuse, dell’edizione di A.IIerdner, Corpus des tablettes en cunéiformes
alphabétiques, 1963 (= CTA), si possono utilizzare le tavole di Herdner, l.c., XIX-XXXIV, oppure p.e.
di H.Gese (et alii), Die Religionen Altsyriens..., 1970, 231s. Le abbreviazioni significano:
AB Ciclo di Anat e di Baal.
Aqht Testo di Aqhat.
D Testo di Aqhat.
K, Krt Testo di Keret.
MF Frammenti mitologici.
NK Poema di Nikkal.
SS Testo di Sahr e Salim.
Segni
- vedi (rimando ad un’altra voce).
* (davanti ad unaforma) forma ottenuta per deduzione e non attestata.
* (prima o dopounparagrafo) da attribuirsi all’editore (vd.sp. p. XVII).
> trasformato in.
< derivato da.
X volte (p.e.: ... compare 18x = 18 volte).
ABBREVIAZIONI VII
ABR Australian Biblical Review.
a.C. avanti Cristo,
acc. accadico.
accus. accusativo.
AcOr Acta Orientalia.
ad 1. ad locum.
af. afel.
AfO Archiv fìir Orientforschung.
agg. aggettivo; aggettivale.
Alj. romanzo aramaico di Ahiqar (— Cowley).
AHw W.von Soden, Akkadisches Handwòrterbuch, 1959ss.
AION Annali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
AIPHOS Annuaire de l’Institut de Philologie et d’Histoire Orientales et Slaves.
AJSL American Journal of Semitic Languages and Literatures.
al. altro/i.
ALBO Analecta Lovaniensia Biblica et Orientalia.
Alt, KS I-III A. Alt, Kleine Schriften, Bd. 1, M963; Bd. 2, ’1964; Bd. 3, 1959.
ALUOS Annual of thè Leeds University Orientai Society,
a m.a. a mio avviso,
amor. amorritico; amorreo.
ANEP The Ancient Near East in Pictures Relating to thè Old Testament. Ed.
by J.B.Pritchard. 1954.
ANET Ancient Near Eastem Texts Relating to thè Old Testament. Ed. by
J.B.Pritchard. >1955.
AO Antico Oriente.
AOB Altorientalische Bilder zum Alten Testament. Hrsg. von H.Gressmann.
*1927. -
AOT Altorientalische Texte zum Alten Testament. Hrsg. von H.Gressmann.
*1926.
arab. arabo,
aram. aramaico.
aram. bibl. aramaico biblico.
ARM Archives Royales de Mari.
ArOr Archiv Orientàlnl.
art. articolo.
ARW Archiv fùr Religionswissenschaft.
ass. assiro.
Ass.Mos. Assumptio Mosis.
assol. assoluto.
ASTI Annual of thè Swedish Theological Institute.
AT; A.T. Altes Testament; Ancien Testament; Antico Testamento.
ATD Das Alte Testament Deutsch. Hrsg. von (V.Herntrich und) A.Weiser.
(trad. italiana: Antico Testamento, ed. Paideia, Brescia).
ATliR Anglican Theological Review.
atl. alttestamentlich (= vtrt.).
att. attivo,
avv. avverbio; avverbiale.
V ili ABBREVIAZIONI
BDB F.Brown—S.R.Driver—Ch.A.Briggs, A Hebrew and English Lexicon of
thè Old Testament, 1906. .
Begrich, GesStud J.Begrich, Gesammelte Studien zum Alten Testament. 1964.
Ben Jehuda Eliezer ben Jehuda, Thesaurus totius Hebraitatis et veteris et recentioris
I-XVI, 1908-59.
BeO Bibbia e Oriente.
Bergstr. 1-11 G.Bergstrasser, Hebriiische Grammatik. Bd I, 1918; Bd. II, 1929.
Bergstr. Einf. G.Bergstràsser, Einfiihrung in die semitischen Sprachen. 1928.
Bertholet A.Bertholet, Kulturgeschichte Israels. 1919.
BEThL Bibliotheca Ephemeridum Theologicarum Lovanicnsium.
BFChrTh Beitrage zur Forderung christlicher Theologie.
BH3 Biblia Hebraica. Ed. R.Kittel, A.Alt, O.Eissfeldt. 51937 = 71951.
BHH I—III Biblisch-Historisches Handwòrterbuch. Hrsg. von B.Reicke und L.Rost,
Bd. I-III, 1962-66.
BHS Biblia Hebraica Stuttgartensia. Ed. K.Elliger et W.Rudolph. 1968ss.
Bibl Biblica,
bibliogr. bibliografia.
BiOr Bibliotheca Orientalis.
BJRL Bulletin of thè John Rylands Library.
BK Biblischer Kommentar. Altes Testament. Hrsg. von M.Noth! und
II.W.Wolff.
BL H.Bauer-P.Leander, Historischc Grammatik der hcbràischcn Sprachc. I,
1922.
BLA H.Bauer-P.Leander, Grammatik des Biblisch-Aramàischen. 1927.
Blass-Debrunner F.BIass-A Debrunner, Grammatik des neutestamentlichen Griechisch.
121965.
BLex1 Bibel-Lexikon. Hrsg. von H.Haag. '1968.
BM G.Beer-R.Meyer, Hebràische Grammatik. Bd. 1, 51952; Bd. II, *1955; Bd.
III, *1960 (vd. anche Meyer).
BMAP E.G.Kraeling, The Brooklyn Museum Aramaic Papyri. 1953.
Bohl F.M.Th. de Liagre Bohl, Opera Minora. 1953.
Bousset-Gressmann W.Boussel-H.Gressmann, Die Religion des Judentums im spàthelleni-
stischen Zeitalter. J1926.
Bresciani-Kamil vd. Ilermop.
BRL KGalling, Biblisches Rcallcxikon. HAT 1, 1937.
Brsnno E.Brsnno, Studien iiber hebriiische Morphologie und Vokalismus. 1943.
BrSynt C.Brockelmann, Hebràische Syntax. 1956.
BSOAS Bulletin of thè School of Orientai and African Studies.
Buccellati G.Buccellati, The Amorites of thè Ur III Period. 1966.
Burchardt I—II M.Burchardt, Die altkanaanaischen Fremdworte und Eigennamen im
Àgyptischen. Bd. I—ET, 1909-10.
BWA(N)T Beitrage zur Wissenschaft vom Alten (und Neuen) Testament.
BWL W.G.Lambert, Babylonian Wisdom Literature. 1960.
BZ Biblische Zeitschrift.
BZAW Beiheft zur Zeitschrift fiir die alttestamentliche Wissenschaft.
BZNW Beiheft zur Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft.
c cum.
c. capitulum; capitolo.
CAD The Assyrian Dictionary of thè Orientai Institute of thè University of
Chicago. 1956ss.
Calice FCalice, Grundlagcn der àgyptisch-semitischen Wortverglcichung. 1936.
can. cananaico.
CBQ Catholic Biblical Quarterly.
cd cosiddetto,
cfr. confronta.
ABBREVIAZIONI IX
CIS Corpus Inscriptionum Semiticarum. 1881ss.
cj conjectura.
class. classico.
cod. codex; codice.
col. columna; colonna.
comm. commentario; commentari.
compì. completa; completato.
Conti Rossini K.Conti Rossini, Chrestomathia Arabica Meridionalis Epigraphica. 1931.
Cooke G.A.Cooke, A Text-Book of North-Semitic Inscriptions. 1903.
copt. copto.
Cowley A.Cowley, Aramaic Papyri of thè Fifth Century B.C. 1923.
CRAIBL Comptes Rendus de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres.
Cron.; cron. Cronista; cronistico.
cs. costrutto
CV Communio Viatorum.
X ABBREVIAZIONI
ecc. eccetera.
ed. edidit; edited; edito,
edit. editore/i.
eg. egiziano,
egitt. egittologico.
Eichrodt I-IU W.Eichrodt, Theologie des Alten Testaments. Teil 1, ‘1968; Teil 2/3,
T964. (trad. italiana: Teologia dell’Antico Testamento voi. I, 1979).
Eissfeldt, KS O.Eissfeldt, Kleine Schriften. Bd. Iss., 1962ss.
EKL Evangelisches Kirchenlexikon. Hrsg. von H.Brunotte und 0 .Weber. 3
voi. *1962.
Ellenbogea M.Ellenbogen, Foreign Words in thè Old Testament. 1962.
ELKZ Evangel isch-Lu therische Ki rchenzei tung.
Erman-Grapow A.Erman-H.Grapow, Worterbuch der àgyptischen Sprache. Bd. 1-7,
1926-63.
esci, escluso.
e sim. e simile/i.
et. etiopico.
ET Expository Times,
etc. et cetera.
EThL Ephemerides Theologicae Lovanienses.
elpe. etpe‘el
ev. eventualmente.
EvTh Evangelische Theologie.
fase. fascicolo.
fem. femminile.
fen. fenicio.
FF Forschungen und Fortschritte.
FGH F.Jacoby (ed.), Die Fragmente der griechischen Historiker. 1923ss.
Fitzmyer, Gen.Ap J. A.Fitzmyer, The Genesis Apocryphon of Qumran Cave I. A Commen-
tary. Biblica et Orientalia 18, 1966.
Fitzmyer, Sef. J.A.Fitzmyer, The Aramaic Inseriptions of Sefire. Biblica et Orientalia
19, 1967. 1
vf. l’a. fra l’altro,
f. gli a. fra gli altri.
Fohrer, Jes. I—III G.Fohrer Das Buch Jesaja. Zurcher Bibelkommentare. Bd. 1-3, 1960-64.
Fraenkel S.Fracnkcl, Die aramàischen Fremdwòrter im Arabischen. 1886.
framm. frammento.
frane. francese.
Friedrich J.Friedrich, Phonizisch-punische Grammatik. 1951.
Friedrich—ROllig J.Friedrich—W.Ròllig, Phdnizisch—Punische Grammatik, 21970.
FS Festschrift (= pubblicazione commemorativa).
FS Albright 1961 The Bible and thè Ancient Near East. Essays in Honor of W.F.Albright.
1961.
FS Albright 1971 Near Eastem Studies in Honor of W.F. Albright, 1971.
FS Alleman 1960 Biblical Studies in Memory of H.C.Alleman. 1960.
FS Alt 1953 Geschichte und Altes Testament. 1953.
FS Baetke 1964. Festschrift W.Baetke. Dargebracht zu seinem 80. Geburtstag am 28. Marz
1964. Hrsg. von K.Rudolph, R.Heller und E.Walter. 1966.
FS Bardtke 1968. Bibel und Qumran. 1968.
FS Barth 1936 Theologische Aufsàtze, Karl Barth zum 50. Geburtstag. 1936.
FS Barth 1956 Antwort. Festschrift zum 70. Geburtstag von Karl Barth. 1956.
FS Basset 1928 Mémorial H.Basset. 1928.
FS Baudissin 1918 Abhandlungen zur semitischen Religionskunde und Sprachwissenschaft.
1918.
FS Baumgartel 1959 Festschrift F.Baumgàrtel zum 70. Geburtstag. 1959.
ABBREVIAZIONI XI
FS Baumgartner 1967 Hebràische Wortforschung. Festschrift zum 80. Geburtstag von
W. Baumgartner. SVT 16, 1967.
FS Beer 1933 Festschrift fùr G.Beer zum 70. Geburtstag. 1933.
FS Bertholet 1950 Festschrift fur A.Bertholet, 1950.
FS Browne 1922 Orientai Studies. 1922.
FS Christian 1956 Vorderasiatische Studien. Festschrift fur V.Christian. 1956.
FS Coppens 1969 De Mari à Qumran. Hommage à J.Coppens. 1969.
FS Davies 1970 Proclamation and Presence. Old Testament Essays in Honour of
G.H.Davies. 1970.
FS Delekat 1957 Libertas Christiana. F.Delekat zum 65. Geburtstag. 1957.
FS Driver 1963 Ilebrew and Semitic Studies presented to G.R. Driver. 1963.
FS Dupont—Sommer 1971 Hommages à André Dupont—Sommer. 1971.
FS Dussaud 1939 Mélanges syriens offerts à R. Dussaud. 1939.
FS Eichrodl 1970 Wort-Gebot-Glaube. W.Eìchrodt zum 80. Geburtstag. 1970.
FS Eilers 1967 Festschrift fùr W.Eilers. 1967.
FS Eissfeldt 1947 Festschrift O.Eissfeldt zum 60. Geburtstag. 1947.
FS Eissfeldt 1958 Von Ugarit nach Qumran. Beitrage... O.Eissfeldt zum 1. September 1957
dargebracht, 1958.
FS Elliger 1973 Wort und Geschichte. Festschrift fiir Karl Elliger zum 70. Geburtstag.
1973.
FS Faulhaber 1949 Festschrift fur Kardinal Faulhaber. 1949.
FS Friedrich 1959 Festschrift fùr J.Friedrich. 1959.
FS Frings 1960 Festgabe J.Kardinal Frings. 1960.
FS Galling 1970 Archàologie und Altes Testament. Festschrift fur K.Galling. 1970.
FS Gaster 1936 M.Gaster Anniversary Volume. 1936.
FS Geiin 1961 A la rencontre de Dieu. Mémorial A.Gelin. 1961.
FS Gispen 1970 Schrift en uitleg. Studies . . . W.H.Gispen. 1970.
FS Glueck 1970 Near Eastern Archacology in thè Twentieth Century. Essays in Honor of
Nelson Glueck. 1970.
FS Grapow 1955 Àgyptologische Studien H.Grapow. 1955.
FS Haupt 1926 Orientai Studies, published in Commemoraiion... of P.Haupt. 1926.
FS Heim 1954 Theologie als Glaubenswagnis. 1954.
FS Hermann 1957 Solange es Heute heisst. Festgabe fiir Rudolf Hermann. 1957.
FS Herrmann 1960 Hommage à L.Herrmann. Collection Latomus 44, 1960.
FS Hertzberg 1965 Gottes Wort und Gottes Land. 1965.
FS Herwegen 1938 Heilige Uberiieferung. I.Herwegen zum silbemen Abtsjubilàum darge
bracht. 1938.
FS lrwin 1956 A Stubborn Faith. Papers... Presented to Honor W.A.Irwin. Ed. by
E.C.Hobbs. 1956.
FS Jacob 1932 Festschrift G.Jacob. 1932.
FS Jepsen 1971 Schalom. Studien zu Glaube und Geschichte Israels. Alfred Jepsen zum
70. Geburtstag . . .1971.
FS Junker 1961 Lex tua veritas. Festschrift fùr H.Junker. 1961
FS Kahle 1968 In memoriam P.Kahle. BZAW 103, 1968.
FS Kittei 1913 Alttestamentliche Studien, R.Kittel dargebracht. BWAT 13, 1913.
FS Kohut 1897 Semitic Studies in Memory of A.Kohut. 1897.
FS Kopp 1954 Charisteria I.Kopp octogenario oblata. 1954.
FS Koschaker 1939 Symbolae P.Koschaker dedicatae. Studia et documenta ad iura Orientis
Antiqui pertinentia 2, 1939.
FS KrOger 1932 Imago Dei. Festschrift Gustav Kruger . . . 1932.
FS Landsberger 1965 Studies in Honor of B.Landsberger on his seventy-fifth Birthday. 1965.
FS Lévy 1955 Mélanges I.Lévy. 1955.
FS de Liagre Bòhl 1973 Symbolae Biblicae et Mesopotamicac Francisco Mario Theodoro de Lia
gre Bòhl dedicatae. 1973.
FS Manson 1959 New Testament Essays. Studies in Memory of T.W.Manson. 1959.
FS Marti 1925 Vom Alten Testament. Marti—Festschrift . . . 1925.
XTI ABBREVIAZIONI
FS May 1970 Translating and Understanding thè Old Testament. Essays in Honor of
H.G.May. 1970.
FS Meiser 1951 Viva vox Evangelii, Festschrift Bischof Meiser. 1951.
FS Michel 1963 Abraham unser Valer. Festschrift fiir Otto Michel zum 60. Geburtstag.
1963.
FS Mowinckel 1955 Interpretationes ad Vetus Testamentum pertinentes S.Mowinckel septua-
genario missae. 1955.
FS Muilenburg 1962 Israel’s Prophetic Heritage. Hessays in Honor of James Muilenburg.
1962.
FS Neuman 1962 Studies and Essays in Honor of A.A.Neuman. 1962.
FS Notscher 1950 Alttestamentliche Studien. F.Nòtscher zum 60. Geburtstag gewidmet.
1950.
FS Pedersen 1953 Studia Orientalia J.Pederscn dicata. 1953.
FS Procksch 1934 Festschrift O.Procksch. 1934.
FS von Rad 1961 Studien zur Theologie der alttestamentlichen Uberlieferungen. 1961.
FS von Rad 1971 Probleme biblischer Theologie. Gerhard von Rad zum 70. Geburtstag.
1971.
FS Rinaldi 1967 Studi sull’Oriente e la Bibbia, offerti al P.G.Rinaldi. 1967.
FS Robert 1957 Mélanges bibliques. Rédigés en l’honneur de A.Robert, 1957.
FS Robinson 1950 Studies in Old Testament Prophecy. Presented to Th.H.Robinson. 1950.
FS Rost 1967 Das ferne und das nahe Wort. Festschrift L.Rost zur Vollendung seines
70. Lebensjahres am 30. November 1966 gewidmet. BZAW 105, 1967.
FS Rudolph 1961 Verbannung und Ileimkehr. 1961.
FS Sachau 1915 Festschrift W.Sachau zum siebzigsten Geburtstage gewidmet. 1915.
FS Schmaus 1967 Wahrheit und Verkundigung. M.Schmaus zum 70. Geburtstag. 1967.
FS Schmidt 1961 Festschrift Eberhardt Schmidt, hrsg. von P.Brockelmann... 1961.
FS Sellin 1927 Beitràge zur Religionsgeschichte und Archàologie Palàstinas. 1927.
FS van Selms 1971 De fructu oris sui. Essays in Honour of Adrianus van Selms. 1971.
FS Sohngen 1962 Einsicht und Glaube. G.Sòhngen zum 70. Geburtstag. 1962.
FS Thomas 1968 Words and Meanings. Essays presented to D.W.Thomas. 1968.
FS Thomsen 1912 Festschrift VThomsen zur Vollendung des 70. Lebensjahres. 1912.
FS Vischer 1960 Hommage à W. Vischer. 1960.
FS Vogel 1962 Vom Herrengeheimnis der Wahrheit. 1962.
FS Vriezen 1966 Studia biblica et semitica. Th.C.Vriezen... dedicata. 1966.
FS Wedemeyer 1956 Sino-Japonica. Festschrift A.Wedemeyer zum 80. Geburtstag. 1956.
FS Weiser 1963 Tradition und Situation. A.Weiser zum 70. Geburtstag. 1963.
FS Wellhausen 1914 Studien... J.Wellhausen gewidmet. BZAW 27, 1914.
G Septuaginta; Settanta (vd. anche LXX).
G"'1ecc. cod. Alessandrino ecc.
GAG W. von Soden, Grundriss der akkadischen Grammatik. 1952. Ergànzung-
sheft zum GAG 1969.
GB W.Gesenius-F.Buhl, Hebriiisches und aramàisches Handwòrterbuch ùber
das Alte Testament. ”1915.
gen. genitivo.
GenAp Apocrifo del Genesi.
Gesenius, Thesaurus W.Gesenius, Thesaurus... Linguae Hebraicae et Chaldaicae. Voi. I-1IT,
1835-58. .
GesStud Gesammelte Studien.
giaud. giaudico.
Gilg. epopea di Gilgames (vd. anche Schott).
giud. giudaico.
GK W.Gesenius-E.Kautzsch, Hebraische Grammatik. “1909.
GLAT G.J.Bottherweck—H.Ringgren (ed.), Grande Lessico dell’Antico Testa
mento. Voi 1 ss.,(trad. italiana di ThWAT).
GLECS Comptes Rendus du Groupe Linguistique d’Études Chamito—Sémi-
tiques, Paris.
ABBREVIAZIONI XIII
GLNT G.Kittel-G.Friedrich (ed.), Grande Lessico del Nuovo Testamento. Voi.
lss., 1965ss. (trad. italiana di ThW).
gr. greco.
Grapow H.Grapow, Wie die alten Àgypter sich anredeten, wie sie sich griissten
und wie sie miteinander sprachen. *1960.
Gray, Legacy J.Gray, The I^egacy of Canaan. '1965.
Gròndahl F.Grondahl, Die Personennamen der Texte aus Ugarit. 1967.
Gt; Gtn coniugazione fondamentale accadica (G), con infisso -ta- oppure -tan-
GThT Gereformecrd Thcologisch Tijdschrift.
Gulkowitsch L.Gulkowitsch, Die Bildung von Abstrakthegriffen in der hebràischen
Sprachgeschichte. 1931.
Gunkel, Gen H.Gunkel, Genesis, Handkommentar zum AT 1/1. ’1966.
Gunkel-Begrich H.Gunkel-J.Begrich, Einleitung in die Psalmen. 1933.
GVG C.Brockelmann, Grundriss der vergleichenden Grammatik der semiti
schen Sprachen. Bd. 1-2, 1908-13.
ibid. ibidem,
id. idem.
IDB I-IV The Interpreter’s Dictionary of thè Bible. 1962.
ide. indoeuropeo.
1EJ Israel Exploration Journal.
imp. imperativo.
impf. imperfetto.
impf. cons. imperfetto consecutivo.
incl. incluso.
ind. indice.
ingl. inglese.
inf. infinito.
ins. insere.
isr. israelitico.
XIV ABBREVIAZIONI
itp. itpc'el.
itpa. itpa'al.
itt. ittita.
K ketib.
KAI H.Donner-W.Ròllig, Kanaanaische und aramàische Inschriften. Bd. I
Texte, *1966; Bd. II Kommentar, *1968; Bd. Ili Glossare ecc., H969.
Kar iscrizione di Karatepe.
KAT Kommentar zum Alten Testament. Hrsg. von W. Rudolph, K.Elliger und
F.Hesse.
KBL LKòhler-W.Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Iibros. *1958.
Kil iscrizione di Kilamuwa.
Kluge F, Kluge-W.Mitzka, Etymologisches Wòrterbuch der deutschen Sprache.
“1963.
Kòhler, Theol. L.Kòhler, Theologie des Alten Testaments. '1966.
Kònig E.Kònig, Hebràisches und aramàisches Wòrterbuch zum Alten Testa
ment. ‘ T936.
Kònig, Syntax E.Kònig, Historisch-kritisches Lehrgebàude der hebraischen SpraGhe mit
steter Beziehung auf Qimchi und die anderen Auctoritaten. Bd. 11/2: Hi-
storisch-comparative Syntax der hebraischen Sprache. 1897.
KS Kleine Schriften.
KuD Kerygma und Dogma.
Kuhn, Konk. KG.Kuhn, Konkordanz zu den Qumrantexten. 1960.
ABBREVIAZIONI XV
van der Leeuw G. van der Leeuw, Phànomenologie der Reiigion. 1956 (trad. italiana: Fe
nomenologia della religione. I960).
Lcslau W.Leslau, Ethiopic and South Arabie Contributions to thè Hebrew Lexi
con. 1958.
I-evy M.A.Levy, Siegei und Gemmen mit aramàischen, phoenizisehen, althe-
bràischen... lnschriften. 1869.
Levy I-IV J.Levy, Worterbuch iiber die Talmudim und Midraschim. *1924.
de Liagre Bohl vd. sotto BÒhl.
Lidzbarski, NE M.Lidzbarski, Handbuch der nordsemitischen Epigraphik. 1898.
Lidzbarski, KJ M.Lidzbarski, Kanaanaische lnschriften. 1907.
Lis. G.Lisowsky, Konkordanz zum hebràischen Alten Testament. 1958.
Li ttmann-Hofner E.Littmann-M.Hofner, Worterbuch der Tigre-Sprache. 1962.
LS C.Brockelmann, Lexicon Syriacum. J1928.
LXX Septuaginta; Settanta (vd. anche G).
n. nota.
nab. nabateo.
NAWG Nachrichten (von) der Akademie der Wissenschaften in Gòttingen.
NE vd. Lidzbarski, NE.
NedGereflTs Nederduitse Gereformeerde Teologiese Tydskrif.
NedThT Nederlands Theologisch Tijdschrift.
NF; N.F. Neuè Folge.
ni. nifal.
nitp. nitpa‘el
NKZ Neue Kirkliche Zeitschrift.
Noldeke, BS Th.Noldeke, Beitràge zur semitischen Sprachwissenschaft. 1904.
Noldeke, MG Th.Nòldeke, Mandàische Grammatik. 1875.
Noldeke, NB Th.Nòldeke, Neue Beitràge zur semitischen Sprachwissenschaft. 1910.
Noth, IP M.Noth, Die israelitischen Personennamen im Rahmen der gemeinsemi-
tischen Namengebung. 1928.
Noth, UPt M.Noth, Uberlieferungsgeschichte des Pentateuch. 1948.
Noth Gl M.Noth, Geschichte Israels. M966 (trad. italiana: Storia d’Israele,
1975).
Noth GesStud I-1I M. Noth, Gesammelte Studien zum Alten Testament. Bd. I, J1966; Bd. 11,
1969.
n. pers. nome personale; nome di persona.
XVI ABBREVIAZIONI
n. pr. nome proprio,
nr. numero.
NS; N.S. Nova Series.
NT Neues Testament; Nuovo Testamento,
ntl. neutestamentlich (= nts.).
nts. neotestamentario.
NTS Nieuwe Theologische Studien.
NTT Norek Teologisk Tidsskrift.
Nyberg H.S. Nyberg, Hebreisk Grammatik. 1952.
ogg. oggetto,
opp. oppure.
OLZ Orientalistische Literaturzeitung.
OrAnt Oriens Antiquus.
OrNS Orientalia (Nova Series).
o sim. o simile/i.
OT; O.T. Old Testament; Oude Testament.
OTS Oudtestamentische Studien.
OuTWP Die Ou Testamentiese Werkgemeenskap in Suid-Afrika Pretoria,
ov. ovvero.
ABBREVIAZIONI XV
2 qere.
|. qal-
jlcn. qualcuno,
llcs. qualcosa.
. riga.
iA; RAAO Revue d’AssyrioIogie et d’Archeologie Orientale.
IAC Reallexikon fùr Antike und Christentum. 1950ss.
/on Rad I-II G. von Rad, Theologie des Alten Testaments. Bd.1, s1966; Bd. 2, "1965
(trad. italiana: Teologia dall’Antico Testamento. Voi. 1, 1972; voi. 2,
1974),
;on Rad, Gottesvolk G. von Rad, Das Gottesvolk im Deuteronomium. 1929.
/on Rad, GesStud G. von Rad, Gesammelte Studien zum Alten Testament. *1965.
>IB Revue Biblique.
REJ Revue des Études Juives.
rei. relativo; relativamente.
RF.S Répertoire d’épigraphie sémitique.
rev. reverse (rovescio).
RGG I-VI Religion in Geschichte und Gegenwart. Hrsg. von K. Galling. Bd. 1-6,
*1957-62.
RHPhR Revue d’Histoire et de Philosophie religieuses.
RHR Revue de l’Histoire des Religione,
risp. rispettivamente.
RivBibl Rivista Biblica Italiana.
Rost, KC L. Rost, Das kleine Credo und andere Studien zum Alten Testament.
1965.
RQ Revue de Qumran.
RS Ras Samra (testi citati secondo la numerazione di scavo; vd. anche PRU).
RScPhTh Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques.
RSO Rivista degli Studi'Orientali.
s. seguente,
s. saPel.
SAB Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu
Berlin.
SAIIG A. Falkenstein-W. von Soden, Sumerische und akkadische Hymnen und
Gebete. 1953. *
sam. samaritano,
se.; scil. scilicet, cioè.
Schott Das Gilgamesch-Epos. Neu ùbersetzt und mit Anmerkungen versehen
von A. Schott. Durchgesehen und ergànzt von W. von Soden. 1958.
sec. secolo.
Sef. I-III steli di Sefiie (o Sfire) I-lil (vd. anche Fitzmyer, Sef.).
Sellin-Fohrer Einleitung in das Alte Testament. Begriindet von E. Sellin, vòllig neu be-
arbeitet von G. Fohrer. "1965.
Sem Semitica,
sem. semitico.
semNO. semitico nordoccidentale.
semO. semitico occidentale.
Seux M.J.Seux, Epithètes royales akkadiennes et sumcriennes. 1967.
sgg. saggio.
sign. significato.
sim. simile/i.
sing. singolare.
sir. siriaco.
sogg. soggetto.
sopratt. soprattutto.
XV III ABBREVIAZIONI
sost. sostantivo,
sp. sopra,
spec. specialmente
ss. seguenti,
st. sotto.
st(at). stato; assol. (assoluto); cs. (costrutto); enf. (enfatico).
Stamm, AN J.J. Stamm, Die akkadische Namengebung. '1968.
Stamm, HEN J.J. Stamm, Hebriiische Erslatznamen, FS Landsberger 1965, 413-424.
SThU Schweizerische Theologische Umschau.
StOr Studia Orientalia.
StrB I-VI (H.L.Strack-) P.Billcbeck, Kommentar zum Neuen Testament aus Tal
mud und Midrasch. Bd. 1-6, 1923-61.
StTh Studia Theologica.
sum. sumero; sumerico.
Suppl. Supplement; Supplemento,
s.v. sub voce
SVT Supplements to Vetus Testamenlum.
Sznycer M. Sznycer, Les passages puniques en transcription latine dans le « Poe-
nulus » de Plaute 1967.
UF Ugarit-Forschungen.
ug. ugaritieo.
Ugaritica V J.Nougayrol-E.Laroche-C.Virolleaud-C.F.A.Schaeffer, Ugaritica V.
1968.
UJE The Universal Jewish Encyclopedia, ed. da L.Landman. 1948.
UT C.H.Gordon, Ugaritic Textbook. 1965.
ABBREVIAZIONI XIX
v. verso.
VAB Vorderasiatische Bibliothek.
vang. vangelo.
de Vaux I-II R. de Vaux, Les institutions de l’Ancien Testament. Voi. 1-2, 1958-60
(trad. italiana. Le istituzioni dell’Antico Testamento, 1964).
VD Verbum Domini,
vd. vedi,
vers. versione/i.
voi. volume.
Vriezen, Theol. Th. C.Vriezen, Theologie des Alten Testaments in Grundzugen. 1957.
VT Vetus Testamentum.
vtrt. veterotestamentario.
XX ABBREVIAZIONI
3 oro nc um DETTO 15s. (W.F. Albright, The Oracles of Balaam,
JBL 63, 1944, 207-233). Essi hanno conservato
l’aspetto e la funzione originaria della formula.
1/ L’etimologia della parola c incerta. Di so Unita al nome (e alle specifiche caratterizza
lito ne’ùm viene messo in relazione con l’arabo zioni) dell’uomo che parla e con la sua posi
n'm «sussurrare» ed è inteso o come part. zione all’inizio dell’oracolo, la formula del det
pass, di n ’m q. «ciò che è sussurrato» (GB to del veggente pone in evidenza il soggetto del
477a; dr. BL 472) o (seguendo Ger 32,31, l’u detto e con ciò la parola di cui il veggente stes
nico passo con ne’ùm allo stato assol.) come so deve rispondere.
una forma nominale qutùl « un sussurro » Sembra che più tardi circoli di sapienti abbia
(Barth 129), da cui deriverebbe il denominati no rivendicato per sé questa terminologia
vo n 'm q. « parlare » (solo Ger 23,31). (2Sam 23,1 ; Prov 30,1).
Non si può addurre un equivalente acc. (W. von So- Altri vocaboli ebraici per «detto, oracolo» hanno
den secondo F. Baumgartel, ZA W 73, 1961, 290 n. un campo semantico più vasto, cfr. ’imrà (-> ’mr
35). 3c), -+dàbàr, matta" (-»n.s’ 4b) e soprattutto màsàt
La grafia prevalente in 1QXs“* nwJm secondo D JD III, « detto, proverbio, similitudine, detto satirico »
1962, 66 (diversamente KBL Suppl. I70b) può far ( - . dmh 3a; nell’AT 39x, di cui Ez 8x, Num
dedurre una pronuncia posteriore *nùm (cfr. anche 23,7.18; 24,3.15.20.21.23 nell’introduzione narrativa
mediocbr. ,nùm « dire, parlare »). agli oracoli di Balaam 7x, Prov 6x, Sai 4x).
2/ Nell’AT ne'ùm compare 376x (in Mand. 4/ La trasformazione d d l’antica formula del
manca una citazione rispettivamente per Ger detto del veggente nella f o r m u l a d e l d e t
3,12; 23,32; Agg. 2,4.23), di cui 365x nella for to di J a h w e (la premessa di Sai 110,1 fa
mula ne’ùm ( . . . ) Jhwh (inclusi gli ampliamen supporre un’imitazione di Num 24,3s. 15s.)
ti con l’aggiunta di hammàlaek [Ger 46,18; non è documentata prima di Amos (Baumgàr-
48,15; 51,57], hà’àdòn [Is 1,24; 19,4] o ’adònàj tel, l.c. 287-289, la ritiene un’espressione origi
[Is 3,15; 56,8; Ger 2,19.22; 49,5; Ez sempre ec naria del nebiismo in relazione a ISam 2,30;
cetto 13,6.7; 16,58; 37,14, = 81x; Am 3,13; 2Re 9,26; 19,33, che A. Jepsen, Nabi, 1934,
4,5; 8,3.9.11]; quindi senza ampliamenti 269x): 121 ss.; id., Die QueLlcn des Kònigsbuches,
Ger 175x, Ez 85x, Is 25x (di cui Dtis 8x, Tri- 21956, 76ss., ascrive alla «redazione nebiisti-
tois 5x), Am 21x, Zac 20x, Agg 12x, Sof 5x, ca »). Nella forma più antica del detto del mes
2Re e Os 4x ciascuno, ISam, Abd, Mi e Nah saggero essa è assente (Westermann, l.c.). Pro
2x ciascuno, inoltre Gcn 22,16; Num 14,28; babilmente Amos è stato il primo ad usare
Gioe 2,12; Mal 1,2; Sai 110,1 e 2Cron 34,27. ne‘ùm Jhwh per sottolineare il fatto che Dio
In altre combinazioni ne'Um compare lOx parla in prima persona nella parola dei profeti;
come reggente: Num 24,3.3.4.15.15.16 (Ba egli usa l’espressione proprio al posto della for
laam); 2Sam 23,1.1 (Davide); Sai 36,2 Ut?; mula conclusiva del detto del messaggero
Prov 30,1 (Agur); in Ger 23,31 ne’um viene ’àm ar Jhwh (su 13 casi ciò è abbastanza pro
impiegato in stato assol. come oggetto della babile in Am 2,16; 3,15; 4,3.5; 9,7); nelle in
forma unica n ’tv q.. . troduzioni agli oracoli o al loro interno essa è
opera redazionale (WolfF, BK XIV/2,109s. 174).
3/ La storia del termine ne’um non permette La formula sembra avere la stessa origine in
di classificarlo tra i modi di dire profetici (S. Osea (WoliT, BK XIV/1,49), perché altrimenti
Mowinckcl, ZAW 45, 1927, 43-45; O. Grether, dovrebbe comparire più di frequente, dato che
Name und Wort Gottes im AT, 1934, 85ss.; la forma del discorso divino è predominante.
O. Procksch, ThW IV, 92s. = GLNT VI, Anche in Michea non è originaria (Th. H. Rob
266ss.). Essa mostra che l’espressione inizial inson, IIAT 14, 1954, 141.145). In Isaia
mente non era una forma caratteristica dello ne’ùm Jhwh si trova raramente (come formula
stile profetico (J. Lindblom, Die literarische di introduzione: 1,24; 30,1; come formula con
Gattung der prophetischen Literatur, 1924, 67). clusiva: 3,15; 17,3.6; 19,4; 31,9); ciò è confor
Alla questione della sua origine («parola del me al fatto chc Isaia fa scarso uso di formule
mago e dell’indovino» per S. Mowinckcl, ZAW introduttive e conclusive (Wildberger, BK X,
48, 1930, 266 n.9, che segue G. Hòlscher, Die 62; cfr. R.B.Y.Scott, FS Robinson 1950,
Propheten, 1914, 79ss.; p a r o l a del v e g 178s.). L’espressione compare di frequente solo
g e n t e per E. Schiitz, Formgeschichte des vor- in Geremia ed Ezechiele: nel libro di Geremia
klassischen Prophetenspruchs, Bonn 1958 [tesi 35x come conclusione di un discorso di Jahwe,
dattil.]; C. Westermann, Grundformen prophe- 31 x in introduzioni, 42x tra i membri del pa
tischer Rede, I960, 135s.; F. Baumgartel, rallelismo, e ancora con altre funzioni
ZAW 73, 1961, 288; D. Vetter, Untersuchun- (R.Rendtorff, ZAW 66, 1954, 27-37; cfr.
gen zum Seherspruch, Heidelberg 1963 [tesi H.Wildberger, Jahwewort und prophetische
dattil.]; J. Lindblom, ZAW 75, 1963, 282s.) ri Rede bei Jeremia, 1942, 48s. 102s.; O. Loretz,
spondono gli antichi oracoli di Num 24,3s. UF 2, 1970, 113.129), in Ezechiele ca. 40x in
3/ a) Come significato fondamentale si può c) L’altro ambito profano in cui fu usato il qal
ritenere per n ‘s q. più o meno «disconoscere si può dedurre dai tre passi dei Proverbi in cui
nel suo valore, screditare », per n s pi. « tratta si parla del disdegnare la « disciplina » del pa
re con disprezzo». Solo in qal si ha un uso dre (Prov 15,5) o della sapienza (Prov 1,30;
3 n’f DISPREZZARE 4
5,12). Il termine che ne rende meglio il signifi c) L’hitp. di Is 52,5 viene di solito tradotto
cato è in questo caso « non tenere in nessun con « essere bestemmiato » (del nome di Jah
conto ». Sotto il profilo contenutistico si inten we; G pXafffp-rijjLEiv), e analogamente si rende il
de il non riconoscere il valore che ha l’inserirsi passo di Sai 74,10 (cfr. v. 18) con «il nemico
nell’ordine che la sapienza vuole realizzare. bestemmierà il tuo nome» (G qui Ttapo^u-
Nella «Teodicea babilonese» il sofferente si v e ia Z). In realtà l’idea della bestemmia di Dio
lamenta di essere disprezzato sia dalla feccia dovrebbe essere lasciata da parte; si può rende
dell’umanità sia dai ceti abbienti; al che il suo re molto bene il testo traducendo con « tenere
amico gli fa notare che egli ha abbandonato il in scarsa considerazione, parlare con disprezzo
diritto e ha disprezzato le intenzioni di Dio di ».
(BWL 76, r.79; 86, r.253, con l’acc. nàsu; tra
duzione anche in AOT 289s. e ANET, Suppl. 5/ Nella letteratura di Qumran «'.ssi Lrova in
1969, 603s.). ! passi dei Proverbi citati sono sei passi (Kuhn, Konk. 139a; inoltre la citazio
senza dubbio da interpretare in maniera analo ne di Is 5,24 in DJD V, nr. 162, n, 8). L’uso
ga, cioè che il disprezzo della «disciplina» è corrisponde a quello vtrt., se si prescinde da
in fondo un disconoscimento delle buone in IQH 4,12, dove Dio viene lodato come colui
tenzioni di Dio. che disprezza ogni progetto di Belial.
Nei LXX nella maggior parte dei casi (15x) n’s
4/ a) Se dunque già questi passi « profani » è tradotto stranamente con Ttapo^uvetv « incita
hanno un loro rilievo teologico, tanto più lo re. istigare», un verbo che non viene mai usato
avranno quelli in cui il qal parla del comporta per tradurre il sinonimo ->m‘s\ due volte si
mento di Dio; Jahwe «rigetta» il suo popolo trova p.uxTT}p^et.v « arricciare il naso », tutte le
(Deut 32,19; Ger 14,21) o per lo meno re e sa altre corrispondenze sono singolari ed anch’es-
se piuttosto distanti dal significato fondamenta
cerdoti (Lam 2,6). Qui il verbo è usato come
le dell'ebr. Gli equivalenti usati dai LXX si
termine teologico in senso stretto, una partico
lare evoluzione per cui n ‘s è diventato sinoni trovano anche nel NT, per lo più con lo stesso
mo di ^>m ‘s. impiego (Cfr. H.Preisker - G. Bertram, art.
puxrripL^, ThW IV,803-807 = GLNT VII,
b) In qal si può stabilire un solo caso di impie 629-639; H.Seesemann, art. -n:apo^uvto ThW
go con oggetto divino, in Sai 107,11, dove si V,855s. = GLNT, IX ,837-840). Va menzionato
parla di disprezzo del «consiglio dell’Altissi soprattutto l’apaxlegomenon p.uxxT)pi^Ei,v di
mo ». Altrove, quando si deve parlare de! com Gal 6,7. Nel contesto sapienziale di questa pa-
portamento dell’uomo nei confronti di Dio o renesi il significato del termine corrisponde
delle sue prescrizioni, si trova sempre il pi.; esattamente a quello delle due traduzioni di n’s
nell’AT è certamente questo l’ambito più im in Prov 1,30 e 15,5 (vd. sp. 3c).
portante in cui il termine viene usato. Questa H. Wildberger
suddivisione, qal per il soggetto divino e pi.
per l’oggetto divino, non è casuale: il qal indi
ca l’effettivo compimento dell’azione, mentre il
pi. limita l’azione all’intenzione meramente in
teriore (cfr. Jenni, HP 22 5s.). Nei canti di la nàbì • PROFETA
mento del singolo gli « empi » vengono accusa • T
7 nàbì’ PROFETA 8
(hólemlm cj), «indovini» (ònemm) e «m a d) Talvolta i profeti sono riconoscibili dalle
ghi» (kassàjim), persone competenti ed esperte caratteristiche esteriori: dal mantello di pelo
che con mezzi tecnici spiegano al re l’imme (’addàrcct sè'ar Zac 13,4; cfr. IRe 19,19; 2Re
diato futuro. 1,8; 2,8.13s.; per i paralleli di Mari cfr. M.
Noth, JSS 1, 1956, 327-331 = Aufsàtze zur bi-
Mentre le ultime due pratiche venivano considerate
pagane e inconciliabili con la fede in Jahwe dai cir
blischen Landes- und Altertumskunde, II,
coli profetici di Israele (2Re 9,22; Is 2,6; M i 5,11; 1971, 239-242), dalle cicatrici sul petto (Zac
cfr. Lev 19,26; Deut 18,10.14; 2Re 21,6 ecc.), profeti 13,6; oppure: sulla schiena, così H.L.Ginsberg,
e specialisti del sogno vengono messi sullo stesso pia JPOS 15, 1935, 327; cfr. M.S<eb0 , Sachaija
no in Deut 13,2.4.6; cfr. ISam 28,6.15, e lo stesso 9-14, 1969, 105 n.8), forse anche da un segno
vale per sognare ed essere profeti (nb' ni.) in Gioe sulla fronte (IRe 20,38ss.; J.Lindblom, Prophe-
3,1; secondo Num 12,6 Jahwe parla con sogni e vi cy in Ancient Israel, 1962, 66-69).
sioni anche ai profeti (cfr. però Ger 23,25ssJ. Anche
le pratiche oracolari espresse da qsm (cfr. Johnson, 2/ G r u p p i di p r o f e t i designati con
l.c. 3 lss.) venivano esercitate da profeti di Israele (Mi
3,6s.ll; Ger 14,4; Ez 13,6.9.23 ecc.; cfr. però Num
n'bilm compaiono nei libri storici più antichi
23,23; Deut 18,10.14; ISam 15,23; 28,8; 2Re e in tre diversi contesti storici, ognuno con ca
17,17!), e i qósemìm sono uniti ai neb ì’ìm in ls 3,2; ratteristiche e funzioni distinte.
Ger 29,8; Ez 22,28; cfr. 21,34.
a) Nel periodo di transizione dall’epoca dei
b) Talvolta i profeti d’Israele vengono identifi giudici a quella dei re (ISam 10; 18; 19; Num
cati con gli antichi « v e g g e n t i » (hòzlm, 11) il plurale ncb l’lm (e ancor più spesso il
>hzh\ 2Sam 24,11; 2Re 17,13; Mi 3,5.7 ecc.; verbo nb': 15x) viene usato per coloro che,
cfr. però st. 4a e G.Hòlscher, Die Propheten, estaticamente invasati, vanno in giro in schiere
1914, 125ss.). ISam 9,9 nota in proposito che (hcébcel ISam 10,5.10) oppure si radunano a
«veggente» (qui tuttavia rò’Sr, cfr. Is 30,10) gruppi nelle case (ISam 19,20). Sembra che
era all’inizio la denominazione corrente del per provocare l’estasi profetica si usassero degli
nàbV, che ne aveva assunto le funzioni. Sino strumenti musicali (ISam 10,5; cfr. 18,10; Es
nimo di dabùr (vd.st: IV/2; cfr. Ez 7,26 con 15,20; 2Re 3,15); l’effetto può essere, tra l’al
Ger 18,18) hàzòn (e più raramente hzh) defini tro, quello di giacere a terra svestiti per breve
sce in seguito il fondamento dello specifico tempo (ISam 19,24), mentre non si dice mai
mandato profetico (Os 12,11; Lam 2,9; Ez che tali gruppi pronunciassero parole intelligi
13,6ss. ecc.; —hzh 4a). bili. Il fattore che sprigiona l’estasi è però lo
Più spesso ancora si sostituisce a nàbl' il titolo «spirito di D io» (ISam 10,10; 19,20.23) op
« u o m o di D i o » (Ts hà '"lóhlm), soprattutto pure lo «spirito di Jahwe» (Num 11,29; ISam
nelle tradizioni su Eliseo e in quelle più recenti 10,6) che «salta» anche su altri uomini e si
su Elia (cfr. anche IRe 20,28 con v. 13.22; IRe «posa» su di loro quando essi casualmente o
13,lss. con v. 18; IRe 12,22 con 2Cron 12,5ss.; anche da lontano vengono a contatto con que
R. Rendtorff, ThW VI,809 = GLNT XI,515s.); ste schiere di profeti (ISam 10,6.10; 19,20s,23;
esso sembra voler mettere in evidenza il dono Num ll,25s.).
della (miracolosa) potenza divina che un indivi ISam 18,1 Os. mostra la forza irresistibile dello
duo possiede (-♦ vlòhìm III/6). spirito: un « malvagio spirito di Dio » può far
sfociare l’invasamento (nb' hitp.) di un indivi
c) Circa 30x - soprattutto nel tardo periodo duo in un incontrollato tentativo di omicidio.
dei re - s a c e r d o t e e p r o f e t a vengono Poiché in Israele questo invasamento selvaggio
nominati assieme; in questo periodo infatti le era di solito tipico dei profeti di Baal (vd.st. b),
due figure devono essersi molto ravvicinate tra si capisce il disprezzo che fu riservato a questi
loro (cfr. già 1Re 1,8ss. e soprattutto le espres profeti (ISam 10,1 ls.; 19,24; cfr. più tardi 2Re
sioni gam-nàbV gam-kòhèn in Ger 14,18; 9,11; Os 9,7; Ger 29,26 ecc.). Al contrario
23,11 e minnàln v/'ad-kòhén in Ger 6,13; Num 11,16s.24ss. legittima il rapimento estati
8,10 e O. Plòger, Priester und Prophet, ZAW co come mosaico, dato che qui il nb’ hitp. dei
63, 1951, 157-1.92 = Aus der Spatzeit des AT, settanta anziani (cfr. Es 18) è ricondotto allo
1971, 7-42). Sacerdote e profeta vigilano insie spinto di Mosè, che è identico allo spirito di
me nel tempio sulla legittimità dell’annunzio Jahwe (v. 17.25.29; cfr. Noth, UPt 141-143;
(Ger 26,7ss.), insieme vengono interrogati nel G.von Rad, ZAW 51, 1953, 115s.; von Rad II,
tempio (Zac 7,3), insieme vengono uccisi nel 19 = ital. 25s.).
santuario (Lam 2,20). I sacerdoti agiscono « a
fianco» dei profeti (Ger 5,31, Johnson, Le. 64: b) Per il periodo monarchico intermedio IRe
« sotto la loro guida »), un sacerdote può persi 22 (= 2 Cron 18) attesta l’esistenza di ca. 400
no «predire» (nb’ ni. Ger 20,6). Nel libro di profeti alla corte del re di Israele, profeti che
Geremia, i sacerdoti e i profeti formano, insie egli può convocare in ogni momento (v. 6; cfr.
me al re e agli alti funzionari, il ceto superiore IRe 18,19s.), esercitano «davanti a lui» la
del popolo (Ger 2,26; 4,9; 8,1 ecc.; cfr. nell’esi loro attività (v. 10) e perciò si chiamano « i
lio Ger 29,1 e Neem 9,32). suoi profeti » (v. 22s.). Un capo chiamato per
13 • T
nàbì’ PROFETA 14
sono avere da lui la loro legittimazione (Num rono a far parte delle corporazioni dei cantori;
11,16s. 24ss.; Deut 18,15,18). vd.st. IV /13).
6 / Nel suo significato fondamentale il v e r b) L’hitp., più frequente all’inizio, raro a parti
bo nb ’ significa « comportarsi da profeta, agi re dalla cosiddetta « profezia scritta », designa
re da profeta, presentarsi in qualità di profeta » per lo più (A.Jcpscn, Nabi, 1934, 7, indica sol
(cfr. p.e. Am 7,12s.; Ger 19,14; 26,18; Zac tanto due eccezioni: Ger 26,20a; 2Cron 20,37)
13,3 ni.; IRe 22,10; Ger 29,26s. hitp.). Anche uno stato di agitazione esaltata, di entusiasmo
se non è possibile delimitare con sicurezza estatico e di delirio sfrenato, nel quale l’uomo
il significato fondamentale del ni. rispetto a viene a trovarsi improvvisamente e magari for
quello dell’hitp. (cfr. le attestazioni più anti zatamente (incoativo: forme verbali finite con
che ISam 10,5.6.10.13 con 10,11; inoltre waw consecutivo: Num ll,25s.; ISam 10,6.10;
19,20.21.23.24 con v. 20), le due coniugazioni 18,10; 19,20ss; IRe 18,29) o nel quale egli si
non possono essere usate in modo del tutto viene a trovare, per un periodo limitato di
promiscuo. Il ni. designa nella maggior parte tempo, «fuori di sé» (cfr. ’Is ’ahèr ISam 10,6;
dei casi il discorso profetico, mentre l’hitp. non cosi i participi e gli infiniti in Num 11,27;
lo indica quasi mai, dato che è riservato per io ISam 10,5.13; IRe 22,10 = 2Cron 18,9; cfr.
più agli aspetti esteriormente visìbili dell’attivi ISam 10,11; 19,20 ni.)
tà profetica. Più tardi anche l’hitp. può indicare il parlare
Solo di rado il verbo viene usato per uomini ed essere costruito come il ni. Tuttavia rara
che non sono profeti (Saul: ISam 10,5ss.; mente è identico al ni. nel significato (Ger
18,10; 19,23; anziani: Num ll,25ss.; sacerdoti: 14,14; Ez 37,10; 2Cron 20,37; aram. Esd 5,1) e
Ger 20,6; uomini e donne d’Israele: Ez designa più spesso un «profetare» in senso
l3,17ss.; Gioe 3,1; cfr. Ger 29,26; cantori: spregiativo (IRe 22,8.18 = 2Cron 18,7.17; Ger
lCron 25,1-3). 23,13), come del resto anche il significato indi
cato per primo (« comportarsi da profeta » Ger
a) nb’ ni., che si trova spesso al part. (o perf.) 29,26s.; Ez 13,17) può essere usato in senso
immediatamente dopo il plurale del sostantivo peggiorativo.
nàbi', ne designa la normale attività, la quale Ger 26,20 indica chiaramente che anche in
può consistere in un « rapimento estatico » e in epoca tardiva la differenza tra hitp. e ni. veni
una «commozione profetica» (ISam 10,11; va espressamente avvertita: quando si parla di
19,20; Zac 13,4) oppure, come in quasi tutti gli un comportamento profetico in nome di Jahwe
altri casi, in «discorsi pronunciati in stato di ed esteriormente percepibile viene usato l’hitp-,
ispirazione profetica, annunci, profezie ». quando il profeta comincia a parlare il ni.
Quest’ultimo significato risulta per lo più dall’ogget-
lo diretto («quelle parole» Ger 20,1; 25,13.30 ecc.; IV/ 1/ La funzione che i profeti esercitano
«nel modo seguente» Ger 26,9; 32,3 ecc.; «proprio
. quali m e d i a t o r i fra Dio e uomo si esprime
così» IR e 22,12; «m enzogna» \sàqar] Ger 14,14;
23,25 ecc.; « sogni ingannevoli » 23,32; « illusioni in s u l p i a n o l i n g u i s t i c o mediante forme
ventate » 23,26) oppure dalle preposizioni usate: con suffisso nelle quali essi sono detti profeti
'al con l’indicazione di ciò cui il messaggio profètico d’Israele (Ger 2,26.30; Ez 13,4; Neem 9,32
si riferisce («profetare su» Ger 26,1 Is.; 28,8 ecc.) ecc.) o di Gerusalemme (Mi 3,11; Sof 3,4; Lam
oppure 'al, se il messaggio ha carattere di minaccia 2,9.14; 4,13; Ez 22,28) oppure profeti di Jahwe
(«profetare contro» Ger 25,13; 26,20); entrambe le (IRe 19,10.14; Sai 115,15; lCron 16,22 ecc.),
preposizioni sono spesso usate con identico significa come pure mediante catene costrutte nelle qua
to; cfr. Ez 6,2; 13,2 ecc. con 4,7; 11,4 ecc. e già Am li essi vengono definiti sia « profeti di Israele »
7,15 con 7,16;
le con l’indicazione dei destinatari («a loro, a v o i»
(Ez 13,2.16; 38,17) o «d i Samaria» e «d i Ge
Ger 14,16; 23,16 ecc.) o del contenuto («profetare rusalemme» (Ger 23,13-15) sia «profeti di
d i» Ger 28,8s.), dello scopo («per i tempi lontani» Jahwe» (IRe 18,4.13, cfr. nàbì’ leJhwh v. 22;
Ez 12,27), del risultato («a torto» Ger 27,15; cfr. be ISam 3,20; IRe 22,7 = 2Cron 18,6; 2Re 3,11;
in 29,9); 2Cron 28,9). Solo in IRe 22,22s. (= 2Cron
bu (con sost. determinato) con indicazione dell’auto 18,21 s.) essi vengono designati come profeti del
rità delegante (« su incarico di, da »: Ger 2,8 IBaal; re mediante suffissi (« i profeti dei tuoi genito
cfr. hitp. 23,13]; 5,31; 20,6 [inganno]; 14,14s.; 23,15 ri » 2Re 3,13 sono i profeti ai quali si erano ri
ecc. [« nel nome di Jahwe »]).
Per l’uso stereotipo del verbo in Ez vd. st. 4d.
volti i genitori del re).
17 nàbV PROFETA
(2Re 1; 3,11; Os 4,12; Ger 2,22 ecc.), confi stesso tempo i profeti prendono posizione ri
dando presuntuosamente nella propria astuzia spetto alle più importanti questioni politiche
politica (Isaia, Geremia), dimenticando le (Is 7,lss.; 31,1 ss.; Ger 21,8 ecc.).
azioni salvifiche di Jahwe (Am 2,9; Os 9,10ss.;
1 l,lss.; Is 5,1 ss. ecc.). Alla fine, per questi pro g) Mentre i primi profeti rifacendosi ad anti
feti, Israele naufraga di fronte a Jahwe (von che tradizioni (tradizione della tenda 2Sam
Rad II, 421 ss. = ital. II, 477ss.). La colpa di 7,6s.; tradizione della guerra di Jahwe: ISam
Israele sembra talvolta così profonda da far ri 15; 2Sam 24; IRe 20,35ss.; primo comanda
tenere impossibile una conversione (Os 5,4.6; mento: IRe 18,2 lss.; tradizioni giuridiche
Is 6,10; 29,9s.; Ger 2,22; 13,23); le ammoni 2Sam 12; IRe 21; cfr. R.Rendtorff, ZThK 59,
zioni sono relativamente rare (Am 5,4s.; Os 1962, 145ss.) volevano preservare la fede di
14,2 ecc.). Solo con Ezechiele il singolo viene Jahwe da infiltrazioni cananaiche, il nuovo
posto di fronte alla scelta tra la «vita» e la messaggio dei profeti a partire da Amos può
«morte» (3,17ss.; 18; 33; cfr. Zimmerli, GO servirsi spesso della tradizione solo per trasfor
178ss. = Rivelazione eli Dìo, 1975, 161 ss.), e in marla nel suo contrario: Jahwe ora fa guerra
epoca esilica negli strati secondari del libro di ad Israele (Is 28,21; Ger 4,5ss. ecc.), lo riporta
Geremia risulta evidente una specifica esorta in Egitto (Os 8,13), gli porta via la terra (Am
zione alla conversione (vd. st. llb ; cfr. Wolff, 7,11.17 ecc.), ritira la promessa di alleanza (Os
GesStud 130ss.). 1,9) ecc.
Quando prospettano la salvezza futura i profeti
c) Una grande importanza assumono i detti riprendono il linguaggio dei salmi (Dtis), la
profetici contro il culto di Israele. Poiché Israe torà sacerdotale (Ez), le espressioni che si rife
le riteneva di essere sicuro da ogni disgrazia in riscono alla salvezza del re, all’alleanza, ecc.,
forza delle sue pratiche cultuali (Mi 3,11; Ger ma trasformando profondamente il tutto trasfe
7 ecc.), la critica profetica al culto ribadisce rendolo nel futuro (promesse messianiche, nuo
come idea centrale che le pratiche liturgiche di va alleanza Ger 31,3 lss.), estendendolo a tutto
un Israele estraniatosi da Jahwe non raggiungo Israele o addirittura a tutti i popoli (Is 2,2ss.
no più Dio e perciò diventano prive di senso ecc.). Considerando il nuovo modo di agire di
(Am 4,4s.; 5,2lss.; Is l,10ss.). Osea e il primo Jahwe il Dtis può persino pretendere che si di
Geremia si scagliano inoltre contro un culto mentichino « le cose passate » (ls 43,18).
che ha le stesse caratteristiche di quello di
Baal. 6/ a) Mentre i primi profeti in ogni discorso,
in ogni azione, ed in ogni loro intervento inat
d) Parole di maledizione contro popoli stranie
teso riconducono il proprio p o t e r e alPeffi-
ri, forse pronunciate originariamente per riaf
cacia dello spirito (ISam 10,6.10; 19,20ss.;
fermare la condizione di salvezza di Israele
IRc 18,12; 22,21s.; 2Re 2,9.16 ecc.), i profeti
(cfr. p.e. Num 24,20; Sai 60,10), nei profeti
scrittori, ad eccezione di Ez (cfr. W.Zimmerli,
scrittori indicano per lo più che i popoli, al
BK XIII, 1264s.), evitano questo luogo teologi
pari di Israele, sono maturi per il giudizio e
co (solo Os 9,7 in bocca agli ascoltatori, Mi
che la loro fine imminente rispecchia il destino
3,8 in un’aggiunta esplicativa e più tardi Is
dì Israele (Am l,3ss.; Sof ls. ecc.). 48,16; 61,1; Gioe 3,1; cfr. S.Mowinckel, JBL
e) La salvezza - tranne che in Osea (1 l,8s.; 14) 56, 1937, 26lss.). Essi parlano invece di parola
- è attesa e sperata solo oltre il giudizio (Ger che viene, della missione da parte di Jahwe
30s.; 32,15; Ez 37 ecc.) oppure solo per una (Am 7,15; Is 6,8s.; Ger 1,7 ecc.), di dialoghi
piccola parte di Israele (i credenti: Is 28,16; con Dio avvenuti in una visione (Am 7s.; Ger
7,9; gli umili: Sof 2,3; cfr. ivi e in Am 5,15 il 1 ecc.), della mano di Jahwe che afTerra (Is
limitativo «forse»; -+‘ùlaj), finché nell’esilio 8,11; Ez 1,3; 3,14.22 ecc.; cfr. però già IRe
con il Deuteroisaia l’annuncio della salvezza 18,46; 2Re 13,15s.), della parola che viene dal
balza predominante in primo piano. Anche l’alto (Is 9,7), della parola che è come fuoco e
ora, tuttavia, come in Os, la salvezza si fonda martello (Ger 23,29), ecc., per esprimere 1’ o b
solo in Dio, non nel mutato atteggiamento di b l i g o di parlare che grava su di essi ed al
Israele; cfr. S.Herrmami, Die prophetischen quale non si possono sottrarre (Am 3,8; Ger
Heilserwartungen im AT, 1965. 17,16; 20,7ss.; 23,9).
0 La parola profetica si inserisce ih situazioni b) Poiché talvolta Jahwe nega loro la possibili
concrete. Annuncio di giudizio (come ls tà di intercedere (Ger 7,16s.; 11,14; 14,11;
30,lss.; Ez 17,1 lss.) e parole di salvezza (come 15,1; cfr. Am 7,1-6 con 7,7s.; 8,ls.), essi passa
le parole di Ciro in Dtis) si riallacciano spesso no completamente dalla parte di Jahwe, tanto
a determinate condizioni della politica intema che il loro annuncio del giudizio - specialmen
zionale. Le varie potenze appaiono come stru te in Os e in Ger - si accompagna ai lamenti
menti di Jahwe, il signore della storia universa sul destino del loro popolo (Os 7,8s.; 8,8; Ger
le (Is 7,18ss.; 10,5ss.; Ger 27,lss. ecc.). Nello 4,19ss.; 8,18ss.; 14,17s. ecc.) e in Ger al peso
19 nàbi' PROFETA 20
di un incarico non desiderato (17,16; 20,7ss. 22,19ss.; Ger 23,22), mostrano con il loro ca
ecc.). rattere di «documenti di legittimazione»
(H.W.Wolfi) che anche i loro poteri venivano
7/ Un compito speciale viene affidato a Gere messi in dubbio (Is 5,19; 28,9ss.; 30,10; Ger
mia. Egli è chiamato ad essere p r o f e t a 5,13; 11,21; 17,15; Ez 12,27; Mi 2,6s. ecc.).
d e l l e n a z i o n i (nàbì' laggòjìm Ger 1,5), Questo dubbio si espresse concretamente con
profeta che, eletto come il re dal seno materno la persecuzione dei profeti, fino ad ucciderli
per essere mandatario di Jahwe (cfr. Eccli (IRe 18,4.13; 19,10.14; Ger 2,30; 26,20ss.
49,6s.), esercita un potere divino sul mondo, ecc.). Per gli estranei la lotta tra profeta e pro
poiché trasmettendo egli stesso la parola di feta fu decisa solo con la caduta di Gerusalem
Dio annuncia ai popoli la loro ascesa e la loro me; i «profeti scrittori» furono riconosciuti
caduta (1,10). come i veri messaggeri di Jahwe e furono di
stinti quali «profeti anteriori» (hcinnebì‘ìm
hànsòn\m Zac 1,4; 7,7.12) dai profeti esilici e
8/ a) Come già Michea ben [mia (IRe 22), an postesilici.
che i profeti scrittori preesilici - ad eccezione di
Osea - si c o n t r a p p o n g o n o energica
mente ai p r o f e t i c o n t e m p o r a n e i ed ai 9/ Nelle Lam si piange la morte dei profeti
gruppi di profeti (cfr. f. gli a. G.Quell, Wahre assassinati nel tempio insieme ai sacerdoti
und falsche Propheten, 1952; E.Osswald, Fal- (Lam 2,20). Senza profeta Israele non sa quan
sche Prophethie im AT, 1962). 1 loro rimpro to duri il tempo del castigo che gli è inflitto
veri contro di essi riguardano venalità (Mi 3,5; (Sai 74,9) ed i profeti superstiti non ricevono
Ez 13,17ss.), trasgressione di elementari norme più la parola di Jahwe (Lam 2,9). Seguendo
etiche (Is 28,7s.; Ger 23,14; 29,23), noncuran Geremia si attribuisce ai profeti la colpa di
za per l'intercessione (Ger 27,18; Ez 13,5), ma aver contemplato in visione « menzogna » per
fondamentalmente il loro annuncio di salvezza Israele, invece di indicargli le sue mancanze
si inserisce in una situazione di disgrazia in cui (Lam 2,14; cfr. 3,14). In questo periodo si col
Israele è venuto meno nei confronti di Jahwe. loca il grande messaggio di salvezza di Ezechie
Mentre in IRe 22,19ss.; Mi 3,5 questo rimpro le e del Deuteroisaia.
vero si basa sul fatto che Jahwe avrebbe sedot
to i profeti (cfr. Ez 14,9) o che i profeti avreb 10/ Anche il D e u t e r o n o m i o prende
bero pervertito i loro poteri (cfr. Ez I3,17ss.), posizione due volte sui conflitti tra i profeti.
Geremia per primo contesta ai suoi avversari il Esso commina la morte ai profeti i quali, pur
fatto che sia stato Jahwe a mandarli (14,14; adducendo come prova dei prodigi, inducono
23,21 ecc.; cfr. J.Jeremias, EvTh 31, 1971, Israele a trasgredire il primo comandamento
314ss.), ed è seguito in ciò da Ezechiele (13,2ss.) o si presentano in nome di Jahwe sen
(13,3.6s.; 22,28). Dato che essi annunciano za la sua autorizzazione (18,20). La parola le
«salvezza» (sàlòm 14,13 ecc.), ma ciò significa gittimata da Jahwe e che proviene completa
in realtà (come dice Geremia in modo stereoti mente da lui (18,15) si riconosce dalla sua rea
po) che essi «predicono menzogna» (nb' ni. lizzazione (18,22; cfr. Ger 28,8s., ma con di
sàqar) oppure « vedono visioni fondate sui versa accentuazione), e dall’ubbidienza ad essa
propri desideri» (14,14; 23,25ss. ecc.; cfr. Is si decide il destino di Israele (18,19).
9,14; Ez 13,2ss.l7), e dato che pronunciano
parole che finiscono per irretire ancor più pro 11/ Gli spunti teologici del Deut vengono ri
fondamente Israele nella colpa invece di por presi durante l’esilio dai c i r c o l i dt r . , i
tarlo a riconoscere le proprie mancanze (Ger quali a) presentano la storia di Israele del pe
23,14.22.27; 28.15; 29,31; Ez 13,I0ss.22), è riodo monarchico come una storia caratteriz
« menzogna », cd eventualmente Baal (2,8), an zata dall’esatto compimento di tutte le predi
che la fonte dei loro discorsi (5,31 ; 20,6), e non zioni profetiche (IRe 14,18; 16,12; 2Re 14,25
più Jahwe (cfr. M.A.Klopfenstein, Die Liige ecc.; testi in von Rad, GesStud I93ss.), b) par
nach dem AT, 1964; Th.W.Overholt, The lano di una serie ininterrotta di interventi di
Threat of Falsehood, 1970). profeti che Jahwe ha inviato quali « suoi ser
v i» (2Re 17,13.23; 21,10; 24,2; cfr. 9,7; Ger
b) Tuttavia anche questi profeti avanzano la 7,25; 25,4; 26,5; 29,19; 35,15; 44,4) o che « ha
pretesa di annunciare la parola di Dio, e per suscitato» [qùm hi. Deut. 18,15.18; Am 2,11;
legittimare il loro messaggio si servono delle Ger 29,15), e che conoscendo perfettamente i
formule «così dice Jahwe» e «detto di Jah piani di Jahwe (Am 3,7; Zac 1,6) hanno am
we» (Ger 28; Ez 13,6s.; 22,28 ecc.). I racconti monito il popolo alla conversione, alla peni
di vocazione dei profeti scrittori, in cui essi ri tenza e al rispetto della legge, ma senza succes
chiamano il rifiuto opposto alla missione di so (Giud 6,8ss.; 2Re 17,13s.; Zac l,4s.; Ger
Dio (Ger 1,6; cfr. Ez 3s.; Giud 6,1 lss.; Am 25,5; 35,15 ecc.; cfr. Am 2,12; Ez 38,17). Con
7,14s.) o la loro partecipazione in visione al questa visione delle cose si vuole condune
l’assemblea divina (Is 6; Ez 1-3; cfr. IRe Israele a dare una risposta affermativa al giudi
23 nàbàl STOLTO 24
Meyer II, 35), così f. gli a. GB 480b; K.H.Fahlgren,
esprime un’azione sconsiderata (sia sconve
sedàkà, 1932, 28-32 (ora anche in K.Koch, U m das niente sia sciocca; Prov 30,32, cfr. W.McKane,
Prinzip der Vergeltung, 1972, 115-120). Rimane in Proverbs, 1970, 664) il cui contrario è un azio
vece incerto se anche il none di persona Nòbili ne intelligente e ponderata (opposto: zmm « ri
(ISam 25,25 spiegato come «stolto») appartenga ori flettere »; cfr. mezìmmà « progetto, avvedutez
ginariamente a nb! Il (così Noth, IP 229; F.L.Benz, za »). Di solito in questo « richiamo alla rifles
Personal Names in thè Phoenician and Punic In- sione» (Gemser, H A I 16,107) si esprime 1i
scriptions, 1972, 146.358), cfr. Buccellati 152s., deale sapienziale del giusto tacere (cfr. G. von
H.Schult, Vergieinchende Studien zur atl. Namcn-
Rad, Weisheit in Israel, 1970, 116 = La sapien
kunde, 1967, 93s.
za in Israele, 1975, 84).
La possibilità di una radice unica nbl non è Rispetto alla coniugazione fondamentale, la
forse da escludere, tuttavia la sua dimostrazio coniugazione con raddoppiamento non ha qui
ne si imbatte in grandissime difficolta, come si valore fattitivo, come «produrre lo stato di
può dedurre dai tentativi di spiegazione, molto nbl, istupidire e/o rendere sàie» (W.Richter,
diversi tra loro, citati sopra. E chiaro perciò Recht und Ethos, 1966, 56, in riferimento a
che l’interpretazione del contenuto viene ad as Mi 7,6), ma piuttosto un valore estimativo (cfr.
sumere un ruolo decisivo. Analizzati sotto il Jenni, HP 41: «considerare spregevole»; cosi
profilo semasiologico i vocaboli di radice nbl eventualmente in Deut 32,15; Mi 7,6); tuttavia
presentano tuttavia due campi semantici ben vi è inclusa anche un’azione esterna (particol.
delimitati, che devono essere messi in relazione in Ger 14,21 e Nah 3,6, ma anche in Deut
con le due radici segnalate (cfr. Roth, l.c. 32,15; Mi 7,6), per cui la migliore traduzione,
398ss.). Cosi, almeno da un punto di vista se- con KBL 589b, è «trattare con disprezzo».
masioiogico-funzionale, è più opportuno di Una certa impronta sapienziale presentano
stinguere due radici (omonime) nbl, di cui qui Deut 32,15 (per l’accento posto sul «diventar
viene trattata nbl II. . . grasso» in senso negativo -* ’awil 1; cfr. Sai
Di nbl li ricorrono soprattutto realizzazioni 73,3-11; Ger 5,28) e Mi 7,6 (ribellione contro
nominali: il termine riferito a persona nàbàl, l’ordine costituito; cfr. von Rad, l.c. 102ss. =
usato a volte come aggettivo e a volte come so ital. 75ss.). I quattro passi sono però ancor più
stantivo, e l’astratto nebàlà. Il verbo ricorre in fortemente orientati in senso etico-religioso.
qal ed in pi.; nbl pi. è stato spesso considerato Dio è l’oggetto dell’azione in Deul 32,15, dove
come denominativo di nàbàl (cfr. Barth, l.c. nbl pi. con il termine parallelo nts «rifiutare»
29; Roth l.c. 407; Zorell 494a). esprime l’apostasia del popolo, ed è soggetto
dell’azione in Ger 14,21 e Nah 3,6; il verbo
2/ La radice nbl II è attestata 36x (prescin esprime qui l’azione punitiva di Dio, il suo
dendo da nablùt): 5 si riferiscono al verbo (q. atto di distruzione in circostanze infamanti.
lx; pi. 4x, vd. sp.), 18 a nàbàl (Sai 5x, Prov
3x, Deut, 2Sam, Is e Giob 2x, Ger e Ez lx) e b) Tra i nomi il più vicino al verbo è l’astratto
13 a nebàlà (Giud 4x, Is 2x). Questo gruppo nebàlà. Sia il termine astratto che il verbo pos
terminologico ha dunque una diffusione relati sono occasionalmente essere usati per l’azione
vamente ampia, presentando 13 attestazioni di Dio nei confronti degli uomini; cosi nel dif
nella storiografia dtr., 10 negli scritti profetici e ficile passo di Giob 42,8, dove nebàlà è espres
7 in quelli sapienziali (senza Eccle), 5 in Sai e sione insolita per l’atteggiamento/azione di Dio
1 in Gen (34,7). nei confronti degli amici di Giobbe, nel senso
di un giudizio-punizione e di un disonore (cfr.
3/ Come significato principale del termine Fahlgren, l.c. 30-32 [opp. 118-120]; Roth, l.c.
personale nàbàl si indica generalmente « stol 408; Fohrer, KAT XVI, 538.540: «faccia a
to» se ha funzione di aggettivo (Deut 32,6.21; voi qualcosa di vergognoso»), a meno che la
Ez 13,3; Sai 74,18; forse anche Ger 17,11) e vaga costruzione con l’inf. non intenda espri
« lo stolto » se viene usato come sostantivo (gli mere una punizione che, su comando di Dio,
altri 14 o 13 passi). Tuttavia nàbàl - come il deve essere eseguita da altri (cfr. Caspari, l.c.
resto di questo gruppo terminologico - possie 672). La formula è più o meno analoga all’e
de più significati rispetto agli altri termini usati spressione ‘ih nebàlà (beJisrà’èl) «fare una
nell’AT per indicare «stolto» (-*ww7/, -kfsil, n'bàlà (in Israele)». Questa espressione, che
-+pth\ Fahlgren, l.c.; U.Skladny, Die àltesten (con una certa variazione sintattica) ricorre
Spruchsammlungen in Israel, 1962, 10 come formula convenzionale 8x in riferimento
12 32ss.50ss.; T.Donald, The Scmantic Field ad infamie e 2x riceve anche una motivazione
of « Folly » . . . , VT 13, 1963, 285-292). Per apodittica (Gen 34,7; 2Sam 13,12), è legata so
una sua equilibrata comprensione globale si prattutto ad una mancanza/colpa sessuale: Gen
devono quindi tenere presenti diversi aspetti. 34,7; Deut 22,21 (par. hàra « il male»); Giud
Anche la ricostruzione di una storia di questo 19,23 (par. r" hi. «agire in modo riprovevo
concetto rimane incerta (cfr. Roth, l.c. 402ss.). le»), 24; 20,6 (par. zimmà «infamia»). 10;
a) Nella coniugazione fondamentale il verbo 2Sam 13,12 (vd.sp.); fi l’a. è intesa in senso
26
25 ^33 nàbàl STOLTO
sessuale in un’accusa contro i falsi profeti in hàkàm « insipiente » Deut 32,6 in riferimento
Ger 29,23 (cfr. Rudolph, HAT 12, 185; vd. al proprio popolo disobbediente, par. 'am
anche Ez 13,13, dove in un detto di maledizio nàbàl «popolo stolto», cosa che in Sai 74,18
ne l’attributivo nàbàl serve a caratterizzare viene detta di un popolo straniero, nemico; cfr.
globalmente i falsi profeti; cfr. però Zimmerli, anche Deut 32,21; Sai 74,22; per Is 9,16
BK XIII, 282); Gios 7,15 la riferisce al furto di vd.sp.). In questo senso ampliato l’aspetto reli
«ciò che è votato allo sterminio» (-*hSmm\ gioso è ancor più evidente, anche se la fraseo
insolita espressione parallela: 'br ‘cel~bCJnt Jhwh logia è quella sapienziale.
«rompere l’alleanza di Jahwe»), In tutti i pas Oltre all’importantissimo aspetto etico-reli
si si ha una fatale rottura con il « codice etico gioso (e sapienziale) il termine personale nàbàl
stabilito» di Israele (cfr. Richter, l.c. 50s.); le presenta anche un aspetto sociale, particolar
scelleratezze procurano ai loro esecutori solo mente studiato in tempi recenti (cfr. soprattut
disgrazia e disonore (cfr. Fahlgren, l.c. 29ss. to i lavori citati di Joùon, Roth e Caquot,
[opp. 117ss.]; Roth, l.c. 404ss). come pure Caspari, Fahlgren e Skladny). La
Due volte, e cioè in 2Sam 13,12s. e Is 32,5s., il posizione socialmente infima del nàbàl si può
termine personale nàbàl viene usato insieme riconoscere da un lato dalla duplice contrappo
all’astratto nebàlà; l’attenzione si rivolge cosi sizione con nàdìb «nobile, distinto» (Is 32,5,
più fortemente alle persone o ai gruppi di per vd.sp.; Prov 17,7, cfr. McKane, l.c. 507), dal
sone che stanno dietro l’azione. In Is 32,6 si l’altro dal proverbio numerico di Prov
esprime questa motivazione del tutto generica: 30,21-23, dove nel v. 22s. ‘óebivd «schiavo»,
«Io stolto {nàbàl) dice stoltezza (nebàlà)», e scnùa «donna rifiutata» e sifhà «schiava»
nell’accusa profetica di Is 9,16 si dice a propo sono i vocaboli paralleli; importante è anche il
sito del popolo del regno del nord: « ogni boc sinonimo belì-sèm «(gente) senza nome»
ca dice nebàlà» (par. hànèf «em pio» e mèra' (Giob 30,8; cfr. Fohrer, KAT XVI, 418). Il
«malfattore», -»r " hi.). Con questo «dire», nàbàl è un miserabile (cfr. Barth, l.c. 28s.; Joù
che dà luogo ad un giudizio globale squalifi on, l.c. 358-361: «bas, vii, ignoble»), uno ri
cante dal punto di vista religioso, non si inten fiutato dalla società (Roth, l.c. 403: «by his
dono semplicemente «particolari parole sacri very fate an auteast» = un proscritto proprio
leghe» (cfr. Jenni, HP 170; Roth, l.c. 407); in per il suo destino »), la cui morte senza onore
questo caso, l’uso quasi assoluto dell’astratto fini per diventare simbolo proverbiale della
assieme al termine personale dovrebbe mirare miseria (2Sam 3,33; Ger 17,11).
piuttosto ad una caratterizzazione globale, e Sotto il profilo semasiologico il gruppo termi
cioè aU’atteggiamento di fondo in base al quale nologico nbl II presenta quindi uno spettro va
la persona agisce, come pure al rapporto reci riegato, di cui è difficile dare una versione esat
proco tra l’azione e colui che la compie, come ta. Tuttavia, è quasi impossibile trovare per
si verifica nella caratterizzazione della persona questa varietà di significati un’espressione com
mediante il nome Nabal in ISam 25,25. Ciò plessiva migliore del gruppo terminologico tra
che la motivazione di Is 32,6 dice brevemente dizionale: «stolto, stupido, stoltezza», anche
sull’essere e l’agire del nàbàl trova più esau se in questo modo non vengono precisati i di
riente spiegazione nel contesto (v. 5-8); qui, in versi aspetti contenutistici. D ’altra parte, però,
una sorta di elencazione, il nàbàl viene presen nbl II può arricchire notevolmente il restante
tato come l’opposto del «nobile» (nàdìb v. 5, campo semantico di « stolto/stoltezza » del-
cfr. v. 8; par. kìlaj «impostore», cfr. v. 7, l’AT.
inoltre R.Borger, AfO 18, 1958, 416); egli cau
sa^ «disgrazia» (-> aween) e «apostasia» 4/ Come può risultare da quanto detto sopra,
(hònaj, -+hnp\ KBL 317b: «allontanamento da nell’uso linguistico di nbl II sono indissolubil
Dio») e dice «cose errate» (t.ò‘à , -*t'h) su Jah mente intrecciati tra loro un senso « profano »
we; egli lascia che gli affamati continuino ad ed un senso « religioso »; ciò che è rilevante sul
aver fame e nega da bere agli assetati (v. 6). Il piano teologico è già stato esposto nel prospet
nàbàl realizza il suo esscre-n'bàlà, cui appar to generale (vd.sp. 3). Ma mentre ivi sono state
tiene come punto fondamentale la sua empietà. poste in evidenza soprattutto le differenze in
Non è un uomo « ragionevole » (maskìl, terne al campo semantico, ora bisogna conside
-*4kf), che «cerca Dio» (Sai 14,2), ma al con rare brevemente ciò che è comune a tutti gli
trario nega l’esistenza e la potenza di Dio (Sai aspetti.
14,1 = 53,2; cfr. Sai 12,2ss.; 73,3ss.). Dato che L’elemento che risultava più importante era
le stesse cose vengono dette anche dell’« em quello etico-religioso, cui se ne aggiungevano
pio» (ràsà‘, Sai 10,4), rasa' sembra indi uno sapienziale ed uno sociale. Da un punto di
rettamente un sinonimo di nàbàl, cosa che da vista teologico però la distanza tra i vari aspet
un punto di vista sapienziale non suscita mera ti non è cosi rilevante come potrebbe sembrare
viglia (cfr. -+'awil 4; -*hkm 4). Il sinonimo sa a prima vista. Infatti i diversi aspetti del nàbàl
pienziale è di solito -+kesìl «stolto» (Prov - colui che è socialmente miserabile, moral
17,21), il contrario è hàkàm «saggio» (lò mente abietto o religiosamente empio - come
27 nàbàl STOLTO 28
TT
pure della nebàlà - inlesa come infamia o em meno ipotetici (p.e. Noldeke, NB 197s.; GB
pietà - si basano tutti su una stessa concezione 482: «elevarsi, essere in alto»; H.Gese, ZThK
dell’ordine universale, caratteristica soprattutto 61, 1964, 12s. n. 7: «venir avanti», «tirar
del pensiero sapienziale (--*hkm). nebàlà signi fuori»). Probabilmente il verbo ngd hi. attesta
fica rottura di un legame (cfr. Fahlgren e Roth) to solo in ebr. (anche ostraco di Lachis 3, r. 2
o, in senso attivo, ribellione contro l’ordine co hi.; r. 13 ho.) «annunciare, comunicare» è un
stituito. Questa rottura e questa ribellione sono denominativo della prep. (originariamente con
appunto « stoltezza », sono mancanza di giudi funzione di sostantivo) nàgeed «(opposto, con
zio e di adesione ai buoni ordinamenti, il cui trario >) di fronte» (W.J.Gerber, Die hebr.
garante è Dio. L’uomo che ne esce o ne deve Verba denominativa, 1896, 139; Zorell 495b),
essere espulso è nàbàl « stolto », « vile » e « ir mentre per nàgld la questione dell’etimologia
ragionevole » (cfr. G. von Rad, Weisheit in non è ancora chiara (p.e. GB 483b: « elevato »;
Israel, 1970, 90s. = La sapienza in Israele, Alt, KS II, 23 n. 2: «colui che è annunciato»;
1975, 67). Il gruppo terminologico nbl II, con insostenibile J.J.Gliick, VT 13, 1963, 144-150:
la sua connotazione assolutamente negativa, «pastore»; cfr. W.Richtcr, BZ NF 9, 1965,
nell’AT appartiene al più vasto campo seman 72s. n. 6s.).
tico della «stoltezza», il quale si contrappone
L’aram. bibl. possiede oltre al verbo citato sopra an
a quello della «sapienza»; tuttavia nbl li pre che la prep. nàgad « contro », ma forse come ebrai
senta un’impronta giuridica e sociale più ac smo o come glossa (Dan 6,11; cfr. F.Rosenthal, A
centuata rispetto ad ogni altro vocabolo di Grammar of Biblical Aramaic, 1961, 37). Il sign.
questo campo semantico, e precisamente nel «rendere noto, comunicare» viene reso con hwh
senso negativo di ciò che è « empio » (cfr. pa./ha. (4+IOx in Dan; come prst. aram. si ha hwh
T.Donald, l.c.); questo mette in guardia contro pi. «proclamare» in Sai 19,3; Giob 15,17; 32,
una riduzione intellettualistica della stoltezza 6.10.17; 36,2; cfr. Wagner nr. 91/92; J.A.Soggin,
vtrt. n^balà è intatti anche una forza pericolo A IO N 17, 1967, 9-14; Jenni, HP 112-119).
sa, cd il nàbàl, come il rasa ' « empio », è un 2/ Il verbo si trova 335x in hi. (ISam 47x,
« uomo pericoloso per la comunità », uno che 2Sam 33x, Gen 31x, Is 29x [Dtis 21 x], Ger
causa disgrazia ed è « fonte di rovina » per sé e 28x, Giud 26x, 2Re e Sai 20x ciascuno, Giob
per gli altri (cfr. Caspari, l.c. 671.673s.). 17x, Est I4x, IRe lOx) e 35x in ho. (Gen,
1Sam e 1Re 5x ciascuno, 2Sam 4x), soprattut
5/ Le versioni antiche hanno inteso general to nella letteratura narrativa, nàgatd si trova
mente questo gruppo terminologico nel senso 151 x (Sai 36x, Neem 19x, altrove meno di
di « stolto (sostantivo e aggettivo), stoltezza ». lOx), nàgld 44x (lCron 12x, 2Cron 9x, ISam
Cosi i LXX (prescindendo dal verbo, che è sta 4x, 2Sam, IRe e Dan 3x ciascuno, Giob e
to tradotto in modi molto diversi) hanno reso Prov 2x ciascuno, 2Re, Is, Ger, Ez, Sai e Neem
nàbàl llx con <x9 pwv e 3x con nwpóq, rfbàlà lx ciascuno).
con 9 termini, e tra questi 7x con àcppocruvo
cfr. Caspari, l.c.; Joiion, l.c. 357; Roth l.c. 3/ a) Per quanto riguarda ngd hi. abbiamo il
401; cfr. G.Bertram, art. puipót;, TW IV, medesimo procedimento in tutti i passi: A co
837-852 = GLNT VII, 732-766; id., art. cppqv munica a B qualcosa (C); questo processo si
ThW IX, 216-231). Nei testi di Qumran que compie mediante parole, ngd hi. è un procedi
sto gruppo terminologico ricorre in tutto 4x mento verbale personale; ad esso appartengono
(Kuhn, Konk. 139c). Per il NT va segnalato sempre i tre elementi A, B e C, anche se non
soprattutto U. Wilckens, Weisheit und Torheit, sempre vengono espressi tutti e tre. La costru
1959. zione più semplice è una forma verbale di ngd
M.Scebe hi. con le della persona e l’accusativo di ciò
che viene comunicato (Gen 44,24 «e noi gli
comunicammo le parole del mio signore »), an
che se si trovano altre costruzioni (vd. i lessi
lì ! ngd hi. COMUNICARE ci). L’oggetto dell’informazione è spesso una
proposizione oggettiva (introdotta spesso da kl
«che») o un discorso diretto (p.e. Gen 45,26;
1/ I tentativi di far derivare il gruppo termi 2Sam 11,5). Ciò che viene comunicato può ri
nologico ebr. ngd hi. « comunicare » (ho. « ve sultare dal contesto; così pure non è necessario
nir comunicato »), ncégad « di fronte » e nàgld che venga esplicitata la persona di colui che
« comandante », insieme con l’aram. ngd « ti informa o comunica: l’informazione può essere
rare (transitivo ed intransitivo) » (aram. bibl. q. espressa in modo impersonale (p.e. ISam
«scorrere» Dan 7,10; cfr. KBL 1098a; E. 23,1.25 assieme al v. 13 ho.). La mancanza del
Vogt, Lexicon Linguae Aramaicae Veteris Te destinatario si può osservare soprattutto nei te
stamenti, 1971, 109b; LS 413; Drower-Macuch sti dei salmi (p.e. Sai 30,10); l’accento è posto
288b) ed altri vocaboli arab. ed et. da un signi sul fatto che viene annunciata l’azione di Dio,
ficato fondamentale comune, restano più o il destinatario può restare ignoto.
39 m3 nUah RIPOSARE 40
Il termine viene usato anche per concetti sta » e, più generalmente, di « tranquillità, cal
astratti: « saggezza » o « indignazione » si inse ma » (cfr. anche fen. e aram. antico nht « quie
diano nel cuore dei saggi o degli stolti (Prov te, pace», DISO 177; Fitzmyer, Sef. 87; M.
14,33; Eccle 7,9); la mano di Jahwe si poserà Metzger, UF 2, 1970, 153s. 157s., richiama
in avvenire sul monte Sion (Is 25,10; cfr. Sai l’attenzione sui rapporti tra trono e nfnùhà in
125,3 «scettro dell’empietà»); Io spirito di Is 66,1; Sai 132,8.14; lCron 28,2; ev. Is 11,10;
Jahwe si posa sugli anziani (Num I I,25s.), sul inoltre ug, n()t « [sede di] quiete »; cfr. J.C. de
profeta (2Re 2,15) e sul re (ls 11,2). Moor, The Seasonal Pattern in thè Ugaritic
Nel suo significato più lato il termine signifi Myth of Ba‘lu, 1971, 120). Degni di nota sono
ca «aver pace»; come paralleli compaiono i passi in cui queste espressioni vengono usate
ìqt. «riposare» (ls 14,7; Giob 3,13.26), jsn in senso spiritualizzante. Un’indicazione in
«dormire» e skb «giacere» (Giob 3,13; cfr. proposito si trova in Rut 3,1 (cfr. 1,9): màndah
Is 57,2), slh «aver pace» (Giob 3,26); il termi significa qui «ambiente familiare» in tutti i
ne opposto è rgz «essere inquieto» (Giob suoi aspetti, cui corrisponde un senso di benes
3,17.26). Questo « riposare» può avere diverse sere, j{b q.. Il tempio e l ’atmosfera di venera
sfumature: il morto è giunto alla sua pace zione di Jahwe ad esso collegata sono « il luo
(Giob 3,17; Prov 21,16; in modo particolare è go di riposo» dell’anima (Sai 116,7; cfr. Sai
espresso con nùah Io «stato intermedio» del 23,2). Anche la conquista della terra rientra,
morto che attende la resurrezione, in Dan infine, nel concetto di m enuhà, che, in tal caso,
11,13). Anche il riposo dal lavoro al sabato esprime globalmente il rapporto salvifico tra
(->sbt) può essere espresso con nù°h (Es 20,11; Dio e l’uomo (Deut 12,9; Sai 95,11; vd. st. 4a).
23,12; Deut 5,14; diversamente G.R.Berry,
J B L 50, 1931, 207-210); infine, la situazione di 4/ a) In molti casi è Jahwe stesso che procu
colui che, non essendo incalzato da nemici, ra pace al suo popolo (cfr. G. von Rad, Es ist
può godersi la pace (Ls 23,12; Est 9,16 noch eine Ruhe vorhanden dem Volke Gottes,
[txt?].22; Neem 9,28). Zwischen den Zeiten 11, 1933, 104-111 = Ges
Stud 101-108; G.Braulik, Menuchah - Die
In ISam 25,9 il termine può essere tradotto con
«aspettare», e così pure in Ab 3,16 «persevera Ruhe Gottes und des Volkes im Lande, Bibel
re nell’attesa» (J.Jeremias, Kultprophetie und und Kjrche 23, 1968, 75-78). Questa afferma
Gerichtsverkiindigung in der spàten Kònigszeil, 1970, zione si incontra spesso quando si parla (per lo
B7 n. 2, contro modificazioni del testo e la supposi più con una impronta deuteronomistica) della
zione di una forma secondaria nùah II da ’nh « la conquista della terra in Palestina (nuah hi. 1:
mentarsi» da parte di G.R.Driver, JThSt 34, 1933, Es 33,14; Deut 3,20; 12,10; 25,19; Gios
377, e KBL 602b). 1,13.15; 21,44; 22,4; 23,1; ls 63,14; m'nuhà:
b) L’hi. I (causativo) significa « far cadere, far Deut 12,9; Sai 95,11). Questo «procurar
(ri)posare », p.e. « lasciar cadere la mano » (Es pace » mediante la concessione della terra in
17,11, opposto rùm hi. «sollevare»), «calare clude implicitamente anche la concessione del
un bastone » (Is 30,32), « far (ri)posare la bene la vittoria sui nemici di Israele; dopo che la
dizione su una casa» (Ez 44,30; cfr. Sai 125,3 terra è divenuta possesso degli israeliti, è que
txt em). sto secondo aspetto a balzare in primo piano
Accanto a questo, troviamo il significato di nella formulazione teologica dtr.: Jahwe procu
« portare qualcosa allo stato di quiete », nella ra tranquillità di fronte ai nemici (hi.: 2Sam
sua accezione più vasta; in combinazione con 7,1.11; IRe 5,18; lCron 22,9.18; 23,25; 2Cron
->hèmà significa «dar libero sfogo all’ira» (Ez 14,5.6; 15,15; 20,30; menùha: IRe 8,56; lCron
5,13 par. klh «esplicarsi completamente» con 22,9; cfr. Lam 5,5 ho. con negazione). Con
sogg. <z/«ira»; 16,42; 21,22; 24,13; in Zac 6,8 questo non si intende soltanto una situazio
con rù°h invece di hèmà). Anche l’uomo può ne salvifica di ordine politico ed esterno, ma
essere ogg. di nùah hi., p.e. Prov 29,17 «far una situazione di felicità completa, che abbrac
contento », par. « procurare gioia »; per altri cia tutta quanta la vita. L’idea viene usata an
casi vd. st. 4a. che con valore escatologico (Is 14,3; cfr. 32,18
«indisturbati luoghi di riposo» [nfniihòt
c) Il secondo hi. si può circoscrivere con « por
sa‘anannòl]» par. «campi di prosperità, abita
tare, deporre, lasciare in un luogo». Oggetto
zioni sicure »).
possono essere uomini (Gen 2,15; 19,16 ecc.)
D ’altro canto il comandamento che Jahwe dà
oppure cose (Gen 39,16; Fs 16,23 ecc.). Signifi
alPuomo dice di « procurare quiete a coloro
cato speciale ha l’espressione hinnlah là ’àres che sono stanchi» (ls 28,12 hi. e m ‘'nùhà, par.
« abbattere » (Is 28,2; Am 5,7). L’ho. II signifi
m ar gè ’à «luogo di riposo» [solo qui; cfr. an
ca nel part. « ciò che è lasciato libero », « spa
che margna' Ger 6,16 con lo stesso significa
zio libero » (Ez 41,9.11.11; in Zac 5,11 si deve to]); quest’espressione non ha nulla a che vede
leggere hi.). re con l’idea dtr. a cui abbiamo accennato, ma
d) I derivati mànòuh e nfruihà hanno per lo nasce da un interesse profetico per la giustizia
più il sign. di «luogo di riposo, luogo di so sociale.
46
4r nàzir CONSACRATO
45 TU
2,11.12; Lam 4,7), nèzcer 25x (15x con il sign. « astinenza » (il senso della consacrazione se
di «consacrazione», di cui 13x in Num 6; lOx condo Num 6 sta proprio nell’astinenza). La
con il sign. di « diadema »). medesima estensione di significato si può con
statare anche nelle cinque volte in cui il verbo
3/ nàzìr significa originariamente una realtà (sempre in hi.) compare in Num 6: il nàzlr
che viene sotlratta all’impiego quotidiano, che deve « astenersi » da determinate cose in onore
è elevata al di sopra dell’usuale per essere de di Jahwe (ìeJhwh: v. 2.5.6.12).
stinata e consacrata a qualcosa di speciale. Viceversa nèzcer può essere usato anche in
Così negli antichi detti di benedizione di Gen modo restrittivo e designare semplicemente i
49,26 e Deut 33,16 Giuseppe viene detto capelli che il consacrato non ha mai tagliato
nàzlr, cioè uno che assume una posizione par durante il periodo della sua consacrazione
ticolare, separata, « tra i suoi fratelli » (cfr. an (Num 6,12b. 19; in connessione con ròs
che Lam 4,7, se non si opta per una modifica «capo»: v. 19.18); in Ger 7,29 nèzcer è passa
zione del testo, cfr. Kraus, BK XX, 67). to a indicare « pelo, capello ».
È sulla base di queste considerazioni che si
deve interpretare Lev 25,5.11, in cui nàzlr de c) nèzcer può indicare anche l’emblema che
signa in senso traslato la « vite non curata e porta colui il cui capo è consacrato, cioè un
non potata »: si tratta della vite che (nell’anno diadema. Tuttavia non si dice mai di un nàzlr
sabbatico o giubilare) è sottratta all’uso comu che abbia portato un nèzcer. Dapprima furono
ne (Noth, ATD 6, 162). Dal contesto (v. 4) ri i re a portare un diadema quale segno della
sulta chiaro che il senso e Io scopo dell’essere loro posizione preminente rispetto al popolo
sottratto sta neU’esserlo per « Jahwe ». nell’es comune (cfr. il significato fondamentale di nzr,
sere consacrato a Jahwe. cfr. BRL 125-128; per il significato originario
di nèzcer cfr. Noth, A I D 5, 184s. = ital. 280s.
4/ a) Già nell’antico Israele alcuni uomini ve per Es 38,36-38): 2Sam 1,10; 2Re 11,12 =
nivano detti nezlr ’alòhìm « consacrati a Dio », 2Cron 23,11; Sai 89,40; 132,18. In 2Re 11,12
come Sansone (Giud 13,5.7; 16,17; cfr. Eich- = 2Cron 23, 11 nèzcer è parallelo di 'èdùt\ en
rodt 1, 200-202 = ital. I, 306-308; von Rad I, trambe le cose, diadema e « protocollo regale »
76 = ital. 1, 85; G.Fohrer, Geschichte der isr. (G.von Rad, Das judàische Kònigsritual, ThLZ
Religion, 1969, I46s.). 72, 1947, 211-216 = GesStud 205-213), vengo
no consegnate al re al momento della sua in
Il campo semantico è caratterizzato da espressioni tronizzazione. ^
come « fin dal seno materno» (Giud 13,5.7; 16,17; è Dopo la fine della monarchia in Israele, nèzcer
una separazione che dura quindi tutta la vita, cfr.
13,7 «fino al giorno della sua morte»), e inoltre da
viene usato semplicemente per designare l’or
divieti come «n o n bere vino o altra bevanda ine namento del capo proprio del sommo sacerdo
briante» (13,7; cfr. v. 4.14) e «sulla sua testa non te: Es 29,6; 39,30; Lev 8,9.
passi rasoio» (13,5; cfr. 16,17). Il medesimo campo
semantico, per la verità senza il termine nàzlr, si tro In tutti e tre i testi il termine compare assieme ad un
va anche in 1Sam 1,11. attributo come né zar haqqódcvs «diadema sacro»;
in tal modo viene ulteriormente sottolineato l ’aspetto
Quando Amos accusa i suoi contemporanei di della separazione.
aver dato da bere del vino ai nezlrlm (Am In Es 39.30 e Lev 8,9 nèzcer haqqódces è usato come
2,lis.), intende accusarli di aver infranto anti chiarificazione del precedente termine sìs « fiore »; in
chissimi comandamenti di Jahwe. In Am Es 28,36 troviamo sis senza nèzcer in funzione espli
2,1 ls. i nezìrìm stanno in parallelo con i cativa (il verbo sìs « fiorire » in unione con nèzcer si
trova anche in Sai 132,18). Risulta perciò verosimile
n^bì Im « profeti », fatto da cui si può dedurre la conclusione che Noth, A T D 5,184 = ital 281, trae
sia l’importanza attribuita ai nezlrlm sia la per Es 28,36: nèzcer non significa «diadem a», ma
gravità della colpa di Israele. «soltanto “ consacrazione, ordinazione” ed è in real
tà un “fiore” , come si deduce da Sai 132,18... »,
b) La radice nzr ricorre con particolare fre Sul sìs (Es 28,36) o sul nèzcer (Es 39,30) viene posta
quenza in Num. 6. A differenza di Giud 13 questa scritta: qódas leJhwh «sacro a Jah\ve». Ciò
l'essere nàzlr non è qui un fatto che dura tutta esprime, come in G iud 13 e N um 6, l’aspetto teolo
la vita, ma si estende soltanto ad un certo pe gico della « consacrazione ».
riodo di astinenza, che lo stesso nàzlr stabilisce Il termine '"/ara «ghirlanda, corona» (23x), che pre
nel suo voto. Le due principali proibizioni di senta significato affine, non viene usato solo per desi
gnare il diadema regale (Sai 21,4), ma anche nel sen
Giud 13 (divieto di bere vino e di tagliarsi i ca
so molto più lato di ornamento (p.e. Ez 16,12;
pelli) si ritrovano anche qui, ma rafforzate da 23,42; Prov 4,9) o in senso traslato (Is 62,3; Prov
una serie di prescrizioni complementari, e 16,31).
inoltre dalla proibizione di contaminarsi con i
morti, Le norme di astinenza cui il nàzlr deve d) È interessante notare come nei profeti il
sottoporsi assumono un ruolo così rilevante verbo nzr ni. serva a descrivere la dedizione di
che nella forma segolata nèzcer il sign. « consa Israele a dei stranieri (allontanandosi da Jah
crazione» può diventare identico al sign. we): «si consacrarono all’infamia» (Os 9,10);
47 TU nàzìr CONSACRATO 48
«chiunque si allontana da me e si attacca ai ca a Jahwe l’immagine del pastore (Sai 23,3
suoi idoli... » (Ez 14,7). par. nhl pi. v. 2; 31,4 par. nhl pi.; 77,21
«come un gregge»; 78,72 par. -*r'h «pascola
5/ Nel NT si trova una corrispondenza al re»; cfr. come opposto ->t‘h hi. «sviare» Ger
nàzìr vtrt. in Atti 21,23s., anche qui unita 50,6).
mente al motivo del taglio dei capelli. Il termi Come sinonimi si possono considerare, oltre a
ne eùxr) « voto » e il fatto che si prospetta qui ->hlk hi. «guidare» ed altri causativi di verbi
un nazireato limitato nel tempo mostrano che di movimento, soprattutto nhg q./pi. « spinge
in Atti 21,23s. continua la linea di Num 6 (cfr. re, condurre, guidare» (q. 20x, pi. lOx;
H.Greeven, ThW LI, 775 (= GLNT III, 1214s.); minhàg « modo di guidare » 2Re 9,20.20) e nhl
G.Delling, art. Nasiràer, BHH II, 1288s. con pi. «condurre, scortare, inviare, portare» (pi.
bibliogr.). 9x; hitp. «spingersi avanti» Gen 33,14;
J.Kuhlewein nahalòl «luogo di abbeveramelo » Is 7,19 e
nome di luogo). Entrambi potrebbero aver avu
to come loro ambiente originario la vita dei
pastori (cfr. arab. manhal « luogo di abbevera-
mento »), tuttavia diventano comuni sia in sen
nra nhh CONDURRE so proprio che figurato anche in altri campi al
di fiiori di quello pastorale; entrambi sono usa
ti spesso, come nhh, in rapporto alla direzione
1/ L’ebr. nhh q./hi. «condurre, guidare» può ed alla guida da parte di Dio (vd. st. 4; nhg pi.
essere confrontato con l’arab. nahà « indirizza par. nhl pi. in Is 49,10).
re il proprio cammino, volgersi, prendere la di
rezione» (Wehr 843) e con l’antico sudarab. 4/ L’idea della guida da parte di Dio è pro
mnfij « nella direzione di » (Conti Rossini fondamente radicata nella fede israelitica a
186a; W.W.Miiller, Die Wurzeln mediac und partire dalla religione dei padri c dalla tradi
tertiae y/w im Altsiidarabischen, Tubingen zione dell’esodo e delle peregrinazioni nel de
1962 [tesi], 104). Meno probabile è la proposta serto fino ai racconti di tipo novellistico della
di J.F.A.Sawyer, Semantics in Biblical Re storia di Giuseppe e del libro di Rut (von Rad
search, 1972, 39, di considerare nhh come for I, 185-189.294-297 = ital. 203-207.322-325).
ma secondaria di nù°h\ in molti passi (ISam Tuttavia, né nhh né alcun altro verbo sono di
22,4; IRe 10,26; cfr. 2Cron 9,25; 2Re 18,11; Is ventati termini specificamente teologici. Nei
57,18; Sai 61,3) si deve leggere, contrariamente testi vtrt. non è possibile individuare alcuna
alla vocalizzazione, una forma di ->nùah hi. formula fissa con nhh\ le espressioni che parla
(cfr. i comm. e f. gii a. KBL 606a). no di Jahwe come di un pastore (->r‘h) che
Il verbo è attestato in qal (perf. e imp.) e in hi. guida il suo popolo o una singola persona, na
(perf. solo Gen 24,48 c Neem 9,12, altrimenti scono dalla religiosità viva, chc esprime con
inf. e impf.; cfr. Joiion 186). Nella traduzione frequenti e nuove variazioni la sicurezza di cui
la differenza di significato è quasi impercettibi Israele gode presso il suo Dio (J.Jeremias,
le (cfr. Jenni, HP 255). Non si danno derivati e ThW VI, 486 = GLNT X, 1198).
nomi propri formati da questa radice. I testi di Es 13,17.21; 15,13 par. nhl pi.; 32,34
(per opera di Mosè); Deut 32,12; Sai 78,14.53
2/ 11 verbo compare 39 volte (q. 11 x [esci. Es par. nhg pi. v. 52; Neem 9,12.19 si riferiscono
13,21; Neem 9,19 che secondo Lis. 914 sono alla guida durante l’esodo dall’Egitto e durante
da considerarsi hi,, e ls 7,2, -^niiah}\hi. 28x): le peregrinazioni nel deserto, a volte con la
18 nel salterio (q. 6x, hi. 12x), 4 in Es (3x q., menzione della colonna di nubi in cui Jahwe
lx hi.), 3x rispettivamente in Giob e Prov conduce il popolo (-> ’ànàn). La guida prodi
(sempre hi.). giosa di un singolo è attestata in Gen 24,27.48.
La promessa di una guida futura si trova in Is
3/ Se si accettano le correzioni esposte sopra, 57,18 e 58,11; la maggior parte dei passi è col
il verbo nhh « condurre, guidare » risulta usato legata alla religiosità dei salmi (Sai 5,9; 23,3;
solo raramente nel suo significato proprio in 27,11; 31,4 par. nhl pi.; 43,3 par. ->bò’ hi.
contesto non teologico (nel detto di Balaam «portare»; 60,11 = 108,11; 61,3 txt?; 73,24;
Num 23,7 «da Aram mi ha condotto qui Ba 78,72 par. r % 107,30; 139,10 txt?.24; 143,10;
iale»; Prov 18,16 « il dono fa largo alPuomo e con estensione universale Sai 67,5 «e guidi le
Io introduce alla presenza dei grandi »). Non si nazioni sulla terra»; cfr. Giob 12,23 txt?; per
può dire con certezza che nhh provenga origi Giob 31,18 cfr. Fohrer, KAT XVI, 424s.); su
nariamente dal linguaggio dei pastori, come in un terreno sapienziale si muovono Prov 6,22;
vece si può supporre per nhg e nhl (vd. st.), II,3.
dato il significato piuttosto generico della radi TI verbo nhg può significare anche uno scaccia
ce nel sem. meridionale, anche se il verbo vie re in senso punitivo (q. Lam 3,2; pi. Deut
ne usato più volte in tal senso quando si appli 4,27; 28,37); della guida misericordiosa del po
61 “123
t
nèkàr STRANIERO 62
s t r a n i e r i ed Israele (Is 56,3.6, proseliti; 60,10; 5/ Nei testi di Qumran nèkàr compare finora
61,5; 62,8 par. ‘òfblm «nemici»; cfr. Neem 5x (Kuhn, Konk. 143c; RQ 14, 1963, 210a),
9 2) come pure nei salmi regali 2Sam 22,45.46 proseguendo l’uso linguistico vtrt.; cfr. 4Q
=’ Sai 18,45.46; Sai 11,7.11. Ln Sai .137,4 Fior. 1,4 « la casa, in cui non deve entrare per
’admat nèkàr è « la terra straniera » dell’esilio; l’eternità nessun ammonita, nessun moabita,
Neem 13,30 parla genericamente di «tutto ciò nessun bastardo, nessuno straniero (bn nkr) e
che è straniero ». Spesso, soprattutto nel lin nessun forestiero » con Deut 23,2ss.
guaggio dtr., ricorre inoltre l’espressione «un Per « straniero » nel tardo giudaismo e nel NT
dio straniero» o «dei stranieri» (Gen 35,2.4; cfr. la bibliogr. citata sotto -*zàr 5.
Deut 31,16; 32,12; Gios 24,20.23; Giud R.Marlin-Achard
10,16; ISam 7,3; Ger 5,19; Mal 2,11; Sai
81,10; Dan 11,39; 2Cron 32,15; cfr. hablè
nèkàr « idoli stranieri » [-^hàboel 3c] Ger 8,19;
inoltre 2Cron 14,2 « a l t a r i stranieri »).
b) Anche nokrl « straniero (agg. e sost.) » si H03 nsh pi. T EN T A RE
riferisce nella grande maggioranza dei passi
ad un altro popolo (Es 2,22; 18,3; Deut
14,21; 15,3; 17,15; 23,21; 29,21; Giud 19,12; 1/ Oltre che in ebr. (in campo extrabiblico
2Sam 15,19; IRe 8,41.43; 11,1.8; ls 2,6; Abd anche nell’ostraco di Lachis KAI nr. 193, r. 9)
11; Sof 1,8; Rut 2,10; Lam 5,2; Esd la radice nsh ricorre solo in aram., da dove è
10,2.10.11.14.17.18.44; Neem 13,26.27; 2Cron passata in et. (LS 433b: Dillmann 642s.).
6,32.33); più raramente si riferisce a qualcuno
In ug. il verbo non è attestato con certezza (cfr. UT
che non appartiene (più) all’ambito della fami
Nr. 1661; A. van Selms, U F 2, 1970, 264).
glia o del gruppo (Gen 31,15 Labano tratta le L ’etimologia è incerta. Poco probabile è una presun
proprie figlie come straniere; Es 21,8 divieto di ta connessione con ns', dove « sollevare, ponderare »
rivendere una donna israelita; Sai 69,9 « sono sarebbe da intendere come un esaminare (W.J.Ger-
diventato uno straniero per i miei fratelli, un ber, Die hebr. Verba denominativa, 1896, 30). Diffi
nokrl per i figli di mia madre»; similmente cile è anche un nesso con il sost. nès «distintivo, in
Giob 19,15). nokrl può tuttavia significare an segna militare ».
che scmplicementc « un altro » o « appartenen
te ad un altro» (Prov 5,10; 20,16 K; 27,2; Ec Dal verbo, che è documentato solo in pi., deri
cle 6,2); la nokrijjà «donna straniera» (Prov va il termine astratto massa « prova ». Il nome
2,16; 5,20; 6,24 txt em; 7,5; 23,27; 27,13, cfr. di luogo foneticamente uguale (Es 17,7; Deut
20,16 Q) non indica una straniera pagana (così 6,16; 9,22; 33,8; Sai 95,8; cfr. S. Lehming,
G.Bostròm, Proverbiastudien, 1935), ma la ZAW 73, 1961,71 -77) è ricollegato dall’etimo
donna (adultera) di un altro (israelita) (Hum logia popolare a nsh pi.
bert, l.c. 111-118; id., Revue des Études Sémi-
tiques 1937, 49-64) o la donna di qualsiasi 2/ 11 verbo ricorre 36x (Deut 8x, Sai 6x, Es
provenienza il cui insolito comportamento, 5x, Giud 4x; nei profeti solo Is 7,12). Il sostan
estraneo alla vita del gruppo, è socialmente ri tivo (solo plur. massài) compare 3x (Deut
provato (L.A.Snijders, OTS 10, 1954, 60-110; 4,34; 7,19; 29,2).
per tutto questo cfr. l’uso parallelo dell’agg.
-*zàr[3b]). Un uso traslato di nolcrl si trova in 3/ Per i paragrafi 3-5 cfr. LV.Oikonomos,
Ger 2,21 («vigna degenerata») e in Is 28,21 Èv t t ) l l a X a i a À i a d r p a ] , 1965.
rU ipacr|jiO L
(« inconsueto», detto dell’agire di Dio; -+zàr 3d). a) Quando l’ogg. è una persona, il significato
fondamentale del verbo è « esaminare, mettere
4/ L’esame dell’impiego di nèkàr/nokrl nel- alla prova ». Un uomo può mettere alla prova
l’AT conferma largamente quanto si è afferma un altro per vedere se si dimostra capace (IRe
to a proposito di ->zàr (4) sul rapporto di 10,1 =2Cron 9,1; Dan 1,12.14).
Israele con gli stranieri ed i forestieri: esso è Fra i vocaboli semanticamente affini a nsh pi.
solitamente caratterizzato da un atteggiamento deve essere menzionato in primo luogo ~*bhn
che va dal riserbo al rifiuto. Lo mostrano bene « esaminare ». 1 due verbi sono paralleli in Sai'
i testi di carattere deuteronomistico, che metto 26,2; 95,9, come pure in IQH 2,13s. A diffe
no in risalto il ruolo corruttore degli « dei stra renza di nsh pi., il cui oggetto personale è tutto
nieri» (vd. sp. 3a), i passi tritoisaiani, che at quanto l’uomo o Dio, bhn si riferisce spesso ai
tribuiscono ai non giudei un ruolo subordinato differenti aspetti parziali della realtà umana
e di servizio per il tempo della restaurazione di (cuore, reni, parole, comportamento).
Gerusalemme c di Giuda (cfr. tuttavia il tono Un esame d’altro genere viene indicato con hqr
più positivo di Ls 56,3.6), ed i testi sacerdotali, «indagare» (->bhn 3b), che sottolinea mag
che determinano la posizione del bcen-nèlcàr giormente l’aspetto cognitivo. Mentre in nsh
all’interno della comunità cultuale. pi. l’attenzione si concentra soprattutto sulfog-
65 nàfas ANIMA 66
247; diversamente p.e. D.W.Thomas, A Study rem, Kopf und Person, ZA 56, 1964, 151-212;
in Hebrew Synonyms; verbs signifying « to E.Hornung, Einfùhrung in die Àgyptologie,
breathe», ZS 10, 1935, 311-314; D.Lys, Nè- 1967, 64s. con bibliogr.; G.Widengren, Reli-
phèsh, 1959, 119). Cfr. anche l’acc. napàsu gionsphiinomenologie, 1969, 427-439).
« (re)spirare; allargarsi» (AHw 736, senza rife Un prospetto dei significati e dell’impiego di
rimento a napislu). nàfces (abbreviato = h.) nell’AT può articolarsi
nel modo seguente:
*11/ Il sostantivo ricorre 754x (vd. prospetto), 1/ significato fondamentale concreto: a) alito/respi
il verbo nps ni. 3x (Es 23,12; 31,17; 2Sam ro, b) gola/fauci;
16,14); cfr. anche i dati statistici in Lys, l.c.
116-119. Il plur. nFJasòt si trova 50x (ncfasìm 2/ avidità/brama/pretesa: a) fame, b) sete di ven
detta, c) richiesta/desiderio/piacere, d) aspetti negati
in Ez 13,20 va corretto). vi, e) locuzioni fisse;
Gen 43 Ez 42 ■ Sai
Es 17 Os 2 Giob 3/ anima: a) desiderosa, b) airamata/sazia, c) afTlit-
Lev 60 Gioe - Prov ta/gioiosa, d) piena di speranza, e) che ama/odia,
Num 50 Am 3 Rut f) viva,g) riassunto;
Deut 35 Abd - Cant
Gios 16 Giona 5 Eccle 4/ vita: a) sai vezza/preservazione/consereazione,
Gìud 10 Mi 3 Lam b) minaccia/perdita; c) complessivamente;
ISam 34 Nah — Est
2Sam 17 Ab 3 Dan 5/ essere vivente/uomo: a) nelle leggi, b) nelle enu
IRe 23 Sof — Esd merazioni, c) espressioni generali, d) uso pronomi
2 Re 15 Agg 1 Neem nale;
Is 34 Zac 2 lCron
Ger 62 Mal - 2Cron 6/ n. (mèl) cadavere.
1/ La questione del s i gn i fi ca to f o n d a
Ili/ nàfces è uno dei vocaboli più studiati m e n t a le c o n c r e t o presenta difficoltà
dell’AT. La bibliografia seguente offre solo una per il fatto che nàfces col sign. di « respiro »
scelta della ricca letteratura che si è occupata non è quasi per nulla documentato in ebr., ma
di questo termine: C.A.Briggs, The Use of nps può essere dedotto dal verbo nps ni. (a); può
in thè OT, JBL 16, 1897, 17-30; J.Schwab, essere indicato come sicuro, anche se non fre
Der Begriff der nefes in den heiligen Schriften quente, il sign. concreto « gola, fauci » (b).
des AT, Munchen 1913 (tesi); M.Lichtenstein,
Das Wort nàfces in der Bibel, 1920; L.Dùrr, a) Dalle tre ricorrenze del verbo nps ni. « re
ZAW 43, 1925, 262-269 (vd. sp. I); Pedersen, spirare, prender fiato» (Es 23,12; 31,17; 2Sam
Israel 1-11, 97-181.246; J.H.Becker, Het Begnp 16,14; il qal non ricorre) si può dedurre che n.
Nefesj in het Oude Testament, 1942; M.Selig- una volta aveva (per lo meno anche) il sign. di
son, The Meaning of nps mt in thè Old Testa «respiro» (per il quale si trova normalmente
ment, 1951, e al riguardo G.Widengren, VT 4, nesàmci, più tardi anche rUah\ -+rùah III/7-8).
1954, 97-102; A.Murtonen, The I.iving Soul, Nell’AT tuttavia n. si trova con questo signifi
1958; D.Lys, Nèphèsh, 1959; A.R.Johnson, cato solo in Gen 1,30 « ciò che ha in sé alito
The Vitality of thè Individuai in thè Thought di vita » (n. hajjà; Zorell 526a: 1 n. hajjlm) e in
of Ancient Israel, (1949) 21964; W.H.Schmidt, Giob 41,13 txt em «il suo respiro arde come
Anthropologische Begriffe im AT, EvTh 24, carboni ardenti» (così anche Widengren, l.c.
1964, 374-388; O.Sander, Leib-Seele- 100; Johnson, l.c. 11 con riserva).
Dualismus im AT?, ZAW 77, 1965, 329-332;
Non ha alcuna attinenza con tutto questo l’espressio
Eichrodt II, 87-93; Kòhler, Theol. 129-132; ne bàttè hanncefaes di Is 3,20, tradotta tradizional
J.Scharbert, Fleisch, Geist und Seele im Penta mente con « boccette dei profumi » (cfr. W.von So-
teuci!, 1966; H.W.Wolff, Anthropologic des den, ZA W 53, 1935, 391s.; Wildberger, BK X , 143:
AT, 1973, 25-48 (= Antropologia dell’AT, «scatoletta dell’anim a»; »bàjil 3c).
1975,18-39).
Una presentazione delle varie concezioni del Una serie di passi in cui n. deve essere tradotto
l’anima sia nelI’AT sia neU’ambiente circo con «anima/vita» o «essere vivente» attesta
stante esorbita dai limiti di un articolo di di no la vicinanza di questo significato con « re
zionario. Materiale e indicazioni bibliografiche spiro, respiro vitale »:, così IRe 17, 21.22 «fa’
in proposito si trovano in parecchi studi citati che l’anima di questo ragazzo ritorni a lu i...
(cfr. f. gli a. Johnson, l.c. 8s.; inoltre p.e.: l’anima del ragazzo ritornò a lui » (cfr. a que
R.Dussaud, La notion d’àme chez les Israélites sto proposito Johnson, l.c. 11) e soprattutto la
et les Phéniciens, Syria 16, 1935, 267-277; frase che conclude la creazione dell’uomo in
A.K.ammenhuber, Die hethitischen Vorstellun- Gen 2,7 «così l’uomo divenne un essere viven
gen von Seele und Leib, Herz und Leibesinne- te (Jenàfces hajjà)», per il fatto, cioè, che il
67 nàfces ANIMA 68
creatore alitò in lui il respiro. Mentre in Gen « fino alla gola »; lo stesso significato e lo stes
2,7 J (in v. 19 probabilmente glossa) l’espres so contesto ritornano anche in Sai 124,4.5.
sione n, hajjà suona come un’innovazione, in P Con questo signi ficato di « gola, fauci » si può
essa è formula corrente per « essere(i) viven- mettere in relazione pertinente solo il sign.
te(i) », dove può indicare uomini e/o animali e scarsamente attestato di « respiro », in corri
si trova sempre nel contesto della creazione e spondenza alle diverse funzioni della gola (per
del diluvio (Gen 1,20.21.24; 9,10.12.15.16; vi la quale tuttavia nell’AT si trova di solito
si collegano Lev 11,10.46; Ez 47,9; della crea gàròn [8x] o lòa‘ [soltanto Prov 23,2; -+sth 3c];
zione della n. si parla invece solo in Ger cfr. Dhorme 18s.92). Una conferma è data d£d
38,16). Dai passi citati (da inserire rispettiva fatto che nei diversi ambiti di impiego di n. si
mente sotto 3f e 5) si può dedurre che la con può ancora notare una risonanza delle due
nessione di n. con un precedente significato di funzioni della gola, quella dell’inghiottire e
«respiro» è ancora nota all’AT, benché n. nel quella del respirare, l’una nel sign. di « avidità,
sign. di «respiro» non venga quasi mai usato. brama, pretesa» (vd. sL 2) e in una serie di
Si muove sulla stessa linea un piccolo gruppo espressioni che sono collegate a n. e presup
di passi in cui n. è soggetto di qsr q. « essere pongono il sign. originario di «gola, faringe,
breve» (Num 21,4 «per via però il popolo di fauci» (p.e. sb ' hi. «saziare» Is 58,11; mi' pi.
venne impaziente»; Giud 10,16 «allora egli «riempire» Prov 6,30; req «vuoto» Is 29,8;
divenne indignato»; 16,16 «allora divenne im sòqèq «anelante» Is 29,8; Sai 107,9; par. a px
paziente da morire»; Zac 11,8.8 «allora io «bocca» Eccle 6,7; par. a gargeròt «collo»
[Dio] persi la pazienza con loro e anch’essi si Prov 3,22; cfr. inoltre Num 21,5; ISam 2,33;
stancarono di me ») oppure è oggetto di ’rk hi. Ger 4,10; Sai 105,18; Prov 23,7 Ut?), l’altra
«rendere lungo» (Giob 6,11 «e che cosa è la nei tre passi in cui ricorre il verbo e quando il
mia fine, perché io possa pazientare? »). L’idea termine è unito a qsr e VA: (vd. sp. 1a).
originaria è quella del respiro (cfr. le espressio
Per kàbòd e *kàbèd « fegato » come vocabolo per
ni affini con ’appàjim [^>‘af 3a] e -+rùah
indicare « anima » usando la designazione di un’altra
[lll/9a]); al suo significato traslato appartengo parte del corpo (Gen 49,6 e Sai 7,6 par. nàfas\ Sai
no le espressioni riguardanti le polarità di ma 16.9 par. ->lèb «cuore»; 30,13; 57,9; 108,2 par. lèb)
nifestazione « deH’anima » (vd, st. 3g). cfr, —kbd 1.
Diverso è il rapporto di nàfces con ->dàm (4b)
«sangue». Se Deut 12,23 spiega: «poiché il 2/ In un certo numero di testi n. ha il signifi
sangue, esso è la nàfces, e Lev 17,14 afferma cato di « avidità, brama, pretesa », Questo è il
due volte (benafsò va cancellato): «poiché la gruppo che più si avvicina al significato di
nàfces di ogni carne è il suo sangue» (contra « gola, fauci »; in questi casi non sarebbe possi
riamente a v. 11a: « poiché l’anima della carne bile tradurre né con «anim a» né con «vita».
è n e i sangue»; v. 11b «mediante l’anima»; n. è qui la forza della pretesa che nasce dall’a-
cfr. Elliger, HAT 4, 228 e ibid n. 30 sull’uso di ver vuota la gola, le fauci; essa però si estende
n. in Lev), si può dedurre che il sangue in ag molto oltre la fame e la sete. Per i sinonimi
giunta a n. serve come spiegazione; è un’altra cfr. ->■’wh, ->hmd.
tradizione, secondo la quale si deve identificare
con la vita e considerare sede della vita non il a) néfces può indicare semplicemente la fame:
respiro ma il sangue. Perciò già in Gen 9,4 si Deut 23,25 «potrai mangiare uva secondo la
proibisce di cibarsi del sangue, con tale moti tua fame»; Os 9,4 «poiché il loro pane è solo
vazione. Proprio queste spiegazioni mostrano per la loro fame»; Prov 12,10 « il giusto ha
che n. non ebbe mai in ebr. il significato di comprensione per la brama del suo bestiame »;
« sangue », ma che il sangue fu posteriormente similmente Prov 10,3; 16,26; cfr. Is 29,8 citato
messo in rapporto con n. nel senso di « vita » in 1b « come un affamato sogna di mangiare e,
(dàm par. a n. in Ez 22,27; Giona 1,14; Sai quando si sveglia, la sua brama è inappagata
72,14; 94,21; Prov 1,18). (la sua gola è vuota) ».
b) La nàfces dei nemici viene sentita come sete
b) Anche se non spesso, si può certamente in di vendetta e desiderio di annientamento: Es
dividuare ancora in singole locuzioni fisse il 15.9 « il nemico disse: inseguo, sazio la mia
sign. concreto di nàfces «gola, fauci » (a questo brama»; Es 16,27 «io ti abbandonai in preda
proposito Dtìrr, l.c.; cfr. anche i paralleli ug. di all’avidità delle tue nemiche»; cfr. Sai 17,9
«fauci del mondo degli inferi» in N.J.Tromp, benéfces « avido»; 27,12; 41,3.
Primitive Conceptions of Death and thè Ne-
ther World in thè Old Testament, 1969, c) nàfces può presentarsi con un significato in
36.104s.). In due passi profetici si parla dell’a- qualche modo più sfumato di « richiesta, desi
prirsi (spalancarsi) delle fauci dello seoi (Is derio, piacere»; Sai 35,25 «non dicano in cuor
5,14; Ab 2,5), e in due passi dei salmi (Sai loro: ah, questo è ciò che desideriamo (h&’àfi
69,2; Giona 2,6) colui che è minacciato dalla nafsènu)\>y, cfr. inoltre Deut 21,14; ISam 2,35;
morte si lamenta chc le acque gli arrivano Ger 34,16 txt?; Sai 78,18; 105,22. A questo
69 nàfces ANIMA 70
ambito appartiene l’espressione ’im-jès ’cet- «desiderare» o a ’awwà e ta'awà «desiderio».
nafsekcem «se vi va bene», più esattamente: Questo ambito semantico è vicino a 2a-e; là
«se ciò corrisponde gl vostro desiderio» (Gen era n. la brama, qui si sottolinea la brama di n.
23,8; cfr. 2Re 9,15). Si avvicina a questa mo Se nc deve dedurre che in questa connessione
dalità di impiego l’espressione «voi conoscete con ’wh si trova un aspetto specifico del signifi
la n. dello straniero » (Es 23,9), che ricorre una cato di n., cioè la brama, il desiderio, il piace
sola ^olta, tradotta solitamente: « voi sapete re. n. non è quindi di per sé una realtà statica,
come si sente lo straniero ». Probabilmente an ma è in movimento verso qualche cosa.
che qui c’è sullo sfondo il sign. di « desiderare, Come in 2a n. può significare « fame », così
pretendere» e ci si riferisce al desiderio di es qui n. può significare aver desiderio (fame) (Mi
sere trattato umanamente. 7,1 « non un fico che il mio cuore desideri »).
Con significato simile o più ampio n. si trova
d) Negli scritti sapienziali n. intesa come avi unito a ’wh pi. in Deut 12,20; 14,26 (accanto a
dità viene tematizzata e assume così una con s ’I q. «bramare»); ISam 2,16; 20,4 txt em
notazione negativa. Ma non è l’avidità come «prendi ciò che il tuo cuore brama»; 2Sam
tale ad essere condannata, bensì quella del 3,21; IRe 11,37; Giob 23,13; Prov 21,10; con
l’empio: Prov 21,10 «la brama dell’empio ten ’wh hitp. Prov 13,4 txt?; con ‘awwà Deut
de al male» (cfr. Prov 13,2.4; 19,2; Eccle 6,9). 12,15.20.21 «a tuo piacere»; 18,6; ISam
Su un piano diverso si muove la riflessione di 23,20; Ger 2,24 txt?; con ta’awà Sai 10,3; Prov
Qohelet (Eccle 6,1), che vede n. come fenome 13,19; «un desiderio appagato è dolce per l’a
no umano in relazione al suo motto «tutto è nima »; con hawwà « brama » Mi 7,3 « il po
vano»: «Ogni sforzo deH’uomo è diretto alla tente decide secondo il suo piacere». Solo in
sua bocca e tuttavia la sua brama non viene un passo molto tardivo, in un salmo dell’apo
mai appagata ». Egli vede il fenomeno dell’avi calisse di Isaia, questa brama è indirizzata a
dità mai appagata, delle pretese sempre mag Dio: Is 26.8 txt? (ta‘awà)\ v. 9 «la mia anima
giori, che alla fine significano solo fatica anela ( ’wh pi.) a te nella notte, ed il mio spirito
('amai) per colui che non è mai sazio, n. è qui in me ti brama ardentemente » (shr pi.; vd. st.
particolarmente vicino al significato fondamen IV73).
tale concreto (par. pcè « bocca »; cfr. anche il
verbo m i’ ni. «essere riempito»); qui n. po b) Si è visto che nàfàs nel sign. di «avidità,
trebbe addirittura venir tradotto con «fauci». brama» poteva essere f. l’a. il desiderio dell’af
Il passo dimostra che anche in epoca posterio famato (vd. sp. 2a); in modo analogo si dice
re non si è del tutto dimenticato il significato ora dell’« anima » che ha fame o che viene sa
concreto di « gola, fauci ». ziata. La traduzione con « anima » in questi
e) Quanto importante sia questo ambito di si passi è solo una soluzione di ripiego; il gruppo
gnificato risulta dal fatto che ad esso si ricolle di 3b connette il significato di « desiderio » con
gano molte locuzioni fisse con n.\ bà'al ruéfies quello di « anima ».
(Prov 23,2; cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, 183) o ’az Di fame fisica parla Sai 107,9: «poiché egli sa
ncefces (Is 56,11) indicano chi è particolarmente ziò l’anima inaridita (consunta) e riempì di
« avido », rehab-n&fces F« avido » che non può beni l’anima affamata». Dell’«anima affama
mai essere saziato (Prov 28,25). Se questo sign. ta» parla anche Prov 19,15; 25,25; 21,Ih. Del
«pretesa, avidità, brama» non è un ulteriore languore dell’affamato si dice in Num 11,6,
sviluppo secondario del concetto (così Eichrodt parlando delle peregrinazioni nel deserto: « ora
11,90), ma si pone in stretta relazione con il si la nostra anima inaridisce (jbs) » (cfr. Sai
gnificato fondamentale, allora n. « pretesa, bra 107,9); siamo vicini, anche in questo caso, al
ma » indica qualcosa che appartiene all’essenza significato fondamentale concreto, e lo stesso
di uomo. Già qui si evidenzia un fondamentale vale anche quando il calmare la lame viene in
contrasto con una concezione dell’uomo secon dicato con un « riempire » (m i’ pi., Prov 6,30).
do cui l’« anima» è radicalmente opposta alla All’essere pieno della n. corrisponde l’essere
brama e quest’ultima (ém#u^uji) è vista sostan vuoto, come in Is 32,6 « per lasciare vuota la
zialmente sotto un profilo negativo. La conce n. dell’affamato ».
zione dell’uomo che emerge qui si avvicina in
vece a quella della psicologia e della sociologia L’essere affamato può anche provenire da una deci
moderna, in quanto anche per esse desiderare e sione volontaria, come nel digiuno (-*sùm); l’espres
sione >‘nh pi. ncefces per « digiunare » indica origi
bramare appartengono necessariamente all’es
nariamente un reprimere, un soffocare il desiderio (di
sere uomo. cibo). Tuttavia, tenendo conto di Lev 23,29 « c h iu n
que non si mortifica (‘nh pu.)... , deve essere stermi
3/ Qui di seguito sono elencati i gruppi di nato » (vd. st. 5a), i passi con ‘nh pi. n. « mortificar
passi in cui il termine ncefces viene tradotto con si » (Lev 16,29.31; 23,27.32; Num 29,7; 30,14; Is
« anima ». 58,3.5; Sai 35,13) potrebbero essere classificati sotto
l ’uso pronominale riflessivo di n. (vd. st. 5d; cfr. Elli
a) In circa venti passi n. è unito a -» ’wh pi./hitp. ger, HA T 4,319).
71 ncefces ANIMA 72
In alcuni passi la sete o il languore tendono a propriato: «essi danno ciò che hanno di più
Dio: Sai 42,2.3; 63,2; 119,20.81; 143,6; agli prezioso come cibo per placare la fame», ma
atri del tempio Sai 84,3; vd. st. IV/3. si potrebbe anche intendere: «per conservare
Si deve ricondurre a questo aspetto un piccolo la vita» (così p.e. Rudolph, KAT XVII/3,
gruppo di passi in cui n i’ q./pi. nàfces significa 205). Cfr. inoltre Sai 19,8 «la legge di Jahwe
« tendere, anelare a » 3d; q.: Deut 24,15; ristora (hi.) l’anima »; Prov 25,13 « un messag
Os 4,8; Sai 24,4 txt em; Prov 19,18; pi.: Ger gero fidato... ristora (hi.) il cuore del suo si
22,27; 44,14; cfr. anche Ez 24,25 massa’ gnore ». In questo gruppo di testi l ’uso del ter
nafsàm «brama dei loro cuori» [v. 21 mine si colloca in posizione intermedia tra i
mahmal najsekcem con il sign., parallelo a n i’, due significati di « anima » e di « vita »; vi po
della radice hml, arab. « portare », cfr. Zim trebbe corrispondere la traduzione « forza vita
merli, BK XIÌI, 569]). In Sai 25,1; 86,4; 143,8 le, vitalità» (cfr. il titolo dello studio di A.R.
{ns' q.) l’espressione assume un senso traslato, Johnson, vd. sp. 111).
per indicare il volgersi a Dio con speranza e
desiderio. c) La traduzione con «anim a» è chiara e pos
Per alcune frasi che si riferiscono alla fame e sibile in ogni caso, in corrispondenza all’uso
alla sete si è già parlato della corrispondenza, italiano del termine, solo per il gruppo dei pas
dcU’appagamento o del ristoro (Is 56,11; Sai si in cui si esprime lo stato di afflizione e di
107,9; Prov 6,30; 25,25; 27,7). In un analogo prebccupazione (più raramente di gioia e con
gruppo di passi si parla espressamente del sa solazione) della n.
ziare, ristorare, rifocillare la n.: con ->ib‘ q. In 15 passi n. si unisce a vocaboli della radice
«essere sazio, saziarsi» (Ger 31,14; 50,19; Sai mrr «essere amaro», lOx nella formula fissa
63,6; 88,4; 123,4; Eccle 6,3; pi. Ez 7VI9; hi. Is mar nàfces (Giud 18,25; ISam 1,10; 22,2;
58,10; iàbé°‘ «sazio» Prov 27,7; sóba‘ «sa 2Sam 17,8; Is 38,15; Ez 27,31; Giob 3,20;
zietà» Prov 13,25); con ‘ng hitp. «ristorarsi» 7,11; 10,1; Prov 31,6), inoltre n. màrà (Giob
(Is 55,2); con rwh pi. «saziare con bevande» 21,25), con mrr q. (ISam 30,6; 2Re 4,27), mrr
(Ger 31,14 par. éb' q., cfr. v. 12 «come un hi. «rendere amaro» (Giob 27,2) e mòrQ
giardino ben irrigato»; hi. Ger 31,25 par. m i’ «amarezza» (Prov 14,10). mar nàfces «con
pi.); con dsn pu. « essere reso grasso = venir sa cuore afflitto » si trova spesso nel lamento (cfr.
ziato» (Prov 11,25; 13,4b). Alcuni passi, inol Anna in ISam 1,10; Giobbe in 7,11; 10,1); la
tre, parlano del soddisfare la fame fisica, p.e. stessa espressione, tuttavia, ha anche un signifi
Prov 27,7 « la n. sazia calpesta il favo di mie cato parzialmente diverso, quando Ts/'"nàsìm
le». Qui n. si avvicina molto al sign. di «desi mar/màrc nàfces significa « uomini esasperati,
derio»: quando lo stimolo della fame è appa outeasts (reietti)» (Giud 18,25; ISam 22,2;
gato non ci si cura più del cibo. L’appagamen- 2Sam 17,8). Si può tradurre in ogni caso con
to della fame fisica ritorna anche nei passi in « gente esasperata », anche se con diverse sfu
cui diventa oggetto di promessa (Is 55,2; Ger mature (cfr. «amareggiato» e «rammaricato»,
31,14.25; 50,19). L’appagamento della n. può « corruccio » e « corrucciarsi »).
ritrovarsi anche in senso traslato, metaforico, II senso della connessione di n. con mrr risulta
sia con valore negativo (Sai 88,4 « la mia ani chiaro dalla formulazione verbale di Giob
ma è saziata di dolore»; 123,4 « la nostra ani 27,2: « l ’onnipotente che ha reso amara la mia
ma è troppo sazia di scherno ») sia con valore n. ». La n. sana e integra è cambiata per il fatto
positivo (Sai 63,6 « la mia anima si sazia come che Dio l’ha resa amara. L’uomo è diventato
di midollo e di grasso»; Prov 11,25 « l ’anima amaro nel suo centro, nel suo nocciolo, e quin
che fa il bene viene riccamente saziata »). In di nella sua totalità (« afflitto » è in realtà una
questo passo la traduzione con « anima » è più traduzione troppo debole dell’ebr. mar). Non è
appropriata. per nulla casuale che proprio la formula fissa
Non è del tutto chiaro che cosa significhi con mar nàfces indichi qualcosa che è tipico per
cretamente l’espressione sub hi./pol. «ristabili capire n. nell’AT: nel dolore, nell’afflizione,
re, ristorare » con ogg. nàfces. Ciò che viene ri neH’esasperazione, nell’amarezza si evidenzia
pristinato, ristabilito può essere propriamente con particolare chiarezza ciò che costituisce
solo la vita (sana); in questo caso n. sarebbe al l’essenza propria dell’uomo; proprio questo ap
lora da intendere come « vita ». Questa è la partiene alla realtà effettiva (« Eigentlichkeit »:
migliore interpretazione di Lam 1,16: «poiché M.Heidegger) dell’uomo.
è lontano da me il consolatore, colui che po Oltre ai casi in cui n. è unito a mrr , vi è anco
trebbe ristabilirmi (mèsìb najsì) »; così anche ra tutta una serie di espressioni che parlano di
Rut 4,15: «egli conserverà la tua vita». Esiste pena, sofferenza, scoraggiamento, fatica del
però anche l’altra possibilità, che cioè n. come l’uomo in modo tale che n. è ciò a cui tutto
oggetto di sub hi./pol. significhi propriamente viene riferito. Anzitutto si devono ancora men
« brama »; la Bibbia di Zurigo traduce infatti zionare qui soprattutto espressioni di lamento:
Sai 23,3 (poi.) «egli appaga la mia brama». Ger 13,17; Sai 6,4; 13,3; 31,10 («. par. bàlcen
Anche in Lam 1,11 questo significato è più ap «corpo», cfr. 44,26); 42,6.7.12; 43,5; 44,26;
79 nàfces ANIMA 80
Mostrano timore per la vita Gios 9,24 {->jr‘ le 141,8 preghiera negativa), qb‘ «derubare»
«temere per»), Is 15,4 (Jr‘ «tremare», solo (Prov 22,23), ql' pi. «scagliare» (ISam 25,29,
qui) e Ez 32,10 (hrd lc « tremare per »). vd. sp ).
I passi che esprimono una minaccia della vita
da parte di nemici sono molto numerosi, per lo c) Se si guarda complessivamente ai passi in
più con -+bqs pi. «attentare a», (Es 4,19; cui n. significa «v ita » (o perlomeno a quelli in
ISam 20,1; 22,23.23; 23,15; 25,29; 2Sam 4,8; cui in italiano si può rendere con « vita »),
16,11; IRe 19,10.14; Ger 4,30; 11,21; 19,7.9; emerge un fatto sorprendente: n. non significa
21.7; 22,25; 34,20.21; 38,16; 44,30.30; 46,26; «vita» nel senso generale e molto vasto con
49,37; Sai 35,4; 38,13; 40,15; 54,5; 63,10; cui il termine viene usato nelle lingue europee
70,3; 86,14), ma anche con molti altri verbi in moderne (vita nelle sue forme fenomeniche dif
casi singoli: ’rb « insidiare » (Sai 59,4); gdd ‘al ferenziate, cfr. «vita della grande città», «cor
« assembrarsi contro» (Sai 94,21); hpr le «sca so della vita » ecc.). L’uso è invece rigorosa
vare una fossa» (Sai 35,7); jgh hi. «tormenta mente concentrato entro i confini del vivere; n.
re » (Giob 19,2), krh sùhà « scavare una fossa » è la vita in contrapposizione alla morte. Ne
(Ger 18,20), nqs hitp be «tender tranelli» consegue che questo significato si suddivide di
(ISam 28,9), sdh «tender tranelli» (ISam per se stesso in due gruppi principali (vd. sp.
24.12), .vùd poi. «dare la caccia» (Ez 4a e b): nell’uno si tratta della salvezza e della
13,18.20), spn l‘! «stare in agguato» (Prov conservazione, nelfallro della minaccia e del
1,18), srr «osteggiare» (Sai 143,12), qwh pi. l’annientamento della vita.
« insidiare » (Sai 56,7), rdp « perseguitare » (Sai Per l’uso analogo e tuttavia per Io più diverso di
143,3), sin «essere ostile» (Sai 71,13), s ’1 hajjim « v ita » cfr. -*hjh 3e.4b; invece hajjà nel sign.
«pretendere, esigere» (IRe 3,11 = 2Cron 1,11; di « v ita » è praticamente sinonimo (Sai 74,19;
Giob 31,30), smr «spiare» (Sai 71,10); cfr an 78,50; 143,3; Giob 33,18.20.22.28; 36,14; -A/& 3d).
che mòqés «trappola» (Prov 18,7; 22,25), e Per il sign. «periodo della vita, durata della vita»
pah « trappola » (Sai 124,7). ->jòfto 3g.
1 seguenti verbi indicano la perdita della vita 5/ Secondo la visione unitaria dell’uomo pro
mediante uccisione: nkh hi. «colpire» (Gen pria dell’AT, la nàfces non è separata come
37,21; Lev 24,17.18; Num 35,11.15.30a; Deut una parte specifica dell’uomo (Gen 2,7 « l ’uo
19,6.11; Gios 20,3.9; Ger 40,14.15), Iqh «to mo divenne quindi una n. hajjà »; cfr. Kòhler,
gliere» (Ez 33,6; Sai 31,14; Prov 1,19; Ì 1,30), Theol. 129: « L ’anima è l’essere dell’uomo,
qualche volta ’bd pi. «annientare» (Ez 22,27), non un suo possesso»; W.H.Schmidt, EvTh
'kl « divorare » (Ez 22,25), hrg « uccidere » 24, 1964, 381). Si comprende dunque facil
(Num 31,19; cfr. Ger 4,31), krt hi. «stermina mente come in molti passi si debba rendere n.
re » (Ez 17,17), mut hi. « uccidere » (Ez 13,19), espressamente con «essere vivente (animale o
r$h « colpire a morte » (Deut 22,26); cfr. anche uomo) », ma anche, in senso molto generale ed
la circonlocuzione di IRe 19,2 e l’espressione astratto ed in parte pronominale, con « uomo,
figurata con qV pi. «scagliare» in ISam 25,29 persona, individuo, soggetto, qualcuno»; con il
(vd. sp. 4a l’opposto «conservare nella borsa suffisso corrispondente la parola sostituisce
dei viventi »). Minor consistenza hanno le spesso «io, tu » ecc., ma anche in questo caso
espressioni con n. per indicare il morire: con si conservano inalterate l’intenzionalità e l’in
mùt «morire» (Giud 16,30; Giob 36,14; «la tensità tipiche di questa parola (Johnson, l.c.
morte dei giusti» Num 23,10), js ’ «uscire» 22: « a patetic periphrasis for such a pronoun »
(Gen 35,18), nph «esalare» (Ger 15,9; hi. [= «una perifrasi ricca di pathos per un tale
Giob 31,39; cfr. Giob 11,20 mappah-n. «esa pronome»]). Oltre ai passi già citati in la (Gen
lazione della n. »), spk hitp. « spirare » (Lam 2,7.19 e testi sacerdotali) si devono ricordare
2.12); cfr. inoltre ls 53,12 («rendere la propria specialmente gli usi che se ne fanno nelle leggi
vita», ‘rh hi. «versare»); Sai 94,17 («abitare casistiche (a), nelle enumerazioni (b), in espres
nella terra del silenzio »); Giob 33,22 « la sua sioni di carattere generale (c) e come sostitu
anima si avvicina alla tomba », par. hajjà zione di un pronome (d).
«vita » (-*hjh 3d); IRe 19,4, Giona 4,8 e Giob
7,15 per il desiderio della morte. a) Quando nelle leggi casistiche per determina
Nei passi seguenti si prospetta annientamento re sia un fatto sia le sue conseguenze il colpe
della vita da parte di Dio: con ‘sp «strappar vole va designato il più genericamente possibi
via» (Sai 26,9 preghiera negativa), dùb hi. «far le, non è adatto il termine, originariamente
languire» (Lev 26,16 punizione), drs «esige collettivo, -►’àdàm (la formula ’àdàm ki . ..
re» (Gen 9,5d), znh «respingere» (Sai 88,15 « se qualcuno... » ricorre nell’AT solo in Lev
accusa; Lam 3,17 lamento), Iqh «togliere» 1,2; 13,9; Num 19,4, vd. Elliger, HAT 4,34) o
(IRe 19,4 e Giona 4,3 preghiera positiva), ns’ anche il termine -> 7i, che non include le don
«strappar via» (2Sam 14,14 fiducia; Giob ne (cfr. Lev 17,4.9); qui si rivela appropriato,
27,8 txt em), ‘zb «abbandonare (alla morte)» come termine astratto e giuridicamente chiaro,
(Sai 16,10 fiducia), 'rh pi. «versare» (Sai nàfces « uomo, persona, qualcuno ».
81 nàfces ANIMA 82
Nella protasi si trova spesso n. k ì o n. '“sar 1» pers. plur.: Num 31,50; riflessivo: ls 58,3;
«se qualcuno» (Lev 2,1; 4,2; 5,1.2.4.15.17.21; Ger 26,19;
7,20.21.27; 17,15; 20.6a; 22,6; 23,29.30; Num 2* pers. plur.: Giob 16,4; riflessivo: Lev
15,30; cfr. anche Lev 4,27; 7,18; Num 5,6; 11,43.44; 16,29.31; 20,25; 23,27.32; Num 29,7
15,27.28; 19.22), nell’apodosi viene indicata la (cfr. 30,14); Ger 37,9; 42,20; 44,7; cfr. Gen
pena con krt ni. «sterminare» (Gen 17,14; Es 9,5a « il vostro stesso sangue »;
12,15.19; 31,14; Lev 7,20.21.25.27; 18,29; 3“ pers. plur.: Is 3,9; 46,2; riflessivo: Lam 1,19
19,8; 22,3), con ’bd hi. (Lev 23,30) e con ntn txt em (cfr. Rudolph, KAT XVIl/3,208); Est
pànaj be « rivolgere la mia faccia contro » (Lev 9,31.
17,10; 20,6d).
6/ In una serie di prescrizioni legali in cui si
b) Analogo è l’uso di n. nelle enumerazioni tratta del contaminarsi toccando un morto
(Ger 52,29 «nel 18' anno di Nabucodonosor (Lev 19,28 incisioni come rito funebre), con
832 anime da Gerusalemme », a proposito del nàfces si indica evidentemente il cadavere (n. o
l’esilio) e conteggi (Es 12,4 «secondo il nume n. 'àdàm-. Lev 19,28; 21,1; 22,4; Num 5,2;
ro delle anime»); con kòl significa semplice 6,11; 9,6.7.10.11.13; Agg 2,13; n. mèf. Lev
mente « tutti » o « ciascuno » (p.e. Es 12,16; Ez 21,11; Num 6,6). Questo gruppo di passi in cui
18.4). Oltre agli esempi ricordati si devono ri n. indica un morto o un cadavere è di difficile
condurre qui: Gen 46,15.18.22.25.26.26.27.27; interpretazione, perché di solito n. indica pro
Es 1,5.5; 16,16; Lev 17,2 («nessuno»); Num prio l’essere vivo. L’ipotesi più probabile è che
31,28.35.35.40.40.46; Deut 10,22; Gios questo significato derivi da quello generale di
10,28.30.32.35.37.37.39; 11,11; ISam 22,22; « persona » (vd. sp. 5c); in questo modo di
Ger 43,6; 52,30.30; lCron 5,21. esprimersi si può vedere una perifrasi eufemi
c) L’uso di n. « persona, individuo, uomo » e stica con cui si voleva evitare di nominare di
al plur. « gente » si trova anche altrove quando rettamente il cadavere: Lev 21,11 «egli (il
la designazione deve restare il più possibile ge sommo sacerdote) non può avvicinarsi alla
nerica (Lev 27,2; Num 19,18; 35,30d; Deut “persona” di un morto»; Num 19,11 «chi
24,7; 2Re 12,5; Giud 18,25; Is 49,7 txt?; Ger tocca un morto, la “persona” di qualsiasi
2,34; Ez 18,4.20; Prov 28,17). Nella enumera uomo », ecc. Altre spiegazioni di tipo linguisti
zione di ciò che è subordinato ad un capo fa co (Johnson, l.c. 26: «semantic polarisation »
miglia, n. può contrapporsi o ai membri più 1= « polarizzazione semantica »]; vi si oppone
stretti della famiglia (Gen 36,6) o agli averi Seligson, l.c. 78ss.) o di tipo storico-religioso
(Gen 14,21) e indica allora gli schiavi (Gen (p.e. Elliger, HAT 4,288: «espressione tecni
12.5); anche in Lev 22,11 e Ez 27,13 risp. n. e ca. ... “anima”. . . , che si pensa si aggiri come
n. ’àdàm vanno tradotti con « schiavo ». un fantasma attorno al corpo abbandonato»)
non sono soddisfacenti.
d) Dipende spesso da) giudizio dei singoli tra
duttori se nafsl debba essere reso con « la mia
anima » oppure pronominalmente con « io » IV/ Poiché nàfas ricorre in un elevato nume
(p.e. vd. sp. 3f; proprio nei salmi si devono te ro di passi, non è possibile stabilirne un uso
ner presenti i dati semasiologici, ma anche teologico specifico. Mentre p. e. «braccio di
quelli stilistici e metrici). Fatta questa riserva, Jahwe», «volto di Jahwe», «spirito di Jah
sono da ascrivere all’uso pronominale più o we» possono avere un significato specifico in
meno i seguenti passi: un uso linguistico fisso, ciò non vale per n.\ la
l* pers. sing.: Gen 19,19.20; 27,4.25; 49,6; formula nàfas Jhwh non compare nell’AT. La
2Sam 18,13Q; IRe 20.32; Is 1,14; Ger 4,19; mancanza di questa espressione si spiega con il
5,9.29; 9,8; Ez 4,14; Sai 3,3; 7,3.6; 11,1; fatto che n. nel sign. di « avidità, pretesa, desi
35,3.12; 57,5; 66,16; 109,20; 119,129.167.175; derio» esprime un qualcosa che è tipicamente
120,6; 139,14; Giob 16,4; Eccle 7,28; Lam umano, e che non può essere detto di Dio.
3,24.51; riflessivo: Sai 35,13; Eccle 4,8; Cant Tuttavia in un certo numero di passi n. viene
6,12 txt?; messo in relazione con Dio e con ciò che acca
2" pers. sing.: Gen 27,19.31; Is 51,23; Prov de tra Dio e l’uomo. Quest’uso teologico si ri
3,22; 24,14 txt?; inoltre nella formula di giura scontra in tre gruppi principali: si parla della
mento «com ’ò vero che tu vivi» ISam 1,26; nàfas di Dio (I), dell’azione di Dio sulla nà
17,55; 20,3; 25,26; 2Sam 11,11; 14,19; 2Re fas dell’uomo (2) e del comportamento della
2,2.4.6; 4,30; riflessivo «tu stesso»: Giud nàfas dell’uomo verso Dio (3).
18,25; Ab 2,10; cfr. Est 4,13 «tu solo»;
3* pers. sing.: Sai 25,13; 109,31 txt?; Prov 1/ L’uso di n. in riferimento a Dio è raro e
29,10; Eccle 6,2; riflessivo «se stesso»: Num sporadico. In un piccolo gruppo di passi l’al
30,3-13; Is 58,5; Ger 3,11 (fem.); 51,14; Am lontanarsi di Dio dal suo popolo viene reso
6,8; Giob 18,4; 32,2; Prov 6,32; 8,36; 11,17; linguisticamente, nella sua intensità e passiona
15,32; 19,8; 20,2; 29,24; lità, ponendo la n. di Dio come soggetto di
II/ Con circa 2000 ricorrenza, ntn è al quinto HI/ I dizionari distinguono normalmente tre
posto tra i verbi più attestati nelPAT. Ad ecce significati principali di ntn: (1) «dare», (2)
zione di Nah, lo si trova in tutti i libri dell’AT « porre », « collocare », « mettere » e (3) « fare »,
(Gen 29,27 nitfnà va considerato, con BrSynt «compiere» (cfr. GB 529-531 e Zorell
§35e, come 3“ sing. fem. perf.ni. e non come l a 539-541; diversamente KBL 642s. che conside
plur. coortativo q.; 2Sam 21,6 Q va inteso ra «dare» il valore principale). Fondamental
come q., e non K come ni.; esci. Sai 8,2 txt? mente con ntn si definisce l’azione con la quale
tenà; Giob 9,24 in Lis. è posto sotto q. anziché viene messo in movimento un oggetto o una
ni.): cosa. Da questo valore fondamentale si forma
q. pass. ni. totale no due serie di significati principali: la prima
q-
serie designa il « mettere in movimento » opp.
Gen 147 — 3 150
Es 113 — ■ 2 115 « trasportare » un oggetto (« mettere qualcosa in
Lev 81 " 1 4 86 moto verso», « (tras)portare», «porre» e, rife
Num 117 2 1 120 rito a persone, « far pervenire qualcosa a qual
Deut: 176 - — 176 cuno», «dare») (vd. st. 111/1); la seconda serie
Gios S8 - 1 89 include significati che si riferiscono al « mettere
Giud 69 — — 69 in movimento» opp. «far andare» una cosa
ISam 70 - 2 72 nel senso di « causare », « produrre un effet
2Sam 28 2 30
to », « provocare », « fare » ecc. (vd. st. UI/2).
-
Giob 30 1 2 33
Prov 34 - — 34 più campi a specifici termini tecnici che hanno
Rut 8 - — 8 iniziato un proprio corso semantico. Per un
Cant 7 - — 7 esame particolareggiato della voce ntn è neces
Eccle 23 — 2 25 sario rinviare ai dizionari. Sarà sufficiente una
Lam 9 - — 9 breve panoramica dell’impiego «semplice» di
ba »).* Nah — — — — — 1 —
Ab — — — i — — —
Sai 4 — 30 2 6 3 1
te secondo i valori principali di «contare» e
Giob 3 — 4 I 13 2 —
«scriba/scritto»: da un lato spr q. «contare» Cant — - — — 1 - —
Lev 9 3 3 — 7 —
li (fuorché in et., dove « servo » è detto gabr)\
-
Num 11 4 21 - - 50 -
Is 40 33 6 2 1 4 —
rios, 111, 1929, 176-178.196-200.228-231.524 (Dtis) (21 ) (20 ) (-) (2 ) B (-) (-)
555). Non è chiaro se il verbo ebr. sia denomi Ger 32' 14 35 1 — — —
Mi 1 ■ — — —
anche W.Zimmerli, ThW V, 653-676 = GLNT
— — —
Nah - - - - - - —
IX,275-336, con bibliogr.). Ad
Oltre a '(ébeed «servo, schiavo» (vd. st. Ili/1; Sof __ __
1 __ __ __ __
IV/1) e al verbo 'bd (al qal. ni., pu. hi, e ho.; Agg I 1 — - - - —
2Cron 44 15 10 2 - 15 -
nelle forme di cortesia in 3a persona anche
AT ebr. 800 268 271 8 10 145 7 «suo servo», p.e. Gen 33,14; sempre con il
AT aram. 7 4 19 — 9 6 1 verbo alla 38 persona, ma nel corso del dialogo
chi parla può usare di nuovo la 1a persona, cfr.
Gen 33,5 con il v. 10), è attestata molto spesso
Ili/ 1/ Nell’ambito della terminologia rela nell’AT, e si può dire anzi che essa è una for
tiva all’ordinamento sociale ‘àbced «servo» mula stereotipa (L.KÒhler, ZAW 40, 1922,
viene determinato nel suo significato di termi 43s.; Lande 68-71: «fonnula di sottomissio
ne di relazione dal suo contrario -» ’àdòn « si ne»; parallelo ad essa è l’indirizzo di cortesia
gnore », e perciò, almeno primariamente, non «mi o signore», -*■’àdòn III/3). Questa espres
può limitarsi a designare un preciso ceto socia sione è molto istruttiva per la concezione vtrt.
le («schiavo», p.e. Es 21.2.32) oppure ad indi di 'àbced. Proprio nei passi in cui uno è detto
care una certa attività (« operaio », cfr. Giob servo del fratello, ma anche in molte altre si
7,2 « ‘àbced che anela all’ombra » par. « gior tuazioni, essa mostra che la relazione signore-
naliero che aspetta il salario »), come del resto servo è riferita alla situazione concreta, ed è
mostra anche l’impiego molto vasto del termi perciò intesa funzionalmente, non staticamen
ne con il genitivo o il suffisso possessivo (opp. te. Allo stesso tempo risulta evidente che il ter
in una costruzione con le di appartenenza). mine ‘àbced non ha soltanto connotazioni ne
Nell’AT 'àbced è attestato soltanto in rapporto gative. Quando in Gen 32s. un fratello, in una
a persone (cfr. Gios 9,23 «schiavi della casa situazione critica, si definisce 'àbced di suo fra
de(l mio Dio»; Zimmerli, l.c. 657); l’impiego tello, non gli si sottomette semplicemente; egli
figurato per indicare dipendenza da entità riconosce piuttosto che in quella situazione
astratte (cfr. «servo del peccato» Gv 8,34; concreta il fratello è in posizione di superiorità
Rom 6,17.20; «schiavo della corruzione» e vi si rifugia; si affida a tale superiorità e si ri
2Piet 2,19) non è attestato nell’AT. chiama agli obblighi che derivano all’altro dal
In quanto termine di relazione ‘àbced riceve il fatto di essere superiore e signore.
suo significato pieno («servo della gleba, di
pendente, sottomesso, vassallo, mercenario, a) Sul piano sociale ‘àbced è la designazione
funzionario, ministro») a seconda dell’ambito frequente che l’AT usa per lo schiavo. Non si
in cui si è collocati alle dipendenze del proprio può tuttavia parlare di un termine tecnico
signore (o dei propri signori). Per esempio, si come per la nostra parola «schiavo», che im
può parlare di 'àbced per indicare una relazio plica senz’altro una concezione negativa. Non
ne che si esprime (a) sul piano sociale, (b) su si deve mai dimenticare che tale parola può in
quello della politica interna e (c) su quello del dicare i funzionari e i ministri del re, e d’altro
la politica estera, ma vi sono molte interferen lato va tenuta presente la risonanza che essa
ze tra un piano e l’altro. assume nella designazione che uno fa di se
Nell’ambito familiare non si ha propriamente stesso come « tuo servo ». La schiavitù come
un rapporto definito da 'àbced, quando c’è, si istituzione (I.Mendelsohn, Slavery in thè An-
tratta di qualcosa di anormale, di straordina cient Near East, 1949; de Vaux, 1,125-
rio. Contro Canaan che si è comportato male 140.333s. con bibliogr. [= ital. 87-97.507s.] era
verso il padre viene pronunciata questa male un fatto che Israele trovò ed accolse allorché
dizione: « Sia maledetto Canaan, schiavo degli divenne sedentario in Canaan. Lo si rileva dal
schiavi sarà per i suoi fratelli! » (Gen 9,25, cfr. diritto relativo alla schiavitù, che è preso dal
vv. 26.27). La maledizione consiste nel fatto l’ambiente (Es 21,2-11.20s.26s.32). Tuttavia
che Canaan diventa servo dei suoi fratelli. Esaù nel diritto isr. si tende ad un trattamento il più
deve servire suo fratello Giacobbe (Gen 27,37, umano possibile dello schiavo. Ciò dipende dal
cfr. vv. 29.40). Anche se traspare qui un rifles fatto che lo schiavo all’origine è sottoposto alla
so di rapporti politici successivi, è chiara tutta famiglia, ne è membro a tutti gli effetti, anche
via la convinzione che uno non deve essere da un punto di vista cultuale. In questo senso
servo del fratello (cfr. anche Gen 37ss.), ed essa il dato primario della vita dello schiavo non è
c) 11 pi. è usato in IRe 6,21 col valore tecnico 4/ Raro è l’uso teologico di ‘br (q. e hi.), le
« far passare (catene d’oro come ornamento del gato ai significati esposti in 3a-c. Si possono ri
tempio)» (cfr. Noth, BK IX,96.122; Jenni, HP cordare ì seguenti elementi tipici:
140) e in Giob 21,20 nel significato di «m on (1) il passare di Dio (opp. del suo —kàbòd)
tare » del toro (cfr. aram. giud ‘br pa. « fecon nella teofania (Es 33,22, cfr. v. 19 hi.; 34,6;
dare»; Wagner nr. 212; ev. anche KAI nr. IRe 19,11; cfr. J.Jeremias, Theophanie, 1965,
162, r. 4). particol. 112-115);
L’hi. presenta i valori causativi corrispondenti (2) il passare della punizione divina (Es
del qal (« far transitare, condurre di là, far pas 12,12.23; Am 5,17; cfr. J.L.Crenshaw, ZAW
sare» ecc.). Significati particolari sono ancora: 80, 1968, 206);
il termine tecnico del sacrificio dei bambini ‘br
hi. (Es 13,12; Lev 18,21; Ger 32,35; Ez 16,21; (3) il procedere di Dio nella guerra santa (Deut
20,26; 23,37) opp. ‘b r hi. bà'Ss «far passare 9,3; 31,3; cfr. G. von Rad, Der Heilige Krieg
per il fuoco» (Deut 18,10 ecc., vd. i passi sotto im alten Israel, 1951, 9.68ss.74s.);
-> ’ès 3a); inoltre con complemento ogg. sòfar (4) come espressione di perdono va citato 'br
« corno » (Lev 25,9) opp. qòl « voce » (Es 36,6; hi. ->• 'àwòn « portar via, far passare il pecca
Esd 1,1; 10,7; Neem 8,15; 2Cron 30,5; 36,22; to» (2Sam 24,10 = lCron 21,8; Zac 3,4 par,
cfr. anche ISam 2,24) «far risuonare»; sur hi. «allontanare»; Giob 7,21 par. ->n$'
«strappare, portare via» (2Sam 3,10; Est 8,2 posa' «cancellare la colpa»; con il comple
par. sur hi. «allontanare»); «rimuovere, eli mento ogg. hattà’l «peccato» 2Sam 12,13). Si
minare» (IRe 15,12 par. sur hi.; Giona 3,6; avvicina al significato di « perdonare » anche
Zac 13,2 par. krt hi. «estirpare»); «distoglie ‘br q. ‘alposa' « non tener conto del peccato »
183 *1317 ‘br PASSARE, OLTREPASSARE 184
(Mi 7,18 par. ns’ ‘àwòn\ cfr. Prov. 19,11 con ZAW 81, 1969, 189; è incerto se l’antico aram.
un soggetto umano; cfr. anche ‘br q. le « perdo j'brnh di Sef. Ili, r. 17 derivi da 'br «essere adi
nare» Am 7,8; 8,2). Certo ‘br 'al è «soltanto rato»; cfr. DISO 202; R.Degen, Altaram.
una immagine imperfetta e quindi non diffusa Grammatik, 1969, 68 n. 54; ncU’aram. tar-
del perdono; esprime infatti soltanto il trascu gumico si ha ta'abìir « ira » in ls 9,18 e 13,9,
rare e il non badare, non l’eliminazione della cfr. Jastrow I683b). Impossibile sembra la de
colpa» (J.J.Stamm, Erlòsen und Vergeben im rivazione dall’arab. gariba «serbare astio»
AT, 1940, 72). (KBL 676b dubitando) o dall’arab. garb « pas
(5) L’uomo è soggetto di 'òr q. nel trasgredire sione, violenza » (GB 560 dubitando; cfr. Wehr
l’alleanza (—berìt III/6c; Deut 17,2; Gios 598b: « violenza, impeto »).
7,11.15; 23,16; Giud 2,20; 2Re 18,12; Ger In ebr. il sost. ‘cebrà è un fem. segolato (qitl). Il
34,18: Os 6,7 par. —bgd «tradire»; 8,1 par. plur. cs. ‘abròt (Sai 7,7, rispetto a Giob 40,11
ps‘ ‘al «violare»; cfr. CD 1,20 hi.; 16,12 q.) 'cebròt) potrebbe far pensare ad una forma se
opp. i comandamenti di Dio (pi Jhwh: Num golata di tipo qatl (BL 604).
14,41; 22,18; 24,13; ISam 15,24 [-pai]',
miswà: Deut 26,13, 2Cron 24,20 [-♦■yw/i pi.]; 2/ Il verbo 'br hitp. è attestato 8x nell’AT
— torà: Is 24,5 par. hip —hòq e prr hi. berit\ (Sai 4x, Prov 3x, Deut lx), il sost. ‘cebrà 34x
Dan 9,11; cfr. IQS 5,7.14; 8,22; IQ H 4,27). (Is 6x, Ez, Sai e Prov 5x ciascuno), di cui sol
tanto 3x al plur. (Sai 7,7; Giob 21,30; 40,11).
(6) Al rito con cui originariamente si conclu
deva un’alleanza e che consisteva nel passare
tra le parti di un animale tagliato {‘br ben Gen 3/ a) Nel sign. « mostrarsi adirato » ‘br hipt.
15,17; Ger 34,18.19; cfr. Noth, GesStud ricorre soltanto cinque volte e riguarda sempre
1,142-154) potrebbe eventualmente riferirsi an l’ira divina: Deut 3,26; Sai 78,21.59.62; 89,39.
che l’espressione ‘br bibrìt Jhwh « entrare nel Gli altri tre passi si riferiscono esclusivamente
l’alleanza» (Deut 29,11; cfr. IQS 1,16 ecc.). all’agitazione emotiva dell’uomo. Solo Prov
20,2 è chiaro; in Prov 14,16 e 26,17 le tradu
5/ A Qumran si ha un uso di ‘br simile a zioni suppongono una forma derivata da ‘br
quello dell’AT. I LXX molto spesso traducono (cfr. Gemser, HAT 16, 67.95). La condotta
la radice con 8ux(Jcuvav e 7iap£px£cr9ai. Questo dell’uomo che il libro dei Proverbi denota con
secondo verbo acquista importanza teologica ‘b r hitp. è caratterizzata sempre da una certa
quando si riferisce alla trasgressione dei co presunzione o addirittura da intemperanza. Lo
mandamenti divini e alle apparizioni di Dio. stolto presta poca attenzione al male (Prov
Nel NT si potrebbe forse intendere in questo 14,16). Chi si comporta con intemperanza e
modo Le 18,37 (cfr. J.Schneider, art. napép- con ira di fronte al re mette a repentaglio la
Xopm, ThW II,679s. = GLNT Ill,954ss.; id., propria vita (Prov 20,2).
art. 7rapaPatvw, ThW V,733-741 = GLNT
IX,495-518). Con il sign. «passare» il termine b) Il sost. ‘cebrà descrive 22x l’ira divina (Is
acquista spesso una connotazione escatologica. 19,18; 10,6; 13,9.13; Ger 7,29; Ez 7,19; 21,36;
H.-PStàhli 22,21.31; 38,19; Os 5,10; 13,11; Ab 3,8; Sof
1,15.18; Sai 78,49; 85,4; 90,9.11; Prov 11,4;
Lam 2,2; 3,1) e 12x l’ira umana (Gen 49,7; Is
14,6; Am 1,11; Prov 11,23; 14,35; 22,8; inoltre
i passi al plur., vd. sp. 2, e i passi nei quali
‘cebrà assume di preferenza il sign. « tracotan
‘cebrà IRA za, eccesso », vd. sp. 1).
Anche i passi con il sost. dicono che l’ira può
portar soltanto alla perdizione e al castigo: Si
1/ Il sost. 1cebrà « ira » va fatto derivare da meone e Levi furono dispersi a causa della loro
una radice verbale ‘br il cui significato resta ira (Gen 49,7), e così pure sarà punita l’ira di
tuttavia incerto. Da un lato è stata proposta Babilonia (ls 14,6), di Moab (Is 16,6; Ger
una derivazione da -* ‘br 1 « attraversare, anda 48,30), di Edom (Am 1,11), e anzi di tutti gli
re dall’altra parte », dato che in ebr. c attcstato uomini (tutte le ricorrenze di Prov). Le forme
qualche volta un verbo ‘br hitp. col sign. « mo al plur. denotano piuttosto le azioni dell'uomo
strarsi spavaldo, adirato» (< «lasciarsi tra compiute sotto gli effetti dell’ira, e si prega
sportare »?). Da questo verbo potrebbe derivare Jahwe di intervenire contro di esse (Sai 7,7);
anche il sost. 'cebrà I « tracotanza, eccesso » (ls nel giorno di tali azioni il malvagio non sarà
16,6; Ger 48,30; Prov 21,24; GB 561 a; O.Gre- risparmiato (Giob 21,30), mentre Giobbe può
ther - J.Fichtner, ThW V,393 n. 62 = GLNT dar sfogo ai furori della collera che comunque
V ili, 1105 n. 62). D ’altra parte c meglio pensa sono quelli di un debole e non sono paragona
re ad una radice autonoma ‘br II « essere adi bili a quelli di Dio (Giob 40,11).
rato» che non è attestata se non in arab. (gbr) In questo contesto altri termini accompagnano
(Wehr 595b: igbiràr «astio»; J.A.Emerton, ‘b r/‘cebrà: ga’awà e gàon (—g ‘h) Is 16,6; con
185 rn ?V ‘cebrà IRA 186
-* ‘af in stato cs. Giob 40,11 e come termine zione dei sinonimi -+dòr wàdòr, -*‘dlàm e
parallelo Is 14,6; Am 1,11. nàsah, quest’ultimo con il valore di « durata,
eternità» o^sim. 40x, di cui 18x in Sai, 7x in Is
4/ a) Nel linguaggio teol. queste affermazioni (34,10 lenèsah ìfsàhìm ), 6x in Giob, 3x in
prendono maggior rilievo. È sintomatico ad Ger, inoltre 2Sam 2,26; Am 1,11; 8,7; Ab 1,4;
esempio che ‘br hipt. oltre che in Deut 3,26, Prov 21,28; Lam 5,20.
dove viene descritta l’ira di Dio contro Mosè
per la disubbidienza del popolo, si riscontri 3/ Al pari di -> 'òlàm, con il quale spesso è
soltanto nei salmi ed anche qui denoti la rea unito, “ad è usato soltanto con preposizioni,
zione divina ai peccati del popolo. come accusativo avverbiale oppure come geni
tivo con funzione analoga. Soltanto in un caso
b) Non è perciò strano che il termine 'cebrà sia il significato si riferisce al passato: Giob 20,4
usato in particolare dai profeti (15x), e che di mirini- ‘ad « (non sai tu che) da sempre » (par.
venti molto frequente all’epoca dell’esilio, «da quando l’uomo fu posto sulla terra»). Al
come del resto si nota anche per gli altri termi trimenti si pensa sempre ad un futuro senza li
ni che denotano l’«ira». Esso forma una co miti, e più precisamente nelle espressioni se
struzione fissa nelle seguenti espressioni: ‘cebrat guenti: ‘adè-‘ad «per sempre» (Is 26,4; 65,18;
Jhwh «ira di Jahwe» (Is 9,18; 13,13; Ez 7,19; Sai 83,18; 92,8; 132,12.14; cfr. Is 17,2 txt em;
Sof 1,18); ‘am/dòr 'abràfi/'cebràtò «popolo in Is 45,17 rafforzato 'ad-‘òlemè 'ad «per tutti
della mia/sua ira» (Is 10,6; Ger 7,29); jòm i secoli»), là'ad «per sempre» (ls 30,8, qui
‘cebrà «giorno dell’ira» (Ez 7,19; Sof 1,15.18; però si deve vocalizzare lc‘èd «come testimo
Prov 11,4; per il significato anche Is 13,9.13); ne»; 64,8; Am 1,11; Mi 7,18; Sai 9,19; 19,10;
’ès 'cebràtl « fuoco della mia ira » solo in Ez: 21,7; 22,27; 37,29; 61,9; 89,30; 111,3.8.10;
21,36; 22,21.31; 38,19. 112,3.9; 148,6; Giob 19,24; Prov 12,19; 29,14;
In questo campo 'cebrà si trova unito ad altri lCron 28,9), le‘òlàm wà'cèd (particolare forma
termini che designano l’ira: -+’af Os 13,11; Sai pausale, cfr. BL 548) e 'òlàm wà ‘a'd « per sem
78,21; 90,11; ’a f e ->hrh Ab 3,8; haròn ’af Is pre e in eterno» (Es 15,18; Mi 4,5; Sai 9,6;
13,9; Sai 85,4; ffròn ’af e zd'am Sai 78,49; 10,16; 21,5; 45,7.18; 48,15; 52,10; 104,5;
zà'am Ez 21,36; 22,31; ->qin’à Ez 38,19; -» ‘ès 119,44; 145,1.2.21; Dan 12,3), nonché in alcu
qin’à Sof 1,18. ne catene costrutte nelle quali il secondo mem
bro ad funge da determinativo più specifico
5/ Gli scritti di Qumran usano 'cebrà per in « per sempre» (Is 9,5 ’ab ì-‘ad « padre per sem
dicare l’ira divina alla stessa maniera dell’AT pre», ->’àb III/3; cfr. Wildberger, BK X,393;
(1QS 4,12; 1QM 4,1; 14,1; CD 8,3; 19,16). Per Is 47,7 txt em g*bcérat ‘ad «signora per sem
il NT cfr.‘af 5; ->hèmà 5. pre»; 57,15 sòkèn ‘ad «che siede sul trono in
G.Sauer eterno»; Ab 3,6 harerè-‘ad «le montagne eter
ne », così pure Gen 49,26 txt em).
Le espressioni parallele di ‘ad sono ->• ‘òlàm
(oltre ai passi già citati vanno ricordati ancora
Is 26,4; 30,8; 45,17; 47,7; Ab 3,6, cfr. Gen
IV 'ad SEMPRE 49,26 txt em; Sai 92,8s.; 111,8; 148,6),
(làjn&sah (Am 1,11; Sai 9,19), bekol-dòr wàdòr
(Sai 45,18),jòm jòm «ogni giorno» (Sai 61,9),
1/ Il sost. 'ad «eternità, sempre», attestato kìmè sàmàjirn «come i giorni del ciclo» (Sai
soltanto in ebr. con valore prevalentemente av 89,30), tàmid «sempre» (Sai 119,44),
verbiale (se è possibile prescindere dall’ug. b ‘d bekol-jòm «per sempre» (Sai 145,2). In Prov
‘Im di PRU II, nr. 19, r.6; cfr. WUS nr. 1999; 12,19 là'ad viene contrapposto ad una espres
UT nr. 1813), di solito (p.e. GB 563a; Zorell sione con rg ‘ hi. che significa «per un istante
571b.573a) è posto in relazione con la prep. solo ».
‘ad «fin o » e con la radice *‘dj «continuare, Una situazione analoga si presenla per il ter
passare oltre» (in ebr. soltanto ‘dh q. «cammi mine sinonimo n&sah. Un riferimento al passa
nare» Giob 28,8; hi. «togliersi [un vestito]» to si ha nella catena costrutta massù’òt. ncesah
Prov 25,20; aramaismo?, cfr. Wagner nr. 214) « rovine antichissime » o « rovine eterne ». Al
e viene interpretato nel senso di « durata inin trimenti con prospettiva rivolta al futuro si in
terrotta » o sim. (cfr. anche G.R.Driver, WdO contra 32x lànàsah « per sempre » (inoltre Is
1/5, 1950, 412). 34,10 con la forma rafforzata lenèsah nesàhim),
quindi l’accus. avv. ncésah (Ger 15,18; Am
2/ Le 48 attestazioni di ‘ad sono distribuite 1,11; Sai 13,2; 16,11) e l’espressione preposi
in modo irregolare nelPAT: 29x in Sai, 8x in zionale ‘ad-nàsah opp. ‘ad-nè sah (Sai 49,20;
ls, 2x ciascuno in Mi, Giob, Prov, lx in Es Giob 34,36) con lo stesso significato. Anche in
15,18; Am 1,11; Ab 3,6; Dan 12,3; lCron questo caso si usano spesso espressioni paralle
28,9. Si può notare anche una simile distribu le: le'òlàm (Is 57,16; Ger 3,5; Sai 9,6.8 par. v.
Le due parole ricorrono nell’AT in modo assai 4/, Come il sostantivo mahscé, cosi anche
irregolare. Non sono attestate nelle prime se mà'òz e ‘òz II vengono usati nelle formule di
zioni narrative e nelle raccolte di leggi. Si può fiducia e di confessione: «tu sei il mio rifugio»
invece notare una grande concentrazione dei si dice nella preghiera a Jahwe (Sai 31,5; cfr.
due sostantivi nei testi cultuali-liturgici e in 43,2; ls 25,4; con ‘òz II soltanto Sai 59,18).
quelli profetici. In Is mà'òz ricorre lOx, in Sai Molte espressioni in 3a persona corrispondono
9x. Tenendo conto di 2Sam 22,33; Ger 16,19; a quella del linguaggio degli inni: « Jahwe
Ez 24,25; 30,15; Gioe 4,16; Nah 1,7; 3,11, su (Dio) è il mio/nostro/loro rifugio» o sim.
36 passi (tra cui anche le 7 espressioni stereoti (2Sam 22,33; Ger 16,19; Gioe 4,16; Sai 27,1;
pe di Dan 11) se ne hanno 26 di tenore cultua- 28,8; 37,39; con 'òz II soltanto: Sai 28,7; 46,2;
le-liturgico opp. profetico (tra questi ultimi 62,8; Is 49,5). Particolare rilievo merita la for
rientrano in particolare 7 oracoli di perdizione mula « mia protezione e (mio) canto è Jahwe»,
di Is). Per ‘òz II si presenta una situazione si che ricorre tre volte (Es 15,2; ls 12,2; Sai
mile: tutti i 14 passi hanno un carattere cultua- 118,14; cfr. S.E.Loewenstamm, VT 19, 1969,
le-liturgico. 464-470). Su tutta la problematica della di
chiarazione di fiducia cfr. Gunkel-Begrich
3/ Lo sviluppo semantico dei sostantivi si 233ss. ecc.; P.Hugger, Jahwe, meine Zuflucht,
può delineare in modo abbastanza chiaro: in 1971. Poiché anche l ’uso profetico (cfr. Ger
Giud 6,26 la costruzione di un altare deve av 16,19; Nah 1,7 ecc.) e quello sapienziale (cfr.
venire su un’« altura» che « olfre protezione ai Prov 10,29; Sai 52,9) fanno leva sul valore cul-
fuggitivi» (rói hammà'òz; cfr. >sitr mà'òz, ls tuale-liturgico di questi termini, si può consi
17,10; Sai 31,3). Il significato fondamentale derare tale uso linguistico come un decisivo
sviluppo ulteriore del significato esposto sotto
«luogo di rifugio» si può ritrovare ancora in
tutti i passi, anche se il « luogo di protezione» il punto 3.
acquista un carattere più specifico in base al
contesto, al linguaggio ed al genere letterario. 5/ I LXX ricorrono ad una serie svariata di
Può essere una «città di fuga» (Is 17,9), il parole per tradurre mà'òz e 'òz. La si può sud
«tempio» (Ez 24,25 secondo il parallelo v. 21; dividere in due parti: la prima significa «forza,
cfr. Zimmerli, BK XI!l,575ss.), una protezione potenza» (Layys p.e. traduce «16 volte...
della testa = « elmo » (Sai 60,9), in senso tra mà'òz; 28 volte ‘òz », W.Grundmann, ThW
slato una persona che offre protezione (ls 25,4; 111,400 = GLNT IV.1213), la seconda indi
27,5 con hzq hi. «afferrare»; 30,2s.) oppure in ca «protezione, luogo di rifugio» (cfr. i deri
senso etico e spirituale una « sicura norma di vati di po’nìtetv «soccorrere», ls 30,2; Ger
vita» (Prov 10,29), una «sicurezza nel giorno 16,19; Sai 52,9, e la frequente traduzione con
della festa» (Neem 8,10). L’idea di «forza», ÙTCepaaTwrrrig «soccorritore» Sai 27,1; 28,8;
affine dal lato materiale e da quello fonetico 31,3.5; 37,39). Nel NT questi termini non
( ‘zz) è sempre più preponderante, per cui alla hanno grande risalto, forse anche perché i te
fine mà'òz è diventato f. l’a. un termine per in sti liturgici non vi compaiono se non sporadi
dicare «(rocca di rifugio > ) fortezza» (Is camente.
23,11.14; Ez 30,15; Dan II). E. Gerstenberger
Vocaboli paralleli sono ad esempio nu.igàb «altura,
rocca, asilo» (nefl’AT 17x, di cui 13x in Sai; tranne
203 Vt
àwcel PERVERSITÀ 204
feriscono al giusto da un punto di vista giuridi ratterizzato in modo preciso attraverso il suo
co, cioè in relazione a mi'spàt, mentre prima giudizio da un lato e I’« errato» giudizio degli
riamente riguardano la cosa specifica, la misu dei dall’altro, e diventa così legittimamente il
ra «esatta» o «errata». In Lev 19,15 'àwcel è Dio delle nazioni. Cfr. l’analogia tra questa si
ambiguo: il giudizio errato verso il povero e la tuazione mitica e quella di Lev 19,15, quasi
preferenza per il potente in tribunale sono nel contemporanea e relativa al diritto sociale.
lo stesso tempo un giudizio iniquo. In Ez 18,8 Dal lato teologico risulta chiaro che il compie
'àwcel è posto a confronto con mispat '"mcet re ‘àwcel è una cosa del tutto riprovevole,
«sentenza retta». In Ez 28,15s. la condotta er quando tale azione viene contrapposta alla sal
rata nel commercio è la causa prima dell’infra vezza portata da Jahwe, ossia alla liberazione
zione; cfr. anche Sof 3,5.13; Sai 7,4; 71,4; dall’Egitto (Lev 19,35s.), e quando si dice: «Si
82,2; Giob 5,16; 6,29s.; 27,4. In linea di prin lisi pure clemenza all’empio, non imparerà la
cipio si può sempre usare una traduzione in giustizia; sulla terra egli distorce le cose diritte
cui il legame con un’azione concreta risulti e non guarda alla maestà di Jahwe » (ls 26,10).
evidente: «pervertire, distoreere; perversione,
distorsione; perversità, inesattezza; adulterato 5/ Negli scritti di Qumran il verbo non com
re ». Essa potrebbe rendere perciò il significato pare. Invece i sost. 'àwcel e ‘awlà sono fre
fondamentale, mentre «agire ingiustamente» quenti come nell’AT, mentre ‘awwàl è attesta
ecc. è un significato traslato, la cui utilizzazio to solo una volta in IQH 1,26. La statistica
ne dipende sempre dal contesto. viene confermata dal contenuto: il termine è
Tra ‘àwcel e 'awlà non esiste alcuna differenza diventato un elemento centrale per definire il
nell’uso effettivo. tema della separazione escatologica dello spiri
to o dei figli della verità dallo spirito o dai figli
4/ 'wl ha sempre nell’AT una rilevanza teolo della menzogna (IQS 3,19; 4,9.17s.20.23;
gica. Questa dipende anzitutto dal fatto che i 8,13.18; 9,9.21; IQH J4.15.25). Anche qui
vocaboli si trovano usati quando si parla del non c’è differenza tra 'àwcel e ‘awlà. Riguardo
diritto di Jahwe (Lev, Deut, Ez), nell’annuncio al significato bisogna ripetere la stessa osserva
profetico, nelle preghiere rivolte a Jahwe (Sai) zione già fatta per l’AT: 'àwcel/'awlà è spesso
o nella disputa sulla giustizia di Jahwe (Giob). l’opposto di wmcet e significa «errore» (IQS
Le singole circostanze precisano poi meglio 3,19; 4,17-20.23; 6,15; IQH 11,26). In IQS
come Jahwe si interessi di una «distorsione, 3,20s.; IQH 1,36; 5,8 il contrario è sàdccq. In
ingiustizia ». Numerosi testi inoltre descrivono IQS 3,19-21 'àwcel è perciò usato nel suo du
come Jahwe si coniporti nei confronti di colo plice significato tradizionale di «errore» e
ro che operano ‘àwcel. Quando Jahwe salva il « ingiustizia» (cfr. anche IQS 4,24; IQH 1,26).
povera, « il misero può sperare, e la perversio Per il resto spesso si tratta di un uso tradizio
ne chiude la bocca» (Giob 5,16). 'osé ‘àwcel nale ormai stereotipo.
opp. ìs ‘àwcel è detto colui che è un abominio Per tradurre la radice i LXX ricorrono quasi
per Jahwe (Deut 25,16; Prov 29,27). Se il giu sempre a àSoua e sim. Cfr. G.Schrenk, art.
sto «commette ingiustizia, anch’io porrò un àSixoc, ThW 1,150-163, (= GLNT 1,401-440).
ostacolo davanti a lui perché muoia » (Ez R.Knierim
3,20). Qui si ha un influsso di Jahwe sulle ca
tegorie del diritto e dell’azione legata alla sua
conseguenza; conformemente a quest’ultima in
Giob 18,21 si parla della sorte delle «abitazio
ni dello ‘awwàl» e della «dimora di colui che
misconosce Dio». Questi passi sono preceduti oVil?
T
’òlàm ET ERN IT À
da affermazioni più antiche per le quali (nello
stile delle dichiarazioni di innocenza) si dice
che Jahwe non ha nulla a che fare con l’« erro 1/ 11 sost. *'à1am- «tempo lontanissimo» o
re e l’ingiustizia »: « tutte le sue vie sono giu sim. è diffuso in tutte le ramificazioni linguisti
stizia, è un Dio verace, senza errore » (Deut che semNO. (ug.: WUS nr. 2036; UT nr. 1858;
32,4; cfr. Sof 3,5; Giob 34,10; 2Cron 19,7). In PRU V, nr. 8, r. 7.9; Ugaritica V,553 = RS
Ger 2,5 Jahwe domanda se i padri nella loro 24.252, rev.6.7; fen. pun., moab., aram. a par
storia possono addebitargli un qualche « erro tire da Sef. Ili, r. 24.25: DISO 213s.); dall’a-
re». Infine in quello che forse è il passo più ram., a volte con i significati più recenti (vd.
antico, Sai 82,2, Jahwe è presentato come il st. 5), il termine è passato come prst. in arab.
giudice della terra e il signore delle genti (v. 8), ed in et. (cfr. E.Jenni, Das Wort ’òlàm im AT,
perché nell’assemblea divina si mostra come il Basel 1953 [tesi dattil.] = ZAW 64, 1952,
Dio del diritto che giudica e abbatte gli dei a 197-248; 65, 1953, 1-35; sull’origine e l’uso
causa della loro «errata» giustizia (particolar extrabiblico della parola p. 199-221, da allora
mente nei confronti dei poveri, v. 3). All’inizio sono venute alla luce numerose altre testimo
della storia del termine jahwe viene quindi ca nianze).
Ab — — — 2 —
2
Sof — 1 — _ _
1 to relativo, che dipende dall’orizzonte temporale
Agg - — — - — — in cui ci si pone; ciò vale per 'òlàm sia riferito
Zac I — — — — t al futuro sia soprattutto riferito al passato.
Mal - 1 —
1 2 Come nel caso di altre designazioni cronologi
Sai 99 15 7 10 12 143 che (- >jòm, -> 'et), non si tratta di una conce
Giob 1 — —
2 —
3 zione astratta del tempo, per cui in 'òlàm pos
Prov 2 — 1 3 — 6 sono trasparire anche altre connotazioni quali
Rut — — _ —
tative come «durevolezza, definitività, immu
— —
Cant — — — - —
Eccle 5 — — —
2 7 tabilità » ecc. (vd. st. 3b.c.e.g.).
Lam 2 — — 1 —
3 Il plurale ’òlàmìm (nell’AT ebr. I2x: con 'ad
Est — — — — — — Is 45,17b nell’espressione accrescitiva
Dan 1 — — 4 5 'ad-'òlcmó ‘ad «per tutta l’eternità»; con lc
207 EÒÙ7
T
‘òlàm ETERNITÀ 208
Sai 77,8; Eccle 1,10; come accus. avv. IRe chi » (Ger 28,8), «già da lungo tempo» (Ger
8,13 - 2Cron 6,2; Sai 61,5; come nome retto Is 2,20), «da sempre» (Gios 24,2; iscrizione di
26,4; 45,l7a; 51,9; Sai 77,6; 145,13; Dan 9,24) Mesa, r.10), l’attributivo «antichissimo» (Ger
non si riferisce ad una pluralità numerica di 5,15; Ez 26,20; 32,27 txt em; Sai 119,52) op
«periodi di tempo» (eccetto forse Eccle 1,10, pure quando vi è negazione «m a i» (Is 63,19;
vd. st. 4g), ma è plurale intensivo come le for 64,3; Gioe 2,2; i passi ISam 27,8 e ls 57,11 re
me accrescitive (le) ‘òlàm wà'wd (vd. st. 3e.f), stano esclusi per il testo corrotto). Quando il
—dòr dòrìm (Is 51,8 ecc.), lenèsah n€sàhim «in correlativo di mè'òlàm è un «ora/poi invece»,
eterno» (ls 34,10) ecc. e, come queste ultime, è «(non) solo ora», emerge in primo piano il si
destinato ad una certa usura; negli scritti più gnificato puramente temporale (Gios 24,2; Is
recenti dell’AT (anche a Qumran) è più fre 42,14; 63,19; 64,3; Ger 2,20, 28,8; Gioe 2,2);
quente, forse per l’influsso dell’aram. che usa inoltre può venir sottolineata (come contrap
spesso il plurale (aram. bibl. 8x con le in Dan, posizione inespressa a « nuovo, inferiore » o
inoltre la forma accrescitiva in Dan 7,18 ‘ad- sim.) la grande antichità, e perciò una qualità
‘àlemà we'ad ’àlam ’àlemajjà; anche aram. eg. particolare delle realtà che risalgono ai primi
in BMAP 3,11 e 12,23 'd ‘Imjn accanto a 2,4 tempi (popoli ed eroi primordiali: Gen 6,4;
ecc. 'd 'lm dovuto alla mano di altro scriba; Ger 5,15; Ez 26,20; 32,27 txt em; la sapienza
nab., vd. DISO 213; cfr. Fitzmyer, Gen.Ap. che per questo motivo si offre alPuomo: Prov
75.214). Una differenza di significato rispetto 8,23; la natura, le azioni e le proprietà di Dio*
al singolare non si può determinare (Jenni, vd. sp. gli altri passi).
l.c. 243-245; Barr l.c. 69s.).
c) Quando ‘òlàm si trova in una combinazione
genitivale, il suo significato in relazione al pas
In epoca recente (la prima volta in Ger 28,8) 'òlàm sato « tempo primitivo, primordiale » c (con
viene determinato anche con l’articolo (15x: con la valore aggettivale) « antichissimo » si può rica
prep. min c/o 'ad 13x; Dan 12,7 «colui che vive in vare soltanto dal contesto e perciò non sempre
eterno » con la determinazione di tutto lo st. cs.; Ec
cle 3,11 come ogg.). Né qui né nelParam, bibl. (8x:
in modo sicuro, tranne quando il nome reggen
sing. con prep. Dan 2,20.20; 7,18; nome retto Dan te è già una designazione cronologica («gior
4,31; Esd 4,15.19; plur. Dan 2,44; 7,18) la determi ni», «anni» «generazioni»; Deut 32,7 « ri
nazione dà origine ad un significato diverso (eccetto corda i giorni del tempo antico»; Is 51,9;
Eccle 3,11, vd. st. 4g). 61,9.11; Am 9,11; Mi 5,1; 7,14; Mal 3,4; Sai
77,6; aram. Esd 4,15.19 «dai giorni antichi » =
«dall’antichità»; cfr. Eccli 44,1.2). Se persone
b) Come i sinonimi — 'ad (Giob 20,4) e —dòr e cose che in sé non hanno alcun riferimento
(Es 17,16), ‘òlàm con la prep. min « d a » deno cronologico vengono qualificate con 'òlàm, ri
ta l’origine da un passato remotissimo (nella sulta più difficile definire la loro relazione con
documentazione extrabiblica soltanto nell’iscri il futuro o con l’intera durata, perché qualcosa
zione di Mesa, r. 10: «e la gente di Gad abita di «antichissimo» può anche essere considera
va da sempre nel paese di Atarot»; nelPAT to «eterno» per via della sua stabilità. Nono
27x in ebr. e lx in aram., di cui lOx in una stante questa riserva possono essere ricordate
formula doppia con min e ‘ad «da sempre [e] qui le espressioni: « popolo dei tempi antichi »
per sempre»: Ger 7,7; 25,5; Sai 41,14; 90,2; (Ez 26,20), «rovine antichissime» (Is 58,12;
103,17; 106,48 = lCron 16,36; Neem 9,5; 61,4; cfr. Ger 49,13 « rovine perenni »), « mor
lCron 29,10; aram. Dan 2,20; cfr. Eccli 39,20; ti da lungo tempo» (Sai 143,3; Lam 3,6),
vd. st. 3d), «colli antichi » (Gen 49,26; Deut 33,15; Ab
In tutti i passi è possibile che min abbia man 3,6), «portali antichi» (Sai 24,7.9), «confine
tenuto il sign. ablativo «da...» (diversamente antico» (Prov 22,28; 23,10 txt em), «sentieri
p.e. Gemser, HAT 16,46 per Prov 8,23: «nel del passato» (Ger 6,16; 18,5; Ab 3,6 txt?;
principio»); ad ogni modo ‘òlàm non denota Giob 22,15 txt em); per Deut 33,27 txt?
mai un lasso di tempo iniziale chiuso in se «braccia antiche» vd. st. 4a. Tranne che in
stesso, perché anche nella traduzione «dai pri Esd 4,15.19, che ha un valore solo temporale,
mi tempi in poi » esso designa il terminus a ovunque traspare l’idea della peculiare qualità
quo estremo (= «da sempre»). Solo quando in dell’antico, del l’irrevocabile o sim.
un contesto teologico si suppone un inizio del
la creazione opp. si parla di Dio come colui d) Al pari dei suoi sinonimi {—‘ad, Is 17,2 txt
che esiste prima di ogni inizio, la traduzione em; 26,4 ecc.; —dòr wàdòr, Is 13,20; Ger
può essere «dal principio in poi» (Is 44,7 txt , 50,39; Sai 100,5; nà^ah, Giob 34,36; cfr. Num
em; 46,9; 63,16; cfr. Prov 8,23) oppure «dal 24,20.24 ‘adè ’òbèd «per sempre», — ’bd 1) e
l’eternità» (Sai 25,6; 90,2 nella formula dop come nelle iscrizioni semNO. (ug. 'd 'lm « per
pia; 93,2; cfr. Eccli 42,21; 51,8); negli altri casi sempre» 1005 [= 183], 5.15; 1008 [= 186],
sono sufficienti espressioni con valore avver 14.20 ecc. in documenti, inoltre ‘m ‘lm in 51
biale come «dal principio» (Gen 6,4), «da [= lì AB] IV,42; ‘nt [= V AB] V,39; fen. KAI
molto tempo» (Is 42,14), « fin dai tempi anti nr. 43, r. 12 « mese dopo mese per sempre »; in
213 O^ÌSJ
r
‘òlàm ETERNITÀ 214
tempo; Israele può averla assunta dal mondo Gen 13,15 («tutto il paese..., io lo darò a te e
circostante, ma essa non apporta un notevole alla tua discendenza per sempre»); Is 30,8 txt
contributo alla concezione di Dio tipicamente em («come testimone per sempre»); Os 2,21
israelitica, quale si incontra per esempio nel (« ti fidanzerò a me per sempre ») si può forse
Deuteroisaia (vd. st. 4d; sul « concetto di eter scorgere un influsso del linguaggio giuridico.
nità» in Egitto cfr. G.Thausing, Mélanges Ma- La storiografia e il Deuteronomio prediligono
spéro I, 1934, 35-42; E.Otto, Die Welt als Ge- invece di le'òlàm l’espressione più dinamica
schichte 14, 1954, 135-148; E.Hornung, FF 39, 'ad- ‘òlàm, e ciò può dipendere da un senso del
1965, 334-336; per Sumer cfr. R.Jestin, Syria tempo che si orienta sulla storia del popolo.
33, 1956, 117; per Babilonia cfr. ad esempio il Gli scritti profetici più antichi ricorrono rara
materiale in CAD D 111-118.197s.). mente a ‘òlàm (cfr. ls 9,6; 30,8; 32,14; Os
2,21; Mi 2,9; 5,1) e comunque non nel senso
b) In alcuni testi vtrt. al re si augura una vita tecnico della profezia escatologica. Solo nel li
«eterna», augurio che trova del resto molti bro di Geremia e in quello di Ezechiele si deli
paralleli nello stile di corte extrabiblico, ad nea un nuovo uso di ‘òlàm per definire l’inter
esempio nelle lettere di Amarna. La formula di vento escatologico di Dio, prima di tutto nel
ossequio «viva il re!» (ISam 10,24; 2Sam giudizio (Ger 18,16; 20,11 «vergogna peren
16,16; IRe 1,25.34.39; 2Re 11,12 = 2Cron ne»; 23,40.40; 25,9.12; 49,13; 51,26.39.57.62;
23,11) in IRe 1,31 in bocca a Betsabea viene Ez 35,9; 36,2 txt em; cfr. anche Ger 49,33; Ez
rafforzata con te'òlàm: « Il mio signore, il re 26,21 txt em; 27,36; 28,19).
Davide, viva per sempre! » (Lande 33s.; cfr. la
benedizione di loab in una situazione simile,
2Sam 14,21s.). Alla corte persiana la formula d) Nell’annuncio del Deuteroisaia 'òlàm non
di saluto suona così: «Viva il re per sempre!» acquista un nuovo significato (contro H.Sasse,
(Neem 2,3) oppure: « O re, vivi per sempre! » ThW I,202s. = GLNT I,538ss.), tuttavia assu
(aram. Dan 2,4; 3,9; 5,10; 6,7.22). Anche se al me una posizione teologica in parte nuova. Il
l’origine la formula manifestava forse una divi termine è usato per definire la fede nel Dio
nizzazione del re, già in periodo preisraelitico universale della storia; agli esiliati avviliti si
essa è diventata una semplice iperbole del lin annuncia: « Non lo sai forse? Non lo hai udi
guaggio di corte (Cfr. EA 21, r. 22s.39 «e mio to? Un Dio eterno ('*lòhè 'òlàm) è Jahwe,
fratello viva in eterno»... «per 100.000 anni»; creatore di tutta la terra; egli non si affatica né
cfr. 149,24ss. dove si parla della vita del servi si stanca» (ls 40,28). Se Jahwe, il creatore, è
tore), appunto in Israele, dove la tendenza al signore di tutta la terra, tanto più è signore di
l’eternità è in contrasto con le affermazioni quelle regioni dove vive Israele disperso; se
sulla non eternità di ogni essere umano, decre come Dio deH’etemità è anche signore della
tata da Dio (Gen 3,22; 6,3; Giob 7,16). storia dei popoli, tanto più lo è del destino di
Fondamentalmente simili sono le affermazioni Israele: egli resta instancabilmente fedele al suo
dei salmi regali; esse non vanno quindi inter proposito di salvezza. L’espressione « Dio eter
pretate come speranza di immortalità, ma no», che resta unica anche nel Dtis, non ri
come augurio entusiasta di una vita lunghissi guarda un concetto astratto di tempo o di eter
ma per il re e di stabilità per la dinastia: Sai nità, oppure di atemporalità; vuol esprimere
21,5 «vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa, invece l’assoluta libertà di Dio di fronte al di
lunghi giorni in eterno, senza fine»; 61,7s. «ai venire e al perire, la sua signoria su ogni tem
giorni del re aggiungi altri giorni, i suoi giorni poralità e l’importanza della fedeltà nei con
siano come (txt em) i giorni di molte genera fronti dei credenti. Quanto più si riconobbe
zioni; regni per sempre davanti a Dio»; cfr. l’assoluta unicità di questo Dio e la sua eterni
72,5. Altri passi si riferiscono al nome del re, tà come signoria sul tempo, tanto più il termi
alla sua benedizione, al suo trono, alla sua di ne « eterno » si accostò a « divino » e si fece
scendenza e alla sua dinastia (2Sam 22,51 = forte la tendenza a riservare questa parola al
Sai 18,51; Sai 45,3.7.18; 72,17; 89,5.37s.; linguaggio religioso (cfr. ls 40,8; 45,17.17;
110,4; cfr. Sai 28,9; con - ad: Sai 21,7; 51,6.8; 54,8; 55,3.13). 'òlàm diventa un con
132,12); sono affermazioni che vanno senz’al trassegno del mondo divino e dell’azione divi
tro inquadrate nella promessa di Natan e nella na, che sola sarà decisiva nell’epoca escatologi
concezione del l’alleanza davidica (2Sam 7; ca.
23,5; Sai 89; 132) e non vanno giudicate sul Un influsso del Deuteroisaia è molto evidente
metro delle idee messianiche ed escatologiche in Is 60,15.19.20.21; 61,7.8; anche in ls 35,10;
più tarde. 51,11. Oltre ad essare usato in diverse altre ac
cezioni, ‘òlàm diventa attributo frequente di
c) Anche prescindendo dai passi già visti, negli Dìo e dei valori religiosi più alti, anche se or
scritti preesilici 'Òlàm è usato talvolta in conte mai in forma attenuata (p.e. Deut 32,40;
sti teologicamente più o meno significativi; tut 33,27; Is 63,16; Ger 10,10; Lam 5,19; spesso e
tavia il termine non fa parte di un linguaggio quasi esclusivamente in Dan). La parola serve
propriamente teologico. In alcuni passi come a designare la definitività delia salvezza e della
215 T
‘òlàm ETERNITÀ 216
perdizione imminenti (oltre ai passi citati del ‘ad-'òlàm) che rimandano al linguaggio giuri
Tritoisaia, p.e. ls 14,20; 25,2; 32,17; dico, e che senza peculiari riflessi religiosi de
34,10.17; Gioe 2,26.27; 4,20; Abd IO; Mal notano gli ordinamenti immutabili, l’aspetto
1,4; Dan 2,44; 7,18; 12,3). Sviluppandosi for statutario e permanente delle leggi, quanto cioè
temente le concezioni escatologiche dell’apo sta particolarmente a cuore al pensiero sacer
calittica, ‘òlàm diventa un attributo costante dotale (cfr. Lev 25,32 gf’ullat ‘òlàm «diritto
del mondo ultraterreno (cfr. Dan 12,2 «e mol perpetuo di riscatto»; Gen 17,8; 48,4; Lev
ti di quelli che dormono nella polvere della 25,34 vhiuzzat 'òlàm «possesso perpetuo»; in
terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e questo senso vanno interpretate anche le
gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna »). espressioni -*bcrlt/hòq/huqqat ‘òlàm [vd.sp.
Nei passi propriamente messianici ‘òlàm è at 3g]). II predicato ‘òlàm non significa in questo
testato piuttosto raramente (cfr. Ez 37,25 « Da caso una trascendentalizzazione della « legge »
vide mio servo sarà loro re per sempre »). o dell’«alleanza», per quanto ampia possa es
sere la concezione sacerdotale della legge e del
e) Nei salmi alcuni passi ricordano il Deute l'alleanza, inserite come sono nelfordinamento
roisaia (Sai 90,2 « prima che nascessero i di grazia dì Dio.
monti, e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, D io»; 92,8s.;
I02,12s.), ma si notano anche riflessi di una g) Alcuni problemi solleva infine l’impiego di
tradizione più antica, p.e. nei passi che esalta ‘òlàm in Qohelet. In Eccle 1,4 «una generazio
no Jahwe come re che regna in eterno e an ne va, una generazione viene, ma la terra resta
nienta per sempre i suoi nemici (Sai 9,6.8.; sempre la stessa», le‘vlàm implica l’abituale si
10,16; 29,10; 66,7; 93,2; 145,13; 146,10; cfr. gnificato statico di invariabilità (così anche in
Es 15,18; Mi 4,7). Si hanno poi affermazio Eccle 3,14 «qualunque cosa Dio fa è per sem
ni sulla grazia perenne di Dio, sulla sua fedel pre/sarà incessantemente così »; in frasi negati
tà eterna all’alleanza ecc. (Sai 25,6; 33,11; ve 2,16; 9,6). In 1,10 invece le‘òlàmlm (plur.) è
89,3; 103,17; 105,8,10; 111,5.8.9; 117,2; insolitamente riferito al passato e viene specifi
119,89.142.144.152.160; 125,2; 135,13; 138,8; cato meglio da una proposizione relativa (al
146,6; 148,6; inoltre i passi con kì l€‘òlàm sing.): «G ià a lungo ciò è avvenuto le'òlàmim,
hasdò, vd. sp. 3e), nonché affermazioni sull’e che è stato prima di noi ». Si può pensare che
ternità di Sion, luogo della presenza salvifica di 'òlàm significhi qui «spazio di tempo, epoca,
Dio (Sai 48,9, cfr. v. 15; 78,69; 125,1; 133,3). tempo» per influsso del gr. aùóv (Jenni, l.c.
Caratteristici dello stile dei salmi sono i passi 24), ma è possibile anche che il termine sia
con ‘òlàm che descrivono l’ideale del giusto stato impiegato da Qoelet in modo autonomo
come « eterno » permanere, « eterno » non va come appellativo libero (non solo quindi, come
cillare o sim. (Sai 15,5; 30,7; 31,2; 37,18.27; era avvenuto in precedenza, in proposizioni
41,13; 55,23; 61,5.8; 71,1; 73,26; 112,6.6; avverbiali e genitivali che indicano una dire
121,8; 139,24); a questo gruppo si collegano zione, vd. sp. 3a.g), e perciò con un significato
senza differenze significative i passi che parla leggermente diverso: « tempo remoto, illimita
no della « perenne» fiducia e lode del salmista to » oppure « durata », non più soltanto in sen
o della comunità, nonché quei passi in cui il so attributivo (F.EIlermeier, Qohelet 1/1, 1967,
giusto promette di osservare « in perpetuo » la 210.319s.: «nel tempo illimitato»; J.R.Wilch,
legge (Sai 5,12; 30,13; 44,9; 52,10.11; 75,10; Time and Event, 1969, 18: « it has already be-
79,13; 86,12; 89,2; 115,18; 119,44.93. longed to distant times that have been before
98.111.112; 131,3; 145,1.2). le‘òlàm (opp. avv. us » [= « è già appartenuto a tempi lontani che
'òlàm [wù'ccd]) in questi passi non va riferito sono stati prima di noi »]).
ad una esistenza individuale che continua dopo Questa accezione potrebbe anche chiarire il
la morte, ma, come nelle formule del linguag passo difficile e discusso di Eccle 3,11: «Egli
gio liturgico (Sai 104,31; 113,2; dossologie fi (Dio) ha fatto bella ogni cosa a suo tempo ('£/),
nali dei primi quattro libri del salterio: 41,14; anche ‘òlàm egli ha posto belibbàm, solo che
72,19; 89,53; 106,48), implica un rafforzamen l’uomo non può capire l’opera compiuta da
to che nella commozione della preghiera e del Dio dal principio alla fine». Tra le numerose
l’esperienza del culto vorrebbe assolutizzare interpretazioni date finora (panoramica in
un’esperienza di salvezza, una promessa o una O.Loretz, Qohelet und der Alte Orient, 1964,
ferma decisione, separandole da ogni condizio 28lss.; Ellermeier, l.c. 309-322) possono essere
namento del tempo e caratterizzandole come ritenute più probabili quelle che vedono in
immutabili e definitive (non si può decidere ‘òlàm (unito a -* ‘et «momento giusto» e
solo in base a ‘òlàm se Sai 73,26 implichi o «dall’inizio alla fine») un termine che indica
meno una speranza di immortalità). il tempo. A seconda che la frase con belìbbàm
(« nel loro cuore » o « dentro ad essi ») venga
0 11 Codice sacerdotale usa 'òlàm in espressio riferita agli uomini o alle cose («tutto»), 'òlàm
ni stereotipe (45x 'òlàm in catene costrutte, può essere tradotto con «eternità» (Zimmerli,
inoltre le‘òlàm in Es 31,17; Lev 25,46; mai ATD 16/1, 168.172: « l’uomo deve interrogarsi
Prov 47 13 I 1 '3
Rut 4 3 — _
Cant 7 1 — _ 2
1/ *'ajn- « occhio » appartiene al semitico co Eccle 9 — — _
mune (Bergstr. Einf. 183; anche nel sign. « fon Lam 10 — — _ _
te»: P. Fronzaroli, AANLR V1II/19, 1964, Esl; 13 13 _ __
Dan 7 — — • _
256.270; 23, 1968, 273.288). —
Esd 2 — — _ _
Oltre al « nomen primitivum » (GK § 82) ‘àjin (ebr. Neem 3 1 1 4 __
ls 45 7 2 2
Ger 54 13 15 — —
UT nr. 1846); cfr. inoltre Gen 46,4; Num
Ez 70 1 31 — — 33,55; Gios 23,13; Giud 16,28; Giob 20,34;
Os 2 — 1 —
1 Prov 10,26; Eccle 2,14,
Gioe 1 — — —
1 Una descrizione figurata degli occhi si ha in Ez
Am 3 — — — —
1,18; 10,12 (cfr. Zimmerli, BK XIII, 67; diver
Abd - — — —
samente P.Auvray, VT 4, 1954, 1-6); Zac 3,9.
Giona l — — — —
Mi 2 — — — —
Dell’occhio fanno parte la pupilla (Tsòn Deut
Nah — — — — —
32,10; Sai 17,8; Prov 7,2 [-. Ts I ]; babà Zac 7,12;
Ab 1 — — — —
bai Sai 17,8; Lam 2,18), le palpebre (semùrà Sai
Sof 1 — 1 — —
77,5) e le sopracciglia (gabbót Lev 14,9). Quanto a
Agg 1 I — — —
'afappàjim (nell’AT lOx, anche ug. ‘p'p, WUS nr.
Zac 19 3 — — —
2072) la traduzione abituale «ciglia » è stata conte
Mal 2 1 — — _
stata di recente in favore di «occhi (che brillano)»
Sai 66 8 2 — 5 o «pupille» (cfr. KBL 723b; J.M. Steadman, HThR
Nah 1 1 i — 3
Ab 1 1 — -
2 19,30; ISam 15,2.6; IRe 9,16; Is 11,16; Os
Sof — — - — 2.17 ecc.), nonché l’ascesa dal deserto al paese
Agg 1 - - - 1 di Canaan (Es 33,1; Num 13,17.21.30; Deut
Zac 6 — — - 6 1,21.26.41; Giud 1,1-4). Questo modo di dire è
Mal — — — - — usato in maniera così stereotipa che possono
Sai 12 9 — 2 23 anche mancare le indicazioni topografiche
Giob 6 2 — - 8 (Gen 44,17.24.33.34; 45,9; 50,5-7.9.14 ecc.).
Prov 6 1 — — 7 Similmente il ritorno degli esuli è considerato
Rut. I — — — 1
Cani 5 — — - 5 una «salita» (Esd 2,1.59; 7,6.7.28; 8,1; Neem
Eccle 2 — — — 2 7,5.6.61; 12,1).
Lam I 1 — — 2
Est - — — — —
L’uso di questo vocabolo è così evidente rispetto ai
Dan 3 — — — 3 dati geografici, che va rifiutata l’ipotesi di G.R.Dri
Esd 8 5 1 14 ver (ZAW 69, 1957, 74-77; cfr. anche W.Leslau,
Neem 10 3 — - 13 ZAW 74, 1962, 322s.; S.Shibayama, Journal of Bible
lCron 11 13 — - 24 and Religion 34, 1966, 358-362) secondo la quale 'Ih
2Cron 25 27 i - 53 q. avrebbe qualche volta il valore specifico di « anda
re verso nord ».
AT 612 255 3 18 888
Non sempre si può distinguere chiaramente tra q. e Siccome le città si trovano spesso sulle alture,
hi. Devono comunque ritenersi hi. (contro Lis.) il dirigersi verso di esse si esprime spesso con
ISam 28,1 la; IRe 8,4b; 10,5; Ger 52,9; Ez 19,3; Sai 'Ih (p.e. Ai: Gios 7,2; 8,1.3.10.11; Timna: Gen
51,21; 2Cron 5,5a nonché Is 40,31 (cfr. Elliger, BK 38,12s.; invece Sansone scende a Timna in
XI,100s.), invece 2Re 16,12 e Ger 46,8 sono proba Giud 14,1.5 \jrd\), come pure l’entrare in una
bilmente q. (contro Mand.; altre divergenze tra città dall’esterno (Gios 6,5.20; ISam 9,11.14;
Mand. e Lis: Lev 6,2; Is 32,13; 2Cron 1,17; 9,4; IRe 1,35.40.45; cfr. Ger 48,15; Prov 21,22).
32,5). 2Sam 15,24, qui considerato hi. con Lis. (cfr.
Quando si tratta della sede di un santuario (Be
Hertzberg, ATD 10, 282) è un testo molto incerto.
-In Lis. mancano le forme hi. di Deut 28,61 e Giud tel: Gen 35,1.3; Giud 20,18.23 txt em; Os4,15
16,3 (citati sotto 7m); in lCron 26,16 si legge una txt em [in 2Re 2,2 ricorre però jrd \ ; Bersabea:
forma nominale ('dia) (qui come part, q.). - Il passo Gen 26,23; Silo: ISam 1,3.7.21.22; 2,19; Geru
incerto che attesterebbe l’hitp. (Ger 51,3) non è stato salemme: IRe 12,27.28; Zac 14,16-19; anche
inserito nel quadro statistico. per andare dal palazzo reale al tempio si sale:
Zac — 17 17 10 9 19
Mal 1 4 5 2 — 2 gòj', IV/3 i plurali ‘ammìm e gòjìm.
Sai 7 53 60 83 37 120 Per tutta la trattazione si veda la seguente bi
Giob I 2 3 5 3 8 bliografia (selezionata, escludendo i commenta
Prov 1 — 1 8 1 9 ri e le «teologie» dell’AT): M.Krenkel, Das
Rut — — -
IO — 10 Verwa nd tschaftswort ‘am, ZAW 8, 1888,
Cant — — 1 — 1 280-284; J.Boehmer, « Dieses Volk»; JBL 45,
Eccle — — — 2 — 2 1926, 134-148; G.von Rad, Das Gottesvolk im
Lam 1 6 7 9 2 11 Deuteronomium, 1929 = GesStud II, 1973,
Est — — — 24 7 31
Dan 3 — 3 16 — 16 1-108; L.Rost, Die Bezeichnungen fiir Land
Esd — 1 1 16 7 23 und Volk im ÀT, FS Procksch 1934, 125-148
Neem -
6 6 46 7 53 = KC 76-101; N.W.Porteous, Volk und Gottes
1Cron 3 6 9 40 5 45 volk im AT, FS Barth 1936, 146-163; A.Caus-
2Cron 3 9 12 106 6 112 se, Du Groupe ethnique à la communauté reli-
AT 123 438 561 1639 229 1868 gieuse, 1937; N.A. Dahl, Das Volk Gottes,
22% 78% 100% 88% 12% I00<K 1941; W.Eichrodt, Gottes Volk und die Vòl-
ker, 1942; O.EiBfeldt, Volk und «Kirche» im
Nella parte aram. dell’AT si trovano 15 atte AT, ThStKr 109, 1947, 9-23; H.W.Wolff, Volks-
stazioni di 'am (Dan lOx, Esd 5x), di cui 8x gemeinde und Glaubensgemeinde im AT,
sing. e 7x plur. (in Dan). EvTh 9, 1949/50, 65-82; H.W.Hertzberg. Wer-
Per ‘am prevalgono ampiamente i passi con il dende Kirche im AT, 1950; A.R. Hulst, Der
sing., per gòj avviene esattamente il contrario. Name «Israel» im E)euteronomium, OTS 9,
Vi è ancora un’ulteriore differenza caratteristi 1951, 65-106; Th.C.Vriezen, Die Erwàhlung
ca: ‘am è munito spesso di suffissi pronomina Israels nach dem AT, 1953, edizione olandese
li, mentre per gòj i suffissi non sono pratica rielaborata: De verkiezing van Israel, 1974;
mente usati (solo Gen 10,5.20.31.32 « i vostri J.D.W.Kritzinger, Qehal Jahwe, 1957; R.Mar-
popoli» e Es 36,13.14.15 « i tuoi popoli»; tin-Achard, Israel et les nations, 1959; E.A.
inoltre Sof 2,9 e Sai 106,5 « mio/tuo popolo », Speiser. « People » and « Nation » of Israel,
ambedue le volte par. a 'am, che viene nomi JBL 79, I960, 157-163; H.Wildberger, Jahwes
nato per primo). Eingentumsvolk, 1960; O.Bàchli, Israel und die
Per quanto riguarda la diffusione nel Pentateu Vòlker, 1962; R.Smend, Die Bundesformel,
co, è molto sorprendente il numero estrema 1963 (= ital.: La formula di alleanza, in:
mente grande dei passi con ‘am al sing. (Es, D.J.McCarthy - G.E.Mendenhall - R.Smend,
Num, Deut) in contrapposizione ai veramente Per una teologìa del patto nelPAT, 1972,
pochi casi con gòj al sing. Va ancora osservato 123-153); id., Jahwekrieg und Stammebund,
che quasi la metà di tutti i passi col plur. si (1963) 21966; G. von Rad, Der Hcilige Krieg
trovano nel Deut, dove ‘ammìm e gòjìm sono im alten Israel, 41965; F.Stolz, Jahwes und
più o meno in equilibrio. Israels Kriege, 1972.
Anche in Gios-2Re si constata la medesima si Per i singoli problemi, oltre alla bibliografia ci
tuazione: basso numero di passi con gòj al tata nei relativi paragrafi, cfr. anche i seguenti
sing. di fronte ai numerosi casi di ‘am (14 su lavori più recenti: D.E.Hollenberg, Nationa-
474). Va rilevato inoltre che, per quanto ri lism and «thè nations» in Isaiah XL-LV, VT
guarda i passi al plurale, sembra manifestarsi 19, 1969, 23-36; H.G.May, « This people»
una certa preferenza per gòjìm (cfr. soprattutto and «This nation» in Haggai, VT 18, 1968,
2Re, dove ’ammìm manca). 190-197; H.M.Lutz, Jahwe, Jerusalem und die
Per i libri profetici, si noti l’alto numero dei Vòlker, 1968; G.Schmitt, Du sollst keinen
Mentre il TM ha il plur., il Targum e i LXX usano c) Il sign. di « parentela » per il sing. ‘am è
il sing. (Xaóq, in Gen 25,17 e 35,29 yévoq), e cosi
pure di solito la Volgata. Il testo sani., se si tratta dei
chiaro anche in 2Re 4,13 «io abito tra i miei
suffissi di 2a e 3® persona, ha 'rnk e ‘mw, queste for parenti». Nella cerchia della propria gente si
me possono essere sia sing. sia plur. (con scrittura di trova protezione e sicurezza (non è necessario
fettiva). La tradizione testuale masoretica ha dato leggere 'ammaj invece di ‘ammì-, ‘am è usato
però valore alle forme plurali, conservando cosi la collettivamente). L’empio tra il suo gruppo
forma originale dell’espressione. Perciò il plurale va non avrà discendenti chc tengano viva la sua
conservato e in Gen 49,29 ‘ammaj è stato ripristina memoria ed onorino il suo nome, Giob 18,19
to al posto di ‘ammì. La traduzione al sing. indica (cfr. v. 17). Invece in Ger 37,12 il significato di
che non si è più intesa correttamente la formula, op
pure chc la si ò considerata un’espressione stereotipa.
‘am è un po’ incerto. Per Rudolph, HAT
Per le formule analoghe, come « coricarsi accanto ai 12,238, il profeta deve regolare una spartizione
padri » o sim. ’àb IY/2a. di eredità « nell’ambito della famiglia » (il v. 4,
dove ‘am significa la popolazione di Gerusa
b) La seconda formula è (con qualche varia lemme, non dice nulla sul significato di am
zione) krt ni. mè'ammàw « separarsi dai propri nel v. 12). Anche se con qualche dubbio, il
tradizione della guerra santa, soprattutto per b) Per sottolineare l’impronta tipicamente deu-
ché la guerra santa è un fenomeno molto di teronomistica delle dichiarazioni di santità si
scusso. Si potrebbe anche supporre che parten fa spesso riferimento alle parallele affermazioni
do dal l’affermazione «voi siete figli per Jah di H e della letteratura sacerdotale. Ivi non si
we» (Deut 14,1) si sia giunti a ritenere che la parla di ‘am qàdòs, ma gli israeliti vengono
comunità così designata appartenga a Jahwe, chiamati qedósltn «santi». Vi sono notevoli
sia separata per lui,sia insomma una comunità differenze: « mentre nel Deuteronomio la santi
« santa », che deve tenersi lontana dai riti e tà di Israele è un fatto presupposto, richiamato
dalle pratiche che a lui, non piacciono. alla memoria, nella legislazione sacerdotale la
santità degli israeliti è una esigenza fondamen
È una questione a parte vedere fino a che punto
Deut 14,1 e Deut 14,2 siano tra loro collegati. Tal
tale che naturalmente viene motivata e definita
volta si considera 14,2 come conclusione del c. 13 e a sua volta dal fatto della santità di Jahwe»
14J come introduzione dei precetti rituali del c. 14. (Kraus, l.c. 41). Così si dice p.e. in Lev 19,2:
Ma come tale potrebbe essere considerato piuttosto «santi (qedósìm) dovete essere, poiché santo
14,3. Inoltre anche nel parallelo di Lev 11 manca sono io, Jahwe, vostro Dio ». È lui che santifi
una introduzione paragonabile in certo qual modo a ca gli uomini ed a questo fatLo è intimamente
Deut 14,1, mentre in ambedue i brani la dichiarazio legato il comportamento umano in quanto
ne di santità si trova alla fine (Lev 11,44s. e Deut «santo». In realtà, però, le affermazioni in
14.21). Nonostante il cambiamento di numero (il
sing. del v. 2 si spiega con 7,6), i due versi a m.a.
questione non permettono di vedere una così
sono da considerare uniti. J.Wijngaards, Deuterono- chiara differenza tra due complessi separati tra
mium, 1971, 139, vede qui una più antica proibizio loro dal punto di vista della storia della tradi
ne di partecipare alle tradizioni rituali del culto di zione. 11 fatto come tale è certo molto accen
Baal: gli israeliti non devono aspettarsi nulla da Baal, tuato nel Deut, ma anche qui con questo essere
essi sono figli di Jahwe, suoi congiunti, suo popolo santo è strettamente connessa la consapevolez
segregato. Hgli fa riferimento ad un testo ug. (125 = Il za che si deve essere un popolo santo. Se è
K - Herdner, CTA 16, col. I, r. 20-22; cfr. H.L.Gins- vero che Israele nella fede confessa di essere
berg, ANF.T 147), in cui Krt è detto figlio di El, suo
rampollo e qds «santo», in un contesto paragonabile
popolo di Jahwe perché è separato dagli altri
a bànìrn e a 'am qàdòs di Deut I4,ls. Bisogna osser popoli mediante l’elezione divina, è chiaro an
vare però che tutto questo è giusto solo se si ritiene che che egli è chiamato a vivere come suo po
che la sua interpretazione del testo ug. sia esatta. polo santo. Israele deve dunque essere come
Jahwe lo pensa.
Il testo di Deut 7,6 è uguale a quello di 14,2. D ’altra parte bisogna dire che le dichiarazioni
Dato che Israele è un ‘am qàdòs gli si proibi sacerdotali di santità non sono da considerarsi
sce di contrarre matrimonio con la popolazio solo come esigenze nei confronti del popolo;
ne cananea, perché questa parentela non fareb cfr. Num 16,3 kullàm qedosim «tutti sono
be altro che favorire il culto di dei stranieri. santi ». Anche la frase (fdò'sim lihjù di Lev
Israele deve essere considerato come un popolo 19,2 non va intesa necessariamente come un
segregato solo per il culto di Jahwe, perciò san ordine; il testo non dice se si tratti di un indi
to. Poiché Jahwe vuole essere il dio di questo cativo o di uno iussivo (Noth, ATD 6,120). Si
popolo, il popolo è il suo ‘am sfgullà «popolo può essere nel giusto interpretando in queste
di proprietà», a lui consacrato e posto sotto il affermazioni l’impf. del verbo hjh come «sii
Nell’AT derivazioni nominali sono: ’ammùd b) Dall’altra parte ‘md è l’antonimo di nume
«pilastro, sostegno, colonna» (del sem. comu rosi verbi di movimento; ->hlk «andare» (Sai
ne, cfr. Bergstr. Einf. 186; DISO 216s.), ‘ómeed 1.1), -+bò‘ «arrivare» (Gen 24,31),
«luogo, posto», '(emdà «sede», ma‘amùd «uscire» (2Sam 15,17), rùs «correre» (ISam
«posizione, collocazione», mo‘°tnàd «luogo 17,51), ns' «avviarsi, proseguire» (Es 14,19)
stabile, saldo », forse anche ‘immàd con suffis ecc. Il verbo indica la fine del movimento, la
so di l a pers. sing. -/ «presso di me, con me», sosta (Gios 3,13; ISam 17,8 ecc.). Le sfumatu
con valore rafforzativo ed in sostituzione della re semantiche della saldezza e della stabilità
prep. ‘im con suffisso (BL 644; KJBL 713b; di vengono accentuate mediante l’antitesi con hpk
versamente Joiion 280). «abbattere» (Prov 12,7; cfr. Mt 7,24-27), brh
«fuggire, dileguarsi» (Giob 14,2), nutr ni.
2/ Statistica: ‘md q. 43 5x (Dan 39x, Ez 32x, « variare» (Ger 48,11), -> ‘bd « andare in rovi
2Cron 31x, 2Re e Ger 28x ciascuno, IRe e Sai na » (Am 2,14s.; Sai 102,27), ->mùt «morire»
26x ciascuno, Gios 20x, Es, Deut, ISam e Is (Es 21,20s.). L’idea delia resistenza all’attacco
I7x ciascuno, Gen e 2Sam 15x ciascuno, Num del nemico si trova nei racconti di guerra, dove
13x, Zac 12x, Est llx), hi. 85x (2Cron 20x, ‘md lifnè significa «(essere in grado di) tener
Neem 18x, Num 8x, Sai c lCron 6x ciascuno, testa a» (2Re 10,4; cfr. ISam 6,20, vd. st.
Lev, Ez, Dan e Esd 4x ciascuno), ho. 2x (Lev 4c[4]).
16,10; IRe 22,35); ‘ómcvd 9x (Dan, Neem e
2Cron 3x ciascuno), ‘{emdà lx (Mi, 1,11), c) A ciò si ricollega l’uso pregnante ed assolu
‘ammùd l l l x (Es 39x, IRe 22x [tutti i passi to del verbo per descrivere il mantenimento
nel c. 7], 2Cron 8x), ma‘amàd 5x (IRe 10,5 = inalterato e la durata di una cosa: di un docu
2Cron 9,4; Is 22,19; lCron 23,28; 2Cron mento (Ger 32,14), di Gerusalemme (IRe
35,15), mo'°màd lx(Sal 69,3). 15,4), degli israeliti (Is 66,22) o del timore di
Il verbo ricorre con una diffusione abbastanza Jahwe (Sai 19,10).
regolare in tutto 1AT, soprattutto (con uso
particolare) nella lingua tardiva (opera cron., 4/ Costruito con una preposizione ’md acqui
Est, Dan), spesso nelle descrizioni (1/2Re 58x) sta significati particolari:
Lam 11 3
GB 650a).
— —
Est 37 30 4 —
Neem 31 23 1 1
Mancano nell’AT nomi di persona Formati con lCron 63 4
40 2
pàriim, se si prescinde dal nome Penu’èl, attestato 2Cron 119 9 J
71
solo in testi tardivi (lCron 4,4; 8,25Q; cfr. Le 2,36);
per i nomi di persona ug., fen. pun. e acc. cfr. Gròn- AT 2127 1031 73 22
dahl 173; F.L.Bcnz, Personal Names in thè Phocni-
cian and Punic Inscriptions, 1972, 392; Stamm, AN È spesso difficile distinguere i casi in cui
231. Per il nome di donna Peninna cfr. JJ.Stam m , pàriim conserva il suo significato originario di
FS Baumgartner 1967, 328; E.Lipiriski, VT 17, sostantivo da quelli in cui il termine, unito a
1967, 68-71. preposizioni, lo ha perduto completamente o
quasi; tale distinzione dipende spesso da una
valutazione soggettiva. Oltre a Hfnè e millifnè
11/ Con più di 2100 attestazioni il termine si incontrano anche (mè)‘al-pcné (più di 200x),
pàriim è una delle parole più usate nell’AT. mippene (più di 300x) ed ulteriori connessioni
Nella più grande maggioranza dei casi però con altre preposizioni (circa lOOx), per cui re
pànlm è unito ad una preposizione (special stano solo circa 400 attestazioni di pànlm nel
mente le, min o ‘al), formando in tal modo una significato originario. Se si classificano i passi
nuova espressione preposizionale, ed ha perdu con pànlm a seconda dell’ambito d’impiego
to spesso completamente o quasi il suo valore del termine, quasi la metà delle attestazioni si
nominale. Nel quadro che segue sono indicate riferiscono a uomini (e bestie), circa tre decimi
nella prima colonna tutte quante le attestazioni sono in relazione a Dio (esseri divini) e poco
di pàriim (incl. IRe 6,17 txt?, cfr. Noth, BK più di un quinto in relazione a cose ed a realtà
IX ,100; esci. IRe 6,29; incl. Prov 15,14 K pnj astratte.
[Q: pì\, e nelle altre colonne le attestazioni, ivi Il verbo pnh compare I34x: qal 116x (Deut
racchiuse, di li/nè e di millifnè, comprese le 16x, Ez 13x, Giud, IRe, Sai e 2Cron ognuno
loro forme con suffisso, e delPavverbio lefariim 8x [esci. 2Cron 25,23]), pi. 8x, Ili. 8x (Ger 5x),
«prim a» (incl. Is 41,26 miWfariim «dall’anti ho. 2x; peen 133x (Deut 28x, Prov 18x, Gen
chità »). I7x, Es 13x, Sai 9x), pvriimà 14x (incl.
millifriim IRe 6,29 txt?; 2Cron 29,18 va spo
pànlm di cui: stato da Lis. 1174c sotto b), penimì 32x (Ez
totale Hfnè millifnè lafàriim 24x).
Gen 141 56 5 —
Es 128 62 3 —
Lev 107 76 4
Ili/ Nell’uso di pàriim bisogna distinguere;
—
Num 119 83 3 —
Deut 132
(1) «volto» in senso proprio, (2) in senso am
67 5 3
Gios 91 51 2 3 pliato « aspetto » o sim., (3) « sguardo (degli
Giud 46 22 — 4 occhi)», (4) «persona, qualcuno», (5) in senso
ISam 98 62 3 2 traslato «parte anteriore, superficie» o sim. e
2 Sam 73 41 1 — (6) i vari usi preposizionali.
IRe 100 56 3 —
2Re 73 32 2 —
1/ a) In senso proprio pàriim indica « vol
Is 89 27 2 I to », ia parte anteriore del capo/testa di un es
Ger 128 44 4 1
Ez 155 38 2 —
sere vivente. Il termine si riferisce talvolta agli
Os 9 I — —
animali (Gen 30,40; Ez 1,10; 10,14; 41,19;
Gioe 8 5 — — Giob 41,6 txt?; lCron 12,9; cfr. anche il fen.
Ara 7 2 — — pn nell’iscrizione di Kilamuwa, KAI nr. 24, r.
Abd — — — —
11), alcune volte ad esseri celesti (Is 6,2; Ez
Giona 4 1 3 —
1,6.10; 10,14.21; 41,18.19; Dan 10,6) o alla
Mi 5 3 — . —
loro immagine (Es 25,20; 37,9; 2Cron 3,13 per
Nah 5 1 — —
i cherubini; cfr. anche ISam 5,3.4 per l’imma
Ab 3 1 — -
Sof 3 — - -
gine di Dagon), ma in genere - quando non sia
Agg 2 1 — —
usato antropomorficamente per il volto di Dio
Zac 16 9 — — (vd. st. IV.) - si riferisce al volto di un uomo
Mal 10 3 — — (p.e. Gen 9,23; 43,31; Es 34,29.30.35; Lev
Sai 133 49 6 1 13,41; 2Re 4,29.31; 8,15; Is 25,8; Ez 1,10;
425 À*TP3
1
PQd VISITARE 426
espressioni che indicano l’arruolamento mili in Ger 37,21 significa «custodire», in relazio
tare, «chiamare alle armi» (Ger 51,27; il suo ne ad un prigioniero, mentre in Ger 40,7;
passivo è il significato del ni. in Ez 38.8 e del 41,10 la costruzione dell’hi. con 'èt significa
pu. in ls 38,10). Qui va collocato forse anche «sottoporre», in riferimento alla popolazione
pqd hi le di Is 10,28: «ordinare di recarsi a» giudaica sottomessa a Babilonia dopo il 587
(KBL 774a; cfr. Kaiser, ATD 17,119.121; a.C., ed ai suoi rapporti con Godolia, il (vi
Wildberger, BK X,423s.; vd. però in altro sen cegovernatore insediato da Nabucodonosor IL
so: H. Donner, Israel unter den Vólkern, 1964, La connessione tra quest’uso di pqd ed il signi
30s.). ficato di «assegnare, ordinare», che vi sta alla
Quando l’uso avviene in particolari contesti, si base, appare chiara ancora nel qal di Giob
hanno i seguenti significati: 34,13, dove il verbo, nel senso di « affidare», è
(1) Nel linguaggio amministrativo e militare parallelo a sìm ( ‘al) « imporre » (cfr. Fohrer,
pqd si amplia nel significato di: « incaricare KAT XVI,464).
d’un compito o di un servizio, costituire, inse
diare». Tale significato compare sia nel qal 4/ a) Nell’antico Oriente e nell’ambiente
(Num 3,10; Deut 20,9 e vd. le espressioni che extrabiblico pqd viene già usato in senso reli
rientrano in questo ambito: pqd 'èl « concedere gioso nella letteratura mesopotamica: l’acc.
[come servo] », Gen 40,4 e pqd besèmot « asse paqàdu(m) inteso come «curarsi di, assistere»
gnare per nome», Num 4,32) sia soprattutto viene applicato spesso alle grandi divinità del
nell’hi. (ISam 29,4; 2Re 25,23; l’incarico, il panteon mesopotamico (cfr. Tallqvist 152s.;
servizio o l’ambito di servizio, al quale è desti AHw 825b), ad esempio nel predicato divino,
nato l’insediamento, appaiono qui in espressio assai attestato nel medio e nel tardo babilone
ni preposizionali con be: Gen 39,5; Ger 40,5.7; se, « che si prende cura del cielo e della terra »
41,2.18; Est 2,3; con lc: IRe 11,28; ma soprat (p.e. R.Borger, AfO Beiheft 9, 1956, 95, r. 13;
tutto con ‘al: Gen 39,4.5; 41,34; Num 1,50; H.Hunger, Babylonische und assyrische Kolo-
Gios 10,18; 2Re 7,17; 25,22; Is 62,6; Ger phone, 1968, nr. 328, r. 1; E.Ebeling, ArOr 21,
40,11; lCron 26,32). Come passivi del qal e 1953, 365, r. 13; W.G.Lambert, AIO 18,
dcll’hi,, usati in questo senso, si hanno il part. 1957/58, 386, r. 18, ecc.), oppure in qualifica
pass._ qal, che compare nell’espressione peqiidè zioni come quella paleo-bab.: « i grandi Annu-
hahàjil «capi dell’esercito» Num 31,14 (cfr. naku, che si occupano dei destini » (W.G.Lam
Num 31,48; 2Re 11,15; 2Cron 23,14; vd. però bert - A.R.Millard, Atra-basTs, thè Babylonian
W. Rudolph, FS Bertholet 1950, 475 e HAT Story of thè Flood, 1969, 58s., r. 219s.) o quel
21,273), e sia il ni. (Neem 7,1; 12,44) sia l’ho., la del bab. recente: « Nabu, ... tu ti curi di tutti
di cui è attestato il part. plur. hammufqàdim gli uomini, tu accogli la loro preghiera, tu con
«gli incaricati» in 2Re 12,12 (Q): 22,5.9; cedi loro salute» (KAR nr. 25: II: 27ss. =
2Cron 34,10.12.17. E.Ebeling, Die akk. Gebetsserie “ Handerhe-
L’uso di pqd in questo senso corrisponde a bung”, 1953, 16s., r. 9b-l2) e: «tu ti occupi
quello dell’acc. paqàdu(m) ana. «incaricare delle genti di tutti i paesi; ciò che Ea, il re, il
di » (AHw 826a) opp. ana piqittùli paqàdu(m) sovrano, ha creato, ti è stato affidato nella to
« insediare in un incarico, in un ufficio » (AHw talità. Tu fai pascolare tutti quanti gli esseri
865b; Klauber, l.c. 39s.). Data questa concor dotati di spirito vitale; tu sei il loro pastore,
danza di significato, Zimmem 10 (cfr. anche siano essi in alto o in basso... Ivi tu ti occupi
Fiirst, l.c. 22-25) suppone un influsso della lin di ciò che appartiene al principe Kusu, agli
gua acc. sull’uso ebr.; questo significato di pqd Annunaku; tu mantieni in ordine nel mondo
è però attestato anche altrove nel semO. (vd. superiore tutti i luoghi abitati. Il pastore del
sp. la). mondo inferiore, il protettore del mondo supe
riore, colui che regola la luce dgH’universo, o
(2) Soprattutto nel linguaggio del traffico com Samas, tu sei! » (Grande inno a Samas = Lam
merciale pqd assume il significato di «conse bert, BWL 126-129, r. 23-24; SAHG 241).
gnare, affidare, conservare». Questo impiego
Nell’ambito semO. attestazione di simili qualificazio
di pqd è analogo a quello dell’acc. paqàdu(m) ni o concezioni della divinità, che usando pqd « de
ana «consegnare, affidare (per la conservazio scrivono la divinità come “custode", “ luogotenente”
ne, il trasporto o sim.)» (AHw 824b-825a), e o simili, e che vogliono esprimere con questo il loro
perciò Zimmem 18 lo fa risalire ad un influsso dominio, come pure la loro sfera di competenza ed il
acc. Nel semO. esso si riscontra però anche in loro legame con il fedele» (H.Gese e al., Die Rcli-
aram. (vd. sp. la e lc[4]). gionen Altsyriens..., 1970, 225), sono limitate sinora
In quest’ambito il qal di 2Re 5,24 e l’hi. di al nome divino IlaxEL&xq di alcune iscrizioni greche
di Gerasa (cfr. Vincent, l.c. 98-129; O.KiBfeldt, AO
Ger 36,20 sono termini tecnici nel sign. di
40, 1941, 24s.), e che è una traduzione dello st. enf.
«dare in deposito, depositare» (cfr. anche pqd aram. pàqìdà (vd. sp. lc[4]), e al nome divino com
hi. ‘al-jad «consegnare», IRe 14,27 = 2Cron posto IlaxEiSoxufToq di una iscrizione votiva di Deio
12,10, e la costruzione passiva pqd ho. ’èt «es (cfr. Vincent, l.c. 102s.), il quale vuole esprimere non
sere depositato presso » Lev 5,23). Inoltre l’hi. tanto l’identità di IlaxeiSàc con Qaus, ii dio princi
Num 77 16 —
Deut 4 1 —
(cfr. Wolff, BK X1V/1,276s.), mentre in Mi 4,4
Gios 5 — il titolo compare sulla bocca dei falsi profeti
Giud 4 — — (cfr. A.S.van der Woude, FS de Liagre Bòhl,
ISam 10 5 5 1973, 396-402). Se si esclude il Proto-Isaia, nei
2Sam 15 6 6 profeti il titolo divino si trova prevalentemente
IRe 14 4 3 in formule fisse (cfr. F.Baumgartel, Zu den
2Re 10 2 2 Gottesnamen in den Biichern Jeremia und Eze-
Is 70 62 62
chiel, FS Rudolph 1961, 1-29 [con tavole]).
Ger 87 82 82
Os 1 1 1 Per la storia di questo appellativo vd. st. 4.
Am 9 9 9
Mi 1 1 I 3/ a) Nel linguaggio militare, le attestazioni
Nah 2 2 2 verbali della radice sb' significano al qal
Ab 1 1 1 «muovere guerra» (Num 31,7.42; ls 29,7.7.8;
Sof 3 2 2
14
31,4; Zac 14,12), in hi. «arruolare per la guer
Agg 14 14'
Zac 54 53 53 ra» (2Re 25,19 = Ger 52,25). In relazione al
Mal 24 24 24 santuario, sb’ qal indica il lavoro svolto dai le
Sai 23 21 15 viti per il santuario stesso (Num 4,23; 8,24;
Giob 3 ~ — non il servizio cultuale, cfr. Num 8,26 e J.Mil-
Dan 6 — —
grom, Studies in Levitical Terminology I,
Neem 2 — —
1970, 61) oppure l’attività delle donne che pre
ICron 26 4 3 stano servizio alfingresso della tenda del con
2Cron 12
vegno (Es 38,8.8; ISam 2,22). Non si può pen
— —
AT 486 315 285 sare che queste donne, anziché « tenere pulito
l’ingresso, che aveva un’importanza particolare
fbà'òt è un epiteto divino nelle seguenti per quello che si svolgeva nel santuario » (Her-
espressioni: tzberg, ATD 10,23), fossero delle prostitute sa
( 1) Jhwh f b à ’òt 240x cre (così R.Dussaud, Les origines cananéennes
( 2) hà ’àddtì Jhwh sebà ’òl 5x du sacrifice israélite, 1921, 15; cfr. anche
( 3) ’adònàj Jhwh f b à ’òt 15x K.GaIling in G.Beer, HAT 3, 1939, 172, il
( 4) '“dònàj Jhwh hasfbà 'òi lx quale ritiene che gli specchi menzionati in Es
( 5) Jhwh ’al5him fb à ’òt . 4x 38,8 fossero gli specchi di Afrodite, cfr. 2Re
( 6) ,ajdhè fb à ’òl 2x 23,7): infatti il servizio a cui sàbàJ si riferisce
( 7) Jhwh ,a’lohè fb à ’òt 14x
Jhwh lòhè hasfbà ’òt 2x
non è mai cultuale, ma è sempre profano.
( S)
( 9) '“dònàj Jhwh '*tàht hassebà ’òl lx
(10) Jhwh ‘*hòhe fb à ’òt. ’adònàj lx b) II sost. sàbà’, il cui significato fondamentale
può essere descritto con « massa, peso, carico,
(5) e (6) sostituiscono un originario Jhwh fba'òt nel
salterio elohista (risp. Sai 59,6; 80,5,20; 84,9 e Sai forza», tutti termini del resto che hanno tra
80,8.15); (4) = Am 9,5; (8) = Os 12,6; Am 6,14; (9) = loro molteplici interferenze (Eifìfeldt, KS
Am 3,13; (I0) = Am 5,16; cfr. B.N. Wambacq. L ’épi- III,110s.), indica non un servizio «che si presta
thète divine Jahwé Seba’òt, 1947, 55, e vd. st. 4. di propria spontanea volontà, ma quello che
viene imposto da un superiore. Tale em di so
Dal precedente prospetto statistico risulta che lito il servizio militare, ma poteva anche trat
f b à ’òt non è mai usato come epiteto divino tarsi di un lavoro» (Elliger, BK XI, 14). 11 ter
nel Pentateuco, in Gios e in Giud. Anche Ez mine ha un significato sia concreto chc astrat
449 K32
T T
sàbà
‘
' ESERCITO 450
to. sàbà' indica perciò «servizio militare» Jahwe (Is 40,26; 45,12; Sai 33,6). Mediante
(specialmente in unione con —js ‘ «andare a uno zeugma, l’espressione può essere estesa an
prestare il servizio militare» (Num 1,320.22 che alla terra (Gen 2,1 P). Si ha invece un lin
ecc.; cfr. anche -> ‘Ih lasjàhà' Gios 22,12 e ->bò' guaggio apocalittico quando in Is 24,21 vien
lassàbà’ Num 4,30.35.39.43; inoltre hulùs(è) detto che Jahwe chiederà conto un giorno « al
sàbà' Num 31,5; 32,27; Gios 4,13; lCron l’esercito dell’alto» (,fbà’ hammàróm), indi
12,25; 2Cron 17,18 e hàlù$ lassàbà' lCron cando probabilmente a questa maniera le divi
12,24 «equipaggiato per il servizio militare»), nità astrali, chc pongono in discussione il do
ed anche « campagna militare » (in unione con minio di Jahwe (cfr. O. Ploger, Teokratie und
milhàmà «guerra » Num 31,14; Is 13,4; lCron Eschatologie, 1959, 76).
7,4; 12,38) e «schiera» (Num 31,21.32.48.53; Conformemente all’uso verbale di sb\ anche il
2Sam 3,23 ecc.; cfr. anche sar sàbà’ «condot sost. può indicare il lavoro profano eseguito
tiero, capitano» Gen 21,22 ecc.). Il fem. plur. dai leviti nel santuario (Num 4; 8,24.25, sem
in molti passi va inteso in senso militare: pre P). Infine, la letteratura tardiva usa sàbà’
«schiere» (Deut 20,9; IRe 2,5; Sai 44,10; anche per designare il servizio penoso del lavo
60,12; 68,13; 108,12; lCron 27,3). Lo stesso ratore a giornata (Giob 7,1), la servitù (Giob
significato va visto probabilmente anche nelle 10,17; 14,14; cfr. ls 40,2, e anche Elliger, l.c.
frequenti forme sing. e fem. plur. di Num 1; 2; 14) ed una grande fatica (Dan 10,1).
10, tanto più che il censimento del popolo di
Num 1 ha un evidente scopo militare (cfr. *c) Tra i vocaboli sinonimi di sb’ qal e $àbà’
Num 1,3; D.Kellermann, Die Priesterschrift vanno ricordati alcuni termini di diversa im
von Num 1,1 bis 10,10, 1970, 15), anche se portanza, che designano « esercito », « batta
per P il censimento, eseguito in una prospetti glia, guerra» e «combattere»: ’agàf «eserci
va militare, è chiaramente un elemento dell’or to» (HAL Ila) compare solo in Ezechiele (7x;
ganizzazione esteriore del popolo (Noth, ATD Ez 12,14; 17,21; 38,6.6.9.22; 39,4); gedud indi
7,21), ed anche se fbà'ÓL in altri testi P indica ca sia « scorreria » sia « pattuglia, manipolo »
in generale le schiere di Jahwe opp. le schiere (HAL 170a; 33x); maffncé significa « accampa
di Israele (Es 6,26; 7,4; 12,17.41.51); è per mento (in generale)», «accampamento milita
questo motivo che anche Wambacq, l.c. 140, re» ed anche «esercito» (nell’AT 216x, di cui
suppone quest’ultimo significato in Num I; 2 e Num 49x; Giud 28x [senza il nome di luogo di
10. 18,12], ISam 22x, Es 19x, Lev 18x, Gios 17x,
Sai 68,12 (cfr. Is 34,2) mostra che sàbà’ può 2Re 15x, Deut lOx, Gen e lCron 8x ciascuno,
indicare una «grande moltitudine», ma non i profeti in totale 6x); per hàjil « forza, proprie
in senso militare. Vi corrisponde f b à ’ tà » ed « esercito » -*■kóah 3.
hassàmàjim, che designa le stelle come « eser Per « battaglia, guerra » il termine più usato è
cito celeste ». Quest’espressione è frequente so milhàmà (319x, di cui l/2Cron 32x ciascuno,
prattutto nella letteratura dtn.-dtr., dove (come ISam 31x, 2Sam 29x, Ger 24x, IRe 23x, Giud
anche in Sof 1,5 e 2Cron 33,3.5) si riferisce 20x, Deut e Gios 18x ciascuno, ls 14x, Num
agli astri in quanto oggetto di culto idolatrico I2x, 2Re e Sai lOx ciascuno); cfr. anche l’in
(Deut 4,19; 17,3; 2Re 17,16; 21,3.5; 23,4.5; certo làhcem di Giud 5,8, l’apaxlegomenon
Ger 8,2; 19,13). Alla concezione orientale delle naftùlim «battaglia, lotta» (Gen 30,8; cfr. p(l
stelle come potenze celesti corrisponde inoltre ni. « lottare » Gen 30,8 in un gioco di parole
la designazione degli angeli, riuniti in schiere con il nome Neftali; altrove ’bq ni. « lottare »
intorno al trono di Jahwe, con f b à ‘ Gen 32.25.26) ed il prst. aram. qeràb «batta
hassàmàjim (IRe 22,19 = 2Cron 18,18; Neem glia » (Wagner nr. 270; nell’AT ebr. 8x, in
9,6). Capo di questo sàbà' è Jahwe stesso in aram. bibl. lx in Dan 7,21).
Dan 8,10, mentre in Gios 5,14, in una teofa Termine usuale per «combattere» è Ihm ni.
nia, si parla del capo dell’esercito di Jahwe, (167x, con una distribuzione simile a quella di
che è una figura simile al -+mal’a k Jhwh e milliàmà e con la frequenza maggiore nei libri
che, come messaggero di Jahwe, è nello stesso Num-Ger: Giud 31x, ISam 21x, Gios 17x, Ger
tempo identico a lui e distinto da lui. Anche in I6x, 2Cron I5x, 2Re 12x, 2Sam e IRe 9x cia
Sai 103,21 e 148,2 txt si pensa a potenze ange scuno, Deut e Is 7x ciascuno); raro è Ihm q.
liche, poste al servizio di Dio. «combattere» (Sai 35,1; 56,2.3, sempre part.).
Un significato del tutto diverso ha fb à ' 4/ L’uso teologico dei termini indicanti
hassàmàjim quando l’espressione viene usata, «esercito» e «combattere/guerra» si restringe
in luogo di kòkàbìm «stelle», per indicare le a) alla «guerra di Jahwe» e b) alla designazio
stelle innumerevoli, sul modello della termino ne di Dio come Jhwh f b à ’òt.
logia che viene usata quando si promette ai pa
triarchi una numerosa discendenza (Ger 33,22; *a) Solo una piccola parte del vocabolario con
cfr. anche Dan 8,10). Senza sàmàjim , il termi cui si esprimono le varie concezioni della
ne sàbà' indica tutti i corpi celesti, quando con «guerra di Jahwe» è formata da voci come
essi si vuole esaltare la potenza creatrice di Ihm ni. « combattere » e milhàmà « guerra »
451 &02J
T T
sàbà ’ ESERCITO 452
(cfr. anche p.e. ~*hmm 4; ->hrm 4a; -*js’ 4a; tale epiteto fanno i profeti. Anche l’assenza di questo
->ntn III/3b; ->phd 4c). Vanno qui ricordate la titolo divino nel Pentateuco, ir Gios ed in Giud, è
formula «Jahwe combatte (Ihm ni.) per voi» contro la spiegazione di Jhwh f b à J5t come «Jahwe
bellicoso ».
(Es 14,14.25; Deut 1,30; 3,22; 20,4; Gios Di tutt’altro genere è l’interpretazione che vede in
10,14.42; 23,3.10; Neem 4,14) e le espressioni Jhwh un verbo opp. un nomen agentis (cfr.
’ìs milhàmà «guerriero» (Es 15,3 applicato a F.M.Cross, HThR 55, 1962, 256: *dù yahwì saba'òt
Jahwe; cfr. Is 42,13; ->1s IV/1), gibbòr « He who creates thè [heavenly] armies »;
milhàmà «eroe in battaglia» (Sai 24,8; ->gbr D.N.Freedman, JBL 79, I960, 156: «[The One
4e), mìlffmòt Jhwh «le guerre di Jahwe) Enthroned upon thè Cherubini] creates thè Hosts [of
(ISam 18,17; 25,28; «libro delle guerre di Jah Israel]»; cfr. anche W.F.Albright, JBL 67, 1948,
we» Num 21,14, -*sèfcer 3c), ed affermazioni 379-381; id., Yahweh and thè Gods of Canaan,
1968, 148; J.Obermann, JBL 68, 1949, 309:
come « vi è guerra tra Jahwe ed Amalek, di ge
« Sustainer oF thè Armies »). Questa interpretazione
nerazione in generazione» (Es 17,16 nel cd. (respinta da De Vaux, Histoire ancienne d'Israèl,
canto del vessillo) e « di Jahwe infatti è la 1971, 427s,), che fa di Jhwh fb à 'o t la formula più
guerra» (ISam 17,47). antica, non permette di capire come sia sorta la for
Per una panoramica su tutto il materiale e sul mula ternaria Jhwh ,<£lohè f b à ’ot.
la vecchia bibliografia concernente la guerra
nell’AT, con particolare riferimento alla Le molteplici spiegazioni di f b à ’òt predicato
« guerra di Jahwe », si veda p.e. O.Bauernfeind, divino (cfr. Wambacq, l.c. 4-45) possono essere
art. nokzvoq, ThW VI,501-515 = GLNT suddivise in tre gruppi. I fautori del primo
X ,1235-1272 (id., art. pàxopai., ThW IV,533s. gruppo riferiscono f b à ’òt alle schiere di Israele
= GLNT VI, 1427-1432); H.-J.Kraus, RGG (cfr. ISam 17,45 «nel nome del Signore degli
lV,64s.; cfr. anche W.H.Schmidt, Atl. Glaube eserciti, Dio delle schiere di Israele») e alludo
und seine Umwelt, 1968, 34s.92-95. Fon no allo stretto collegamento di questo epiteto
damentale resta sempre lo studio di G.von divino con l’arca, da essi intesa come santuario
Rad, Der Hcilige Krieg im alten Israel, 1951; militare di Israele (E.Kautzsch, art. Zebaoth,
tra i lavori più importanti apparsi in seguito Realencyklopàdie fìir protestantische Theolo
vanno segnalati R.Bach, Die Aufforderungen gie und Kirche 21, 1908, 620-627; E.Kònig,
zur Flucht und zum Kampf im atl. Propheten- Theologie des AT, 1922, 161; D.N.Freedman,
spruch, 1962; R.Smend, Jahwekrieg und Stàm- JBL 79, 1960, 156). I sostenitori di questa in
mebund, 1963; F.Stolz, Jahwes und Israels terpretazione militare fanno tuttavia osservare
Kriege, 1972. in genere che il nome cultuale nel corso del
b) Si discute molto sul significato di fb à ’òt in tempo ha ampliato o trasformato il suo signifi
teso come epiteto divino nell’espressione Jhwh cato, poiché i profeti si servono di questo titolo
f b à ’òt (267x, incl. i casi in cui un originario quando parlano di Jahwe che si volge contro il
Jhwh è stato sostituito còn wlòhìm) opp. Jhwh suo popolo.
’wlòhè f b à ’òt (18x, vd. sp. 2) e le soluzioni Questo significato più ampio è quello che vie
proposte sono molteplici. 'u‘ìòhè fb à 'òt, colle ne proposto anche dai sostenitori del secondo
gato a Jhwh come attributo, è senz’altro uno gruppo, che riferiscono Jhwh fbà'òt alle schie
stato cs. Non si può però stabilire chiaramente re cosmiche, siano esse le stelle in quanto po
se in Jhwh fbà'ot si ha una relazione genitiva tenze astrali (A.Jeremias, Das AT im Lichte
le o attributiva, ossia se il senso è « Jahwe del des Alten Orients, 31916, 392s.; B.Duhm,
le f b à ’òt », oppure «Jahwe, (chc è) f b à ’òt», israels Propheten, ? 1922, 64; Kòhler, Theol.
poiché anche un nome proprio può essere 33: « rifiuto della concezione pagana, che le
chiarito con un genitivo (cfr. EiBfeldt, l.c. 106; stelle siano dei »), gli angeli in quanto schiere
M.Tsevat, HUCA 36, 1965, 49-58; diversa celesti che formano la corte di Jahwe (O.Bor-
mente G.R.Driver, JBL 73, 1954, 125-128). chert, Der Gottesname Jahve Zebaoth, ThStKr
Così pure è incerto se Jhwh f b à ’òt sia un’ab 69, 1896, 619-642; F.M.Cross, HThR 55,
breviazione della formula ternaria, e se vada 1962, 256), le «mitiche forze della natura del
perciò spiegato in riferimento a quest’ultima l’ambiente cananaico, ridotte nella loro poten
(Kòhler, Theol. 32), oppure se Jhwh ’xlòhè za» (V.Maag, Jahwàs Heerscharen, SThU 20,
f b à ’òt., che è molto meno attestato, sia uno 1950, 27-52 [citazione p. 50]: nella formula
sviluppo secondario della formula binaria Jahwe viene definito il sovrano di queste po
(Wambacq, l.c. 100). tenze numinose), i demoni (F.Schwally, Semiti-
sche Kriegsaltertùmer l, 1901, 46; cfr. anche
W.R. Arnold, The Ephod and thè Arie, 1917, J.Wellhausen, Die kleinen Propheten, 31898,
142-148, ritiene che la formula binaria indichi una 77 « propriamente forse le schiere dei demo
relazione genitivale, ma intende il plur. fbà'ot come
un genitivo dal significato generico o aggettivale
ni ») oppure tutti quanti gli esseri terrestri e ce
(« Jahwe bellicoso »). Sebbene questa spiegazione sia lesti (Eichrodt I, 120s. = ital. 193-195; cfr.
grammaticalmente possibile, Arnold stesso deve am Wellhausen, l.c. 77: « probabilmente il mondo
mettere che l’interpretazione da lui proposta per e tutto ciò che esso contiene »; Wambacq, l.c.
questo epiteto divino mal si accorda con l’uso che di 272ss., il quale riferisce f b à ’òt di per sé alla
453 KnS
T T
sàbà
‘
' ESERCITO 454
« massa » del popolo di Israele, ma ritiene che 1,11). Rimane però difficile da spiegare come
nei profeti esso si riferisca semplicemente alle mai questo titolo non sia mai usato dal Tritoi
creature). Contro questa interpretazione co saia e da Ezechiele, mentre è molto frequente
smologica sta il fatto che le schiere celesti (co in Geremia (cfr. Baumgartel, l.c. 27ss.). Secon
munque vadano intese) non sono mai indicate do W.KessIer, Aus welchen Grunden wird die
nell’AT con f b à ’òt, ma sempre con f b à ’ Bezeichnung « Jahwe Zebaoth » in der spateren
hassàmàjim « esercito del cielo », oppure (in Zeit gemieden?, WZ Halle 7, 1957/58, 767-771
testi tardivi) con f b à ’àw « i suoi eserciti » (Sai = Gottes ist der Orient, FS EiBfeldt 1959,
103,21; 148,2; masc. pi.). 79-83, si può dare una risposta soddisfacente,
Perciò è molto più verosimile la terza spiega se si suppone che l’espressione Jhwh fbà'òt
zione dell’epiteto divino, chc vede in f b à ’òt un rievocasse ancora delle potenze numinose inte
plurale astratto d’intensità (come p.e. 'Ssòl grate e forse^ addirittura degli dei pagani (cfr.
«[vera] saggezza», dè'òt «[profonda] cono Maag, l.c.). È chiaro allora che Ezechiele evita
scenza », hamùdòl « [molto] prediletto » Dan la formula « perché voleva liberare gli antichi
9,23); EiBfeldt, o.c. 110-113, l’ha motivata am giudei da ogni legame con simili potenze oscu
piamente (cfr. anche Vriezen, Theol. 124s.; re, conducendoli così all’adorazione esclusiva
Tsevat, l.c. 55: « plural of extension and im- di Jahwe» (l.c. 771 e 83). Tuttavia in questo
portance», cfr. 2Re 13,14). Questa spiegazione caso non si spiegherebbe facilmente il ritorno
dell’epiteto come «Jahwe della potenza» opp. della formula nei primi profeti postesilici, e
«Jahwe onnipotente» corrisponde non solo d’altro lato suscita perplessità l’intendere
alla frequente traduzione dei LXX xOpujq f b à ’òt come un titolo che deriva dalla lotta so
■rcavToxpó.'rtop « Signore onnipotente », ma an stenuta dalla fede in Jahwe contro « le mitiche
che al fatto che Jhwh f b à ’òt è una designazio forze della natura dell’ambiente cananaico, ri
ne caratteristica del Dio-re che siede sul trono dotte nella loro potenza », poiché una simile
dei cherubini (ISam 4,4; 2Sam 6,2 = lCron riduzione è senza paralleli nell’antico Oriente e
13,6; cfr. 2Re 19,15 = Is 37,16; Sai 80,2; 99,1), si confondono tra loro inavvertitamente « as
e fbà'òt indica perciò il potere sovrano del re. semblea degli dei» e «corte (di un Dio)» (cfr.
\x attestazioni dell’epiteto in Sam e Sai confer A.S.van der Woude, De mal’ak Jahweh: een
mano che non appena Israele l’ha usato per il Godsbode, NedThT 18, 1963, 11).
proprio Dio, « it had become thè name of a
god whose principal attribute was royal maj- 5/ 1 LXX hanno reso di solito Jhwh f b à ’òt
esty » (J.P.Ross, VT 17, 1967, 92). con x'jpioq TtavToxpttTtop, ma talvolta anche
È difficile sapere se questo epiteto divino, con con x.\jpu>c (ùeòe;) craPau}?') (soprattutto in ISam
cui si designava il Dio-re Jahwe che sedeva sul e Is). La traduzione rara xùpioq tc!>v 5uvdtp.et*)v
trono dei cherubini nel santuario di Silo, fosse dovrebbe derivare, tranne che in Sai e in 2Re,
il titolo di un originario ’el f b à ’òt venerato in dalla recensione csaplare (cfr. Wambacq, l.c.
Silo, e che Israele ha preso dai cananei c tra 60 e la bibliogr. ivi citata). Qualche volta negli
sferito a Jahwe, oppure una designazione origi Apocrili e negli Pseudepigralì dell’AT si incon
natasi nel culto della comunità di Israele (cfr. tra xupioq (fttòq) navToxpà'Tcap, ma per lo più
EiBfeldt, l.c. 119-121; R.dc Vaux, Les cheru- il semplice 7tavtoxpa.Tu>p (testi in Bousset-
bins et l’arche de Talliance, les sphinx gardiens GreBmann 312 n. 2). Negli scritti di Qumran
et les trònes divins dans l’ancien Orient, MUSJ Jhwh fbà'òt non è attestato con sicurezza (cfr.
37, 1960/61, 91-124 = Bible et Orient, 1967, tuttavia IQSb 4,25), mentre xupioq uavTo
231-259; W.H.Schmidt, Kònigtum Gottes in xpàTtop appare una volta nel NT, in una ci
Ugarit und Israel, 21966, 89s.; Ross, l.c. 92). tazione vtrt. (2Cor 16,18), ed altrove solo nel-
Sebbene l’epiteto si sia affermato anche più l’Apoc (cfr. W.Michaelis, ThW 111,914 =
tardi nel regno del nord (nei circoli profetici: GLNT V,1003s.). Anche xupicx; è at
IRe 18,15; 19,10.14; 2Re 3,14; cfr. anche il testato (Rom 9,29; Giac 5,4, sempre però in
Sai 80, che è del nord), dopo che Davide ebbe una citazione).
trasferito l’arca a Gerusalemme, esso restò le A.S.van der Woude
gato soprattutto a questo santuario, come con
fermano del resto fuso frequente dell’epiteto
da parte del profeta Isaia, che è fortemente in
fluenzato dalla teologia di Sion, ed i canti di
Sion (Sai 46: 48; 84). Alcuni profeti più recenti Pm
T3 sdq E SS E R E F E D E L E A L L A
usano molto meno il titolo da solo, e lo inseri C O M U N IT À /E S S E R E
scono invece in una formula (Ger, Agg, Zac,
Mal; cfr. Baumgartel, l.c.). Essi ricorrono a SALUTARE
questa designazione divina, che spesso è ancora
unita ad altri titoli, quando intendono sottoli
neare fortemente la pienezza del potere di Jah 1/ 1/ sdq è una radice semO.; in acc. è usata
we (EiBfeldt, l.c. 122; cfr. Is 6,3; 54,4s.; Mal solo in nomi di persona di provenienza semO.
pi./pu.
ìS'8 4
qàdòs
tivo « render santo, consacrare » (p.e, Gios %
^3
hitp.
20,7; lCron 23,13; 2Cron 29,19; 30,17) come •tM IW1U
CT ’E -C Cr es-W 5
neil’ambito linguistico aram., mentre è scarsa Gen — — 1 — — — — 3 -
mente attcstato «ritenere santo» (Num 20,12; Es 3 1 22 1 1 70 2 — 2
27,14; ls 29,23; cfr. Jenni, HP 59s.). Lev 2 2 15 10 2 92 20 — 9
L’agg. qàdos viene sostituito molto spesso dal Num 2 1 3 4 t 57 7 — 5
l’astratto qòdces usato come genitivo attributi Deu1 1 — 2 1 — 4 7 2 —
vo (per la relazione tra aggettivi di forma qatul Gios — — 1 1 2 2 1 — 1
ed astratti di forma qutl cfr. BL 460s.); in fun Giud — - — 2 — - - - --
zione di aggettivo qòdces viene usato anche in ISam 1 — 2 - 1 3 2 - -
2Sam — — — 2 1 — - — -
forma assoluta (Lev 10,10) oppure come predi IRe — — 1 2 — 12 — 3 —
cativo con il verbo hjh «essere». Secondaria 2Re — — i 1 — 3 2 1 —
mente l'astratto qòdces «santità» assume, Is 1 1 -/I 3 2 23 38 - 4
come nelle altre lingue sem., il significato con Ger — — 7 2 — 6 2 - 2
creto di « santuario », oppure designa altre Ez - 6 8/1 — I 57 2 - 30
realtà cui è inerente la santità, anche nella for Os — — — — — — 2 1 —
ma comparativa/superlativa qòdces (haq)- Gioe — - 4 - — 3 — - -
Am — — — — — 2 — — 2
q°dàslm « santissimo ». Abd — — — — — 2 — - -
Il sost. miqdàs, con preformante *ma, designa Giona — — - — — 2 - — —
come in ug. ed in aram.-sir.. e nell’arab. maq- Mi — — 1 — — 1 - - —
dis, « ciò che è santo » (per la preformante Nah — — - — — — - - -
*ma- cfr. GK § 85e; GVG I,375ss.), e special Ab — — — — — I 2 - —
mente il luogo sacro come «santuario», cose Sof — — — I — 2 — - —
sante come le offerte (Num 18,29), Jahwe Agg 1 — - - — 1 - - -
come rocca della santità (Ez 11,16) ed anche la Zac 5 1 - —
Ma! — - — — I - — —
«santità» in quanto tale (Lev 19,30; 26,2).
—
Sai 45 15 - 5
Per il medioebr. vd. st. V. Giob — — 1 — — — 3 1 —
Poiché nessuno dei termini derivati si scosta Prov - - - - - 1 2 — -
notevolmente dal significato fondamentale, essi Rut
saranno trattati qui tutti insieme. Per la bi Cant __ __ _ __ _ __ _ __ _
Esd — —
-/I — — 6 — - —
namista di santità (al riguardo vd. st. III/1-5), Neem — —
3 2 —
1 3 - ì
l’accentuazione della santità delle figure divine lCron — — - 6 2 17 - ~ 2
sembra risalire ad un influsso cananaico, sia 2Cron - - 4/2 7 11 30 1 - 5
per quanto riguarda la santità di El e di Jahwe AT
stesso (vd. st. IV/1), sia in relazione £ più fi ebr. 11 11 76/5 45 24 469 1 16 11 74
gure divine (IV/2). Nel periodo preesilico l’uso
della radice è piuttosto contenuto; solo Isaia, L’aram. qaddis «santo» ricorre 13x, e solo in
che anche altrimenti è in stretto rapporto con Dan; altri derivati sono del tutto assenti.
la tradizione cananaica di Gerusalemme, pre
senta un uso del termine relativamente più fre 111/ Per una religiosità magico-dinamista, qds
quente, che si estende anche alle sezioni spurie è collegato anzitutto con il concetto di poten
del libro di Isaia, compreso il Dtis. La santità za. Le sue forme si trovano a concorrere con
g) Il concetto della santità di Dio non è del Zac 14,5 mula in senso escatologico la venuta
tutto sconosciuto agli scritti sapienziali. Secon di Jahwe con « tutti i santi », che noi vediamo
do Prov 30,3 (G) El ha insegnato a colui che anche alla base di Deut 33,2s.
sta parlando una sapienza che viene precisata In Dan l’aram. qaddls 4,10.20 (par. 'ir « senti
meglio come da'at qL’dósim «conoscenza del nella») e l’ebr. qàdós 8,13 vengono usati sem
Santo» (plurale maiestatico); in 9,10 jir'at pre per un angelo singolo; il plur. aram. ‘ìrln
Jhwh « timore di Jahwe » e da'at qedòsìm stan par. a qaddisìn indica in 14,14 il consiglio ce
no in parallelo. Per Giob 6,10 vd. sp. le. In leste. In 7,18 per i « qeddJsè ‘celjóriin «santi
Dan 4,5s. 15; 5,11 la sapienza leggendaria del dell’altissimo » (per il plur. 'celjónln BLA 305)
vate Daniele viene attribuita dai pagani allo si può pensare, con O.Procksch, S.Mowinckel,
« spirito degli dei santi ». M.Noth (FS Mowmckel 1955, 146-161 = Ges
2/ Non raramente il plurale qedosìm viene Stud 274-290) ed altri, ad un consiglio angeli
applicato a figure numinose che nella religione co; come loro rappresentante, il Figlio dell’Uo
jahwista sono subentrate al panteon cananaico. mo (v. 14) riceve «potenza, onore e regno»,
Purtroppo alcuni testi sono chiaramente con che si estendono nello stesso tempo al « p o
traffatti. In Deut 33,2a(3 è meglio leggere p o l o dei santi dell’altissimo», l’Israele osser
mfitto rik°bòt qódces secondo la Pesitta («e vante (v. 27); anche 'am qódces di 12,7 (8,24
con lui schiere sante»): nel suo giungere dal cj) indica Israele. Invece l’uso del termine
Sinai/Seir/Paran, Jahwe è accompagnato da un « santi (dell’altissimo) » come oggetto di ‘àbedà
gruppo di numi a lui sottomessi, cosa del resto qeràb 'im « egli fa guerra contro » in 7,21 e l’u
che anche il v. 3 (txt em) presuppone con l’e so di j eballè « egli sterminerà » (come l’ebr. blh
spressione « tutti i santi sono in suo potere ». pi. in lCron 17,9) al v. 25, si riferiscono ai
Os 12,1, se il TM è corretto (cfr. però anche credenti perseguitati (R.Hanhart, FS Baumgart
111/3), pone insieme El e i qedòsim; tuttavia ner 1967, 90-101); i v. 21s.25 appartengono
anche per il TM si potrebbe pensare ad un allo strato più recente del testo, che si è venuto
plurale astratto, come in Prov 9,10; 30,3 (cfr. costruendo letterariamente in diverse fasi, e si
TV/lg). Mentre in Giob 5,1 qcdosim indica una riferiscono direttamente agli avvenimenti degli
pluralità di dei, ad uno dei quali Giobbe si po anni 167-164; specialmente il v. 21s., come ag
trebbe volgere nella preghiera, in Sai 16,1-3 giunta al racconto della visione, esula dal qua
sembra esserci un uso contrapposto: El e Jah dro interpretativo.
we da una parte, i qedòslm e gli 'addi ri tv (cj) Per il concetto di « santi », specialmente negli apo
dall’altra; i primi sono il legittimo interlocuto crifi, negli pseudepigrafi e nei testi di Qumran, cfr.
re della fiducia del pio (v. 1.2a), mentre non lo C.Brekelmans, OTS 14, 1965, 305-329, e L.Deque-
sono i « santi » e « i gloriosi » (H.Gunkel, ker, OTS 18, 1973, 108-187.
H.Schmidt ecc., più recentemente C.Schedl,
ZAW 76, 1964, 171-175). Per il parallelismo 3/ a) La presenza di un dio rende partecipe
delle radici qds c 'dr M.Dahood in Fisher, l.c. un l u o g o della sua santità, come, reciproca
§ 483 rimanda all’ug 125 (= II K I-II) 7/8, dove mente, il terrore numinoso che circonda un
esse vengono usate come agg. di hl(m), un gros luogo pone l’interrogativo se ivi abiti un Dio e
so uccello (?). chi esso sia. In Es 3,5 J Mosè sente provenire
5/ La santità di Dio si comunica anche al b) Alcune parti dell’AT hanno sviluppato con
l’ u o m o che ha a che fare con lui. cezioni ed idee più precise, in riferimento alla
santità dei sacerdoti.
a) Prima che Jahwe si manifesti all’uomo, è Quando l’arca giunge nella casa di Abinadab,
necessario che un mediatore lo santifichi (qd's questi consacra (qds pi.) il proprio figlio perché
pi.): Es 19,10.14 J (cfr. Gios 7,13); ci si deve custodisca l’arca di Jahwe (ISam 7,1); per qds
santificare (per lo più hitp.) quando si è di pi. come termine che designa la consacrazione
fronte ad un miracolo (Num 11,18 J; Gios dei sacerdoti cfr. Es 28,3.41; 29,1.33.44; 30,30;
3,5), una guerra (Deut 23,15) o un sacrificio 40,13; Lev 8,12.30; 21,15. In Sai 106,16 Aron
(ISam 16,5). Se l’uomo non si pone in una ne si chiama qcdòs Jhwh (cfr. Lev 21,6s.; Num
condizione confacente al Dio santo, finisce per 16,7). Contrariamente a Es 30,32, per Num
causare la propria rovina; cfr. Es 19,22. 35,25 il sommo sacerdote viene unto con olio
Di Israele come popolo santo per Jahwe, suo santo (cfr. per David Sai 89,21). Lev 21 emana
Dio, si incomincia a parlare programmatica numerose disposizioni per preservare la santità
mente solo dal tempo del Deut: Deut 7,6; sacerdotale contro la contaminazione (vengono
14,2.21; 26,19 (28,9); motivo di tale santità è usati lm' hitp. v. 1.3.4.11, hll pi. v. 15, hll hi.
l’elezione di Israele perché sia popolo di pro v. 4.9), motivandole tra l’altro con la formula
prietà esclusiva di Jahwe (7,6; 14,2), oppure la che Jahwe stesso santifica il sacerdote (v. 8; cfr.
proclamazione reciproca dell’alleanza (26,17 22,9.16) o il sommo sacerdote (21,15).
19) o il giuramento di Jahwe stesso (28,9). La santità del sacerdote si manifesta nelle vesti
Espressioni simili motivano i comandamenti in sacre (Es 28,2.4; 31,10; 35,19.21; 39,1.41;
7,6; 14,2.21; 26,19, oppure designano un bene 40,13; Lev 16,4.32; cfr. Es 29,21), le quali du
Lev 5 — 2 -24 — — 2
Num 23 — 9 - 19 — — — za, accadere » (di un avvenimento p.e. ls 7,7 e
Deut 21 — 14 33 — 3 1 14,24 par. —hjh «avvenire»; di un piano ls
Gios 15 - 6 9 — — - 8,10; 46,10; 51,29; Prov 19,21).
Giud 35 - 7 14 — 2 — L’hi ha il significato causativo di « erigere » o
ISam 40 — 7 — 24 2 — — sim.; si erigono delle pietre come cippi (Lev
2Sam 30 — 6 1 12 — — —
26,1; Deut 16,22), si edificano altari (2Re 21,3)
IRe 27 — 13 —16 13 — —
oppure il santuario (Es 40,18); vengono poste
2Re 19 4 13 3 1 delle sentinelle (Giud 7,19; Ger 51,12); uno
— - —
ls 27 - 6 3 17 2 2 —
Ger 24 - 18 1 46 2 — —
che è caduto viene di nuovo sollevato (ISam
Ez 3 1 5 —17 8 — —
2,8; Am 5,2; Sai 113,7); una tenda crollata vie
Os L - 1 - 2 — 1 — ne rialzata (Am 9,11).
Gioe - — — — 1 — — — Il Dtis usa qùm poi. per la riedificazione delle
Am 5 - 5 — 2 — - — rovine di Giuda (Is 44,26; cfr. 58,12; 61,4,
Abd 2 - — — - — - —
sempre par. a bnh «costruire»). Nella lingua
Giona 6 - - - - — - —
tardiva il pi. ha il sign. di «rinforzare» (Sai
Mi 5 — i. 1 1 — — —
119,28.106; Rut 4,7), «far avvenire» (Ez 13,6)
Nah 2 - — - 2 — — —
Ab 1 — 1 - — — —
e «introdurre, disporre» (Est 9,21-32; ara-
Sof 1 - - - 2 — — —
maizzante, cfr. BL 394s.; Wagner 138).
Agg - - - 1 - - -
Zac — 1 - 1 — — —
b) Numerosi opposti illustrano il significato
Mal - — - 1 — — —
fondamentale della radice: skb « sdraiarsi, gia
Sai 40 2 7 2 8 -- — 1 cere» (Deut 6,7; ISam 3,6), —jsb «porsi a se
Giob 18 - 2 2 21 - — 1
Prov 9 - 1 - 3 - - —
dere, sedere» (Gen 19,1; Sai 139,2), —hwh
Rut 3 1 2 — 3 — — —
histafal «inchinarsi, prostrarsi» (Gen 23,7;
Cant 4 - - - — 1 - — Es 33,10), k r‘ «piegarsi, inginocchiarsi» (IRe
Eccle 1 - 2 - 9 — — — 8,54), npl 'al pànìm «giacere sul proprio vol
Lam 3 - - - — - - 1 to» (Gios 7,10). Altri antonimi sottolineano
Est 3 7 - — 3 — — —
sfumature particolari: diversamente dalla cadu
Dan 1 - 1 - ■ —
ta del nemico sconfitto (npl Sai 18,39; 20,9),
Esd 7 - - - 5 — — -
qùm designa ciò che si oppone con costanza
Neem 8 - 2 — 6 — — —
lCron 4 — 2 - 8 — - —
all’attacco (ISam 13,14; 2Sam 23,10; Is 28,18;
2Cron 13 - 5 - 21 3 - -
Am 7,2); in opposizione a ciò che va in rovina
( —’bd Prov 28,28), qùm descrive ciò che rima
AT ebr. 460 11 146 U 401 45 10 8
ne ed è stabile (Num 30,5ss. voto, ISam 24,21
A queste 1092 attestazioni della radice ebr. regalità di Davide; ls 40,8 e Ger 44,28s. la pa
(verbo 628x, nomi 464x) vanno aggiunte 39 at rola di Dio, vd. st. 4b), anche ciò che è divenu
testazioni aram. (qal 13x, pa. lx, ha. 19x, ho. to fisso (ISam 4,15 e IRe 14,4 gli occhi nella
2x, q'jàm 2x, qajjàm 2x; eccettuato Esd 5,2 q. vecchiaia), ciò che rimane saldo definitivamen
e 6,18 ha., tutti i passi sono in Dan). te (Deut 19,15 giudizio). Nella formula
npl-qùm « cadere e (non) risollevarsi » (Is
3/ a) I molteplici usi di qùm possono essere 24,20; Ger 8,4; 25,27; Am 5,2; 8,14) qùm indi
presentati qui solo a grandi linee (cfr. GB ca il ristabilimento, che in hi. si applica all’agi-
707s.; KBL 831-833). Il significato fondamen re salvifico: il cognato fa sussistere il nome del
tale « sorgere, erigersi » emerge in quelle affer fratello morto (Deut 25,7; Rut 4,5.10), Jahwe
mazioni nelle quali qùm q. è unito a radici af solleva il povero dalla polvere (ISam 2,8; cfr.
fini, p.e. Es 33,8 «tutto il popolo si elevò ed Sai 41,11), ed il servo di Jahwe restaura le tri
ognuno se ne stette in piedi (nsb ni.) all’ingres bù di Giacobbe (Is 49,6, cfr. v. 8 ; vd. st. 4d).
Sai 87 5 8 — —
(part. q. sostantivato), rò'W II « visione » (Barth Giob 50 — — 1 pu. 2
151; GVG 1,343), f ' i «specchio» (Giob Prov 12 1 — . — —
Neem 6 — — — —
IRe 25 11 — - —
2Re 55 1 7 2 hitp. -
con il significato di «guardare» (p.e. Gen
Is 74 4 4 — 3 II,5; Lev 13,3ss.), « osservare qualcosa» (Giob
Ger 66 2 3 — - 37,24), specialmente « preoccuparsi di qualco
Ez 70 4 3 - 36 sa» (Gen 39,23), con be «osservare con gioia/
Os 4 - - - -
dolore» (p.e. Gen 21,16; 44,34; ISam 6,19;
Gioe 1 — — - -
cfr. Sai 35,17, con indifferenza; Prov 23,31
Am 5 — . 4 - -
[cfr. Barr, CPT 257s., contro G.R.Driver, Bibl.
Abd 2 — — — —
32, 1951, 187; id., JSS 9, 1964, 384s.j); «visi
Giona 2 — - — —
Mi 5 — 1 —
tare» (p.e. 2Sam 13,5s.; Sai 41,7); «seleziona
Nah 1 — 1 — ! re, scegliere» (p.e. Gen 41,33; ISam 16,17;
Ab 6 - 1 — — part. pass, rà’itj «scelto, adatto» Est 2,9), con
Sof — - — — - ‘al «osservare attentamente» (Es 1,16), con
Agg 2 - - - - min « imitare qualcuno in qualcosa » (Giud
Am 6 2 —
nù' hi. ròs (anche con ogg. munito di preposizione) +
Abd 1 — — —
‘ah"rè opp. 'al dell’interessato « scuotere il capo (con
Giona 3 1 „ —
—
il capo) (su qualcuno)» è un gesto di scherno, come
Mi 5 1 1 —
indicano i verbi paralleli in testi generalmente poeti
Nah 1 — — —
ci (l‘g « schernire » 2Re 19, 2 1; Sai 22,8, bùz « sprez
Ab 2 - _ _ zare» 2Re 19,21, hjh hcerpù «essere oggetto di ver
Sof - — — —
gogna » Sai 109,25).
Agg - — 2 —
Invece nùd con !e dell’ogg. «scuotere il capo (su
Zac 6 — 7 —
qualcuno)» indica chiaramente un atteggiamento di
Mal — — _ —
compassione, come risulta dalle combinazioni con
Sai 33 3 2 —
nhm pi. «consolare» (Nah 3,7; Sai 69,21; Giob
Giob 13 3 2 —
2,1 I; 42,11) e con hml « provare compassione » e 57
Prov 10 5 2 _
r'sàlòm le « domandare (a qualcuno) come sta » (Ger
Rut — — I —
15,5). nùd hi. berós con ‘al della persona «scuotere
Cant 9 — — —
il capo (su qualcuno)» Ger 18,16 sembra anche indi
Eccle 3 1 2 —
care un atteggiamento di repulsione (par. smm « fre
Lam 9 — -- —
mere, inorridire»). Probabilmente l’atteggiamento di
Est 5 — 3 —
nù' hi. ròs doveva essere nettamente distinto (origi
Dan 1 1 6 —
nariamente?) da quello di nùd q./hi. (berds)\ comun
Esd 13 — 6 —
que anche mendd ròs «scuotere il capo» Sai 44,15
Neem 16 2 3 —
contiene l’elemento dello scherno, se nel membro
lCron 73 — 13 —
parallelo masàl significa « verso di scherno » (v. 16).
2Cron 22 1 16 -
1/ La radice rìb (cfr. KBL 888b per acc., sir. rìb si distingue da ->spt e ->dìn soprattutto per
e arab. con verbi ciascuno di diverso significa il fatto che questi vocaboli definiscono diversi
to) è attestata nel sign. «contendere» o sim. tipi di soluzione della contesa; rìb non entra in
solo in ebr. ed in aram. antico (KAI nr. 224, r. questo campo specifico.
17.26). Nell’AT il verbo ricorre in q. ed hi.
(part. mèrìb « avversario »); il sost. rìb « conte a) Nell’ambito del conflitto e x t r a - g i u d i
sa» va interpretato come un inf. sostantivato z i a r i o rìb designa la contesa fra singole per
(BL 452); rìbòl in Deut 17,8 e Giob 13,6 è il sone e fra gruppi. Es 21,18 «quando alcuni
plur. di una forma fem.; merìbà «contesa» è uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo
nome verbale col prefisso m (BL 492); jàrìb con una pietra... », che descrive la fattispecie
«avversario nella contesa» è formato col pre concreta in una delle proposizioni casistiche
fisso j (BL 488); jàrèb, che ricorre solo in Os del codice dell’alleanza, mostra chiaramente
5,13 e 10,6, va considerato uguale a jàrìb (GB come rìb designi la rissa fra uomini con uso
316a), ammesso che entrambi i testi non siano delle mani ed eventuali lesioni corporali. Que
da emendare (a cominciare da W.M.MùlIer, sto va riaffermato contro la tendenza di molti
ZAW 17, 1897, 334ss.; Rudolph, KAT XIII/1, autori che vedono in rìb solo un termine del
124s.). diritto processuale (anche KBL 888s.). In Deut
25,1 «quando sorgerà una lite (rìb) fra alcuni
Gli eventuali nomi di persona amor, e ug. che si po uomini e verranno in giudizio (mispàf) e si
trebbero addurre (WUS nr. 2478.2479; UT nr. 2330) sarà pronunciata su di loro la sentenza
in Huffmon 260 e Gròndahl 178s. sono spiegati con (mispàl), assolvendo l’innocente e condannan
un’altra derivazione; lo stesso accade in M. Dietrich-
O.Loretz, OLZ 62, 1967, 548, per il nome ebr.
do (sclq hi.; rsl hi.) il colpevole... » si può vede
J(eh)òjàrìb con le sue Forme abbreviate Jà rìb , re chiaramente come rìb indichi proprio quegli
J erìbqj, Rìbaj, che secondo Noth, IP 201, dev’essere avvenimenti che poi danno luogo ad un proce
spiegato come «Jahwe entri nella contesa (a favore dimento giudiziario. Sai 55,10-12 conferma
di colui che porta il nome) ». Come toponimo si ha questa tesi: rìb si trova qui par. a -*hàmàs,
Scriba (cfr. Noth, ATD 5, llls . = ita! I72ss.). Il -»<7ween, ->‘àmàl, lòk «oppressione», e
nome J erubbà'al (Giud 6ss.), nonostante Giud 6,32, mirmà «inganno», in Deut 21,5 insieme con
non deriva da nb (KBL 401a.868s.; Noth, IP 206s.; nàga‘. Il parallelismo (in parte sinonimico)
cfr., però, J.J.Stamm, FS Albright 1971, 449-452,
che per i nomi lerub-Baal e Geroboamo ipotizza la
con màclòn «lite, contesa» {sciìti) in Prov
forma secondaria rùb, corrispondente a rìb in Giud 15,18; 17,14; 26,21; Ger 15,10; Ab 1,3, cfr.
2L22K e Prov 3,30K); per M*ri-bà'al (lCron 9,40b; IQH 5,23.25, con massa «contesa, contrasto»
in 8,34 e 9,40a Merìb Bà'al) cfr. Noth, IP 143 n. 2. in Is 58,5, con inahuliimòi « percosse » in Prov
18.6, forse anche con -+qsp « essere in collera »
2/ 11 verbo rìb nell’AT ebr. ricorre 65x al q. e -» ’af « ira» in Is 57,16 e Prov 30,33, è anco
(distribuito in maniera piuttosto uniforme) e ra su questa linea (con I.L.Seeligmann, FS
2x in hi. (ISam 2,10; Os 4,4), il sost. rìb 60x Baumgartner 1967, 256). Motivo della contesa
(incl. Giob 33J9K; Prov 12x), il plur. fem. è qui un male che viene compiuto (-»gm/ rà'à,
rìbòt 2x (vd. sp. 1), merìbà 2x (Gen 13,8; Num Prov 3,30); l’inizio della lite viene espresso con
27,14), jàrìb 3x (ls 49,25; Ger 18,19; Sai 35,1), gl' hitp. «scatenarsi» e paragonato alfirrom-
jàrèb 2x (vd. sp. 1), complessivamente, quindi, pere delle acque (Prov 17,14; 20,3); Prov 30,33
la radice (senza i nomi) 136x. con un linguaggio metaforico descrive l’origine
della lite dalla collera; Prov 26,21 esprime
3/ rìb e i suoi derivati si trovano nell’AT in questo passaggio dalla collera alla lite con hrr
tre campi vitali e linguistici (« Sitz im Leben ») pilpel « portare ad incandescenza »; la conclu
che si intrecciano fra di loro: nei campi del sione di una lite viene indicata con sql hi.
conflitto (a) extra-giudiziario, (b) pre-giudizia- «placare» (Prov 15,18). In Prov 17,1 l’oppo
rio e (c) giudiziario. Il procedimento indicato sto di rìb è salwà «tranquillità, pace». II sag
1/ La radice rs' «essere empio, colpevole» è 3/ La radice rs' appare nell’AT come il più
documentata, in questa forma e con questo si importante contrario di —sdq (cfr. K.H.Fahl-
gnificato, solo in ebr. e in aram., e in quest’ul gren, .fdàkà, nahestehende und entgegengesetz-
timo caso quasi sempre in epoca post-vtrl. te Begrifife im AT, 1932; K.H.Richards, A
(aram. eg. agg. rsj‘ «empio» come opposto a Form and Traditio-historical Study of rs\
sdjq «giusto» in Ah. 168.171, cfr. DISO 284; Claremont 1970 [tesi citata in ZAW 83, 1971,
aram. giud., pai. crist. e sir., cfr. LS 746a). 402]). Rispetto alla radice positiva sdq, rs‘ è
l’espressione che indica il comportamento ne
In et. c in arab. la radice (rs*) possiede i significati
variati di «dimenticare» e «essere fiacco, malfermo gativo in pensieri, parole e opere, una condotta
(nelle membra)» (Dìllmann 280s.; Zorell 790b; K.BL nociva per la comunità, che tradisce nel con
91 Ob). Ciò che accomuna i diversi significati potreb tempo intima disarmonia e mancanza di tran
be essere il fallo negativo del non adempimento di quillità (Is 57,20) di una persona (cfr. Peder
doveri e funzioni. sen, Israel 1-11,418s.).
Nell’AT si trovano rs' q. e hi. («dichiarare a) Nell’AT rasa‘ significa in primo luogo l’uo
colpevole» accanto al sign. transitivo interno mo che minaccia la vita dei suoi concittadini
di « rendersi colpevole, agire empiamente », (p.e. Ger 5,26; Prov 12,6; cfr. Sai 119,95.110;
cfr. Jenni, HP 43-45), inoltre i sostantivi résa' 140,5.9) o che toglie la vita a degli innocenti
«delitto, torto» e ris'à «delitto, colpa» (cfr. il (p.e. 2Satn 4,11). Talvolta sono i «poveri»
duale nel nome proprio Kùsan ris'àtàjim , 4x (Sai 37,14; 82,4) o i «giusti» (Sai 11,2;
in Giud 3,8.10, forse volutamente alterato; cfr. 37,12.32; Prov 24,15), che vengono descritti
W.Richter, Die Bearbeitungen des « Retterbu- come vittime del rasa' (o dei r^sàlm). Con le
ches» in der dtn. Epoche, 1964, 54s.; R. de sue azioni delittuose il ràsà‘ accumula su di
Vaux, Histoire ancienne d’Israèl, 1971, 498) e sé colpa di sangue, tanto che deve aspettarsi
l’agg. rasa' «empio, senza Dio, colpevole» vendetta di sangue o - in epoca posteriore -
(spesso sostantivato « l ’empio»), infine una pena di morte (Num 35,31; 2Sam 4,11). Que
volta mirsà'at «empietà» (2Cron 24,7 della sti aspetti - l’azione scellerata, e la colpa e la
regina « scellerata » Atalia; cfr. Rudolph, HAT punizione che necessariamente a tale atto si
21,274). ricollegano - sono tutti compresi nell’unica
radice rs'.
2/ La tabella statistica (esci. Giud 3,8.10; Oltre che con assassinii e atti violenti (Prov
ris'à in Ez 5,6 considerato inf. fem. q.) mostra 10,6.11; 21,7) ci si poteva dimostrare rasà ‘ an
la relativa frequenza di questo gruppo di voca che con altre azioni nocive per la comunità: la
boli net salmi e nella letteratura sapienziale rivolta contro Mosè (Num 16,26; cfr. Sai
(cfr. —sdq): 106,18), l’idolatria, l’oltraggio della donna al
Eccle — — — — — —
nr. 2570; J.C. de Moor, The Seasonal Pattern Lam — — — — — —
in thè Ugarilic Myth of Ba‘lu, 1971, 211). Est — — * 2 — 2
Dan - 3 — - (4) — 3
Per il concetto di resto in Mesopotamia cfr. il ricco 2
Esd — ! 3 (8) 1 7
materiale in G.F.HaseJ, The Remnant, Andrews
Neem - 3 — 3 i 7
University Monographs 5, 1972, 50-100 (p. 1-44 bi
lCron — 1 — 2 2 5
bliogr. e rassegna degli studi sull'AT). Dovrebbe es 2
2Cron 3 2 7
sere certo che tale concetto è presente a partire dalla
- -
più antica redazione sum. del racconto del diluvio in AT 1 94 38 27(12) 66 226
diversi generi letterari (epica, lamentazione, inno, le
sti storici, « profezie »), dove spesso compare il moti In Is 10-28 s( ar è attestato già 13x, ossia più o
vo della sopravvivenza, Tuttavia termini particolari meno nella metà delle sue ricorrenze (gli altri
per indicare « resto » compaiono solo in epoca relati passi con se ar sono tutti postisaiani). Dei passi
vamente tardiva: Hasel è in grado di indicare espres con se>èrit più di un terzo si trova nel libro di
samente il verbo acc. nàtu «lasciare d’avanzo» (da
cui sitili «resto») ed il sost. rifalli «resto» solo nel Geremia (per lo più in brani secondari).
l’epopea di Erra (l.c. 82ss.). Vanno citati anche alcu
ni significativi nomi di persona: ^Nabù'rifjta-usur 3/ Il significato fondamentale della radice è
« Nabù, proteggi colui che rimane (coloro che riman senza dubbio « essere d’avanzo » (così q. e ni.;
gono)» e sim. (in relazione alla morte di congiunti, s ‘r hi. è causativo «far rimanere, lasciare in
cfr. Stamm, AN 288), Rifjat-^Ann e sim. (ibid. 305), dietro», in Am 5,3 «avere come resto»). Il ni.
E-ri-ha-am «egli mi è rimasto» (detto dalla madre, viene usato spesso nella forma participiale (14x
ibid. 306), f-Si-ta-ma-an (forse: «chi mi è rima al sing., 28x al plur.), e generalmente non vi è
sto? », ibid. 306).
alcuna differenza tra questo participio ed uno
Nell’AT ricorrono le forme verbali della radice dei due sostantivi (p.e. Is 4,3). Ancor meno si
in qal (solo ISam 16,11 txt?), ni. e hi., ed i due può notare un significato sostanzialmente di
sost. se’à r (BL 470; Wagner 122) e se’èrit (BL verso tra i due sost. $e ar e se’èrìl «ciò che ri
505) «resto»; nelfaram. bibl. è attestato solo mane, resto »; ambedue possono essere usati
v fi p -
s ar. come astratto per il concreto («i rimanenti»),
e così pure il sing. del part. ni. nis’àr può ave
2/ Il seguente prospetto illustra le ricorrenze re un valore collettivo.
dei vocaboli e la loro distribuzione (incl. se'àr Per quanto concerne il significato, s ’r si avvici
Is 7,3; esci. Ger 15,11Q): na alla radice jtr (ni. « rimanere » [82x, incl.
« 'p i -
2Sam 17,12, dove però la forma verbale può
qal ni. hi. s ar se>énl totale essere intesa anche come hi.]; hi. « far rimane
(aram.) re [24x]\ jàtier «resto» [95x]; jitrà « il resi
Gen 5 — —
1 6 duo» [2xj; jitrón «guadagno, vantaggio» [lOx
Es — 7 i — — 8 in Eccle]; jótèr « resto, superfluo» [9x]; jòtàrat
Lev — 4 — — - 4 « lobo [del fegato] » [I lx, cfr. L.Rost, ZAW 79,
Num — I 2 — - 3
Deut — 5 4 — — 9 1967, 35-41]; mòtàr «vantaggio» [3x]; aram.
Gios — 8 9 — — 17 bibl. jattir « in modo straordinario, molto »
Giud — 2 1 — - 3 [8x]; inoltre una serie di nomi di persona come
1Sam 1 A 2 — - 7 Jilrò e ’cebjùtàr, cfr. Noth, IP 193), con la leg
2SaiTi —
\ — — 1 2 gera differenza però che jtr può indicare non
IRe — 1 3 — — A solo il resto, ma anche l’eccedente (cfr. p.e. ni.
2Re — II 6 — 3 20 Gios 11,11.22; Is 4,3; Ger 34,7; jàlcer Es 10,5;
ls — 8 — 13 6 27 Deut 3,11.13; Gios 23,12 assieme all’hi. di Es
Ger — 14 4 — 24 42
Ez — 4 — — 7 11 36,7; Deut 28,11; 30,9; jàteer Is 56,12; Sai
Os — — —
31,24 ecc.). Questa differenza si riflette nel fat
Gioe — —
1 — - 1 to che jtr, rpa non s ’r (eccetto il caso del nome
Am — — 2 — 3 5 simbolico Sear Jasub), viene usato per la for
Abd — — 1 — - 1 mazione di nomi di persona (nel senso di « ab
Giona — — — — - —
bondanza, ricchezza»). Tuttavia jtr sta molto
Mi — — — — 5 5 spesso in parallelo a s ’r.
Nah — — — — — —
In secondo luogo, accanto a s ’r viene usata la
Ab — — — — —
795 Kltf
:r
sàw’ INGANNO 796
3/ 4/ si5)1'' viene usato nell’ebr. biblico (cfr. mini ebr. usuali che indicano «invano»
M.A.Klopfenstein, Die Liige nach dem AT, (hinnàm, rèqàrn) sembra consistere, sulla base
1964, 315-320) il più delle volte con il signifi dell’etimologia (vd. sp. 1), della traduzione dei
cato molto generale di «inganno» o «malizia, LXX più frequentemente adottata (p.àTa.ioq,
falsila»: nel linguaggio forense (Es 23,1 «falsa vd. st. 5) e della maggior parte delle attestazio
diceria »; Deut 5,20 -» 'èd sàw’ « falso testimo ni dell’AT, nel significato più forte che avreb
ne»; cfr. Es 20,16 ‘èd sàqcer [->■sqr 4b]; Is be sàw’ «male, inganno» (Mowinckel, l.c. 50).
59,4; Os 10,4; cfr. Sai 144,8.11; Prov 30,8), ri Forse la traduzione latina vanus opp. vanilas
guardo al culto degli idoli (Is 1,13; Ger 18,15; derivata dal gr. paxaiog è aH’origine della no
Os 12,12; Giona 2,9; Sai 31,7) ed alla falsa stra interpretazione moderna.
profezia (Ez 12,24; 13,6-9.23; 21,28.34: 22,28;
Zac 10,2; I,am 2,14.14). In Giob 15,31.31 il 5/ In Eccli 30,17 compare l’espressione hjj
termine si riferisce al fallimento dei piani di un .yvvJ (cfr. Giob 7,3 ed in 15,7 mij sw[ (cfr. Sai
malintenzionato, come anche al male stesso 26,4). Nei testi di Qumran il termine sàw’ è at
che ne consegue (cfr. -» 'à\vòn)\ col medesimo testato 6x (Kuhn 217; 3x scritto senza ’; cfr.
significato compare senza dubbio anche in ls K.Elliger, Studien zum Habakuk-Kommentar
30,28 (TM). vom Toten Meer, 1953, 67s.). Per il termine
La teoria formulata per la prima volta da swa della vocalizzazione tiberiense cfr. BL 109;
S. Mowinckel, Psalmenstudien I, 1921, 50-57, Meyer 1,61. Nell’ebr. moderno l’uso del termi
secondo la quale sàw’ nell'antico Israele avreb ne è limitato alle espressioni tratte dalla Bib
be designato un potere magico (« danno causa bia.
to mediante parole magiche») è diffìcilmente Nei LXX le traduzioni più frequenti sono
sostenibile. Quasi sempre, anche nei salmi (cfr. paTouoq, p.a.Tr)v o sim. (circa 30x), v};a^T)q (1 lx,
Sai 12,3; 26,4; 41,7; 119,37; 139,20; 144,8.11), per lo più in contesti cultuali e profetici) e
il termine può essere stato usato con un signifi xevóq. Cfr. O.Bauemfeind, art. jm-vcuoq, ThW
cato del tutto generale, come Mowinckel stesso IV,525-530 (= GLNT VI, 1405-1418); H.Conzel-
ha supposto nei suoi scritti posteriori (The mann, art. ^EÌiSoq, ThW IX,590-599; A.Oepke,
Psalms in Israel’s Worship, II, 1962, 250; cfr. art. xevóq, ThW 111.659-662 (= GLNT V.325-
S.Porùbcan, Sin in thè OT, 1963, 47s.). La le 334).
gislazione (cfr. Es 22,17; Deut I8,10s.) e la J.F.A.Sawyer
predicazione (Is 47,9; Ger 27,9; Sai 58,6 ecc.)
dirette contro la magia e la divinazione pagana
indicano in realtà che tów’ in alcuni strati so
ciali dell’antico Israele può avere avuto il sign.
di « potere magico, magia ». Cosi sulla base del
terzo comandamento (Es 20,7 = Deut 5,11 y tì sub RITORNARE
«non devi pronunciare [->ns‘ 3c] lassù, w' il
nome [-y'sèm 4b] di Jahwe, tuo Dio»), nel
quale si trova un riferimento specifico alla 1/ La radice sub ( *lub) è attestata in alcune
«potenza divina presente nel nome di Dio... lingue sem., ma manca in acc., fen. pun. ed et.
per mettere in atto benedizioni e maledizioni, (ug.: WUS nr. 2828; UT nr. 2661; iscrizioni
per esorcismi ed in generale azioni magiche di moab., paleoebr. e aram.: DISO 293.324; su
ogni genere» (Noth, ATD 5,131 = ital. 202; tutto cfr. W.L.Ho!laday, Tha Root sùbh in thè
cfr. von Rad, ATD 8,42 = ital. 65; A.Phillips, Old Testament, 1958, 9-12; si è avuto in segui
Ancient Israel’s Criminal Law, 1970, 54ss.), si to nuovo materiale, f. l’a. Sef. Ili, r. 6.20.24s.;
è dedotto un significato magico; Klopfenstein, B.A.Levine, Notes on a Hebrew Ostracon frorn
l.c. 3 15s., accanto a Es 20,7 = Deut 5,11 collo Arad, IEJ 19, 1969, 49-51).
ca anche Is 5,18; Sai 41,7; Giob 11,11 e Sai Nell’AT s’incontra principalmente sub q. « ri
26,4 (mclè~sàw‘ « stregoni, esorcisti »), nonché tornare» (intransitivo) e hi. «ricondurre»
Sai 24,4; Giob 31,5, tra i testi nei quali con (transitivo), raramente poi. « ricondurre » (an
grande probabilità sàw’ significa «danno» e che « sedurre »; polal « essere restaurato » Ez
«magia». Anche qui, però, l’espressione 38,8) e ho. «essere ricondotto» (sul problema
lassaw‘ potrebbe designare non solo la potenza del qal transitivo cfr. Holladay, l.c. 114s.; per
magica, ma l’uso negativo di essa («a danno, l’hi. intransitivo cfr. L.Prijs, ThZ 5, 1948,
abusivamente »). 152s.; Holladay, l.c. 115 n. 94). Le derivazioni
SuH'altro versante del campo semantico è nominali sono: subà « conversione », sì bei (st.
ugualmente problematico il sign. attenuato, e cs. sìbai Sai 126,1, solitamente corretto in
solitamente supposto, di « inezia», opp. avver sebit, ma cfr. Sef. Ili, r. 24, e Fitzmyer, Sef.
bialmente «invano, inutilmente» (Sai 60,13 = I I9s.; M.Noth, ZDPV 77, 1961, 149 n. 85; vd.
108,13; 89,48 txt?; Giob 35,13 opp. Ger 2,30; st. 3c), sdbàb e sòbèb «ribelle», mesùbà «ri
4,30; 6,29; 46,11; Mal 3,14; Sai 127,1.1.2; bellione» (plur. «[le] infedeltà»; cfr. Th.
139,20 txt?). La differenza tra lassàw’ ed i ter Sprey, VT 7, 1957, 408-410), l'subà « ritor
Neem 12 8 - — 20 —
Es i8 9 1 — 28 — —
quanto è detto nell’opera precedente di
Lev 12 6 — — 18 — —
E.K.Dietrich, Die Umkehr (Bekehrung und
Num 21 9 ! — 31 — — Busse) im Alten Testament und im Judentum,
De ut 21 14 — — 35 — — 1936, il ritorno al punto di partenza è incluso
Gios 33 3 — — 36 — — nel significato fondamentale, il che p.e può es
Giud 20 9 — — 29 —
sere di notevole rilievo per il significato teolo
ISam 29 16 — — 45 (l) —
gico di sub q. «ritornare (a Dio)». Non va
2Sam 29 24 — — 53 il) —
sempre separato dal significato fondamentale
IRe 39 23 — — 62 (2) —
2Re 42 13 — — 55 — —
l’uso di sub q. con valore avverbiale in stretto
Is 32 16 — 3 51 — . 2 legame con un altro verbo per esprimere la ri
Ger 76 32 1 3 112 9 4 petizione (in italiano in questi casi sub viene
Ez ' 38 21 4 63 — — tradotto bene con una forma avverbiale come
Os 19 ' 3 — — 22 2 — « di nuovo » o sim.), p.e. Deut 24,4 « (dopo lo
Gioe 3 3 — — 6 — —
scioglimento del secondo matrimonio) il suo
Am 6 9 — — 15 — —
primo marito, che l’aveva ripudiata, non deve
Abd l — — — I — —
prenderla di nuovo {làsùb iqahtàh) come mo
Giona 4 1 — — 5 — —
Mi 4 — — — 4 — 1
glie» (cfr. Joiion 533s.).
Nah 1 — — — 1 — —
Rut 13 2 — — 15 — —
«sedurre» (ls 47,10; Ger 50,6Q), sòbàb/sòbèb
Cant 4 — — — 4 — — « ribelle » e rnc’sUbà « ribellione » (a Dio: Ger
Eccle 10 — — — 10 — 2,19; 3,6.8.11.12.22; 5,6; 8,5; 14,7; Os 11,7
Lam 4 10 — — 14 — — txt?; 14,5; Prov 1,32) hanno solo il significato
Est 4 4 — — 8 — —
negativo, mentre tesUbà ha un significato neu
c) Un problema particolare pone la molto di *d) Holladay, l.c. 54s. I55s., raccoglie e confronta
scussa espressione sub q./hi, ( ’cel-)sebùt/sebll con sub i verbi che hanno un significato simile (mu
« volgere la sorte, operare un mutamento » o tamento nella direzione di movimento) e che coinci
dono parzialmente in certi usi: (1) sbb q. «volgersi,
sim. (rassegna del materiale in Holladay, Le.
circondare» (q. 90x, ni. 20x, poi. I2x, pi. «cambia
110-114; per le forme K/Q cfr. R.Borgcr, re» lx, hi. 32x, Ilo. 6x, complessivamente il verbo si
ZAW 66, 1954, 3l5s.; sull’interpretazione cfr. trova nell’AT 161 x; tra i sostantivi derivati il più im
f. gli a. E.Preuschen, ZAW 15, 1895, 1-74; portante è sàblb « circuito, circondario; intorno »
E.Baumann, ZAW 47, 1929, 17-44; N.Schlògl, 336x, di cui 112x in Ez, 28x in Ger, 19x ciascuno in
WZKM 38, 1931, 68-75; inoltre p.e.: IRe e Sai, 18x in Num); (2) —sur «deviare dalla di
N.H.Snaith, The Jewish New Year Festival, rezione intrapresa»; (3) pnh «voltarsi» (—pànìm);
1947, 73-75; G.Fohrer,ThLZ 85, I960, 412 [= (4) sùg q. « allontanarsi, essere infedele » (3x; ni. « ri
Studien zur atl. Prophetie, 1967, 46]; A.Guil tirarsi» I4x, hi. «spostare» 7x; ho. «essere cacciato
via» Is 59,14); (5) hpk q. «voltare, rivoltare, cam
laume, Abr Nahrain 3, 1961/62,8; J.Lindblom, biare », anche « invertire la direzione » (Giud
Prophecy in Ancient Israel, 1962, 392s.; H.Ca- 20,39.41 ccc.; nell'AT q. 55x, ni. «voltarsi» 34x,
zelles, GLECS 9, 1960/63, 57-60; H.D.Preuss, ho. «voltarsi» Giob 30,15, hitp. 4x; il verbo com
Jahweglaube und Zukunftserwartung, 1968, 61 plessivamente 94x).
[n. 115 con bibliogr.]. 141). L’espressione si
trova 27x (con sub q. 18x: Deut 30,3; Ger 4/ a) L’uso teologico dei significati traslati di
29,14; 30,3.18; 31,23; 48,47; Ez 16.53; 29,14; sùb comprende da una parte, in misura mino
Os 6,11; Am 9,14; Sof 2,7; 3,20; Sai 14,7; = re, l’abbandono di Dio (sub m è ’a lf r é , p.e.
53,7; 85,2; 126,1 [sìbat, vd. sp. 1], 4; Giob Num 14,43), dall’altra parte sia l’abbandono
42,10; con sub hi. 9x: Ger 32,44; 33,7.11.26Q; del male (sub min , p.e. IRe 8,35) come anche
49,6.39Q; Ez 39,25; Gioe 4,1Q; Lam 2,14), e soprattutto la conversione ed il ritorno a Dio
sempre con Dio come soggetto. Sorprendente è (sub ’ccl-/‘aci- ecc., p.e. Deut 30,2). In questo
l’uso di sub q. con un complemento oggetto; senso Holladay considera 164 casi (verbo e
discussa è soprattutto l’etimologia di nomi) come appartenenti al «covenantal us-
sebùt/sebìt (da sbh « portare via come prigio age » (= « uso in contesto di alleanza », l.c.
niero » cfr. Num 21,29 sebìt « prigionia », o da 116-157), mentre la maggior parte degli studi
sub; a favore di quesl’ultima ipotesi starebbe il sulla parola «conversione» (accanto ad altri
testo in antico aram. - citato nel paragrafo 1 - termini come —bqs pi,, — drs q. ecc.) esamina
della iscrizione Sefire III, r. 24s.: wk't hsbw no prevalentemente l’idea del ritorno a Dio:
’lhn sjbl bj[l ’bj] «ma ora gli dei hanno restau cfr. f. gli a. Dietrich l.c.; Eichrodt 111,324-329;
rato la mia dinastia paterna »; cfr. KAI G.Fohrer, Umkehr und Erlòsung beim Prophe
11,265.271; Fitzmyer e Noth, l.c.). ten Hosea, ThZ I I , 1955, 161-185 = Studien
L’espressione, che probabilmente compare solo zur atl. Prophetie, 1967, 222-241; H.W.Wolff,
relativamente tardi (se Am 9,14 è da conside Das Thema «Umkehr» in der atl. Prophetie,
rarsi tardivo; per la glossa Os 6,11 cfr. Ru ZThK 48, 1951, 129-148 = GesStud 130-150;
dolph, KAT XIII/l,l43s.), è stata spiegata in id., Das Kerygma des dtr. Geschichtswerks,
diversi modi. Chi fa derivare il sost. sebùt ZAW 73, 1961, 171-186 (particol. 177ss.) =
(come seblt) da sbh e traduce « volgere la pri GesStud 308-324 (particol. 315ss.). La necessi
gionia » (p.e. Prcuschen, l.c.) deve spiegare di tà della conversione è sottolineata soprattutto
versamente Giob 42,10, dove questo significato nei profeti (b) e nelle opere del Dtr. e del
è escluso. Chi traduce « volgere la sorte, opera Cron. (c).
re un mutamento» (Dietrich, l.c.) suppone che
nel tempo postesilico si sia verificato un avvi b) Lo scopo della conversione nei profeti è la
cinamento secondario al foneticamente simile «restaurazione di uno stato primitivo», e que
seblt e spiega in questo modo il riferimento al sto «nel senso di un ritorno al rapporto origi
l’esilio e alla restaurazione. Chi traduce « revo nario con Jahwe» (Wolff, l.c. 134.135). Natu
care l’arresto» (Baumann, l.c.; KBL 940b) pre ralmente ciò non va inteso come se tutto do
ferisce giungere per questa via all’idea di libe vesse ritornare all’antico, ma piuttosto nel sen
razione dall’esilio. La seconda soluzione è oggi so che un «tale “ritorno” costituisce solo il
accettata quasi da tutti (Holladay, l.c. 113), punto di partenza per un inizio del tutto nuo
sebbene essa lasci irrisolto il problema dell’uso vo» (Fohrer, l.c. 164 e 225 n. 7). Entrambe le
transitivo di sub q. prospettive si integrano reciprocamente, tanto
L’espressione va accostata a quello che Fohrer più che noi possediamo solo un esempio con
(l.c.) ha chiamato «ristabilimento della condi creto, anche se importante, di una simile con
zione precedente » nel quadro di una « escato versione: quello della riforma di Giosia (2Re
Questo significato sia neU’arani. bibl. (vd. E.Vogt, 3/ Come contrario di —zkr «ricordare»
Lexicon Linguae Aramaicae Veteris Testamenti, (Gen 40,23; Deut 9,7; ISam 1,11; Is 17,10;
1971, I65b-I66a) sia nell'aram. imperiale (DISO 23,16; 54,4; Sai 9,13; 137,5s.; Giob 11,16;
299) è espresso con due sfumature:
24,20; Prov 31,7; cfr. zikkàròn/zékcer in Eccle
(1) «trovare» nel senso di «scoprire attraverso ri 2,16; 9,5), skh, al pari del suo sinonimo nsh
cerca, indagine, investigazione », così, p.e. in Esd (par. a skh in Deut 32,18 txt em, cfr. GK §
4,14s. in parallelo con j d ‘ «sperimentare»: «Infor
miamo il re perché si facciano ricerche (bqr pa.) nel 75s), significa «dimenticare» nel senso che
libro delle memorie dei tuoi padri; tu troverai nel li persone e cose sono temporalmente o spazial
bro di memorie e constaterai che quella città è una mente « lontane » (« lontano dagli uomini » in
città ribelle» (cfr. Esd 4,19), o in Ah. 34s.: «(Questo Giob 28,4, riferito ai minatori sottoterra) o chc
Àhiqar), tu devi cercare (b'h) un luogo dove lo trove sono « nascoste agli occhi » {Is 65,16), « escono
rai, [e Io ucciderai] » (clr. P.Grelot, Documents ara- dalla mente » a una persona (Deut 4,9), cosic
méens d’Égypte, 1972, 449, e vd. Ah. 76); - con que ché non si è più consapevoli di loro, non le si
sto valore il verbo viene usato per indicare la scoper percepisce più (cfr. i verbi che nel parallelismo
ta di persone (Dan 2,25; 6,12; cfr. Cowley nr. 34, r.
4 ed a Qumran 1Q GenAp 22,7) e di cose (p.e. un vengono muniti di negazione: r’h «vedere»:
rotolo scritto: Esd 6,2; un motivo di accusa: Dan ISam 1,11; Sai 10,11 e jd ' ni. «essere percepi
6,5s.; cfr. Cowley nr. 27, r. 2.13; nr. 38, r. 6s., o altre to, sentito»: Gen 41,30s.). Accanto a questo si
cose: Dan 2,35; 6,24; cfr. Cowley nr. 30, r. 14; nr. gnificato skh esprime implicitamente anche il
38, r.3s. ed a Qumran: 1Q GenAp 21,19), inoltre per trascurare ciò che sta davanti agli occhi (un co
il riconoscimento di certe capacità o di certe proprie vone nel campo dove si miete: Deut 24,19; or
tà di alcune persone (la « luce, intelligenza e sapien namento e cintura [?]: Ger 2,32). Oppure deri
za straordinaria» di Daniele: Dan 5,11 s. 14; l’inno va dal fatto che nella coscienza si sovrappon
cenza di Daniele: Dan 6,23s.; vd. anche per Phipte.
Dan 5,27: «tu sei stato pesato sulla bilancia e sei gono avvenimenti ed impegni presenti ad espe
stato trovato mancante - ov. troppo leggero »); rienze e preoccupazioni di diversa natura, ed è
anche quanto consegue alPaver gustato bevan
(2) « trovare » nel senso di « ottenere, conseguire »
(cfr. Frahang-i-Pahlavik c. XX9e; vd. il testo in: de inebrianti (vino: Prov 31,5.7). Il dimenticare
E.Ebeling, MAOG XIV/1, 1941, 47), così in Esd si realizza specialmente attraverso il distacco
7,16: « Tutto l’oro e l’argento che troverai in tutta la cosciente da persone, cose, impegni, esperienze
provincia di Babilonia» (cfr. Cowley nr. 13, r. 5; nr. (Giob 39,15) e linee di comportamento; tutte
Secondo Brockehnann p.e. (GVG 1,522; G.J.Thierry, 3/ skn q. usato intransitivamente significa
OTS 9, 1951, 3-5; L.Wàchter, ZAW 83, 1971, 382s.)
si tratta originariamente di una forma a prefisso s di «fermarsi, arrestarsi, dimorare» (per lo più
*kùn «star ritto», Nell’ebr. risulterebbe come signi con be), più raramente, con valore transitivo,
ficato fondamentale di skn «drizzare» con i seguenti «abitare» (GK § 117bb; Is 33,16; Sai 37,3;
sviluppi: «drizzare (la tenda, nel periodo nomadi- Prov 2,21 ecc.). Dal verbo non si può ricavare
co) » > « prendere dimora » > « fermarsi, abitare » (cfr. nulla sul modo e la durata del soggiorno; per
Thierry, Le.). Questa etimologia può essere in sé giu questo è determinante solo il contesto. Ad un
sta o falsa, ma in ogni caso è certo che la teoria non fermarsi stabile accennano p.e. Gen 35,22;
può avere alcuna importanza ne! definire il valore 49,13; Giud 8,11; 2Sam 7,10; Ger 25,24; Sai
semantico della radice e dei suoi derivati, L ’eventua
le significato fondamentale che si può dedurre ha 68,7; 69,37. Il carattere duraturo dell’abitazio
poco o nessun peso nei contesti in cui il termine vie ne può essere sottolineato aggiungendo le'òlàm
ne usato. . (Sai 37,27), là'ad (Sai 37,29) oppure ledòr
wàdòr (Is 34,17) col sign. « per sempre, in eter
Oltre alla coniugazione fondamentale si incon no » ecc. In certi casi si tratta di abitare in ten
trano nell’AT anche il pi. «insediare» (cfr. de (p.e. Gen 9,27; Giud 8,11; cfr. Gen 14,13;
JeStìf HP 92s.) e l’hi. «fare abitare», inoltre 16,12).
l’aggettivo verbale sostantivato sàkèn « vicino, La forma participiale sàkèn significa anzitutto
confinante » (BL 464) ed il sost. miskàn « abi « abitante » (così in Is 33,24 par. jòsèb « dimo
tazione». NelParam. bibl. compaiono con il rante»); il contesto o l’uso di un suffisso confe
medesimo significato }kn q., pa. e miskàn. Per riscono spesso il sign. «vicino, confinante»
il nome di persona S*kanjàfhù) cfr. Noth, IP (così Ger 6,21; Sai 31,12 par. mejitddà‘ «per
194.215.219 (ma anche idMJSS 1, 1956, 325); sona nota »; 44,14; Prov 27,10 ecc.).
inoltre Grondahl 192: J.K.Stark, Personal Nella lingua profana miskàn significa « abita
Names in Palmyrene Inscriptions, 1971, 114a. zione, dimora», p.e. Is 22,16; 32,18; Ger
51,30; Ab 1,6; Sai 78,28; Cant 1,8; par -bàjit
2/ skn q. compare nelPAT ebr. 11 lx (Sai «casa»: Sai 49,12; Giob 39,6^ par. màqòm
20x, Is 13x, Ger e Giob lOx ciascuno, Num «luogo»: Giob 18,21; par. 'òhcel «tenda»:
9x, Gen 7x, Deut 6x, [solo 12,5 txt? e Num 24,5; par. tira «accampamento»: Ez
33,12-28, non quindi nel Deut vero e proprio], 25,4. Dall’analisi dei testi risulta che miskàn
Es, Ez e Prov 5x ciascuno), pi. 12x (di cui 6x in sé non significa « tenda » ma piuttosto « abi
Es — 18 — 3 4
cfr. Noth, GesStud f,!48s.). Nell'ug. la radice è Lev — 4 — 1 — 30
frequente e come nome e come verbo (WUS Num * — — 2 —
19
nr. 2614; UT nr. 2424; per il suo uso nell’in Deut — 4 1 5 3 1
troduzione delle lettere-*nsr 3 [bibliogr.]). Per Gios — -
3 2 1 3
gli esempi nel fen. pun. e nell’ebr. extrabiblico, Giud — 1 — 10 — 2
e per il vasto uso della radice nelle iscrizioni ISam — 1 — 18 — 3
aram., si veda DISO 303-305. Nei papiri di 2Sam 1 3 1 16 — 3
IRe 1 1 i 11 5 4
Elefantina slm pa. « pagare » è attestato come
2Re - 2 — 20 1 1
termine del commercio; il nome selàm viene ls 1 7/1 4 29 1 _
A iti — — — —
2 1
Il problema dell’etimologia della radice è passato di Abd — — — 1 — —
Neem i — — — —
salmònlm « doni ». L’aram. bibl. possiede slm ICron i 6 4
— —
3
q. «essere finito» (Esd 5,16), ha. «render 2Cron i - - 6 5 5
completo» (Esd 7,19) e «abbandonare» (Dan
AT 8 89/5 13/1 237 28 87
5,26; come aramaismo slm hi. in Is 38,12.13,
cfr. Wagner nr. 310) ed il sost. Ylàm «benes
sere, salute» (KBL 1131 b). 3/ Molto ampia è la bibliografia sulla radice
Per i nomi di persona vtrt. composti con slm slm, e soprattutto sul sost. sàlòm; citiamo solo
(trascurati in Eisenbeis, l.c.) vd. st. 3h; per il i seguenti studi: W.Caspari, Vorstellung und
materiale extrabiblico cfr. Stamm, AN Wort «Friede» im AT, 1910; J.Nibef, Der
152s.l76.294ss.; Huffmon 246s.; Buccellati Friedensgedanke des AT, 1914: Pedersen,
182; Grondahl 193; F.L.Bcnz, Personal Names Israel 1-11,311-335; G. von Rad, ThW
in thè Phoenician and Punic Inscriptions, 11,400-405 (= GLNT IH, 195-207); W.Eichrodt,
1972, 417s.; J.K.Stark, Personal Names in Pal- Die Hoffnung des ewigen Friedens im alten
myrene Inscriptions, 1971, 144b, per il dio Sa Israel, 1920; H. GroB, Die Idee des ewigen und
lini cfr. Haussig 306s.; F.Stolz, Strukturen und allgemeinen Weltfriedens im Alten Orient und
Figuren im Kult von Jerusalem, 1970, 181 im AT, (1956) 21967; J.J.Stamm - H.
218. Bietenhard, Der Weltfriede im Lichte der Bi-
bel, 1959; J.Scharbert, SLM im AT. FS Jun
2/ Il quadro seguente offre un prospetto della ker, 1961, 209-229 = K.Koch (ed.), Um das
distribuzione delle 116 attestazioni del verbo e Prinzip der Vergeltung in Religion und Rechi
delle 358 attestazioni dei nomi nelPAT ebr. des AT, 1972, 300-324; W.Eisenbeis, Die
(incl. q. di 2Sam 20,19 txt?; sotto la colonna Wurzel slm im AT, 1969; C.Westermann, Der
« a l.» sono compresi: sillùm ls 34,8; Os 9,7; Frieden (shalom) im AT, in: Studien zur
Mi 7,3; sillùmà Sai 91,8; sillém Deut 32,35; Friedensforschung 1, hrsg. von G.Picht -
salmònlm Is 1,23; cfr. anche Eisenbeis, l.c. H.E.Tòdt, 1969, 144-177; D.J.IIarris, Shalom:
57-80). L’aram. bibl. presenta 7 casi: q. lx, ha. The Biblical Concept of Peace, 1970; J.I.Dur-
2x (vd. sp. I), selàm 4x (Dan 3,31; 6,26; Esd ham, sàlòm and thè Presence of God, FS
4,17; 5,7). Davies 1970, 272-293; L.M.Pàkozdy, Der Be-
restrizione dell’area semantica del vocabolo nell’AT: S'm uèl (Samuele, sempre riferito al
ebr. Una connessione con l’idea di « pagamen noto profeta eccetto in Num 34,20 e ICron
to» non emerge mai nelle traduzioni gr. del 7.2: il significato del nome è in realtà contro
sostantivo, tanto meno nella traduzione del- verso, cfr. L.Kòhler, ZAW 32, 1912, 16; L.
l’agg. sàlèm (TtXripTiq, 'téXeiiOq ecc.). Più della Kopf, VT 8, 1958, 209s.; H.J.Stoebe, BHH
metà dei passi con slm pi. viene tradotta nei 111,1663; sm non dovrebbe essere interpretato
LXX con (àvT)a-rtoSiSóvai. Circa 25x si trova come elemento teoforico, contro Noth, IP 123)
il termine - giuridicamente più preciso - e STmidÙ' (Num 26.32; Gips 17,2; ICron 7,19;
tt7toTtv£tiV « pagare l’indennizzo ». da sèm +jd ‘). Il n. pers. Sèm (Gen 5,32 ecc.)
Un prolungamento della riflessione fino al NT non va collocato in quest’ambito (Noth, IP 123
deve collegarsi soprattutto a ELp^vti; cfr. n. 5; KBL 984b).
W.Foerster - G.von Rad, art. apriva, ThW Per i nomi di persona acc. composti con sumu
11,398-418 (= GLNT m , 191-244). 11 significato cfr. Stamm, AN 40-42.236.261.303s.366s. e
del termine gr. coincide però solo in parte con C.Saporetti, Onomastica Medio-Assira II, 1970,
quello di sàfdm. 162s.; per i n. pers. nel semNO. vd. sp.
G.Gerleman
2/ Come era da attendersi, sèm riferito a uo
mini e cose si trova soprattutto nei libri storici,
mentre del nome di Dio opp. di Jahwe si parla
05? sèm NOME soprattutto in Lev (lOx), Deut (23x), nell’opera
dtr. (cfr. 1Re 26x), in Is (oltre 30x), Ger (oltre
40x), Ez (14x), nella maggior parte dei profeti
minori (Am 7x, Mal lOx), in 2Cron (27x) ed in
1/ 11 sost. a due radicali *yim- «nom e» ap particolare nel salterio (circa lOOx); complessi
partiene al semitico comune (Noldeke, NB vamente si tratta dei 3/7 di tutte le attestazio
140-143; Bergstr. Einf. 188; P.Fronzaroli, ni. L'espressione sèm Jhwh vi compare 87x.
AANLR Vni/20, 1965, 264.268). Le Torme sm
del can. antico, dell’ug. e del fen. contenevano sìng. plur. totale sèm J
probabilmente la vocale -u (cfr. la trascrizione
di nomi di persona come Su-um-a-na-ti, vd. Gen 103 10 113 6
Es 30 13 43 3
UT nr. 2426; WUS nr. 2620; Gròndahl Lev 11 - 11 1
31.34.193s.; F.L.Benz, Personal Names in thè Num 17 32 49 -
Phoenician and Punic Inscriptions, 1972, 419; Deut 36 — 36 7
per i n. pers. amor. cfr. Huffmon 247-249), Gios 11 1 12 1
come l’acc. sumu e l’aram. bibl. sum (aram. Giud 19 — 19 —
giud. som; per l’assimilazione dell’/ originario ISam 33 - 33 2
alla labiale successiva m, cfr. BLA 41). Nell’a- 2Sam 32 2 34 2
ram. antico accanto a sm s’incontra anche 'sm IRe 45 1 46 9
2Re 23 - 23 2
con alef prostetico (Sef. I C 25; II B 7, cfr. Is 54 — 54 8
R.Degen, Altaram. Grammatik, 1969, 42; cfr. Ger 55 — 55 6
anche giaud. 'Sm, DISO 306), come nell’arab. Ez 24 4 28 —
ism (cfr. mand. ‘usma, ‘surna, Drower-Macuch Os 4 I 5 —
454s.). Gioe 2 - 2 2
Am 7 — 7 I
Per l’etimologìa di sèm cfr. J.Boehmer, Das biblische Abd — - -
« Im Namen», 1898, 20-27; O.Grether, Name und Giona - — — —
Wort Gottes im AT, 1934,1; GB 839b; KBL 983a. Mi 4 — 4 2
Secondo Noldeke, l.c. 141, il sir. smh pa. «nomina Nah 1 — 1 —
re» (LS 784b) è un verbo denominativo, cfr. arab. Ab — — - -
sammà « nominare » (Wehr 394) e il sudarabico an Sof 5 i- 5 2
tico smj « essere nominato» (W.W.Miiller, Die Wur- Agg - - - -
zeln Mediae und Tertiae y/w im Altsiidarab., 1962, Zac 6 1 7 1
63). L’arab. wsm «contrassegnare» potrebbe far pen Mal 10 — 10 —
sare che il sign. originario di sem fosse «segno di ri Sai 106 3 109 20
conoscimento » (Boehmer, Grether). Giob 7 - 7 1
L’alef prostetico si trova probabilmente anche nel Prov 7 _ 7 I
nome divino ’smbjt'l di Elefantina (Cowley nr. 22, r. Rut 14 — 14 —
124), cfr. luppÉTuXoq nella iscrizione dedicatoria di Cant 1 - 1 -
Kafr Ncbo presso Aleppo (EiCfeldt, KS I,224s.; Eccle 3 — 3 -
J.T.Milik, Bibl 48, 1967, 565-570). "smbjfl significa Lam 1 - 1 —
in questo caso « nome del (Dio) Betel » e corrisponde Est 8 — 8 —
al nome sm b'I attribuito ad Astarte (KAI 11,23). Dan 5 1 6 —
Esd 1 3 4 —
Nomi di persona composti con sèm sono rari Neem 7 — 7 -
5/ Il giudaismo antico usa molto spesso la ra Il genere di s&mces è masc. o fem. Solo nel se
dice, con lo stesso significato dell’AT (Jastrow condo caso è possibile un computo esatto (17x:
1600s.). Come i profeti dell’AT, ora i rabbini Gen 15,17; Es 22,2; Deut 24,15; Giud 19,14;
sono «sentinelle» (’rìsj msmr, Bik 13,12). Nel 2Sam 2,24 ecc.), perché una forma masc. del
la stessa tradizione si colloca anche la comuni verbo che preceda il sost. non può essere con
tà di Qumran (cfr. Kuhn, Konk. 135c.224s.; siderata una prova che il sost. è usato come
G.Bertram, ThW IX,234). masc. (cfr. G K § 145,7a). Ad ogni modo è que
I LXX traducono meno spesso con TrjpElv, per sta la situazione in testi come Gen 19,23; Giud
lo più invccc con <puX,àcrcr£iv (Bertram, l.c. 5,31; Gios 10,12; Is 13,10 ecc.; cfr. i computi
232s.). Per il NT cfr. H.Riesenfeld, art. Trpéw, diversi in K.AIbrecht, ZAW 15, 1895, 324
ThW V à i,139-151; G.Bertram, art. cpuXàcrcrw, (14x) e KBL 995a (23x). In ebr. quindi il sost.
ThW IX,232-240. «sole» occupa un posto intermedio tra il fem
G-Saver minile dell’ug.-arab. cd il maschile dell’acc.
(ma cfr. C.H.Gordon, Or 22, 1953, 247, che
dal sigillo Princeton 70 trae un esempio in cui
il dio-sole Samas possiede un determinativo
fem).
• •
scemcESSOLE Il plur. simsòt, attestato solo una volta in ls
54,12, non può essere utilizzato a questo ri
guardo per giungere ad una conclusione certa,
1/ In quasi tutte le lingue sem. le designazio poiché si tratta di una espressione della tecnica
ni dell’astro solare risalgono ad una radice co edilizia (par. se‘àrìm «porte»; cfr. B.Meissner,
mune (secondo Bergstr. Einf. 185 Èms\ cfr. Mitteilungen der Vorderasiatischen Gesell-
inoltre P.Fronzaroli, AANLR V1II/20, 1965, schaft 15, 1910, fase. 5, 46s.: acc. samsàti « d i
137s.l44.149; DISO 310). Fa eccezione l’et. schi votivi rotondi »; nell’ebr. possono forse es
con dahàj (Dillmann 1322), che sarebbe da ac sere considerati come « emblemi [del sole] »;
costare all’arab. dahija « essere colpito dai rag Zorell 867a « pinnacula moenium »), che solo
gi del sole » (Wehr 486a). Le consonanti dell’a- indirettamente ha a che fare con sdemees
rab. sams (Wehr 442a) potrebbero essere il ri « sole ».
sultato di una dissimilazione (GVG 1,159.234: Come nomi di persona, nell’AT si hanno
da un originario *sams). Al contrario l’ug sps Simsaj (Esd 4,8.9.17.23; Noth, IP 223 «[figlio
(UT nr. 2468 e p. 538) è stato considerato del] sole»; cfr. neobab. Samsaìa in K.
come una forma particolare. A.F.L.Beeston, Or Tallqvist, Assyrian Personal Names, 1914,
22, 1953, 416s., cita sfs> una forma secondaria 191; W.F.Albright, JAOS 74,^1954, 231: n.
del sudarabico antico; cfr. anche M.J.Dahood, pers. di AJalach Sapsi/%;), Savwfà’ (ICron
in: S.Moscati (ed.), Le antiche divinità semiti 18,16; cfr. KBL 958b: < *Samsà\ diversamen
che, 1958, 91. Si tratta però della medesima te GB 793b; Noth, IP 40s.: non va più conside
parola, la cui consonante mediana muta all’in rato una deformazione del nome con valore
terno del gruppo bilabiale p-b-m (così Moscati, vezzeggiativo) e Simsòn (Giud 13,24 ecc. nei
Introduction 25), o è il risultato di un’inserzio capitoli 14.15.16; Noth, l.c. 38: forma abbre
ne (« transitional intrusion», UT 33: sams- > viata con desinenza del diminutivo -on\vvd. an
*samps- > scips-\su questa pronuncia cfr. Uga che Mcycr 11,37^ cfr. Albright, l.c.: ug. Spsyn\
n
bo: « il bere, l’orgia, il banchetto ». Raramente
ed in epoca tardiva il termine designa l’oggetto forma di una domanda retorica: Sai 50,13
del bere: «bevanda» (Dan 1,10; Esd 3,7), ( - ’kl 4; cfr. Deut 32,37s. «dove sono i loro
mentre in Eccle 10,17 e Est 1,8, anch’essi testi dei... che bevevano il vino della loro libazio
tardivi, compaiono i semplici nomi d’azione ne? »). v
i etl e setijjà. Più spesso Dio è soggetto di iqh hi. in frasi
parzialmente metaforiche che si riferiscono alla
c) Il campo semantico del bere racchiude i se sua azione benedicente e salvatrice (Is 27,3;
guenti verbi, che hanno un senso più specifico: 43,20; Sai 36,9; 78,15; 104,11.13) o anche pu-
1) Iqq q. «lambire (cane)» (Giud 7,5.5; IRe nitrice (Ger 8,14; 9,14; 23,15 sempre con
21,19.19.38; pi. Giud 7,6.7, cfr. Jenni, IIP mè-ròs «acqua avvelenata», cfr. Num 5,11ss.
193); /" q. «sorbire» (Abd 16 accanto a ith; l’ordalia della bevanda; Ez 32,6; con jàjin
ló°‘ «gola» Prov 23,2); 3) gm‘ pi. «sorbire» tar'èlà « vino da vertigine » Sai 60,5, cfr. Is
(Giob 39,24 applicato al cavallo veloce, che 51,17.22 kós tar'èlà «calice della vertigine» e
«sorbe in sé» la strada; hi. «far sorbire» Gen Zac 12,2 saf rà'al «coppa della vertigine»; Sai
24,17, accanto a iqh hi. in v. 18s. è espressione 80,6 con lacrime). Similmente vengono usati in
di richiesta umile); 4) msh q. «sorbire fino in senso salvifico rwh pi./hi. (Ger 31,4.25; Sai
fondo» (ogg. «calice», sempre accanto a sth: 65,11), in senso contrario rwh hi. (Lam 3,15) e
Is 51,17; Ez 23,34; Sai 75,9; propr. «spreme ikr pi./hi. (Deut 32.42; Is 63,6 txt?; Ger
re», cosi Giud 6,38; ni. Lev 1,15; 5,9; Sai 51,39.57).
73,10; forma secondaria mss q. «sorbire» Is Per il bere e il non bere (cfr. Es 34,28; Est
66,11); 5) rwh q. «bere a sazietà» (Ger 46,10 4,16) come azione religiosa cfr. —'kl 4 e
sangue; Sai 36,9 grasso; Prov 7,18 in senso tra —sùm; specialmente il bere vino poteva subire
slato: amore; pi. «abbeverare» Is 16,9; Ger limitazioni provvisorie o durature per motivi
31,14; Sai 65,11; Prov 5,19; in Is 34,5.7 txt em religiosi e cultuali (Lev 10,9 e Ez 44,21 per il
I q.; hi. «abbeverare» Is 43,24; 55,10; Ger sacerdote che compie il suo servizio; Num 6,3;
31,25; Prov 11,25; Lam 3,15; cfr. Jenni, HP Giud 13,4.7.14, cfr. Am 2,12 per i nazirei,
71.109; ràwce «abbeverato a sazietà» Deut -nàzlr, Ger 35,5ss. i recabiti; Dan 1,12, cfr.
29,18; Is 58,11; Ger 31,12; t^wàjà «bevanda v. 5.8, Daniele).
sovrabbondante» Sai 23,5; 66,12; ri «um idi
tà » Giob 37,11); 6) sh’ q. «bere smodatamen 5/ Le attestazioni di ith negli scritti di Qum
te» (Is 56,12; Os 4,18, cfr. Rudolph, KAT ran (Kuhn, Konk. 229c) si mantengono nel
XIlI/1, 108; Nah 1,10; part. sostantivato sóbè ‘ l’ambito degli usi vtrt. I LXX hanno per ith q.
«bevitore» Deut 21,20; Prov 23,20.21; del t c i v e i v , per sqh hi. t c o t l ^ e i v ; per il NT e il suo
tutto insicuro è sàbet « bevitore » in Ez 23,42 ambiente cfr. L.Goppelt, art. t c i v w , ThW
txt?; verbo, forse denominativo di sóbce' «bir VI,135-160 (= GLNT X ,223-296); inoltre
ra» Is 1,22; Nah 1,10; cfr. KBL 646a; BRL H.Preisker, art. pitbi, ThW IV,550-554 (=
llOs.); 7) skr q. «diventare/essere ubriaco» GLNT VI, 1475-1486).
(9x, in Cant 5,1 accanto a ith in senso traslato G.Gerleman
«di amore»; pi. «far ubriacare» 2Sam 11,13;
Is 63,6; Ger 51,7; Ab 2,15; hi. « far inebriare»
Deut 32,42; Ger 48,26; 51,39.57; hitp. «com
portarsi come un ubriaco» ISam 1,14; sàkùr
Is 51,21 e sikkòr 13x «ubriaco»; ièkàr «be Oinn ehóm MASSA D’ACQUA
vanda inebriante» 23x; sikkùròn «ebbrezza»
3x). - Vanno menzionati infine i verbi opposti,
appartenenti al campo semantico del mangiare 1/ tehóm è la forma ebr. (senza la finale del
(—'kl) e del bere, sm' q. «aver sete» (lOx; fem.; plur. -ót) della parola del semitico comu
sànie' «assetato» 9x; sàmà' «sete» 17x; ne *tìhàm-(at-) « mare », che in acc. compare
simmà’on «terra assetata» 3x; cfr. anche iqq come termine normale per «mare» (GAG §
q. part. « ardente (di sete) » o sim. in Is 29,8 e 55j: ti’amtum [più recente tàmtu] «mare»),
Sai 107,9) e r'b q. « aver fame » (12x; hi. « ren nel can. (ug.: WUS nr. 2749; UT nr. 2537;
dere affamato» 2x; rà'èb «affamato» 19x; NJ.Tromp, Primitive Conceptions of Death
rà'àb «fame» 10lx; re‘àbòn «fame» 3x; per and thè Nether World in thè Old Testament,
kpn q. «aver fame» Ez 17,7 e kàfan «fam e» 1969, 59) per via di *jamm- «mare» (ug.:
Giob 5,22; 30,3 cfr. Wagner nr. 132/133), che WUS nr. 1172/1173; UT nr. 1106; fen.: DISO
spesso ricorrono insieme (p.e. Is 49,10; cfr. 107; ebr. jàm «mare, occidente»; aram.
Deut 28,48; 29,18; 2Sam 17,29; Is 29,8; Sai jammà, DISO 107; LS 303a; aram. bibl. in
107,5; assieme a ’kl e ith in ls 65,13).* Dan 7,2.3; acc. solo come prst. in un nome di
pianta, CAD I/J 322a; arab. solo come prst.
4/ Tra i molti soggetti del verbo ith manca aram., Fraenkel 231) è stata ridotta al sign. co
quasi completamente Dio/Jahwe. Solo una vol smologico « oceano (superiore ed inferiore) » e
Cant 3
del termine (vd. st. 5; LS 816b; Fronzaroli, l.c.
— —
Eccle — 2 2
149). Non si può dimostrare che vi sia un lega Lam — I 5
me con una radice verbale (p.e. GB 87la: hùm Est — 1 —
Deut 2 14 (3) 21
Gios — 52 (3) 24 così anche altrove fhòm è spesso parallelo di
Giud - 3 (1) 13 màjim «acqua» (Gen 1,2; Es 15,8; Ez 26,19;
ISam - 1 8 31,4; Giona 2,6; Ab 3,10; Sai 77,17; in Sai
2Sam — 2 10 42,8 par. sinnòr «getto d’acqua?») o di jàm
IRe — 16 (I) 19 «m are» (ìs 51,10; Sai 106,9; 135,6; Giob
2Re — 4 24 28,14; 38,16). Come semplice fenomeno natu
Is 2 31 56 rale fhòm ricorre anche in Sai 135,6, dove con
Ger 18 (1) 29
gli altri elementi descrive il mondo nella sua
—
Ez 3 59 48
Os — 3 3 totalità (~*sàmàjim « cielo », -> ’àras « terra »);
Gioe — 2 2 in Sai 148,7 «tutte le onde» vengono chiama
Am 1 5 5 te con le altre creature a lodare dalla terra;
Abd — — - così pure fhòm è usato neutralmente in Ab
c) Anche i gruppi sottoposti ad uno stesso di 1/ La radice ebr. t'h con la sua forma secon
ritto o legati da una stessa parentela utilizzano daria aramaizzante ( h (solo in Ez 13,10 hi.
i limiti posti dalla tò'èbà per la propria sicu «traviare»; cfr. Zimmerli RK XIII,283; Wag
rezza. Per la comunanza di parentado o di abi ner nr. 116; sullo scambio tra t e t cfr. htp/
tazione ciò si esprime p.e. in Prov 26,24s.: non htp, sbt/sbt, qst/qs(\ KBL 1015a; CML 128; UT
ci si deve immischiare con un uomo astioso, 33) ha corrispondenti in aram. (aram. giud.
poiché in lui si nascondono sette « vizi », ossia accanto al più raro e targumico t" «errare»,
955 □ 'Sin
T ;
fràfìm IDOLO/I 956
"
«
IN D IC E E B R A IC O
INDICE EBRAICO
ebraico italiano autore traduttore col
1. Per rendere più facilmente accessibile la statistica dei termini contenuti nel DTAT, aggiungia
mo una tavola di tutti i termini ebraici con cento e più ricorrenze, ordinata secondo la loro fre
quenza. I dati numerici si fondano, per quanto è possibile, sulle due concordanze di Mandelkem
e di Lisowsky (cfr. voi. I, p. XI-XIT); per i termini che mancano in Lisowsky il riferimento è al
solo Mandelkern, per le particelle che non sono elencate neppure in Mandelkem, come ’èl I (se
gno dell’accus.), ’èt II («con, presso») ed i prefissi formati da una sola consonante w-, h-, b-, l-,
k-, m-, hu-, e sa:, si sono effettuati conteggi originali sul testo, ma per evitare una eccessiva preci
sione i dati sono stati quasi sempre arrotondati.
Talvolta è difficile determinare esattamente un vocabolo, ad esempio quando si tratta di participi
più o meno sostantivati, per i quali è incerto se collocarli ancora sotto il verbo o se darli come
termini autonomi. La mancanza di spazio non ha reso possibile, del resto, motivare ogni singola
decisione. Per i nomi propri si sono incluse anche le varianti minori delle forme; i dati si riferi
scono solo alle parti ebraiche dclFAT cd a tutti i soggetti che portano quel nome.
Per quanto riguarda la statistica lessicografica, la tavola conferma anche per l’ebraico una serie di
risultati già raggiund in altra sede. I 26 vocaboli più frequenti (con più di 2000 ricorrenze) costi
tuiscono già la metà di tutto quanto il testo; se si tralasciano i prefissi e si prendono in considera
zione solo le unità grafiche, i vocaboli con più di 1000 ricorrenze uguagliano tutti gli altri. I se
guaci della legge di Zipf (cfr. Ch.Muiler, Einfùhning in die Sprachstatistik, 1972, 200ss.) possono
verificare come rimanga costante il prodotto della frequenza per il rango. Nessun vocabolo pos
siede ricorrenze distribuite in modo approssimativo e casuale.
Per i vocaboli la cui statistica non è stata rilevata con precisione nel DTAT, viene data per lo
meno l’attestazione più alta in un libro vtrt. Più significative sarebbero naturalmente le frequenze
relative, in rapporto all’ampiezza dei libri; in questo senso il libro di Giobbe sta al primo posto
con i seguenti vocaboli, rilevanti dal lato stilistico: ’ak (l lx), ‘im (108x), '<j/(20x), ha- (94x), hèn
(32x), lò (320x), ma (62x), mi (62x).
OC
APPENDICE STATISTICA
387. selisi ter/.o 107 (ICron 15x)
388. ’ammòn Ammon 106 (Giud 27x)
389. huqqà statuto 104 {^1, 543}
390. Jàrob ‘àm Geroboamo 104 (IRe 55x)
391. tàmìd perpetuo 104 (Sai 23x)
392. ’sp q. raccogliere 104 (-»U, 525)
393. bàmà altura 103 (2Re 27x)
394. mar‘à> aspetto 103 (^11, 622s.)
395. r’h ni. apparire 102 (->11, 622s.)
396. srp q. bruciare 102 (-*1, 212; Ger 22x)
397. be‘ad/bà‘ad in favore di 101 (Lev/Ger 12x ciasc.)
398. n f'at poco 101 (Gen 11x)
399. róhab larghezza 101 (Ez 55x)
400. rà'àb carestia 101 (Ger 33x)
401. spk q. versare 101 (Ez 32x)
402. ‘“dóni Edom 100 (Gen 13x)
403. hèn esse 100 (-L 437)
404. jdh hi. esaltare 100 (-1, 584)
2. La tavola precedente contiene 105 coniugazioni verbali di 93 verbi. Se però la statistica viene
effettuata su tutte quante le coniugazioni di un verbo, allora altri 27 verbi, e quindi in totale 120,
raggiungono il livello di 100 ricorrenze.
3. La tavola che nel voi. I, p. XII contiene l’inventario complessivo di tutti i libri vtrt., e che è
necessaria per il conteggio delle frequenze relative (percentuale per mille e relativa a tutte le parti
dell’AT, comprese quelle aramaiche), può essere sostituita ora da una lista che ci è stata fornita
cortesemente da Padre H.Th.Willers (O.P.), del Portorico, e che citiamo, con il suo permesso,
dalla sua pubblicazione « General Statistics of thè Hebrew Bible ».
Il totale di 305441 vocaboli dell’AT, dato da Willers, si riferisce alle unità grafiche della BH1 (vo
caboli separati da uno spazio o dal maqqel). Se si contano a parte le particelle prefisse (p.e.
yflammdzlcek come quattro unità), si hanno allora più di 421000 unità nell’AT ebr. (300613 più
i nr. 1-4,6,17,66,312 della tavola delle frequenze, e prescindendo dalle forme indipendenti
dei nr. 3,4,6,17). Tenendo conto delle particelle, la percentuale varia in ciascun libro, spostandosi
verso l’alto nei libri in prosa e in basso in quelli poetici, soprattutto perché nella prosa l’articolo
viene usato più spesso, lx percentuali corrispettive sono date tra parentesi.
4. Per completare le prime due tavole vengono dati qui altri dati statistici sull’ordine di frequen
za dei vocaboli ebr. e sulla distribuzione delle varie categorie grammaticali nel lessico ebraico.
Come già la dptarminazione dei vocaboli, così anche la collocazione dei lemmi, una volta indivi
duati, nella rispettiva categoria grammaticale e persino l’individuazione dei nomi propri costitui
scono spesso un problema complesso (p.e. me'òd è sostantivo o avverbio, par'ò è un titolo o un
nome?). A seconda delle norme che si seguono, e pur prescindendo dai possibili errori di calcolo,
si hanno delle statistiche abbastanza divergenti, alle quali non si può chiedere una precisione as
soluta. Anche a scapito di una esattezza completa nei particolari, è meglio dare i risultati solo in
cifre tonde e, quando si vogliono trarre deduzioni dalle statistiche, occorre tener presenti i fattori
di insicurezza.
I nomi propri composti di due parole (p.e. Bét-'èl) vengono calcolati qui come due unità (circa
800x); sono omessi i nomi propri delle parti aram. dell’AT (un po’ più di 300). Le varie coniuga
zioni dei verbi sono riunite insieme.
ca. 5750 ca. 386800 ca. 2500 ca. 34600 ca. 8250 ca. 421400
I vocaboli che compaiono una volta sola nell’AT si distribuiscono nei vari libri vtrt. in modi di
versi. La frequenza relativa (numero degli apaxlegomena di un libro rapportato all’ampiezza del
libro stesso) presenta una divergenza rispetto alla media lino a sci volte sia verso l’alto (Cant) sia
verso il basso (ICron); uno dei fattori determinanti è qui naturalmente la differenza tra poesia e
prosa.
In base alla categoria grammaticale gli apaxlegomena si dividono come segue (le percentuali si ri
feriscono al numero totale dei vocaboli che appartengono alla relativa categoria grammaticale):
sost. agg- pron. num. nomi verbi altri voc. totale n. pr.
1136 100 3 1 1240 377 11 1628 902
(31%) (28%) ( %)31 (24%) (28%) (36%)
L’elenco delle coniugazioni verbali ebr. (includendo anche l’inf. c il part.) si presenta così (con
qualche approssimazione):
qal 49180 ricorrenze in 1115 verbi, di cui 304 apaxlegomena (27%)
(68,8%) (71,2%)
ni. 4140 435 145 (33%)
(5,8%) (27,8%)
P* 6450 415 134 (32%)
(9,0%) (26,5%)
pu. 460 190 111 (58%)
(0,64%) (12,1%)
hitp. 830 175 78 (45%)
(1,16%) (lì ,2%)
hi. 9370 505 163 (32%)
(13,1%) (32,2%)
ho, 400 100 45 (45%)
(0,56%) (6,4%)
altri 170 680 130 108 (64%)
(0,95%) (8,3%)
I numeri tondi rimandano alle colonne del primo volume, i numeri in corsivo a quelle del secon
do.
Con * vengono indicate le voci corrispondenti o il rimando di maggior rilievo.
All’interno di una voce è indicata solo la prima attestazione, pertanto ulteriori informazioni si
possono trovare spesso anche nel seguito della stessa voce.
Questo indice, composto sulla traduzione italiana e in analogia con quello tedesco, elenca i signi
ficati principali dei vocaboli trattati nel dizionario.
Sono pertanto indicate quasi tutte le traduzioni dei termini ebraici e aramaici, anche quelle tratte
da commentari, articoli ecc. Sono dati inoltre i supposti significati fondamentali che naturalmente
si estendono spesso anche alle lingue semitiche affini. Quando a un termine ebraico o aramaico
corrispondono più significati italiani, questi sono stati elencati singolarmente. I sostantivi vengo
no dati sempre al singolare, anche quando l’ebraico possiede solo il plurale.
Non vengono elencati termini che sono solo citati nel corso del testo, preposizioni ed esclamazio
ni senza una voce propria.
Le forme costruite in italiano con i verbi « fare », « lasciare » ecc. sono state registrate in succes
sione alla voce verbale principale, lasciandone però il riferimento specifico.
Per maggior completezza sono stati elencati talvolta anche i termini appartenenti allo stesso cam
po semantico, come pure gli opposti, i sinonimi, i paralleli e i passivi.
Per i significati espressi con più vocaboli si è preferito segnalare la traduzione nella sua formula
zione completa, dando peraltro riferimenti anche alle sue singole componenti, al fine di facilitar
ne la ricerca.
Quando un significato fondamentale equivale al titolo della voce, viene stampato in neretto e il
numero è seguito da ss. I numeri tondi si riferiscono al primo volume, quelli corsivi al secondo.
[536] I N D IC E DEI T E R M I N I IT A L IA N I
IN D IC E D E G L I A U T O R I
1 numeri tondi si riferiscono al primo volume, quelli in corsivo al secondo. Non vengono elencati i dizionari
citati spesso, come p. e. AHw, BL, DISO, GB, H AL, KAI, K.BL, LS, Lis. , Mand. , Noth, IP, ecc.
Premessa.................................................................................................................................. V
Abbreviazioni......................................................................................................................... vi
INDICE [549]
ISBN 88-211-7305-4
788821 173059
L. 85.000
I V A in c lu s a