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ERNST JENNI CLAUS W EST ER MAN N

MARIETTI
E.Jenni • C Westermann

Dizionario
Teologico
dell’Antico
Testamento
edizione italiana a cura di
GIAN LU IG I PRATO

volume secondo
DW ne’ùm Detto
O’pnn teràfìm Idolo/i

Marietti
Titolo originale dell’opera:
t Theologisches H and wòrterbuch
zum Alten Testament », Zwei Bande

© C H R . K A IS E R V ERLA G - M O N C H E N
T H E O LO G IS C H E R V E R L A G - Z tlR IC H

traduzione di
G. CONTE
F. FREZZA
R. G ELIO
S. LA N ZA
G. MASSI
L. MONAR1
G.L. PRATO
M. SAM PAOLO

Redazione
Laura Proverà

I edizione 1982
© Casa Edirice Marietti S.p.A. - Casale Monferrato
Sede centrale: Via Adam, 15 - Tel. 0142/76311
15033 Casale Monferrato (AL)
ISBN 88-211-7305-4
PREMESSA

A quattro anni dalla pubblicazione del primo volume, il lavoro di compilazione del DTAT
può ora dirsi concluso. L ’edizione del secondo volume segue gli stessi criteri esposti nel voi. I,
p. X V II. II numero dei collaboratori si è frattanto elevato ad un totale di cinquanta: a tutti
quanti, sia a coloro che hanno inviato i loro contributi fin dagli inizi come a coloro che sono
subentrati più tardi, va il nostro cordiale ringraziamento per la loro fatica; un particolare
tributo di riconoscenza vogliamo riservare al prof. D . C. Westermann che ancora una volta
ha costantemente incoraggiato con il suo consiglio e la sua collaborazione la presente edizio­
ne. Il pesante lavoro del controllo e delle correzioni è stato svolto degnamente dagli assistenti
Mattias Suter (ora in Lauterbrunnen, cantone di Berna) e Thomas Hartmann (Basilea);
quest’ultimo è anche il compilatore dell’Indice dei termini tedeschi*.
Poiché la composizione tipografica ha richiesto più di due anni di tempo, non si è potuto in­
serire in tutte le voci la bibliografia più recente. Questo ritardo ha tuttavia permesso all’edito­
re di ampliare l’Appendice statistica fino alla sua configurazione attuale. Nella compilazione
degli Indici dei termini ebraici e tedeschi si è tenuta presente la loro finalità pratica, e non tan­
to quindi la completezza che si richiederebbe ad una concordanza. Per gli stessi motivi, dopo
lunga riflessione si è deciso di rinunciare a più ampi Indici di termini e di testi, come pure ad
un Indice analitico, poiché le scelte necessarie per la loro compilazione avrebbero dovuto es­
sere forzatamente arbitrarie, oppure essi sarebbero stati utili solo agli specialisti. Invece l ’In­
dice degli autori, nel quale si sono tralasciati solo i manuali più correnti, può essere di qual­
che utilità per la ricerca bibliografica.
Ernst Jenni
Basilea, novembre 1975

* Nella piesente edizione italiana tale lavoro di revisione e gli indici sono stati curati dalla Dr. Laura Proverà (n.d.t.)

PREMESSA V
ABBREVIAZIONI
Libri della Bibbia
Ab Abacuc Giudit Giuditta
Abd Abdia Gv Giovanni
Agg Aggeo l/2/3Gv Lettere di S. Giovanni
Am Amos Is Isaia
Apoc Apocalisse di S. Giovanni Lam Lamentazioni
Atti Atti degli Apostoli Le Luca
Bar Baruc LettGer Lettera di Geremia
Cant Cantico dei Cantici Lev Levitico
Col Lettera ai Colossesi l/2/3Mac Maccabei
l/2Cor Lettere ai Corinti Me Marco
l/2Cron Cronache Mal Malachia
Dan Daniele Mi Michea
Deut Deuteronomio Mt Matteo
Dtis Deuteroisaia Nah Nahum
Dtzac Deuterozaccaria Neem Neemia
Ebr Lettera agli Ebrei Num Numeri
Eccle Ecclesiaste OrMan Preghiera di Manasse
Eccli Ecclesiastico Os Osea
Ef Lettera agli Efesini l/2Piet Lettere di S. Pietro
Es Esodo Prov Proverbi
Esd (3Esd) Esdra l/2Re Libri dei Re
Est Ester Rom Lettera ai Romani
Ez Ezechiele Rut Rut
Fil Lettera ai Filippesi Sai Salmo/i
Filem Lettera a Filemone l/2Sam Libri di Samuele
Gal Lettera ai Galati Sap Sapienza
Gen Genesi Sof Sofonia
Ger Geremia SDan Supplementi a Daniele
Gi ac Lettera di S Giacomo SEst Supplementi a Ester
Giob Giobbe l/2Tess Lettere ai Tessalonicesi
Gioe Gioele l/2Tim Lettere a Timoteo
Giona Giona Tito Lettera a Tito
Gios Giosuè Tob Tobia
Giud Giudici Tritois Tritoisaia
Giuda Lettera di S. Giuda Zac Zaccaria

Commentari citati in abbreviazione


Gen: G.von Rad, ATD 2-4, 1949-52; C.Westermann, BK I, 1966ss.
Es: M.Noth, ATD 5, 1959.
Lev: M.Noth, ATD 6, 1962; K.Elliger, HAT 4, 1966.
Num: M.Noth, ATD 7, 1966.
Deut: G.von Rad, ATD 8, 1964.
Gios: M.Noth, HAT 7, M953.
ÌRe: M.Noth, BK DC/1, 1968.
Is: O.Kaiser, ATD 17, 19&0; H.Wildberger, BK X, 1965ss.
Dtis: C.Westermann, ATD 19, 1966; K.EUiger, BK XI, 1970ss.
Ger: W.Rudolph, HAT 12, J1968 (numerazione delle p. diversa rispetto a J1958).
Ez: G.Fohrer-K.Galling, HAT 13, 1955;W.Eichrodt, ATD 22, 1959/66;
W.Zimmerli, BK XIII, 1969.
Os: H.W.WolfT, BK XIV/1, 1961; W.Rudolph, KAT XIII/1, 1966.
Gioe, Am: H.W.WolfT, BK XIV/2, 1966.

VI ABBREVIAZIONI
Sai: H.-J.Kraus, BK XV, 1960.
Giob: G.Fohrer, KAT XVI, 1963; F.Horst, BK XVI/1, 1968.
Prov: B.Gemser, IIAT 16, *1963; H.Ringgren, ATD 16/1, 1962.
Rut, Cant: W.Rudolph, KAT X V II/1.2, 1962; G.Gerleman, BK XVIII, 1965;
E.Wurthwein, HAT 18, M969.
Eccle: W.Zimmerli, ATD 16/1, 1962; H.W.Hertzberg, KAT XVII/4, 1963;
K.Galling, HAT 18, ‘1969.
Lam: H.-J.Kraus, BK XX, M960; W.Rudolph, KAT XVII/3, 1962;
O.Plòger, HAT 18, ‘1969.
Est: H.Bardtke, Kat XV1I/5, 1963; G.Gerleman, BK XXI, 1970ss.
Dan: A.Bentzen, HAT 19, M952; O.Plòger, KAT XVIII, 1965.
Esd, Neem: W.Rudolph, HAT 20, 1949.
l/2Cron: W.Rudolph, HAT 21, 1955.

Testi di Qumran
Per le sigle comunemente usate cfr. D.Barthélemy-J.T.Milik, Qumran Cave I, = DJD I, 1955, 46s.;
Ch.Burchard, Bibliographie zu den Handschriften vom Toten Meer, 1957, 114-118; O.Eissfeldt, Ein-
leitung in das AT,31964, 875; G.Fohrer (-E.Sellin), Einleitung in das AT, ”1965, 544-547; L.Moraldi,
I manoscritti di Qumran, 1971,739; i testi extrabiblici più importanti sono (cfr. Die Texte aus Qumran.
Hebràisch und deutsch, hrsg. von E.Lohse, 1964):
CD Documento di Damasco.
ÌQII Hodajoth, Inni.
1QM Regola della guerra.
IQpAb Commento ad Abacuc.
IQS Regola della comunità.
lQsb Raccolta di benedizioni.
4QFI Florilegio.

• Testi ugaritici
I testi vengono citati provvisoriamente ancora secondo il sistema di C.H.Gordon, Ugaritìc Textbook,
1965, indicando tra parentesi le abbreviazioni proposte da Eissfeldt (cfr. J. Aistleitner, Worterbuch der
ugaritischen Sprache, *1967, 348-356: concordanza e luogo della prima pubblicazione dei testi). Per la
trasposizione nelle sigle, oggi diffuse, dell’edizione di A.IIerdner, Corpus des tablettes en cunéiformes
alphabétiques, 1963 (= CTA), si possono utilizzare le tavole di Herdner, l.c., XIX-XXXIV, oppure p.e.
di H.Gese (et alii), Die Religionen Altsyriens..., 1970, 231s. Le abbreviazioni significano:
AB Ciclo di Anat e di Baal.
Aqht Testo di Aqhat.
D Testo di Aqhat.
K, Krt Testo di Keret.
MF Frammenti mitologici.
NK Poema di Nikkal.
SS Testo di Sahr e Salim.

Segni
- vedi (rimando ad un’altra voce).
* (davanti ad unaforma) forma ottenuta per deduzione e non attestata.
* (prima o dopounparagrafo) da attribuirsi all’editore (vd.sp. p. XVII).
> trasformato in.
< derivato da.
X volte (p.e.: ... compare 18x = 18 volte).

Abbreviazioni bibliografiche e comuni


AANLR Atti della Accademia Nazionale deiLincei. Rendiconti.
AbB Altbabylonische Briefe inUmschriftund Ubersetzung. Hrsg. von
F.R. Kraus. Heft lss., 1964ss.

ABBREVIAZIONI VII
ABR Australian Biblical Review.
a.C. avanti Cristo,
acc. accadico.
accus. accusativo.
AcOr Acta Orientalia.
ad 1. ad locum.
af. afel.
AfO Archiv fìir Orientforschung.
agg. aggettivo; aggettivale.
Alj. romanzo aramaico di Ahiqar (— Cowley).
AHw W.von Soden, Akkadisches Handwòrterbuch, 1959ss.
AION Annali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
AIPHOS Annuaire de l’Institut de Philologie et d’Histoire Orientales et Slaves.
AJSL American Journal of Semitic Languages and Literatures.
al. altro/i.
ALBO Analecta Lovaniensia Biblica et Orientalia.
Alt, KS I-III A. Alt, Kleine Schriften, Bd. 1, M963; Bd. 2, ’1964; Bd. 3, 1959.
ALUOS Annual of thè Leeds University Orientai Society,
a m.a. a mio avviso,
amor. amorritico; amorreo.
ANEP The Ancient Near East in Pictures Relating to thè Old Testament. Ed.
by J.B.Pritchard. 1954.
ANET Ancient Near Eastem Texts Relating to thè Old Testament. Ed. by
J.B.Pritchard. >1955.
AO Antico Oriente.
AOB Altorientalische Bilder zum Alten Testament. Hrsg. von H.Gressmann.
*1927. -
AOT Altorientalische Texte zum Alten Testament. Hrsg. von H.Gressmann.
*1926.
arab. arabo,
aram. aramaico.
aram. bibl. aramaico biblico.
ARM Archives Royales de Mari.
ArOr Archiv Orientàlnl.
art. articolo.
ARW Archiv fùr Religionswissenschaft.
ass. assiro.
Ass.Mos. Assumptio Mosis.
assol. assoluto.
ASTI Annual of thè Swedish Theological Institute.
AT; A.T. Altes Testament; Ancien Testament; Antico Testamento.
ATD Das Alte Testament Deutsch. Hrsg. von (V.Herntrich und) A.Weiser.
(trad. italiana: Antico Testamento, ed. Paideia, Brescia).
ATliR Anglican Theological Review.
atl. alttestamentlich (= vtrt.).
att. attivo,
avv. avverbio; avverbiale.

BA The Biblical Archaeologist.


bab. babilonese.
Barr, CPT J.Barr, Comparative Philology and thè Tcxt of thè Old Testament. 1968.
Barth J.Barth, Die Nominalbìldung in den semitischen Sprachen. *1894.
BASOR Bulletin of thè American Schools of Orientai Research.
BBB Bonner Biblische Beitràge.
Bd. Band (=vol.).

V ili ABBREVIAZIONI
BDB F.Brown—S.R.Driver—Ch.A.Briggs, A Hebrew and English Lexicon of
thè Old Testament, 1906. .
Begrich, GesStud J.Begrich, Gesammelte Studien zum Alten Testament. 1964.
Ben Jehuda Eliezer ben Jehuda, Thesaurus totius Hebraitatis et veteris et recentioris
I-XVI, 1908-59.
BeO Bibbia e Oriente.
Bergstr. 1-11 G.Bergstrasser, Hebriiische Grammatik. Bd I, 1918; Bd. II, 1929.
Bergstr. Einf. G.Bergstràsser, Einfiihrung in die semitischen Sprachen. 1928.
Bertholet A.Bertholet, Kulturgeschichte Israels. 1919.
BEThL Bibliotheca Ephemeridum Theologicarum Lovanicnsium.
BFChrTh Beitrage zur Forderung christlicher Theologie.
BH3 Biblia Hebraica. Ed. R.Kittel, A.Alt, O.Eissfeldt. 51937 = 71951.
BHH I—III Biblisch-Historisches Handwòrterbuch. Hrsg. von B.Reicke und L.Rost,
Bd. I-III, 1962-66.
BHS Biblia Hebraica Stuttgartensia. Ed. K.Elliger et W.Rudolph. 1968ss.
Bibl Biblica,
bibliogr. bibliografia.
BiOr Bibliotheca Orientalis.
BJRL Bulletin of thè John Rylands Library.
BK Biblischer Kommentar. Altes Testament. Hrsg. von M.Noth! und
II.W.Wolff.
BL H.Bauer-P.Leander, Historischc Grammatik der hcbràischcn Sprachc. I,
1922.
BLA H.Bauer-P.Leander, Grammatik des Biblisch-Aramàischen. 1927.
Blass-Debrunner F.BIass-A Debrunner, Grammatik des neutestamentlichen Griechisch.
121965.
BLex1 Bibel-Lexikon. Hrsg. von H.Haag. '1968.
BM G.Beer-R.Meyer, Hebràische Grammatik. Bd. 1, 51952; Bd. II, *1955; Bd.
III, *1960 (vd. anche Meyer).
BMAP E.G.Kraeling, The Brooklyn Museum Aramaic Papyri. 1953.
Bohl F.M.Th. de Liagre Bohl, Opera Minora. 1953.
Bousset-Gressmann W.Boussel-H.Gressmann, Die Religion des Judentums im spàthelleni-
stischen Zeitalter. J1926.
Bresciani-Kamil vd. Ilermop.
BRL KGalling, Biblisches Rcallcxikon. HAT 1, 1937.
Brsnno E.Brsnno, Studien iiber hebriiische Morphologie und Vokalismus. 1943.
BrSynt C.Brockelmann, Hebràische Syntax. 1956.
BSOAS Bulletin of thè School of Orientai and African Studies.
Buccellati G.Buccellati, The Amorites of thè Ur III Period. 1966.
Burchardt I—II M.Burchardt, Die altkanaanaischen Fremdworte und Eigennamen im
Àgyptischen. Bd. I—ET, 1909-10.
BWA(N)T Beitrage zur Wissenschaft vom Alten (und Neuen) Testament.
BWL W.G.Lambert, Babylonian Wisdom Literature. 1960.
BZ Biblische Zeitschrift.
BZAW Beiheft zur Zeitschrift fiir die alttestamentliche Wissenschaft.
BZNW Beiheft zur Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft.

c cum.
c. capitulum; capitolo.
CAD The Assyrian Dictionary of thè Orientai Institute of thè University of
Chicago. 1956ss.
Calice FCalice, Grundlagcn der àgyptisch-semitischen Wortverglcichung. 1936.
can. cananaico.
CBQ Catholic Biblical Quarterly.
cd cosiddetto,
cfr. confronta.

ABBREVIAZIONI IX
CIS Corpus Inscriptionum Semiticarum. 1881ss.
cj conjectura.
class. classico.
cod. codex; codice.
col. columna; colonna.
comm. commentario; commentari.
compì. completa; completato.
Conti Rossini K.Conti Rossini, Chrestomathia Arabica Meridionalis Epigraphica. 1931.
Cooke G.A.Cooke, A Text-Book of North-Semitic Inscriptions. 1903.
copt. copto.
Cowley A.Cowley, Aramaic Papyri of thè Fifth Century B.C. 1923.
CRAIBL Comptes Rendus de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres.
Cron.; cron. Cronista; cronistico.
cs. costrutto
CV Communio Viatorum.

D coniugazione intensiva (con raddoppiamento della seconda radicale).


DAFA R.BIachère^-M.Chouémi-C.Denizeau, Dictionnaire arabo-fran^ais-anglais
(langue classique et moderne). 1963ss.
Dahood, Proverbs M.Dahood, Proverbs and Northwest Semitic Philology. 1963.
Dahood, UHPh M.Dahood, Ugaritic-Hebrew Philology. 1965.
Dalman G.Dalman, Aramàisch-Neuhebraisches Handwòrterbuch. *1938.
Dalman, AuS I—VII G.Dalman, Arbeit und Sitte in Palàstina. Bd. 1-7, 1928-42.
dat. dativo,
dattil. dattiloscritto.
d.C. dopo Cristo.
DCB L.Coenen—E.Beyreuther—H.Bietcnhard (ed.). Dizionario dei Concetti
Biblici del Nuovo Testamento, 1976 (trad. italiana di ThBNT).
del delendum.
Delitzsch F.Delitzsch, Die Lese- und Schreibfehler im Alten Testament. 1920.
Deut Deuteronomium; Deuteronomio.
Dhorme E.Dhorme, L’emploi métaphorique des noms de parties du corps en hé-
breu et en akkadien. 1923.
Dillmann ADillmann, Lexicon Linguae Aethiopicae. 1865.
din. dinastia.
Diringer D.Diringer, Le iscrizioni antico-ebraiche Palestinesi. 1934.
DISO Ch.F.Jean-J.Hoftijzer, Dictionnaire’ des inscriptions sémitiques de l’ouest.
1965.
DJD Discoveries in thè Judaean Desert. Voi. Iss., 1955ss.
Driver, AD G.R.Driver, Aramaic Documents of thè Fifth Century B.C. 1957.
Driver, CML G.R.Driver, Canaanite Myths and Legends. 1956.
Driver-Miles 1—II G.R.Driver-J.C.Miles, Babylonian Laws. Voi. I—II, 1952-55.
Drower-Macuch E.S.Drower-R.Macuch, A Mandaic Dictionary. 1963.
dt. deutsch (=ted.).
Dtis . Deuteroisaia.
dtn. deuleronomico.
Dtr.; dtr. Deuteronomista; deuteronomistico.
Duden, Etymologie K.Duden, Etymologie Herkunftswòrterbuch der deutschen Sprache.
Beajbeilet von der Dudenredaktion unter Leitung von P.Grebe. Der Grosse
Duden Bd. 7, 1963.

E fonte elohista (del Pentateuco).


EA tavoletta di El-Amama, secondo l’edizione di J.A.Knudzton, Die
El-Amarna-Tafeln. 1915. Continuazione in: A.F.Rainey, El Amama
Tablets 359-379. 1970.
ebr. ebraico.

X ABBREVIAZIONI
ecc. eccetera.
ed. edidit; edited; edito,
edit. editore/i.
eg. egiziano,
egitt. egittologico.
Eichrodt I-IU W.Eichrodt, Theologie des Alten Testaments. Teil 1, ‘1968; Teil 2/3,
T964. (trad. italiana: Teologia dell’Antico Testamento voi. I, 1979).
Eissfeldt, KS O.Eissfeldt, Kleine Schriften. Bd. Iss., 1962ss.
EKL Evangelisches Kirchenlexikon. Hrsg. von H.Brunotte und 0 .Weber. 3
voi. *1962.
Ellenbogea M.Ellenbogen, Foreign Words in thè Old Testament. 1962.
ELKZ Evangel isch-Lu therische Ki rchenzei tung.
Erman-Grapow A.Erman-H.Grapow, Worterbuch der àgyptischen Sprache. Bd. 1-7,
1926-63.
esci, escluso.
e sim. e simile/i.
et. etiopico.
ET Expository Times,
etc. et cetera.
EThL Ephemerides Theologicae Lovanienses.
elpe. etpe‘el
ev. eventualmente.
EvTh Evangelische Theologie.

fase. fascicolo.
fem. femminile.
fen. fenicio.
FF Forschungen und Fortschritte.
FGH F.Jacoby (ed.), Die Fragmente der griechischen Historiker. 1923ss.
Fitzmyer, Gen.Ap J. A.Fitzmyer, The Genesis Apocryphon of Qumran Cave I. A Commen-
tary. Biblica et Orientalia 18, 1966.
Fitzmyer, Sef. J.A.Fitzmyer, The Aramaic Inseriptions of Sefire. Biblica et Orientalia
19, 1967. 1
vf. l’a. fra l’altro,
f. gli a. fra gli altri.
Fohrer, Jes. I—III G.Fohrer Das Buch Jesaja. Zurcher Bibelkommentare. Bd. 1-3, 1960-64.
Fraenkel S.Fracnkcl, Die aramàischen Fremdwòrter im Arabischen. 1886.
framm. frammento.
frane. francese.
Friedrich J.Friedrich, Phonizisch-punische Grammatik. 1951.
Friedrich—ROllig J.Friedrich—W.Ròllig, Phdnizisch—Punische Grammatik, 21970.
FS Festschrift (= pubblicazione commemorativa).
FS Albright 1961 The Bible and thè Ancient Near East. Essays in Honor of W.F.Albright.
1961.
FS Albright 1971 Near Eastem Studies in Honor of W.F. Albright, 1971.
FS Alleman 1960 Biblical Studies in Memory of H.C.Alleman. 1960.
FS Alt 1953 Geschichte und Altes Testament. 1953.
FS Baetke 1964. Festschrift W.Baetke. Dargebracht zu seinem 80. Geburtstag am 28. Marz
1964. Hrsg. von K.Rudolph, R.Heller und E.Walter. 1966.
FS Bardtke 1968. Bibel und Qumran. 1968.
FS Barth 1936 Theologische Aufsàtze, Karl Barth zum 50. Geburtstag. 1936.
FS Barth 1956 Antwort. Festschrift zum 70. Geburtstag von Karl Barth. 1956.
FS Basset 1928 Mémorial H.Basset. 1928.
FS Baudissin 1918 Abhandlungen zur semitischen Religionskunde und Sprachwissenschaft.
1918.
FS Baumgartel 1959 Festschrift F.Baumgàrtel zum 70. Geburtstag. 1959.

ABBREVIAZIONI XI
FS Baumgartner 1967 Hebràische Wortforschung. Festschrift zum 80. Geburtstag von
W. Baumgartner. SVT 16, 1967.
FS Beer 1933 Festschrift fùr G.Beer zum 70. Geburtstag. 1933.
FS Bertholet 1950 Festschrift fur A.Bertholet, 1950.
FS Browne 1922 Orientai Studies. 1922.
FS Christian 1956 Vorderasiatische Studien. Festschrift fur V.Christian. 1956.
FS Coppens 1969 De Mari à Qumran. Hommage à J.Coppens. 1969.
FS Davies 1970 Proclamation and Presence. Old Testament Essays in Honour of
G.H.Davies. 1970.
FS Delekat 1957 Libertas Christiana. F.Delekat zum 65. Geburtstag. 1957.
FS Driver 1963 Ilebrew and Semitic Studies presented to G.R. Driver. 1963.
FS Dupont—Sommer 1971 Hommages à André Dupont—Sommer. 1971.
FS Dussaud 1939 Mélanges syriens offerts à R. Dussaud. 1939.
FS Eichrodl 1970 Wort-Gebot-Glaube. W.Eìchrodt zum 80. Geburtstag. 1970.
FS Eilers 1967 Festschrift fùr W.Eilers. 1967.
FS Eissfeldt 1947 Festschrift O.Eissfeldt zum 60. Geburtstag. 1947.
FS Eissfeldt 1958 Von Ugarit nach Qumran. Beitrage... O.Eissfeldt zum 1. September 1957
dargebracht, 1958.
FS Elliger 1973 Wort und Geschichte. Festschrift fiir Karl Elliger zum 70. Geburtstag.
1973.
FS Faulhaber 1949 Festschrift fur Kardinal Faulhaber. 1949.
FS Friedrich 1959 Festschrift fùr J.Friedrich. 1959.
FS Frings 1960 Festgabe J.Kardinal Frings. 1960.
FS Galling 1970 Archàologie und Altes Testament. Festschrift fur K.Galling. 1970.
FS Gaster 1936 M.Gaster Anniversary Volume. 1936.
FS Geiin 1961 A la rencontre de Dieu. Mémorial A.Gelin. 1961.
FS Gispen 1970 Schrift en uitleg. Studies . . . W.H.Gispen. 1970.
FS Glueck 1970 Near Eastern Archacology in thè Twentieth Century. Essays in Honor of
Nelson Glueck. 1970.
FS Grapow 1955 Àgyptologische Studien H.Grapow. 1955.
FS Haupt 1926 Orientai Studies, published in Commemoraiion... of P.Haupt. 1926.
FS Heim 1954 Theologie als Glaubenswagnis. 1954.
FS Hermann 1957 Solange es Heute heisst. Festgabe fiir Rudolf Hermann. 1957.
FS Herrmann 1960 Hommage à L.Herrmann. Collection Latomus 44, 1960.
FS Hertzberg 1965 Gottes Wort und Gottes Land. 1965.
FS Herwegen 1938 Heilige Uberiieferung. I.Herwegen zum silbemen Abtsjubilàum darge­
bracht. 1938.
FS lrwin 1956 A Stubborn Faith. Papers... Presented to Honor W.A.Irwin. Ed. by
E.C.Hobbs. 1956.
FS Jacob 1932 Festschrift G.Jacob. 1932.
FS Jepsen 1971 Schalom. Studien zu Glaube und Geschichte Israels. Alfred Jepsen zum
70. Geburtstag . . .1971.
FS Junker 1961 Lex tua veritas. Festschrift fùr H.Junker. 1961
FS Kahle 1968 In memoriam P.Kahle. BZAW 103, 1968.
FS Kittei 1913 Alttestamentliche Studien, R.Kittel dargebracht. BWAT 13, 1913.
FS Kohut 1897 Semitic Studies in Memory of A.Kohut. 1897.
FS Kopp 1954 Charisteria I.Kopp octogenario oblata. 1954.
FS Koschaker 1939 Symbolae P.Koschaker dedicatae. Studia et documenta ad iura Orientis
Antiqui pertinentia 2, 1939.
FS KrOger 1932 Imago Dei. Festschrift Gustav Kruger . . . 1932.
FS Landsberger 1965 Studies in Honor of B.Landsberger on his seventy-fifth Birthday. 1965.
FS Lévy 1955 Mélanges I.Lévy. 1955.
FS de Liagre Bòhl 1973 Symbolae Biblicae et Mesopotamicac Francisco Mario Theodoro de Lia­
gre Bòhl dedicatae. 1973.
FS Manson 1959 New Testament Essays. Studies in Memory of T.W.Manson. 1959.
FS Marti 1925 Vom Alten Testament. Marti—Festschrift . . . 1925.

XTI ABBREVIAZIONI
FS May 1970 Translating and Understanding thè Old Testament. Essays in Honor of
H.G.May. 1970.
FS Meiser 1951 Viva vox Evangelii, Festschrift Bischof Meiser. 1951.
FS Michel 1963 Abraham unser Valer. Festschrift fiir Otto Michel zum 60. Geburtstag.
1963.
FS Mowinckel 1955 Interpretationes ad Vetus Testamentum pertinentes S.Mowinckel septua-
genario missae. 1955.
FS Muilenburg 1962 Israel’s Prophetic Heritage. Hessays in Honor of James Muilenburg.
1962.
FS Neuman 1962 Studies and Essays in Honor of A.A.Neuman. 1962.
FS Notscher 1950 Alttestamentliche Studien. F.Nòtscher zum 60. Geburtstag gewidmet.
1950.
FS Pedersen 1953 Studia Orientalia J.Pederscn dicata. 1953.
FS Procksch 1934 Festschrift O.Procksch. 1934.
FS von Rad 1961 Studien zur Theologie der alttestamentlichen Uberlieferungen. 1961.
FS von Rad 1971 Probleme biblischer Theologie. Gerhard von Rad zum 70. Geburtstag.
1971.
FS Rinaldi 1967 Studi sull’Oriente e la Bibbia, offerti al P.G.Rinaldi. 1967.
FS Robert 1957 Mélanges bibliques. Rédigés en l’honneur de A.Robert, 1957.
FS Robinson 1950 Studies in Old Testament Prophecy. Presented to Th.H.Robinson. 1950.
FS Rost 1967 Das ferne und das nahe Wort. Festschrift L.Rost zur Vollendung seines
70. Lebensjahres am 30. November 1966 gewidmet. BZAW 105, 1967.
FS Rudolph 1961 Verbannung und Ileimkehr. 1961.
FS Sachau 1915 Festschrift W.Sachau zum siebzigsten Geburtstage gewidmet. 1915.
FS Schmaus 1967 Wahrheit und Verkundigung. M.Schmaus zum 70. Geburtstag. 1967.
FS Schmidt 1961 Festschrift Eberhardt Schmidt, hrsg. von P.Brockelmann... 1961.
FS Sellin 1927 Beitràge zur Religionsgeschichte und Archàologie Palàstinas. 1927.
FS van Selms 1971 De fructu oris sui. Essays in Honour of Adrianus van Selms. 1971.
FS Sohngen 1962 Einsicht und Glaube. G.Sòhngen zum 70. Geburtstag. 1962.
FS Thomas 1968 Words and Meanings. Essays presented to D.W.Thomas. 1968.
FS Thomsen 1912 Festschrift VThomsen zur Vollendung des 70. Lebensjahres. 1912.
FS Vischer 1960 Hommage à W. Vischer. 1960.
FS Vogel 1962 Vom Herrengeheimnis der Wahrheit. 1962.
FS Vriezen 1966 Studia biblica et semitica. Th.C.Vriezen... dedicata. 1966.
FS Wedemeyer 1956 Sino-Japonica. Festschrift A.Wedemeyer zum 80. Geburtstag. 1956.
FS Weiser 1963 Tradition und Situation. A.Weiser zum 70. Geburtstag. 1963.
FS Wellhausen 1914 Studien... J.Wellhausen gewidmet. BZAW 27, 1914.
G Septuaginta; Settanta (vd. anche LXX).
G"'1ecc. cod. Alessandrino ecc.
GAG W. von Soden, Grundriss der akkadischen Grammatik. 1952. Ergànzung-
sheft zum GAG 1969.
GB W.Gesenius-F.Buhl, Hebriiisches und aramàisches Handwòrterbuch ùber
das Alte Testament. ”1915.
gen. genitivo.
GenAp Apocrifo del Genesi.
Gesenius, Thesaurus W.Gesenius, Thesaurus... Linguae Hebraicae et Chaldaicae. Voi. I-1IT,
1835-58. .
GesStud Gesammelte Studien.
giaud. giaudico.
Gilg. epopea di Gilgames (vd. anche Schott).
giud. giudaico.
GK W.Gesenius-E.Kautzsch, Hebraische Grammatik. “1909.
GLAT G.J.Bottherweck—H.Ringgren (ed.), Grande Lessico dell’Antico Testa­
mento. Voi 1 ss.,(trad. italiana di ThWAT).
GLECS Comptes Rendus du Groupe Linguistique d’Études Chamito—Sémi-
tiques, Paris.

ABBREVIAZIONI XIII
GLNT G.Kittel-G.Friedrich (ed.), Grande Lessico del Nuovo Testamento. Voi.
lss., 1965ss. (trad. italiana di ThW).
gr. greco.
Grapow H.Grapow, Wie die alten Àgypter sich anredeten, wie sie sich griissten
und wie sie miteinander sprachen. *1960.
Gray, Legacy J.Gray, The I^egacy of Canaan. '1965.
Gròndahl F.Grondahl, Die Personennamen der Texte aus Ugarit. 1967.
Gt; Gtn coniugazione fondamentale accadica (G), con infisso -ta- oppure -tan-
GThT Gereformecrd Thcologisch Tijdschrift.
Gulkowitsch L.Gulkowitsch, Die Bildung von Abstrakthegriffen in der hebràischen
Sprachgeschichte. 1931.
Gunkel, Gen H.Gunkel, Genesis, Handkommentar zum AT 1/1. ’1966.
Gunkel-Begrich H.Gunkel-J.Begrich, Einleitung in die Psalmen. 1933.
GVG C.Brockelmann, Grundriss der vergleichenden Grammatik der semiti­
schen Sprachen. Bd. 1-2, 1908-13.

H legge di santità (Lev 17-26).


ha. hafel.
HAL W.Baumgartner, Hebràisches und aramàisches Lexikon zum Alten Testa­
ment. Lieferung 1, 1967; Lieferung 2, 1974 (= KBL 3. Auflage).
Harris Z.S.Harris, A Grammar of thè Phoenician Language. 1936.
HAT Handbuch zum Alten Testament. Hrsg. von O.Eissfeldt.
Ilaussig I H.W.Haussig (ed.), Worterbuch der Mythologie. Abteilung 1, 1961.
HdO Handbuch der Orientalistik.' Hrsg. von B. Spuler.
Herdner, CT(C)A A.Herdner, Corpus des tablettes en cunéiformes alphabétiques découver-
tes à Ras Shamra-Ugarit de 1929 à 1939. Mission de Ras Shamra
X. 1963.
Hermop. Papiri di Hermopoli, secondo l’edizione di E.Bresciani-M.Kamil, Atti
della Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie, Ser. VTII, voi. 12,
1966.
hi. hiPil.
• hitp. hitpa‘el.
hitpe. hitpelel.
hitpo. hitpolel.
ho. hofal.
Hrsg.; hrsg. Herausgeber (= editore); herausgegeben (= edito).
IISAT Die Heilige Schrift des Alten Testaments, hrsg. von E.Kautzsch-A.Ber-
. tholet. *1922/23.
IlThR Harvard Theological Review.
ÌIUCA Hebrew Union College Annual.
Huffmon H.B.Huffmon, Amorfe Personal Names in thè Mari Texts. 1965.

ibid. ibidem,
id. idem.
IDB I-IV The Interpreter’s Dictionary of thè Bible. 1962.
ide. indoeuropeo.
1EJ Israel Exploration Journal.
imp. imperativo.
impf. imperfetto.
impf. cons. imperfetto consecutivo.
incl. incluso.
ind. indice.
ingl. inglese.
inf. infinito.
ins. insere.
isr. israelitico.

XIV ABBREVIAZIONI
itp. itpc'el.
itpa. itpa'al.
itt. ittita.

J fonte jahwista (del Pentateuco).


JA Journal Asiatique.
Jacob E.Jacob, Theologie de l’Ancien Testament. 1955.
Jahnow H.Jahnow, Das hebriiische Leichenlied im Rahmen der Vòlkerdichtung.
1923,
JAOS Journal of thè American Orientai Society.
Jastrow M.Jastrow, a Dictionary of thè Targumim, thè Talmud Babli and Yeru-
shalmi, and thè Midrashic Literature. l1950.
JBL Journal of Biblical Literature.
JCS Journal of Cuneiformi Studies.
JE The Jewish Encyclopedia, ed. da J.Singer. Voi. 1-12, 1901-06.
Jenni, HP E.Jenni, Das hebràische Pi‘el. 1968.
JEOL Jaarbericht van het Vooraziatisch-Egyptisch Gezelschap (Genootschap)
Ex Oriente Lux.
jif. jifil.
JJSt Journal of Jewish Studies.
JNES Journal of Near Eastern Studies.
Jouon P.Joiion, Grammaire de Phébreu biblique. 1923.
JQR Jewish Quarterly Review.
JSS Journal of Semitic Studies.
JThSt Journal of Theological Studies.

K ketib.
KAI H.Donner-W.Ròllig, Kanaanaische und aramàische Inschriften. Bd. I
Texte, *1966; Bd. II Kommentar, *1968; Bd. Ili Glossare ecc., H969.
Kar iscrizione di Karatepe.
KAT Kommentar zum Alten Testament. Hrsg. von W. Rudolph, K.Elliger und
F.Hesse.
KBL LKòhler-W.Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Iibros. *1958.
Kil iscrizione di Kilamuwa.
Kluge F, Kluge-W.Mitzka, Etymologisches Wòrterbuch der deutschen Sprache.
“1963.
Kòhler, Theol. L.Kòhler, Theologie des Alten Testaments. '1966.
Kònig E.Kònig, Hebràisches und aramàisches Wòrterbuch zum Alten Testa­
ment. ‘ T936.
Kònig, Syntax E.Kònig, Historisch-kritisches Lehrgebàude der hebraischen SpraGhe mit
steter Beziehung auf Qimchi und die anderen Auctoritaten. Bd. 11/2: Hi-
storisch-comparative Syntax der hebraischen Sprache. 1897.
KS Kleine Schriften.
KuD Kerygma und Dogma.
Kuhn, Konk. KG.Kuhn, Konkordanz zu den Qumrantexten. 1960.

L fonte laica (del Pentateuco).


L coniugazione con allungamento di vocale.
1 lege.
Lambert, BWL W.G.Lambert, Babylonian Wisdom Literature. 1960.
Lande I.Lande, Formelhafte Wendungen der Umgangssprache im Alten Testa­
. ment. 1949. -
Lane I—VIII A.W.Lane, Al-QamQsu, an Arabic-English Lexicon. Voi. 1-8, 1863-93.
lat. latino.
l.c. luogo citato.
Leander P.Lcander, Laut- und Formenlehre des Àgyptisch-Aramàischen. 1928.

ABBREVIAZIONI XV
van der Leeuw G. van der Leeuw, Phànomenologie der Reiigion. 1956 (trad. italiana: Fe­
nomenologia della religione. I960).
Lcslau W.Leslau, Ethiopic and South Arabie Contributions to thè Hebrew Lexi­
con. 1958.
I-evy M.A.Levy, Siegei und Gemmen mit aramàischen, phoenizisehen, althe-
bràischen... lnschriften. 1869.
Levy I-IV J.Levy, Worterbuch iiber die Talmudim und Midraschim. *1924.
de Liagre Bohl vd. sotto BÒhl.
Lidzbarski, NE M.Lidzbarski, Handbuch der nordsemitischen Epigraphik. 1898.
Lidzbarski, KJ M.Lidzbarski, Kanaanaische lnschriften. 1907.
Lis. G.Lisowsky, Konkordanz zum hebràischen Alten Testament. 1958.
Li ttmann-Hofner E.Littmann-M.Hofner, Worterbuch der Tigre-Sprache. 1962.
LS C.Brockelmann, Lexicon Syriacum. J1928.
LXX Septuaginta; Settanta (vd. anche G).

mand. mandeo; mandaico.


Mand. S.Mandelkem. Veteris Testamenti concordantiae hebraicae atque chaldai-
cae. '1926.
MAOG Mitteilungen der Altorientalischen Gesellschaft.
masc. maschile.
MDAI Mitteilungen des Deutschen Archaologischen Instituts.
Meyer R.Meyer, Hebràische Grammatik. Bd. 1 ,31966; Bd. 2, *1969.
Midr. Midras.
mill. millennio.
MIO Mitteilungen des Instituts fur Orientforschung.
moab. moabitico.
Montgomery, Dan. J.A.Montgomery, A Criticai and Exegetical Commentary on thè Book of
Daniel. International Criticai Commentary. *1950.
Montgomery, Kings J. A.Montgomery, A Criticai and Exegetical Commentary on thè Books of
Kings. Ed. by H.S.Gehman. International Criticai Commentary. 1951.
Moscati, EEA S.Moscati, L’epigrafia ebraica antica. Biblica et Orientalia 15, 1951.
Moscati, Introduction S.Moscati (ed.), An Introduction to thè Comparative Grammar of thè Se­
mitic Languages. 1964.
Muséon Le Muséon. Revue d’Études Orientales.
MUSJ Mélanges de l’Université St. Joseph.

n. nota.
nab. nabateo.
NAWG Nachrichten (von) der Akademie der Wissenschaften in Gòttingen.
NE vd. Lidzbarski, NE.
NedGereflTs Nederduitse Gereformeerde Teologiese Tydskrif.
NedThT Nederlands Theologisch Tijdschrift.
NF; N.F. Neuè Folge.
ni. nifal.
nitp. nitpa‘el
NKZ Neue Kirkliche Zeitschrift.
Noldeke, BS Th.Noldeke, Beitràge zur semitischen Sprachwissenschaft. 1904.
Noldeke, MG Th.Nòldeke, Mandàische Grammatik. 1875.
Noldeke, NB Th.Nòldeke, Neue Beitràge zur semitischen Sprachwissenschaft. 1910.
Noth, IP M.Noth, Die israelitischen Personennamen im Rahmen der gemeinsemi-
tischen Namengebung. 1928.
Noth, UPt M.Noth, Uberlieferungsgeschichte des Pentateuch. 1948.
Noth Gl M.Noth, Geschichte Israels. M966 (trad. italiana: Storia d’Israele,
1975).
Noth GesStud I-1I M. Noth, Gesammelte Studien zum Alten Testament. Bd. I, J1966; Bd. 11,
1969.
n. pers. nome personale; nome di persona.

XVI ABBREVIAZIONI
n. pr. nome proprio,
nr. numero.
NS; N.S. Nova Series.
NT Neues Testament; Nuovo Testamento,
ntl. neutestamentlich (= nts.).
nts. neotestamentario.
NTS Nieuwe Theologische Studien.
NTT Norek Teologisk Tidsskrift.
Nyberg H.S. Nyberg, Hebreisk Grammatik. 1952.

ogg. oggetto,
opp. oppure.
OLZ Orientalistische Literaturzeitung.
OrAnt Oriens Antiquus.
OrNS Orientalia (Nova Series).
o sim. o simile/i.
OT; O.T. Old Testament; Oude Testament.
OTS Oudtestamentische Studien.
OuTWP Die Ou Testamentiese Werkgemeenskap in Suid-Afrika Pretoria,
ov. ovvero.

P fonte sacerdotale (del Pentateuco).


p. pagina.
pa. palel.
pai. palestinese.
pai, crisi. palestinese cristiano.
palm. palmireno.
pap. papiro.
par. parallelo/i.
part. participio.
partieoi. particolarmente.
para. parzialmente.
pass. passivo.
Payne Smith R Payne Smith, Thesaurus Syriacus, voi. 1-2, 1868-97.
p.e. per esempio.
Pedersen, Israel I-IIjn-TV J. Pedersen, Israel, Its Life and Culture, voi. 1-2, 1926; voi. 3-4, 1934.
PEQ Palestine Exploration Quarterly.
perf. perfetto. .
pers. persona,
persi. persiano,
pi. pi‘el.
PJB Palastinajahrbuch.
plur. 1plurale.
Poen. Plauto, Poenulus (vd. anche Sznycer).
poi. polel.
pr. prò.
prep. preposizione.
prof. profetico.
prol. prologo.
propr. propriamente.
prps propositus, -a, -um.
prst. prestito (parola importata).
PRU Le Palais Royal d’Ugarit. Voi. 2-6, 1955-70.
pu. pu‘al.
pun. punico.

ABBREVIAZIONI XV
2 qere.
|. qal-
jlcn. qualcuno,
llcs. qualcosa.

. riga.
iA; RAAO Revue d’AssyrioIogie et d’Archeologie Orientale.
IAC Reallexikon fùr Antike und Christentum. 1950ss.
/on Rad I-II G. von Rad, Theologie des Alten Testaments. Bd.1, s1966; Bd. 2, "1965
(trad. italiana: Teologia dall’Antico Testamento. Voi. 1, 1972; voi. 2,
1974),
;on Rad, Gottesvolk G. von Rad, Das Gottesvolk im Deuteronomium. 1929.
/on Rad, GesStud G. von Rad, Gesammelte Studien zum Alten Testament. *1965.
>IB Revue Biblique.
REJ Revue des Études Juives.
rei. relativo; relativamente.
RF.S Répertoire d’épigraphie sémitique.
rev. reverse (rovescio).
RGG I-VI Religion in Geschichte und Gegenwart. Hrsg. von K. Galling. Bd. 1-6,
*1957-62.
RHPhR Revue d’Histoire et de Philosophie religieuses.
RHR Revue de l’Histoire des Religione,
risp. rispettivamente.
RivBibl Rivista Biblica Italiana.
Rost, KC L. Rost, Das kleine Credo und andere Studien zum Alten Testament.
1965.
RQ Revue de Qumran.
RS Ras Samra (testi citati secondo la numerazione di scavo; vd. anche PRU).
RScPhTh Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques.
RSO Rivista degli Studi'Orientali.
s. seguente,
s. saPel.
SAB Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu
Berlin.
SAIIG A. Falkenstein-W. von Soden, Sumerische und akkadische Hymnen und
Gebete. 1953. *
sam. samaritano,
se.; scil. scilicet, cioè.
Schott Das Gilgamesch-Epos. Neu ùbersetzt und mit Anmerkungen versehen
von A. Schott. Durchgesehen und ergànzt von W. von Soden. 1958.
sec. secolo.
Sef. I-III steli di Sefiie (o Sfire) I-lil (vd. anche Fitzmyer, Sef.).
Sellin-Fohrer Einleitung in das Alte Testament. Begriindet von E. Sellin, vòllig neu be-
arbeitet von G. Fohrer. "1965.
Sem Semitica,
sem. semitico.
semNO. semitico nordoccidentale.
semO. semitico occidentale.
Seux M.J.Seux, Epithètes royales akkadiennes et sumcriennes. 1967.
sgg. saggio.
sign. significato.
sim. simile/i.
sing. singolare.
sir. siriaco.
sogg. soggetto.
sopratt. soprattutto.

XV III ABBREVIAZIONI
sost. sostantivo,
sp. sopra,
spec. specialmente
ss. seguenti,
st. sotto.
st(at). stato; assol. (assoluto); cs. (costrutto); enf. (enfatico).
Stamm, AN J.J. Stamm, Die akkadische Namengebung. '1968.
Stamm, HEN J.J. Stamm, Hebriiische Erslatznamen, FS Landsberger 1965, 413-424.
SThU Schweizerische Theologische Umschau.
StOr Studia Orientalia.
StrB I-VI (H.L.Strack-) P.Billcbeck, Kommentar zum Neuen Testament aus Tal­
mud und Midrasch. Bd. 1-6, 1923-61.
StTh Studia Theologica.
sum. sumero; sumerico.
Suppl. Supplement; Supplemento,
s.v. sub voce
SVT Supplements to Vetus Testamenlum.
Sznycer M. Sznycer, Les passages puniques en transcription latine dans le « Poe-
nulus » de Plaute 1967.

Tallqvist K.Tallqvist, Akkadische Gòtterepitheta. 1938.


talv. talvolta.
Targ. Jon. Targum Jonathan.
ted. tedesco.
teol. teologia; teologico.
TGP; TGI1 K.Galling (ed.), Textbuch zur Geschichte Israels. '1950; *1968.
TGUOS Trarisactions of thè Glasgow University Orientai Society.
ThBl Theologische Blàtter.
ThBNT Theologisches BegrifTslexikon zum Neuen Testament. Hrsg. von L.Coe-
nen, E.Beyreuther, H.Bietenhard. 1967ss. (trad. italiana: vd. DCB).
ThLZ Theologische Literaturzeitung.
ThQ Theologische Quartalschrift.
ThR Theologische Rundschau.
ThSt Teologische Studien.
ThStKr Theologische Studien und K_ritik.cn.
ThStudies Theological Studies.
ThT Theologisch Tijdschrift.
ThW G.Kittel-G.Friedrich (cd.), Theologisches Wòrterbuch zum Neuen Testa­
ment. Bd. lss., 1932ss. (trad. italiana: vd. GLNT).
ThWAT G.J.Bottcrweck—H.Ringgren (ed.) Theologisches Wòrterbuch zum Al­
ten Testament. Bd lss., 1973ss. (trad. italiana vd. GLAT).
ThZ Theologische Zeitschrift.
tigr. vd. Littmann-Hòfner.
TM testo masoretico (vd. anche BH5).
Trip. Tripolitania. (Testi dalla Tripolitania; numerazione secondo G.Levi della
Vida, cfr. DISO XXVIII).
txt? testo incerto opp. corrotto,
txt em textus emendatus; textus emendandus.

UF Ugarit-Forschungen.
ug. ugaritieo.
Ugaritica V J.Nougayrol-E.Laroche-C.Virolleaud-C.F.A.Schaeffer, Ugaritica V.
1968.
UJE The Universal Jewish Encyclopedia, ed. da L.Landman. 1948.
UT C.H.Gordon, Ugaritic Textbook. 1965.

ABBREVIAZIONI XIX
v. verso.
VAB Vorderasiatische Bibliothek.
vang. vangelo.
de Vaux I-II R. de Vaux, Les institutions de l’Ancien Testament. Voi. 1-2, 1958-60
(trad. italiana. Le istituzioni dell’Antico Testamento, 1964).
VD Verbum Domini,
vd. vedi,
vers. versione/i.
voi. volume.
Vriezen, Theol. Th. C.Vriezen, Theologie des Alten Testaments in Grundzugen. 1957.
VT Vetus Testamentum.
vtrt. veterotestamentario.

Wagner M.Wagner, Die lexikalischen und grammatikalischen Aramaismen im


alttestamentlichen Hebraisch. 1966.
WdO Welt des Orients.
Wehr H.Wehr, Arabisches Worterbuch fìir die Schrifìtsprache der Gegenwart.
‘1959-68.
WKAS M.UIImann (ed.), Worterbuch der klassischen arabischen Sprache.
1957ss.
Wolff, GesStud H.W.Wolff, Gesammelte Studien zum Alten Testament. 1964.
WuD Wort und Dienst (Jahrbuch der Theologischen Schule Bethel).
WUS J.Aistleitner, Worterbuch der ugaritischen Sprache. Hrsg. von O.Eiss­
feldt. ‘1967.
WZ Wissenschaftliche Zeitschrift.
WZK.M Wiener Zeitschrift fur die Kunde des Morgenlandes.

XII Dodici profeti minori (Os-Mal).

Yadin Y.Yadin, The Scroll of thè War, 1962.

ZA Zeitschrift fur Assyriologie.


ZÀS Zeitschrift fur Àgyptjsche Sprache und Altertumskunde.
ZAW Zeitschrift fur die alttestamentliche Wissenschaft.
ZDMG Zeitschrift der Deutschen Morgenliindischen Gesellschaft.
ZDPV Zeitschrift des Deutschen Palàstina-Vereins.
ZF.R Zeitschrift fìir evangelische Ethik.
Zimmerli, GO W.Zimmerli, Gottes Offenbarung. Gesammelte Aufsàtze zum Alten Te­
stament. 1963.
Zimmern H.Zimmem, Akkadische Fremdwòrter. *1917.
ZKG Zeitschrift fìir Kirchengeschichte.
ZNW Zeitschrift fur die neutestamentliche Wissenschaft.
Zorell F. Zorell, Lexicon Hebraicum et Aramaicum Veteris Testamenti. 1968.
ZRGG Zeitschrift fur Religions- und Geistesgeschichte.
ZS Zeitschrift fìir Semitistik.
ZThK Zeitschrift fìir Theologie und Kirche.

XX ABBREVIAZIONI
3 oro nc um DETTO 15s. (W.F. Albright, The Oracles of Balaam,
JBL 63, 1944, 207-233). Essi hanno conservato
l’aspetto e la funzione originaria della formula.
1/ L’etimologia della parola c incerta. Di so­ Unita al nome (e alle specifiche caratterizza­
lito ne’ùm viene messo in relazione con l’arabo zioni) dell’uomo che parla e con la sua posi­
n'm «sussurrare» ed è inteso o come part. zione all’inizio dell’oracolo, la formula del det­
pass, di n ’m q. «ciò che è sussurrato» (GB to del veggente pone in evidenza il soggetto del
477a; dr. BL 472) o (seguendo Ger 32,31, l’u­ detto e con ciò la parola di cui il veggente stes­
nico passo con ne’ùm allo stato assol.) come so deve rispondere.
una forma nominale qutùl « un sussurro » Sembra che più tardi circoli di sapienti abbia­
(Barth 129), da cui deriverebbe il denominati­ no rivendicato per sé questa terminologia
vo n 'm q. « parlare » (solo Ger 23,31). (2Sam 23,1 ; Prov 30,1).

Non si può addurre un equivalente acc. (W. von So- Altri vocaboli ebraici per «detto, oracolo» hanno
den secondo F. Baumgartel, ZA W 73, 1961, 290 n. un campo semantico più vasto, cfr. ’imrà (-> ’mr
35). 3c), -+dàbàr, matta" (-»n.s’ 4b) e soprattutto màsàt
La grafia prevalente in 1QXs“* nwJm secondo D JD III, « detto, proverbio, similitudine, detto satirico »
1962, 66 (diversamente KBL Suppl. I70b) può far ( - . dmh 3a; nell’AT 39x, di cui Ez 8x, Num
dedurre una pronuncia posteriore *nùm (cfr. anche 23,7.18; 24,3.15.20.21.23 nell’introduzione narrativa
mediocbr. ,nùm « dire, parlare »). agli oracoli di Balaam 7x, Prov 6x, Sai 4x).

2/ Nell’AT ne'ùm compare 376x (in Mand. 4/ La trasformazione d d l’antica formula del
manca una citazione rispettivamente per Ger detto del veggente nella f o r m u l a d e l d e t ­
3,12; 23,32; Agg. 2,4.23), di cui 365x nella for­ to di J a h w e (la premessa di Sai 110,1 fa
mula ne’ùm ( . . . ) Jhwh (inclusi gli ampliamen­ supporre un’imitazione di Num 24,3s. 15s.)
ti con l’aggiunta di hammàlaek [Ger 46,18; non è documentata prima di Amos (Baumgàr-
48,15; 51,57], hà’àdòn [Is 1,24; 19,4] o ’adònàj tel, l.c. 287-289, la ritiene un’espressione origi­
[Is 3,15; 56,8; Ger 2,19.22; 49,5; Ez sempre ec­ naria del nebiismo in relazione a ISam 2,30;
cetto 13,6.7; 16,58; 37,14, = 81x; Am 3,13; 2Re 9,26; 19,33, che A. Jepsen, Nabi, 1934,
4,5; 8,3.9.11]; quindi senza ampliamenti 269x): 121 ss.; id., Die QueLlcn des Kònigsbuches,
Ger 175x, Ez 85x, Is 25x (di cui Dtis 8x, Tri- 21956, 76ss., ascrive alla «redazione nebiisti-
tois 5x), Am 21x, Zac 20x, Agg 12x, Sof 5x, ca »). Nella forma più antica del detto del mes­
2Re e Os 4x ciascuno, ISam, Abd, Mi e Nah saggero essa è assente (Westermann, l.c.). Pro­
2x ciascuno, inoltre Gcn 22,16; Num 14,28; babilmente Amos è stato il primo ad usare
Gioe 2,12; Mal 1,2; Sai 110,1 e 2Cron 34,27. ne‘ùm Jhwh per sottolineare il fatto che Dio
In altre combinazioni ne'Um compare lOx parla in prima persona nella parola dei profeti;
come reggente: Num 24,3.3.4.15.15.16 (Ba­ egli usa l’espressione proprio al posto della for­
laam); 2Sam 23,1.1 (Davide); Sai 36,2 Ut?; mula conclusiva del detto del messaggero
Prov 30,1 (Agur); in Ger 23,31 ne’um viene ’àm ar Jhwh (su 13 casi ciò è abbastanza pro­
impiegato in stato assol. come oggetto della babile in Am 2,16; 3,15; 4,3.5; 9,7); nelle in­
forma unica n ’tv q.. . troduzioni agli oracoli o al loro interno essa è
opera redazionale (WolfF, BK XIV/2,109s. 174).
3/ La storia del termine ne’um non permette La formula sembra avere la stessa origine in
di classificarlo tra i modi di dire profetici (S. Osea (WoliT, BK XIV/1,49), perché altrimenti
Mowinckcl, ZAW 45, 1927, 43-45; O. Grether, dovrebbe comparire più di frequente, dato che
Name und Wort Gottes im AT, 1934, 85ss.; la forma del discorso divino è predominante.
O. Procksch, ThW IV, 92s. = GLNT VI, Anche in Michea non è originaria (Th. H. Rob­
266ss.). Essa mostra che l’espressione inizial­ inson, IIAT 14, 1954, 141.145). In Isaia
mente non era una forma caratteristica dello ne’ùm Jhwh si trova raramente (come formula
stile profetico (J. Lindblom, Die literarische di introduzione: 1,24; 30,1; come formula con­
Gattung der prophetischen Literatur, 1924, 67). clusiva: 3,15; 17,3.6; 19,4; 31,9); ciò è confor­
Alla questione della sua origine («parola del me al fatto chc Isaia fa scarso uso di formule
mago e dell’indovino» per S. Mowinckcl, ZAW introduttive e conclusive (Wildberger, BK X,
48, 1930, 266 n.9, che segue G. Hòlscher, Die 62; cfr. R.B.Y.Scott, FS Robinson 1950,
Propheten, 1914, 79ss.; p a r o l a del v e g ­ 178s.). L’espressione compare di frequente solo
g e n t e per E. Schiitz, Formgeschichte des vor- in Geremia ed Ezechiele: nel libro di Geremia
klassischen Prophetenspruchs, Bonn 1958 [tesi 35x come conclusione di un discorso di Jahwe,
dattil.]; C. Westermann, Grundformen prophe- 31 x in introduzioni, 42x tra i membri del pa­
tischer Rede, I960, 135s.; F. Baumgartel, rallelismo, e ancora con altre funzioni
ZAW 73, 1961, 288; D. Vetter, Untersuchun- (R.Rendtorff, ZAW 66, 1954, 27-37; cfr.
gen zum Seherspruch, Heidelberg 1963 [tesi H.Wildberger, Jahwewort und prophetische
dattil.]; J. Lindblom, ZAW 75, 1963, 282s.) ri­ Rede bei Jeremia, 1942, 48s. 102s.; O. Loretz,
spondono gli antichi oracoli di Num 24,3s. UF 2, 1970, 113.129), in Ezechiele ca. 40x in

1 □K3 ifu m DETTO 2


\•
posizione conclusiva, ca. 20x come formula nel « profano » (senza soggetto o oggetto divino:
contesto, 13x per sottolineare il haj-'arti del Ger 33,24; Prov 1,30; 5,12; 15,5; vd.st. 3b-c);
giuramento di Dio, e inoltre 9x in 43,19-48,29 entrambe queste coniugazioni assumono rile­
in unità in cui sono «sovrabbondanti le for­ vanza teologica là dove si sono avvicinate al
mule del linguaggio profetico» (Zimmerli, BK. concetto di «rifiutare» (vd.st. 4).
XIII, 39*. 135.1098.1250, con Baumgàrtel, l.c.
286). In seguito, solo Agg e Zac usano frequen­ Dai termini paralleli e opposti risulta un quadro
molto vario: due volte si trovano rispettivamente
temente la formula. In Mal essa è compieta- -* m ’s «rifiutare» (Is. 5,24; Ger 33,24), ->prr hi,
mente sostituita dall’uso frequente di ’àmar berlt «rompere l’alleanza» (Deut 31,20; Ger 14,21)
Jhwh. e hrp pi. «insultare, bestemmiare» (Sai 74,10.18),
All’inizio della sua storia nc’um Jhwh ha sosti­ una volta ->‘zb «abbandonare» {ls 1,4), -*mrh hi.
tuito in Amos la più debole forma conclusiva «essere ostinato» (Sai 107,11; mrh e mrd «ribellar­
del detto del messaggero, all’apice della sua si » anche con tue’àsà in Neem 9,26, dove si incontra
evoluzione essa ha soppiantato ’àmar Jhwh anche l ’espressione slk hi. 'ah0ré gaw « gettare dietro
la schiena = rifiutare» [altrove pure in IRe 14,9; Ez
(Ger 8x, Ez Ox), alla fine però soccombe rispet­
23,35; con gèw Is 38,17; -*slk hi. 3]) e -*sn' «o dia­
to a quest’altra formula. re» (Prov 5,12). Come opposti compaiono -> ’mn hi.
«aver fiducia» (Num 14,1 con negazione), -*zkr
5/ Per gli equivalenti di ne'um nei LXX (per «ricordare» (Ger 14,21), -*bhr «eleggere» (Ger
lo più Xéyel xupioq) cfr. Baumgartel, l.c. 278s. 33,24), -» 'bh « accogliere » (Prov 1,30 con negazio­
Nei testi di Qumran si trova solo una volta ne), -*smr « custodire » (Prov 15,5).
n ’m 7 (CD 19,8). Sul piano semantico è affine il verbo aramaizzante
. D Vetter s/h « disprezzare, rifiutare» (q. Sai 119,118; pi. Lam
1,15, ambedue con Dio come soggetto; cfr Wagner,
nr. 201; Jenni HP 226). Cfr. inoltre g'I «aborrire»
(Lev 26,11.15.30.43.44; Ger 14,19; Ez 16,45.45) e i
verbi del disprezzare citati sotto -*qil.

YH3 ns DI SPREZZARE b) Non si può stabilire se e come il verbo ve­


nisse usato nella vita normale di tutti i giorni. I
passi senza soggetto o oggetto divino permetto­
1/ Prescindendo dall’AT n’$ «disprezzare, no tuttavia di individuarne l’uso in due ambiti
parlare con disprezzo di, rifiutare, disdegnare » specifici. In Ger 33,24 Jahwe si lamenta che
si trova anche nell’ebr. post-vtrt (da cui in c’è gente che « disprezza » a tal punto il suo
aram. targumico il sost. nè’ùsà «insulto»), popolo da non considerarlo più nemmeno un
inoltre in ug. (nas «disprezzare», WUS nr. popolo. A questo ambito è da riferire anche
1731) e in acc. (na’àsu/nàsu «considerare con l’uso di ne’àsà in 2Re 19, 3 = Is 37,3, dove
disprezzo», AHw 758a; da esso si deve distin­ Ezechia si lamenta che è giunto « un giorno di
guere, contro KBL 585b, na’àsu «spezzare con calamità, di castigo e di ignominia » (non di
i denti, triturare masticando», cfr. arab. nhs « rifiuto », come spesso viene reso qui nc asà),
« mordere », Wehr 892a). Anche Ez 35,12 con la formazione sostantivale
Nell’AT il verbo è attestato in qal e in pi., e nca’àsà è da inserire qui (per la forma
una volta nella forma minnòa$(Is 52,5; secon­ nà’àsòtcèkà cfr. G K § 84b.e): Jahwe ritorce
do BL 198.366 part. hitp. con t assimilato, se­ contro Edom le ingiurie proferite «contro le
condo Meyer II, 126 invece forma mista che si montagne di Israele». In questi passi si tratta
deve intendere come part. po'al o hitp.; per dunque del disprezzo che Israele deve subire
Zorell 49la essa va letta probabilmente come perché non viene riconosciuta la sua dignità di
part, pu.). Come derivazioni nominali l’AT popolo di Dio. Tuttavia si può ritenere che n ‘$
presenta ne’àsà «ignominia» e l’inf. pi. ara- venisse usato in Israele anche quando si voleva
maizzante nceasà (forma qattàlà, BL 479) « in­ parlare del disprezzo di un popolo in senso del
sulto ». tutto generico. Ciò si può vedere ancora nella
lettera di Rib-Addi al faraone, in cui il signore
2/ Il verbo ricorre 8x in qal (Prov 3x, Ger 2x, di Biblo si lamenta per il latto che lo si di­
Deut, Sai, Lam lx ciascuno), lx in pi. (Sai 4x, sprezza a causa della sua debolezza militare
Num e Is 3x ciascuno, 2Sam 2x, Deut, ISam e (EA 137,14.23 con l’acc. na’àsu). L’uso del ter­
Ger lx ciascuno), lx in hitp. (Is 52,5, vd. sp.^ mine nei passi vtrt. sopra citati è dunque chia­
neasà si trova 2x (2Re 19,3 = Is 37,3), nce’àsà ramente più specifico rispetto ad un uso gene­
3x (Ez 35,12; Neem 9,18.26), Complessiva­ rico e testimonia della particolare dignità di
mente dunque la radice è attcstata 29x. cui Israele era pienamente cosciente.

3/ a) Come significato fondamentale si può c) L’altro ambito profano in cui fu usato il qal
ritenere per n ‘s q. più o meno «disconoscere si può dedurre dai tre passi dei Proverbi in cui
nel suo valore, screditare », per n s pi. « tratta­ si parla del disdegnare la « disciplina » del pa­
re con disprezzo». Solo in qal si ha un uso dre (Prov 15,5) o della sapienza (Prov 1,30;

3 n’f DISPREZZARE 4
5,12). Il termine che ne rende meglio il signifi­ c) L’hitp. di Is 52,5 viene di solito tradotto
cato è in questo caso « non tenere in nessun con « essere bestemmiato » (del nome di Jah­
conto ». Sotto il profilo contenutistico si inten­ we; G pXafffp-rijjLEiv), e analogamente si rende il
de il non riconoscere il valore che ha l’inserirsi passo di Sai 74,10 (cfr. v. 18) con «il nemico
nell’ordine che la sapienza vuole realizzare. bestemmierà il tuo nome» (G qui Ttapo^u-
Nella «Teodicea babilonese» il sofferente si v e ia Z). In realtà l’idea della bestemmia di Dio

lamenta di essere disprezzato sia dalla feccia dovrebbe essere lasciata da parte; si può rende­
dell’umanità sia dai ceti abbienti; al che il suo re molto bene il testo traducendo con « tenere
amico gli fa notare che egli ha abbandonato il in scarsa considerazione, parlare con disprezzo
diritto e ha disprezzato le intenzioni di Dio di ».
(BWL 76, r.79; 86, r.253, con l’acc. nàsu; tra­
duzione anche in AOT 289s. e ANET, Suppl. 5/ Nella letteratura di Qumran «'.ssi Lrova in
1969, 603s.). ! passi dei Proverbi citati sono sei passi (Kuhn, Konk. 139a; inoltre la citazio­
senza dubbio da interpretare in maniera analo­ ne di Is 5,24 in DJD V, nr. 162, n, 8). L’uso
ga, cioè che il disprezzo della «disciplina» è corrisponde a quello vtrt., se si prescinde da
in fondo un disconoscimento delle buone in­ IQH 4,12, dove Dio viene lodato come colui
tenzioni di Dio. che disprezza ogni progetto di Belial.
Nei LXX nella maggior parte dei casi (15x) n’s
4/ a) Se dunque già questi passi « profani » è tradotto stranamente con Ttapo^uvetv « incita­
hanno un loro rilievo teologico, tanto più lo re. istigare», un verbo che non viene mai usato
avranno quelli in cui il qal parla del comporta­ per tradurre il sinonimo ->m‘s\ due volte si
mento di Dio; Jahwe «rigetta» il suo popolo trova p.uxTT}p^et.v « arricciare il naso », tutte le
(Deut 32,19; Ger 14,21) o per lo meno re e sa­ altre corrispondenze sono singolari ed anch’es-
se piuttosto distanti dal significato fondamenta­
cerdoti (Lam 2,6). Qui il verbo è usato come
le dell'ebr. Gli equivalenti usati dai LXX si
termine teologico in senso stretto, una partico­
lare evoluzione per cui n ‘s è diventato sinoni­ trovano anche nel NT, per lo più con lo stesso
mo di ^>m ‘s. impiego (Cfr. H.Preisker - G. Bertram, art.
puxrripL^, ThW IV,803-807 = GLNT VII,
b) In qal si può stabilire un solo caso di impie­ 629-639; H.Seesemann, art. -n:apo^uvto ThW
go con oggetto divino, in Sai 107,11, dove si V,855s. = GLNT, IX ,837-840). Va menzionato
parla di disprezzo del «consiglio dell’Altissi­ soprattutto l’apaxlegomenon p.uxxT)pi^Ei,v di
mo ». Altrove, quando si deve parlare de! com­ Gal 6,7. Nel contesto sapienziale di questa pa-
portamento dell’uomo nei confronti di Dio o renesi il significato del termine corrisponde
delle sue prescrizioni, si trova sempre il pi.; esattamente a quello delle due traduzioni di n’s
nell’AT è certamente questo l’ambito più im­ in Prov 1,30 e 15,5 (vd. sp. 3c).
portante in cui il termine viene usato. Questa H. Wildberger
suddivisione, qal per il soggetto divino e pi.
per l’oggetto divino, non è casuale: il qal indi­
ca l’effettivo compimento dell’azione, mentre il
pi. limita l’azione all’intenzione meramente in­
teriore (cfr. Jenni, HP 22 5s.). Nei canti di la­ nàbì • PROFETA
mento del singolo gli « empi » vengono accusa­ • T

ti di disprezzare Jahwe (Sai 10,3.13), nei la­


menti del popolo si accusano i nemici di di-
sprczzare il suo nome (Sai 74,10.18). Questo 1/ Il nome nàbV «profeta » si trova fuori della
disprezzo deriva dalla presunzione del malva­ Bibbia nelle lettere di Lachis (ostraco nr. 3 [=
gio, per la quale egli pensa di non dovere fare i KAI nr. 193], r.3; nr. 16, r.5?); altrove è docu­
conti con Dio. Tale disconoscimento si trova mentato in aram./sir. (aram. bibl. nebi'), in
anche in coloro che meglio dovrebbero cono­ arab. ed in et., generalmente però come presti­
scerlo: nei sacerdoti, che non offrono i loro sa­ to dall’ebr. Uomini e donne con funzioni simili
crifici in conformità con le prescrizioni rituali si chiamano in acc. mahhù(m) (a Mari
(Num 16,30; ISam 2,17), e in Davide perché mufjfjùm, fem. mufjhùtum) « colui (colei) che è
ha mancato nei confronti di Uria (2Sam in estasi » oppure àpitu(m) (fem. àpiltum) « co­
12,14). Persino Israele può manifestare il di­ lui (colei) che dà il responso » (cfr. F. Ellermei-
sprezzo del suo Dio con il proprio comporta­ er, Prophetie in Mari und Israel, 1968, con bi­
mento (Num 14,11.23 J). In Isaia il verbo ser­ bliogr.; AHw 58a.582s.), in ass. raggimii (fem.
ve solo ad esprimere la rottura totale con Dio raggintu) «colui (colei) che grida» (AIlw
(Is 1,4, par. ’zb «abbandonare») e diventa in 942a), nell’iscrizione in antico aram. del re Za-
tal modo anche qui sinonimo di -*m’s «rifiu­ kir di Hamat hzjn «veggente» e ‘ddn «colui
tare ». Così il « disprezzo » di Jahwe può essere che rivela il futuro» (KAI nr. 202A, r. 12).
paragonato infine alla rottura dell’alleanza L’etimologia del sostantivo nàbì ' non è ancora accer­
(Deut 31,20). tata. Tentativi piuttosto vecchi di far derivare la pa­

5 W33 n à b ì' PROFETA


• T
6
rola dalla radice nb' «scaturire» (Gesenius, Thesau­ libri storici più antichi (lOx in ISam 10,5-13;
rus II/2,838a: H. Hackmann, NTT 23, 1934, 42) o 18,10; 19,20-24; 4x in IRe 18,29; 22, 8-18); 3x
di intenderla come passivo del verbo bò‘ «entrare»
(« colui che è pervaso, posseduto d a . . . »:
in Num 11,25-27, 4x nell’opera del Cronista
J.P.N .Iand, ThT 2, 1868, 17()ss., ecc.), intendevano (2Cron 18,7.9.17; 20,37; e inoltre lx aram. in
sottolineare anche sul.piano linguistico il lato estati­ Esd 5,1) e solo 7x negli scritti profetici (5x in
co dell’atteggiamento profetico, ritenendolo origina­ Ger, 2x in Ez), in ni. invece compare 80x nei
rio. profeti (Ger ed Ez 35x ciascuno, Am 6x, Zac
Oggi invece quasi tutti pongono nàbi’ in relazione 3x, Giona lx) e solo 3x nei libri storici più an­
con l’acc. nabù(m) (acc. antico nabà'um) «chiamare, tichi (ISam 10,11; 19,20; IRe 22,12) e 4x nel­
nominare » (AHw 669s.). Resta comunque come pri­
l’opera del Cronista (lCron 25,1.2.3; 2Cron
ma oggetto di controversia se il nome sia da intende­
re in senso attivo («oratore, annunciatore»: Barth
18,11).
184; G Y G 1,354; E.Kònig, Der OJTenbarungsbegrifT
im AT, 1882, 71 ss.) o in senso passivo («rapito in
estasi, chiamato dallo spirito»: H.Torczyner, Z D M G 111/ L’AT adopera (apparentemente senza al­
85, 1931, 322; «chiam ato»: W.F.Albright, Von der cuna differenza) sia il sostantivo corrente nàbì’
Steinzeit zum Christentum, 1949, 301; «colui al (111/1-5) sia il verbo nb' (111/6) per uomini che
quale è stata affidata un’ambasciata »: A.Guillaumc, esercitano tipi molto diversi di attività « profe­
Prophecy and Divination, 1938, I12s.; similmente tica». Funzioni caratteristiche del nàbi' posso­
J.A.Bewer, AJSL 18, 1901/02, 120: «colui che è
portato via da una forza soprannaturale » [derivato
no essere il rapimento estatico operato dallo
daU’acc. na/epùm «portar via»]); bibliogr. più re­ spirito, la comunicazione di parole attuali di
cente su ambedue le interpretazioni in R.Rendtorff, Dio, esortazioni sui comandamenti o prediche
ThW V I,796 = G LN T X I,480, e particol. in di conversione, interrogazioni ed intercessioni
A.R.Johnson, The Cultic Prophet in Ancient Israel, rivolte a Jahwe, azioni prodigiose ecc. La tra­
21962, 24s. Tenendo presente 1) il plurale delle for­ duzione « profeta » (ad imitazione dei LXX) è
me nominali corrispondenti, come ad esempio ’aslr, solo un ripiego. Spesso è già difficile stabilire
màsiah, nàgìd, nàzìr, nàSi\ pàqld (Joiion 196), 2) se nàbi’ sia la descrizione di un habitus o di
l’acc. nabìum/nabùfm) « colui che è chiamato » (usa­
to in nomi propri e per i re, cfr. AHw 697s.; Seux
una funzione (cfr. solo il proverbio: «Anche
175), come pure 3) il fatto che il verbo nb‘ si trova Saul è tra i profeti? » ISam 10,1 ls.; 19,24) op­
solo in coniugazioni riflessive e passive, si preferisce pure se sia la designazione di una professione
oggi a ragione l’interpretazione passiva. in senso stretto (vd.st. I1I/3). Sia nei diversi pe­
riodi che scandiscono la storia d’Israele, sia nei
11 verbo nb\ che ricorre in ni. e in hitp, (aram. diversi strati letterari delFAT, al nàbi' vengo­
bibl. in hitp., sir. in pa.), molto probabilmente no pertanto attribuiti particolari e specifici
è un denominativo di nàbì'. Forme derivate campi di azione, ed in base al materiale sparso
sono inoltre il fem. tfb ì’à «profetessa» e l’a­ non si può scrivere una storia della profezia
stratto nebù‘à « parola profetica » (anche aram. che sia senza lacune. Tra le varie componenti
bibl.). storiche e storico-letterarie che formano l’im­
magine del nàbì', bisogna fare inoltre una di­
stinzione essenziale: alcune delle funzioni no­
11/ Il sostantivo nàbi’ (315x; in Lis. mancano minate sopra vengono attribuite soprattutto a
IRe 19,14 e Os 12,1 lb) è diffuso largamente gruppi di nebì1m, mentre altre sono quasi
ma in modo diseguale. Nel Tetrateuco lo si in­ esclusive del singolo nàbì’. Per quanto riguarda
contra solo 4x (Gen 20,7; Es 7,1; Num 11,29; neb ì’à vd.st. IIl/3b.4a.5; IV/13.
12,6), nel Deut lOx, nei libri storici più antichi Per gli studi sull’argomento cfr. H.H.Rowley,
99x (Giud lx, ISam 12x, 2Sam 3x, IRe 50x, HTrR 38, 1945, 1-38 = The Servant of thè
2Re 33x), più raramente nei libri poetici (Sai Lord, 21965, 95-134; G.Fohrer. ThR 19, 1951,
3x, Lam 4x), nell’opera del Cronista 35x (Esd 277-346; 20, 1952, 193-271.295-361; 28, 1962,
lx, Neem 5x, lCron 3x, 2Cron 26x; inoltre 1-75.235-297.301-374; J. Scharbert, FS Cop-
l’aram. nL'bì ' 4x in Esd) e 4x in Dan. Il termine pens 1969, 58-118 = EThL 44, 1968, 346-406.
si trova soprattutto negli scritti profetici, in
particolare in Ger (95x) e Ez (17x), inoltre; Is 1/ a) Lo stesso AT dice che l’ a m b i e n t e
7x, Os 8x, Am 5x, Mi 3x, Ab 2x, Sof lx, Agg v i c i n o ad I s r a e l e conosce dei profeti.
5x, Zac 12x, Mal 1x, Al tempo di Elia numerosi « profeti di Jahwe »
Mentre l’astratto nebu a come forma tardiva è (IRe 18,4.13) si contrappongono ai 450 «pro­
documentato solo nell’opera del Cronista 3x in feti di BaaJ » (v. 19s.; una mano posteriore
ebr. (Neem 6,12; 2Cron 9,29; 15,8; anche Eccli completa « e 400 profeti di Asera ») che
44,3) e lx in aram. (Esd 6,14) e il fem, rfb ì’à « mangiano alla tavola di Gezabele », cioè rice­
si trova 6x sparso neìl’AT (Es 15,20; Giud 4,4; vono il sostentamento dalla corte del re. In
2Re 22,14; Is 8,3; Neem 6,14; 2Cron 34,22; in Ger 27,9 al seguito dei re di Edom, di Moab,
Ez 13,77ss. viene evitato di proposito), il verbo degli Ammoniti, di Tiro e di Sidone vi sono
nb’ presenta in entrambe le sue coniugazioni dei profeti e degli «specialisti nelforacolo»
diversi punti nodali: in hitp. si trova 14x nei {qòsemìtn\ -agorài 3a), «specialisti nel sogno»

7 nàbì’ PROFETA 8
(hólemlm cj), «indovini» (ònemm) e «m a­ d) Talvolta i profeti sono riconoscibili dalle
ghi» (kassàjim), persone competenti ed esperte caratteristiche esteriori: dal mantello di pelo
che con mezzi tecnici spiegano al re l’imme­ (’addàrcct sè'ar Zac 13,4; cfr. IRe 19,19; 2Re
diato futuro. 1,8; 2,8.13s.; per i paralleli di Mari cfr. M.
Noth, JSS 1, 1956, 327-331 = Aufsàtze zur bi-
Mentre le ultime due pratiche venivano considerate
pagane e inconciliabili con la fede in Jahwe dai cir­
blischen Landes- und Altertumskunde, II,
coli profetici di Israele (2Re 9,22; Is 2,6; M i 5,11; 1971, 239-242), dalle cicatrici sul petto (Zac
cfr. Lev 19,26; Deut 18,10.14; 2Re 21,6 ecc.), profeti 13,6; oppure: sulla schiena, così H.L.Ginsberg,
e specialisti del sogno vengono messi sullo stesso pia­ JPOS 15, 1935, 327; cfr. M.S<eb0 , Sachaija
no in Deut 13,2.4.6; cfr. ISam 28,6.15, e lo stesso 9-14, 1969, 105 n.8), forse anche da un segno
vale per sognare ed essere profeti (nb' ni.) in Gioe sulla fronte (IRe 20,38ss.; J.Lindblom, Prophe-
3,1; secondo Num 12,6 Jahwe parla con sogni e vi­ cy in Ancient Israel, 1962, 66-69).
sioni anche ai profeti (cfr. però Ger 23,25ssJ. Anche
le pratiche oracolari espresse da qsm (cfr. Johnson, 2/ G r u p p i di p r o f e t i designati con
l.c. 3 lss.) venivano esercitate da profeti di Israele (Mi
3,6s.ll; Ger 14,4; Ez 13,6.9.23 ecc.; cfr. però Num
n'bilm compaiono nei libri storici più antichi
23,23; Deut 18,10.14; ISam 15,23; 28,8; 2Re e in tre diversi contesti storici, ognuno con ca­
17,17!), e i qósemìm sono uniti ai neb ì’ìm in ls 3,2; ratteristiche e funzioni distinte.
Ger 29,8; Ez 22,28; cfr. 21,34.
a) Nel periodo di transizione dall’epoca dei
b) Talvolta i profeti d’Israele vengono identifi­ giudici a quella dei re (ISam 10; 18; 19; Num
cati con gli antichi « v e g g e n t i » (hòzlm, 11) il plurale ncb l’lm (e ancor più spesso il
>hzh\ 2Sam 24,11; 2Re 17,13; Mi 3,5.7 ecc.; verbo nb': 15x) viene usato per coloro che,
cfr. però st. 4a e G.Hòlscher, Die Propheten, estaticamente invasati, vanno in giro in schiere
1914, 125ss.). ISam 9,9 nota in proposito che (hcébcel ISam 10,5.10) oppure si radunano a
«veggente» (qui tuttavia rò’Sr, cfr. Is 30,10) gruppi nelle case (ISam 19,20). Sembra che
era all’inizio la denominazione corrente del per provocare l’estasi profetica si usassero degli
nàbV, che ne aveva assunto le funzioni. Sino­ strumenti musicali (ISam 10,5; cfr. 18,10; Es
nimo di dabùr (vd.st: IV/2; cfr. Ez 7,26 con 15,20; 2Re 3,15); l’effetto può essere, tra l’al­
Ger 18,18) hàzòn (e più raramente hzh) defini­ tro, quello di giacere a terra svestiti per breve
sce in seguito il fondamento dello specifico tempo (ISam 19,24), mentre non si dice mai
mandato profetico (Os 12,11; Lam 2,9; Ez che tali gruppi pronunciassero parole intelligi­
13,6ss. ecc.; —hzh 4a). bili. Il fattore che sprigiona l’estasi è però lo
Più spesso ancora si sostituisce a nàbl' il titolo «spirito di D io» (ISam 10,10; 19,20.23) op­
« u o m o di D i o » (Ts hà '"lóhlm), soprattutto pure lo «spirito di Jahwe» (Num 11,29; ISam
nelle tradizioni su Eliseo e in quelle più recenti 10,6) che «salta» anche su altri uomini e si
su Elia (cfr. anche IRe 20,28 con v. 13.22; IRe «posa» su di loro quando essi casualmente o
13,lss. con v. 18; IRe 12,22 con 2Cron 12,5ss.; anche da lontano vengono a contatto con que­
R. Rendtorff, ThW VI,809 = GLNT XI,515s.); ste schiere di profeti (ISam 10,6.10; 19,20s,23;
esso sembra voler mettere in evidenza il dono Num ll,25s.).
della (miracolosa) potenza divina che un indivi­ ISam 18,1 Os. mostra la forza irresistibile dello
duo possiede (-♦ vlòhìm III/6). spirito: un « malvagio spirito di Dio » può far
sfociare l’invasamento (nb' hitp.) di un indivi­
c) Circa 30x - soprattutto nel tardo periodo duo in un incontrollato tentativo di omicidio.
dei re - s a c e r d o t e e p r o f e t a vengono Poiché in Israele questo invasamento selvaggio
nominati assieme; in questo periodo infatti le era di solito tipico dei profeti di Baal (vd.st. b),
due figure devono essersi molto ravvicinate tra si capisce il disprezzo che fu riservato a questi
loro (cfr. già 1Re 1,8ss. e soprattutto le espres­ profeti (ISam 10,1 ls.; 19,24; cfr. più tardi 2Re
sioni gam-nàbV gam-kòhèn in Ger 14,18; 9,11; Os 9,7; Ger 29,26 ecc.). Al contrario
23,11 e minnàln v/'ad-kòhén in Ger 6,13; Num 11,16s.24ss. legittima il rapimento estati­
8,10 e O. Plòger, Priester und Prophet, ZAW co come mosaico, dato che qui il nb’ hitp. dei
63, 1951, 157-1.92 = Aus der Spatzeit des AT, settanta anziani (cfr. Es 18) è ricondotto allo
1971, 7-42). Sacerdote e profeta vigilano insie­ spinto di Mosè, che è identico allo spirito di
me nel tempio sulla legittimità dell’annunzio Jahwe (v. 17.25.29; cfr. Noth, UPt 141-143;
(Ger 26,7ss.), insieme vengono interrogati nel G.von Rad, ZAW 51, 1953, 115s.; von Rad II,
tempio (Zac 7,3), insieme vengono uccisi nel 19 = ital. 25s.).
santuario (Lam 2,20). I sacerdoti agiscono « a
fianco» dei profeti (Ger 5,31, Johnson, Le. 64: b) Per il periodo monarchico intermedio IRe
« sotto la loro guida »), un sacerdote può persi­ 22 (= 2 Cron 18) attesta l’esistenza di ca. 400
no «predire» (nb’ ni. Ger 20,6). Nel libro di profeti alla corte del re di Israele, profeti che
Geremia, i sacerdoti e i profeti formano, insie­ egli può convocare in ogni momento (v. 6; cfr.
me al re e agli alti funzionari, il ceto superiore IRe 18,19s.), esercitano «davanti a lui» la
del popolo (Ger 2,26; 4,9; 8,1 ecc.; cfr. nell’esi­ loro attività (v. 10) e perciò si chiamano « i
lio Ger 29,1 e Neem 9,32). suoi profeti » (v. 22s.). Un capo chiamato per

9 N'33 nàbV PROFETA 10


■* T
nome è il loro rappresentante (v. 11.24), c per successione al trono di Davide (IRe l,8ss.; cfr.
mezzo loro il re può « consultare (la parola di) 2Sam 12,25) e partecipa all’unzione di Saio-
Jahwe » (v. 5.7s.; drs 4b), può cioè, mediante mone (IRe l,32.34.38.44ss.; cfr. però v. 39).
la loro preghiera, chiedere prima di importanti Con entrambi Davide si consigliava prima di
decisioni di politica (interna ed) estera la vo­ importanti decisioni (2Sam 7,2; cfr. in proposi­
lontà, l’approvazione e la promessa di Dio, per to S.Herrmann, WZ Leipzig 3, 1953/54, 57ss.;
stabilire con certezza che la sua impresa avrà ISam 22,5); il loro consiglio poteva talvolta es­
successo. Anche l’attività di questi profeti è sere dato senza ispirazione (ISam 22,5; 2Sam
considerata opera dello spirito ed espressa con 7,3). Tuttavia non si arrivò mai a una dipen­
nb' ni./hitp., ma lo spirito è dato «nella loro denza dal re: come i loro successori, entrambi i
bocca » (v. 22), « parla con loro » (v. 28), e di profeti si pongono contro il re con dure parole
conseguenza nb' ni. e hitp. significano ora di giudizio (2Sam 12; 24,1 Iss.).
«parlare per ispirazione profetica, profetare»
(v. 8.12.18), anche se nb" hitp. può conservare b) Invece Achia di Silo (IRe 11,29; 14,2.18),
il sign. più antico di «agire, comportarsi da leu (16,7.12), Elia (IRe 18,36; cfr. Mal 3,23;
profeta » (v, lOs.) 2Cron 21,12), Eliseo (2Re 6,12; 9,1), un disce­
Funzioni simili devono aver rivestito anche i polo di Eliseo (9,4), Giona (14,25) e Isaia
450 « profeti d i, Baal » alla corte di Gezabele (19,2; 20,1.11.14 = ls 37,2; 38,1; 39,3) sono
(IRe 18,19ss.). È vero che nb’ hitp. in v. 29, chiamati hannàbV e Culda rispettivamente.
dato che il fatto si verifica mediante danza cul­ hanneb ì’Ù (2Re 22,14 = 2Cron 34,22), senza
tuale e automutilazione (v. 26.28), significa avere una sede fissa a corte. Il tipo di tradizio­
« trovarsi in uno stato di esaltazione estatica », ne implica che siano soprattutto i re ad incon­
ma ciò viene presentato solo come mezzo per trare casualmente un profeta (IRe 11,29), a
ottenere « risposta » alla « invocazione del mandare qualcuno con doni a fargli visita al
nome di Dio » (v. 24-29; cfr. 2Re l ,2). luogo dove egli abita (IRe 14,lss.; cfr. ISam
9,6ss,), luogo che talvolta viene indicato esatta­
c) A parte vanno considerati i circoli di mente (2Re 22,14), oppure là dove il profeta si
b‘nè hannebl'lm («discepoli di profeti, appar­ trova in quel momento (2Re 8,8ss.); in casi
tenenti a una corporazione di profeti ») attorno estremi lo si deve cercare per tutto il paese
a Eliseo. Essi abitano con le loro famiglie (2Re (IRe 18,3ss.; cfr. 2Re 3,11). Evidentemente il
4,1ss.) in più vaste comunità (2Re 2,7) e con profeta può influenzare gli eventi politici non
un modesto tenore di vita (2Re 4,lss.38ss. solo con oracoli sulla guerra (IRe 20,13s.; 2Re
ecc.), in diversi luoghi (di culto) (Betel, Gerico, 3,16ss. ecc.), ma anche con la nomina (Noth,
2,3ss.; Gaigaia 4,38); si riuniscono in comunità GesStud l,322s.) e l’unzione (2Re 9) di re futu­
locali « davanti » al loro maestro che chiama­ ri. Ai profeti veniva fatta visita in situazioni di
no «padre» (2,12; 6,21; 13,14) per imparare emergenza - in privato, come in caso di malat­
(4,38; 6,1), e sono a sua disposizione per vari tia, da parte di fiduciari del re (IRe 14,Iss.;
incarichi (9,1 ss.), ma possono anche personal­ 2Re 8,8ss.), e in situazioni di calamità pubbli­
mente ricevere e riferire la parola di Jahwe ca da parte di alti funzionari e sacerdoti (2Re
(IRe 20,35ss.). In questi circoli furono coltiva­ 22,13s.; 19,2ss.; cfr. Ger 21,lss.; 37,3ss.;
te modeste speranze escatologiche in un’esi­ 42,lss.) - per far «interrogare» Jahwe (vd. sp.
stenza sicura (2Re 2,21; 3,16s.; 4,43; 7,1; cfr. 2b), e cioè per indurre Jahwe a far cessare la
W.Reiser, ThZ 9, 1953, 321-338). calamità mediante Pònnipotente intercessione
del profeta (— ►/?// hitp. be ad) e precisamente a
3/ nàbV al sing. compare nei libri storici più «Jahwe, tuo D io» (2Re 19,14; Ger 42,2s.5).
antichi per lo più in posizione appositiva dopo Nel caso di situazioni di emergenza private ve­
il nome di un profeta ed è quindi d e s i g n a - nivano preferiti i giorni di festa (2Re 4,23),
z i o n e d i professione. nell’emergenza collettiva invece la preghiera
Questi profeti entrano in scena quasi sempre profetica avveniva probabilmente nel quadro
individualmente; le loro {unzioni e attività della celebrazione del digiuno (Ger 14; Sai
però - eccetto IRe 22 mai caratterizzato dal 74,9 ecc.). Per quanto riguarda l’invocazione
verbo nb ’ - sono varie e diverse. profetica di Jahwe e l’intercessione cfr. C.We­
stermann, KuD 6, 1960, 16ss.; G.C.Macholz,
a) Gad e Natan (quest’ultimo è quello che più FS von Rad 1971, 313ss.; G. von Rad, ZAW
frequentemente viene chiamato hannàbV: llx 51, 1933, 109-120; P.A.H. de Boer, De Voor-
in 2Sam 7,2; 12,25; IRe 1,8-45; e ancora Sai bede in het OT, 1943; F.Hesse, Die Furbitte
51,2; lCron 29,29; 2Cron 9,29; 29,25) appar­ im AT, 1951; H.Reventlow, Liturgie und pro-
tengono al seguito più stretto di Davide (Gad phetisches Ich bei Jeremia, 1963, 143 ss.; sulla
già prima che Davide diventasse re, 1Sam connessione tra invocazione ed intercessione
22,5), alla sua corte. Gad può essere chiamato J.Jeremias, Kultprophetie und Gerichtsverkùn-
«veggente di Davide» (2Sam 24,11), Natan digung in der spàten Kònigszeit Israels, 1970,
prende parte attiva alla serie di intrighi per la 140-150.

11 JTIM nàbì’ PROFETA


•T
12
Funzioni simili esercitano più tardi anche Geremia po incaricato da Jahwe di « agire come profe­
(21,lss.; 37,3ss,; 42,lss.) e durante l’esilio Ezechiele ta» nell’ora presente (19,14) o di « proclamare
(8,1 ss.; 14,Iss.; 20,Iss.), il cui rapporto con i profeti la parola profetica di D io» (nb’ ni. ’cel 26,12
precedenti diventa perciò particolarmente stretto. ecc.). Nelle parti narrative del libro di Geremia
I profeti hanno assunto quindi funzioni che prima
egli - come pure il suo antagonista Anania
erano dei veggenti e dei sacerdoti; lo attestano p.e.
ISam 9,9 e 28,6.(15); cfr. IRe 20,l3s. con ISam (Ger 28) - viene chiamato spesso (31x) con il
14,38ss. e C.Westermann, l.c.; R.Rendtorff, ZA W 74, termine professionale hannàbV. Egli stesso si
1962,173. considera un anello di una lunga serie di
Nella tradizione Elia ed Eliseo vengono spesso chia­ ncbì'ìm dello stesso genere (28,8; cfr. 2,30;
mati «u o m o di D io » (vd, sp. lb), n a ti’ solo dagli 5,13; 26,17ss.).
stranieri (2Re 5,3.13; 6,12), come veri profeti in con­
trapposizione ai profeti di Baal (IR e 18,22.36; cfr. c) Solo Abacuc, contemporaneo di Geremia e
«profeta in Israele» 2Re 5,8; 6,12) o come capi di profondamente inserito nella tradizione cultua­
discepoli (9,1). 11 loro stretto rapporto reciproco tro­ le, per la prima volta viene detto hannàbl ', nel
va espressione in molti tratti singolari o rari nell’AT: titolo di un libro (Ab 1,1; cfr. 3,1 e dopo l’esi­
nel resoconto della vocazione di Eliseo da parte di
lio Agg 1,1; Zac 1,1); ciò potrebbe essere dovu­
Elia (IRe 19,19-21), nel discorso che viene riportato
sull’« unzione » di Eliseo (19,16; cfr. più tardi ls to alla particolare posizione che egli occupa tra
61,1; Sai 105,15 = lCron 16,22), nella trasmissione i profeti scrittori in quanto profeta del culto e
dello spirito da Elia ad Eliseo (2Re 2), nel rapimento del tempio (Jeremias, l.c. 90ss., particol. 104).
del profeta da parte dello spirito (IR e 18,22; 2Re
2,16; cfr. Ez 3,12ss.; 8,3s.; 40,lss.). d) Certamente anche Ezechiele si considerava
un nàbì’: poiché infatti secondo lui lo scopo di
4/ Non è certo che i cosiddetti « p r o f e t i Jahwe è che Israele e lutto il mondo « ricono­
s c r i 11 o r i » prima di Geremia (e della rifor­ scano che io sono Jahwe», si capisce come in
ma dtn.) si considerassero n àb ì' e che il titolo 2,5; 33,33 (cfr. IRe 17,24; 2Re 5,8) al posto di
significasse anche per loro la stessa cosa questa formula si trovi quella affine: « ricono­
(A.H.J. Gunneweg, Mùndliche und schriftliche sceranno che c’è stato un profeta in mezzo a
Tradition der vorexilischen Prophetenbiicher, loro» (cfr. 14,4). Egli presenta il compito di
1959, 98ss.). Gli altri neb ì lm consideravano la parlare, che Jahwe gli affida, in modo quasi
maggior parte di essi (eccezione: Osea) quasi stereotipato con il convenzionale imp. del ver­
esclusivamente come degli avversari. bo nb‘ ni. per lo più con la preposizione 'al o
1al: «profetizza su» o «contro» oppure con il
a) Amos viene chiamato «veggente» (hòzcè) perf. consecutivo di 'mr: «agisci da profeta e
dal sacerdote Amasia (Am 7,12) e nella discus­ parla ».
sa dichiarazione di Am 7,14s. si oppone per lo
meno a che la sua attività venga intesa sulla e) Aggeo e Zaccaria nei titoli dei libri e anche
base di una precedente scuola di profeti di pro­ altrove vengono chiamati hannàbV dalla tradi­
fessione; probabilmente, però, con questa frase zione (cfr. W.A.M.Beuken, Haggai-Sacharja
rifiuta anche per se stesso il titolo di nàbì’ in 1-8, 1967; Agg 1,1.3.12; 2,1.10; Zac 1,1.7; cfr.
quanto tale, cioè nel senso di una designazione Esd 5,1s.; 6,14). In essi il verbo manca.
di professione (cfr. Zac 13,5; bibliogr. in WollT,
BK XIV/2,352; Rudolph, KAT XIII/2,249ss.) 5/ Le varie concezioni e funzioni che sono
Invece egli accetta il verbo corrispondente nb\ col legate al termine nàbì’ diventano particolar­
che anche Amasia (v. 13s.) adopera per l’attivi­ mente chiare quando alcune f i g u r e d e l l ’ e­
tà di Amos (v. 15; cfr. 3,8). Per i versi più re­ tà p i ù a n t i c a vengono chiamate nàbì' o
centi 2,10-12: 3,7 vd.st. IV/11. n°bìa: Àbramo quale intercessore (Gen 20,7),
Osea piuttosto potrebbe essersi definito nàbV, Aronne come colui che parla in vece di Dio
poiché egli si sente legato sia con i neb ìfim (ossia, nel discorso figurato, in vece di Mosé;
precedenti, che risalgono indietro fino a Mosé, Es 7,IP; cfr. 4,16), Maria come colei che canta
sia con quelli del suo tempo che la pensano il suo dolore in musica e in danza (Es 15,20),
come lui (Os 6,5; 12,11.14) in una «comunità Debora (Giud 4,4) soprattutto in quanto man­
di opposizione» (WolfT, GesStud 233ss.), e per da a chiamare un capo militare, Samuele in
lo meno dai suoi avversari viene chiamato quanto Jahwe realizza le sue parole (ISam
nàbì‘ (9,7.[8?J). D ’altro canto egli non usa il 3,19s.; cfr. 2Cron. 35,18).
verbo nb'. Solo Mosé, nella sua figura così singolare, può
Isaia viene chiamato hannàbV solo nelle «leg­ essere descritto in modo approssimativo col
gende di Isaia » (2Re 19s. = Is 37-39). Forse egli termine nàbV: egli è di più e soprattutto ha un
(come Amos) si considera «veggente» (hózcé, rapporto più stretto con Jahwe (Num 12,6-8;
cfr. 1,1; 2,1 e particol. 30,10 con 28,7), benché Deut 34,10; cfr però Os 12,14 e L. Perlitt,
sua moglie sia chiamata « profetessa » (8,3). Mose als Prophet, EvTh 31, 1971, 588-608),
però certamente la sua vocazione e parecchi
b) Geremia invece si sente chiamato a essere dei suoi discorsi e delle sue azioni vengono de­
nàbì' (Ger 1,5; vd.st. IV/7) e nello stesso tem­ scritti come quelli di un profeta e i profeti pos­

13 • T
nàbì’ PROFETA 14
sono avere da lui la loro legittimazione (Num rono a far parte delle corporazioni dei cantori;
11,16s. 24ss.; Deut 18,15,18). vd.st. IV /13).

6 / Nel suo significato fondamentale il v e r ­ b) L’hitp., più frequente all’inizio, raro a parti­
bo nb ’ significa « comportarsi da profeta, agi­ re dalla cosiddetta « profezia scritta », designa
re da profeta, presentarsi in qualità di profeta » per lo più (A.Jcpscn, Nabi, 1934, 7, indica sol­
(cfr. p.e. Am 7,12s.; Ger 19,14; 26,18; Zac tanto due eccezioni: Ger 26,20a; 2Cron 20,37)
13,3 ni.; IRe 22,10; Ger 29,26s. hitp.). Anche uno stato di agitazione esaltata, di entusiasmo
se non è possibile delimitare con sicurezza estatico e di delirio sfrenato, nel quale l’uomo
il significato fondamentale del ni. rispetto a viene a trovarsi improvvisamente e magari for­
quello dell’hitp. (cfr. le attestazioni più anti­ zatamente (incoativo: forme verbali finite con
che ISam 10,5.6.10.13 con 10,11; inoltre waw consecutivo: Num ll,25s.; ISam 10,6.10;
19,20.21.23.24 con v. 20), le due coniugazioni 18,10; 19,20ss; IRe 18,29) o nel quale egli si
non possono essere usate in modo del tutto viene a trovare, per un periodo limitato di
promiscuo. Il ni. designa nella maggior parte tempo, «fuori di sé» (cfr. ’Is ’ahèr ISam 10,6;
dei casi il discorso profetico, mentre l’hitp. non cosi i participi e gli infiniti in Num 11,27;
lo indica quasi mai, dato che è riservato per io ISam 10,5.13; IRe 22,10 = 2Cron 18,9; cfr.
più agli aspetti esteriormente visìbili dell’attivi­ ISam 10,11; 19,20 ni.)
tà profetica. Più tardi anche l’hitp. può indicare il parlare
Solo di rado il verbo viene usato per uomini ed essere costruito come il ni. Tuttavia rara­
che non sono profeti (Saul: ISam 10,5ss.; mente è identico al ni. nel significato (Ger
18,10; 19,23; anziani: Num ll,25ss.; sacerdoti: 14,14; Ez 37,10; 2Cron 20,37; aram. Esd 5,1) e
Ger 20,6; uomini e donne d’Israele: Ez designa più spesso un «profetare» in senso
l3,17ss.; Gioe 3,1; cfr. Ger 29,26; cantori: spregiativo (IRe 22,8.18 = 2Cron 18,7.17; Ger
lCron 25,1-3). 23,13), come del resto anche il significato indi­
cato per primo (« comportarsi da profeta » Ger
a) nb’ ni., che si trova spesso al part. (o perf.) 29,26s.; Ez 13,17) può essere usato in senso
immediatamente dopo il plurale del sostantivo peggiorativo.
nàbi', ne designa la normale attività, la quale Ger 26,20 indica chiaramente che anche in
può consistere in un « rapimento estatico » e in epoca tardiva la differenza tra hitp. e ni. veni­
una «commozione profetica» (ISam 10,11; va espressamente avvertita: quando si parla di
19,20; Zac 13,4) oppure, come in quasi tutti gli un comportamento profetico in nome di Jahwe
altri casi, in «discorsi pronunciati in stato di ed esteriormente percepibile viene usato l’hitp-,
ispirazione profetica, annunci, profezie ». quando il profeta comincia a parlare il ni.
Quest’ultimo significato risulta per lo più dall’ogget-
lo diretto («quelle parole» Ger 20,1; 25,13.30 ecc.; IV/ 1/ La funzione che i profeti esercitano
«nel modo seguente» Ger 26,9; 32,3 ecc.; «proprio
. quali m e d i a t o r i fra Dio e uomo si esprime
così» IR e 22,12; «m enzogna» \sàqar] Ger 14,14;
23,25 ecc.; « sogni ingannevoli » 23,32; « illusioni in ­ s u l p i a n o l i n g u i s t i c o mediante forme
ventate » 23,26) oppure dalle preposizioni usate: con suffisso nelle quali essi sono detti profeti
'al con l’indicazione di ciò cui il messaggio profètico d’Israele (Ger 2,26.30; Ez 13,4; Neem 9,32
si riferisce («profetare su» Ger 26,1 Is.; 28,8 ecc.) ecc.) o di Gerusalemme (Mi 3,11; Sof 3,4; Lam
oppure 'al, se il messaggio ha carattere di minaccia 2,9.14; 4,13; Ez 22,28) oppure profeti di Jahwe
(«profetare contro» Ger 25,13; 26,20); entrambe le (IRe 19,10.14; Sai 115,15; lCron 16,22 ecc.),
preposizioni sono spesso usate con identico significa­ come pure mediante catene costrutte nelle qua­
to; cfr. Ez 6,2; 13,2 ecc. con 4,7; 11,4 ecc. e già Am li essi vengono definiti sia « profeti di Israele »
7,15 con 7,16;
le con l’indicazione dei destinatari («a loro, a v o i»
(Ez 13,2.16; 38,17) o «d i Samaria» e «d i Ge­
Ger 14,16; 23,16 ecc.) o del contenuto («profetare rusalemme» (Ger 23,13-15) sia «profeti di
d i» Ger 28,8s.), dello scopo («per i tempi lontani» Jahwe» (IRe 18,4.13, cfr. nàbì’ leJhwh v. 22;
Ez 12,27), del risultato («a torto» Ger 27,15; cfr. be ISam 3,20; IRe 22,7 = 2Cron 18,6; 2Re 3,11;
in 29,9); 2Cron 28,9). Solo in IRe 22,22s. (= 2Cron
bu (con sost. determinato) con indicazione dell’auto­ 18,21 s.) essi vengono designati come profeti del
rità delegante (« su incarico di, da »: Ger 2,8 IBaal; re mediante suffissi (« i profeti dei tuoi genito­
cfr. hitp. 23,13]; 5,31; 20,6 [inganno]; 14,14s.; 23,15 ri » 2Re 3,13 sono i profeti ai quali si erano ri­
ecc. [« nel nome di Jahwe »]).
Per l’uso stereotipo del verbo in Ez vd. st. 4d.
volti i genitori del re).

Un significato ristretto di nb ' ni. si trova solo 2/ Il s e g n o d i s t i n t i v o primario di tutti


in Gioe 3,1 («ricevere una rivelazione profeti­ i profeti di Israele, se si escludono i gruppi più
ca»), un significato'traslato in lCron 25,1-3 antichi formati dagli estatici, è la parola rice­
«inneggiare entusiasticamente (con canto e vuta da Jahwe (dàbàr Ger 18,18; 27,18; hàzòn
musica cultuale)» (il che si spiega con il fatto Ez 7,26; cfr. O.Grether, Name und Wort Got-
che profeti del culto in epoca postesilica entra­ tes im AT, 1934), che essi devono trasmettere

15 K’33 nàbi ’ PROFET A 16


ai destinatari da lui designati. Essa « è rivolta» il culto) che vengono sottolineate con minacce
ai profeti (2Sam 24,11; IRe 13,20; Ger 37,6 divine in caso di disubbidienza. Questo com­
ecc.), è «in loro» (Ger 5,13), Jahwe «la dice portamento è simile all’attività profetica di
a » loro (Ger 46,13 ecc.), per cui essi « parlano Gad, di Natan, di Achia di Silo, anche se a
in nome di Jahwe» (Deut 18,20 ecc.) oppure Mari le parole che annunziano sventura sono
«Jahwe parla mediante (loro)» (Ger 37,2; cfr. sempre solo delle minacce condizionate, e non
Agg 1,1.3 ecc.). - Jahwe dà compimento alla dipendono quindi mai dal fatto che il re ha già
sua parola, poiché «veglia su di essa» (Ger trasgredito la volontà di Dio (così 2Sam 12;
1.12), « la realizza» (Ger 28,6), «la porta a 24,1 lss.).
termine» (Ez 12,25-28), «la conferma» (Dan
9,24). Cfr. particol. Is 55,10s. 4/ Attraverso il profeta e la sua parola Jahwe
incontra l’uomo; egli si glorifica in lui (2Re
3/ Di importanza decisiva è a questo proposi­ 5,8; Ez 8,5; 33,33; cfr. IRe 17,24; 18,36) e ca­
to se l’i n i z i a t i v a di trasmettere la parola stiga colui che impedisce al profeta di parlare,
di Dio viene dai profeti o da Jahwe. perché in tal modo è a Jahwe stesso che si im­
pedisce di parlare (Am 7,12ss.; Ger 20,lss.
a) Il primo caso si verifica quando delle perso­ ecc.).
ne trovandosi in necessità si recano dal profeta
per fargli « interrogare » Jahwe, per muoverlo 5/ Nelle molteplici tradizioni - prima di
ad intercedere e ad « implorare » (pg1) Jahwe Amos parole straordinarie di profeti inserite in
(vd. sp. m/2b.3b). Preghiera e manifestazione narrazioni particolari, in gruppi di discepoli
della volontà di Jahwe sono qui indissolubil­ dopo Amos raccolte sistematiche di parole
mente unite; il profeta è il mediatore tra Dio e profetiche - si nota come con Amos e con l’av­
uomo come portavoce di Israele da un lato, e vento della cosiddetta profezia scritta mutino
come strumento attraverso il quale Jahwe par­ radicalmente i destinatari, il c o n t e n u t o del
la dall’altro, e questo compito viene più volte messaggio profetico e la posizione nei confronti
presentato come la funzione profetica per ec­ della tradizione (cfr. E. Wurthwein, ZAW 62,
cellenza (ISam 9,9; Gen 20,7; 2Re 3,11; Ger 1950, 10-52 = Wort und Existenz, 1970,
27,18). Cfr. i detti profetici dei salmi e inoltre 68-110; W.H.Schmidt, EvTh 31, 1971, 630­
S. Mowinckel, Psalmcnstudien III, 1923; J.Je­ 650).
remias, l.c. 1lOss.
a) Prima di Amos il messaggio profetico si ri­
b) Più spesso però è Jahwe che invia diretta­ volge esclusivamente a persone singole e, dato
mente i profeti presso determinate persone con il carattere della tradizione, per lo più al re, di
un messaggio non richiesto. 1 profeti, a comin­ cui viene messa in luce la colpa e al quale vie­
ciare da Gad e Natan (2Sam 7,5.8; 12,7.11; ne annunciata in nome di Jahwe una dura pu­
24.12), si legittimano in questo caso con la for­ nizione (2Sam 12,lss.; IRe 14,10ss.; 20,38ss.;
mula del messaggero, tratta dal linguaggio di­ 21,19 ecc.); anche Israele può essere coinvolto
plomatico, kò ’àm ar Jhwh «così parla (o ha nella punizione (2Sam 24,1 lss.; IRe 22,17s.).
parlato) Jahwe », formula alla quale essi tutta­ Si hanno inoltre promesse per il re, riguardanti
via fanno spesso precedere espressioni partico­ la stabilità della dinastia (2Sam 7), vittorie
lari che giustificano e motivano o condiziona­ (IRe 20,13.28) o guarigioni (2Re 20,5s.).
no il messaggio (cfr. C.Westermann, Grundfor- Nei profeti scrittori preesilici, invece, raramen­
men prophetischer Rede, 21964, con bibliogr.). te si tratta di singoli (Am 7,l4ss.; ls 22,15ss.
Essi sottolineano mediante azioni simboliche ecc.) o di determinati ceti professionali (Mi 3;
(IRe 1l,29ss.; Is 20; Ez 4,lss.; 5,lss. ecc.), che Ger 23,9ss. ecc.); per lo più è tutto Israele che
possono trasformare radicalmente la loro stessa viene colpito dal giudizio e dalla rovina per la
vita (Os 1; 3; Ger I6,ls. ecc.), la certezza che sua colpa. Con insuperabile durezza viene an­
ciò che è stato annunciato accadrà (G.Fohrer, nunciata ad Israele la « fine » (Am 8,2; cfr. Ez
Die symboi ischen Handlungen der Propheten, 7), cl}e può verificarsi in diversi modi (terre­
21968). moto, assalto nemico, pestilenza ecc.). Non si
Neirambiente vicino ad Israele un simile inter­ tratta ovviamente di previsioni esatte; i profeti
vento non richiesto di figure profetiche ci è te­ vogliono ottenere piuttosto che il futuro, di­
stimoniato oltre che dal racconto del viaggio di pendente da Dio, determini al presente la con­
Wen Amon (11° sec.; ANET 25-29), dalle let­ dotta di Israele nei confronti di Dio e dell’uo­
tere di Mari (18* sec.; cfr. Ellermeier, l.c.). mo.
Sorpresi involontariamente dalla divinità, que­
sti uomini si considerano degli inviati, si legit­ b) Alcune accuse profetiche sono rivolte con­
timano con la formula del messaggero e parla­ tro mancanze nell’ambito sociale (Amos, Mi­
no in prima persona come Dio. Nelle lettere il chea, Ez 22), più spesso ancora contro il di­
destinatario della loro parola è il re, a cui ven­ sprezzo di Jahwe, che può esprimersi confon­
gono fatte delle promesse (di vittoria) e anche dendo Jahwe con Baal (Elia, Osea, il primo
delle richieste (riguardanti in modo particolare Geremia, Ezechiele), consultando dei stranieri

17 nàbV PROFETA
(2Re 1; 3,11; Os 4,12; Ger 2,22 ecc.), confi­ stesso tempo i profeti prendono posizione ri­
dando presuntuosamente nella propria astuzia spetto alle più importanti questioni politiche
politica (Isaia, Geremia), dimenticando le (Is 7,lss.; 31,1 ss.; Ger 21,8 ecc.).
azioni salvifiche di Jahwe (Am 2,9; Os 9,10ss.;
1 l,lss.; Is 5,1 ss. ecc.). Alla fine, per questi pro­ g) Mentre i primi profeti rifacendosi ad anti­
feti, Israele naufraga di fronte a Jahwe (von che tradizioni (tradizione della tenda 2Sam
Rad II, 421 ss. = ital. II, 477ss.). La colpa di 7,6s.; tradizione della guerra di Jahwe: ISam
Israele sembra talvolta così profonda da far ri­ 15; 2Sam 24; IRe 20,35ss.; primo comanda­
tenere impossibile una conversione (Os 5,4.6; mento: IRe 18,2 lss.; tradizioni giuridiche
Is 6,10; 29,9s.; Ger 2,22; 13,23); le ammoni­ 2Sam 12; IRe 21; cfr. R.Rendtorff, ZThK 59,
zioni sono relativamente rare (Am 5,4s.; Os 1962, 145ss.) volevano preservare la fede di
14,2 ecc.). Solo con Ezechiele il singolo viene Jahwe da infiltrazioni cananaiche, il nuovo
posto di fronte alla scelta tra la «vita» e la messaggio dei profeti a partire da Amos può
«morte» (3,17ss.; 18; 33; cfr. Zimmerli, GO servirsi spesso della tradizione solo per trasfor­
178ss. = Rivelazione eli Dìo, 1975, 161 ss.), e in marla nel suo contrario: Jahwe ora fa guerra
epoca esilica negli strati secondari del libro di ad Israele (Is 28,21; Ger 4,5ss. ecc.), lo riporta
Geremia risulta evidente una specifica esorta­ in Egitto (Os 8,13), gli porta via la terra (Am
zione alla conversione (vd. st. llb ; cfr. Wolff, 7,11.17 ecc.), ritira la promessa di alleanza (Os
GesStud 130ss.). 1,9) ecc.
Quando prospettano la salvezza futura i profeti
c) Una grande importanza assumono i detti riprendono il linguaggio dei salmi (Dtis), la
profetici contro il culto di Israele. Poiché Israe­ torà sacerdotale (Ez), le espressioni che si rife­
le riteneva di essere sicuro da ogni disgrazia in riscono alla salvezza del re, all’alleanza, ecc.,
forza delle sue pratiche cultuali (Mi 3,11; Ger ma trasformando profondamente il tutto trasfe­
7 ecc.), la critica profetica al culto ribadisce rendolo nel futuro (promesse messianiche, nuo­
come idea centrale che le pratiche liturgiche di va alleanza Ger 31,3 lss.), estendendolo a tutto
un Israele estraniatosi da Jahwe non raggiungo­ Israele o addirittura a tutti i popoli (Is 2,2ss.
no più Dio e perciò diventano prive di senso ecc.). Considerando il nuovo modo di agire di
(Am 4,4s.; 5,2lss.; Is l,10ss.). Osea e il primo Jahwe il Dtis può persino pretendere che si di­
Geremia si scagliano inoltre contro un culto mentichino « le cose passate » (ls 43,18).
che ha le stesse caratteristiche di quello di
Baal. 6/ a) Mentre i primi profeti in ogni discorso,
in ogni azione, ed in ogni loro intervento inat­
d) Parole di maledizione contro popoli stranie­
teso riconducono il proprio p o t e r e alPeffi-
ri, forse pronunciate originariamente per riaf­
cacia dello spirito (ISam 10,6.10; 19,20ss.;
fermare la condizione di salvezza di Israele
IRc 18,12; 22,21s.; 2Re 2,9.16 ecc.), i profeti
(cfr. p.e. Num 24,20; Sai 60,10), nei profeti
scrittori, ad eccezione di Ez (cfr. W.Zimmerli,
scrittori indicano per lo più che i popoli, al
BK XIII, 1264s.), evitano questo luogo teologi­
pari di Israele, sono maturi per il giudizio e
co (solo Os 9,7 in bocca agli ascoltatori, Mi
che la loro fine imminente rispecchia il destino
3,8 in un’aggiunta esplicativa e più tardi Is
dì Israele (Am l,3ss.; Sof ls. ecc.). 48,16; 61,1; Gioe 3,1; cfr. S.Mowinckel, JBL
e) La salvezza - tranne che in Osea (1 l,8s.; 14) 56, 1937, 26lss.). Essi parlano invece di parola
- è attesa e sperata solo oltre il giudizio (Ger che viene, della missione da parte di Jahwe
30s.; 32,15; Ez 37 ecc.) oppure solo per una (Am 7,15; Is 6,8s.; Ger 1,7 ecc.), di dialoghi
piccola parte di Israele (i credenti: Is 28,16; con Dio avvenuti in una visione (Am 7s.; Ger
7,9; gli umili: Sof 2,3; cfr. ivi e in Am 5,15 il 1 ecc.), della mano di Jahwe che afTerra (Is
limitativo «forse»; -+‘ùlaj), finché nell’esilio 8,11; Ez 1,3; 3,14.22 ecc.; cfr. però già IRe
con il Deuteroisaia l’annuncio della salvezza 18,46; 2Re 13,15s.), della parola che viene dal­
balza predominante in primo piano. Anche l’alto (Is 9,7), della parola che è come fuoco e
ora, tuttavia, come in Os, la salvezza si fonda martello (Ger 23,29), ecc., per esprimere 1’ o b ­
solo in Dio, non nel mutato atteggiamento di b l i g o di parlare che grava su di essi ed al
Israele; cfr. S.Herrmami, Die prophetischen quale non si possono sottrarre (Am 3,8; Ger
Heilserwartungen im AT, 1965. 17,16; 20,7ss.; 23,9).

0 La parola profetica si inserisce ih situazioni b) Poiché talvolta Jahwe nega loro la possibili­
concrete. Annuncio di giudizio (come ls tà di intercedere (Ger 7,16s.; 11,14; 14,11;
30,lss.; Ez 17,1 lss.) e parole di salvezza (come 15,1; cfr. Am 7,1-6 con 7,7s.; 8,ls.), essi passa­
le parole di Ciro in Dtis) si riallacciano spesso no completamente dalla parte di Jahwe, tanto
a determinate condizioni della politica intema­ che il loro annuncio del giudizio - specialmen­
zionale. Le varie potenze appaiono come stru­ te in Os e in Ger - si accompagna ai lamenti
menti di Jahwe, il signore della storia universa­ sul destino del loro popolo (Os 7,8s.; 8,8; Ger
le (Is 7,18ss.; 10,5ss.; Ger 27,lss. ecc.). Nello 4,19ss.; 8,18ss.; 14,17s. ecc.) e in Ger al peso

19 nàbi' PROFETA 20
di un incarico non desiderato (17,16; 20,7ss. 22,19ss.; Ger 23,22), mostrano con il loro ca­
ecc.). rattere di «documenti di legittimazione»
(H.W.Wolfi) che anche i loro poteri venivano
7/ Un compito speciale viene affidato a Gere­ messi in dubbio (Is 5,19; 28,9ss.; 30,10; Ger
mia. Egli è chiamato ad essere p r o f e t a 5,13; 11,21; 17,15; Ez 12,27; Mi 2,6s. ecc.).
d e l l e n a z i o n i (nàbì' laggòjìm Ger 1,5), Questo dubbio si espresse concretamente con
profeta che, eletto come il re dal seno materno la persecuzione dei profeti, fino ad ucciderli
per essere mandatario di Jahwe (cfr. Eccli (IRe 18,4.13; 19,10.14; Ger 2,30; 26,20ss.
49,6s.), esercita un potere divino sul mondo, ecc.). Per gli estranei la lotta tra profeta e pro­
poiché trasmettendo egli stesso la parola di feta fu decisa solo con la caduta di Gerusalem­
Dio annuncia ai popoli la loro ascesa e la loro me; i «profeti scrittori» furono riconosciuti
caduta (1,10). come i veri messaggeri di Jahwe e furono di­
stinti quali «profeti anteriori» (hcinnebì‘ìm
hànsòn\m Zac 1,4; 7,7.12) dai profeti esilici e
8/ a) Come già Michea ben [mia (IRe 22), an­ postesilici.
che i profeti scrittori preesilici - ad eccezione di
Osea - si c o n t r a p p o n g o n o energica­
mente ai p r o f e t i c o n t e m p o r a n e i ed ai 9/ Nelle Lam si piange la morte dei profeti
gruppi di profeti (cfr. f. gli a. G.Quell, Wahre assassinati nel tempio insieme ai sacerdoti
und falsche Propheten, 1952; E.Osswald, Fal- (Lam 2,20). Senza profeta Israele non sa quan­
sche Prophethie im AT, 1962). 1 loro rimpro­ to duri il tempo del castigo che gli è inflitto
veri contro di essi riguardano venalità (Mi 3,5; (Sai 74,9) ed i profeti superstiti non ricevono
Ez 13,17ss.), trasgressione di elementari norme più la parola di Jahwe (Lam 2,9). Seguendo
etiche (Is 28,7s.; Ger 23,14; 29,23), noncuran­ Geremia si attribuisce ai profeti la colpa di
za per l'intercessione (Ger 27,18; Ez 13,5), ma aver contemplato in visione « menzogna » per
fondamentalmente il loro annuncio di salvezza Israele, invece di indicargli le sue mancanze
si inserisce in una situazione di disgrazia in cui (Lam 2,14; cfr. 3,14). In questo periodo si col­
Israele è venuto meno nei confronti di Jahwe. loca il grande messaggio di salvezza di Ezechie­
Mentre in IRe 22,19ss.; Mi 3,5 questo rimpro­ le e del Deuteroisaia.
vero si basa sul fatto che Jahwe avrebbe sedot­
to i profeti (cfr. Ez 14,9) o che i profeti avreb­ 10/ Anche il D e u t e r o n o m i o prende
bero pervertito i loro poteri (cfr. Ez I3,17ss.), posizione due volte sui conflitti tra i profeti.
Geremia per primo contesta ai suoi avversari il Esso commina la morte ai profeti i quali, pur
fatto che sia stato Jahwe a mandarli (14,14; adducendo come prova dei prodigi, inducono
23,21 ecc.; cfr. J.Jeremias, EvTh 31, 1971, Israele a trasgredire il primo comandamento
314ss.), ed è seguito in ciò da Ezechiele (13,2ss.) o si presentano in nome di Jahwe sen­
(13,3.6s.; 22,28). Dato che essi annunciano za la sua autorizzazione (18,20). La parola le­
«salvezza» (sàlòm 14,13 ecc.), ma ciò significa gittimata da Jahwe e che proviene completa­
in realtà (come dice Geremia in modo stereoti­ mente da lui (18,15) si riconosce dalla sua rea­
po) che essi «predicono menzogna» (nb' ni. lizzazione (18,22; cfr. Ger 28,8s., ma con di­
sàqar) oppure « vedono visioni fondate sui versa accentuazione), e dall’ubbidienza ad essa
propri desideri» (14,14; 23,25ss. ecc.; cfr. Is si decide il destino di Israele (18,19).
9,14; Ez 13,2ss.l7), e dato che pronunciano
parole che finiscono per irretire ancor più pro­ 11/ Gli spunti teologici del Deut vengono ri­
fondamente Israele nella colpa invece di por­ presi durante l’esilio dai c i r c o l i dt r . , i
tarlo a riconoscere le proprie mancanze (Ger quali a) presentano la storia di Israele del pe­
23,14.22.27; 28.15; 29,31; Ez 13,I0ss.22), è riodo monarchico come una storia caratteriz­
« menzogna », cd eventualmente Baal (2,8), an­ zata dall’esatto compimento di tutte le predi­
che la fonte dei loro discorsi (5,31 ; 20,6), e non zioni profetiche (IRe 14,18; 16,12; 2Re 14,25
più Jahwe (cfr. M.A.Klopfenstein, Die Liige ecc.; testi in von Rad, GesStud I93ss.), b) par­
nach dem AT, 1964; Th.W.Overholt, The lano di una serie ininterrotta di interventi di
Threat of Falsehood, 1970). profeti che Jahwe ha inviato quali « suoi ser­
v i» (2Re 17,13.23; 21,10; 24,2; cfr. 9,7; Ger
b) Tuttavia anche questi profeti avanzano la 7,25; 25,4; 26,5; 29,19; 35,15; 44,4) o che « ha
pretesa di annunciare la parola di Dio, e per suscitato» [qùm hi. Deut. 18,15.18; Am 2,11;
legittimare il loro messaggio si servono delle Ger 29,15), e che conoscendo perfettamente i
formule «così dice Jahwe» e «detto di Jah­ piani di Jahwe (Am 3,7; Zac 1,6) hanno am­
we» (Ger 28; Ez 13,6s.; 22,28 ecc.). I racconti monito il popolo alla conversione, alla peni­
di vocazione dei profeti scrittori, in cui essi ri­ tenza e al rispetto della legge, ma senza succes­
chiamano il rifiuto opposto alla missione di so (Giud 6,8ss.; 2Re 17,13s.; Zac l,4s.; Ger
Dio (Ger 1,6; cfr. Ez 3s.; Giud 6,1 lss.; Am 25,5; 35,15 ecc.; cfr. Am 2,12; Ez 38,17). Con
7,14s.) o la loro partecipazione in visione al­ questa visione delle cose si vuole condune
l’assemblea divina (Is 6; Ez 1-3; cfr. IRe Israele a dare una risposta affermativa al giudi­

21 IC33 nàbì‘ PROFETA 22


zio che si è avverato e ad accogliere la nuova mia, sono chiamati spesso i|>Eu5o7tpo<pTiTrK (nel
possibilità di conversione, se non vuole essere Targum spesso nbjj sqr’).
completamente distrutto (cfr. W.Herrmann, A Qumran il sostantivo (I6x) è usato più spes­
Die Bedeutung der Propheten im Geschichtsauf- so del verbo (lx ni.); si hanno citazioni profeti­
riss des Dtr, Berlin 1957 [tesi]; WollT, GesStud che riportate alla lettera (CD 3,21; 4,13; 7,10;
308ss.). 19,7; 4QF1 1,15s.) e si prosegue con l’uso dtr.
(lQpAb 2,9; 7,5.8; 1QS 1,3; 4QDibHam 3,13)
12/ Sulla scia dei circoli dtr. il libro di D a ­ e di Geremia (CD 6,1; IQH 4,16); inoltre si
n i e l e ed il C r o n i s t a parlano retrospetti­ parla di «libri di profeti» (CD 7,17), ricolle­
vamente dei profeti come di « servi » di Jahwe gandosi a Deut 18,5 si attende un profeta esca­
che hanno ammonito, ma non hanno trovato tologico (1QS 9,11) e la rivelazione profetica
ascolto (Neem 9,26.30; 2Cron 24,19; 36,15s.; viene ricollegata allo « spirito santo» di Jahwe
Dan 9,6.10), ed hanno persino subito Io scher­ (1QS 8,16).
no e la morte (2Cron 36,15s.; Neem 9,26 ecc.; Per gli ulteriori sviluppi dell’uso linguistico
cfr. in proposito O.H.Steck, Israel und das gc- vtrt. nel resto del giudaismo postbiblico e nel
waltsame Geschick der Propheten, 1967). Il NT cfr. E.Fascher, Prophetes, 1927; R.Meyer,
Cron. fa tenere spesso discorsi di ammonimen­ Der Prophet aus Galilàa, 1940; H.A.Guy, NT
to o di punizione a figure profetiche note dalla Prophecy, 1947; F.Gils, Jésus prophète, 1957;
tradizione (2C'ron 12,5; 15, lss.; 21,12ss.; F.Hahn, Christologische Hoheitstitel, 1963,
24,20; 28,9ss.) o anonime (Esd 9,1 lss.; 2Cron 35lss.; per l’intero argomento H.Kramer -
25,15s.), mette sullo stesso piano la fiducia nei R.RendtorfT - R.Meyer - G.Friedrich, art.
profeti e la fiducia in Jahwe (2Cron 20,20; cfr. TtpocpiVroc; ThW VI, 781-863 (= GLNT XI,
Es 14,31), presenta i profeti come organizzatori 439-652).
della musica nel tempio (2Cron 29,25) e indica JJeremias
come proprie fonti gli scritti profetici (lCron
29,29; 2Cron 9,29; 12,15; 13,22; 26,22; 32,32).
Per il libro di Daniele le predizioni di Geremia
si compiono nel presente, considerato come l’i­
nizio dell’epoca finale (Dan 9,2.24). TT
nàbàl STOLTO
13/ D o p o l’ e s i l i o la profezia volge al
declino; esso venne dopo che alcuni discepoli 1/ La questione dell’etimologia di nàbàl
ebbero ripreso il messaggio del Deuteroisaia, « stolto, folle » non viene ancora risolta unani­
lamentando però una profonda frattura in memente; sono state avanzate diverse ipotesi f.
Israele (Is 56-66), dopo che Aggeo e Zaccaria gli a. da J.Barth, Wurzeluntersuchungen zum
ebbero annunciato l’inizio della ricostruzione ebr. und aram. Lexicon, 1902, 28s.; P.Joìion,
del tempio come volere di Jahwe ed ebbero Bibl 5, 1924, 356-361; W.M.W.Roth, VT 10,
proclamato Zorobabele quale re del tempo del­ 1960, 394-409. Le più antiche lingue semitiche
la salvezza, e dopo che Malachia ebbe manife­ non attestano alcuna corrispondenza soddisfa­
stato nello stile della disputa il malcontento di cente (il verbo acc. citato da Roth, l.c., è da
Jahwe per l’indolenza di Israele. Nel memoria­ accostare a napàlu « mandare in rovina, rom­
le di Neemia i profeti e le profetesse vengono pere, distruggere» e da ricollegare all’ebr. npl
presentati in modo molto negativo: essi parla­ « cadere », cfr. AHw 733b).
no per conto di sobillatori politici (Neem Se si prescinde dai nomi etimologicamente non chia­
6,7.10ss.l4), e in Zac 13,2ss. il profetismo, riti nébcel 1 « brocca » e ncebal/nébal II « arpa o
presentato con tratti sincretistici, viene posto sim .» (cfr. oltre ai lessici anche DISO 173; UT nr.
addirittura sullo stesso piano del culto degli 1598), alcuni studiosi suppongono per i vocaboli
idoli (K.EIliger, Das Buch der zwòif Kleinen vtrt. con le radicali rtbl un’unica radice; in questo
Propheten, II = ATD 25, 1950, 162-164). Altri caso sia nl’bèlà « cadavere » come pure nàbàl « stol­
to, folle» e nebàlà «stoltezza», e anche nablùt
profeti passarono nelle file dei leviti (cfr.
« vergogna (della donna) », attcstato una sola volta
2Cron 34,30 con 2Re 23,2 e in proposito (Os 2,12), si considerano derivati da un unico verbo
S.Mowinckel, Psalmenstudien III, 1923, ubi «appassire» (così Barth, l.c.; W.Caspari, N K Z
I7s.21.s.24ss.; Johnson, l.c. 66ss.; Plòger, l.c. 39, 1928, 668-695; A.Caquot, R H R 155, 1959, 1-16;
190ss. ecc.). Alle soglie dell’apocalittica stanno KBL 589; Zorell 494; con maggiori riserve anche
Ez 38s., il Deuterozaccaria (Zac 9-14), Gioele, Joìion e Roth, l.c ). Altri, invece, suppongono due
Is 24-27 e soprattutto Daniele. radici nbl, e precisamente nbl I « appassire » (qal
20x; per la versione tradizionale cfr. Joìion, l.c. 357)
con nc'bèlà «cadavere» (48x, di cui 19x in l^ev, lOx
in IRe) e nbl II «essere stolto» (qal Prov 30,32; pi.
V/ I LXX traducono sempre nàbì’ con
Deut 32,15; Ger 14,21; Mi 7,6; Nah 3,6) con i nomi
e il verbo (eccetto lCron 25,1-3)
7tpo<|>riTr)c; nàbàl, nebàlà e solitamente anche nablùt (cfr. tutta­
con upocp-rìxeuEiv. Gli avversari dei profeti via Roth, l.c. 397 n.8; inoltre KBL Suppl. 170, con­
scrittori, soprattutto quelli del profeta Gere­ tro P.Steininger, Z A W 24, 1904, 14ls.; G V G I, 382;

23 nàbàl STOLTO 24
Meyer II, 35), così f. gli a. GB 480b; K.H.Fahlgren,
esprime un’azione sconsiderata (sia sconve­
sedàkà, 1932, 28-32 (ora anche in K.Koch, U m das niente sia sciocca; Prov 30,32, cfr. W.McKane,
Prinzip der Vergeltung, 1972, 115-120). Rimane in­ Proverbs, 1970, 664) il cui contrario è un azio­
vece incerto se anche il none di persona Nòbili ne intelligente e ponderata (opposto: zmm « ri­
(ISam 25,25 spiegato come «stolto») appartenga ori­ flettere »; cfr. mezìmmà « progetto, avvedutez­
ginariamente a nb! Il (così Noth, IP 229; F.L.Benz, za »). Di solito in questo « richiamo alla rifles­
Personal Names in thè Phoenician and Punic In- sione» (Gemser, H A I 16,107) si esprime 1i­
scriptions, 1972, 146.358), cfr. Buccellati 152s., deale sapienziale del giusto tacere (cfr. G. von
H.Schult, Vergieinchende Studien zur atl. Namcn-
Rad, Weisheit in Israel, 1970, 116 = La sapien­
kunde, 1967, 93s.
za in Israele, 1975, 84).
La possibilità di una radice unica nbl non è Rispetto alla coniugazione fondamentale, la
forse da escludere, tuttavia la sua dimostrazio­ coniugazione con raddoppiamento non ha qui
ne si imbatte in grandissime difficolta, come si valore fattitivo, come «produrre lo stato di
può dedurre dai tentativi di spiegazione, molto nbl, istupidire e/o rendere sàie» (W.Richter,
diversi tra loro, citati sopra. E chiaro perciò Recht und Ethos, 1966, 56, in riferimento a
che l’interpretazione del contenuto viene ad as­ Mi 7,6), ma piuttosto un valore estimativo (cfr.
sumere un ruolo decisivo. Analizzati sotto il Jenni, HP 41: «considerare spregevole»; cosi
profilo semasiologico i vocaboli di radice nbl eventualmente in Deut 32,15; Mi 7,6); tuttavia
presentano tuttavia due campi semantici ben vi è inclusa anche un’azione esterna (particol.
delimitati, che devono essere messi in relazione in Ger 14,21 e Nah 3,6, ma anche in Deut
con le due radici segnalate (cfr. Roth, l.c. 32,15; Mi 7,6), per cui la migliore traduzione,
398ss.). Cosi, almeno da un punto di vista se- con KBL 589b, è «trattare con disprezzo».
masioiogico-funzionale, è più opportuno di­ Una certa impronta sapienziale presentano
stinguere due radici (omonime) nbl, di cui qui Deut 32,15 (per l’accento posto sul «diventar
viene trattata nbl II. . . grasso» in senso negativo -* ’awil 1; cfr. Sai
Di nbl li ricorrono soprattutto realizzazioni 73,3-11; Ger 5,28) e Mi 7,6 (ribellione contro
nominali: il termine riferito a persona nàbàl, l’ordine costituito; cfr. von Rad, l.c. 102ss. =
usato a volte come aggettivo e a volte come so­ ital. 75ss.). I quattro passi sono però ancor più
stantivo, e l’astratto nebàlà. Il verbo ricorre in fortemente orientati in senso etico-religioso.
qal ed in pi.; nbl pi. è stato spesso considerato Dio è l’oggetto dell’azione in Deul 32,15, dove
come denominativo di nàbàl (cfr. Barth, l.c. nbl pi. con il termine parallelo nts «rifiutare»
29; Roth l.c. 407; Zorell 494a). esprime l’apostasia del popolo, ed è soggetto
dell’azione in Ger 14,21 e Nah 3,6; il verbo
2/ La radice nbl II è attestata 36x (prescin­ esprime qui l’azione punitiva di Dio, il suo
dendo da nablùt): 5 si riferiscono al verbo (q. atto di distruzione in circostanze infamanti.
lx; pi. 4x, vd. sp.), 18 a nàbàl (Sai 5x, Prov
3x, Deut, 2Sam, Is e Giob 2x, Ger e Ez lx) e b) Tra i nomi il più vicino al verbo è l’astratto
13 a nebàlà (Giud 4x, Is 2x). Questo gruppo nebàlà. Sia il termine astratto che il verbo pos­
terminologico ha dunque una diffusione relati­ sono occasionalmente essere usati per l’azione
vamente ampia, presentando 13 attestazioni di Dio nei confronti degli uomini; cosi nel dif­
nella storiografia dtr., 10 negli scritti profetici e ficile passo di Giob 42,8, dove nebàlà è espres­
7 in quelli sapienziali (senza Eccle), 5 in Sai e sione insolita per l’atteggiamento/azione di Dio
1 in Gen (34,7). nei confronti degli amici di Giobbe, nel senso
di un giudizio-punizione e di un disonore (cfr.
3/ Come significato principale del termine Fahlgren, l.c. 30-32 [opp. 118-120]; Roth, l.c.
personale nàbàl si indica generalmente « stol­ 408; Fohrer, KAT XVI, 538.540: «faccia a
to» se ha funzione di aggettivo (Deut 32,6.21; voi qualcosa di vergognoso»), a meno che la
Ez 13,3; Sai 74,18; forse anche Ger 17,11) e vaga costruzione con l’inf. non intenda espri­
« lo stolto » se viene usato come sostantivo (gli mere una punizione che, su comando di Dio,
altri 14 o 13 passi). Tuttavia nàbàl - come il deve essere eseguita da altri (cfr. Caspari, l.c.
resto di questo gruppo terminologico - possie­ 672). La formula è più o meno analoga all’e­
de più significati rispetto agli altri termini usati spressione ‘ih nebàlà (beJisrà’èl) «fare una
nell’AT per indicare «stolto» (-*ww7/, -kfsil, n'bàlà (in Israele)». Questa espressione, che
-+pth\ Fahlgren, l.c.; U.Skladny, Die àltesten (con una certa variazione sintattica) ricorre
Spruchsammlungen in Israel, 1962, 10­ come formula convenzionale 8x in riferimento
12 32ss.50ss.; T.Donald, The Scmantic Field ad infamie e 2x riceve anche una motivazione
of « Folly » . . . , VT 13, 1963, 285-292). Per apodittica (Gen 34,7; 2Sam 13,12), è legata so­
una sua equilibrata comprensione globale si prattutto ad una mancanza/colpa sessuale: Gen
devono quindi tenere presenti diversi aspetti. 34,7; Deut 22,21 (par. hàra « il male»); Giud
Anche la ricostruzione di una storia di questo 19,23 (par. r" hi. «agire in modo riprovevo­
concetto rimane incerta (cfr. Roth, l.c. 402ss.). le»), 24; 20,6 (par. zimmà «infamia»). 10;
a) Nella coniugazione fondamentale il verbo 2Sam 13,12 (vd.sp.); fi l’a. è intesa in senso
26
25 ^33 nàbàl STOLTO
sessuale in un’accusa contro i falsi profeti in hàkàm « insipiente » Deut 32,6 in riferimento
Ger 29,23 (cfr. Rudolph, HAT 12, 185; vd. al proprio popolo disobbediente, par. 'am
anche Ez 13,13, dove in un detto di maledizio­ nàbàl «popolo stolto», cosa che in Sai 74,18
ne l’attributivo nàbàl serve a caratterizzare viene detta di un popolo straniero, nemico; cfr.
globalmente i falsi profeti; cfr. però Zimmerli, anche Deut 32,21; Sai 74,22; per Is 9,16
BK XIII, 282); Gios 7,15 la riferisce al furto di vd.sp.). In questo senso ampliato l’aspetto reli­
«ciò che è votato allo sterminio» (-*hSmm\ gioso è ancor più evidente, anche se la fraseo­
insolita espressione parallela: 'br ‘cel~bCJnt Jhwh logia è quella sapienziale.
«rompere l’alleanza di Jahwe»), In tutti i pas­ Oltre all’importantissimo aspetto etico-reli­
si si ha una fatale rottura con il « codice etico gioso (e sapienziale) il termine personale nàbàl
stabilito» di Israele (cfr. Richter, l.c. 50s.); le presenta anche un aspetto sociale, particolar­
scelleratezze procurano ai loro esecutori solo mente studiato in tempi recenti (cfr. soprattut­
disgrazia e disonore (cfr. Fahlgren, l.c. 29ss. to i lavori citati di Joùon, Roth e Caquot,
[opp. 117ss.]; Roth, l.c. 404ss). come pure Caspari, Fahlgren e Skladny). La
Due volte, e cioè in 2Sam 13,12s. e Is 32,5s., il posizione socialmente infima del nàbàl si può
termine personale nàbàl viene usato insieme riconoscere da un lato dalla duplice contrappo­
all’astratto nebàlà; l’attenzione si rivolge cosi sizione con nàdìb «nobile, distinto» (Is 32,5,
più fortemente alle persone o ai gruppi di per­ vd.sp.; Prov 17,7, cfr. McKane, l.c. 507), dal­
sone che stanno dietro l’azione. In Is 32,6 si l’altro dal proverbio numerico di Prov
esprime questa motivazione del tutto generica: 30,21-23, dove nel v. 22s. ‘óebivd «schiavo»,
«Io stolto {nàbàl) dice stoltezza (nebàlà)», e scnùa «donna rifiutata» e sifhà «schiava»
nell’accusa profetica di Is 9,16 si dice a propo­ sono i vocaboli paralleli; importante è anche il
sito del popolo del regno del nord: « ogni boc­ sinonimo belì-sèm «(gente) senza nome»
ca dice nebàlà» (par. hànèf «em pio» e mèra' (Giob 30,8; cfr. Fohrer, KAT XVI, 418). Il
«malfattore», -»r " hi.). Con questo «dire», nàbàl è un miserabile (cfr. Barth, l.c. 28s.; Joù­
che dà luogo ad un giudizio globale squalifi­ on, l.c. 358-361: «bas, vii, ignoble»), uno ri­
cante dal punto di vista religioso, non si inten­ fiutato dalla società (Roth, l.c. 403: «by his
dono semplicemente «particolari parole sacri­ very fate an auteast» = un proscritto proprio
leghe» (cfr. Jenni, HP 170; Roth, l.c. 407); in per il suo destino »), la cui morte senza onore
questo caso, l’uso quasi assoluto dell’astratto fini per diventare simbolo proverbiale della
assieme al termine personale dovrebbe mirare miseria (2Sam 3,33; Ger 17,11).
piuttosto ad una caratterizzazione globale, e Sotto il profilo semasiologico il gruppo termi­
cioè aU’atteggiamento di fondo in base al quale nologico nbl II presenta quindi uno spettro va­
la persona agisce, come pure al rapporto reci­ riegato, di cui è difficile dare una versione esat­
proco tra l’azione e colui che la compie, come ta. Tuttavia, è quasi impossibile trovare per
si verifica nella caratterizzazione della persona questa varietà di significati un’espressione com­
mediante il nome Nabal in ISam 25,25. Ciò plessiva migliore del gruppo terminologico tra­
che la motivazione di Is 32,6 dice brevemente dizionale: «stolto, stupido, stoltezza», anche
sull’essere e l’agire del nàbàl trova più esau­ se in questo modo non vengono precisati i di­
riente spiegazione nel contesto (v. 5-8); qui, in versi aspetti contenutistici. D ’altra parte, però,
una sorta di elencazione, il nàbàl viene presen­ nbl II può arricchire notevolmente il restante
tato come l’opposto del «nobile» (nàdìb v. 5, campo semantico di « stolto/stoltezza » del-
cfr. v. 8; par. kìlaj «impostore», cfr. v. 7, l’AT.
inoltre R.Borger, AfO 18, 1958, 416); egli cau­
sa^ «disgrazia» (-> aween) e «apostasia» 4/ Come può risultare da quanto detto sopra,
(hònaj, -+hnp\ KBL 317b: «allontanamento da nell’uso linguistico di nbl II sono indissolubil­
Dio») e dice «cose errate» (t.ò‘à , -*t'h) su Jah­ mente intrecciati tra loro un senso « profano »
we; egli lascia che gli affamati continuino ad ed un senso « religioso »; ciò che è rilevante sul
aver fame e nega da bere agli assetati (v. 6). Il piano teologico è già stato esposto nel prospet­
nàbàl realizza il suo esscre-n'bàlà, cui appar­ to generale (vd.sp. 3). Ma mentre ivi sono state
tiene come punto fondamentale la sua empietà. poste in evidenza soprattutto le differenze in­
Non è un uomo « ragionevole » (maskìl, terne al campo semantico, ora bisogna conside­
-*4kf), che «cerca Dio» (Sai 14,2), ma al con­ rare brevemente ciò che è comune a tutti gli
trario nega l’esistenza e la potenza di Dio (Sai aspetti.
14,1 = 53,2; cfr. Sai 12,2ss.; 73,3ss.). Dato che L’elemento che risultava più importante era
le stesse cose vengono dette anche dell’« em­ quello etico-religioso, cui se ne aggiungevano
pio» (ràsà‘, Sai 10,4), rasa' sembra indi­ uno sapienziale ed uno sociale. Da un punto di
rettamente un sinonimo di nàbàl, cosa che da vista teologico però la distanza tra i vari aspet­
un punto di vista sapienziale non suscita mera­ ti non è cosi rilevante come potrebbe sembrare
viglia (cfr. -+'awil 4; -*hkm 4). Il sinonimo sa­ a prima vista. Infatti i diversi aspetti del nàbàl
pienziale è di solito -+kesìl «stolto» (Prov - colui che è socialmente miserabile, moral­
17,21), il contrario è hàkàm «saggio» (lò mente abietto o religiosamente empio - come
27 nàbàl STOLTO 28
TT
pure della nebàlà - inlesa come infamia o em­ meno ipotetici (p.e. Noldeke, NB 197s.; GB
pietà - si basano tutti su una stessa concezione 482: «elevarsi, essere in alto»; H.Gese, ZThK
dell’ordine universale, caratteristica soprattutto 61, 1964, 12s. n. 7: «venir avanti», «tirar
del pensiero sapienziale (--*hkm). nebàlà signi­ fuori»). Probabilmente il verbo ngd hi. attesta­
fica rottura di un legame (cfr. Fahlgren e Roth) to solo in ebr. (anche ostraco di Lachis 3, r. 2
o, in senso attivo, ribellione contro l’ordine co­ hi.; r. 13 ho.) «annunciare, comunicare» è un
stituito. Questa rottura e questa ribellione sono denominativo della prep. (originariamente con
appunto « stoltezza », sono mancanza di giudi­ funzione di sostantivo) nàgeed «(opposto, con­
zio e di adesione ai buoni ordinamenti, il cui trario >) di fronte» (W.J.Gerber, Die hebr.
garante è Dio. L’uomo che ne esce o ne deve Verba denominativa, 1896, 139; Zorell 495b),
essere espulso è nàbàl « stolto », « vile » e « ir­ mentre per nàgld la questione dell’etimologia
ragionevole » (cfr. G. von Rad, Weisheit in non è ancora chiara (p.e. GB 483b: « elevato »;
Israel, 1970, 90s. = La sapienza in Israele, Alt, KS II, 23 n. 2: «colui che è annunciato»;
1975, 67). Il gruppo terminologico nbl II, con insostenibile J.J.Gliick, VT 13, 1963, 144-150:
la sua connotazione assolutamente negativa, «pastore»; cfr. W.Richtcr, BZ NF 9, 1965,
nell’AT appartiene al più vasto campo seman­ 72s. n. 6s.).
tico della «stoltezza», il quale si contrappone
L’aram. bibl. possiede oltre al verbo citato sopra an­
a quello della «sapienza»; tuttavia nbl li pre­ che la prep. nàgad « contro », ma forse come ebrai­
senta un’impronta giuridica e sociale più ac­ smo o come glossa (Dan 6,11; cfr. F.Rosenthal, A
centuata rispetto ad ogni altro vocabolo di Grammar of Biblical Aramaic, 1961, 37). Il sign.
questo campo semantico, e precisamente nel «rendere noto, comunicare» viene reso con hwh
senso negativo di ciò che è « empio » (cfr. pa./ha. (4+IOx in Dan; come prst. aram. si ha hwh
T.Donald, l.c.); questo mette in guardia contro pi. «proclamare» in Sai 19,3; Giob 15,17; 32,
una riduzione intellettualistica della stoltezza 6.10.17; 36,2; cfr. Wagner nr. 91/92; J.A.Soggin,
vtrt. n^balà è intatti anche una forza pericolo­ A IO N 17, 1967, 9-14; Jenni, HP 112-119).
sa, cd il nàbàl, come il rasa ' « empio », è un 2/ Il verbo si trova 335x in hi. (ISam 47x,
« uomo pericoloso per la comunità », uno che 2Sam 33x, Gen 31x, Is 29x [Dtis 21 x], Ger
causa disgrazia ed è « fonte di rovina » per sé e 28x, Giud 26x, 2Re e Sai 20x ciascuno, Giob
per gli altri (cfr. Caspari, l.c. 671.673s.). 17x, Est I4x, IRe lOx) e 35x in ho. (Gen,
1Sam e 1Re 5x ciascuno, 2Sam 4x), soprattut­
5/ Le versioni antiche hanno inteso general­ to nella letteratura narrativa, nàgatd si trova
mente questo gruppo terminologico nel senso 151 x (Sai 36x, Neem 19x, altrove meno di
di « stolto (sostantivo e aggettivo), stoltezza ». lOx), nàgld 44x (lCron 12x, 2Cron 9x, ISam
Cosi i LXX (prescindendo dal verbo, che è sta­ 4x, 2Sam, IRe e Dan 3x ciascuno, Giob e
to tradotto in modi molto diversi) hanno reso Prov 2x ciascuno, 2Re, Is, Ger, Ez, Sai e Neem
nàbàl llx con <x9 pwv e 3x con nwpóq, rfbàlà lx ciascuno).
con 9 termini, e tra questi 7x con àcppocruvo
cfr. Caspari, l.c.; Joiion, l.c. 357; Roth l.c. 3/ a) Per quanto riguarda ngd hi. abbiamo il
401; cfr. G.Bertram, art. puipót;, TW IV, medesimo procedimento in tutti i passi: A co­
837-852 = GLNT VII, 732-766; id., art. cppqv munica a B qualcosa (C); questo processo si
ThW IX, 216-231). Nei testi di Qumran que­ compie mediante parole, ngd hi. è un procedi­
sto gruppo terminologico ricorre in tutto 4x mento verbale personale; ad esso appartengono
(Kuhn, Konk. 139c). Per il NT va segnalato sempre i tre elementi A, B e C, anche se non
soprattutto U. Wilckens, Weisheit und Torheit, sempre vengono espressi tutti e tre. La costru­
1959. zione più semplice è una forma verbale di ngd
M.Scebe hi. con le della persona e l’accusativo di ciò
che viene comunicato (Gen 44,24 «e noi gli
comunicammo le parole del mio signore »), an­
che se si trovano altre costruzioni (vd. i lessi­
lì ! ngd hi. COMUNICARE ci). L’oggetto dell’informazione è spesso una
proposizione oggettiva (introdotta spesso da kl
«che») o un discorso diretto (p.e. Gen 45,26;
1/ I tentativi di far derivare il gruppo termi­ 2Sam 11,5). Ciò che viene comunicato può ri­
nologico ebr. ngd hi. « comunicare » (ho. « ve­ sultare dal contesto; così pure non è necessario
nir comunicato »), ncégad « di fronte » e nàgld che venga esplicitata la persona di colui che
« comandante », insieme con l’aram. ngd « ti­ informa o comunica: l’informazione può essere
rare (transitivo ed intransitivo) » (aram. bibl. q. espressa in modo impersonale (p.e. ISam
«scorrere» Dan 7,10; cfr. KBL 1098a; E. 23,1.25 assieme al v. 13 ho.). La mancanza del
Vogt, Lexicon Linguae Aramaicae Veteris Te­ destinatario si può osservare soprattutto nei te­
stamenti, 1971, 109b; LS 413; Drower-Macuch sti dei salmi (p.e. Sai 30,10); l’accento è posto
288b) ed altri vocaboli arab. ed et. da un signi­ sul fatto che viene annunciata l’azione di Dio,
ficato fondamentale comune, restano più o il destinatario può restare ignoto.

29 IM ngd hi. COMUNICARE 30


Nel caso in cui il verbo sia un denominativo di tirt- pth «aprire = sciogliere» Sai 49,5); b) una de­
gced « di fronte » (« portare davanti a qualcuno, ma­ posizione nel processo giudiziario: « deporre
nifestare »), allora si è verificata, rispetto al significa­ contro qualcuno» (ISam 27,11 con 'al «con­
to locale generale di ndgced (cfr. anche il sinonimo
nokah [~*jkh 1] e lifnè «davanti» [->panini]) al
tro»), «svelare mancanze» (Is 58,1; Mi 3,8),
quale spesso corrisponde un’azione visiva, una restri­ «rendere testimonianza» (Lev 14,35; Prov
zione all’aspetto della comunicazione. Cfr. al contra­ 12,17), «segnalare» (Ger 20,10; anche Deut
rio le locuzioni con ncègad che esprimono l’essere al 13,10 secondo G; cfr. I.L.Seeligmann, FS
corrente di qualcosa (in contesto teologico p.e. ISam Baumgartner 1967, 261s.). ,
12,3; 2Sam 22,25 = Sai 18,25; Is 49,16; 59,12; Os *b) Il titolo nàgld indica al tempo di Samuele
7,2; Sai 38,10; 69,20; 90,8; 109,15; Giob 26,6; Prov e di Saul, a differenza di -^maiale, il re desi­
15,11; Lam 3,35). gnato per il futuro (Alt, KS II, 23: «Inoltre i
racconti dell’ascesa di Saul permettono di rico­
U significato del verbo, in corrispondenza alla noscere con molta chiarezza, mediante altre
struttura semplice del procedimento, è general­ espressioni, che sono in grado di distinguere e
mente ben chiaro; tuttavia vi sono diversi am­ vogliono essere in grado di distinguere ciò che
biti di impiego, il cui rapporto reciproco e la Saul è diventato per designazione di Jahwe e
cui relazione con l’uso principale non sono ciò che è diventato per acclamazione del popo­
sempre del tutto chiari. Poiché ngd hi. indica lo: come designato di Jahwe egli si chiama sol­
un procedimento verbale personale, il verbo si tanto nàgld, mentre il popolo da parte sua gli N
trova spesso in parallelo con verbi del dire: 'mr conferisce il titolo regale di melek; la consacra­
«dire» (ISam 23,1 \-dbr «parlare» (Is 45,19), zione divina e la dignità umana restano per­
spr pi. «narrare» (Sai 19,2), qr' «chiamare» tanto chiaramente distinte »). L’espressione si
(Is 44,7); quelli che più si avvicinano al nostro trova dieci volte in lSam-2Re (ISam 9,16;
verbo sono jd ' hi. « far sapere » = « annuncia­ 10,1; 13,14; 25,30; 2Sam 5,2; 6,21; 7,8; IRe
re» (Sai 145,4.12; Giob 26,3s.; 38,3s.) e sm‘ 1,35; 14,7; 16,2; inoltre 2Re 20,5 txt?) nella
hi. «far udire» = «annunciare» (Is 41,22.26; cornice di una formula la cui storia ed il cui si­
42,9 ecc.). Tuttavia rispetto ai verbi del dire vi gnificato reale sono stati analizzati da W.
è una chiara differenza nel fatto che ngd hi. è Richter, Die «à^Td-Formel, BZ NF 9, 1965,
per lo più un informare al dì là di una distanza 71-84. Se nei primi tempi dell’antico Israele
spaziale: in moltissimi casi colui che annuncia (ed in reminiscenze più recenti: Is 55,4; Dan
qualche cosa è uno che proviene da un altro 9,25.26; 11,22) questo titolo indica il legame
luogo. Lo indicano i verbi di movimento che del re con Jahwe e se nei titoli della regalila
spesso precedono ngd hi.: bò’ «venire» (IRe esso pone in luce la componente propriamente
18,12 ecc.), hlk «andare» (IRe 18,16), sub religiosa (cosi Richter, l.c. 77.83s., che attribui­
«ritornare» (2Re 7,15), ‘Ih «salire» (Gen sce il titolo di nàgld prima della sua appro­
46,31), jrd « scendere» (Ger 36,12s.), ms « cor­ priazione da parte di Davide ad una supposta
rere » (Num 11,27). A ciò si connette stretta­ funzione di liberatore, anteriore al periodo mo­
mente una seconda particolarità: il movimento narchico e neU’ambito delle tribù del nord), in
che precede ngd hi., soprattutto se si tratta del epoca posteriore se ne perdono le connotazioni
correre rapido del messaggero, indica che l’og­ precise; l’espressione si riduce col Cronista (già
getto del l’informazione è qualcosa di importan­ Ger 20,1) ad attributo del re o ad indicare di­
te, spesso vitale per il destinatario. Ciò che gii versi tipi di capi, e può essere usata anche per
viene reso nolo è qualcosa che egli deve sape­ stranieri (Ez 28,2; Sai 76,13; 2Cron 32,21; fi­
re: «U n corriere corre incontro a un corriere, nora il vocabolo non è attestato con certezza al
un messaggero incontro a un messaggero, per di fuori della Bibbia [per Sef. Ili, r. 10 cfr.
annunziare al re di Babilonia che la sua città è Fitzm., Sef. 112s., ma anche M. Noth, ZDPV
conquistata da ogni lato » (Ger 51,31). 77, 1961, 150; R.Degen, Altaram. Grammatik,
E dunque proprio di ngd hi. - per lo meno in 1969, 21: ngrj « i miei ufficiali»]); nella lette­
un gruppo di passi - questo carattere dell’an­ ratura sapienziale viene ad indicare soltanto un
nuncio di qualcosa che è importante per il de­ personaggio «distinto» (Giob 29,10; 31,37;
stinatario. Partendo da questo elemento se­ Prov 8,6; 28*16; su tutto questo Richter, l.c.
mantico si chiariscano due ambiti particola­ 72s.).
ri di impiego: a) l’interpretazione di un so­
gno (Gen 41,24; il verbo specifico in proposito 4/ Nella maggior parte dei casi l’uso di ngd
è ptr q. «interpretare» Gen 40,8.16.22; hi. non è teologico; ngd è essenzialmente e
41,8.12s.15; sost. pìttàròn «interpretazione» propriamente qualcosa che succede tra uomini.
Gen 40,5.8.12.18; 41,11; cfr. aram. bibl. psr Solo raramente è Jahwe il soggetto (p.e. ISam
q./pa. «interpretare» Dan 5,12.16; sost. pescir 23,11; Sai 111,6) o il destinatario del verbo (Es
«interpretazione» Dan 2,4 - 5,26 19x; cfr. 19,9, dove Mosé comunica a Jahwe la risposta
hwh pa./ha. «rendere noto, interpretare», vd. del popolo). Dato che nell’AT il parlare di Dio
sp. 1) e la soluzione di un enigma (Giud agli uomini ha una portata tanto rilevante, ci
14,12ss.; IRe 10,3; altre volte generalmente si aspetterebbe che ngd hi. sia diventato il ter­
31
■03 ngd hi. COMUNICARE 32
mine tecnico per indicare questo parlare di d) L’uso teologico più importante e più fre­
Dio agli uomini, al suo popolo, a singole per­ quente di ngd hi. non si trova all’interno dei
sone; ma non è così. Così pure ci si aspettereb­ testi profetici, ma nei discorsi di carattere cul­
be che ngd hi. sia diventato il termine per indi­ tuale, in connessione a verbi e forme propri
care l’annuncio della parola di Dio mediante i della lode divina. Non si tratta qui della for­
profeti; anche questo non è vero. Vi sono sol­ mazione di un concetto astratto; il verbo viene
tanto pochi e delimitati ambiti di significato in usato nel suo semplice significato fondamenta­
cui ngd hi. ha assunto un valore teologico (cfr. le. Poiché alla proclamazione di lode appartie­
anche H.Haag, ThZ 16, 1960, 256-258): ne l’annuncio di ciò che Jahwe ha fatto, ngd
a) ngd hi. può designare la risposta alla con­ hi. può diventare termine parallelo dei verbi
sultazione divina (ISam 23,11 «Scenderà specifici di lode o anche subentrare al loro po­
Saul... ? Fallo conoscere al tuo servo! »; Ger sto ( -*hll pi. 4a). Così nell’esortazione alla
42,3.20; cfr. Os 4,12). Di solito però il sogget­ lode (Sai 9,12; 50,6 txt em; 145,4; ls 42,12;
to di ngd hi. ò colui che comunica la rispo­ 48,20), nel contesto della promessa di lode (Sai
sta, come Mosè (Deut 5,5), il veggente (ISam 22,32; 51,17; 71,18; 92,16) ed in altri passi
9,6.8.18.19; 10.16) o il profeta (IRe 14,3; Ger (Sai 19,2; 30,10; 40,6; 64,10; 71,17; 92,3;
38,15; 42,4.21). 97,6). L’AT oltre ad un annuncio basato su un
b) ngd hi. non viene usato generalmente nel incarico o una missione (annuncio profetico)
contesto dell’annuncio del giudizio, il che è de­ conosce un annuncio di ciò che Dio ha fatto,
gno di nota. Quando il giudizio è pronunciato per il quale non sono necessari nessun incarico
su di un singolo, sul re, gli può essere comuni­ e nessuna missione, ma che è atteso come
cato (il giudizio sulla casa di Eli mediante Sa­ spontanea risposta all’azione di Dio da parte di
muele, ISam 3,13.15.18; la riprovazione di chiunque la sperimenta e alla cui attenzione
Saul, ISam 15,16; il giudizio di Gad contro colui che ha fatto tale esperienza invita coloro
Davide, 2Sam 24,13). Si dà anche il caso in che da lui ne ascoltano il racconto.
cui il profeta viene paragonato ad una sentinel­
la, che poi comunica ciò che ha visto (ls 5/ Nei testi di Qumran si può fare riferimen­
21,6.10, cfr. v. 2 ho.). Negli oracoli contro le to, con ngd hi., a rivelazioni precedenti (IQM
nazioni altri vengono esortati ad annunciare la 11,5.8). ngd hi. assume ancora grande impor­
rovina che si avvicina (Ger 46,14; 48,20 ecc.). tanza nel mondo giudaico con il concetto di
c) C’è solo un contesto, nei profeti, in cui ngd Haggada, il termine tecnico rabbinico tardivo
hi. riceve un significato specifico come annun­ usato per indicare la parte non giuridica del­
cio di Dio: nei giudizi del Deuteroisaia, come l’interpretazione della Bibbia (cfr. W.Bacher,
annuncio del futuro. Ciò che gli dei dei popoli Die exegetische Terminologie der jùdischen
non possono fare (Is 41,22.23.26 ecc.), lo può Traditionsliteratur, I, 1899, 30-37; E.L.Dietrich,
fare Jahwe; egli annuncia il futuro, come ha RGG III,23s.). Nei LX X ngd hi. viene quasi
annunciato il passato (ls 42,9; 43,12; 44,8; regolarmente tradotto con ctva.yyD^kEiv o
45,19; 48,3.5). In questo impiego del termine si àna.YYéXXeiv; cfr. su questo punto e per il
mostra esemplarmente la formazione di un N.T., in cui vengono ripresi gli usi essenziali
concetto a livello astratto-teologico. Dalla si­ del verbo vtr., J.Schniewind, art. àyyzkia,
tuazione del giudizio (le controparti sono Jah­ ThW I, 56-71 (= GLNT I, 149-194).
we e gli dei dei popoli) emerge lo spostamento C. Westermann
di significato: qui con ngd hi. non si intende
più che qualcuno comunica, annuncia qualco­
sa ad un altro: la questione è di sapere chi è
capace di preannunciare il futuro, poiché que­
sto soltanto dimostra l’attendibilità di colui che
prevede e dirige la storia, e cioè l’essere stesso
di Dio. Così il nuovo significato « rivelare (il
futuro)» si ricollega al precedente significato 1/ Il verbo ng‘ « toccare, colpire » non appar­
particolare « svelare (qualcosa di ignoto, un so­ tiene al semitico comune. Oltre che in ebr. lo
gno, un enigma) » e riassume in questo concet­ si incontra in aram. (aram. imperiale: Ah r.
to di rivelazione del futuro, il cui soggetto è 165.166; Dalman 263a; cfr. Drower-Macuch
Dio, la parola di giudizio dei profeti e la paro­ 25a). In ebr. sono simili per valore fonetico e
la di salvezza. Questo significato particolare per significato ngh «urtare», ngn «suonare
del termine resta però limitato al Dtis. Se ne (strumenti a corda)», ngp «urtare, colpire»,
riscontra forse un influsso in un uso posteriore nk’/nkh (hi.) « colpire ».
più ampio: Dio rende note al suo popolo le Il verbo è attestato in qal, ni., pi,, pu. e hi.; so­
sue opere (Sai 111,6), i suoi comandamenti stantivo derivato è nd'ga' « colpo, piaga ».
(Sai 147,19), la sua alleanza (Deut 4,13), cose
grandi ed insondabili (Ger 33,3); cfr. anche, 2/ Statistica: ng‘ q. 107x (Lev 27x, Num lOx,
nell’apocalittica, Dan 10,21. Giob 7x; Es 4,25 elencato in Lis 899b appar­

33 ITC3 ng‘ TOCCARE 34


tiene all’hi), ni. lx (Gios 8,15), pi. 3x (Gen si uniscono a Saul (ISam 10,26) e manda pia­
12,17; 2Re 15,5; 2Cron 26,20), pu. lx (Sai ghe (al faraone, Gen 12,17; a Giobbe, Giob
73,5), hi. 38x (di cui lOx nel sign. «giunge­ I,11; 2,5; 19,21 con la «mano di D io » come
re»), ncéga' 78x (solo in Lev 13-14 61x, Deut e soggetto, cfr. ISam 6,9; ->jàd 4a). Quando si
Sai 4x ciascuno). parla delle sofferenze del servo di Dio in Is
53,4, si trovano come paralleli di nàgùai « p u ­
3/ rig' Q- viene spesso costruito con be, ma nito » anche nkh part. ho. « colpito » e ’nh
anche con ’cel (p.e. Num 4,15; Agg 2,12), 'al part. pu. «umiliato». Cfr. inoltre l’impiego di
(Giud 20,34.41 «cogliere», sogg. «disgrazia»), ncéga' nel senso di una punizione di Dio (Es
‘ad (ls 16,8 ecc. «arrivare fino»), con l’accus. II,1; Sai 39,11; 89,33 ecc.).
(Is 52,11; Giob 6,7) o senza oggetto (Esdr. 3,1;
Neem 7,72 «giungere»). Il significato prin­ 5/ A Qumran l’espressione « toccare la purità
cipale con valore locale « toccare » va dalla si­ dei molti» che si trova particolarmente nella
tuazione di contatto statico (IRe 6,27: «così Regola della Comunità (1 QS 6,16 ecc., cfr.
che l’ala di un cherubino toccava una parete e Kuhn, Konk. 140) significa toccare gli oggetti
l’ala dell’altro l’altra parete, mentre nel mezzo ritualmente puri della comunità di Qumran
del tempio si toccavano ala contro ala») al (cfr. P.Wernberg-M0 ller, The Manual of Disci­
semplice toccare (Lev 5,2 ecc. qualcosa di im­ pline, 1957, 96 n. 52).
puro), fino al colpire violento (Gen 32,26.33 Nei LXX ng‘ viene quasi sempre tradotto con
sull’articolazione deH’anca: Giob 1,19 detto anxecrSai (ncéga' con acpiq); nel NT il verbo
di vento impetuoso; in senso militare Gios viene usato in modo simile all’AT, spesso per
8,15 ni.; «toccare, provocare dolore» Gen indicare una trasmissione di forza mediante
26,11.29). L’espressione «toccare una donna» contatto.
è un eufemismo per i rapporti sessuali (Gen M. Delcor
20,6; Prov 6,29; cfr. E.Kdnig, Stilistik, Rheto-
rik, Poetik in bezug auf die biblische Literatur
kom parati visch dargestellt, 1900, 39; cfr.
aiìTEcrDai yuvaixóq ICor 7,1). ng‘ viene usato TT3 ndr FAR VOTO
in senso figurato o traslato, p.e. ISam 10,26:
«gli audaci, cui Dio aveva toccato il cuore».
Un uso temporale si trova in Esdr 3,1 e Neem
7,72 con il sign. di «giungere»; tuttavia in 1/ La radice ndr è attestata, nelle sue deriva­
zioni sia verbali sia nominali, tanto in ebr.
questo senso è più comune ng‘ hi. (Ez 7,12;
(ndr q. « far voto » e nàdeer, più raro nè dar,
Cant 2,12; Eccle 12,1; Est 2,12.15; sempre in
testi tardivi). Dal sign. «colpire» si sviluppa « voto ») come in ug., fen., pun. e aram. (WUS
nr. 1758; UT nr. 1618; DISO 174s.; LS 416a).
spesso, quando vi è un soggetto divino, il sign.
di « colpire, punire con una piaga » (p.e. 1Sam Poiché l’aram. ndr corrisponde foneticamente all’cbr.
6,9; Giob 19,21); similmente il sost. ricéga' ol­ nzr (-*■nàzlr 1), supponendo una connessione tra le
tre al significato principale di « colpo » (p.e. radici nzr e ndr ed il can. ndr si deve pensare ad una
Deut 17,8; 21,5; 2Sam 7,14) possiede anche il dissimilazione (GVG I, 237) o ad una variante dia­
sign. di «piaga, tormento» (IRe 8,37 ecc.), lettale (Fronzaroli, -> nàzlr 1).
Il verbo ed il sostantivo corrispondente si trovano
con cui spesso si intende specificamente la pia­
molto di frequente in iscrizioni votive fen. pun.,
ga della lebbra (Lev 13-14; 24,8). Conforme­ spesso in relazione a sacrifici umani (p.e. K A I nr.
mente al part. pass. q. nàgita" nel sign. accen­ 103-108) e con una predilezione per la formula rad­
nato di «colpito (da Dio con una piaga)» (Is doppiata, simile a quella dell’AT: « il voto che. . . ha
53,4; Sai 73,14), ng' pi. assume il sign. fattitivo votato» (K A I nr. 40, r. 5; nr. 103, r. 2 ecc.). Spesso
di «rendere colpito (con una piaga)» (Gen le iscrizioni sottolineano che la divinità ha « udito la
12,17; 2Re 15,5; 2Cron 27,20; negli ultimi due sua (= di colui che fa il voto) voce» (p.e. K A I nr. 47;
passi si tratta della lebbra; cfr. Jenni, HP 208; 68; 88; 98; 103-108; 110; 111; 113); si può dedurre
pu. «venir tormentato» Sai 73,5). che in questi casi si tratta di voti «condizionati». È
degno di nota il fatto che in iscrizioni con formula­
LTii. ha valore causativo («far toccare», p.e. zione analoga talvolta il termine « voto » viene sosti­
Is 6,7), anche causativo interno (« toccare » tuito con « d o n o » (KAI nr. 102, r. 2 mini ’S tn \ nr.
Gen 28,12). Per gli usi particolari {« raggiunge­ 113, r. ls. mini ‘s ndr).
re, arrivare a, pervenire a» ecc.) cfr. i lessici;
per il significato temporale vd. sp. 2/ La radice ndr è attestata 9-1x nell’AT ebr.:
ndr q. 31 x (Num 7x, Deut 5x, Eccle 4x) e nóe-
4/ Quando il soggetto dì ng‘ è Jahwe, il verbo dier/nédcer 60x (Num 20x, Sai 9x, Lev e Deut
assume valore teologico. Da un lato, vengono 6x ciascuno). Non meno di 19x viene usata la
fatti risalire direttamente a Dio stesso i terre­ formula raddoppiata « far voto di un voto ».
moti: egli tocca la terra o i monti (Am 9,5; Sai Se si tiene conto dei diversi generi letterari e
104,32; 144,5). D ’altro lato, Jahwe interviene delle singole composizioni, si ha la seguente di­
nella sfera umana: tocca il cuore di coloro che stribuzione: testi narrativi preesilici 17x (Gen

35 “ 113 ndr FAR VOTO 36


28,20 E; 31,13 E; Num 21,22 J; Giud La promessa contenuta nel voto è sempre di
11,30.39; ISam 1,11.21; 2Sam 15,7s.), testi tipo religioso, cultuale (consacrazione di per­
narrativi recenti 2x (Giona 1,16), profeti del sone, sacrifici). Per questo assieme alla radi­
periodo preesilico più recente, del periodo esi- ce ndr si trovano termini come « offerta »
lico e di quello postesilico 8x (Is 19,21; Ger (iqorbàn, Num 6,21), «dono» (mattànà, Lev
44,25; Nah 2,1; Mal 1,14), salmi (incl. Giona 23,38), « offerta spontanea » (nedàbà, Lev 7,16;
2,10) 12x, sapienziali 9x (Giob 22,27; Prov 22,18.21.23; Deut 12,6; 23,24 ecc.), «oblazio­
7,14; 20,25; 31,2; 5x in Eccle 5,3s.), Deut 1lx ne» (minhà, Is 19,21), « sacrificio di animali »
(ai c. 11 e 23), Codice sacerdotale 32x (di cui (ISam 1,21; Is 19,21; Giona 1,16; 2,10; Prov
6x in Num 6 e 16x in Num 30). È significativo 7,14 ecc.), «olocausto» (Deut 12,6; Sai 66,13),
l’uso scarso e piuttosto critico nella letteratura «sacrificio di ringraziamento» (loda, Sai
profetica e sapienziale. 50,14; 56,13), «decima» (Deut 12,16), ma an­
che «lode» (t'hillà, Sai 22,26; 75,2) e «cele­
3/ Nell’AT, come pure nell’ambiente vicino brazione festiva» (hag, Nah 2,1). Nella mag­
ad Israele, si possono distinguere due tipi di gior parte dei casi il voto può essere definito
voto: « incondizionato » e « condizionato ». Il semplicemente come « sacrificio volontario
voto i n c o n d i z i o n a t o (cfr. J. Pedersen, conseguente ad una promessa ».
Der Eid bei den Semiten, 1914', 119-127), che Simili sacrifici potevano essere promessi sia
è chiaro p.e. in Sai 132,2, risulta praticamente dagli israeliti a dei stranieri (Ger 44,25), come
uguale ad un giuramento (-*.&') o ad una pro­ pure da stranieri al Dio di Israele (Giona 1,16;
messa solenne e ne conserva anche la forma. In cfr. Is 19,21).
Num 30,3 compaiono come paralleli s'bu'à
«giuramento» e 'issar «legame» (Wagner nr. 4/ Dai pochi racconti che parlano dei voti ri­
24; per Io più inteso senza motivo come « voto sulta che il voto condizionato veniva formulato
di astinenza»). 11 voto c o n d i z i o n a t o , in­ in situazioni particolari, cioè nel caso di man­
vece, descritto in modo chiaro nell’AT e fre­ canza di figli ( 1Sam 1,11; cfr. forse anche Prov
quente anche nel suo ambiente, lega una parti­ 31,2; analogamente nel testo ug. di ICrt), in
colare prestazione di colui che fa il voto ad guerra (Num 21,1-3; Giud 11,30) o in esilio
una precedente precisa prestazione della divi­ (2Sam 15,7s.) e durante un viaggio (Gen
nità: «Se (7m) Dio dà. . . , allora io farò... » 28,20). Colui che faceva voto « pretendeva »
(per questa forma che corrisponde all’essenza (s'I, ISam 1,27, cfr. v. 11) aiuto da Dio, cioè
del voto condizionato, cfr. W.Richter, BZ 11, che gli «desse» (nln, cfr. Gen 28,20; Num
1967, 22-31). 21,2; Giud 11,30) il necessario; quale presta­
Una volta pronunciato, un voto «vale» (qùm, zione corrispettiva prometteva poi da parte sua
Num 30,5ss.), e deve essere adempiuto per una determinata offerta. Nessuna critica viene
principio, ossia il debito del votante deve esse­ mossa al modo di pensare e di agire impliciti
re «estinto» (slm pi./pu., circa 20x con ogg. in questo atteggiamento, neppure nei casi in
n&dcer, cfr. in pun. p.e. KA1 nr. 115). In nes­ cui il promittente vota a Dio una persona
sun luogo si afferma che il voto condizionato (Num 21; Giud 11; cfr. ISam 1).
vale solo se Jahwe «ascolta» (-»Jm', Num Il voto incondizionato può essere fatto come
21,2s.; Sai 61,6; cfr. 65,2s.) la preghiera di co­ ringraziamento per benefici ricevuti (così ISam
lui che promette: la possibilità che Dio non 1,21 e Giona 1,16) o anche per zelo religioso
« ascolti » non viene mai presa in considerazio­ (cfr. Sai 132,2): nell’esuberanza dei sentimenti,
ne nei testi. Al carattere impegnativo del voto in determinate occasioni (p.e. per il sacrificio
accenna forse l’espressione pi’ pi./hi. ncèdcer familiare annuale ISam 1,21) si prometteva di
frequente in Lev e Num (Lev 22,21; 27,2; portare a Dio una determinata offerta.
Num 6,2; 15,3.8), nel caso in cui fosse valida Nei salmi si rispecchiano entrambi i tipi di
l’ipotesi che il suo significato sia « rendere effi­ voto; in Sai 66,13s. si fa una chiara allusione
cace un voto », cioè esprimerlo in modo valido alla necessità che aveva spinto il supplice a
ed impegnarsi di conseguenza al suo adempi­ fare un voto, e la stessa cosa si può osservare
mento (cfr. H.J.Stoebe, ThZ 28, 1972, 15s.). Il nei canti di ringraziamento di Giona 2,10; Sai
voto opp. il suo adempimento è « imposto » al 65,2; 116,14.18. Così pure si deve pensare che
promittente (al, Num 30,5.7.9; Sai 56,13); tut­ una situazione particolare stia all’origine di un
tavia, secondo Num 30, un voto fatto da una voto quanto questo è menzionato nella parte
donna può talv. essere abolito, cioè reso ineffi­ finale dei canti di lamentazione (Sai 22,26;
cace, dal padre o dal marito. Il voto è sacro; 56,13; 61,6.9). In tutti questi casi, si può legit­
«rompere» un voto (prr hi., Num 30,9) signi­ timamente pensare a voti condizionati, la cui
fica dunque «profanarlo» (hll hi., Num 30,3). offerta nell’assemblea cultuale pubblica sfocia
Di un voto non adempiuto Dio «chiede con­ in una confessione al Dio soccorritore. Al con­
to» (drs, Deut 23,22; cfr. Eccle 5,5), ed esso trario sembra trattarsi di voti incondizionati
viene giudicato come una mancanza religiosa quando nel salmo qualcuno viene esortato a
(hèt', Deut 23,22). fare voti (Sai 76,12). Nel salmo «profetico»

37 113 ndr FAR VOTO 38


50, al v.14 viene sottolineato il carattere di rin­ ITU mt“h RIPOSARE
graziamento e di lode proprio di ogni voto.
Nel Deut (12,6.17) e in P (p.e. Lev 23,37s.;
Num 29,39) il voto viene elencato direttamen­ 1/ La radice *nùh « riposare » appartiene al
te come un sacrificio tra i molti altri. In questi semitico comune ^Bergstr. Einf. 187); nella
casi sembra che si tratti per lo più di voti in­ maggior parte dei casi in cui ricorre può venir
condizionati. Più volte (Num 30,3ss.; Deut usata sia in relazione a uno stato di quiete fisi­
23.22-24) viene ribadito con forza che il voto ca sia in relazione a uno stato di tranquillità
deve essere adempiuto a qualsiasi costo; si dà psichica.
importanza anche alla qualità dell’adempimen­ A entrambi i significati principali del qal, « ri­
to (Lev 22,23; Deut 23,19; cfr. Mal 1,14). Inol­ posare » e « posarsi », corrispondono in hi. (e
tre, si sottolinea la spontaneità del voto: essa in ho.), anche formalmente, due distinte forma­
emerge dal frequente parallelo « voto e sacri­ zioni: hi. I héniah « far riposare » e hi. II
ficio volontario» (nedàbòt, Deut 12,6.17; hitmJah «deporre» (BL 400; Joìion 171 s.). De­
23.22-24; in P si parla di «sacrificio volonta­ rivati nominali sono mànòah/menùhà « luogo
rio» solo in questa relazione: Lev 7,16; di riposo » e gli infiniti sostantivali nàlwt
22,18.21.23; 23,38; Num 15,3; 29,39) ed in « quiete » (inf. fem. qal), nlhòah « acquietamen­
Deut 23,23 tale spontaneità è ammessa espres­ to » (inf. poi. BL 475; anche in aram. bibl.
samente. Il voto tuttavia è considerato superio­ come prst. daU’ebr.) e hanàhà « condono fisca­
re al sacrificio volontario, in quanto alcuni le» (inf. ha. aram., BL 486). Si hanno inoltre i
animali accettati per quest’ultimo non sono le­ nomi propri Nò h (M. Noth, VT 1, 1951,
gittimi come sacrificio votivo (Lev 22,23). Il co­ 254-257; J.H.Marks, IDB IH, 555s. con biblio­
stume di promettere in voto delle persone pone gr.), Nòhù, Nàhat, Mànóah, Mànàhat e Jànòah
problemi particolari che vengono trattati in (in parte diversa l’interpretazione di Noth, IP
Num 6 (voto di nazi reato) ed in Lev 27 (riscatto 228s.; cfr. Hufirnon 237).
di un uomo promesso in voto mediante il paga­
mento - annuale - di una somma in danaro). 2/ Il verbo si incontra 144x, e precisamente
La tradizione sapienziale si mantiene molto ri­ 35x in q. (incl. 2Sam 17,12 [ndhnù non va in­
servata riguardo ai voti. Come elemento della teso come « noi », ma come perf. 1° plur. « get­
religiosità popolare, cioè come promessa fatta tarsi sopra», par. npl «cadere», cfr. S.R.Dri­
spontaneamente ed a cuor leggero, e presto di­ ver, Notes on thè Hebrew Text and thè Topog-
menticata, il, voto doveva apparire sospetto ai raphy of thè Books of Samuel, 21913, 323]; Is
« sapienti ». È quanto dice senza mezzi termini 7,2 [cfr. Wildberger, BK X, 264s.; diversamen­
Eccle 5,3: la persqna riflessiva non fa assoluta­ te, e divergendo tra loro, p.e. O. EiBfeldt,
mente promesse votive e, se eccezionalmente ciò SThU 20, 1950, 71-74 = KS III, 124-128; KBL
dovesse accadergli, si preoccupa almeno di man­ 606a; HAL 30a, — '<3h 1; L. Delekat, VT 8,
tenere la promessa fatta. Già Prov 20,25 biasi­ 1958, 237-240; H.Donner, SVT 11, 1964, 8; in
ma la fretta eccessiva e la mancanza di riflessio­ Lis. 914b sotto nhh]', Est 9,17.18 [inf. assol.
ne con cui alcuni fanno voti (cfr. Jefte!). L’atteg­ come v. 16 txt?, cfr. A.Rubinstein, VT 2,
giamento sapienziale si rispecchia significativa­ 1952, 363]; 2Cron 6,41 [inf. cs. con suffisso,
mente in Prov 7,14, dove chi pratica il voto è la cfr. Rudolph, HAT 2l,214s.]), 33x in hi. 1, 7lx
« donna straniera » seduttrice e pericolosa. in hi. II, lx in ho. I, 4x in ho. II. Tra i derivati
sono attestati: mànòah 7x, menùhà 21x, nàhat
5/ Nei LXX questo gruppo terminologico lx (senza Is 30,30, appartenente alla radice nht
viene quasi sempre tradotto con Euxo[im/EÙxT), «scendere», Wagner nr. 188), nìhòah 43x
tuttavia in Ger 44 (51),25 e Lev 22,18 con (sempre nella formula r?ah riihòah « profumo
ópoXoyux c ó jj.oXoyelv, il che rientra senz’altro di pacificazione, profumo soave», 38x in Es-
nell’ambito della funzione di un voto. Num, 4x in Ez, lx in Gen), 2x in aram. (Dan
Anche a Qumran si sottolinea la libertà del 2,46 e Esd 6,10 «offerta di soave odore»),
voto e, nel contempo, si vieta di promettere in hanàhà lx (Est 2,18 «amnistia fiscale», cfr.
voto al tempio un possesso illegittimo (CD Bardtke, KAT XVU/5,307s.).
16,13). In CD 6,15 si mette in guardia dal con­
servare qualcosa che è divenuto illegittimo in 3/ a) Nel qal il verbo significa anzitutto « po­
seguito ad un voto. sarsi » (detto dell’arca di Noè in Gen 8,4; del­
Per quanto riguarda il voto nel giudaismo e l’arca dell’alleanza in Num 10,36, con l’oppo­
nel NT cfr. J.Gold, Das Gelubde nach Bibel sto ns‘ « partire » v. 35). Esso viene usato per i
und Talmud, Wurzburg 1925 (tesi); A.Wen- volatili (Es 10,14; 2Sam 21,10; Is 7,19), e in
del, Das israelitisch-judische Gelubde, 1931; modo un po’ diverso per l’uomo o più propria­
StrB U,80-88.747-751.755-761; H.Greeven, mente per i suoi piedi (« toccare il suolo » Gios
art. ^optat» ThW II, 774-776 (= GLNT HI, 3,13). In 2Sam 17,12 e in Is 7,2 (vd. sp. 2) è da
1214-1216). intendere con accezione ostile: «piombare su,
C.A.Keller assalire ».

39 m3 nUah RIPOSARE 40
Il termine viene usato anche per concetti sta » e, più generalmente, di « tranquillità, cal­
astratti: « saggezza » o « indignazione » si inse­ ma » (cfr. anche fen. e aram. antico nht « quie­
diano nel cuore dei saggi o degli stolti (Prov te, pace», DISO 177; Fitzmyer, Sef. 87; M.
14,33; Eccle 7,9); la mano di Jahwe si poserà Metzger, UF 2, 1970, 153s. 157s., richiama
in avvenire sul monte Sion (Is 25,10; cfr. Sai l’attenzione sui rapporti tra trono e nfnùhà in
125,3 «scettro dell’empietà»); Io spirito di Is 66,1; Sai 132,8.14; lCron 28,2; ev. Is 11,10;
Jahwe si posa sugli anziani (Num I I,25s.), sul inoltre ug, n()t « [sede di] quiete »; cfr. J.C. de
profeta (2Re 2,15) e sul re (ls 11,2). Moor, The Seasonal Pattern in thè Ugaritic
Nel suo significato più lato il termine signifi­ Myth of Ba‘lu, 1971, 120). Degni di nota sono
ca «aver pace»; come paralleli compaiono i passi in cui queste espressioni vengono usate
ìqt. «riposare» (ls 14,7; Giob 3,13.26), jsn in senso spiritualizzante. Un’indicazione in
«dormire» e skb «giacere» (Giob 3,13; cfr. proposito si trova in Rut 3,1 (cfr. 1,9): màndah
Is 57,2), slh «aver pace» (Giob 3,26); il termi­ significa qui «ambiente familiare» in tutti i
ne opposto è rgz «essere inquieto» (Giob suoi aspetti, cui corrisponde un senso di benes­
3,17.26). Questo « riposare» può avere diverse sere, j{b q.. Il tempio e l ’atmosfera di venera­
sfumature: il morto è giunto alla sua pace zione di Jahwe ad esso collegata sono « il luo­
(Giob 3,17; Prov 21,16; in modo particolare è go di riposo» dell’anima (Sai 116,7; cfr. Sai
espresso con nùah Io «stato intermedio» del 23,2). Anche la conquista della terra rientra,
morto che attende la resurrezione, in Dan infine, nel concetto di m enuhà, che, in tal caso,
11,13). Anche il riposo dal lavoro al sabato esprime globalmente il rapporto salvifico tra
(->sbt) può essere espresso con nù°h (Es 20,11; Dio e l’uomo (Deut 12,9; Sai 95,11; vd. st. 4a).
23,12; Deut 5,14; diversamente G.R.Berry,
J B L 50, 1931, 207-210); infine, la situazione di 4/ a) In molti casi è Jahwe stesso che procu­
colui che, non essendo incalzato da nemici, ra pace al suo popolo (cfr. G. von Rad, Es ist
può godersi la pace (Ls 23,12; Est 9,16 noch eine Ruhe vorhanden dem Volke Gottes,
[txt?].22; Neem 9,28). Zwischen den Zeiten 11, 1933, 104-111 = Ges­
Stud 101-108; G.Braulik, Menuchah - Die
In ISam 25,9 il termine può essere tradotto con
«aspettare», e così pure in Ab 3,16 «persevera­ Ruhe Gottes und des Volkes im Lande, Bibel
re nell’attesa» (J.Jeremias, Kultprophetie und und Kjrche 23, 1968, 75-78). Questa afferma­
Gerichtsverkiindigung in der spàten Kònigszeil, 1970, zione si incontra spesso quando si parla (per lo
B7 n. 2, contro modificazioni del testo e la supposi­ più con una impronta deuteronomistica) della
zione di una forma secondaria nùah II da ’nh « la ­ conquista della terra in Palestina (nuah hi. 1:
mentarsi» da parte di G.R.Driver, JThSt 34, 1933, Es 33,14; Deut 3,20; 12,10; 25,19; Gios
377, e KBL 602b). 1,13.15; 21,44; 22,4; 23,1; ls 63,14; m'nuhà:
b) L’hi. I (causativo) significa « far cadere, far Deut 12,9; Sai 95,11). Questo «procurar
(ri)posare », p.e. « lasciar cadere la mano » (Es pace » mediante la concessione della terra in­
17,11, opposto rùm hi. «sollevare»), «calare clude implicitamente anche la concessione del­
un bastone » (Is 30,32), « far (ri)posare la bene­ la vittoria sui nemici di Israele; dopo che la
dizione su una casa» (Ez 44,30; cfr. Sai 125,3 terra è divenuta possesso degli israeliti, è que­
txt em). sto secondo aspetto a balzare in primo piano
Accanto a questo, troviamo il significato di nella formulazione teologica dtr.: Jahwe procu­
« portare qualcosa allo stato di quiete », nella ra tranquillità di fronte ai nemici (hi.: 2Sam
sua accezione più vasta; in combinazione con 7,1.11; IRe 5,18; lCron 22,9.18; 23,25; 2Cron
->hèmà significa «dar libero sfogo all’ira» (Ez 14,5.6; 15,15; 20,30; menùha: IRe 8,56; lCron
5,13 par. klh «esplicarsi completamente» con 22,9; cfr. Lam 5,5 ho. con negazione). Con
sogg. <z/«ira»; 16,42; 21,22; 24,13; in Zac 6,8 questo non si intende soltanto una situazio­
con rù°h invece di hèmà). Anche l’uomo può ne salvifica di ordine politico ed esterno, ma
essere ogg. di nùah hi., p.e. Prov 29,17 «far una situazione di felicità completa, che abbrac­
contento », par. « procurare gioia »; per altri cia tutta quanta la vita. L’idea viene usata an­
casi vd. st. 4a. che con valore escatologico (Is 14,3; cfr. 32,18
«indisturbati luoghi di riposo» [nfniihòt
c) Il secondo hi. si può circoscrivere con « por­
sa‘anannòl]» par. «campi di prosperità, abita­
tare, deporre, lasciare in un luogo». Oggetto
zioni sicure »).
possono essere uomini (Gen 2,15; 19,16 ecc.)
D ’altro canto il comandamento che Jahwe dà
oppure cose (Gen 39,16; Fs 16,23 ecc.). Signifi­
alPuomo dice di « procurare quiete a coloro
cato speciale ha l’espressione hinnlah là ’àres che sono stanchi» (ls 28,12 hi. e m ‘'nùhà, par.
« abbattere » (Is 28,2; Am 5,7). L’ho. II signifi­
m ar gè ’à «luogo di riposo» [solo qui; cfr. an­
ca nel part. « ciò che è lasciato libero », « spa­
che margna' Ger 6,16 con lo stesso significa­
zio libero » (Ez 41,9.11.11; in Zac 5,11 si deve to]); quest’espressione non ha nulla a che vede­
leggere hi.). re con l’idea dtr. a cui abbiamo accennato, ma
d) I derivati mànòuh e nfruihà hanno per lo nasce da un interesse profetico per la giustizia
più il sign. di «luogo di riposo, luogo di so­ sociale.

41 ITU nìfh RIPOSARE 42


b) Una concezione del tutto specifica, ambien­ Gios e Ger 13x ciascuno, Giud, ISam e Is 12x
tata nel culto, viene espressa con la costruzione ciascuno, 2Re llx, Deut 9x, Num e lCron 8x
réah riihòah: dalla vittima sale verso la divinità ciascuno, Gen 7x, IRe 6x), 1 in poi. e 3 in hi.
un « profumo soave » che ristabilisce il rappor­ (vd. sp. 1). mànòs si trova 8x (Ger 3x), rrfnùsà
to tra Dio e l’uomo; è chiaro che si tratta qui 2x (Lev 26,36; Is 52,12).
di una concezione antica (la divinità si alimen­
ta odorando). L’espressione compare in Gen 3/ a) nùs presenta uno spettro semantico li­
8,21 (J), ma è già documentata in epoca prei­ mitato. Viene usato per « allontanarsi veloce­
sraelitica, legata anche ivi alla conclusione del mente da un luogo di pericolo » e quindi
diluvio universale (acc. erìsu « profumo » in «scappare, fuggire». Come soggetto compaio­
Gilg. XI, 159s.). Di solito però la formula si no soprattutto persone, ma anche, in senso fi­
incontra soprattutto nella legislazione sacerdo­ gurato, il mare (Sai I 14,3.5), l’acqua (Nah 2,9;
tale, in relazione a diversi tipi di sacrifici (Es Sai 104,7), l’ombra (Cant 2,17; 4,6), tristezza e
29,18.25.41; Lev 1,9 ecc.; cfr. Elliger, HAT lamento (Is 35,10 = 51,11), la linfa vitale (Deut
4,35s.). Ezechiele rimprovera ai suoi concitta­ 34,7). Generalmente viene indicato con le ri­
dini di aver offerto a dei stranieri tali « profu­ spettive preposizioni ciò da cui si fugge (dai
mi di pacificazione» (Ez 6,13; 16,19; 20,28), nemici Es 14,25 ecc.; dalle fiere Es 4,3; Am
ma attende un’epoca in cui Jahwe riavrà nuo­ 5,19; dai pericoli di ogni sorta, p.e. Gen 19,20;
vamente i suoi sacrifici legittimi (20,41). 39,12.13.15.18; dalla minaccia di Dio Sai
104,7 par. hpz ni. «fuggire impaurito»), e
5/ Il tema della tranquillità procurata da Dio dove si fugge (al luogo di asilo per l’omicida
viene ripreso soprattutto in Mt 11,28s. ed in vd. st. 4c).
Ebr 4 (cfr. von Rad, l.c. 106ss.; O.Bauemfeind,
art. àvaircaùw, ThW I, 352s. {= GLNT I, *b) nùs deve essere accuratamente distinto dal
943ss.); id., art. xa-<nza\>iù, ThW III, 629s. (= verbo di significato analogo brh (59x, di cui
GLNT V, 245ss.). Gen 9x, ISam 8x, 2Sam e IRe 6x ciascuno;
F.Slolz tradotto in Es 36,33 con «scivolare», per il re­
sto generalmente con «fuggire»; hi. 6x, Es
26,28 «scivolare», per il resto «scacciare»;
per altri significati in singoli passi cfr. HAL
149b; Barr, CPT 323). Mentre nùs designa lo
013 nùs FUGGIRE scappar via da un pericolo (soprattutto in bat­
taglia), brh significa evadere da una situazione
abituale (stato sociale, patria, ambito di potere)
1/ Le lingue sem. non usano un unico verbo per continuare a vivere altrove come profugo o
per il concetto di « fuggire » (p.e. acc. nùbutu come emigrante (p.e. Gen 16,6.8 Agar; 27,43
[AHw 700b]; antico aram. qrq [DISO 266], più ecc. Giacobbe; Es 2,15 Mosè; ISam 19,12.18
tardi ‘rq [Fitzmyer, Gen.Ap. 215a; Dalman ecc. Davide; Am 7,12 Amos; Giona 1,3.10 e
325a; LS 550a], arab. farra/haraba [Wehr 4,2 Giona; 2Sam 4,3 « i Beerotiti però erano
627.910s.]). Gli equivalenti dell’ebr. nùs «fug­ emigrati a Ghittaim e là sono diventati fore­
gire » riportati nei vocabolari divergono o nel stieri fino ad oggi »). Solo pochi passi fanno
significato (sir. nàs « tremare » frarol, LS 42la; cenno a una situazione di lotta, p.e. Giob
arab. nàsa « essere appeso in modo non fisso, 20,24; 27,22. Soltanto nell’uso traslato (Gioh
penzolare » Wehr 897b) o nella forma (arab. 9,25 i giorni fuggono; 14,2 gli uomini scom­
nàsa « evitare, schivare, fuggire », Wehr 898a). paiono come ombre) vengono meno le diffe­
Il vocabolo etimologicamente più vicino è l’an­ renze rispetto a nùs. In Giud 9,21 vengono
tico aram. nùs ha. « trascinar via » (KAI nr. usati entrambi i verbi uno dopo l’altro: Iotam
202b, r. 20; 225 r. 6; 226, r. 8.9; DISO 68; cfr. dopo il suo discorso fugge dal pericolo imme­
ebr. nùs hi. «fuggire con qualcosa»). Non si diato (nùs) ed emigra dalla sfera di potere di
hanno finora sicure documentazioni in ug. (cfr. suo fratello Abimelech verso Beer {brh). Mosè
Driver, CML 157a; WUS nr. 1798; UT nr. evade dal potere del faraone (Es 2,15 brh), ma
1660). fugge davanti al serpente (Es 4,3 nùs).
Dall’ebr. nùs si forma, oltre al qal, anche un
poi. (Is. 59,19 «spingere, scacciare»), e un hi. Per mibràh « fuggiasco » Ez 17,21 txt? cfr. Zimmerli,
(Deut 32,30 «mettere in fuga», cfr. 1QM 3,5; BK X III, 376. Per bàrìah «sfuggente, agile, svelto»,
Es 9,20 e Giud 6,11 «portare qualcosa al sicu­ un epiteto del Leviatan (Is 27,1; Giob 26,13; ug. 67
ro», cfr. Giud 7,21 K e Ger 48,44K). Appar­ [= I* ABJ 1, I), cfr. H A L 149b; Fohrer, (CA I XVI,
382s.; II.Donner, ZA W 79,1967, 339; P.J. van Zijl,
tengono alla medesima radice i sostantivi Baal, 1972, 158.
mànòs « (luogo di) rifugio » (Ger 46,5 txt?
« fuga ») e mvnùsà « fuga » (BL 493). Un altro verbo col significato di « fuggire »,
che trova i suoi corrispondenti in ug., aram. e
2/ Il verbo è documentato 159 volte: 155 in arab. (cfr. WUS nr. 1755; KBL 596.1098b), è
qal (soprattutto nei libri storici: 2Sam 16x, ndd (q. 21x, di cui 8x in Is; poi. «fuggire»

43 013 nùs FUGGIRE 44


Nah 3,17; hi. «scacciare» Giob 18,18; ho. b) nùs viene usato anche nel linguaggio giuri­
«venir fatto scappare» 2Sam 23,6; Giob 20,8; dico. E cioè, dopo che in Israele si introdusse
sost, n'dùdim «inquietudine» Giob 7,4). Esso la distinzione tra assassinio volontario ed omi­
viene usato appropriatamente anche in riferi­ cidio preterintenzionale, veniva data, in que­
mento ad uccelli (ls 16,2; Ger 4,25; 9,9; Is st’ultimo caso, la possibilità di rifiigiarsi in un
10,14 «battere con le ali»; Nah 3,17 poi. ca­ luogo d’asilo (Es 21,13; Num 35,6ss.; Deut
vallette) ed esprime il movimento rapido, il ve­ 4,42; 19,3-5.11; Gios 20,3.4.6.9; cfr. IRe
nir disperso o scacciato. Prescindendo dall’uso 2,28s.; N.M.Nicolsky, Das Asylrecht im Israel,
traslato con « sonno » per sogg. (Gen 31,40 « il ZAW 48, 1930, 146-175; M.Lòhr, Das Asyl-
sonno fuggi dai miei occhi»; Est 6,1; aram. wesen im AT, 1930).
bibl. Dan 6,19) il verbo compare solo in testi
poetici. NelParam. bibl. oltre a ndd si trova *c) L’idea di una fuga verso Dio si trova in
anche nùd «scappare» (Dan 4,11 detto di ani­ quei passi in cui Jahwe viene definito mànós
mali e uccelli). Cfr. anche mi} ni. «sfuggire» «rifugio» (2Sam 22,3; Ger 16,19; Sai 59,17);
più frequenti e più specifici sono tuttavia
i-*pH 3b). mahsW e mà'òz «rifugio» (-*hsh, -* ’ùz). Per
esprimere una fuga da Dio nel senso della di­
sobbedienza non si usa nùs «fuggire di fronte
4/ a) NelPAT nùs non trova nessuna spicca­
ad un pericolo», ma brh «sfuggire dalla sfera
ta applicazione teologica. Dato che il verbo è
di potere» (Giona 1,3.10; 4,2; Sai 139,7 «dove
presente solo in contesti in cui si tratta di azio­
potrò fuggire dalla tua presenza? ») o ndd (Os
ni di guerra, si deve menzionare in primo luo­
go la guerra di Jahwe, nella quale i nemici 7,13 «guai a loro, poiché si sono allontanati
sono costretti a fuggire davanti ad Israele, dato da me », par. ps‘ « rinnegare »).
che è Jahwe colui che effettivamente agisce in
essa (Es 14,25 «fuggiamo di fronte ad Israele, 5/ I verbi nùs e brh sono poco usati nei testi
poiché Jahwe combatte per loro contro gli egi­ di Q u m r a n ; Un po’ più frequente è mànòs
ziani »; Gios 10,11 «e mentre essi, in fuga da­ (Kuhn, Konk. 36b.I26a.I42a). I LXX traduco­
vanti ad Israele, erano alla discesa di Bet-Oron, no nùs prevalentemente con (peuyeuv, e brh an­
Jahwe lanciò dal cielo su di loro grosse pietre che con àTtoSi.Spào'm'v. Nel NT cpeóyEt,v ha as­
fino ad Azeka»; Giud 1,6; 4,15; 7,21.22; ISam sunto inoltre il significato, già presente p.e. in
14,22 ecc. cfr. G.von Rad, Der Heilige Krieg Eccli 21,2, di «sfuggire, rifuggire da» in cam­
im alten Israel, 41965; R.Smend, Jahwekrieg po morale (ICor 6,18; 10,14; ITim 6,11;
und Stàmmebund, 1963); ma anche Israele 2Tim 1,11).
deve fuggire di fronte ai suoi nemici quando S.Schwertner
l’aiuto di Jahwe viene meno, per aver trasgre­
dito il comando di sterminio (Gios 7,4), e nella
guerra nell’ambito dell’anfizionia è Beniamino
che deve fuggire di fronte agli altri membri del­
la lega delle tribù (Giud 20,45.47). TU nàzir CONSACRATO
Dalla guerra di Jahwe il discorso della fuga si
*T

spostò poi alla concezione del giorno di Jahwe


(cfr. von Rad II, 129-133 = ital. Il, 146-152; 1/ La radice nzr (*ndr) appartiene al semitico
R.Martin-Achard, BHH III, 1923-1925; ->jòm comune (P.Fronzaroli, AANLR VIII/20, 1965,
4b), soltanto che ora la spada di Jahwe è tesa 250.262; per il rapporto con ->ndr ibid. 267).
contro il suo popolo e la fuga generale viene a I n acc. essa ha il sign. di « maledire » (nazàru),
colpire ogni singolo individuo (Am 2,16; 5,19; nel semO. significa «far voto» (antico aram.
9,1). In epoca posteriore, sono ancora i nemici nzr, KAI nr. 201, r. 4; arab. ndr, Wehr 847b;
in senso tradizionale a dover fuggire (Is 13,14), per il resto -+ndr). Il significato fondamentale
cosa che viene messa particolarmente in evi­ potrebbe essere « sottrarre all’uso comune »
denza negli oracoli sui popoli stranieri di Ger (KBL 605a).
46-51; delle 13 volte in cui il termine compare In ebr. il verbo è attestato al ni. e all’hi., inol­
all'interno di questi capitoli (nel resto del libro tre si hanno i sost. nèzcer e nàzir.
di Geremia nùs non viene usato) quattro volte
si tratta delle cosiddette « esortazioni alla fuga » 2/ nzr ni. ricorre 4x (« consacrarsi [mediante
(cfr. R.Bach, Die Aufforderung zur Flucht und astinenza]» Ez 14,7; Os 9,10; Zac 7,3; «tener­
zum Kampf im atl. Prophetenspruch, 1962, si lontano » Lev 22,2), nzr hi. 6x (« consacrarsi
15-50). In queste esortazioni, che presentano come nàzir» Num 6,2.3.5.6.12; per Lev 15,31
sempre un numero elevato di imperativi, nùs è txt? cfr. Elliger, HAT 4, 192; diversamente
usato insieme a nùd « allontanarsi vagando » L.Kopf, VT 8, 1958, 183; G.Rinaldi, BeO 9,
(Ger 49,30; cfr. 50,8), mit pi. ncéfas «salvare 1967, 95). nàzir si trova 16x nelPAT (di cui
la vita» (48,6), mit ni. «salvarsi» (51,6; cfr. 6x soltanto in Num 6, inoltre Gen 49,26; Lev
Zac 2,10s.), pnh ho. « volgersi » (49,8). 25,5.11; Deut 33,16; Giud 13,5.7; 16,17; Am

46
4r nàzir CONSACRATO
45 TU
2,11.12; Lam 4,7), nèzcer 25x (15x con il sign. « astinenza » (il senso della consacrazione se­
di «consacrazione», di cui 13x in Num 6; lOx condo Num 6 sta proprio nell’astinenza). La
con il sign. di « diadema »). medesima estensione di significato si può con­
statare anche nelle cinque volte in cui il verbo
3/ nàzìr significa originariamente una realtà (sempre in hi.) compare in Num 6: il nàzlr
che viene sotlratta all’impiego quotidiano, che deve « astenersi » da determinate cose in onore
è elevata al di sopra dell’usuale per essere de­ di Jahwe (ìeJhwh: v. 2.5.6.12).
stinata e consacrata a qualcosa di speciale. Viceversa nèzcer può essere usato anche in
Così negli antichi detti di benedizione di Gen modo restrittivo e designare semplicemente i
49,26 e Deut 33,16 Giuseppe viene detto capelli che il consacrato non ha mai tagliato
nàzlr, cioè uno che assume una posizione par­ durante il periodo della sua consacrazione
ticolare, separata, « tra i suoi fratelli » (cfr. an­ (Num 6,12b. 19; in connessione con ròs
che Lam 4,7, se non si opta per una modifica­ «capo»: v. 19.18); in Ger 7,29 nèzcer è passa­
zione del testo, cfr. Kraus, BK XX, 67). to a indicare « pelo, capello ».
È sulla base di queste considerazioni che si
deve interpretare Lev 25,5.11, in cui nàzlr de­ c) nèzcer può indicare anche l’emblema che
signa in senso traslato la « vite non curata e porta colui il cui capo è consacrato, cioè un
non potata »: si tratta della vite che (nell’anno diadema. Tuttavia non si dice mai di un nàzlr
sabbatico o giubilare) è sottratta all’uso comu­ che abbia portato un nèzcer. Dapprima furono
ne (Noth, ATD 6, 162). Dal contesto (v. 4) ri­ i re a portare un diadema quale segno della
sulta chiaro che il senso e Io scopo dell’essere loro posizione preminente rispetto al popolo
sottratto sta neU’esserlo per « Jahwe ». nell’es­ comune (cfr. il significato fondamentale di nzr,
sere consacrato a Jahwe. cfr. BRL 125-128; per il significato originario
di nèzcer cfr. Noth, A I D 5, 184s. = ital. 280s.
4/ a) Già nell’antico Israele alcuni uomini ve­ per Es 38,36-38): 2Sam 1,10; 2Re 11,12 =
nivano detti nezlr ’alòhìm « consacrati a Dio », 2Cron 23,11; Sai 89,40; 132,18. In 2Re 11,12
come Sansone (Giud 13,5.7; 16,17; cfr. Eich- = 2Cron 23, 11 nèzcer è parallelo di 'èdùt\ en­
rodt 1, 200-202 = ital. I, 306-308; von Rad I, trambe le cose, diadema e « protocollo regale »
76 = ital. 1, 85; G.Fohrer, Geschichte der isr. (G.von Rad, Das judàische Kònigsritual, ThLZ
Religion, 1969, I46s.). 72, 1947, 211-216 = GesStud 205-213), vengo­
no consegnate al re al momento della sua in­
Il campo semantico è caratterizzato da espressioni tronizzazione. ^
come « fin dal seno materno» (Giud 13,5.7; 16,17; è Dopo la fine della monarchia in Israele, nèzcer
una separazione che dura quindi tutta la vita, cfr.
13,7 «fino al giorno della sua morte»), e inoltre da
viene usato semplicemente per designare l’or­
divieti come «n o n bere vino o altra bevanda ine­ namento del capo proprio del sommo sacerdo­
briante» (13,7; cfr. v. 4.14) e «sulla sua testa non te: Es 29,6; 39,30; Lev 8,9.
passi rasoio» (13,5; cfr. 16,17). Il medesimo campo
semantico, per la verità senza il termine nàzlr, si tro­ In tutti e tre i testi il termine compare assieme ad un
va anche in 1Sam 1,11. attributo come né zar haqqódcvs «diadema sacro»;
in tal modo viene ulteriormente sottolineato l ’aspetto
Quando Amos accusa i suoi contemporanei di della separazione.
aver dato da bere del vino ai nezlrlm (Am In Es 39.30 e Lev 8,9 nèzcer haqqódces è usato come
2,lis.), intende accusarli di aver infranto anti­ chiarificazione del precedente termine sìs « fiore »; in
chissimi comandamenti di Jahwe. In Am Es 28,36 troviamo sis senza nèzcer in funzione espli­
2,1 ls. i nezìrìm stanno in parallelo con i cativa (il verbo sìs « fiorire » in unione con nèzcer si
trova anche in Sai 132,18). Risulta perciò verosimile
n^bì Im « profeti », fatto da cui si può dedurre la conclusione che Noth, A T D 5,184 = ital 281, trae
sia l’importanza attribuita ai nezlrlm sia la per Es 28,36: nèzcer non significa «diadem a», ma
gravità della colpa di Israele. «soltanto “ consacrazione, ordinazione” ed è in real­
tà un “fiore” , come si deduce da Sai 132,18... »,
b) La radice nzr ricorre con particolare fre­ Sul sìs (Es 28,36) o sul nèzcer (Es 39,30) viene posta
quenza in Num. 6. A differenza di Giud 13 questa scritta: qódas leJhwh «sacro a Jah\ve». Ciò
l'essere nàzlr non è qui un fatto che dura tutta esprime, come in G iud 13 e N um 6, l’aspetto teolo­
la vita, ma si estende soltanto ad un certo pe­ gico della « consacrazione ».
riodo di astinenza, che lo stesso nàzlr stabilisce Il termine '"/ara «ghirlanda, corona» (23x), che pre­
nel suo voto. Le due principali proibizioni di senta significato affine, non viene usato solo per desi­
gnare il diadema regale (Sai 21,4), ma anche nel sen­
Giud 13 (divieto di bere vino e di tagliarsi i ca­
so molto più lato di ornamento (p.e. Ez 16,12;
pelli) si ritrovano anche qui, ma rafforzate da 23,42; Prov 4,9) o in senso traslato (Is 62,3; Prov
una serie di prescrizioni complementari, e 16,31).
inoltre dalla proibizione di contaminarsi con i
morti, Le norme di astinenza cui il nàzlr deve d) È interessante notare come nei profeti il
sottoporsi assumono un ruolo così rilevante verbo nzr ni. serva a descrivere la dedizione di
che nella forma segolata nèzcer il sign. « consa­ Israele a dei stranieri (allontanandosi da Jah­
crazione» può diventare identico al sign. we): «si consacrarono all’infamia» (Os 9,10);

47 TU nàzìr CONSACRATO 48
«chiunque si allontana da me e si attacca ai ca a Jahwe l’immagine del pastore (Sai 23,3
suoi idoli... » (Ez 14,7). par. nhl pi. v. 2; 31,4 par. nhl pi.; 77,21
«come un gregge»; 78,72 par. -*r'h «pascola­
5/ Nel NT si trova una corrispondenza al re»; cfr. come opposto ->t‘h hi. «sviare» Ger
nàzìr vtrt. in Atti 21,23s., anche qui unita­ 50,6).
mente al motivo del taglio dei capelli. Il termi­ Come sinonimi si possono considerare, oltre a
ne eùxr) « voto » e il fatto che si prospetta qui ->hlk hi. «guidare» ed altri causativi di verbi
un nazireato limitato nel tempo mostrano che di movimento, soprattutto nhg q./pi. « spinge­
in Atti 21,23s. continua la linea di Num 6 (cfr. re, condurre, guidare» (q. 20x, pi. lOx;
H.Greeven, ThW LI, 775 (= GLNT III, 1214s.); minhàg « modo di guidare » 2Re 9,20.20) e nhl
G.Delling, art. Nasiràer, BHH II, 1288s. con pi. «condurre, scortare, inviare, portare» (pi.
bibliogr.). 9x; hitp. «spingersi avanti» Gen 33,14;
J.Kuhlewein nahalòl «luogo di abbeveramelo » Is 7,19 e
nome di luogo). Entrambi potrebbero aver avu­
to come loro ambiente originario la vita dei
pastori (cfr. arab. manhal « luogo di abbevera-
mento »), tuttavia diventano comuni sia in sen­
nra nhh CONDURRE so proprio che figurato anche in altri campi al
di fiiori di quello pastorale; entrambi sono usa­
ti spesso, come nhh, in rapporto alla direzione
1/ L’ebr. nhh q./hi. «condurre, guidare» può ed alla guida da parte di Dio (vd. st. 4; nhg pi.
essere confrontato con l’arab. nahà « indirizza­ par. nhl pi. in Is 49,10).
re il proprio cammino, volgersi, prendere la di­
rezione» (Wehr 843) e con l’antico sudarab. 4/ L’idea della guida da parte di Dio è pro­
mnfij « nella direzione di » (Conti Rossini fondamente radicata nella fede israelitica a
186a; W.W.Miiller, Die Wurzeln mediac und partire dalla religione dei padri c dalla tradi­
tertiae y/w im Altsiidarabischen, Tubingen zione dell’esodo e delle peregrinazioni nel de­
1962 [tesi], 104). Meno probabile è la proposta serto fino ai racconti di tipo novellistico della
di J.F.A.Sawyer, Semantics in Biblical Re­ storia di Giuseppe e del libro di Rut (von Rad
search, 1972, 39, di considerare nhh come for­ I, 185-189.294-297 = ital. 203-207.322-325).
ma secondaria di nù°h\ in molti passi (ISam Tuttavia, né nhh né alcun altro verbo sono di­
22,4; IRe 10,26; cfr. 2Cron 9,25; 2Re 18,11; Is ventati termini specificamente teologici. Nei
57,18; Sai 61,3) si deve leggere, contrariamente testi vtrt. non è possibile individuare alcuna
alla vocalizzazione, una forma di ->nùah hi. formula fissa con nhh\ le espressioni che parla­
(cfr. i comm. e f. gii a. KBL 606a). no di Jahwe come di un pastore (->r‘h) che
Il verbo è attestato in qal (perf. e imp.) e in hi. guida il suo popolo o una singola persona, na­
(perf. solo Gen 24,48 c Neem 9,12, altrimenti scono dalla religiosità viva, chc esprime con
inf. e impf.; cfr. Joiion 186). Nella traduzione frequenti e nuove variazioni la sicurezza di cui
la differenza di significato è quasi impercettibi­ Israele gode presso il suo Dio (J.Jeremias,
le (cfr. Jenni, HP 255). Non si danno derivati e ThW VI, 486 = GLNT X, 1198).
nomi propri formati da questa radice. I testi di Es 13,17.21; 15,13 par. nhl pi.; 32,34
(per opera di Mosè); Deut 32,12; Sai 78,14.53
2/ 11 verbo compare 39 volte (q. 11 x [esci. Es par. nhg pi. v. 52; Neem 9,12.19 si riferiscono
13,21; Neem 9,19 che secondo Lis. 914 sono alla guida durante l’esodo dall’Egitto e durante
da considerarsi hi,, e ls 7,2, -^niiah}\hi. 28x): le peregrinazioni nel deserto, a volte con la
18 nel salterio (q. 6x, hi. 12x), 4 in Es (3x q., menzione della colonna di nubi in cui Jahwe
lx hi.), 3x rispettivamente in Giob e Prov conduce il popolo (-> ’ànàn). La guida prodi­
(sempre hi.). giosa di un singolo è attestata in Gen 24,27.48.
La promessa di una guida futura si trova in Is
3/ Se si accettano le correzioni esposte sopra, 57,18 e 58,11; la maggior parte dei passi è col­
il verbo nhh « condurre, guidare » risulta usato legata alla religiosità dei salmi (Sai 5,9; 23,3;
solo raramente nel suo significato proprio in 27,11; 31,4 par. nhl pi.; 43,3 par. ->bò’ hi.
contesto non teologico (nel detto di Balaam «portare»; 60,11 = 108,11; 61,3 txt?; 73,24;
Num 23,7 «da Aram mi ha condotto qui Ba­ 78,72 par. r % 107,30; 139,10 txt?.24; 143,10;
iale»; Prov 18,16 « il dono fa largo alPuomo e con estensione universale Sai 67,5 «e guidi le
Io introduce alla presenza dei grandi »). Non si nazioni sulla terra»; cfr. Giob 12,23 txt?; per
può dire con certezza che nhh provenga origi­ Giob 31,18 cfr. Fohrer, KAT XVI, 424s.); su
nariamente dal linguaggio dei pastori, come in­ un terreno sapienziale si muovono Prov 6,22;
vece si può supporre per nhg e nhl (vd. st.), II,3.
dato il significato piuttosto generico della radi­ TI verbo nhg può significare anche uno scaccia­
ce nel sem. meridionale, anche se il verbo vie­ re in senso punitivo (q. Lam 3,2; pi. Deut
ne usato più volte in tal senso quando si appli­ 4,27; 28,37); della guida misericordiosa del po­

49 ìTTU nhh CONDURRE 50


polo da parte di Dio parlano Sai 80,2 (q.); Is o a gruppi per donazione (—ntn, —Iqh, —hlq),
49,10; 63,14; Sai 48,15; 78,26.52 (pi.). In Es per successione (-► 'br) o per esproprio del pre­
15,13; Is 40,11; 49,10; Sai 23,2; 31,4 ricorre cedente possessore, naif là è possesso (—jrs,
nhl pi. con accezione teologica. —’hz), in quanto ad essa è collegato un dure­
vole diritto di proprietà, naif là però è anche
5/ A Qumran nhh è attestato una volta in parte (di possesso), nella misura in cui vi si è
IQS 9,18 («per guidarli con sapienza»). 1 pervenuti per divisione o distribuzione ed il di­
LXX traducono prevalentemente con óSi^yeiv, ritto di proprietà vige ancora in una qualche
che nel NT, analogamente all’AT, può essere forma per un membro di collettività superiori.
usato sia in senso proprio (Mt 15,14 «m a se In un impiego più esteso naif là può indicare il
un cieco guida un altro cieco cadranno entram­ possesso ereditario in genere (condizionato dal­
bi in un fosso ») sia in senso traslato (Gv 16,13 le situazioni civiche; Prov 17,2; 19,14; 20,21;
«egli vi guiderà alla verità tutta intera»), ma Lam 5,2; cfr. Gios 14,13s.) come pure un dirit­
che presenta il. significato traslato di « istruire, to di proprietà durevole nei confronti di perso­
insegnare» più spesso che nell’AT (cfr. W.Mi- ne o di popoli sottomessi (Gios 23,4; Sai 2,8
chaelis, art. ó8t)y<5<;, ThW V, 101-106 (= ecc.). L’uso traslato di nahalà è determinato
GLNT V ili, 275-290). soprattutto dairalfinità con il vocabolo hèUeq
E,Jenni « porzione» (—hlq) e descrive il destino di una
persona (Giob 20,29; 27,13; 31,2), partecipa­
zione/comunione in qualche cosa (2Sam 20,1;
IRe 12,16) o qualcosa di cui una persona è
resa partecipe (Sai 127,3).
ròm nahHà (PARTE DI) POS­ L’uso verbale della radice nhl serve a rappre­
T * SESSO ... sentare i diversi modi con cui si realizza la
naif là, e sostituisce spesso, di conseguenza, le
formule con naif là ricordate sopra. II qal signi­
/
1 La radice nhl è attestata oltre che in ebr. fica « ricevere nahalà » e « possedere naif là »
(par. hlq, ntn, jrs)’, come oggetti si hanno preva­
anche in ug., fen., antico sudarabico e arab.;
deriva quindi dalle lingue semO. In acc. si tro­ lentemente la terra (Es 23,30; 32,13; Num
va solo nei testi di Mari, come prestito can. 18,20 ecc.), più raramente dei popoli (Es 34,9;
(AHw 712b; A.Malamat, JAOS 82, 1962, Sof 2,9; Sai 82,8) e altre cose come imbroglio,
147-150). onore, vento, pazzia, bene (Ger 16,19; Prov
3,35; 11,29; 14,18; 28,10). Il pi. ha carattere
Si può indicare un significato fondamentale di questa fattitivo (Jenni, HP 213) «ripartire naif là»,
radice solo con riserva: « ricevere, trasferire la pro­ « rendere qualcuno possessore di nahalà » (rife­
prietà », dove sembrano essere esclusi procedimenti rito a possesso territoriale). L’hi. è per lo più
di acquisto (vd. F.Horst, FS Rudolph 1961, 135-152, accompagnato da un doppio accusativo: « far
per A R M I, 91; V,4; VOI, 11-14 e KAI nr. 3; cfr.
avere a qualcuno qualcosa come naif là» (an­
tuttavia le diverse interpretazioni di K A I nr. 3 in
KAI H, 5; W.F. Albright, BASOR 73, 1939, 9-13; che qui spesso si tratta di terra; diversamente
J.Obermann. JBL 58, 1939, 229-242). solo ISam 2,8; Zac 8,12; Prov 8,21 e con l’ho.
Giob 7,3). L’hitp. ha il sign. riflessivo di « as­
Dalla radice nhl l’AT forma q. « ricevere qual­ sumersi qualche cosa in possesso-naiflà » (ter­
cosa come possesso», pi. «rendere qualcuno ra o schiavi, Lev 25,46; Is 14,2).
possessore », hi. « far possedere qualcosa a
qualcuno », ho. « diventare possessore » e hitp. Accentuando l’uno o l’altro dei molteplici aspetti
«venire in possesso», come pure il sost. inerenti al concetto di nahalà, emergono diverse pos­
sibilità di traduzione, come « possedere, dividere,
naif là « parte di possesso ». ereditare, aver parte ». Nelle altre lingue semitiche
antiche lo spettro semantico dell’ebr. nhl non ha un
2/ Il verbo è attestato 59x: qal 30x (Num 8x, suo corrispettivo a causa del ridottissimo numero di
Gios 5x, Prov 4x), pi. 4x (Gios 3x, Num lx), attestazioni. Esse, tuttavia, sottolineano questo o
hi. 17x (Deut 7x), ho. lx (Giob 7,3), hitp. 7x quell’aspetto particolare del vocabolo ebr., come
(Num 4x); naif là ricorre 222x (di cui Gios l’acc. e l’antico sudarabico « proprietà terriera », e
50x, Num 46x, Deut 25x, Sai 23x, Ez 15x, Ger I’ug. « erede » e « patrimonio ereditario ».
12x). La radice nhl non è presente in Os, Am,
Abd, Giona, Nah, Ab, Agg, Cant, Est, Esd. Per tutto l’argomento cfr. soprattutto F.Horst,
FS Rudolph 1961, 135-156; per 4a-c inoltre
3/ Nell’AT i diversi significati del verbo nhl J.Herrmann, ThW III, 768-775 (= GLNT V,
sono improntati all’uso del sost-, nah“là e delia 615-634); G.von Rad, ZDPV 66, 1943, 191­
sua connessione con altri vocaboli. naif là è 204 = GesStud 87-100; H.Wildberger, EvTh
fondamentalmente parte di possesso, general­ 16,1956, 404-422; F.Dreyfus, RScPhTh 42,
mente di tipo fondiario, di carattere inalienabi­ 1958, 3-49; H.Langkammer, Bibel und Leben
le e quindi duraturo, che spetta (npl) a singoli 8, 1967, 157-165.

51 naif là PARTE DI POSSESSO 52


4/ a) La radice nhl assume significato teologi­ La concezione de) monte Sion col tempio di Jahwe
co, soprattutto nella sua forma nominale, come nalflà di Jahwe (Es 15,17; Sai 79,1) proviene
quando viene usata per designare il possesso daH’ambiente can.; i testi ug. ‘nt (= V AB) ITI, 27; IV,
64 e 51 (=11 AB) VIU,13s.; 67 (= I* AB) 11,15s. par­
della terra di Israele negli scritti sacerdotali e
lano delle dimore di Baal e di Mot come del monte o
nella teologia deuteronomica, possesso fondato della terra delle loro nhlt.
sulle tradizioni dell’Esateuco relative al diritto
ed alla conquista della terra. P usa spesso in Tale discrepanza può derivare dal fatto che al
questo senso nlxl quando presenta le norme sul­ termine nalflà è legato un diritto di proprietà,
la distribuzione della terra, formulate come di­ per cui si indica per lo più come detentore di
scorso di Jahwe (Num 26,52-56; 33,50-34,29), una nalflà colui al quale questo diritto si rife­
e quando descrive il territorio delle singole tri­ risce in modo immediato; l’origine di tale dirit­
bù (Gios 13,23.28.32; 14,1-3; 15,20; 16,4s.8s.; to ha perciò solo un’importanza secondaria
18,20.28; 19,1-51*); in questo caso P parla nella formazione di questo concetto. Ciò spiega
coerentemente di una nalflà delle tribù in rife­ inoltre perché venga menzionato molto spesso
rimento alle loro famiglie, alle quali essa è di­ Israele come nahalà di Jahwe. Jahwe esercita
stribuita {->hlq) mediante la sorte (->góral). Lo un diritto sul suo popolo (nalflà in unione con
stesso vale per i piani di divisione della terra 'am Deut 4,20; 9,26.29; IRe 8,51; ls 47,6;
riportati in Ez 40-48 (Ez 45,1; 47,13-48,29), Giona 2,17; 4,2; Mi 7,14; Sai 28,9; 78,62.71;
che si riferiscono, come disposizione di Jahwe, 94,5.14; 106,4s.40). Nella letteratura dtn.-dtr.
alla promessa fatta ai padri. Nella sua descri­ questo diritto è fondato sulla liberazione di
zione della nalflà delle tribù e delle famiglie, Israele dall’Egitto (Deut 4,20; 9,26.29; IRe
P riprende un uso antico, anche se raramente 8,51), e in Sai 33,12 sull’elezione ( -*hhr,; cfr.
documentato, del concetto di nahaalà (Num IRe 8,53 hdl hi. « separare »).
32,18s. E; Gios 14,9.13s. E; 17,14 N; 18,2.4;
24,28.32 E; Giud 18,1; 21,23), in cui compare La giustificazione della nalflà di Jahwe in Deut
anche la nahalà di singole persone (cfr. Giud 32,8s., di tipo completamente diverso, ha come re­
21,23s.; IRe 21,3s. ecc.; cfr. Horst, l.c. 145ss.). troterra l’antichissima idea della ripartizione dei po­
poli tra gli dei (nhl hi.; hèlaq) ad opera di Eljon,
La maniera di esprimersi del Deuteronomio a
proposito della nalflà di Israele sembra essere Lo stretto legame dei termini nahalà e ‘am in
invece senza precedenti (predeuteronomici solo
questo contesto, come pure la motivazione del­
Es 23,30 nhl q.; Giud 20,6). Con la formula
la nahalà di Jahwe, sottolineano lo speciale
fissa « la terra che Jahwe (tuo Dio) ti darà »
rapporto personale che sussiste tra Jahwe ed
(Deut 4,21.38; 12,9; 15,4; 19,10; [20,16 città;
Israele e la particolare posizione di Israele tra i
21,23 ,adàmà\] 24,4; 25,19; 26,1; cfr. dtr. IRe
popoli. Israele è popolo di nalflà (Deut 4,20) e
8,36 = 2Cron 6,27) il Deut sottolinea che Israe­
tribù di nahalà (Is 63,17; Ger 10,16 = 51,19;
le possiede la terra solo in base al dono del suo
Sai 74,2 par. ’éda). Chi vive in questa comuni­
Dio e che il suo diritto ad essa è fondato esclu­
tà entra in comunità con Jahwe (ISam 26,19;
sivamente sulla promessa di Jahwe. Inoltre per
2Sam 14,16). Saul viene unto nàgld sulla
il Deut il possesso della terra è l’attuazione
nahalà di Jahwe ed è per essa che Davide cerca
della promessa fatta ai patriarchi (6,10.18.23
di ottenere la benedizione dei gabaoniti (ISam
ecc.). Esso si scosta da questo modo di espri­
10,1; 2Sam 21,3). In queste testimonianze più
mersi solo quando dipende da tradizioni ben
antiche (cfr. anche 2Sam 10,19), in contrappo­
precise (10,9; 12,12; 14,27.29; 18,ls.; 29,7).
sizione con il linguaggio teologicamente più
Si parla della Palestina come nalflà di Israele
meditato delle attestazioni dtn. e di quelle più
anche nel libro di Geremia, che tra l’altro
recenti, il carattere giuridico del concetto di
prende in considerazione una possibile revoca
nalflà passa in secondo piano, mentre viene
della naiflà (Ger 3,19; 12,14s.; 17,4), in Ez
posto in evidenza il rapporto personale.
(35,15; 36,12) e spesso nel salterio (Sai 105,11
= lCron 16,18; Sai 135,12; 136,21s.; cfr. Sai c) Rispetto al diritto che le tribù hanno sulla
47,5; 69,37; 111,6). Solo raramente vengono terra, i leviti assumono una posizione partico­
nominati altri popoli come nalflà di Israele, lare. Già gli strati più antichi delle fonti dell’E-
delle sue tribù o del suo re (Is 14,2 hitp. e Sai sateuco sottolineano il fatto che i leviti non ri­
78,55; Gios 23,4; Sai 2,8). cevono alcuna parte di terra: la loro nahalà è il
sacerdozio di Jahwe (Gios 18,7). Anche la tra­
b) Di fronte all’idea cosi ampiamente docu­ dizione sacerdotale sottolinea che Aronne ed i
mentata che è Jahwe il datore e il garante del­ leviti non hanno alcun diritto alla terra: la loro
la nalflà di Israele e delle sue tribù, l’affer­ nahalà è Jahwe e, inoltre, la decima che rice­
mazione che la Palestina è la terra di Jahwe vono per il loro servizio (Num 18,20s. 23s.26;
passa evidentemente in secondo piano. Essa 26,62; Gios 14,3); viene anche imposto alle al­
ricorre solo nel libro di Geremia (2,7; 12,7-9; tre tribù di sottrarre dalla loro nalflà alcune
10,16 = 51,19; 16,18; 50,11) e nel postesilico città destinate ai leviti (Num 35,2.8; Gios
Sai 68,10. 21,3). Anche il Deut si serve dell’idea che Jah-

53 nalflà PARTE DI POSSESSO 54


we è la nahalà di Levi per motivare il fatto che (farsi consolare) » sia come « dispiacere » nel­
i leviti non hanno alcun diritto alla terra (Deut l’accezione più vasta (anche hitp. « provare
10,9; 12,12; 14,27.29; 18,2; dtr. Gios 13,14.33; dispiacere, pentirsi »). Non si può escludere a
i passi di Deut 18,1 e Gios 13,14 danno di ciò priori la possibilità di errori di trascrizione e
una interpretazione più precisa: essi si devono di forme miste. Come derivazioni nominali
nutrire dei sacrifici e dei tributi come loro pro­ si hanno nóham «compassione», ncehàmà
pria naif là). Anche l’appendice di Ezechiele «consolazione» (BL 479: inf. pi. aramaizzan-
conosce questo modo di concepire la naif là te), nihitmlm «consolazione» (plurale astrat­
dei leviti (Ez 44,28 txt em), in quanto essa sta to, nome verbale del pi., cfr. BL 480) e
in connessione con la naif là delle tribù; quan­ lanhùmim/tanhùmòt « consolazione » (stessa
do invece si tratta del territorio del tempio di spiegazione, cfr. BL 497). Per quanto riguarda
Gerusalemme, che è posto al di fuori dei confi­ i nomi propri la radice è ben documentata an­
ni della nafflà delle tribù, si può senz’altro che nell’AT (tra questi, nomi noti come
concedere ai leviti il possesso di un pezzo di Nehcemjà, M £nahP.m e Nahùm, inoltre Nùham,
terra (45,5; 48,13). Nahamànì, Tanhùmcet). Doveva trattarsi - per
10 meno in origine - di cd. nomi sostitutivi
5/ A Qumran la radice nhl è usata raramente (Nòldckc, BS 99s.; Noth, IP 175.222; H.Schult,
per indicare un possesso terriero e per designa­ Vergleichende Studien zur atl. Namenkunde,
re il popolo di Dio (1QM 10,15; 12,12; 19,4; 1967, 96s.; Stamm, HEN 42ls.).
1QH 6,8); più spesso è usata in senso traslato In corrispondenza ai due significati principali
(1QS 4,15s.24.26; 11.7; IQH 14.19; 17,15; cfr. che la radice possiede nell’AT, viene trattato
4QpSal 37 3,10). in 3a-d il sign. «consolare» e in 4a-b il sign.
Per l’uso di nhl nel giudaismo e nel NT cfr. « dispiacersi ».
J.Herrmann - W. Foerster, art. xX^poq, ThW
in, 757-786 (= GLNT V,583-664); H.Lang- 2/ La radice è attestata 119 volte (senza i
kammer, Bibel und Leben 8, 1967, 157-165. nomi propri) ripartite nei libri vtrt. come segue
G.Wanke (per il ni. sono indicati tra parentesi i passi con
11 sign. di « consolarsi » [e « vendicarsi » Is
1,24]; sotto sost. si include: nóham Os 13,14;
ncehàmà Sai 119,50 e Giob 6,10; nihùmìm Is
57,18; Os 11,8; Zac 1,13; tanhùmlm Is 66,11;
Dm nhm pi. CONSOLARE Ger 16,7; Sai 94,19; tanhUmòt Giob 15,11;
21,2):

ni. pi. pu. hitp. sost.


1/ La radice nhm è attestata in ebr., aram.
Gen 4(2) 3 — 2 —
giud. e pai. crist. (raramente in sir., dove nhm - - - -
Es 3
pa. significa generalmente «risvegliare», cfr. Num — _ — 1 -
LS 423b con bibliogr.) come pi./pa. con il sign. Deut - — - 1 —
di « consolare »; inoltre è usata per nomi pro­ Giud 3 — — — —
pri anche in ug., fen. e aram. eg. (Gròndahl ISam 4 — — — _
165; Huffmon 237-239; F.L.Benz, Personal 2Sam 2(1) 3 - — -
Names in thè Phoenician and Punic Inscrip- Is 2(2) 13 z — 2
tions, 1972, 359s., F.Vattioni, Bibl 50, 1969, (Dtis) (8) (0
387s.; per l’AT vd. st.). Ger 12(2) 2 I
Ez 4(3) 2 - 1 -
Os — — — 2
La connessione etimologica con l’arab. nhm « respi­
Gioe 2 — — — _
rare affannosamente» (D.W.Thomas, ET 44,
Am 2 — — __
1932/33, 19ls.; 51, 1939/40, 252; anche N.H.Snaith,
Giona 3 - — —r
ET 57, 1945/46, 48; cfr. Zorell 510) si rivela poco
Nah — 1 — -
producente nei confronti dello sviluppo semantico
proprio dell’AT (nonostante Thomas, l.c. 192), tanto Zac 1 2 — — 1
più che l’aspetto emotivo che qui deve essere presup­ Sai 4(1) 6 — 2 2
posto sembra discubitile come significato fondamen­ Giob 1 6 - — 3
tale del verbo ebr. Non soddisfa completamente nep­ Rut — l — — —
Eccle — 2 — _ _
pure il significato « distogliere (transitivo) » assunto
Lam - 6 — — _
come ipotesi di partenza da Jenni, HP 247. In ogni
lCron I 4 — —
caso, nella radice potrebbe essere insita anche l’idea
di una vicinanza e di una assistenza umana, senza AT 48(11) 51 2 7 11
che ciò debba essere ragionevolmente esteso ad ogni
caso. 3/ a) Il sign. generale di nhm pi. è « consola­
re ». Nei testi più antichi ed in seguito si ha
Nell’AT il verbo ricorre in pi. come «consola­ come soggetto una persona e come occasione
re» (pu. «essere consolato», hitp. «trovar un caso di morte (Gen 37,35; 2Sam 10,2.3 =
consolazione»), in ni. sia come «consolarsi lCron 19,2.2.3; 2Sam 12,24; Ger 16,7) o un

55 Oli] nhm pi. CONSOLARE 56


altro motivo generale di cordoglio (Gen 50,21; nei confronti dell’oggetto, non il procedimento,
Is 22,4; 61,2 «tutti gli afflitti»; Ger 31,13 cfr. Jenni, HP 247). Questo modo di pensare si
«dopo la loro pena»; Rut 2,13; Giob 2,11; connette con Ez 14,22 (ni.).23 (pi.) e 31,16
7,13; 29,25; 42,11; Eccle 4,1.1 «oppressioni»; (ni.), e certo anche con Ez 16,54 (pi.), dove il
Lam 2,13). peggior peccato di Gerusalemme significa una
lina tale consolazione si compiva inoltre se­ «consolazione» per le due sorelle Sodoma e
condo riti in forme fisse (Ger 16,7 kòs Samaria (cfr. Zimmerli, BK XIII, 378).
tanhùmxm « calice della consolazione »; Giob Le caratteristiche della consolazione vengono
42,Ì 1 mangiare pane); cfr. anche l’uso analogo determinate di volta in volta a seconda delle
di nùd lc «dichiarare a qualcuno la propria modalità seguite da colui che consola. Se egli
partecipazione (scuotendo il capo)» (Is 51,19; (ri)stabilisce un rapporto comunitario (Rut
Ger 15,5; 16,5; 22,10; 48,17; Nah 3,7; Sai 2,13), allora nhm pi. assume il significato di
69.21 txt em; Giob 2,11; 42,11; cfr. riid «con­ ->rhm pi. «avere misericordia». Ciò appare
doglianza» Giob 16,5; mànòd «scuotere il molto chiaramente in 66,13 («come una ma­
capo » Sai 44,15). dre consola un figlio, così io vi consolerò », cfr.
Queste forme fisse si ritrovano anche quando ls 49,15). Ora, questa concezione spiccata si
gli amici fanno visita a Giobbe (Giob 2,11). trova ovunque quando Jahwe stesso è il conso­
Una tale consolazione vuol essere qualcosa di latore, perché nel suo volgersi alla consolazio­
più di una esortazione fatta con buoni consigli, ne Dio rinnova la comunione di grazia con co­
ma non impegnativa; in Gen 50,21 e Is 40,1 il lui dal quale si era allontanato nell’ira (Is
parallelo dbr pi. ‘al-lèb « parlare al cuore » in­ 12.1). Risulta perciò comprensibile il significa­
dica una consolazione che si spinge fino al to che nhm pi. assume nell’annuncio del Deu­
cuore, e quindi estremamente reale. Il presup­ teroisaia (cfr. a questo proposito anche la fre­
posto fondamentale deH’asserzione in cui si usa quenza di nomi formati con nhm in epoca po­
nhm pi. sembra essere stato la disponibilità e stesilica). Fatta eccezione per Is 51,19 txt em (1
la presenza personale dell’uno verso l’altro (si 3a pers.) il soggetto grammaticale (49,13;
osservi in proposito anche in Sai 119,76 il le­ 51,3.3.12; 52,9) o perlomeno logico (40,1.1) è
game con -ihàsad). Da Giob 42,11, anche se Jahwe, per cui possono comparire come ogget­
il passo può non trovarsi più nel suo contesto to di nhm pi. anche « Sion » e « rovine » (51,3;
originario (cfr. in proposito A.Alt, ZAW 55, cfr. Zac 1,17, par. bhr «eleggere»). Tuttavia Is
1937, 267s.), si può dedurre quanto una simile 49,13 (rhm pi. in parallelismo sinonimo; cfr.
consolazione potesse diventare reale. E proprio 52,9 par. -*g’l) mostra che i due termini non si
perché l’aspettativa era grande, poteva essere sovrappongono completamente e che in nhm
delusa da tentativi di consolazione maldestri ed pi. è sempre stato tenuto presente anche l’a­
inefficaci, cfr. i « consolatori funesti » in Giob » spetto secondario di assistenza. In ogni caso,
16,2 e 21,34 (Zac 10,2 «consolazione vana»); un uso formale generalizzato va riducendosi
in un certo senso si riconducono a questo (forse ls 22,4; 66,13; Sai 119,82).
aspetto anche Giob 7,13 (il letto come consola­
tore) e 15,11 («la parola dolce » par. lanhùmòl L ’uso etimologico di nhm pi. in Gen 5,29 per spiega­
'èl « consolazioni di Dio »). Anche Eccle 4,1 re il nome Noè è certo sorprendente, ma si colloca
tuttavia nella linea di J (non sussiste alcun motivo
mostra che la consolazione, quando è necessa­ per modificare il testo, cfr. Westermann, BK 1,470).
ria e possibile, include un aiuto reale (la dop­ L’aspetto di questa consolazione sembra porsi nella
pia ricorrenza di menahèm può essere senz’al­ linea di Ez 14,14 (non si può pensare a Gen 9,20 - il
tro intenzionale). Nella stessa direzione si col­ vino coinè consolatore - nonostante Prov 31,6s.,
loca anche la formula stereotipa ricorrente en dato il tenore generale delle espressioni vtrt.).
rrfnahèm « non c’è nessuno che consoli » Lam
1.2.9.17.21 (v. 16 « il consolatore è lontano da b) Dei passi in pu., Is 54,11 ricorda sia for­
me »); gli amanti (v. 2) da cui Gerusalemme si malmente che contenutisticamente Os 1,16; in­
era ripromessa aiuto, si sono tirati indietro, vece Is 66,13 non è ben delineato, dato che si
cosi che menah2m finisce per indicare diretta­ tratta di un’aggiunta.
mente il «soccorritore» (cfr. 1,16 mèsìb nafsl I.’hitp., in conformità alla sua articolazione se­
« colui che mi ristora »). È a partire da questa mantica (Bergstr. 11,98), presenta in nhm diver­
concretezza nella consolazione che va interpre­ se sfumature. È riflessivo in Gen 37,25 (Gia­
tato Sai 23,4 (« il tuo bastone e la tua verga mi cobbe non si lascia consolare dai suoi figli, non
consolano »), ma anche Sai 71,21 (« aumenta il vuole cioè il loro aiuto) e in Sai 119,52 (cfr. v.
mio onore e volgiti a consolarmi») c 86,17 50; i mispcitlm « ordinamenti » sono presentati
(par. ‘zr « aiutare »). come realmente attuali ed efficaci mediante
Lam 2,13 esce un po’ da questo schema, per­ -+zlcr, cfr. A.Deissler, Psalm 119 (118) und
ché in questo caso è la partecipazione alla me­ seine Theologie, 1955, 153). Quando invece il
desima condizione di sofferenza a Costituire la soggetto è Jahwe, nhm hitp. assume il sign. di
consolazione («che cosa.-., eguaglierò a te « aver pietà » (vd. sp. 3a; diversamente
per consolarti »; il pi. indica solo il risultato H.L.Ginsberg, FS Baumgartner 1967, 78). Per

57 DnJ nhm pi. CONSOLARE 58


G en 27,42, che esce dallo schema, si potrebbe il termine dice di più del semplice «consola­
pensare, con riferimento a Is ! ,24 (ni.) di con­ re». Le «amichevoli, consolanti parole» di
tenuto affine, ad una accezione più debole di Zac 1,13 promettono compassione; analoga­
nqm «vendicarsi» (A.B.Ehrlich, Randglossen mente Is 57,18 (par. rp' «guarire») e Os 11,8
zur Hebr. Bibel, 1,1908, 133: pronuncia guttu­ (ikmr ni. «essere commosso», altrove con
rale per mitnaqqèm); tuttavia anche in questo rahamlm «compassione»: Gen 43,30; IRe
caso l’idea è più vicina ad un « procurarsi con­ 3,26).
solazione» (diversamente D.W.Thomas, ET Il sostantivo ncehàmà compare solo due volte
51, 1939/40, 252). L’indubbia contraddizione ed è il meno concreto (Sai 119,50 consolazio­
(Noldeke, NB 86) si spiega bene col fatto che ne, data dalia parola che vivifica; contrapposto
qui la consolazione non consiste nella presenza Giob 6,10 la morte consolatrice; cfr. 30,28 txt
di un uomo gradito, ma nella lontananza di un em).
uomo adirato (v. 42 « uccidendoti »). Idea ana­
loga è espressa da hìnnahàmtl di Ez 5,13 (per 4/ a) Nella maggior parte dei passi il ni. si­
la forma BL 198.367), a meno che non sia una gnifica «provar dispiacere per qualche cosa,
dittografia di quanto detto in precedenza. Num pentirsi di qualcosa » (30x detto di Dio, 7x del­
23,19 appartiene al campo semantico del ni. l’uomo). Fino a che punto si possa stabilire un
(Dio non è uno che possa pentirsi, cfr. ISam rapporto con l’idea fondamentale di vicinanza
15,29.35; vd. st. 4a). umana acquisita per nhm pi., resta problema
aperto (vd. sp. 1). Anche qui non si riscontra
c) Una parte dei passi in ni. (vd. sp. 2 tra pa­ un elemento emozionale espresso.
rentesi) sono vicini come sign. alla accezione Di solito il soggetto è Jahwe, mentre l’oggetto
del pi. («consolare»). Inoltre, in Gen 24,67; introdotto da ‘al/’cel, di carattere non persona­
38,12; 2Sam 13,39 («consolarsi»); Is 57,6 le, è una disgrazia prestabilita (rà‘à Es
(«tranquillizzarsi»); Ger 15,6 («aver compas­ 32,12.14 «allora Jahwe provò rincrescimento
sione ») si ha una connotazione riflessiva, men­ per aver minacciato il suo popolo»; 2Sam
tre in Ger 31,15 e Sai 77,3 («farsi consolare») 24,16 f=lCron 21,15], cfr. v. 14 raìfmlm
si ha una connotazione tollerativa. La ricchez­ «compassione»; Ger 18,8; 26,3; 13,19; 42,10;
za semantica del ni. rende difficile stabilire Gioe 2,13; Giona 3,10; 4,2; zòt «questa [di­
fino a che punto si possa parlare di uno stretto sgrazia] » Am 7,3.6) oppure (raramente) un be­
rapporto tra il ni. e il pi. (Bergstr. II, 90). Il neficio previsto o già dato (Ger 18,10). In Ger
sign. «consolarsi» si trova anche in Ez 14,22; 8,6 l’uomo si pcntc del suo misfatto (rà‘à).
31,16 e 32,31; si può tuttavia notare una speci­ nhm ni. non indica un pentimento rassegnato,
fica differenza nel fatto che la consolazione ma comporta conseguenze concrete: lo si dedu­
non consiste in questo caso in un reale muta­ ce dal fatto che il soggetto è Jahwe e, inoltre,
mento imminente del proprio destino, ma nel­ dal significato fondamentale soggiacente alla
la solidarietà nel dolore. Ciò non si deve ov­ radice. Per questo «si penti del male» può
viamente intendere come un godere del male presentarsi come continuazione di « egli è cle­
altrui, ma nel senso che non si è mai soli con mente e misericordioso» (Gioe 2,13; Giona
il proprio dolore. 4,2; cfr. in senso più ampio anche Sai 106,45).
Un testo che esula completamente da questi Se il soggetto introdotto da ’al/’ceì/Ie è di carat­
schemi è Is 1,24 (vd. sp. 3b a proposito di Gen tere personale (Giud 21,6.15 sogg. uomini; Sai
27,42). La traduzione comunemente accettata 90,13 sogg. Jahwe; cfr. Giud 2,18 «a causa del
«m i soddisferò con i miei nemici» è troppo loro lamento»), nhm viene tradotto comune­
generica. L’idea sottintesa, anche qui con una mente con « aver pietà»; tuttavia ciò non è del
certa contraddizione, potrebbe essere quella lutto -appropriato dal punto di vista vtrt. (vd.
che Jahwe vuole « consolarsi » dei suoi nemici, sp. 3a). Più esatta è la traduzione « provare di­
cioè non dover più provare rincrescimento per spiacere, sentir commiserazione per».
la sua longanimità nel sospendere la punizione. 11 significato del termine assume un tono di in­
d) La forma nominale tanhùmìm/tarihùmòt, sopportabilità, quando oggetto del pentimento
data l'affinità delle formazioni in t con la coniu­ (introdotto da kì) è una decisione che Jahwe ha
gazione intensiva (BL 494s.), ha generalmente il attuato, ma che viene ritirata in base a tale
sign. di « conforto » (Is 66,11 « petto della con­ pentimento (Gen 6,6.7; ISam 15,11.35). La
solazione», da interpretare in base a v. 13; Ger reazione di Samuele (ISam 15,1 lb) mostra
16,7 «calice della consolazione»; più generico quanto vi sia di irrazionalmente minaccioso in
Sai 94,19 «così la tua consolazione ristora la tutto questo.
mia anima »; Giob 15,11 « le consolazioni di Usato senza oggetto, il termine amplia la pro­
Dio »; nella linea dell’accezione concreta si ha il pria estensione di significato, ma perde con­
caso di Giob 21,2, quando già il solo ascoltare temporaneamente in precisione. 11 senso diven­
sembra a Giobbe un conforto). ta generalmente quello di « pentirsi ». Se il sog­
Lo stesso si può dire per nihùmlm. L ’autore getto è un uomo, allora la motivazione è data
della consolazione è sempre Jahwe. Per questo dalla volubilità umana (Es 13,17; ISam

59 O lii nhm pi. CONSOLARE 60


I5,29b), o dalla peccaminosità che rende ne­ « straniero, forestiero » hanno corrispondenti
cessario il pentimento (Ger 31,19; Giob 42,6). in tutta l’area linguistica sem. (cfr. Bergstr.
Se invece il soggetto è Jahwe (ISam 15,29a, Einf. 182); le attestazioni extrabibliche più an­
cfr. Num 23,19 hitp.; Ger 4,28; Ez 24,14; Zac tiche sono l’ug. nkr «straniero» (WUS nr.
8,14; Sai 110,4), l'affermazione è al negativo. 1786; UT nr. 1649) e l’aram. imperiale nkrj'
Fanno eccezione Gioe 2,14 e Giona 3,9 («chi «stranieri (plur.)» (Ah. r. 139; DISO 179). in
sa che Dio non si penta ancora ») che, nono­ acc. nakru, oltre al sign. di «forestiero», ha
stante l’uso assoluto del termine, si avvicinano principalmente quello di «ostile (agg.)/nemico
ai passi con rà ‘à citati sopra. (sost.) » (AHw 723). Un’altra sfumatura negati­
Non si dà dunque, come spesso si afferma, una va di significato si ha nel termine astratto
intima contraddizione tra una presentazione nokeer (Abd 12, par. ’bd «andare in rovina»)
più antropomorfica ed una concezione più spi­ come pure in nèkeer (Giob 31,3, par. ’è d «d i­
ritualizzata del pentimento di Dio. La coesi­ sgrazia »), traducibili con « avversità (inconsue­
stenza dei due aspetti si fonda sulla bipolaritài ta, sfavorevole) ».
deH'esperienza di Dio. Jahwe è da un lato il ’ I significati dei verbo nkr ni. «fingere» (Prov
«D io geloso» per cui non deve né 26,24), pi. «rendere estraneo» (Ger 19,4), «pre­
pentirsi di una decisione né sentirsi legato ad sentare in maniera falsa» (Deut 32,27; 2Sam
essa (Gen 6,6.7; ISam 15,11.35); e, d’altro 23,7 txt?), hitp. «fingere» (Gen 42,7; IRe
lato, egli è « clemente e misericordioso » 14,5.6), potrebbero essere denominativi di
per cui una sciagura prestabilita non nokrì (W.J.Gerber, Die hebr. Verba denomina­
può costituire la sua ultima parola. tiva, 1896, 97s.; Zorell 518a).
b). Tra i sostantivi, deve essere citato qui Una connessione con nkr hi. «considerare, indivi­
nóham «compassione» Os 13,14. Ginsberg (1. duare, riconoscere» (38x; inoltre ni. «essere ricono­
c. 78s.)> secondo la sua interpretazione di Deut sciuto» Lam 4,8; pi. «notare» Giob 21,29; 34,19;
hitp. «farsi riconoscere» Prov 20,11; sost. hakkàrà
32,36; Sai 135,14 (vd. sp. 3b), vuole intendere
«riguardo [?]» Is 3,9, cfr. Wildberger, BK X, ll7s.;
il termine anche come « vendetta »; tuttavia il forse anche makkàr «conoscente [?]» 2Re 12,6.8,
senso di «compassione» rimane più pertinente cfr tuttavia J.Gray, f Sl II Kjngs, 1963, 529s.), dove
(Rudolph, KAT X III/1, 239). si riflette, in uno sviluppo semantico contrapposto, il
diverso trattamento di ciò che è straniero, insolito
5/ A Qumran le documentazioni di nhm (cfr. Rut 2,10), viene supposta da Nòldeke, NB 96;
sono relativamente scarse (Kuhn, Konk. P.Humbert, Opuscules d’un hébraisant, 1958, 117;
142s.); sono da rilevare 1QH 3,3 e 9,13 con K.BL 617b; diversamente p.e. GB 505b; Zorell 5 17s.
nhm ni. « pentirsi » in riferimento ai peccati.
I LXX traducono nhm pi. per lo più con 2/ L’impiego della radice nell’AT è il seguen­
■KrxpayiaXzlv «(chiamare vicino >) consolare»; te: nèkàr 36x (Sai 6x, ls 5x, Gen 4x), nokrì
è interessante anche la traduzione con éXeeìv
45x (Prov 9x, Esd 10,2-44 7x, Deut 5x, IRe
(Is 12,1; 49,13; 52,9; Zac 1,17; altrimenti so­ 4x); per nèkcer/nòkcer (2x) e per il verbo (7x)
prattutto per -*hnn o ->rhm pi.). Per il ni., in vd. sp. 1.
corrispondenza ai due significati principali, ma Sia nèkàr che nokrì, benché presenti già prima
non necessariamente in accordo con le delimi­ dell’esilio, sembrano aver assunto più ampia
tazioni esposte in 3c e 4a, vengono usati preva­ rilevanza in epoca postesilica, quando si pose
lentemente TvapaxaXEÒa^ai, o pETavoEÌv e in modo particolare per Israele il problema del
(jLETa^xÉXEadai. Cfr. per le traduzioni R.Loewe, suo rapporto con i popoli stranieri.
VT 2, 1952, 261-272; per il tardo giudaismo e
il N.T. O.Michel, art. neTapiXo|j.ca, ThW IV, 3/ a) nèkàr indica, come -»zàr, qualcosa di
630-633 (= GLNT VII, 167-178); J.Behm - «estraneo», secondo Humbert, l.c. 117s., «ciò
E.Wiirthwein, art. n,ETavoÉw, ThW IV, che non si riconosce come proprio », mentre
972-1004 (= GLNT VII, 1106-1197); O.Schmitz- zàr indica « ciò che è diverso » o « ciò che ap­
G.Stàhlin, art. TtapaxaXiaj, ThW V, 771-798 partiene ad un altro ». nèkàr, che ricorre sem­
(= GLNT IX, 599-674); J.Behm, art. pre come nome retto in uno stato cs., si riferi­
mxpàxX'niroq, ThW V, 798-812 (= GLNT IX, sce generalmente a qualcosa di straniero in
675-716). senso etnico. L’espressione bcen/benè-nèkàr
H.J.Stoebe (19x) serve a designare lo straniero o gli stra­
nieri (tra un popolo); essa si trova in testi sa­
cerdotali, dove si parla della posizione dello
straniero nel culto (Gen 17,12.27, in cui si
tratta di schiavi comperati da uno straniero
T JJ nèlcàr S T R A N IE R O che vengono ugualmente circoncisi; Es 12,43,
nel contesto delle prescrizioni sulla pasqua;
Lev 22,25; cfr. Ez 44,7.9.9 par. ‘àrèl «incir­
1/ Il sostantivo nèkàr « straniero, paese stra­ conciso »), e inoltre in testi tardivi del libro di
niero » e l’agg. (spesso sostantivato) nokrl Isaia, dove vengono trattati i rapporti tra gli

61 “123
t
nèkàr STRANIERO 62
s t r a n i e r i ed Israele (Is 56,3.6, proseliti; 60,10; 5/ Nei testi di Qumran nèkàr compare finora
61,5; 62,8 par. ‘òfblm «nemici»; cfr. Neem 5x (Kuhn, Konk. 143c; RQ 14, 1963, 210a),
9 2) come pure nei salmi regali 2Sam 22,45.46 proseguendo l’uso linguistico vtrt.; cfr. 4Q
=’ Sai 18,45.46; Sai 11,7.11. Ln Sai .137,4 Fior. 1,4 « la casa, in cui non deve entrare per
’admat nèkàr è « la terra straniera » dell’esilio; l’eternità nessun ammonita, nessun moabita,
Neem 13,30 parla genericamente di «tutto ciò nessun bastardo, nessuno straniero (bn nkr) e
che è straniero ». Spesso, soprattutto nel lin­ nessun forestiero » con Deut 23,2ss.
guaggio dtr., ricorre inoltre l’espressione «un Per « straniero » nel tardo giudaismo e nel NT
dio straniero» o «dei stranieri» (Gen 35,2.4; cfr. la bibliogr. citata sotto -*zàr 5.
Deut 31,16; 32,12; Gios 24,20.23; Giud R.Marlin-Achard
10,16; ISam 7,3; Ger 5,19; Mal 2,11; Sai
81,10; Dan 11,39; 2Cron 32,15; cfr. hablè
nèkàr « idoli stranieri » [-^hàboel 3c] Ger 8,19;
inoltre 2Cron 14,2 « a l t a r i stranieri »).
b) Anche nokrl « straniero (agg. e sost.) » si H03 nsh pi. T EN T A RE
riferisce nella grande maggioranza dei passi
ad un altro popolo (Es 2,22; 18,3; Deut
14,21; 15,3; 17,15; 23,21; 29,21; Giud 19,12; 1/ Oltre che in ebr. (in campo extrabiblico
2Sam 15,19; IRe 8,41.43; 11,1.8; ls 2,6; Abd anche nell’ostraco di Lachis KAI nr. 193, r. 9)
11; Sof 1,8; Rut 2,10; Lam 5,2; Esd la radice nsh ricorre solo in aram., da dove è
10,2.10.11.14.17.18.44; Neem 13,26.27; 2Cron passata in et. (LS 433b: Dillmann 642s.).
6,32.33); più raramente si riferisce a qualcuno
In ug. il verbo non è attestato con certezza (cfr. UT
che non appartiene (più) all’ambito della fami­
Nr. 1661; A. van Selms, U F 2, 1970, 264).
glia o del gruppo (Gen 31,15 Labano tratta le L ’etimologia è incerta. Poco probabile è una presun­
proprie figlie come straniere; Es 21,8 divieto di ta connessione con ns', dove « sollevare, ponderare »
rivendere una donna israelita; Sai 69,9 « sono sarebbe da intendere come un esaminare (W.J.Ger-
diventato uno straniero per i miei fratelli, un ber, Die hebr. Verba denominativa, 1896, 30). Diffi­
nokrl per i figli di mia madre»; similmente cile è anche un nesso con il sost. nès «distintivo, in­
Giob 19,15). nokrl può tuttavia significare an­ segna militare ».
che scmplicementc « un altro » o « appartenen­
te ad un altro» (Prov 5,10; 20,16 K; 27,2; Ec­ Dal verbo, che è documentato solo in pi., deri­
cle 6,2); la nokrijjà «donna straniera» (Prov va il termine astratto massa « prova ». Il nome
2,16; 5,20; 6,24 txt em; 7,5; 23,27; 27,13, cfr. di luogo foneticamente uguale (Es 17,7; Deut
20,16 Q) non indica una straniera pagana (così 6,16; 9,22; 33,8; Sai 95,8; cfr. S. Lehming,
G.Bostròm, Proverbiastudien, 1935), ma la ZAW 73, 1961,71 -77) è ricollegato dall’etimo­
donna (adultera) di un altro (israelita) (Hum­ logia popolare a nsh pi.
bert, l.c. 111-118; id., Revue des Études Sémi-
tiques 1937, 49-64) o la donna di qualsiasi 2/ 11 verbo ricorre 36x (Deut 8x, Sai 6x, Es
provenienza il cui insolito comportamento, 5x, Giud 4x; nei profeti solo Is 7,12). Il sostan­
estraneo alla vita del gruppo, è socialmente ri­ tivo (solo plur. massài) compare 3x (Deut
provato (L.A.Snijders, OTS 10, 1954, 60-110; 4,34; 7,19; 29,2).
per tutto questo cfr. l’uso parallelo dell’agg.
-*zàr[3b]). Un uso traslato di nolcrl si trova in 3/ Per i paragrafi 3-5 cfr. LV.Oikonomos,
Ger 2,21 («vigna degenerata») e in Is 28,21 Èv t t ) l l a X a i a À i a d r p a ] , 1965.
rU ipacr|jiO L

(« inconsueto», detto dell’agire di Dio; -+zàr 3d). a) Quando l’ogg. è una persona, il significato
fondamentale del verbo è « esaminare, mettere
4/ L’esame dell’impiego di nèkàr/nokrl nel- alla prova ». Un uomo può mettere alla prova
l’AT conferma largamente quanto si è afferma­ un altro per vedere se si dimostra capace (IRe
to a proposito di ->zàr (4) sul rapporto di 10,1 =2Cron 9,1; Dan 1,12.14).
Israele con gli stranieri ed i forestieri: esso è Fra i vocaboli semanticamente affini a nsh pi.
solitamente caratterizzato da un atteggiamento deve essere menzionato in primo luogo ~*bhn
che va dal riserbo al rifiuto. Lo mostrano bene « esaminare ». 1 due verbi sono paralleli in Sai'
i testi di carattere deuteronomistico, che metto­ 26,2; 95,9, come pure in IQH 2,13s. A diffe­
no in risalto il ruolo corruttore degli « dei stra­ renza di nsh pi., il cui oggetto personale è tutto
nieri» (vd. sp. 3a), i passi tritoisaiani, che at­ quanto l’uomo o Dio, bhn si riferisce spesso ai
tribuiscono ai non giudei un ruolo subordinato differenti aspetti parziali della realtà umana
e di servizio per il tempo della restaurazione di (cuore, reni, parole, comportamento).
Gerusalemme c di Giuda (cfr. tuttavia il tono Un esame d’altro genere viene indicato con hqr
più positivo di Ls 56,3.6), ed i testi sacerdotali, «indagare» (->bhn 3b), che sottolinea mag­
che determinano la posizione del bcen-nèlcàr giormente l’aspetto cognitivo. Mentre in nsh
all’interno della comunità cultuale. pi. l’attenzione si concentra soprattutto sulfog-

63 no: nsh pi. TENTARE 64


getto e sul suo comportamento (prova), in hqr ogni volta in unione con ’òtòt « segni » e
l’accento viene posto particolarmente sul sog­ mòpiim « prodigi » (-» ’òt 4b).
getto che indaga e sulla sua attività.
5/ A Qumran, accanto al verbo (vd. sp. 3a),
b) Quando ha per oggetto una cosa, nsh pi. si trova il termine astratto derivato dalla co­
presenta una accezione più sfumata: «prova­ niugazione intensiva nissuj «prova» (1QS
re, fare un tentativo» (Giob 4,2; Eccle 7,23). 1,18; 4QDib Ham 5,18; 6,7), come in Sir
Lo stesso significato ricorre anche quando nsh 36(33), 1 e 44,20.
pi. è usato senza oggetto (Giud 6,39; ISam Nei LXX il verbo viene tradotto normalmente
17,39.39; Eccle 2,1 txt?, cfr. Galling, HAT con (èx)7i:Eipà^8Lv o impàv. Per massa si usa
18,87; Hertzberg, KAT XVIl/4,79), o quando r.ei.paiJ[xóc; solo in Deut 33,8 TiEipa. Per l’uso
è unito all’inf. (Deut 4,34 con le\ 28,56 senza nts. di questi vocaboli cfr. H.Seesemann, art.
fVicino
>- , . .
per significato a nsh pi. in questa acce­
-rceipa. ThW VI, 23-27 (= GLNT IX, 1413­
1454).
zione sfumata (lat. tentare) è j'I hi. «accingersi G.Gerleman
a fare qualcosa » (lat. conarij, che esprime so­
prattutto il senso incoativo (esattamente «dar
inizio»). La differenza è ben evidenziata in
ISam 17,39: «David si accinse (per la prima
volta) (j'I hi.) a camminare (nell’armatura),
dato che non aveva mai provato (nsh pi.)». CtfSJ ncéfces A N IM A

O.EiBfeldt, VT 5, 1955, 235-238 = KS III, 356-358,


intende nsh pi., qui e in alcuni altri passi, come ter­ *1/ L’ebr. ncefces (fem.) ha i suoi corrispon­
mine tecnico-militare: «esercitarsi, addestrarsi alle denti in tutte le lingue sem. (Bergstr. Einf.
armi ». Il punto principale deH’aGermazione, tutta-,
via, non sta nel fatto che David non è un esperto
185; P.FronzaroIi, AANLR VIII/19, 1964,
portatore di armi, ma nel fatto che egli non aveva 246-248.263.275s.). I diversi significati che
mai portato prima un’armatura. Anche per gli altri presenta I’ebr. nàfces (vd. st. ITT/1-6) si ritrova­
passi (Es 15,25; Deut 33,8; Giud 3,1) la traduzione no per la maggior parte anche nelle lingue con­
« esercitarsi » non è necessaria. nesse, cfr. p.e. acc. napistu «gola, vita» (AHw
738; Dhorme 18s.92; L.Durr, Hebr, néfiss =
4/ Spesso è Dio che mette alla prova gli uo­ acc. napistu = Gurgel, Kehle, ZAW 43. 1925,
mini per scrutare il loro pensiero (Gen 22,1, 262-269), amor, naps- « breath, life » (= « re­
cfr. D.Lerch, Isaaks Opferung, christlich gedeu- spiro, vita ») in nomi di persona (Buccellati
tet, 1950, 98-101; Es 15,25, cfr. Noth, ATD 176; Huffmon 240s), ug. nps «gola, appetito,
5,102 = ital. 159; 16,4; 20,20, cfr. anima, essere vivente» ecc. (WUS nr. 1826;
M.Greenberg, JBL 79, 1960, 273-276; Deut UT nr. 1681; G.Widengren, VT 4, 1954,97­
8,2.16; 13,4; 33,8; Giud 2,22; 3.1.4; Sai 26,2; 102); per il fen. pun. e l’(antico) aram. nps/nbs
2Cron 32,31). cfr. DISO 183s. (per la forma nbs cfr. M.Weip­
Quasi altrettanto spesso Dio sta in posizione di pert, Die Landnahme der isr. Starnine, 1967,
oggetto rispetto a nsh pi.; «tentare D io » signi­ 80 con bibliogr.; R.Degen, Altaram. Gramma­
fica, come risulta molto chiaramente dai conte­ tik, 1969, 31s.; anche in un ostraco ebr. di
sti, attendere o richiedere un miracolo (Es Arad, vd. Y.Aharoni, BASOR 197, 1970, 20),
17,2.7; Num 14,22; Deut 6,16.16; Is 7,12; Sai per l’arab. nafs cfr. Wehr 875s. (anche R.Bla-
78,18.41.56; 95,9; 106,14; per la connessione chère, Note sur le substantif nafs «soufflé vi-
nel culto tra la proclamazione del comanda­ tal», «àm e», dans le Coran, Sem I, 1948,
mento fondamentale e l’ammonimento a non 67-77), per l’et. nafs Dillmann 707.
comportarsi come a Massa cfr. N.Lohfink, Das Nell’aram. medio e in medioebr., come pure nel su­
Hauptgebot, 1963, 80; sulla proibizione di ten­ darabico antico, si trova il sign. « monumento fune­
tare Dio in Deut 6,16 cfr. Wildberger, BK X, rario, stele sepolcrale» (DISO I83s.; B. Lifshitz,
286s.: « In tal modo si è chiarito un punto es­ ZPV 76, 1960, 159s.; LS 441; E Jenni, ThZ 21,
senziale di ciò che distingue la fede di Israele 1965, 385; Conti Rossini 189; G.Ryckmans, Le M u­
in Dio da quella del suo ambiente [cfr. anche il séon 71, 1958, 132-138); esso non si basa sulla con­
giudizio negativo di Gesù sulla ricerca dei mi­ cezione della tomba intesa come le fauci del mondo
racoli e la richiesta dei segni, Mt 16,4], per il degli inferi (Fronzaroli, Le. 247), ma sull’idea della
stele « in cui l’anima del morto è esiliata » (W.Cas-
quale la divinazione ha un’importanza rilevan­ kel, Lihyan und Lihyanisch, 1954, 139). Il vocabolo
te »). si trova anche nel rotolo di rame di Qumran
Proprio alFinterno di questo campo semantico (J.T.Milik, D JD FU, 1962, 212.247.273.284s. per 3Q
del « miracolo » il derivato massòl « prove » si 15 1,5).
limita a designare le azioni potenti di Jahwe
(Deut 4,34; 7,19; 29,2), e può essere considera­ Il verbo nps ni. « respirare» potrebbe essere un
to un vocabolo esclusivamente dtr. Esso ricorre denominativo dei sostantivo (Fronzaroli, l.c.

65 nàfas ANIMA 66
247; diversamente p.e. D.W.Thomas, A Study rem, Kopf und Person, ZA 56, 1964, 151-212;
in Hebrew Synonyms; verbs signifying « to E.Hornung, Einfùhrung in die Àgyptologie,
breathe», ZS 10, 1935, 311-314; D.Lys, Nè- 1967, 64s. con bibliogr.; G.Widengren, Reli-
phèsh, 1959, 119). Cfr. anche l’acc. napàsu gionsphiinomenologie, 1969, 427-439).
« (re)spirare; allargarsi» (AHw 736, senza rife­ Un prospetto dei significati e dell’impiego di
rimento a napislu). nàfces (abbreviato = h.) nell’AT può articolarsi
nel modo seguente:

*11/ Il sostantivo ricorre 754x (vd. prospetto), 1/ significato fondamentale concreto: a) alito/respi­
il verbo nps ni. 3x (Es 23,12; 31,17; 2Sam ro, b) gola/fauci;
16,14); cfr. anche i dati statistici in Lys, l.c.
116-119. Il plur. nFJasòt si trova 50x (ncfasìm 2/ avidità/brama/pretesa: a) fame, b) sete di ven­
detta, c) richiesta/desiderio/piacere, d) aspetti negati­
in Ez 13,20 va corretto). vi, e) locuzioni fisse;
Gen 43 Ez 42 ■ Sai
Es 17 Os 2 Giob 3/ anima: a) desiderosa, b) airamata/sazia, c) afTlit-
Lev 60 Gioe - Prov ta/gioiosa, d) piena di speranza, e) che ama/odia,
Num 50 Am 3 Rut f) viva,g) riassunto;
Deut 35 Abd - Cant
Gios 16 Giona 5 Eccle 4/ vita: a) sai vezza/preservazione/consereazione,
Gìud 10 Mi 3 Lam b) minaccia/perdita; c) complessivamente;
ISam 34 Nah — Est
2Sam 17 Ab 3 Dan 5/ essere vivente/uomo: a) nelle leggi, b) nelle enu­
IRe 23 Sof — Esd merazioni, c) espressioni generali, d) uso pronomi­
2 Re 15 Agg 1 Neem nale;
Is 34 Zac 2 lCron
Ger 62 Mal - 2Cron 6/ n. (mèl) cadavere.

1/ La questione del s i gn i fi ca to f o n d a ­
Ili/ nàfces è uno dei vocaboli più studiati m e n t a le c o n c r e t o presenta difficoltà
dell’AT. La bibliografia seguente offre solo una per il fatto che nàfces col sign. di « respiro »
scelta della ricca letteratura che si è occupata non è quasi per nulla documentato in ebr., ma
di questo termine: C.A.Briggs, The Use of nps può essere dedotto dal verbo nps ni. (a); può
in thè OT, JBL 16, 1897, 17-30; J.Schwab, essere indicato come sicuro, anche se non fre­
Der Begriff der nefes in den heiligen Schriften quente, il sign. concreto « gola, fauci » (b).
des AT, Munchen 1913 (tesi); M.Lichtenstein,
Das Wort nàfces in der Bibel, 1920; L.Dùrr, a) Dalle tre ricorrenze del verbo nps ni. « re­
ZAW 43, 1925, 262-269 (vd. sp. I); Pedersen, spirare, prender fiato» (Es 23,12; 31,17; 2Sam
Israel 1-11, 97-181.246; J.H.Becker, Het Begnp 16,14; il qal non ricorre) si può dedurre che n.
Nefesj in het Oude Testament, 1942; M.Selig- una volta aveva (per lo meno anche) il sign. di
son, The Meaning of nps mt in thè Old Testa­ «respiro» (per il quale si trova normalmente
ment, 1951, e al riguardo G.Widengren, VT 4, nesàmci, più tardi anche rUah\ -+rùah III/7-8).
1954, 97-102; A.Murtonen, The I.iving Soul, Nell’AT tuttavia n. si trova con questo signifi­
1958; D.Lys, Nèphèsh, 1959; A.R.Johnson, cato solo in Gen 1,30 « ciò che ha in sé alito
The Vitality of thè Individuai in thè Thought di vita » (n. hajjà; Zorell 526a: 1 n. hajjlm) e in
of Ancient Israel, (1949) 21964; W.H.Schmidt, Giob 41,13 txt em «il suo respiro arde come
Anthropologische Begriffe im AT, EvTh 24, carboni ardenti» (così anche Widengren, l.c.
1964, 374-388; O.Sander, Leib-Seele- 100; Johnson, l.c. 11 con riserva).
Dualismus im AT?, ZAW 77, 1965, 329-332;
Non ha alcuna attinenza con tutto questo l’espressio­
Eichrodt II, 87-93; Kòhler, Theol. 129-132; ne bàttè hanncefaes di Is 3,20, tradotta tradizional­
J.Scharbert, Fleisch, Geist und Seele im Penta­ mente con « boccette dei profumi » (cfr. W.von So-
teuci!, 1966; H.W.Wolff, Anthropologic des den, ZA W 53, 1935, 391s.; Wildberger, BK X , 143:
AT, 1973, 25-48 (= Antropologia dell’AT, «scatoletta dell’anim a»; »bàjil 3c).
1975,18-39).
Una presentazione delle varie concezioni del­ Una serie di passi in cui n. deve essere tradotto
l’anima sia nelI’AT sia neU’ambiente circo­ con «anima/vita» o «essere vivente» attesta­
stante esorbita dai limiti di un articolo di di­ no la vicinanza di questo significato con « re­
zionario. Materiale e indicazioni bibliografiche spiro, respiro vitale »:, così IRe 17, 21.22 «fa’
in proposito si trovano in parecchi studi citati che l’anima di questo ragazzo ritorni a lu i...
(cfr. f. gli a. Johnson, l.c. 8s.; inoltre p.e.: l’anima del ragazzo ritornò a lui » (cfr. a que­
R.Dussaud, La notion d’àme chez les Israélites sto proposito Johnson, l.c. 11) e soprattutto la
et les Phéniciens, Syria 16, 1935, 267-277; frase che conclude la creazione dell’uomo in
A.K.ammenhuber, Die hethitischen Vorstellun- Gen 2,7 «così l’uomo divenne un essere viven­
gen von Seele und Leib, Herz und Leibesinne- te (Jenàfces hajjà)», per il fatto, cioè, che il

67 nàfces ANIMA 68
creatore alitò in lui il respiro. Mentre in Gen « fino alla gola »; lo stesso significato e lo stes­
2,7 J (in v. 19 probabilmente glossa) l’espres­ so contesto ritornano anche in Sai 124,4.5.
sione n, hajjà suona come un’innovazione, in P Con questo signi ficato di « gola, fauci » si può
essa è formula corrente per « essere(i) viven- mettere in relazione pertinente solo il sign.
te(i) », dove può indicare uomini e/o animali e scarsamente attestato di « respiro », in corri­
si trova sempre nel contesto della creazione e spondenza alle diverse funzioni della gola (per
del diluvio (Gen 1,20.21.24; 9,10.12.15.16; vi la quale tuttavia nell’AT si trova di solito
si collegano Lev 11,10.46; Ez 47,9; della crea­ gàròn [8x] o lòa‘ [soltanto Prov 23,2; -+sth 3c];
zione della n. si parla invece solo in Ger cfr. Dhorme 18s.92). Una conferma è data d£d
38,16). Dai passi citati (da inserire rispettiva­ fatto che nei diversi ambiti di impiego di n. si
mente sotto 3f e 5) si può dedurre che la con­ può ancora notare una risonanza delle due
nessione di n. con un precedente significato di funzioni della gola, quella dell’inghiottire e
«respiro» è ancora nota all’AT, benché n. nel quella del respirare, l’una nel sign. di « avidità,
sign. di «respiro» non venga quasi mai usato. brama, pretesa» (vd. sL 2) e in una serie di
Si muove sulla stessa linea un piccolo gruppo espressioni che sono collegate a n. e presup­
di passi in cui n. è soggetto di qsr q. « essere pongono il sign. originario di «gola, faringe,
breve» (Num 21,4 «per via però il popolo di­ fauci» (p.e. sb ' hi. «saziare» Is 58,11; mi' pi.
venne impaziente»; Giud 10,16 «allora egli «riempire» Prov 6,30; req «vuoto» Is 29,8;
divenne indignato»; 16,16 «allora divenne im­ sòqèq «anelante» Is 29,8; Sai 107,9; par. a px
paziente da morire»; Zac 11,8.8 «allora io «bocca» Eccle 6,7; par. a gargeròt «collo»
[Dio] persi la pazienza con loro e anch’essi si Prov 3,22; cfr. inoltre Num 21,5; ISam 2,33;
stancarono di me ») oppure è oggetto di ’rk hi. Ger 4,10; Sai 105,18; Prov 23,7 Ut?), l’altra
«rendere lungo» (Giob 6,11 «e che cosa è la nei tre passi in cui ricorre il verbo e quando il
mia fine, perché io possa pazientare? »). L’idea termine è unito a qsr e VA: (vd. sp. 1a).
originaria è quella del respiro (cfr. le espressio­
Per kàbòd e *kàbèd « fegato » come vocabolo per
ni affini con ’appàjim [^>‘af 3a] e -+rùah
indicare « anima » usando la designazione di un’altra
[lll/9a]); al suo significato traslato appartengo­ parte del corpo (Gen 49,6 e Sai 7,6 par. nàfas\ Sai
no le espressioni riguardanti le polarità di ma­ 16.9 par. ->lèb «cuore»; 30,13; 57,9; 108,2 par. lèb)
nifestazione « deH’anima » (vd, st. 3g). cfr, —kbd 1.
Diverso è il rapporto di nàfces con ->dàm (4b)
«sangue». Se Deut 12,23 spiega: «poiché il 2/ In un certo numero di testi n. ha il signifi­
sangue, esso è la nàfces, e Lev 17,14 afferma cato di « avidità, brama, pretesa », Questo è il
due volte (benafsò va cancellato): «poiché la gruppo che più si avvicina al significato di
nàfces di ogni carne è il suo sangue» (contra­ « gola, fauci »; in questi casi non sarebbe possi­
riamente a v. 11a: « poiché l’anima della carne bile tradurre né con «anim a» né con «vita».
è n e i sangue»; v. 11b «mediante l’anima»; n. è qui la forza della pretesa che nasce dall’a-
cfr. Elliger, HAT 4, 228 e ibid n. 30 sull’uso di ver vuota la gola, le fauci; essa però si estende
n. in Lev), si può dedurre che il sangue in ag­ molto oltre la fame e la sete. Per i sinonimi
giunta a n. serve come spiegazione; è un’altra cfr. ->■’wh, ->hmd.
tradizione, secondo la quale si deve identificare
con la vita e considerare sede della vita non il a) néfces può indicare semplicemente la fame:
respiro ma il sangue. Perciò già in Gen 9,4 si Deut 23,25 «potrai mangiare uva secondo la
proibisce di cibarsi del sangue, con tale moti­ tua fame»; Os 9,4 «poiché il loro pane è solo
vazione. Proprio queste spiegazioni mostrano per la loro fame»; Prov 12,10 « il giusto ha
che n. non ebbe mai in ebr. il significato di comprensione per la brama del suo bestiame »;
« sangue », ma che il sangue fu posteriormente similmente Prov 10,3; 16,26; cfr. Is 29,8 citato
messo in rapporto con n. nel senso di « vita » in 1b « come un affamato sogna di mangiare e,
(dàm par. a n. in Ez 22,27; Giona 1,14; Sai quando si sveglia, la sua brama è inappagata
72,14; 94,21; Prov 1,18). (la sua gola è vuota) ».
b) La nàfces dei nemici viene sentita come sete
b) Anche se non spesso, si può certamente in­ di vendetta e desiderio di annientamento: Es
dividuare ancora in singole locuzioni fisse il 15.9 « il nemico disse: inseguo, sazio la mia
sign. concreto di nàfces «gola, fauci » (a questo brama»; Es 16,27 «io ti abbandonai in preda
proposito Dtìrr, l.c.; cfr. anche i paralleli ug. di all’avidità delle tue nemiche»; cfr. Sai 17,9
«fauci del mondo degli inferi» in N.J.Tromp, benéfces « avido»; 27,12; 41,3.
Primitive Conceptions of Death and thè Ne-
ther World in thè Old Testament, 1969, c) nàfces può presentarsi con un significato in
36.104s.). In due passi profetici si parla dell’a- qualche modo più sfumato di « richiesta, desi­
prirsi (spalancarsi) delle fauci dello seoi (Is derio, piacere»; Sai 35,25 «non dicano in cuor
5,14; Ab 2,5), e in due passi dei salmi (Sai loro: ah, questo è ciò che desideriamo (h&’àfi
69,2; Giona 2,6) colui che è minacciato dalla nafsènu)\>y, cfr. inoltre Deut 21,14; ISam 2,35;
morte si lamenta chc le acque gli arrivano Ger 34,16 txt?; Sai 78,18; 105,22. A questo

69 nàfces ANIMA 70
ambito appartiene l’espressione ’im-jès ’cet- «desiderare» o a ’awwà e ta'awà «desiderio».
nafsekcem «se vi va bene», più esattamente: Questo ambito semantico è vicino a 2a-e; là
«se ciò corrisponde gl vostro desiderio» (Gen era n. la brama, qui si sottolinea la brama di n.
23,8; cfr. 2Re 9,15). Si avvicina a questa mo­ Se nc deve dedurre che in questa connessione
dalità di impiego l’espressione «voi conoscete con ’wh si trova un aspetto specifico del signifi­
la n. dello straniero » (Es 23,9), che ricorre una cato di n., cioè la brama, il desiderio, il piace­
sola ^olta, tradotta solitamente: « voi sapete re. n. non è quindi di per sé una realtà statica,
come si sente lo straniero ». Probabilmente an­ ma è in movimento verso qualche cosa.
che qui c’è sullo sfondo il sign. di « desiderare, Come in 2a n. può significare « fame », così
pretendere» e ci si riferisce al desiderio di es­ qui n. può significare aver desiderio (fame) (Mi
sere trattato umanamente. 7,1 « non un fico che il mio cuore desideri »).
Con significato simile o più ampio n. si trova
d) Negli scritti sapienziali n. intesa come avi­ unito a ’wh pi. in Deut 12,20; 14,26 (accanto a
dità viene tematizzata e assume così una con­ s ’I q. «bramare»); ISam 2,16; 20,4 txt em
notazione negativa. Ma non è l’avidità come «prendi ciò che il tuo cuore brama»; 2Sam
tale ad essere condannata, bensì quella del­ 3,21; IRe 11,37; Giob 23,13; Prov 21,10; con
l’empio: Prov 21,10 «la brama dell’empio ten­ ’wh hitp. Prov 13,4 txt?; con ‘awwà Deut
de al male» (cfr. Prov 13,2.4; 19,2; Eccle 6,9). 12,15.20.21 «a tuo piacere»; 18,6; ISam
Su un piano diverso si muove la riflessione di 23,20; Ger 2,24 txt?; con ta’awà Sai 10,3; Prov
Qohelet (Eccle 6,1), che vede n. come fenome­ 13,19; «un desiderio appagato è dolce per l’a­
no umano in relazione al suo motto «tutto è nima »; con hawwà « brama » Mi 7,3 « il po­
vano»: «Ogni sforzo deH’uomo è diretto alla tente decide secondo il suo piacere». Solo in
sua bocca e tuttavia la sua brama non viene un passo molto tardivo, in un salmo dell’apo­
mai appagata ». Egli vede il fenomeno dell’avi­ calisse di Isaia, questa brama è indirizzata a
dità mai appagata, delle pretese sempre mag­ Dio: Is 26.8 txt? (ta‘awà)\ v. 9 «la mia anima
giori, che alla fine significano solo fatica anela ( ’wh pi.) a te nella notte, ed il mio spirito
('amai) per colui che non è mai sazio, n. è qui in me ti brama ardentemente » (shr pi.; vd. st.
particolarmente vicino al significato fondamen­ IV73).
tale concreto (par. pcè « bocca »; cfr. anche il
verbo m i’ ni. «essere riempito»); qui n. po­ b) Si è visto che nàfàs nel sign. di «avidità,
trebbe addirittura venir tradotto con «fauci». brama» poteva essere f. l’a. il desiderio dell’af­
Il passo dimostra che anche in epoca posterio­ famato (vd. sp. 2a); in modo analogo si dice
re non si è del tutto dimenticato il significato ora dell’« anima » che ha fame o che viene sa­
concreto di « gola, fauci ». ziata. La traduzione con « anima » in questi
e) Quanto importante sia questo ambito di si­ passi è solo una soluzione di ripiego; il gruppo
gnificato risulta dal fatto che ad esso si ricolle­ di 3b connette il significato di « desiderio » con
gano molte locuzioni fisse con n.\ bà'al ruéfies quello di « anima ».
(Prov 23,2; cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, 183) o ’az Di fame fisica parla Sai 107,9: «poiché egli sa­
ncefces (Is 56,11) indicano chi è particolarmente ziò l’anima inaridita (consunta) e riempì di
« avido », rehab-n&fces F« avido » che non può beni l’anima affamata». Dell’«anima affama­
mai essere saziato (Prov 28,25). Se questo sign. ta» parla anche Prov 19,15; 25,25; 21,Ih. Del
«pretesa, avidità, brama» non è un ulteriore languore dell’affamato si dice in Num 11,6,
sviluppo secondario del concetto (così Eichrodt parlando delle peregrinazioni nel deserto: « ora
11,90), ma si pone in stretta relazione con il si­ la nostra anima inaridisce (jbs) » (cfr. Sai
gnificato fondamentale, allora n. « pretesa, bra­ 107,9); siamo vicini, anche in questo caso, al
ma » indica qualcosa che appartiene all’essenza significato fondamentale concreto, e lo stesso
di uomo. Già qui si evidenzia un fondamentale vale anche quando il calmare la lame viene in­
contrasto con una concezione dell’uomo secon­ dicato con un « riempire » (m i’ pi., Prov 6,30).
do cui l’« anima» è radicalmente opposta alla All’essere pieno della n. corrisponde l’essere
brama e quest’ultima (ém#u^uji) è vista sostan­ vuoto, come in Is 32,6 « per lasciare vuota la
zialmente sotto un profilo negativo. La conce­ n. dell’affamato ».
zione dell’uomo che emerge qui si avvicina in­
vece a quella della psicologia e della sociologia L’essere affamato può anche provenire da una deci­
moderna, in quanto anche per esse desiderare e sione volontaria, come nel digiuno (-*sùm); l’espres­
sione >‘nh pi. ncefces per « digiunare » indica origi­
bramare appartengono necessariamente all’es­
nariamente un reprimere, un soffocare il desiderio (di
sere uomo. cibo). Tuttavia, tenendo conto di Lev 23,29 « c h iu n ­
que non si mortifica (‘nh pu.)... , deve essere stermi­
3/ Qui di seguito sono elencati i gruppi di nato » (vd. st. 5a), i passi con ‘nh pi. n. « mortificar­
passi in cui il termine ncefces viene tradotto con si » (Lev 16,29.31; 23,27.32; Num 29,7; 30,14; Is
« anima ». 58,3.5; Sai 35,13) potrebbero essere classificati sotto
l ’uso pronominale riflessivo di n. (vd. st. 5d; cfr. Elli­
a) In circa venti passi n. è unito a -» ’wh pi./hitp. ger, HA T 4,319).

71 ncefces ANIMA 72
In alcuni passi la sete o il languore tendono a propriato: «essi danno ciò che hanno di più
Dio: Sai 42,2.3; 63,2; 119,20.81; 143,6; agli prezioso come cibo per placare la fame», ma
atri del tempio Sai 84,3; vd. st. IV/3. si potrebbe anche intendere: «per conservare
Si deve ricondurre a questo aspetto un piccolo la vita» (così p.e. Rudolph, KAT XVII/3,
gruppo di passi in cui n i’ q./pi. nàfces significa 205). Cfr. inoltre Sai 19,8 «la legge di Jahwe
« tendere, anelare a » 3d; q.: Deut 24,15; ristora (hi.) l’anima »; Prov 25,13 « un messag­
Os 4,8; Sai 24,4 txt em; Prov 19,18; pi.: Ger gero fidato... ristora (hi.) il cuore del suo si­
22,27; 44,14; cfr. anche Ez 24,25 massa’ gnore ». In questo gruppo di testi l ’uso del ter­
nafsàm «brama dei loro cuori» [v. 21 mine si colloca in posizione intermedia tra i
mahmal najsekcem con il sign., parallelo a n i’, due significati di « anima » e di « vita »; vi po­
della radice hml, arab. « portare », cfr. Zim­ trebbe corrispondere la traduzione « forza vita­
merli, BK XIÌI, 569]). In Sai 25,1; 86,4; 143,8 le, vitalità» (cfr. il titolo dello studio di A.R.
{ns' q.) l’espressione assume un senso traslato, Johnson, vd. sp. 111).
per indicare il volgersi a Dio con speranza e
desiderio. c) La traduzione con «anim a» è chiara e pos­
Per alcune frasi che si riferiscono alla fame e sibile in ogni caso, in corrispondenza all’uso
alla sete si è già parlato della corrispondenza, italiano del termine, solo per il gruppo dei pas­
dcU’appagamento o del ristoro (Is 56,11; Sai si in cui si esprime lo stato di afflizione e di
107,9; Prov 6,30; 25,25; 27,7). In un analogo prebccupazione (più raramente di gioia e con­
gruppo di passi si parla espressamente del sa­ solazione) della n.
ziare, ristorare, rifocillare la n.: con ->ib‘ q. In 15 passi n. si unisce a vocaboli della radice
«essere sazio, saziarsi» (Ger 31,14; 50,19; Sai mrr «essere amaro», lOx nella formula fissa
63,6; 88,4; 123,4; Eccle 6,3; pi. Ez 7VI9; hi. Is mar nàfces (Giud 18,25; ISam 1,10; 22,2;
58,10; iàbé°‘ «sazio» Prov 27,7; sóba‘ «sa­ 2Sam 17,8; Is 38,15; Ez 27,31; Giob 3,20;
zietà» Prov 13,25); con ‘ng hitp. «ristorarsi» 7,11; 10,1; Prov 31,6), inoltre n. màrà (Giob
(Is 55,2); con rwh pi. «saziare con bevande» 21,25), con mrr q. (ISam 30,6; 2Re 4,27), mrr
(Ger 31,14 par. éb' q., cfr. v. 12 «come un hi. «rendere amaro» (Giob 27,2) e mòrQ
giardino ben irrigato»; hi. Ger 31,25 par. m i’ «amarezza» (Prov 14,10). mar nàfces «con
pi.); con dsn pu. « essere reso grasso = venir sa­ cuore afflitto » si trova spesso nel lamento (cfr.
ziato» (Prov 11,25; 13,4b). Alcuni passi, inol­ Anna in ISam 1,10; Giobbe in 7,11; 10,1); la
tre, parlano del soddisfare la fame fisica, p.e. stessa espressione, tuttavia, ha anche un signifi­
Prov 27,7 « la n. sazia calpesta il favo di mie­ cato parzialmente diverso, quando Ts/'"nàsìm
le». Qui n. si avvicina molto al sign. di «desi­ mar/màrc nàfces significa « uomini esasperati,
derio»: quando lo stimolo della fame è appa­ outeasts (reietti)» (Giud 18,25; ISam 22,2;
gato non ci si cura più del cibo. L’appagamen- 2Sam 17,8). Si può tradurre in ogni caso con
to della fame fisica ritorna anche nei passi in « gente esasperata », anche se con diverse sfu­
cui diventa oggetto di promessa (Is 55,2; Ger mature (cfr. «amareggiato» e «rammaricato»,
31,14.25; 50,19). L’appagamento della n. può « corruccio » e « corrucciarsi »).
ritrovarsi anche in senso traslato, metaforico, II senso della connessione di n. con mrr risulta
sia con valore negativo (Sai 88,4 « la mia ani­ chiaro dalla formulazione verbale di Giob
ma è saziata di dolore»; 123,4 « la nostra ani­ 27,2: « l ’onnipotente che ha reso amara la mia
ma è troppo sazia di scherno ») sia con valore n. ». La n. sana e integra è cambiata per il fatto
positivo (Sai 63,6 « la mia anima si sazia come che Dio l’ha resa amara. L’uomo è diventato
di midollo e di grasso»; Prov 11,25 « l ’anima amaro nel suo centro, nel suo nocciolo, e quin­
che fa il bene viene riccamente saziata »). In di nella sua totalità (« afflitto » è in realtà una
questo passo la traduzione con « anima » è più traduzione troppo debole dell’ebr. mar). Non è
appropriata. per nulla casuale che proprio la formula fissa
Non è del tutto chiaro che cosa significhi con­ mar nàfces indichi qualcosa che è tipico per
cretamente l’espressione sub hi./pol. «ristabili­ capire n. nell’AT: nel dolore, nell’afflizione,
re, ristorare » con ogg. nàfces. Ciò che viene ri­ neH’esasperazione, nell’amarezza si evidenzia
pristinato, ristabilito può essere propriamente con particolare chiarezza ciò che costituisce
solo la vita (sana); in questo caso n. sarebbe al­ l’essenza propria dell’uomo; proprio questo ap­
lora da intendere come « vita ». Questa è la partiene alla realtà effettiva (« Eigentlichkeit »:
migliore interpretazione di Lam 1,16: «poiché M.Heidegger) dell’uomo.
è lontano da me il consolatore, colui che po­ Oltre ai casi in cui n. è unito a mrr , vi è anco­
trebbe ristabilirmi (mèsìb najsì) »; così anche ra tutta una serie di espressioni che parlano di
Rut 4,15: «egli conserverà la tua vita». Esiste pena, sofferenza, scoraggiamento, fatica del­
però anche l’altra possibilità, che cioè n. come l’uomo in modo tale che n. è ciò a cui tutto
oggetto di sub hi./pol. significhi propriamente viene riferito. Anzitutto si devono ancora men­
« brama »; la Bibbia di Zurigo traduce infatti zionare qui soprattutto espressioni di lamento:
Sai 23,3 (poi.) «egli appaga la mia brama». Ger 13,17; Sai 6,4; 13,3; 31,10 («. par. bàlcen
Anche in Lam 1,11 questo significato è più ap­ «corpo», cfr. 44,26); 42,6.7.12; 43,5; 44,26;

73 C7BJ nàfces ANIMA 74


57,7; 119,25.28; Lam 3,20; cfr. Giob 14,22; stesso (= la sua propria anima), Sai 49,19; tut­
Prov 27,9 txt?; Cant 5,6; riferendosi al lamento tavia questi passi appartengono propriamente
Giona 2,8 « quando in me la mia anima si sco­ al gruppo in cui n. indica l’io o il soggetto (vd.
raggiava ('tp hitp,)»; cfr. Sai 107,5.26. Nel ca­ st. 5d).
pitolo delle maledizioni Deut 28 viene annun­
ciato: « Jahwe ti darà là languore degli occhi e d) Anche la speranza in Jahwe {->qwh pi.) può
scoraggiamento dell’anima » (v. 65 de’àbòn essere definita come speranza dell’anima in lui
« scoraggiamento » solo qui; cfr. d ’b q. « lan­ (Sai 130,5s. txt em: nafsi «la mia anima» =
guire» Ger 31,25). In un annuncio di giudizio «io»); e cosi pure con drs «cercare» (Lam
(Is 19,10) si parla di ’agmè-nàfces «avviliti» 3.25 par. qwh) e hkh pi, «aspettare» (Sai
( ’àgèm «triste» solo qui). Nella storia di Giu­ 33,20). Concrctamcntc corrisponde a Sai 62,2
seppe i fratelli affermano retrospettivamente: «solo in Dio si acquieta l’anima mia» (cfr. v.
«abbiamo visto l’angoscia {sarà) della sua ani­ 6; forse si deve ricondurre qui anche Sai
ma» (Gen 42,21). Il significato è: «abbiamo 131,2).
visto la sua angoscia»; l’espressione «angoscia Si può parlare di una ricerca dell’anima anche
della sua anima », alf interno del piatto discor­ se Dio non ne costituisce la meta: Eccle 7,28
so prosaico può significare soltanto: lo abbia­ « ciò che la mia anima ha sempre cercato »
mo visto in tutta la sua angoscia, l’angoscia (bqs pi.) »; qui il senso è chiaramente: « ciò che
che aveva coinvolto tutta la sua esistenza. Del­ io ho sempre cercato molto intensamente».
la «fatica ('amili) della sua anima» si parla in L’anelare, il tendere dell’anima verso qualcosa
Is 53,11 a proposito del servo di Dio; il signifi­ può essere posto in connessione con la speran­
cato corrisponde a quello di Gen 42,21. Per za; però esso può stare molto vicino alla sete
Sai 105,18 cfr. Kraus, BK XV,718. in senso traslato, particolarmente quando si
trovano uniti languore ed anelito (vd. sp. 3b).
Nell’AT un modo particolare per indicare il lamento
è «effondere (spk) il cuore (l’anim a)» (ISam 1,15;
Sai 42,5; Giob 30,16). Secondo l’interpretazione di e) In molti passi si parla deirinclinazione o
Pedersen (l.c. 149s.) colui che eleva il lamento vuota delfavversione dell’anima.
la sua anima per diventare, in questa condizione di Nel Cant n. è soggetto dell’amore tra uomo e
vuoto e di impotenza, degno di misericordia; si trat­ donna (« tu, che la mia anima ama [-►'hb
terebbe quindi di atteggiamento attraverso cui ci si fa III/2] » = «amore mio» Cant 1,7 e 3,1-4; cfr.
piccoli, per ottenere aiuto. Questo però non corri­ Ger 12,7 j edidùt nafsi «amore dell’anima
sponde all'uso consueto di n. A tale interpretazione
m ia»; con ->dbq «essere attaccato a » Gen
si oppone soprattutto Sai 102,1: « la preghiera di un
misero, quando... effonde il suo lamento davanti a 34,3; con hsq «essere attaccato a » Gen 34,8).
Jahwe ». L ’espressione è la stessa, ma invece di n. si Si parla della n. anche quando si tratta dcll’a-
ha sìah « lamento ». Il fatto che si possa dire effonde­ micizia fra Davide e Gionata: ISam 18,1 «la
re il lamento invece di effondere l’anima, indica che n. di Gionata si legò (qsr ni.) alla n. di Davide
qui n. è l’io che si lamenta; il lamento con cui ci « si e Gionata lo amò con la sua stessa n. » (cfr. v.
esprime», con cui ci « s i vuole liberare di tutto» è 3 e 20,17; Deut 13,7; similmente Gen 44,30
esso stesso il movimento dell'effondere. Con n. si in­ con qsr q.).
tende qui allora l’io, il soggetto stesso.
Questo gruppo di passi è particolarmente ca­
ratteristico per nàfces. La traduzione « anima »
A questo punto si deve però notare il latto sin­ (o « cuore ») è del tutto appropriata in questo
golare che al gruppo numeroso e vario di passi caso; nello stesso tempo è chiaro però che in
in cui l’anima è afflitta, disperata, preoccupata questi passi n. non indica qualcosa di dato, di
non ne corrisponde uno simile nel quale l’ani­ presente, ma un essere mosso verso qualcosa;
ma si rallegra, prova gioia o piacere. Nella n. corrisponde qui perfettamente al sign. di
supplica di Sai 86,4a « rallegra l’anima del tuo « desiderio ».
servo» si implora la gioia. Una volta si dice Raramente dbq « essere attaccato a » viene ri­
occasionalmente che qualcosa « è dolce per l’a­ ferito al rapporto con Dio: così Sai 63,9 «la
nima» (Prov 16,24); la conoscenza è «piace­ mia anima è attaccata a te» (Is 66,3 con hps
vole» (n'm q.) per l’anima (Prov 2.10); cfr. «trovar compiacimento» negli idoli); inversa­
Prov 29,17 (ma‘adannlm «diletto»). Anche i mente in ls 42,1 si parla del compiacimento
passi in cui l’anima riceve consolazione e gioia (rsh) di Dio verso il servo «nel quale la mia
non sono numerosi (Giud 5,21 txt?; Ger 6,16; anima si compiace». L’inclinazione dell’anima
Sai 77,3; 94,19; 116,7; 138,3). In corrispon­ può essere espressa anche nominalmente, cfr.
denza con il lamento e l’effusione del cuore, un Ger 15,1 e, in direzione opposta, 6,8. In Giob
gruppo ben delineato di testi si ha con i verbi 30.25 'gm q. «aver compassione» indica il
di lode che vengono spesso uniti a n., soprat­ volgersi verso i poveri (il verbo compare solo
tutto quando si esorta se stessi alla lode: « loda qui).
Jahwe, anima m ia» (Sai 103,1.2.22; 114,1.35; A questo ambito semantico si riconduce anche
cfr. inoltre Is 61,10; Sai 34,3; 35,9; 71,23; l’espressione bckoì-nàfces «con tutta l’anima».
146,1). Dell’empio si dice che egli apprezza se Si può mostrare tale connessione con i passi di

75 0SJ nàfces ANIMA 76


Deut 6,5 e 30,6 («amare Jahwe., . con tutta f) Il gruppo di espressioni in cui nàfces è sog­
la tua anima »). Dato che in molti passi n. è il getto di hjh q. « restare in vita » o oggetto di
soggetto dell’amare, «amare con tutta l’ani­ hjh pi./hi. « mantenere in vita », getta un ponte
ma» può essere inteso come una derivazione. tra i significati di « anima » e di « vita » (vd. st.
Questa espressione si è formata relativamente 4). n./neJaìòt con hjh q. si trova in Gen 12,13
tardi, come appare anche dall’unione di -+lèb (« perché mi vada bene per causa tua e per
«cuore» con n. nella stessa frase e dal fatto mezzo di te la mia n. rimanga in vita»); 19,20;
che, mediante tale accostamento, il significato IRe 20,32 («viva dunque la mia n. » = «la ­
specifico del singolo vocabolo viene sfumato: il sciami dunque in vita»); Is 55,3; Ger 38,17.20;
soggetto dell’amare in ebr. è nàfces, non lèb\ Ez 13,19; Sai 119,175; con hjh pi. IRe 20,31
l’unione dei termini ha carattere retorico e, a («forse ti lascerà in vita»); Ez 13,18.19; 18,27;
quanto sembra, compare anzitutto nel linguag­ Sai 22,30 txt?; con hjh hi. Gen 19,19; cfr. an­
gio del De ut (cfr. anche lCron 22,19; 28,9 che 2Sam 1,9 «la mia anima (la mia vita) è
b‘‘nàfces hafèsà « con anima ben disposta » as­ ancora in me»; Ab 2,4 txt?; Sai 66,9 «egli
sieme a « con tutto il cuore »). portò alla vita la nostra anima»; Giob 12,10
Per quanto concerne l’impiego di questa «nella cui mano è l’anima di ogni vivente»;
espressione, si deve distinguagli un uso che si Giob 24,12 txt?; inoltre i passi menzionati in
attiene rigorosamente al significato dei termini la: IRc 17,21.22; Ez47,9.
da un uso che diventa pian piano stereotipato. La frase «la tua n. resterà in vita» non deve
11 primo caso si verifica quando l’espressione essere interpretata come tautologia; essa signifi­
indica direttamente un rapporto personale tra ca: il tuo io che ama e odia, che è afflitto e si
Dio e l’uomo ( ’hb «amare», ‘bd «servire» rallegra, resterà in vita. Questo impiego è da
ecc., già in qualche modo stereotipato in hlk intendersi partendo da una situazione in cui la
l°Jhnaj « camminare davanti a me », sub elaj vita è minacciata e messa in pericolo: ciò di
«ritornare a me» ecc.): Deut 4,29; 6,5; 10,12; cui si parla qui è la n. minacciata dalla morte
11,13; 13,4; 26,16; 30,2.6.10; Gios 22,5; e che si protende verso la vita. Nella maggior
23,14; IRe 2,4; 8,48 = 2Cron 6,38; 2Re 23,25; parte dei passi di questo gruppo si può rendere
2Cron 15,12; l’espressione diventa stereotipata n. anche con il pronome personale (vd. st. 5d;
quando viene collcgata con l’osservanza dei co­ p.e. IRe 20,32, vd. sp.; Sai 119,175 «fammi
mandamenti (2Re 23,3 = 2Cron 34,31; in Ger vivere, possa lodarti »).
32,41 è solo più una formula vuota: «e io
(Dio) li fisserò in questo paese con tutto il cuo­ g) Se si considerano in sintesi i gruppi di passi
re e con tutta l’anima ». 11 graduale svuota­ in cui n. viene tradotto con « anima », si nota
mento di significato di questa formula mostra immediatamente un tipico carattere polare del­
che n., in un linguaggio parenetico fisso, potè l’impiego di n. L’anima ha sete / è sazia; ha
allontanarsi moltissimo dal suo preciso signifi­ desiderio / trova pace; è afflitta / ha gioia; ama
cato originario. / odia ecc. In questo ambito n. si trova solo in
Anche Deut 11,18 (in un’aggiunta posteriore) simili contrapposizioni. Si deve fare anche una
attesta questo linguaggio stereotipato: « scrivete altra osservazione: in questi casi predomina
queste mie parole nel cuore e nell’anima». suna tensione verso qualcosa. Il senso può esse­
Qui n. è diventato qualche cosa che è presente re maggiormente passivo (aver sete, essere pri­
nell’uomo; si viene delineando una oggettiva­ vo ecc.) o maggiormente attivo (odiare, aborri­
zione di questo concetto. re ecc.). Ma ciò che in entrambi i casi è uguale
Per quanto riguarda l’avversione della ncefces è l’intensità <lel sentimento. Queste due osser­
sono caratteristici i seguenti verbi: in ’ «odia­ vazioni sono dello stesso genere ed indicano
re» (2Sam 5,8; ls 1,14 « i vostri noviluni e le quanto è caratteristico di ncefces « anima ». Esse
vostre feste odia l’anima mia » [= « io odio »1; mostrano che questo impiego è vicino a quello
Sai 11,5), g'I «aborrire, aver ripugnanza per» in cui n. si deve rendere con « avidità, brama,
(Lev 26,11.15.30.43; «disgustarsi» Ger 14,19), pretesa» (vd. sp. 2), ma che la traduzione ita­
qùs, «provar nausea» (Num 21,5; cfr. Sai liana con «anim a» è in parte solo un espe­
106,15, dove molti esegeti accettano al posto diente. Solo in 3c/d l’uso linguistico dell’italia­
di ràzón «dimagrimento» un termine per no « anima » e dell’ebr. nàfces in certo qual
«nausea»), t‘b pi. « aborrire » (Sai 107,18; cfr. modo coincidono. In un caso n. è unito a
tò'èbà Prov 6,16 «sette sono per la sua anima -> basar «corpo» (Is flì$l8 «esso distruggerà
un orrore»), zhm pi. «rendere disgustoso, ri­ dall’anima al corpo »): si tratta di un merismo
pugnante» (Giob 33,20 pane, il verbo solo qui; per dire « totalmente ».
cfr. Giob 6,7 «la mia anima si rifiuta di tocca­
re ciò»), qùt ni. «provar ripugnanza» (Giob 4/^ 11 sign. «vita» per nàfces è più frequente,
10,1), bhl «disprezzare» (Zac 11,8 txt?), più compattoJe più chiaro che il sign. «ani­
jqVnq‘ «disgustarsi» (Ez 23,17.18.18.22.28); ma »; il vocabolo fu sentito in ebr. anzitutto e
cfr. anche se’àt «disprezzo» (Ez 25,6.15; 36,5, soprattutto in questo senso di « vita », anche se
solo qui, sempre con «.). il termine non coincide in alcun modo con l’i­

77 Etoj nàfces ANIMA 78


taliano « vita ». Una notevole differenza rispet­ la sua vita »). Non è una qualità particolare
to al gruppo precedente dove ri. significa « ani­ che rende preziosa la vita, ma è la vita stessa
ma » sta nel fatto che ivi n. di solito è soggetto, ciò chc è prezioso. E poiché la n. è cara e pre­
mentre qui è per lo più oggetto. ziosa, bisogna prestarvi attenzione (drs Sai
142,5; jd ' Sai 31,8; Giob 9,21; nsr Prov 24,12;
a) L i numerosi passi si parla di salvare la vita; cfr. anche con gó'al «oggetto di ribrezzo» Ez
uno salva la vita di un altro (p.e. 2Sam 19,6) o 16,5 «poiché non ci si curò della tua vita»).
la sua propria vita (p.e. ISam 19,11), oppure
Dio salva la sua vita (spesso nei salmi; con Si potrebbero menzionare in questo contesto anche i
passi di Sai 22,21 e 35,17 (vd. sp.) con un occasiona­
passaggio fluttuante tra « salvare se stesso » ed le j eìndàti « il mio unico bene » (letteralmen te: « la
«essere salvato da Dio» Ez 14,14.20). Quasi mia unica ») par. nafsì.
tutti i verbi del salvare possono avere n. come
oggetto: risi pi. «salvare» (Ez 14,14 txt?), hi. Una serie di locuzioni preposizionali serve ad
«salvare» (Gios 2,13; Is 44,20; 47,14; Ez esprimere che « ne va della vita » (con ’al\ IRe
3,19.21; 14,20; 33,9; Prov 14.25; 23,14; con 19,3; 2Re 7,7; con be\ Ger 17,21; Prov 7,23;
sogg. Dio: Ger 20,13; Sai 22,21; 33,19; 56,14; con le: Deut 4,15; Gios 23,11; con 'al: Gen
86,13; 116,8; 120,2; ni. Gen 32,31); mlt pi. 19,17; Lam 2,19; Est 7,7; 8,11; 9,16; un po’
«salvare» (ISam 19,11; 2Sam 19.6; IRe 1,12; diverso il senso con be «a rischio della vita»
Ger 48,6; 51,6.45; Ez 33,5; Am 2,14.15; Sai 2Sam 23,17 = lCron 11,19; Lam 5,9, opp. « ri­
89,49; con sogg. Dio: Sai 116,4; ni. Sai 124,7); mettendoci la vita» Num 17,3; IRe 2,23). Al­
qui di seguito sempre con sogg. Dio: hls pi. tre espressioni per iJ rischio della vita sono sim
«salvare (Sai 6,5), plt pi. «salvare» (Sai bekaf «prendere in- mano» (Giud 12,3; ISam
17,13), js ‘ hi. «aiutare» (Sai 72,13), pdh q. 19,5; 28,21; Giob 13,14; similmente Sai
«redimere» (2Sam 4,9; IRe 1,29; Sai 34,23; 119,109), hrp pi. «disprezzare» (Giud 5,18) e
49,16; 55,19; 71,23; Giob 33,28), g ’I q. «redi­ slk hi. mìnnàgeed « gettar via » (Giud 9,17).
mere» (Sai 69,19; 72,14), sub hi. «ricondur­ Anche nella formula nàfces (tdhat/b*) nàfces
re» (Sai 35,17; Giob 33,30), slh pi. «liberare» «vita per vita» (Es 21,23; Lev 24,18; D»eut
(Ez 13,20),js ’ hi. «condurre fuori» (Sai 142,8; 19,21), un’espressione dell’antica legge del ta­
143,11), ‘Ih hi. «condurre su» (Sai 30,4, dal glione (cfr. V.Wagner, Rechlssiilze in gebunde-
regno dei morti), rp' q. «salvare» (Sai 41,5), ner Sprache und Rechtsatzrcihen im isr. Rccht,
hék q. «trattenere» (Sai 78,50 dalla morte; Is 1972, 3-15; un esempio di applicazione di que­
38,17 txt em pr hsq)\ cfr Lam 3,58 «tu hai di­ sta legge è narrato in 2Sam 14,7; cfr. anche
feso (rlb ) la mia causa »; con sogg. il re: ntn ni. Gen 9,6 e v. 4; inoltre Giona 1,14), si rende
« venir regalato » (Est 7,3). evidente la preziosità della vita. Con n. non si
A questi passi si collegano quelli che trattano può intendere qui un astratto « vita », ma solo
del conservare la vita: con smr q. « custodire » l’io nella sua unicità, il cui annientamento è ri­
(Deut 4,9, cfr. v. 15 ni.; Giob 2,6 «soltanto ri­ chiesto da questa ricompensa. Lo stesso modo
sparmia la sua vita»; Prov 13,3; 16,17; 19,16; di intendere e di valutare la n. si ha quando
21,23; 22,5; con sogg. Dio: Sai 25,20; 86,2; uno si rende responsabile o garantisce con la
97,10; 121,7), smk q. «proteggere» (Sai 54,6), vita per qualcuno o per qualche cosa (n. tdhat.
hsk q. (Giob 33,18 « per preservare la sua ani­ n. IRe 20,39.42; 2Re 10,24; similmente Gios
ma dalla fossa»), hsh q. «mettersi al sicuro» 2,14; significativo Deut 24,6: «non si deve
(Sai 57,2); cfr. inoltre le espressioni di Sai prendere in pegno... la macina, perché sareb­
74,19 «non abbandonare al rapace l’anima be come prendere in pegno la n. »). In determi­
della tua colomba»; ISam 25,29 «possa la nate condizioni può essere pagato un riscatto
nàfces del mio signore essere conservata nella per la vita (pidjòn Es 21,30; kdfeer Es 30,12;
borsa dei viventi (frò r hahajjlm) presso Jahwe kpr pi. v. 15.16; Lev 17,11; ciò è espressamen­
tuo D io » (cfr. in proposito A.L.Oppenheim, te proibito per la vita di un assassino Num
JNES 18, 1959, 121-128; O.Eissfeldt, Der Beu- 35,31). Prov 13,8 afferma che per qualcuno la
tel der Lcbendigen, 1960) e ntn/hjh tsalai ricchezza è riscatto per la propria vita. Israele
«dare in/diventare preda» (risp. Ger 45,5 e è così prezioso per Jahwe che egli dà popoli
21,9; 38,2; 39,18). per la sua vita (Is 43,4). In base a tutti questi
In 2Re 1,13.14 il capo supplica Elia di rispar­ passi, che presuppongono la preziosità della vita
miare lui e la sua gente: « possa la mia n. c la (anche Mi 6,7 «dovrei forse dare il frutto delle
n. di questa gente essere cara ai tuoi occhi» mie viscere come sacrificio espiatorio per la mia
(così pure con jqr q. «essere preziosa» ISam vita?»), si deve intendere Is 53,10: «quando of­
26,21, dove Davide risparmia la vita di Saul; fre la sua vita in espiazione ( ‘àsàm) ».
con gdl «essere grande, pregevole» due volte
in v. 24; cfr. jqr anche in Sai 49,9 « il prezzo b) Le affermazioni sulla salvezza, la conserva­
di acquisto della loro vita è troppo caro» e zione e l’apprezzamento della vita vanno ora
Prov 6,26 txt? n. j eqàrà «vita preziosa», inol­ contrapposte a quelle sulla minaccia e la perdi­
tre Giob 2,4 « l ’uomo dà tutto ciò che ha per ta della vita.

79 nàfces ANIMA 80
Mostrano timore per la vita Gios 9,24 {->jr‘ le 141,8 preghiera negativa), qb‘ «derubare»
«temere per»), Is 15,4 (Jr‘ «tremare», solo (Prov 22,23), ql' pi. «scagliare» (ISam 25,29,
qui) e Ez 32,10 (hrd lc « tremare per »). vd. sp ).
I passi che esprimono una minaccia della vita
da parte di nemici sono molto numerosi, per lo c) Se si guarda complessivamente ai passi in
più con -+bqs pi. «attentare a», (Es 4,19; cui n. significa «v ita » (o perlomeno a quelli in
ISam 20,1; 22,23.23; 23,15; 25,29; 2Sam 4,8; cui in italiano si può rendere con « vita »),
16,11; IRe 19,10.14; Ger 4,30; 11,21; 19,7.9; emerge un fatto sorprendente: n. non significa
21.7; 22,25; 34,20.21; 38,16; 44,30.30; 46,26; «vita» nel senso generale e molto vasto con
49,37; Sai 35,4; 38,13; 40,15; 54,5; 63,10; cui il termine viene usato nelle lingue europee
70,3; 86,14), ma anche con molti altri verbi in moderne (vita nelle sue forme fenomeniche dif­
casi singoli: ’rb « insidiare » (Sai 59,4); gdd ‘al ferenziate, cfr. «vita della grande città», «cor­
« assembrarsi contro» (Sai 94,21); hpr le «sca­ so della vita » ecc.). L’uso è invece rigorosa­
vare una fossa» (Sai 35,7); jgh hi. «tormenta­ mente concentrato entro i confini del vivere; n.
re » (Giob 19,2), krh sùhà « scavare una fossa » è la vita in contrapposizione alla morte. Ne
(Ger 18,20), nqs hitp be «tender tranelli» consegue che questo significato si suddivide di
(ISam 28,9), sdh «tender tranelli» (ISam per se stesso in due gruppi principali (vd. sp.
24.12), .vùd poi. «dare la caccia» (Ez 4a e b): nell’uno si tratta della salvezza e della
13,18.20), spn l‘! «stare in agguato» (Prov conservazione, nelfallro della minaccia e del­
1,18), srr «osteggiare» (Sai 143,12), qwh pi. l’annientamento della vita.
« insidiare » (Sai 56,7), rdp « perseguitare » (Sai Per l’uso analogo e tuttavia per Io più diverso di
143,3), sin «essere ostile» (Sai 71,13), s ’1 hajjim « v ita » cfr. -*hjh 3e.4b; invece hajjà nel sign.
«pretendere, esigere» (IRe 3,11 = 2Cron 1,11; di « v ita » è praticamente sinonimo (Sai 74,19;
Giob 31,30), smr «spiare» (Sai 71,10); cfr an­ 78,50; 143,3; Giob 33,18.20.22.28; 36,14; -A/& 3d).
che mòqés «trappola» (Prov 18,7; 22,25), e Per il sign. «periodo della vita, durata della vita»
pah « trappola » (Sai 124,7). ->jòfto 3g.
1 seguenti verbi indicano la perdita della vita 5/ Secondo la visione unitaria dell’uomo pro­
mediante uccisione: nkh hi. «colpire» (Gen pria dell’AT, la nàfces non è separata come
37,21; Lev 24,17.18; Num 35,11.15.30a; Deut una parte specifica dell’uomo (Gen 2,7 « l ’uo­
19,6.11; Gios 20,3.9; Ger 40,14.15), Iqh «to­ mo divenne quindi una n. hajjà »; cfr. Kòhler,
gliere» (Ez 33,6; Sai 31,14; Prov 1,19; Ì 1,30), Theol. 129: « L ’anima è l’essere dell’uomo,
qualche volta ’bd pi. «annientare» (Ez 22,27), non un suo possesso»; W.H.Schmidt, EvTh
'kl « divorare » (Ez 22,25), hrg « uccidere » 24, 1964, 381). Si comprende dunque facil­
(Num 31,19; cfr. Ger 4,31), krt hi. «stermina­ mente come in molti passi si debba rendere n.
re » (Ez 17,17), mut hi. « uccidere » (Ez 13,19), espressamente con «essere vivente (animale o
r$h « colpire a morte » (Deut 22,26); cfr. anche uomo) », ma anche, in senso molto generale ed
la circonlocuzione di IRe 19,2 e l’espressione astratto ed in parte pronominale, con « uomo,
figurata con qV pi. «scagliare» in ISam 25,29 persona, individuo, soggetto, qualcuno»; con il
(vd. sp. 4a l’opposto «conservare nella borsa suffisso corrispondente la parola sostituisce
dei viventi »). Minor consistenza hanno le spesso «io, tu » ecc., ma anche in questo caso
espressioni con n. per indicare il morire: con si conservano inalterate l’intenzionalità e l’in­
mùt «morire» (Giud 16,30; Giob 36,14; «la tensità tipiche di questa parola (Johnson, l.c.
morte dei giusti» Num 23,10), js ’ «uscire» 22: « a patetic periphrasis for such a pronoun »
(Gen 35,18), nph «esalare» (Ger 15,9; hi. [= «una perifrasi ricca di pathos per un tale
Giob 31,39; cfr. Giob 11,20 mappah-n. «esa­ pronome»]). Oltre ai passi già citati in la (Gen
lazione della n. »), spk hitp. « spirare » (Lam 2,7.19 e testi sacerdotali) si devono ricordare
2.12); cfr. inoltre ls 53,12 («rendere la propria specialmente gli usi che se ne fanno nelle leggi
vita», ‘rh hi. «versare»); Sai 94,17 («abitare casistiche (a), nelle enumerazioni (b), in espres­
nella terra del silenzio »); Giob 33,22 « la sua sioni di carattere generale (c) e come sostitu­
anima si avvicina alla tomba », par. hajjà zione di un pronome (d).
«vita » (-*hjh 3d); IRe 19,4, Giona 4,8 e Giob
7,15 per il desiderio della morte. a) Quando nelle leggi casistiche per determina­
Nei passi seguenti si prospetta annientamento re sia un fatto sia le sue conseguenze il colpe­
della vita da parte di Dio: con ‘sp «strappar vole va designato il più genericamente possibi­
via» (Sai 26,9 preghiera negativa), dùb hi. «far le, non è adatto il termine, originariamente
languire» (Lev 26,16 punizione), drs «esige­ collettivo, -►’àdàm (la formula ’àdàm ki . ..
re» (Gen 9,5d), znh «respingere» (Sai 88,15 « se qualcuno... » ricorre nell’AT solo in Lev
accusa; Lam 3,17 lamento), Iqh «togliere» 1,2; 13,9; Num 19,4, vd. Elliger, HAT 4,34) o
(IRe 19,4 e Giona 4,3 preghiera positiva), ns’ anche il termine -> 7i, che non include le don­
«strappar via» (2Sam 14,14 fiducia; Giob ne (cfr. Lev 17,4.9); qui si rivela appropriato,
27,8 txt em), ‘zb «abbandonare (alla morte)» come termine astratto e giuridicamente chiaro,
(Sai 16,10 fiducia), 'rh pi. «versare» (Sai nàfces « uomo, persona, qualcuno ».

81 nàfces ANIMA 82
Nella protasi si trova spesso n. k ì o n. '“sar 1» pers. plur.: Num 31,50; riflessivo: ls 58,3;
«se qualcuno» (Lev 2,1; 4,2; 5,1.2.4.15.17.21; Ger 26,19;
7,20.21.27; 17,15; 20.6a; 22,6; 23,29.30; Num 2* pers. plur.: Giob 16,4; riflessivo: Lev
15,30; cfr. anche Lev 4,27; 7,18; Num 5,6; 11,43.44; 16,29.31; 20,25; 23,27.32; Num 29,7
15,27.28; 19.22), nell’apodosi viene indicata la (cfr. 30,14); Ger 37,9; 42,20; 44,7; cfr. Gen
pena con krt ni. «sterminare» (Gen 17,14; Es 9,5a « il vostro stesso sangue »;
12,15.19; 31,14; Lev 7,20.21.25.27; 18,29; 3“ pers. plur.: Is 3,9; 46,2; riflessivo: Lam 1,19
19,8; 22,3), con ’bd hi. (Lev 23,30) e con ntn txt em (cfr. Rudolph, KAT XVIl/3,208); Est
pànaj be « rivolgere la mia faccia contro » (Lev 9,31.
17,10; 20,6d).
6/ In una serie di prescrizioni legali in cui si
b) Analogo è l’uso di n. nelle enumerazioni tratta del contaminarsi toccando un morto
(Ger 52,29 «nel 18' anno di Nabucodonosor (Lev 19,28 incisioni come rito funebre), con
832 anime da Gerusalemme », a proposito del­ nàfces si indica evidentemente il cadavere (n. o
l’esilio) e conteggi (Es 12,4 «secondo il nume­ n. 'àdàm-. Lev 19,28; 21,1; 22,4; Num 5,2;
ro delle anime»); con kòl significa semplice­ 6,11; 9,6.7.10.11.13; Agg 2,13; n. mèf. Lev
mente « tutti » o « ciascuno » (p.e. Es 12,16; Ez 21,11; Num 6,6). Questo gruppo di passi in cui
18.4). Oltre agli esempi ricordati si devono ri­ n. indica un morto o un cadavere è di difficile
condurre qui: Gen 46,15.18.22.25.26.26.27.27; interpretazione, perché di solito n. indica pro­
Es 1,5.5; 16,16; Lev 17,2 («nessuno»); Num prio l’essere vivo. L’ipotesi più probabile è che
31,28.35.35.40.40.46; Deut 10,22; Gios questo significato derivi da quello generale di
10,28.30.32.35.37.37.39; 11,11; ISam 22,22; « persona » (vd. sp. 5c); in questo modo di
Ger 43,6; 52,30.30; lCron 5,21. esprimersi si può vedere una perifrasi eufemi­
c) L’uso di n. « persona, individuo, uomo » e stica con cui si voleva evitare di nominare di­
al plur. « gente » si trova anche altrove quando rettamente il cadavere: Lev 21,11 «egli (il
la designazione deve restare il più possibile ge­ sommo sacerdote) non può avvicinarsi alla
nerica (Lev 27,2; Num 19,18; 35,30d; Deut “persona” di un morto»; Num 19,11 «chi
24,7; 2Re 12,5; Giud 18,25; Is 49,7 txt?; Ger tocca un morto, la “persona” di qualsiasi
2,34; Ez 18,4.20; Prov 28,17). Nella enumera­ uomo », ecc. Altre spiegazioni di tipo linguisti­
zione di ciò che è subordinato ad un capo fa­ co (Johnson, l.c. 26: «semantic polarisation »
miglia, n. può contrapporsi o ai membri più 1= « polarizzazione semantica »]; vi si oppone
stretti della famiglia (Gen 36,6) o agli averi Seligson, l.c. 78ss.) o di tipo storico-religioso
(Gen 14,21) e indica allora gli schiavi (Gen (p.e. Elliger, HAT 4,288: «espressione tecni­
12.5); anche in Lev 22,11 e Ez 27,13 risp. n. e ca. ... “anima”. . . , che si pensa si aggiri come
n. ’àdàm vanno tradotti con « schiavo ». un fantasma attorno al corpo abbandonato»)
non sono soddisfacenti.
d) Dipende spesso da) giudizio dei singoli tra­
duttori se nafsl debba essere reso con « la mia
anima » oppure pronominalmente con « io » IV/ Poiché nàfas ricorre in un elevato nume­
(p.e. vd. sp. 3f; proprio nei salmi si devono te­ ro di passi, non è possibile stabilirne un uso
ner presenti i dati semasiologici, ma anche teologico specifico. Mentre p. e. «braccio di
quelli stilistici e metrici). Fatta questa riserva, Jahwe», «volto di Jahwe», «spirito di Jah­
sono da ascrivere all’uso pronominale più o we» possono avere un significato specifico in
meno i seguenti passi: un uso linguistico fisso, ciò non vale per n.\ la
l* pers. sing.: Gen 19,19.20; 27,4.25; 49,6; formula nàfas Jhwh non compare nell’AT. La
2Sam 18,13Q; IRe 20.32; Is 1,14; Ger 4,19; mancanza di questa espressione si spiega con il
5,9.29; 9,8; Ez 4,14; Sai 3,3; 7,3.6; 11,1; fatto che n. nel sign. di « avidità, pretesa, desi­
35,3.12; 57,5; 66,16; 109,20; 119,129.167.175; derio» esprime un qualcosa che è tipicamente
120,6; 139,14; Giob 16,4; Eccle 7,28; Lam umano, e che non può essere detto di Dio.
3,24.51; riflessivo: Sai 35,13; Eccle 4,8; Cant Tuttavia in un certo numero di passi n. viene
6,12 txt?; messo in relazione con Dio e con ciò che acca­
2" pers. sing.: Gen 27,19.31; Is 51,23; Prov de tra Dio e l’uomo. Quest’uso teologico si ri­
3,22; 24,14 txt?; inoltre nella formula di giura­ scontra in tre gruppi principali: si parla della
mento «com ’ò vero che tu vivi» ISam 1,26; nàfas di Dio (I), dell’azione di Dio sulla nà­
17,55; 20,3; 25,26; 2Sam 11,11; 14,19; 2Re fas dell’uomo (2) e del comportamento della
2,2.4.6; 4,30; riflessivo «tu stesso»: Giud nàfas dell’uomo verso Dio (3).
18,25; Ab 2,10; cfr. Est 4,13 «tu solo»;
3* pers. sing.: Sai 25,13; 109,31 txt?; Prov 1/ L’uso di n. in riferimento a Dio è raro e
29,10; Eccle 6,2; riflessivo «se stesso»: Num sporadico. In un piccolo gruppo di passi l’al­
30,3-13; Is 58,5; Ger 3,11 (fem.); 51,14; Am lontanarsi di Dio dal suo popolo viene reso
6,8; Giob 18,4; 32,2; Prov 6,32; 8,36; 11,17; linguisticamente, nella sua intensità e passiona­
15,32; 19,8; 20,2; 29,24; lità, ponendo la n. di Dio come soggetto di

83 tfKj nàfas ANIMA 84


questo allontanarsi: Ger 6,8 « lasciati corregge­ sione determinata dal pericolo di morte si scio­
re, Gerusalemme, perché la mia anima non si glie, l’uomo grida a quel Dio che è un Dio sal­
allontani da te!»; 15,1 «la mia anima non si vatore: «egli libera la mia n. da ogni ango­
volgerebbe a questo popolo»; Ger 5,9.29; 9.8: scia» (2Sam 4,9; IRe 1,29). L’angoscia della
« la mia anima non dovrebbe vendicarsi di un precarietà dell’uomo trova il suo limite nell’a-
popolo simile?; 14,19 «la tua anima si è di­ gire salvifico di Dio. Ci imbattiamo qui nell’af­
sgustata di Sion?»; cfr. inoltre Lev 26,1 1.30; Is fermazione più elementare dell’AT sul l’agire
1,14; Ez 23,18; Zac 11,8. Questi passi corri­ efficace di Dio: l’uomo come n. si sente circon­
spondono al gruppo in cui il soggetto di questo dato dall’azione salvifica e protettrice di Dio
abbandono passionale ed intenso sono uomini quando questa «. corre pericolo di morte:
(vd. sp. TII/3e). In ciascuna di queste frasi nafsl « presso di te è nascosta la mia vita » (Sai
potrebbe essere sostituito dal pronome perso­ 57,2); «nell’angoscia tu ti prendi cura della
nale (vd. sp. Ill/5d): Is 1,14 «la mia anima mia n. » (Sai 31,8). Ad un uomo che si trova in
odia le vostre feste» significa la stessa cosa di una situazione particolare può venir quindi
Am 5,21 « io odio le vostre feste». H sostanti­ promessa la conservazione della vita, come
vo nafsl al posto del pronome serve a rendere nelle parole rivolte a Baruc in Ger 45,5: «a tc
più intensa l'affermazione; Ez 23,18 «allora la dono la tua vita come bottino ». In un caso, Is
mia anima si stancò di loro » potrebbe anche 43,4, la protezione di Dio è diretta alla vita di
essere tradotto: «allora io mi stancai comple­ tutto un popolo: «così darò terre (txt em) per
tamente di loro». Questo gruppo di passi, in tc c nazioni per la tua vita»; ma qui, come
cui l’allontanamento passionale di Dio dal suo spesso accade nel Deuteroisaia, si parla di
popolo viene reso nel linguaggio dei profeti Israele come di una persona.
(tutti i passi eccetto Lev 26 sono profetici) con
n. come soggetto, mostra che n. non è qualcosa b) L’azione di benedizione di Dio sulla n. è
di inerente all’uomo (o a Dio) o dentro l’uo­ menzionata solo raramente, p.e. in Sai 23,3
mo, ma esprime l’intensità di un comporta­ « egli ristora la mia anima » (Lutero) o « egli
mento o di un sentimento: n. c l’io nella sua appaga il mio desiderio» (Bibbia di Zurigo).
intenzionalità intensa. Tuttavia nafsl «la mia anima» può essere in­
È sintomatico che si incontri assai di rado il tesa nel parallelismo come sinonimo del suffis­
corrispondente positivo con n. per soggetto. so precedente «m e»; il senso sarebbe allora
Nel primo canto del servo di Jahwe Is 42,1 si semplicemente: « egli mi ristora » (espressioni
legge: «...in cui la mia anima trova compiaci­ simili in Sai 86,4a; 44,19; 138,3). Al contesto
mento»; ISam 2,35 « io suscito per me un sa­ dell’azione protettrice di Dio deve essere
cerdote fedele, che agisca secondo la mia vo­ ascritta anche la frase, che ricorre formulata
lontà {lèb) e secondo il mio desiderio («.)». Al­ così una sola volta, di Ez 18,4: « tutte le anime
trove n. si trova soltanto con la funzione di sono mie» (Zimmerli, BK XIII, 391, traduce:
pronome riflessivo: Dio giura per se stesso, «tutte le persone mi appartengono» e sottoli­
Am 6,8 e Ger 51,4. nea a p. 403 che questa affermazione di poten­
za significa: « Qui la vita è protetta »).
In un testo, Ger 38,16, che è una formula di
2/ L’azione di Dio sulla n. dell’uomo può es­ giuramento, si parla della creazione della n da
sere azione di salvezza (a), di benedizione (b), parte di Dio (« come è vero che vive Jahwe,
o anche di castigo (c). chc ci ha creato questa nostra anima »). Cfr,
anche Is 57,16 «le anime che io ho creato»
a) Un gruppo di passi piuttosto ampio descrive (con ogg. nesàmòt, -*ruah III/8).
l’operare di Dio come salvezza e conservazione
della vita di un uomo; si tratta sempre in que­ c) Tuttavia proprio l’affermazione di Ez 18,4
sti casi della vita individuale. I passi sono citati implica che Dio può anche togliere la vita. A
sopra sotto III/4a; la supplica per la salvezza questo proposito si deve notare però che que­
dalla morte p.e. Sai 116,4 «Jahwe, salva la sta espressione non è diventata designazione
mia vita!», la lode di Dio p.e. Sai 116,8 «sì, comune per la morte dell’uomo. Che Dio salvi,
tu hai salvato la mia vita dalla morte ». In rap­ custodisca, conservi la vita è affermazione mol­
porto all’uso abbondante e vario di solo in to frequente e sottolineata nell’AT, ma ad essa
questo gruppo la n. dell’uomo nel sign. di non corrisponde analoga espressione secondo
« vita » è strettamente legata a ciò che l’AT cui Dio toglie, spegne, annienta la vita. Questo
dice complessivamente dell’agire di Dio. Pro­ non viene mai affermato in senso generale, ma
prio della condizione umana è il perenne stato soltanto in casi ben determinati e raramente.
di precarietà della vita; ma la coscienza di que­ Se Dio esige la vita di un uomo (Gen 9,5), è
sta precarietà è accompagnata dalla consapevo­ solo perché la vita di quest’uomo è perduta a
lezza che una forza più potente vi si può con­ causa di un assassinio (cosi anche Giob 27,8).
trapporre. Quando questa situazione di preca­ Dio punisce l’empio togliendogli la vita (Lev
rietà aumenta fino a trasformarsi in un incom­ 26,16; Deut 28,65; ISam 25,29). In questo sen­
bente pericolo di morte e quando questa ten­ so il sofferente può lanciare la sua protesta:

85 fcfEJJ nàfces ANIMA 86


«egli distolse la mia vita dalla pace» (Lam to sopra (IIL/3.4.), La vita che Dio salva e con­
3,17; cfr. Sai 88,15; Giob 27,2). Egli supplica serva, ma anche la brama dell’anima che si ri­
Dio di non strappargli la vita (Sai 26,9; 141,8), volge a Dio, è la vita nella sua intenzionalità.
o manifesta la sua fiducia: « non abbandonerai L’anima intesa come brama tende alla vita.
la mia vita al mondo degli inferi» (Sai 16,10; Entrambi i gruppi semantici appartengono al
cfr. 2Sam 14,14). Un uomo, però, può anche linguaggio dei salmi. Al darsi di Dio corrispon­
trovarsi nella situazione di pregare Dio perché de la dedizione deH’uomo; n. è l’essere stesso
gli tolga la vita (IRe 19,4; Giona 4,3). A pre­ dell’uomo in questo scambio reciproco.
scindere dai pochi passi appena citati, non ap­
paiono altrove espressioni che indichino l’an­
nientamento della n. come proprio dell’azione V/ 1/ L’uso di nàfces nei testi di Qumran
di Dio, nonostante l’abbondanza delle parole corrisponde globalmente a quello dell’AT;
di punizione, degli annunci di giudizio ecc. La compare soltanto come nuova formula qùm hi.
prevalenza assoluta spetta all’azione redentrice ‘al-najìò «obbligarsi a qualcosa » „(CD 16,4
e protettrice di Dio sulla n. dell’uomo. ecc.; H.A.Brongers, Das Wort «N P S » in den
Qumranschriften, RQ 15, 1963, 407-415).
3/ Tra i passi in cui la n. dell’uomo è sogget­
to e Dio è oggetto, emerge un gruppo in cui la 2/ La traduzione di nàfces con nei LXX
speranza, il desiderio, l’anelito della n. sono in­ è stata studiata f. gli a, da N.P.Bratsiotis, SVT
dirizzati a Dio: ls 26,9 « la mia anima anela a 15, 1966, 181-228, c D.Lys, VT 16, 1966,
te nella notte»; Sai 33,20 « la nostra anima at­ 181-228.
tende con ansia Jahwe»; 42,2.3; 62,2.6; 63,9; La traduzione di n. con ^XT) fu considerata
84,3; 119,20.81; 130,5s.; 143,6; Lam 3,25 (vd. quasi unanimemente dagli studiosi dell’AT (al­
sp. II1/3). Alla base di tutto questo gruppo di cune opinioni in Bratsiotis, l.c. 58-60) insuffi­
passi sta n. con il significato di « brama »: il ciente o addirittura ingannevole, in quanto essa
paragone con il cervo che anela assetato all’ac­ darebbe adito alla « concezione greca dell’ani­
qua (Sai 42,2) mostra ancora la prossimità a ma » oppure allo spiritualismo o al dualismo
questo significato. Poiché in questi passi (sono greco. Se però si parte dall’uso linguistico pre­
tutti passi di salmi) si dice proprio e quasi solo platonico di vJ/uxti, questo giudizio appare in­
questo della n. dell’uomo in quanto tesa a Dio, fondato, come dimostra Bratsiotis. 11 significato
che cioè l’oggetto della sua speranza, del suo fondamentale di è «respiro»; il termine
desiderio, della sua sete è Dio stesso, risulta ricorre spesso con il sign. di « vita » e può in­
particolarmente chiaro che n. significa appunto dicare la sede dei desideri, dei sentimenti, e an­
un tendere intenso dell’uomo alla vita. Ciò è che il «centro delle espressioni religiose» (l.c.
dovuto al fatto che per questi uomini Dio è co­ 76); può stare anche per « uomo » o al posto di
lui che salva la vita e custodisce la vita (vd. sp. un pronome. Bratsiotis giunge alla conclusione
2). Si avvicina a questo gruppo l’espressione di « che sussiste una sorprendente corrispondenza
Sai 25,1 « a te, Jahwe, innalzo l’anima mia» tra il concetto ebr. di nàfces ed il ... concetto
(cfr. Sai 86,4; 143,8). Allo stesso contesto ap­ greco di vJjux'H ».
partiene anche la formula fissa «effondere il Lys sottopone a verifica la traduzione di n. nei
cuore davanti a Jahwe» (ISam 1,15; cfr. Sai LXX. Dei 754 passi dell’AT ebr. circa 680
102,1; vd. sp. lll/3c). sono tradotti con tyvxh- L’uso frequente del
L’espressione « loda, anima mia, Jahwe » (Sai plurale nei LXX mostra la tendenza all’indivi­
103,1.2 ecc., vd. sp. lll/3c) è una formula reto­ dualizzazione, cosa che si può riscontrare an­
rico-cultuale, in cui n. non ha più alcun signi­ che altrove in questa versione. I casi in cui i
ficato proprio, ma possiede semplicemente il LXX traducono n. diversamente non lasciano
significato trasposto del pronome personale. emergere nessun altro termine specifico che
L’espressione « amare Dio con tutta l'anima » possa stare accanto a t|/uxn come traduzione di
(Deut 6,5 ecc., vd. sp. lll/3e) è una formula ri­ n,\ le diverse traduzioni divergenti devono esse­
flessa. Essa non è intesa nel senso di interiorità re sempre spiegate in base al contesto e si ri­
o sim.; l’intensità che qui si esprime è invece collegano tutte alle molte sfumature di signifi­
quella della n., che è già di per sé propria di cato che n. ha in ebr. 11 gruppo più esteso di
questo concetto. traduzioni divergenti è dovuto al fatto che nel­
Confrontando tra loro IV/2 e 1V/3 si ricava un la traduzione greca viene usato più spesso che
elemento di grande rilievo e ricco di conse­ in ebr. « uomo » o un pronome (riflessivo). In
guenze: quando si parla dell’azione di Dio sul­ 62 passi i LXX usano 4'^X'H Per un vocabolo
la n. dell’uomo quest’ultima ha sempre il signi­ diverso da n. (f. l’a. per lèb «cuore»). Ma pro­
ficato di «vita», quando si parla dell’atteggia­ prio questo mostra che per i LXX i]a>xt] aveva
mento della n. umana rivolta a Dio, il signifi­ un significato vtrt., più che un senso specifica-
cato è sempre quello di « anima ». Questo dato niente greco. La traduzione vJjvxti viene scelta
che emerge dall’uso teologico conferma il rap­ sempre per il suo significato ebr. «The LXX
porto reciproco dei gruppi semantici individua­ never goes in thè direction in whìch “soul”

87 tfpil nàfces ANIMA 88


would be understood as opposite to “body” (as 36,14; nei salmi 38x sul totale di 43x), in circa
in Platonic dualism)» (= « 1 LXX non si muo­ 60 casi l’uomo, talvolta anche cose (argento e
vono mai nelJa direzione in cui “anima” po­ oro Ez 7,19; Sof 1,18; ricino Giona 4,6; giusti­
trebbe essere intesa come opposta a “corpo” zia/sapienza Ez 33,12; Prov 2,12.16; 10,2;
(come nel dualismo platonico)») (Lys, l.c. 11,4.6; 12,6). Come oggetto si trova circa 75x
227). ■ il popolo, circa 75x un singolo (di cui 36x in
Sai), circa 15x cose (possesso Gen 31,9.16; ter­
3/ Per i];uxt) nel NT e nel suo ambiente cfr. ritorio, città Giud 11,26; preda Is 5,29, ecc.).
A.Dihle - E.Jacob - E.Lohsc - E.Schweizer ecc., nsl ni. è attestato 15x, pi. 4x, ho. 2x e hitp. lx;
art. i.|ajxt), ThW IX, 604-667 (con bibliogr.). inoltre 1x hassùlà.
Sulla discussione suscitata da E.Fascher, Seele
oder Leben?, I960, concernente la traduzione 3/ a) nsl hi. indica il portar via o il liberare
di n. nella Bibbia di Lutero, cfr. soprattutto da una qualsiasi situazione in cui uno è tratte­
J.Fichtner, Seele oder Leben in der Bibel, Thz nuto. Il significato fondamentale «strappar via,
17, 1961, 305-318. portar via » è usato abbastanza spesso (cosi an­
C. Westermann che Deut 32,9 e Is 43,13) e si ritrova fino in
epoca tardiva (Sai 119,43). Uno strappar via in
favore dell’oggetto conduce al sign. « salvare »
(cfr. Deut 25,11; ISam 30,8.18). In molti casi
nsl hi. SALVARE si sente ancora chiaramente il sign. «strappar
via» (cfr. ISam 30,18); questa specifica riso­
nanza, tuttavia, può anche scomparire comple­
1/ La radice nsl si trova con maggior frequen­ tamente (spesso quando il soggetto è Dio, cfr.
za solo nel semNO. ed in arab.; in ebr. ed in ISam 12,21 par. ->j'l hi. «giovare», Is 31,5
aram. è attestata soprattutto nella coniugazione par. gnn «proteggere», Sof 1,18 «nel giorno
causativa col sign. di «strappar via, salvare», dell’ira », ecc.); si deve intendere in ugual
in arab. nella coniugazione fondamentale « ca­ modo anche Es 12,27, dove non è necessario
der fuori, cader giù » (Wehr 863b). un significato speciale « risparmiare », come
indicato talvolta dai dizionari. In epoca tardi­
Per attestazioni ulteriori o discutibili di questa radice va, contrariamente all’accezione specifica
cfr. Dillmann 698; AHw 755a; UT nr. 1688; LS «strappar via», si può trovare persino la co­
443a; inoltre G.R.Driver, FS Baumgartner 1967, 62s. struzione con bc « in » , come Giob 5,19 «in
Secondo GB 517s. in ebr. il significato fondamentale sei tribolazioni egli ti salva ». 11 passaggio dal
è « strappar fuori, tirar fuori » (cfr. sulla stessa linea
C.Barth, Die Rrrettung vom Tode in den individuel-
senso specifico a quello comune di «salvare»
len Klage - und Dankliedem des AT, 1947, !24s.).
è fluttuante (cfr. 2Re 18-19). È tipica la fre­
Tuttavia, dato che il sign. «strappar fuori» deve ri­ quente costruzione con min (ca. il5x, di cui
correre alla costruzione con min « d a » (Sai 86,13; circa 70x mijjad o miklcaf « dalla mano/pote­
91,3; 144,7 ecc.), mentre invece il procedimento del­ re »); nsl hi. min (o mijjad) « salvare da » (Es
lo strappar via o del portar via può essere espresso 18,4; ISam 4,8 ecc.) è espressione idiomatica.
sia con min (Gen 31,16; Es 18,4; Sai 22,21 ecc.) sia Non vi è nessun legame con una particolare
senza (Gen 31,9; Deut 25,11; ISam 30,8 ecc.), si forma o una particolare tradizione.
deve supporre come significato di partenza in ebr.
Nel campo semantico del «salvare», mentre
« portar via, strappar via », il quale solo mediante la
costruzione con min pone in evidenza la dinamica -»js ‘ hi. significa l’eliminazione dell’oppressore
dello strappar fuori (cfr. U.Bergmann, Rettung und e mlt/^plt pi. il far fuggire, nsl hi. indica come
Befreiung, Heidelberg 1968 [tesi dattil.], 294s.). -+pdh l’allontanarsi dal luogo della tribolazio­
ne. Diversamente da pdh, in nsl hi. la condi­
NelI’AT viene usato soprattutto Uhi. (aram. zione di costrizione non è sempre negativa per
bibl. ha.), talvolta il ni., sporadicamcntc il pi., l’oggetto (p.e. possesso in Gen 31,9.16).
l’ho, e l’hitp. Come sostantivo si trova solo l’a­
stratto, derivato dall’hi., ha&àlà «salvezza», Si devono ancora ricordare come sinonimi nel lin­
formatosi per influsso delFaram. (Est 4,14; vd. guaggio dei salmi: hls pi. «salvare» (2Sam 22,20 =
st. 3). Nell’AT non si trovano nomi di persona Sai 18,20; Sai 6,5; 34,8; 50,15; 81,8; 91,15; 116,8;
119,153; 140,2; Giob 36,15; cfr. Jenni, HP 138) e
formati con n$I\ cfr. tuttavia Hsljhw nell’ostra-
psh nel significato « liberare », preso daU’aram. (Sai
co di Lachis nr. 1, r. 1. 144,7.10.11; cfr. Wagner, nr. 321); per il campo se­
mantico cfr. anche Barth, l.c. 124-140; J.Sawyer, VT
2/ nsl hi. si trova 19lx in ebr. (concentrato 15, 1965, 479s.; id. Semantics in Biblical Research,
27x in 2Re 18-19 par. Is 36-37 par. 2Cron 32; 1972; -tjs" hi., ~*pll.
altrimenti con distribuzione più regolare; Sai
43x, Is 20x, ISam 17x, Ez 14x, 2Re 12x, Es b) nsl ni. equivale in senso tollerativo passivo
I lx, Prov lOx) e 3x in aram. (ha. Dan 3,29; ad «essere salvato», e talvolta in senso riflessi­
6,15.28). Soggetto è in circa 120 casi la divini­ vo a «salvarsi» (Deut 23,16; Ab 2,9; Sai
tà (2Rc 18-19 par. sempre tranne 18,29 = Is 33,16); anche qui si percepisce chiaramente la

89 ^50 nsl hi. SALVARE 90


risonanza dello strappar via (Prov 6,3-5), fatto sponde ai significati di « strappar via » e « sal­
che in Am 3,12 rende possibile una mordace vare». Nel NT ambedue i vocaboli vengono
ironìa. usati di rado, puecrftai però in una locuzione
nsl pi. spazia dal sign. di « impadronirsi » a vtrt. (« dal maligno ») che si trova nella pre­
quello di «saccheggiare, derubare» (Es 3,22; ghiera del Padre nostro in Mt 6,13 (cfr. W.
12,36; 2Cron 20,25); in Ez 14,14 significa Kasch. art. póo^uxi, ThW VI,999-1004 (=
«salvare», ma lo si deve leggere all’hi. come GLNT XI, 1003-1018). Nel tardo giudaismo
in v. 20. nsl hi. viene usato soprattutto per la salvezza
Il part. ho. si trova due volte per indicare il che proviene dall’uomo, mentre per quella che
pezzo di legno tolto dal fuoco (Am 4,11; Zac viene da Dio si usa js ‘ hi. (W.Foerster, ThW
3,2). nsl hitp. in Es 33,6 significa certamente VII 987).
«strapparsi di dosso, liberarsi di una cosa», U.Bergmann
ma il contesto non è del tutto chiaro.
c) Il fatto che non sia attestato nessun sostanti­
vo all’infuori di Est 4,14 si deve probabilmente
al lungo permanere del sign. «strappar via»; “133 nsr SORVEGLIARE
inoltre, non c’è un ambito specifico di applica­
zione che avrebbe potuto dar adito alla forma­
zione di sostantivi (come invece p. e. l’ambito 1/ La radice nsr (con originaria interdentaie
della guerra per js ‘ hi.). enfatica; acc., ebr., et. >s, aram. >/, arab. >z)
appartiene al semitico comune (Bergstr. Einf.
4/ L’uso di nsl hi. con soggetto Dio si fonda 189) e ha in generale il sign. di «sorvegliare,
sull’esperienza e sull’attesa di Israele che Jah­ custodire» (cfr. AHw 755s.; WUS nr. 1811;
we liberi in vario modo il popolo e il singolo UT nr. 1670; DISO 178.185), nel sem. meri­
dalla tribolazione e li salvi quando sono in pe­ dionale il sign. di «considerare» (Wehr, 866s.;
ricolo. Di questo si racconta (Es 18,4ss. Sai Dillmann 701 s.; per tutto questo cfr. la tesi di
18,18; 34,5; 56,14), di questo si fa memoria dottorato di W.J.Odendaal, 1966, citata in
(Giud 6,9; ISam 10,18; 2Sam 12,7); questo Bibl. 48, 1967, 335* nr. 4689).
viene annunciato (Es 3,8; 6,6; ISam 7,3; Ger In ebr. il verbo è attestato solo al qal. Si discu­
39,17), per questo si supplica Jahwe (Gen te se nesùrlm in ls 65,4 debba essere inteso
32,12; Sai 7,2; 31,16 ecc.), a questo ci si ab­ come sostantivo (KBL 629b: «capanne di
bandona con fiducia (2Re 18-19), o ci si la­ guardia? »); nel caso che non fosse da intendere
menta che Jahwe non ha salvato il suo popolo come part. pass, sostantivato (p.e. Zorell 530a:
(Es 5,23). In tutte queste espressioni, però, nsl « luoghi nascosti ») o come errore testuale (p.e.
hi. non diventa mai uno specifico concetto teo­ BHS secondo G.: ben sùrìm «tra rupi») ci tro­
logico; non lo si può neppure definire « termi­ veremmo di fronte all’unica derivazione nomi­
ne tecnico per la liberazione di Israele dall’E­ nale in ebr. (ls 49,6 1 Q; KBL 558a trova anco­
gitto», nonostante Es 3,8; 5,23; 6,6; I8,4ss.; ra un sost. massàrà «guardia» in ls 29,3 e
Giud 6,9; ISam 10,18 ecc. (diversamente Nah 2,2). Per Is 1,8; Ger 4,16 e Prov 7,10 cfr.
J.J.Stamm, Erlòsen und Vergeben im AT, anche la proposta di C.Rabin, Textus 5, 1966,
1940, 18, ripreso in Barth, l.c. 125). È un ter­ 44-52. *
mine tra tanti altri per esprimere l’azione sal­
vifica di Jahwe (cfr. l’enumerazione in Barth, L’AT conosce anche la forma secondaria ntr, con lo
stesso significato ed usata raramente (4x in Cant), la
l.c. I24ss.). Si può tuttavia supporre che il quale potrebbe essere stata presa dall’aram. (cfr.
sign. comune di «salvare» sia stato favorito Wagner nr. 189/190; aram. bibl. ntr q. «custodire»
dall’uso con Dio come soggetto. Dato il suo Dan 7,28); da essa deriva il sostantivo mattàrà
ambito di impiego generale (situazione di co­ «guardia» (I lx in Ger 32-39, inoltre Neem 3,25;
strizione di qualsiasi tipo), n$l hi. viene anche 12,39; con il sign. di «meta, bersaglio» ISam 20,20;
usato per indicare la salvezza divina da qual­ Giob 16,2; Lam 3,12). Rimane oggetto di discussione
siasi genere di tribolazione (Es 18,8 tormento; se ntr II con il sign. di «adirarsi » (Lev 19,18; dell’ira
ISam 17,37 fauci del leone; Ez 34,12 disper­ divina: Ger 3,5.12; Nah 1,2; Sai 103,9) appartenga
ad essa (p.e. KBL Suppl. 172a: «custodire (l’ira] »,
sione; Sai 22,9 e 109,21 malattia?; Sai 39,9 e con omissione di ‘a f « ira ») o formi una radice a sé
40,14 peccato?). Jahwe salva appunto «da tut­ (cosi p.e. O.Ròssler, ZA W 74, 1962, 126).
te le afflizioni e le tribolazioni» (Sai 34,18.20).
Che in questi casi predomini la salvezza da /2 n$r q. ricorre 62x nell’AT (incl. Ls 49,6 Q;
tormenti causati da uomini non proviene dal 65,4 txt?; esci. Is 49,8 e Ger 1,5 [->j$r 2|; di
significato proprio di nsl hi., ma dal tipo di cui 24x in Sai, 19x in Prov, 8x in Is, e inoltre
materiale che la tradizione vtrt. contiene. Es 34,7; Deut 32,10, 33,9; 2Re 17,9; 18,8; Ger
4,16; 31,6; Ez 6,12; Nah 2,2; Giob 7,20;
5/ I LXX traducono per Io più con pùecrthxi 27,18), l’aram. ntr q. lx (Dan 7,28); per l’ebr.
(circa 85x) e è^aipetv (circa 75x), il che corri­ ntr e mattàrà vd. sp. 1.
91 123 mr SORVEGLIARE 92
3/ Il significato di nsr è chiaro per quanto si» (Kuhn, Konk. 143). I LX X traducono nsr
concerne l’ebr. dell’AT: «proteggere, sorveglia­ prevalentemente con (Sux)TrpELv e (&ira,)cpuX.àcr-
re, custodire»; esso corrisponde largamente a cteiv. Quando non si tratta dell’osservanza dei
quello di ->smr. comandamenti di Dio preferiscono (Ih^tixeìv.
Il termine ha valenza concreta quando si tratta Per il NT cfr. H.Riesenfeld, art. Tripla), ThW
di un campo sorvegliato da una capanna (Giob Vili, 139-151.
27,18) o da una solida torre (2Rc 17,9; 18,8; G.Sauer
cfr. Ger 31,6); anche degli alberi da frutto si
dice che essi necessitano di sorveglianza (Prov
27,18; cfr. ntr in Cant 1,6.6; 8,11.12 per la
protezione di una vigna; analogamente forse Ìlp2 nqh ni. ESSERE INNOCEN­
anche Is 65,4, vd. sp. 1; anche l’ug. conosce TE
questo uso, cfr. 52 [= SS], 68 ecc.; testo e/o si­
gnificato sono incerti in Is 1,8; Ger 4,16; Nah
2,2). Più frequente è l’impiego figurato o tra­
slato: protezione dalla spada e dalla peste (Ez 1/ la radice nqh (*nqj) è attestata solo in ebr.
6.12); una notizia custodita non è ancora ma­ (anche extrabiblico secondo F.M.Cross, FS
nifesta e quindi nascosta (Is 48,6). Nella lette­ Glueck 1970, 302.306 n. 16) con il significato
ratura sapienziale intelletto e discernimento di « essere esente, libero da colpa »; però, con
proteggono dal male (Prov 2,11; 4,6; 13,3.6; il sign. variato di «essere puro, pulito, senza
16,17; 20,28). Possono venire accettati e custo­ macchia», anche in aram. (DISO 186; KBL
diti degli insegnamenti (Prov 3,1.21; 4,13; 5,2; 1101) e in arab. (Wehr 885s.).
6,20); così resta custodito il cuore (Prov 4,23), Nell’AT la radice c attcstata in ni. «essere
che però può anche rimanere custodito, cioè esente (da qualcosa), rimanere impunito » (una
nascosto in una cattiva intenzione, ed essere volta inf. assol. qal unito al ni. in Ger 49,12),
quindi perfido (Prov 7,10). Daniele custodisce in pi. «lasciare impunito», nelFagg., usato
la parola che gli è stata comunicata (Dan 7,28; spesso come sostantivo, nàqi « senza colpa, in­
cfr. Maria in Le 2,19). nocente » (aram. bibl. neqè « puro » Dan 7,9) e
nel sost. niqqùjón « innocenza, purezza ».
Nelle lettere acc. e ug. all’inizio si auspica spesso la
protezione degli dei (cfr. B.Hartmann, FS Baumgnrf- Non è impossibile che si debba far derivare dalla
ner 1967, 102-105; S.E.Loewenstamm, BASOR 194, stessa radice il sost. menaqqìt «pate ra» (Es 25,29;
1969, 52-54; A.F.Rainey, UF 3, 1971, I57s.). Nelle 37,16; Num 4,7; Ger 52,19), per lo meno se si accet­
iscrizioni anticoaram. di Sfire nsr esprime la necessi­ ta come significato originario della radice «vuotare»
tà di mantenere accordi e patti (K A I nr. 222, B, 8 e o « essere svuotato » (GB 520a). In questo caso anche
C, 15.17; Fitzmyer, Sef. 61.75). l’acc. naqù «libare, sacrificare» con i suoi derivati
(AHw 744s.) ed il sir. nq pa. «sacrificare» (LS
444b), ripreso da esso, sarebbero da ricondurre alla
4/ In ambito religioso il verbo, come -*smr, stessa radice, come pure l’arab. nq' «prendere il m i­
viene usato molto frequentemente per esprime­ dollo da un osso » e nqj « essere puro ». La radice
re la cura di Dio per il suo popolo (Deut 32,10 non compare nei testi ug. finora pubblicati.
«come la sua pupilla»; Is 27,3.3; 49,6; Sai
12,8; Prov 24,12) e per il singolo (Es 34,7; Is 2/ Statistica: qal lx (inf. assol.), ni. 25x (Prov
42,6 servo di Jahwe; Sai 31,24; 32,7; 40,12; 7x, Ger 6x, Num 3x, Gen 2x), pi. 18x (Ger 4x,
64,2; 140,2.5; Prov 2,8). Egli protegge la pace Es 3x), di cui 5x inf. assol.; il verbo in totale
(Is 26,3) e il (buon) discernimento (Prov 44x. L’agg. nàqi 43x (Deut, Ger e Giob 6x cia­
22.12). In Giobbe (7,20) l’espressione «tu pro­ scuno, Sai 5x, Gios e 2Re 3x ciascuno), di cui
tettore degli uomini » è un riconoscimento del­ 8x plur. e 21x in unione con ->dàm «san­
la inviolabile potenza di Dio. Metaforicamente gue»; aram. bibl. neqè lx (Dan 7,9 «puro
anche innocenza ed onestà (Sai 25,21), grazia e come lana »); il sost. niqqàjòn 5x. La radice
fedeltà (Sai 61,8) possono proteggere l’uomo non compare f. l’a. in Lev, Ez e nell’opera del
pio. Cronista.
E invece compito delPuomo pio custodire le
parole e i comandamenti di Dio e mantener­ 3/ Se la supposizione di un significato fonda­
li o osservarli (Sai 78,7; 105,45; 119, mentale «svuotare» o sim. è esatta, allora si
2.22.33.34.56.69.100.115.129.145; Prov 23,26; deve dire che nell’AT esso si è sviluppato in
28,7). I leviti custodiscono l’alleanza (Deut bonam e in malam partem. In senso sfavorevo­
33,9), ed altrettanto fanno tutti gli uomini pii le (raro) nqh ni. si trova in ls 3,26; la città di
(Sai 25,10). Bisogna custodire la lingua da cat­ Gerusalemme rappresentata come una donna
tivi discorsi (Sai 34,14), e per questo si può an­ addolorata siederà per terra, « privata » degli
che pregare Dio (Sai 141,3). uomini (KBL 632b) o dei figli (Wildberger, BK
X, 148); cfr. in Am 4,6 niqjòn sìnnàjim « denti
5/ Nei testi di Qumran il verbo nsr non è atte­ inoperosi », cioè privati del cibo (par. « man­
stato, mentre ntr Io è solo nel sign. di « adirar­ canza di pane »).

93 npj nqh ni. ESSERE INNOCENTE 94


Forse anche il senso di nqh pi. in Gioe 4,21 Quando nàql non funge da predicato di una
è sfavorevole: « ed io verserò il loro sangue frase nominale, ha spesso sign. di sostantivo
che (finora) non ho versato» (G.R.Driver, « l ’innocente, colui che è senza colpa». La
JThSt 39, 1938, 402), a meno che non si vo­ convinzione di certi circoli sapienziali che un
glia considerare v. 21a come una domanda tale « innocente » non potesse andare in rovina
(«ed io dovrei lasciare impunito il loro as­ (Giob 4,7) e dovesse perfino «aver parte all’ar­
sassinio?», W. Rudolph, FS Baumgartner gento del malvagio» (Giob 27,17), fu smentita
1967, 250) o come glossa riferentesi all’inno­ dalla dura realtà della società israelitica. Il
cenza di Giuda (v. 19; Wolff, BK XIV/2, nàql appare ripetutamente come vittima di
88.102). In ogni caso, non si deve modificare una corruzione rivolta contro di lui (Sai 15,5)
in niqqamtì (contro BH3, BHS e KBL 632b), o come l’innocente la cui vita viene minacciata
una lettura che non si può presupporre in senza motivo dai « peccatori » o dal « malva­
base ai LXX. gio» (Prov 1,11 e Sai 10,8) e perciò deve esse­
Negli altri passi si tratta sempre di un risultato re protetto attraverso la legge (Es 23,7).
favorevole, nqh ni. (o hjh nàqì) min esprime il Si parla del dam hannàqì «sangue dell’inno­
fatto che si viene dispensati da un impegno cente» (Deut 19,13; 2Re 24,4) o (per lo più)
preso sotto giuramento (Gen 24,8; Gios del dàm nàqì « sangue innocente » quando
2,17.20), da una maledizione che accompagna persone innocenti vengono minacciate di om i­
il giuramento (Gen 24,41), dalla forza di male­ cidio o di assassinio intenzionale (Deut 19,10;
dizione dell’acqua dell’ordalia (Num 5,19.28) o 27,25; ISam 19,5) oppure sono già state uccise
dalla sequenza «colpa-pena» inerente ad una (Deut 19,13; 2Re 21,16; 24,4; Giona 1,14).
mancanza (Num 5,31). Quest’ultimo significato Questa espressione, specialmente in Geremia,
è anche quello di Giud 15,3, benché qui l’idea si trova spesso nell’accusa profetica sia contro i
«colpa-pena» sia solo implicita in mippelistim propri connazionali (Ger 2,34; 19,4; cfr. Is
« da parte dei filistei ». 59,7; Sai 94,21; 106,38; contro loiakim Ger
Negli altri passi manca l’accenno diretto alla 22.17) sia contro altri popoli (Gioe 4,19 contro
cosa dalla quale si viene (o si è) esentati, ed a l’Egitto e Edom, che « hanno versato il sangue
decidere è il contesto: ad esempio hjh nàqì in innocente» dei Giudei), nell’ammonimento
Deut 24,5 significa per chi si è appena sposato: « non versate sangue innocente » (Ger 22,3 cfr.
« essere esentato dai suoi obblighi militari e si­ la forma ipotetica in Ger 7,6), e nella minaccia
mili » (cfr. IRe 15,22), e in Gen 44,10 «resta­ « se mi uccidete, fate ricadere su di voi sangue
re libero» in contrapposizione a «diventare innocente » (Ger 26,15).
schiavo » (termine tecnico di significato affine Non risulta sempre chiaro chi sia in effetti l’in­
è hofsi « libero, rilasciato» che nell’AT ricorre nocente che viene minacciato od ucciso. Si può
I7x: nelle leggi sugli schiavi Es 21,2.5.26.27; trattare di uno che ha ucciso inavvertitamente
Deut 15,12.13.18 e nella loro applicazione Ger ed ora viene perseguitato dal vendicatore del
34,9.10.11.14.16.; inoltre ISam 17,25 «esente sangue (Deut 19,10), oppure di un uomo mi­
da imposte»; Is 58,6 gli oppressi; Sai 88,6 txt?, nacciato da gelosia personale o da sentimenti
cfr. P.Grelot, VT 14, 1964, 256-263; Giob di odio (Davide in ISam 19,5; Geremia in Ger
3,19 « il servo è libero dal suo padrone» nella 26,15). Si può trattare anche di bambini im­
morte; 39,5 metaforicamente dell’asino selvati­ molati nel culto idolatrico (Sai 106,38 e forse
co; hps pu. «essere rilasciato» Lev 19,20; anche in 2Re 21,16; 24,4; Ger 19,4; cfr. v. 5);
hujsà «rilascio» Lev 19,20; per bèt hakojsit per lo più, tuttavia, le vittime dell’ingiustizia
2Re 15,5 = 2Cron 26,21 cfr. J.A.Montgomery violenta della società isr. sono i poveri di Israele
- H.S.Gehman, The Books of Kings, 1951, (Deut 27,25; ls 59,7; Ger 2,34 ‘abjòriim\ 7,6;
448.454; J.Gray, I & Il Kings, 1963, 560s.; su 22.3.17). Spargere sangue innocente procura
tutta la questione cfr. De Vaux I, 137s. 334 [= dàmìn «reato di sangue» non solo all’assassi­
ital. 95s.507] con bibliogr.). no (Deut 19,10) ma anche a tutta la sua fami­
Negli altri casi è di solito la versione « restare glia (2Sam 14,9), e persino a tutto il paese (Sai
impunito » che rende il senso di nqh ni. (Prov 106,38) e a tutto il popolo, particolarmente se
6,29; 19,5.9; 28,20), particolarmente nelle nor­ a spargere il sangue è stato uno sconosciuto
me casistiche del codice dell’alleanza (Es (Deut 21,8) o il re (Manasse 2Re 24,3s.). Per
21,19; cfr. nàqì nella frase nominale di 21,28), questo il « sangue innocente » con la sua forza
e quello di (hjh) nàqì (Num 32,22; Gios 2,19; efficace deve essere eliminato da Israele (Deut
in 2Sam 14,9 «essere senza colpa »). 19,13).

Termini paralleli di nàql sono qui; saddìq « giu­


I termini paralleli di questa accezione sono: mit ni. sto »(E s 23,7; Sai 94,21; Giob 17,8s.; 22,19; 27,17),
« sfuggire » (Prov-19,5) e rab bcràkàl « ricco di bene­ jàsàr «onesto» (Giob 4,7; 17,8), tàm «innocente»
dizioni » (Prov 28,20); come opposti si hanno le (Giob 9,22s.), 'ànl «po vero» (Sai 10,8 s.); termini
espressioni che annunciano il sopraggiungere della opposti sono: rasa' «colpevole» (Es 23,7; Giob
punizione (Num 32,22s.; Gios 2,19; 2Sam 14,9), op­ 9,22s.; 22,18s.; 27,13.17) e hànèf « in iq u o » (Giob
pure bd «andare in rovina» (Prov 19,9). 17,8).

95 HpJ nqh ni. ESSERE INNOCENTE 96


Dalle attestazioni, dai termini paralleli e da nel giudizio divino « non ti lascerò compieta-
quelli opposti risulta che nqh nell’AT si am­ mente impunito » par. « ti castigherò » (Ger
bienta nel linguaggio giuridico e indica l’essere 30,11; 46,28); d) neH’espressione «tu non mi
esente da obbligo etico-(sociale), da punizione dichiari libero» (Giob 9,28 par. «sono certa­
o da colpa. Benché alcune volte si trovi in con­ mente colpevole» v. 29; 10,14 «dalla mia col­
testo cultuale (nqh ni. nel rituale dell’ordalia, pa »).
Num 5; nàm nàql nel rituale di espiazione di Anche la protezione del sangue delFinnoccnte
un assassinio compiuto da mano ignota, Deut ha valore di comandamento di Jahwe (Deut
21,85.), il termine non ha neppure in questi 19,10.13; Ger 22,3; cfr. 7,6); la punizione per
casi un senso levitico-cultuale come p.e. ~*thr sangue innocentemente versato (2Re 24,4; Ger
«essere puro». Non è certo un caso che nqh 2,34s.; 19,3s.; 22,17s.; Gioe 4,19; Giona 1,14;
non ricorra mai in Lev. Per niqqàjòn si ha un Sai 94,2lss.; 106,38ss.; cfr. la maledizione di
senso vicino a quello cultuale-rituale in Sai Deut 27,25) e l’espiazione del sangue innocen­
26,6 (par. girare attorno all’altare; un lavarsi te spettano a lui (Deut 21,8s.), poiché egli odia
simbolicamente le mani?, così I.L.Seeligmann, le «m an i» che spargono sangue innocente
FS Baumgartner, 1967, 258; oppure «con ac­ (Prov 6,17). Invece egli salva lo ls nàql (Giob
qua pura»?, cfr. Es 30,l7ss., così N.Ridderbos, 22,30, così invece di ’l-nàql) e il nàql si beffa
GThT 50, 1950, 92) e in Sai 73,13; secondo dei «malvagi», che periscono (Giob 22,19),
Seeligmann, l.c., un tale senso si avrebbe anche anche se nella disperazione si giunge a dire che
per neqì kappàjim « chi ha mani pure » in Sai Dio uccide anche gli innocenti e si betta della
24,4, dove il contesto è sì cultuale (v. 3), ma il loro disperazione (Giob 9,23).
concetto è etico (par. « cuore puro »; concetti
opposti «inganno» e «falso giuramento»); 5/ Nei testi di Qumran nqh ni. ricorre in CD
senso etico ha pure bvniqjòn kappaj « con 5,l4s.: «chi si avvicina a loro (se. ai peccatori)
mani pure» (par. ^addlq v. 4). Incerto è Os 8,5 non resta impunito ». Nel tardo giudaismo per
dove niqqàjòn è in contrapposizione all’idola­ l’ebr. nqh pi. si trova sia il sign. di « purifica­
tria. re», sia quello di «lasciare impunito»; per
nàql oltre ad « esente, innocente, puro » è atte­
4/ Quando nqh ni. (opp. nàql in frase nomi­ stato anche il sign. sir. di « giovane agnello »
nale) significa « rimanere impunito », la deci­ (Jastrow 932).
sione di condanna/assoluzione e l’esecuzione Nei LXX questo gruppo di vocaboli viene tra­
della pena sono considerate compito del tribu­ dotto generalmente con àfrùoq/ó&tooOv. Nel
nale (Es 21), oppure vengono collocate nel­ NT si trova un chiaro riferimento al vtrt. nàql
l’ambito di una realtà nella quale un’azione solo nell’espressione aipa <xd<j>ov «sangue in­
porta con sé la propria conseguenza (Num nocente » in Mt 27,4 (cfr. v. 24) e aqxa Sucaiov
5,31; 32,22s.; Gios 2,19), anche se per l’AT in Mt 23,35 (cfr. la citazione di Is 59,7 in Rom
Jahwe può intervenire (Num 32,22s.), come 3,15, dove, come nei LXX, manca «innocen­
avviene anche nel caso della liberazione da te » accanto a « sangue »). Inoltre è da intende­
una maledizione pronunciata nel nome di Jah­ re nel senso di nàql « esente da colpa (di san­
we. Più spesso il restare impuniti è presentato gue)» il xa.da.p0q di Atti 18,6, posto dopo l’e­
chiaramente come una cosa che è in relazione spressione « il vostro sangue ricada sul vostro
con Jahwe (ISam 26,9; 2Sam 3,28 nàql tnè'im capo» (cfr. 20,26; cfr. F.Hauck - R.Meyer, art.
Jhwh « innocente davanti a Jahwe »; Prov xadapóq, ThW III, 416-434 = GLNT IV,
16,5; 11,21 « il cattivo non resta impunito», 1255-1302).
par. «un orrore per Jahwe» v. 20; 17,5), so­ C.van Leeuwen
prattutto nel giudizio di Dio pronunciato dai
profeti contro Giuda (Ger 2,35), contro ladri e
spergiuri (Zac 5,3), o contro le nazioni (Ger
25,29; 49,12), e nella preghiera (Sai 19,14).
Con nqh pi. «lasciare impunito» è sempre Dpj nqm V E N D IC A R E
Jahwe colui al quale viene rivolta la supplica
«dichiarami libero» (Sai 19,13), o colui che
(con un’eccezione, IRe 2,9, in cui è interpella­ 1/ La radice nqm « vendicar(si) » è attestala ,
to Salomone) « non lascia impunito » il pecca­ solo nel semO. (cfr. anche AHw 721 b), in
tore (sempre in frasi negative): a) nel decalogo amor. (Huffmon 241-243), ug. (Gròndahl 168)
contro colui che pronuncia invano il nome di e fen. (F.L.Benz, Personal Names in thè Phoe-
Jahwe (Es 20,7; Deut 5,11); b) nella formula nician and Punic Inscriptions, 1972, 363) solo
w^naqqi lò j enaqqcÈ « ma egli non lascia del in nomi di persona. Al di fuori dell’ebr. (cfr.
tutto impunito » posta in mezzo a una serie di anche J.Prignaud, RB 77, 1970, 50-59) un im­
espressioni che attestano anzitutto la bontà di piego più frequente si ha solo in arab. (Wehr
Dio e poi la sua volontà di punire la colpa dei 885b; per il sudarab. antico cfr. Conti Rossini
padri (Es 34,7; Num 14,18; cfr. Nah 1,3); c) 19la; sulla forma secondaria et. qlm cfr. Dill-

97 Opj nqm VENDICARE 98


mann 458), mentre neH’aram. più recente l’uso contraenti a far vendetta di sangue contro i
della radice viene riducendosi (aram. antico in provocatori di una rivolta contro l’altro; r. 22:
Sef. IH, r. lls.22, cfr. DISO 186; per il resto, minaccia di vendetta di sangue nel caso che
in dipendenza dall’AT, in aram. targumico, uno dei due dovesse aver parte a un complotto
pai. crist., raramente in sir., cfr. LS 446b). contro l’altro).
Ir ebr. il verbo è usato in q. «vendicare, ven­ Nella maggior parte dei casi non si tratta della
dicarsi », ni. « vendicarsi » opp. « venir vendi­ vendetta per un singolo (p.e. Giud 15,7 e 16,28
cato» (Es 21,20 assieme all’inf assol. q.), pi. Sansone) o contro un singolo (Ger 20,10), ma
«rendere vendicato» (cfr. Jenni, HP 144) e del conflitto tra una comunità ed i suoi nemici
hitp. « vendicarsi »; per quanto riguarda le at­ (Israele contro i suoi nemici: Num 31,2; Gios
testazioni di Gen 4,15.24; Es 21,21, considera­ 10,13; ISam 14,24; 18,25; Ger 50,15; Est 8,13;
te come forme ho. (o pu.), potrebbe trattarsi di i nemici di Israele contro Israele: Ez 25,12.15;
un qal pass. (GK § 53u; BL 286; KBL Suppl. Lam 3,60; cfr. in Sai 8,3 e 44,17 il part. hitp.
I73a). Sostantivi derivati sono il nome verbale mìtnaqqèm « colui che si vendica » assieme a
nàqàm «vendetta» (BL 463) e il fem. astratto ->'òjèb «nemico»). Più spesso balza decisa­
neqàmà « vendetta » (BL 463). mente in primo piano l’atteggiamento carico di
passione che determina il significato di nqm in
2/ Nell’AT nqm ricorre come verbo 35x, di misura preponderante, particolarmente chiaro
cui q. 13x, q. pass. 3x (vd. sp. 1), ni. 12x, pi. in Prov 6,34 (spietata sete di vendetta di un
2x, hitp. 5x (proposte di correzione del testo uomo per gelosia); di contro Lev 19,18 in rela­
vd. KBL 633a); il sost. nàqàm si incontra 17x zione al comandamento dell’amore mette in
(sempre al sing.), neqàmà 27x (di cui 7x in guardia dalla sete di vendetta e dal rancore
plur. « atti di vendetta, azioni di ritorsione »: (ntr) nei confronti dei connazionali (cfr. Elliger,
Giud 11,36; 2Sam 4,8; 22,48 —Sai 18,48; Ez HAT 4, 259).
25,17; Sai 94,1.1). Più della metà delle 79 atte­ Per i vocaboli di significato affine si vedano i
stazioni della radice si trova nei libri profetici derivati delle radici ->gmì, -»■slm (pi.), -+pqd e
(Ger 18x, Ez 12x, Is 7x, Nah 3x, Mi lx), inol­ anche di ->sùb (hi.).
tre 9x in Sai.
Spesso il verbo è usato assieme ai sost. nàqàm 4/ Una distinzione rigorosa tra l’impiego reli­
e n'qàmù (q.: Lev 26,25; Num 31,2, Ez 24,8; gioso e quello profano di nqm non è possibile,
25,12; ni.: Giud 16,28; Ger 46,10; Ez 25,15; in quanto anche per la vendetta umana, sia
pi.: Ger 51,36; cfr. Deut 32,43 e la figura eti­ realizzata che desiderata, ci si riferisce sempre
mologica in Es 21,20). all’autorizzazione o alla concessione divina
(cfr. p.e. Num 31,2 ordine a Mosè; Giud 11,36
3/ li significato originario della radice nqm ‘i/i neqàmòl «concedere vendetta»; 2Sam 4,8;
dovrebbe appartenere al linguaggio giuridico. 22,48 = Sai 18,48). Il discorso sull’intervento
Un’ingiustizia compiuta viene compensata da di Dio che punisce deve essere inteso in modo
una punizione e, in tal modo, abolita (cfr. analogo alle affermazioni sull’ira divina (-»’af
C.Westermann, art. Rache, BHH III, 1546; 4b; sul come il problema è stato trattato nella
F.Horst, art. Vergeltung, RGG VI, 1343-1346). storia delfesegesi cfr. G.Sauer, Die strafende
Secondo F.Horst, Recht und Religion im Be- Vergeltung Gottes in den Psalmen, 1961, 9­
reich des AT, EvTh 16, 1956, 49-75 = Gottcs 51). Dio punisce in primo luogo la trasgressio­
Recht, 1961, 260-291 (particol. 73 e 289), il ne dell’alleanza da parte del suo popolo (Lev
concetto di vendetta denota la « tipica punizio­ 26,25; Is 1,24, cfr. ->nhm 3c; Ger 5,9.29; 9,8;
ne privata indirizzata propriamente contro per­ Ez 24,8), ma si vendica anche contro ogni
sone che si collocano al di fuori del proprio mancanza del singolo (Sai 99,8). Egli vendica il
ambito di diritto e di potere », a differenza p.e. sangue dei suoi profeti (2Re 9,7). Punisce però
di «prova» ( ->pqd, pcquddà), cioè «dell’esa­ anche i nemici di Israele e vendica così il suo
me di controllo condotto nel proprio ambito di popolo (Num 31,3; Deut 32,35.41.43, cfr.
potere, che individua i responsabili di omissio­ Rom 12,19; Ebr. 10,30), questo soprattutto nei
ni e di infrazioni e procede contro di loro». profeti esilici e postesilici (Is 34,8; 35,4; 47,3;
nqm come misura giudiziaria che va fino alla 59,17; Ger 46,10; 50,15.28; 51,6.11.36; Ez
vendetta di sangue (->dàm\ -*£7; E.Merz, Die 25,14.17; Gioe 4,21 txt em; Mi 5,14; Sai
Blutrache bei den Israeliten, 1916) è chiarissi­ 149,7). Lo jòm nàqàm/neqàmà «giorno della
mo in Es 21,20s. (uccisione di uno schiavo; in vendetta» (Is 34,8; Ger 46,10; 4b) signi­
proposito G.Liedke, Gestalt und Bezeichnung fica consolazione per il popolo afflitto (ls 61,2;
atl. Rechtssàtze, 1971, 48s.); cfr. inoltre la set­ 63,4). Si intravede ancora talvolta che a questo
templice vendetta di sangue per Caino (Gen modo deve essere ristabilita l’antica situazione
4,15.24; Westermann, BK I, 423s.). Un simile legale.
stato di cose si può dedurre da un’iscrizione Spesso Dio viene supplicato da singoli uomini
anticoaram. di Sfire, che contiene un contratto a fare vendetta (Giud 16,28; Ger 11,20; 15,15;
(KAI nr. 224, r. 11 s.: obbligo di uno dei due 20,12; Sai 79,10); essa trattiene l’uomo dal do­

99 Dp3 nqm VENDICARE 100


ver esercitare egli stesso la ritorsione (ISam 12x, hitp. lOx, hi. 2x. Il qal è molto frequente
24,13), ed è motivo di gioia per il giusto (Sai in Ez (68x, poi Gen 46x, Sai 45x, Num e ls
58,11). Dietro tutti questi atteggiamenti c’è lo 44x ciascuno, Es e ISam 32x ciascuno, Giob
zelo di Dio (->>qri) intorno e a favore del suo 28x), il ni. in Is (14x, Ez 5x).
popolo (Nah 1,2 nòqèm «vendicatore»; Sai Le occorrenze dei nomi sono così distribuite:
94,1 'èl neqàmòt « Dio della vendetta » nel gri­ nasi' «principe» 130x (Num 62x, Ez 37x [in
do di appello a Jahwe giudice, cfr. Kraus, BK Lis. manca Ez 12,12], Gios 13x), nesVlm
XV, 654). «nub i» 4x, massa’ «peso» 45x (Ger 12x,
Num 11x), massa ’ « detto » 21 x (Is 11x), mas­
5/ 1 testi di Qumran, conformemente alla so’ lx, maÉàaà lx, mas’èt 16x (incl. Ez 17,9),
tendenza separatista della comunità, conoscono se’èt 14x (di cui 7x con il sign. di «macchia
un uso copioso del vocabolo, soprattutto in re­ della pelle» in Le\4‘l 3-14), § ìJ lx.
lazione all’ira divina che compie con la spada
vendicatrice la vendetta dell’alleanza (CD 3/ a) Il significato fondamentale tipico della
19,13 ecc.; cfr. Kuhn, Konk. 146). I LXX tra­ radice, « alzare, portare », è ben attestato al
ducono per lo più con ék5i,xeìv ed i suoi deri­ qal: la gente innalza un’insegna (militare) (Ger
vati. Per la prospettiva del NT cfr. F.Biichsel, 4,6; 50,2 ecc.), l’acqua che cresce solleva una
art. àn:o5i5io(ju, ThW II, 170s. (= GLNT II, nave (Gen 7,17), ecc. In Sai 102,11 il suo con­
1176ss.); G.Schrenk, art. èxSlxéw, ThW 11, trario è ->slk hi. «far cadere», ns’ pare aver
440-444 (= GLNT III, 305-316); H.Preisker - assunto un significato tecnico particolare in
E.Wurthwein, art. fxur&óg, ThW IV, 699-736 rapporto con la pesatura (Giob 6,2 ns3
(= GLNT VII, 353-444). bemòzendjim «alzare sulla bilancia», par. sql
G.Sauer « pesare ». Anche nell’accezione « portare »
compaiono i più svariati soggetti e oggetti: la
gente innalza un idolo (Am 5,26; cfr. Is 46,1
n^suòt), gli alberi portano frutti (Ez 17,8), ecc.
Espressioni parallele sono sbl «portare» (Is
NÈH n i' A L ZA R E , P O R T A R E 46,4.4.7;53,4; altrove ancora Gen 49,15; Is
53,11; Lam 5,7; pu. Sai 144,7; hitp. Eccle 12,5
« trascinarsi »; inoltre le derivazioni
1/ Il verbo ni'appartiene al semitico comune sèbcel/siblà/sòbcel « corvée », [cfr. anche
(Bergstr. Einf. 187; nel tardo aram. viene sop­ T.N.D, Mettinger, Solomonic State Officials,
piantato da altri verbi, KBL llO lb) ed è atte­ 1971, 137-1391, sabbài «portatore» par. nòSè’
stato ampiamente nei testi del periodo vetero­ IRe 5,29, cfr. Noth, BK IX,87; non è chiaro
testamentario (AHw 762-765; Huffmon 239s.; l’aram. sbl po. in Esd 6,3; per zbl vd. st. 3e) e
WUS nr. 1859; UT nr. 1709; DISO 169.186s.); 'ms «alzare, portare, caricare» (Is 46,1.3;
il significato è sempre «alzare, portare, portar Neem 4,11; altrove ancora Gen 44,13; Zac
via» (arab. ns’ intransitivo «elevarsi», Wehr 12,3; Sai 68,20; Neem 13,15; hi. «caricare»
856b; cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, 186s.). ÌRe 12,11 = 2Cron 10,11; ‘àbcun ma‘amàsà
Nell’AT si trovano in ebr. tutte le coniugazioni « pietra da carico » Zac 12,3).
verbali ad eccezione del pu. e delTho., in aram. Tra le voci affini per significato cfr. anche riti 4 .
si hanno solo qal e hitp. Le forme nominali «im porre» (2Sam 24,12; Lam 3,28) e «pesare» (Is
frequenti sono nasi 1 «principe», massa’ 40,15), aram. q. «alzare» (Dan 4,31; 7,4), .pi. «alza­
«peso» e « (l’alzare la voce =) detto», mas’èt re» (Is 63,9 par. ns’ pi.), nàti! «pesatore» (Sof 1,11)
« elevazione» (Ger 6,1 « segnale di fumo », cfr. e néteel « peso » (Prov 27,3); un po’ diverso è il valo­
Giud 20,38.40 e l’ostraco di Lachis, KAI nr. re di jbl hi. « portare» (7x, aram.ha.3x; ho.pass. 1 lx;
194,r. 10) e «tributo»; più rare sono masso’ f b ù l «raccolto» 13x; jàbàl [Is 30,25; 44,4) e jlibai
[Ger 17,8] «fosso d’acqua »). Incerta è la derivazione
«considerazione (del volto)» (2Cron 19,7),
di kenà'à opp. kin'à «carico, fastello» in Ger 10,17.
massà’à «elevazione» (Is 30,27), nes l’ìm In Sai 31,12 G.R.Driver, JThSt 32, 1931, 256, ipo­
«nubi, banchi di nebbia» (Ger 10,13 = 51,16; tizza un sost. ma ’ód « peso » (KBL 489a) invece di
Sai 135,7; Prov 25,14; cfr. R.B.Y. Scott, ZAW me’òd.
64, 1952, 25), se’èl «altezza» e «gonfiore del­
la pelle, macchia della pelle», s ì’ «altezza» Con particolare frequenza si ha come oggetto
(Giob 20,6; diversamente C. Rabin, Scripta nell’AT l’arca di Dio (Gios 3,3ss.; 2Sam
Hìerosolymitana 8, 1961, 399). Incerto dal lato 6,3s.l3 ecc.). Le espressioni indicanti «porta­
testuale e grammaticale è mas’òt di Ez 17,9. tore di armi/scudo» sono formate con il part.
nòsè’ e l’oggetto corrispondente (Giud 9,54;
2/ Nell’AT il verbo compare 654x (inoltre 3x .ISam 14,lss. ecc.; ISam 17,7.41 ecc.). Dal sign.
in aram.: qal 2x, hitp. lx): qal 597x (incl. Is « portare » deriva la sfumatura « portar via »
46,1 n?suòl\ Ez 8,3, in Lis. sotto ni.; esci. Gen (2Sam 5,21 ecc.; spesso con il sogg. -^ rifh
4,7 se’èt\ Ez 17,9 maé’òt; in Mand. manca Esd «vento» opp. «spirito di Dio», IRe 18,12;
10,44Q), ni. 33x (incl. 2Sam 19,43 nissè’t), pi. 2Re 2,16; Is 41,16; 57,13 par. -*lqh «prende­

101 K5W ns’ ALZARE, PORTARE 102


re»; Ez 3,12.14; 8,3; I L I .24; 43,5; aram. Dan par. Iqh sòhad « accettare doni di corruzione »
2,35; con se‘àrà « uragano » Is 40,24; con in Deut 10,17). Molto frequente è l’espressione
qàdim «vento orientale» Giob 27,21, par. i'r nesù’ (part.pass.) fànìm «stimato, considerato»
pi. « soffiar via »). Con questo valore il verbo è (2Re 5,1 accanto a gàdòl «grande, stimato»;
impiegato talvolta nell’espressione « prendere ls 3,3 in un elenco di dignitari; Is 9,14 accanto
una donna» (Rut 1,4; Esd 9,2.12; 10,44Q; a zàqèn « [l’]anziano »; Giob 22,8 par. ’ìs
Neem 13,25; 2Cron 11,21; 13,21; 24,3; ->lqh zeròa‘ «uomo del braccio = [il] potente»). Il
3d). Il «prendere» può essere qualificato in sollevare il volto da parte di Jahwe è segno di
senso negativo e si avvicina così al sign. di salvezza per l’uomo (Num 6,26; Sai 4,7; a
«depredare» (Giud 21,23; ISam 17,34; Cant Qumran l’immagine è applicata alla benedizio­
5,7; Dan 1,16; in Ez 29,19 vengono usati nel ne o alla maledizione di Dio, 1QS 2,4.9).
contesto sii e bzz « saccheggiare »). Un altro gesto è infine evidenziato da ns’
L’espressione ns’ ròs/mispàr (risp. in Es 30,12; ‘ènàjim « sollevare gli occhi » (molto spesso
Num 1,2.49; 4,2.22; 26,2; 31,26.49 e in Num unito a r ’h «vedere», Gen 13,10.14; 18,2 ecc.;
3,40; lCron 27,23; sempre in rapporto ad un -* ’àjin 3a). L’espressione può anche indicare
censimento) ha il sign. di «contare»; essa è un particolare moto deU’animo come la passio­
dovuta senz’altro all’influsso acc. (cfr. AHw ne amorosa (Gen 39,7; Ez 23,27), la brama di
762s.; F.X.Steinmetzer, OLZ 23, 1920, 153). Jahwe (Sai 121,1; 123,1) o di altre divinità (Ez
18,12).
b) Con il verbo viene molte volte indicato un
gesto. Nc risulta perciò di frequente un valore c) ns’ compare spesso nella terminologia tipica
traslato, connotandosi con il verbo l’azione o del parlare. Ricorre con frequenza particolare
la cosa espressa dal gesto. L’alzare le mani può ns' qól «alzare la voce» (insieme con bkh
essere un gesto ostile (2Sam 20,21); la gestuali­ «piangere» la locuzione indica un pianto di­
tà è usuale in occasione di giuramenti (Es 6,8; rotto: Gen 21,16; 27,38; 29,11; Giud 2,4; 21,2;
Num 14,30; Deut 32,40; Ez 20,5ss.; Sai 106,26 ISam 11,4; 24,17 ecc.; con qr’ «chiamare»
ecc., spesso con una rappresentazione antropo­ Giud 9,7; con $’q « gridare » ls 42,2; con mn q.
morfica di Jahwe), di preghiere ed implorazio­ «giubilare» ls 24,14; pi. 52,8). Altri comple­
ni (Sai 28,2; 63,5; Lam 2,19 ecc.; in Sai 134,2 menti diretti con valore acustico sono ad esem­
è usato in mòdo simile brk pi. «glorificare») e pio qlnà « lamentazione » (Ger 7,29; 9,9; Ez
quando si chiama con un cenno (Is 49,22). 19,1; 27,2.32; 28,12; 32,2; Am 5,1; con nehì
L’espressione «alzare il capo» è detta di chi è Ger 9,9.17), ffillù «preghiera» (2Re 19,4 = Is
libero, potente, consapevole (Giud 8,28; Zac 37,4; Ger 7,16; 11,14), masàl «proverbio»
2,4; Sai 83,3; Giob 10,15). La formulazione (Num 23,7.18; 24,3.15.20.21.23; Is 14,4; Mi
può anche trovarsi al transitivo: qualcuno in­ 2,4; Ab 2,6; Giob 27,1; 29,1), con una figura
nalza un altro, in diverse accezioni (2Re 25,27 etimologica massa’ «oracolo» (2Re 9,25,
= Ger 52,31). In Gen 40,13.19s. la plurivalen­ vd.st.4b), inoltre Iwerpà «insulto» in Sai 15,3,
za di né’ viene impiegata in un gioco di parole sèma ‘ «diceria» in Es 23,1 nonché nÉ’ sèm
(da un lato ns’ ròs ha il valore qui contempla­ «pronunciare il nome» (Es 20,7; Deut 5,11;
to, ma può assumere anche il senso di « pren­ cfr. Sai 16,4; 139,20 txt em; cfr, LJ Stamm,
dere la testa = giustiziare »). ThR NS 27, 1961, 228s.). A volte può manca­
ns’ pùnìm «sollevare il volto» (cfr. l.L.Seelig- re il complemento diretto (locuzioni ellittiche:
mann, FS Baumgartner 1967, 270-272) è anzi­ ls 3,7; 42,2. Il; Giob 21,12).
tutto espressione di coscienza retta (2Sam 2,22;
Giob 11,15; cfr. Gen 4,7 Éc’èt) oppure di un’a­ d) Dai gesti e movimenti fisici il verbo passa a
spettativa (2Re 9,32; Giob 22,26). Anche que­ designare quelli deH’animo: ns’ ncefces denota
sta formulazione può essere impiegata al tran­ quindi « essere rivolto ad una cosa » con diver­
sitivo; il sign. è quindi «essere favorevole a se sfumature: «desiderare ardentemente»
qualcuno, accondiscendere» (Gen 19,21; (Deut 24,15; Os 4,8), «dedicarsi con la men­
32,21; Giob 42,8.9; espressioni parallele sono te» (Sai 24,4; Prov 19,18), «aver fiducia» (Sai
hnn «essere benevolo» Deut 28,50; sm‘ beqòl 25,1 s. c 143,8 par. —bth, Sai 86,4). D ’altra
«ascoltare la voce» ISam 25,35; rsh «gradi­ parte l’immagine può operare in senso contra­
re» Mal l,8s.; knh pi. «adulare» Giob 32,21; rio, in quanto lo stesso organo spirituale spinge
nkr pi. nel senso di «preferire» Giob 34,19; l’uomo a qualcosa (detto di Ièb «cuore»: Es
nbl hi. «guardare [amichevolmente]» Lam 35,21.26 e 36,2 in senso positivo, 2Re 14,10 =
4,16). L’espressione può trovarsi in accezione 2Cron 25,19 in accezione negativa).
positiva (2Re 3,14 «aver riguardo» e vd.sp.) o
negativa («prender partito, essere parziale» e) Dal valore letterale di « portare » deriva
Mal 2,9; Sai 82,2; Giob 13,8.10; Prov 6,35; quello traslato di «sopportare» (della terra:
18,5; par. hdr panim Lev 19,15 «non tratterai Gen 13,6; 36,7; Prov 30,21; dell’uomo e di
con parzialità il povero né userai preferenze Dio: Deut 1,9; Is 1,14; Ger 44.22; Mi 7,9;
verso i potenti »: tutti e due gli atteggiamenti Giob 21,3). Per L.Kòhler (ThZ 5, 1949, 395;
sono considerati dunque ugualmente rischiosi; KBL 250a) in zbl (acc. e arab. « portare ») di

103 KCM ns' ALZARE, PORTARE 104


Gen 30,20 abbiamo lo stesso sviluppo da visione del carro di Ez le ruote si alzano (Ez
« portare » a « sopportare » (diversamente 1,19-21), lo stesso si ripete per le porte del
M.David, VT 1, 1951, 59s.; HAL 252b; tempio (Sai 24,7.9 txt em, sempre in par. con
M.Held, JAOS 88, 1968, 90-96; M.Dietrich- ns’ q.). Il sign. passivo è attestato in ls 40,4
O.Loretz,OLZ 62, 1967, 539: «fare un rega­ («essere innalzato», contrario spi «essere ab­
lo », cfr. acc. zubullu « regalo di nozze »). bassato»), in 2Sam 19,43; 2Re 20,17 ecc.
(« essere preso, portato via »). In Isaia e negli
1) L’espressione ns’ 'àwòn/hèt' (di cui tratta scritti che ne dipendono è impiegato spesso il
diffusamente R.Knierim, Die Hauplbegriffe fur part. nìttà’ «elevato» (a volte insieme con
Sunde im AT, 1965, 50-54.144-119.193.202­ -+rùm o -+gbh «essere alto»; Is 2,2.12-14;
204.217-222.226; -*ht‘ 3b) rientra nella termi­ 6,1; 30,25; 57,7) per descrivere sia il monte
nologia del culto. A partire dai sign. «carica­ (2,2) e il trono di Dio (6,1) sia le potenze in
re » e « portare » l’espressione significa da un concorrenza con Dio (2,12-14; anche per il ser­
lato « caricare su di sé il peccato », dall’altro vo di Dio in Is 52,13 ricorre la medesima ter­
« (dover) portare (la pena della propria) colpa » minologia, ns’ accanto a rum e gbh)\ le stesse
(Lev 5,1.17; 7,18; 17,16; 19,8.17; 20,17.19.20; espressioni - prive di specifica connotazione
22,9; 24,15; Num 5,31 epe.; Ez 14,10; I8,19s. teologica - possono servire a descrivere un col­
ecc.). È possibile comunque il ricorso alla so­ le (Is 30,25; 57,7).
stituzione vicaria effettuata dal sacerdote (Es Alcuni passi parlano dell’« innalzarsi » di Jah­
28,38), dai figli (Num 14,33), dal profeta (Ez we; il loro contesto è quello della teofania (ac­
4,4-6) c infine dal servo di Dio (Is 53,12, par. canto a qùm: Is 33,10; Sai 7,7; accanto a rum
pg' hi. « prendere il posto di », che sottolinea hitpo.: ls 33,10; accanto a jp ' hi.: Sai 94,ls.).
l’aspetto attivo della sostituzione vicaria del In Sai 7,7 e 94,2 si prega perché Dio si manife­
servo di Dio). L’origine di questa terminologia sti; in Is 33,10 la manifestazione è annunciata
e della relativa concezione è da cercarsi nella nella parola profetica di Jahwe.
dichiarazione cultuale del sacerdote che stabili­
sce le trasgressioni (cfr. W.Zìmmerli, ZAW 66, i) Nel pi. che ha il sign. «alzare, sollevare» i
1954, 9-12 = GO 157-161 = Rivelazione di verbi paralleli sono ntl pi. «alzare» e gdl pi.
Dio, 1975, 141-145). «far grande» (Is 63,9; Est 5,11). L ’hi. è atte­
stato solo due volte nel sign. «far portare (a
g) Anche dal sign. «portar via» con il com­ uno il proprio peccato)» (Lev 22,16; cfr. a
plemento diretto hèt/'nwDn/pàsa' ha origine un questo proposito anche 1QS 5,14) e «apporta­
valore traslato: « perdonare (il peccato) » (an­ re» (2Sam 17,13 txt?). L’hitp. ha il valore « in­
che in forma ellittica; cfr. Gen 4,13; 18,24.26; nalzarsi » (Num 23,24 par. qùm\ 24,7 par. rum
50,17.17; Es 10,17; 23,21; 32,32; 34,7; Lev sia in senso proprio che traslato, ed applicato
10,17; Num 14,18.19; Gios 24,19; ISam nel primo caso ad un leone, nel secondo ad un
15,25; 25,28; Is 2,9; 33,24; Os 1,6.6; 14,3; Mi regno; in Ez 17,14 il contrario è spi).
7,18; Sai 25,18; 32,1.5; 85,3; 99,8; Giob 7,21;
cfr. J.J.Stamm, Erlòsen und Vergeben im AT, 4/ a) L’origine e il sign. del termine nasi'
1940. 67s.). Le espressioni parallele attestate sono oggetto di discussione (cfr. f.l’a. M.Noth,
sono: -+nqh pi. «dichiarare innocente» e ->slh Das System der zwòlf Stamine Israels, 1930,
«perdonare» (Num 14,18s.), -+kpr pi. «com­ 151-162; J. van der Ploeg, RB 57, 1950, 40-61;
piere riti espiatori» (Lev 10,17), ksh pi. pro­ M.H.Gottstein, VT 3, 1953, 298s.; E.A.Spei-
priamente «coprire» (Sai 85,3; cfr. Sai 32,1), ser, CBQ 25, 1963, 111-117). M.Noth lo colle­
‘br hi. ‘àwòn « lasciar passare una colpa » ga all’espressione né* qui (vd.sp. 3c) intenden­
(Giob 7,21). Espressioni di tal genere hanno dolo come «portavoce» e mettendolo in rela­
origine nel contesto del lamento che si indiriz­ zione con la supposta anfizionia delle dodici
za a Dio per chiedere perdono di una colpa tribù dell’antico Israele. Noth ricorda le varie
(Sai 25,18; 32,1.5; 85,3; cfr. Giob 7,21), in liste di dodici nes l’lm (Num 1,5-16; 13,4-15;
rapporto con la visione sacerdotale del culto 34,17-28) e rimanda a Gen 25,16 dove si ac­
(Lev 10,17), con i discorsi parenetici (di origine cenna ai dodici n^sl’lm degli ismaeliti; anche
dtr.: Es 23,21; Num 14,18s.; Gios 24,19), nel­ questi ultimi hanno la funzione di portavoce
l’annuncio profetico di salvezza e di sventura nell’ambito dcll’anfizionia. Tuttavia sembra
(Is 2,9; 33,24; Os 1,6); dal lato della storia del­ più probabile che il sign. « portavoce (dell’al­
la teologia c difficile dar un posto preciso alle leanza) » non valga per i passi relativamente
osservazioni sul « perdono » contenute in Gen antichi (Gen 34,2; IRe 11,34; cfr. l’uso che ne
18,24.26 (il brano, come tempo e contenuto, si- fa Ez). È difficile pensare ad un’anfizionia
avvicina al Deut e ad Ez, e difficilmente ap­ ismaelitica; la tradizione conosceva invece do­
partiene a J; diversamente von Rad I, 407s. = dici principi ismaeliti (Gen 17,20; 25,16).
ital. 1, 445s.). Negli inni Dio è chiamato addi­ Come significato fondamentale si potrà ritene­
rittura ’èl nòie’ « Dio che perdona » (Sai 99,8). re quello di « dignitario, principe ». Il termine
sembra essersi formato nel contesto dell’orga­
h) ns' ni. ha valore riflessivo e passivo. Nella nizzazione tribale di Israele (passi più antichi:

105 NfrJ n i' ALZARE, PORTARE 106


Es 22,27; IRe 8,1), mentre più tardi passò a bliche cfr. M.Noth, JSS 1, 1956, 325; HufTmon
designare il capo della comunità nazionale nel­ 198; Gròndahl 109; Harris 134).*
la sua accezione religiosa; riflettono questo
contesto le sezioni vicine al Codice sacerdotale 5/ A Qumran prosegue l’uso linguistico vtrt.;
(attestate in Es, Lev, Num, Gios), che riporta­ nel NT esso è ripreso in àcpiivoa (cfr. R.Bult-
no la cifra di dodici neiì'ìm sottoposti al sacer­ mann, art. à(p£iri|j,i, ThW I, 506-509 = GLNT I,
dozio di Aronne opp. di Mosé (cfr. ad esempio 1353-1362); anche nell’uso di oapEtv di Gv
Es 16,22; 34,31; Num 1,16 ecc.), mentre Eze­ 1,29 continua la molteplicità dei valori di n i’
chiele conosce solo un nasi' che esercita il mi­ (cfr. J.Jercmias, art. aipu>, ThW 1,184-186 =
nistero sacerdotale nel futuro tempo della sal­ GLNT 1,497-502); K. Weiss, art. q>Épu>, ThW
vezza ed è considerato il legittimo successore IX, 57-89).
cultuale del re israelitico (p.e. Ez 45,7.16s.; F. Stolz
46,8.10.17).

b) Il termine m aiià’ «annuncio di sventura»


(non deriva da né’ qòl «parlare» [così f. gli a.
M.Tsevat, HUCA 29, 1958, 119.130; G.Rinal- )n3 ntn D A R E
di, Bibl 40, 1959, 278s.], ma dal sign. «alza­
re»; massa’ è il «peso» della sventura, che
viene imposto sul destinatario con l’oracolo 1/ 1/ La radice del verbo presenta delle for­
profetico, cfr. P.A.H. de Bocr, OTS 5, 1948, me varianti a seconda delle lingue sem. dove
197-214; G. Lambert, NRTh 87, 1955, 963­ compare (ebr. e aram. ntn, cfr. DISO I88s.;
969) è un termine tecnico del linguaggio profe­ KBL 1102; anche amor., cfr. HulTmon 244; ug.
tico. Esso designa normalmente l’oracolo con­ e fen.pun. jtn, cfr. WUS nr. 1255; UT nr.
tro i popoli stranieri (con indicazione dei desti­ 1169; DISO 113; acc. ndn, cfr. AHw 70lss.).
natari: Ts 13,1; 15,1; Nah 1,1; cfr. Is 14,28
ecc.). Tuttavia l’oracolo profetico è designato Le forme diverse che si riscontrano in ebr. (i nomi
in questo modo (secondariamente) in maniera personali Jicnàn e JalnJ’èl, anche ‘ètari < * ‘ujtàn
con alef prostetico « sempre acquifero, durevole », i
del tutto generica (Zac 9,1; 12,1; Mal 1,1; cfr. n. pers. ’aUnì/'cElnàn e i sost. ’eetnan/'atnà « dono »
Ab 1,1: qui massa’ è il contenuto della visione [diversamente H A L 99b], nonché il verbo InU I «dar
profetica, -*hzh). Si deplorano i falsi oracoli un compenso» Os 8,9.10 [non denominativo di
contro i popoli ad opera di profeti malfidi ’cetnan/’a tnà ; diversamente H.S.Nyberg, Z A W 52,
(Lam 2,14). In un solo caso si usa massa' per 1934, 250; C.van Leeuwen, Hosea, 1968, 175]), in
designare l’oracolo profetico con cui si annun­ ug. (inf. /«, cfr. J.C. de Moor, thè Seasonal Pattern,..,
cia un castigo contro una singola persona (2Re 1971, 150; cfr. Sai 8,2) e in acc. (formazione verbale
secondaria ladànum, cfr. G A G § 51c.l02m. 103d)
9,25).
indicano che si tratta di una radice bilittera in o dn
(< ln , G V G 1,153), mentre la prima consonante
e) In molti passi attraverso immagini e simili­ n/j/Vl è dovuta ad un’aggiunta secondaria (cfr. f.gli a.
tudini si parla del portatore di Dio nel senso di F.M.Cross - N. Freedman, JBL 72, 1953, 32 n.91;
protezione e custodia. Si trova ni' in relazione N.M.Sama, JBL 74, 1955, 273; S.Segert, ArOr 24,
all’uscita dall'Egitto e alla traversata del deser­ 1956, I33s.; D.W.Young, VT 10, I960, 457-459;
B.Kienast, Z A 55, 1963, 140s.l44; J.MacDonald,
to in Es 19,4 «come vi ho portato su ali di
ALUOS 5, 1963/65, 63ss.; ulteriori considerazioni
aquile» (cfr. Deut 32,11) e Deut 1,31 «dove ti etimologiche in G.H.Gordon, RSO 32, 1957, 273s.
ha portato Jahwe tuo Dio, come un uomo por­ [derivazione da un nome eg.-sem. uniradicale d
ta suo figlio». In Is 46,3s. (cfr. Westermann, «m ano»]; diversamente C.J.Labuschagne, OuTW P
ATD 19,143-147 = ital. 215-221, che dà come 1967, 60 [/>/«]).
titolo a 46,1-4: « I portati e il portatore») n i’
sta con 'ms e sbl (vd.sp. 3a): «Ascoltatemi, 2/ In ebr. il verbo ntn è attestato solo al qal
casa di Giacobbe... voi portati da me fin dal e al ni. La forma juttan (cfr. ju-da-an o sim.
seno materno, sorretti fin dal grembo materno: in EA 89,58 ecc.) non è ho., bensì qal pass.
sino alla vostra vecchiaia io sarò sempre lo (Bergstr. 11,87; Joìion 126.142; Meyer
stesso, io vi porterò fino alla canizie». Il n i’ di 11,117.135). Per il perf. dichiarativo (p.e. Gen
Sai 91,12 è riferito agli angeli; in Is 63,9 n i’ pi. 1,29 « con questo vi do ») cfr. -> 'mr 3a.
sta accanto a n\l pi. (cfr. ancora jb l hi. in Ger Come derivati nominali si hanno, oltre a
31,9). Troviamo inoltre 'ms «portare» in Sai ’cetnan opp. ’cetnà «dono», (vd. sp. 1) l’agg.
68,20: « Ci porta il Dio che è il nostro aiuto ». verbale sostantivato nfitìn «donato, consacra­
Le concezioni e le immagini della protezione to» (vd. st. 1IL/1 c) e i sostantivi mattàn/
di Dio, che qui si esprimono, sono anche alla mattànti/mattat «dono, regalo» (aram. bibl.
base dei nomi propri teofori formati con i ver­ netln e mattenà\ l’ebr. nàdàn « regalo » di Ez
bi che denotano portare; nell’AT cfr. 'amasjà 16,33 potrebbe essere prst. acc., cfr. KBL
(2Cron 17,16) e le forme brevi 'amàià, ‘amàsaj 597b); vi è inoltre una serie di nomi di perso­
e ‘àmòs (Noth, IP 178s.; per analogie extrabi­ na: NatUn, ’alnàlàn, Nctan el, J(ch)ònàtàn,

107 ina ntn DARE 108


Netanjà(hu), Netan-mcélcek, Jitnàn, JatnVèl, Est 15 — 14 29
Mattàn, Matfnaj, Mattanjà(hù), MattaUà, Dan 14 - 3 17
Mattitjà(hù) e il nome di luogo Mattana (cfr. Esd 18 — l 19
Noth. IP 170; Huffmon 216s.244; Gròndahl Neem 41 — 2 43
1Cron 38 2 40
147; F.L.Benz, Personal Names in thè Phoeni-

2Cron 110 - 4 114


cian and Punic Inscriptions, 1972, 328s.364;
J.K.Stark, Personal Namcs in Palmyrene In- AT 1919 8 83 2010
scriptions, 1971, 101 a; vd. st. IV/1).
Le derivazioni nominali di ntn sono relativa­
3/ In aram. il perf. di ntn è stato sostituito mente rare: nàtln 17x (solo plur. in Esd/Neem
abbastanza presto da jhb (KBL 1081.1102; e 1Cron 9,2), matlàn 5x (Prov 3x), mattana
DISO 105s.l88s.; LS 298s.; sull’etimologia cfr. 17x (Ez 5x), mattai 6x; inoltre • ’cetnà lx,
C.J.Labuschagne, OuTWP 1967, 62) che nel- ’atnan llx .
Fararn. bibl. è attestato al qal c allo hitpc. NeH’aram. bibl. si ha ntn q. 7x (impf. e inf.),
In ebr. jhb si trova solo all’imp. (sing. e plur.) jhb q. 12x (perf., imp. e part.), ntn q. pass. 9x,
e qualche volta si è ridotto a semplice interie­ hitpe. 7x; netln lx (Esd 7,24 plur), maligna 3x.
zione (HAL 226s.). Quanto a j ehàb «carico, Nell’ebr. dell’AT jhb è attestato 33x (solo
cura(?) » cfr. Wagner nr. 120 (diversamente imp.: hab 2x in Prov 30,15; hàbà 12x, di cui
M.Dahood, Psalms II, 1968, 38: 1 jdhéb «be­ 5x come interiezione «suvvia!»; hàbl lx in
nefattore »). Rut 3,15; hàbù 18x).

II/ Con circa 2000 ricorrenza, ntn è al quinto HI/ I dizionari distinguono normalmente tre
posto tra i verbi più attestati nelPAT. Ad ecce­ significati principali di ntn: (1) «dare», (2)
zione di Nah, lo si trova in tutti i libri dell’AT « porre », « collocare », « mettere » e (3) « fare »,
(Gen 29,27 nitfnà va considerato, con BrSynt «compiere» (cfr. GB 529-531 e Zorell
§35e, come 3“ sing. fem. perf.ni. e non come l a 539-541; diversamente KBL 642s. che conside­
plur. coortativo q.; 2Sam 21,6 Q va inteso ra «dare» il valore principale). Fondamental­
come q., e non K come ni.; esci. Sai 8,2 txt? mente con ntn si definisce l’azione con la quale
tenà; Giob 9,24 in Lis. è posto sotto q. anziché viene messo in movimento un oggetto o una
ni.): cosa. Da questo valore fondamentale si forma­
q. pass. ni. totale no due serie di significati principali: la prima
q-
serie designa il « mettere in movimento » opp.
Gen 147 — 3 150
Es 113 — ■ 2 115 « trasportare » un oggetto (« mettere qualcosa in
Lev 81 " 1 4 86 moto verso», « (tras)portare», «porre» e, rife­
Num 117 2 1 120 rito a persone, « far pervenire qualcosa a qual­
Deut: 176 - — 176 cuno», «dare») (vd. st. 111/1); la seconda serie
Gios S8 - 1 89 include significati che si riferiscono al « mettere
Giud 69 — — 69 in movimento» opp. «far andare» una cosa
ISam 70 - 2 72 nel senso di « causare », « produrre un effet­
2Sam 28 2 30
to », « provocare », « fare » ecc. (vd. st. UI/2).
-

IRe 110 1 - 111


2Re 55 1 4 60 Tuttavia, a causa del valore fondamentale ad
Is 49 — 7 56 esse comune, le due serie non possono distin­
Ger 131 — 17 148 guersi nettamente tra loro, tanto più che spesso
Ez 196 — 12 208 è difficile tracciare una linea divisoria tra og­
Os 12 - ' 12 getto e cosa (p.e. tra «dare» e «causare per»
Gioe 8 - - 8 nei casi in cui si abbia per oggetto di ntn un
Am 4 — - 4 nome astratto) (vd. st. lb e ld). Si aggiunga poi
Abd l - - 1
che quasi sempre ntn, in particolare nella pri­
Giona 2 - — 2
Mi 7 — — 7
ma serie, viene unito a delle preposizioni, co­
Nah — — —
sicché il significato del verbo o subisce l’influs­
Ab 1 — — 1 so dei vari contesti oppure dà luogo a combi­
Sof 2 - - 2 nazioni stereotipe nelle quali la prima serie di
Agg 1 - — 1 valori influisce sulla seconda da un punto di
Zac 7 - - 7 vista idiomatico. Bisogna pure tener conto del
Mal 3 — — 3 fatto che un verbo come ntn, dall’uso frequen­
Sai 94 94
tissimo, nel corso del tempo ha dato luogo in
— —

Giob 30 1 2 33
Prov 34 - — 34 più campi a specifici termini tecnici che hanno
Rut 8 - — 8 iniziato un proprio corso semantico. Per un
Cant 7 - — 7 esame particolareggiato della voce ntn è neces­
Eccle 23 — 2 25 sario rinviare ai dizionari. Sarà sufficiente una
Lam 9 - — 9 breve panoramica dell’impiego «semplice» di

109 ntn DARE 110


questa voce, mentre maggior attenzione sarà meglio interpretato con il secondo significato
dedicata a quello peculiare. principale (« mettere in moto » una cosa nel
senso di « avviare », « causare », « dar moti­
1/ a) Nel caso del primo significato principa­ vo »), quantunque sia difficile distinguere sem­
le « mettere in movimento» nel senso di «(tras)- pre tra i due significati principali (vd. st. 2).
portare», «porre», «dare», ntn viene impie­ c) Quando ntn ha per oggetto delle persone,
gato con le preposizioni ’cel. be, beqàrceb, assume il valore di termine tecnico: «mettere
betòk, ‘al, bà'ad, tàhat, ’èt e ‘im (per lifnè e be in carcere» (con ’cel Ger 37,18; con be Ger
con jàd vd. st. ITI/3, per il be pretii vd. st. lf) 52,11 [Q senza be]\ con l’accusativo di luogo
che denotano la direzione, la determinazione o Ger 37,4.15; cfr. anche 2Sam 20,3; 2Cron
il luogo dell’Oggetto trasportato. Mancano prove 16,10) e «consegnare», specialmente un accu­
per un uso di ntn con due accusativi nel signi­ sato o un imputato (2Sam 14,7; 20,21; Giud
ficato principale ricordato sopra di « dare qual­ 20,13 - la stessa costruzione con js ' hi. in Giud
cosa a qualcuno » oppure « far dono di qualco­ 6,30; in questi casi si tratta della richiesta di
sa a qualcuno », così come si suppone in KBL consegna dell’imputato, cfr. H.J.Boecker, Re-
642a (st. 2). Nei passi addotti da KJJL (Gios deformen des Rechtslebens im AT, 1964,
15,19; Is 27,4; Ger 9,1; Esd 9,8) il destinatario 21-24; in Boecker manca 2Sam 20,21); inoltre
è indicato con un suffisso che va inteso in tutti il significato è « lasciare » nel senso di « conse­
i casi come suffisso dativale del verbo. Altri gnare» alla giustizia, soprattutto quando il
esempi sono Ez 16,38; 17,19; 21,32; Lam 5,6 soggetto è Jahwe (Num 21,3; IRe 13,26; 14,16;
ecc. (cfr. Joiion 366s. n.2; M.Bogaert, Bibl. 45, ls 34,2; Ger 15,9; 25,31; Ez 16,27; 23,46; Mi
1964, 220-247; H.J. van Dijk, VT 18, 1968, 5,2; Sai 27,12; 41,3; 118,18) e infine «rimette­
24; M. Dahood, Psalms I, 1966, 12; diversa­ re, mettere a disposizione, consacrare » (in par­
mente GVG 11,322 e GK §117x e fi). Alcune ticolare ad una divinità): tutti i primogeniti Es
volte il suffisso dativale è un suffisso pronomi­ 22,28s. (cfr. ’br hi. Es 13,11; qds hi. Num
nale del nome che indica un determinato og­ 3,13; 8,17; Deut 15,19); un bambino consacra­
getto, p.e. Ez 27,10; Est 2,3 (altri esempi in to a Jahwe con un voto particolare, ISam
Joiion 389). Nei pochi casi in cui il verbo ntn 1,11; i bambini consacrati a Moloch Lev 20,2;
con questo significato assume due accusativi, i cavalli consacrati al sole 2Re 23,11. In questo
come p.e. Es 40,8 e IRe 10,17 (in 2Cron 9,16 ambito rientrano anche netwtìm «dati, consa­
con la prep. 6C!), il secondo è un accusativo di crati », termine tecnico per designare i leviti
luogo, il quale normalmente viene indicato con (Num 3,9; 8,16.16.19; 18,6; lCron 6,33) e
lo he locativo (cfr. Es 30,18), cosa che non era netlnìm, termine tecnico (non degli schiavi del
possibile nei casi in questione a motivo dello tempio, ma) di una determinata classe di
stalo costrutto. Sebbene alle forme verbali di «consacrati» (cfr. E.A. Speiser, IEJ 13, 1963,
ntn nel sign. « (tras)portare », « dare », segua in 69-73; B.A.Levine, JBL 82, 1963, 207-212).
quasi tutti i casi un accusativo, sporadicamente Questo secondo termine si riscontra anche in
troviamo il verbo in senso assoluto, soprattutto aram. (DISO 188) e corrisponde all’ug. jtnm
con il sign. tecnico di «prestare» (Deut 15,10; (UT nr. 1169; WUS nr. 1255); nelfebr. biblico
Sai 37,21). In Prov 9,9 l’oggetto (la conoscen­ è attestato soltanto nell’opera del Cronista:
za) è chiaramente presupposto (diversamente Esd-Neem 16x e lCron 9,2,
GB 529b [sotto f) «insegnare», «trasmettere
conoscenza»; secondo G.R.Driver, EThL 26, d) In più di un’occasione, come peculiare va­
1950, 352, bisogna leggere tan «loda» invece lore collaterale del primo significato principa­
di tèn), le, ntn denota l’atto del ripagare, cioè « mettere
in moto» qualcosa verso o contro qualcuno:
b) In determinati casi quando ntn ha per og­ domandar conto a ( ‘al) qualcuno delle proprie
getto dei liquidi o dei nomi astratti come nefandezze Ez 7,3; ritener responsabile qualcu­
« sangue », « pioggia », « spirito », « terrore », no ( ‘al) della propria condotta (dtèrcek) Ez
« infamia », « gelosia », « segno », « miracolo », 7,4.9, fargli ricadere sul capo (beròs) la sua
ecc. (vd. a proposito lo studio dettagliato di condotta (dcÉrcsk) IRe 8,32 = 2Cron 6,23; Ez
H.J. van Dijk, VT 18, 1968, 16-30, e S.C. 9,10; 11,21; 16,43; 22,31 (cfr. Ez 17,19 senza
Reif, VT 20, 1970, 114-116) il verbo può si­ dàrak e le locuzioni sinonime con -*sùb hi.
gnificare «versare», «portare», soprattutto Giud 9,57; ISam 25,39; Gioe 4,7; q.Sal 7,17;
nei casi in cui verbi come spk « versare » e cfr. anche IRe 2,33). In altre locuzioni che
msk «mescere» da un lato e si m/sì t « mette­ esprimono il ripagare, il significato di ntn si è
re » e slh «mandare» dall’altro, ricorrono in sviluppato a partire dal secondo significato
costrutti analoghi. Questo valore palesemente fondamentale « mettere in moto, avviare,
tecnico corrisponde perfettamente d’altra parte fare »: « arrecare » a qualcuno (con le) qualcosa
al primo significato principale « mettere qual­ (punizione) Os 9,14; Sai 120,3; «fare» qualco­
cosa in movimento». Quando però è seguito sa a qualcuno secondo (ke) la sua giustizia
da un sostantivo astratto, spesso ntn può essere (IRe 8,32 = 2Cron 6,23), secondo (ke) l’opera

111 )D3 ntn DARE 112


delle sue mani (Sai 28,4), secondo (A:p) la sua Quando lL”issà «in moglie» è unito alla forma
condotta (d&rcek IRe 8,39; Ger 17,10; 32,19). verbale, ntn viene usato in contesto matrimo­
niale per indicare l’azione dei genitori della
e) « Far pervenire » qualcosa a qualcuno porta sposa promessa o di altre persone che l’hanno
al significato peculiare «destinare, attribuire»: sotto tutela (Gen 16,3; 29,28; 30,4.9; 34,8.12;
destinare a qualcuno ('al) la dignità regale 38,14; 41,45; Es 2,21 ecc.), mentre Iqh «pren­
(Dan 11,21), attribuire a Dio (le) qualcosa di dere» è il verbo usato per l’azione del fidanza­
sconveniente (Giob 1,22), attribuire a Dio la to o dei suoi genitori (Gen 12,19; 25,20; 28,9;
giustizia (Giob 36,3; cosi M.H.Pope, Job, 1965, 34,4.21 ecc.). Anche nella trattativa di matri­
230; diversamente Fohrer, KAT XVI.471), op­ monio ntn è l’espressione stereotipa di cui si
pure la potenza maestosa (‘òz Sai 68,35; -> ’zz) servono lo sposo o i suoi genitori (Gen
o la gloria (ISam 6,5; Ger 13,16; Mal 2,2; Sai 34,8.12; 2Re 14,9 = 2Cron 25,18; con Iqh cfr.
115,1; in senso profano Prov 26,8; con sìm Gen 34,4; Giud 14,2; vd. Boecker, l.c. 170­
Gios 7,19; con jhb Sai 29,1; 96,7s.) o la gran­ 175). Con ntn si indica anche il dare la dote
dezza (con jhb Deut 32,3). A questo contesto alla figlia (sillùhlm IRe 9,16; altrove soltanto
appartiene anche la locuzione « offrire (a Dio) in Mi 1,14, cfr. A.S. van der Woude, ZAW 76,
una tòdà», espressione tecnica per indicare l’o­ 1964, 190) oppure un dono nuziale che vuole
nore o la confessione che l’imputato presenta a manifestare una benedizione (beràkà Gios
Dio dopo la conclusione del giudizio (Gios 15,19; in Giud 1,15 con jhb ; bcràkà non si li­
7,19; Esd 10,11; sm‘ hi. Sai 26,7; cfr. H.- mita ai doni in occasione di matrimonio, ma
J.Hermisson, Sprache und Ritus im altisraeliti- in altri casi sono impiegati verbi diversi: Gen
schen Kult, 1965, 42; F.Horst, ZAW 47, 1929, 33,11; ISam 25,27 [ambedue le volte con bò'
50s. = Gottes Recht, 1961, 162s.; -*jdh 4h). hi.]; 2Re 5,15 [con Iqh] e ISam 30,26 [con slh
0 Anche nel linguaggio giuridico, soprattutto pi.], -*brk III/4; H.Mowvley, The Bible Tran-
nella sfera del commercio, delle retribuzioni e slator 16, 1965, 74-80). Anche nella pratica
dei prezzi, dei contratti di matrimonio e dell’e- del divorzio ntn è il termine giuridico specifico
redilà, ntn assume un significato tecnico. La per indicare la consegna ufficiale del certificato
locuzione ntn le designa comunemente il «far di divorzio (Deut 24,1.3 con bejàd; Ger 3,8
pervenire qualcosa a qualcuno » attraverso uno con ‘cel, però i LXX presuppongono bejàd) op­
scambio (IRe 21,2) o un prestito (Deut 15,10, pure del contratto di compravendita nella pro­
cfr. v.8; Sai 37,21) o una vendita dietro (be) cedura giuridica relativa all’acquisto di un ter­
corresponsione di denaro o simili (Gen 23,9; reno (Ger 32,12).
47,16; Deut 14,25s.; IRe 21,15, ecc.; par. sql ntn è impiegato in senso assoluto quando si
ni. kàscef Giob 28,15; par. mkr «vendere» tratta di devolvere una eredità, nel senso di
Gioe 4,3; Prov 31,24). Inversamente ntn indica « lasciare con testamento, assegnare » (Gen
anche « dare » denaro nel senso di « pagare » o 25,5; Deut 21,17). In questi casi oggetto di ntn
«rimborsare» (Es 31,19.30; 22,6.9; Num 5,7; sono ’ahuzzà «terreno» (Num 27,4.7) e nalflà
Prov 6,31 par slm pi.), soprattutto quando si «parte d’eredità» (Num 27,9ss.; 36,2; Gios
tratta di multe in denaro (Es 21,22 bijlllìm «a 17,4; Giob 42,15). Dal contesto dell’eredità fa­
giudizio delle autorità^?] », cfr. G. Liedke, Ge- miliare la locuzione c passata a quello del pos­
stalt und Bezeichnung alttestamentlicher Rech- sesso della terra e del paese da parte delle tribù
tasstze, 1971, 44s.), di tributi (2Re 15,20; opp. del popolo di Israele. In questa accezione
23,35), di ricompense per servizi prestati ntn è usato 1lx con ’ahuzzà e 30x con nalflà
(2Sam 18,11), del compenso per i messaggeri (eccezioni: Lev 25,45s. schiavi; Num 18,21.24
(besòrà 2Sam 4,10), del salario (sàkàr Gen le decime dei leviti; Sai 2,8 popoli; Ez 47,23
30,28; Es 2,9; IRe 5,20; p ò ‘a l Ger 22,13), del parte d’eredità di stranieri; IRe 21,3s. vendita
prezzo del viaggio (Gion 1,3) o del prezzo della di una parte d’eredità; vd. st. IV/1; ->7zz,
meretrice (nèdà Ez 16,33; ’cetnan Ez 16,34.41; nalflà). Alla locuzione ntn nalflà fa riscontro
cfr. Os 2,14). Tipiche del linguaggio commer­ ‘br hi. (Num 27,7) e ovviamente nhl hi. (Gios
ciale sono anche le locuzioni ntn bencescek 19,9). Per l’atto di ricevere la parte d’eredità si
«prestare a interesse» (Ez 18,8; Sai 15,5; pra­ ha quasi sempre ->Iqh, cfr. Num 34,15; Gios.
tica proibita in Israele: Es 22,24; Lev 25,35-38; 13,8; 18,7 (Prov 17,2 presenta però -+hlq e
Deut 23,20s.; cfr. H.Gamoran JNES 30, 1971, Num 34,2 npl be «spettare come eredità»).
127-134), ntn bemarbìt «vendere (il vitto) a Spesso ntn non specifica un dare effettivo, ma
sovrapprezzo» (Lev 25,37), ntn 'iz(z)ebònìm solo la volontà di dare (« assegnare, lasciare
«fornire merci di scambio» (Ez 27,12.14.22); con testamento», cfr. l’uso di 'mr col medesi­
con be Ez 27,16.19; cfr. Zimmerli, BK XIII, mo significato in IRe 11,18; 2Cron 29,24 e
650), ntn (be)m a‘aràb «fornire merce di scam­ Deut 33,8 txt em). In questi passi è soltanto il
bio» (Ez 27,13.17.19), cfr. le locuzioni affini contesto che decide,
impiegate per designare il regolare fornimento
di prodotti in base a un accordo commerciale, g) Sono relativamente pochi i sostantivi che
Sai 72,10. formano l’oggetto di ntn e che indicano un

113 nln DARE 114


dono o una cosa data. Eccettuate le locuzioni dice mai tuttavia che Jahwe ntn minhà. Per
ntn sillùhlm e ntn beràkà, di cui abbiamo par­ questo uso sono attestati altri verbi (bo’ hi., mif
lato, ntn mattana opp. mattànòt indica il dare hi., ngs hi., ns’, 'bd, 'Ih hi., qrb hi., qtr hi. c
doni a personaggi subordinati in aggiunta alla ’ph).
parte di eredità o al di fuori di essa (Ez 11 sost. minhà è attestato 21 lx, di cui 174x nel­
46,16s.) o in luogo di essa (Gen 25,5: Isacco l’accezione di «sacrificio»; si trova 2x come
ebbe l’eredità, invece ai figli delle concubine prestito nell’aram. biblico (Dan 2,46; Esd
Àbramo dette dei doni; 2Cron 21,3: Giosafat 7,17) ed è stranamente assente in Deut; cfr.
aveva assegnato il regno a Ioram, mentre agli KBL 538s.; GB 437; UT nr. 1500; inoltre
altri figli fece molti regali; in Num 18,6s. l’e­ N.H.Snaith, VT 7, 1957, 314-316; R.
spressione si riferisce ai leviti e al loro ufficio); Hentschke, RGG IV, 1641-1647 (bibliogr).
ntn nfnàt. significa la donazione di uno specia­ Altri termini senza relazione con ntn e perciò
le contributo ai sacerdoti, ai leviti, ai cantori e non ancora citati sono: zébeed «regalo» (solo
ai portieri (Neem 12,47; 13,10; 2Cron Gen 30,20), mégced « dono della natura »
31,4.19); ntn mas'èt «distribuire doni» (Est (Deut 33,13-16; Cant 4,13.16; 7,14; il verbo
2,18; il re elargisce doni ai sudditi; cfr. 2Sam mgd manca in ebr., vd. però F.Horst, ZAW
11,8: David benefica Uria; Ger 40,5; il capo 47, 1929, 49 = Gottes Recht, 1961, 160 a pro­
della guardia fa un regalo a Geremia; Ez 20,40 posito di Am 4,12), nàdàn «regalo, compenso
txt?, cfr. Zimmerli, BK XIII, 437); ntn qorbàn dell’amore» (solo Ez 16,33), nèscek «libazio­
si trova soltanto una volta, Ez 20,28, ed è l’of­ ne » (KBL 620s.; GB 508a), icekwr « compen­
ferta di un sacrificio agli dei; altre volte i verbi so» (solo Is 19,10 e Prov 11,18), sòhad
impiegati sono qrb hi. (Lev e Num passim), 'ih «dono» (23x, delle quali 18x nel significato di
(Lev 9,7) e bò‘ hi. (Lev 4,23.28.32; 5,11; 7,29; « dono di corruzione » e 9x con Iqh come ter­
23,14; Num 5,15; 7,3) e vengono usati al posto mine tecnico per indicare il ricevere denaro di
di ntn, cfr. S.Zeitlin, JQR 59, 1968, 133-135. corruzione; mai compare con ntnì), saj « dono,
Due volte si incontra nL’dàbà come oggetto di­ regalo» (3x: Is 18,7; Sai 68,30; 76,12, sempre
retto di ntn, « dare un’offerta volontaria » (Lev con jbl, cfr. ug. t'j, UT nr. 2715), salmónim
23,38; Deut 16,10; con bò’ hi. Deut 12,6; con «doni» (solo Is 1,23 par. sòhad, cfr. ug.
qr’ Am 4,5; con zbh Sai 54,8; spesso con sìm(m), UT nr. 2424), fsùrà «dono» (solo
nédar Lev 7,16; 22,18ss.; 23,38; Num 29,39; ISam 9,7; GB 816a, 891b; KBL 1043b). Ter­
Deut 12,6.17), 14x si trova la locuzione ntn mini particolari per indicare i tributi e sim.
frùmà per designare il versamento di una tassa sono: middà II «tributo» (solo Neem 5,4;
cultuale come « sacrificio tributario » o forse aram. middà/mindà 4x in Esd, 3x delle quali
«dono» (cfr. W. von Soden, UF 2, 1970, 271). con belò e h°làk\ tutte e tre i termini sono pre­
stiti dall’acc.), ’ceskàr « tributo regolare » (solo
nirt è unito a frùmà in Es 30,13.14.15; Lev 7,32; Ez 27,15 e Sai 72,10, qui in par. con minhà;
Num 15,21 (vv. 19 e 20 rum hi.); 18,8.11.19.24.28
(anche con lqh)\ 31,29.41 (frùmà par. di mék<xs)\
acc. iskaru : CAD I/J 249; AHw 395s.), massa’
Neem 13,5; 2Cron 31,14 «ripartire», rum hi. con (propriamente «carico, peso», ma forse «tri­
frùmà è attestato 12x: Es 35,24; Num 15,19s.; buto» [in base a 2Cron 17,11 dove minhà ap­
18,24.26.28s.; 31,52; Ez 45,1.3; 48,8s. 20; Esd 8,25. pare come par. di massa’ e potrebbe essere in­
qrb hi. con friima si riscontra in Lev 7,14 (Is 40,20 teso più come « tributo in argento » che « cari­
txt?), bd' hi, con frùmà c attestato 8 x: Es co d’argento »], probabilmente anche ’nws
35,5.21.24; Deut 12,6.11; Neem 10,40; 2Crnn « tassa » o « tributo terriero » (Is 33,8 cj; come
31,10.12. Per frùmà unito con Iqh vd. Es 25,2s.; prestito acc. [unussu], vd. D.R.Hillers, HThR
35,5; Num 18,28; con ‘kl Lev 22,12; Num 18,11;
con drs Ez 20,40. 11 termine mcékas, cfr, l’acc. mik-
1971, 257-259).
su, che compare solo in Num 31,28.37-41 (6 x), indi­
ca il tributo particolare versato per il culto e tratto h) In stretta relazione con sJl «domandare,
dal bottino di guerra. cercare » ntn ha ricevuto il sign. « dare quanto
richiesto, aderire ad una domanda ». Nelle
Alquanto sorprendente è il fatto che ntn abbia trattative interpersonali sui prezzi e i compensi
per oggetto diretto minhà appena 4x (Num si hanno locuzioni stereotipe come «quanto
5,18: il sacerdote « fa » l’oblazione di gelosia mi dai/ quanto mi paghi?» (p.e. Gen 38,16
sulle mani della donna sospetta di adulterio; dove Tamar e Giuda contrattano il compenso
Neem 13,5: la grande stanza dove erano «ri­ dell’amore) e « cosa debbo darti/pagarti? » (p.e.
posti» la farina dei sacrifici, l’incenso, gli arre­ Gen 30,31 dove Labano e Giacobbe pattuisco­
di, ecc.; 2Cron 17,5: i doni che Giuda «por­ no il salario). Le due locuzioni sono passate
tò» a Giosafat; 2Cron 26,8: il tributo chc gli dal linguaggio corrente a quello religioso: Gen
ammoniti « pagavano » a Ozia). Degne di nota 15,2 dove Abramo chiede a Jahwe: «Cosa mi
sono anche le espressioni in cui si dice che darai?», e (al contrario) IRe 3,5 = 2Cron 1,7
Jahwe «accetta» una minhà (Giud 13,23), «si dove Jahwe dice a Salomone: «Chiedimi ciò
volge benignamente ad essa» (Num 16,15; Mal che ti devo dare». La disponibilità ad aderire
2,13) oppure «la guarda» (Gen 4,4s.); non si alla richiesta è formulata come una promessa:

115 ina nln DARE 116


«Quanto mi chiederete io vi darò/pagherò » Un secondo equivalente ebr. bibl. di nasù -.
(Gen 34,11.12) opp. «Fissami il tuo salario e nadànu è nsl hi. - ntn (Gen 31,9, di Jahwe che
te lo darò/pagherò » (Gen 30,28) o ancora: « ha preso » il gregge di Labano e « l’ha dato »
«Qual è la tua richiesta? Ti sarà concessa» a Giacobbe; N u m 11,25, ancora riguardo a
(Est 5,6; 7,2); nel linguaggio religioso: «Chiedi Jahwe che «ha portato via» una parte dello
a me, ed io ti darò...» (Sai 2,8; diversamente spirito che era in Mosè [cfr. BH3] e « l ’ha po­
Dahood, Lo. 12, che preferisce leggere màmnnl sto » sui settanta anziani).
e conseguentemente traduce «ask wealth of
me» [«chiedimi ricchezza»], vd. però Sai 21,5 2 / Nel secondo significato principale ntn in­
dove min è usato come in Sai 2,8: « Vita egli ti dica « porre in moto » oppure « avviare » una
ha chiesto, tu gliela hai concessa». A ragione cosa nel senso (fattitivo) di «suscitare», «dar
Dahood rimanda ai paralleli ug.: 2Aqht Vi, origine », « fare », « causare », « produrre »,
17.27 «Chiedi argento [opp. vita] e te lo « procurare » e (in senso causativo) « far diven­
darò »). tare qualcosa o qualcuno», «determinare»,
Quale espressione di consenso ad una richiesta «istituire/nominare», «incaricare». Di questa
ntn può essere usato in forma assoluta (IRe serie di significati si può dire in generale che
3,12 s.), in genere però è accompagnato dal­ non si tratta tanto di moto o trasferimento di
l’oggetto: ad esempio Y'èlà «preghiera» cose quanto del realizzarsi di esse. Natural­
(ISam 1,17.27; Sai 106,15; Est 5,8; cfr. Est mente ntn ha qui per lo più come oggetto sost.
7,3), mù'àia (Sai 37,4; in Sai 20,6 con mi' pi.) astratti e persone. In determinati casi però l’og­
e t.a’awà (Prov 10,24), cfr. anche ntn kelèbàb getto diretto di ntn è costituito anche da so­
(Sai 20,5); per un'espressione forse sinonima in stantivi semi-astratti come « pioggia », « ghiac­
Am 4,12 cfr. F.Horst, Gottes Recht, 1961, cio », « grandine », « voce », ecc.
160, che preferisce leggere in questo testo
memaggèd là'àdàm ma-fueshò «che dona in In un certo numero di casi in cui ntn ha per oggeLto
abbondanza agli uomini ciò che desiderano un sostantivo astratto cui corrisponde un verbo di ra­
dice affine, all’hi. (o anche al pi.), possiamo osservare
opp. di cui hanno bisogno ». due possibili costruzioni: la prima con ntn + nome,
la seconda con l’hi. del verbo di radice aflìne, in altre
i) Con il verbo Iqh « prendere » si è originata parole una costruzione analitica opp. « nominalizza-
l’espressione stereotipa « prendere e dare », ta » e una struttura sintetica opp. « verbalizzata ».
che in qualità di endiadi ha assunto in alcuni Non possiamo entrare qui nei particolari di questo
passi un preciso significato giuridico; cfr. acc. problema ampio e complesso, che esigerebbe una
monografia a parte. Sarà sufficiente rilevare il feno­
nasù-nadàmi « prendere, rendere disponibile e
meno e notare conie non solo dal lato filologico, ma
dare» (AHw 764 st. 111/5), locuzione che so­ anche da quello teologico sia importante non attri­
prattutto nei testi giuridici acc. di Ugarit è buire alle due costruzioni lo stesso significato, ma te­
spesso in relazione col trasferimento di pro­ ner ferma la loro distinzione, poiché quest’ultima in
prietà da parte del re nonché dei relativi diritti alcuni .casi può essere essenziale.
ed obblighi che ne derivano (cfr. PRU 3,224; Si tratta di casi come ntn mpnùhà «dare/produr­
E.A.Speiser, JAOS 75, 1955, 157-161; C.J.La- re/creare riposo » e nùah hi. « dare riposo », « far ri­
buschagne, Die seggenskap van die koning oor posare », ntn nahalà « dare una parte d’eredità » e
eiendom in Ugarit, [Pretoria] 1959, 65-69). Pur nhl hi. «fare ereditare» opp. nhl pi. «mettere qual­
cuno in possesso» (Jenni, HP 213), ntn lésù'à « d a ­
non attestato nell’AT, l'equivalente ebr, n i’ - re/procurare salvezza» e js ‘ hi. «salvare» (cfr.
ntn compare spesso nell’ebr. tardivo (vd. Spei- J.F.A.Sawyer, Semantics in fìiblical Research, 1972,
ser, l.c. 161; Jastrow 848b). L’equivalente del- 60-70) e ancora ntn simhà « dare gioia » e smh pi.
l’ebr. bibl. è attestato tuttavia con Iqh - ntn, « rallegrare », hi. « permettere che qualcuno si ralle­
un’espressione che spesso compare nel signifi­ gri »; ntn màtàr « dare/fare pioggia » c mir hi. « far
cato solenne e qualche volta nel linguaggio fa­ piovere», ecc. Sul problema vd. soprattutto Sawyer,
miliare (p.e. Gen 18,8; 21,14; Es 12,7; Num l.c. 60-70; Jenni, HP 33-40; M.Z.Kaddari, Leshone-
nu 34, 1969/1970, 245-256, e vd. B.Kedar-Kopfstein
6,18.19; 19,17; Giud 17,4; ISam 6,8; 2Sam
Z A W 83, 1973, 196-219, particol. 206s. 213 sulla
21,8s.; Ez 4,1.3.9; 45,19), ma è chiaro che si resa analitica e sintetica del causativo ebr. nella Vol­
riferisce al passaggio di proprietà ed ai relativi gata. Anche se la differenza precisa tra costruzione
diritti e doveri nei casi in cui il principe analitica e costruzione sintetica va precisata caso per
«prende e dà» (ISam 8,14s.; cfr. 2Sam 9,9; caso a seconda del contesto, da un punto di vista
IRe 9,16; forse anche Gen 20,14; 21,27) oppu­ grammaticale possiamo rilevare che nella costruzione
re nei casi in cui Jahwe è il signore che sovra­ analitica, cioè con ntn (a volte anche ‘sh, p’I e br’ e
namente «prende e dà» (Lev 7,34; Num ovviamente i sinonimi di ntn) + nome + accus. (opp.
8,18s.; 2Sam 12,11; IRe 11,35; anche in Giob leA>e), esiste tra il soggetto e l’azione una relazione
particolarmente stretta, mentre il destinatario dell’a­
1,21 le paiole «Jahwe ha dato, Jahwe ha pre­ zione è, in modo alquanto passivo, un complemento
so » fanno evidentemente intravedere la sovra­ di termine. Nel caso di costruzione sintetica, cioè
na potenza di Jahwe). Sulla stessa linea si con l ’hi. del verbo di radice alfine + accus., il desti­
muove il binomio Iqh-ntn in Es 30,16; Num natario dell’azione è invece attivo e inserito nell’a­
7,6; 31,47, dove si parla del potere di Mosè. zione stessa, per cui diventa in certo qual modo sog­

117 ntn DARE 118


getto secondario anziché complemento di termine Valori simili comporta ntn nella locuzione ntn
(vd. Jenni, HP 34). In questo caso perciò il soggetto mòfèt « dare un segno prodigioso » Es 7,9;
non è l’unico soggetto agente. 2Cron 32,24 (Es 11,10 e Deut 34,11 con ‘sh
con lo stesso significato; in IRe 13,3.5 e Deut
Anche se non è possibile distinguere dovunque 13,2 ntn significa «presentare», «rendere
tra il fattitivo e il causativo (distinzione che si noto », cfr. il bab. nadanu itti « render manife­
ha piuttosto in senso più limitato e fondamen­ sto un segno», AHw 702b), ntn berìt « stabilire
tale tra pi. e hi., cfr. Jenni, HP), al fine di otte­ una berit » (Gen 9,12, cfr. v.17 qùm hi.; 17,2;
nere una buona panoramica generale presentia­ Num 25,12; cfr. anche sìm berìt 2Sam 23,5,
mo un prospetto di questa serie di significati -*berìt I1I/6; nella locuzione ntn librìl di Is
ricorrendo alla suddivisione in due gruppi 42,6 e 49,8 ntn vale tuttavia come «far diven­
principali: a) « produrre/fare » qualcosa, b) tare»).
« far diventare » opp. « rendere » qualcosa. Na­ Il sign. «procurare» è evidente quanto l’ogget­
turalmente non sempre l’« astratto », il « semi­ to è un sost. astratto, p.e. Es 3,21 «Procurerò
astratto » e il « concreto » si possono distingue­ che questo popolo trovi grazia agli occhi degli
re tra loro, poiché le differenze che oggi osser­ egiziani» (cosi anche Es 11,3; in ambedue i
viamo non corrispondono sempre alle conce­ casi la costruzione genitivale esprime l’idea del
zioni dell’antico Oriente. dativo, vd. Joiion 389); Gen 39,21 «Jahwe gli
procurò grazia agli occhi del comandante della
a) Talvolta ntn è usato con oggetto, ma senza prigione » (letteralmente: « la sua grazia » con
complemento di termine: Prov 10,10: «C hi il pronome possessivo dativale, cfr. Joiion,
chiude un occhio causa dolore »; 13,10 « L’in­ l.c.); così anche Lam 1,13 « ha provocato a me
solente provoca contese»; 13,15 «U n aspetto il terrore»; con le: Deut 13,18 «m i ha riserva­
buono procura favore»; 29,15 «L a verga e la to misericordia» (cfr. Gen 43,14); Sai 78,66
correzione danno sapienza »; anche Prov «inflisse loro una vergogna eterna»; IRe 8,56
29,25 « Il temere gli uomini causa cadute»; «Jahwe che ha dato il riposo al suo popolo»
inoltre Prov 23,31 Q parla del vino che nella (cfr. nùah hi. Gios 1,13); 2Sam 4,8 «Jahwe ha
coppa «dà scintillio (letteralmente: occhio)», concesso la vendetta al re ».
cioè brilla (cfr. P.Auvray, VT 4, 1954, 4s.).
Casi simili si trovano in Ez 30,21 dove si par­ Cfr. N um 31,3 con be e Ez 25,17, dove ntn neqàmà
la del braccio che non deve essere bendato be ha lo stesso campo semantico di 'sii neqàmà bc-,
« per procurarne la guarigione » e soprattutto altre locuzioni sono ntn hitlll le (opp. b°) «spargere
il terrore in opp. in mezzo a qualcuno» (Ez 26,17;
in espressioni che descrivono fenomeni natu­ 32,23-26.32), ntn mùm be «procurare una lesione a
rali, p.e. «dare profumo» (Cant 1,12; 2,13; qualcuno» (Lev 24,19.20). Difficili sono quei passi
7,14; cfr. P.A.H. de Bocr, SVT 23, 1972, come Deut 7,15 dove ntn be e sim bc hanno il signi­
37-47), «dare» frutti opp. raccolto (perl: Lev ficato di « portare » oppure (forse meglio) « provoca­
25,19; Ez 34,27; Zac 8,12; f b u l: Sai 67,7; re tra ».
85,13 ecc.). Dio « fa » il ghiaccio (Giob
37,10), «produce» opp. «suscita» i tuoni e Nella sfera sessuale ntn ha pure il valore di
la pioggia (ISam 12,18; cfr. Lev 26,4; Ger « consumare »: ntn sókàbczt be « consumare un
5,24 Q ecc.), la roccia « fa uscire la sua ac­ rapporto con... » (Lev 18,23; 20,15; Num 5,20;
qua » (Num 20,8) ecc. = con ’ccl Lev 18,20; cfr. l’espressione affine
skb ‘im., p.e. Es 22,18).
Sotto questo aspetto è rilevante l’espressione ntn qòl,
letteralmente «dare voce (di sé), produrre/far vo­
ce/i ». b) Quando ntn significa « far diventare, ren­
Per l’ug. jtn ql, cfr. WUS nr. 2407; J.C. de Moor, UF dere» sono possibili tre diverse costruzioni e
1, 1969, 172 n. 31, e per jtn gh UT nr. 1169; WUS precisamente (secondo la serie dei relativi
nr. 612. Sinonimi s o d o : sm' hi. (qòl) p.e. IR e 15,22; passi) ntn kf, ntn + doppio accus. e ntn + ac-
Ger 51,27, ns’ qòl Gen 27,38; Giud 9,7; Is 24,14, e cus, + le. La prima, ntn kf, ha il valore di
rum hi. (qòl) « levare la voce ». La locuzione ntn qòl «far come» Is 41,2; Ger 19,12; Ez 3,9; 16,7;
è attestata 28x (di cui lOx in riferimento a Jahwe) e 26,19; 28,2.6; Os 11,8; Rut 4,11 (in Sai 44,12
ntn beqàl 3x (Ger 12,8; Sai 46,7; 68,34); in questa
espressione qòl costituisce lo strumento (« produrre
ntn può tuttavia essere inteso anche nel senso
con l’aiuto di...», cfr. Joiion 371 s.)- 1° Ger 10,13 = di «consegnare», cfr. KBL 642b), e quello di
51,16, come in ug. (cfr. de Moor, Le.), si ha l’ellissi « trattare qualcuno », « trattare da » Gen
di qòl: « al suono del levare (la voce)... », >qòl. Affi­ 42,30.
ne è l’espressione ntn ’òmeer Sai 68,12 (« il Signore
fa risuonare la sua voce potente »). D i difficile inter­ In ISam 1,16 ntn lifnè ha lo stesso significato (cfr.
pretazione resta Gen 49,21: comunque invece della P.Joiion, Bibl. 7, 1926, 290s.). Cfr. a questo proposi­
traduzione « Ncftali fa udire belle parole» è preferi­ to la locuzione ntn kén con l’accus. in Ger 24,8:
bile « Nettali fornisce begli animali giovani» (cfr. «C osì tratterò Sedecia». Espressioni sinonime sono
U A L 65a). Il sign. « far risuonare » è anche nella lo­ Sìm ke (Gen 13.16; IRe 19,2; Is 50,7) e sii ke (Os
cuzione ntn /ò/(Sal 81,3), nella quale si deve suppor­ 2,5; Sai 21,10; 83,12.14 ecc.), che significano «fare
re ancora l’ellissi di qòl. come »,

119 in i ntn DARE 120


La costruzione ntn + doppio accus. è attestata l’espressione ntn leraham lm lifnè «far diventa­
qualche volta con il significato di «stabilire, re qualcuno oggetto di misericordia» (IRe
destinare a », cioè « far di qualcuno qualcosa » 8,50; Sai 106,46; Dan 1,9; Neem 1,11).
(Ger 1,5; 6,27; Ez 3,17; 12,6; 33,7; forse anche
sim e sìt fonnano espressioni dello stesso tenore (vd.
Is 55,4; Sai 89,28), altrimenti, - ad eccezione KBL 921a .sotto 16; 967 sotto 4). Per «ordinare, co­
di due passi nei quali ntn significa «lasciare stituire» vi sono diversi sinonimi: ntn + accus. + F
a » (Is 51,12) opp. « offrire » (Mi 6,7) - si trova «costruire» (2Re 23,5; Ez 33,2; 2Cron 25,16); ntn +
soltanto con il significato «fare di»: Gen 17,5 accus. + 'al « mettere a capo» (Gen 41,41.43; 2Cron
Abramo è fatto padre di popoli; Num 21,29 i 32,6; Deut 17,15b: con Uni al v.l5a); ntn ras «m et­
figli sono fatti profughi; IRe 9,22 ridurre in tere un capo» (Num 14,4; Neem 9,17; cfr. J.R.Bart-
schiavitù qualcuno; Sai 69,12 indossare un sac­ lett, YT 19, 1969, 1-10; diversamente KBL 643a sot­
co per vestito; Sai 79,2 abbandonare i cadaveri to II: «si mette nella testa»); ntn beròs «costituire
in pasto a...; Sai 105,32 far della pioggia gran­ capo qualcuno» (lCron 12,19); sim berós «porre
qualcuno a capo» (Deut 1,13), ed infine l’espressio­
dine; la locuzione compare soprattutto in Ez, ne tecnica per insediare nel rispettivo ufficio leviti e
negli oracoli di minaccia e nell’annuncio di sacerdoti, mi' pi. jàd «riempire la m ano» (-*jàd 3d
sventura (Ez 22,4; 26,19.21; cfr. 32,15; 33,29; [3]; Noth, GesStud T, 309-333, particol. 311-314;
35,9); a volte compaiono contesti con nth jà d L.Sabourin, Priesthood, 1973, 137s.). ntn unito ad
«stendere la mano contro» (Ger 51,25; Ez un oggetto costituito da un nome astratto significa in
25,7.13; 35,3; ->jàd 4c). Talvolta il secondo questo contesto «attuare», ad esempio Lev 25, 24
accus. è un agg. o un part.: Num 5,21 «mentre ntn ge’ullà «eseguire un riscatto» (cfr. F.Horst, Got­
Jahwe fa avvizzire i tuoi fianchi»; Deut 26,19 tes Recht, 1961, 213ss.; O.Loretz, BZ 6 , 1962,
269-279). Per hqq «fissare» (Ger 31,35) e ntn lehòq
« mentre egli ti metterà sopra tutte le nazio­ «far diventare una regola» (2Cron 35,25) cfr. G.
ni»; Ger 49,15 = Abd 2 «ti renderò piccolo Liedke, Gestalt und Bezeichnung altlestamentlicher
fra i popoli »; Ez 3,8 «ceco io ti do una faccia Rechtssatze, 1971, 158-175.
tosta quanto la.loro»; Sai 18,33 «egli ha reso A questo contesto appartiene anche il valore tecnico
integro il mio cammino ». di ntn + accus. + lc « far compiere qualcosa a qualcu­
La differenza tra le espressioni ntn + doppio n o » , «permettere qualcosa a qualcuno», «permet­
accus. e ntn + accus. + 1° consiste nel fatto che tere a qualcuno di fare qualcosa » (diversamente GB
la prima esprime un’azione fattitiva, mentre la 529b; come l’ass. nadànu, a proposito vd. AHw 702
11/6). Questa espressione presenta quasi sempre un
seconda indica un far diventare in senso causa­ suffisso come accus., mentre alla prep. le segue un
tivo. Nell’espressione ntn + accus. + le i due va­ inf. cs.t p.e. Gen 20,6 « non ti ho permesso di toccar­
lori principali di ntn talvolta si confondono, e la » (inoltre Gen 31,7; Es 3,19; Num 22,13; Gios
lo si deduce dal fatto che ntn può essere anche 10,19; Giud 1,34; 15,1; ISam 18,2; 24,8; anche Os
interpretato come « lasciare a » opp. « conse­ 5,4, vd. BH3). Al posto del suffisso pronominale può
gnare», conformemente al primo significalo trovarsi qualche volta un nome, p.e. Eccle 5,5 « non
principale (p.e. Deut 28,7.25; ls 43,28; Ger permettere che la tua bocca Taccia cadere in peccato
il tuo corpo» (cfr. anche Sai 16,10; 66,9; 121,3;
24,9 Q; Ez 15,6; 23,46; 25,4; 29,5; 33,27; 39,4;
Giob 31,30), oppure, in luogo dell’accus., le + nome,
Neem 3,36), mentre l’espressione si fonda sul p.e. Est 8,11 « il re dava facoltà ai giudei di radunar­
secondo valore principale « far diventare qual­ si » (cfr. anche 2Cron 20,10), oppure, in luogo di le +
cuno o qualcosa...». Quanto all’uso questa inf.es., il semplice inf.es., ad esempio Num 21,23
espressione si riscontra più spesso, e il soggetto « ma Sicon non permise a Israele di passare » (anche
ò Jahwe; Gen 17,6.20 Jahwe farà diventare Num 20,21; non c certo se in questi testi sia stato
Àbramo un popolo; Gen 48,4 Giacobbe un in­ impiegato rinf.es. in luogo deH’inf. assol. [cfr. Sai
sieme di popoli; Es 7,1 Mosè un Dio per il fa­ 55,23 e Giob 9,18] o se davanti a ‘abdr debba ag­
raone; Is 49,6 il servo luce dei popoli; Ger giungersi un l e, vd. BH ; cfr. però Joiion 353 e 366
n. 2; G K §157b, n.l), Probabilmente tra queste locu­
1.18 il profeta una fortezza; Ger 15,20 il profe­ zioni va posta anche quella con ntn di Deut 18,14
ta un muro; Sof 3,20 Israele fama e gloria tra « ma quanto a te Jahwe non ti ha permesso questo »
tutti i popoli; lCron 17,22 Israele un popolo (kèn)] inoltre Prov 6,4 « non concedere sonno ai tuoi
(2Sam 7,24 però kùn poi. «consolidare»). In occhi» (cfr. Sai 132,4) e IRe 15,17 «per non lascia­
alcuni testi già citati ntn può anche essere reso re più aperto il passaggio al re Asa ».
con « stabilire » (cfr. N.Lohfink, FS von Rad
1971, 297 n. 79, il quale in lCron 17,22 ravvi­ Nell’espressione m i jitten (cfr. sir. man nettai,
sa un’espressione tipica deH’elezione «stabilire LS 299a), che è divenuta una particella ottati­
con valore di legge»; vd. anche f. gli a. Lev va, e che è attestata 25x (di cui lOx in Giob e
17,11; lCron 21,23). L’espressione si trova 4x con suffisso dativale: Is 27,4; Ger 9,1; Giob
spesso negli oracoli di minaccia o negli annun­ 29,2; Cant 8,1), si possono intravedere ancora
ci del giudizio, in particolare in Ger ed Ez molti dei vari significati di ntn (uno studio det­
(Ger 5,14; 9,10; 15,4 Q; 20,4; 25,18; 26,6; tagliato in B.Jongeling, VT 24, 1974, 32-40),
29.18 Q; 34,22; Ez 5,14; 7,20; 26,14; 28,17.18; cioè «dare» (Giud 9,29; Sai 55,7; Giob 31,35
ma cfr. anche Mi 6,16). Compare però anche ecc.), «fai- diventare» (con due accus.: Num
nell’annuncio sacerdotale del giudizio (Num 11,29; Ger 8,23; con k e: Giob 29,2; Cant 8,1
5,21). In una serie di testi più recenti troviamo ecc.), « permettere » (Giob 11,5 ecc.) e soprat­

121 ntn DARE 122


tutto «attuare» (Es 16,3; Deut 28,67; 2Sam In Sai 10,14 fa difficoltà làlét bejcidekùy che
19,1; Sai 14,7 = 53,7). In Giob 14,4 e 31,31 H.Schmidt (HAT 15, 1934, 16) ha interpretato «per
l’originario «chi mai ha fatto sì che» ha il si­ metterlo nella tua mano » e Kraus (BK X V . 75)
gnificato di «è mai capitato che», ma ciò non « per prenderlo nella tua mano », ma è preferibile
tradurre «per affidarlo alle tue cure». Per l'espres­
comporta comunque il valore « c’è » di ntn. sione mi' pi. jàd « riempire la mano », riferita a ll’in­
L’uso impersonale di jitten col sign. di « c ’è», sediamento dei leviti e dei sacerdoti (->jàd 3d [3]).
quale si è supposto in passato, è molto proble­ osserviamo ancora che in lCron 29,5 e 2Cron 29,31
matico (vd. GB 530a). essa non ha niente a che fare con ia consacrazione,
ma significa «riempire la mano (per)», cioè per
dare, cfr. Noth, GesStud 1,311 n.6 .
3/ Un trattamento particolare richiede l’uso
di ntn riferito a parti del corpo, che ha dato L’espressione ntn bfjàd viene usata soprattutto
luogo ad una serie di espressioni idiomatiche nella sfera militare c giuridica nel senso di con­
(per nudànu e le parti del corpo come comple­ segnare opp. abbandonare una persona o una
mento oggetto cfr. AHw 702 II/3; l’equivalente cosa in potere altrui: Jahwe dà i nemici in po­
ebr. dell’acc. nadànu sèpè « mettersi in cam­ tere di Israele Deut 7,24; 21,10; Gios 21,44;
mino» non è per esempio ntn régcel, ma nÉ’ Giud 3,28 ecc., oppure il paese Gios 2,24;
rcegcel, cfr. Gen 29,1). Giud 1,2; 18,10; Dagon dà Sansone in potere
dei filistei Giud I6,23s.; qualcuno viene abban­
a) Locuzioni che sono attestate solo sporadica­ donato nelle mani del vendicatore di sangue
mente; ntn kàtèf sòràrcet Zac 7,11; Neem 9,29 Deut 19,12; il profeta Geremia è lasciato in
« presentavano le spalle recalcitranti »; l’e­ potere del popolo Ger 26,24; 38,16, cfr. il si­
spressione idiomatica deriva dagli animali da nonimo ntn bekaf « abbandonare in potere »
tiro che rifiutano di farsi imporre il giogo al Giud 6,13; Ger Ì2,7 e l’espressione di sotto­
collo (rifiutano caparbiamente), cfr. qsh hi. missione ntn tàhat kappòt raglàjim « mettere
’ò/cef «indurire la cervice» Neem 9,29); ntn sotto la pianta dei piedi » I Re 5,17 ecc.
'Órcef «voltare le spalle» 2Cron 29,6 (cfr. r'h Tenendo presenti i molteplici impieghi di ntn
hi.: «far vedere il collo» Ger 18,17); ntn ’òtò j bejàd in quanto frase idiomatica generica, non
'Órcef ’cel « far sì che qualcuno debba mostrare pare corretto definirla una « formula », nel
le spalle», cioè «far fuggire qualcuno» Es senso di «formula di resa» o di «formula di
23,27 (con /e al posto di ’ccl 2Sam 22,41 = Sai passaggio di proprietà» (cfr. W. Richter, Tra-
18,41; ntn ‘djin «far occhio» nel senso di ditionsgeschichtliche Untersuchungen zum
«brillare» del vino Prov 23,31 Q (vd. sp. 2a). Richterbuch, 1963, 2lss.; J.G.Plòger, Lite-
Per ntn ròs vd. sp. 2b. rarkritische, formgeschichtliche und stilkri-
tische Untersuchungen zum Deuteronomium,
b) Più frequente è l’uso di ntn con jàd 1967,6lss.; P.Diepold, Jahwes Land, 1972, 61;
« mano » (come oggetto del verbo): « stendere cfr. le osservazioni critiche di F.Stolz, Jahwes
la mano» Gen 38,28; «dare ad uno la mano» und Israels Kriege, 1972, 21s., e P.D.Miller,
in segno di amicizia 2Re 10,15 oppure come Interpretation 23, 1969, 455, inoltre vd. st. 3d
segno di un obbligo contratto Esd 10,19, so­ per la differenza tra ntn bejà d e ntn lifnè.
prattutto quando si parla di accordi e di patti c) ntn con -+lèb «cuore» ricorre nelle seguen­
(Ez 17,18; Lam 5,6; 2Cron 30,8, -+jàd 4d; cfr. ti locuzioni: ntn lèb be «dirigere la (propria)
E.Kutsch, VerheiBung und Gesetz, 1973, 11, e attenzione a » Eccle 1,17; 7,21; 8,9.16; Dan
l’espressione tq‘ kaf «dare una stretta di 10,12; lCron 22,19; 2Cron 11,16; con sìt Es
mano» in segno di garanzia Prov 6,1; 17,18; 7,23; ISam 4,20; Giob 7,17; con slm Es 9,21;
22,26; bibliogr. in Gemser, HAT 16,36); cfr. Deut 11,18; ntn belcb «mettere nel sentimento
anche ntn jàd tdhat «sottomettersi con pro­ (nel cuore) », sempre con Jahwe in funzione di
messa a qualcuno» in segno di fedeltà lCron soggetto Es 35,34; Esd 7,27 (ambedue le volte
29,24 ( - *jàd 3d [2]), ntn jàd «dare la mano» in senso assoluto); Neem 2,12; 7,5 (ambedue le
in segno di resa Ger 50,15 e ntn jàd be « porre volte in senso assoluto con ’ccl invece di be)) Es
la mano contro» Es 7,4. Particolare importan­ 36,2; 2Cron 9,23 (complemento oggetto: «sa­
za ha l’espressione ntn bLjàd (~>jàd 3d [4]), che pienza »); Ger 32,40 (« timore »); Sai 4,8
può assumere vari significati: «dare in mano», («gioia») (in ISam 21,13, con slm il soggetto
«consegnare» (Gen 27,17; Deut 24,1.3; Giud è tuttavia un essere umano).
7,16), «mettere a disposizione» (Gen 9,2; Es
10,25), «affidare l’incarico» (2Sam 16,8; Ts d) In unione con pànlm « volto » ntn si trova
22,21 ; 2Cron 34,16, « dare in custodia, affidare nelle seguenti locuzioni: ntn pànlm le + inf.
la cura di (opp. la sorveglianza)» (Gen 30,35; « volgere il volto verso » nel senso di « fare
32,17; 39,4.8.22; cfr. ntn 'al jàd con lo stesso preparativi per» 2Cron 20,3 (Giosafat per
significato Gen 42,37; Est 6,9), in senso milita­ chiedere a Jahwe il giudizio; per l’acc. vd.
re «mettere sotto il comando» (2Sam 10,10; AHw 702; più spesso compare tuttavia il sino­
lCron 19,11). nimo slm pànlm le, 2Re 12,18; Ger 42,15;

123 )n: ntn DARE 124


Dan 11,17); nln panini ’cel «volgere lo sguardo giuridica ricorre soltanto in un contesto milita­
verso/contro» Gen 30,40; Dan 9,3 (più fre­ re. L’espressione non può essere interpretata
quente anche in questo caso è l’uso di sìnr. 9x semplicemente come « formula di consegna »
in Ez; in Num 24,1 però sìf, in Dan 10,15 si (Plòger, l.c. 62s.; cfr. però Miller, l.c. 455 e
ha con ntn panini lo he locativo al posto di N.Lohfink, Bibl 41, 1960, 125s.), perché ntn in
’al)\ ntn pànìm bc « volgere lo sguardo con­ questa «formula» ha un valore differenziato
tro» (in senso ostile) ha come soggetto Jahwe ed è bene distinguere tra il « consegnare a » in
Lev 17,10; 20,3.6; 26,17; Ez 14,8; 15,7 par. senso militare (usato promiscuamente assieme
sim come in Lev 20,5 (con sìm ancora Ger a ntn bejàd)) e il dtr. « trasmettere » in senso
21,10; 44,11; cfr. Sai 34,17). giuridico, anche se l’espressione giuridica com­
Con la prep. lifnè « davanti » ntn assume vari pare in contesto militare.
significati. La locuzione è attestata come sino­
nimo di ntn ke «considerare come» (soltanto 4/ Oltre a quelli già citati ricordiamo i se­
ISam 1,16, vd. sp.), tuttavia significa più guenti sinonimi di ntn: *'ùs «dare» (HAL 25;
spesso «porre/mettere davanti» (Es 30,6.36; cfr. B.Rocco, AION 20, 1970, 396-399) è at­
40,5.6; Lev 19,14; Zac 3,9 (vd. st.) ecc.; con la testato nelPcbr. bibl. soltanto nei n. pers.
prep. nòkah soltanto Ez 14,3, cfr. però v.4 e 7 (Jehò’às\ J d ’lt.s); zbd «donare a qlcn. qualco­
con Sìm) e in particolare «metter davanti» sa» (solo Gen 30,20; per i n. pers. cfr. HAI,
opp. « presentare », detto p.e. di cibi e bevande 250); hlq « assegnare » (Deut 4,19; 29,25), « di­
(2Re 4,43; Ger 35,5; Ez 16,18Q.19). Nel Deu­ stribuire » (Neem 13,13) e con be « dare in sor­
teronomio solo Mosè compare come soggetto te» (Giob 39,17); hnn «dare benignamente a
dell’espressione quando « presenta » ad Israele qlcn.» (Gen 33,5; Sai 119,29); mgn pi. «con­
benedizione o maledizione (11,26; 30,1), vita e segnare» (Gen 14,20; cfr. DISO 142), «dare
bene oppure morte e male (30,15.19), la torà a » (Os 11,8) e con suffisso dativale « gratifica­
(4,8), le leggi e le norme (11,32). Nel resto del- re qlcn. di » (Prov 4,9); mkr (verbo tipico del
l’AT solo Jahwe è definito come colui che commercio) « vendere », in ambito religioso ri­
« presenta » o « mette davanti »: la via della ferito a Jahwe (Jahwe soggetto, il popolo com­
vita e della morte (Ger 2 1,8), la torà (Ger 9,12; pì. oggetto) « consegnare, trasmettere » (Deut
26,4; cfr. 31,33 beqà>rteb\ plur. Dan 9,10 txt?), 32,30; Giud 2,14; 3,8; 4,2; 4,9 [con una perso­
la torà e le leggi (Ger 44,10), i comandamenti na come oggetto], 10,7; ISam 12,9; Is 50,1; Sai
e le leggi (IRe 9,6 par. 2Cron 7,19). In questi 44,13; Ez 30,12 [il paese come oggetto], cfr.
casi l’espressione può essere resa anche con KBL 522s.; GB 422s.); ndb hitp. « dare volon­
«affidare», soprattutto in Ez 23,24 « a loro (ai tariamente» (soltanto Esd 1,6; 2,68; 3,5 [aram.
popoli) affiderò il giudizio (mispài)» (così 7,15s.]; ICron 29,9.14.17), shd «far prende­
Zimmerli, BK XIII, 539; cfr. H.Cazelies, Proc- re», «regalare» (Ez 16,33; Giob 6,22; cfr.
lamation and Presence, FS Davies 1970, 245: F.Rundgren, AcOr 21, 1953, 311-336; C.J.La-
« I have committed to them thè legislative buschagne, OuTWP 1967, 60); -+slh «dare»
power = [ho loro affidato il potere legislati­ (ug. slh «dare» UT nr. 2419; A.S. van der
vo] ») e forse anche in Zac 3,9 in riferimento Woude, ZAW 76, 1964, 188-191; par. di ntn
alla pietra che Jahwe consegna a Giosuè. Gen 38, 16.17; Gioe 2,19; Giob 5,19); spi
Nel significato «consegnare» o «abbandona­ «porre», «dare» (cfr. GB 859b; E.Ullendorlf,
re» lifnè è usato in senso militare e il soggetto VT 6, 1956, 197; A.F.L.Beeston, VT 8, 1958,
è esclusivamente Jahwe (Deut 2,33; 7,2.23; 216-217); swh II pi. «collocare» (cfr. GB
28,7.25; 31,5; Gios 10,12; 11,6; Giud 11,9; 813a; KBL 954b); per i sostantivi vd. sp.
IRe 8,46 = 2Cron 6,36; ls 41,2). Il compì, og­ IU/lg.
getto è costituito sempre dal nemico (i nemici)
o dal suo (loro) re. In questi casi difficilmente
ntn lifnè si differenzia per significato da ntn IV/ 1/ Nella sua qualità di signore e creato­
bcjàd (cfr. Deut 2,33 con 2,24; 7,23 con 7,24; re, a Jahwe appartiene la terra e quanto essa
Gios 10,12 con 10,30.32; 11,6 con 11,8; Giud contiene (Sai 24,1; 50,9-12; cfr. 97,5 e lCron
11,9 con 11,21.30.32; 12,3). Come espressione 29,14). Quale unico e vero proprietario di tutto
giuridica nln lifnè è attcstata soltanto in Deut il creato Jahwe è nello stesso tempo colui che
ed indica sempre il passaggio o il trasferimento sovranamente dispone ed elargisce. Questo po­
di proprietà effettuato da Jahwe, nel senso di tere a disporre della sua creazione è definito
«dare a qlcn. qualcosa in proprietà» oppure daH’alfermazione fondamentale di Ger 27,5:
« mettere a disposizione di qlcn. qualcosa »: « Io ho fatto la terra, l’uomo e gli animali.., e
1,8.21 la terra al popolo di Israele; 2,36 le città li do a chi mi piace» (cfr. Sai 115,16; Eccle
ammonite: 2,31 Sicon (!) e il suo paese. In que­ 2,26). Quale signore della storia egli dispone di
st’ultimo versetto si ha un uso non univoco ciò che accade. Creazione e storia sono per­
dell’espressione (in 2,36 sam. e LXX hanno in­ tanto in stretta relazione tra loro, perché am­
terpretato non correttamente come « consegna­ bedue sono in mano di Dio. Non dobbiamo
re a »): lo si deduce dal fatto che l’espressione perciò meravigliarci se ntn può avere come

125 ]fU ntn DARE 126


oggetto Jahwe nei due significati principali Theologie, 1972, 53-58). Jahwe si comporta
(cioè « porre in moto » = « donare, dare » e come vero proprietario che « trasferisce » o
«porre in moto» = «effettuare, rendere»). «mette a disposizione» la terra, in senso giuri­
Questo «dare» ed «effettuare» di Jahwe è dico.
reso visibile anzitutto nella sfera dell’umanità
in genere opp. dell’individuo: Jahwe dà il sof­ Per un comportamento analogo da parte di un re nei
fio della vita (rfsùmà) e lo spirito della vita confronti dei vassalli, attestato in particolare nei trat­
(-*riffr, cfr. Is 42,5; Ez 37,6; non si trova mai tati dell’antico Oriente, cfr. K.Baltzer, Das Bundes-
ntn nàfces], Est 7,3 «allora mi sia donata la formular, 1964, 21-31; M.Weinfeld, Deuteronomy
and thè Deuteronomic School, 1972, 71-81 (biblio­
vita [nafsl] » riguarda la grazia della vita),
gr.). 11 diritto esclusivo di Jahwe di donare la terra
hajjlm «v ita» (->hjh 3c.4b; con ntn solo Sai (cfr. però Giud 11,24) non vale solo per Israele, ma
21,5; -*‘sh Ger 38,16), jàmlm «giorni della anche per altri popoli (Deut 2,5.9; Gios 24,4; Ez
vita» ( -*jòm 3f; cfr. Sai 39,6; Eccle 5,17.18; 29,20). Il verbo ntn è usato in questo senso non sol­
8,15; 9,9), i sensi del corpo come l’udito, la vi­ tanto con Jahwe come soggetto. Anche Mosè « dà »
sta ecc. (Deut 29,3; Is 50,4s.; cfr. 'ih in Prov in funzione di delegato plenipotenziario di Jahwe
20.12), la capacità, la disponibilità e la volontà (Deut 3,19 città; 3,20 possesso; in Deut mai la terra;
di fare qualcosa (vd. sp. III/3c), forza (-*kòah) Num 32,33 [cfr. Gios 13,15ss. e 14,3] i regni di Si-
con e Og [alle tribù oltre il Giordano]; 32,40 Galaad
e vigore (-* 'zz\ cfr. Deut 8,18; Is 40,29; Sai [a Machir]; Gios 14,13 Ebron [a CalebJ). Anche G io­
29,11; 68,36), grazia (~>hnn 4a), misericordia suè « d à » (Gios 11,23; 12,7 la terra [!] al popolo di
(-»rhm), pace (--*s/m), punizione (->•nqm), ma­ Israele secondo la suddivisione delle tribù). In questi
lattia (->hlh) ecc. Ciò che Jahwe dà all’uomo casi ntn significa «assegnare» (cfr. Gios 18,10 hlq
non riguarda solamente l’ambito della natura pi.; vd. Plòger, l.c. 79 n.77), cfr. anche GeD 47,i l :
(lui - e nessun altro, cfr. Ger 14,22! - dà piog­ Giuseppe assegna la terra ai suoi fratelli.
gia, cibo e altre benedizioni alla terra), ma an­
che la sfera della storia umana e spesso di Come le donazioni di terre nei trattati sottosta­
quella personale: dà all’uomo una donna (Gen vano a determinate condizioni, per lo meno alla
3.12), dei bambini (Gen 17,16; Is 8,18) e una lealtà del destinatario, anche il dono della terra
discendenza (Gen 15,3). ad Israele si presenta condizionato, secondo la
concezione dtn. e dtr. (cfr. Diepold, l.c. 76ss.;
Questa fede è eloquentemente tesliraoniata dai molti Miller, l.c. 454ss.; cfr. però anche Weinfeld,
n. pers. formati da ntn o dai sinonimi, ùS, zbd, hnn
l.c. 71ss., il quale in casi specifici suppone una
e nhd (vd. sp. 1/2 e 1U/4); cfr. inoltre i n. pers.
’abisaj(l), ’ahlÌLir(1), QQsàjàhit (cfr. acc. qasa « rega­ donazione senza condizioni quale ricompensa
lare »), i nomi stranieri come M iiredàl (« dono di della fedeltà mostrata). Per il carattere condi­
M itra») e Pàti-firn' (eg. p ’ dj p' r' «che Re ha zionato del possesso della terra e della dipen­
dato ») e forse anche i n. pers. come Mirjàm e denza assoluta di Israele dal donatore Jahwe,
Jirnfjàhù « dono (di Dio) » opp. « Jahwe ha dona­ Israele non ha mai sviluppato la coscienza di
to », cfr. W. von Soden, U F 2, 1970, 269-272. essere autoctono nella terra (Zimmerli, l,c.,
53s.). La terra è sempre un dono di Jahwe e il
Soprattutto Israele ha imparato a conoscere i rapporto di Israele con la sua terra deriva dalla
doni e la volontà di Jahwe nella propria esi­ volontà di Jahwe di dare la terra, come benedi­
stenza di popolo, avendo egli dato ad Israele zione concreta che si fonda su un rapporto di
una terra e guidato in ogni frangente la sua esi­ alleanza. Quale autentico proprietario della
stenza. 11 presupposto teologico dtn. e dtr. nei terra egli poteva anche espropriarla.
confronti della cosiddetta «conquista della ter­ L’idea che Jahwe dà o crea per il suo popolo il
ra» non consiste nel fatto che Israele (con riposo nfnùhà (~*nùah) è legato strettamente
l’aiuto di Jahwe) conquista la terra oppure che al dono della terra, in quanto menùhà può in­
Dio gli « consegna » la terra in senso militare, dicare a volte materialmente la terra come
così come vengono consegnati i nemici in una «luogo di riposo» (cfr. Deut 12,9, par. nalflà',
operazione militare (Plòger, l.c. 63), ma nel fat­ Mi 2,10; Zac 9,1; Sai 95,11; 132,8.14) e iì ri­
to che Jahwe, vero proprietario della terra, la poso, come un « pervenire al riposo» dopo le
« trasferisce » (ad Israele): non si tratta perciò lamentele della peregrinazione nel deserto,
di conquista della terra, ma del dono della ter­ coincide cronologicamente con il dono della
ra (vd. sp. 111/li e lll/3c.d.; per una trattazione terra (cfr. von Rad, GesStud 101-108, e in par­
delle formule relative al dono della terra cfr. ticolare A.R.Hulst, Schrift en kerk, FS Gispen
J.N.M.Wijngaards, The Formulas of thè Deu- 1970, 62-78). Ciò dipende dal fatto che Jahwe
teronomic Creed, 1963, 28-34, inoltre id., VT guida la storia: in senso positivo, coi doni della
15, 1965, 91-102, e OTS 16, 1969, 68-105, e torà (vd. sp.), di mispàt e di fdàqà (cfr.
soprattutto P.Diepold, Israels Land, 1972 (bi­ K.Koch, FS von Rad 1971, 236-257, particol.
bliogr.); anche J.G. Plòger, art. ‘“dama, 249ss.) e i carismi della guida e del comando
ThWAT 1,95-105 = GLAT 1,187-210 (bi­ (Zimmerli, l.c. 68-93); in senso negativo, con
bliogr.); P.D.Miller, Interpretation 23, 1969, l’« abbandonare » il suo popolo al giudizio
451-465, e W.Zimmerli, GrundriB der atl. (IRe 14,16; Ger 15,9; Ez 16,27; Mi 5,2).

127 )D3 ntn DARE 128


2/ È strano come in rapporto al molto che V/ Per i testi di Qumran Kuhn, Konk. 147s.,
0 Jahwe « d à » , l’uomo «d ia » così poco al suo
Dio. Il verbo ntn in questa accezione è relati­
riporta 58 passi che si collegano all’uso lingui­
stico dell’AT. 1 LXX ricorrono principalmente
vamente poco attestato. « D o n i» presentati a a SiSóvai, ma anche ad altri verbi secondo i
Jahwe sono considerati i sacrifici (cfr. Peder- vari significati di ntn. Per il NT cfr. F.Biichsel,
sen, Israel UI/lV,322ss.; R.Hentschke, RGG art. BtSuiu, ThW 11,168-175 (= GLNT
IV, 1642; von Rad l,267ss. = ital. 292ss.) e gli fl,l 171-1190); H.Conzelmann, art.
israeliti non potevano presentarsi a Jahwe ThW IX ,393-397, e J.Behm, art. àvàfcpa,
«con le mani vuote» (rèqàm\ Es 23,15; 34,20; ThW I,356s. (= GLNT 1,953-957).
Deut 16,16s.; cfr. Es 22,28 ’hr pi.), però ntn è C.J.Labuschagne
molto raro in connessione con il sacrificio.
Qualche volta ntn è unito a zàbah «sacrificio
(cruento)» (Sai 51,18; Eccle 4,17), ’ìsscè «sa­
crificio consumato dal fuoco» (Lev 22,22; per
i cd. « sacrifici consumati dal fuoco » cfr. n ^ p seguila PROPRIETÀ
J.Hofìtijzer, FS Baumgartner 1967, 114-134),
diversi altri doni (Lev 23,38), qódas FJhwh
«gualcosa di sacro a Jahwe» (Lev 27,9.23), 1/ L’ebr. segullà è stato in un primo tempo
kòfeer «prezzo del riscatto» (Es 30,12s.; Sai collegato aH’acc. sugullu «mandria» (cfr. H.
49,8; cfr. ntn Mi 6,7), rèsìl « il meglio» (Num Zimmem, Die Keilinschriften und das AT,
18,12; bò' hi. v. 13; qrb hi. v. 15: Deut 26,10 31903, 651; GB 536a; KBL 649a). Studi succes­
tuttavia con nù“h pi.), ma spesso è unito a sivi lo pongono invece in rapporto con l’acc.
frùmà «tributo, dono» (14x con ntn; 12x con sikiltu(m) (ev. siqillum, e il verbo sak/qàlu\ cfr.
rum hi., 8x con bò’ hi.; Lev 7,14 qrb hi.; vd. M.Greenberg, JAOS 71, 1951, 172-174;
sp. lll/lg), In molti di questi passi ntn ha il va­ A.Goetze, JCS 4, 1951, 227; E.A.Speiser,
lore «destinare» o «mettere a disposizione» OrNS 25, 1956, 1-4; A.Falkenstein ZA 52,
(per altri significati di ntn vd. sp. III). 1957, 328; M.IIeld, JCS 15, 1961, 1ls.) Al §
ntn non è mai un termine tecnico per indicare 141 del Codice di Hammurabi sakàlu sikilta
F« offerta » di sacrifici a Jahwe (in dono), ec­ significa « accumulare un patrimonio privato »;
cettuata forse la costruzione con terùmà. In tra i titoli del re Abba-AN di Alala!] sikiltu in­
realtà tutto appartiene a Jahwe (Sai 50,9-12!) dica il re come una « proprietà peculiare, per­
perciò ogni dono a lui ofTerto è dato « dalle sue sonale», come un «adoratore» della divinità
(di Jahwe) proprie mani» (lCron 29,14). Con (Seux 26Is.; cfr. a proposito il n. pers. Sikilti-
l’offerta delle primizie si manifesta la coscienza Adad in K. Tallqvist, Assyrian Personal
e il riconoscimento che Jahwe è il vero pro­ Names, 1914, 195). Con ciò concorderebbe
prietario della terra (vd. O.Hanssen, BHH l’ug. sglt come designazione del vassallo del re,
I,434s. con bibliogr.). in PRU V, nr, 60, r.7 e 12 (in contesto fram­
I primogeniti da offrire a Jahwe hanno un ruo­ mentario; M.Dahood, Bibl 46, 1965, 313; 50,
lo importante (Es 22,28s.; cfr. 13,1.2.12; 34,19) 1969, 341; H.B.Huffmon-S.B.Parker, BASOR
in relazione a ntn nel senso di « cedere, lascia­ 184, 1966, 37; M.Dietrich-O. Loretz, OLZ 62,
re a» o «consacrare» (vd. sp. Ili/1c). Sebbene 1967, 544).
t u t t i i primogeniti, animali ed esseri umani,
appartengano a Jahwe, la differenza tra i pri­ Nell’ebr. medio e nell’aram. giud. è attestato il sost.
segullà opp. segulletà « possesso », nonché il pi. opp.
mogeniti degli animali e quelli dell’uomo è
i! pa., senz’altro denominativi, del verbo sgl nel sign.
sensibile: i primi sono sacrificati e immolati, i di «accantonare, accumulare» (cfr. Grecnberg, l.c.).
secondi riscattati (^ >pdh) anche se non sempre
(Es 22,28s.!) si parla di riscatto (vd. de Vaux
II,329-333 = ital. 429-432; M.Weinfeld, UF 4, 2/ Nell’AT segullà è attestato 8x: Es 19,5;
1972, 133-154). Deut 7,6; 14,2; 26,18; Mai 3,17; Sai 135,4; Ec­
In relazione al sacrificio dei bambini è impor­ cle 2,8; lCron 29,3.
tante precisare che ntn «cedere, lasciare a,
consacrare» non implica di per sé «sacrifica­ 3/ Come risulta chiaramente dall’acc. sikiltu
re » (cfr. anche Giud 11,31 dove sono chiara­ e dall’impiego di seguila nel Talmud, segullà è
mente differenziate le due cose). In merito all’i­ una designazione della proprietà in senso qua­
potesi, peraltro erronea, avanzata da alcuni lificato: una proprietà privata personalmente
studiosi, secondo la quale lo jahwismo ha co­ acquisita ed accuratamente custodita (vd. in
nosciuto un legittimo sacrificio di bambini, vd. proposito Greenberg, l.c.). È questo anche il
le discussioni in de Vaux, l.c. 329-333 = ital. significato di segidlà nei due passi dell’AT nei
429-432; G.Fohrer, Geschichte der israeliti- quali viene usato in un contesto « profano »:
schen Religion, 1969, 39s, (bibliogr.); L.Dele- Davide promette solennemente di mettere a di­
kat, BHH 1,434 (bibììogr.) e Weinfeld, l.c. sposizione della costruzione del tempio di Dio
151 ss. 154. ciò che egli possiede come s€gullù in oro e in.

129 n ^ p segidlà PROPRIETÀ 130


argento (oltre ai mezzi che egli ha già altrimen­ una formula fissa già da lungo tempo esistente.
ti procurato: ICron 29,3). Si tratta evidente­ In ogni caso è interessante rilevare che il con­
mente della proprietà privata del re che nor­ tenuto teologico di segull(ì (come in Deut 7,6 e
malmente non era impegnata per costruzioni 14,2) è interpretato dalla voce parallela bhr.
pubbliche. In Eccle 2,8 l’autore parla di «ar­ Nel passo del libro di Malachia (3,17) scgullà è
gento e oro e della s'gullà di re e nazioni » che riferito al nuovo incontro di Jahwe con Israele
egli ha raccolto. La parola designa «una por­ nel futuro (cfr. —bhr IV/4b): il termine rientra
zione particolare dei beni che non viene usata così tra le caratteristiche tipiche della promessa
per obiettivi usuali, ma riservata a una partico­ di salvezza.
lare funzione» (A.B.Ehrlich, Randglossen zur La portata teologica di s'gullà viene ben defi­
hebr. Bibel, I, 1908, 336s.), e si distingue da al­ nita dalla traduzione non letterale dei LX X
tri termini indicanti «proprietà, possedimen­ Xaóq •rcepi.oÙOT.oq (Es 19,5; Deut 7,6; 14,2;
to» come ’ahuzzù ( — ‘hz), —nafflà, f russa 26,18; inoltre in Es 23,22 per il semplice ‘am)
(-jrs ), qinjàn ( - qnh). opp. zlq ntpio\j(TMo-[ióv (Sai 135,4), In Mal
Nella stessa direzione si muove la traduzione 3,17 la formulazione eiq TtepncoiTioiv esprime
dei LXX. Una volta si ricorre a ' rcepwcofrncru; bene come Israele deve essere ancora «acqui­
«acquisto, proprietà» (Mal 3,17; cfr. lPiet stato » da un intervento di grazia di Jahwe.
2,9) ed una volta a TteputoiEÙTrloa «procacciar­
si» (lCron 29,3). Tuttavia si usa quattro volte 5/ Nei testi di Qumran l’espressione non è at­
7tepioucu)q « scelto con dovizia, eletto » (Es testata. Per l’uso linguistico rabbinico cfr.
19,5; Deut 7,6; 14,2; 26,18; cfr. anche l’am­ Greenberg, l.c. Nel NT si trova Xaóq itepiou-
pliamento in Es 23,22, inoltre Tito 2,14; caoc; in Tito 2,14, senza dubbio ispirato ai
lClem 64) e precisamente nell’espressione LXX: con l’atto salvifico di Gesù. Dio si for­
X a ò q 7 t e p io u t n o q « popolo che forma il tesoro ma un popolo come una preziosa proprietà. In
regale di D io» (H.Preisker, ThW VI,57 = ' lPiet 2,9 la comunità del NT, nonostante il
GLNT IX, 1509), infine due volte itE p io u - forte legame con Es 19, viene detta Xaòc; eiq
cn,aop.óq «acquisto, proprietà» (Sai 135,4; Ec­ XEpwco&noxv. La traduzione abituale « popolo
cle 2,8). di proprietà » non è giustificata dal testo greco,
perché la scelta dell’espressione in questo caso,
4/ Nell’AT segullù è diventato quasi esclusi­ a differenza di Tito 2,14, vuol indicare che
vamente un termine tecnico per esprimere solo con il suo intervento di salvezza Dio in­
l’appartenenza di Israele a Jahwe (cfr. a questo tendeva acquisire la proprietà del suo popolo.
proposito l’epiteto acc. del re, menzionato so­ H. Wildberger
pra, e il n. pers. Sikilti-Adad). Comparendo in
tre passi del Deut (sempre nella costruzione
lihjòt là ll"am segullà «che tu fossi il popolo di
sua proprietà»), sembra possibile arguirne una
peculiare appartenenza al formulario dtn. La -liO sòd SEGRETO
formula tuttavia si trova, pur un poco cambia­
ta, anche in Es 19,5 e, precisamente in una se­
zione (19,3-6[.8J) che alcuni ritengono un’ag­ 1/ Il nome sòd da un punto di vista etimolo­
giunta dtr. (così anche recentemente G.Fohrer, gico è una vera crux interpretum. Salvo i ri­
« Priesterliches Kònigtum», Ex. 19,6, ThZ 19, mandi ad altre lingue sem., non si propone al­
1963, 359-362) che però ha conservato i tratti cuna soluzione per una derivazione del termi­
di una tradizione piuttosto antica (cfr. H.Wild­ ne (GB 537s.; Zorell 547b), oppure si suppo­
berger, Jahwes Eigentumsvolk, I960, 10ss.; W. ne come radice *sùd, la quale viene fatta vale­
Zimmerli, Erwàgungen zum « Bund », FS Eich- re anche per Sai 2,2 e 31,14 (cfr. Kraus, BK
rodt 1970, 171-190, [175s.]) anteriore al Dtr. X V ,11; P.Humbert, FS Baumgartner 1967,
(diversamente L.Perlitt, Bundestheologie im 136s.), oppure si collega la voce con jsd (p.e.
AT, 1969, 17lss.). Se Es 19,6 dipendesse dal BDB 691 a) o jsd II «riunirsi» (KBL
Deut, non ci aspetteremmo gój, ma 'am qàdòS. 386b.651a).
È stata fatta anche l’ipotesi che segullù di Es sòd vien messo generalmente in relazione con Parab.
19,5 sia un’abbreviazione deH’originario 'am sàwada «parlare in segreto» o con il sir.
s'gidlà del Deut (Perlitt, l.c. 171): ciò contra­ sewàdà/suwàdà «colloquio confidenziale». Fohrer,
sta però col fatto che Israele può essere indica­ KAT X V I,269, rimanda all’antico suda rab. mswd
lo benissimo come naif là di Jahwe (ad ecce­ «riunione di consiglio» (cfr. BDB 69la; R.E.Brown,
zione del passo relativamente recente di Deut CBQ 20, 1958, 418). DISO 190 (cfr. 191) cita con ri­
serva il pun. swb (opp. swd) «(rond, cercle > ) voùle
4,20 che presenta ‘am nafflà). Anche Sai
celeste». Nel difficile passo di Sai 25,14, dove G ha
135,4 parla di segutlà\ «Jahwe si è scelto Gia­ xpaTauop,a (unica volta) per sòd, G.R.Driver, JBL
cobbe (—bhr), Israele come sua seguila». Pro­ 55, 1936, 102; EThL 26, 1950, 345, ricorre all’arab.
babilmente anche questo salmo (nell’attuale sud « chiefìaincy » (cfr. Barr, CPT 251; S.Jellicoe,
forma che risale al periodo postesilico) ripete The Septuagint and Modern Study, 1968, 326).

131 “riO sòd SEGRETO 132


In Eccli si trova un pi. denominativo di sòd (Eccli drebbe collocato in questo contesto anche Sai
7.14) e un hitp. (8,17; 9,3.14; 42,12). Si possono ag­ 64,3). Quando si parla del consiglio celeste di
giungere ancora i nomi propri Sòdi (Num 13,10) e Dio, lo si intende parimenti in forma concreta
Besòdejà (Neem 3,6; cfr. Noth, IP 32.152). (cfr. H.W.Robinson, JThSt 45, 1944, 151-157;
vd. st. 4).
2/ La voce sòd è attestata complessivamente Più significativo dell’uso concreto della parola
21x, 8 delle quali negli scritti sapienzali (Prov potrebbe tuttavia considerarsi quello a s t r a t ­
5x, Giob [incl. 29,4] 3x, manca in Eccle), Gx in to; l’elemento determinante in questo caso non
Sai, 4x in Ger e lx ciascuno Gen, Ez e Am. Se è la riunione o la cerchia in sé, ma il «collo­
si esclude una sola eccezione, il termine è as­ quio » che vi si tiene e in particolare la « deci­
sente dal Pentateuco, mentre manca del tutto sione »/« disegno » che matura in questo collo­
nell’opera dtr. e in quella del Cronista, nonché quio (vd. sp. I per i termini affini in sir. e
negli scritti apocalittici (in Dan però si ha 5x arab.; cfr. G.Fohrer, FS Thomas 1968, 103). In
l’aram. bibl. ràz « mistero », tradotto dai LXX Prov 15,22 sòd «colloquio» è unito ai termini
con (j.u(7TT|pLov; vd. st. 5). maffsàbòt «piani» e j ò ‘a?lm «consiglieri»
(cfr. P.A.FI. de Boer, SVT 3, 1955, 43ss.; sul­
3/ La voce sòd è testimoniata solo al sing.; 2x l’aspetto politico cfr. W.McKanc, Prophets and
è sogg. (Sai 25,14; Prov 3,32, in frase nomina­ Wise Men, 1965, 55ss.l24; e ancora Prov
le) e 6x complemento oggetto (Am 3,7; Sai 11,14; 20,18; 24,6). Nella tradizione sapienzia­
83,4; Prov 25,9, in frase verbale, cfr. anche Sai le più antica vigeva inoltre la regola che le
55,15; inoltre Prov 11,13; 20,19 in frase nomi­ cose dette in segreto non dovessero trapelare,
nale) di cui 4x con glh « rivelare » (2x ciascuna per cui sòd assunse il sign. di « segreto » (Prov
al qal e al pi., cfr. Jenni, HP 202s.). in Giob 11,13; 20,19, cfr. Jenni, HP 202s.; 25,9 in con­
29,4 può trattarsi di un errore del testo, cfr. testo di ammonimento). In accezione negativa,
BH3 e p.e. Fohrer, KAT XVI,402. dei nemici di Jahwe si dice che « tengono un
Dal punto di vista semasiologico la voce sòd colloquio pieno di astuzia» (Sai 83,4a; par.
ha un arco relativamente ampio di significati. -»/£ hipt. «consigliarsi», cfr. v.6; Sai 2,2). Da
All’uso concreto del termine, in cui predomina un punto di vista teologico sono rilevanti so­
il sign. « riunione »/« circolo », si aggiunge prattutto le affermazioni sulla decisione/piano
come parte integrante ed essenziale un impiego di Dio (vd. st. 4).
ampliato riferito sia all’uomo sia a Dio; vanno
rilevate in particolare applicazioni astratte 4/ L’uso teologico specifico si delinea già net­
come ad esempio « decisione » oppure « segre­ tamente quando sòd è coinvolto nel carattere
to », diventate anche assai rilevanti da un pun­ religioso della comunità umana; nel significato
to di vista teologico (vd. st. 4). di « comunità » sòd può indicare o anche desi­
L’ipotesi di una radice sud « riunirsi » potreb­ gnare espressamente sia, dal lato negativo, un
be corrispondere più direttamente all’uso c o n- impedimento, sia, da quello positivo, un’aper­
c r e t o di sòd\ infatti sòd significa anzitutto tura alla vera comunità di Dio, intesa essen­
diversi tipi di incontro. In riferimento all’uomo zialmente in senso religioso.
non si tratta tanto di « libera riunione di adulti Questo avviene su un piano religiosamente ne­
durante il tempo libero » nel villaggio (L.Kòh- gativo quando si parla della cerchia e dei dise­
ler, Der hebràische Mensch, 1953, 90), quanto gni dei malvagi in Israele o dei nemici fuori di
invece di incontri di uomini in qualche modo IsraeJe (Sai 64,3; 83,4, vd. sp. 3) oppure quan­
legati tra loro; si parla dunque di una stretta do nell’oracolo profetico del giudizio la man­
cerchia di uomini che si riuniscono (Sai 55,15; canza di comunione dei Falsi profeti con il po­
Giob 19,19, cfr. Fohrer, KAT XVI,307; «cer­ polo di Dio viene indicata con « non andare
chia di fiducia»; cfr. Gcmscr, HAT 16, 32); nell’assemblea del mio popolo (besòd ‘amml) »
tra loro si instaura f. l’a. un clima di allegra Ez 13,9 (par. «non essere scritti nel libro della
compagnia (Ger 15,17; il contrario è: «starse­ casa d’Israele » e « non entrare nel paese d’I­
ne seduto in solitudine»). Nell’espressione sraele»; cfr. Zimmerli, BK XIII,292s.: «essi
«cerchia dei malvagi » (sòd n frè'lm , Sai 64,3) dovranno essere esclusi dalla cerchia intima
il termine ha un’accezione negativa (per i loro del popolo di Dio»), Invece la comunità ( ’édà,
attacchi ai timorati di Dio vv. 4ss.; cfr. 1,1; termine parallelo; cfr. Sai 1,5) come « consesso
31.14). Un impiego ampliato è anzitutto quello dei giusti » (~*jsr 3b) è il luogo dove si rende
antico e collettivistico per designare il « conve­ lode a Jahwe Sai 111,1. Così anche in Prov
gno » di due tribù in Gen 49,6 (par. qàhàl « as­ 3,32, nella sezione teologica del libro, si dice
semblea, comunità»),nonché quello più recen­ che Jahwe ha «con i giusti» ( ’cet-jesàrìm) una
te riferito ad Israele (Ez 13,9) e alla comunità «fiduciosa amicizia» (sòd) (contrario: «abo­
del tempio (Sai 111,1; vd. st. 4), e tale è anche minio per Jahwe»; cfr. W.McKane, Proverbs,
l’uso generale per indicare una quantità, come 1970,‘300s.), nel difficile passo di Sai 25,14
in Ger 6,11 (« cerchia dei giovani » = i giovani (vd. sp. I) c’è un riferimento simile ai «tim o­
in generale opp. nella loro totalità; forse an­ rati (di Jahwe) » (par. berlt « alleanza »; secon­

133 “rio sòd SEGRETO 134


do Kraus, BK XV,212, sòd è la «decisione» 110 sm ALLONTANARSI
di Jahwe che indica la condotta da tenere).
Dato che sòd è usato per indicare F« assem­
blea » celeste di Jahwe e la sua divina « dcci- 1/ La radice sur è attestata in ebr., medioebr.
sione/piano/segreto », e per questo è stato mes­ e fen. pun. (jif. «allontanare», DISO 191; KA1
so in relazione al suo operare e al suo essere, il nr. 10, r.l3s.; nr. 79, r.7). Cfr. anche l’acc.
termine ha assunto un valore essenziale nello sàru «girare, ballare» (AHw 1031 b).
sviluppo e nella determinazione dei tratti sa­
Un verbo dal significato simile è zùr II «voltarsi»
lienti del concetto vtrt. di Dio. (-*z<ìr I). Incerto è sur di Os 9,12 nel quale GB 78 la
La confessione di Sai 89,8 secondo cui Jahwe è e altri vedono una scrittura irregolare di sur (cfr.
un Dio tremendo « nella grande cerchia/assem­ WolfT, BK XlV/1, 208; Rudolph, KAT X III/I, 182).
blea dei santi » (besòd qcdòslm rabbà, cfr.
BHS), fa riferimento al suo seguito, con affer­ Nell’AT sfir è attestato al q. «allontanarsi»,
mazioni analoghe (accanto ad un più generico afilli, «ordinare che qualcuno si allontani =
«tutto il suo seguito», cfr. « nell’assemblea dei allontanare», all’ho. «venir allontanato» e al
santi » e « tra gli esseri divini », w . 6s.; Sai poi. «scompigliare» (Lam 3,11); si ha anche
82,1 «D io si alza nell’assemblea divina, giudi­ ì’agg. verbale sur « rinnegato » e il sost. sarà
ca in mezzo agli dei», cfr. v. 6), per cui con «cessazione, abbandono» (solo Is 14,6).
una fraseologia varia, che è il risultato di una
lunga polemica religiosa, è sorta l’idea di una Sono sorprendentemente numerose le difficoltà te­
posizione eccelsa ed impareggiabile di Jahwe stuali del TM nei passi dove compare sur (cfr. f. l’a. i
dizionari e BH 3 per Es 14,25; ISam 21,7; 22,14;
nella cerchia degli esseri divini (cfr. G.Cooke,
2Sam 7,15; 22,23; Is 17.1; 22,3; 49,21; Ger 2.21;
ZAW 76, 1964, 22-47; inoltre W.Herrmann, 6,28; 17,13; Os 4,18; 7,14; Giob 15,30b; 2Cron
ZRGG 12, I960, 242-251; H.-P.Miiller, ZNW 35,12).
54, 1963, 254-267; W.H.Schmidt, Konigtum
Gottes in Ugarit und Israel, 1966, 26ss. ecc.). 2/ Nei 299 passi attestati (q. 159x, hi. 134x,
Pur nella sua maestà Jahwe si consiglia con la ho. 5x, poi. lx; incl. sur di Os 9,12; esci. 2Re
sua corte (IRe 22,19-22; vd. inoltre Cooke, 11,6 txt? nome proprio; Es 8,27 considerato
l.c.). In Geremia un criterio per stabilire la come hi. con Lis. e non come q. con Mand.) il
vera profezia è costituito dal fatto che il profe­ verbo non presenta particolari concentrazioni
ta ha «assistito al consiglio di Jahwe» (Ger (q.: 2Re 2lx, Giud e Prov 14x ciascuno, ISam
23,18.22); egli può essere il messaggero della 13x, Deut 12x, Is lOx; hi.: Is e 2Cron 13x, 2Re
parola di Jahwe (23,2ls.; cfr. Is 6; E.C.Kings- llx). L’agg. sur è attestato 3x (ls 49,21 txt?;
bury, JBL 83, 1964, 279-286) solo quando Dio Ger 2,21 txt?; 17,13 Q), il nome sarà lx.
gli « ha rivelato la sua decìsione/disegno/segre-
to» (Am 3,7; cfr. W.H.Schmidt, ZAW 77, 3/ U significato fondamentale di sur « deviare
1965, 183-188). Anche la «sapienza» si ottie­ dalla direzione presa» (ISam 6,12) ha subito
ne nel consiglio di Dio (Giob 15,8). notevoli sviluppi. Il campo semantico va dal
sign. «andar via» a quello di «entrare». È
5/ Negli scritti di Qumran il nome sòd, alter­ possibile evidenziare quattro direzioni di signi­
nato con jswd (13x), è attestato più di 40x (del­ ficato: (I) «allontanarsi» (in forma assoluta
le quali circa 30x in IQH; vd. Kuhn, Konk. Giud 14,8 oppure con min Es 32,8 ecc.); (2)
90.150; RQ 14, 1963, 212). «abbandonare» (con min ISam 15,6, con
Nei L)Ò(, dove manca Prov 20,19 e Prov 25,9 mè'al Num 12,10 ecc.); (3) «evitare» (Lam
presenta un’altra lettura, sòd è reso con 12 pa­ 4,15); (4) «volgersi» (con 'cel Gen 19,2s., /*
role gr. ((ìouXt) 4x, cfr. G.Schrenk, art. 0ouXt|, Giud 20,8, sàm(mà) Giud 18,3.15, 'al IRe
ThW 1, 631-636 = GLNT 11,311-324; cruvéSpiov, 22,32). I valori delPhi. seguono in prevalenza
cfr. E.Lohse, art. cnjvéSpiov, ThW VII,858-869; la (2): « abbandonare, rimuovere, eliminare ».
le restanti voci sono attestate lx ciascuna). Sor­ Il verbo può trovarsi con diversi soggetti; in
prende la duplice resa in Prov 11,13 ({ìouXàq év prevalenza sono persone (vd. i dizionari per i
oTjveSpifj). Si aggiunga ancora la resa con tccu- 1 particolari).
Seta, clie ricorre due volte (Ez 13,9; Am 3,7;
forse è stato letto erroneamente jissùr « punizio­ Molto alfini per significato sono ith « allontanarsi »
ne»; cfr. inoltre G.Bertram, FS Kriiger 1932, (con min [Prov 4,15] e ’cel [Prov 7,25]; in Num
5,12.19.20.29 usato in senso traslato) e mUs «cede­
48s.; id., ThW V,610 = GLNT IX , 149). La tra­
re » (20 x con la controversa assegnazione a mùs/mls
duzione p .uo T T )pio v non è attestata (cfr. però q. e hi. [cfr. GB 408s. con KBL 506b e Zorell 421],
G.Bomkamm, ThW IV, 820 = GLNT VII,677; in Mi 2,3 sicuramente hi. «far ritirare, allontana­
RE.Brown, CBQ 20, 1958, 417-443). re »).
M. Scebo
4/ Come tale sur non ha uno specifico valore
teologico; si trova però spesso in contesti teolo­
gici ben definiti. E comprensibile che quando

135 n 0 sur ALLONTANARSI 136


Jahwe è soggetto il verbo si trovi di preferenza r6o sih PERDONARE
all’hi. (b) e non al qal (a), per il valore intran­
sitivo che quest’ultimo comporta.
a) Jahwe stesso si ritira da un uomo: si veda il 1/ slh, che in ebr. significa solo «perdonare,
caso di Sansone (Giud 16,20) e di Saul (ISam rimettere», è un verbo che appariene al semiti­
18,12; 28,15.16); lo spirito di Jahwe si ritira da co comune. In acc. significa « aspergere » (testi
Saul (ISam 16,14). Si possono vedere anche le in J.J.Stamm, Erlòsen und Vergeben im AT,
affermazioni secondo le quali la mano di Jah­ 1940, 57; AJlw 1013) e questo potrebbe essere
we non si ritira (ISam 6,3), Jahwe non ritrae il il suo significato concreto originario. Tale va­
suo favore (2Sam 7,15) e la sua gelosia viene lore è conservato anche in aram.-sir. dove il
meno (Ez 16,42). verbo ha la forma zlh, con cambiamento della
11 verbo è usato più spesso per indicare la con­ sibilante, e il sign. « annaffiare, versare »
dotta del popolo opp. dell’individuo nei con­ (Stamm, 1.c. 58 n.2). Il corrispondente et. zlh è
fronti di Jahwe. La sua presenza è caratteristi­ tradotto da Dillmann 1034 con «haurire».
ca nella terminologia dtn.-dtr. (cfr. N.Lohfmk, Quanto all’ug., nel testo rituale nr. 9 (= Herdner,
Das Hauptgebot, 1963, 71s.): «rinnegare» CTA nr. 36), r.l si trova l’espressione slfj nps.
Jahwe (ISam 12,20; cfr. Ger 5,23; 17,5; Ez C.H.Gordon, Ugaritic Literature, 1949, 111, lo tra­
6,9; Giob 34,27; 2Cron 25,27), «abbandona­ duce con « forgiveness of Soul », ma per il contesto
re» la via che Jahwe ha comandato (Es 32,8; lacunoso il significato resta incerto. In UT nr. 1757
Deut 5,32; 9,12.16; 11,28; 31,29; cfr. Gios 1,7; Gordon prende in considerazione anche la traduzio­
Giud 2,17), «allontanarsi» dalla legge (miswà ne «aspergere», oltre la precedente, per cui anche in
ug. avremmo l’antico sign. concreto. Scartando Pebr.
Deut 17,20; dàbàr Deut 17*11; 28,14; huqqà
slh J.Gray, SVT 15, 1966, 191, collega l’ug. slh con
2Sam 22,23), dal libro della legge (Gios 23,6). un verbo arab. si/} «spogliare» e «concludere»
In 2Re (2Cron) il verbo è impiegato nel con­ W US nr. 1914 non dà alcuna traduzione di sl(j.
testo del giudizio sui re che non si allontana­
no dal peccato (2Re 10,29.31; 13,2.6 ecc.), Nell’AT slh è attestato al qal e al ni. Solo rara­
dalle alture (14,4; 15,35 ecc.). L’espressione mente e in scritti recenti sono attestati Pagg.
sur mèra' «evitare il male» è tipica del lin­ sallàh « pronto (abitualmente) a perdonare »
guaggio sapienziale (Sai 34,15; 37,27; Giob
(Sai 86,5) e il sost. astratto sclihà « perdono,
1,1.8; 2,3; 28,28; Prov 3,7; 13,19; 14,16;
remissione» (Sai 130,4; Dan 9,9; Neem 9,17).
16,6.17).
b) In circa 40 passi con sur hi. l’agente dcll’a- ‘ Alle attestazioni del qal si può ancora aggiungere il
nome proprio più volte citato nei papiri di Elefanti­
zione è Jahwe/Dio, soprattutto nei libri storici
na Jslh (= Jislah) (cfr. Cowley 29la; BMAP 306a).
e profetici, meno in Sai e Giob. Mentre nei Noth, IP 210s., io interpreta come un nome augura­
primi l’azione di Jahwe è rivolta prevalente­ le: « (la divinità) perdoni ». Ma può trattarsi anche di
mente contro oppure a vantaggio di Israele/ una dichiarazione (di ringraziamento): « Egli (Jahwe)
Giuda, in Sai e Giob ciò vale per la singola ha perdonato »; può riferirsi ad un peccato le cui
persona. conseguenze i genitori hanno percepito attraverso un
Per la condotta del popolo opp. dell’individuo ■ lungo periodo di sterilità oppure attraverso una grave
sur hi. non ha incidenza specifica. Lo si trova 1 malattia di colui che porta il nome, e dalle quali or­
mai si sono liberati. Cfr, anche Huffmon 43.246.
con una certa regolarità nei contesti relativi al- 1
l’eliminazione dei santuari delle alture, degli
altari e delle massebe di Baal (soprattutto 2Re 2/ Dati statistici: slh q. compare 33x (Ger e
e 2Cron; in 2Re 18,22 = Is 36,7 sono quelli di 2Cron 6x. ciascuno, Num e IRe 5x ciascuno,
Jahwe). Vi è forse qui una connessione termi­ 2Re 3x, Sai 2x, Es, Deut, Dtis, Am, Lam e
nologica con l’invito alla rinuncia di Gen 35,2 Dan lx), ni. 13x (Lev lOx, Num 3x), sallàh lx,
e Gen 24,14.23 (cfr. Alt, KS I, 79-88), cui il setihà 3x.
verbo appartiene? Va ancora ricordato che sur
ha una frequenza particolare nel rituale del sa­ 3/ a) NelPAT slh è l’unico termine per
crificio di Lev 3; 4 e 7, quando si prescrive di «perdonare» (cfr. Kòhler, Theol. 208, e
« staccare il grasso » delle vittime sacrificali (R. Th.C.Vriezen, art. Sundenvergebung im AT,
Rendtorff. Studien zur Geschichte des Opfers im • RGG VI,507-511). Il soggetto è soltanto Jah­
Alten Israel, 1967, 157s.). we; in qal è esplicito, ma, pur in modo indiret­
to, anche al ni. Jahwe è inequivocabilmente il
5/ Nei LXX sur non ha un equivalente speci­ soggetto nelle cd. formule kippeer di Lev e
fico. Il verbo è tradotto nelle sue diverse forme Num: in esse infatti in vfnislah lo/lùham «e
ricorrendo a più di 50 vocaboli. Nei testi di gli/loro sarà perdonato» ci si riferisce a Jahwe
Qumran prevale un impiego teologico che si e non al sacerdote che procura la riconciliazio­
collega ai valori (1) e (2) (vd. sp. 3) e ricorda la ne (cfr. per questa formula e la sua struttura
termi oologia dtr. (vd. sp. 4a). fondamentale, presente f. I’a. in Lev 4,31 « E il
S.Schwerlner sacerdote farà per lui il rito espiatorio e gli

137 rÒO slh PERDONARE 138


sarà perdonato», R.Rendtorff, Die Gesetze in 14,3; nel sign. di perdono da parte dell’uomo
der Priesterschrift, 21963, 76). cfr. Gen 50,17; Es 10,17; ISam 15,25; 25,28.
Possiamo chiederci se questa particolare carat­ Per kpr pi. «perdonare» cfr. Ez 16,63; Sai
teristica terminologica del verbo sia il vero 65,4; 78,38; 79,9; 2Cron 30,18; pu. Is 22,14.
motivo per cui esso è usato solo raramente per
indicare il perdono non concesso (Deut 29,19; 4/ a) Come mostrano i dati statistici, slh è
2Re 24,4; Ger 5,7; Lam 3,42). In effetti il ver­ presente soprattutto nelle p r e s c r i z i o n i
bo è usato molto di più per indicare il perdono s u i s a c r i f i c i di Lev e Num, e la cosa è
accordato sia per l’intercessione del sacerdote ben motivata. In queste prescrizioni il verbo ha
(Lev 4-5; 19,22; Num 15,25s.28) sia senza di la sua parte nella cd. formula kippcnr «e il sa­
essa (Num 14,20; 30,6.9.13; 2Cron 7,14). Un cerdote farà per lui/loro il rito espiatorio e sarà
po’ meno frequente è l’impiego di slh negli in­ a lui/loro perdonato» (vd. a proposito già so­
dirizzi di augurio o di preghiera (così in Es pra 3a). La prima proposizione riassume i riti
34,9; Num 14,19; IRe 8,30.34.36.39.50 = sacrificali e purificatori dei sacerdoti, mentre la
2Cron 6,21.25.27.30.39; Am 7,2; inoltre 2Re seconda esprime la loro accettazione da parte
5,18.18; Sai 25,11; Dan 9,19). slh è ancora at­ di Dio. La successione delle due proposizioni è
testato nella promessa profetica rivolta al tem­ sorprendente, ma non è il caso di concludere
po futuro (Ger 31,34; 33,8; 50,20), e nei profe­ con S.Hemer, Sùhne und Vergebung in Israel,
ti può essere anche il contenuto di una possibi­ 1942, 3, che con il ricorso all’azione espiatrice
lità offerta da Jahwe al popolo nel presente il perdono ha perso l’autentico suo carattere.
(Ger 5,1; 36,3; ls 55,7). Negli inni di lode il Al contrario, è necessario considerare l’intero
verbo compare soltanto in Sai 103,3; in com­ contesto, come fa Eichrodt 111,309: i riti di
penso si trovano usati in quei contesti l’agg. espiazione sono « un mezzo ordinato da Dio
sallàh (Sai 86,5) e il sost. setiha (Sai 130,4; stesso per togliere i peccati » e ricevono la loro
Dan 9,9; Neem 9,17). «efficacia non tanto da una proprietà loro in­
trinseca per natura quanto per l’efficacia data
b) Le 46 occorrenze di slh indicano che il ver­ loro da Dio... Così il concetto di espiazione ha
bo non è frequente, ed esso compare molto acquisito un carattere eminentemente persona­
meno di quanto ci si attenderebbe dall’impor­ le; l’espiazione non è una rimozione del pecca­
tanza che assume ncIFAT il messaggio del per­ to indipendente dal suo perdono, ma semplice­
dono (cfr. Eichrodt III, 308ss.). In effetti lo spe­ mente uno strumento del perdono ».
cifico slh richiama diverse espressioni che gli Legata ad un’istituzione del culto, l’espiazione
equivalgono come ampiezza di significato: co­ che portava al perdono era esposta all’abuso
prire o espiare il peccato (-►kpr pi.), toglierlo egoistico e all’esteriorità. Per evitare questo pe­
(~+njr), lasciar passare (-»'òr), ripulire, lavare, ricolo i delitti da espiare - forse nel senso di
purificare, non ricordare più. A queste espres­ una riduzione intenzionale - erano limitati ai
sioni fisse che, come slh, provengono quasi peccati dovuti ad errore (cfr. Eichrodt 111,311).
sempre dai riti del culto, fanno riscontro alcu­ Una difesa contro l’abuso di cui si è detto po­
ne locuzioni metaforiche. Jahwe allontana i teva essere costituita anche da una confessione
peccati (Sai 103,12), li getta dietro le spalle (Is della colpa, richiesta a intervalli regolari.
38,17) o nel profondo del mare (Mi 7,19). Irf Qualcosa di simile compare solo in Lev 5,5 (e
questa serie va ricordato anche il verbo -+rp' 16,21) in rapporto col sacrificio espiatorio. Si
« guarire », perché spesso significa una comple­ tratta di un fatto abbastanza sorprendente e
ta restaurazione dell’uomo, la quale compren­ forse può essere spiegato con Vriezen, RGG
de anche l’eliminazione del peccato (così Is VI,509, nel senso che « l ’offerta dei sacrifici
57,18; Ger 3,22; Os 7,1; Sai 41,5; 107,20; per il peccato e per la colpa presuppone co­
147,3; ni. Is 53,5; i verbi e le espressioni citate munque una confessione dei peccati o la inclu­
sopra sono trattati in J.J.Stamm. Erlòsen und de».
Vergeben im AT, 1940, 66ss., e de Th.C.Vrie-
Tra gli ordinamenti del culto possiamo annoverare
zen, RGG VI,508). Come si rileverà anche in anche le disposizioni relative all’obbligatorietà dei
seguito (vd. st. 4), l’AT non intende il perdono voti delle donne (Num 30,2-12). Nella pericope è
nel senso moderno di esperienza spirituale; è promesso il perdono di Jahwe alla donna che rinun­
invece un fatto concreto, ampio, che interessa cia ad un voto perché né il padre né il marito lo ri­
anche i rapporti esterni dell’individuo o della conoscono. Secondo il testo si tratta di una promessa
comunità. Può essere questo il motivo per cui indipendente dal sacrificio e dalla mediazione sacer­
slh, divenuto concetto astratto, non ha potuto dotale. Il motivo è solo da riscontrarsi nella posizio­
soppiantare le espressioni metaforiche. Da que­ ne subordinata della donna. Si giustifica in questo
caso la scelta di Kòhler, Theol. 208, che traduce slh
ste ultime possono a volte trarre il sign. « per­ con la perifrasi « usar indulgenza ».
donare» i verbi ns' ( ‘àwòri) «togliere (i pecca­ In una delle sezioni più recenti del Deut
ti)» e kpr pi. «coprire, espiare». Per ns' (28,69-29,28) si minaccia la maledizione per il caso
('àwdn) nel sign. di perdono da parte di Dio di disobbendienza, e tra le varie affermazioni o con­
cfr. Es 32,32; 34,7; Num 14,18; Gios 24,19; Os seguenze si dice anche che Jahwe non consentirà a

139 r ò o slh PERDONARE 140


perdonare (29,19); si tratta di una dura minaccia, la sottolineata (cfr. C.Westermann, Forschung
quale non esclude però che in u n’altra sezione del am AT, 1964, 241). La motivazione «affin­
Deut (cap. 30) e nella letteratura dtr. (IR e 8,14ss.) ché ti si tema» va riferita al tempo dopo la li­
si prospetti la conversione con relativo perdono berazione, quando l’esaltazione degli eventi ac­
(vd. st. b). caduti porterà a Jahwe nuovi adoratori (cfr. Sai
b) Vicine al culto e con esso più o meno colle­ 22,23-25).
gate sono le p r e g h i e r e dei salmi (25; 86; Tra le preghiere in prosa abbiamo citato sopra
103; 130) nonché le preghiere in prosa di IRe Neem 9,17. Affine a quel passo è Dan 9,9,
8 (=2Cron 6), Neem 9 e Dan 9. dove in un’ampia confessione di colpa la pro­
La limitazione a soli quattro passi nei salmi ci pria caduta è confrontata con la misericordia e
conferma ancora una volta (vd. st. 3b) che slh la disponibilità divina al perdono (sclihòt). Il
è solo uno fra i tanti verbi che indicano il binomio misericordia e disponibilità al perdo­
«perdonare», tant’è vero che nel Sai 25 l’in­ no costituiscono la confessione fondamentale
vocazione del v. 11 «per il tuo nome, Jahwe, dell’AT - che già determina la formula di gra­
perdona il mio peccato, anche se grande! » è zia di Es 34,6s.; Num 14,18 - secondo la quale
preceduta nel v. 7 dall’implorazione perché non può esserci perdono senza misericordia. È
Jahwe non si ricordi più dei peccati della gio­ la stessa espressione degli inni di Qumran
vinezza ed è seguita nel v. 18 dalla richiesta quando più volte presentano la combinazione
che Jahwe perdoni tutti i peccati. Consapevole «misericordia» e «perdono» (così IQH
che la potenza del peccato supera la singola 7,18.30.35; 9,34; 10,21; 11,9.3Is.)-
azione e condiziona la propria vita, il salmista Nella grande preghiera dtr. per la dedicazione
affida la sua preghiera (v. 11) soltanto al nome del tempio in IRe 8,14-66 (2Cron 6,3-42) la
di Jahwe, cioè alla rivelazione di Jahwe che ha domanda di perdono è attestata cinque volte, e
come obiettivo la sua gloria (cfr. Kraus, BK il perdono di regola non comprende soltanto
XV,211). Il perdono in questo caso è dato da l’annullamento dei peccati, ma allo stesso tem­
quanto fanno intravedere le preghiere dei vv. 4 po l’allontanamento della punizione sperimen­
e 5: è una nuova vita secondo gli ordinamenti tata in una sofferenza. È la concezione dtr. del
efficaci del popolo dell’alleanza. peccato, che troviamo attestata anche in Giud
Diversa è l’introduzione del Sai 103 (vv. la e 2; ISam 7; 12; 2Re 17: per questo autore la
3): «Benedici, anima mia, Jahwe..., che ha confessione dei peccati opp. l’implorazione e la
perdonato tutti i tuoi peccati, che ha guarito conversione precedono la domanda di perdono
tutti i tuoi malanni... ». In questo caso la gua­ (così vv. 33s.35s.37-40.48; cfr. al riguardo
rigione è un’attestazione del perdono concesso H.W.Wolff, Das Kerygma des dtr. Geschichts-
al salmista, e del resto il rapporto tra guarigio­ werks, ZAW 73, 1961, 171-186, particol.
ne e perdono è avvertito fortemente in tutto 177ss. = GesStud 308-324, particol. 314 ss.).
l’AT (cfr. al riguardo Stamm, Le. 78ss.). Infatti Singolare e senza paralleli c invece in 1Re 8,30
chi veniva guarito non solo ricuperava la salu­ il rapporto tra ascolto della preghiera e perdo­
te fisica, ma era riportato dalla sfera della mor­ no dei peccati. Questo rapporto comunque ha
te alla vita, per celebrare Jahwe assieme alla per presupposto la coscienza già tipica del
comunità (cfr. Ch.Barth, Die Errettung vom Deuteronomista secondo cui il peccato è una
Tode in den individuellen Klage- und Dank- potenza che si manifesta nella storia del popolo.
liedem des AT, 1947, 146 ss.). Della preghiera contenuta in Dan 9,4-14 ricor­
Nella dichiarazione di fiducia del Sai 86,5 Jah­ diamo ancora l’invocazione: « Signore, ascolta!
we è definito « buono e disposto al perdono » Signore, perdona!» (v. 19). Nel v. 18 è detto
(tòb y^sallàH)\ in Neem 9,17 c’c qualcosa di si­ che il perdono è da ricercarsi esclusivamente
mile nelle parole: « Ma tu sei un Dio del per­ nella misericordia di Dio (cfr. a proposito Plò-
dono» ( ,n!lfìah sclìhot). Anche qui si riprende, ger, KAT XVIII, 138; ibid.139 sul problema
pur con qualche variante e attualizzandola per dell’originalità della preghiera nel presente
l’orante, l’antica formula di grazia di Es 34,6s.; contesto).
Num 14,18, e lo stesso avviene nei passi, an- Solo una volta, nell’ambito della poesia cultua­
ch’essi tardivi, di Sai 86,15 e 103,8. le, si ricorre a slh per indicare il perdono che
Anche in Sai 130,4 si ha una dichiarazione di Dio ha rifiutato, cioè in Lam 3,42: «Abbiamo
fiducia: « Ma presso di te è il perdono, affinché peccato e siamo stati ribelli, perciò tu non hai
ti si tema ». Ciò che angustia il salmista è ac­ perdonato ». Si tratta di un brano della « la­
cennato al v. 1 con il termine «profondità» mentazione collettiva» (Lam 3,42-47) nella
(plurale). Queste ultime descrivono il fatto che quale la comunità riconosce apertamente i mo­
l’uomo è esposto al peccato (v. 3) e m pari tivi della sofferenza che l’angustiano. E una
tempo definiscono l’angustia che opprime l’o­ confessione che ha presente la minaccia profe­
rante. Con il perdono ed attraverso di esso il tica del giudizio e la visione storica dtr.
salmista otterrebbe la salvezza dalle ferite in­
teriori ed esteriori, e questa concezione non è c) Nei p r o f e t i slh è attestato anzitutto nel­
in contrasto con l’elevatezza del salmo, spesso l’intercessione di Amos (7,2); «Signore, Jahwe,

141 rÒO slh PERDONARE 142


perdona! Come potrà resistere Giacobbe, così Tuttavia il profeta non ricorre al verbo slh per
piccolo com’è? ». Gli effetti dell’intercessione parlarne. Per due volte (Is 43,25; 44,22) al suo
non saranno tuttavia il perdono dei peccati del posto usa la metafora del cancellare i peccati
popolo, ma un cambiamento di intenzioni da (mhh pésa'), un’immagine che in parte c deri­
parte di Jahwe (v. 2), per cui egli differirà an­ vata dalla sfera del diritto - cancellazione dei
cora l’imminente castigo. peccati dal libro delle colpe di Jahwe - e in
Dopo Amos ricordiamo Geremia, il profeta parte da quella del culto con le sue abluzioni
che usa più di frequente slh, Con questo verbo (cfr. al riguardo Stamm, l.c. 73s.).
il profeta afferma due volte (5,1; 36,3) che il In Is 55,7 l’invito rivolto all’empio perché ab­
perdono è una possibilità ancor presente in bandoni la sua strada si fonda sul richiamo
Dio. Secondo Am 5,1, che forma una sezione alla disponibilità di Dio a perdonare, espressa
unitaria con 5,1-6, la possibilità esisterebbe se con il verbo slh. Si discute se il versetto appar­
in Gerusalemme si potesse trovare un solo giu­ tenga al Dtis. Mentre J.Begrich, Studien zu
sto (cfr. in proposito H J. Boecker, Redeformen Deutorojesaja, 1938, 50s., ritiene che Is 55,6 e
des Rechtslebens im AT, 1964, 154), mentre 7 siano un ammonimento autonomo e origina­
secondo 36,3 il perdono sarebbe invece la ri- I le, Westermann, ATD 19, 230 = ital. 344, con­
sposta divina alla penitenza suscitata dalla pa­ sidera Is 55,6-11 una sezione unitaria dove
rola del profeta. Poiché Geremia, nei primi però il v. 7 rappresenta un’aggiunta che inter­
tempi, solo occasionalmente - p.e. 4,14 - invi­ rompe la continuità tra il v. 6 e il v. 8. Sebbe­
ta alla penitenza, può darsi che in 36,3 e 7 ne una volta abbia seguito Begrich (Stamm,
l’intenzione del profeta sia stata riportata un l.c. 52). ritengo oggi che si debbano riconosce­
po’ superficialmente (così A.Baumann, ZAW re i motivi addotti da Westermann. Così slh re­
80, 1968, 369). In base alla tradizione più anti­ sta escluso dal linguaggio del Dtis.
ca (cfr. Es 34,6ss.) il popolo faceva troppo affi­
damento sulla disponibilità di Jahwe a perdo­ d) Se prendiamo in ordine cronologico i passi
nare. È un equivoco che il profeta combatte in relativi ai libri s t o r i c i , la precedenza può
5,7-11, motivando l’impossibilità attuale del essere data a 2Re 5,18. Il desiderio di Naaman
perdono con l’apostasia e l’immoralità domi­ è che Jahwe lo perdoni quando si prostra da­
nante. vanti al dio Riminon, quando entra nel tempio
Se consideriamo Ger 29,1-14 e 32,1-15 possia­ insieme col suo signore. Con l’espressione un
mo dire che il Geremia degli ultimi anni ha po’ generica lek Fsàlòm « Va’ in pace! » oppu­
dato alla speranza una dimensione più marcata re «Su, coraggio!» (cfr. al riguardo Stamm,
che non in precedenza (cfr. von Rad II,220ss. = l.c. 48 n.5) Eliseo non promette il perdono al­
ital. 11,25lss.). Infatti il perdono contemplato l’ospite in modo diretto; gli fa sperare invece
da Ger 31,31 -34 si rivela ora anche come pro­ una certa indulgenza da parte di Jahwe (cfr.
messa. Elargito da Jahwe, il perdono è il pre­ Kòhler, Theol. 208).
supposto della vita nella nuova alleanza, dove Seguendo il criterio dell’antichità possono esse­
regnerà solo l’ubbidienza libera, e, per così re citati a questo punto i passi relativi al Pen­
dire, naturale. E accertato ormai che Ger tateuco (Es 34,9; Num 14,19s.), perché non ap­
31,31-34 c tramandato nella rielaborazione dtr. partengono allo strato iniziale delle fonti più
e non è una parte originaria del cd. «libretto antiche J ed E (per Es 34,6a(3b.7.9 cfr. Noth,
delle consolazioni ». Ciò non esclude tuttavia ATD 5, 213.214s. = ital. 323.324ss.; per Num
che il contenuto fondamentale della pericope 14,11-25 cfr. Noth, ATD 7, 91.96s.). Il pecca­
possa appartenere a Geremia (cfr. da un lato to di cui Mosè chiede perdono in Es 34,9 si ri­
P.Buis, La nouvelle alliance, VT 18, 1968, ferisce all’apostasia del vitello d’oro (cfr. al ri­
1-15, dall’altro S.Herrmann, Die prophetìschen guardo Eififeldt, KS IV,234 n. 2). Nella mente
Heilserwartungen im AT, 1965, 179ss. e di colui che ha aggiunto il v. 9 tra il v. 8 e il v.
193ss.). 10, la preghiera verrebbe esaudita nel senso
Nella profezia di salvezza di Ger 33,1-13 - che che Jahwe promette un’alleanza. In Num
nei suoi tratti essenziali può senz’altro risalire 14,19 alla richiesta di perdono segue immedia­
a Geremia - il perdono (v. 8) è un bene degli tamente (v. 20) l’esaudimento, con il quale si
ultimi tempi, che si manifesta con la restaura­ revoca la minaccia dell’annientamento del po­
zione di Giuda e di Israele (secondo i LXX, di polo (v. 12), includendo però la punizione del­
Gerusalemme). In Ger 50,18-20, testo sicura­ la generazione responsabile dell’infedeltà (vv.
mente posteriore a Geremia, esso si applica al 21-23a).
resto del popolo rimpatriato dopo la caduta di Secondo 2Re 24,2a(3b-4 il Dtr. vede negli even­
Babilonia. ti finali del regno di Ioiakim l’effetto del­
Per il Deuteroisaia salvezza e perdono sono tra l’ira di Jahwe per i misfatti di Manasse. La
loro affini, e più precisamente il secondo è fon­ loro gravità non permette il perdono (v. 4). Se
damento o presupposto dalla prima. «La svol­ esso fosse concesso dovrebbe manifestarsi nel
ta del destino di Israele è basata sul perdono di ritiro della punizione dei peccati che pesano da
D io» (Westermann, ATD 19, 32 = ital. 29). tempo sul popolo (cfr. sp. 4b per IRe 8,14ss.).

143 PÒO slh PERDONARE 144


Il passo più recente è 2Cron 7,14. È la promes­ me esterne ed importanti del perdono, tipiche
sa di Jahwe che « perdonerà il peccato e risa­ dell’AT, tendono a scomparire; esse non occor­
nerà il paese » se il popolo obbedirà agli avver­ rono più perché Gesù è la certezza del perdo­
timenti divini e si convertirà. 11 v. 14 insieme no.
con i vv. 13.15 è stato inserito dal Cronista J,J.Stamm
stesso in un racconto ripreso da IRe 9,1-9 (se­
conda apparizione di Dio a Salomone in Ga-
baon), mentre nei vv. 13-15 è evidente la rela­
zione con la preghiera di Salomone in occasio­
ne della consacrazione del tempio (2Cron 6). 11 1 0 0 sm k APPOGGIARE
perdono procura la «guarigione» (v. 14), cioè
il paese sarà liberato dalle piaghe che Jahwe ha
mandato: siccità, cavallette e peste. Si ripete 1/ La radice smk «appoggiare» è attestata in
integralmente ancora una volta la concezione ebr., aram. (DISO 194; LS 480) e nel sem. me­
vtrt. del perdono: un atto con cui Dio risponde ridionale (Conti-Rossini 255; Dillmann 335s.).
all’uomo, e che liberando dal peccato ed abo­ Oltre al verbo (q., ni., pi.) si trovano nell’AT i
lendo la punizione realizza anche un’ampia re­ nomi propri Semakjàhii, Jjsmakjàhù e
staurazione o rinnovamento. hisàmàk, nei quali «appoggiare» ha lo stes­
so valore di «aiutare» (Noth, IP 176; testi­
5/ slh e selìhà si sono conservati nell’ebr. monianze extrabibliche: KAI 11,194; Harris
postbiblico (p.e. Eccli 5,5 sljhh = É^iXaoTJLÓq). A 121.127; Cowley 154).
Qumran (Kuhn, Konk. 151b) il verbo è atte­
stato 2x (1QS 2,8; IQH 14,24) e il sostantivo Incerta è l’appartenenza a questa radice delPug. smkl
12x (lOx in IQH e lx rispettivamente in IQS (secondo WUS nr. 1923 « volta celeste ») e dell’ebr.
semìlcà «coperta (?)» (Giud 4,18; cfr. A.Penna, G iu­
2,15 e CD 2,4). Rispetto all’AT è un po’ sin­
dici e Rut, 1962, 83).
golare la preferenza data all’uso del sostantivo
nei confronti del verbo. È un fenomeno che si 2/ Il verbo è attestato 41x al qal (Lev 14x,
ripete nel neoebr. dove sl'lthà, col significato di Sai lOx), 6x al ni., lx al pi.
«scusi!», è un’espressione molto usata nella
lingua corrente. 3/ a) Il sign. «appoggiare» in senso letterale
Nei LXX non si è imposto un termine unico è attestato in Am 5,19: l’esausto appoggia la
per tradurre slh. I più frequenti sono ’iX suìc; mano al muro (inoltre vd. st. 4). Spesso la voce
EZvai/iXdaxEcrftai o sim. e àcpiivai (cfr. R.Bult- è usata in senso traslato per dire «soccorrere,
mann, art. à<p£"qiu, ThW 1,506-509 = GLNT aiutare» (Gen 27,37 con cibo e bevande; Is
I,1354-1362; J.Herrmann-F.Biichsel, art. 63,5a e Sai 54,6 par. -*'zr «aiutare»; ls 59,16
DiELoq, ThW 111,300-324 = GLNT IV,951- e 63,5b par. -*js' hi. «aiutare»; Sai 145,14
1012 ). par. zqp « rialzare »). 11 soggetto di queste
Nel NT àcpiivai/acpEoiq sono di gran lunga espressioni è spesso Jahwe: è lui che «sostie­
preferiti rispetto agli altri termini. Come nel­ ne» il giusto e l’oppresso (Sai 37,17.24;
l’AT slh non è il vocabolo dominante per indi­ 119,116; 145,14) e il salmista spera in tale
care il perdono, così nel NT le voci sopra cita­ intervento (Sai 51,14; 54,6; per Sai 3,6 il con­
te non esauriscono la terminologia del perdo­ tenuto di questo «sostegno», secondo le ipo­
no, e tra l’altro sono assenti in Paolo e in Gio­ tesi fatte, sembra un’ordalia ed un oracolo di
vanni. Entrambi esprimono il concetto in altro incubazione, cfr. H.Schmidt, Das Gebet des
modo (cfr. Bultmann, l.c. 509 = 1360). Diversa­ Angeklagten im AT, 1928, particol. 2 Iss.;
mente da slh (vd. sp. 3a) à(plivai ricorre più W.Beyerlin, Die Rettung der Bedrangten in
volte con un soggetto umano (p.e. Mt den Fcindpsalmcn der Einzelnen auf institutio-
6,12b.l4a; 18,21-35; Me 11,25 ecc.). Come il nelle Zusammenhànge untersucht, 1970, 75ss.).
verbo ebr., anche quello greco può indicare il Altra accezione si ha in Ez 24,2 e Sai 88,8; qui
perdono di Dio (cosi p.e. Mt 6,12a.l4b; Me il verbo ha all’incirca il sign. «gravare su qual­
II,25; Le 12,10; Atti 8,22). Superando l’AT cosa » (detto di un re nemico che marcia all’as­
àcpiivai/ancate; e altri termini vengono posti in sedio, è dell’ira di Dio che grava sull’uomo).
relazione con la persona di Gesù. Ciò significa Il part. pass, sàmùk ha il sign. di « fermo, sta­
che durante la sua vita Gesù aveva il potere di bile» (Is 26,3; Sai 111,8; 112,8).
accordare il perdono di Dio (Me 2,5ss. par.);
con il suo atto salvifico la chiesa ottiene il per­ b) Al ni. il verbo significa « appoggiarsi » in
dono (Ef 1,7; Col 1,14), che a sua volta, attra­ senso proprio e traslato (cfr. Giud 16,29 «ap­
verso di lui, offre o comunica (Mt 26,28; Le poggiarsi [a colonne]», rispetto a Is 48,2; Sai
24,47; Atti 2,38; 10,43; lGv 2,12 ecc.; cfr. 71.6 e 2Cron 32,8 «aver fiducia [in Dio opp.
Bultmann, l.c. 509 = I359s.). Secondo Me nelle parole di Ezechia]»; in 2Re 18,21 = Is
2,5ss. la guarigione può essere ancora segno del 36.6 «appoggiarsi ad una canna» è usato me­
perdono ricevuto, ma nel complesso le confer­ taforicamente accanto a -*bth «confidare»).

145 -[DO smk APPOGGIARE 146


Nel pi. il verbo compare una volta con il sign. magico che si viene a stabilire tra le due figure
«rinfrescare» (Cant 2,5 par. rpd pi. «ristora­ che partecipano al rito (origine storico-religiosa
re »; cfr. smk q. in Gen 27,37). della magia di contatto, cfr. A.Bertholet, - C.-
M.Edsman, RGG IV,595ss.; diversamente B.J.
c) Significato simile a quello di smk q. si trova nel van der Merwe, The Laying on of thè Hands
verbo s'd q. «sostenere, rafforzare», usato nelPAT
in thè OT, OuTWP 5, 1962, 34-43). Questo
solo con valore metaforico ( 12x; come ogg. il regno,
il trono: Is 9,6; Prov 20,28; «sostenere il cuore» = rapporto può concepirsi in più modi: col tra­
«rafforzarsi]»: Gen 18,5; Giud 19,5.8; Sai 104,15; sferimento sull’animale sacrificale della propria
senza ìéb IRe 13,7; Jahwe protegge l’orante: Sai colpa per un atto di espiazione (come nel sa­
18,36; 20,3; 41,4; 94,18; 119,117; aram. pa. «soste­ crificio espiatorio e nella espulsione del capro
nere» Esd 5,2; per il non chiaro mis'àd IRe 10,12 nel giorno dell’espiazione; alcuni ravvisano in
cfr. Noth, HK IX , 228; per l’etimologia cfr. KBL questi atti l’origine del rito, p.e. P.Volz, ZAW
662a. 1103b; lluffm on 245). A smk ni, corrisponde 21, 1901, 93-100), oppure col passaggio (come
spesso rpq hitp. « puntellarsi, appoggiarsi su » (Cant
8,5) e s'n ni. « appoggiarsi su » (22x, sia in senso let­
nell’olocausto) dell’animale sacrificale alla di­
terale [Giud 16,26; 2Safn 1,6; 2Re 5,18 ecc.; «sdra­ vinità come dono personale dcH’offerente che
iarsi appoggiandosi = riposarsi » Gen 18,4] sia in sen­ si identifica con l’offerta, oppure con la parte­
so traslato [Num 21,15; par. bth «aver fiducia» Is cipazione dell’offerente alla comunione con la
30,12; 31,1 ecc.; appoggiarsi su Jahwe/Dio: Is divinità creata dal sacrificio (come nel sacrifi­
10,20b; 50,10; M i 3,11; 2Cron 13,18; 14,10; 16,7.8]; cio di immolazione), oppure nella ricaduta del­
ed ancora i derivati mis'àn «sostegno» [Is 3,1.1; det­ la maledizione che qualcuno ha ascoltato su
to di Jahwe 2Sam 22,19 = Sai 18,19], mas'èn e colui che l’ha emessa, infine con la diffusione
mas'ènà [Is 3,1; cfr. Wildberger, BK X,120s.], non­
del carisma della guida del popolo. Quest’ulti-
ché mis‘céncet «bastone sul quale ci si appoggia»
um* ma concezione è emersa solo in tempi recenti
(attestata in P per spiegare un ufficio sacerdo­
4/ Un particolare ed ampio uso di smk q. tale in posizione dominante), le altre però pos­
viene fatto nel culto; in questo caso smk deno­ sono ritenersi molto antiche (cfr. Elliger, HAT
ta il gesto di mettere la mano sopra la testa di 4, 34).
un animale o di un uomo. Nel sacrificio cruen­
to colui che offre deve eseguire quel gesto pri­ 5/ Per smk nei testi di Qumran e per la tra­
ma dell’immolazione (Lev 1,4; 3,2.8.13 ecc.); il duzione dei LXX cfr. G.Harder, art. trrnp^w,
rito è previsto in tutte le forme di sacrificio in ThW VII,653-657 (= GLNT XII, 1181-1194). Il
cui si uccidono degli animali: per ‘olà « olo­ rito dell’imposizione delle mani ha un certo ri­
causto» (p.e. Lev 1,4), z&bah selàmim «sacri­ lievo anche nel NT, soprattutto negli scritti
ficio di comunione» (p.e. Lev 3,2), haltà’t «sa­ protocattolici e in particolare nell’ambito del
crificio espiatorio » (p.e. Lev 4,4). Anche i sa­ rito dell’ordinazione (Lohse, l.c. 67ss.). Inoltre
cerdoti, in particolari circostanze, devono ese­ l’imposizione delle mani ha luogo nella santifi­
guire il rito e la relativa uccisione della vitti­ cazione del deloq àvrjp, derivando dalla religio­
ma: nel sacrificio per la consacrazione del sa­ ne ellenistica. Cfr. al riguardo C.Maurer, art.
cerdote (Es 29,10.15.19; Lev 8,22) e nel grande ÈmTtfrruu, ThW Vili, 160-162.
sacrificio del giorno dell’espiazione che in pe­ F Stolz
riodo postesi lico si celebra ogni anno (Lev
16,21); in quell’occasione il capro non viene
sacrificato, ma inviato nel deserto e destinato
al demone Azazel. In Num 8,10.12 viene de­
scritto un rito un po’ diverso: nella consacra­ 19 0 sefa r LIBRO
zione dei leviti gli israeliti imporranno le mani
ai leviti e questi ultimi a loro volta le impor­
ranno alle vittime sacrificali; si afferma in que­ 1/ L’etimologia del gruppo spr «contare»,
sto modo che i leviti sono da ritenersi i primo­ séfeer « scritto, libro » e sòjer « scriba, scritto­
geniti di Israele (messi da parte per Jahwe e de­ re » è complessa e discussa.
stinati in modo proprio al sacrificio). Quando A partire da F.Hommel, N K Z 1, 1890, 69, sefeer era
il colpevole di bestemmia è condotto al patibo­ di preferenza fatto derivare, come prst, dall’acc.
lo, i testimoni prima della lapidazione mettono sipru « spedizione, opera, messaggio » (f. gli a. GB
la mano sul suo capo (Lev 24,14). Mosè impo­ 550b; BDB 706b; KBL 1104a e Suppl. 175a; Zorell
ne la mano sul capo del successore Giosuè tra­ 560a; LS 493a; WUS nr. 1947; inoltre H.H.Rowley,
smettendogli le sue funzioni. In questi passi sa­ BZAW 66 , 1936, 175-190; G.Rinaldi, Bibl 40, 1959,
cerdotali si può parlare di una vera e propria 282) e per conseguenza sòfèr dall’acc. sàpiru («com ­
mittente, direttore», part. di sapàru «inviare»; f. gli
ordinazione (cfr. E.Lohse, Die Ordination im
a. H.H.Schaeder, Esra der Schreiber, 1930, 39.45s.:
Spatjudentum und im NT, 1951, particol. KBL 1104a; W.McKane, Prophcts and Wise Men,
19ss.; Num 27,18.23; Deut 34,9). 1965, 25ss.; cfr. J.A.Soggin, BeO 7, 1965, 279-282);
11 contesto comune di tutte queste azioni può invece rccentemcntc T.N.D.Mettinger, Solomonic
essere riscontrato nel rapporto intenso di tipo State Officials, 1971, 42-45, ha negato questa deriva­

147 "ISO séfeer LIBRO 148


zione perché non vi è sufficiente corrispondenza di forme d e ir aram . bibl. s*far (5x. di cui 4x ii
significati tra i termini in questione, ed ha difeso a Esd) e sàfar (6 x in Esd).
sua volta uno sviluppo semantico all’interno del
semNO. Così il sost. sèfar «conto, elenco» si è for­ spr q. ni. pi. pu. mispàr sefar sòjè,
mato sul verbo spr che ha il sign. fondamentale di Gen 3 2 8 — 2 1 —

«contare, enumerare» (ebr. e ug., cfr. UT nr. 1793; Es — — 4 - 2 4 —

et. sfr «m isurare», Dillmann 404; antico sudarab. Lev 5 — — — 4 — —

sfrl «m isura», Conti Rossini 199a), ed il suo sign. si Num — — 1 — 34 2 —

è ampliato in quello più generale di «scritto» (ug.; Deut 2 — — — 4 11


fen. pun. e antico aram. spr «iscrizione, lettera, do­ Gios — — 1 — 2 7 -

cumento», DISO 196; K.Euler, Z A W 55, 1937, Giud — — 2 — 5 — 1


281-291; arab. sifr è un prst. dall’aram., cfr. Fraenkel ISam - — • 1 — 3 1 —

247). Da sefar deriva il nome sòjèr « scriba, segreta­ 2Sam 1 — — - 5 3 2


rio » (Mettinger, l.c. 18; similmente ug., fen. pun., e IRe — 2 2 — 1 16 1
aram. imperiale, DrSO 196) che a sua volta dà nuo­ 2 Re — — 3 — 44 10
vamente origine a spr q. « scrivere » di Sai 87,6 (l’ug. Is 3 —
2 i 3 12 3
spr nel colofone 62 = [T AB VI], 53 è da considerare Ger — 1 4 — 6 26 12
contro WUS nr. 1947 e con UT § 9.23 e H.Hunger, Ez A — 1 — 5 1 2
Bab. und ass. Kolophone, 1968, 22, non come perf. Os — J — — 1 — —

del verbo, ma come nome di professione: « scri­ Gioe — — 1 — 1 — —

ba »).* Nah — — — — — 1 —

Ab — — — i — — —

Ad ogni modo le voci del gruppo vanno distin­ Mal 1 -

Sai 4 — 30 2 6 3 1
te secondo i valori principali di «contare» e
Giob 3 — 4 I 13 2 —
«scriba/scritto»: da un lato spr q. «contare» Cant — - — — 1 - —

(ni. «essere contato, essere numerabile», pi. Eccle — — — — 3 1 —

«enumerare, raccontare», pu. «essere raccon­ Est — — 2 — 1 11 2


tato ») con i sost. mìspàr « numero » (in Giud Dan — — — — 1 5 —

7,15 «racconto»), sefar «censimento» (2Cron Esd I — — 4 — 3


2,16; cfr. Wagner nr. 204a), seforà «nume- Neem — — — — I 9 7
ro(?)» (Sai 71,15; diversamente L.Delekat, VT lCron 1 I 1 — 21 1 4
14, 1964, 32s.), dall’altra séfeer «scritto, iscri­ 2Cron 3 1 - - 5 23 6
zione, lettera, libro, scrittura» (aram. bibl. AT 27 8 67 5 134 185 54
sefar «libro»), sifrà «libro» (Sai 56,9), snfer
(aram. bibl. sàfar) «scriba, segretario», spr q. 3/ a) spr q./ni. « contare/essere contato » nel­
«scrivere» (cv. in Sai 87,6), infine il nome l’AT è attestato in relazione a quantità finite
proprio Sòfeércel che risale ad un appellativo (p.e. Lev 15,13.28 ecc. prescrizioni cultuali;
« (ufficio di) scriba » (Esd 2,55; Neem 7,57; cfr. 2Sam 24,10; lCron 21,2; 2Cron 2,1.16 censi­
H.Bauer, ZAW 48, 1930, SO; Mettinger, l.c. mento del popolo; ni. solo in lCron 23,3) non­
51). Ci occupiamo qui prevalentemente del se­ ché (al negativo) nelle affermazioni che denota­
condo gruppo (3b-e, 4b-e), mentre il sign. no quantità illimitate (Gen 15,5; 41,49; Sai
« contare » ecc. resterà un po’ ai margini della 139,18 e gli altri passi al ni.).
trattazione (3a, 4a).
Strettamente sinonimo è mnh «contare» (q.l2x, ni.
Sono stati proposti a più riprese valori semantici di­ 6 x; aram. bibl. q. Dan 5,26, minjàn «nu m e ro » Esd
versi: il sign. « inviare » in analogia con l’acc. sapàru 6,17; par. di spr ni. è mnh ni. IRe 8,5 e 2Cron 5,6;
sarebbe da riscontrarsi, secondo L.Kopf, VT 9, 1959, cfr. mnh q. in 2Sam 24,1 accanto a pqd q. vv. 2.4 e
267-269, in spr q. di Esd. 1,8 (abitualmente: «co m ­ spr q. v. 10), mentre mdd (q. 43x, di cui 36x in Ez
putare») e nel plur. seJarlm di 2Re 20,12 = Is 39,1 40-47; ni. 3x, pi. 5x, hitpo. lx; middà «estensione,
« inviati » (abitualmente: « lettere »). mìspàr di Deut m isura» 53x; memàd «m isu ra» Giob 38,5) ha il
32,8, secondo F.Zimmermann, JQ R 29, 1938/39, sign. fondamentale di «m isurare» (ni. par. di spr ni.
24ls., significa «confine» analogamente alParam. in Ger 33,22; Os 2,1). Cfr inoltre kss q. «calcolare
sefdr (cfr. Barr, CPT 331). Per séfeer di ls 30,8 e qlcn. per qualcosa» (Es 12,4), ->hsb 3, —ns' 3a,
Giob 19,23 si è proposto il sign. « metallo, rame» in —pqd.
base all’acc. siparru (f. gli a. P.Dhorme, Le livre de
Job, 1926, 255s.; S.Terrien, Job, 1963, 149 con bi­ Al significato del verbo in qal corrisponde
bliogr.; Zorell 560a; cfr. invece G.Hòlscher, Das quello del sost. mìspàr « numero, quantità ».
Buch Hiob, HAT 17, 2I952, 48; Fohrer, K A T X V I, Le frequenze del termine sono alte in quei libri
307s.3I7).* biblici che presentano spesso enumerazioni e
calcoli (Num 34x, lCron 21x). Bisogna rilevare
*2/ Nel sottostante quadro statistico, sòjer di in particolare l’espressione stereotipa en mis-
Is 33,18.18 è considerato part. del verbo spr q., pàr « senza numero, innumerevole » (Gen
non come sost. (in Lis. séfeer di Neem 8,5 va 41,49; Giud 6,5; 7,12; Ger 2,32; 46,23; Gioe
spostato dalla col. 992c sotto 1005c). Non 1,6; Sai 40,13; 104.25; 105,34; 147,5; Giob
sono computali gli apaxlegomena sefàr (2Cron 5,9; 9,10; 21,33; Cant 6,8; lCron 22,4.16;
2,16), sifrà (Sai 56,9) c s'forà (Sai 71,15), né le lCron 12,3) e l’impiego di mìspàr (da solo op­

149 ")?0 séfeer LIBRO 150


pure come secondo membro di uno stato co­ sto periodo sèfeer presenta dei termini paralleli,
strutto) con il valore di «scarso numero, alcu­ tutti col valore di decreto ufficiale: 7ggeéreet
ni, pochi» (Gen 34,30; Num 9,20; Deut 4,27; (Est 9,26.29; Neem 2,7.8.9; 6,5.17.19; 2Cron
33,6; Is 10,19; Ger 44,28; Ez 12,16; Sai 105,12 30,1.6; aram. bibl. ’igffrà Esd 4,8.11; 5,6; per
= lCron 16,19; Giob 16,22). In Giud 7,15 il la derivazione cfr. Wagner nr. 3a), miktàb (Esd
valore di mispàr è derivato dal significato del 1,1; 2Cron 21,12; 35,4; 36,22) e nistewàn (Esd
pi. del verbo (« racconto »). 4,7; 7,11; prst. persi., cfr. Wagner nr. 193).
spr pi. assume il sigrt. «ricontare, contare»
(Sai 22,18; Giob 28,27; 38,37) o più frequente­ c) Nella grande maggioranza dei casi séfeer va
mente «raccontare» (cfr. lenni, HP 218s.); in tradotto con « libro ». Anche in questo signifi­
quest’ultimo sign. e nel passivo pu. esso è affi­ cato compaiono nello stesso campo semantico
ne ad una serie di verba dicendi, cfr. f. gli a. i verbi klb «scrivere» (Es 32,32; Deut 17,18;
->zkr hi. (3d) e ~*ngd hi. IRe 11,41 ecc.), hlm «sigillare» (ls 29,11;
Dan 12,4), qr‘ «leggere» (Es 24,7; 2Re 22,16;
b) Il significato fondamentale di sèfeer in ebr. e 23,2; Ger 36,lss. ecc.).
nelle lingue affini è quello di « scritto », cioè Talvolta sinonimo di sèjcer « lib r o » è m*'giilà (21 x)
un pezzo di materiale scrittorio (BRL 460-469) che denota più esattamente il « libro » in quanto
sul quale sta scritto qualcosa. A seconda del «rotolo del libro». megillà può stare da solo (Ger
contesto il termine va reso diversamente: nelle 36,6ss.; Ez 3,1.2.3; Zac 5,1.2) o in stato costrutto con
iscrizioni e nei papiri del semNO. con «iscri­ séfeer (Ger 36,2.4; Ez 2,9; Sai 40,8). Solo una volta
zione» oppure «lettera», nell’AT di regola abbiamo come sinonimi di questo sign. rispettiva­
con « lettera » o « libro » (con « documento, mente i sost. sifrà (Sai 56,9) e ketàb (Dan 10,21).
atto » o sim. in Es 17,14; Is 30,8 par. /ù“h «ta­
voletta, tavola» [43x nell’AT]; Giob 19,23, vd. Per definire il contenuto di un libro séfeer si
i comm.; cfr. J.A.Soggin, BeO 7, 1965/66, presenta quasi sempre in formule fisse assieme
279s. con bibliogr.). ari altri termini, p.e. séfeer milìfmòt Jhwh <<li­
Nel sign. di «lettera» sèfeer non compare nel bro delle guerre di Jahwe» (Num 21,14), sèfeer
Pentateuco e nel periodo premonarchico. Nei hajjàsàr « libro del^prode» (Gios 10,13; 2Sam
primi tempi di Israele i messaggi sono trasmes­ 1,18), séfeer clibré Sclómò « libro delle gesta di
si oralmente da messaggeri (Gen 32,2ss.; Num Salomone» (IRe 11,41) ecc. I libri di cui si
22,5ss.; Giud 6,35 ecc.). Solo a partire dal pe­ parla nell’AT o non ci sono pervenuti oppure
riodo monarchico si trovano messaggi scritti ne abbiamo solo dei frammenti. 11 loro conte­
(2Sam 11,14s. lettera di Davide mandata per nuto è soltanto ipotetico. Il « libro delle guerre
mano di Uria; IRe 21,8ss. lettere di Gezabele; di Jahwe » e il « libro del prode » contenevano
2Re 5,5ss.; 10,lss.; 19,14; 20,12; Ger 29,lss. forse relazioni di guerre o canti, mentre il « li­
lettera di Geremia ai prigionieri di Babilonia). bro delle gesta = cronaca di Salomone » e la
séfeer può essere attestato anche nel senso di « cronaca dei re di Israele/Giuda » possono es­
diritto messo per iscritto col sign. di «docu­ sere serviti come base per i nostri libri dei Re
mento giuridico », ad esempio nelPespressione (cfr. O.EiBfeldt, Einleitung in das AT, 31964,
séfeer keritul «certificato di divorzio» (Deut 175-178 = Introduzione all’AT 1, 1970,
24,1.3; Is 50,1; Ger 3,8) o séfeer hammiqnà 267-271, con bibliogr). Il «libro delle genera­
« contratto di compravendita » (Ger 32,1 Iss.). zioni » (.séfeer tòlédòl) è servito come base per
il Codice sacerdotale; all’origine doveva conte­
Le lettere vengono scritte, sigillate, inviate, ricevute, nere fondamentalmente solo delle genealogie
lette. Quasi regolarmente troviamo in questo campo (von Rad, ATD 2, 55 = ital. 73). Per altre
semantico i seguenti verbi: ktb « scrivere » (Deut espressioni vd. st. 4.
24,1.3; 2Sam 11,14.15; IRe 21,8.9.11; Ger 32,10
ecc,; nell’AT ktb q. è attestato 204x, di cui 30x in d) Con una variazione di significato sèfeer può
2Re, 27x in 2Cron, 22x in Deut, 20x in Ger, 16x in essere usato anche nel valore di « scrittura,
IRe; ni. 17x, di cui 9x in Est; pi. 2x in ls 10,1; inol­ modo di scrivere» (Is 29,1 ls. con jcl' «saper
tre ketàb «scrittura, scritto» I7x [9x in Est]; kelòbeet
«tatuaggio» lx Lev 19,28; miktàb «scrittura, scrit­
leggere»; Dan 1,4.17 «istruire nella scrittura e
to » 9x; aram. bibl. ktb q. 8 x, kelàb 12x; per le nella lingua dei caldei »). I sinonimi sono kptàb
espressioni ktb séfar opp. ktb bassèfier cfr. K.F.Eu- Est 1,22; 3,12; 8,9; Esd 4,7) e miktàb (Es
ler, ZA W 55, 1937, 281-291); htm q. «sigillare» 32,16 «scrittura di Dio»; 39,30 «scritto come
(IR e 21,8; Ger 32,10.11.14.44, ecc.; nell’AT q. 23x, inciso su sigillo »).
ni. 2x, pi. lx, hi. lx; inoltre hdtàm «sigillo» 14x,
hoté mcet «sigillo » lx); ->slh «inviare» (2Sam e) sòjèr « scriba » designa sia una funzione ge­
11,14; IR e 21,8,11 ecc.); -*!qh «ricevere» (ls nerica (p.e. Sai 45,2), come pure un alto uffi­
37.14); ->qr' «leggere» (2Re 5,7; 19,14; ls 37,14; ciale di corte a partire dal tempo di Davide
Ger 29,29). (2Sam 8,17; 20,25; Giud 5,14 è incerto dal lato
testuale). A volte si nota che oltre al compito
Nel periodo postesilico séfeer può significare di stendere lettere e decreti gli scribi svolgono
decreto reale (Est 1,22; 3,13 ecc.). Solo in que­ anche altre attività (2Re 12,11 contare denaro;

151 15P séfeer LIBRO 152


2Re 18,18.37; 19,2; 22,3ss. servizi diplomatici; Talvolta nei Salmi e nel Libro di Giobbe si ac­
2Re 25,19 reclutamento). Più tardi (la prima cenna ad un contare da parte di Jahwe, ad
volta in Ger 8,8) e particolarmente in periodo esempio nell’aITcnnazione di fiducia dell’op­
postesilico il termine può assumere un signifi­ presso (Sai 56,9 «tu hai contato i giorni della
cato più ampio, sòfèr non è più soltanto lo mia pena»; Giob 14,16 «mentre tu conti i
scriba, ma anche colui che è pratico delle miei passi »; cfr. 31,4). Con l’affermazione che
« scritture » opp. della « legge »; soprattutto Jahwe conta i popoli (Sai 87,6) oppure i mesi
Esdra è chiamato « scriba abile nella legge di (Giob 39,2), l’autore della lode sottolinea la
Mosè » sòfèr màhir belòrat Mosce. (Esd 7,6; si­ grandezza di Jahwe e la sua maestà; cfr. anche
milmente v. 11; cfr. Neem 8,lss.; H.H.Schae- Is 40,26; Sai 104,25; 147,4; Giob 25,3, dove è
der, Esra der Schreiber, 1930, 39-59; per sòfèr sempre usato mispàr, inoltre Sai 147,5; Giob
in generale cfr. f. gli a. J.Begrich, ZAW 58, 5,9; 9,10; 36,26.
1940/41, 1-29 = GesStud 67-98; de Vaux Nel significato del pi. (« raccontare »), spr as­
l,20ls. 339 con bibliogr. [= ital. 138s. 51 ls.]; sume un particolare rilievo teologico nei Sal­
T.N.D.Mettinger, Solomonic State Officiate, mi: nella lode e in particolare dove si dice che
1971, con bibliogr.). alcuni ripetono ad altri le grandi gesta di Dio,
sperimentate oppure udite (cfr. C.Westermann,
Uno sviluppo analogo, dall’attività svolta al titolo di Vergegenwàrtigung der Geschichte in den Psal-
funzionario, si può osservare in tifsàr, designazione
di un funzionario bab. in Ger 51,27 e Nah 3,17 (dal­
men, in: Forschung am AT, 1964, particol.
l’acc. tupsarru che a sua volta deriva dal sum., lette­ 31 lss.). Oggetto del racconto sono il nome di
ralmente «scrittore di tavolette»; cfr. G.R.Driver, Jahwe (Sai 22,23; 102,22; cfr. Es 9,16), i suoi
Semitic Writing, 21954, 71 s.; M.EIlenbogen, Foreign prodigi (Sai 9,2; 26,7; 40,6; 75,2), le sue gesta
Words in thè O.T., 1962, 78s.) e in soler «sorve­ gloriose (Sai 9,15; 78,4; 79,13; cfr. Is 43,21), la
gliante, commissario » (KBL 964b: « compilatore, or­ maestà (Sai 96,3 = lCron 16,24; cfr. Sai 19,2),
dinatore »), nome di funzionario usato in campo m i­ la fedeltà (Sai 88,12 pu.), le gesta (Sai 107,22;
litare e più raramente anche in quello giuridico (nel- I 18,17; cfr. Ger 51,10; Sai 66,16), le opere (Sai
l’AT 25x: Es 5,6.10.14.15.19; Num 11,16; Deut
1,15; 16,18, 20,5.8.9; 29,9; 31,28; Gios 1,10; 3,2;
73,28), la grandezza (Sai 145,6 Q), la giustizia
8,33; 23,2; 24,1; Prov 6,7; lCron 23,4; 26,29; 27,1; (Sai 71,15), i comandamenti (Sai 119,13; cfr.
2Cron 19,11; 26,11; 34,13; cfr. J. van der Ploeg, Es 24,3), gli statuti (Sai 2,7). Si possono ag­
OTS 10, 1954, 185-196; J.T.Milik, Bibl 38, 1956, giungere a quelli già citati tutti quei passi in
266s.; de Vaux 1,239; 11,26.262 [sitai. 162.230.385]; cui si rileva che la narrazione delfesperienza
Mettinger, l.c. 20.51; dalla medesima radice è deriva­ vissuta avveniva anzitutto neU’ambito della fa­
to mis[àr « d o m in io » o secondo un’altra interpreta­ miglia ed era trasmessa ai figli ed ai discenden­
zione «scrittura», Giob 38,33; cfr. Fohrer, KAT ti: Es 10,2; Giud 6,13; Gioe 1,3; Sai 22,31
X V I,508); sò(ér e anche l’ara ni. str « scrivere »/selàr
« scritto » (DISO 295s.; LS 773aj risalgono all’acc.
(pu.); 44,2; 48,14; 78,3.6. Ad ogni modo dalla
satàru «scrivere» (Zimmem 19.29; Driver, l.c.70; frequenza dei passi si può dedurre come il ri­
l’arab. str «scrivere» è prst. dall’aram., cfr. Fraenkel petere l’esperienza avuta con Jahwe sia stato
250).* ' un elemento significativo nel processo di for­
mazione della tradizione dell’AT.
4/ a) Per quanto riguarda il contesto teologi­ Nei salmi, nel lamento contro il nemico, gli
co di spr (q./ni.) nel senso di « contare » (sp. empi raccontano menzogne (Sai 59,13), parla­
3a), bisogna anzitutto ricordare le narrazioni no con tranelli (64,6; cfr. 69,27; 73,15); secon­
dei patriarchi della Genesi. Il verbo è tipico do Sai 50,16 anche l’empio ripete i decreti di
delle promesse di una numerosa discendenza Jahwe, ma il suo parlare non corrisponde all’a-
(promessa di una grande posterità, cfr. C.We­ gire. Con tratti simili a quelli del lamento con­
stermann, Arten der Erzahlung in der Genesis, tro i nemici, Geremia si scaglia contro i falsi
in: Forschung am AT, 1964, 9-91, particol. profeti che raccontano sogni menzogneri (Ger
19ss.): ai padri è promessa una discendenza 23,27.28.32).
talmente numerosa (come le stelle del cielo,
come la rena del mare), che non lo si potrà più b) séfeer nel sign. di « lettera » non ha grande
«contare»; Gen 15,5; 16,10; 32,13, ripresi da rilievo teologico. L’espressione séfeer kfritut
IRe 3,8; Ger 33,22 e soprattutto Os 2,1, cfr. « certificato di divorzio » della legge dtn. è ri­
Wolff, BK XIV, 29s. presa due volte nei profeti ed è usala come me­
In 2Sam 24 il censimento del popolo (mnh v.l; tafora di un’affermazione teologica (Is 50,1;
-»pqd vv. 2.4; spr v. 10; mispàr vv. 2.9.), che Ger 3,8): Israele è paragonato a una donna in­
Davide ha fatto eseguire, è considerato un pecca­ fedele che dà a Jahwe, suo marito, il certificato
to nei confronti di Jahwe. Il censimento e la regi­ di divorzio. In Geremia si parla due volte di
strazione organizzata dei soggetti alla leva milita­ una lettera. La prima riguarda un contratto di
re, quali sono descritti in questo passo, contrav­ compravendita (Ger 32,10ss.) che il profeta ha
vengono al principio di partecipazione volonta­ scritto e sigillato a conferma dell’acquisto di
ria, tipico delle guerre di Jahwe (cfr. G. von Rad, un campo in Anatot. Questo episodio è un’a­
Der Heilige Krieg im alten Israel, 1951, 37s.). zione simbolica che serve a rafforzare Pannun-

153 1 ?q séfa r LIBRO 154


ciò di salvezza: « Poiché cosi dice Jahwe...: sere di un periodo più recente rispetto a quello
Ancora si compreranno case, campi e vigne in cui si riferiscono le parole del profeta.
questo paese » (v. 15). L’altra lettera di Gere­ Nel libro di Daniele (9,2) « la parola di Jahwe
mia è il messaggio di Dio in forma di lettera indirizzata al profeta Geremia» nonché le pa­
che Geremia invia agli esiliati di Babilonia, role rivolte ad altri profeti sono già dei seJarìm
esortandoli a sistemarsi nel paese straniero. « scritti » che possono essere accuratamente
studiati (bin ). Non possiamo accertare se sèfar
c) L’impiego di sèfar col sign. di « libro » nel­ Jhwh di Is 34,16, capitolo certamente postesili-
l’ambito della profezia (4c) e in quello della co, faccia riferimento ad una raccolta di parole
legge (4d) può far cogliere alcune tappe dello profetiche oppure ad un più vasto ambito della
sviluppo verso la religione del libro. parola di Jahwe diventata libro.
Alcuni passi dei libri profetici segnalano la tra­
sformazione delle parole profetiche in libro d) Raccolte di leggi sono attestate già in antico
(cfr. al riguardo von Rad 11,5ls. = ital. 6 lss.). (decaloghi; Deut 27,15ss.; cfr. Ger 35,6s.) e la
Secondo ls 30,8 il messaggio che il profeta ha loro compilazione è dovuta anzitutto alla ne­
annunciato fino allora (senza successo) viene cessità di istruire i bambini nella grande fami­
posto per iscritto « per un giorno futuro », cioè glia (E.Gerstenberger, Wesen und Herkunft des
perché i posteri riconoscano che si è adempiu­ « apodiktischen Rechts», 1965). Il termine
to e di conseguenza ascoltino con più profitto « libro » per indicare queste raccolte ricorre
le parole di Jahwe (a questo contesto risale og­ però solo molto più tardi. Il complesso di leggi
gettivamente [s 8,16, anche se in questo passo di Es 20,22-23,19 si è fondamentalmente costi­
manca la parola sèfar). tuito durante il periodo premonarchico (Noth,
Anche le parole di Geremia sono scritte in un ATD 5, 141 = ital. 217); il titolo della raccolta
rotolo (Ger 36); sono «tutte le parole che io « libro dell’alleanza » (da Es 24,7) dovrebbe ri­
(Jahwe) ti (Geremia) ho detto contro Gerusa­ salire però ad un periodo più recente, perché
lemme, Giuda e tutte le nazioni... dai giorni di ha lo scopo di inserire in una celebrazione cul­
Giosia fino ad oggi » (v. 2). La fissazione per tuale (24,3-8) una raccolta di norme originaria­
iscritto si fa perché la casa di Giuda abbia an­ mente autonoma, e di collegarla inoltre con gli
cora la possibilità di udire e di convertirsi (v. eventi del Sinai. Lo studio del termine -»berU
3), quando tutte le parole di Geremia siano (J.Begrich, Berlt, ZAW 60, 1944, 1-11 = Ges­
messe per iscritto e vengano rilette. Ma il rac­ Stud 55-66, partieoi. 62ss.) conferma che la
conto di Ger 36 indica che il libro del profeta combinazione séfeer berlt in questo contesto
non subisce una sorte diversa da quella del (cioè l’unione di berit con il libro della legge,
profeta stesso: non arriva a convertire il popo­ per cui Israele e Jahwe hanno il ruolo di par­
lo e viene distrutto. Non è tuttavia la fine deci­ tner) esclude una datazione antica (Begrich at­
siva, ma solo l’occasione per far riscrivere il li­ tribuisce alla fonte E del Pentateuco il passo di
bro da parte dello scriba Baruc in una forma Es 24,7).
più ampia, che comprende « molte parole si­ Anche séfar tòrat '"lòhìm « libro della legge di
m ili» (v. 32; cfr. 45,1). I,a riuscita del libro è Dio », ricordato in Gios 24,26, rientra in que­
in questo caso indicativa del successo e insuc­ sto contesto; anche questo è un contratto tra
cesso della parola di Dio e del suo continuo ri­ Jahwe ed Israele, relativo alla stipulazione di
proporsi, - In Geremia si possono trovare an­ un’alleanza, ma non è più possibile ricostruire
che altri passi che parlano della formazione di con sicurezza il contenuto di tale documento.
un libro, o per lo meno di sezioni del suo mes­ Nel periodo dtn.-dtr. viene ripreso sia l’argo­
saggio, ad esempio le parole di salvezza (30,2) mento sia il linguaggio. Il libro della legge ritro­
o gli oracoli contro le nazioni (51,60.63; cfr. vato nel tempio all’epoca di Giosia viene defini­
25,13). to da un lato sèfar hattòrà (2Re 22,8.11; 2Cron
Da quanto abbiamo rilevato non fa difficoltà 34,15) o semplicemente sèfar (2Re 22,10.13.16;
comprendere il significato del comando dato 23,3.24; 2Cron 34,15.16.18.21.24.31), e dall’al­
ad Ezechiele (2,8-3,1) di mangiare il rotolo tro sèfar habberit (2Re 23,2.21; 2Cron 34,30) e
dove sono scritti « lamenti, pianti e guai ». Si sèfar tòrat Jhwh b'jad Mòsà « libro della legge
presuppone evidentemente che la parola di Dio di Jahwe per mano di Mosè» in 2Cron 34,14.
trasmessa ad un profeta sia diventata libro (cfr. Il libro ritrovato doveva essere identico, quan­
Zimmerli, BK XIII, 79); a differenza di Isaia e to a contenuto, alla nostra legge dtn., mentre il
Geremia questa parola non è scritta alla fine di contesto nel quale viene Ietto il libro riflette da
un periodo di attività del profeta, ma si presen­ vicino Es 24 e Gios 24 (Alt, KS 11,250-275; M.
ta in forma di libro già fin dall’inizio. Noth, Die Gesetze im Pentateuch, 1940 = Ges­
Il titolo del piccolo libro di Nahum (1,1) fa in­ Stud 9-141. Darticol. 58ss.).
tendere che già fin dall’origine tutto il messag­ Le sezioni letterarie più recenti del Deut indi­
gio del profeta contro Ninive era in forma di cano che anche l’insieme di quest’opera, pe­
libro. La datazione del titolo d’altra parte non raltro molto complessa, viene inteso come
è sicura; la designazione con sèfar potrebbe es­ sèfar hattòrà, ossia come volontà di Jahwe
155 *199 séfar LIBRO 156
espressa per iscritto (Deut 28,61; 29,20; 30,iO; 1,461-464 = GLNT 1,1229-1238. spr pi. «rac­
31,26; Gios 1,8). contare » è reso dai LXX con SLTiYEwrfrca (nel
A questo impiego più ampio si collega anche NT 8x; cfr. p.e. Le 8,39 con una formulazione
Gios 8,31.34: tutto il Deut è un séfeer hattòrà che ridiiama i Salmi).
poiché Gios 8,30ss. riferisce l’attuazione degli Per sèfeer (anche nel sign. di « ietterà ») i LXX
ordini di Jahwe presentati in Deut 27,lss.; usano Pi(3Xoc; opp. Pif3Xóov senza che tra i due
3 l,9ss. In Gios 8,31 (cfr. 23,6; 2Re 14,6) fa la termini si possa riscontrare una qualche diffe­
sua comparsa per la prima volta l’espressione renza. Nel NT $$Xoq, indica anche i libri singo­
séfeer tòrat Mascè (secondo Deut 31,24 il libro li deH’AT(Mc 12,26; Le 20,42 ecc.). Molto fre­
della legge è stato scritto da Mosè, cfr. Es quente è l’uso di pipXiov in Apoc (« libro dei
24,7). Si potrebbe collocare qui anche la con­ sette sigilli», «libro della vita» ecc.), cfr.
cezione di sèfeer di Sai 40,8, se si tiene presen­ G.Schrenk, art. frfftos, ThW 1,613-620 (=
te il parallelismo con torà del v. 9. Comunque GLNT U,261-280).
la datazione del salmo resta incerta. J.Kiihlewein
Anche nel periodo postesilico persiste questo
uso linguistico. Le combinazioni seguenti ri­
corrono praticamente senza alcuna distinzione:
«libro della legge» (Neem 8,3), «libro della
legge di Mosè» (Neem 13,1; cfr. 2Cron 25,4; in o slr hi. NASCONDERE
35,12), «libro della legge di D io» (Neem
8,8.18) e «libro della legge di Jahwe» (Neem
9,3; 2Cron 17,9). Non siamo più in grado di 1/ La radice str è attestata nel semNO. e nel
stabilire quale fosse il contenuto della legge che sem. del sud (ug.: cfr. J.C. de Moor, The Sea-
emanò Esdra: il Pentateuco attuale nel suo sonal Pattern in thè Ugaritic Myth of Ba‘lu,
complesso (così p.e. O.EiBfeldt, Einleitung in 1971, 169s. per 51 [= IIAB] VII,48; fen.: DISO
das AT, 31964, 756) oppure solo una parte di 161; aram. imperiale: DISO 198; sir.: LS 502s.;
esso (così M.Noth, Geschichte Israels, 31956, mand.: Drower-Macuch 338b). 1 vari usi la­
302-304 = ita! 408-410). Dobbiamo credere co­ sciano intravedere che il sign. comune è quello
munque che il processo di formazione del libro di « velare » (cfr. acc. satani per un capo di vc-
fosse già ad uno stadio avanzato. stiario[7] GB 553b; eg. mstr.t «perizoma», Er-
man-Grapow 11,152); si spiega quindi il valore
e) Vanno infine ricordati alcuni passi che par­ specifico di «nascondere» da un lato e di
lano di un libro di Jahwe (« mio/tuo libro » Es « proteggere » daH’altro.
32,32.33; Sai 139,16), «libro della vita» (Sai Nell’AT ricorrono le coniugazioni verbali hi.,
69,29) o «libro di memorie» (Mal 3,16; solo ni., hitp., pi. e pu. (aram. pa). Mentre in ebr.
«libro»: Dan 12,1.4), nel quale sono segnati i si usa per il transitivo soprattutto l’hi., in
nomi degli uomini. 11 campo semantico di que­ aram. predomina il pa. I derivati nominali
sti passi è caratteristico: ktb « iscrivere » (Mal sono sèteer « nascondiglio, velo, rifugio », sitrà
3,16; Sai 139,16; Dan 12,1), mhh «cancella­ « rifugio », mistòr « luogo di rifugio », mistàr
re» (Es 32,33; Sai 69,29), anche htm «sigilla­ « nascondiglio » e master « il velare ». Per i
re» (Dan 12,4). Questa concezione si ricollega nomi personali Stiri (Es 6,22) e Setùr (Num
al fatto che secondo Es 32,32s. Jahwe possiede 13,13) cfr. Noth, IP 158; Hufl'mon 253s.
un registro dove segna tutti i viventi; chi viene
cancellato da quel libro, muore. Già in quel 2/ Nell’ebr. dell’AT sono attestati soprattutto
passo compare però l’idea che il peccatore è l’hi. (44x) e il ni. (30x). Si trovano poi 5x l’hitp.
cancellato dal libro, ma la cancellazione dal li­ e lx il pi. (Is 16,3) e il pu. (Prov 27,5). In
bro e la morte del peccatore non avvengono aram. compare il pa. soltanto lx (Dan 2,22; str
necessariamente allo stesso istante. In Sai q. «distruggere» Esd 5,12 corrisponde all’ebr.
139.16 tale concezione viene ampliata in quan­ str [ni. «prorompere» o sim. in ISam 5,9]).
to nel libro non sono segnati solo i nomi, ma Una certa frequenza si trova nei Sai (hi. 17x,
anche le azioni (« tutti i miei giorni »), mentre ni. 5x, hitp. lx) e in Is (hi. 8x, ni. 3x, hitp. 2x,
per Sai 69,29 nel « libro della vita » - è questo pi. lx). Le forme nominali più frequenti sono
il significato dato dal parallelismo - trovano sèteer (35x, di cui lOx in Sai, 5x rispettivamen­
spazio soltanto i salvati; infine secondo Mal te in Is e in Giob) e mistàr (lOx, di cui 4x in
3.16 e Dan 12,1.4. vengono scritti soltanto i Sai, 3x in Ger); sitrà (Deut 32,38), mistàr (Is
giusti (cfr. anche Is 4,3; 56,5 senza sèfeer). Cfr. 4,6) e master (Is 53,3) sono attestati lx.
su tutta questa materia Wildberger, BK
X,157s. 3/ Come il nostro « nascondere », slr ha una
sfumatura sia negativa sia positiva. Significa
5/ spr q. « contare » e mispàr « numero » ven­ sottrarre una persona o una cosa alla percezio­
gono tradotti dai LXX c dal NT con <xpii)p.àv ne di altri, ma anche, con ciò stesso, protegger­
opp. àpi&p,óq, cfr. O.Rtihle, art. àpu^étj, ThW la.

157 “ino str hi. NASCONDERE 158


a) Al nostro uso transitivo del verbo corri­ Gen 4,14; Ger 16,17; Giob 13,20; agli occhi di
sponde quasi sempre in ebr. l’h i. (solo in Is Jahwe, Am 9,3).
16,3 è il pi. che ha una funzione simile). Nel Impiegato in senso assoluto str ni. significa
senso concreto str hi. significa anzitutto « na­ «mettersi al sicuro» (Ger 36,19 «andate e na­
scondere »: loseba nasconde Ioas a (min) Atalia scondetevi»; Prov 22,3 Q = 27,12 txt em «il
(2Re 11,2 = 2Cron 22,11), perché non venga saggio vede venire la sfortuna e si nasconde»;
ucciso. Questo significato è presente anche 28.28 «se prevalgono gli empi, tutti si nascon­
quando la parola è usata in senso traslato. Gli dono »).
empi nascondono i loro piani a Jahwe ('mg hi. Riferito a cose oppure a termini astratti il ni.
con le e inf.), credendo così di non essere visti esprime lo stato dell’essere nascosto. Nascosto
e riconosciuti (ls 29,15). Giobbe maledice la resta anzitutto ciò che non viene percepito
notte della sua nascita perché essa non ha na­ (Num 5,13: la donna, che ha avuto rapporti
scosto il dolore ai suoi occhi (Giob 3,10). A con un altro uomo, non è stata scoperta; Deut
questo uso si collegano le affermazioni nelle 29.28 «ciò che è nascosto sta presso Jahwe,
quali si dice che Dio nasconde l’uomo per pro­ nostro Dio »; in Sai 19,13 nistàròt « le cose na­
teggerlo (6x, vd. st. 4d; il sign. originariamente scoste » sono qualificate negativamente dal pa­
locativo è evidenziato dalla prep. bl‘, ls 49,2; rallelo seg i’òt «colpe», e significa dunque le
Sai 17,8; 27,5; 31,21; in Ger 36,26 è preferibi­ « mancanze nascoste »). 11 non percepire può
le seguire il testo dei LXX: «si nascondono», essere dovuto all’incapacità di colui che osser­
cfr. Rudolph, HAT 12, 232). va (Giob 28,21: agli uccelli del cielo è nascosta
la sapienza; Giob 3,23: all’uomo è nascosto il
Data la scarsità dei testi non si può stabilire con cer­ suo destino). Riferita a Dio l’espressione signi­
tezza se vi sia una reale differenza tra l’hi. causativo
(« far nascondere ») e il pi. fattitivo « render nasco­
fica tuttavia che Dio non vuol vedere determi­
sto ». • nati fatti (vd. st. 4e).
str ni. ricorre due volte riferito a persone, ma
Quando la parola si riferisce alla comunicazio­ senza comportare un valore riflessivo (Gen
ne verbale di un fatto o al trattenersi da essa, il 31,49; Sof 2,3). In corrispondenza al significato
significato assunto è quello di « tener segreto » proprio del ni., il verbo vuol indicare qui che
(ISam 20,2: Saul non nasconde nulla a Giona­ l’azione si compie sul soggetto senza che esso o
ta, _par. -*glh ’òzoerì). Nel passivo la stessa si­ un altro si riveli come agente primario. In Gen
tuazione è espressa dal pu.: « Il rimprovero che 31,49 si tratta della separazione sanzionata tra
si esprime apertamente (gìh pu.) è meglio di un due uomini (« quando siamo nascosti l’un l’al­
amore che non si manifesta (str pu.) » (Prov. tro » = « quando non ci vediamo l’un l’altro »),
27,5). mentre in Sof 2,3 si esprime la possibilità mi­
Con panlm « volto » str hi. significa « velare ». steriosa di essere risparmiati nel giorno dell’ira
In senso letterale si riscontra in Is 50,6. Il ser­ divina. Nel secondo caso il sign, diventa quello
vo di Dio non vela il suo volto di fronte a co­ di «restare nascosto» (altrimenti str hi., vd. st.
loro che lo insultano e gli sputano addosso, 4d).
anzi mostra (ntn) il dorso e la guance a coloro c) Lo hi t p . viene usato in modo analogo al
che lo colpiscono. Mosè nasconde il suo volto ni.; tuttavia con esso non si esprime tanto l’at­
nell’incontro con Dio al monte Oreb « perché to del nascondersi quanto il continuare a tener­
aveva paura di guardare verso a D io» (Es 3,6). si nascosto (ISam 23,19 «Davide si mantiene
Come il porgere il volto è segno di amicizia e nascosto presso di noi fra i dirupi»; così pure
di benevolenza, così il ritirarlo o il nasconderlo in 26,1; Sai 54,2). Is 29,14 parla del l’eclissarsi
è segno di sfavore. Nell’AT questa immagine continuo dell’intelligenza e Is 45,15 del na­
non è usata per i sovrani della terra, mentre scondimento di Dio come sua caratteristica so­
molto spesso è riferita a Dio (26x, vd. st. 4a). stanziale (vd. st. 4b),
b) Quando il soggetto è costituito da persone d) Il n o m e sètar significa concretamente il
(Sai 89,47 Jahwe, vd. st. 4b) il n i. ha quasi «nascondiglio» (Giob 40,21; Cant 2,14; ISam
sempre un significato riflessivo. Se si ha anche 25,20 «nel nascondiglio della montagna» =
un’indicazione di luogo, il verbo va tradotto «nascosto dal monte»; cfr. mistàr Ab 3,14;
con « nascondersi » (Davide si nasconde « nella Sai 10,9 opp. plur. mistàrìm Ger 23,24; 49,10;
campagna», ISam 20,5.24, oppure « l à», Sai 10,8; 17,12; 64,5), quindi il «velo» (Sai
ISam 20,19; Elia presso il torrente Cherit, IRe 18,12; 81,8; Giob 22,14; 24,15; cfr. master
17,3; « in fondo al mare», Am 9,3; in senso « il velare» Is 53,3) e la «protezione» (par.
traslato: «nell’inganno», Is 28,15; «nei luoghi mahscè «rifugio» Is 28,17; mahabè’ «nascon­
nascosti », Ger 23,24; « nella tenebra e nell’o­ diglio» 32,2; sukkà «capanna» Sai 18,12;
scurità », Giob 34,22). La persona, la cosa o il 27,5 [Q sòk\\ 31,21; ’óhcel «tenda» Sai 61,5;
luogo rispetto ai quali uno si nasconde sono sèi «ombra» Sai 91,1; màgèn «scudo» Sai
preceduti da min (al proprio avversario, Sai 119,114; forse anche Sai 32,7 [vd. BHS]; in Is
55,13; ad Israele, Deut 7,20; al volto di Dio, 16,4 al nome corrisponde gùr «essere ospite»,

159 "ino str hi. NASCONDERE 160


e in Sai 32,7 nsr «proteggere»; così pure siirà (4) khd (ni. 1 lx, hi. 6 x, pi. 15x) ha spesso un accen­
Deut 32,38, par. ?ùr «roccia», e mistòr Is 4,6, to fortemente negativo (ni. « restar nascosto a » 2Sam
par. mahsx «rifugio» assieme a huppà «co­ 18,13; Os 5,3 ecc.; pi. «dissimulare» Gios 7,19;
perta » [v. 5] e sukkà « capanna »). Più spesso ISam 3,17.18 ecc.), cosicché il significato può diven­
tare «cancellare» (hi. Es 23,23; IRe 13,34 ecc.) opp.
è tuttavia attestato con be in senso avverbiale « essere cancellato » (ni. Es 9,15; Giob 4,7 ecc.).
«in segreto», «segretamente» (Deut 13,7;
27,15.24; 28,57; ISam 19,2; 2Sam 12,12; ls (5) tmn (q. 28x, di cui 7x part. pass.; ni. lx, hi. 2x
[secondo BL 297 qal]; cfr. matmón «tesoro», 5x) si­
45,19; 48,16; Ger 37,17; 38,16; 40,15; Sai gnifica spesso «sotterrare, seppellire» (q. Gen 35,4;
101,5; 139,15; Giob 13,10; 31,27; con mistàr Gios 7,21.22; Ger 43,9.10 ecc.; hi. 2Re 7,8.8), e desi­
Ger 13,17 [txt?, cfr. Rudolph, HAT 12,92]) gna quindi il tendere una trappola o sim. (Ger 18,22;
oppure come nome reggente di uno stato co­ Sai 31,5; 35,7.8, ecc.) e vuol dire infine «nasconde­
strutto nel senso di «segreto» (Giud 3,19 «co­ re» (q. Es 2,12; Deut 33,19; Gios 2,6 ecc.; ni. ls
municazione segreta»; Prov 9,17 « il pane 2 , 10). 11 verbo non presenta mai valori traslati e non
mangiato di nascosto»; 25,23 «una lingua che viene usato in contesti teologici.
parla in segreto»; con mistàrìm Is 45,3 «ric­
chezze nascoste »). 4/ In corrispondenza al duplice significato di
str le affermazioni di rilevanza teologica (cfr.
e) Il contrario più frequente di str è —glh H.Schrade, Der verborgene Gott. Gottesbild
« scoprire » (le coniugazioni dei due verbi si und Gottesvorstellung in Israel und im Alten
corrispondono: pi. Is 16,3; pu. Prov 27,5; ni. Orient, 1949; L.Perlitt, Die Verborgenheit
Deut 29,28; cfr. ISam 20,2; Dan 2,22). Gli al­ Gottes, FS von Rad 1971, 367-382) si divido­
tri sono spiegabili ricorrendo ai valori partico­ no essenzialmente in due categorie; quelle che
lari di str (nsr «proteggere» Sai 64,2s. e hqr si riferiscono al nascondimento di Dio (a-c) e
« ricercare» Prov 25,2 par. str hi.; rbh «diven­ quelle che riguardano la protezione da lui con­
tare potenti » Prov 28,28 par. str ni.). cessa (d).
Termini propriamente paralleli sono spn (par
str hi. Sai 27,5; 31,21; Giob 14,13; par. str ni. a) Se Dio nasconde il suo volto ad una perso­
Ger 16,17), lib’ (par. str hi. Is 49,2; str ni. Am na, ciò significa che egli è adirato verso di essa.
9,3; cfr. ISam 19,2) e 'lm ni. (par. str ni. Num
5,13; Giob 28,21). Sono poi attestati per l’hi. Questo è evidente in modo particolare nelle espres­
sioni parallele e contrarie di str hi. pànìm : par. skh
sgr «chiudere» (Giob 3,10) e per il ni. ‘br min « dimenticare » Sai 10,11; 44,25; ‘zb « abbandonare »
« sfuggire » (Is 40,27) e skh ni. « essere dimen­ Deut 31,17; Sai 27,9; nkh hi. «colpire» Is 57,17 (va
ticato» (Is 65,16). Per i diversi paralleli di str aggiunto pànìm con G); Ger 33,5; qsp « essere adira­
hi. pànìm vd. st. 4a. to » Is 57,17; bzh «disprezzare» Sai 22,25; sqs pi.
Le voci affini a str (hb\ tmn, khd, ‘lm e spn, «aborrire» Sai 22,25; nlh hi. «rifiutare» Sai 27,9;
anche —hsh) presentano tra loro differenze ti­ nts «respingere» Sai 27,9; znh «scacciare» Sai
piche e un ampio arco di significati. 88,15; contrari: ‘uh mahèr «esaudire subito» Sai
69,18; 102,3; 143,7; rhm pi. «aver pietà» Is 54,8;
(1) hb’ (ni. I 6 x, pu. lx, hi. 6 x, ho. lx, hitp. lOx) r ’h «vedere» Sai 10,11; sm' «ascoltare» Sai 22,25;
opp. hbh (q. lx, ni. 3x) è il più vicino al valore di str nlh 'òzan «porgere l’orecchio» Sai 102,3; sqt hi.
col sign. originario di « nasconderai) » (usato preferi­ « tacere » Giob 34,29).
bilmente in riferimento a persone).
(2) Il significato di spn (q. 27x, incl. Ez 7,22; Sai Non si tratta del l’affermazione generale secon­
17,14 Q; 56,7 Q; Giob 20,26; Prov 2,7 Q; ni. 3x; hi. do la quale l’agire divino è imperscrutabile,
2x) va da « nascondere » (Es 2,2; Gios 2,4 ecc.; hi. Es bensì di atti concreti dell’intervento punitivo di
2,3; di D io Giob 14,13; per i nomi personali come Dio (Deut 32,20; Ez 39,23.24; Mi 3,4; Giob
tffanjàfhù] cfr. Noth, IP 178) a «custodire, mettere 34,29; nella generalizzazione tipica degli inni
in serbo » da un lato (p.e. Sai 119,11; Prov 2,1; 7,1;
di Dio Sai 31,20; Giob 21,19; Prov 2,7; cfr. il cam­
Sai 104,29).
biamento di significato del verbo spn da « coprire » a Oggetto del lamento del giusto è l’abbandono
«custodire», Deut 33,21) e «star in agguato» dal­ di Jahwe, la sua mancata benevolenza (Sai
l’altro (Sai 10,8; 56,7 Q; Prov 1,11.18). 13,2; 44,25; 88,15; Giob 13,24). Non è il tor­
(3) ‘lm (q. lx, ni. llx , hi. lOx [Lis. I072b: Deut mento dei nemici la vera angoscia del giusto,
28,61 e Giud 16,3 appartengono a 'Ih hi.], hitp. 6 x) è ma lo sperimentare che Dio rimane nascosto.
più legato alla sfera del cognitivo (2Re 4,27, contra­ Nell'inno di ringraziamento il giusto celebra
rio di ngd hi. « annunziare », della rivelazione non allora il superamento di questa situazione (Sai
concessa da parte d Jahwe). Complemento oggetto 30,8; secondo Sai 22,25 l’orante ringrazia Dio
del verbo sono spesso gli « occhi » (per 7m hi. Lev per non aver nascosto il suo volto nonostante
20,4; ISam 12,3; Is 1,15; Ez 22,26; Prov 28,27; vi è l’apparenza contraria; cfr. Ez 39,29). Nella
evidentemente un rapporto semantico tra oscurità e
ignoranza; ‘lm ni. Nah 3,11 significa «essere ottene­
preghiera si chiede perciò che Dio in futuro
brato »). « Nascondere » significa in primo luogo non nasconda il suo volto, cioè conceda la sua
«spostarsi dal campo della visuale»; si hanno così i presenza soccorritrice (Sai 27,9; 69,18; 102,3;
valori « chiudere gli occhi » (Lev 20,4), « trascurare » 143,7). In conformità alla teologia di questo
(Ez 22,26) e « non badare» (ls 1,15). salmo l’orante di Sai 119,19 prega che Jahwe

161 “ino str hi. NASCONDERE 162


non nasconda i suoi « comandamenti ». si riferisce alla teofania del Sinai (Es 19,16.18;
In Is 59,2 viene variata consapevolmente l’im­ cfr. Sai 18,10; 97,2). A questa tematica appar­
magine di Jahwe che nasconde il suo volto: tiene anche la risposta di Jahwe dal nascondi­
Jahwe non toglie agli uomini il suo premuroso glio del tuono (besètter rà’am, Sai 81,8; cfr. Es
soccorso, ma sono essi che con i loro peccati 20.21). Si intende forse affermare che nell’o­
nascondono (txt em con BHS) il suo sguardo, scurità delle nubi il Dio nascosto ( ‘àblm sèteer
per cui egli non li può ascoltare. La volontà di Io) è incapace di intervenire negli eventi del
Jahwe non è quella di allontanarsi dal suo po­ mondo: Elifaz però rigetta espressamente que­
polo, ma di mostrargli una costante dedizione: sta opinione perché è blasfema (Giob 22,14;
neH’impeto della sua collera egli ha nascosto cfr. Is 40,27 str ni.). Per l’empio il nascondi­
« per un attimo » il suo volto ad Israele, ma gli mento di Dio (str hi. pànlm) significa che Dio
usa misericordia nella sua perenne benevolenza «dimentica» l’ingiustizia, «non vede più»
(Is 54,8). Questa certezza ben espressa dal (Sai 10,11). D ’altra parte la sapienza tiene a
Deuteroisaia è già implicita in Isaia quando sottolineare che l’imperscrutabilità di Dio ap­
spera in Dio (- >qwh pi.) e aspetta colui che partiene alla sua essenza: « È gloria di Dio na­
« ha nascosto il suo volto alla casa di Giacob­ scondere una cosa » (in opposizione a hqr « in­
be» (Is 8,17). vestigare», Prov 25,2).
L’espressione analoga «velare gli occhi» con
‘Im hi. accenna evidentemente ad un allonta­ c) Mentre l’allontanamento di Dio dal fedele
namento meno radicale di Dio dall’uomo. Se non è altro che l’espressione dell’ira divina, l’e­
Jahwe chiude gli occhi davanti all’orante (Is
spressione « velare il volto » di Sai 51,11 è usata
1,15), ciò significa che Dio non lo vuol vedere in senso positivo: l’uomo spera in questo modo
(a causa della sua colpa), come colui che « fin­ di evitare la punizione: « nascondi il tuo sguar­
ge di non vedere » un povero che gli chiede un do dai miei peccati » (par. mhh « cancellare »).
dono (Prov 28,27). Poiché il giusto spera nel- Il fatto che qualcosa sia nascosto a Jahwe non
l’« esaudimento » della preghiera, può chiedere vuol dire che egli obiettivamente non sia in
che Jahwe non chiuda 1*« orecchio » davanti al grado di scrutare una situazione, ma che non
lamento del giusto (Lam 3,56). la vuole vedere (str ni., Os 13,14 «la compas­
sione è nascosta ai miei occhi » = « io non co­
b) Rispetto all’affermazione secondo cui Jahwe nosco compassione»; Is 40,27 la «sorte è na­
nasconde il suo volto, relativamente rara è scosta a Jahwe» par. 'br min «trascurare»; Is
quella secondo la quale Jahwe si nasconde. In 65,16 «la tribolazione è nascosta ai miei oc­
Sai 89,47 str ni. è impiegato nella lamentazio­ chi » = « tolta » par. skh ni. « essere dimentica­
ne allo stesso modo di str hi. pànlm: « Fino a ta »). In realtà a Dio nulla resta nascosto (Deut
quando, Jahwe, continuerai a tenerti nascosto, 29,28 « le cose occulte appartengono a Jahwe,
arde come fuoco la tua ira?». Simile è l’uso di nostro Dio»; Dan 2,22 «D io svela cose pro­
’lm hi. (forse è meglio leggere hipt.) in Sai 10,1 fonde e occulte»; Sai 38,10 « il mio gemito
(con par. 'md beràhòq « star lontano »). In Sai non ti è nascosto »; con khd ni. Os 5,3 « Israele
55,2 l’hitp. di ‘Im denota la supplica per otte­ non mi è nascosto»; Sai 69,6 «le mie colpe
nere la benevolenza di Dio, altrimenti espressa non ti sono nascoste»; 139,15 «le mie ossa
con «non nascondere il volto» (par. ‘zn hi. non ti erano nascoste»; sempre con par. jd '
«fare attenzione»). Invece Is 45,15, quanto al « sapere »). È empio pertanto l’uomo che crede
contenuto, va oltre i passi citati finora. In que­ di poter tenere nascosto (str hi.) a Jahwe il suo
sto caso potrebbe essere posto espressamente in operare ( ‘èsà « piano», Is 29,15).
evidenza il valore peculiare deU’hitp., cioè il
continuare a tenersi nascosto. Jahwe non solo d) Il fatto che str sia divenuto uno dei termini
si allontana per un certo tempo durante la sua principali che denotano la protezione concessa
ira, ma il Dio d’Israele, come salvatore da Jahwe, va collegato originariamente alla
(mòsla‘), si tiene nascosto: l’intervento di Jah­ funzione di asilo esercitata dal santuario. Lì,
we nella storia non è verificabile nei suoi «a ll’ombra delle tue ali» (Sai 17,8; però
aspetti immanenti, ma si apre soltanto alla -*■kànàf 3/4a), «nella protezione della sua ten­
fede (secondo Westermann, ATD 19, 138s. = da» (Sai 27,5), «al riparo del tuo volto» (Sai
ital. 207 ss., Is 45,15 è la risposta del Deute­ 31.21), Jahwe fa trovare rifugio agli oppressi e
roisaia stesso o di un glossatore all’oracolo di agli infelici. In particolare sono le dichiarazio­
Ciro, Is 44,24-45,7, dove si proclama espressa­ ni di fiducia dei salmi che esaltano la protezio­
mente che Jahwe agisce per mano di un re pa­ ne concessa da Jahwe (str hi. Sai 27,5; 31,21;
gano). Dello stesso tenore sono le affermazioni ambedue le volte con par. spn besukkà « ripo­
secondo le quali Jahwe è nascosto nella sua es­ sare al sicuro nella tenda»; sèteer Sai 27,5;
senza. Nella teofania di Sai 18,8-16 Jahwe è 31,21; 32,7; cfr. 91,1; 119,114; mistòr Is 4,6
colui che « si avvolge di tenebre come di un assieme a mahsce, huppà e sukkà\ sitrà Deut
velo » (sèteer)» (v. 12; i LXX presuppongono il 32,38 della presunta protezione degli dèi), ed
termine anche in 2Sam 22,12). È chiaro che ci in tal senso egli è supplicato nella lamentazio­

163 “ino str hi. NASCONDERE 164


ne (str hi. Sai 17,8; 64,3; str pi. Is 16,3; setter dalla radice: il nomen actionis fem. ‘abòdà
ls 16,4; Sai 61,5). Tale protezione non è tutta­ « lavoro, servizio» (BL 474; vd. st. III/3; IV/3),
via legata al santuario, ma è sperimentata di­ il sost. collettivo <abuddà « servitù » (Gul-
rettamente dalla presenza soccorritrice di Dio; kowitsch 18.25.30; vd. st. Ili/la), i prst. aram.
la confessione del servo di Dio in Is 49,2 è sot­ 1(7bàd «azione», tna'abàd «azione» e ‘abdùt
to questo aspetto molto chiara: « mi ha nasco­ «servitù» (Wagner nr. 208-211). Nell’aram.
sto all’ombra della sua mano (hb’ hi.) ...mi ha bibl. oltre al verbo (q. « fare, operare », hitpe.
riposto nella sua faretra» (str hi.); cfr. Giob « essere fatto ») si hanno i sost. ‘abed « servo »,
14,13 « nel regno dei morti ». 'abldà «lavoro, gestione» e ma'0bàd «azio­
ne ».
5/ Per tradurre i vari termini ebr. che denota­
no « nascondere » il gr. possiede sostanzial­ Vi sono poi numerosi nomi di persona formati con
mente soltanto la radice xpu-rcTeiv (str viene 'àbeed o con il part. q. ‘òbèd ('abeti'éì, ‘abdóti,
'òbadjà[hù], 'òbèd-‘udóm ecc.), i quali sono «nomi-
tradotto 7x anche con crxeTià^eiv). In questo confessione» (Noth, IP 137s.; Lindhagen, Le. 276f.)
modo le diverse sfumature di significato tendo­ che hanno nelle lingue affini molteplici corrispon­
no a livellarsi; in realtà non c’è una differenza denze (cfr. f. gli a. HulTmon 189; Grondali! 104-106;
significativa. F.L.Benz, Personal Names in thè Phoenician and
Anche il NT afferma che Dio resta nascosto Punic Inscriptions, 1972, 369-372; A.Caquot, Syria.
proprio quando si rivela (Mt 13,44 « il regno 39, 1962, 238s.; J.K.Stark, Personal Names in Pal-
di Dio è simile ad un tesoro nascosto in un myrene Inscriptions, 1971, 102b; cfr. il materiale in
Baudissin, l.c. 524-555).
campo»; più che con i derivati di xpuTrmv,
questa idea si esprime ad esempio dicendo che
Dio è invisibile, non è cioè a disposizione del­ *11/ Nella lista che segue, oltre a tutte le ri­
l’uomo, cfr. p.e. Gv 1,18); Dio si manifesta correnze di ‘ébeed (opp. aram. ,abed), sono ri­
nell’evento della croce. Così anche la nuova portati sotto SD (= servo di Dio) quei passi nei
vita del cristiano è « nascosta con Cristo in quali '(ébeed ( ’abed) è riferito a Jahwe/Dio (sen­
Dio » (Col 3,3). Solo nel compimento escatolo­ za computare le apparizioni di Dio e di un
gico termina il nascondimento di Dio; allora lo messaggero in Gen 18,3.5; 19,2; Gios 5,14;
«vedremo come egli è» (lGv 3,2). Cfr. A.Oep- Dan 10,17), sotto «al. verbi» 4x ni. (Deut
ke, art. xpuruiw, ThW 111,959-979 (= GLNT 21,4; Ez 36,9.34; Eccle 5,8), 2x pu. (Deut 21,3;
V,1117-1175). Is 14,3) e 4x ho. (Es 20,5; 23,24; Deut 5,9;
G. Wehmeier 13,3), inoltre 9x aram. hitpe., sotto «al. sost.»
2x ’abuddà (Gen 26,14; Giob 1,3), lx ‘abàd
(Eccle 9,1, lx ma‘abàd (Giob 34,25; inoltre lx
aram. in Dan 4,34) e 3x 'abdùl (Esd 9,8.9;
Neem 9,17).
1 »
•»
• •
'ébeed S E R V O
'àbeed di cui ‘bd 'bd aL a tabddà al.
{,abed) SD qal hi. verbi( '“bidet) sost.
1/ La radice 'bel (verbo e sost. *‘abd-, « ser­ Gen 88 3 23 — — 2 1
vo ») è diffusa in tutte le lingue sem. occidenta­ Es 43 3 27 2 2 23 —

Lev 9 3 3 — 7 —
li (fuorché in et., dove « servo » è detto gabr)\
-

Num 11 4 21 - - 50 -

in acc. si incontra raramente abdu, prst. deri­ Deut 29 5 31 — 4 1 —

vante dal semO. (Zimmem, 47; CAD A/I, 5la; Gios 27 19 21 — — ] —

AHw 6a), assieme a (w)ardu(m), la voce usuale Giud 6 2 17 — — — —

per «servo, schiavo». 11 nome significa quasi ISam 62 6 13 — — — —

dovunque «servo, schiavo» nell’ambito dei 2Sam 106 14 6 — — — —

rapporti umani, e nello stesso tempo «servo, IRe 76 28 8 . — — 1 —

adoratore » di un dio (cfr. W.W.Baudissin, Ky- 2 Re 58 15 18 — — — —

Is 40 33 6 2 1 4 —
rios, 111, 1929, 176-178.196-200.228-231.524­ (Dtis) (21 ) (20 ) (-) (2 ) B (-) (-)
555). Non è chiaro se il verbo ebr. sia denomi­ Ger 32' 14 35 1 — — —

nativo e che relazione abbiano tra loro i valori Ez 8 7 8 1 2 3 —

«essere servo, servire» ed «elaborare, lavora­ Os — — 1 — — — —

re » (in aram. generalmente « fare, operare »: Gioe 1 — — — — — —

bibliogr. in C.Lindhagen, The Servant Motif in Am 1 1 — — — — —

thè Old Testament, 1950, 41 s.; ibid. 6-39 per i Abd _ — — — — — —

paralleli extrabiblici; per l’intero problema cfr. Giona — — — — — — —

Mi 1 ■ — — —
anche W.Zimmerli, ThW V, 653-676 = GLNT
— — —

Nah - - - - - - —
IX,275-336, con bibliogr.). Ad
Oltre a '(ébeed «servo, schiavo» (vd. st. Ili/1; Sof __ __
1 __ __ __ __

IV/1) e al verbo 'bd (al qal. ni., pu. hi, e ho.; Agg I 1 — - - - —

vd. st. III/2; 1V/2) nell’ebr. dell’AT derivano Zac 3 2 1 — — - —

165 1 3 ^ ‘(ébeed SERVO 166


Mal 2 1 4 — - — — sopravvive nella norma che proibisce ad un
Sai 57 54 8 - — 2 — israelita di essere schiavo di un altro israelita
Giob 12 7 3 — — - 2 (Lev 25,39ss.).
Prov 10 — 2 — — — —
- - - - - - -
Opposto a questo sembra essere un altro uso
Rut
Cant — - - - - - - del termine, che si ha quando uno rivolgendosi
Eccle 4 — 1 - 1 - 1 al fratello si dichiara suo servo: è soprattutto il
Lam I - — - - 1 — caso di Giacobbe che rivolge la parola a suo
Est 7 - — — - — — fratello Esaù in Gen 32,5.19 e 33,5.14 (sebbe­
Dan 7 4 — — - — - ne secondo la benedizione Esaù dovrebbe ser­
Esd 5 1 — - - 1 2 vire Giacobbe!). Questa designazione di se stes­
Neem 22 11 1 — - 4 1 so come ‘abdekà « tuo servo », usata per rivol­
lCron 27 15 2 - 30 -
gersi ad altri (più frequente è « vostro servo »;
-

2Cron 44 15 10 2 - 15 -
nelle forme di cortesia in 3a persona anche
AT ebr. 800 268 271 8 10 145 7 «suo servo», p.e. Gen 33,14; sempre con il
AT aram. 7 4 19 — 9 6 1 verbo alla 38 persona, ma nel corso del dialogo
chi parla può usare di nuovo la 1a persona, cfr.
Gen 33,5 con il v. 10), è attestata molto spesso
Ili/ 1/ Nell’ambito della terminologia rela­ nell’AT, e si può dire anzi che essa è una for­
tiva all’ordinamento sociale ‘àbced «servo» mula stereotipa (L.KÒhler, ZAW 40, 1922,
viene determinato nel suo significato di termi­ 43s.; Lande 68-71: «fonnula di sottomissio­
ne di relazione dal suo contrario -» ’àdòn « si­ ne»; parallelo ad essa è l’indirizzo di cortesia
gnore », e perciò, almeno primariamente, non «mi o signore», -*■’àdòn III/3). Questa espres­
può limitarsi a designare un preciso ceto socia­ sione è molto istruttiva per la concezione vtrt.
le («schiavo», p.e. Es 21.2.32) oppure ad indi­ di 'àbced. Proprio nei passi in cui uno è detto
care una certa attività (« operaio », cfr. Giob servo del fratello, ma anche in molte altre si­
7,2 « ‘àbced che anela all’ombra » par. « gior­ tuazioni, essa mostra che la relazione signore-
naliero che aspetta il salario »), come del resto servo è riferita alla situazione concreta, ed è
mostra anche l’impiego molto vasto del termi­ perciò intesa funzionalmente, non staticamen­
ne con il genitivo o il suffisso possessivo (opp. te. Allo stesso tempo risulta evidente che il ter­
in una costruzione con le di appartenenza). mine ‘àbced non ha soltanto connotazioni ne­
Nell’AT 'àbced è attestato soltanto in rapporto gative. Quando in Gen 32s. un fratello, in una
a persone (cfr. Gios 9,23 «schiavi della casa situazione critica, si definisce 'àbced di suo fra­
de(l mio Dio»; Zimmerli, l.c. 657); l’impiego tello, non gli si sottomette semplicemente; egli
figurato per indicare dipendenza da entità riconosce piuttosto che in quella situazione
astratte (cfr. «servo del peccato» Gv 8,34; concreta il fratello è in posizione di superiorità
Rom 6,17.20; «schiavo della corruzione» e vi si rifugia; si affida a tale superiorità e si ri­
2Piet 2,19) non è attestato nell’AT. chiama agli obblighi che derivano all’altro dal
In quanto termine di relazione ‘àbced riceve il fatto di essere superiore e signore.
suo significato pieno («servo della gleba, di­
pendente, sottomesso, vassallo, mercenario, a) Sul piano sociale ‘àbced è la designazione
funzionario, ministro») a seconda dell’ambito frequente che l’AT usa per lo schiavo. Non si
in cui si è collocati alle dipendenze del proprio può tuttavia parlare di un termine tecnico
signore (o dei propri signori). Per esempio, si come per la nostra parola «schiavo», che im­
può parlare di 'àbced per indicare una relazio­ plica senz’altro una concezione negativa. Non
ne che si esprime (a) sul piano sociale, (b) su si deve mai dimenticare che tale parola può in­
quello della politica interna e (c) su quello del­ dicare i funzionari e i ministri del re, e d’altro
la politica estera, ma vi sono molte interferen­ lato va tenuta presente la risonanza che essa
ze tra un piano e l’altro. assume nella designazione che uno fa di se
Nell’ambito familiare non si ha propriamente stesso come « tuo servo ». La schiavitù come
un rapporto definito da 'àbced, quando c’è, si istituzione (I.Mendelsohn, Slavery in thè An-
tratta di qualcosa di anormale, di straordina­ cient Near East, 1949; de Vaux, 1,125-
rio. Contro Canaan che si è comportato male 140.333s. con bibliogr. [= ital. 87-97.507s.] era
verso il padre viene pronunciata questa male­ un fatto che Israele trovò ed accolse allorché
dizione: « Sia maledetto Canaan, schiavo degli divenne sedentario in Canaan. Lo si rileva dal
schiavi sarà per i suoi fratelli! » (Gen 9,25, cfr. diritto relativo alla schiavitù, che è preso dal­
vv. 26.27). La maledizione consiste nel fatto l’ambiente (Es 21,2-11.20s.26s.32). Tuttavia
che Canaan diventa servo dei suoi fratelli. Esaù nel diritto isr. si tende ad un trattamento il più
deve servire suo fratello Giacobbe (Gen 27,37, umano possibile dello schiavo. Ciò dipende dal
cfr. vv. 29.40). Anche se traspare qui un rifles­ fatto che lo schiavo all’origine è sottoposto alla
so di rapporti politici successivi, è chiara tutta­ famiglia, ne è membro a tutti gli effetti, anche
via la convinzione che uno non deve essere da un punto di vista cultuale. In questo senso
servo del fratello (cfr. anche Gen 37ss.), ed essa il dato primario della vita dello schiavo non è

167 'àbced SERVO 168


la mancanza di libertà, ma l’appartenenza (a 13,6.11; Gios 24,17; Giud 6,8; Ger 34,13; Mi
qualcuno) e la sicurezza. La posizione di uno 6,4; cfr. N.Lohfink, Das Hauptgebot, 1963,
schiavo può essere ottimamente caratterizzata 100s.). Ma Israele, a sua volta, rende ‘abàdim
da Gen 24, quando il servo di Abramo viene singoli gruppi (i gabaoniti, Gios 9) e poi popoli
inviato con pieni poteri a cercare la moglie per interi (2Sam 8,2.6.14 moabiti, aramei, edomi-
il figlio del patriarca. Gen 16 specifica anche il ti). Alla fine del periodo monarchico Israele
possibile significato della schiava (vd. st. Id). tornerà schiavo di invasori stranieri (cfr. la for­
In Israele comunque predomina la concezione mula di sottomissione in 2Re 16.7, ->bèn
antica per la quale gli schiavi fanno parte della III/2b; inoltre p.e. Esd 9,9; Neem 9,36).
proprietà (così nell’elenco delle proprietà Gen
12,16; 20,14; 24,35 ecc.; in questo senso va in­ *d) Nell’AT i vocaboli affini a ‘czbad sono sol­
tesa anche l’espressione ‘°buddà rabbà « nume­ tanto, oltre a m'sàrèt « servitore » (-ysrt) e
rosa servitù» attestata in Gen 26,14 e Giob j ctid bàjit «figlio della casa = schiavo nato in
1,3; per altre interpretazioni cfr. Lindhagen l.c. casa» (~*jid 3c; in Gen 14,14 assieme a hànìk
550ss. n.3). Oltre che nelle tradizioni legislati­ « seguace », cfr. R. de Vaux, Die hebr. Patriar-
ve (Es 21; Deut 15,12-18; Lev 25 ecc.; cfr. Ger chen und die modernen Entdeckungen, 1959,
34) si parla di schiavi anche nei Proverbi (p.e. 35), le originarie designazioni di età nà'ar « ra­
Prov 29,19.21; 30,10 ecc.). gazzo, giovane» e poi «(giovane) servo» (pa­
b) Sul piano della politica interna la figura più rola can., cfr. UT nr. 1666; DISO 181; Lin­
significativa è quella dello ‘àbeed del re. Que­ dhagen, l.c. 31s.42s.; L.Kopf, VT 8, 1958, 183;
sto rapporto definito da ’cèbced presenta forme nell’AT 239x, con frequenza preponderante
embrionali nel periodo premonarchico allorché nei libri narrativi: ISam 60x, Gen 27x, 2Sam
si passa dalla tribù al popolo, quando i servi di 26x, 2Re 24x, Giud 23x, IRe e Is 1lx ciascu­
un signore sono anche protagonisti delle guerre no; fem. na'arà «ragazza, serva », nell’AT 63x,
da lui condotte, p.e. Gen 14,15; Giud 6,27. Gli di cui in Deut 14x, Est 13x, Gen 9x, Giud e
'abàdim del re sono uomini liberi; non sono Rut 7x ciascuno) e 'àlaem «giovane» (ISam
individui di diritto inferiore, ma possono gode­ 17,56) e «giovanotto» (ISam 20,22, par. nd'ar
re di rango e posizione elevati. 1 servi del re v. 21; parola semO. cfr. KB 709; fem. ‘alma
sono il suo seguito, scelgono liberamente di « ragazza, giovane donna », 9x), ambedue sen­
servire il re (ISam 27,5.12), ed il servizio si za applicazione teologica (il nome pers. ug.
fonda sulla fedeltà, non sulla costrizione (2Sam N 'riI è incerto, cfr. Gròndahl 163s.).
15,21), nonché sulla fiducia del re verso il suo Quanto alla donna non libera l’ebr. (come l’a-
seguito (ISam 27,12). Nella tradizione di Davi­ rab.) non ha una forma femminile di ’ébeed e
de in particolare questo rapporto personale di ricorre perciò o alla voce del sem. comune
lealtà tra i re e i suoi ha un importante rilievo. ’àmà «ragazza, schiava» (Bergstr. Einf. 182)
Lo ’&bced (seguace) del re, diversamente dal oppure a sifhà, termine molto vicino solo a vo­
rapporto tra schiavo e padrone, ha un’autono­ caboli can. (cfr. ebr. mispàhà «stirpe, fami­
mia così rilevante che spesso ha rivestito una glia »; ug. e pun. sph « famiglia », WUS nr.
funzione cospicua durante la storia della mo­ 2664; DISO 316). La distribuzione delle due
narchia. I servitori del re avevano funzioni ci­ parole nell’AT non è sostanzialmente diversa
vili e militari. Con la maggior articolazione ( ’àmà 56x, di cui ISam lOx, Es 9x, Deut 8x,
dell’apparato statale, anche le funzioni dei ser­ Gen 7x; sifhà 63x, di cui Gen 28x, 2Sam 7x,
vi del re si moltiplicano e si differenziano. ISam e Ger 6x ciascuno). Secondo A.Jepsen,
Tuttavia è indicativo che siano tutti chiamati VT 8, 1958, 293-297, si tratta originariamente
con la stessa parola: ‘cebaed è il soldato sempli­ di due classi giuridicamente differenziate: sifhà
ce, ma anche l’ufficiale e il capo dell’esercito; « è la ragazza ancora illibata, non libera, so­
‘cedced è il portaordini, il funzionario o il mini­ prattutto al servizio della padrona di casa »;
stro, che a sua volta può avere altri servi. È un ama «è la donna non libera, concubina di un
segno ulteriore che il rapporto personale rima­ libero o donna non libera di uno schiavo» (l.c.
ne incontrastato: tutti sono servi del re, tutti 293). Le due voci « sono usate assieme in boc­
sono a lui legati da un rapporto di fedeltà. ca alla donna come segno di sottomissione.
Questo fatto ha provocato una certa confusione
c) Sul piano della politica estera abeed ha una tra le due parole, per cui non sempre è possibi­
connotazione solo negativa, così come nella le rintracciare la loro differenza originaria »
politica interna (servo del re) ne aveva una sol­ (l.c. 296). La sottomissione nei confronti di
tanto positiva. Il soggetto può essere un grup­ Dio viene espressa soltanto da ‘ama (ISam
po, una tribù o un popolo. In questo senso ri­ 1,11 tre volte in bocca ad Anna; cfr. Sai 86,16;
sultano fondamentali i testi che parlano della 116,16 «figlio della tua serva»; nei nomi per­
schiavitù in Egitto (Deut 5,15; 15,15; 16,12; sonali. a differenza dell’onomastica del mondo
24,18.22). L’Egitto è la casa della schiavitù orientale circostante, sono del tutto assenti i
(bèt ‘“bàdim) dalla quale venne liberato Israele composti con ’àmà e sifhà, cfr. JJ.Stamm, FS
(Es 13,3.14; 20,2; Deut 5,6; 6,12; 7,8; 8,14; Baumgartner 1967, 32ls.).

169 ‘debeed SERVO 170


2/ Il verbo *bd con i suoi derivati possiede un plicemente che ‘bd riferito a persone sia neces­
ampio raggio di significati. Comprende il no­ sario alla vita umana; può favorirla ma anche
stro «lavorare» e «servire», lavoro e servizio ostacolarla.
in tutti i settori della vita. Riferito a Dio può Quanto al servizio del singolo l’AT presenta
indicare il « servire Dio » (vd. st. IV/2a) come una differenza tra il servire limitato nel tempo
espressione generale dei rapporti con Dio, op­ (Gen 29-31, Giacobbe presso Labano) e il servi­
pure come termine del culto può designare il re continuato, quello dello schiavo (Es 21,2.6;
servizio del tempio (vd. st. IV/2d). NelPAT il Lev 25,39.40.46; Deut 15,12 ecc.). La legisla­
verbo presenta un rilievo notevole sia dal lato zione pone dei limiti al lavoro dello schiavo
profano che da quello religioso; con ‘bd si desi­ israelita: esso dovrà durare sei anni e consiste
gna qualcosa che è proprio dell’uomo e non nel lavoro salariato (come Gen 29-31; cfr. an­
può essere da lui dissociato. che Ger 34,9.10.14). Si nota altresì una ten­
L’impiego non teologico del verbo può essere denza a limitare il più possibile il servizio che
distinto in due gruppi principali: (a) quello ri­ dura tutta la vita, cioè la schiavitù, opp. a li­
ferito a cose e (b) quello riferito a persone. mitarla ai non israeliti; la motivazione si trova
in Lev 25,42: «Poiché essi sono miei servi, che
a) L’impiego del verbo riferito a cose pone in
io ho fatto uscire dal paese d’Egitto ». - Anche
rilievo il valore fondamentale che esso esprime
gli animali possono servire l’uomo (Ger 27,6;
nei riguardi della vita; lo si riscontra nel rac­
Giob 39,9). E anche importante nelPAT il ser­
conto della creazione dello jahwista; nelPespo-
vizio prestato al re (vd. sp. lb). Bisogna distin­
sizione di Gen 2,5 «non c’erano ancora uomi­
guere qui tra il popolo che serve il suo re e il
ni che lavorassero il suolo », nell’incarico di
servizio particolare prestato al re da una singo­
lavorare il suolo c di custodirlo (v. 15) e nella
la persona. Il primo è presentato negativamen­
ripetizione di questo impegno alla fine del rac­
te in quei testi che criticano la monarchia (p.e.
conto (3,23). Caino è un agricoltore (4,2.12). Si
parla di lavoratori del lino (Is 19,9); il lavoro ISam 8); Samuele mette in guardia da quel
tipo di servizio. Non c neppure scontato che
dei campi (della vigna) è menzionato ancora in
Deut 28,39; 2Sam 9,10; Is 30,24; Ger 27,1 lb; gli israeliti del nord servano il re di Giuda
Zac 13,5; Prov 12,11; 28,19; ni.: Ez 36,9.34; (IRe 12,4.7). Altrove comunque si approva
senza condizione che il popolo riconosca il re
Eccle 5,8. L’uomo è destinato al lavoro della
terra dal suo creatore affinché provveda al pro­ come signore e lo serva. Si parla spesso nel­
PAT di singoli servitori del re (per lo più no­
prio sostentamento; il suolo d’altra parte esige
minalmente, vd. sp. lb), ma il termine non di­
lavoro (Gen 2,15). Poiché il procurarsi il cibo
stingue tra servitori del re di alto o basso rango
è compito dell’uomo come essere creato, anche
né tra servizio militare e servizio civile.
il lavoro della terra, che dà nutrimento all’uo­
Che un popolo sia al servizio di un altro (opp.
mo, appartiene necessariamente e inscindibil­
mente alla natura umana. Nell’AT il lavoro del suo signore) è ritenuto cosa normale, anche
se giudicata quasi sempre in modo negativo.
acquista perciò un valore considerevole, par­
La storia di Israele è cominciata con la schiavi­
tendo appunto dall’attività fondamentale della
tù in Egitto (Es 1,13 «per questo gli egiziani
coltivazione della terra.
resero schiavi i figli di Israele trattandoli dura­
All’uso transitivo del verbo si avvicina il con­
mente »); durante il periodo relativamente bre­
cetto del lavorare, prescindendo dall’oggetto
ve della storia di Israele in Palestina vi sono
cui è indirizzato il lavoro, come si rileva dal
frequenti schiavitù (Giud 3,14) «gli israeliti fu­
comandamento del sabato: «Sei giorni dovrai
rono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto
(potrai) lavorare... » (Es 20,9 = Deut 5,13). An­
anni»); tale periodo termina con la schiavitù
che questo impiego è riferito all’oggetto, solo
dei superstiti in Babilonia, annunciata p.e. in
che in questo caso l’oggetto non è più nomina­
Ger 27 e spesse volte altrove. L’immagine tipi­
to perché con la divisione del lavoro gli inter­
ca della schiavitù politica è il giogo ('ó/, 40x
venti possono essere tanti. A questo uso del
nelPAT, quasi sempre usato metaforicamente)
verbo corrisponde esattamente il nostro « lavo­
che esprime i due aspetti: il lavorare per altri e
rare » (altri passi: Es 1,14; 5,18; Deut 15,19;
10 stato di non libertà. Il « servire » nel senso
Ger 22,13; Ez 48,18.19; ni.: Deut 21,4; pu.
di schiavitù politica (PAT possiede anche Pa­
Deut 21,3; hi.: Es 1,13; 2Cron 2,17). Il part. q.
strano ’abdùt, Esd 9,8.9; Neem 9,17) comporta
'Òbèd in Eccle 5,11 corrisponde al nostro «la ­ un’esistenza indegna delPuomo, ostacolata e li­
voratore». In Ez 29,18 (hi.) l’assedio di Tiro è
mitata; la fine di questo « servizio » darà allora
considerato un lavoro.
una salvezza, una liberazione (Ez 34,27; cfr. Is
b) II secondo gruppo di significati riguarda ‘bd 40,2 -+$àbà ’ nel senso di « corvée »). Ma nelle
riferito alle persone; un uomo è al servizio di guerre di aggressione di Davide anche Israele
un altro uomo. Qui bisogna distinguere il ser­ ha reso schiavi altri popoli e anche quando si
vizio del singolo da quello del gruppo (o di un guarda al futuro non manca la sottomissione a
popolo): il primo riguarda la sfera sociale, il Israele di altri popoli (Is 60,12; cfr. Zc 2,13).
secondo quella politica. Non si può dire sem­ 11 servizio di un uomo verso un altro assume

171 “T2JJ ’ébeed SERVO 172


forme molto varie: si trova nella famiglia, nella consiste nel fatto che essere ‘ébeed di un uomo
tribù, nel popolo, nella sfera politica e in quel­ può portare anche ad una vita molto ridotta,
la sociale. Servire può essere riferito allo schia­ mentre essere ‘àbeed di Dio significa sempre
vo, al libero, al ministro, al fratello, a un grup­ avere un buon signore. Non si tratta mai di
po, a un popolo. Mentre 'bd riferito a oggetti è una servitù in senso negativo.
qualcosa di normale, non problematico, tipico
dell’esistenza umana, nelfimpiego di 'bd riferi­ a) Poiché il nome ‘ébeed designa prima di tut­
to a persone si riflette tutta la problematica del to e per Io più il singolo individuo in relazione
sociale e del politico. Essa si nota già nella sto­ al suo signore, anche 'ébeed in rapporto a Dio
ria primordiale con la maledizione di Canaan: interessa anzitutto e principalmente la singola
« Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli » persona (così W.Zimmerli, ThW V,661 n. 41 =
(Gen 9,25; cfr. w . 26.27). E bene ed è giusto GLNT IX,297s. n. 41, contro Lindhagen, l.c.
che un figlio serva il padre (Mal 3,17); ma que­ 82ss.). Lo rivela la serie di passi in cui l’uomo
sto servizio è limitato nel tempo e nel genere. rivolgendosi a Dio si definisce servo di Dio,
Tuttavia nessuno dovrà servire il fratello; ciò è come pure l’altra serie in cui un individuo de­
sempre segno di disordine. Ciò vale per la sfera terminato viene detto servo di Dio (vd. st. b).
sociale (schiavitù) e per quella politica (schia­ Come un uomo si definisce servo nei confronti
vitù politica). di un altro (vd. sp. 111/1), così qui in alcuni
passi l’uomo, incontrando Dio o un messagge­
3/ II sost. ‘abòdà significa « lavoro, opera, ro di Dio e rivolgendosi a lui, si definisce suo
servizio » e corrisponde in gran parte al signifi­ servo: Gen 18,3.5; 19,2; Gios 5,14; ISam 3,9;
cato e all’uso del verbo. Denota il lavoro del cfr. Dan 10,17. Questo è il significato di «tuo
contadino (Sai 104,23 « allora l’uomo esce alla servo» nel linguaggio dei salmi (oltre 25x).
sua opera, al suo lavoro fino a sera »; così an­ Tale espressione è frequentissima nella lamen­
che Neem 10,38; lCron 27,26). Può venir an­ tazione individuale, e soprattutto nella suppli­
che sottolineata la fatica del duro lavoro (Es ca (Sai 86,2 « salva il tuo servo che in te spe­
1,14; 2,23 ecc.). 11 termine acquista il significa­ ra!» ecc.), è sviluppata nel Sai 123, e nella
to di «servizio» quando si parla di lavoro professione di piena fiducia (Sai 116,16 «sì,
svolto per qualcuno, come quello di Giacobbe Jahwe, io sono il tuo servo! »). Nella lamenta­
presso Labano (Gen 29,27; 30,26). Sul signifi­ zione essa può trasformarsi anche in motivo di
cato cultuale e teologico della parola vd. st. contrasto (Num 11,11; Giud 15,18). 11 fatto
IV/3. che essa si trovi nel salmo di lamentazione (ab­
biamo dato solo degli esempi) indica chiara­
Per Le voci affini a « lavoro » vd. sotto -> ‘ànml, mente la sua funzione: l’orante aderisce al suo
-»'sh, -+sàbà ->srt. Oltre a sèbeel/siblòl «corvée» Signore dal quale attende e implora aiuto, sal­
(->ni’ 3a) va citata anche la parola originariamente vezza, soccorso e protezione. La relazione con
can. mas « lavoratori di corvée » e « corvée » (nel- cui l’uomo si sente legato a Dio, e che si espri­
l’AT 23x); cfr, a questo proposito e per l’espressione me con la parola 'ébeed, risulta evidente so­
mas ‘òbèd (Gen 49,15; Gios 16,10; IR e 9,21; secon­
do D.Kunstlinger, O LZ 34, 1931, 61 ls. 'òbèd in
prattutto in Sai 123,2s.: «Come gli occhi dei
questa espressione non ha nulla a che vedere all’ori­ servi alla mano dei loro padroni, come gli oc­
gine con 'bd « lavorare, servire », ma va collegato a chi della schiava alla mano della sua padrona,
‘bd II [-» bd 1] e significa « per sempre, in modo per­ così i nostri occhi sono rivolti a Jahwe, nostro
manente ») lo studio di T.N.D.Mettinger, Solomonic Dio, finché abbia pietà di noi. Pietà di noi,
State Officiate, 1971, 128-139 (con bibliogr). Incerti Jahwe, pietà di noi...!». Come il coro suppli­
sono i sign. « servo di corvée » per jgb q. part. (2Re chevole di questo salmo, così nella preghiera
25,12 = Ger 52,16) e «prestazione di corvée» per
liturgica anche la comunità può definirsi
jàgèb (Ger 39,10); cfr. KBL 361a (GB 282b: «arato­ ‘abMìm di Dio (Sai 34,23; 69,37; 113,1;
re, contadino » e «campo[?J »).
135,1.14). In periodo postesilico è questa la de­
signazione dei pii in contrapposizione agli
empi, espressa tra l’altro nel Tritoisaia (Is
IV/ 1/ La concezione di Dio come Signore, 56,6; 65,8.9.13-15; 66,14; cfr. Mal 3,18 ‘bd q.).
che l’AT condivide con tutte le religioni sem. Questo plurale, come ben mostra il Sai 123, si
(-►'àdón IV), porta a ritenere e a definire l’uo­ fonda sul valore del singolo 'ébeed.
mo come « servo » (« il tuo servo ») oppure a
chiamarlo « servo (servitore) » di Dio. Ciò che b) In un gruppo rilevante di passi (quasi la
viene sottolineato in primo luogo con 'ébeed metà di quelli in cui ‘ébeed è riferito a Dio) un
non è la subalternità, ma l’appartenenza al Si­ individuo determinato (o un gruppo di tali in­
gnore e la sicurezza in lui riposta. Non possia­ dividui) viene definito servo (servi) di Jahwe.
mo affermare che l’uso religioso del termine Diversamente da quanto avviene per l’orante
sia derivato da quello profano; ambedue sono che si proclama servo di Jahwe, qui si tratta
coesistiti fin dall’origine. L’unica differenza so­ quasi sempre di un servizio di cui il servo vie­
stanziale tra il rapporto che si stabilisce tra uo­ ne incaricato, e tale servizio è molto spesso in
mini e quello che vale tra gli uomini e Dio relazione con l’intervento di Dio presso il suo

173 “T2J? 'àbeed SERVO 174


popolo. Mosè in particolare è chiamato servo testi nel loro insieme, aggiungendo anche Is
di Dio, ma anche altre figure dell’epoca arcai­ 50,4-9 a Is 42,1-4; 49,1-6; 52,13-53,12, sebbe­
ca, soprattutto i patriarchi, e in seguito i re e i ne il vocabolo ivi non compaia. Lo 'àbced par­
profeti. Però non sono chiamali così i sacerdo­ la qui in 1“ pers. Non è possibile trattare qui
ti, poiché il servizio cultuale dei sacerdoti vie­ per esteso questi testi e il problema del servo
ne distinto dall’intervento divino nella storia, di Dio (per gli studi fino al 1900 cfr. E.Rup-
che si attua mediante gli bàdìm sopra ricor­ recht, Heidelberg 1972 [tesi dattil.]); possiamo
dati. limitarci soltanto a chiarire (1) come si diffe­
Mosè è colui che più di frequente è definito renzia l’uso di questo termine rispetto all’uso
servo di Dio (Es 14,31; Gios 1,2.7.13.15 ecc., più generale e (2) come si differenzia lo ‘àbced
in tutto 40x). La portata funzionale del titolo è Jhwh dei quattro testi rispetto al resto del Dits.
chiara in Num 12,7.8; il passo, anche per il
contesto che fa un confronto tra Mosè ed i pro­ (1) L’analogia più prossima è anzitutto quella
feti, mostra che si tratta di un’interpretazione con i testi nei quali Jahwe chiama « mio ser­
successiva della funzione di Mosè (la designa­ vo » un determinato personaggio; è il caso del­
zione è del resto molto spesso dtn. e dtr.). Si­ la pericope di presentazione 42,1-4, nella quale
milmente anche altre figure dei primi tempi il servo riceve da Dio una missione. Ad essa
sono definite in retrospettiva servi di Jahwe: corrisponde Is 49,5s., dove al servo viene affi­
Abramo (Gen 26,24; Sai 105,6.42), Isacco dato il servizio dei popoli, in un primo tempo
(Gen 24,14; lCron 16,13), Abramo, Isacco e limitato al solo Israele. Is 42,3s. e 50,4s. de­
Giacobbe (Es 32,13; Deut 9,27), Giobbe scrivono lo svolgimento di questo servizio, che
(Giob 1,8; 2,3; 42,7.8). Troviamo spesso il ricorda chiaramente quello dei profeti. Si pos­
«mi o servo Davide» (2Sam 3,18; 7,8; IRe sono riscontrare in esso alcuni tratti tipici del­
11,13.32.34.36.38 ecc.). Anche i profeti sono l’ufficio del re; 42,1-4 anche da un punto di vi­
detti servi di Dio (per lo più al plur.) a partire sta linguistico ricorda la designazione di un re
dall’esilio, soprattutto nella storia dtr. (IRe (Westermann, ATD 19,78 = ital. 118) nonché
14,18; 15,29, 2Re 17,13.23 ecc.). Con questa la funzione di recare il diritto (mispài) alle na­
designazione si manifesta l’interpretazione dtr. zioni (42,l.3s.); cfr. J.Jeremias, VT 22, 1972,
della profezia preesilica: in un periodo di cre­ 31-42, La linea monarchica dei canti del servo
scente apostasia da Jahwe i profeti hanno con­ è in sintonia con altri passi delPAT che defini­
servato la fede e hanno agito al servizio di Dio. scono il re servo di Dio (vd. sp. b). Tuttavia
Cfr. per l’intero paragrafo W.Zimmerli, ThW l’aspetto più notevole è il ministero della paro­
V,662-664 = GLNT IX.298-306. la, affidato al servo, particolarmente sottolinea­
to in 49,1-6, quando si accenna al fallimento
c) Solo se si parte da questo uso di ‘àbced, con della missione profetica del periodo preesilico.
il quale sono chiamati servi di Dio determinati Tra il ministero della parola e la passione del
personaggi oppure i re e i profeti, si può capire servo (42,4a; 49,7; 50,4-9 e 52,13-53,12) c’è un
perché il Deuteroisaia definisca Israele (al sin­ rapporto profondo. Si nota qui chiaramente
golare) come 'àbced Jhwh. Questa particolare un’eco delle sofferenze e del lamento di Gere­
accezione del termine ‘àbced si fonda nel Dtis mia (G. von Rad, W.Zimmerli f. gli a.). Però
sulla forma dell’oracolo di salvezza, che si diversamente dal profeta Geremia le sofferenze
esprime con il linguaggio della lamentazione del servo in 52,13-53,12 hanno una portata
individuale e perciò si rivolge ad Israele come positiva e vivificante per la loro funzione vica­
se fosse una persona singola (si confronti la ria: esse sono approvate da Dio e convalidate
personificazione di Israele nei profeti e nei sal­ con la morte del servo. È la prima volta che
mi). A 'abdekà « tuo servo » della lamentazio­ l’AT arriva ad una simile concezione: essa su­
ne individuale (vd. sp. a) corrisponde qui 'abdi pera tutto ciò che era stato affermato fino ad
«mi o servo», rivolto da Jahwe ad Israele: allora in merito alle funzioni di un servo al
« Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe..., mio servizio di Jahwe.
servo sci tu...» (Is 41,8s.; inoltre 44,1.2; 45,4;
cfr. 44,21; 48,20; risonanze di questo uso in (2) Con il messaggio del Deuteroisaia (oltre al­
Ger 30,10; Sai 136,22; altri passi sono proble­ l'affinità di linguaggio e di stile, cfr. in proposi­
matici). Se in questi passi Israele, come Mosè, to Zimmerli, l.c. 664) vi è una certa connessio­
è definito servo di Jahwe, ciò significa che ne per quanto riguarda la designazione di
Israele ha un compito da svolgere nei riguardi Israele come servo di Jahwe neH’oracolo di sal­
di altri, appunto come Mosè che in quanto ser­ vezza (vd. sp. c). Ma non è possibile, partendo
vo di Jahwe è colui che opera presso il suo po­ di qui, interpretare collettivamente la figura
polo su incarico di Dio. Diventa chiaro cosi lo del servo di Dio nei canti (nonostante 49,3,
sviluppo che porta ai canti dello ‘àbad-Jhwh. che oggi è considerato quasi unanimemente
un’interpretazione collettiva posteriore del ser­
d) Se si vuol comprendere il significato di vo); con questa definizione di Israele quale ser­
‘àbced Jhwh nei canti del servo di Dio (Is 42,1; vo di Jahwe si accenna invece ad una missione
49,3.5.6; 52,12; 53,11), si devono prendere i di Israele al servizio di Jahwe proiettata nel fu­

175 *122 ‘àbced SERVO 176


turo. Benché in modo limitato, l’mterpretazio- una festa sacrificale in ambito familiare in
ne collettiva è esatta in quanto l’opera del ser­ 2Sam 15,8. La traduzione «servire» non co­
vo di Dio descritta nei canti, anche se si parla glie qui il significato esatto, poiché si vuol dire
chiaramente di lui come figura singola, diventa che il riconoscere Jahwe come signore compor­
nello stesso tempo il compito futuro di Israele. ta un’azione specifica quale atto di riconosci­
Una relazione più chiara e diretla si può vede­ mento. In questi passi si ha certamente l’uso
re anche nel fatto che ls 43,22-28 il verbo ‘bd più antico di ‘bd riferito a Dio. Questo ‘bd non
hi. viene riferito per la prima volta a Dio: « Mi significa ancora una celebrazione fissa e istitu­
avete fatto servire coi vostri peccati ». Dato zionalmente canalizzata nel culto, ma si riferi­
che il servizio di Israele è fallito (« non mi ave­ sce al riconoscimento di Dio come Signore,
te servito »), Dio stesso si è assunto il compito espresso con un’azione particolare quando sia
(servizio) di eliminare i peccati del popolo. F, giusto e necessario. A questo uso antico risale
quanto deve fare del resto il servo di Dio nei la distinzione posteriore di due concetti com­
canti, dove è la sofferenza vicaria del servo che pletamente diversi tra loro: « servire Dio » e
elimina i peccati del popolo. Ma tramite il ser­ «funzione liturgica» e tale distinzione riguar­
vo opera Jahwe, e se ne ha conferma nell’esal­ da l’AT e il NT, e sopravvive nel linguaggio
tazione del servo. ecclesiastico fino ad oggi. Da un lato si ha il
« servire D io» in celebrazioni di culto determi­
2/ Mentre il verbo 'bd riferito al servizio tra nate e regolari e dall’altro il « servire Dio » in
uomini (vd. sp. III/2) è senz’altro ambivalente un’azione contingente, legata al quotidiano; di
e può indicare sia qualcosa di positivo sia solito essi vengono designati rispettivamente
qualcosa di negativo, ‘bd in rapporto a Dio è con i termini « cultuale » ed « etico ». In Es
sempre positivo. In quest’ultimo caso abbiamo 3ss. la celebrazione richiesta da Jahwe è un av­
piuttosto una corrispondenza con 'bd riferito a venimento contingente, che esercita una sua
cose (III/2a): infatti anche il servizio di Dio ap­ funzione in un momento storico. I due aspetti
partiene alla natura umana. L’umanità che in questo caso coincidono ancora. Con il pas­
non ha servito Dio può essere definita come saggio alla vita sedentaria essi però si separa­
un’umanità che non svolge alcuna attività. no: servire Dio diventa un’azione permanente
« Servire Dio » nelPAT indica un rapporto che si svolge in determinati luoghi e in tempi
molto vasto con lui. Se si fa un confronto con fissi; l’elemento contingente sopravvive ancora
l’affermazione per noi usuale « credere in nel concetto di «servire D io» che comporta
Dio », la differenza sostanziale consiste nel fat­ un riconoscere Dio come signore in una situa­
to che il « servire Dio » non ha un contrario, zione contingente, un servizio a Dio legato al­
corrispondente al non credere. L’alternativa al l’esistenza.
« servir Dio » è piuttosto « servire altri dei ».
Che un uomo (opp. un gruppo) serva un Dio b) In Gios 24 si verifica il passaggio: 'bd, rife­
non costituisce problema: la questione è solo rito a Dio, è il leitmotiv del capitolo (è attesta­
di vedere quale Dio serve. Se l’espressione to 16x). L’avvenimento qui descritto mostra
« servire Dio » è una definizione globale del che con ‘bd si vuol affermare la scelta decisiva
rapporto con Dio, non può voler dire ad esem­ di Jahwe come Dio, quindi come signore di
pio « rendere un servizio a Dio ». Significa Israele. Questa decisione fa sorgere un servizio
piuttosto riconoscere Dio come Signore, e ciò di Dio che dura nel tempo, ma in esso la deci­
si verifica solo se tutta l’esistenza viene coin­ sione in favore di Jahwe come signore mantie­
volta. Mentre «credere in D io » è un fatto ne la sua efficacia, 'bd non consiste quindi nel­
esclusivamente spirituale, « servire Dio » è l’esecuzione di azioni cultuali, ma riguarda
possibile soltanto impegnando l’intera esisten­ propriamente la scelta di Jahwe come signore
za. dì Israele nelle situazioni critiche, quando cioè
L’Uso teologico di 'bd può suddistinguersi si ripetono le circostanze di Gios 24. Soltanto
come segue: nei gruppi principali « servire Jah­ quando si conserva la scelta in favore di Jahwe
we (Dio)» (2abd) si contrappone a « servire al­ ‘bd può restare veramente integro. Partendo da
tri dei » (2c). Nel gruppo « servire Jahwe » si Gios 24 diventa chiaro che « servire Dio » si­
deve distinguere tra il « servire » occasionale gnifica propriamente ambedue gli aspetti, ma a
(2a) e quello permanente (2bd), e per quest’ul­ partire da questo momento e nel contesto della
timo si deve ancora tener distinto il riconosci­ vita sedentaria la celebrazione cultuale del ser­
mento esistenziale di Jahwe (2b) dall’esercizio vizio di Dio e la decisione esistenziale in favo­
cultuale del servizio di Dio (2d); su questa di­ re di Jahwe possono risultare separate; in que­
stinzione si fonda la possibilità della critica sto distacco è insita la possibilità che il servizio
profetica al culto (2e). cultuale di Dio non sia più soltanto espressio­
ne del riconoscimento di Jahwe con l’intera
a) li «servire D io» occasionale è costituito esistenza, e qui trova la sua giustificazione an­
dalla, celebrazione di un sacrificio offerto a che la critica profetica del culto.
Jahwe nel dèseFtò (15 passi in Es 3-12) e da Il servizio di Dio manifestato con la propria

177 ‘(èbad SERVÒ 178


esistenza assume una peculiare impronta nel dei. Ma ciò indica anche che la proibizione di
Deutoronomio, p.e. nell’importante cap. 6, al servire altri dei in Israele ha soltanto il signifi­
v. 13: «Temerai Jahwe Dio tuo, lo servirai e cato di conservare l’incondizionata esclusività
giurerai per il suo nome ». Se nel Deut il servi­ del dominio di Jahwe sopra Israele (Deut 6,4).
zio esistenziale è posto cosi in rilievo (p.e. Il rifiuto del primo comandamento è possibile
10,12 « servire Jahwe tuo Dio con tutto il cuo­ perciò solo nell’ambiente in cui ha valore tale
re e con tutta l’anima ») si può ritenere che comandamento.
dietro queste formulazioni vi sia già la preoc­
cupazione che il servizio di Dio nel culto non d) Mentre le espressioni « servire Dio » e « ser­
costituisca più l’unica espressione del ricono­ vire altri dei » sono determinate dalla decisione
scimento di Jahwe come signore di tutta quan­ prò o contro Jahwe e in essa trovano il loro
ta la propria esistenza. Si comprende allora la punto d’incontro, come risulta da Gios 24, l’al­
frequenza degli avvertimenti e dei moniti rela­ tro aspetto di 'bd riferito a Dio, tipico del lin­
tivi a questo tipo di servizio, come ad esempio guaggio sacerdotale e cultuale, ha fatto assume­
nel brano dtr. di ISam 12, dove ricorre più re al termine un ulteriore significato: ‘bd deno­
volte l’espressione « servite Dio con tutto il ta in tal senso il servizio del tempio. Questo
cuore» (vv. 20.24). All’ammonizione corri­ uso è attestato in P (Elliger, HAT 4, 358 n. 52)
sponde da parte dei destinatari la promessa e in Cron. I leviti sono destinati al servizio del
(voto); Gios 24,18.21.24; ISam 12,10. È una tempio, che è sinonimo di servizio di Jahwe
promessa che dura «finché è vissuto Giosuè» (Num 8,11; frequente è la figura etimologica
(Gios 24,31; Giud 2,7). Israele si rifiuta di ser­ ‘bd 'abòdà, Num 3,7.8; 4,23.30.47, ecc.). Servi­
vire Jahwe (Ger 2,20). Così servire Dio può di­ re Jahwe e servizio liturgico sono identici. I
ventare promessa degli ultimi tempi (Ger 30,9; soggetti di questo servire sono sempre sacerdoti
Ez 20,40), con la possibilità di includere anche e leviti. La qualifica più precisa di questo ser­
i non israeliti (Is 19,21.23; Sof 3,9). vizio è quasi sempre di natura tecnica; si tratta
delle modalità del sacrificio o di altre azioni li­
c) All’espressione « servire Jahwe » si contrap­ turgiche; il discorso verte sul luogo, gli oggetti
pone, in una rilevante serie di passi, l’espres­ necessari, i tempi di questo servizio. Nell’uso
sione « servire dei stranieri ». Alla base vi è linguistico questo servizio cultuale si avvicina
qui il comandamento: «Non ti prostrerai da­ al nostro concetto profano di «servizio».
vanti a loro e non li servirai » (Es 20,5 = Deut
5,9ho.; cfr. Es 23,33). Per il Deut il culto degli e) Un distacco così netto tra il servizio di Dio
altri dei è la grande prova dalla quale dipende descritto in Gios 24 e nelle sezioni centrali del
il destino di Israele; nella storia dtr. è il « pec­ Deut e quello di natura tecnico-cultuale trova
cato di Geroboamo » che determina il giudizio riflesso nella critica profetica del culto. I profe­
su tutti i re. La diffida a servire altri dei per­ ti dell’8° e del 7° sec. non usano però ‘bd nei
corre tutto il Deut (4,19; 7,4.16; 8,19; 11,16; loro oracoli contro il culto, ma il termine com­
12,30; 13,3 [ho.].7.14; 28,14 ecc.; cfr. N.Loh­ pare nello sguardo retrospettivo del passo chia­
fmk, Das Hauptgebot, 1963, 74s.303s.); far ve del Deuteroisaia: «N on ti ho fatto servire
questo equivale ad allontanarsi da Jahwe con offerte sacrificali... Tu hai fatto servire me,
(~>skh «dimenticare», -* ‘zb «abbandonare» con i tuoi peccati » (Is 43,23s.). Nelle parole di
ecc.). L’espressione « servire altri dei » non Dio viene rovesciato l’argomento che Israele
vuol dire soltanto praticare un culto straniero, portava contro Dio nel suo lamento, e cioè:
ma riconoscere altri dei (opp. un altro dio) noi però ti abbiamo servito fedelmente con i
come signore, scegliere la signoria di un altro nostri sacrifici! Jahwe allora risponde: voi in
dio. Servire altri dei è il rifiuto del primo co­ realtà non mi avete servito. Voi mi avete usato
mandamento. come servitore! In altre parole: non io ti ho fat­
Vi è poi un altro uso linguistico: questa stessa to lavorare (servire), ma tu mi hai fatto lavora­
espressione può comportare anche l’apparte­ re (servire)! È una frase arditissima; l’uso del-
nenza opp. il passaggio ad un altro genere di l’hi. di ‘bd riferito a Dio è veramente impossi­
vita. Deut 12.2.30 presuppone che altri popoli bile: Dio non può essere ‘àbced. Ma proprio in
servano altri dei; gli antenati di Israele hanno questa contestazione della purezza del culto
servito altre divinità (Gios 24.2.14.15), e la­ che Israele ha prestato a Dio compare nel Dtis
sciare il paese significa servire altri dei (Deut questa espressione impossibile, nella quale Dio
4,28; 28,36.64; ISam 26,19). In questo senso diventa soggetto di ‘bd. Questo passo è il lega­
« servire altri dei » non contiene nulla di col­ me più importante tra il messaggio del Dtis e i
pevole, è piuttosto un destino che può capitare canti del servo di Dio (vd. sp. IV/ld[2]).
a chiunque. Questo limitato gruppo di testi
dice ancora una volta che il servire un dio è 3/ Nella maggioranza dei passi ‘abòdà signifi­
connaturale all’essere umano; quando si esce ca il servizio del santuario, il servizio liturgico.
fuori dalla signoria del proprio dio è inevitabi­ I passi nei quali si parla dell’edificio del san-'
le passare al servizio di un altro dio o di altri tuario e del lavoro che vi si svolge rappresenta-

179 *73# ‘àbced SERVO 180


■ •
no una fase di passaggio (Es 27,19; 36,5; 38,21; 1990; J.C. de Moor, The Seasonal Pattern...,
Num 3,26). Num 4,4.19; 2Cron 8,14 parlano 1971, 156; iscrizioni semNO. DISO 202).
del servizio dei sacerdoti e dei leviti; del servi­ La radice compare nelPAT al q. «passare, ol­
zio del tempio (tenda, abitazione ecc.) riferisco­ trepassare », al ni. « venir attraversato », al pi.
no numerosi passi di P (cfr. J.Milgrom, Studies (vd. st. 3c), all’hi. (causativo di q.), e nei so­
in Levitical Terminology, I, 1970) e del Croni­ stantivi ‘è b a r (aram. ‘“bar) « la parte di fron­
sta (cfr. anche Ez 44,14). Al nostro « servizio te», ‘abàrù «guado, traversata», m a ‘ubàr «(il
divino» corrisponde 'abòdat Jhwh (Num 8,11; passare del bastone =) colpo» (Is 30,32) e
Gios 22,27; 2Cron 35,16). «guado, transito» (Gen 32,23; ISam 13,23),
Va rilevata l’unica definizione dell’operare di­ m a'bàrà «guado, forra», e infine nel nome di
vino come ‘"bòdà nella frase relativa all’opus luogo ‘abàrlm «traversata»; - * ‘cebrà.
alienum Dei di Is 28,21: «per compiere la sua
opera - inconsueto è il suo lavoro! » (par. L ’origine della parola ibrl « ebreo » è oscura. Per lo
più si ritiene possibile una corrispondenza con l’acc.
ma^S&y -» ‘sh). La concezione a noi familiare faab/piru, ug. ‘prm, eg. ‘pr (contestata da R.Borger,
dell’operare e delfopera di Dio, a quanto ne ZD PV 74, 1958, 121-132). Si suppone anche talvolta
sappiamo, trova qui la sua prima formulazione. una derivazione da ’àfar «polvere» (R. de Langhe,
Les textes de Ras Shamra-Ugarit..., II, 1945, 465;
Borger, l.c. 130s.) o da ‘br (J.Lewy, H U C A 28, 1957,
V/ Nelle Hodajoth di Qumran «tuo servo» è 1-13), ma «tutte le ipotesi finora Formulate sono in­
usato spesso dall’orante per designare se stesso sufficienti » (M.Weippert, Die Landnahme der israe-
(IQH 5,15.28; 7,16 ecc.). litischcn Stamine in der neucren wissenschaftlichcn
Nella traduzione dei LXX i diversi significati Diskussion, 1967, 83; per una bibliogr. recente cfr.
J.Bottéro, Le problèine des Habiru, 1954; M.Green-
del verbo ebr. 'bd sono resi con vocaboli di­ berg, The Hab/piru, 1955; R. De Vaux, Die hebr. Pa-
stinti. Quando il sign. di ‘bd è «elaborare, la­ triarchen und die modemen Entdeckungen, 1959,
vorare » i LXX traducono con Épya^ea&ai. 44-54; id., Bible et Orient, 1967, 165-174; Weippert,
5o\Àeuet,v nei LX X indica in generale il lavoro l.c. 66-102; K. Koch, VT 19, 1969, 37-81).
degli schiavi; anche la schiavitù in Egitto è
chiamata così. Mentre tuttavia 5ouX,euelv nella 2/ Dati statistici: ‘br q. 465x (incl. Ger 2,20
grecità extrabiblica non ha relazione con il lin­ Q, K: ‘bd; del Ez 16,37 in Lis 1021b [V6];
guaggio religioso, nei LXX esso può designare Gios 53x, Deut 46x, 2Sam 39x, Is 34x, Num
il rapporto di dipendenza e lo stato di servitù 3lx, Ger e Sai 25x ciascuno, Giud 23x, Ez
delPuomo nei confronti di Dio. XaxpEUEiv si­ 22x, ISam 21x, Gen 20x), ni. lx (Ez 47,5), pi.
gnifica «servire nel culto, venerare». I LXX 2x, hi. 80x (incl. 2Sam 19,41 Q; Ez 48,14 Q;
però, a differenza di SouXeueiv, usano Xa-rpeueiv Ez 13x; 2Sam 9x), il verbo in totale 548x;
soltanto per il servizio divino; anche Xcrcpeia è , ‘è b a r 9Òx (Gios 24x, Deut I2x), aram. ‘°bar
riferita soltanto al culto, ma in tal senso si può 14x (in Esd, sempre “'bar n a ìfrà , vd. st. 3e),
usare anche Xeltoupyux. Tra le traduzioni di ,abàrà 2x (2Sam 15,28 K; 19,19), m a ,abàr 3x
‘ébeed prevalgono SouXoq e naìq; cfr. a questo (vd. sp. 1), m a'bàrà 8x.
proposito e per il NT f. gli a. W.Brandt, Dienst
und Dienen im NT, 1931; S.Daniel, Rechcrches 3/ a) Secondo il contesto e l’impiego delle
sur le vocabulaire du culte dans La Septante, varie preposizioni, sono possibili molte tradu­
1966; RRengstorf, arL SoOXoq, ThW 11,264-283 zioni del qal ebr., ma tutte attorno al sign.
(= GLNT 11,1418-1466); G.Bertram. art. Epyov, (spaziale) «oltrepassare, transitare dall’altra
ThW 11,631-653 (= GLNT 111,827-886); H. parte, varcare »: con il complemento ogg. o an­
Strathmann, art. Xa-rpEucu, ThW IV, 58-66 (= che in senso intransitivo il sign. è quello di
GLNT VI, 167-190); H.Strathmann - R.Meyer, «passare, attraversare» (quasi un terzo dei
art. XeiTOupyÉu) ThW IV, 221-238 (= GLNT , passi hanno come complemento il Giordano;
VI, 589-634); A.Oepke, ThW V,637 (= GLNT cfr. H.-J.Kraus, Gottesdienst in Israel, 21962,
1X,237, per urne; nei LXX); W.Zimmerli 181-187); con l’accusativo di direzione il senso
-J.Jeremias, art. -kolù; #eo\5, ThW V, 653-713 è «passare a, inoltrarsi verso» (Am 5,5 par.
(= GLNT IX, 275-440). ->bò‘\ 6,2 par. Ger 48,32 par. ng‘
C. Westermann «giungere fino»; cfr. ISam 14,1 con ’tr/); con
complemento ogg. « via » equivale a « percor­
rere la via» (Is 33,8; Sai 8,9; Prov 9,15); con
complemento ogg. di persona «sorpassare»
"DI? ‘br PASSARE, OLTREPAS­ (2Sam 18,23); con I f «transitare per» (Gen
12,6; 30,32; Num 13,32; Deut 2,4; Is 62,10);
SARE con ‘a l «passare sopra qualcosa» (Num 6,5;
Giona 2,4: Sai 88,17), « passare accanto a, ol­
' 1/ 'br è attestato (ad eccezione dell’et.) in tut-“ tre qualcuno/qualcosa» (Gen 18.3 [m&'a[\.5;
te le lingue sem. (per i testi più antichi cfr. f. 2Sam 15,18; IRe 9,8; Ger 18,16); con lifnè
gli a. AHw 182 [acc. ebéru]; ug.: WUS nr. «precedere qualcuno/qualcosa» (Gen 32,17;

181 13J7 ‘br PASSARE, OLTREPASSARE 182


33,3.14; Es 17,5; ISam 9,27; 2Re 4,31); con re, tener lontano» (Sai 119,37.39; Eccle
’aharè «seguire» (2Sam 20,13); con min 11 , 10 ).
«sfuggire, liberarsi da» (Is 40,27; Sai 81,7).
Vanno rilevate soprattutto espressioni che ten­ d) Verbi affini per significato sono: gùz « passare »
(Num 11,31; Sai 90,10; vd. H A L 175a con congettu­
dono a fissarsi come termini tecnici, come ad re); hip I « proseguire, passar oltre, passare in fretta,
esempio: ‘óbèr jàm «navigante» (ls 23,2; cfr. sparire» (q. 4x, par. ‘br in Is 8 , 8 ; 24,5 «trasgredire
Sai 8,9; acc. èbir làmli «marinaio», AHw [una legge]»; Ab 1,11; Giob 9,11; Cant 2,11); 7q
182b); k à su f’òbèr «moneta corrente» (Gen «andare avanti, progredire» (Giob 14,18; 18,4; in
23,16; 2Re 12,5 txt?; cfr. KBL 675b); mòr senso traslato «invecchiare» Sai 6 ,8 ; Giob 21,7; cfr.
’òbSr «mirra stillante» (Cant 5,5.13; P.Katz, inoltre Wagner nr. 228).
Gnomon 30, 1958, 541; Gerleman, BK XV111,
167); «coloro che percorrono» di Ez 39,15 e) ’èbeer «la parte di fronte», « l ’altra parte»
potrebbe avvicinarsi al sign. di «esaminatori, di una valle (ISam 31,7), del mare (Ger 25,22),
controllori» (par. hqr «ricercare» v. 14; cfr. del fiume (ls 8,23; diversamente B.Gemser, VT
Zimmerli, BK XIII, 924.967); 'br 'al happeqii- 2, 1952, 349-355), come accus. di luogo (Deut
(Ùrn (Es 30,13.14; 38,26) «entrare tra i censi­ 4,49; Gios 13,27) o con min/be (Gen 50,10s.;
ti » (così Noth, ATD 5, 193 = ital. 293) è ter­ Num 22,1; 34,15; Deut 1,1.5; Gios 13,32;
mine tecnico sacerdotale per il censimento (cfr. Giud 11,18 ecc.), tendendo ad assumere il sign.
anche CD 10,ls.; 15,6). della prep. «oltre», ricorre come denomina­
zione geografica, soprattutto nelle combinazio­
b) In stretto rapporto con 3a si possono notare ni ‘èbeer hajjardén, che può indicare - a secon­
i seguenti possibili significati con valore trasla­ da della posizione di chi parla - sia la Tran-
to: «trasgredire, non osservare una legge» (Sai sgiordania (Gen 50,10s.; Num 22,1; 32,32;
148,6; Est 3,3); «passare, trascorrere» in senso Deut 1,1.5; Gios 1,14; 2,10 ecc.) sia la Cisgior-
temporale (Gen 50,4; 2Sam 11,27; IRe 18,29; dania (Num 32,19; Deut 3,20.25; 11,30 ecc.),
ls 26,20; Ger 8,20 par. klh «essere alla fine»; nonché ‘ébeer hannàhàr (aram. ‘°bar naharà,
Am 8,5; Giob 17,11; Cant 2,11 par. hip «pas­ acc. Eber nàri, AHw 18Ib) « il paese ad ovest
sare»); «estinguersi, decadere» (Est 1,19); del Fiume (Eufrate), l’Oltrefiume (Transpota-
«esaurirsi, venir meno» (Giob 6,15; 11,16); mia)» (IRe 5,4; Esd 8,36; Neem 2,7.9; 3,7;
«disperdersi» (della pula: Is 29,5; Ger 13,24; aram. Esd 4,10s. 16s.20 ecc.), che come termine
Sof 2,2; dell’ombra: Sai 144,4); «perire» tecnico geografico-politico per indicare la Si-
(Giob 34,20 par. mùt « morire »), cfr. 'br ria-Palestina « si è affermato con ogni probabi­
basseèlah (Giob 33,18.28 [txt em]; 36,12), frase lità solo con il linguaggio burocratico dell’im­
che secondo KBL 976b e Fohrer, KAT XVI, pero persiano » (Noth, BK IX, 76; cfr. J.Si-
454.458 (con rimando all’ug. slh in Krt [= I K] mons, The Geographical and Topographical
20) corrisponde a «passar per la saetta» (di­ Texts of thè OT, 1959, 33; in alcuni testi pree­
versamente M.Tsevat, VT 4, 1954, 43, e silici l’espressione indica ancora la regione ad
D.Leibel, Tarbiz 33, 1963/64, 225-227: «at­ est dell’Eufrate: Gios 24,2s.l4s.; 2Sam 10,16 =
traversare il fiume degli inferi » = « morire »). lCron 19,16; IRe 14,15; ls 7,20).

c) 11 pi. è usato in IRe 6,21 col valore tecnico 4/ Raro è l’uso teologico di ‘br (q. e hi.), le­
« far passare (catene d’oro come ornamento del gato ai significati esposti in 3a-c. Si possono ri­
tempio)» (cfr. Noth, BK IX,96.122; Jenni, HP cordare ì seguenti elementi tipici:
140) e in Giob 21,20 nel significato di «m on­ (1) il passare di Dio (opp. del suo —kàbòd)
tare » del toro (cfr. aram. giud ‘br pa. « fecon­ nella teofania (Es 33,22, cfr. v. 19 hi.; 34,6;
dare»; Wagner nr. 212; ev. anche KAI nr. IRe 19,11; cfr. J.Jeremias, Theophanie, 1965,
162, r. 4). particol. 112-115);
L’hi. presenta i valori causativi corrispondenti (2) il passare della punizione divina (Es
del qal (« far transitare, condurre di là, far pas­ 12,12.23; Am 5,17; cfr. J.L.Crenshaw, ZAW
sare» ecc.). Significati particolari sono ancora: 80, 1968, 206);
il termine tecnico del sacrificio dei bambini ‘br
hi. (Es 13,12; Lev 18,21; Ger 32,35; Ez 16,21; (3) il procedere di Dio nella guerra santa (Deut
20,26; 23,37) opp. ‘b r hi. bà'Ss «far passare 9,3; 31,3; cfr. G. von Rad, Der Heilige Krieg
per il fuoco» (Deut 18,10 ecc., vd. i passi sotto im alten Israel, 1951, 9.68ss.74s.);
-> ’ès 3a); inoltre con complemento ogg. sòfar (4) come espressione di perdono va citato 'br
« corno » (Lev 25,9) opp. qòl « voce » (Es 36,6; hi. ->• 'àwòn « portar via, far passare il pecca­
Esd 1,1; 10,7; Neem 8,15; 2Cron 30,5; 36,22; to» (2Sam 24,10 = lCron 21,8; Zac 3,4 par,
cfr. anche ISam 2,24) «far risuonare»; sur hi. «allontanare»; Giob 7,21 par. ->n$'
«strappare, portare via» (2Sam 3,10; Est 8,2 posa' «cancellare la colpa»; con il comple­
par. sur hi. «allontanare»); «rimuovere, eli­ mento ogg. hattà’l «peccato» 2Sam 12,13). Si
minare» (IRe 15,12 par. sur hi.; Giona 3,6; avvicina al significato di « perdonare » anche
Zac 13,2 par. krt hi. «estirpare»); «distoglie­ ‘br q. ‘alposa' « non tener conto del peccato »
183 *1317 ‘br PASSARE, OLTREPASSARE 184
(Mi 7,18 par. ns’ ‘àwòn\ cfr. Prov. 19,11 con ZAW 81, 1969, 189; è incerto se l’antico aram.
un soggetto umano; cfr. anche ‘br q. le « perdo­ j'brnh di Sef. Ili, r. 17 derivi da 'br «essere adi­
nare» Am 7,8; 8,2). Certo ‘br 'al è «soltanto rato»; cfr. DISO 202; R.Degen, Altaram.
una immagine imperfetta e quindi non diffusa Grammatik, 1969, 68 n. 54; ncU’aram. tar-
del perdono; esprime infatti soltanto il trascu­ gumico si ha ta'abìir « ira » in ls 9,18 e 13,9,
rare e il non badare, non l’eliminazione della cfr. Jastrow I683b). Impossibile sembra la de­
colpa» (J.J.Stamm, Erlòsen und Vergeben im rivazione dall’arab. gariba «serbare astio»
AT, 1940, 72). (KBL 676b dubitando) o dall’arab. garb « pas­
(5) L’uomo è soggetto di 'òr q. nel trasgredire sione, violenza » (GB 560 dubitando; cfr. Wehr
l’alleanza (—berìt III/6c; Deut 17,2; Gios 598b: « violenza, impeto »).
7,11.15; 23,16; Giud 2,20; 2Re 18,12; Ger In ebr. il sost. ‘cebrà è un fem. segolato (qitl). Il
34,18: Os 6,7 par. —bgd «tradire»; 8,1 par. plur. cs. ‘abròt (Sai 7,7, rispetto a Giob 40,11
ps‘ ‘al «violare»; cfr. CD 1,20 hi.; 16,12 q.) 'cebròt) potrebbe far pensare ad una forma se­
opp. i comandamenti di Dio (pi Jhwh: Num golata di tipo qatl (BL 604).
14,41; 22,18; 24,13; ISam 15,24 [-pai]',
miswà: Deut 26,13, 2Cron 24,20 [-♦■yw/i pi.]; 2/ Il verbo 'br hitp. è attestato 8x nell’AT
— torà: Is 24,5 par. hip —hòq e prr hi. berit\ (Sai 4x, Prov 3x, Deut lx), il sost. ‘cebrà 34x
Dan 9,11; cfr. IQS 5,7.14; 8,22; IQ H 4,27). (Is 6x, Ez, Sai e Prov 5x ciascuno), di cui sol­
tanto 3x al plur. (Sai 7,7; Giob 21,30; 40,11).
(6) Al rito con cui originariamente si conclu­
deva un’alleanza e che consisteva nel passare
tra le parti di un animale tagliato {‘br ben Gen 3/ a) Nel sign. « mostrarsi adirato » ‘br hipt.
15,17; Ger 34,18.19; cfr. Noth, GesStud ricorre soltanto cinque volte e riguarda sempre
1,142-154) potrebbe eventualmente riferirsi an­ l’ira divina: Deut 3,26; Sai 78,21.59.62; 89,39.
che l’espressione ‘br bibrìt Jhwh « entrare nel­ Gli altri tre passi si riferiscono esclusivamente
l’alleanza» (Deut 29,11; cfr. IQS 1,16 ecc.). all’agitazione emotiva dell’uomo. Solo Prov
20,2 è chiaro; in Prov 14,16 e 26,17 le tradu­
5/ A Qumran si ha un uso di ‘br simile a zioni suppongono una forma derivata da ‘br
quello dell’AT. I LXX molto spesso traducono (cfr. Gemser, HAT 16, 67.95). La condotta
la radice con 8ux(Jcuvav e 7iap£px£cr9ai. Questo dell’uomo che il libro dei Proverbi denota con
secondo verbo acquista importanza teologica ‘b r hitp. è caratterizzata sempre da una certa
quando si riferisce alla trasgressione dei co­ presunzione o addirittura da intemperanza. Lo
mandamenti divini e alle apparizioni di Dio. stolto presta poca attenzione al male (Prov
Nel NT si potrebbe forse intendere in questo 14,16). Chi si comporta con intemperanza e
modo Le 18,37 (cfr. J.Schneider, art. napép- con ira di fronte al re mette a repentaglio la
Xopm, ThW II,679s. = GLNT Ill,954ss.; id., propria vita (Prov 20,2).
art. 7rapaPatvw, ThW V,733-741 = GLNT
IX,495-518). Con il sign. «passare» il termine b) Il sost. ‘cebrà descrive 22x l’ira divina (Is
acquista spesso una connotazione escatologica. 19,18; 10,6; 13,9.13; Ger 7,29; Ez 7,19; 21,36;
H.-PStàhli 22,21.31; 38,19; Os 5,10; 13,11; Ab 3,8; Sof
1,15.18; Sai 78,49; 85,4; 90,9.11; Prov 11,4;
Lam 2,2; 3,1) e 12x l’ira umana (Gen 49,7; Is
14,6; Am 1,11; Prov 11,23; 14,35; 22,8; inoltre
i passi al plur., vd. sp. 2, e i passi nei quali
‘cebrà assume di preferenza il sign. « tracotan­
‘cebrà IRA za, eccesso », vd. sp. 1).
Anche i passi con il sost. dicono che l’ira può
portar soltanto alla perdizione e al castigo: Si­
1/ Il sost. 1cebrà « ira » va fatto derivare da meone e Levi furono dispersi a causa della loro
una radice verbale ‘br il cui significato resta ira (Gen 49,7), e così pure sarà punita l’ira di
tuttavia incerto. Da un lato è stata proposta Babilonia (ls 14,6), di Moab (Is 16,6; Ger
una derivazione da -* ‘br 1 « attraversare, anda­ 48,30), di Edom (Am 1,11), e anzi di tutti gli
re dall’altra parte », dato che in ebr. c attcstato uomini (tutte le ricorrenze di Prov). Le forme
qualche volta un verbo ‘br hitp. col sign. « mo­ al plur. denotano piuttosto le azioni dell'uomo
strarsi spavaldo, adirato» (< «lasciarsi tra­ compiute sotto gli effetti dell’ira, e si prega
sportare »?). Da questo verbo potrebbe derivare Jahwe di intervenire contro di esse (Sai 7,7);
anche il sost. 'cebrà I « tracotanza, eccesso » (ls nel giorno di tali azioni il malvagio non sarà
16,6; Ger 48,30; Prov 21,24; GB 561 a; O.Gre- risparmiato (Giob 21,30), mentre Giobbe può
ther - J.Fichtner, ThW V,393 n. 62 = GLNT dar sfogo ai furori della collera che comunque
V ili, 1105 n. 62). D ’altra parte c meglio pensa­ sono quelli di un debole e non sono paragona­
re ad una radice autonoma ‘br II « essere adi­ bili a quelli di Dio (Giob 40,11).
rato» che non è attestata se non in arab. (gbr) In questo contesto altri termini accompagnano
(Wehr 595b: igbiràr «astio»; J.A.Emerton, ‘b r/‘cebrà: ga’awà e gàon (—g ‘h) Is 16,6; con
185 rn ?V ‘cebrà IRA 186
-* ‘af in stato cs. Giob 40,11 e come termine zione dei sinonimi -+dòr wàdòr, -*‘dlàm e
parallelo Is 14,6; Am 1,11. nàsah, quest’ultimo con il valore di « durata,
eternità» o^sim. 40x, di cui 18x in Sai, 7x in Is
4/ a) Nel linguaggio teol. queste affermazioni (34,10 lenèsah ìfsàhìm ), 6x in Giob, 3x in
prendono maggior rilievo. È sintomatico ad Ger, inoltre 2Sam 2,26; Am 1,11; 8,7; Ab 1,4;
esempio che ‘br hipt. oltre che in Deut 3,26, Prov 21,28; Lam 5,20.
dove viene descritta l’ira di Dio contro Mosè
per la disubbidienza del popolo, si riscontri 3/ Al pari di -> 'òlàm, con il quale spesso è
soltanto nei salmi ed anche qui denoti la rea­ unito, “ad è usato soltanto con preposizioni,
zione divina ai peccati del popolo. come accusativo avverbiale oppure come geni­
tivo con funzione analoga. Soltanto in un caso
b) Non è perciò strano che il termine 'cebrà sia il significato si riferisce al passato: Giob 20,4
usato in particolare dai profeti (15x), e che di­ mirini- ‘ad « (non sai tu che) da sempre » (par.
venti molto frequente all’epoca dell’esilio, «da quando l’uomo fu posto sulla terra»). Al­
come del resto si nota anche per gli altri termi­ trimenti si pensa sempre ad un futuro senza li­
ni che denotano l’«ira». Esso forma una co­ miti, e più precisamente nelle espressioni se­
struzione fissa nelle seguenti espressioni: ‘cebrat guenti: ‘adè-‘ad «per sempre» (Is 26,4; 65,18;
Jhwh «ira di Jahwe» (Is 9,18; 13,13; Ez 7,19; Sai 83,18; 92,8; 132,12.14; cfr. Is 17,2 txt em;
Sof 1,18); ‘am/dòr 'abràfi/'cebràtò «popolo in Is 45,17 rafforzato 'ad-‘òlemè 'ad «per tutti
della mia/sua ira» (Is 10,6; Ger 7,29); jòm i secoli»), là'ad «per sempre» (ls 30,8, qui
‘cebrà «giorno dell’ira» (Ez 7,19; Sof 1,15.18; però si deve vocalizzare lc‘èd «come testimo­
Prov 11,4; per il significato anche Is 13,9.13); ne»; 64,8; Am 1,11; Mi 7,18; Sai 9,19; 19,10;
’ès 'cebràtl « fuoco della mia ira » solo in Ez: 21,7; 22,27; 37,29; 61,9; 89,30; 111,3.8.10;
21,36; 22,21.31; 38,19. 112,3.9; 148,6; Giob 19,24; Prov 12,19; 29,14;
In questo campo 'cebrà si trova unito ad altri lCron 28,9), le‘òlàm wà'cèd (particolare forma
termini che designano l’ira: -+’af Os 13,11; Sai pausale, cfr. BL 548) e 'òlàm wà ‘a'd « per sem­
78,21; 90,11; ’a f e ->hrh Ab 3,8; haròn ’af Is pre e in eterno» (Es 15,18; Mi 4,5; Sai 9,6;
13,9; Sai 85,4; ffròn ’af e zd'am Sai 78,49; 10,16; 21,5; 45,7.18; 48,15; 52,10; 104,5;
zà'am Ez 21,36; 22,31; ->qin’à Ez 38,19; -» ‘ès 119,44; 145,1.2.21; Dan 12,3), nonché in alcu­
qin’à Sof 1,18. ne catene costrutte nelle quali il secondo mem­
bro ad funge da determinativo più specifico
5/ Gli scritti di Qumran usano 'cebrà per in­ « per sempre» (Is 9,5 ’ab ì-‘ad « padre per sem­
dicare l’ira divina alla stessa maniera dell’AT pre», ->’àb III/3; cfr. Wildberger, BK X,393;
(1QS 4,12; 1QM 4,1; 14,1; CD 8,3; 19,16). Per Is 47,7 txt em g*bcérat ‘ad «signora per sem­
il NT cfr.‘af 5; ->hèmà 5. pre»; 57,15 sòkèn ‘ad «che siede sul trono in
G.Sauer eterno»; Ab 3,6 harerè-‘ad «le montagne eter­
ne », così pure Gen 49,26 txt em).
Le espressioni parallele di ‘ad sono ->• ‘òlàm
(oltre ai passi già citati vanno ricordati ancora
Is 26,4; 30,8; 45,17; 47,7; Ab 3,6, cfr. Gen
IV 'ad SEMPRE 49,26 txt em; Sai 92,8s.; 111,8; 148,6),
(làjn&sah (Am 1,11; Sai 9,19), bekol-dòr wàdòr
(Sai 45,18),jòm jòm «ogni giorno» (Sai 61,9),
1/ Il sost. 'ad «eternità, sempre», attestato kìmè sàmàjirn «come i giorni del ciclo» (Sai
soltanto in ebr. con valore prevalentemente av­ 89,30), tàmid «sempre» (Sai 119,44),
verbiale (se è possibile prescindere dall’ug. b ‘d bekol-jòm «per sempre» (Sai 145,2). In Prov
‘Im di PRU II, nr. 19, r.6; cfr. WUS nr. 1999; 12,19 là'ad viene contrapposto ad una espres­
UT nr. 1813), di solito (p.e. GB 563a; Zorell sione con rg ‘ hi. che significa «per un istante
571b.573a) è posto in relazione con la prep. solo ».
‘ad «fin o » e con la radice *‘dj «continuare, Una situazione analoga si presenla per il ter­
passare oltre» (in ebr. soltanto ‘dh q. «cammi­ mine sinonimo n&sah. Un riferimento al passa­
nare» Giob 28,8; hi. «togliersi [un vestito]» to si ha nella catena costrutta massù’òt. ncesah
Prov 25,20; aramaismo?, cfr. Wagner nr. 214) « rovine antichissime » o « rovine eterne ». Al­
e viene interpretato nel senso di « durata inin­ trimenti con prospettiva rivolta al futuro si in­
terrotta » o sim. (cfr. anche G.R.Driver, WdO contra 32x lànàsah « per sempre » (inoltre Is
1/5, 1950, 412). 34,10 con la forma rafforzata lenèsah nesàhim),
quindi l’accus. avv. ncésah (Ger 15,18; Am
2/ Le 48 attestazioni di ‘ad sono distribuite 1,11; Sai 13,2; 16,11) e l’espressione preposi­
in modo irregolare nelPAT: 29x in Sai, 8x in zionale ‘ad-nàsah opp. ‘ad-nè sah (Sai 49,20;
ls, 2x ciascuno in Mi, Giob, Prov, lx in Es Giob 34,36) con lo stesso significato. Anche in
15,18; Am 1,11; Ab 3,6; Dan 12,3; lCron questo caso si usano spesso espressioni paralle­
28,9. Si può notare anche una simile distribu­ le: le'òlàm (Is 57,16; Ger 3,5; Sai 9,6.8 par. v.

187 "1J7 ‘ad SEMPRE 188


7; Sai 49,9 par. v. 10 txt?; 103,9), la ad (vd. ■717 ‘èd T E S T IM O N E
sp.), 'ad-/ledòr wàdòr (Is 13,20; Ger 50,39; Sai
77,9; cfr. middòr làdòr ls 34,10) e le’Órcek
jàtriim (Lam 5,20). 1/ La radice ‘Ud è largamente diffusa nelle
lingue sem. (p.e. arab. ‘àda « ritornare », et.
4/ La maggior parte dei passi che contengono ‘oda «girare», fen./ebr./aram. ‘od «ancora»,
'ad riguarda contesti teologici per i quali in ge­ cfr. KBL 685s.l 106b; DISO 203s.; LS 515a;
nerale si può rinviare a quanto è detto sotto la WUS nr. 1999; cfr. J.A.Thompson, JSS 10,
voce ->‘òlàm. In particolare va osservato che 1965, 224-227; per Face. adè vd. st. 4d), ma
non si designa mai il tempo e l’eternità dal soltanto in ebr. è attestata nell’accezione « te­
punto di vista riflesso della teologia, ma nella stimone» ('èd) opp. «essere testimone» o
maggior parte dei casi si afferma enfaticamente « chiamare come testimone » ('ùd hi.).
che una cosa è definitiva ed immutabile. È Mentre ‘ùd pi. « cingere, circondare » (Sai
questo l’uso prevalente della voce nel linguag­ 119,61; cfr. il sign. et. «girare») e poi. «cir­
gio dei salmi quando si tratta di inni (p.e. Es condare con cura, soccorrere» (Sai 146.9;
15,18 «Jahwe regna in eterno e per sempre»; 147,6; hitpo. «aiutarsi l’un l’altro» Sai 20,9)
cfr. ls 26,4; 57,15; Mi 7,18; Sai 9,6.19; 10.16; sono più vicini al significato fondamentale
19,10; 48,15; 111,3.8.10; 112,3.9; 122,14) op­ sem. ipotizzabile, ’ùd hi., con le sue varie acce­
pure di confessioni, di lamentazioni o di sup­ zioni, potrebbe essere denominativo di ‘èd « te­
pliche (Mi 4,5 «noi cammineremo nel nome stimone». Raro è il sign. «testimoniare» (IRe
di Jahwe, nostro Dio, in eterno e per sempre »; 21,10.13; Giob 29,11; vd. st. 3b) oppure « esse­
cfr. Is 64.8; Sai 22,27; 37,29; 45,18; 52,10; re testimone» (Mal 2,1 di Jahwe; vd. st. 4b).
61,9; 83,18; 92,8; 119,44; 145,1.2.21), mentre Un po’ più frequente è il valore 'ùd hi. ('idim )
più raro è il termine nelle promesse di salvezza « addurre testimoni » (per attestare su un docu­
dei profeti (Is 45,17; 65,18; cfr. anche Dan mento in Ger 32,10.25.44 e Is 8,2; vd. st. 3a) e
12,3) oppure nei testi sapienziali (Prov 12,19; «chiamare come testimone» (il cielo, Deut
29,14). In questi vari ambiti letterari, oltre alle 4,26; 30,19; 31,28; vd. st. 4c). GB 568b f. gli a.
affermazioni generali che riguardano Dio, i fa derivare da 'ùd, in quanto esprime una ripe­
giusti e gli empi, se ne trovano altre più speci­ tizione (vd. sp.), il significato molto frequente
fiche: sulla creazione che è stabile in eterno « asserire, esortare, avvisare », e lo spiega come
(Gen 49,26 txt em; Ab 3,6; Sai 104,5; 148,6) e un «dire ripetuto e insistente». Forse però è
sul regno fondato da Dio (Sai 21,5.7; 45,7; preferibile far derivare tale significato dall’uso
89,30; 132,12; cfr. in antitesi ls 47,7 txt em; di chiamare Dio come testimone (vd. st. 4c).
anche il titolo messianico ’abl- ‘ad di Is 9,5 [vd. Le derivazioni nominali sono anzitutto il sost.
sp. 3] va collocato qui); per l’assunzione di for­ ‘èd « testimone » (di tipo qatil con contrazione,
mule extrabibliche dello stile di corte cfr. BL 464, o semplicemente in analogia con gli
’dlàm 4b. Non è attestato un uso giuridico di agg. verbali qatil, Joiion 166.173), 'èdà «testi­
‘ad (cfr, comunque Giob 19,24), e solo rara­ mone (fem.) » e f'ùdà « testimonianza » (BL
mente se ne ha uno analogo nelle accuse profe­ 496). lì sost. ‘èdtit «testimonianza, comanda­
tiche (Am 1,11). In prosa si trova soltanto mento» o sim. (vd. st. 4d) viene considerato
lCron 28,9 (Davide a Salomone; «ti rigetterà per lo più come forma astratta di 'èd (cfr. Gul-
per sempre »). kowitsch 38-40), mentre p.e. H.Zimmem (vd.
GB 565b) e G.Widengren (Sakrales Kònigtum
L’ipotesi (formulata da M.Dahood, Bibl 50, 1969, im AT und im Judentum, 1955, 94 n. 69) lo
346s.) di un nome divino ‘ad « l’Eterno » in Sai
119,8.43.51 e Lam 5,22, non risulla motivata (cfr. fanno derivare da -*j‘d «stabilire». Il plur.
J.C. de Moor, UF 2, 1970, 202.314; O.Loretz, BZ 'èdot « norme della legge » o sim. (vd. st. 4d)
N.F. 16, 1972, 245-248). viene fatto derivare da GB 565b e Lis. 1028 da
un sing. 'èdà III non attestato, ma ora viene
In ncesah l’accezione teologica è molto meno abitualmente posto sotto 'èdùt (KBL 683a; cfr.
evidente. In diversi ambiti si parla di annienta­ BL 605) assieme al plur. ’ècfwòt (in 1 IQ Psa
mento eterno, di ira e di dimenticanza eterne ‘dwwt)\ cfr. per 'èdùt/'èdòt lo studio di B.
(Is 13,20 = Ger 50,39; Is 34,10; 57,16; Ger 3,5; Volkwein, BZ N.F. 13, 1969, 18-40.
Sai 9,19; 13,2 ecc.). Per quanto riguarda la sal­
vezza escatologica, acquistano un particolare Va ricordato anche il nome di persona J ò ’èd (Neem
rilievo le affermazioni di Is 25,8 (« eliminerà la 11,7) per il quale Noth, IP 162s., rimanda a Giob
morte per sempre») e di Sai 16,11 («dolcezza 16,19 e 19,26 txt em.
L’ebr. (e l’aram. bibl.) 'od è originariamente un sost.
senza fine alla tua destra»). con il sign. « durata, ripetizione » (cfr. arab. ’aud
« ripetizione ») che si è sviluppato nell’avverbio « an­
5/ -» ‘òlOm 5. cora, di nuovo ».
E Je n n i In aram. per indicare l’azione del testimoniare si ri­
corre alla radice shd, della quale però in aram. bibl.
è attestato soltanto l’astratto iàh adù « testimonian­

189 “TJ7 'èd TESTIMONE 190


za» (Gen 31,47; cr. KBL I126a). L’ebr, Sàhèd «te­ mento simbolico, come E.A.Speiser, BASOR
stimone» (Giob 16,19 par. 'èd) è un prst. dall’aram, 77, 1940, 15-20, dedusse dai testi di Nuzi?).
(Wagner nr. 295). Solo in seguito aveva luogo probabilmente Pat­
Ci si può chiedere se in 2Re 11,12 = 2Cron 23,11 to della te'ùdà «testimonianza»: gli interessati
non si tratti forse di un altro termine, ‘edili, assieme
a nè zar « diadema » ci si aspetterebbe di trovare un
con la formula fissa ‘èdlm ‘atteem hajjóm « voi
«ornamento» (da ’dh «ornarsi», cfr. BL 505). Per siete oggi testimoni », invitavano il tribunale,
le molte altre spiegazioni di questo 'èdùt cfr. Volk- ossia gli anziani e i cittadini riuniti alla porta
wein. l.c. 27-31. della città, a svolgere la loro funzione notarile.
Con la formula di dichiarata disponibilità
Non è semplice decidere a quale significato ’èdìm «(siamo) testimoni», costoro dichiara­
della radice risalga il termine «(essere) testi­ vano quindi che il passaggio di proprietà aveva
mone». Si potrebbe pensare ad un significato avuto luogo secondo la legge e che da quel
fondamentale « essere presente » (cfr. lat. testis giorno in poi (hajjóm’, cfr. analoghe formule di
< tri-stis «colui che sta come terzo in un fat­ datazione nei testi giuridici acc. di Ras Sham-
to »), oppure al sign. arab. « ritornare», che al- ra, J.Nougayrol, PRIJ III, 1955, 24) avrebbe
l’hi. verrebbe a significare «riportare»; ‘èd sa­ dovuto valere per sempre (G.M.Tucker, Wit-
rebbe allora colui clic riporta (opp. ripete) un ncsscs and « Dates » in Israclitc Contracts,
fatto con le sue parole, cfr. lat. referre, frane, CBQ 28, 1966, 42-45); essi in seguito avrebbe­
rapporter. ro eventualmente confermato davanti al tribu­
nale questo passaggio (I.L.Seeligmann, FS
2/ Il verbo è attestato in totale 44x: pi. lx Baumgartner 1967, 265).
(Sai 119,61), poi 2x (Sai 146,9; 147,6), hipto.
lx (Sai 20,9), hi. 39x (Ger 8x, Neem 6x, Deut In Rut 4, con qùm pi. e f'ìtdà si indicano due atti
antichi diversi fra loro; il v. 8 però rende oscura tale
5x), ho. lx(Es 21,29). distinzione, interrompendo la relazione tra wezót
Tra i sostantivi ‘èd è attestato 69x (Deut I4x, hatf'itdà (v. 7) ed il contenuto del v. 9.
Prov llx , ls 8x [di cui 6x in Dtis], Ger 6x,
Gios 5x, Gen 31.44-52 4x), 'èdà 4x (Gen Quando in tempi più recenti questi contratti
21,30; 31,52; Gios 24,27.27), te‘ùdà 3x (ls orali furono sostituiti da documenti scritti, gli
8,16.20; Rut 4,7), ‘èdùt 83x, di cui 46x ‘èdùt interessati addussero testimoni ( ‘ùd hi. ‘èdlm,
sing. (con scrittura difettiva [27x] si trova sol­ Ger 32,10.25.44; cfr. ls 8,2), per far sottoscri­
tanto in Es/Lev/Num; Es 21x, Num 12x, Sai vere da loro (Ger 32,12) Patto di compravendi­
7x, Lev e 2Cron 2x ciascuno, Gios e 2Re lx ta (—sè/ter 3b), Nello stipulare il contratto le
ciascuno, 2x in Eccli), il plur. ‘èdòt (quasi sem­ due parti, a seconda dei casi, potevano servirsi
pre con suffisso) 23x, di cui 2x con scrittura anche di animali (Gen 21,30) oppure di cose
piena (Sai 19x, di cui I4x in Sai 119; Deut 3x; inanimate, con la formula 'èd(à)... (bèni
2Cron 34,31), ‘èdewòt. 14x (sempre con suffis­ ùbèncékà) « ...sia testimone tra me e te » (p.e. il
so; in Sai 119 8x, poi IRe 2,3; 2Cron 17,15; mucchio di pietre e la stele nel contratto tra
23,3; Ger 44,23; Neem 9,34; lCron 29,19). ‘od Labano e Giacobbe), per far ricordare in se­
è attestato 490x (Ez 58x, Gen e Ger 54x cia­ guito ai contraenti il loro impegno (Gen
scuno, Is 48x, 2Sam 35x, Sai 22x, Giob 18x, 31,44.48.52; al v. 48 si ha hajjóm «oggi»
ISam 17x) e lx in aram. bibl. (Dan 4,28). come in Rut 4,9). Così pure un altare può fun­
Le forme plurali ‘èdewdt e 'èdòt probabilmente rap­
gere da èd tra le tribù israelitiche orientali e
presentano solo delle varianti nella tradizione maso- quelle occidentali per ricordare alla discenden­
retica ed hanno lo stesso significato (cfr. 2Re 23,3 za di Ruben e di Gad che Jahwe è il Dio anche
con 2Cron 34,31; Volkwein, l.c. 19). delle tribù che si trovano al di là del Giordano
(Gios 22,27.28.34).
3/ 11 termine ‘èd è caratteristico del linguag­
gio giuridico delPAT: la persona così designata b) Nell’anlico Israele, dove non vi erano inda­
compare sia nelle cause civili (a) che nei pro­ gini ufficiali per un delitto, l ’accusa in tribu­
cessi penali (b), per lo più davanti al tribunale nale poteva essere mossa ( ‘ùd hi. in IRe
riunito (dopo la conquista della terra, alle por­ 21,10.13) dalla stessa parte lesa (Deut 22,14;
te della città). cfr. IRe 3,17-21), adducendo possibilmente dei
testimoni, oppure dallo ‘èd, cioè da colui che
a) Nelle questioni di diritto familiare e patri­ aveva visto e udito il delitto (Lev 5,1; cfr.
moniale il tribunale svolge una funzione nota­ H.J.Boecker. Redeformen des Rechtslebens im
rile. Nei tempi antichi (Rut 4,7ss.) l’acquisto o AT, 1964, 18-20; F.Horst, RGG D, 1429).
l’alienazione di un terreno erano trattati a voce Quasi sempre il testimone è colui che sporge
dagli interessati e attestati da loro stessi querela o conferma l’accusa della parte lesa
(—qùm pi.; cfr. qùm q. per il passaggio legale (Seeligmann, l.c. 262s.; cfr. A.B.Ehrlich, Rand-
di proprietà, Gen 23,17-20; Lev 25,30) con glossen zur hebr. Bibel, I, 1908, 345). La cosa
l’atto di togliersi e consegnare una scarpa (= è chiara nel processo contro la donna adultera
trasferimento simbolico di proprietà, o paga­ in Num 5,13, dove «non essendovi testimoni

191 "T2J ‘èd TESTIMONE 192


contro di lei » è parallelo di « essa non è stata come teste (umano) a discarico. Ma non è det­
colta sul fatto ». to con questo che il diritto isr. non prevedesse
Anche il nono (ottavo) comandamento del de­ testimoni a discarico. 'Od hi. significa comun­
calogo ha un valore giuridico concreto: « Non que «rendere una buona testimonianza» in
pronunciare testimonianza come falso testimo­ Giob 29,11 (cfr. anche i difensori in Ger
ne/accusatore (-» ‘èd -+sàqcer Es 20,16; ‘èd 26,17-19; Boecker, l.c. 95s.), mentre in Es
-*ìàw’ Deut 5,20) contro (-* ‘uh be) il tuo pros­ 22,12 'èd ha U significato di «prova a discari­
simo» (cfr. Prov 25,18). Questo falso teste co »; si tratta in questo caso della bestia sbra­
d’accusa è detto ‘èd sàqcer (Es 20,16; Deut nata (da un animale feroce) che il custode deve
19,18; Sai 27,12; Prov 6,19; 14,5; 25,18) ‘èd riportare al proprietario per dimostrare la sua
s'qàrìm (Prov 12,17; 19,5.9) oppure 'èd estraneità al fatto.
kfzàbìm (Prov 21,28; -+kzb). Termini paralleli
sono jàfV'h k'zàbìm «testimone menzognero» 4/ a) Poiché il diritto era considerato nell’an­
(Prov 6,19; 14.5.25; 19,5.9) e j efèah hàmàs (Sai tico Oriente emanazione diretta della volontà
27,12; per jà fiah «teste» in relazione all’ug. degli dei ed in Israele espressione diretta della
yph vd. -*kzb 3ac, sebbène in Prov 14,5 jà jìah volontà di Jahwe, anche le leggi che riguardano
contrapposto a fkazzèb andrebbe inteso me­ 10 ‘èd profano hanno logicamente uno sfondo
glio come verbo). I termini contrari sono ‘èd teologico. Esplicita in questo senso è la proibi­
wmxl (Prov 14,25), 'èd mùriìm (Prov 14,5) o zione di accusare in qualità di ‘èd sàqcer, come
jà jìah ,(emùnà (Prov 12,17) «testimone vero, si rileva nel decalogo, cioè nei comandamenti
attendibile ». Alle possibili conseguenze di una apodittici di Jahwe (Es 20,16; cfr. 23,1; Deut
falsa testimonianza si accenna probabilmente 5,20); cfr. Prov 6,19, dove la stessa colpa è tra
allorché il teste d’accusa è definito 'èd belijjà‘al le cose che Jahwe odia e che gli sono in abo­
« testimone spregevole », un testimone che con minio (tò'èbà, -»/‘ò). Anche la disposizione per
la sua accusa non ha alcuna intenzione di ren­ cui non è sufficiente un solo testimone per pro­
dersi utile, ma di fare del male, e perciò si bef­ cedere alla pena capitale (Num 35,30), è riferi­
fa della giustizia (Prov 19,28 par. r'sà'ìm ta espressamente ad una parola di Jahwe (Num
«empi»; cfr. i bcnè belijjà'al IRe 2l,10ss. che 30,9). Il significato religioso è evidente anche
testimoniano contro Nabot), o anche ‘èd quando i testimoni possono causare la morte
hàmàs, un teste che si propone di far morire di un idolatra (Deut 17,2-7).
violentemente l’accusato (Es 23,1; Deut 19,16;
Sai 35,11; Prov 24,28 txt em secondo G; cfr. b) Come si chiamavano a rendere testimonian­
Sai 27,12). La falsa denuncia di tentato omici­ za uomini o cose inanimate quando si stipula­
dio era evidentemente una prassi cosi dilfusa va un contratto (vd. sp. 3a), allo stesso modo si
nella società isr. (cfr. Ger 18,18; 20,10; Sai poteva indicare Dio come testimone ricorrendo
37,32s.; Seeligmann, l.c. 263s.) che il diritto ad una formula simile. Nel contratto stipulato
apodittico cercava di prevenirla con il divieto tra Labano e Giacobbe si dice: « Dio è testimo­
di prestare aiuto al colpevole come ‘èd hàmàs ne tra me e te» (Gen 31,50; cfr. vv. 44.48). In
(Es 23,1); i detti sapienziali facevano altrettan­ Mai 2,14 si fa allusione ad un matrimonio
to minacciando la vendetta che sarebbe seguita (contratto regolato dal diritto familiare) nel
al tentato omicidio: il falso 'èd avrebbe patito quale è stato testimone Jahwe. Dopo che in
quanto aveva cercato di procurare all’accusato ISam 12,3-5 il popolo radunato in assemblea
(cfr. Deut 19,19s.); non resterà impunito (Prov ha attestato solennemente che Samuele ha
19,5), perirà (21,18; cfr. 19,9). Probabilmente adempiuto regolarmente il suo ministero, que­
anche la legge più recente secondo la quale sti chiama Jahwe e il suo consacrato quale te­
una testimonianza d’accusa per delitto capitale stimoni di tale attestazione: « Jahwe è 'èd con­
(come l’omicidio ed il culto idolatrico) era va­ tro di voi ed il suo consacrato oggi è 'èd che
lida davanti al tribunale soltanto se suffragata non trovate niente in mano mia». La formula
non da uno, ma da due o tre testimoni (Num corrisponde all’invito stereotipo ‘èdim ’attcem
35,30; Deut 17,6; 19,15), aveva lo stesso scopo e alla dichiarazione di validità in senso crono­
di porre rimedio a questo male (Seeligmann, logico espressa con hajjòm, come avviene in
l.c. 264; Boecker, l.c. 50.72); del resto anche il Rut 4,9ss. (vd. sp. 3a), mentre la risposta 'èd
Codice di Hammurabi prevede pene concer­ che conferma il consenso del popolo corrispon­
nenti la falsa accusa e la falsa testimonianza (§§ de alla dichiarazione di disponibilità espressa
1-4). Nel diritto dell’antico Israele, dove le di­ ivi con ’èdìm. Se Jahwe è stato chiamato a te­
verse funzioni giudiziarie non erano stretta­ stimone in questo modo, l’attestazione con cui
mente distinte, lo ‘èd la cui testimonianza si ri­ 11 popolo dichiara che Samuele ha adempiuto
velava giusta poteva partecipare come giudice il suo ministero non può più essere revocata
all’emissione del verdetto (cfr. st. 4b) e colla­ (Boecker, l.c. 16ls.), e Io stesso vale per Jah­
borare ad emettere una sentenza capitale we che come fedele « testimone nel cielo» ga­
(Deut 17,7). rantisce la sua promessa alla dinastia davidica
Va notato che ‘èd nelPAT non compare mai (Sai 89,38).

193 i r 'èd TESTIMONE '4


Al contrario negli oracoli profetici del Deuteroi­ c) Il verbo 'tid hi. ricorre tre volte nel Deut
saia Jahwe invita per tre volte gli israeliti in esi­ (oltre che in Mal 2,14 dove Jahwe «è testimo­
lio a confermare come suoi testimoni il diritto ne », vd. sp. 4b): qui Mosè « chiama a testimo­
di essere l’unico Dio che ha annunciato ed arre­ ni » il cielo e la terra contro Israele (opp. gli
cato la salvezza ad Israele (Is 43,10.12; 44,8). anziani, Deut 31,28) per ricordare agli israeliti
Con le parole ’atlcem ’èdaj « voi siete miei testi­ che essi verranno cancellati dalla faccia della
moni », che riprendono la nota formula di invi­ terra se provocheranno Jahwe con il culto di
to tipica del diritto isr., Jahwe ricorda le sue pa­ altre divinità (4,26; 31,28), e per ammonirli a
role ed i suoi interventi che hanno avuto per te­ scegliere la vita e non la morte (30,19). Questo
stimoni i giudei dell’esilio; questi ultimi sono chiamare due testimoni risale forse al tempo in
perciò in grado di attestarli di fronte agli altri cui erano necessari almeno due testimoni in
popoli (cfr. Davide « testimone fra i popoli » in tribunale (Seeligmann, l.c. 266; diversamente
ls 55,4 [vd. J.H.Eaton, ASTI 7, 1968/69, M.Delcor, VT 16, 1966, 8-25, che vede in
25-40], come un altare ed una stele sono 'èd di questi passi l’influsso di antichi formulari con­
Jahwe in Egitto, Is 19,20), mentre questi popoli trattuali di provenienza extrabiblica), e deriva
non possono addurre testimonianze simili sulla dall’usanza di chiamare Jahwe stesso come te­
potenza dei loro dei (Ls 43,9; 44,9). stimone di un patto (Gen 31,50; Ger 42,5
Anche nella «celebrazione solenne dell’allean­ «Jahwe sia contro di noi testimone verace e fe­
za» (Gios 24) si hanno l’invito a testimoniare dele »). L’afFermare che Dio è testimone può
e la dichiarazione di disponibilità, anche se in avere la funzione di esprimere una maledizione
una forma variata: qui infatti una delle parti, condizionata su di sé, con la quale la parte in
Israele, testimone della propria promessa di questione attira su se stessa la punizione di
voler servire soltanto Jahwe, viene invitata così Dio nel caso di infedeltà al patto (come per il
da Giosuè: « Voi siete testimoni contro voi giuramento, p.e. Gen 31,53b), oppure può ave­
stessi» (Gios 24,22). In questo modo Israele re la funzione di minacciare la punizione divi­
dovrà testimoniare contro se stesso nel caso di na all’altra parte, qualora quest’ultima divenis­
infedeltà alla promessa. Anche la pietra innal­ se infedele (Gen 31,50). Da questa convocazio­
zata da Giosuè come ‘èdà « testimone » contro ne di Dio come teste, unita alla minaccia della
gli israeliti affinché non rinneghino il loro punizione divina, ’ùd hi. ha subito forse una
Dio (Gios 24,27), deve testimoniare «contro graduale trasformazione fino ad assumere il
Israele »; altrettanto si dica del canto (Deut sign. più generale di « avvertire » o « ammoni­
31,19.21) e del libro della torà deposto accanto re» (Gen 43,3; Es 19,21; Deut 8,19; 32,46;
all’arca (v. 26), ambedue definiti da Jahwe « te­ ISam 8,9; IRe 2,42; Ger 6,10; 42,19; Am
stimoni » contro gli israeliti se rifiuteranno 3,13; Zac 3,6; Neem 9,26; 13,15.21; 2Cron
Jahwe e serviranno altri dei. In questo caso 24,19; ho. «essere avvertito» Es 21,29). Da
l’accento è posto sulla funzione accusatoria fu­ maledizione pronunciata su di sé ’iid hi. po­
tura di questi testimoni: al pari di « cielo e ter­ trebbe anche essersi ridotto a semplice incorag­
ra» di Deul 31,28 (vd. st. 4c) essi si presente­ giamento (Lam 2,13; cfr. Kraus, BK X X (38,
ranno quali testimoni a carico come in un pro­ che tuttavia si fonda su un hi. con il sign. « r i­
cesso penale (cfr. sp. 3b). Anche Giobbe cono­ petere continuamente delle parole»; cfr. KBL
sce questi testimoni a carico che Dio convoca 686a). Quando si è perso il ricordo del suo si­
contro di lui (Giob 10,17); la sofferenza è sen­ gnificato originario, ‘tid hi. ha potuto essere
tita da Giobbe come testimone che lo accusa usato anche quando Dio è soggetto del monito
nella sua contesa con Dio (16,8), benché egli (Es 19,23; 2Re 17,13.15; Ger 11,7; Sai 50,7;
speri che Dio, « testimone nei cieli », diventi il 81,9; Neem 9,29.30.34; cfr. Seeligmann, l.c.
suo testimone a discarico (16,19). Nei libri 265s.).
profetici Jahwe stesso è presentato qualche vol­
ta come teste/accusatore di un processo penale. d) Il nome 'èdùi, normalmente tradotto con
In un annunzio formulato in linguaggio giuri­ « testimonianza », ma spesso anche con « leg­
dico, nel quale funge contemporaneamente da ge» o sim. (cfr. Volkwein, l.c. 19s.) designa
teste che accusa (Ger 29,23) e da giudice che nella grande maggioranza dei casi il contenuto
emette una sentenza (v. 21; vd. sp. 3b), Jahwe dell’arca secondo la tradizione sacerdotale:
stesso come ‘èd contro i profeti menzogneri di­ Jahwe ha incaricato Mosè di mettere nell’arca
chiara di conoscere bene le infamie (adulterio e la 'èditi che gli avrebbe dato (Es 25,16.21; cfr.
falsa profezia) di cui si sono macchiati. La stes­ 40,20). Secondo Es 31,7 Bezaleel e Ooliab de­
sa associazione tra teste/accusatore e giudice si vono costruire l’arca per la 'èditi. Perciò l’arca
ritrova nel giudizio di Jahwe sul peccato di è detta ’arón hà'èdùt (Es 25,22; 26,33.34;
Israele, proclamato da Michea (1,2-7), e nell’o­ 30,6.26; 39,35; 40,3.5.21; Num 4,5; 7,89; Gios
racolo di Mal 3,5, dove Jahwe si presenta 4,16), il santuario itinerante nel quale si trova­
come « testimone pronto » ad accusare incan­ va l’arca è detto mìskan hà'èdùt (Es 38,21;
tatori, adulteri, spergiuri, oppressori di deboli e Num 1,50.53; 10,11) oppure ’òhee! hà'èdùt
tutti coloro che non lo temono. (Num 9,15; 17,22.23; 18,2; 2Cron 24,6). Aron­

195 IO 'èd TESTIMONE 196


ne deve mettere «davanti alla ‘èdùt» un’urna 'èdòt ecc., annunziate da Mosè agli israeliti
con la manna (Es 16,34), Mosè, a sua volta, i (Deut 4,45, in riferimento al decalogo in Deut
profumi da bruciare (Es 30,36) e il bastone di 5; cfr. N.Lohfmk, Das Hauptgebot, 1963, 57s.;
Aronne (Num 17,19.25); si parla anche del co­ G.Braulik, Bibl 51, 1970, 63s.), i quali a loro
perchio che sta sopra la 'èdùt (Es 30,6; Lev volta le dovranno «osservare» (smr). Ciò vale
16,13) opp. sopra l’arca (Num 7,89) e del velo per tutto il popolo (Deut 6,17; IRe 23,3) e so­
che si trovava sopra la 'èdùt (Es 27,21; cfr. Lev prattutto per i capi (Sai 99,7) e il re (Salomo­
24,3) opp. davanti all’arca (Es 30,6). Se da ne: IRe 2,3; lCron 29,19; Giosia: 2Re 23,3;
questi passi, come dai titoli di Sai 60 e 80, dif­ 2Cron 34,31). Ma gli israeliti sono stati sempre
ficilmente si può capire cosa significasse 'èdùt, infedeli: non hanno osservato (qsb hi. ’cel,
da Es 31,18 (cfr. 32,15; 34,29), passo in cui si Neem 9,34) le 'èdòt di Jahwe, non hanno cam­
dice che Jahwe ha trasmesso a Mosè sul Sinai minato nelle sue 'èdòt (hlk be, Ger 44,23), non
le due lùhòt («tavole») ha‘èdùt di pietra, scrit­ le hanno osservate (smr, Sai 78,56), anzi le
te col dito di Dio, si può arguire che si tratti di hanno disprezzate (m's, 2Re 17,15). Il pio au­
un testo scritto. L’espressione ricorda lùhót tore del salmo 119 non si e allontanato (nlh, v.
habberlt di Deut 9,9.15, dove si parla evidente­ 157) dalle 'èdòt che Jahwe ha stabilito per
mente della stessa cosa (cfr. 'arón berlt Jhwh sempre (v. 152), le ha osservate (nsr, v. 22;
invece di >aròn hu'èdùt, p.e. Num 10,33; Deut smr, v. 167), amate ( ’hb, vv. 119.167), ha ade­
10,8; ISam 4,3) e cioè, secondo Deut 10,4 e Es rito ad esse (dbq be, v. 31), ha gioito nel seguir­
34,28, del decalogo, ossia del ricordo dell’azio­ le (siìs, v. 14); le medita (btn hitpo., v. 95),
ne salvifica di Jahwe e, soprattutto, dell’impe­ guida i suoi passi su di esse (v. 59), davanti ai
gno che Jahwe ha fatto contrarre ad Israele re parlerà di esse (v. 46), perché sono giuste
( - b 'r lt IV/4). per sempre (v. 144, cfr. v.138), esse costituisco­
Anche il termine —torà, parallelo di 'èditi in no le sue devote riflessioni (v. 99), le sue deli­
Sai 19,8 e 78,5 (cfr. tc‘ùdà par. torà in Is zie (v. 24); sono per lui una cosa meravigliosa
8,16.20), si muove nella stessa direzione. Si (v. 129), un’eredità gioiosa ed eterna (v. Ili);
tratta della istruzione sugli eventi salvifici e egli sa di dipendere da Jahwe per l’osservanza
sulla volontà dì Jahwe, anche se in tempi re­ delle ‘èdòt (v. 146), perciò lo prega di piegare
centi l’accento viene posto sulla legge quale il suo cuore verso di esse (v. 36), perché le
espressione della volontà di Jahwe. In ‘èdùt è comprenda (v. 125, cfr. v. 79).
forse implicita l’idea che la torà, cioè il decalo­ Oggi il plur. ‘èdòt è generalmente messo in
go, doveva valere per Israele come una «testi­ rapporto con il plurale tantum acc. adè, atte­
monianza» o «conferma» dell’azione salvifica stato soltanto in neoass. e in neobab., e preci­
di Dio (Es 20,2; cfr. Sai 81,7s. 11) e in partico­ samente come « a type of formai agreement (=
lare della sua volontà (Es 20,3ss.; cfr. Sai un modello di patto formale) » (CAD A/I, 131 ;
81,10). Volkwein, l.c., 38s., pensa invece che Volkwein, l.c. 32ss.). Secondo CAD A/I, 133,
‘èdùt sia un termine interscambiabile con ‘èdòt il termine è usalo soltanto nei trattati tra supe­
(vd. st.), sebbene 'èdùt di Eccli denoti chiara­ riori (Dio, re, membro della famiglia reale) ed
mente la «testimonianza» sulla condotta di inferiori (schiavi, sudditi) e per R.Frankena,
una persona (Eccli 34,23s. [= Rahlfs 31,23s.]), OTS 14, 1965, 134, è un termine tecnico per il
e la «attestazione di Dio riguardo ad Israele, trattato di vassallaggio; per D.J.Wiseman, The
sua creazione (Eccli 36,20 [= Rahlfs 36,14]). Vassal-Treaties of Esarhaddon, 1958, 3.81, adè
U plur. 'èdùt (opp. 'èdewòt, vd. sp. 2), quasi co­ significa « prescrizioni di un trattalo » o più
stantemente con suffisso, riguarda sempre le esattamente « prescrizioni di una legge o di un
‘èdòt di Jahwe. Qualche volta il termine ha ordine che un sovrano, alla presenza di testi­
come parallelo berlt (2Re 17,15 nella serie moni divini, ha solennemente imposto ad un
huqqìrri/ber~it/‘èdewòt; in Sai 132,12 berlt è vassallo oppure ad un popolo ». Nelle iscrizio­
l’impegno imposto da Jahwe agli israeliti, im­ ni in antico aram. di Sfire (ca. 750 a.C.) si tro­
pegno che dovranno «osservare» [ìm r\ , cfr. va più di 30x il plur. "dn/'dj/'dj' con lo stesso
Sai 25,10 «tutti i sentieri di Jahwe sono fedel­ significato dell’acc. adè (DISO 203s.; Fitzmyer,
tà e grazia per chi osserva la sua berìt e le sue Sef. 23s.; Volkwein, l.c. 34-37).
•èdòt » [nsr, cfr. Sai 119,2]). In Sai 78,56; 93,5; 1 paralleli vtrt. e le attestazioni extrabibliche
119,2.79.119.129 non si hanno termini paral­ rendono probabile per 'èdòt il sign. « prescri­
leli diretti. In tutti gli altri casi ‘èdòt è in paral­ zioni della legge » (più che « prescrizioni del­
lelo o in serie con huqqìm (—hqq', in Sai 99,7 l’alleanza », cosi Volkwein, l.c. 39s., perché
par. sing. hòq « ordinamento », come ‘èdùt in l’« alleanza » presuppone un patto di reciproci­
Sai 81,5s. par. hòq e mispat), mispàtlm (—spi), tà mentre in adè/'dj/'èdòt l’accento è posto
miswòt ( —swh), piqqùdìm (—pqd), tutte voci sulle prescrizioni imposte dal sovrano o da
che denotano ordinamenti, leggi, comanda­ Dio, prescrizioni che l’altra parte deve sempli­
menti e prescrizioni di Jahwe, per cui anche cemente accettare ed eseguire). Il fatto di desi­
'èdòt avrà un significato simile: Jahwe stesso gnare tali prescrizioni ricorrendo alla radice
ha «comandato» (swh pi., Deut 6,17.20) le 'ùd si può forse spiegare con la convocazione
197 I V 'èd TESTIMONE 198
dei testimoni divini al momento dell’imposi­ In Pirqe Abot 4,22 Dio è chiamato, come nel­
zione; poiché più tardi questo riferimento ven­ PAT (vd. sp. 4b), sia giudice sia ‘èd « accusato­
ne dimenticato, 'ecidi potè essere usato anche re/testimone », ma qui in riferimento al giudi­
per le prescrizioni imposte da Dio stesso (cfr. zio nell’aldilà.
per ‘ùd hi. sp. 4c). I LX X traducono quasi sempre questo gruppo
di vocaboli con jaapxuc;, [aapTupiov ecc. Cfr. al
5/ Eccli usa il verbo ‘ud hi. con il sign. riguardo e per l’uso nts. H.Strathmann, art.
«chiamare (Dio) a testimone» (46,19, cfr. ‘èd (jKxpxuc;, ThW IV,477-520 (= GLNT VI, 1269­
ISam 12,5) e «ammonire» (4,11 par. Imd pi. 1392).
« insegnare ») e conosce oltre a ’èdùt « testimo­ C. vanLeeuwen
nianza» (vd. sp. 4d) anche ‘èdòt (par. huqqim
e mispàtlm) per indicare le disposizioni di Dio
che Mosè doveva insegnare a Giacobbe (45,5).
Negli scritti di Qumran ’ud hitpo. ha il signifi­ DJ7 ‘uz CERCARE RIFUGIO
cato di « alzarsi » (IQ H 4,22.36) e ‘Ud hi. indi­
ca «testimoniare (gli ordinamenti della torà)»
(lQSa 1,11) oppure «testimoniare contro»
(CD 19,30; in 9,20 nel senso di testimonianza 1/ Il verbo ricorre nelPAT cinque volte in
a carico, vd. st.). tutto (lx q.; 4x hi. «soccorrere, mettere al si­
A Qumran ‘èd significa come ncll’AT «testi­ curo»; cfr. l’unica forma ni. in IQH 6,25), ma
mone a carico, accusatore ». Anche a Qumran anche in altre lingue sem. non ha una diffusio­
occorrono due testimoni degni di fede (part. hi. ne degna di nota. Finora è attestato soltanto in
di ‘ùd, CD 9,20) quando si tratta di condanna arab.: ‘àda «cercare rifugio» (Wehr 588a).
di delitti gravi, mentre per le questioni patri­ Data l’affinità fonetica e semantica con il grup­
moniali ne basta uno anche se è preferibile la po -+'zz «essere forte», i derivati di uz resta­
testimonianza di due (CD 9,22s.). Nel caso di no incerti (il verbo potrebbe perciò essere an­
una condanna a morte il teste dovrà essere co­ che un denominativo). Si tratta di: a) mà'òz
munque membro a pieno titolo della comunità «rifùgio, luogo di rifugio»; contrario è KBL
(CD 10,1-3). I ’èdlm sono inoltre coloro che 545a («piuttosto da ‘zz»)\ si confrontino l’a-
debbono rimproverare il reo prima che la sua rab. ma'àd « rifugio » (Wehr 588a) e il fen. m'z
causa sia portata davanti ai « molti » (1QS 6,1; « rifugio » (KAI nr. 42, r. 1 « Anat, rifugio dei
CD 9,3); i membri della comunità sono « testi­ viventi »; però cfr. DISO 205); b) ‘òz II « rifu­
moni della verità per il giudizio..., per espiare gio, protezione» (così KBL 693a contro GB,
per la terra» (1QS 8,6). Il plur. ‘èdot ha lo Zorell e la maggior parte degli studiosi); un pa­
stesso significato dell’AT (IQ 22, 2,1; CD rallelo ug. sarebbe ’d IV «protezione» (WUS
3,15; 20,31). nr. 2000). Il nome di persona Ma'azjà(hù)
(«Jahwe è rifugio», cfr. Noth, IP 157) è atte­
Molto più frequente rispetto all’AT è la voce te'ùdà. stato soltanto nei testi recenti Neem 10,9;
Il suo significato non è sempre chiaro: in lQSa 1,25 lCron 24,18; cfr. i nomi di persona di Elefan­
vuol dire la «convocazione» dell’assemblea del po­ tina M'wzj, M'wzjh e M'zjh (Cowley 297b;
polo; in lQSa 1,26 la «chiamata» alla guerra (cfr. BMAP 306b).
1QM 4,5; plur. 1QM 2,8; 3,4), in 1QM 15,1 (testo
difettoso) la «dichiarazione (di guerra)» contro tutte 2/ Sulla diffusione cd il significato esatto del
le nazioni. In 1QM 11,8 i profeti sono chiamati
«veggenti delle divine rivelazioni?), in IQH 6,19 i verbo non si può dire molto, dato l’esiguo nu­
pii di Qumran sono detti « coloro clic sono legati mero di passi ove ricorre. L’isolato inf. cs. q.
alla mia (di Dio) testimonianza». In 1QM [3,8 con di Is 30,2 può indicare solo che il termine è
« testimonianze della tua gloria » si definiscono le usato in epoca preesilica («fuggire riparandosi
azioni salvifiche di Dio (cfr. 1QM 14,4s.). A volte presso qualcuno »; par. hsh be). La congettu­
te‘ùdà significa «disposizione», p.e. 1QII 1,19 «hai ra di Gunkel per Sai 52,9 (H.Gunkel, Die
stabilito la sua prescrizione» (cfr. il plur. in IQS Psalmen, 41926, 231) non serve molto. Le for­
3,16) e forse nei passi che parlano dei tempi delle fe­ me hi. compaiono esclusivamente negli oracoli
ste e del culto fissati da Dio (IQS 1,9; 3,10; IQM
14,13; 4QMa 11; cfr. IQH 12,9). È difficile stabilire ove si parla rii perdizione o di fuga (Es 9,19; Is
il valore che il termine assume nei testi lacunosi 10,31; Ger 4,6; 6,1; cfr. R.Bach, Die AulTorde-
IQH 2,37; r 59,3, cfr. 5,11; IQ 36, 1,2. Cfr. anche rungen zur Flucht und zum Kampf im atl.
B.Dombrowski, RQ 28, 1971, 567-574. Prophetenspruch, 1962, 20s.); i passi di Gere­
mia sono una specie di grido d’allarme (cfr. an­
Nel tardo giudaismo ‘èd è usato nel senso di che Es 9,19) « salvatevi! » inserito in descrizio­
« testimone » o di « prova », in una accezione ni di guerre e di fuga (~>nùs «fuggire»). Risul­
particolare per indicare un panno usato dalle ta pertanto, a quanto è dato di sapere, che l’u­
donne per stabilire la loro purità o la loro im­ so dell’hi. si conforma al genere e all’ambiente.
purità (Jastrow I042s.). Anche 'èdut significa I sostantivi sono attestati molto più frequente­
«testimonianza» o «prova» (Jastrow 1043). mente: mà'òz 36x, 'òz II secondo KBL 693a

199 ru; ‘Uz CERCARE RIFUGIO 200


(senza le congetture ivi formulate) 14x (ls 12,2; che in Is 25,12; 33,16; Ger 48,1 è applicato sempre a
49,5; Ger 16,19; Sai 21,2; 28,7.8; 29,11; 46,2; Dio; inoltre sgb pi. «proteggere», 6x, sempre con
59,17.18; 62,8; 68,35; 81,2; 118,14). Dio come soggetto); mànòs (—nùs), mahsTi (->hsh),
mesùdà «roccaforte» (18x, fra cui 2Sam 22,2 - Sai
Anche se una o ambedue le formazioni si dovessero 18.3; Sai 31,3.4; 66,11 txt?; 71.3; 91,2; 144,2 in sen­
far derivare etimologicamente da 'zz (per Es 15,2 cfr. so traslato riferito a Dio; solamente nfsàd [llx] e
anche C.Rabin, Scripta Hierosolymitana 8, 1961, màsòd [F.ccle 9,14] sono usati con valore concreto),
387; diversamente S.E.Loewenslamm, VT 19, 1969, in un altro senso auche màgèn «scudo» (nell'AT
464-470; -►'zz), nell’uso vtrt. si possono constatare 59x, delle quali 20x ca. si riferiscono a Dio; inoltre
intenzionali rimandi semantici a 'ùz: per mà'òz cfr. gnn « proteggere » 8x, sempre con Dio come sogget­
ls 25,4; 30,2s.; Gioe 4,16; il parallelo mahscè (~*hsh) to) e sèi «ombra» (53x, riferito a Dio in Is 49,2;
ne è una prova, mentre in sur mà'òz « roccia che of­ 51,16; Os 14,8; Sai 17,8; 36,8; 57,2; 63,8; 91,1;
fre rifugio» (Is 17,10) mà'òz è anche la meta del 121.5; cfr. anche il nome di persona Besal'èl «nel­
movimento di fuga. In altri contesti la componente l’ombra [= protezione] di Dio», vd, Noth, IP
semantica « più forte, più potente » può accennare al 32.152).
luogo di rifugio. Per ’òz II cfr. Gunkel, l.c. 87 (su Sai
21,2); così pure M.Dahood, Psalms I, 1966, 50. pro­ 'òz II in questo contesto può valere come sino­
pone per Sai 8,3 il sign. « fortress, stronghold » (per­ nimo di mà'òz (cfr. Ger 16,19; Sai 62,8); non è
ciò anche «luogo di riparo» e non «potenza» in sempre facile del resto delimitarne il senso ri­
senso astratto; cfr. L.Wachter, ZAW 78, 1966, 65),
senza ricorrere a ‘ùz.
spetto a ‘òz I « forza ».

Le due parole ricorrono nell’AT in modo assai 4/, Come il sostantivo mahscé, cosi anche
irregolare. Non sono attestate nelle prime se­ mà'òz e ‘òz II vengono usati nelle formule di
zioni narrative e nelle raccolte di leggi. Si può fiducia e di confessione: «tu sei il mio rifugio»
invece notare una grande concentrazione dei si dice nella preghiera a Jahwe (Sai 31,5; cfr.
due sostantivi nei testi cultuali-liturgici e in 43,2; ls 25,4; con ‘òz II soltanto Sai 59,18).
quelli profetici. In Is mà'òz ricorre lOx, in Sai Molte espressioni in 3a persona corrispondono
9x. Tenendo conto di 2Sam 22,33; Ger 16,19; a quella del linguaggio degli inni: « Jahwe
Ez 24,25; 30,15; Gioe 4,16; Nah 1,7; 3,11, su (Dio) è il mio/nostro/loro rifugio» o sim.
36 passi (tra cui anche le 7 espressioni stereoti­ (2Sam 22,33; Ger 16,19; Gioe 4,16; Sai 27,1;
pe di Dan 11) se ne hanno 26 di tenore cultua- 28,8; 37,39; con 'òz II soltanto: Sai 28,7; 46,2;
le-liturgico opp. profetico (tra questi ultimi 62,8; Is 49,5). Particolare rilievo merita la for­
rientrano in particolare 7 oracoli di perdizione mula « mia protezione e (mio) canto è Jahwe»,
di Is). Per ‘òz II si presenta una situazione si­ che ricorre tre volte (Es 15,2; ls 12,2; Sai
mile: tutti i 14 passi hanno un carattere cultua- 118,14; cfr. S.E.Loewenstamm, VT 19, 1969,
le-liturgico. 464-470). Su tutta la problematica della di­
chiarazione di fiducia cfr. Gunkel-Begrich
3/ Lo sviluppo semantico dei sostantivi si 233ss. ecc.; P.Hugger, Jahwe, meine Zuflucht,
può delineare in modo abbastanza chiaro: in 1971. Poiché anche l ’uso profetico (cfr. Ger
Giud 6,26 la costruzione di un altare deve av­ 16,19; Nah 1,7 ecc.) e quello sapienziale (cfr.
venire su un’« altura» che « olfre protezione ai Prov 10,29; Sai 52,9) fanno leva sul valore cul-
fuggitivi» (rói hammà'òz; cfr. >sitr mà'òz, ls tuale-liturgico di questi termini, si può consi­
17,10; Sai 31,3). Il significato fondamentale derare tale uso linguistico come un decisivo
sviluppo ulteriore del significato esposto sotto
«luogo di rifugio» si può ritrovare ancora in
tutti i passi, anche se il « luogo di protezione» il punto 3.
acquista un carattere più specifico in base al
contesto, al linguaggio ed al genere letterario. 5/ I LXX ricorrono ad una serie svariata di
Può essere una «città di fuga» (Is 17,9), il parole per tradurre mà'òz e 'òz. La si può sud­
«tempio» (Ez 24,25 secondo il parallelo v. 21; dividere in due parti: la prima significa «forza,
cfr. Zimmerli, BK XI!l,575ss.), una protezione potenza» (Layys p.e. traduce «16 volte...
della testa = « elmo » (Sai 60,9), in senso tra­ mà'òz; 28 volte ‘òz », W.Grundmann, ThW
slato una persona che offre protezione (ls 25,4; 111,400 = GLNT IV.1213), la seconda indi­
27,5 con hzq hi. «afferrare»; 30,2s.) oppure in ca «protezione, luogo di rifugio» (cfr. i deri­
senso etico e spirituale una « sicura norma di vati di po’nìtetv «soccorrere», ls 30,2; Ger
vita» (Prov 10,29), una «sicurezza nel giorno 16,19; Sai 52,9, e la frequente traduzione con
della festa» (Neem 8,10). L’idea di «forza», ÙTCepaaTwrrrig «soccorritore» Sai 27,1; 28,8;
affine dal lato materiale e da quello fonetico 31,3.5; 37,39). Nel NT questi termini non
( ‘zz) è sempre più preponderante, per cui alla hanno grande risalto, forse anche perché i te­
fine mà'òz è diventato f. l’a. un termine per in­ sti liturgici non vi compaiono se non sporadi­
dicare «(rocca di rifugio > ) fortezza» (Is camente.
23,11.14; Ez 30,15; Dan II). E. Gerstenberger
Vocaboli paralleli sono ad esempio nu.igàb «altura,
rocca, asilo» (nefl’AT 17x, di cui 13x in Sai; tranne

201 T1JJ •ùz CERCARE RIFUGIO 202


bw ■
àwceì PERVERSITÀ (Sof 3,13), tfmijjà « inganno » (Giob 13.7), cfr. anche
VT ~*'àwòn (Ez 28,18), -» ’attwn (Giob 11,14; 31,3; Prov
22.8), -*nàbàl (2Sam 3,33s.; Sai 53,2).
Termini opposti sono: scedceq/fdàqà « fedeltà nei
1/ La radice è attestata all’infuori dell’AT rapporti comunitari, giustizia» (Lev 19,15.35s.; ls
soltanto in testi sem. recenti (medioebr., aram. 26,10; 59,3s.; Ez 3,20; 18,8s.24; 33,12s.l5s.; Giob
giud., sir., arab. [‘wl «deviare»), et. ['/vt' «cor­ 6,29), saddìq «giusto, fedele nei rapporti comunita­
rompere »]). ri» (Deut 32,4; Ez 3,20; 18,24.26; 33,13; Sof 3,5; Sai
Nell’AT si hanno: il masc. e il fem. segolali 125,3, Prov 29,27), '"mùnà «attendibilità, rettitudi­
ne » (Deut 32,4; ls 59,3s.), jàsàr « retto » (Deut 32,4;
'àwcel e ‘awlà «erroneità, ingiustizia, perversi­ Sai 107,42); mispàt «diritto, giudizio» (Deut 32,4;
tà» ,(BL 583.601; per le forme secondarie Ez 33,14s.; Sof 3,5), spt «giudicare» (Mi 3,11; Sai
'awlàtà e ‘òlàtà e per la metatesi ‘alwà Os 10,9 43,1; ' _ 82,2),
cfr. BL 528.604; Meyer 1,100; LI,23), il verbo nàkóah «retto, giusto» (Is 26,10); cfr. passi con ricca
denominativo ‘wl pi. « agire ingiustamente » e terminologia, come Is 59,2ss.; Os 10,13; Mi 3,10.
il nomen agentis 'awwàl « ingiusto » (BL 479). 'awlà mantiene il suo carattere giuridico anche se si
svolge « nelle tende» (Giob 11,14; 22,23; cfr. 18,21).
2/ ‘àwcel ricorre 21x (Ez lOx, Sai 3x), 'awlà Conformemente a quanto si è detto, il vocabo­
33x (incl. 'alwà Os 10,9; esci, ls 61,8 txt em; lo si ambienta nel dùitto (Lev 19,15.35; Deut
Giob lOx, Sai 9x, altri libri meno di 3x), ‘wl 25,16; Ez 3,20; 18,8.24.26; 28,18; 33,13.15.18)
pi. 2x (Is 26,10; Sai 71,4), ‘awwàl 5x (Giob 4x, e di qui è passato nell’accusa profetica che si
Sof lx). Su un totale di 61 attestazioni, 40 si appoggia sul diritto (Is 26,10; 59,3; Ez 28,15;
trovano in tre libri: Giob (16x), Sai (13x) e Ez Os 10,9.13; Mi 3,10; Ab 2,12) o nelle varie
(11x); il resto è disperso in testi profetici e legi­ forme con cui viene dichiarata l’innocenza
slativi (più 2Sam e Prov 2x ciascuno). Preesili- ‘ (Deut 32,4; Mal 2,6; Sai 7,4; 43,1; 71,4; Giob
ci sono 11 passi: 'àwceì 6x (Lev 19,15.35; Deut 34,32; cfr. anche Sof 3,5).
25,16; 32,4; Ger 2,5; Sai 82,2) e ‘awlà 5x Nei testi poetici si trovano poi in senso genera­
(2Sam 3,34; Os 10,9; Mi 3,10; Sai 43,1; 89,23). lizzato anzitutto le espressioni bcn& 'awlà
I due sostantivi perciò non solo rappresentano (2Sam 3,34; 7,10; Os 10,9; Sai 89,23; lCron
le uniche attestazioni preesiliche, ma costitui­ 17.9) o ìs ‘awlà (Sai 43,1; Prov 29,27), e infi­
scono anche la percentuale più alta delle ricor­ ne più tardi l’agg. ‘awwàl (Sof 3,5; Giob 18,21;
renze della radice (54 volte su 61). 27,7; 29,17; 31,3). Quando le colpe si possono
precisare meglio nel loro contenuto, si tratta
3/ a) 'àwcel/'awlà sono usati, nella loro acce­ sempre di infrazioni giuridiche in campo socia­
zione più antica ed esatta, in contesti che ri- , le, patrimoniale o commerciale (cfr. Lev
guardano il diritto sociale. , 19,15.35; Deut 25,16; Is 59,3; tutti i passi di
L’importante combinazione fissa ->‘sh ‘àmr.l/ Ez, p.e. 28,15: commercio; Mi 3,10 e Ab 2,12:
'awlà «commettere ingiustizia (o sim.)» si rife­ sangue; Sai 71,4).
risce ad un atto concreto, precisabile da un Non contraddice il carattere giuridico il fatto
punto di vista giuridico (cfr. Lev 19,15.35; che il termine venga usato talvolta neH’ambito
Deut 25,16; Ez 3,20; 18,24; 33,13.15.18; Sof di quella mentalità per la quale un’azione rice­
3,13; Sai 7,4; 37,1). Soltanto più tardi questi ve necessariamente la sua ricompensa (cfr.
sostantivi sono collegati con -*p‘l «fare» (Sai 2Sam 3,34; Os 10,13; Es 18,24; 33,12s.; Sai
58,3; 119,3; Giob 34,32; 36,23), ->t'b hi. « fare 37,ls.; 125,3; Giob 18,21; 22,23; 27,7; 31,3;
cose abominevoli » (Sai 53,2), e poi con voca­ Prov 22,8). Un processo giudiziario può essere
boli che si riferiscono al parlare (cfr. ls 59,3; solo l’esecuzione di un processo che già si veri­
Mal 2,6; Sai 107,42; Giob 5,16; 6,30; 13,7; fica nella realtà dei fatti.
27,4). Secondo Ez 18,8; Sai 7,4; 125,3 si com­
mette ‘àwiel con la « mano ». b) Il significato fondamentale del termine è
L’atto può essere compiuto in un procedimen­ reso tradizionalmente con « illegalità, ingiusti­
to giudiziario da parte del giudice (Lev 19,15) zia, perversità, malvagità ». La traduzione « il­
o dall’accusatore (Sai 71,4; Giob 5,16; 6,29; legalità, ingiustizia» pone la radice in un rap­
13,7; 27,4) e può terminare nella sentenza. In porto unilaterale con le categorie giuridiche
questo ambito si può trovare usata, assieme al mentre « malvagità » è troppo generico. E pro­
termine, la vasta serie delle espressioni giuridi­ babile che il significato fondamentale risalga
che. piuttosto ad una categoria obiettiva, quella del
non -esalto, rispetto alla quale l’elemento giuri­
Termini affini sono: ‘nh pi. «opprimere» (2Sam dico del non -giusto resta complementare, ‘wl
7,10), ràsà'/rcesa' «colpevole/colpa» (rs 26,10; Ez
indicherebbe allora «agire in modo inesatto»,
18,24; 33,12s.I5.18s.; Sai 125,3; Giob 27,7; 34,10),
pccsa' «iniquità» (Ez 33,12s), hàmàs «azione vio­ oppure « pervertire, distoreere ».
lenta» (Ez 28,l5s.; Sai 58,3); dàm «assassinio» (Mi Questa concezione sembra essersi conservata in
3,10; Ab 2,12), hms q. «reprimere» (Sai 71,4), Lev 19,35s. e Deut 25,15s., dove i termini con­
tnirmà «fallacia» (Sai 43,1), kàzàb «menzogna» trari sàtheq e 'àwcel solo secondariamente si ri­

203 Vt
àwcel PERVERSITÀ 204
feriscono al giusto da un punto di vista giuridi­ ratterizzato in modo preciso attraverso il suo
co, cioè in relazione a mi'spàt, mentre prima­ giudizio da un lato e I’« errato» giudizio degli
riamente riguardano la cosa specifica, la misu­ dei dall’altro, e diventa così legittimamente il
ra «esatta» o «errata». In Lev 19,15 'àwcel è Dio delle nazioni. Cfr. l’analogia tra questa si­
ambiguo: il giudizio errato verso il povero e la tuazione mitica e quella di Lev 19,15, quasi
preferenza per il potente in tribunale sono nel­ contemporanea e relativa al diritto sociale.
lo stesso tempo un giudizio iniquo. In Ez 18,8 Dal lato teologico risulta chiaro che il compie­
'àwcel è posto a confronto con mispat '"mcet re ‘àwcel è una cosa del tutto riprovevole,
«sentenza retta». In Ez 28,15s. la condotta er­ quando tale azione viene contrapposta alla sal­
rata nel commercio è la causa prima dell’infra­ vezza portata da Jahwe, ossia alla liberazione
zione; cfr. anche Sof 3,5.13; Sai 7,4; 71,4; dall’Egitto (Lev 19,35s.), e quando si dice: «Si
82,2; Giob 5,16; 6,29s.; 27,4. In linea di prin­ lisi pure clemenza all’empio, non imparerà la
cipio si può sempre usare una traduzione in giustizia; sulla terra egli distorce le cose diritte
cui il legame con un’azione concreta risulti e non guarda alla maestà di Jahwe » (ls 26,10).
evidente: «pervertire, distoreere; perversione,
distorsione; perversità, inesattezza; adulterato­ 5/ Negli scritti di Qumran il verbo non com­
re ». Essa potrebbe rendere perciò il significato pare. Invece i sost. 'àwcel e ‘awlà sono fre­
fondamentale, mentre «agire ingiustamente» quenti come nell’AT, mentre ‘awwàl è attesta­
ecc. è un significato traslato, la cui utilizzazio­ to solo una volta in IQH 1,26. La statistica
ne dipende sempre dal contesto. viene confermata dal contenuto: il termine è
Tra ‘àwcel e 'awlà non esiste alcuna differenza diventato un elemento centrale per definire il
nell’uso effettivo. tema della separazione escatologica dello spiri­
to o dei figli della verità dallo spirito o dai figli
4/ 'wl ha sempre nell’AT una rilevanza teolo­ della menzogna (IQS 3,19; 4,9.17s.20.23;
gica. Questa dipende anzitutto dal fatto che i 8,13.18; 9,9.21; IQH J4.15.25). Anche qui
vocaboli si trovano usati quando si parla del non c’è differenza tra 'àwcel e ‘awlà. Riguardo
diritto di Jahwe (Lev, Deut, Ez), nell’annuncio al significato bisogna ripetere la stessa osserva­
profetico, nelle preghiere rivolte a Jahwe (Sai) zione già fatta per l’AT: 'àwcel/'awlà è spesso
o nella disputa sulla giustizia di Jahwe (Giob). l’opposto di wmcet e significa «errore» (IQS
Le singole circostanze precisano poi meglio 3,19; 4,17-20.23; 6,15; IQH 11,26). In IQS
come Jahwe si interessi di una «distorsione, 3,20s.; IQH 1,36; 5,8 il contrario è sàdccq. In
ingiustizia ». Numerosi testi inoltre descrivono IQS 3,19-21 'àwcel è perciò usato nel suo du­
come Jahwe si coniporti nei confronti di colo­ plice significato tradizionale di «errore» e
ro che operano ‘àwcel. Quando Jahwe salva il « ingiustizia» (cfr. anche IQS 4,24; IQH 1,26).
povera, « il misero può sperare, e la perversio­ Per il resto spesso si tratta di un uso tradizio­
ne chiude la bocca» (Giob 5,16). 'osé ‘àwcel nale ormai stereotipo.
opp. ìs ‘àwcel è detto colui che è un abominio Per tradurre la radice i LXX ricorrono quasi
per Jahwe (Deut 25,16; Prov 29,27). Se il giu­ sempre a àSoua e sim. Cfr. G.Schrenk, art.
sto «commette ingiustizia, anch’io porrò un àSixoc, ThW 1,150-163, (= GLNT 1,401-440).
ostacolo davanti a lui perché muoia » (Ez R.Knierim
3,20). Qui si ha un influsso di Jahwe sulle ca­
tegorie del diritto e dell’azione legata alla sua
conseguenza; conformemente a quest’ultima in
Giob 18,21 si parla della sorte delle «abitazio­
ni dello ‘awwàl» e della «dimora di colui che
misconosce Dio». Questi passi sono preceduti oVil?
T
’òlàm ET ERN IT À
da affermazioni più antiche per le quali (nello
stile delle dichiarazioni di innocenza) si dice
che Jahwe non ha nulla a che fare con l’« erro­ 1/ 11 sost. *'à1am- «tempo lontanissimo» o
re e l’ingiustizia »: « tutte le sue vie sono giu­ sim. è diffuso in tutte le ramificazioni linguisti­
stizia, è un Dio verace, senza errore » (Deut che semNO. (ug.: WUS nr. 2036; UT nr. 1858;
32,4; cfr. Sof 3,5; Giob 34,10; 2Cron 19,7). In PRU V, nr. 8, r. 7.9; Ugaritica V,553 = RS
Ger 2,5 Jahwe domanda se i padri nella loro 24.252, rev.6.7; fen. pun., moab., aram. a par­
storia possono addebitargli un qualche « erro­ tire da Sef. Ili, r. 24.25: DISO 213s.); dall’a-
re». Infine in quello che forse è il passo più ram., a volte con i significati più recenti (vd.
antico, Sai 82,2, Jahwe è presentato come il st. 5), il termine è passato come prst. in arab.
giudice della terra e il signore delle genti (v. 8), ed in et. (cfr. E.Jenni, Das Wort ’òlàm im AT,
perché nell’assemblea divina si mostra come il Basel 1953 [tesi dattil.] = ZAW 64, 1952,
Dio del diritto che giudica e abbatte gli dei a 197-248; 65, 1953, 1-35; sull’origine e l’uso
causa della loro «errata» giustizia (particolar­ extrabiblico della parola p. 199-221, da allora
mente nei confronti dei poveri, v. 3). All’inizio sono venute alla luce numerose altre testimo­
della storia del termine jahwe viene quindi ca­ nianze).

205 ‘òlàm ETERNITÀ 206


L'etimologia della parola è incerta. Nella derivazione Esd 1 2 - - — 3
più antica dal verbo 'Im «essere nascosto», attestato Neem 1 2 1 - - 4
solo in eb, la forma nominale resta unica (cfr. anche lCron 8 14 2 1 — 25
W.F.AIbriglit, The Proto-Sinaitic Inscriptions and 2Cron 11 1 - - 1 13
their Deciphermenl, 1966, 32.42: l'orma con aumen­ AT ebr. 181 81 27 133 18 440
to *'awlam > ófani, ipercorretta in ‘àlam in aram.);
l’interpretazione della parola come forma avverbiale aram.
in -àm non può fondarsi sull’impiego, con significato Dan 8 3 1 6 - 18
analogo, di forme avverbiali dell’acc. ullù «quello»; Esd — — - 2 2
resta puramente ipotetico quanto si può dedurre da
un testo bilingue acc. - hurritico di Ugarit (PRU 3/ a) La traduzione data nel titolo « eterni
111,311.318 n.2), dove una forma dell'humtico *ala- tà» non rende in modo adeguato il significato
m(u)- è equiparata all’acc, diiris « per sempre».
di ‘òlàm in numerosi passi vtrt., ed anche
Nell’AT all’ebr. ‘òlàm (le‘èlòm in 2Cron 33,7 è quando appare appropriata rischia di proietta­
un errore di scrittura, cfr. Rudolph, HAT 21, re nei testi un’idea di eternità che fa parte del
314; diversamente A.Dotan, UF 3, 1972, 297) nostro modo di pensare, gravandoli cosi di con­
corrisponde l’aram. bibl. 'àlam (KBL 1109a). cezioni filosofiche e teologiche sorte in periodi
successivi (cft. J.Schmidt, Der Ewigkeitsbegriff
2/ La tabella statistica seguente dispone le im AT, 1940-critico J.Barr, Biblica! Words for
440 attestazioni ebr. e le 20 aram. (incl. Ger Time, [1962] 1969, 68ss.86ss. 123ss., contro C.
49.36 K [1 Q: ’èlàm] e 2Cron 33,7, vd. sp.) in von Orelli, Die hebr. Synonyma der Zeit und
base all’uso del termine con le prep. le (in Ewigkeit genetisch und sprachvergleichend dar-
lCron 23,25; 28,7 'ad-le'òlàrn), ‘ad e min, gestellt, 1871).
come nome retto in un st. cs. (n.r.) o come ac­ Ad eccezione di pochi passi recenti di Qohelet
cus. avv.; quest’ultimo gruppo include sotto al. (vd. st. 4g) nell’AT (come peraltro nelle con­
anche i testi errati di Is 64,4 (vd. BHS) e Ger temporanee iscrizioni semNO.) 'òlàm ha il si­
49.36 K (vd. sp.) nonché i passi singolari di gnificato di «tempo lontanissimo», riferito al
Eccle 3,11 ([hà'òlàm come ogg., vd. st. 4g) e passato (3b-c), al futuro opp. ad ambedue
12,5 ( ‘òlàm con suffisso, vd. st. 4g). (3d-g). Indicativo dei valori estremi espressi da
questo termine è il fatto che esso non sta da
solo (come soggetto o come oggetto), ma è
r W min n.r. al. totali
sempre unito a preposizioni indicanti direzione
Gen 2 1 1 9 _
13 (min « da », vd. st. 3b; 'ad « fino a », vd. st. 3d;
Es 6 2 — 9 — 17 le, « fin verso », vd. st. 3e), oppure può trovarsi
Lev 1 — — 20 — 21 come accusativo avverbiale di direzione (vd. st.
Num — — — 10 — 10
Deut 3 4 — 5 12 30 e infine come secondo membro di uno st.
Gios — 2 1 1 4 cs., cioè come genitivo che sostituisce un’e­
Giud 1 — — — —
1 spressione preposizionale (vd. st. 3c.g). In que­
ISam — 8 1 1 — 10 st’ultimo caso ‘òlàm può esprimere da solo
2Sani 2 9 — I —
12 l’insieme di tutta la frase avverbiale « da tem­
IRe 4 3 — — 1 8 po remotissimo/fino al tempo più lontano »,
2Re 2 — — — —
2 può cioè assumere il sign. «durata (illimitata,
Is 9 7 6 23 I 46 incalcolabile), eternità », però soltanto in senso
Ger 5 5 5 19 1 35
Ez 6 3 1 8 —
18 attributivo («duraturo, eterno»; cfr. Barr. l.c.
Os 1 — — — — 1 73 n. 1: «W e might therefore best state thè
Gioe 3 — 1 — —
4 “basic meaning” as a kind of range between
Am — — —
1 — I “remotest time” and “perpetuity” » [= « Po­
Abd 1 — — — — 1 tremmo perciò definire meglio il “significato
Giona 1 — _ — 1 fondamentale” come una specie di linea che
Mi 2 1 —
2 5 sta tra “tempo remotissimo” ed “eternità” »]).
Nah — —
U « tempo lontanissimo » è in effetti un concet­
. — —

Ab — — — 2 —
2
Sof — 1 — _ _
1 to relativo, che dipende dall’orizzonte temporale
Agg - — — - — — in cui ci si pone; ciò vale per 'òlàm sia riferito
Zac I — — — — t al futuro sia soprattutto riferito al passato.
Mal - 1 —
1 2 Come nel caso di altre designazioni cronologi­
Sai 99 15 7 10 12 143 che (- >jòm, -> 'et), non si tratta di una conce­
Giob 1 — —
2 —
3 zione astratta del tempo, per cui in 'òlàm pos­
Prov 2 — 1 3 — 6 sono trasparire anche altre connotazioni quali­
Rut — — _ —
tative come «durevolezza, definitività, immu­
— —

Cant — — — - —

Eccle 5 — — —
2 7 tabilità » ecc. (vd. st. 3b.c.e.g.).
Lam 2 — — 1 —
3 Il plurale ’òlàmìm (nell’AT ebr. I2x: con 'ad
Est — — — — — — Is 45,17b nell’espressione accrescitiva
Dan 1 — — 4 5 'ad-'òlcmó ‘ad «per tutta l’eternità»; con lc
207 EÒÙ7
T
‘òlàm ETERNITÀ 208
Sai 77,8; Eccle 1,10; come accus. avv. IRe chi » (Ger 28,8), «già da lungo tempo» (Ger
8,13 - 2Cron 6,2; Sai 61,5; come nome retto Is 2,20), «da sempre» (Gios 24,2; iscrizione di
26,4; 45,l7a; 51,9; Sai 77,6; 145,13; Dan 9,24) Mesa, r.10), l’attributivo «antichissimo» (Ger
non si riferisce ad una pluralità numerica di 5,15; Ez 26,20; 32,27 txt em; Sai 119,52) op­
«periodi di tempo» (eccetto forse Eccle 1,10, pure quando vi è negazione «m a i» (Is 63,19;
vd. st. 4g), ma è plurale intensivo come le for­ 64,3; Gioe 2,2; i passi ISam 27,8 e ls 57,11 re­
me accrescitive (le) ‘òlàm wà'wd (vd. st. 3e.f), stano esclusi per il testo corrotto). Quando il
—dòr dòrìm (Is 51,8 ecc.), lenèsah n€sàhim «in correlativo di mè'òlàm è un «ora/poi invece»,
eterno» (ls 34,10) ecc. e, come queste ultime, è «(non) solo ora», emerge in primo piano il si­
destinato ad una certa usura; negli scritti più gnificato puramente temporale (Gios 24,2; Is
recenti dell’AT (anche a Qumran) è più fre­ 42,14; 63,19; 64,3; Ger 2,20, 28,8; Gioe 2,2);
quente, forse per l’influsso dell’aram. che usa inoltre può venir sottolineata (come contrap­
spesso il plurale (aram. bibl. 8x con le in Dan, posizione inespressa a « nuovo, inferiore » o
inoltre la forma accrescitiva in Dan 7,18 ‘ad- sim.) la grande antichità, e perciò una qualità
‘àlemà we'ad ’àlam ’àlemajjà; anche aram. eg. particolare delle realtà che risalgono ai primi
in BMAP 3,11 e 12,23 'd ‘Imjn accanto a 2,4 tempi (popoli ed eroi primordiali: Gen 6,4;
ecc. 'd 'lm dovuto alla mano di altro scriba; Ger 5,15; Ez 26,20; 32,27 txt em; la sapienza
nab., vd. DISO 213; cfr. Fitzmyer, Gen.Ap. che per questo motivo si offre alPuomo: Prov
75.214). Una differenza di significato rispetto 8,23; la natura, le azioni e le proprietà di Dio*
al singolare non si può determinare (Jenni, vd. sp. gli altri passi).
l.c. 243-245; Barr l.c. 69s.).
c) Quando ‘òlàm si trova in una combinazione
genitivale, il suo significato in relazione al pas­
In epoca recente (la prima volta in Ger 28,8) 'òlàm sato « tempo primitivo, primordiale » c (con
viene determinato anche con l’articolo (15x: con la valore aggettivale) « antichissimo » si può rica­
prep. min c/o 'ad 13x; Dan 12,7 «colui che vive in vare soltanto dal contesto e perciò non sempre
eterno » con la determinazione di tutto lo st. cs.; Ec­
cle 3,11 come ogg.). Né qui né nelParam, bibl. (8x:
in modo sicuro, tranne quando il nome reggen­
sing. con prep. Dan 2,20.20; 7,18; nome retto Dan te è già una designazione cronologica («gior­
4,31; Esd 4,15.19; plur. Dan 2,44; 7,18) la determi­ ni», «anni» «generazioni»; Deut 32,7 « ri­
nazione dà origine ad un significato diverso (eccetto corda i giorni del tempo antico»; Is 51,9;
Eccle 3,11, vd. st. 4g). 61,9.11; Am 9,11; Mi 5,1; 7,14; Mal 3,4; Sai
77,6; aram. Esd 4,15.19 «dai giorni antichi » =
«dall’antichità»; cfr. Eccli 44,1.2). Se persone
b) Come i sinonimi — 'ad (Giob 20,4) e —dòr e cose che in sé non hanno alcun riferimento
(Es 17,16), ‘òlàm con la prep. min « d a » deno­ cronologico vengono qualificate con 'òlàm, ri­
ta l’origine da un passato remotissimo (nella sulta più difficile definire la loro relazione con
documentazione extrabiblica soltanto nell’iscri­ il futuro o con l’intera durata, perché qualcosa
zione di Mesa, r. 10: «e la gente di Gad abita­ di «antichissimo» può anche essere considera­
va da sempre nel paese di Atarot»; nelPAT to «eterno» per via della sua stabilità. Nono­
27x in ebr. e lx in aram., di cui lOx in una stante questa riserva possono essere ricordate
formula doppia con min e ‘ad «da sempre [e] qui le espressioni: « popolo dei tempi antichi »
per sempre»: Ger 7,7; 25,5; Sai 41,14; 90,2; (Ez 26,20), «rovine antichissime» (Is 58,12;
103,17; 106,48 = lCron 16,36; Neem 9,5; 61,4; cfr. Ger 49,13 « rovine perenni »), « mor­
lCron 29,10; aram. Dan 2,20; cfr. Eccli 39,20; ti da lungo tempo» (Sai 143,3; Lam 3,6),
vd. st. 3d), «colli antichi » (Gen 49,26; Deut 33,15; Ab
In tutti i passi è possibile che min abbia man­ 3,6), «portali antichi» (Sai 24,7.9), «confine
tenuto il sign. ablativo «da...» (diversamente antico» (Prov 22,28; 23,10 txt em), «sentieri
p.e. Gemser, HAT 16,46 per Prov 8,23: «nel del passato» (Ger 6,16; 18,5; Ab 3,6 txt?;
principio»); ad ogni modo ‘òlàm non denota Giob 22,15 txt em); per Deut 33,27 txt?
mai un lasso di tempo iniziale chiuso in se «braccia antiche» vd. st. 4a. Tranne che in
stesso, perché anche nella traduzione «dai pri­ Esd 4,15.19, che ha un valore solo temporale,
mi tempi in poi » esso designa il terminus a ovunque traspare l’idea della peculiare qualità
quo estremo (= «da sempre»). Solo quando in dell’antico, del l’irrevocabile o sim.
un contesto teologico si suppone un inizio del­
la creazione opp. si parla di Dio come colui d) Al pari dei suoi sinonimi {—‘ad, Is 17,2 txt
che esiste prima di ogni inizio, la traduzione em; 26,4 ecc.; —dòr wàdòr, Is 13,20; Ger
può essere «dal principio in poi» (Is 44,7 txt , 50,39; Sai 100,5; nà^ah, Giob 34,36; cfr. Num
em; 46,9; 63,16; cfr. Prov 8,23) oppure «dal­ 24,20.24 ‘adè ’òbèd «per sempre», — ’bd 1) e
l’eternità» (Sai 25,6; 90,2 nella formula dop­ come nelle iscrizioni semNO. (ug. 'd 'lm « per
pia; 93,2; cfr. Eccli 42,21; 51,8); negli altri casi sempre» 1005 [= 183], 5.15; 1008 [= 186],
sono sufficienti espressioni con valore avver­ 14.20 ecc. in documenti, inoltre ‘m ‘lm in 51
biale come «dal principio» (Gen 6,4), «da [= lì AB] IV,42; ‘nt [= V AB] V,39; fen. KAI
molto tempo» (Is 42,14), « fin dai tempi anti­ nr. 43, r. 12 « mese dopo mese per sempre »; in

209 ‘òlàm ETERNITÀ 210


aram. eg. spesso in forma stereotipa « da oggi e sp. 3d) fa assumere a le'òlàm in sign. più stati­
per sempre» in documenti, vd. DISO 213; co « per sempre, in perpetuo » (da tradurre con
R.Yaron, Introduction to thè Law of Aramaic « per l’eterno, in eterno » solo in contesti spe­
Papyri, 1961, 47), ‘òlàm è unito alla prep. 'ad cificamente teologici o dossologici), ‘òlàm desi­
«fino a, per» e forma l’espressione ‘ad-'òlàm gna ancora il futuro lontanissimo, non un pe­
« per sempre, in eterno, per l’eternità » (nelle riodo di tempo futuro oppure semplicemente il
negative «m ai»: Es 14,13; Deut 23,4; ISam futuro o la durata in sé, mentre lc‘òlàm, quan­
3,14; 20,15; 2Sam 12,10; Is 45,17; 59,21; Ger do si definisce meglio l’orizzonte temporale,
35,6; Esd 9,12a; Neem 13,1), dove «eternità» può significare praticamente « per tutta la
non significa altro che futuro illimitato. In vita» (Es 21,6 «allora sarà suo schiavo per
ISam 1,22 si potrebbe tradurre con «sempre, sempre»). La formula le'òlàm wà'cèd «per
per tutta la vita » perché il limite temporale è sempre e in eterno » è tipica della solenne for­
quello della durata della vita dell’uomo; tutta­ mula di chiusura e di rafforzamento (Es 15,18;
via non si può dedurre di qui che ‘òlàm signifi­ Mi 4,5; Sai 9,6; 45,18; 119,44; 145,1.2:21;
chi « tempo della vita » (cfr. gr. aìwv). Mentre Dan 12,3; vd. st. 3f). Una negazione può rife­
le'òlàm indica piuttosto staticamente la durata rirsi direttamente a le'òlàm («non per sem­
definitiva (vd. st. 3e), ‘ad-'òlàm esprime quasi pre»: Gen 6,3; Is 57,16; Ger 3,12; Sai 103,9;
sempre un procedere verso il futuro per succes­ Giob 7,16; Prov 27,24; Lam 3,31) o anche a
sivi periodi di tempo, come si può constatare tutto il predicato « per sempre non = mai »:
dalle espressioni frequenti che sì riferiscono ad Deut 23,7; Giud 2,1 ; Is 14,20; 25,2; Ger 31,40;
una successione di generazioni (p.e. Gen 13,15 Gioe 2,26.27; Sai 15,5; 30,7; 31,2; 55,23; 71,1;
tutto il paese.,, lo darò a te e alla tua discen­ 112,6a; 119,93; Prov 10,30; aram. Dan 2,44a;
denza ‘ad- *òlàm; così pure nelle iscrizioni sem­ cfr. Eccli 7,36; 45,13).
NO., p.e. KAI nr. 224, r.25 « a... e a suo figlio, Ie'òlàm nelle proposizioni verbali e nominali
a suo nipote e alla sua discendenza ’d ’lm»). viene impiegato per esprimere uno stato per­
Un esempio della differenza tra 'ad-'òlàm e manente (acquisito, procurato, non trasforma­
le‘òlàm si può trarre da IRe 2,33, dove la ma­ bile); ha pertanto in prevalenza un valore qua­
ledizione definitiva che deve impedire la so­ litativo di durata, di definitività, di invariabili­
pravvivenza della persona maledetta e della tà (p.e. Gen 3,22 « che non viva per sempre »;
sua discendenza c unita a le'òlàm, mentre l’au­ Es 3,15 «questo è il mio nome per sempre»;
gurio positivo per il re e per la sua dinastia è 32,13 «lo possederanno per sempre»; cfr. fen.
espresso con ‘ad-'òlàm. p.e. KAI nr. 26, V,5s. « solo il nome di Azita-
Le formule doppie con min e ‘ad (vd. sp. 3b) wadda sussista per sempre, come il nome del
sono impiegate in senso pieno in Sai 90,2 (cfr. sole e della luna»; KAI nr. 14, r. 20 « affinché
Eccli 39,20) «dall’eternità e fino all’eternità» appartengano agli abitanti di Sidone per sem­
(par. « prima che nascessero i monti »; cfr. Sai pre», cfr. r. 22). Per le formule frequenti che
102,26ss.), in altri passi invece si ha un sign. terminano con là le‘òlàm hasdò « perché la sua
attenuato « in ogni tempo, in eterno » (Ger 7,7; grazia dura per sempre» (Ger 33,11; Sai
25,5; Sai 103,17); esse compaiono soprattutto 100,5; 106,1; 107,1; 118,1-4.29; 136,1-26; Esd
nelle dossologie (nella introduzione delle pre­ 3,11; lCron 16,34.41; 2Cron 5,13; 7,3.6;
ghiere: Neem 9,5; lCron 29,10; aram. Dan 20,21; cfr. Eccli 51,12) cfr. K.Koch, EvTh 21,
2,20; nelle dossologie conclusive: Sai 41,14; 1961, 531-544; ^hàsad lU/4b.
106,48 = lCron 16,36), dove spesso ricorrono
doppioni e ampliamenti.
f) In alcuni passi invece di le‘òlàm si trova con
c) Tra i vari impieghi di ‘òlàm il più vasto è significato identico il semplice *òlàm, accusati­
quello con la prep. le, sia nelPAT (vd. sp. 2) vo avverbiale, «per sempre» (Sai 61.8; 66,7;
che nei testi contemporanei fen. e aram. 89,2.3.38; nella formula 'òlàm wà'ad: Sai
10,16; 21,5; 45,7; 48,15; 52,10; 104,5; plur.
Per b‘lm in un difficile contesto nell’iscrizione di 'òlàmìm : IRe 8,13 = 2Cron 6,2; Sai 61,5, cfr.
Ahiram (KAI nr. 1, r. I; KAI 11,2 oggettivamente v. 8); cfr. dòr dòrim (Sai 72,5), nàsah (Ger
oscuro « quando egli lo depone nell’eternità ») alcuni
suppongono lo stesso significato di ilm (cfr. Harris 15,18; Sai 13,2; 16,11) e kol-hajjàmim (~>jòm
84.133); vd. però st. 4g. L’aram. b'hnj dell’iscrizione 31) con la medesima costruzione grammaticale
di Adad (KAI nr. 214, r.l) va tradotto con DISO 214 e con significato simile.
« nella mia gioventù » (diversamente KAI 11,214.217:
«per la mia durata») e deriva, come l’ebr. "àlcem Ili documenti extrabiblici l’accus. avv. Im è attestato
« giovane », 'alma « ragazza », 'aliimìm « gioventù », nella stcle di Mesa, r. 7: «e Israele è andato in rovi­
da 7m II (*glm). na per sempre». Ir ug. si trova 'Imh «per sempre»
con il suffisso di direzione -h (52 [- SS], 42.46.49;
lAqht [= I D] 154.161.168 lini w’ìmh « d ’ora in poi e
La prep. le «fin verso, a... » è in senso tempo­ per sempre»; cfr. Meyer II,49s.; Dahood, UHPh 16,
rale meno forte di 'ad « fino a » (cfr. il raffor­ ricava una forma ebr. corrispondente mutando il te­
zativo 'ad-le'òlàm nei passi recenti lCron sto in Giob 13,14 txt?); inoltre nell’espressione shr
23,25; 28,7) e in confronto con ‘ad-'òlàm (vd. ‘Imt in 1008 (= PRU II, nr. 8), r. 15 (WUS nr. 2036:
211 'òlàm ETERNITÀ 212
T
«da questa alba per sempre»; cfr. J.J.Rabinowitz, òlàm nella letteratura preesilica (c), nel Deute-
JNES 17, 1958, I45s.) pare che si debba vedere una roisaia e nei testi che ne dipendono (d), nel sal­
finale avverbiale -l con lo stesso significato (cfr. UT terio (e), nel Codice sacerdotale (0 e in Qohelet
102).
(g)-
g) Quando 'òlàm è nome retto con valore di
futuro lo st. cs. corrisponde nella maggior par­ a) Dalla breve nota di Gen 21,33 J si può de­
te dei casi ad un’espressione con le‘òlàm e più durre che a Bersabea vi era un culto preisraeli­
raramente con ‘ad-'òlàm (cfr. Gen 9,16 berìl tico di ‘èl 'òlàm, che gli israeliti hanno poi ap­
‘òlàm «alleanza eterna», e Sai 105,8; 111,5.9; plicato a Jahwe (-* el III/2; F.M.Cross, HThR
inoltre Gen 17,8 e 48,4 'ahuzzat ‘òlàm «pos­ 55, 1962, 236-241; EiDfeldt, KS lV,196s.; R.de
sesso perenne», e F,s 32,13). Anche in questo Vaux, Histoire ancienne d’Israél, 1971, 262s.).
caso ‘òlàm significa « tempo lontanissimo » In base alle analogie più attinenti il nome va
(nel futuro); l’immagine di un lasso di tempo inteso come uno st. cs. « El/Dio eterno» e non
inlinitamente lungo è soltanto il risultato della come «il dio ‘òlàm», come se ‘òlàm fosse un
combinazione di un nome reggente, in cui è già appellativo indipendente con il sign. di « l’E­
insita l’idea di durata, con un nome retto che, terno » o « l’Antico », per il quale non si han­
sostituendo un’espressione preposizionale, pro­ no attestazioni sicure (diversamente Cross, l.c.
lunga fino all’infinito questa durala. In alcuni 236.240: «El, thè Ancient One» [= «El, l’An­
passi dove per motivi oggettivi non si può indi­ tico»] e Deut 33,27 zerò'òl ‘òlàm non «brac­
care un punto iniziale nel presente (parlando cia antiche/eterne », ma « arms of thè Ancient
di Dio e delle sue proprietà), lo st. cs. può ri­ One» |= «braccia dell’Antico»]; Dahood,
guardare l’intera durata nel passato e nel futu­ Proverbs 45; id., UHPh 36; id., Psalms I,
ro. 1966, 322; II, 1968, 386; III, 1970, 476, appli­
E in particolare il Codice sacerdotale (vd. st. ca piuttosto liberamente il supposto nome divi­
4Q che predilige il predicativo ‘òlàm con no òlàm « l’Eterno», p.e. Sai 31,2 ecc. 1‘"òlàm
espressioni come «legge», «obbligo» ecc. (ca. « O Eternai One » [= « O Eterno »] con la par­
45x; ->berìt. Gen 9,16; 17.7.13.19; Es 31,16; ticella vocativa le). Dalle tarde notizie cosmo­
Lev 24,8; Num 18,19b; al di fuori di P: 2Sam goniche di Damascio e di Filone di Biblo rela­
23,5; ls 55,3; 61,8; Ger 32,40; 50,5; Ez 16,60; tiva ad un Dio OùXojpóq opp. Aùwv non pos­
37,26a; Sai 105,10 = lCron 16,17; cfr. Eccli siamo trarre deduzioni sicure (H.Gese e al., die
44,18 txt em; 45,15; hòq [~>hqq]: Es 29,28; Religionen Altsyriens..., 1970, 113.203), men­
30,21; Lev 6,11.15; 7,34; 10,15; 24,9; Num tre invece è possibile ricavare qualcosa dal
18,11.19a; al di fuori di P: Ger 5,22; cfr. Eccli nome divino ug. e fen sgs "Im « Sole eterno »
45,7; hitqqà: Es 12,14.17; 27,21; 28,43; 29,9; (PRU V nr. 8, r. 7; cfr. l’acc. sarru dsamas
Lev 3,17; 7,36; 10,9; 16,29.31.34; 17,7; dàrìtum «il re è il Sole eterno» nell’ossequio
23,14.21.31.41; 24,3; Num 10,8; 15,15; 18,23; del faraone in EA 155,6.47) opp. sms ‘Im « Sole
19,10.21; al di fuori di P: Ez 46,14). Anche lo eterno» dell’iscrizione di Karatepe dell’8" sec.
stato di salvezza e di perdizione è presentato a.C. (KAI nr. 26 111,19, cfr. IV2s.) e forse da ‘Ir.
come « permanente » (p.e. simhat ‘òlàm « gioia ‘Im «dea eterna» dell’incantesimo di Arslan
eterna»: Is 35,10; 51,11; 61,7; sinfmòt ‘òlàm Tash del T sec. a.C. (KAI nr. 27, r. 9s.; cfr.
«desolazione perenne»; Ger 25,12; 51,26.62; però KAI ll,44s.: « alleanza dell’eternità »; in­
Ez 35,9; 36,2 txt em; ecc.), Nelle espressioni certe sono ancora la lettura e l’interpretazione
che riguardano il mondo divino il sign. « eter­ delle iscrizioni del Sinai del 15" sec. a.C., nelle
no» risulta dall’arretramento del vago punto quali W.F.Albright, The Proto-Sinaitic lnscrip-
iniziale (p.e. ls 54,8 hcèsced ‘òlàm «grazia per­ tions and their Decipherment 1966;*'24, e
petua»; anche qui si hanno costruzioni con il Cross, l.c. 238s., riscontrano un 'il du ‘ólami
plur.: Is 26,4 «roccia eterna»; 45,17a; Sai « El thè ancient (or Eternai) One » [= « El,
145,13). l’Ajitico (o l’Eterno)»], come pure l’interpreta­
zione del difficile testo ug. 76 [= IV AB]
In Deut 15,17; ISam 27,12 e Giob 40,28 si ha l’e­ III,6s.).
spressione àbeed 'òlàm «schiavo per sempre»,
« schiavo in perpetuo (senza diritto ad essere libera­
Secondo le analogie tratte dall’ambiente circo­
to)»; per l’apparente restrizione dell’« eternità » al stante, tra le quali si può collocare anche il ti­
«tempo della vita» cfr. ISam 1,22 (vd. sp. 3d), Es tolo ug. mlk ‘Im « re eterno » (PRU V, nr. 8, r.
21,6 (vd. sp. 3e) e l’ug. ‘bd ‘Im (IKLrt [= I 9, per Nmry = Amenophis III; Ugaritica
K],55.127.140.285; cfr. 67 [= I* AB] 11,12.20 d'imk V,551ss. [= RS 24.252], r. 1 e rev. 6.7, per un
par. ‘bd). dio; cfr. 68 [= III AB,A], r. 10 mlk ‘Imk « il
tuo regno eterno », detto del regno di Baal; cfr.
4/ I passi di rilievo teologico saranno trattati, J.C. de Moor, UF 1, 1969, 175s.), al predicato
riassumendo Jenni, l.c. 1-29, con la seguente di eternità è associata l’idea di una esistenza
suddivisione: 'è! ‘òlàm (Gen 2 1,33) e la docu­ invariabile, stabile e continua. Questa idea si
mentazione extrabiblica sull’eternità divina (a); fonda in definitiva sull’osservazione della natu­
‘òlàm, predicato del re nello stile di corte (b); ra e corrisponde ad una concezione ciclica del

213 O^ÌSJ
r
‘òlàm ETERNITÀ 214
tempo; Israele può averla assunta dal mondo Gen 13,15 («tutto il paese..., io lo darò a te e
circostante, ma essa non apporta un notevole alla tua discendenza per sempre»); Is 30,8 txt
contributo alla concezione di Dio tipicamente em («come testimone per sempre»); Os 2,21
israelitica, quale si incontra per esempio nel (« ti fidanzerò a me per sempre ») si può forse
Deuteroisaia (vd. st. 4d; sul « concetto di eter­ scorgere un influsso del linguaggio giuridico.
nità» in Egitto cfr. G.Thausing, Mélanges Ma- La storiografia e il Deuteronomio prediligono
spéro I, 1934, 35-42; E.Otto, Die Welt als Ge- invece di le'òlàm l’espressione più dinamica
schichte 14, 1954, 135-148; E.Hornung, FF 39, 'ad- ‘òlàm, e ciò può dipendere da un senso del
1965, 334-336; per Sumer cfr. R.Jestin, Syria tempo che si orienta sulla storia del popolo.
33, 1956, 117; per Babilonia cfr. ad esempio il Gli scritti profetici più antichi ricorrono rara­
materiale in CAD D 111-118.197s.). mente a ‘òlàm (cfr. ls 9,6; 30,8; 32,14; Os
2,21; Mi 2,9; 5,1) e comunque non nel senso
b) In alcuni testi vtrt. al re si augura una vita tecnico della profezia escatologica. Solo nel li­
«eterna», augurio che trova del resto molti bro di Geremia e in quello di Ezechiele si deli­
paralleli nello stile di corte extrabiblico, ad nea un nuovo uso di ‘òlàm per definire l’inter­
esempio nelle lettere di Amarna. La formula di vento escatologico di Dio, prima di tutto nel
ossequio «viva il re!» (ISam 10,24; 2Sam giudizio (Ger 18,16; 20,11 «vergogna peren­
16,16; IRe 1,25.34.39; 2Re 11,12 = 2Cron ne»; 23,40.40; 25,9.12; 49,13; 51,26.39.57.62;
23,11) in IRe 1,31 in bocca a Betsabea viene Ez 35,9; 36,2 txt em; cfr. anche Ger 49,33; Ez
rafforzata con te'òlàm: « Il mio signore, il re 26,21 txt em; 27,36; 28,19).
Davide, viva per sempre! » (Lande 33s.; cfr. la
benedizione di loab in una situazione simile,
2Sam 14,21s.). Alla corte persiana la formula d) Nell’annuncio del Deuteroisaia 'òlàm non
di saluto suona così: «Viva il re per sempre!» acquista un nuovo significato (contro H.Sasse,
(Neem 2,3) oppure: « O re, vivi per sempre! » ThW I,202s. = GLNT I,538ss.), tuttavia assu­
(aram. Dan 2,4; 3,9; 5,10; 6,7.22). Anche se al­ me una posizione teologica in parte nuova. Il
l’origine la formula manifestava forse una divi­ termine è usato per definire la fede nel Dio
nizzazione del re, già in periodo preisraelitico universale della storia; agli esiliati avviliti si
essa è diventata una semplice iperbole del lin­ annuncia: « Non lo sai forse? Non lo hai udi­
guaggio di corte (Cfr. EA 21, r. 22s.39 «e mio to? Un Dio eterno ('*lòhè 'òlàm) è Jahwe,
fratello viva in eterno»... «per 100.000 anni»; creatore di tutta la terra; egli non si affatica né
cfr. 149,24ss. dove si parla della vita del servi­ si stanca» (ls 40,28). Se Jahwe, il creatore, è
tore), appunto in Israele, dove la tendenza al­ signore di tutta la terra, tanto più è signore di
l’eternità è in contrasto con le affermazioni quelle regioni dove vive Israele disperso; se
sulla non eternità di ogni essere umano, decre­ come Dio deH’etemità è anche signore della
tata da Dio (Gen 3,22; 6,3; Giob 7,16). storia dei popoli, tanto più lo è del destino di
Fondamentalmente simili sono le affermazioni Israele: egli resta instancabilmente fedele al suo
dei salmi regali; esse non vanno quindi inter­ proposito di salvezza. L’espressione « Dio eter­
pretate come speranza di immortalità, ma no», che resta unica anche nel Dtis, non ri­
come augurio entusiasta di una vita lunghissi­ guarda un concetto astratto di tempo o di eter­
ma per il re e di stabilità per la dinastia: Sai nità, oppure di atemporalità; vuol esprimere
21,5 «vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa, invece l’assoluta libertà di Dio di fronte al di­
lunghi giorni in eterno, senza fine»; 61,7s. «ai venire e al perire, la sua signoria su ogni tem­
giorni del re aggiungi altri giorni, i suoi giorni poralità e l’importanza della fedeltà nei con­
siano come (txt em) i giorni di molte genera­ fronti dei credenti. Quanto più si riconobbe
zioni; regni per sempre davanti a Dio»; cfr. l’assoluta unicità di questo Dio e la sua eterni­
72,5. Altri passi si riferiscono al nome del re, tà come signoria sul tempo, tanto più il termi­
alla sua benedizione, al suo trono, alla sua di­ ne « eterno » si accostò a « divino » e si fece
scendenza e alla sua dinastia (2Sam 22,51 = forte la tendenza a riservare questa parola al
Sai 18,51; Sai 45,3.7.18; 72,17; 89,5.37s.; linguaggio religioso (cfr. ls 40,8; 45,17.17;
110,4; cfr. Sai 28,9; con - ad: Sai 21,7; 51,6.8; 54,8; 55,3.13). 'òlàm diventa un con­
132,12); sono affermazioni che vanno senz’al­ trassegno del mondo divino e dell’azione divi­
tro inquadrate nella promessa di Natan e nella na, che sola sarà decisiva nell’epoca escatologi­
concezione del l’alleanza davidica (2Sam 7; ca.
23,5; Sai 89; 132) e non vanno giudicate sul Un influsso del Deuteroisaia è molto evidente
metro delle idee messianiche ed escatologiche in Is 60,15.19.20.21; 61,7.8; anche in ls 35,10;
più tarde. 51,11. Oltre ad essare usato in diverse altre ac­
cezioni, ‘òlàm diventa attributo frequente di
c) Anche prescindendo dai passi già visti, negli Dìo e dei valori religiosi più alti, anche se or­
scritti preesilici 'Òlàm è usato talvolta in conte­ mai in forma attenuata (p.e. Deut 32,40;
sti teologicamente più o meno significativi; tut­ 33,27; Is 63,16; Ger 10,10; Lam 5,19; spesso e
tavia il termine non fa parte di un linguaggio quasi esclusivamente in Dan). La parola serve
propriamente teologico. In alcuni passi come a designare la definitività delia salvezza e della

215 T
‘òlàm ETERNITÀ 216
perdizione imminenti (oltre ai passi citati del ‘ad-'òlàm) che rimandano al linguaggio giuri­
Tritoisaia, p.e. ls 14,20; 25,2; 32,17; dico, e che senza peculiari riflessi religiosi de­
34,10.17; Gioe 2,26.27; 4,20; Abd IO; Mal notano gli ordinamenti immutabili, l’aspetto
1,4; Dan 2,44; 7,18; 12,3). Sviluppandosi for­ statutario e permanente delle leggi, quanto cioè
temente le concezioni escatologiche dell’apo­ sta particolarmente a cuore al pensiero sacer­
calittica, ‘òlàm diventa un attributo costante dotale (cfr. Lev 25,32 gf’ullat ‘òlàm «diritto
del mondo ultraterreno (cfr. Dan 12,2 «e mol­ perpetuo di riscatto»; Gen 17,8; 48,4; Lev
ti di quelli che dormono nella polvere della 25,34 vhiuzzat 'òlàm «possesso perpetuo»; in
terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e questo senso vanno interpretate anche le
gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna »). espressioni -*bcrlt/hòq/huqqat ‘òlàm [vd.sp.
Nei passi propriamente messianici ‘òlàm è at­ 3g]). II predicato ‘òlàm non significa in questo
testato piuttosto raramente (cfr. Ez 37,25 « Da­ caso una trascendentalizzazione della « legge »
vide mio servo sarà loro re per sempre »). o dell’«alleanza», per quanto ampia possa es­
sere la concezione sacerdotale della legge e del­
e) Nei salmi alcuni passi ricordano il Deute­ l'alleanza, inserite come sono nelfordinamento
roisaia (Sai 90,2 « prima che nascessero i di grazia dì Dio.
monti, e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, D io»; 92,8s.;
I02,12s.), ma si notano anche riflessi di una g) Alcuni problemi solleva infine l’impiego di
tradizione più antica, p.e. nei passi che esalta­ ‘òlàm in Qohelet. In Eccle 1,4 «una generazio­
no Jahwe come re che regna in eterno e an­ ne va, una generazione viene, ma la terra resta
nienta per sempre i suoi nemici (Sai 9,6.8.; sempre la stessa», le‘vlàm implica l’abituale si­
10,16; 29,10; 66,7; 93,2; 145,13; 146,10; cfr. gnificato statico di invariabilità (così anche in
Es 15,18; Mi 4,7). Si hanno poi affermazio­ Eccle 3,14 «qualunque cosa Dio fa è per sem­
ni sulla grazia perenne di Dio, sulla sua fedel­ pre/sarà incessantemente così »; in frasi negati­
tà eterna all’alleanza ecc. (Sai 25,6; 33,11; ve 2,16; 9,6). In 1,10 invece le‘òlàmlm (plur.) è
89,3; 103,17; 105,8,10; 111,5.8.9; 117,2; insolitamente riferito al passato e viene specifi­
119,89.142.144.152.160; 125,2; 135,13; 138,8; cato meglio da una proposizione relativa (al
146,6; 148,6; inoltre i passi con kì l€‘òlàm sing.): «G ià a lungo ciò è avvenuto le'òlàmim,
hasdò, vd. sp. 3e), nonché affermazioni sull’e­ che è stato prima di noi ». Si può pensare che
ternità di Sion, luogo della presenza salvifica di 'òlàm significhi qui «spazio di tempo, epoca,
Dio (Sai 48,9, cfr. v. 15; 78,69; 125,1; 133,3). tempo» per influsso del gr. aùóv (Jenni, l.c.
Caratteristici dello stile dei salmi sono i passi 24), ma è possibile anche che il termine sia
con ‘òlàm che descrivono l’ideale del giusto stato impiegato da Qoelet in modo autonomo
come « eterno » permanere, « eterno » non va­ come appellativo libero (non solo quindi, come
cillare o sim. (Sai 15,5; 30,7; 31,2; 37,18.27; era avvenuto in precedenza, in proposizioni
41,13; 55,23; 61,5.8; 71,1; 73,26; 112,6.6; avverbiali e genitivali che indicano una dire­
121,8; 139,24); a questo gruppo si collegano zione, vd. sp. 3a.g), e perciò con un significato
senza differenze significative i passi che parla­ leggermente diverso: « tempo remoto, illimita­
no della « perenne» fiducia e lode del salmista to » oppure « durata », non più soltanto in sen­
o della comunità, nonché quei passi in cui il so attributivo (F.EIlermeier, Qohelet 1/1, 1967,
giusto promette di osservare « in perpetuo » la 210.319s.: «nel tempo illimitato»; J.R.Wilch,
legge (Sai 5,12; 30,13; 44,9; 52,10.11; 75,10; Time and Event, 1969, 18: « it has already be-
79,13; 86,12; 89,2; 115,18; 119,44.93. longed to distant times that have been before
98.111.112; 131,3; 145,1.2). le‘òlàm (opp. avv. us » [= « è già appartenuto a tempi lontani che
'òlàm [wù'ccd]) in questi passi non va riferito sono stati prima di noi »]).
ad una esistenza individuale che continua dopo Questa accezione potrebbe anche chiarire il
la morte, ma, come nelle formule del linguag­ passo difficile e discusso di Eccle 3,11: «Egli
gio liturgico (Sai 104,31; 113,2; dossologie fi­ (Dio) ha fatto bella ogni cosa a suo tempo ('£/),
nali dei primi quattro libri del salterio: 41,14; anche ‘òlàm egli ha posto belibbàm, solo che
72,19; 89,53; 106,48), implica un rafforzamen­ l’uomo non può capire l’opera compiuta da
to che nella commozione della preghiera e del­ Dio dal principio alla fine». Tra le numerose
l’esperienza del culto vorrebbe assolutizzare interpretazioni date finora (panoramica in
un’esperienza di salvezza, una promessa o una O.Loretz, Qohelet und der Alte Orient, 1964,
ferma decisione, separandole da ogni condizio­ 28lss.; Ellermeier, l.c. 309-322) possono essere
namento del tempo e caratterizzandole come ritenute più probabili quelle che vedono in
immutabili e definitive (non si può decidere ‘òlàm (unito a -* ‘et «momento giusto» e
solo in base a ‘òlàm se Sai 73,26 implichi o «dall’inizio alla fine») un termine che indica
meno una speranza di immortalità). il tempo. A seconda che la frase con belìbbàm
(« nel loro cuore » o « dentro ad essi ») venga
0 11 Codice sacerdotale usa 'òlàm in espressio­ riferita agli uomini o alle cose («tutto»), 'òlàm
ni stereotipe (45x 'òlàm in catene costrutte, può essere tradotto con «eternità» (Zimmerli,
inoltre le‘òlàm in Es 31,17; Lev 25,46; mai ATD 16/1, 168.172: « l’uomo deve interrogarsi

217 ‘òlàm ETERNITÀ 218


oltre il suo attimo») o «durata» (Loretz, l.c. rio, torcere»; ni. «essere stravolto»; hi. causa­
281.284: «aspirazione ad una fama e ad un tivo «far essere piegato» Ger 3,21 e Giob
nome duraturi»; Barr, l.c. 124 n. 1: « perpetui- 33,27, altrimenti causativo interno « mostrarsi
ty»... «thè consciousness of memory, thè a- distorto»; cfr. Jenni, HP 106) e all’arab. ‘awà
wareness of past events» [= «eternità»... «la « piegare » o gawà « deviare dalla via » (cfr.
coscienza della memoria, la consapevolezza de­ S.R.Driver, Notes on thè Hebrew Text... of thè
gli eventi passati »1), oppure d’altra parte con Books of Samuel, 21913, 170s.; GB 569b; Zo­
«continuità» (Ellermeier, l.c. 320s.) o «dura­ rell 578a).
ta» (Galling, HAT 18, 21969, 93.95: «posto
invariabilmente in un decorso infinito »). Per gli eventuali equivalenti acc. cfr. AHw
267a.408a.; J.J.Finkelstein, JCS 15, 1961,94.
In Eccle 12,5 bèt ‘òlàm «dimora eterna» indica la In ebr. altre derivazioni nominali sono 'iw'ìm (plur.)
tomba. L’espressione ha origine in Egitto; a partire «barcollamento» (Is 19,14), 'awwà (Ez 21,32, 3x), ‘ì
dal periodo ellenistico è diffusa in iscrizioni funerarie (Ger 26,18; Mi 1,6; 3,12; Sai 79,1; Giob 30,24; iscri­
e in altri testi (Jenni, !,c, 207s.217 e 27-29; per l’e­ zione di Mesa KAI nr. 181, r. 27; cfr. anche i corri­
ventuale attestazione nell'iscrizione di Ahiram del spondenti nomi di luogo come 'aj « Ai » ecc.) e mc7
10“ sec. a.C. [vd. sp. 3e] cfr. ora anche H.Tawil, The (Is 17,1 txt?) nel sign. «rovine» (cfr. W.L.Moran,
Journal of thè Ancient Near Eastern Society of Co­ Bibl. 39, 1958, 419s.).
lumbia University 3, 1970/71, 32-36; sulle iscrizioni Si ricordino ancora le ipotesi di S.D.Goitein, JSS 10,
sir. cfr. H.J.W.Drijvers, Old-Syriac [Kdessean] In- 1965, 52s., per rnà'òn di Sai 90,1, e di M.Dahood,
scriptions, 1972, 79.107; nel contratto di matrimonio Bibl 50, 1969, 351, per 'òn di Ez 18,17 txt?.
proveniente da Murrab'àt e scritto in aram., DJD II,
nr. 20, r. 7 [cfr. nr. 21, r. 12], si ha «andare nella di­ 2/ Nell’AT il verbo è attestato 17x (q.: Est
mora deH’eternità » = «morire», cfr. DJD 1,16; Dan 9,5; ni. ISam 20,30; Is 21,3; Sai
11,11 Os. 113). Nell’AT se ne ha un’eco in Sai 49,12: 38,7; Prov 12,8; pi.: Is 24,1; Lam 3,9; hi.:
« Le tombe (txt em) sono le loro dimore per sem­
pre»; cfr. inoltre Tob 3,6; Giub 36,1. L’espressione
2Sam 7,14; 19,20; 24,17; IRe 8,47 = 2Cron
non indica una speranza nella vita eterna. 6,37; Ger 3,21; 9,4; Sai 106,6; Giob 33,27).
Antichi sono 2Sam 19,20 e 24,17 (ISam 20,30
5/ Negli apocrifi c negli pseudepigrafi vtrt. di txt?); tutti gli altri passi sono del periodo esili-
epoca precristiana (cfr. Jenni l.c. 29-35) e nei co o anche posteriori.
testi di Qumran (Kuhn, Konk. 159s.; RQ 14, Il nome 'àwòn è attestato 231 x. (inoltre 2x in
1963, 214; Fitzmyer, Gen.Ap. 214; cfr. Barr, ISam 14,41 G; esci. Os 10,10 Q ‘ònòtàm txt?):
l.c. 67.118) si conserva l’uso deU’AT (a Qum­ Ez 44x, Sai 31x, Is 25x (Dtis 6x, Tritois 9x),
ran alcuni autori preferiscono il plur. al sing., Ger 24x, Lev 18x, Giob 15x, Num 12x, Os
ma con uguale sign., p.e. in JQM e in 1QS col. lOx, 2Sam 7x, Es, ISam e Lam 6x ciascuno,
2-4). Solo nei testi del 1° sec. d.C. compaiono i Gen 4x, Dan e Esd 3x ciascuno, Deut, Gios,
nuovi valori « eone » e anche « mondo », corri­ Mi, Zac, Prov e Neem 2x ciascuno, IRe e 2Re,
spondenti al gr, aùàv e xóernog (cfr. H.Sasse, Am, Mal e lCron lx ciascuno.
ThW I,204ss. = GLNT I,548ss.; palm. m r’ lm' I passi più antichi sono: ISam 20,1.8: 25,24; 28,10;
« signore del mondo » nelle iscrizioni del 2° 2Sam 3,8; 14,9.32; (16,12); 19,20; (22,24 = Sai
sec. d.C.), che diventano frequenti in medioe- 18,24); 24,10; risalgono al 978° sec.: Gen 4,13;
br., aram., arab. ed et. 19,15; 44,16 (J); Es 20,5 (E); IRe 17,18; 2Re 7,9; Is
I LXX rendono quasi sempre 'òlàm con 1,4; 5,18; 6,7; 22,14; 30,13; Os (lOx); Am 3,2; ISam
aìwv/aìwvwn; (cfr. anche R.Loewe, Jerome’s 3,(13).I4. La concentrazione più alta di testimonian­
Rendering of ‘wlm, HUCA 22, 1949, 265-306); ze risale alla fine dei 7“ sec., al periodo dell’esilio e
cfr. per questo punto e per il NT H.Sasse, art. immediatamente dopo.
awàv, ThW 1,197-209 (= GLNT 1,531-564);
Barr, l.c. 65ss. 3/ a) Il significato fondamentale del verbo
« piegare, torcere, volgere, storcere » è attestato
E Jenni
alla lettera in Sai 38,7 ni. «sono curvato»; Is
24,1 pi. «ecco, Jahwe spacca la terra, la deva­
sta, ne sconvolge la superficie...». In senso tra­
slato si dice «piegare il sentiero (della vita)»
(Lam 3,9 pi.), «pervertire la giustizia» (Giob
‘àwòn PERVERSITÀ 33,27 hi.), «essere di cuore perverso» (Prov
12,8 ni.; cfr. Is 21,3 ni.). A sua volta il sost
‘àwòn denota «piegamento, curvatura, rove­
1/ L’ebr. ‘àwòn (forma astratta con finale in sciamento, contorcimento», ma è attestato sol­
-àn > -dn, BL 498) e l’aram. bibl. <awàjà tanto in senso traslato (cfr. i valori simili di lùz
(Dan 4,24 «trasgressione» par. Iftàj «pecca­ q./hi. «allontanarsi» [risp. Prov 3,21 e 4,21],
to»; BLA 187), attestati soltanto nell’AT e ni. part. nàlòz «pervertito» [Is 30,12; Prov
nella letteratura medioebr. e aram. giud. dipen­ 2,15; 3,32; 14,2] ed il sost. làzùt «perversità»
dente dall’AT, risalgono all’ebr. 'wh q. «essere [Prov 4,24]). In questo senso verbo e sostantivo
distorto, trasgredire » (pi. « volgere al contra­ denotano molto spesso la lòrmale qualifica ne­

219 ììy ‘àwòn PERVERSITÀ 220


gativa di determinate azioni, comportamenti o cato fondamentale la traduzione più coerente
condizioni nonché delle relative conseguenze: sarebbe « piegamento » (azione e conseguenza)
ciò avviene in contesti espressamente teologici. - «essere ricurvo/curvatura » (destino, puni­
Per questo motivo ‘àwòn ha finito con Tesser zione), « torcimento/essere ritorto » oppure
tradotto « colpa, peccato ». Cfr. sull’intera que­ «storcimento/stortura/essere storto». Una tra­
stione S.Porùbcan, Sin in thè OT, 1963; duzione del genere è indispensabile se si vuol
R.Knierim, Die Hauptbegriflfe fur Siinde im riportare esattamente la maniera ebraica di
AT, 1965, 185ss. qualificare negativamente i singoli momenti
del processo ricorrendo a questo tipo di meta­
b) Il termine si fonda radicalmente su una fora.
concezione totalitaria e dinamica della realtà,
probabilmente perché è un termine di movi­ d) In molti passi ‘àwòn significa l’allontanarsi
mento che denota essenzialmente il movimento consapevole dalla retta via (cfr. Eichrodt
nel suo svolgersi. La concezione totalitaria si 111,264; cfr. p.e. per il verbo: IRe 8,47; Ger
manifesta quasi sempre nel rapporto stretto tra 3,21; 9,4; Sai 106,6; Giob 33,27; Prov 12,8;
azione e conseguenza (cfr. Gen 15,16; IRe Est 1,16; Dan 9,5; per il sost.: Gen 44,16;
17,18; ls 30,13; 64,6; Ger 13,22; Os 5,5; Sai Num 14,19; Gios 22,20; ISam 25,24; 2Sam
32,2.5 ecc.). 3,8; Is 22,14; Ger 11,10 ecc.).
Cfr. ad esempio le espressioni stereotipe ‘awòn Tuttavia non sembra sostenibile l’ipotesi per la
qès «punizione finale» (Ez 21,30.34: 35,5; cfr. quale il termine di per sé sottolineerebbe l’a­
Giob 22,5), ns’ ‘àwòn «portare la colpa» (Gen spetto consapevole dell’agire e perciò si collo­
4,13; Ez 34,7; Os 14,3; Sai 85,3 ecc.), 'br hi. cherebbe in una antropologia ed in una psico­
‘àwòn «far passare la colpa» (Zac 3,4 ecc.), logia progredite.
pqd ‘àwòn «visitare la colpa (per punirla)» (Es
20,5; Am 3,2 ecc.), ecc. ‘àwòn come «azione» (1) Diversi passi presuppongono chiaramente
costituisce un avvio alla « punizione » (Is una trasgressione inconsapevole e non voluta:
30,13; Ez 18,30; 44,12; Os 5,5; 10,10 txt em; Gen 15,16; 19,15; Lev 22,16; Num 18,1.23;
Giob 31,11.28 ecc.); è la «punizione» (Gen ISam 14,41 G; 20,1; 2Sam 14,32; IRe 17,18;
19,15; Ger 51,6; Sai 39,12; 106,43; Giob ls 6,7.
13,26; 19,29; Esd 9,7); è la situazione che sta (2) In molti passi non si tratta del problema
in mezzo tra «azione» e «punizione», cfr. consapevole - inconsapevole, ma del rapporto
p.e. la confessione della colpa in ISam 25,24; che esiste tra un’azione e la sua conseguenza:
2Sam 14,9; la dichiarazione di innocenza o la Gen 4,13; Deut 19,15; 2Re 7,9; Is 5,18; Sai
difesa in ISam 20,1.8; Sai 59,5; Giob 33,9; 25,11; 31,11 ecc.
l’autocondanna condizionata in ISam 14,41 G; (3) Passi come p.e. Deut 19,15; Am 3,2; Sai
2Sam 3,8; 14,32; formule come zkr ‘àwòn « ri­ 103,3 mettono in rilievo l'insieme di tutte le
cordare la colpa» (IRe 17,18; Os 8,13; 9,9 trasgressioni, non importa di quale tipo esse
ecc.), ròb ‘àwòn « l ’abbondanza della colpa» siano,
(Os 9,7), glh ‘àwòn « scoprire la colpa » (Os
7,1; Lam 2,14); cfr. Ez 39,23: Lam 4,22 ecc. (4) A volte il termine ‘àwòn può essere sosti­
Anche il rapporto che si stabilisce con ‘àwòn tuito da hatlà’t ( ->ht' 3d).
tra il singolo e la comunità esprime la conce­ (5) Poiché il termine non si riferisce soltanto
zione totalitaria (cfr. Lev 16,22; 22,16; Is 53,5; alle azioni, ma anche alle conseguenze che ne
Ez 4,4ss.), e lo stesso vale per il rapporto tra derivano, l’aspetto della consapevolezza e del­
generazioni (cfr. Lev 26,39s.; Is 14,21; 53,11; l’intenzionalità non è determinante, poiché la
Ger 11,10; Ez 18,17.19s.; Dan 9,16; Neem 9,2 conseguenza spesso si fa sentire anche senza
ecc.) che lo si sappia, e comunque senza che lo si
voglia. La consapevolezza non rientra perciò
c) Poiché, in base alla concezione totalitaria, il tra le caratteristiche peculiari del termine, ma
termine ‘àwòn è usato in modo unitario per dipende dalla natura del contesto, a sua volta
esprimere i vari stadi di un processo di tra­ storicamente determinato, il quale deve preci­
sgressione (azione - situazione che ne consegue sare come si verifica concretamente una colpa
- compimento), diventa problematica la prassi (Gen 3; Os; Ger; Ez).
abituale che si segue nel tradurre il termine,
anche dal lato lessicale. A seconda del contesto e) Nelle attestazioni più antiche ‘àwòn ricorre
si traduce di solito con « trasgressione » — in vari generi letterari: confessione della colpa
« colpa » - « punizione ». Anzitutto « colpa » e (ISam 25,24; 2Sam 14,9), dibattito (ISam
« punizione » non sono altro che libere inter­ 20,1.8; 2Sam 3,8; 14,32), dichiarazione giusti-
pretazioni del significato fondamentale. Inoltre fìcatoria (ISam 28,10), domanda di perdono
con la diversità di traduzione, a seconda dei (2Sam 19,20; 24,10). Il termine fu usato anzi­
vari contesti, le implicazioni di un processo tutto nel linguaggio corrente, ma formulato di­
unitario e l’unità di uno stesso termine ebr. ri­ versamente a seconda delle situazioni specifi­
schiano di andare perdute. Partendo dal signifi­ che.

221 Tty ‘àwòn PERVERSITÀ 222


Con le attestazioni immediatamente successive pure il termine è impiegato in testi cultuali.
'àwòn tende sempre più a diventare un termine Ciò non significa comunque che 'àwòn si rife­
del linguaggio teologico. Questo vale anzitutto risca soltanto a delitti cultuali. All’origine la
per i generi letterari citati, ossia la confessione parola non è attinente al culto ed è stata usata
della colpa (Gen 4,13; 44,16; 2Re 7,9), il di­ anzitutto per indicare situazioni di colpa in un
battito (IRe 17,18) e la domanda di perdono ambito non cultuale. Essa è inoltre un termine
(Os 14,3). Ora però il termine è attestato anche formale che può riferirsi a tutti i generi di tra­
nei generi letterari dell’accusa incriminatoria (o sgressioni. Esaminando però ad esempio fuso
della motivazione del giudizio; Os 4,8; 5,5; 7,1; che ne fanno J, E, i libri di Samuele e Giobbe
9,7; 12,9; 14,2; ls 1,4; 5,18), dell’anuuncio del si nota che anche i delitti della sfera extracul­
giudizio (ISam 3,14; ls 22,14; 30,13; Os 8,13; tuale venivano giudicati negativamente in base
9,9; 13,12; Am 3,2), della promessa di perdono alla fede jahwista. In ultima analisi, non è più
(ls 6,7) e della definizione che Jahwe dà di se possibile intendere l’attuarsi di ‘àwòn in una
stesso (Es 20,5). prospettiva che non sia teologica, quando si
La storia successiva del termine è contraddi­ constata che Jahwe esercita sul mondo un in­
stinta dalla sua infiltrazione in altri generi e flusso globale.
dalla grande mobilità del linguaggio formale. Si Infine, la gravità dello ‘àwòn non dipende più
possono ricordare; espressioni di confessione dalle concezioni ontologiche implicite in una
(Lev 16,21; 26,40ss.; Is 53,5s.; 64,5; Sai 32,5; visione dinamica del l’esistenza, e neppure più
38,5.19; 40,13; 51,7; 90,8; 130,3; Dan 9,13; dalla concezione psicologica di una valutazione
Est 9,6.13a; le espressioni si ambientano esclu­ soggettiva del l’azione, bensì dalla coscienza di
sivamente nel culto o nel suo linguaggio, e essere in rapporto con Dio, e perciò da un cri­
1àwòn ne è sempre il termine costitutivo), di­ terio di ordine teologico. Se manca questa co­
chiarazione di innocenza o di fedeltà (Sai 59,5; scienza, allora « l’empio dirà: “Sono intenzio­
Giob 33,9), contestazione (Ger 16,10; Giob nato ad essere senza Dio”. Non conosce timor
7,21; 13,23; 31,33), accusa (molto spesso e con di Dio; poiché egli si illude nella sua follia che
grande mobilità di espressioni; I^v 26,39; Is la sua colpa non sia scoperta, non sia detesta­
43,24; Ger 5,25; 11,10; Ez 4,17; Sai 65,4), an­ ta» (Sai 36,2s.). Ma quando l’uomo riconosce
nuncio del giudizio (Is 13,11; 26,21 ; Ger 2,22; di essere inevitabilmente in rapporto con Jah­
25,12; 36,31; Sai 89,33). Risultano nuove le we, allora grava su di lui ‘àwòn con il suo peso
formulazioni delle sentenze o della legge (p.e. opprimente; ed egli comprende cosi l’autentica
Ger 31,30; Ez 3,18s.; 7,16; 18,17.18; 33,8s.). portata di ‘àwòn: « Ma tu mi hai dato molestia
Bisogna tener presente qui in modo particolare con i peccati, mi hai stancato con le tue iniqui­
la sentenza formulata con n i’ 'àwòn «portare tà» (Is 43,24b), «M a le vostre iniquità hanno
la colpa» (cfr. Knierim, l.c. 219). Oltre alla scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vo­
domanda di perdono (Es 34,9; Num 14,19; Is stri peccati gli hanno fatto nascondere il suo
64,8; Sai 25,11; 51,4.11; 79,8) risultano nuove volto così che non vi ascolta » (Is 59,2); « Con­
la domanda di non perdonare (Ger 18,23; tro di te, contro te solo ho peccato, quello che
Neem 3,37), la proclamazione del perdono (Is è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto; perciò sei
40,2; Ger 31,34; 33,8; 36,3; 50,20; Ez 36,33; giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.
Zac 3,9 ecc.), la promessa del perdono (Zac Ecco, nella colpa sono stato generato, nel pec­
3,4), le forme con cui si parla in modo dosso­ cato mi ha concepito mia madre» (Sai 51,6s.);
logico e sapienziale del perdono di Dio (Es «Siamo distrutti dalla tua ira, siamo atterriti
34,7; Num 14,18; Mi 7,18; Sai 32,2; 78,38; dal tuo furore. Davanti a te poni le nostre col­
103,3.10; Prov 16,6; Esd 9,13) e la confessione pe, i nostri peccati occulti alla luce del tuo vol­
della speranza e del lamento (Is 64,6; Ger 14,7; to» (Sai 90,7s.). ->ps\
Mi 7,19; Sai 130,8; Lam 2,14; 4,22; Esd 9,7).
Le circa 25 espressioni o combinazioni stereo­ 5/ Nei testi di Qumran il verbo è attestato
tipe sono eloquente testimonianza dell’impiego 7x: una volta nella confessione dei peccati IQS
ampio e pur fisso del termine in generi ed am­ 1,24 e 6x nel significato traslato del valore let­
bienti disparati (cfr. Knierim, l.c. 259-261). terale «perverso senza intelligenza» (IQH
I,22), «spirito perverso» (3,21; 11,12; 13,15; f
4/ ‘àwòn diventa termine teologico per il fat­ 12,6), «cuore perverso» (7,27). Il nome ricorre
to che il procedimento che conduce alla colpa, più di 40x, per Io più in espressioni fisse tradi­
e che è descritto con questa parola, è conside­ zionali; assieme ad altri termini che denotano
rato un evento a cui Dio (Jahwe) espone l’uo­ «peccato» ‘àwòn è attestato in IQS 3,22;
mo. Tale impiego del termine si esprime sem­ II,9; della grande quantità di ‘awònòt parlano
pre più concretamente nel corso della sua sto­ in forme varie IQS 3,7.8.22; 11,14; IQH 1,32;
ria (vd. sp. 3e). E predominante negli scritti 17,15.
profetici (Os, Is, Dtis, Tritois, Ger, Ez), nei sal­ I LXX traducono 'àwòn prevalentemente con
mi e nel Codice sacerdotale, dove l’interesse àpap-ua, àvonwx, e àSuaa, qualche volta con
principale è rivolto al rapporto uomo-Dio, op­ dqjiapTirina. Benché anche in questo caso il va­

223 ‘àwòn PERVERSITÀ 224


lore originario del termine ebr. non si sia più Giob 9,27; 10,1; 18,4; 20,19; 39,14 (Fohrer, KAT
conservato, il ristretto numero di equivalenti XVT,199, rifiuta questa proposta per gli ultimi quat­
gr. mostra che 'àwòn era uno dei termini prin­ tro passi), Cfr. anche Barr, CPT 140s.332.
cipali atti ad indicare il peccato, e poteva esse­
re reso soltanto con i termini principali della 2/ ‘zb q. è attestato 203x nell’AT (esci. Neem
lingua gr. fi verbo invece, condizionato in pre­ 3,8.34, vd. sp.l; Ger 24x, 2Cron 23x, Sai 21x,
valenza dalle coniugazioni ebr., presenta una ls 18x, IRe 12x, 2Re e Prov llx ciascuno), il
traduzione irregolare. ni. 9x (Is 4x), il pu. 2x, ‘izzcbònìm 7x (Ez 27,
Cfr. in proposito e per il NT: G.Quell - G.Ber- 12-33); in totale pertanto il verbo è presente
tram - G.Stàhlin - W.Grundmann, art. 214x.
tx^apxàvio, ThW 1,267-320 (= GLNT 1,862);
W.Gutbrod, art. àvopóa, ThW IV, 1077-1079 3/ a) A seconda del contesto il significato
(= GLNT VII, 1401-1406); G.Schrenk, art. principale e relativamente unitario del qal
aSutocj, ThW 1,150-163 (= GLNT 1,401-440); « abbandonare, lasciar andare » (Gen 2,24;
W.Gùnther - W.Bauder, art. Sunde, ThBNT ISam 31,7; IRe 19,20; 2Re 8,6; Ger 25,38;
111,1192-1204 (= peccato, DCB 1235-1255), Zac 11,17; Sai 38,11; 40,13; Prov 2,17 ecc.) si
con bibliogr. presta a diverse possibilità di traduzione:
R. Knierim «piantare (in asso)» (Num 10,31; Deut 12,19;
14,27; Ger 14,5), «trascurare (un consiglio) =
disprezzare» (IRe 12,8.13 = 2Cron 10,8.13;
cfr. Prov 4,2), «lasciar stare» (Gen
39,12s.l5.18; 50,8; ISam 30,13; 2Sam 15,16;
2Re 7,7; Ez 24,21); « lasciare (qualcosa) » (Gen
2T17 'zb ABBANDONARE 39,6 con bejad\ Es 23,5a con /c; Giob 39,11
con ‘cet, par. bth « affidarsi »), « lasciar d’avan­
zo» (Lev 19,10; 23,22; Giud 2,21; Mal 3,19),
1/ ’zb « abbandonare » è attestato soltanto in «lasciare in eredità» (Sai 49,11), «lasciar an­
ebr. ed in acc. (ezèbu, AHw 267-269; CAD E dare» (2Re 2,2.4.6; 4,30), «lasciare a terra»
416-426); l’arab. conosce ’zb «essere lontano» (Ez 23,29; Rut 2,16), «rinunciare» (Ez 23,8;
e 'azab «celibe» (Wehr 548b), cfr. anche Pet. Prov 28,13), «lasciar libero» (2Cron 28,14),
mà'sah «celibe, vedovo» (Dillmann 973s.). In «lasciar fare» (2Cron 32,31), «condonare (un
aram. il campo semantico di sbq coincide al- debito)» (Neem 5,10).
l’incirca con quello deH’ebr. ’zb (DISO 289s.; 'zb è attestato cinque volte nella locuzione
KBL 1128b; aram. bibl.: q. «lasciar stare» ‘àsùr vf'àzùb o sim., di cui non si conosce più
Dan 4,12.20.23; «lasciar fare» Esd 6,7; hipte. il significato preciso (Deut 32,36; IRe 14,10;
« essere lasciato » Dan 2,44). 21,21; 2Re 9,8; 14,26). Il binomio «trattenuto
Nell’AT da questa radice derivano, oltre al q., e lasciato libero », che evidentemente è un’e­
il ni. « venir abbandonato » ed il pu. « essere spressione giuridica, potrebbe « descrivere una
abbandonato, spopolato », nonché il sost. plur. totalità ricorrendo a due possibilità contrarie»
rizzebDnTm «merci (in deposito)» (BL 498; (Noth, BK IX,316 con discussione delle propo­
Zimmerli, BK XIII,650s. seguendo H.P.Ruger, ste precedenti; cfr. f. gli a. L.Delekat, Asylie
Das Tyrusorakel Ez 27, Tùbingen 1961 [tesi]; und Schutzorakel am Zionheiligtum, 1967,
discussione e altre proposte in H.J. van Dijk, 320-342; G.R.Driver, FS Kahle 1968, 94;
EzekieFs Prophecy on Tyre, 1968, 75s.) ed il Noth intendendo secondo il diritto di famiglia
nome personale fem. 'azùbà (Noth, IP 231; « minorenne e maggiorenne » segue l’interpre­
JJ.Stamm, FS Baumgartner 1967, 327). tazione di E.Kutsch, Die Wurzel V im Hebr.,
VT 2, 1952, 57-69, particol. 60-65).
Non è sicuro se appartengano alta stessa radice l’acc. In senso figurato si ha tre volte l’espressione
sùzitbu «salvare» (CAD E 426) e sèzib «salvare»
passato dall’acc. all’aram. (DISO 296; KBL 1129b; ( ’issà) ‘azùbà «donna abbandonata» (Is 54,6;
LS 762b; HufTrnon 192; Wagner nr. 180; nell’ararn. 60,15 par. ->sn’ «trascurare [una donna]»;
bibl. è attestato 9x ed è riferito all’intervento sal­ 62,4; cfr. 49,14). Il verbo ‘zb denota in questo
vifico di Dio opp. del re: Dan 3,15.17.28; caso un abbandonare, un trascurare momenta­
6,15.17.21.28). neo, ed in parallelo con s ri un ripudiare ed un
'zb di Neem 3,8.34 potrebbe derivare (KBL 694a) da lasciar da parte rispetto ad altre; tuttavia dai
una seconda radice 'zb = *'db, che è attestata nel su­ testi non si può dedurre che si tratti di un’e­
darabico antico (Conti Rossini 202s.: «restituii, re- spressione giuridica specifica per indicare il di­
paravit ») ed in ug. ( 'db « porre, preparare, fare »,
WUS nr. 2002; UT nr. 1818). Alcuni vorrebbero ri­ vorzio, come invece avviene chiaramente in
trovare la stessa radice anche in altri passi, p.e. acc. (cfr. AHw 267b.408b; Driver-Miles l,
U.Cassuto, A Commentary on thè Book of Exodus, 29ls.; II,54s.2l9.366a).
31959 (ebr.), 207, per Es 23,5b (dove di solito si pen­
sa a 'zr «aiutare», cfr. BHJ e Noth, ATD 5, 138 = b) ‘zb ni. ha significato passivo: «essere ab­
ital. 212), C.ILGordon, UT nr. 1818, per lCron bandonato» (Lev 26,43; Is 7,16; 27,10; 62,12;
16,37, e M.Dahood, JBL 78, 1959, 303-309, per Ez 36,4; Giob 18,4), «essere lasciato» (Is

2253T11 'zb ABBANDONARE 226


18,6), «essere trascurato» (Neem 13,11 ); 'zb par. rph hi.). Cfr. l’impiego teol. delle preposi­
pu. significa «essere spopolato, abbandonato» zioni ’èl e -» ‘im « con ».
(Is 32,14; Ger 49,25).
5/ Qumran riprende l’uso vtrt. del verbo. I
c) Verbi di significato affine sono: nts q. «ab­ LXX lo traducono principalmente con
bandonare qualcosa a se stesso, lasciare» (33x, éYxaTaXEWTEiv e xaTaXeum.v. Il lamento di Sai
par. di 'zb in IRe 8,57; Ger 12,7; Sai 27,9; 22,2 «D io mio, Dio mio, perché mi hai ab­
94,14; pu. «essere abbandonato» ls 32,14 par. bandonato?» ritorna in forma aram. nel grido
'zb pu.) e rph hi. « lasciar cadere, abbandona­ di Gesù sulla croce in Mt 27,46 par. Me 15,34
re, piantare (in asso)» (2lx, par. di ‘zb in Deut (cfr. J.Jeremias, Ntl. Theologie, I, 21973, 16 =
31,6.8; Gios 1,5; Sai 37,8; lCron 28,20). Per Teologia del Nuovo Testamento, I,21976, 13).
l’aram. sbq vd. sp. 1. H.-P Stàhli
4/ In circa 100 passi ’zb è usato in contesto
teologico: Dio abbandona l’uomo (circa 40x)
oppure l’uomo abbandona Dio o la sua allean­
za, i suoi comandamenti ecc. (circa 60x). Van­ TT3J ‘zz ESSERE FORTE
no ricordati tra gli altri i seguenti ambiti:
a) ‘zb è ancorato principalmente nella tradi­ 1/ La radice ‘zz « essere forte, potente » ap­
zione deH’alleanza e denota in tal senso il la­ partiene al semitico comune. (Bergstr. Einf.
mento per l’apostasia e la rottura dell’alleanza 191; cfr. f. gli a. WUS nr. 2021; UT nr. 1835;
(cfr. Deut 31,16 dove il parallelo di ‘zb è ->prr DISO 205s.). In acc. comporta valori come
hi. berit «rompere l’alleanza») quando si parla
adirarsi, infuriarsi, mostrarsi terribile
di abbandono di Jahwe opp. della sua alleanza (iezézu/ezzu, AIIw 269s.), mentre l’antico su­
(Deut 29,24; Ger 22,9). II termine è attestato darabico ‘zt significa « fama » (Conti Rossini
per la prima volta in Os 4,10, dove è in rela­ 204b; cfr. W.Leslau, Lexique Soqotri [sudara-
zione con ->znh «fornicare», tipico di Osea
bique moderne], 1938, 304).
(cfr. WolffBK XIV/1, 10ls.). Is 1,4 (cfr. v. 28) Nell’AT il verbo è attcstato al qal e all’hi., e si
lo riporta accanto a ->m's pi. «disdegnare», ha inoltre una forma secondaria j'z al ni. (part.
definendo in questo modo ì’« abbandono del nò'àz «temerario, insolente» Is 33,19). Deri­
rapporto vitale con Jahwe» (cfr. Wildberger, vazioni nominali sono: l’agg. ‘az « forte » ed il
BK. X,23). Geremia riprende il termine (cfr. corrispettivo nome astratto ‘òz « forza » (BL
Ger 1,16; 2,13.17.19; 5,7 e [nel caso siano di 455), il sost. ‘azùz «forza», l’agg. ‘izzùz «for­
Geremia, altrimenti i passi sarebbero da attri­
te »; per màoz vd. st.
buire al linguaggio dtr.] 5,19; 9,12; 16,11; Quanto al sost. ‘òz, KBL 692s. da un punto di
17,13; 19,4; 22,9) per dire che l’abbandonare vista etimologico distingue tra un ‘òz « fortez­
ed il troncare un rapporto di alleanza significa za », derivato da ‘zz « essere forte », ed un ter­
rivolgersi a divinità pagane. In tal senso l’uso mine omonimo con il sign. « protezione, rifu­
prosegue e diventa caratteristico nella lettera­ gio », derivante dalla radice %z (= arab. ’àda)
tura dtr., la quale vi vede la ragione per cui « cercare rifugio ». La differenza di significato
Jahwe abbandona il popolo e lo punisce può tuttavia spiegarsi dal lato semasiologico,
(Deut 29,24; 31,16s.; Gios 24,16.20; Giud senza dover ricorrere a due radici (vd. st. 4b e
2,12s.; 10,6.10.13; ISam 8,8; 12,10; IRe 9,9; -*■‘ùz).
11,33 ecc.; cfr. Is 65,11; Sai 89,31; 119,53.87; In ebr. vi era però, oltre a 'zz, una forma se­
Esd 8,22; 9,10; Neem 10,40; lCron 28,9; condaria biconsonantica 'ùz (da non confon­
2Cron 7,19.22 ecc.; nei testi di Qumran CD dersi con la ricordata *'ùd), come si può dedur­
1,3; 3,11; 8,19). re da Gen 49,7, dove 'àz unito a qaselà « è for­
b) Nelle lamentazioni ‘zb esprime il lamento te» non può essere spiegato se non come 3a
dell’orante perché Dio lo ha abbandonato (Sai pers. masc. sing. di ‘ùz q. « essere forte». Se si
22,2; Lam 5,20 par. -+skh «dimenticare»; cfr. accetta l’esistenza di una radice a due radicali
Is 49,14) oppure la sua preghiera perché Dio accanto a quella con tre radicali (‘zz), è super­
non lo abbandoni (Sai 27,9 par. nts\ 38,22 par. fluo chiedersi se mà'òz « fortezza; difesa » deri­
-*rhq «essere lontano»; 71,9 par. slk hi. «re­ vi totalmente (Joiion 204) o parzialmente (GK
spingere »). In relazione a questo uso ‘zb espri­ § 85k; GB 443a) da ‘ùz (*‘ùd) «cercare rifu­
me anche l’idea che Dio non abbandonerà nes­ gio », oppure da ‘zz « essere forte » (KBL
suno, e ciò avviene in alcune formule che po­ 545a).
trebbero risalire originariamente ad un oracolo ’éz « capra » non ha nulla a che fare con la radice
di salvezza (Is 41,17 secondo C.Westermann, ‘zz (contro KJ3L 692a), come dimostrano l’acc. enzu
Forschung am AT, 1964, 120: «annuncio di e Farab. 'anz.
salvezza»; cfr. 54,7), ed in particolare all’ora­ In arab., antico sudarabico e sir. oltre a ‘zz è attesta­
colo sulla guerra (Deut 31,6-8; cfr. Gios 1,5 ta una forma della radice di terza debole (’zw/j) con

227 Ttl? ‘zz ESSERE FORTE 228


il sign. « essere forte, sopportare » (cfr. Wehr 550; 14,18), la potenza di un popolo (Num 13,28; ls
W.W.MuIler, Die Wurzeln mediae and lertiae y/w 25,3) e la violenza degli elementi della natura
im Altsiidarabischen, Tiibingen 1962 [tesi], 79; LS (acque: Is 43,16; Neem 9,11; vento orientale:
5194 Es 14,21), designa più spesso lo sconvolgimen­
Per i frequenti nomi di persona formati con la radice to (dell’amore, Cant 8,6) e la passionalità dei
'zz, come ‘azazfàhù, 'uzzijjà(hù), ‘uzzì'èl, ‘°ziza ecc.,
cfr. Noth, IP 160s. 190.225; Huffmon 160; Grondahl sentimenti (Prov 21,14; Is 56,11 dei cani bra­
112; F.L.Benz, Personal Names in thè Phoenìcian mosi), nonché la durezza del comportamento
and Punic Inscriptions, 1972, 374s.; J.K.Stark, Per­ (Is 19,4; 25,3) con la corrispondente durezza
sonal Names in Pahnyrene Inscriptions, 1971, 105. dei tratti del volto (con pànlm Deut 28,50;
Dan 8,23).
2/ Nell’AT le forme verbali della radice 'zz
Prescindendo dai sinonimi citati sotto 4, i paralleli
sono relativamente rare e sono attestate soltan­ principali di ’óz sono ->gbr, -*hzq e -+qsh.
to nei testi recenti (qal 9x: Giud 3,10 e 6,2 nel­ Per il campo semantico della «forza» cfr. anche
l’inquadramento dtr.; Sai 9,20; 52,9; 68,29 txt -> ’abblr ed i termini ricordati sotto la voce ->kòah
em; 89,14; Prov 8,28 txt em [1 pi., cfr. Gemser, (3), nonché alcuni vocaboli meno frequenti: ’ajà l (Sai
HAT 16, 46; diversamente K.Aartun, WdQ 88,5) e ’ajàlùt (Sai 22,20) «forza» (cfr. Wagner nr.
IV/2, 1968, 297]; Eccle 7,19; Dan 11,12; hi. 11/12); quanto a ‘èl «potenza» vd. -Ve/ 1; ’àfiq
2x: Prov 7,13; 21,29). «forte» (Giob 12,21); dòbee’ «forza» (Deut 33,25;
Frequenti sono le ricorrenze di 'òz: 94x, di cui cfr. HAL 199b e F.M.Cross, VT 2, 1952, 162-164);
zimrà «forza» (Gen 43,11; Es 15,2; Is 12,2; Sai
44x solo in Sai, quindi Prov 9x, Ez 8x, Is 7x 118,14; cfr. HAT 263a); haslri (Sai 89,9) e hàsón (Is
(iricl. ’àz Gen 49,3 come forma pausale di 'òz 1,31; Am 2,9) «forte» (cfr. Wagner nr. 1Ó6; HAL
secondo GK § 29u; Gunkel, Gen 479; Bergstr. 324b); tqp q. «sopraffare» (Giob 14,20; 15,24; Eccle
1,161). ‘az è attestato complessivamente 22x 4,12; 6,10 hi.), taqqif « forte» (Eccle 6,10) e tòqaf
(incl. Gen 49,7, ma vd. sp. 1), ‘“zùz 3x (Is «forza, violenza» (Est 9,29; 10,2; Dan 11,17) sono
42,25; Sai 78,4; 145,6; cfr. Eccli 45,18), ’izzùz aramaismi (cfr. aram. bibl. tqp q. «essere/diventare
2x (Is 43,17; Sai 24,8); per mà'òz (36x) e 'òz II forte» Dan 4,8.17.19; 5,20; pa. «rendere forte, met­
(incl. sopra) cfr. -►‘uz 2. tere in vigore » Dan 6,8; taqqlf « forte » Dan 2,40.42;
3,33; 7,7; Esd 4,20; ieqof «forza» Dan 2,37; teqàf
«forza» Dan 4,27; Wagner nr. 329-331). Per ‘sm
3/ Nell’uso profano le ricorrenze verbali della «essere forte, numeroso» e ‘àsiim «potente, nume­
radice ‘zz q. denotano la potenza prorompente roso » cfr. -»rab; invece vanno citati qui i sost.
delle forze della natura (Prov 8,28), la potenza ‘òsoem (Deut 8.17; Nah 3,9; Giob 30,21) e ‘osmn (Is
oppressiva del nemico (Giud 3,10; 6,2 con 40,29; 47,9) « forza» (cfr. anche **sùmót « prove» ls
sogg. -+jàd) e la passionalità dell’ira (Gen 49,7, 41,21; ta‘asùmòt «vigore» Sai 68,36). Va ricordato
vd. sp. 1); quanto alla protezione potente della infine qàrien «corno» (nell’AT 75x ebr. e 14x
sapienza (Eccle 7,19) vd. st. 4c. All’hi. ‘zz aram.), simbolo frequente della forza (ISam 2,1.10
ecc.; Jahwe «corno della mia salvezza» 2Sam 22,3 =
compare soltanto collegato a pànlm « volto» c Sai 18,3).*
denota un comportamento arrogante e svergo­
gnato (Prov 7,13; 21,29; cfr. D.R.Ap-Thomas, 4/ Il significato teologico di ‘òz corrisponde
VT 6, 1956, 240, e Eccli 8,16). ai diversi aspetti della forza e della potenza di
L’astratto 'òz nella sfera profana indica la for­ Jahwe, le quali si manifestano agli uomini ed
za fisica di un animale (Giob 41,14) o di un al suo popolo da un lato con maestà sconvol­
uomo (solo occasionalmente; della donna vir­ gente e dall’altro con aiuto e protezione. In tal
tuosa Prov 31,17; cfr. Giud 5,21; secondo senso ‘òz con il significato di «forza, gloria
2Sam 6,14 e lCron 13.8 Davide ballava da­ maestosa » è attestato in particolare negli inni
vanti all’arca «con tutte le forze», cioè con (a), mentre l’aspetto dell’aiuto e della protezio­
pieno trasporto; allo stesso modo lodavano ne è prevalente nei canti di lamentazione indi­
Jahwe i leviti secondo 2Cron 30,21 txt em), la viduale e nei salmi di fiducia (b). Nel primo
potenza del re simbolizzata nello scettro (Ger caso i sinonimi di ‘òz sono kàbòd «gloria»
48,17; Sai 110,2), la forza solida e protettrice (-i»kbd), gà’òn «altezza» ( ^ g ’h), ->hàdàr
di una città (Is 26,1; Ger 51,53; Prov 18,19) o «splendore», ->hdd «nobiltà» e tìf’àrcet
delle fortificazioni (Giud 9,51; Am 3,11; Prov «splendore» (-*p’r); nel secondo caso i sinoni­
21,22), la robustezza di un ramo (Ez mi sono mafrscé «(luogo di) rifugio» (-►fish),
19,11.12.14), la forza interiore (dell’anima Sai fs ù 'à «aiuto» (->_/£'), miàgàb «altura, rifu­
138,3) e la durezza del volto (conpànlm «vol­ gio» e -*sùr «roccia». Un impiego particola­
to » Eccle 8,1, cioè la scontrosità dei lineamen­ re di 'òz si riscontra nella letteratura sapien­
ti). Soltanto in P (Lev 26,19) ed in Ez (7,24 txt ziale (c).
em; 24,21; 30,6.18; 33,28) compare l’espressio­
ne gf'òn ‘uzz€k(xm (opp. con altri suffissi) con a) In molti inni viene esaltato il maestoso ‘òz
la quale si vuol indicare « l ’orgoglio su cui voi di Dio che si manifesta nella creazione (Sai
contate » (terra, tempio), come presunta garan­ 68,34; 74,13; 150,1; cfr. Sai 78,26) e nella sto­
zia di salvezza. ria: di fronte alla forza di cui si cinge Jahwe
L’agg. 'az, oltre a indicare la forza fisica (Giud (Sai 93,1), per la quale egli giura (Is 62,8), la

229 TTJJ ‘zz ESSERE FORTE 230


quale si mostra nel santuario celeste (Sai 96,6), 61,4 e pap. Insinger 19,12: «La fortezza del
i suoi nemici si piegano (Sai 66,3; cfr. Sai giusto nell’anno del bisogno è D io», citato in
77,15; 89,11 ed anche Fsd 8,22). È la sua forza Gemser, HAT 16, 75). E meglio aver fiducia
maestosa che guida il popolo (Es 15,13). Il re nella sapienza proveniente da Dio, che non nel
eletto ed il popolo eletto di Dio si rallegrano denaro (cfr. Prov 18,11 rispetto a 10,15!), per­
per la forza loro concessa da Jahwe (ISam ché essa si dimostra più forte (cfr. Prov 21,22;
2,10; Sai 21,2; 29,11; 68,36; 89,18). La forza cfr. anche Eccle 7,19). Su tutta la questione
maestosa donata da Dio determinerà un giorno P.Biard, La puissance de Dieu, 1960, 75-81.
anche il dominio del re messianico (Mi 5,3).
La « gloria » e la « maestà », dono di Dio, fan­ 5/ I LXX traducono 'òz con iayvq e Suvapiq,
no sì che nel rapporto reciproco tra Dio ed i a volte anche con xpaToq e (conformemente al
suoi fedeli, quale si determina nel culto, la for­ sign. « aiuto ») con (3oT]$óq « colui che aiuta ».
za di Jahwe esaltata negli inni solleciti l’invito Negli scritti di Qumran quest’ultimo significato
a dar gloria a Dio (Sai 29,1; 68,35; 96,7 = scompare quasi del tutto e prevale l’idea della
lCron 16,28) opp. a cercare la sua gloria forza. Per il NT cfr. W.Grundmann, Der Be-
(~*dry, soltanto in testi recenti: Sai 105,4 = griff der Kraft in der ntl. Gedankenwelt,
lCron 16,11). Con la formula ‘ozzl v/zimràt 1932; Biard, l.c. 105-190; W.Grundmann, art.
Jàh (Es 15,2; ls 12,2; Sai 118,14) Jahwe nello Sùvapm, ThW 11,286-318 (= GLNT
stesso tempo è esaltato come fonte di gloria e 11,1473-1556); id., art. ùrjcuw, ThW 111,400-405
di canto e come loro oggetto (cfr. S.E.Ix>ewen- (= GLNT IV,1211-1226); W.Michaelis, art.
stamrn, « The Lord is my strength and my glo- xpdnroq, ThW 111,905-914 (= GLNT V,975-
ry», VT 19, 1969,464-470). 1004).
A.S.vari der Woude
Dal sign. «maestà, gloria» deriva anche in Is 52,1 il
valore più o meno profano di «ornamento», in pa­
rallelo con bigdè lif'urtèk «le tue vesti sontuose»
(cfr. anche Prov 31,25; diversamente p.e. Wester­
mann, ATD 19, 199 - ital. 298). Oltre che in Sai
96,6, anche in Sai 78,61 tif'cerarl « splendore » è ter­
mine parallelo di 'òz, che in questo caso denota con­ "Iti; ‘zr AIUTARE
cretamente l’arca santa, in quanto « gloria, maestà »
di Dio, come risulta da rón ‘uzzièkà « la tua arca
maestosa » in Sai 132,8 = 2Cron 6,41. *1/ La radice *'dr «aiutare» è attestata in
tutte le lingue sem. ad eccezione dell’acc. e del-
La schiacciante potenza di Jahwe, che i nemici l’et. (ug.: WUS nr. 2115; UT nr. 1831; sudara­
di Dio temono, può colpire anche Israele bico antico: Conti Rossini 203; arab. « scusa­
quando l’ira divina punisce il popolo (Sai re» e sim.: Wehr 540; fen. pun 'zr, aram.
90,11, lamento del popolo). 'zr/'dr. DISO 206; LS 513; Tace. ìzirtu «aiu­
to» in EA 87,13; 89,18 è un prst. can., cfr.
b) Negli inni individuali di lamento e di pre­
ghiera nonché nei salmi di fiducia lo ‘òz di AHw 408b; CAN 1/J 3I9a), soprattutto in nu­
merosi nomi di pers. come p.e. Adadidri, Aza­
Jahwe si manifesta nell’aiuto e nel rifugio che
egli concede a coloro che lo invocano (Sai ria, Esdra, Asdrubale (cfr. per il periodo più
antico f. gli a. Buccellati 130s.; Huffmon 193;
28,7.8; 46,2; 59,10 txt em; 62,8.12; 71,7; 81,2;
Gròndahl 107.113; Harris 13ls.; Noth, IP
84,6; 86,16; cfr. Ger 16,19).
Dai passi citati in a) e b) si deduce che la diffe­ 154.175; W.Baumgartner, ZAW 45, 1927, 95 =
renza di significato di 'òz nel senso di « forza, Zum AT und seiner Umwelt, 1959, 82s.; Wag­
gloria maestosa » e « aiuto, rifugio » si può ner nr. 215-217).
spiegare a livello semasiologico con l’uso del
In base all’ug. gzr «giovane, guerriero» o sim.
termine nei vari generi letterari. Pertanto non (WUS nr. 2138; UT nr. 1956; H.-P.Muller, UF 1,
sembra opportuna la divisione proposta da 1969, 90s.; J.C. de Moor, The Seasonal Pattern in
KBL 692s. in base a considerazioni di ordine thè Ugaritic Myth of Ba‘Iu, 1971, 76 con bibliogr.) a
etimologico. partire da H.L.Ginsbcrg, JBL 57, 1938, 210s. n.4, è
stato proposto con una qualche probabilità di far de­
c) Caratteristico è inoltre il legame che nella rivare in alcuni passi dell’AT il part. q. 'òzèr{p.e. Ez
letteratura sapienziale si stabilisce tra 'òz e la 30,8; 32,21; lCron 12,1.19) opp. il sost. 'ezeer (Ez
«sapienza». Anche nell’AT (cfr. Eccle 7,12) 12*14; Sai 89,20) da una radice ‘zr II = *gzr « essere
appare la concezione della letteratura sapien­ forte» (in forma riassuntiva P.D.Miller, UF 2, 1970,
ziale eg. che considera la sapienza vita e prote­ 159-175 con bibliogr.). La possibilità filologica si
basa sulla fusione in ebr. di certe consonanti ancora
zione (C.Kayatz, Studien zu Proverbien 1-9, distinte in ug.; una delimitazione esatta tra « aiutan­
1966, 102ss.). Poiché in Dio c’è 'òz e sagacia te/aiuto» e «eroe, guerriero/potenza» resta difficile
(Giob 12,16), egli opp. il suo nome (~>sèm) si a motivo ddl'affìnità di significato (cfr. anche Barr,
presenta come una torre forte e protettrice, CPT 139s.332), la quale spiegherebbe anche la sosti- |
dove si può trovare asilo (Prov 18,10; cfr. Sai tuzione finale di una eventuale radice ‘zr II con 'zr I.

231 It f f 'zr AIUTARE 232


Oltre al qal, che è prevalente, nell’AT com­ 10,13 un angelo); oltre a Gen 49,25 (par. -+brk
paiono anche il ni. e l’hi. (?); come sostantivi pi. «benedire») e ISam 7,12 (in una eziologia)
sono attcstati 'èzar e 'cezrà « aiuto ». Il sost. soprattutto in Dtis (7x in Is 41,10-50,9), in Sai
'azàrà «recinto» o sim. (6x in Ez 43,14-20; (tutti i passi, eccetto Sai 22,12; 72112 e 107,12
45,19) e «atrio» (2Cron 4,9.9; 6,13) anche con eri ‘òzèr « non c’è ch^aiuti ») ed in
supponendo un’affinità di radice (G.R.Driver, l/2Cron (8x). Conformemente al significato,
Bibl 35, 1954, 307s.) non viene preso in consi­ anche in 'èzcer ed in 'cezrà dei salmi (come
derazione qui, poiché il suo significato è trop­ pure in Es 18,4; Deut 33,7.26.29) l’agente è
po distante. Dio (altrimenti l’uomo), così pure in ‘zr ni.
(fuorché Dan 11,34), sebbene in questa coniu­
2/ 'zr q. è attestato 76x (Sai 16x, Is e 2Cron gazione l’agente di per sé non venga sottoli­
12x, lCron lOx, altri libri meno di 5x), ni. 4x neato.
(Sai 28,7; Dan 11,34; lCron 5,20; 2Cron Questa sorprendente frequenza in scritti recenti
26,15), hi. lx (2Cron 28,23 txt?, 1 qal; 2Sam (Sai, Dtis, Cron), dove prevalgono i valori ge­
18,3 Q conta come q.)> 'èzcer 21 x (Sai llx , nerici «aiutare» e «aiuto», può essere dovuta
Deut 3x), 'cezrà 26x (Sai 14x, Is 4x). Le com­ a due fattori: (a) il particolare genere letterario
plessive 128 attestazioni della radice si suddivi­ dei salmi, che richiede un linguaggio formale
dono cosi: 42 in Sai, 17 in Is, 15 in 2Cron, 11 ed un accumularsi di termini, nel nostro caso
in lCron, 6 in Giob. soprattutto nella preghiera e nella professione
di fiducia (efir. ad esempio Sai 38,23; 79,9;
3/ Per definire il significato del verbo e dei 86,17); ciò influisce forse anche sull’uso fre­
sostantivi è determinante l’aspetto detrazione quente del termine nel Dtis (dove ‘zr è attesta­
in comune o il cooperare del soggetto con l’og­ to particolarmente negli oracoli di salvezza),
getto, allorché la forza di uno di essi non sia (b) la teologia dei libri delle Cronache, per la
sufficiente (Gios 10,4s. « venite da me, aiutate­ quale la vita è sempre più contrassegnata dalla
mi ed assaltiamo Gabaon... si unirono e diede­ pietà convenzionale e formale, ma Dio resta in
ro battaglia... »; Is 41,6 «si aiutano l’un l’altro sostanza un Dio lontano. Nelle Cronache,
e lino dice al compagno: Coraggio!»; 41,10 mentre aumenta l’uso di 'zr con Dio come sog­
«...io sono con te... ti rendo forte, ti vengo in getto, diminuisce quello di js ' hi. (solo 2Cron
aiuto, ti sostengo...»). Le sfumature possono 20,9; 32,22 senza l’originale e lCron 11,14
andare dal sign. «sostenere» (Esd 10,15), contro l’originale) e di nsl hi. (2Cron 25,15
«aiutare» (Gios 1,14; cfr. Gen 2,18), «favori­ senza l’originale, lCron 16,35; 2Cron 32,11.17
re» (Gen 49,25) fino a quello di «salvare ve­ in aggiunta all’originale). L’uso delle Cronache
nendo in aiuto» (Dan 10,13; cfr. Lam 4,17) e in questo senso equivale a quello ecclesiastico
«venire in aiuto» (2Sam 21,17; cfr. Sai 60,13 odierno, dove uno sbiadito «aiutare» è uno
= 108,13). Poiché si sottolinea la collaborazio­ dei termini più frequenti per indicare l’azione
ne e non la durata o il modo dell’azione, verbo salvifica di Dio (cfr. l’« aiuta » (imp.) delle for­
e sostantivo possono riferirsi a fatti continuati mule di preghiera oppure l’affermazione «con
oppure a fatti puntuali (cfr. ad esempio ISam l’aiuto di Dio»). Questo uso linguistico e la
7,12 «fin qui .fahwe ci ha soccorso»). In tal teologia che vi sta dietro non sono conformi al
senso 'zr si differenzia da quei verbi che pon­ modo di esprimersi abituale dell’AT, dove si
gono maggiormente in rilievo l’aspetto puntua­ distingue chiaramente tra l’azione salvifica di
le dell’azione dell’aiutare e del salvare Dio (verbi relativi al salvare) e l’azione benedi­
hi.; ->-nsl hi.; -*pdh\ ecc.); in Gios 10,6 cente di Dio (vocaboli che indicano benedire,
p.e. js ' hi. indica la salvezza e 'zr l’andare in­ essere insieme, far riuscire); 'zr con soggetto di­
sieme contro il nemico. vino è usato invece molto raramente.
Non vi sono particolari connessioni che inte­
ressino la storia delle forme. Una sfera di im­ Per 'zr nei nomi di persona (vd. sp. 1), in quanto
piego abbastanza chiara è quella dell’alleanza manifestazione di fiducia e di ringraziamento, cfr.
bellica (IRe 20,6; Is 31,3; Ez 32,21; Sai 35,2 Noth, IP 154.1753.
ecc.), la quale a sua volta può racchiudere gli
aspetti delFaiutarsi insieme o del venire in soc­ 5/ L’uso di 'zr nei testi di Qumran (Kuhn,
corso. I testi comunque non permettono di IConk. 162) non presenta particolarità di rilie­
considerarla come la sfera di impiego origina­ vo. 1 LXX lo traducono in prevalenza con
ria. PotiSeìv e derivati. Nel NT questa voce tende a
regredire quanto a frequenza, mentre Flavio
Costruzioni particolari sono 'zr 'aharè «stare come Giuseppe p.e. la usa spesso. In questo caso
seguace dietro a qualcuno» (IRe 1,7) e ‘zr min perciò il NT non riprende l’uso vtrt. recente né
«proteggere da» (Esd 8,22, probabilmente una con­
taminazione tra ‘zr ['al «contro»] e «5/ hi. min «sal­ quello giudaico (cfr. F.Biichsel, art. porifriu,
vare da »). ThW 1,627 = GLNT II,299s., dove si cita
A.Schlatter, Wie sprach Josephus von Gott?,
4/ In circa 30 passi soggetto di 'zr q. è Dio 1910, 66).
(inoltre Deut 32,38 e 2Cron 28,23 gli dei, Dan U.Bergmann
233 "Iti? 'zr AIUTARE 234
J?r ajin OCCHIO Giob 46 6 1 __ .

Prov 47 13 I 1 '3
Rut 4 3 — _
Cant 7 1 — _ 2
1/ *'ajn- « occhio » appartiene al semitico co­ Eccle 9 — — _
mune (Bergstr. Einf. 183; anche nel sign. « fon­ Lam 10 — — _ _
te»: P. Fronzaroli, AANLR V1II/19, 1964, Esl; 13 13 _ __

Dan 7 — — • _
256.270; 23, 1968, 273.288). —

Esd 2 — — _ _
Oltre al « nomen primitivum » (GK § 82) ‘àjin (ebr. Neem 3 1 1 4 __

e aram. bibl.) sono attestati nelPAT: un verbo deno­ lCron 11 7 3 _ _


minativo ’j n q. « trattare con diffidenza » (solo part. 2Cron 30 20 1 1 1
‘òjèn ISam I‘8,9 Q; verbi denominativi con diversi AT ebr. 866 307 107 23 23
significati si trovano anche in medioebr., in aram., in
arab. e specialmente in ug.: 'n « vedere », WUS nr.
2055a; UT nr. 1846), il nome denominativo majàn 3/ Il sing. 'àjin ed il duale ‘ènàjim (in circa
«fonte» (anche antico aram., DISO 161) e alcuni 7/8 dei passi) denotano nei molteplici impieghi
nomi propri derivati, tra i quali il n. pers. postesilico propri e figurati (cfr. Dhorme 75-80) principal­
’ielj(eh)ó"ènaj «su Jahwe sono i miei occhi» formato mente l’occhio (a) come organo della vista (an­
su modello acc. (Noth, TP 163.216.224). che degli animali, p.e. Giob 28,7 e 39,29 riferi­
to agli uccelli rapaci, aram. Dan 7,8.20 riferito
2/ Nel seguente quadro statistico il sign. alla «quarta bestia» della divisione), e più ra­
«fonte» (distinzione dei nomi di luogo [ca. ramente (b) come soggetto di altre funzioni
40x] secondo Lis., incl. Giud 7,1; ISam 29,1 ; (dormire, piangere, gesti espressivi ecc.). Varia­
IRe 1,9; Neem 2,13) viene tenuto separato dal zioni di significato si hanno soprattutto nelle
sing. «occhio» ecc. (incl. 2Sam 16,12 Q; esci. espressioni preposizionali (c) ed in pochi altri
Os. 10,10); per quest’ultimo vengono date liste casi (d).
distinte per le espressioni figurate be'ènè «agli
occhi di = secondo il giudizio di » (senza « agli/ a) Come organo del corpo (prezioso, sensibile)
cogli occhi» in senso concreto: Num 33,55; (1) l’occhio non denota semplicemente il vede­
Deut 3,27; 34,4; Gios 23,13; 2Re 7,2.19 Is re ed il guardare (normale o distorto) (2), ma
6,10; Ez 40,4; 44,5; Sai 91,8; Giob 40,24; Prov anche moti dell’animo come il desiderio, l’or­
6,13; 20,8; Eccle 8,16; Esd 3,12; 2Cron 29,8) e goglio, la gioia, la pietà ecc. (3).
le‘ènè «in presenza di, davanti a » (senza Sai (1) Come o r g a n o del c o r p o l’occhio
50,21; 132,4; Giob 31,1; Prov 6,4). In aram. viene nominato in molteplici correlazioni: Sai
bibl. ‘àjin è attestato 5x (Dan 4,31; 7,8.8.20; 94,9 creazione dell’occhio; Giob 10,4 ‘ènè
Esd 5,5) basar « occhi di carne » = occhi corporali, tran­
sitori; nella serie bocca-occhi-mani 2Re 4,34
'àjin di cui: ‘àjin (cfr. anche -►’ózcen « orecchio »); nel canto de­
« occhio » be'èné le'ènè « fonte » ma'jàn scrittivo di tenore erotico: Cant 1,15; 4,1.9;
Gen 70 36 5 10 2 5,12; 7,5; bellezza ISam 16,12 (cfr. Gen 29,17
Es 34 15 9 1 —
«occhi spenti»); oggetto della cosmesi: 2Re
Lev 16 2 3 — ì
Num 39 11 9 1 —
9,30 e Ger 4,30 con pùk. «belletto», Ez 23,40
Deut 58 13 11 2 — khl q. « truccare »; nel diritto penale: Es
Gios ti 6 2 — 2 2Ì,24.26 e Lev 24,20 (sulla legge del taglione
Giud 19 15 —
1 — «occhio per occhio» cfr. Alt, KS 1,341 -344;
ISam 42 31 I 1 —
Elliger, HAT 4, 335); nell’espressione ben
2Sam 40 26 7 — —
'ènàjim «tra gli occhi» = «sulla fronte» o
IRe 31 21 1 1 sim.: Es 13,9.16; Deut 6,8; 11,18; 14,1; Dan
2Re 49 34 1 2 8,5.21 (cfr. Noth, ATD 5, 79 = ital. 125; ug.

ls 45 7 2 2
Ger 54 13 15 — —
UT nr. 1846); cfr. inoltre Gen 46,4; Num
Ez 70 1 31 — — 33,55; Gios 23,13; Giud 16,28; Giob 20,34;
Os 2 — 1 —
1 Prov 10,26; Eccle 2,14,
Gioe 1 — — —
1 Una descrizione figurata degli occhi si ha in Ez
Am 3 — — — —
1,18; 10,12 (cfr. Zimmerli, BK XIII, 67; diver­
Abd - — — —
samente P.Auvray, VT 4, 1954, 1-6); Zac 3,9.
Giona l — — — —

Mi 2 — — — —
Dell’occhio fanno parte la pupilla (Tsòn Deut
Nah — — — — —
32,10; Sai 17,8; Prov 7,2 [-. Ts I ]; babà Zac 7,12;
Ab 1 — — — —
bai Sai 17,8; Lam 2,18), le palpebre (semùrà Sai
Sof 1 — 1 — —
77,5) e le sopracciglia (gabbót Lev 14,9). Quanto a
Agg 1 I — — —
'afappàjim (nell’AT lOx, anche ug. ‘p'p, WUS nr.
Zac 19 3 — — —
2072) la traduzione abituale «ciglia » è stata conte­
Mal 2 1 — — _
stata di recente in favore di «occhi (che brillano)»
Sai 66 8 2 — 5 o «pupille» (cfr. KBL 723b; J.M. Steadman, HThR

235 £ £ 'àjin OCCHIO 236


56, 1963, 159-167; M.Dahood, Bibl 50, 1969, guardare, gettare io sguardo », che ricorre circa
272351s.). 50x, denota generalmente l’azione che introdu­
ce al successivo r ’h «vedere»: Gen 13,10.14;
Per i difetti e le lesioni degli occhi si usano: 18,2; 22,4.13; 24,63.64; 31,10.12; 33,1.5;
khh q. «indebolirsi, spegnersi» (Gen 27,1; 37,25; 43,29; Es 14,10 (compì, r ’h); Num 24,2;
Deut 34,7; Zac 11,17; Giob 17,7; agg. kèhct Deut 3,27; Gios 5,13; Giud 19,17; ISam 6,13;
«debole, spento» ISam 3,2), klh q. «venir 2Sam 13,34; 18,24; Is 40,26; 49,18; 51,6 (con
meno» (Ger 14,6; Sai 69,4; Giob 11,20; 17,5; nbt hi. «guardare»); 60,4; Ger 3,2; 13,20; Es
Lam 4,17; pi. «far languire» Lev 26,16; ISam 8,5.5; Zac 2,1.5; 5,1.5.9; 6,1; Giob 2,12 (con
2,33; Giob 31,16; kiljdn «languore» Deut nkr hi. «riconoscere»); Dan 8,3; 10,5; lCron
28,65), kbd q. «diventar pesante» (Gen 21,16; dopo r ’h segue spesso wehinnè «ed
48,10), qùm q. «diventare rigido» (ISam 4,15; ecco»; per analoghe espressioni in acc. ed in
IRe 14,4), ‘ss q. usualmente « indebolirsi/offu­ ug. vd. AHw 762b; WUS nr. 2055. Essa può
scarsi », forse « tumefarsi » (così L.Delekat, VT però esprimere anche desiderio, brama, affetto
14, 1964, 52-55; Sai 6,8; 31,10), d'b q. «lan­ o sim., avvicinandosi in questo modo ai casi
guire» (Sai 88,10), lisk q. «oscurarsi» (Sai citati sotto (3): Gen 39,7; Deut 4,19; 2Re
69,24; Lam 5,17), mqq ni. «marcire» (Zac 19,22 = Is 37,23; Ez 18,6.12.15; 23,27; 33,25;
14,12); nqr q. «cavare» (ISam 11,2; pi. Num Sai 121,1; 123,1; aram. con ntl «sollevare»
16,14; Giud 16,21), sbr q. «spezzare» (Ez Ah. 169 e Dan 4,31.
6,9), ’wr pi. «accecare» (Deut 16,19; 2Re 25,7 L’occhio diretto verso qualcosa denota in nu­
= Ger 39,7 = 52,11; agg. ‘iwwèr «cieco», di merose espressioni l’osservare, l’esaminare, l’a­
uomini: Is 29,18; 35,5; 43,8; cfr. 59,10 «senza derire, il preoccuparsi di qualcosa (Gen 44,21;
occhi»; degli occhi Is 42,7); cfr. anche fballili Deut 11,12; IRe 1,20; 9,3 = 2Cron 7,16; Is
« con una macchia (nell’occhio) » (Lev 21,20). 17,7; Ger 16,17; 24,6; 39,12; 40,4; Ez 20,24;
Am 9,4.8; Sai 10,8; 11,4; 17,11; 25,15; 32,8;
I vocaboli della radice “wr (pi. « accecare » 5x; 'iwwèr 33,18; 34,16; 66,7; 101,6; 123,2; 141,8;
«cieco» 26x; ‘iwwàron «cecità» 2x; ’awwàrat «ce­ 145,15; Giob 7,8b; 17,2; 24,15.23; 34,21;
cità» lx) sono usati talvolta con valore traslato (Es 39,29; Prov 4,25; 15,3; 17,24; 23,5.26; Rut
23,8 e Deut 16,19: «la corruzione rende ciechi»; nel
Dtis p.e. Is 43,8 «il popolo cieco che pure ha oc­
2,9; 2Cron 16,9; 20,12; aram. Esd 5,5).
chi»; cfr. W.Herrmann, Das Wunder in der evange- Frequenti sono le espressioni che denotano
lischen Botschaft. Zur Interpretation der BegrifTe l’essere aperti o l’aprirsi degli occhi: —glh q.
blind und taub im Alten und Neuen Testament, Num 24,4.16 del vedere in visione (par. —stm
1961). «aprire» [?] v. 3.15); glh pi. Num 22,31; Sai
Un improvviso accecamento da parte di Dio viene 119,18; pth «aprire» soltanto in IRe 8,29.52;
espresso nella tradizione leggendaria di Gen 19,11 e Neem 1,6; 2Cron 6,20.40; 7,15, altrimenti pqh
2Re 6,18 con il termine sanwèrìm, di origine scono­ q. (tranne che in ls 42,40 riferito sempre al­
sciuta (tra i numerosi tentativi di spiegarne la deriva­
zione, p.e. E.A.Speiser, JCS 6, 1952, 89; F.Rund-
l’occhio): Gen 21,19; 2Re 4,35; 6,17.17.20.20;
gren, AcOr 21, 1953, 325-331, cfr. quello più recen­ 19,16 = Is 37,17; 42,7; Ger 32,19; Zac 12,4;
te di C.Rabin, Tarbiz 39. 1968/69, 214s.). Giob 14,3; 27,19; Prov 20,13; Dan 9,18; cfr.
Sai 146,8; ni. Gen 3,5.7; Is 35,5 (cfr. l’agg.
(2) Naturalmente ‘àjin è spesso unito alle piqqèah « colui che vede chiaro » Es 4,11 ; 23,8,
espressioni che indicano il v e d e r e (—r'h): ed il sost. pcqaliqòah «apertura, l’aprire» ls
Gen 45,12; Lev 13,12; Num 11,6; Deut 3,21; 61,1; antico aram. pqh q. in Sef. 1,13, cfr. Fitz-
4,3.9; 7,19; 10,21; 11,7; 21,7; 28,32.34.67; myer, Sef. 39; DISO 234), oppure, sempre in
29,2; Gios 24,7; 2Sam 24,3; IRe 1,48; 10,7; senso proprio e traslato, le espressioni che in­
2Re 22,20; Is 6,5.10; 11,3; 30,20; 33,17.20; dicano il chiudere, il coprire ed il distogliere lo
64,3; Ger 5,21; 20,4; 42,2; Es 12,2.12; 23,16; sguardo: ‘sm q./pi. «chiudere» Is 29,10; 33,15;
40,4; 44,5; Mal 1.5; Sai 17,2; 35,21; 50,21; 7m hi, «nascondere, velare» Lev 20,4; ISam
91,8; 94,9; 115,5; 135,16; 139,16; Giob 7,7.8a; 12,3; Is 1,15; Ez 22,26; Prov 28,27; thh q. «es­
10,18; 13,1; 19,27; 20,9; 21,20; 24,15; 28,7.10; sere incollato» Is 44,18; ó1" q. «essere incolla­
29,11; Prov 20,8.12; 22,12; 23,33; 25,7; Eccle to» Is 32,3 txt em; cfr. hitpalp. Is 29,9; hi.
5,10; 6,9; 11,7.9; vedere coi propri occhi: Deut «incollare» Is 6,10; cfr. inoltre Sai 119,37;
3,27; 29,3; 34,4; ISam 24,11; 2Re 7,2.19; Zac Giob 36,7; Cant 6,5; ’aje r « benda sopra gli oc­
9,8; Giob 42,5; 3,12; 2Cron 9,6; 29,8; 34,28; chi » IRe 20,38.41; kfsùt ‘ènàjim «copertura
vedere faccia a faccia: Num 14,14; Deut 19,21; degli occhi = dono di pacificazione » Gen
Is 52,8; Ger 32,4; 34,3; con i significati secon­ 20,16.
dari di deliziarsi alla vista opp. saziarsi di (3) Tra i m o t i d e l l ’ a n i m o espressi con
guardare rispettivamente Mi 4,11; 7,10; Sai 'àjin vi è anzitutto il desiderio nelle sue molte­
54,9; 92,12 e Prov 27,20; Eccle 1,8; 4,8; per plici sfumature: Gen 3,6; Num 15,39; IRe
motivi di critica testuale vengono tralasciati 20,6; Ger 5,3; 22,17; Ez 20,7.8; 24,16.21.25;
2Sam 16,12 Q; 20,6; Zac 5,6; 9,1; Sai 73,7. Giob 31,1.7; Eccle 2,10; Lam 2,4 (il contrario
L’espressione —ns’ 'ènàjim «alzare gli occhi — «allontanarsi dagli occhi » Prov 3,21 ; 4,21). Si

237 1?1J ‘àjin OCCHIO 238


hanno poi espressioni che indicano compassio­ sta per lo più lo stesso senso di lifnè « davan­
ne (Gen 45,20; Deut 7,16; 13,9; 19,13.21; ti » (-*pànlm ). Con lo stesso significato si usa
25,12; Is 13,18; Ez 5,11; 7,4.9; 8,18; 9,5.10; anche (le)nàgad 'ènè (2Sam 22,25 = Sai 18,25;
16,5; 20,17), orgoglio (2Sam 22,28 txt em = Sai Gioe 1,16; Sai 5,6; 26,3; 36,2; 101,3.7; Giob
18,28; Is 2,11; 5,15; 10,12; Sai 101,5; 131,1; 4,16) e nòkah ‘èné (Prov 5,21). Il contrario si
Giob 22,29; Prov 6,17; 21,4; 30,13), ostinazio­ esprime con mè'ènè o minn&gced ‘enè «fuori
ne (Is 3,8), scherno (Prov 30,17), brama (Sai dagli occhi di, lontano da» (rispettivamente in
119,82.123.148), purezza (Ab 1,13), generosità Giud 6,21; ls 65,16; Os 13,14; Giob 3,10;
(Prov 22,9) e malvagità, malanimo (Deut 15,9; 28,21 e Is 1,16; Ger 16,17; Am 9,3; Giona 2,5;
28,54,56; Prov 23,6; 28,22). Segni di vita e di Sai 31,23). ’
gioia sono il brillare ed il luccicare degli occhi:
Gen 49,12; ISam 14,27.29; Sai 13,4; 19,9; d) Restano ancora alcuni usi singolari, figurati
38,11; Giob 41,10; Prov 15,30; 29,13; Dan e t r a s 1a t i . Gli « occhi » indicano metafori­
10,6; Esd 9,8 (-» ’òr). camente delle persone in Num 10,31 (Obab,
come guida nel deserto, sarà un « occhio » per
b) Relativamente raro è l’impiego della voce gli israeliti), Zac 4,10 (le sette lucerne nella vi­
occhio in relazione alla veglia e al dormire, cfr. sione del profeta sono « gli occhi di Jahwe che
Gen 31,40; Sai 77,5; 132,4; Prov 6,4; Eccle scrutano tutta la terra ») e Giob 29,15 (« io ero
8,16. l’occhio per il cieco, ero il piede per lo zop­
Un po’ più frequente è l’attestazione dell’oc­ po »).
chio comc fonte di lacrime (dm' q. «versare Non sempre chiare risultano le metafore nelle
lacrime» Ger 13,17.17; dim'à « il lacrimare», quali ‘àjin va tradotto con « aspetto », « splen­
nell’AT 23x; cfr. dama' «succo» Es 22,28), dore » o « superficie ». Dell’aspetto di una feri­
cosa che già ben presto ha dato luogo alla me­ ta si parla in Lev 13,5.37.55, dell’aspetto della
tafora della « fonte » = 'àjin. Vanno ricordati Is manna in Num 11,7. II sign. « splendore » si
38,14 txt em: Ger 8,23; 9,17; 13,17; 14,17; ha nella descrizione delle visioni in Ez
31,16; Sai 116,8; 119,136; Giob 16,20; Lam 1,4.7.16.22.27: 8,2; 10,9 e in Dan 10,6, mentre
1,16; 2,11.18; 3,48.49 (cfr. Prov 23,29 occhi in Prov 23,31 si parla dello scintillio del vino.
rossi; Lam 3,51 occhi doloranti). L’occhio non Ancora diverso è il significato di ‘èn ha ‘àrm.s in
è mai soggetto di ~^bk.h «piangere» (evidente­ Es 10,5,15 e in Num 22,5.11, dove ‘àjin in
mente perché il piangere include anche il gri­ luogo di pànlm indica la superficie della terra.
dare); soltanto in Ger 8,23; 13,17; 31,16; Lam Si possono riassumere tutti i passi citati con il
1,16 stanno in parallelo tra loro «occhio (la­ termine generale « il visibile», comunque la
crimante) » e « piangere ». metonimia resta sempre sorprendente.
Altre espressioni di movimento sono ancora: Già in 1 e 3b è stata ricordata l’antica metafo­
$qr pi. «ammiccare» Is 3,16 (cfr. anche Wild- ra stereotipa « occhio » = « fonte » (Cfr. Dhor-
berger, BK X,138); qrs «socchiudere, strizza­ me 75s.). Escludendo i nomi di luogo, la si tro­
re» Sai 35,19; Prov 6,13; 10,10; Iti «aguzza­ va in Gen 16,7.7; 24,13.16.29.30.42.43.45;
re» Giob 16,9 (metaforicamente); rzm «rotea­ 49,22; Es 15,27; Num 33,9; Deut 8,7; 33,28;
re» Giob 15,12; ‘sh «socchiudere» Prov Giud 7,1; ISam 29,1; IRe 1,9; Prov 8,28;
16,30. Neem 2,13.14; 3,15; 12,37; 2Cron 32,3.
c) Dall’unione con preposizioni risultano
espressioni preposizionali nelle 4/ a) Nell’AT si parla ca. 200x degli o c c h i
quali 'àjin tende a passare dal significato con­ di D i o ( ’én/'ènè Jhwh lOOx; raramente
creto a quelli astratti e metonimici «veduta, ’ènè [hàj^lòhìm Num 23,27; Prov 3,4; 1 Cron
opinione, giudizio» oppure «visione, testimo­ 21,7; ‘ènè 'addnàj [Jhwh] IRe 3,10; Am 9,8;
nianza oculare, presenza» o sim. Il primo aram. « l’occhio del loro Dio » Esd 5,5; altri­
gruppo di questi significati si incontra nell’e­ menti « il mio occhio» Ger 24,6; Es 5,11;
spressione frequente be‘ènè «agli occhi di = se­ 7,4.9; 8,18; 9,10; 20,17; Am 9,4; Sai 32,8; « il
condo la veduta, l’opinione, il giudizio d i» suo occhio» Deut. 32,10; spesso « i miei/tuoi/
(Gen 6,8; 16,4.5.6; 18,3; 19,8.14.19 ecc., vd. suoi occhi»; cfr. anche Ab 1,13). Nella mag­
sp. 2 con il quadro statistico); con (db «buo­ gior parte dei casi si tratta però delle stesse
no, benQ»/jtb «essere bene, buono» e ra‘ espressioni che vengono usate in riferimento
« cattivo » /r" «essere cattivo» si formano agli occhi dell’uomo, nelle quali regredisce
espressioni che indicano « piacere » (Gen molto il significato concreto. Perciò compare
16,6; 19,8; 20,15 ecc., ~*tòb 3d) e «dispiace­ spesso be‘ènè «agli occhi di = a giudizio di»,
re» (Gen 21,11.12; 28,8 ecc.). Va collocata soprattutto neH’espréssione ms ' hèn « trovar fa­
qui l’espressione mè'énè « a ll’insaputa d i» vore» (testi ~^ms’ 4, in più Prov 3,4) e nelle
(Lev 4,13; Num 5,13; 15,24). Il secondo grup­ valutazioni espresse con tòb/jtb «bene» (-^tòb
po di significati «visione, presenza» è chiaro 3d [1], in più Mal 2,17), jasàr/jsr «giusto»
in le‘ènè «davanti agli occhi di = in presenza (-*jsr 4, in più Ger 34,15), ra‘/ r “ «cattivo»
d i» (Gen 23,11,18; 30,41 ecc.); Ie'cn8 acqui­ (->ra‘ 3a), inoltre con gdl «essere grande»

239 ftSJ 'àjin OCCHIO 240


(ISam 26,24), qtn (2Sam 7,19 = lCron 17,17) e stasia (Ez 18,6.12.15). Coloro che hanno «oc­
qll ni. (2Re 3,18) «essere piccolo», kbd ni. chi orgogliosi » non cercano l’aiuto di Jahwe
«essere stimato» (Is 49,5), p i’ ni. «essere me­ (cfr. Is 2,11; 10,12; Sai 18,28; 101,5; Prov 6,17
raviglioso» (Zac 8,6), jqr «essere prezioso» (Is ecc.; -+gbh, Nelle lamentazioni 'àjin
43,3; jàqàr « prezioso » Sai 116,15). Cfr. inol­ ritorna in molte espressioni: i falsi testimoni
tre le espressioni « purezza ai suoi occhi » « strizzano gli occhi » assicurando: « abbiamo
(2Sam 22,25 = Sai 18,25; Giob 11,4; 15,15; visto con i nostri occhi» (Sai 35,19, v. 21 forse
25,5) e «ai tuoi occhi mille anni sono come il una formula giuridica). L’infelicità fa sì che
giorno di ieri » (Sai 90,4). « l ’occhio sia consumato dal dolore» (Sai 6,8;
Sono rari i testi che parlano dell’occhio di Dio 31,10 ecc.), impedisce che l’occhio «riveda il
in senso concreto: nella similitudine figurata di bene » (Giob 7,7), poiché è felice colui che Dio
Deut 32,10 «lo custodì come pupilla del suo c gli uomini osservano (v. 8). Come gli occhi
occhio»; in accezione negativa in Giob 10,4 dei supplici cercano l’intervento di Dio, così
« hai tu forse gli occhi di carne o anche tu vedi ne osservano con stupore il sopraggiungere
come l’uomo?»; «faccia a faccia» in Num (p.e. rè n e Es 4,30; be‘ène Sai 118,23; Is 33,17
14,14 descrive l’incontro diretto con Dio (altri­ con hzh', Is 52,8 ‘àjin bc‘àjin con r ’h\ Is 64,3
menti con -*pànìm, Gen 32,31; Es 33,11; « orecchio non ha sentito, occhio non ha visto
Deut 5,4; 34,10; Giud 6,22; Ez 20,35). che un Dio, fuori di te, abbia fatto... »).
Una serie di espressioni citate in 3a(2) descrive ‘àjin è usato per la contemplazione in visione
la presenza vigile di Jahwe e la sua onniscien­ in Num 24,3s.I5s.; ls 6,5; Ez 10,2; Giob 4,16;
za: Ger 16,17.17; 32,19; Sai 66,7 « i suoi occhi per l’uso del termine nell’apocalittica cfr. an­
scrutano le nazioni»; 139,16; Giob 7,8; 14,3; che Dan 4,21; 7,8.20.
34,21; 36,7; Prov 5,21; 15,3; 22,12; 2Cron
16,9 «gli occhi di Jahwe scrutano tutta la ter­ 5/ Per «occhio»*nei L X X e nel NT cfr.
ra »; cfr. inoltre il simbolismo figurato delia vi­ W.Michaelis, art. ò<p#aX|j.óq, ThW V,376-379
sione notturna in Zac 4,10. Altre espressioni (= GLNT Vili, 1055-1064).
come «dirigere i propri occhi su qualcuno» E Jenni (l-3)/D . Vetter (4-5)
(alla corte del re nel sign. «prendersi cura di
qualcuno», Gen 44,21; Ger 39,12; 40,4), «te­
nere gli occhi aperti» oppure «coprire l’oc­
chio » testimoniano i molteplici modi con cui
Dio agisce: intervento di salvezza (Ger 24,6 TI? Ir C IT T À
«poserò il mio sguardo su di loro per il loro
bene»; Zac 9,8.12; Sai 11,4 e 17,2 con -»/zz/z; 1/ La parola 'Ir «città» (plur. ‘àrim ) è atte­
32,8, cfr. Kraus, BK XV,257; 33,18, cfr. v.19; stata in molte lingue sem.: ug. e fen. V (WUS
34,16) e di condanna (Is 1,15.16; Am 9,4.8; nr. 2091; UT nr. 1847; DISO 221); ebr. extra-
Giob 16,9; cfr. 2Sam 22,28 txt?), benedizione e bibl. nell’ostraco di Lachis 4, r. 7 h'jrh « verso
protezione (Deut 11,12 «un paese sul quale si la città (= Gerusalemme)» (KAI nr. 194, r. 7);
posano sempre gli occhi di Jahwe, tuo Dio»; sudarabico antico 'r «roccaforte» (Conti Ros­
Esd 5,5). Nel contesto delle benedizioni divine sini 213a). Secondo GB 584a e KBL 701a non
vanno collocate le affermazioni secondo le si può escludere un’affinità con il sum. uru. II
quali gli occhi di Jahwe sono aperti sul tempio significato fondamentale resta incerto; in ogni
per ascoltare le preghiere (IRe 8,29.52; 9,3; caso ‘Ir dovrebbe indicare una qualche forma
2Cron 6,20.40; 7,15.16; alle promesse corri­ di fortificazione.
spondono le preghiere rivolte a Dio perché Nell’aram. bibl. la «città» è detta qirjà (9x in
ascolti la supplica 2Re 19,16 = ls 37,17; Dan Esd 4,10-21); questo termine è attestato anche
9,18; Neem 1,6). in ebr. (30x, di cui lOx in Is, 5x in Prov, 3x in
Ab; par. di ‘Ir p.e. Ts 1,26); cfr. ebr. qéra’.t.
b) L’uso propriamente teologico di 'àjin in re­ (Giob lx, Prov 4x), ug. qrt/qryl (WUS nr.
lazione agli occhi dell’uomo si ha neJl’invoca- 2462), fen. pun. qrl (DISO 267), aram. qirjà
zione a Dio, ed è attestato soprattutto nel lin­ (DISO 266). Il moab. per «città» possiede il
guaggio dei salmi. In questo caso Israele è ri­ termine qr (KAI nr. 181, r. 11.12.24.29), men­
corso in parte a formule che descrivevano lo tre in ebr. qìr significa «parete, muro» (74x,
stesso procedimento nell’ambiente cortigiano e di cui 25x in Ez, 13x in IRe). Se qìr e qirjà
cultuale di Babilonia (cfr. F.Nòtscher, « Das sono tra loro affini, il secondo termine denote­
Angesicht Gottes schauen» nach biblischer rebbe una località circondata da mura. Suppo­
und babylonischer Auflassung, 1924, anche per nendo uno scambio tra ‘ e q si è voluto colle­
il paragrafo 4a). L'espressione «alzare gli oc­ gare la radice qr con V e proporre per ‘ir f. gli
chi » o sim. denota il rivolgersi a Dio (Sai a. il sign. « what is protected by a stone-wall »
123,ls.; cfr. 121,1 ed il nome proprio = «ciò che è protetto da un muro» (H.J.
‘celjehò‘ènaj, vd. sp. 1), «alzare gli occhi agli Dreyer, FS van Selms, 1971, 17-25); tale rela­
idoli della casa di Israele» denota invece l’apo­ zione resta comunque discutibile.

241 TI7 I r CITTÀ 242


Tre le specificazioni del termine ricordiamo soltanto 3/ Se si definisce I r un insediamento fortifi­
quelle formate con nomi di persona (soprattutto ‘ir cato con mura e se si considera la recinzione
Dàwìd « città di Davide», 2Sam 5,7 ecc.), con nomi con mura un tratto caratteristico, questa desi­
di luogo (p.e. 'ir ‘amàlèq, ISam 15,5) e quelle che in­ gnazione in molti casi è appropriata, ma non
dicano una posizione particolare (p.e. "ir hammelùkà
«residenza (del re)», 2Sam 12,26; ‘Ir miqlàt «città
può essere accettata come una definizione ge­
di rifugio», Num 35,6.11 ss. ecc.). E singolare il fatto nerale, valida sempre. Non si deve pensare sù­
che ‘ir non venga usato per nomi di luogo, ma che in bito ad una cinta muraria elaborata, quale ci
tal caso, a quanto sembra, compaia come nome se­ rivelano gli scavi del Vicino Oriente antico.
condario (p.e. 7r halfmàrìm «gittà delle palme» Così pure non ci si deve immaginare una città
per Gerico, Deut 34,3 ecc.; 7r Sàmas Gios 19,41 nei nostro senso moderno. Ogni insediamento,
accanto a Bèi 8àmces)\ nei nomi di luogo è più fre­ abitato più o meno stabilmente, protetto da
quente invece il termine qirjà (Kiriat-Arba, Kiriat- una « fortificazione » o da un semplice vallo,
Sefer, Kiriat-Iarim ecc.).
può essere definito 'ir. Deut 3,5 parla di città
*2/ Se si segue Lis. 165 le per la delimitazio­ fortificate con alte mura, porte e sbarre, ma
ne dei nomi di luogo e se si considera 'ir un anche di numerosi 'are happeràzi «insedia­
appellativo p.e. in « città di Davide » e in « cit­ menti della popolazione rurale », privi di mura
tà delle palme », risulta per ‘ir il seguente qua­ e di protezione, circondati da mezzi di difesa
dro statistico (incl. Gios 8,12K. 16K e 2Re rudimentali (cfr. anche Ez 38,11). In Lev
20,4K; esci. Giud 10,4 [il secondo 'ajàrim può 25,29.31 si distingue tra ‘ir hòmà «città recin­
essere errore di scrittura per ‘àrinr, diversa­ ta da mura » e hà$èr « recinto » privo di mura,
mente p.e. BL 620; plur. ‘ajàrim neologismo ma Fornito di difese contro le fiere ed i nemici
per formare un gioco di parole con ‘ajàrlm (cfr. M.Noth, Die Welt des Alten Testaments,
« puledri d’asino »]; Sai 73,20 e ‘ir « turbamen­ *1957, 113). In qualche caso si potrebbe con­
to» in Ger 15,8; Os 11,9 dalla radice 'tir): frontare l’ebr. ‘ir con l’acc. àlu (vd. AHw 39a,
dal lato etimologico affine alPcbr. ’òhcel «ten­
sing. plur. totale da »); potrebbe trattarsi anche di « tendopoli »
Gen 39 9 48 più o meno permanenti (p.e. ISam 15,5 «città
Es 2 1 3 di Amalek »; 30,29 « città [plur.] dei Keniti »).
Lev 7 7 14 Spesso le località abitate dagli israeliti stanziati
Mum 15 34 49 in Canaan erano all’inizio degli insediamenti
Deut 30 28 58
158
primitivi; solo più tardi, al tempo della monar­
Gios 70 88
Giud 49 7 56 chia, gli immigrati si sono gradualmente con­
ISam 31 7 38 vertiti alla vita cittadina ed alla civiltà urbana.
2Sam 38 7 45 Nei LXX ‘ir è tradotto con icoX-u;, ma questo
IRe 38 13 51 termine, in quanto corrispondente all’ebr. ‘ir, è
2Re 51 15 66 chiaramente depoliticizzato, perché secondo
Is 30 16 46 Israele l’aspetto politico non ha mai avuto una
Ger 79 58 137 importanza decisiva per la costituzione di una
Ez 43 18 61
4 4
«città» (cfr. II.Stratlimann, ThW VI,521ss. =
Os —

Gioe ! — 1 GLNT X,1290ss.). Nell’AT si parla dei re del­


Am 8 3 11 le città cananee, ma nel periodo isr. vi erano
Abd — 1 1 solo i signori, gli uomini, gli anziani della cit­
Giona 8 — 8 tà, i quali esercitavano soprattutto il potere
Mi 1 3 4 giudiziario. L’importanza della città consisteva
Nati 1 — 1 nella protezione che essa doveva offrire in caso
Ab 1 — 1 di necessità non soltanto ai propri abitanti, ma
Sof 2 2 4
anche a coloro che erano insediati nelle vici­
Agg — - -

Zac 5 4 9 nanze. Solo in un secondo tempo la città di­


Mal — — — ventò anche per gli israeliti il centro economi­
Sai 18 2 20 co, spirituale e cultuale, mentre l’urbanizzazio­
Giob 1 1 2 ne progrediva man mano che ci si allontanava
Prov 4 - 4 dalle precedenti strutture di vita seminomadi-
Rut 4 — 4 ca. Si intravede già di qui come la città e la
Cant 3 — 3 sua civiltà possano essere valutate nell’AT.
Eccle 5 — 5
Lam 5 1 6
Est 12 2 14 4/ a) La storia primitiva dello Jahwista dice
Dan 6 — 6 che Caino è fondatore di città (Gen 4,17 TM,
Esd 3 4 7 cfr. però Westermann, BK I,443s.): questo dato
Neem 11 10 21 viene spesso interpretato nel senso di un’avver­
lCron 16 21 37 sione profonda contro la vita urbana, di un ri­
2Cren 41 48 89 fiuto della città. In Gen 11,1-9 confluiscono
AT ebr. 678 414 1092 insieme la città e l’aspirazione umana alla si­

243 Ti? i r CITTÀ 244


curezza, il carattere dispotico dell’autorità, la L’origine di questo appellativo è dovuta alla funzio­
concentrazione del potere e la ribellione contro ne della città: essa era infatti la sede del tempio di
Dio. La città è il luogo abituale dei peccati più Jahwe e ddl’arca. Secondo la concezione isr. non si
vergognosi, Gen 18s. La città provoca la cadu­ deve pensare ad una santità legala alla città fin dai
ta del l’antico ordinamento tribale e dà libero primi tempi; solo in quanto città eletta da Jahwe essa
può essere indicata come santa. In tempi recenti ciò
sfogo ai vizi. Israele «evidentemente non ha può essere interpretato nel senso che va tenuta lonta­
mai saputo trovare una relazione vera e pro­ na dalla città santa ogni impurità (cfr. CD 12,ls.;
gressiva con la città e la sua società » (G.Wal- probabilmente anche per 2Cron 8,11; la figlia del fa­
lis, Die Stadt in den Uberlieferungen der Gene­ raone deve uscire dall’area sacra in senso stretto).
sis, ZAW 78, 1966, 133-148, citazione p. 148).
Anche i profeti assumono una posizione netta­ A volte Gerusalemme è definita anche ‘ir Jhwh
mente critica nei confronti della città e dei suoi «città di Jahwe»: Sai 101,8; Is 60,14 (in bocca
costumi corrotti (Am 4,1 ss.; Mi 6,9ss.; Is agli oppressori di Israele); incerti Ger 31,38 e
3,16ss.; 5,8ss.; Ab 2,12 ecc.). Si pensi anche ai Sai 48,9. Dell’elezione di Gerusalemme da
recabiti ed al loro rifiuto della civiltà sedenta­ parte di Jahwe parlano: IRe 8,16; 11,13.32.36;
ria (Ger 35). 14,21; 2Re 21,7; 23,27; 2Cron 6,5; 12,13;
Un simile giudizio negativo della città è co­ 33,7; cfr. anche Sai 78,68; 132,13 ( —bhr
munque unilaterale c non tiene conto di tutti i IV/2d). Del rifiuto della città parla 2Re 23,27;
dati dell’AT. La fondazione di città di Gen di una nuova elezione, Zac 1,17; 2,16. La «cit­
4,17 (dal punto di vista della storia della civil­ tà di D io» di Sai 46,5; 48,2.9 è concretamente
tà si tratta semplicemente di un punto centrale Gerusalemme (Kraus, BK XV,342-345 excur­
stabile e sicuro, dove possono convergere in sus a Sai 46). Cfr. inoltre: G. von Rad, Die
caso di necessità i gruppi nomadici) può essere Stadt auf dem Berge, EvTh 8, 1948/49,
interpretata anche in senso positivo (cfr. We- 439-447 = GesStud 214-224; A. van Selms,
stcrmann, l.c. 444s.). Anche in Gen 11 la co­ Hervonnde Teologiese Studies 8, 1952, 79-89;
struzione di una città non è di per sé un atto Th.C.Vriezen, Jahwe en zijn stad, 1962;
peccaminoso. E vero che la fondazione di città L.M.Muntingh, FS van Selms 1971, 108-120;
nell’AT non è legata direttamente alla creazio­ ->Sijjòn.
ne, ma Israele può prendersi le città già esi­
stenti in Canaan perché Jahwe gliele mette a 5/ Per i LXX (vd. sp. 3) ed il NT cfr. H.
disposizione, Deut 6,10. Anche se l’abitare in Strathmann, art. -rcóXu;, ThW VI,516-535 (=
case e in città non era di per sé peccaminoso, GLNT X, 1273-1328).
la civiltà urbana risultava tuttavia pericolosa e A.R.Hulst
allettante per il popolo, come la storia ha mo­
strato senza ombra di dubbio. I pregiudizi ru­
rali e culturali possono aver avuto una loro
importanza, ma la critica dei profeti non deri­
va in definitiva da essi; essa è fondata invece TÒÌ3 ‘Ih SALIRE
su motivi religiosi. La sicurezza di sé, lo spie­
gamento di potenza, il dispotismo erano pecca­
ti di apostasia da Dio. Le città, con le loro 1/ La radice 'Ih (*'lj) appartiene al semitico
mura alte e solide, non erano di per sé un comune (Bergstr. Einf. 187; acc. elu, AHw
male; il male era invece nella fiducia in queste 206-210; ug. ‘ly, WUS nr. 2030; UT nr. 1855;
mura (Deut 28,52). Non si tratta della sicurez­ fen. 'lj, DISO 211, ecc.), come dimostra soprat­
za acquisita con la potenza dell’uomo, ma del­ tutto la diffusione della prep. ‘al «su, sopra,
la protezione che soltanto Jahwe può offrire contro». La radice verbale in aram. è general­
(cfr. Sai 127,1 «se Jahwe non custodisce la cit­ mente sostituita da slq (KBL 1103b; in Sai
tà, invano veglia il custode »; Zac 2,9). 139,8 slq «salire» è invece un prestito aram.,
cfr. Wagner nr. 202).
b) La « cittadella di Sion » (—Sijjon 3) dopo la Le coniugazioni più frequenti sono il q. e l’hi.;
conquista di Davide fu chiamata ‘ir Dàwid occasionalmente si ha anche il ni. e l’ho, (l’hitp.
«città di Davide», 2Sam 5,9; l’arca trova qui solo in Ger 51,3, molto incerto dal lato testua­
la sua collocazione, 2Sam 6,12ss. Nella città di le, cfr. Rudolph, HAT 12, 306).
Davide trovarono sepoltura Davide stesso ed i Derivazioni nominali sono: 'al «altezza», ‘àlTe
re di Giuda, IRe 2,10; 11,43 ecc. In alcuni sal­ « fogliame », ‘olà « olocausto », ‘alì « pestel­
mi, peraltro recenti, Gerusalemme è chiamata lo», ‘alijjà « stanza superiore », ma'al «la par­
‘ir haqqòdces «città santa» (Is 48,2; 52,1; te superiore», mó'al «elevazione», ma‘alcè
Neem 11,1.18; cfr. Dan 9,24.26; cosi anche «ascesa», ma‘°là «salita, gradino» e f'àlà
CD 20,22; [12,ls. I r hammiqdas «città del «guarigione (cicatrizzazione)», 'illi «superio­
santuario»]; nel NT Mt 4,5; 27~,53; Ap 21,2; re » e ‘celjòn « superiore/il più alto » sono usati
cfr. anche il nome arab. di Gerusalemme normalmente come aggettivi.
el-quds). Nell’aram. bibl. si trovano come prst. ebr. ‘illi
245 rÒJ? Ih SALIRE 246
e ‘celjòir, oltre alla prep. ‘al e airavverbio ‘élla ‘olà ricorre 287x, soprattutto in quei testi che
«sopra» ricorrono anche Hllàj « il più alto» e contengono prescrizioni cultuali (Lev 62x, incl.
‘“làwàn (solo plur.) « olocausto ». 6,2b; Num 56x; 2Cron 30x; Ez 19x, esci. 40,26
txt?; Es 17x); ma'al è attestato 14 lx (Num
Da questa radice derivano il nome di persona ma­ 38x, Ez 15x, Es I3x), ‘cEljòn 53x (31x come ap­
schile ‘èli (ISam 1,3-4,16; 14,3; 2Re 2,27; cfr. Noth, pellativo divino, di cui 21x in Sai), ma'alà 47x
fP 146) ed i nomi di luogo 'alwà/'aìjà (risp, Gen
36,40 e lCron 1,51) e 'cel'àlè (Num 32,3.37 ecc.). (di cui 15x al plur. nei titoli dei Sai 120-134),
‘“lìjjà 20x, ma‘alcè 19x (incl. Ez 40,31.34.37
2/ Il verbo ricorre in tutte le parti dell’AT, Q), ‘àia; 18x, ‘al sostantivo 6x (2Sam 23,1; Os
ma la frequenza delle forme qal risalta in par­ 7.16 txt?; 11,7 txt?, vd. i comm.; mé'àl «las­
ticolare nelle sezioni narrative (Giud 57x): sù» Gen 27,39; 49,25; Sai 50,4, cfr. l’uso di
mà'al), 'illi 2x (Gios 15,19; Giud 1,15), f'àlà
qal hi. ho. ni. totale 2x (Ger 30,13; 46,11), mò'al lx (Neem 8,6),
Gen 44 7 51 ,aH lx (Prov 27,22).
Es 36 23 — 3 62 In aram. ricorrono lOx 'illàj (inoltre 4x ’celjórì),
Lev 4 10 — — 14 lx ‘élla (Dan 6,3), lx ‘itti (Dan 6,11) e lx
Num 23 12 — 7 42 ‘°làwàn (F.sd 6,9).
Deut 24 8 — - 32
Gios 48 7 — - 55
Giud 57 14 1 72 3/ a) Con un quadro semantico abbastanza
ISam 48 22 — - 70 ristretto, ‘Ih q. denota il movimento dal basso
2Sam 22 13 — 1 36 all’alto. Il problema sorge solo con la traduzio­
IRe 38 15 — 53 ne, poiché a seconda della posizione in cui si
2Re 52 7 59
trova colui che parla noi usiamo verbi diversi:
Is 34 6 — — 40
«salire» o sim. quando il movimento si allon­
Ger 41 20 — 2 63
Ez 18 19 — 2 39 tana dall’osservatore (questa è la norma), « ve­
Os 6 1 — — 7 nire su » quando colui che parla si trova in po­
Gioe 7 — — - 7 sizione più alta (p.e. Es 24,2; Gios 10,4).
Am 5 6 — — 11 Il verbo denota di regola il cammino dall’Egit­
Abd 1 — — — 1 to alla Palestina opp. verso le singole tappe di
Giona 3 1 — - 4 questo itinerario (Gen 13,1; 45,25; Es 1,10 vd.
Mi 2 1 3 st.; 12,38; 13,18; Num 32,11; Giud 11,13.16;
— -

Nah 1 1 i — 3
Ab 1 1 — -
2 19,30; ISam 15,2.6; IRe 9,16; Is 11,16; Os
Sof — — - — 2.17 ecc.), nonché l’ascesa dal deserto al paese
Agg 1 - - - 1 di Canaan (Es 33,1; Num 13,17.21.30; Deut
Zac 6 — — - 6 1,21.26.41; Giud 1,1-4). Questo modo di dire è
Mal — — — - — usato in maniera così stereotipa che possono
Sai 12 9 — 2 23 anche mancare le indicazioni topografiche
Giob 6 2 — - 8 (Gen 44,17.24.33.34; 45,9; 50,5-7.9.14 ecc.).
Prov 6 1 — — 7 Similmente il ritorno degli esuli è considerato
Rut. I — — — 1
Cani 5 — — - 5 una «salita» (Esd 2,1.59; 7,6.7.28; 8,1; Neem
Eccle 2 — — — 2 7,5.6.61; 12,1).
Lam I 1 — — 2
Est - — — — —
L’uso di questo vocabolo è così evidente rispetto ai
Dan 3 — — — 3 dati geografici, che va rifiutata l’ipotesi di G.R.Dri­
Esd 8 5 1 14 ver (ZAW 69, 1957, 74-77; cfr. anche W.Leslau,
Neem 10 3 — - 13 ZAW 74, 1962, 322s.; S.Shibayama, Journal of Bible
lCron 11 13 — - 24 and Religion 34, 1966, 358-362) secondo la quale 'Ih
2Cron 25 27 i - 53 q. avrebbe qualche volta il valore specifico di « anda­
re verso nord ».
AT 612 255 3 18 888
Non sempre si può distinguere chiaramente tra q. e Siccome le città si trovano spesso sulle alture,
hi. Devono comunque ritenersi hi. (contro Lis.) il dirigersi verso di esse si esprime spesso con
ISam 28,1 la; IRe 8,4b; 10,5; Ger 52,9; Ez 19,3; Sai 'Ih (p.e. Ai: Gios 7,2; 8,1.3.10.11; Timna: Gen
51,21; 2Cron 5,5a nonché Is 40,31 (cfr. Elliger, BK 38,12s.; invece Sansone scende a Timna in
XI,100s.), invece 2Re 16,12 e Ger 46,8 sono proba­ Giud 14,1.5 \jrd\), come pure l’entrare in una
bilmente q. (contro Mand.; altre divergenze tra città dall’esterno (Gios 6,5.20; ISam 9,11.14;
Mand. e Lis: Lev 6,2; Is 32,13; 2Cron 1,17; 9,4; IRe 1,35.40.45; cfr. Ger 48,15; Prov 21,22).
32,5). 2Sam 15,24, qui considerato hi. con Lis. (cfr.
Quando si tratta della sede di un santuario (Be­
Hertzberg, ATD 10, 282) è un testo molto incerto.
-In Lis. mancano le forme hi. di Deut 28,61 e Giud tel: Gen 35,1.3; Giud 20,18.23 txt em; Os4,15
16,3 (citati sotto 7m); in lCron 26,16 si legge una txt em [in 2Re 2,2 ricorre però jrd \ ; Bersabea:
forma nominale ('dia) (qui come part, q.). - Il passo Gen 26,23; Silo: ISam 1,3.7.21.22; 2,19; Geru­
incerto che attesterebbe l’hitp. (Ger 51,3) non è stato salemme: IRe 12,27.28; Zac 14,16-19; anche
inserito nel quadro statistico. per andare dal palazzo reale al tempio si sale:

247 ‘Ih SAURE 248


2Re 12,fi; 19,14; 20,5.8; 23,2 e par.; Ger jrd è usato per indicare il viaggio dalla Palesti­
26,10) prevale non soltanto la concezione spa­ na all’Egitto (Gen 12,10; 26,2; 42,2; 43,15;
ziale, ma anche l’idea dell’incontro con il Dio 46,3.4; Num 20,15; Gios 24,4; ls 30,2; 31,1),
che abita «in alto» (Deut 17,8; cfr. ISam 10,3 dalle montagne al deserto (Num 14,45; ISam
«(salire) a Dio in Betel»; Giud 21,5.8 «presso 25,1; 26,2), alle città situate in luoghi più bassi
Jahwe a Mizpa»). Così il verbo assume il sign. (come Gaigaia; ISam 10,8; 13,12; 15,12; Kei-
tecnico di «andare in pellegrinaggio» (p.e. Es ìa: ISam 23,4.6.8), l ’abbandono di una città
34,24; Ger 31,6; Sai 122,4). (ISam 9,27; Rut 3,3.6), lo scendere ad una sor­
In senso traslato ‘Ih viene usato quando si par­ gente (Gen 24,16.45; 2Sam 17,18) o ad un fiu­
la del recarsi presso un’importante personalità me (Es 2,5; 2Sam 19,32; IRe 2,8; 2Re 5,14),
(« altolocata »): mentre il viaggio verso l’Egit­ oppure lo scendere nel regno dei morti (vd. st.
to è normalmente una discesa, secondo Gen 4b).
46,31 Giuseppe «sale» dal faraone (nel v. 29
Il luogo di partenza è preceduto anche in questo caso
‘Ih indica invece il viaggio verso il paese di da min (p.e. Es 19,14; 32,1.15; 34,29; in riferimento
Gosen). Anche quando si ricorre al tribunale a persone: Gen 38,1; cfr. mè'al «giù... da» Giud
degli anziani alla porta della città si deve salire 4,15; Ez 26,16), la meta è espressa con l’accus. di di­
(Deut 25,7; Rut 4,1). Uaver a che fare con un rezione (Gen 12,10; 24,16.45; 26,2 ecc.), con ‘al «a.
partner potente come l’Assiria potrebbe essere verso» (di luoghi: Giud 15,11; ISam 25,1; 26,2;
la causa determinante per la scelta di questo 2Sam 5,17 ecc.; di persone: Gen 37,35; 45,9; Es
termine in Os 8,9. 11,8; 19,25 ecc.), le « a » (di luoghi: 2Sam 11,8; Ez
26,11; Cant 6,2; Eccle 3,21; di persone: Giud 5,11),
11 luogo dal quale uno proviene è di solilo preceduto be «a, m » (Gen 28,12; Es 15,5; Giud 7,9.11; ISam
da min (Gen 13,1; 19,30; 4l,2s. ecc.; se si tratta di 9,27 ecc.) e 'al «su» (Gen 15,11; Es 19,18.20; Giud
persone, da mè'al, Gen 17,22; 35,13; Giona 4,6). La 11,37; ls 31,4 ecc.).
meta verso la quale si è diretti è espressa il più delle
volte con l’accus. di direzione (p.e. Gen 26,23; I passi relativamente rari in cui i due movi­
35,1.3; 38,12.13), raramente con le (ISam 25,35; ts menti vengono dati assieme oppure l’uno dopo
22.1 ; Ez 40,40; Hsd 1,3; cfr. Ab 3,16). Quando si usa l’altro (Gen 24,16; 28,12; Es 19,24; Num
‘al si vuol sottolineare che si va sulla superficie di un 20,27s.; Deut 28,43; Giud 14,ls. 19; 16,31; 2Re
oggetto oppure ne! luogo più alto (Es 20,26; Gios 1,4.6.16; 1,9.11; Ger 48,18; Sai 104,8; 107,26;
2,8; Giud 9,51; ISam 2,28 ecc.; cfr. Gen 31,10.12:
gli arieti montano le pecore; Es 10,12.14: le cavallet­
Giob 7,9; Prov 30,4; Eccle 3,21; 2Cron 18,2;
te coprono il paese), mentre con be viene descritto il cfr. Gen 46,4 ['Ih hi.] e Is 14,13-15 [jrd ho.])
movimento lungo un oggetto oppure verso i! suo in­ dimostrano a sufficienza che 'Ih e jrd sono ter­
terno (Es 28,12; Es 7,29; 19,12; Deut 5,5; 2Sam 2,1; mini opposti.
15,30 ecc.; anche con valore strumentate, p.e. Es La concezione spaziale è presente anche quan­
20,26; Num 20,19; Deut 1,22; Ez 40,22). 'tei denota do ‘Ih al assume il sign. tecnico di « muovere
di preferenza il moto verso una persona (Gen a battaglia» (Gios 22,12.33 con l’aggiunta «a
44,17.34; 45,9; Gios 10,4; Giud 16,18 ecc., però è battaglia»; Giud 6,3; 15,10; 18,9; IRe 14,25 =
usato anche in accezione avversativa come 'al, vd.
2Cron 12,9; IRe 15,17 = 2Cron 16,1; IRe
st.), verso Dio (Es 2,23; 19,3; ISam 10,3; Jahwe: Es
19,24; 24,1.12; 32,30; Deut 10,1; Giud 21,5.8), op­ 20,22; 2Re 12,18; 17,3; 18,13 = Is 36,1; 2Re
pure verso un luogo sacro (il monte di Dio: Es 34,13; 18,25 = Is 36,10; 2Re 18,25; 23,29; Ger
il monte Sinai: Es 19,23; 34,2.4; cl'r. Es 24,15.18; il 50,3.21; Ez 38,11.16; Gioe 1,6; Nah 2,2;
monte di Jahwe: ls 2,3 - Mi 4,2; il monte Cor: Num lCron 14,10; con 'ce! Num 13,31; Gios 15,15;
20,27; 33,38; il Carmelo: IRe 18,42; il luogo di cul­ Giud 1,1; 12,3; 20,23.30; ISam 7,7; 2Sam
to: Deut 17,8; Gerusalemme: Esd 7,7; l’atrio del 5,19; 2Re 16,9; Ger 35,11; 49,28.31; con be Is
tempio: Ez 40,49; l’altare: Lev 2,12). 7,6): il nemico che si trova in posizione di dife­
sa si dispone di solito in un luogo più alto (cfr.
Spesso ‘Ih è usato con altri verbi di moto, so­ il nostro modo di dire «avanzare contro»,
prattutto con bò‘ «venire» (Gen 45,25; Es « gettarsi contro »). Lo stesso significato hanno
7,28; Deut 1,24 ecc.), hlk «andare» (Es 33,1; le espressioni ‘Ih Fhillàhèm « marciare per
Giud 11,16; 2Sam 17,21; Is 2,3; 8,7; Mi 4,2), combattere» (2Re 3,21; 2Cron 35,20), ‘Ih
pnh «volgersi» (Deut 1,24; 3,1), js ’ « uscire» lammilhàmà (IRe 20,26; 2Re 16,5; Is 7,1)
(IRe 10,29) e ngs «avvicinarsi» (Gios 8,11), opp. ‘Ih bammilhàmà( 1Sam 29,9) «entrare in
cfr. il nesso con qiim «alzarsi» (Gen 35,1.3; guerra » e 'Ih bammalfnà « salire all’accampa­
Deut 17,8; Gios 8,1.3 ecc.). mento» (ISam 14,21). Anche il solo 'Ih può
All’uso di ‘Ih corrisponde quello del suo con­ qualche volta significare «uscire a battaglia»
trario jrd «scendere, venir giù» (q. 307x, di (Giud 20,28 par. js ’ lammilhàmà; ISam
cui 35x in ISam, 29x in Giud, 25x in Gen, 17,23.25; IRe 12,24 = 2Cron 11,4 par. Ihm ni.;
24x in 2Re, 23x in Ez, 20x in Sai, 19x risp. in Is 21,2; Ger 6,4.5).
Es e Is; esci. Gioe 4,13; hi. «condurre giù» Assieme a 'Ih si trovano di frequente verbi tipi­
67x, di cui 13x in Gen, 7x risp. in ISam e ci della guerra, soprattutto Ihm ni. « combatte­
1Re; ho. « essere condotto giù » 6x; in totale re» (Deut 1,41 s.; Gios 10,36; 19,47; Giud 1,3;
380x; inoltre il sost. mòràd « pendio» 5x). IRe 12,24; 20,1; 2Re 12,18; 2Cron 11,4), sur

249 rÒl? 'Ih SALIRE 250


«assediare» (IRe 20,1; 2Re 6,24; 16,5; 17,5; cielo (Giob 20,6), una battaglia infuria (IRe
18,9; ls 21,2), tps « prendere (una città) » (2Re 22,35 = 2Cron 18,34), un carro costa (ital.
16,9; 18,13; ls 36,1) nkh hi. «colpire» (Gios «ammonta a», IRe 10,29), i lavori di consoli­
7,3; Giud 8,11), bq' «impadronirsi» (ls 7,6), damento progrediscono (2C’ron 24,13).
hnh « accamparsi contro » ( 1Sani 11,1), hrb Più spesso si deve tradurre col passivo: un ve­
«uccidere» (Ger 50,21), hrm hi. «eseguire il stito viene indossato (Lev 19,19; Ez 44,17), un
bando» (Ger 50,21), jrs «occupare» (Deut giogo viene imposto (Num 19,2; ISam 6,7; cfr.
9,23), sdd «devastare» (Ger 49,28) e srp Lam 1,14), un sacrificio viene offerto (IRe
« bruciare » (Giud 15,6). 18,29.36; 2Re 3,20), una ferita viene ricoperta
Se si vuol porre in rilievo il fatto che il nemico (di carne) (Ger 8,22; cfr. Ger 30,17; 33,6 [‘Ih
si trova più in basso, può essere usato anche hi.] e Ger 30,13; 46,11 [sost. te‘àlà), i covoni
jrd ‘al «scendere contro» (2Cron 20,16; cfr. vengono ammucchiati (Giob 5,26), un numero
Giud 1,9 jrd ìehìllàhèm\ ISam 26,10; 29,4; viene segnato (lCron 27,24; cfr. 2Cron 20,34
30,24 jrd bammilhàmà; ISam 17,28 «per ve­ ho.), una mano viene alzata per colpire (Zac
dere la battaglia »). 14,13).
Nell’accezione militare il contrario di 'Ih ‘al ‘Ih 'al Isb significa «venire in mente» (2Re
non è jrd min , bensì ‘Ih mS'al «ritirarsi da» 12,5; par. a zkr «ricordare»: Is 65,17; Ger
(IRe 15,19 = 2Cron 16,3; 2Re 12,19; Ger 21,2; 3,16; 44,21; 51,50); par. di swh pi. «comanda­
34,21; ISam 14,46 mè'aharè\ cfr. 2Sam 20,2 re»: Ger 7,31; 19,5; 32,35; cfr. ‘Ih ‘al lebàb Ez
'Ih mè'aH'rù «disertare da»; 2Sam 23,9 Ih 38,10 e 'Ih 'al rùah Ez 20,32).
« ritirarsi »; Ez 11,24 la visione si allontana dal
[mè‘al\ veggente; con ‘Ih ni.: Ger 37,5.11; b) Quasi tutti gli impieghi del qal ritornano
2Sam 2,27 [mè'aharè]). nell’hi. con valore causativo; l’ho, è il corri­
La supposizione di un significato peculiare di spondente passivo. Quando l’oggetto è una per­
‘Ih min in Es 1,10 e Os 2,2 nel senso di « im ­ sona 'Ih hi. significa « far salire» (su un carro:
padronirsi» (M.Lambert, REJ 39, 1899, 300; IRe 20,33; 2Re 10,15; su un tetto: Gios 2,6; su
dopo di lui p.e. G.Beer, Exodus, HAT 3, 1939, un muro: Neem 12,31; da una cisterna: Ger
14; Noth, ATD 5, 9 = ital. 23; Wolff, BK 38,10.13; dall’acqua: Is 63,11, cfr. Ez 29,4;
X IV /1, 27.32; contrario K.Rupprecht, ZAW 32,3; Ab 1,15; dal mondo sotterraneo: ISam
82, 1970, 442-447) non è necessaria nel conte­ 2,6; Giona 2,7; Sai 40,3; 71,20; cfr. Ez
sto e deve essere respinta se si tiene presente 37,12.13; applicato all’opera della negromante:
l’uso abituale della prep. min. ISam 28,8.11.11.15) oppure «condurre su»
Usato con valore traslato ‘Ih significa «diven­ (Gen 37,28; Num 20,25; 22,41; Gios 7,24 ecc.,
tare grande, forte» (Gen 49,9), «elevarsi» cfr. Nah 2,8 ho.). Con quest’ultimo significato
(Deut 28,43, in opposizione a jrd « perdere va­ il verbo ricorre 42x in riferimento all’esodo
lore » oppure « superare » (Prov. 31,29). Quan­ storico e 4x in riferimento all’esodo futuro (vd.
do invece si dice che uno «balza» sulla bilan­ st. 4c).
cia (Sai 62,10), si vuol indicare che egli è senza Dall’accezione spaziale deriva l’uso di ‘Ih hi.
valore. nel senso di « reclutare » (dei lavoratori di cor­
Quando il soggetto si riferisce a cose, le tradu­ vée: IRe 5,27; 9,15; 9,21 = 2Cron 8,8). ‘Ih hi.
zioni possibili sono innumerevoli, ma si fonda­ ‘al significa anche, corrispondentemente al qal,
no tutte sull’idea di un moto dal basso verso «condurre a battaglia» (Ger 50,9; Ez 16,40;
l’alto: l’aurora sorge (Gen 19,15; 32,25.27 23,46; 26,3; 2Cron 36,17; cfr. Ger 51,27; Nah
ecc.), le piante spuntano (Gen 41,5.22; Deut 3.3).
29,22; Is 5,6; 34,13 ecc.), i fiori sbocciano Quando l’oggetto è una cosa il sign. principale
(Gen 40,10) e volano via (ls 5,24), una nuvola «portare su» ricorre soprattutto allorché que­
si forma (IRe 18,44; Ger 4,13 similitudine; cfr. ste cose sono trasportate in posizione più alta
Ger 10,13; 51,16; Sai 135,7 [‘Ih hi.]), il mare (la regione montagnosa della Palestina, il tem­
dilaga (Ger 51,42, cfr. Ez 26,3 [‘Ih hi.]), una pio, ecc.; l’arca: 2Sam 6,2.12; IRe 8,1.4.4;
città va in fiamme (Giud 20,40), un territorio lCron 13,6; 15,3.12.14.25.28; 2Cron 1,4;
sale (Gios 11,17; 12,7; 15,3.6-8; 16,1 ecc.), la 5,2.5.5; gli arredi sacri: Ger 27,22; Esd 1,11; la
sorte cade (- sale dal calice [-góral] Lev decima: Neem 10,39; le ossa di Giuseppe: Gen
16,9s.; Gios 18,11; 19,10), una tagliola scatta 50,25; Es 13,19; Gios 24,32; le ossa di Saul:
(Am 3,5), la carne riveste le ossa (Ez 37,8, cfr. 2Sam 21,13; il legname: 2Cron 2,15; un carro:
v. 6 hi.), un rasoio passa sul capo (Giud 13,5; 2Cron 1,17). Si spiegano in questo modo anche
16,17; ISam 1,11) ecc. gli altri impieghi del verbo: portare qualcosa
Analogamente, il termine è usato anche con sopra qualcuno (rane: Es 8,1.3; flagelli: Deut
valore traslato: l’ira sale (2Sam 11,20; 2Cron 28,61), gettare la polvere sul capo (Gios 7,6;
36,16; Sai 78,21.31, cfr. Prov 15,1 hi.) e sim., i Ez 27,30; Lam 2,10), portare lampade (Es
lamenti si levano (Es 2,23; ISam 5,12; Ger 25,37; 27,20; 30,8; 40,4.25; Lev 24,2; Num
14,2), la malizia giunge fino a Jahwe (Giona 8.2.3), rivestire (di gioielli d’oro: 2Sam 1,24; di
1,2, cfr. Sai 74,23), la statura s’alza verso il sacco: Am 8,10: di ornamenti: 2Cron 3,5.14;

251 n1?!? ‘Ih SALIRE 252


di oro [per indicare la quantità impiegata: sponde a quello di 'Ih. Così jrd hi. significa «condur­
«quanto ammonta»]; IRe 10,16.17 = 2Cron re giù, portare giù» (di persone: Gen 39,1; 43,7;
9,15.16), presentare il tributo (2Re 17,4), rumi­ 45,13; Giud 16,21 ecc.; cfr. jrd ho. Gen 39,1; di ani­
nare (Lev 11,3.4.4.5.6.26; Deut 14,6.7.7) ed al­ mali: Deut 21,4; cfr. Ger 51,40; di cose: Gen 37,25;
43,11.22; Deut 1,25 ecc.), «calare giù, lasciar cadere
levare (detto di animali: Ez 19,3; cfr. Is 40,31: giù» (di persone dalla finestra: Gios 2,15.18; ISam
far crescere le penne). 'Ih hi. 'al léb significa 19,12; cadaveri dal palo: Gios 8,29; 10,27; l’arca dal
«chiudere nel cuore» (Ez 14,3.4.7; cfr. Sai carro: ISam 6,15; il «mare» (di bronzo) dai buoi:
137,6). 2Re 16,17), «far scendere» (dall’altare: IRe 1,53),
In più di un quarto delle ricorrenze (77x) l’hi. « portare giù » (dal piano superiore: IRe 17,23), « Far
indica l’offerta di un sacrificio (cfr. ug. 4ly S in precipitare» (Ger 49,16; Am 3,11; 9,2; Abd 3.4; cfr.
lAqht [-= 1 D] 185.192). Questa costruzione è Zac 10,11 ho.), «scaricare» (di sacchi: Gen 44,11; di
usata soprattutto quando si tratta dell’olocau­ ornamenti: Es 33,5), «smontare» (abitazione: Num
I,51; cfr. Num 10,17 ho.), «levare» (del velo: Num
sto ( ‘olà] 33x col plur. ‘òlòt, 28x con il sing. 4,5), «far colare» (ISam 21,14; Is 63,6; Lam 2,18),
‘ó/à, di cui 2x le'òlà, Gen 22,2.13), mentre l’of­ «far piovere» (Ez 34,26; Gioe 2,23), «chinare» (del
ferta dì altre forme di sacrificio è di solito capo: Lam 2,10), «sottomettere qualcuno» (2Sam
espressa con altri verbi. Quando questi verbi 22,48; ls 10,13 txt?; Sai 56,8; 59,12; cfr. Is 43,14;
sono attestati insieme a ‘Ih hi. risultano eviden­ Prov 21,22). Spesso si dice che uno porta un altro
ti le diverse forme di sacrificio ('Ih hi. con zbh nel mondo dei morti, cioè ne provoca la morte (vd.
«immolare»: Es 24,5; Deut 27,6s.; Gios 8,31; st. 4a).
ISam 6,15; 10,8; con qtr hi. «bruciare incen­
so»; Ger 33,18; 48,35; 2Cron 29,7; con ngs hi. c) Il ni. può essere abitualmente tradotto con
«offrire»; Es 32,6; 'ih selàmim : IRe 3,15; 'ih il riflessivo: « alzarsi » (della nube: Es
zàbah: Ger 33,18). 40,36.37.37; Num 9,17.21.21.22; 10,11; della
Comunque ‘Ih hi. può anche riferirsi all’offerta gloriadi Dio Ez 9,3), «allontanarsi» (Num
di altri tipi di sacrificio, specialmente quando 16,24.27; 2Sam 2,27; Gèr 37,5.11). Anche le
essi sono menzionati in serie ed i loro scopi due forme di Ez 36,3 e Esd 1,11, spesso consi­
specifici non vengono precisati (con minhà Is derate passive, si possono intendere senz’altro
57,6; 66,3; 'olà e minhà Es 30,9 [inoltre in senso medio: « farsi oggetto delle chiacchiere
qetércet\\ 40,29; Lev 14,20; Gios 22,23; Ger della gente» (Ez 36,3) opp. « recarsi da Babilo­
14,12; 'olà e sHàmlm lCron 16,2; 'olà e nia a Gerusalemme» (Esd 1,11; una correzione
halàbìm 2Cron 35,14; ‘òlòt e Ylàmlm Giud in hi. [così BH3] non è necessaria). Riferito a
20,26; 21,4; 2Sam 6,17; 24,25 = lCron 21,26; Jahwe, il ni. denota la sua situazione perma­
IRe 9,25; 'òlòt e minhòt Am 5,22). A volte, al nente; « egli è elevato » (Sai 47,10; 97,9).
contrario, anche altri verbi possono trovarsi
con ‘olà (zbh Es 20,24; qtr hi. 2Re 16,13.15, d) ‘celjòn (contrario tahtòn « inferiore », Gios
cfr. l’aram. qtr ha. Esd 6,9s.), specialmente ter­ 16,3.5; lCron 7,24; 2Cron 8,5; con tahtòn « in­
mini generici nei quali possono rientrare diver­ feriore» e tlkòn «m edio» Ez 41,7; 42,5) viene
se azioni ('ih «apprestare» Es 10,25; Lev usato con valore locativo sia come comparati­
9,7.22; 16,24; Num 6,16; 29,2; Deut 12,27 vo (la porta superiore: 2Re 15,35 = 2Cron
ecc.; qrb hi. «offrire» Lev 7,8; 10,f9; 23,37; 27,3; Ger 20,2 ecc.; la piscina superiore: 2Re
Num 28,11.27; 29,8.13.36 ecc.; ngs hi. «offri­ 18,17 = Is 36,2; Is 7,3 ecc.; cfr. 7Iti Gios 15,19;
re» ISam 13,9). Giud 1,15) sia come superlativo (Gen 40,17:
Usato senza indicazioni più precise, ‘Ih hi. as­ quello dei tre canestri che stava più in alto).
sume in questi casi il sign. generico di « offri­ Nell’uso metaforico la parola corrisponde sem­
re» (Num 23,2.4.14.30; Giud 13,19; 2Sam pre al superlativo « il più alto » (di Israele:
15,24; 24,22; Ger 48,35 txt?; Sai 51,21 ecc.; Deut 26,19; 28,1; di Davide: Sai 89,28; 31x di
cfr. Giud 6,28 Ih ho.). Dio, vd. st. 4b).
L’uso di ‘olà per indicare il sacrifìcio totale si
spiega con il fatto che all’origine si parlava di 4/ Il rilievo teologico può racchiudersi so­
hamminhà ha 'olà, dì un «dono che sale (nel stanzialmente in tre tematiche: (a) le afferma­
fuoco)», destinato a Dio (così Kòhler, Theol. zioni relative all’ascesa ed alla discesa di Jahwe
175), cfr. la «definizione» di Es 29,18 « fai sa­ e le relative concezioni del viaggio verso il cie­
lire (qtr hi.) in soave odore tutto l’ariete sull’al­ lo e verso l’ade, (b) gli appellativi divini com­
tare; è una 'olà per Jahwe»; così pure Lev posti con 'celjòn e (c) i riferimenti all’esodo
1,9.13.17; 8,21.28; 9,17. Per l’olocausto cfr. espressi con le forme di 'Ih.
W.B. Stevenson, FS Bertholet 1950, 488-497;
de Vaux 11,292-294.451 = ital. 404-406.535; a) Poiché da tempo remotissimo il cielo è con­
id., Les sacrifices de l’Ancien Testament, 1964, siderato dimora di Jahwe (ufi'. Eichrodt
24-28; L. Rost, FS F.iRfeldt 1958, 177-183; id., II,125-131; ->sàmàjim ), le apparizioni di Dio
BHH 11,1345-1350. agli uomini nonché il ritorno alla sua sede pos­
L’uso del contrario jrd hi. (67x; ISam 2,6 par. 'Ih hi.; sono essere espressi con jrd e Ih.
Am 9,2 e Prov 21,22 con 'Ih q.) e jrd ho. (4x) corri­ I passi con ‘Ih sono in realtà abbastanza rari. Il

253 rÒU 'Ih SALIRE 254


Codice sacerdotale usa Ih mè'al per indicare il per cui è superflua l’indicazione della sede di
commiato di Dio dopo l’incontro con uno dei Dio come punto di partenza. Soprattutto la de­
patriarchi (Gen 17,22; 35,13; la venuta è sem­ scrizione jahwistica della teofama del Sinai (Es
pre espressa con r h ni. «apparire», Gen 17,1; 19,11.18.20; 34,5, cfr. Neem 9,13) indica che il
35,9): Dio ritorna alla sua dimora celeste. In monte di Dio è considerato luogo dell’appari­
questa linea è da interpretare l’ascesa del mes­ zione di Jahwe e non sua stabile dimora. Lo
saggero di Jahwe, cioè della sua manifestazio­ stesso vale per i testi che parlano della discesa
ne, nella fiamma (Giud 13,20); in questo passo di Jahwe nella tenda del convegno (Num
si ricorda esplicitamente che la fiamma sale 11.17.25; 12,5, aggiunte di J, cfr. Noth, ATD
« dall’altare al cielo ». 7, 75.83). È caratteristica in questa serie di af­
Nell’inno di Jahwe re (Sai 47) l’ascesa di Jah­ fermazioni l’allusione a fenomeni vulcanici:
we (v. 6) motiva il suo potere di signore del Jahwe si manifesta nel fuoco (Es 19,18) o nella
mondo (v. 3). nube (Es 34,5; Num 11,25; 12,5). Ai contrario,
la descrizione della teofania di Sai 18,10 =
Il testo non dice che 'Ih «descrìve certamente l’asce­ 2Sam 22,10 (cfr. l’invocazione perché Jahwe
sa dell’arca a Sion» (Kraus, BK XV,351); invece bi­ discenda, Is 63,19) ricorda piuttosto le appari­
sogna supporre il sign. usuale « ascendere (al cieto) » zioni neila tempesta. La preghiera perché av­
(ibid.). La menzione delle « acclamazioni » e del
« suono di tromba » non deve necessariamente ri­ venga la teofania in Sai 144,5 (come in Sai
chiamare un atto di culto; essa rientra piuttosto nella 18,10 = 2Sam 22,10 jrd sta con « piegare il cie­
topica dell’intronizzazione dì un re terreno (Num lo ») unisce insieme le due concezioni. In ogni
23,21; 2Sam 15,10; 2Re 9,13) alla quale viene para­ caso la menzione di fenomeni concomitanti
gonata l’assunzione al trono di Jahwe. rende evidente che la discesa di Jahwe è sot­
tratta ad una percezione immediata.
Secondo Sai 68,19 Jahwe, salendo in alto La discesa di Dio non è perciò propriamente
(mùròm), conduce con sé i prigionieri e riceve un antropomorfismo, bensì un mezzo stilistico
tributi: come in Sai 47 si tratta qui del domi­ per esprimere la superiorità di Dio sul mondo.
nio universale di Jahwe. Perciò non si parla F. proprio questo il tenore di Gen 11,5.7. Se
semplicemente dell’ascesa di Jahwe alla sua di­ Jahwe deve «scendere» per «vedere» l’opera
mora terrena (secondo Sai 68 il Tabor), ma degli uomini che sale fino « al cielo » (v. 5, cfr.
(per lo meno anche) della sua ascensione al Gen 18,21), si deve vedere in tale descrizione
cielo. Vi può essere qui un influsso delie anti­ una « eccellente ironia » (O.Procksch, Die Ge-
che concezioni cananee dell’ascesa e dell’intro­ nesis, 231924, 90). La discesa di Jahwe è signi­
nizzazione celeste della divinità. Però, diversa­ ficativamente la prova della sua potenza: Jah­
mente dal « Baal celeste intronizzato con pe­ we viene per liberare ed aiutare (Es 3,8; Is
riodicità ciclica », Jahwe non viene dal mondo 31,4; 63,19 [64,2 è una glossa ripetitiva]; Sai
sotterraneo, ma dal Sinai (Kraus, BK 144,5-8) o per punire (Gen 11,7; Mi 1,3 [assie­
XV,474s.), cioè il suo potere non si fonda su me all’espressione « esce dalla sua dimora »,
un evento mitico, ma sull’intervento di Dio -yy 4a; cfr: Mi 1,12).
nella storia. In senso proprio (Deut 30,12 parla soltanto
La confessione del dominio universale di Dio, dell’inutilità di un’impresa del genere per rice­
già implicita negli accenni alla sua ascensione vere la legge) l’ascensione di un uomo si ha
al cielo, diventa esplicita nei due passi con 'Ih soltanto nel rapimento di Elia ('Ih q. 2Re 2,11;
ni. Ed è significativo che essa si trovi in inni di 'Ih hi. 2Re 2,1; cfr. le espressioni con ~*Iqh
Jahwe re (Sai 47,10; 97,9), in cui Dio è detto Gen 5,24; 2Re 2,3.5). jrd è invece un termine
anche ’celjòn (vd. st. 4b); Sai 47,3; 97,9). In Sai tecnico per la discesa dei morti al mondo sot­
47,10 la posizione elevata di Jahwe è interpre­ terraneo (jrd q.: Gen 37,35; Num 16,30.33; Is
tata dalla frase parallela come un dominio su­ 5,14; 38,18; Ez 26,20; 31,14-17; 32,18-30; Sai
gli « scudi della terra », cioè su tutti i potenti 22,30; 28,1; 30,4.10; 55,16; 88,5; 115,17;
in senso politico e militare. Sai 97,9 sottolinea 143,7; Giob 7,9; 33,24; Prov 1,12; 5,5; 7,27;
inoltre la superiorità di Jahwe su tutti gli dei. cfr. Sai 49,18; Giob 17,16; jrd hi. con sogg.
Alla luce di queste affermazioni sulla posizione l’uomo: Gen 42,38; 44,29.31; IRe 2,6.9; Ez
eccelsa di Dio diventa particolarmente manife­ 28,8; 32,18; con sogg. Dio: ISam 2,6; Ez
sta la presunzione dell’uomo che vuole salire 26,20; 31,16; Sai 55,24; jrd ho.: Is 14,11.15;
«al cielo» (come espressioni di hybris Is Ez 31,18). Abitualmente jrd bòr « scendere nel­
14,13.14; Ger 51,53; come tentativo di fuga la fossa» (Is 38,18; Sai 28,1; 30,4 ecc.), jrd
Am 9,2; solo in senso metaforico invece in Sai se’òl(à) «scendere nel regno dei morti» (Gen
107,26). 37,35; Giob 7,9; 17,16; cfr. jrd hi. Gen 42,38;
Più frequenti degli accenni all’ascesa di Jahwe 44,29.31) e sim., denotano la morte naturale.
sono quelli relativi alla sua discesa (particolar­ In Num 16,30.33; Sai 55,16 si parla invece de­
mente in J, Gen 11,5.7; 18,21; Es 3,8; gli uomini che per decreto divino scendono
19,11.18.20). In questo caso jrd assume addi­ vivi nel regno dei morti (-»ap'ò/). Similmente la
rittura il sign. tecnico di « scendere dal cielo », morte è spesso considerata punizione di Dio,

255 rÒI? 'Ih SALIRE 256


soprattutto per la superbia umana (con jrd hi.: Il corrispondente ug. di 'celjòn è ’ly (126 [= li K], r.
Ez 26,20; 31,16; Sai 55,24; jrd ho.: Is 5-8, usato due volte come parallelo di Baal). Secondo
14,11.15; Ez 31,18; cfr. jrd q.: Is 5,14; Ez M.Dahood, ThStudies 14, 1953, 452-457, questa for­
26,20; 31,14-17; 32,18-30). ma abbreviata sarebbe attestata anche in Sai 7,9.11;
57,3.
Quello dei morti (cfr. Eichrodt 11,143-145) è
un mondo dove non esiste alcun rapporto tra
Probabilmente l’epiteto ’è l ‘celjòn fu usato nel
l’uomo e Dio (cfr. ls 38,18; Sai 28,1; 30,10;
culto della Gerusalemme predavidica e passò
115,17). Tuttavia si afferma in via di principio
successivamente nella liturgia di Israele (cfr.
che anche questa sfera non è sottraila al potere
H.Schmid, ZAW 67, 1955, 168-197; F.Stolz,
di Jahwe: egli può non solo entrarvi, ma anche
Strukturen und Figuren im Kult von Jerusa-
uscirne (ISam 2,6; Giona 2,7; cfr. Am 9,2 Iqh).
lem, 1970, 157-163). In questo senso si espri­
Tuttavia in questi testi non si parla sempre
me soprattutto la pericope Gen 14,17-20 (cfr.
della morte in sé, poiché le sofferenze di ogni
W.Schatz, Genesis 14, 1972, 207ss.). L’am­
genere sono già sentite come un’esperienza di
biente politeistico di questo appellativo si ma­
morte, per cui la liberazione da esse equivale
nifesta soprattutto in Sai 97,9, dove si sottoli­
ad una salvezza dalla morte (con ‘Ih hi. Sai
nea la superiorità di Elion « su tutti gli dei ». È
40,3; 71,20; cfr. C.Barth, Die Errettung vom
indicativo che ‘celjòn come appellativo di Dio
Tode in den individuellen Klage - und Dan-
ricorra al di fuori di Gen 14 soltanto in testi
kliedem des AT, 1947, 93-110.130). In defini­
poetici, che potevano utilizzare più facilmente
tiva la fede di Israele è stranamente priva di un
materiale extrabiblico. Inoltre questo titolo è
vero interesse per il mondo dei morti (cfr. von
usato di solito assieme ad altri predicati divini,
Rad 11,37ls. = ital. 42ls.; Eichrodt II,151 s.).
per cui non vi può essere dubbio che con esso
b) Ancor più della discesa e dell’ascesa di Jah­ si voglia indicare il Dio d’Israele (con Jahwe;
we, è il predicato divino 'celjòn quello che me­ Deut 32,8s.; 2Sam 22,14 = Sai 18,14; Sai 9,2s;
glio testimonia la potenza di Dio che domina 21,8; 77,1 ls. [Jàh]\ 83,19; 87,5; 91,9; 92,2;
nel ciclo. 97,9; con “ lòhìm: Sai 46,5; 50,14; 78,35; con
’èl: Num 24,16; Sai 73,11; 78,17s.; 107,11; con
Nei 31 passi nei quali ‘celjòn c riferito a Dio, 22x l’e­ Saddaj: Num 24,16; Sai 91,1; con ’adònàj:
piteto sta da solo (Num 24,16; Deut 32,8; 2Sam Lam 3,35-38).
22,14 = Sai 18,14; Is 14,14; Sai 9,3; 21,8; 46,5;
50,14; 73,11; 77,11; 78,17; 82,6; 83,19; 87,5; 91,1.9; Secondo O.EiDfeldt, KS 111,441-447, Elion e Saddai
92,2; 97,9; 107,11; Lam 3,35.38), mentre negli altri di Sai 91 non sarebbero ancora identificati con Jah­
casi è un attributo di altri nomi divini (5x di ’èl: Gen we.
14/18.19.20.22; Sai 78,35; 2x di Jhwh Sai 7,18 [pro­
babilmente il nome divino va cancellato, cfr. Kraus, All’epiteto ‘celjòn si collegano soprattutto le se­
BK XV,55]; 47,3 e 2x di “ lòhìm: Sa) 57,3; 78,56).
Usato con Jahwe, 'celjòn non è certamente parte co­ guenti concezioni: secondo Gen 14,19 Jahwe
stitutiva del nome, ma apposizione. In Sai 57,3 e come ’èl ‘celjòn - il v. 22 mette insieme espres­
78,56 la redazione elohistica probabilmente ha sosti­ samente i due nomi - è il creatore del cielo e
tuito l’originario nome divino con l’appellativo. della terra. Per questo egli è anche il signore di
«tutta la terra» (Sai 83,19; 97,9). Egli distri­
Come nome opp. appellativo di Dio 'celjòn è buisce ai popoli il rispettivo territorio (Deut
un termine noto nell’ambiente siro-cananeo, ed 32,8). Garantisce la stabilità della casa regnan­
ò attcstato in particolare nell’iscrizione antico- te e della città di Dio (Sai 21,8; 46,5; 87,5); as­
aram. Sef I,A r. I l, dove nella lista dei testi­ sicura al giusto la protezione giuridica (Sai
moni divini si ha wqdm ’l w'ijn « e davanti ad 57,3; 91,1.9). la sua apparente debolezza è
E1 e ‘Eljàn (KAI nr. 222; Fitzmyer, Sef. 37s.; una delle tentazioni del giusto (Sai 73,11;
-> ’è l III/3); d’altra parte per Filone di Biblo 77,11). Egli abita « nelle regioni superiori delle
Elion è una divinità chiaramente distinta da E1 nubi » (Is 14,14) e fa risuonare la sua voce dal
e più antica di questi di due generazioni (cfr. cielo (Sai 18,14 = 2Sam 22,14). A lui, signore
C.Clemen, Die phonikische Religion nach Phi- del mondo, è diretta ogni lode (Sai 7,18; 9,3;
lo von Byblos, 1939, 25-32.62-75). Cfr. per la 50,14; 92,2). La ribellione alla sua maestà è un
storia delle religioni f. gli a. G. Levi della peccato gravissimo (Sai 78,17.56; 107,11).
Vida, JBL 63, 1944, 1-29; M.H.Pope, E1 in thè Anche se l’appellativo divino ‘celjòn negli strati
Ugaritic Texts, 1955, 55-58; O. Eiflfcldt, JSS 1, più antichi dell’AT è limitato alle pericopi an­
1956, 28 n. 1; F.M.Cross, HThR 55, 1962, tiche o arcaizzanti della liturgia, negli scritti
241-244; R.Lack, CBQ 24, 1962, 44-64; più recenti dell’AT e negli apocrifi (vd. st. 5)
R.Rendtorff, ZAW 78, 1966, 277-291; W.H. esso è tuttavia ampiamente usato. Questo tito­
Schmidt, Atl. Glaube und seine Umwelt, 1968, lo è attestato I4x nelle sezioni aram. dèi libro
120s.; H.Gese (-M.Hòfner -K.Rudolph), Die di Daniele: 6x in forma assoluta 'illà’à (sempre
Religionen Altsyriens, Altarabiens und der Q: Dan 4,14.21.22.29.31; 7,25), 4x in unione
Mandàcr, 1970, 116s.; R. de Vaux, Histoire con ’alàhà (Dan 3,26.32; 5,18.21) e 4x nella
ancienne d’Israél, 1971, 262. forma ebraizzante qaddisè ‘celjòriin (doppio

257 PÒI? ‘Ih SALIRE 258


plurale o assimilazione ad ’aIòhìnr, Dan Le forme con ‘Ih hi. sono chiaramente più an­
7,18.22.25.27). Questo appellativo divino, non tiche di quelle con js ’ hi. Sono attestate già nel­
formatosi propriamente in Israele, viene incon­ le parti narrative più antiche (J: Es 3,8.17;
tro alle concezioni del mondo circostante ed è 33,12.15; Num 16,13; JE: Gen 46,4; 50,24; Es
particolarmente adeguato alla situazione della 17,3; 32,1.4.7.8.23; Num 20,5; 21,5), nei primi
diaspora giudaica (cfr. Eichrodt 11,113). profeti scrittori (Os 12,14; Am 2,10; 3,1; 9,7;
Quanto al contenuto, si tratta anche in questo Mi 6,4) e nelle sezioni predeuteronomistiche
caso della potenza universale di Dio (Dan della storia dtr. (Gios 24,17; Giud 2,1; 6,8.13;
4,14.22.29 « l ’Altissimo è signore del regno de­ 2Sam 7.6; IRe 12,28). Nel tardo periodo mo­
gli uomini», cfr. 5,21; 4,31 «la cui potenza è narchico la frequenza tende a retrocedere ri­
eterna e il cui regno dura più a lungo di tutte spetto a js ’ hi., specialmente nelle sezioni legi­
le generazioni»; 5,18: egli dà il regno e la po­ slative dell’AT (in Deut soltanto 20,1 [contro
tenza). 17x js ’ hi.]: storia dtr.: Es 33,1; ISam 8,8;
10,18 [cfr. a questo proposito e per l’intero
È incerto chi siano i «santi dell’Altissimo» (Dan problema ILJ.Boecker, Die Beurteilung der
7,18-27). Mentre abitualmente si riferisce l’espressio­ Anfange des Konigtums in den deuteronomisti-
ne ai membri fedeli del popolo giudaico (così anche
R.Hanhart, FS Baumgartner 1967, 90-101), M.Noth schen Abschnitten des 1.Samuelbuches, 1969,
in particolare (FS Mowinckel 1955, 146-161 = Ges- 39-43]; 12,6; 2Re 17,7.36; Ger: 2,6; 11,7;
Stud 274-290) ha sostenuto che si tratti di esseri ce­ 16,14; 23,7; Sai: 81,11; P: Lev 11,45; Num
lesti (così i b?nè ‘txljòn di Sai 82,6). 14,13; Cron.: Neem 9,18; cfr. Es 32,4; lCron
17,5 = 2Sam 7,6), cfr. la lista di Wijngaards,
c) NelFAT la « confessione originaria » di l.c. 98. In Giud 6,8 la formula espressa con
Israele (Noth, UPt 52), ossia che Jahwe è « co­ « far salire » e quella con « far uscire » sono
lui che ha condotto Israele fuori dell’Egitto », è usate insieme.
attestata in due forme. Per l’atto della libera­ Dalle sue testimonianze si deve concludere che
zione viene usato o il verbo -+js’ hi. (76x) o ‘Ih la formula con ‘Ih hi. proviene dal regno del
hi. (42x), con un formulario che, nonostante le nord ed era legata ai suoi santuari (cfr. Wijn­
numerose varianti, si mostra relativamente fis­ gaards, l.c. 100). Essa apparteneva alla tradi­
so. .................. zione della costruzione dei «vitelli d’oro» di
Le forme più significative sono la confessione Betel e Dan (IRe 12,28; il plurale di Es 32,4.8,
«Jahwe ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto» improprio in questo contesto [« questi sono gli
(Gios 24,17; Giud 6,13; Ger 2,6), il detto di dei che...»], dimostra che dal lato della storia
Dio « io ti ho condotto fuori...» (Mi 6,4; Sai della tradizione il passo dipendeva da IRe 12;
81,11 [con formula di autopresentazione}; cfr. in Neem 9,18 è usato il sing. come di regola).
Gen 46,4; «v i»: Gen 50,24; Es 3,17; Lev Il legame con il culto illegittimo del regno del
11,45; Am 2,10; Giud 2,1; 6,8; « li» : 2Sam nord potrebbe essere la causa della graduale
7,6; Am 3,1 ecc., cfr. Es 3,8) e la proposizione scomparsa della formula opp. della sua sostitu­
enunciativa «Jahwe ha fatto uscire Israele...» zione con quella contenente js ' hi.
(ISam 12,6; 2Re 17,7; Ger 16,14; 23,7; Os La formula espressa con « far salire » si adatta
12,14; «te»: Deut 20,1; «voi»: 2Rc 17,36). bene a collegare tra loro le tradizioni dell’«u-
f formulari di introduzione mostrano che l’e­ scita dall’Egitto » e della « conquista della ter­
spressione ricorreva di frequente in contesti li­ ra ». L’intimo rapporto tra le due gesta di Jah­
turgici (cfr. l’invocazione liturgica « o Israele, we è testimoniato dalla fonnula specialmente
ecco... » Es 32,4.8; IRe 12,28; « ecco... » Neem in quei passi che ricordano il luogo di partenza
9,18; « dov’è Jahwe...? » Ger 2,6; « non ha Jah­ e la destinazione (con min e ’cel: Gen 50,24; Es
we...?» Giud 6,13; cfr. Am 9,7; la formula di 3,8.17; 33,1). Anche l’introduzione di Israele
giuramento «per la vita di Jahwe...» Ger nella terra (con bò’ hi, ’al) è ricordata con l’u­
16,14; 23,7; la formula del messaggero «così scita dall’Egitto (Num 16,l3s.; 20,5; Giud 2,1;
parla Jahwe» introduce Giud 6,8; ISam 10,18; Ger 2,6s.). Già il lamento del popolo, di « es­
cfr. Am 9,7), cfr. J.Wijngaards, VT 15, 1965, sere condotto » nel deserto e non nella terra
99. abitata (cfr. Num 16,13; 20,5; 21,5), che si ri­
Di solito il soggetto dell’azione è Jahwe. In ef­ trova in diversi contesti, denota che l’idea del­
fetti non vi è una distinzione reale tra i prota­ l’entrata in possesso della terra era essenziale
gonisti, siano essi l’angelo di Jahwe (Giud 2,1) fin dall’inizio. Un collegamento con il tema
o Mosè (Es 17,3; 32,1.7.23; 33,1.12; Num della « guida nel deserto » {hlk hi.) si ha in Ger
16,13; 20,5 [ed Aronne]), poiché essi sono 2,6 e Am 2,10.
semplicemente il tramite dell’opera divina (cfr. Che il « far salire » Israele sia l’atto fondamen­
Os 12,14 «per mezzo di un profeta Jahwe fece tale di Dio per la salvezza del suo popolo non
uscire Israele dall’Egitto »). Anche in Num risulta così chiaro come nella formula espressa
21,5 Dio e Mosè sono insieme i soggetti dell’a­ con js' hi., la quale nella tradizione è legata al
zione. D ’ora in poi quindi non faremo differen­ prodigio del Mar rosso; tuttavia il linguaggio
za tra i diversi soggetti grammaticali. liturgico e l’importanza dei contesti nei quali

259 n b v ‘Ih SALIRE 260


ricorre fanno assumere lo stesso valore anche evidenza le loro caratteristiche comuni e le
alla formula con « far salire» (assieme a nsl hi. loro diversità, in modo da individuare chiara­
«liberare» Es 3,8; ISam 10,18). mente il loro sviluppo specifico.
In stretto collegamento con il tema dell’« uscita
dall’Egitto » sono quei passi che testimoniano 1/ a) La parola ‘am (* ‘amm-) ricorre in va­
l’assistenza di Jahwe nel cammino di Israele rie lingue sem., p.e. acc. (come prst. semO.
verso o dall’Egitto (jrd q.: Gen 46,4; 'Ih q.: Es bab. antico ammum/bammum « popolo [?] »,
33,3.5 [in senso negativo]; in senso positivo cfr. AHw 44b; CAD A/Il, 77a), amor (Huff-
con hlk Es 33,14.15). mon 196-198), ug. ( ‘m «popolo», cfr. WUS
Geremia contrappone espressamente il primo nr. 2042; UT nr. 1864), fen. pun., moab. e
esodo al secondo (Ger 16,14s. = 23,7s.). Il ri­ aram. ( ‘ni «popolo», DISO 216; LS 529a),
torno di Israele dall’esilio è considerato dal arab. ( ‘amm «zio paterno», Wehr 575b), su­
profeta come una prova così grande della po­ darab. antico ( ’m «patruus», Conti Rossini
tenza di Dio da oscurare l’uscita dall’Egitto, 208s.). Insieme a -►’ùb, -* ‘àh ecc. appartiene
che pure è l’azione fondamentale. E proprio alle designazioni di parentela e significa zio pa­
questo atto di salvezza costituirà anche per il terno. Nello stadio primitivo il termine ha il
futuro il dato basilare della fede di Israele; le significato di « stirpe », « parente (dal lato pa­
formule di giuramento si richiamano perciò al terno) », « parentela » e ha quindi senso collet­
Dio d’Israele che ha riportato in patria il po­ tivo (Lane I, 2149: « a company of men, a tri-
polo dalla dispersione. be, a numerous company» [= «gruppo di uo­
Ezechiele ricorre aH’immagine della rianima­ mini, tribù, gruppo numeroso»]; secondo
zione delle ossa dei morti per descrivere il ri­ WUS nr. 2042 il termine ug. ‘m ha il sign. di
torno di Israele dall’esilio (Ez 37,12.13 «vi ri­ «stirpe, parentela»).
susciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio»; Con ogni probabilità in ebr.«zio paterno» è il
nel v. 12 l’immagine si rende esplicita: «e vi sign. originario, mentre «stirpe» rappresenta
riporterò nella terra di Israele»). uno sviluppo successivo; in ogni caso in 'am è
messa in risalto la parentela dei membri. Da
,alijjà è rimasto anche lungo i secoli il termine tecni­ tutto ciò si può concludere che la corrente tra­
co per designare il ritorno delle membra disperse del
popolo di Dio nella terra dei padri. duzione del termine con « popolo » è meno
esatta e può essere mantenuta solo se si tiene
5/ I LXX traducono regolarmente ‘Ih e jrd presente ciò che in questo modo si sottintende
con la coppia di opposti àva^aiveiv e xaxapai- con « popolo ». GB 596s. riporta 'am I « popo­
v e iv ; ‘ttljòn è reso con u^urroq. lo» accanto a 'am II «congiunto, parente»,
Il nome divino Elion trova larga accoglienza ma con l’annotazione: « originariamente la pa­
negli apocrifi (Eccli circa 50x, Sap e 3Esd) e rola era là medesima di ‘am I»; KBL 710s. di­
negli pseudepigrafi (Enoc, Giubilei e 4Esdra). stingue ‘am I « consaguineo », ‘am II « parente
Questo appellativo divino entra anche nell’elle­ (nei nomi teofori) » e 'am III « popolo » e sem­
nismo tramite il giudaismo e diventa una desi­ bra che tratti gli ultimi due come derivati di
gnazione corrente del re dei giudei (documen­ 'am I. L’attendibilità di una simile distinzione
tazione in A.B.Cook, Zeus, 1914-40, 11/2, operata dai vocabolari può essere a buon dirit­
876-890; II1/2, U62s.). to contestata se si considera che, in fondo, si
Nell’apocalittica inoltre si dà grande risalto al­ tratta di un’unica e medesima parola e, per la
l’idea dell’ascensione di un uomo (ascensione verità, di una designazione di parentela; il sign.
di Mosè, ecc.), nella gnosi a quella del viaggio originario è quello di «zio paterno». R. de
celeste del l’anima. Vaux, Histoire ancienne d’Isarél, 1971, 151s.,
Il NT riflette strettamente il linguaggio dell’AT descrive la situazione nel modo seguente:
(fino a riportare veri e propri semitismi, cfr. « Non ci sono motivi per attribuire queste ac­
«entrare nel cuore» Atti 7,23; l Cor 2,9), cfr. cezioni a due parole diverse, come fanno i vo­
J.Schneider, art. 0awu), ThW 1,516-521 (= cabolari, poiché il “popolo” è inteso come una
GLNT II, 15-28); G. Bertram, art. ìtyoq, ThW estensione della famiglia, della famiglia pater­
VI1I,600-619. na... Dal senso di parente stretto a quelli di fa­
G. Wehmeier miglia, clan, popolo, il passo è breve».

b) Con notevole frequenza si rileva ‘am nelle


denominazioni semO., dove sembra essere un
elemento teoforo. Così p.e. nei nomi amor, dei
DSJ/’ìa 'am/gòj POPOLO testi di Mari e nei nomi ug., fen. e pun.
Non è però ancora del tutto chiaro se si tratti di un
dio ‘Ammu o dell’uso di un termine di parentela
1/ ‘am e gój, spesso tradotti con « popolo » o come appellativo di divinità. Si può pensare con
« nazione », possono essere trattati molto bene molta probabilità che anche qui la designazione di
assieme. Solo così si può giungere a porre in parentela sia originaria e che la sua applicazione ad

261 QBnjì ‘am/gofPOPOLO 262


una divinità testimoni lo stretto legame tra quest’ul- degli anni sono stati proposti i significati di:
tima ed i suoi adoratori. Essi infatti trattano il dio «tri bù» (Dossin, Kupper), «stirpe» (A.Fal-
come loro parente stretto e attendono da lui quella kenstein, BiOr 13, 1956, 31), «popolo» (AHw
protezione e quell’aiuto che anche lo zio paterno sa­ 284a), « group, gang (of workmen) » (= « grup­
rebbe certamente pronto a concedere. Che ‘ammu
(oppure harnmu) nei nomi amor, significhi lo zio pa­ po, squadra [di operai] ») (CAD G 59). A.Ma-
terno è per Huffmon 196 «thè most probable expla- lamat, JAOS 82, 1962, 143s. n.3, è dell’opinio­
nation » (= « la spiegazione più probabile »), ma ne che « thè term originally designated a gen-
« thè sense “kindred, people”... can also be ar- tilic unit, Ihough in thè Mari documents it is ai-
gued... » (= « vi si può anche vedere.., il senso di “pa­ ready used in thè context of territorial and ad-
rentela, popolo” »). Sembra escluso che si tratti di un ministrative organization » (= « il termine ori­
vero e proprio nome divino, poiché manca il deter­ ginariamente designava una unità gentilizia,
minativo della divinità, né lo si può provare con il sebbene nei documenti di Mari sia già usato
fatto che 'ammu si trova nei nomi esattamente al po­
sto di un nome di divinità, e nemmeno con il fatto nel contesto di una organizzazione territoriale
che gli vengono ascritte proprietà e operazioni che ed amministrativa»). Per D.O.Edzard, ZA 56,
altre volte sono attribuite alle divinità. Grondahl 1964, 144, esso designa un ramo della stirpe.
82s. (cfr. 109) afferma: «Nei nomi ugaritici 'Ammu Rimane quindi difficile definire più esatta­
viene chiamato “leone”, “forte”, “luce”; è il “guari­ mente il termine. Questo stato di cose non
tore” e lo si prega di “far diventare grande”, di “es­ contribuisce certo a chiarire la parola vtrt.
sere fecondo”, di “essere durevole, stabile”, di “tor­ gòj, soprattutto perché il rapporto tra gój e
nare indietro”; “egli chiama (per nome)”; l’uomo si gà’um è vago. Il termine gòj è forse derivato
definisce “figlio” e “discendente” di ‘Ammu ». Per i
nomi fen. pun. cfr. F.L.Benz, Personal Names in thè dal (semO.) gàwum/gSjum (R.E.Clements,
Phoenician and Punic Inscriptions, 1972, 379; per ThWAT 1,966), oppure gà’um è una parola
‘Aram dio lunare qatabanico cfr. M.Hòfner, in: straniera can. (AHw 284a)? O ambedue le pa­
H.Gese e al., Die Religionen Altsyriens, Altarabiens role provengono da una origine comune, per
und der Mandaer, 1970, 282s.377. cui non si può parlare di derivazione e così
•via? Non si può arguire nulla di sicuro per una
Nei nomi di persona vtrt. ‘am ricorre di fre­ etimologia di base. Cosi non serve ricorrere
quente (cfr. Noth, IP 76ss,; J.J.Stamm, SYT 7, p.e. a géw «società, comunità, corporazione»
1960, 177s.; id., FS Landsberger 1965, 418s.), (nell’AT solo in Giob 30,5; cfr. fen. pun. gw,
e generalmente si presenta anche qui, al pari DISO 48; HAL I74b), anche se si dovesse am­
dei nomi scmO., almeno in origine come ele­ mettere una connessione con gòj.
mento teoforo. Si ricordino f. gli a. ‘amml'èl
(Num 13,12 ecc.), ‘ammlhùd (Num 1,10 ecc.), b) Per quanto riguarda la differenza tra ‘am e
‘ammìnàdàb (Es 6,23 ecc.), ‘animisaddàj, gòj si potrebbe formulare l’ipotesi seguente:
(Num 1,12 ecc.), ’amràm (Es 6,18 ecc.), come termine appartenente all’ambito della
J eqam'àm (lCron 23,19; ' 24,23), Jàrob'àm parentela, ‘am racchiude già in sé un’idea di
(Geroboamo, ÌRe 11,26 ecc.), e R ehab‘àm affinità, la quale non è quindi condizionata da
(Roboamo, 1Re 11,43 ecc.). Il significato degli fattori esterni, mentre pei gòj non sembra esse­
ultimi due nomi è incerto; o anche qui ‘am è re decisiva una unità naturale, anche se essa è
l’elemento teoforo oppure in ambedue i casi di fatto presente, poiché appunto entrano in
'am significa « popolo » (cfr. Grondahl gioco altri elementi (territoriali o soprattutto
109.179; UT nr. 2330; J.J.Stamm, FS Albright politici?). E.A.Speiser, JBL 79, I960, 160, for­
1971, 443-452). Per il nome ‘ammòn cfr. mula così la differenza: ‘am - soggettivo e per­
J.J.Stamm, ArOr 17, 1949, 379-382; von Rad, sonale, gòj - oggettivo ed impersonale. Tradu­
ATD 3, 9176 (= ital. 296) per Gen 19,38. zioni come «popolo» per 'am e «nazione, po­
1 nomi vtrt. citati lasciano comunque intrave­ polazione, stato» per gòj sono poco soddisfa­
dere che il significato antico di 'am non fu di­ centi e possono essere adeguate solo in base al
menticato, almeno nei primi tempi e all’inizio contesto oppure se munite di una spiegazione.
dcll’epoca monarchica, e che anzi esso fu co­ Così pure non è corretto intendere ‘am come
nosciuto anche in seguito. Non è esatta l’osser­ società religiosa e gòj come società politica.
vazione che questo significato si sia conservato
in ebr. molto di rado (von Rad, l.c.); bisogna 11/ Le ricorrenze sono così ripartite nell’AT
invece ritenere anzitutto che esso di fatto ricor­ (ebr., incl. gòjìm di Gen 14,1.9; Gios 12,23;
re in molti passi o che per lo meno ha avuto Giud 4,2.13. 16; 'am! di Os 10,14 txt? conside-
un’importanza più o meno significativa. rato sing.):
gòj 'am
2/ a) Diversamente da ‘am, che nell’ambien­ sing. plur. totale sing. plur. totale
te dell’AT era largamente diffuso, il termine Gen 9 18 27 23 10 33
gòj si incontra nell’area linguistica sem. all’in- Es 4 2 6 170 5 175
fuori dell’ebr. solo nei testi di Mari Lev 2 5 7 29 14 43
(gà’um/gàwum, ARM IV 1,13.15; VI 28,8; RA Num 1 4 5 83 4 87
49, 1955, 16ss.; cfr. ARM V 87,5). Nel corso Deut 13 33 46 82 25 107

263 □pria 'am/gòj POPOLO 264


Gios 5 8 13 67 3 70 casi con 'am al sing. in Ger di fronte ai pochis­
Giud 1 6 7 65 2 67 simi passi col plurale; al contrario in Ez i casi
ISam — 2 2 110 — fio con gòj al sing. sono molto pochi in rapporto
2Sam 1 4 5 102 1 103 ai numerosi passi col plurale. Più della metà
IRe 2 3 5 77 6 83
2Re 5 12 17 53 —
53
dei casi con gòj al plurale si trovano in Deut,
Is 20 53 73 105 25 130 Is, Ger e Ez. Nei salmi accanto ai molti passi
Ger 28 59 87 162 3 165 con gòjìm sorprende il numero relativamente
Ez 1 86 87 69 29 98 alto dei casi con 'ammìm.
°s — 3 3 15 3 18
Gioe 2 8 10 Ì1 2 13
Am 1 3 4 7 — 7 Ili/ L’esame delle due parole 'am e gòj si ar­
Abd - 4 4 1 — 1 ticola nel modo seguente: 111/1 ‘am come ter­
Giona — — — 1 — 1 mine di parentela; III/2 ‘am hà’àrces « il popo­
Mi 2 7 9 12 7 19 lo della terra»; III/3 'am come termine indi­
Nah — 2 2 2 — 2 cante «truppa esercito»?; III/4 'am Jhwh « il
Ab 1 6 7 2 4 6 popolo di Jahwe »; III/5 'am qàdòS « un popo­
Sof 4 3 7 5 2 7 lo santo »; 1V/1 gòj nelle affermazioni di pro­
Agg 1 3 4 8 8 messa; IV/2 la differenza semantica tra 'am e
-

Zac — 17 17 10 9 19
Mal 1 4 5 2 — 2 gòj', IV/3 i plurali ‘ammìm e gòjìm.
Sai 7 53 60 83 37 120 Per tutta la trattazione si veda la seguente bi­
Giob I 2 3 5 3 8 bliografia (selezionata, escludendo i commenta­
Prov 1 — 1 8 1 9 ri e le «teologie» dell’AT): M.Krenkel, Das
Rut — — -
IO — 10 Verwa nd tschaftswort ‘am, ZAW 8, 1888,
Cant — — 1 — 1 280-284; J.Boehmer, « Dieses Volk»; JBL 45,
Eccle — — — 2 — 2 1926, 134-148; G.von Rad, Das Gottesvolk im
Lam 1 6 7 9 2 11 Deuteronomium, 1929 = GesStud II, 1973,
Est — — — 24 7 31
Dan 3 — 3 16 — 16 1-108; L.Rost, Die Bezeichnungen fiir Land
Esd — 1 1 16 7 23 und Volk im ÀT, FS Procksch 1934, 125-148
Neem -
6 6 46 7 53 = KC 76-101; N.W.Porteous, Volk und Gottes­
1Cron 3 6 9 40 5 45 volk im AT, FS Barth 1936, 146-163; A.Caus-
2Cron 3 9 12 106 6 112 se, Du Groupe ethnique à la communauté reli-
AT 123 438 561 1639 229 1868 gieuse, 1937; N.A. Dahl, Das Volk Gottes,
22% 78% 100% 88% 12% I00<K 1941; W.Eichrodt, Gottes Volk und die Vòl-
ker, 1942; O.EiBfeldt, Volk und «Kirche» im
Nella parte aram. dell’AT si trovano 15 atte­ AT, ThStKr 109, 1947, 9-23; H.W.Wolff, Volks-
stazioni di 'am (Dan lOx, Esd 5x), di cui 8x gemeinde und Glaubensgemeinde im AT,
sing. e 7x plur. (in Dan). EvTh 9, 1949/50, 65-82; H.W.Hertzberg. Wer-
Per ‘am prevalgono ampiamente i passi con il dende Kirche im AT, 1950; A.R. Hulst, Der
sing., per gòj avviene esattamente il contrario. Name «Israel» im E)euteronomium, OTS 9,
Vi è ancora un’ulteriore differenza caratteristi­ 1951, 65-106; Th.C.Vriezen, Die Erwàhlung
ca: ‘am è munito spesso di suffissi pronomina­ Israels nach dem AT, 1953, edizione olandese
li, mentre per gòj i suffissi non sono pratica­ rielaborata: De verkiezing van Israel, 1974;
mente usati (solo Gen 10,5.20.31.32 « i vostri J.D.W.Kritzinger, Qehal Jahwe, 1957; R.Mar-
popoli» e Es 36,13.14.15 « i tuoi popoli»; tin-Achard, Israel et les nations, 1959; E.A.
inoltre Sof 2,9 e Sai 106,5 « mio/tuo popolo », Speiser. « People » and « Nation » of Israel,
ambedue le volte par. a 'am, che viene nomi­ JBL 79, I960, 157-163; H.Wildberger, Jahwes
nato per primo). Eingentumsvolk, 1960; O.Bàchli, Israel und die
Per quanto riguarda la diffusione nel Pentateu­ Vòlker, 1962; R.Smend, Die Bundesformel,
co, è molto sorprendente il numero estrema­ 1963 (= ital.: La formula di alleanza, in:
mente grande dei passi con ‘am al sing. (Es, D.J.McCarthy - G.E.Mendenhall - R.Smend,
Num, Deut) in contrapposizione ai veramente Per una teologìa del patto nelPAT, 1972,
pochi casi con gòj al sing. Va ancora osservato 123-153); id., Jahwekrieg und Stammebund,
che quasi la metà di tutti i passi col plur. si (1963) 21966; G. von Rad, Der Hcilige Krieg
trovano nel Deut, dove ‘ammìm e gòjìm sono im alten Israel, 41965; F.Stolz, Jahwes und
più o meno in equilibrio. Israels Kriege, 1972.
Anche in Gios-2Re si constata la medesima si­ Per i singoli problemi, oltre alla bibliografia ci­
tuazione: basso numero di passi con gòj al tata nei relativi paragrafi, cfr. anche i seguenti
sing. di fronte ai numerosi casi di ‘am (14 su lavori più recenti: D.E.Hollenberg, Nationa-
474). Va rilevato inoltre che, per quanto ri­ lism and «thè nations» in Isaiah XL-LV, VT
guarda i passi al plurale, sembra manifestarsi 19, 1969, 23-36; H.G.May, « This people»
una certa preferenza per gòjìm (cfr. soprattutto and «This nation» in Haggai, VT 18, 1968,
2Re, dove ’ammìm manca). 190-197; H.M.Lutz, Jahwe, Jerusalem und die
Per i libri profetici, si noti l’alto numero dei Vòlker, 1968; G.Schmitt, Du sollst keinen

265 n a n a ‘am/gòj POPOLO 266


Frieden schlieBen mit den Bewohnern des Lan- parenti» (Gen. 17,14; Es 30,33.38; 31,14; Lev
des, 1970; J.T.Willis, Micah 2,6-8 and thè 7,20.2125.27; 17,9; 19,8; 23,29; Num 9,13,
« People of God » in Micah, BZ 14, 1970, passi appartenenti tutti a P o a H). Le mancan­
72-87; G.W.Anderson, Israel: Amphictyony: ze a causa delle quali il malfattore viene espul­
‘am, qàhàl, ‘èdà, FS May 1970, 135-151; so dalla cerchia dei suoi parenti, sono di natu­
N.Fiiglister, Strukturen der atl. Ekklesiologie, ra religiosa e sacrale, ossia violazione di precisi
in: J.Fciner - M.Lòhrer, Mysterium Salutis, tabù e infrazioni di usanze cultuali e rituali,
IV/1, 1972, 25-28 (= ital.: Strutture dell’eccle­ con cui si mette in pericolo il gruppo familia­
siologia veterotestamentaria, in: Mysterium Sa­ re, il clan come comunità religiosa è cultuale.
lutis, 7, 1972,25-29). Il colpevole con tale atto si esclude da questa
comunità e viene abbandonato al suo destino.
1/ Analogamente a quanto esposto in l/la, Ora, anche questa formula è tramandata col
per 'am bisogna partire dall’uso della parola sing. ‘am invece che col plur. di 'am (con krt
come t e r m i n e di p a r e n t e l a . Sulla base ni.: Lev 17,4; 18,29; 20,17.18; Num 15,30; con
delle espressioni vtrt., è meglio indicare piutto­ krt hi.: Lev 17,10; 20,3.5.6; cfr. Ez 14,8,9). Per
sto concretamente il sign, di «parentela»; a questa formula di scomunica cfr. W.Zimmerli,
tale scopo, oltre ad alcuni passi isolati (vd. st. ZAW 66, 1954, 17ss. e BK XIII, 302ss. Secon­
l.c.), assumono rilievo due frasi idiomatiche do la sua opinione la formulazione col plur.
(la-b). potrebbe rappresentare la forma antica dell’e­
a) La prima è ’sp ni. ’cel ‘ammìm «riunirsi spressione e riferirsi al clan in quanto comuni­
agli 'ammìm». Si parla di Abramo che è spi­ tà cultuale, mentre la formulazione col sing. si
rato, è morto, si è riunito ai suoi 'ammìm ed è riferisce ad Israele, popolo del patto, come co­
stato sepolto (Gen 25,8s.); similmente Ismaele munità cultuale vera e propria. Bisogna chie­
(25,17), Isacco (35,29), Giacobbe (49,29.33), dersi però se la situazione non sia di fatto al­
Aronne (Num 20,24; Deut 32,50) e Mosè quanto più differenziata; potrebbe darsi che
(Num 27,13; 31,2; Deut 32,50). Si tratta di non tutti i passi in questione si riferiscano
una formula molto antica, conservata in P. Gli semplicemente al popolo nella sua totalità. Nei
‘ammlm sono qui i parenti (morti), con i quali passi con krt hi. e 'am munito di suffisso di 3a
il defunto si riunisce; a questa maniera si sotto­ pers. si tratta proprio dell’intero popolo di
linea chiaramente il legame con i trapassati. Israele o non piuttosto soltanto del clan cui ap­
B.J.Alfrink, OTS 5, 1948, 118 ss. ha negato partiene il trasgressore? A favore di questa se­
con buoni argomenti che questa formula pre­ conda ipotesi si potrebbe addurre il fatto che
supponga l’immagine della tomba patema e di anche quando la formula di scomunica è al
famiglia, come molto spesso viene affermato passivo, ‘ammìm e ‘arri sono interscambievoli;
R.de Vaux, La Genèse [Bible de Jérusalem], il sing. ‘am avrebbe allora il significato colletti­
1962, 118 per Gen 25,8: « rexpression... tire vo di « gruppo, parentela », e questa possibilità
son origine des tombeaux de famille » [= « l’e­ va tenuta presente. La formula di scomunica
spressione... trae origine dalle tombe di fami­ espressa con il sing. può essere intesa in ambe­
glia»]; cfr. anche von Rad, ATD 3, 9210 [= due i modi: o si riferisce, come la formula
ital. 350s.[). Per Alfrink con questa espressione plur., alla comunità del gruppo, oppure, come
non si intende « la réunion aux ancétres dans già si è detto, in epoca più recente può desi­
le tombeau familial » (= « la riunione agli ante­ gnare la comunità religiosa di Israele. Quest’ul­
nati nella tomba di famiglia»); essa allude in­ timo può essere senz’altro il senso dell’espres­
vece « à la réunion aux ancétres dans le sione nei LXX e nel Targum, che hanno reso
Shéol » (= « alla riunione agli antenati nello col sing. la formula di scomunica, nelle sue di­
seoi »). verse variazioni.

Mentre il TM ha il plur., il Targum e i LXX usano c) Il sign. di « parentela » per il sing. ‘am è
il sing. (Xaóq, in Gen 25,17 e 35,29 yévoq), e cosi
pure di solito la Volgata. Il testo sani., se si tratta dei
chiaro anche in 2Re 4,13 «io abito tra i miei
suffissi di 2a e 3® persona, ha 'rnk e ‘mw, queste for­ parenti». Nella cerchia della propria gente si
me possono essere sia sing. sia plur. (con scrittura di­ trova protezione e sicurezza (non è necessario
fettiva). La tradizione testuale masoretica ha dato leggere 'ammaj invece di ‘ammì-, ‘am è usato
però valore alle forme plurali, conservando cosi la collettivamente). L’empio tra il suo gruppo
forma originale dell’espressione. Perciò il plurale va non avrà discendenti chc tengano viva la sua
conservato e in Gen 49,29 ‘ammaj è stato ripristina­ memoria ed onorino il suo nome, Giob 18,19
to al posto di ‘ammì. La traduzione al sing. indica (cfr. v. 17). Invece in Ger 37,12 il significato di
che non si è più intesa correttamente la formula, op­
pure chc la si ò considerata un’espressione stereotipa.
‘am è un po’ incerto. Per Rudolph, HAT
Per le formule analoghe, come « coricarsi accanto ai 12,238, il profeta deve regolare una spartizione
padri » o sim. ’àb IY/2a. di eredità « nell’ambito della famiglia » (il v. 4,
dove ‘am significa la popolazione di Gerusa­
b) La seconda formula è (con qualche varia­ lemme, non dice nulla sul significato di am
zione) krt ni. mè'ammàw « separarsi dai propri nel v. 12). Anche se con qualche dubbio, il

267 Q Vl'ìì ‘am/gòj POPOLO 268


sign. di « famiglia» è qui però abbastanza pro­ ple en Israel, RA 58, 1964, 167-172; L.A.
babile. Anche in Rut 1,10.16, in una narrazio­ Snijders, Het «volk des lands» in Juda,
ne che si riferisce ad un ambito familiare, il si­ NedThT 12, 1957/58, 241-256; J.A.Soggin,
gnificato di «parentela» sarebbe il più adatto; Der judàische 'am ha'ares und das Kònigtum
comunque esso resta sullo sfondo. in Juda, VT 13, 1963, 187-195; E.W.Nichol-
In Ez 18,18 con 'ammìm si intendono certa­ son, The Meaning of thè Expression ‘m h ’r$ in
mente i parenti. « In questa discussione che si thè OT, JSS 10, 1965, 59-66; Ihromi, Die Kò-
occupa così intensamente del problema delJa niginmutter und der ‘amm ha’arez im Reich
solidarietà nella colpa nell'ambito della fami­ Juda, VT 24, 1974, 421-429). Un esame criti­
glia, non è fuori luogo dare uno sguardo al co dei tepti (75x, di cui ‘am(-)hci àrce$ 51x [esci.
gruppo familiare» (così Zimmerli, BK XIII, Neem 9,10 e Ez 45,16 txt em], ’ammè hà’àrces
394; la traduzione al sing. dei LXX è un adat­ I6x, ‘ammè hà‘arcisòt 8x) suggerisce però una
tamento secondario al popolo di Dio). doverosa prudenza. Così in Gen 42,6 e in Num
Secondo Lev 21,1.4 non è permesso ad un sa­ 14,9 si tratta certamente deH’intera popolazione
cerdote contaminarsi quando uno dei suoi pa­ di una regione, mentre Es 5,5 va collegato
renti Cammini) muore; al sommo sacerdote è sicuramente ad Es l,7.9s.; non si ha una restri­
permesso il matrimonio soltanto con una ver­ zione ai soli uomini. Se il collegamento tre le
gine della sua parentela, Lev 21,14.15 (cfr. due parole va inteso in senso tecnico, allora ne
però la prescrizione posteriore di Ez 44,22, risulta un significato speciale che è dovuto a
nonché il testo sam. e G® in Lev 21,15). Infine, particolari circostanze, e non è necessariamen­
ancora Lev 19,16: «Non andrai in giro a spar­ te sempre lo stesso. Abramo tratta con lo 'am
gere calunnie tra i tuoi consanguinei»; anche hà’àrces in Ebron; qui sono i cittadini che pos­
qui l’interpretazione « popolo, membri di uno siedono pieni diritti e sono padroni di un terri­
stesso popolo» è un ampliamento tardivo del torio (Gen 23,7.12.13). In 2Re llJ4ss. (cfr.
senso originario. 2Cron 23) è l’insieme dei cittadini giudei con
11 sign. di « parentela » è stato rilevante fin dal pieni diritti; vi è anche una componente politi­
principio; negli scritti sacerdotali esso ha tro­ ca, e in modo particolare potrebbe trattarsi di
vato tanta risonanza forse perché in epoca po­ gruppi dirigenti tra la popolazione che abita
steriore, postesilica, si è attribuita un’impor­ fuori Gerusalemme (cfr. 2Re 21,24; 23,30;
tanza particolare ai rapporti comunitari di pa­ 25,19).
rentela. Questo significato speciale è problematico già
La parola (certo più recente) ‘àm ìl (Lev 5,21.21; in 2Re 15,5 e 16,15, poiché qui potrebbe trat­
18,20; 19,11.15.17; 24,19; 25,14.14.15.17) difficil­ tarsi semplicemente, come nella maggior parte
mente può significare « membro di un gruppo triba­ dei casi, della popolazione del territorio. Inol­
le », ma piuttosto «connazionale, concittadino» (El­ tre in 2Re 23,35 si parla piuttosto di tasse ver­
liger, HAT 4,241 n. 19). In Lev 19,11-18 sta in pa­ sate da tutti «not... from thè men of property
rallelo con «prossimo», «fratello», «figli del tuo alone» (= «non soltanto... dai possidenti»)
popolo». In Zac 13,7 ha probabilmente il significato (J.Gray, 1 & 11 Kings, 1963, 683). Infine in
di « confidente », ma si pensa anche ad un astratto 2Re 24,14; 25,3.12 ci si riferisce certamente al­
«comunità» o sim. (cfr. M.Steb0, Sacharja 9-14,
1969, 279s,; i LXX hanno qui TOXi-rqq, altrove
l’intera popolazione.
TtVricxov).
Per 'ammìm si è voluto trovare il sign. di « parente » b) In Ger l’espressione si riferisce sia al re, ai
anche in Deut 33,33 (J.Wijngaards, Deuteronomium, ministri, ai sacerdoti ecc., sia alla popolazione
1971, 350), ma questo passo è troppo insicuro. Cer­ del paese opp. ai suoi rappresentanti (Ger
tamente il plur. va conservato, perché dal lato della 1,18; 34,19; 37,2; 44,21). Nel libro di Ez la si­
critica testuale è meglio testimoniato del sing.; l’argo­ tuazione è un po’ più complessa. Ez in 7,27
mento che i ‘ammìm «non possono essere oggetto
dell’amore di Jahwe » (C.Steuernagel, Das Deutero- presenta un ‘am hà’àrces in quanto popolo del
noniium, 21923, 174) non regge, se deve fondare una paese unito ad un re. Nel contesto di 12,19;
decisione di critica testuale. 22,29 si allude concretamente a membri degli
strati sociali più alti. In 39,13 però si allude a
2/ a) L’espressione ‘am h à ’à m s « p o p o l o tutto il popolo e non più soltanto al ceto supe­
d e l l a t e r r a » viene intesa spesso come ter­ riore (cfr. soprattutto Zimmerli, BK XIII,966);
mine tecnico ed interpretata come l’insieme lo stesso vale in sostanza per 45,22 e 46,3.9,
degli uomini di uri territorio che esercitano poiché ivi secondo il contesto si tratta di tutta
una attività politica, oppure, un po’ più generi­ la comunità che è in grado di celebrare un cul­
camente, come lo strato sociale più elevato che to, e che viene presentata appunto come frutto
possiede diritti civili (cfr. f. gli a. E.Wiirthwein, di un nuovo insediamento in territorio palesti­
Der ‘amm ha’arez im AT, 1936; R.Meyer, Ju- nese (Zimmerli, l.c. 1163). Forse si inseriscono
daica 3, 1947, 169-199; de Vaux 1,111­ molto bene qui anche i testi di Lev (4,27;
113.331 s. bibliogr. [= ital. 78-80.505s.J; id., Le 20,2.4), presupponendo che si tratti dell’intera
sens de l’expression « Peupie du pays » dans comunità cultuale opp. giuridica (così giusta­
l’Ancicn Testament et le ròle politique du peu- mente Elliger, HAT 4,73: «Con l’antico termi­

269 DJ?Ha ‘am/gòj POPOLO 270


ne tecnico di ordine politico 'am hà’àrces... ora sto (cfr. i lessici). Non è perciò necessario sup­
non si intende più soltanto il “ceto superiore” porre un significato particolare e più o meno
proprietario del territorio e in possesso di pieni autonomo del termine 'am nel senso di
diritti civili, ma semplicemente la comunità « t r u p p a, e s e r c i t o ». Un « popolo » come
giudaica nella sua totalità, per cui 'am hà’àras gruppo di uomini legati da vincoli di parentela,
è divenuto un termine che può alternarsi con non importa se una famiglia, un clan o una tri­
qàhàl e 'èdà in 4,13 e con 'am in 4,3»; cfr. bù, quando se ne presenta l’occasione può
ibid. 273 per Lev 20,2ss.). muovere guerra comunitariamente verso l’e­
sterno, anche se ovviamente combattono solo
c) Anche in Agg 2,4 e Zac 7,5 ‘am hà'àrces è coloro che sono atti alle armi; ‘am in quanto
la popolazione giudaica del primo postesilio parentela vi è sempre implicito (cfr. de Vaux
anziché il ceto superiore nel senso tecnico e 11,10 = ital. 220: «Presso i nomadi, l'esercito
specifico del preesilio; cfr. Agg 2,4 con il v. 2 non si distingue dal popolo»). Proprio l’espres­
(contro Etliger, ATD 25,86). Qui non si do­ sione 'am milhàmà « popolo di guerra » (Gios
vrebbe parlare di « nobiltà del popolo », pro­ 8,1.3.11 [txt?]) mostra che 'am di per sé com­
prio perché non c’è alcun motivo di restringere prende tutti gli uomini appartenenti al « popo­
la designazione ad un particolare gruppo o ad lo »; con milhàmà viene indicata la restrizione,
una classe sociale del popolo. In altri termini, e cioè in questo caso gli uomini abili alla guer­
se è vero che per intendere 'am hà’à ms in sen­ ra. Nel contesto del racconto è sufficiente in
so tecnico si dovrebbe presupporre di fatto una seguito la semplice parola ‘am (Gios 8,5.9.13).
certa autonomia politica dello stato giudaico o Del resto quando si tratta di esercito risulta
almeno una possibilità di azione politica, biso­ chiaro dal contesto, anche senza l’intera
gna constatare che proprio di tutto questo non espressione 'am hammilhàmà\ tra i tanti esem­
si parla più in epoca postesilica. Ciò dovrebbe pi si ricordino soltanto i racconti di Sicon e Og
essere tenuto presente, poiché può rendere (Num 21,23.35; Deut 2,32.33; 3,1-3), inoltre
comprensibile un mutamento di significato che ISam 15 e 2Sam 10. Con ‘ani si intende sem­
si verifica dopo l’esilio, e a cui accenniamo su­ pre la schiera unitaria di guerrieri che si trova
bito. Non tanto gli esuli che tornano dall’esilio presso una persona, le appartiene e sta sotto il
e la comunità religiosa giudaica in generale, suo comando. Tuttavia, a seconda delle situa­
ma proprio una popolazione non giudaica (o zioni, questo significato di 'am come «schiera
in concreto, i suoi rappresentanti) può essere di guerrieri» può rendersi in qualche modo
designata ora come 'am hà'àrces, p.e. in Esd autonomo. Potrebbe essere il caso p.e. di Num
4,4 la gente di Samaria (perché vi si poteva 20,30 {‘am kùbèd «esercito potente» oppure
trovare la componente politica sopra ricorda­ « esercito con armi pesanti »), e anche di Gen
ta?). L’espressione viene usata anche al plurale 33,15, poiché qui am 'a$cer 'itti «gente che ho
('anime ha ’arasoi oppure ‘ammè ha'àree?) per con me» equivale ai «quattrocento uomini»
designare varie nazioni non giudaiche, ed è in­ di Gen 32,7; 33,1 ed indica quindi gli uomini
teressante il fatto che può trattarsi di quegli abili alla guerra, che Esaù può mobilitare e che
stessi popoli che p.e. in Deut 7 sono detti probabilmente non appartengono tutti alla sua
gòjìm (cfr. Esd 3,3; 9,1.2; 10,2.11; Neem 9,30; famiglia in senso stretto. Si tratta forse della
10,29; H.C.M. Vogt, Studie zur nachexilischen stessa cosa anche nel caso di Sicon e di Og?
Gemeinde in Esra-Nehemia, 1966, 152-154). I Pur tenendo presente chc si conserva qui una
membri delia comunità religiosa giudaica si antica designazione, si può supporre che il si­
impegnano a comportarsi secondo la legge di gnificato si evolva quando i gruppi si uniscono
Dio; qui va posto anche il divieto di matrimo­ sotto la spinta di determinate situazioni politi­
nio di Neem 10,29 (cfr. anche le formulazioni che e si formano nuovi stati. Nondimeno si do­
di Es 34,15s. e Deut 7,3s.!). Risulta chiaro per­ vrebbe mantener l'ermo che l’uso di ‘am nel
ciò come l’espressione 'am hà'àrces venga ad senso di « schiera di guerrieri » è dovuto solo
indicare nel periodo postesilico una popolazio­ alla situazione, e cioè al fatto che un gruppo
ne straniera non accolta nella nuova comunità legato da vincoli di parentela ( ‘am) organizza
giudaica; si apre quindi la strada verso quel si­ talvolta la propria difesa servendosi degli uo­
gnificato che diventa abituale in seguito, quan­ mini atti alle armi.
do cioè con questa espressione si designano co­
loro che non conoscono la legge o sono ad essa In 1QM 1,5; 3,12 si parla di 'am ’c/; a questo propo­
infedeli. Per questo uso tardivo cfr. R.Meyer, sito scrive Yadin 44: «thè term ‘am... marks, as in
art. òxXoq, ThW V,582s. 585-590 = GLNT thè O.T., thè mililary character of thè congregation
IX,67-72. 77-92. organized for war» (- « il termine 'am... sottolinea,
come nell’AT, il carattere militare della comunità
organizzata per la guerra »). La sua osservazione
3/ E incontestabile che con 'am si intende « thè 'am ‘è! of DSW corresponds to thè O.T. 'am
spesso non il popolo intero, ma solo una parte Yahweh » (= « 'am ’èI del Rotolo della guerra corri­
di esso; nella maggior parte dei casi il significa­ sponde a 'am Yahweh dell’AT ») (ibid. n. 5) ci porta
to concreto è dato poi chiaramente dal conte­ al paragrafo seguente.

271 Dyrla ‘am/gòj POPOLO 272


4/ a) Per l’espressione ‘am Jhwh « p o p o ­ zardata (così Lohfink, l.c. 293). A questo pro­
l o di J a h w e » e per le equivalenti forme posito mi sembra problematico il fatto che
con suffissi riferite a Jahwe 'ammì/ egli, trattando della differenziazione semantica
‘ammekà/'ammò « mio/tuo/suo/popolo » cfr. di 'ani (zio, famiglia, stirpe, popolo, esercito),
N, Lohfink, Beobachtungen zur Geschichte des parli di due diversi significati delia parola 'am
Ausdrucks ‘am Jhwh, FS von Rad 1971, e sostenga la coesistenza semantica di un am
275-305 (a p. 276 i testi) con bibliogr. L’e­ Jhwh I («esercito di Jahwe») e di un 'am
spressione, usata nel linguaggio profetico e nei Jhwh II («famiglia di Jahwe») (l.c. 294). In so­
salmi, cd assente invece negli scritti legali sa­ stanza non esistono affatto questi due significa­
cerdotali e nei libri sapienziali, «si colloca ti di 'am, poiché nel caso di 'am « esercito,
principalmente nell’ambito del dialogo tra Jah­ truppe armate» si ha di latto soltanto una ac­
we ed Israele, meno nell’ambito del discorso cezione secondaria e particolare, manifestantesì
oggettivo su Israele» (Lohfink, l.c. 280), ed ha concretamente in determinati contesti, del si­
più di un significato. Secondo Lohfink il più gnificato fondamentale « gruppo di parenti,
antico testo sicuro è Giud 5,13, dove ‘am Jah- gruppo familiare, popolo»; si tratta insomma
wh non si identifica con il popolo di Israele, di una differenziazione semantica che è certa­
ma va inteso come l’« esercito di Jahwe » (l.c. mente antica. L’espressione non viene quindi
282; cfr. R. Smend, Die Bundesformel, 1963, usata in un senso militare più o meno autono­
11 ss. = ital.; La formula di alleanza, in : D.J. mo o addirittura indipendente. Del resto anche
McCarthy - G.E.Mendenhall - R.Smcnd, Per Lohfink afferma che 'am Jhwh I « è scomparso
una teologia del patto nell’AT, 1972, 13lss.). dalla circolazione»; tuttavia non perché 'am
Pur accogliendo questo significato con la dovu­ Jhwh II abbia acquistato un suo diritto di citta­
ta prudenza, Lohfink vorrebbe vedere qui una dinanza in nuovi contesti (cosi Lohfink ibid,),
certa relazione con la lirica di guerra (ibid.). ma perché l’uso dell’espressione con il sign. di
Per il sign. di « esercito di Jahwe, truppe della «esercito di Jahwe» era possibile fin dall’ini­
guerra di Jahwe» si fa riferimento anche a zio solo come caso speciale dell’uso generale
2Sam 1,12, supponendo che 'am Jhwh sia di­ nel senso di «famiglia di Jahwe». Con O.
stinto da bèl Jisrà’èL Procksch, Theologie des AT, 1950, 503ss., a
m.a. si può parlare senz’altro di «famiglia di
Anche se per 'am Jhwh di alcuni passi si potesse af­
fermare concreLamenLe che quesLo sign. di « esercito
Dio»; quando si parla di «popolo di Jahwe»
di Jahwe » non si identifica con Israele in quanto po­ o quando Jahwe parteggia per il suo popolo, si
polo di Jahwe, resta pur sempre doverosa una riser­ ammette che vi è una parentela tra lui ed
va. La categorica affermazione che Giud 5,13 sia il Israele (l.c. 506); cfr. anche Th.C.Vriezen, De
più antico testo sicuro (l.c. 281) a m.a. va criticata: verkiezing van Israel, 1974, 43.90ss.
infatti a questo modo si suppone anzitutto che Giud
5,11 non appartenga al testo primitivo del canto di c) Con la designazione ‘am Jhwh si pone quin­
Debora; in secondo luogo il TM del v. 13 è mollo
problematico e per di più non si può motivare dal
di in evidenza l’idea di un vincolo familiare. 11
solo punto di vista della critica testuale l’emendazio­ trovarsi a far parte di tale gruppo familiare è
ne spesso proposta delTodiemo testo vocalizzato. Re­ un dato di fatto, senza che ne vengano addotti
sta perciò assai ipotetica una ricostruzione del « testo espressamente i motivi. Sarebbe senz’altro fuo­
originale». Inoltre: in 2Sam 1,12 è del tutto esclusa ri luogo spiegare questa situazione di fatto con
una tautologia? l’idea di alleanza, poiché essa non ha qui alcuna
importanza particolare. Nella cd. formula di al­
b) Il secondo significato di ‘am Jhwh è per leanza tale situazione appare (così Lohfink)
Lohfink « famiglia di Jahwe, parentela di Jah­ piuttosto come iniziale («dovete diventare il
we ». « Quando Jahwe ascoltava il grido d’aiu­ mio popolo»). L’elemento dell’inizio o del di­
to di un gruppo di suoi fedeli e si decideva a ventare è la novità determinante che la « for­
venire in loro soccorso, lo faceva perché consi­ mula deH’alleanza » apporta all’uso di ‘am
derava tale gruppo di uomini che si trovava in Jhwh (l.c. 297s.). In altri termini, nell’AT si
necessità come il suo proprio gruppo familia­ hanno due concezioni: da una parte Israele è il
re » (l.c. 289). Questa designazione viene utiliz­ popolo di Jahwe perché è unito a lui da un
zata nelle dichiarazioni di salvezza. Un terzo vincolo di parentela, dall’altra Israele diventa
uso, legato al secondo e da esso chiarito, po­ un ‘am Jhwh con la stipulazione di un’allean­
trebbe essere quello che vede in ‘am Jhwh i za. Risulta poi problematico vedere come que­
«congiunti di Jahwe», e in particolar modo ste due linee vadano collegate l’una all’altra, o
coloro che in Israele sono socialmente deboli e perlomeno quali siano le loro relazioni reci­
bisognosi di aiuto (l.c. 293). Tra i tre significati proche. Se è vero che Jahwe libera Israele dal­
è il secondo che ha maggiore rilievo e più am­ l’Egitto, perché è il suo popolo, e per questo
pia diffusione. Israele non diventa un popolo di Jahwe solo
Il sign. di « famiglia di Jahwe » non può essere con l’esodo dall’Egitto, allora si potrebbe an­
tratto da quello di «esercito di Jahwe»; anche che dire che Jahwe stringe una « alleanza » con
la derivazione inversa è però ugualmente az­ Israele per il fatto che egli Io considera suo po­

273 o rna am/gòj POPOLO 274


polo e parteggia per il suo popolo; perciò pericolo di intendere tale affermazione come
Israele non diventa popolo di Dio solo con un dato di fatto in certo modo naturale, come
l’alleanza, 'am Jhwh sarebbe quindi anche in una cosa ovvia nel senso che la divinità pro­
questo caso una realtà già in atto ad opera di prio in base a questo stretto rapporto dovrebbe
Dio, perché Jahwe ha riconosciuto questo automaticamente proteggere, benedire e con­
gruppo di uomini come suo 'am, come a lui servare il suo popolo. E chiaro che in Israele
appartenente. Per rispondere alla domanda una simile prospettiva nazionalistico-popolare
perché proprio questo popolo di Israele appar­ veniva espressamente relativizzata e rettificata
tenga a Jahwe, si potrebbe ricorrere all’assioma da parte dei profeti, ogni volta che si manife­
teologico della elezione come scelta di grazia, stava; invece di «m io popolo» si trova spesso
oppure, in modo diverso e ancora più profon­ sulla bocca di Jahwe «questo popolo», e ciò
do, all’amore di Dio, e al di là di questa parola indica non un rifiuto, ma una ammonizione
«amore» non è più possibile trovare altre pa­ (cfr. Vriezen, l.c. 99). Tuttavia ‘am Jhwh nel
role ed altre immagini. senso di «gruppo appartenente a Jahwe» resta
Lohfink dice che Israele « diventava continua­ nell’AT una affermazione del tutto legittima.
mente ‘m Jhwh con un rito di berU... nel senso Per questo rapporto tra Dio e popolo si posso­
di un rinnovamento cultuale, nel senso di un no citare anche passi come Deut 14.1 (Israele
“oggi” cultuale che di volta in volta si ripete­ in quanto figli, bambini, in rapporto a Jahwe,
va. Con ciò non si è mai negato che Israele fos­ a lui appartenenti; —ben IV/3b); 32,5s. (Jahwe
se già anche prima 'm Jhwh.., in nessun luogo come padre; — 'ab IV,3); 32,19 (Israele in
si dice che Israele non sia stato anche prima quanto figli e figlie di Jahwe; cfìr. Num 21,29,
‘m Jhwh » (l.c. 302s.). Da queste citazioni ri­ dove si parla dei figli e delle figlie di Camos);
sulta chiaramente a m.a. che nella formula di Os 11,1 («dall’Egitto ho chiamato mio fi­
alleanza la traduzione del verbo hjh che espri­ glio»); Deut 1,31 («nel deserto... dove Jahwe,
me un’azione incoativa («diventare»), come tuo Dio, ti ha portato, come uno porta il pro­
Lohfink (l.c. 297) propone, è perlomeno dub­ prio figlio»); ls 1,2; 30,1.9 (il popolo come fi­
bia e dovrebbe essere sostanzialmente riesami­ gli ribelli, bugiardi); Ger 3,14.19; anche ls
nata. Si vedrebbe allora che l’alternativa di tra­ 43,6s. (figli e figlie di Jahwe che portano il suo
durre o « diventare » o « essere» non è in fon­ nome). Si tenga sempre presente che in tali af­
do un vero problema. Le osservazioni di l.c. fermazioni non si tratta di una originaria pa­
297 n. 79 non sono molto convincenti e rivela­ rentela di sangue tra Dio e il popolo (cfr.
no la debolezza della sua opinione; anche in Procksch, l.c. 506; Vriezen, l.c. 44; anche
Deut 27,9; Ger 7,23 e Zac 2,15 non mi sembra P.A.H. de Boer, OTS 18, 1973, 197s. 201:
necessario tradurre nel senso di un’azione in­ « thè intimale reiationship is being emphasized
coativa. Tutt’al più si potrebbe dire così: quan­ rather than physical descent » [= « si sottolinea
to al senso di hjh nella formula di alleanza si piuttosto l’intimità della relazione che la di­
tratta di diventare ciò che già si è (nella fede); scendenza fisica »]). Si pongono in evidenza
Israele con una vita di ubbidienza e di fede con un’immagine l’amore e la cura dì un pa­
deve essere nel mondo ciò che è agli occhi di dre, il comportamento dei figli verso il padre,
Dio. Perciò si può continuare a tradurre con anche la protezione giuridica nell’ambito della
« essere », tenendo però presente che questa è parentela, quale si esprime chiaramente del re­
una affermazione di fede. sto dando a Jahwe il titolo di gó’è l (p.e. nel
Dtis; -*g'I). Per quanto riguarda il NT, basti
d) Il termine «popolo» può definirsi come solo dire che anche ivi si usa chiaramente lo
una comunità di uomini uniti tra loro dai lega­ stesso linguaggio («figli di D io» ecc.). Perciò è
mi di una stessa origine, situazione esistenziale, giusto accordare largo spazio a questo concetto
lingua, cultura e storia. Questa definizione di parentela, quando si parla della terminolo­
concorda con la concezione di 'am come fami­ gia con cui si descrive il rapporto tra Dio e il
glia, gruppo, parentela, che assume un’impor­ popolo ('am Jhwh ecc.).
tanza particolare nel l’espressione ‘am Jhwh.
Come i moabiti vengono chiamati « popolo di 5/ a) In Deut 7,6; 14,2.21; 26,19; 28,9 Israe­
Camos » (Num 2 1,29), cosi anche Israele può le viene chiamato ‘am qàdòs « p o p o l o s a n ­
essere designato come popolo di Jahwe. In ge­ t o». In Deut 14,21 si inizia al plurale con il
nerale si pensa ad un legame che unisce la di­ divieto di mangiare carogne e si termina al sin­
vinità ad un intero popolo (non solo quindi golare con l’atTermazione « tu sei un popolo
agli uomini atti alle armi), ad una specie di santo per Jahwe, tuo Dio». Si tratta qui certo
rapporto di parentela tra Dio e il popolo. Per­ non di una proprietà inerente ad Israele, ma di
ciò Israele è il gruppo che appartiene a Jahwe, qàdòs in quanto esprime un rapporto. Come
come d’altra parte anche altri popoli possono Israele solo in base alla parola e all’azione di
avere la stessa concezione ed essere considerati Jahwe può essere chiamato 'am Jhwh, così,
‘am del loro dio; quest’idea non è per nulla analogamente, si può capire la designazione
specifica di Israele. Certamente può sorgere il 'am qàdòs soltanto dal fatto che Israele appar­
275 o r n a ’am/gój POPOLO 276
tiene a Jahwe e da lui è stato separato dal resto suo potere discrezionale (Deut 26,18s.). La
dei popoli. Certo in Deut 14,21 si tratta di un prestazione dell’obbedienza è una conseguenza,
precetto rituale, tuttavia esso non si fonda so­ non una condizione dell’essere ‘am qàdos.
stanzialmente su concezioni generali del puro e Deut 28,9 non è allatto in contraddizione con
dell’impuro, ma viene collegato alla speciale questo, nonostante la apparente formulazione
relazione che unisce Israele a Jahwe. In Deut condizionale (« se tu osservi i comandamen­
14,2 oltre alla forma ani qàdòs si trova un più ti »). L’osservanza dei comandamenti e la co­
chiaro accenno alla elezione di Israele tra tutti i stante obbedienza da parte del popolo sono
popoli della terra, perché sia il popolo di pro­ possibili soltanto perché esso è un popolo san­
prietà ('airi -*segull&) di Jahwe. « Israele è sta­ to; in modo analogo Jahwe manterrà (qvm hi.)
to distolto dalla pratica dei culti e degli usi pa­ lo status di Israele come un 'am qàdos. In que­
gani e si trova ora sotto il dominio esclusivo di sto modo rimane garantito il rapporto recipro­
Jahwe, che abbraccia ogni aspetto dell’essere e co Jahwe-Israele e Israele-Jahwe.
delPagire» (H.-J. Kraus, Das heilige Volk, Bi­ Non si dovrebbe accentuare in questo passo il
bl isch-theologische Aufsàtze, 1972, 39). senso apparentemente condizionale della parti­
Non si può dire con sicurezza a quale tradizio­ cella lei, come a volte avviene (« a condizione
ne risalga in definitiva la designazione ‘am che », « purché »). Non è escluso un senso più
qàdos. Resta vero che a questo proposito la o meno conclusivo, né vi è una apprezzabile
teologia dell’elezione assume certamente nel differenza rispetto ad un w? conclusivo (cfr.
Deut una grande importanza. Non mi sembra p.e. Deut 27,9s.).
opportuno supporre un collegamento con la %

tradizione della guerra santa, soprattutto per­ b) Per sottolineare l’impronta tipicamente deu-
ché la guerra santa è un fenomeno molto di­ teronomistica delle dichiarazioni di santità si
scusso. Si potrebbe anche supporre che parten­ fa spesso riferimento alle parallele affermazioni
do dal l’affermazione «voi siete figli per Jah­ di H e della letteratura sacerdotale. Ivi non si
we» (Deut 14,1) si sia giunti a ritenere che la parla di ‘am qàdòs, ma gli israeliti vengono
comunità così designata appartenga a Jahwe, chiamati qedósltn «santi». Vi sono notevoli
sia separata per lui,sia insomma una comunità differenze: « mentre nel Deuteronomio la santi­
« santa », che deve tenersi lontana dai riti e tà di Israele è un fatto presupposto, richiamato
dalle pratiche che a lui, non piacciono. alla memoria, nella legislazione sacerdotale la
santità degli israeliti è una esigenza fondamen­
È una questione a parte vedere fino a che punto
Deut 14,1 e Deut 14,2 siano tra loro collegati. Tal­
tale che naturalmente viene motivata e definita
volta si considera 14,2 come conclusione del c. 13 e a sua volta dal fatto della santità di Jahwe»
14J come introduzione dei precetti rituali del c. 14. (Kraus, l.c. 41). Così si dice p.e. in Lev 19,2:
Ma come tale potrebbe essere considerato piuttosto «santi (qedósìm) dovete essere, poiché santo
14,3. Inoltre anche nel parallelo di Lev 11 manca sono io, Jahwe, vostro Dio ». È lui che santifi­
una introduzione paragonabile in certo qual modo a ca gli uomini ed a questo fatLo è intimamente
Deut 14,1, mentre in ambedue i brani la dichiarazio­ legato il comportamento umano in quanto
ne di santità si trova alla fine (Lev 11,44s. e Deut «santo». In realtà, però, le affermazioni in
14.21). Nonostante il cambiamento di numero (il
sing. del v. 2 si spiega con 7,6), i due versi a m.a.
questione non permettono di vedere una così
sono da considerare uniti. J.Wijngaards, Deuterono- chiara differenza tra due complessi separati tra
mium, 1971, 139, vede qui una più antica proibizio­ loro dal punto di vista della storia della tradi­
ne di partecipare alle tradizioni rituali del culto di zione. 11 fatto come tale è certo molto accen­
Baal: gli israeliti non devono aspettarsi nulla da Baal, tuato nel Deut, ma anche qui con questo essere
essi sono figli di Jahwe, suoi congiunti, suo popolo santo è strettamente connessa la consapevolez­
segregato. Hgli fa riferimento ad un testo ug. (125 = Il za che si deve essere un popolo santo. Se è
K - Herdner, CTA 16, col. I, r. 20-22; cfr. H.L.Gins- vero che Israele nella fede confessa di essere
berg, ANF.T 147), in cui Krt è detto figlio di El, suo
rampollo e qds «santo», in un contesto paragonabile
popolo di Jahwe perché è separato dagli altri
a bànìrn e a 'am qàdòs di Deut I4,ls. Bisogna osser­ popoli mediante l’elezione divina, è chiaro an­
vare però che tutto questo è giusto solo se si ritiene che che egli è chiamato a vivere come suo po­
che la sua interpretazione del testo ug. sia esatta. polo santo. Israele deve dunque essere come
Jahwe lo pensa.
Il testo di Deut 7,6 è uguale a quello di 14,2. D ’altra parte bisogna dire che le dichiarazioni
Dato che Israele è un ‘am qàdòs gli si proibi­ sacerdotali di santità non sono da considerarsi
sce di contrarre matrimonio con la popolazio­ solo come esigenze nei confronti del popolo;
ne cananea, perché questa parentela non fareb­ cfr. Num 16,3 kullàm qedosim «tutti sono
be altro che favorire il culto di dei stranieri. santi ». Anche la frase (fdò'sim lihjù di Lev
Israele deve essere considerato come un popolo 19,2 non va intesa necessariamente come un
segregato solo per il culto di Jahwe, perciò san­ ordine; il testo non dice se si tratti di un indi­
to. Poiché Jahwe vuole essere il dio di questo cativo o di uno iussivo (Noth, ATD 6,120). Si
popolo, il popolo è il suo ‘am sfgullà «popolo può essere nel giusto interpretando in queste
di proprietà», a lui consacrato e posto sotto il affermazioni l’impf. del verbo hjh come «sii

277 D grìa ‘am/gòj POPOLO 278


santo, poiché sei santo», ossia poiché tu ap­ 15,5; 16,10; 17,2.6a; 22,17; 26,4; l’aspetto del­
partieni a me, il Santo, c sci da me santificato. la potenza che vi è collegato emerge in 22,17;
Anche se si accentua l’aspetto dell’esigenza si 26,4). Potenza e prestigio stanno in primo pia­
intravede sempre che Israele è considerato no in Gen 13,6 (rekus ràb «beni grandi»);
come santo in riferimento a Dio (cfr. Lev 17,4.5 (pur restando oscuro il senso esatto di
20,26; 22,Ì6; 23,3lss.). Anche p.e. in Es 22,30 Ifmòn gòjim)\ 17,6b; 35,11 (si pensa ai re d’I­
e in Lev 21,6 a m.a. non è escluso che si possa sraele?); secondo 17,20 Ismaele genererà dodici
tradurre con l’indicativo e tale traduzione è tfsVlm, uomini di grande autorità nell’ambito
anzi necessaria in Lev 23,30. Più che di note­ del gruppo (cfr. 25,16). Già la parola ‘àsùm in­
vole differenza, si dovrebbe piuttosto parlare di dica la potenza, e con gàdól essa sottolinea l’a­
spostamento di accento in queste proclamazio­ spetto della forza che è inerente alla radice gdl.
ni di santità riferite ad Israele. Non vi sono dif­ Vanno ancora citati qui Gen 26,16 ( ‘sm); Gen
ferenze essenziali nella concezione della santità 24,35 e 26,13 (gdl «essere ricco, benestante»).
presa come tale. Così le parole chiave delle promesse da Gen
12 in poi trovano chiara risonanza nei racconti
IV/ 1 Per gòj bisogna vedere anzitutto l’uso e con ciò dimostrano che si preannuncia già la
della parola nelle a f f e r m a z i o n i di p r o ­ realizzazione della promessa di diventare un
me s s a (« popolo santo/grande/forte »). gòj gàdòl. La parola gòj di Num 14,12 va in­
terpretata proprio alla luce della terminologia
a) Dopo aver esaminato ‘ani qàdós, bisogna della promessa, mentre il contesto descrive
ora chiarire il significato di gòj qàdós. Non è Israele come 'Sdà (v. 10) e ‘am (v. 11 ecc.) e
consigliabile collegare troppo strettamente que­ con gòjlm indica i popoli non israelitici. Inol­
sta unica designazione di Israele in Es 19,6 con tre questa terminologia ritorna chiaramente in
il deuteronomico ‘am qàdós e interpretarlo di Es 1,1ss. (cfr. v. 7.9.20); già in Egitto si mani­
conseguenza. Tanto meno si spiega a sufficien­ festa il compimento della promessa fatta ai pa­
za la scelta della parola gòj facendo riferimen­ dri, annunziata in Gen 46,3 e proclamata nella
to a mamlà'ktel (kòhanlm) « regno (di sacerdo­ confessione di Deut 26,5; in Es 1,9 una tale af­
ti) » del medesimo verso. E meglio invece sup­ fermazione viene addirittura messa in bocca al
porre un legame con la terminologia delle af­ re d’Egitto (cfr. ora anche W.H.Schmidt, BK
fermazioni di promessa in Gen ecc. II,32s.);
La promessa di diventare un grande popolo Se si tiene presente che in questi testi si cerca
(gòj -»gàdòl [4c]) vale per Abramo opp. anche di porre in risalto le caratteristiche dei discen­
per Ismaele, Giacobbe e Mosè. La formula cor­ denti dei padri rispetto agli altri popoli, risulta
ta e semplice gòj gàdòl si trova in Gen 12,2 evidente perché si sia scelta la parola gòj\ in
(Àbramo); 17,20 e 21,18 (Ismaele); 46,3 (Gia­ questo senso le fonti da Gen 12,2 in poi sono
cobbe); Es 32,10 (Mosè). Una formula amplia­ concordi. Si ricordi quanto afferma L.Rost, FS
ta gòj gàdòl v f ’àsitm «popolo grande e forte» Procksch 1934, 141 = KC 89: «si ha un gòj
si trova in Gen 18,18 (Abramo) e Num 14,12 quando un gruppo di uomini per comune di­
(Mosè); in Deut 9,14 (Mosè) e 26,5 (Giacobbe) scendenza, lingua, territorio, religione, leggi e
si parla di gòj gàdòl ‘àsiim wàràb « popolo apparato militare forma una unità ed è separa­
grande, forte e numeroso ». Infine si ricordi an­ to dagli estranei». Va rilevato che nei testi di
cora gòj 'àsàm « popolo forte » di Mi 4,7 e Is promessa si pone al primo posto la comune di­
60,22, in cui ritorna la terminologia della pro­ scendenza; tuttavia si pongono in evidenza an­
messa. che la potenza ed il prestigio di cui questa co­
In tutti questi passi gli aggettivi gàdòl. ‘àsùm, munità gode nel mondo, e di qui si può capire
rab alludono chiaramente al rapporto tra gòj e facilmente l’uso di gòj. Senza dubbio la termi­
gli altri popoli o gruppi di uomini. 11 popolo di nologia della promessa sarà stata molto diffusa
per sé può essere grande, ma soprattutto esso è nel glorioso tempo di Davide e di Salomone.
grande, potente, numeroso in confronto ad al­ (10" sec. a.C.). Anche se la formulazione corta
tri. Questo è chiaro nel caso di Num 14,12 gòj gàdòl probabilmente è più antica, potreb­
(« più grande e più forte di esso »); cfr. anche bero aver avuto origine in quel tempo gli am­
Num 22,6 (Israele è più potente di opp. troppo pliamenti con 'àsiim e rab’, non è necessario
potente per Balak) e Es 1,9 (gli israeliti troppo pensare ad un tempo più recente ed attribuire
numerosi e troppo forti per gli egiziani). Anche l’espansione della formula solo al redattore
il contesto (stretto o lato) può riferirsi a tale dtn., come propone per Deut 26,5 R.P.Meren­
rapporto, come in Gen 12,2s.; 18,18 e l’intera dino, Das deuteronomische Gesetz, 1969, 361.
sezione di Num 22-24 (cfr. 22,3.5.11; 22,6 e Da quanto detto si può concludere che per
gli oracoli di Balaam). esprimere il significato dell’aggettivo gàdól ecc.
Nelle affermazioni di promessa si esalta la for­ si è pensato particolarmente anche al territorio
za e la grandezza, il prestigio ecc. del popolo (si ricordi la promessa della terra nei testi rela­
in questione, e lo si sottolinea parlando di una tivi) e allo stato come realtà politica. Certo
numerosa discendenza (p.e. Gen 13,15s. 7.cera'\ questo si spiega in un tempo in cui erano in

279 DW/'ia ‘am/gòj POPOLO 280


auge la potenza dello slato isr. e la dominazio­ stabile che l’uso di gój in Es 19,6 era legittimo e si­
ne dei re isr. Tuttavia quando la potenza e la gnificativo in questo periodo tardivo.
grandezza di Israele in campo politico diminui­
rono visibilmente ed il popolo, invece di resta­ b) Com’è noto, in Es 19,6 Israele non viene
re autonomo di fronte ad altre forze coalizzate, descritto soltanto come un gòj qàdòs, ma an­
fu sempre più minacciato da esse e perse poi la che come una mamlàkat kòhanim, un « regno
propria indipendenza, il significato nazionali­ di sacerdoti ». Per la problematica relativa alla
stico di quelle formule di promessa perse gra­ costruzione grammaticale e alla traduzione di
dualmente il suo valore reale. Tale significato mamlàkat kòhanlm , già presente nelle antiche
perdurò soprattutto come speranza nel futuro, versioni, si veda R.B.Y. Scott, A Kingdom of
perché ovviamente Jahwe non poteva lasciar Priests (Exodus 19,6), OTS 8, 1950, 213-219;
cadere nessuna delle sue promesse. inoltre J.Bauer, Kònige und Priester, ein heili-
Ma un altro senso, fondato su una convinzione ges Volk (Ex 19,6), BZ 2, 1958, 283-286; G.
specificamente religiosa, si manifestò in certi Fohrer, « Priesterliches Kònigtum», Ex 19,6,
ambienti di epoca deuteronomistica. In Deut ThZ 19, 1963, 359-362.
4,6ss. sì parla di Israele come gòj gàdòl in Tutti i tentativi di spiegazione fondati sulla
modo nuovo; Israele stesso ed anche i popoli convinzione che gòj e mamlàkcet sono i termi­
vicini sono consapevoli di questa grandezza. ni principali nel contesto di Es 19,6 si muovo­
Non si tratta evidentemente di una grandezza no su una strada falsa. Tuttavia se si prende in
politica o di una reputazione nazionale di considerazione il parallelismo delle due desi­
Israele, ma della sua grandezza religiosa, che si gnazioni e soprattutto il fatto che in gòj qàdòs
manifesta nella sua sapienza e nel suo discerni­ la parola qàdòs, come più esatta qualificazione
mento, nei suoi giusti ordinamenti giuridici e di gòj, è determinante per stabilire il senso, è
soprattutto nel fatto che il suo Dio gli è vicino. del tutto probabile che anche nell’espressione
In 4,32ss. la sua grandezza viene tratta diretta­ mamlàkcet kòhanlm (dove può restare incerto
mente dalla sua relazione con il Dio grande e se si tratti di una semplice costruzione geniti­
potente. Israele è 'am Jhwh, perché Jahwe è vale o no) la seconda parola, ossia kòhanlm ,
Dio di Israele; Israele rispetto ai gòjìm è un sia fondamentale per l’esegesi. Perciò è meglio
gòj gàdòl, perché Jahwe aveva manifestato la tradurre « regno di sacerdoti ». Noth, ATD
sua grandezza e la sua potenza nelle azioni e 5,126 (= ital. I94s.), descrive il senso nel modo
nei prodigi con cui aveva liberato il suo popo­ seguente: « Israele deve essere per Jahwe, cui
lo, e con l’aver scelto Israele tra i popoli. Così appartiene tutta la terra (e quindi tutti i popo­
la «grandezza» di Israele consiste esclusiva­ li), la sua particolare proprietà personale (v. 5),
mente nell’appartenere tutto e solo a Jahwe e e perciò un popolo “santo”, cioè separato (v.
nel dover prestare obbedienza soltanto a lui, A 6) da tutti gli altri popoli... Nella serie degli
questo modo Deut 4, che con gòj gàdòl ricorda stati terreni Israele deve avere la funzione di
la terminologia della promessa, non dovrebbe membro sacerdotale; deve potersi “avvicinare”
forse illustrare un determinato aspetto di ‘am a Dio, che è il privilegio particolare dei sacer­
qàdòs? Non si potrebbe chiarire così in certo doti..., perché a ciò è stato destinato». Al me­
qual modo il legame tra gòj e qàdòs in Es desimo contesto appartiene anche ls 61,6 (« ma
19,6? Comunque sia, non v’è dubbio che dietro voi sarete chiamati sacerdoti di Jahwe, ministri
a gòj in Es 19,6 vi è la terminologia della pro­ del nostro Dio sarete detti »).
messa e che qàdòs in questo passo deve essere Analoghe sono le opinioni di molti altri stu­
inteso alla luce del pensiero deuteronomico. diosi, p.e. Vriezen, l.c. 49. Il popolo è separato
dai popoli per servire Dio nel mondo; come
Anche L.Perlitt, Bundesfheologie im AT, 1969, «sacerdoti» essi sono consacrati a Jahwe e
172ss., nelle sue osservazioni su gój qàdoà accenna santificati, per svolgere il suo servizio nel mon­
alle idee dtr. di Deut 4. Israele è annoverato Ira i do. In questo modo essi costituiranno una be­
gó/ìm proprio nei contesto della segregazione e della nedizione per i popoli della terra; a m.a. l’in­
scelta. Nella situazione dell’esilio 'am diventò gòj, terpretazione di Es 19,6 si trova sulla stessa li­
pur conservando i tratti essenziali della teologia del
popolo di Dio. « Al contrario, Israele in questo sta­
nea di quella di Gen 12,2 e anche in questo
dio della sua vita tra i gòjìm afferma più energica­ punto si può ammettere un influsso, per quan­
mente dì prima la sua situazione particolare dovuta to tardivo, della teologia della promessa. II po­
a Jahwe, ma ora con una singolare accentuazione polo non è chiamato a dominare in senso gene­
ironica: un gòj è prescelto! E con Es 19,6 proprio rico, ma a servire.
questo annunzio veniva introdotto nel racconto del
Sinai per i lettori dell’esilio» (l.c. 174). Ciò significa Le fonti e la datazione sono tuttora molto incerte.
che il passo in questione è tardivo: «Es 19,6a ...in Una soluzione in questo campo dipende anche dalla
relazione a Deut 7,6 non rappresenta uno stadio an­ interpretazione delle singole espressioni; chi pensa
teriore, ma quello finale» (ibid.). Anziché tentare di allo stato e al regno è inclinato a supporre una data­
spiegare a questo modo l’uso della parola gòj, perso­ zione più antica di quella sostenuta da coloro che
nalmente preferisco dare maggior peso alla refazione tengono tali realtà in minor considerazione. Una da­
con l’antica terminologia della promessa; è inconte­ tazione recente di tutto quanto il testo è abbastanza

281 QSH-k ‘am/gòj POPOLO 282


probabile, purché si tenga presente che il contenuto 2/ Si è già detto sopra più volte che tra 'am e
di queste insolite formulazioni va inteso in base ad
idee più antiche (ulteriori elementi nella bibliogr. ci­
gòj vi è una d i f f e r e n z a di s i g n i f i c a ­
tata; cfr. anche I Piet 2,9 e il concetto del cd. sacer­ to; essa viene sintetizzata da A.Cody, VT 14,
dozio comune dei fedeli). 1964, 5, nel modo seguente: «while 'am
throughout thè Old Testament refers to a peo­
c) Quanto si è detto su ‘atri qàdòs e gòj qàdòs ple or nation in its aspect of centripeta! unity
ha rivelato che, pur essendo importante la con­ and cohesiveness, gòj is linked inseparably
sapevolezza di un legame di parentela, l’unità with territory and government and what we
del popolo si fondava sostanzialmente su Dio would today cali foreign relations » (= « mentre
che radunava e riuniva con il suo intervento. ‘am nell’Antico Testamento si riferisce a un
Poiché il legame con Jahwe è un fatto essenzia­ popolo o ad una nazione nel suo aspetto di
le, Israele non è un popolo «profano» come unità e di coesione interna, gòj è legato indis­
ogni altro; esso è in una posizione eccezionale. solubilmente al territorio e al governo ed a ciò
La coscienza che Israele ha di se stesso come che noi oggi chiameremmo relazioni con l’este­
popolo costituisce un pericolo per il suo impe­ ro»; ravverbio «inseparably» [= «indissolu­
gno religioso, se viene confuso con un senti­ bilmente»] è un po’ esagerato). Bisogna chie­
mento nazionalistico profano. L’elemento deci­ dersi ora quanto questa differenza, che indub­
sivo non risiede nell’aspetto etnico, naturale, biamente esiste, abbia determinato la scelta
ma unicamente nel rapporto con Jahwe. Ciò delle parole in tutti quei contesti ove si parla
va sottolinealo in modo particolare, poiché il di ‘am o di gòj, e perciò quanto essa sia stata
gioioso riconoscimento delle promesse che par­ nota all’autore.
lano di gòj gàdòl ecc., e l’elezione del popolo
perché sia un gòj/'am qàdòs facilmente posso­ a) La questione non va certo risolta in tutti i
no condurre ad un senso di preminenza e di casi in senso positivo. I due termini vengono
superiorità. A questo modo però la promessa usati talvolta in parallelo l’uno accanto all’al­
verrebbe radicalmente malintesa, poiché essa tro, senza che si possa parlare di una chiara e
deve portare Israele a glorificare Dio ed a ser­ considerevole differenza di senso. Per quanto
virlo perché i popoli siano benedetti, e deve riguarda l’uso del sing. si vedano come esempi:
condurre tutte le nazioni a riconoscere la gran­ Deut 32,21; Gios 3,14.16 rispetto a 3,17; 4,1
dezza e la maestà di Dio. I titoli ‘am qàdòs, (kol-haggòj qui equivale più o meno a « ognu­
gòj gàdòl, gòj qàdòs sono un’esigenza di Jahwe no») rispetto al v. 2; Gios 5,4 rispetto al v. 6
nei confronti di Israele, e devono far assumere (bisogna leggere gòj o dòri)- 5,5 rispetto al v. 8;
al popolo l’impegno di essere nel mondo così Is 1,4; 18,2.7; Ger 6,22; 50,41; Sof 2,9; Agg
come Dio lo costituisce. Va detto chiaramente 2,14; Sai 33,12 (cfr. il v. I2a con 144,15b);
che per la tradizione vtrt. Israele può essere 105,13; 106,5 txt?; anche per i plurali ‘ammìm
certo considerato come un popolo accanto ad e gòjìm la situazione è la stessa (vd. st. 1V/3).
altri popoli, ma giammai potrà essere come gli Ger 50,41 e Sai 105,13 rivelano anche un altro
altri popoli e ad essi uguale. Chi si fonda meno interessante parallelo per quanto riguarda il
sulla potenza di Dio e più sulla propria forza termine gòj. In Ger 50,41 la cosa è chiarissi­
sarà facilmente portato a voler superare una si­ ma: il testo contiene la sequenza ‘am, gòj,
tuazione difficile e pericolosa con mezzi pura­ melàkim (« re [plur.] »); in Sai 105,13 si ha gòj,
mente umani; in questo senso il regno rappre­ mamlakà («regno»), 'am. Il termine gòj può
sentava appunto per il popolo di Dio il perico­ essere unito non solo a ‘am, ma anche a
lo di trasformarsi falsamente in una realtà poli­ mamlakà; si vede perciò quanto importante sia
tica e secolare (cfr. ISam 8). Fin dall’inizio (o almeno possa essere) l’aspetto della costitu­
Israele é più un 'am Jhwh, 'am qàdòs, gòj zione dello stato per il significato di gòj. Que­
qàdòs, ‘am ->scgulla, 'am naif là (ognuna di sto parallelo caratteristico di gòj non significa
queste qualifiche è determinante) che un « po­ certo che per ogni « popolo» sia assolutamente
polo» nel senso neutrale della parola; esso è necessario avere un governo indipendente per
una comunità di fede. Da ciò si capisce come formare un gòj, e tanto meno è necessario che
la consanguineità e il possesso comune di un tale popolo sia una monarchia. I paralleli che
paese e di un territorio, per quanto possano es­ abbiamo citato confermano tuttavia la tenden­
sere importanti a seconda delle circostanze, za ad usare gòj se subentrano aspetti politici o
non abbiano per nulla un significato essenziale. anche territoriali.
Soprattutto non è essenziale un territorio pro­ Per il parallelo gòj - mamlàkà cfr. IRe 18,10’
prio considerato come un possesso, poiché Ger 18,7.9; 27,8; Is 60,12; p&r gòjìm -
Israele anche senza di esso è « popolo di Dio ». mamlàkòi Ger 1,10; 29,18; 51,20.27; Ez
Israele deve la sua esistenza non al suolo, ma 37,22; Nah 3,5; Sof 3,8; Agg 2,22 (txt?); Sai
all’intervento di Jahwe nella storia (cfr. N.A. 46,7; 135,10s.; per gòjìm - nflàkìm Is 41,2;
Dahl, Das Volk Gottes, 1941, 19). Ger 25,14; Sai 135,10.
Sulla possibilità di definire Israele non solo
come 'am, ma anche come gòj, cfr. l’articolo
283 □I?ri-l ‘am/gòj POPOLO 284
di A.Cody sopra citato: « In particular contexts « empio » non coglie perciò il significalo, e lo
which deai with thè Chosen People... ‘am be- stesso vale per l’osservazione di S.R.Driver,
speaks: 1) all thè internai relations of thè Deuteronomy, 1902, 365: «with a heathen na-
people with one another (fraternal aid, and so tion, unworthy to be called a people, will Je-
forth), their internai administration and orga- hovah now provokc Isracl’s jealousy » (= « con
nization, including that of liturgy and public una nazione pagana, indegna di essere chiama­
worship; 2) thè relations of thè Chosen People ta popolo, Jehovah provocherà ora la gelosia
with God (“vertical” theological relations). Gòj di Israele»), Cfr. Sai 74,18: ‘am nàbàl come
is used of thè Chosen People by semantic ne- popolo che nega Dio (cfr. Gerleman, l.c. 151;
cessity as a complemenf. of a word expressing Sai 14,1).
ruling power, with land tenure as a foutidalion, Ger 31,36: finché dureranno le leggi del creato,
constituting a politicai unity capable as such of Israele non cesserà di essere un gòj al cospetto
entering into relations with other gòjlm (“hor- di Dio, ossia nella sua comunità. Si può forse
izontal” socio-political relations)» (= « In con­ concludere qui dall’uso della parola gòj che si
testi particolari che trattano del popolo eletto... tratti anche in questo caso del futuro politico
‘ani denota: 1) tutte le relazioni reciproche al­ del popolo? (cfr. p.e. Rudolph, HAT 12,204;
l’interno del popolo [aiuto fraterno, eccetera], diversamente invece Weiser ATD 21,297). L’e­
la loro amministrazione ed organizzazione in­ segesi di Ger 33,24 non deve assolutamente in­
terna, inclusa quella della liturgia e del culto fluenzare la comprensione di 31,36. Forse in
pubblico; 2) le relazioni del popolo eletto con 31,36 si allude ancora alla terminologia della
Dio [relazioni teologiche “verticali”]. Gòj viene promessa; in questo testo tardivo la componen­
usato per il popolo eletto per una necessità se­ te politica non dovrebbe più avere una funzio­
mantica, come complemento di una parola che ne importante.
esprime il potere di governo, essendo costituito
su un possesso terriero e formante una unità
politica capace come tale di intrattenere rela­ 3/ a) Sul numero e la distribuzione delle at­
zioni con altri gòjìm [relazioni “orizzontali” testazioni del p l u r a l e ( ‘ammìm e gòjlm) si
socio-politiche] ») (l.c. 5). Queste osservazioni sono già fatte sopra alcune osservazioni (vd.
possono certo essere utili in molti casi, però IV).
non risultano del tutto appropriate, poiché p.e. Ciò che è stato detto sull’uso associato di ‘am
quando si usa la parola gòj nella terminologia e di gòj in parallelismo o in frasi parallele vale
della promessa si hanno anche «vertical theo­ anche per le forme del plurale. Se ne hanno
logical relations» (= «relazioni teologiche ver­ esempi in Deut 4,27 (Israele è disperso tra i
ticali »). ‘ammìm , e solo un piccolo numero sopravvi­
verà tra i gòjìm); 28,64s.; 30,1.3; ls 2,2.4
b) Facciamo ancora qualche osservazione su
gòjlm rispetto a Mi 4,1.3 ‘ammìm, inoltre Is
singoli testi: Es 15,16 ’am-zii qànìtà può essere 2,3.4 ‘ammìm rispetto a Mi 4,2.3 gòjìm ; ls
tradotto con «il popolo che tu hai creato». 14,6; 25,7; 30,28; 33,3; 49,22; 61,9; Ez
20,34.41; 25,7; 28,25; 29,12s.; 32,9; 36,15
Fin dalla «nascita» Israele è appartenuto a
(scherno dei gòjlm e derisione dei ‘ammìm);
Jahwe (cfr. per qnh «chiamare all’esistenza»
p.e. Gen 4,1; Sai 74,2; H.L.Ginsberg, BASOR dopo l’esilio: Mi 5,6s.; Ab 2,5 (tira a sé tutti i
98, 1945, 22 n. 68; P.Humbert, FS Bertholet
gòjlm e riunisce a sé tutti i ‘ammìm); 2,8; Zac
8,22; 12,3; 14,12.18; infine alcuni testi tra i
1950, 259ss.; diversamente -*qnh 4a).
salmi: 33,10; 67,3s.; 96,3.10; 106,34s.
Es 33,13: rispetto a hà‘cim hazza’ del v. 12
haggòj hazzcè del v. 13 ha un senso più basso; Vanno ricordate anche le coppie seguenti: ‘ammìm
si potrebbe tradurre: «considera, è tuo popolo -le’ummim (Gen 27,29; Sai 47,4; 57,10; 108,4),
( ‘ani) questa massa di gente». Anche in altri gojlm - le‘ummim (Gen 25,23; ls 34,1; 43,9; Sai 2,1;
passi, dove si parla della disobbedienza e della 44,3.15 txt?; 105,44; 117,1 txt?; 149,7), gòjlm
infedeltà del popolo isr., gòj viene usato in -’arasói « regioni » (Ez 29,12; 30,23.26; 36,19.24; Sai
questo senso spregiativo. Perciò qui ‘am e gòj 106,27), gòjìm - ’érces (Is 14,26; 66,8; Ab 3,6.12),
gòjlm - melàkìm/mamlàkòt (Is 41,2; 45,1; 52,15;
non sono usati indistintamente. 60,3.11.16; 62,2; Ger 1,10; 25,14; 27,7; 29,18;
Deut 32,21: si ha un parallelo tra lò-'àm 51.20.27; Sof 3,8; Sai 46,7; 72,11; 79,6 mamlàkòt,
«non-popolo» e gòj -*nàbàl; cfr. a questo par. Ger 10,25 mispàhót; Sai 102,16; 135,10; ma
proposito G.Gerleman, Der Nicht-Mensch. Er- mamlàkòt assieme a ‘ammìm in Sai 102,23), gòjlm
wàgungen zur hebr. Wurzel NBL, VT 24, -mispàhót (Ger 10,25, vd. sp.; Ez 20,32; Nah 3,4).
1974, 147-158. «Che il senso fondamentale di Sinonimi di 'am e gòj sono anche le'dm (plur.
nàbàl si trovi nell’area del negativo si deduce le'ummìm) «popolo» (35x, solo in testi poetici; cfr.
anche da Deut 32,21... gòj nàbàl è certamente HAL 488), ’ummà «tribù, popolazione» (plur.
’ummót Gen 25,16; Num 25,15; cfr, HAL 60a;
un popolo, come del resto lò-'àm, ma è un po­ A.Malamat. JAOS 82, 1962, 144; plur. ’ummìm Sai
polo cui viene meno ciò che costituisce un po­ 117,1, corrispondente all’aram. bibl. ’ummà «popo­
polo come tale. Si avverte una nota di biasi­ lo, nazione», plur. ’ummajjà, 8x in Dan 3,4.7.29.31;
mo» (l.c. 152s.). La traduzione con «stolto» o 5,19; 6,26; 7,14; Esd 4,10; cfr. KBL 1051a), mispàhà

285 nr/'ia am/gòj POPOLO 286


« gente, famiglia » (nell’AT 300x, di cui 159x in L’espressione q(1hat ‘ammìm/gòjìm dei testi P
Num, 47x in Gios, I9k in lCron, I2x in Gen; cfr. di Gen 28,3; 35,11 e 48,4 (Giacobbe diventa
HAL 615); malici (252x, di cui I llx in Num, 59x in una « comunità » di popoli) viene riferita gene­
Gios, 27x in Es, 23x in lCron; HAL 542s.) e $èba>t ralmente alle (dodici) tribù di Israele o (più ve­
(190x, di cui 33x in Gios, I8x in Deut, 16x in Giud rosimilmente?) ai popoli. Contiene forse questa
e Ez, 13x in Sai) oltre al sign. concreto di «verga, designazione « some sort of Messianic out-
bastone» hanno quello traslato di «tribù» (cfr. de
Vaux 1,17ss. [= ital, I5ss.]; K.-D.Schunck. BHH ITI, look » (- « una qualche prospettiva messiani­
1851s. con bibliogr.).* ca»; J.Skinner, Genesis, 21930, 375) oppure si­
gnifica « una comunità di popoli escatologica e
b) Per quanto riguarda il collegamento tra universale a livello liturgico» (von Rad, ATD
'ammìm e gòjìm (vd. sp) va osservato: da alcu­ 4, 9226s. = ital. 378)? In Ez 23,24 e 32,3 l’e­
ni passi si ricava che in determinati contesti spressione significa i popoli stranieri nemici.
'ammìm e gòjìm difficilmente (o per nulla) Anche in Gen 49,10 ‘ammìm designa o le tri­
hanno un significato diverso; nel parallelismo bù di Israele o i popoli. La soluzione è resa an­
si ama la variazione come figura retorica. Per­ cor più difficile dalla problematica dell’intera
ciò non si possono introdurre nel testo deter­ pericope (i//ò!) e difficilmente può essere rag­
minati aspetti semantici di 'ammìm e di gòjìm giunta con una certa sicurezza (vd. i cotnm.).
e sovraccaricare così l’interpretazione dei testi In Deut 33,19 con ‘ammìm si possono inten­
pretendendo di sapere qualcosa di più e di di­ der tribù, gruppi di parenti; sì pensa all’uso di
verso rispetto a quanto ha affermato l’autore. invitare sul monte (Tabor?) le tribù isr. confi­
Nei LXX si può notare una certa preferenza nanti. Molti esegeti tuttavia ritengono che an­
per e^vri anche per rendere 'ammìm ; certo essi che qui si parli dei popoli stranieri (Driver, l.c.
non sono coerenti nella traduzione di ‘ammìm 408s.: « these two Northern tribes... were in
e di gòjìm. Ma tale coerenza non si ritrova del thè habit of holding sacrificial feasts in which
resto neppure nelle altre traduzioni, comprese foreign nations were invited to take part » [=
quelle moderne. È vero che si tenta di esprime­ «queste due tribù del nord... avevano l’abitu­
re la differenza rendendo p.e. 'ammìm con dine di celebrare feste sacrificali a cui delle na­
« popoli » e gòjìm con « nazioni », ma tradurre zioni straniere erano invitate a prendere par­
gòjìm con «pagani » significa già andare oltre; te »]). Il passo rimane tuttora oscuro.
non si vede d’altra parte quale norma si segua Per Sai 47,10 neclìbè 'ammìm « i nobili/princi­
per usare talvolta « nazioni » e talvolta « paga­ pi dei popoli » vd. i comm.; si può pensare che
ni». Talvolta si può (e persino si deve) trarre i popoli rendano omaggio a Jahwe nella fede e
dal contesto che 'ammìm indica « popoli » in in questo modo vengano a far parte anch’essi
senso generico, senza sfumature particolari, del popolo del Dio di Abramo.
mentre gòjìm denota piuttosto «popoli» in
quanto collettività, stati, regni, particolari am­ d) Da un accurato esame dei testi con gòjìm
biti socio-politici. Soprattutto in gòjìm si pos­ risulta che nella maggior parte dei casi è il
sono rilevare sensi più sfumati; lo dimostra già contesto che indica in quale senso si usa la pa­
il fatto che le attestazioni di gòjìm sono molto rola. Senza pretendere di essere completi nelle
più numerose di quelle di ‘ammìm. Inoltre si sfumature di senso e nelle citazioni, si può no­
tratta spesso di gòjìm nei loro rapporti con tare quanto segue.
Israele, per i quali sono rilevanti non solo le Con gòjìm si intendono i popoli in senso gene­
differenze nazionali, ma anche quelle religiose. rico senza chiari significati particolari p.e. in
Il senso si sposta gradualmente fino a far con­ Deut 26,19; 28,1; 32,8; Is 14,26; 40,15ss.;
statare che rispetto ad Israele gòjìm non signi­ 60,3; Sai 22,28.29; 86,9; 94,10. Qui va collo­
fica « popoli, nazioni » in senso neutrale, ma cato anche Ger 10,7, dove Dio è chiamato « re
designa dal lato religioso altri popoli che non
dei popoli ».
servono Jahwe, ossia « popoli pagani » dal Per i popoli non isr., i popoli stranieri non re­
punto di vista di Israele (vd. st. 3d per altri sidenti in Canaan, gòjìm si usa p.e. in Deut
particolari). 30,1; Ger 29,14; 30,11; 43,5; 46,28; Ez 4,13;
c) ‘ammìm denota i popoli della terra in Rs 6.8.9; 11,16; 12,16; Gioe 4,2ss.; par. ai paesi
19,5; Deut 2,25; 4,19; 7,6.7.14; 14,2 (Israele stranieri Ez 20,23.41; 22,15; gòjìm per gli altri
scelto tra tutti i popoli della terra); inoltre in popoli anche in Gen 48,19; Num 23,9; Deut
Deut 4,6; 28,10; Gios 4,24; IRe 8,43.53; Ez 28,12; Sai 18,50; 106,41. Talvolta si accentua
31,12; Sof 3,20; Sai 49,2; 96,3; 98,9; 2Cron anche la ostilità dei popoli contro Israele (Lev
6,33. Si tratta o di popoli in generale, compre­ 26,33.38; Num 24,8; Sai 21,1; 79,1.10; Cant
so Israele (p.e. nelle affermazioni dtn. e dtr. ri­ 1,10); i gòjìm marciano contro Gerusalemme
guardanti l’elezione e anche nei testi sacerdota­ (Zac 12,3.9; 14,2, cfr. v. 12). Della situazione
li di Lev 20,24.26), o dei (restanti) popoli al di di Gerusalemme in mezzo ai gòjìm e di fronte
fuori di Israele. Limitato a popoli cananei e ad essi trattano f. gli a. Ez 5,5.14.15; 7,24;
confinanti 'ammìm si usa p.e. in Es 15,14; 16,24; Zac 1,15. I gòjìm si convertiranno a
Deut 6,14; 13,8. Jahwe (Zac 2,15; 8,22.23). Israele va male

287 oyria ‘am/gòj POPOLO 288


quando vuole essere come i popoli (in senso spregiativo di gòjìm come « pagani » se si tiene
religioso Ez 20,32; dal lalo politico ISam 8,5; presente tale modo di ragionare. Si pensi a
cfr. DeuL 17,14). questo proposito p.e. al problema dei matri­
È importante soprattutto il fatto che i gòjìm moni misti di Esd 9 e Neem 13,23ss.; si vuole
nel campo della religione sono completamente essere e rimanere un « seme sacro » e si cerca
diversi da Israele, a loro straniero e sgradito nell’isolamento la propria forza.
(cfr. 2Re 17,33; 18,33; 19,12.17; Ger 3,17; Ora, la separazione di Israele è certo profonda­
31,10). I gòjìm non invocano il nome di Dio mente radicata nell’AT; resta tuttavia da affer­
(Ger 9,25; 10,2.25; 14,22; 16,19; Ez 23,30; Sai mare che la fede nella elezione, intesa come se
79,6). Nel contesto di Sai 9-10 i gòjìm sono da Jahwe fosse esclusivamente per Israele e Israele
equiparare ai r*sù'ìm, gli empi. per Jahwe, sembra avere trattenuto Israele dal
Particolare rilievo va dato ai passi in cui con rivolgersi ai gòjìm. Nel Deuteronomio non si
gòjìm si intendono concretamente i popoli che dice mai che Israele potrebbe avere il compito
in passato abitavano in Canaan. Si tratta della salvifico di chiamare i gòjìm , vicini e lontani,
nota serie di sette elementi: ittiti, gergesei, alla fede in un Dio unico ed universale. I
amorrei ecc., che Jahwe scaccia di fronte al gòjìm sono considerati dei potenziali corrutto­
suo popolo, per cui Israele può entrare nella ri, perciò un pericolo incombente. 1 gòjìm al
terra già promessa ai padri (Deut 4,38; massimo possono ammirare Israele (Deut 4,6),
7,1.17.22; 8,20; 9,1.4.5; 11,23; 12.2.29.30; e la cosa migliore sarebbe che essi si acconten­
18.9.14; 19,1; 31,3; inoltre Gios 23,3ss.; Giud tino della propria religione e non molestino
2,21.23; 3,1.3; cfr. anche I Re 14,23; 2Re 16,3; Israele.
17.8.11; 21,2.9; Sai 78,55). Si suppone che du­ Ma è noto che ndl’AT traspare in alcuni passi
rante la conquista non si sia affatto verificato un'altra concezione, secondo la quale Jahwe ha
uno sterminio totale di questi popoli e che essi scelto il suo popolo perché questi diventi per
solo a poco a poco poterono venir sottomessi o lui un mezzo attraverso cui annunziare la sal­
miliLarmente o politicamente, mentre in alcuni vezza ai popoli della terra e portare così lutto
casi Israele è giunto anche a stabilire rapporti il mondo a riconoscere il dominio di Dio. Tale
di pacifica convivenza con gruppi indigeni. Per concezione parte dalla promessa fondamentale
gli autori dtn. e dtr. il grande pericolo che Jah­ di Gen 12, come pure dalle affermazioni poste­
we correva da parte di questi popoli (talvolta riori di Es 19, e giunge fino a ls 60. Ma anche
anche da parte dei popoli dei territori confi­ in questo caso poteva ancora affiorare facil­
nanti con la Palestina, IRe 11,ls.) consisteva mente un senso religioso di superiorità. Biso­
nel fatto che essi nel campo religioso e cultuale gna ancora fare molta strada per liberarsi da
spingevano Israele a rinnegare Jahwe. Perciò questo sentimento e giungere infine ad inqua­
gli Israeliti non possono usare clemenza alcuna drare giustamente la funzione benefica che
di fronte a loro, né stringere con loro alcuna Israele deve svolgere per la salvezza dei gòjìm.
« alleanza », né imparentarsi con loro (Deut Bisognava valutare positivamente l’esilio e la
7,lss.; anche Es 34,11-17). Si cerca perciò di diaspora. Il servo di Jahwe è la luce dei gòjìm
sfuggire a! pericolo del confronto con religioni (Is 49,6), di tutta l’umanità; la sofferenza per la
e usi cultuali stranieri, da una parte proibendo salvezza de! mondo si affaccia aH’orizzonle.
il connubio e mantenendosi lontani dai popoli, L’essere popolo di Dio. 'am qàdòs, non può
dall’altra distruggendo i santuari e gli oggetti di portare ad un egoismo religioso o all'odio per
culto per rendere impossibile l’esercizio del gli stranieri; può assumere un aspetto verace
cullo. Ma in pratica le cose andarono diversa­ soltanto nella fede obbediente e nel servizio
mente. L’esperienza dei secoli insegnò che, se per la salvezza dei gòjìm. Non si esiste per se
si intendeva conservare la purezza della pro­ slessi, ma solo per Jahwe e perciò stesso anche
pria fede, bisognava evitare ogni relazione con per gli altri popoli. Rimane a Dio una libertà
la prassi religiosa straniera, qualora non la si che egli non perde nemmeno quando sceglie
potesse eliminare. Fu fin troppo chiaro che un popolo e attraverso la quale egli in fondo fa
cosi, essendo convinti che la propria religione sperimentare la sua salvezza agli stranieri ed ai
jahwista aveva un valore alto ed esclusivo, si nemici. Per queslo appunto il suo popolo deve
giunse a deprezzare rigorosamente le pratiche prestargli servizio. Questo atteggiamento di ser­
cultuali straniere. Si parlò di «orrori» dei vizio «era la possibilità più grande concessa ad
gòjìm , non solo in rapporto a Jahwe, ma an­ Israele nei confronti degli altri popoli: la dispo­
che come se fossero qualcosa di inferiore e di nibilità per una nuova opera di Dio, alla quale
riprovevole. Infine ci si considerò come il po­ Israele di per sé non era in grado di dare ini­
polo eletto e prediletto di Jahwe, molto supe­ zio» (G.Schmitt, Du solisi keinen Frieden
riore ai gòjìm , che si guardarono dall'alto in schlieBen mit den Bcwohnern des Landes,
basso; essi sono gli infedeli, i «pagani». Si 1970, 162; per la problematica sopra trattata
giunge così a separare nettamente i «giudei» questo lavoro è particolarmente importante).
dai gòjìm , come avviene soprattutto nella lette­ Siamo giunti qui ai confini dell’AT; andare ol­
ratura postesilica. E facile capire questo senso tre significherebbe entrare nell’ambito di quan­

289 OtfPi-I ‘am/gnj POPOLO 290


to il NT annuncia sul rapporto tra « chiesa » e Per gòj/gòjìm: in IQM 6,6 si parla di gòj hé~
« mondo ». bai «popolo della nullità» contrapposto a
qedò'sè ‘animò « i santi del suo popolo »; in
e) Infine ancora qualche osservazione su alcuni IQM I L8s. si nominano «sette popoli da nul­
passi. la» (cfr. Deut 7,1). I gòjìm sono i nemici di
L’elenco dei popoli di Gen 10 (P) per i figli di Dio (IQM 12,11); essi sono sottoposti al giudi­
lafet presenta la successione terre-li ngua-stirpe- zio (IQpAb 5,4); gòjìm in alcuni passi ha sen­
popolo (Gen 10,5); il luogo in cui si abita è za dubbio il sign. di « popoli pagani », così in
perciò l’elemento su cui si fonda la comunità IQpAb 12,13; 13,1, dove si parla delle imma­
di un popolo. In 10,20.31 si trova invece la gini degli dei dei gòjìnr, essi adorano legno e
successione stirpe-lingua-terra-popolo; parente­ pietra e possono essere equiparati ai resà‘ìm
la e lingua sembrano qui più importanti del «em pi» (IQpAb 13,4; cfr. IQM 14,7; 15,2).
possesso stabile della terra. E possibile chiarire Non si possono vendere ai gòjìm bestie pure
questa differenza pensando che per Cam e Sem od uccelli puri, perché non li offrano in sacrifi­
si siano conservate relazioni «nomadiche» per cio (CD 12,9). Secondo CD 9,1, ognuno deve
un tempo più lungo che per lafet? Il fatto che essere ucciso secondo le leggi dei pagani (huqqé
in Gen 10, dove i popoli sono riuniti in uno haggòpm); il senso di questa affermazione po­
schema genealogico, non si parli di ‘ammìm, trebbe essere che l’esecuzione della pena di
ma di gòjìm, si può spiegare se si tiene presen­ morte è affidata alle autorità pagane.
te che, nonostante questo aspetto genealogico,
è importante qui la distinzione storico-politica 2/ Quanto ai termini usati per « popolo » nei
dei popoli (cfr. von Rad, ATD 2, 9l08ss. = LXX, nel tardo giudaismo e nel NT si vedano
ital. Mìss.). gli articoli dei lessici con la bibliogr. ivi segnala­
In 2Sam 7,23 con gòjìm non si intendono gli ta: W.Grundmann, art. 8f)p,oc, ThW 11,62-64 (=
egiziani; la parola (senza prep.) non va unita a GLNT 11,899-906); G.Bertram - KX.Schmidt,
pdh min « liberare da », ma costituisce l’ogg. di art. edvoq, ThW 11,362-370 (= GLNT
grs pi. «scacciare» che va introdotto al posto 111,99-120); H. Strathmann - R.Meyer, art. Xaóq,
di le'arscèkà (cfr. LXX e 1Cron 17,21 ). . ThW IV,29-57 (= GLNT VI,87-166); R. Meyer
F, poco probabile che in Ger 4,2 (e forse anche -P.Katz, art. ’óykog, ThW V,582-590 (= GLNT
3,17) si intendano con gòjìm le (dieci) tribù isr. IX,67-92); H. Bietenhard, art. Volk, ThBNT
e non popoli stranieri (così p.e. A. van Selms, 11/2,1317-1330 (= popolo, DCB 1315-1333).
Jeremia I, 1972, 74 e 82). . A.R.Hulst
In Ger 22,8 gòjìm non significa «popoli»,
ma «gente (individui non israeliti)» (uso tar­
divo). In Ez 35,10 e 37,22 si tratta chiara­
mente di Giuda e di Israele come parti del­
l’intero Israele; l’aspetto statale e quello terri­ □5? 7m CON
toriale si sovrappongono (cfr. Zimmerli, BK.
XIII, 862.912).
In Ger 1,5 Geremia viene costituito profeta per 1/ Mentre in ebr. le preposizioni 'im e
i popoli; si intende: per i gòjìm incluso Israele, 'èt/'cet- «con. presso» sono usate promiscua­
non soltanto per i popoli stranieri (cfr. Ger mente (H.D.PreuB, ZAW 80, 1968, 140; id.,
25,13.15-17). ThWAT I, 485; et in testi tardivi, scompare a
favore di 'im), nelle singole lingue affini le loro
corrispondenti si trovano divise: acc. itti (AHw
V/ 1/ Nei Lesti di Qumran 'am designa il 405a), fen. pun. 7 (DISO 29) di fronte all’ug.
popolo di Dio (cosi p.e. nelle forme con suffis­ 'm (WUS nr! 2041; UT nr. 1863), aram. 'im
so; ‘am pedùt ’èl « popolo della redenzione di (KBL 1109b; DISO 215s.; sir. ‘am, LS 529a),
D io» 1QM 1,12; cfr. 14,5; inoltre 1QM 6,6; arab. ma'a (Moscati, Introduction 121), suda-
10,9; 12,1; 16,1). Talvolta 'am ha anche il sen­
rab. antico ‘m (Conti Rossini 208a).
so concreto di esercito, schiera (1QM 3,13; 8,9;
9,1; 10,2; IQpAb 4,7). Infine ‘am designa un Accanto alla forma col suffisso di l a pers. 'inimi
determinato gruppo di membri della comunità: (45x), si trova ugualmente dilTusa la forma lunga
IQS 2,21 assieme ai sacerdoti e ai leviti; IQS ‘immolli (-> 'imi 1).
6,8s. assieme alle classi dirigenti dei sacerdoti e Come componente di nomi di persona ’èt ricorre nel
degli anziani; in base a CD 14,3ss. ‘am rac­ (fen. *’itlòbà'cil > ’a'lbù'al ( 1Re 16,31; cfr. Noth, IP
32; KAI nr. 1, r. 1; F.L.Bem, Personal Names in thè
chiude forse i benè Jisrà’èl ed i proseliti (gèr), se Phoenician and Punic Inscriptions, 1972, 281; per
questi ultimi non costituiscono un gruppo a sé. it i 'è! e h a j cfr. HAL 43a) e 'im nel nome simbolico
‘ammìm sono i popoli, talvolta senza differen­ ‘immànù'èl (Is 7,14; cfr. Noth, IP 160, per le forma­
za di senso rispetto a gòjìm (cfr. IQpAb 3,5 zioni parallele extrabibliche; Wildberger, BK X.292).
con 3,6; vd. anche IQ H 5,17 rispetto a
4QpNah 1,1; Israele è scelto tra tutti i ‘anime 2/ Secondo Mand. 881-885.1338.1539 ‘im ri­
mràsQt IQM 10,9, cfr. IQH 4,26). corre nell’AT 1093x in ebr. (incl. ’immàdì

291 'im CON 292


45x, esci. Is 7,14) e 22x in aram. Circa 900x è riodo che va dall’esodo ai primi tempi dello
testimoniato ’èl (Gen 138x, Ger 99x, Ez 70x, stato (promessa: Es 3,12, cfr. E.Kutsch, ThLZ
2Sam 64x, 2Re 56x, Num 55x, ls 50x, IRe 81, 1956, 75-84; W Beyerlin, VT 13, 1963,
47x, cfr. ‘im 2Cron 1I5x, Gen 97x, ISam 92x, 6ss.; Deut 31,8.23; Gios 1,5.9: 3,7; augurio
2Sam 78x, Sai 7U). delle tribù: Gios 1,17; ironia: Es 10,10; affer­
mazione: Deul 2,7; 32,12; Giud 1,22; descri­
3/ Per l’uso generico di queste preposizioni zione della salvezza nel detto del veggente:
cfr. i dizionari, e anche le compilazioni di Num 23,21). Lo stesso si dica per ciò che ri­
BrSynt U ls.ll5s. e PreuB, l.c. 486. In 'im il guarda la guerra di Jahwe (Deut 20,1.4; 31,6.8;
significato fondamentale che si riferisce ad un Gios 1,17; 14,12); qui la presenza di Dio si at­
accompagnamento e ad una comunione (p.e. tua come conservazione e forza per ottenere la
Gen 13,1; 18,16; ISam 9,24) viene trasferito vittoria contro i nemici (cosi Pedersen, Israel
ad una relazione di ostilità (Es 17,8, spec. con 1/11, 194s.; diversamente Waldow, l.c. 39;
Ihm ni. « combattere »), ad una indicazione di PreuB, l.c. 154); ambedue i modi con cui Dio
luogo (Giud 19,11), ad una contemporaneità interviene si trovano riuniti: salvezza (cfr. Es
(Sai 72,5), a doti fisiche (ISam 16,12; Sai 14,14.25; 15,21) e benedizione (= essere-con;
89,14), ad un fatto spirituale (Hm lèb/lèbùb: promessa: Deut 20,1; Giud 6,12.16; ISam
Deut 8,5; IRe 8,17). La preposizione et indica 10,7, cfr. H.SeebaB, ZAW 79, 1967, 162s.;
primariamente un luogo (Giud 4,11), in secon­ 17,37; Ger 1,19; 15,20; 20,11 txt em, cfr.
da linea acquista il senso di accompagnamento PreuB, l.c. 143.151; Zac 10,5; 2Cron 13,12;
(Gen 7,7). Per queste preposizioni usate con 20,17; 13,7s.; in senso negativo: Num 14,43;
l’espressione -+krt b'rìt «stipulare un patto» Gios 7,12; 2Cron 25,7; lamento: Giud 6,13: af­
cfr. E.Kutsch, ZAW 79, 1967, 24s. n. 26. fermazione: Giud 1,19; 2,18; sguardo retrospet­
tivo: 2Sam 7,9 = lCron 17,8; lCron 22,18; di­
4/ Un po’ più di lOOx si parla neli’AT di chiarazione di fiducia: Gios 6,27; ls 8,8.10, cfr.
Dio che è con un uomo o con un gruppo di 7,14; 2Cron 35,21). Nel contesto della migra­
uomini (7w circa quattro volte più frequente zione e della guerra di Jahwe la formula serve
di 'è/; cfr. W.C. van Unnik, FS Manson 1959, a motivare la promessa di salvezza rivolta a
270-305, spec. 276.300s. n. 37; H.D. PreuB, colui che si trova in un pericolo: «non teme­
«...ich will mit dir sein!», ZAW 80, 1968, re!» (Gen 26,24; Deut 20,1; 31,8; Gios 1,9;
139-173; id., ThWAT I, 485-500; W.Richter, 2Cron 20,17; 32,7s.); anche in altri passi è
Die sogenannten vorprophetischen Berufungs- chiaro un riferimento ad una minaccia (Is
berichte, 1970, 146-151). Si ha costantemente 41,10, cfr. Westermann, l.c. I18s. e ATD
una proposizione nominale (sogg. Jahwe/Dio, 19,60s. [= ital. 92ss.]; 43,5; Ger l,8s.; 30,l0s.;
predicato spesso con hjh per una più esatta de­ 42,11; 46,28; Sai 23,4; 46,4 [txt em], 8,12; cfr.
terminazione del tempo e del modo). Is 43,2; Am 5,14; Agg 1,13; 2,4).
Il motivo di Dio che «è con» qualcuno (per i L’adesione di Jahwe significa riuscita per l'uo­
precedenti cfr. C.Westermann, Forschung am mo. Nel successo si manifesta la benedizione
AT, 1964, 31 n.19; PreuB, l.c. 16lss.) trae ori­ di Dio, già nella storia dei patriarchi (vd. sp.;
gine dalla vita dei nomadi; analogamente, esso cfr. G.Wehmeier. Der Segen im AT, 1970,
fa parte della benedizione, la quale è la struttu­ 136.170; non in uno stadio più tardivo, così
ra stessa delle varie esperienze di una famiglia PreuB. l.c. 156). Altre tradizioni assumono il
nomade, determinandone l’esistenza (C.Wester­ motivo antico (Gen 39,2s.2l.23, cfr. L.Rup-
mann, Der Segen in der Bibel und im Handeln pert, Die Josephserzàhlung der Genesis, 1965,
der Kirche, 1968, 9-22); si manifesta conser­ 44ss.; C.Westermann, Calwer Predigthilfen 5,
vando ed incrementando la vita fisica, non in 1966. 46s.; ISam 3,19; 16,18; 18,12.14.28;
avvenimenti singolari attraverso cui si poteva 2Sam 5,10; 7,3 = lCron 17,2; 2Sam 14,17;
sperimentare l’intervento salvifico di Dio 2Re 18,7; lCron 11,9; 2Cron 1,1; 15,2.9;
(D.Vetter, Jahwes Mit-Sein - ein Ausdruck des 17,3). L’espressione serve ad «attualizzare la
Segens, 1971; diversamente K.W.Neubauer, storia», in quanto motiva l’« essere-con » di
ZAW 78, 1966, 292-316; PreuB, l.c.; cfr. H.E. Dio facendo riferimento ad un evento passato
von Waldow, « ...denn ich eriòse dich », I960, (Gios 1,5.17; ISam 20,13; IRe 1,37; 8,57). In
39s.). epoca postesilica, se si eccettua un frequente
La storia dei patriarchi usa la formula quando riferimento a battaglie (vd. sp.), la formula non
parla della migrazione di uomini. Essa indica assume particolari connotazioni (IRe 11,38;
la protezione di Jahwe nei pericoli del cammi­ Zac 8,23; Esd 1,3; lCron 22,11.16; 28,20;
no (promessa di Jahwe: Gen 26,3; 28,15; 31,3, 2Cron 19,6, cfr. Es 18,19; 2Cron 36,23; come
cfr. 26,24; voto: Gen 28,20; lode: Gen 31,5; saluto: lCron 9,20; 2Cron 19,11; cfr. Rut 2,4).
35,3; augurio: Gen 48,21; affermazione di un Non possiamo addentrarci qui nell’analisi della
buon esito: Gen 21,20.22; 26,28). La formula pericope deH’Emmanuele, Is 7,1-17. Il nome
rivela il suo originario legame con le migrazio­ simbolico Emmanuele «D io (è) con noi » deve
ni anche nella tradizione che si riferisce al pe­ essere spiegato ricorrendo alla tradizione cul-

293 OJ? ‘im CON 294


tualc di Gerusalemme (cfr. Sai 46,8.12); il con­ e nei racconti di visioni (Ez 36x; Dan 43x, di
testo fa anche pensare alla guerra di Jahwe (cfr. cui 20x nel c. II).
Deut 20,4) ed alla tradizione davidica (cfr.
2Sam 23,5; cfr. Wildbergcr, BK X,292s.). 3/ Per i molteplici usi del verbo nei suoi si­
gnificati principali di «porsi diritto, stare, re­
5/ Per l’uso della formula nel NT cfr. van stare » ed i significati più specifici e le locuzio­
Unnik, l.c.; W.Grundmann, art. cruv-|ji£Tà, ni particolari che ne derivano, bisogna ricorre­
ThW VII,766-798 (= GLNT XIL1475-1560). re ai lessici. Il verbo è usato in modo assoluto
D. Vetter circa 200x; si trova spesso unito ad altri verbi
descrittivi (3ab) e costruito con determinate
preposizioni acquista significati particolari
(4a-c).
a) Il significato fondamentale può essere illu­
strato con i seguenti verbi paralleli: « porsi in
‘md STARE piedi, porsi diritto», detto di un soldato, di
una guardia (par. jsb hitp. 2Sam 18,30; Ab
2.1); «star fermo, star solido», detto di una
1/ La radice ‘md viene usata come verbo in casa (par. qùm Giob 8,15; in senso generale
ebr. (q. «porsi in piedi, stare, star fermo» Nah 1,6); « star fermo, arrestarsi », detto del
ecc.), in acc. (emèdu «appoggiare, addossare», sole e della luna (par. dmm Gios 10,13); «star­
AHw 21 la) ed in arab. («sostenere, progettare, sene immobile», detto dell’immagine di un dio
Wehr 576b). (par. di mus « muoversi » preceduto da nega­
zione Is 46,7, dopo -*nùafi hi. II «collocare»);
Mentre in ebr. si distingue Ira 'md «stare» e -»■qùm
«sorgere», l’aram. per ambedue i significati ha qùm «attuarsi», detto di un avvenimento (par.
{‘md q. in Ah. r. 160, cfr. DISO 216, è incerto, vd. -*■hjh «accadere» Sai 33,9; cfr. hjh di 2Sam
P.Grelot, RB 68, 1961, 190; id., Documents ara- 21,18 con ‘md di lCron 20,4 e hjh di 2Sam
méens d’Egypte, 1972, 444). Il sign. tardivo «sorge­ 24,16 con 'md di lCron 21,15, così
re» di ‘md in Neem 8,5; Dan 12,1.3 e nel medioehr, J.C.Greenfield, Bibl 50, 1969, 101 seguendo
viene attribuito ad un influsso aram. e spiegato come Z.Ben-Hayyim). I paralleli ->qrb « avvicinar­
« inverted calque (= calco inverso)» da E.Y. si » (Deut 4,11; Ez 44,15) e -» 'bd «servire»
Kutscher, Tarbiz 33, 1963/64, I18ss.; id. in: Th.A. (Num 16,9) si riferiscono all’uso cultuale di
Sebeok (ed.), Current Trends in Linguistics, VI, 1970,
359.
'md ìij'nè (vd. st. 4c [3]).

Nell’AT derivazioni nominali sono: ’ammùd b) Dall’altra parte ‘md è l’antonimo di nume­
«pilastro, sostegno, colonna» (del sem. comu­ rosi verbi di movimento; ->hlk «andare» (Sai
ne, cfr. Bergstr. Einf. 186; DISO 216s.), ‘ómeed 1.1), -+bò‘ «arrivare» (Gen 24,31),
«luogo, posto», '(emdà «sede», ma‘amùd «uscire» (2Sam 15,17), rùs «correre» (ISam
«posizione, collocazione», mo‘°tnàd «luogo 17,51), ns' «avviarsi, proseguire» (Es 14,19)
stabile, saldo », forse anche ‘immàd con suffis­ ecc. Il verbo indica la fine del movimento, la
so di l a pers. sing. -/ «presso di me, con me», sosta (Gios 3,13; ISam 17,8 ecc.). Le sfumatu­
con valore rafforzativo ed in sostituzione della re semantiche della saldezza e della stabilità
prep. ‘im con suffisso (BL 644; KJBL 713b; di­ vengono accentuate mediante l’antitesi con hpk
versamente Joiion 280). «abbattere» (Prov 12,7; cfr. Mt 7,24-27), brh
«fuggire, dileguarsi» (Giob 14,2), nutr ni.
2/ Statistica: ‘md q. 43 5x (Dan 39x, Ez 32x, « variare» (Ger 48,11), -> ‘bd « andare in rovi­
2Cron 31x, 2Re e Ger 28x ciascuno, IRe e Sai na » (Am 2,14s.; Sai 102,27), ->mùt «morire»
26x ciascuno, Gios 20x, Es, Deut, ISam e Is (Es 21,20s.). L’idea delia resistenza all’attacco
I7x ciascuno, Gen e 2Sam 15x ciascuno, Num del nemico si trova nei racconti di guerra, dove
13x, Zac 12x, Est llx), hi. 85x (2Cron 20x, ‘md lifnè significa «(essere in grado di) tener
Neem 18x, Num 8x, Sai c lCron 6x ciascuno, testa a» (2Re 10,4; cfr. ISam 6,20, vd. st.
Lev, Ez, Dan e Esd 4x ciascuno), ho. 2x (Lev 4c[4]).
16,10; IRe 22,35); ‘ómcvd 9x (Dan, Neem e
2Cron 3x ciascuno), ‘{emdà lx (Mi, 1,11), c) A ciò si ricollega l’uso pregnante ed assolu­
‘ammùd l l l x (Es 39x, IRe 22x [tutti i passi to del verbo per descrivere il mantenimento
nel c. 7], 2Cron 8x), ma‘amàd 5x (IRe 10,5 = inalterato e la durata di una cosa: di un docu­
2Cron 9,4; Is 22,19; lCron 23,28; 2Cron mento (Ger 32,14), di Gerusalemme (IRe
35,15), mo'°màd lx(Sal 69,3). 15,4), degli israeliti (Is 66,22) o del timore di
Il verbo ricorre con una diffusione abbastanza Jahwe (Sai 19,10).
regolare in tutto 1AT, soprattutto (con uso
particolare) nella lingua tardiva (opera cron., 4/ Costruito con una preposizione ’md acqui­
Est, Dan), spesso nelle descrizioni (1/2Re 58x) sta significati particolari:

295 ‘md STARE 296


a) Con preposizioni di luogo ‘nul q. significa il (3) Nel culto il sacerdote sta davanti a Dio; di
fermarsi o il trattenersi in un determinato luo­ qui le espressioni «stare davanti all’arca del­
go: «fuori» (Gen 24,31), «accanto all’altare» l’alleanza» (Giud 20,28) oppure «stare davan­
(Ez 9,2), «vicino alla porta» (2Sam 18,4), ti a Jahwe» (Ez 44,15 par. ->cjrb, ->srt pi.; cfr.
«essi si alzarono in piedi» (Ez 37,10), «ognu­ Num 16,9 par.bel). Analogamente, «stare
no rimase al suo posto » (Giud 7,21). Se questo davanti agli dei » significa « servire gli dei » (Ez
luogo è legato ad una determinata funzione, 8,11). La frase «stare davanti a Jahwe» è co­
'mcl q, indica il comportamento di colui che mune nella letteratura dtn.-dtr., dove descrive
nella sua posizione compie il suo dovere: la il servizio dei leviti (Deut 10,8; 18,7) al seguito
guardia sulla torre (Ab 2,1), il difensore sulla di Mosè sulFOreb (Deut 4,10; 5,5; Sai 106,23).
breccia (Ez 22,30), il fedele nel tempio (Sai La formula indica pure il servizio profetico di
134,1). Analogamente ‘mcl hi. con una preposi­ Elia cd Eliseo (IRe 17,1; 18,15; 2Re 3,14;
zione si riferisce all’assunzione di una carica 5,16; cfr. IRe 19,11). In Geremia si riferisce
da parte di colui al quale essa compete, come aH’ufTicio del l’intercessore (Ger 15,1; 18,20), e
in IRe 12,32 per i sacerdoti a Betel, in 2Cron lo stesso vale già per l’intercessione di Abramo
8,14 per i sacerdoti ed i leviti che assumono il per Sodoma (Gen 18,22 J). Essa poi viene este­
loro servizio. Per ‘nul be cfr. anche P.A.H. de sa a tutta la comunità raccolta per il culto (Lev
Boer, FS Baumgartner, 1967, 25-29. 9,5; 2Cron 20,13; cfr. Apoc 20,12), anzi persi­
no a tutta la creazione (Is 66,22s.). Sull’atteg­
b) Con ‘mcl costruito con la preposizione le ed giamento che neJl’AT si assumeva durante la
un inf. cs. si può indicare il presentarsi per ese­ preghiera cfr. D.R. Ap-Thomas, VT 6, 1956,
guire un determinalo compito: le tribù vengo­ 225-228.
no a Sichem per la benedizione e la maledizio­
ne (Deut 27,12s.), Geroboamo per sacrificare a (4) In contesti escatologici la frase 'me! lifnè
Betel (iRe 13,1), Geremia per intercedere (Ger Jhwh viene usata con diversi significati. Da
18,20). Nell’ambito giuridico si parla della una parte significa il (non) resistere a Jahwe in
comparizione delle parti davanti al giudice battaglia (Am 2,15; Nah 1,6; Mal 3,2; vd. sp.
(IRe 3,16) e del l’apparizione del giudice per 3b) oppure in giudizio (Sai 76,8; 130,3; cfr.
pronunciare la sentenza (Ez 44,24; cfr. Num Apoc 6,17; vd. sp. 4b), dall’altra indica il ser­
35,12). In questa accezione ‘mcl q. è usato due vizio di lode rivolto a Dio (Is 66,22s.; vd. sp.
volte con Jàhwe come soggetto: Is 3,13 txt em 3). Con essa si può esprimere con efficacia an­
« si presenta per giudicare il suo popolo »; Sai che la speranza del credente (Ger 35.19; cfr. Le
109,31 «sta alla destra del povero» (i pochi 21,36).
altri usi di 'nuI q. con Jahwe come soggetto
sono o in senso concreto ed antropomorfico, 5/ I LXX traducono ‘nul per lo più con
come Es 17,6; Num 12,5; Ab 3,6 txt em «egli Ltrxavai ed i suoi composti, più raramente an­
avanza e fa tremare la terra », nella visione per che con piveiv (Gen 45,9) o Slol^éveiv (Sai
parlare della maestà di Jahwe Ez 3,23; 10,18; 19,9) in senso temporale (vd. sp. 3c). Ambedue
11,23, oppure in senso figurato e traslato: Sai questi gruppi verbali ricorrono con uso simile
10,1 «perché, Jahwe, stai lontano?»; 102, 27 anche nel NT; cfr. A.Oepke, art. kcuKctttiiju,
«essi passeranno, ma tu resti »). ThW 111,447-449 (= GLNT IV,1335-1344);
F.Hauck, art. (jiévw, ThW IV,578-581 (=
c) Con la prep. lifnè «davanti» 'mcl indica più GLNT VII,25-32); W.Grundiriann, art. cmpccu
esattamente l’atteggiamento del servitore, che ThW VII, 635-652 (= GLNT XILH33-1182);
sta davanti al suo padrone e riceve i suoi ordi­ id., Stehen und Fallen im qumranischen und
ni (cfr. le immagini della stele di Hammurabi, ntl. Schrifttum, in: H.Bardtke, Qumran-
ANEP nr. 515; di un rilievo di Bar Rakab, Probleme, 1963, 147-166.
ANEP nr. 460; di Dario, ANEP nr. 463). L’e­ S.AmsIcr
spressione ricorre in quattro situazioni tipiche:
(1) Nella vita ordinaria il servo sta davanti al
suo padrone: così Giosuè al servizio di Mosè
(Deut 1,38), la sunarnita agli ordini di Eliseo bOB ‘amai FATICA
(2Re 4,12), Naaman al servizio dell’uomo di T T

Dio (2Re 5,15), i leviti a disposizione del po­


polo (Ez 44,11).
1/ ‘amai « lavoro, fatica » è sostantivo verba­
(2) Alla corte reale il ministro sta davanti al le del verbo intransitivo ‘mi q. « lavorare, affa­
re: i ministri di Salomone (IRe 10,8); Godolia ticarsi » (Barth 105; BL 462s.), con l’aggettivo
sotto il dominio dei caldei (Ger 40,10); Danie­ verbale ‘àmèl « colui che si affatica » (sostanti­
le ed i suoi compagni si preparano al servizio a vato Giud 5,26; Prov 16,26 «lavoratore»;
corte (Dan 1,5); la corte celeste sta davanti a Giob 3,20 «afflitto»; Giob 20,22 1 ‘cimai).
Jahwe (IRe 22,19.21; cfr. Atti 7,55 Gesù che La radice ‘mi è molto diffusa nel semitico. Il
« sta », non che « siede » alla destra di Dio). verbo si trova anche in aram. (DISO 217; LS

297 ‘àmàl FATICA 298


530) ed in arab. (Wehr 579). In acc. vi c un so­ È dubbio se in base ai passi vtrt. si possa ascri­
stantivo némelu «guadagno, profitto» (AHw vere l’aspetto del «lavoro» (senza alcuna valu­
776b), in aram. ‘mi (aram. antico in Sef IA, r. tazione di esso, cfr. Giud 5,26; Prov 16,26)
26 « sfortuna », aram. imperiale in Cowley nr. solo alla lingua tardiva, e quello della «fatica,
40, r. 2 «sforzo»), in et. mà 'bai « strumento » pena » alla lingua più antica (così GB 600b).
(GVG 1,226). Dal punto di vista sociologico si potrebbe inve­
ce affermare: solo il lavoro dell’agricoltura di­
In lCron 7,35 ‘àmàl è il nome proprio di un uomo ventò fatica e tribolazione per le tribù isr.
(ma cfr. Noth, IP 253); come parallelo si può addur­
re il n. pers. palm. W (J.ICStark, Personal Names Tra i sinonimi (cfr. da una parte —‘bd, 'sh, ->p‘l,
in Palmyrene Inscriptions, 1971, 45.106), mentre del dall’altra l'h q. «stancarsi», ni. « affaticarsi », hi.
tutto incerta è la lettura del presunto nome edomiti- «stancare», lelà a «fatica») i più importanti sono
co Qws‘ml(Th.C.Vriezen, OTS 14, 1965 331). quelli che derivano dalla radice jg ‘ q. «essere stanco,
sforzarsi» (20x, di cui Is lOx), pi. «stancare» (Gios
2/ Il sost. ‘àmàl ricorre nell’AT 55x, di cui 7,3; F.ccle 10,15), hi. «stancare» (ls 43,23s.; Mal
4x nei libri storici (Gen 41,51; Num 23,21; 2,17.17), f g ì0' «fatica, lavoro» e «guadagno, pos­
Deut 26,7; Giud 10,16); la frequenza maggiore sesso, patrimonio» (I6x in larga diffusione), /àgà'
è in Eccle (22x), seguito da Sai (13x), Giob « pmfitlo » (Giob 20,18), fg i'à «sforzo» (Eccle
(8x), ls (3x), Ab e Prov (2x ciascuno), Ger (lx). 12,12), jàgèa‘ «stanco, atfaticantesi» (Deut 25,18;
2Sam 17,2; Eccle 1,8), jetgl"' «stanco» (Giob 3,17).
Da questa distribuzione risulta chiaro che Nell'aram. bibl. vengono usati ‘°bldó «lavoro»
‘àmàl appartiene sostanzialmente alla lingua (-» 'bd) e "ns q. « far fatica » (Dan 4,6).
tardiva. Il verbo ricorre llx, (8x in Eccle, lx
in Gion, Sai e Prov), l’aggettivo verbale 9x (Ec­ 4/ a) Nel rivolgersi a Dio ‘àmàl può espri­
cle 5x, Giob 2x, lx in Giud e Prov). Delle 75 mere una pena concreta in cui viene a trovarsi
attestazioni della radice, 35 si trovano in Eccle, un singolo o il popolo, e per la quale si ester­
14 in Sai, 10 in Giob. nano le proprie rimostranze nel lamento (Giob
7,3 par. ->sàw’', Ger 20,18 par. jàgòn «tor­
3/ àmàl racchiude un ambito semantico che mento») e si prega per esserne liberati (Sai
nelle nostre lingue risulta differenziato: da un 25,18 par. '°nl «miseria»); essa può venir
lato « lavoro », dall’altro « fatica, pena, affan­ menzionata nella dichiarazione di fiducia (Sai
no» (nella lingua tedesca tale distinzione ini­ 10,14 par. Icà'as « afflizione »). Dio non tollera
zia con Lutero: cfr. H.Geist. Arbeit. Die più la pena di Israele (Giud 10,16); lo scampo
Entscheidung eines Wortwertes durch Luther, da essa viene narrato nella lode (Sai 107,12;
Luther-Jahrbuch 13, 1931, 83-113). L’ebr. ha Deut 26,7 par. vni «miseria» e làhas «op­
in comune con molte lingue antiche tale con­ pressione»; cfr. anche Gen 41,51). In questi
cezione, ossia che il lavoro equivale alla fatica passi spesso non è chiaro di quale particolare
(cfr. anche il lat. labor; per il ted. f. gli a. Klu- pena si parli (al di fuori del rapporto tra uomo
ge 29; H.Maligc-Klappenbach, FF 35, 1961, e Dio ‘àmàl indica uno stato di pena in Num
51-54; per l’ital. cfr. S. Battaglia, Grande dizio­ 23,21 «non si vede calamità in Israele», par.
nario della lingua italiana V, 1968, 716-718 ’àween, Is 53,11 « per il tormento della sua ani­
[fatica]; Vili, 1973, 861-864 [lavoro]). ma »; Prov 31,7).
Il significato fondamentale di 'àmàl può essere
delineato più o meno nel modo seguente: b) ‘àmàl descrive la sorte dell’uomo, per il fat­
‘àmàl designa in primo luogo lo s v o l g i ­ to che il lamento tende a generalizzarsi (lamen­
m e n t o del lavoro (così quasi solo in Eccle; to per la caducità) e poiché si riconosce che la
cfr. il verbo in Prov 16,26 e l’aggettivo verbale vila è sottoposta ad un lavoro penoso (Sai
in Giud 5,26; Prov 16,26) e la fatica che esso 73,5; 90,10); questo accade soprattutto in Ec­
procura (par. —'àween «sciagura» Sai 90,10; cle, dove però il lavoro conserva ancora chia­
Giob 5,6), come pure il r i s u 11a t o del lavo­ ramente il suo valore positivo (p.e. 3,13; 5,17;
ro, ossia da un lato il guadagno, il possesso che 8,15; 9,9).
ci si procura (Sai 105,44; cfr. inoltre Is 45,14
dove in contesto simile si trova j egla'\ in Eccle c) Nel lamento contro i nemici e nella descri­
spesso con la formula 'mi ‘àmàl, Eccle zione dei nemici che ne consegue, 'àmàl indica
2,11.18ss.; 5,17; 9,9) e dall’altro la pena, la tri­ spesso l’agire perverso, falso e violento dei ne­
bolazione che si recano agli altri (par. 'àween ls mici. Come il nemico stesso, così anche il suo
10,1; Ab 1,3; Sai 10,7 ecc.; cfr. G.Fohrer, FS 'àmàl non lo si coglie in nessuna azione con­
Thomas 1968, 102; per il sign. «proprietà, ric­ creta. In questo uso il sostantivo è parallelo di
chezza» cfr. H.L.Ginsberg, Studies in Kohe- ‘àween «iniquità» (Is 59,4; Sai 10,7; 55,11;
leth, 1950, 3; id., Supplemcnlary Studies in Giob 15,35), sàqar «inganno» (Sai 7,15),
Koheleth, Proceedings of thè American Acade- mirmà «inganno» (Giob 15,35; cfr. Sai 10,7;
my for Jewish Research 21, 1952, 35s.; O.Lo- 55,1ls.), hàmàs «ingiustizia» (Sai 7,17; cfr.
retz, Qohelet und der Alte Orient, 1964, Ab 1,3). Inoltre ‘àmàl è mollo vicino a lOk
235.265.280). « oppressione » (Sai 10,7; 55,1 ls.), hawwà « ro­

299 bO» 'àmàl FATICA 300


vina » (Sai 55,1 ls.), màdòn « lite » c rlb « con­ (L.Delekat, l.c. 35-39 con bibliogr.) è abbastan­
tesa » (Ab 1,3). - Nello stesso modo può venir za plausibile, ma finora non ha dato risultati
descritto il comportamento del malvagio (Prov soddisfacenti (cfr. C.Barth, FS von Rad 1971,
24,2 par. sòci «violenza»; cfr. Ab 1,3). 49 n. 25). La separazione di una radice 'nh III
« occuparsi » (attestazioni soltanto in Eccle
d) I nemici ed i malvagi non solo esercitano 1,13; 3,10 e 5,19) da 'nh I non ha alcun fonda­
'amai, ma anche lo raccolgono. Questa succes­ mento, poiché tale « radice » con i suoi deriva­
sione tra l’azione e la sua conseguenza viene ti va posta sotto 'nh I per motivi etimologici e
descritta in Giob 4,8 in Torma di «proverbio» semasiologici (cfr. Delekat, l.c. 38s.).
(Horst, BK XVI,69): «Coloro che arano ini­
quità ( ’àwa>n) e seminano perversità ('amài), le La radice 'nh I, che ricorre anche in aram. (cfr. KBL
mietono » (cfr. Gal 6,7). In Giob 15,35 si usa a 11 IOa; DISO 218) ed in ug. ('nj «rispondere, replica­
questo scopo il processo della gravidanza e del­ re »; UT nr. 1883; WUS nr. 2060), etimologicamente
la nascita: «concepiscono malizia ( 'àrnàl) e ge­ si ricollega all’eg. 'n(n) «voltarsi)» (cfr. W.A.Ward,
nerano iniquità ('àiw/i), ed il loro seno alleva JNES 20, 1961, 37) e ali’acc. enìt «voltare, cambia­
re » (AHw 220s.), benché « rispondere » si dica in
delusione (mirmà)», così pure Sai 7,15; Is acc. apàlu (AHw 56s.) e awàla turni (AHw 89b, cfr.
59,4. Probabilmente va ricondotto qui anche l’ebr. sìtb hi. dàbàr).
Sai 140,10 txt?. Per il difficile passo di Giob
5,6s. vd. Horst, BK XVI,80s. Partendo dal presupposto che 'nh originaria­
mente indichi «voltare», sia il volto per pre­
5/ Nei testi di Qumran ‘amai ricorre con lo stare attenzione sia gli occhi per osservare una
stesso quadro semantico dellAT (lQpAb 8,2; persona o una cosa, per motivi semasiologici
10,12; 1QS 9,22; IQH 10,32; 11,1.19; 4QDib- (vd. st. 3) si può risalire ad un significato fon­
Ham 6,12). I LXX traducono 'anici! 23x con damentale « reagire, contrapporre » che è co­
(jtó'xftog (Deut 26,7; 22x in Eccle), I4x con mune a tutti i contenuti semantici di ‘nh I e III
x:óvoq (Gen 41,51; Num 23,21; 2x in Is, Ab, ed ai loro derivati: «voltarsi» > «reagire» >
Giob, Prov; 4x in Sai), 13x con xórcoq (Giud « prestare attenzione a qualcuno o a qualcosa »
10,16; Ger 20,18; 2x in Giob, 9x in Sai), 3x > « occuparsi di » > « reagire consentendo »,
con òSuvr) (Giob), lx con TovTpia (Is 10,1) e ossia « esaudire », « rispondere » ecc.
xaxóq (Giob 16,2). Cfr. F.Hauck, art. xÓTzog,
ThW 111,827-829 (- GLNT V,771-778). A questa catena semasiologica appartiene anche l’a­
rab. ’anà «stare a cuore, interessare», VII! «premu­
S.Schwertner rarsi, prestare attenzione a qualcuno » (cfr. Wehr
583b).
Molto problematico è Mal 2,12 txt? ‘èr we'ònce « vi-
gilante(?) e rispondente(?) ». Di quale radice si tratta?
Cfr. anche A.Malamat, SVT 15, 1966, 211-213;
B.Hartmann, FS Paumgartner 1967, I04s.; per I. Ei-
HW 'nh I RISPONDERE tan, HUCA 12/13, 1937/38, 59 cfr. Barr, CPT
165.243.250. Difficile è anche Eccle 10,19, che gene­
ralmente è spiegalo come « il denaro procura tutto»
1/ La distinzione che solitamente si fa nei di­ (GB 603b; O.Loretz, Qohelet und der Alte Orient,
zionari tra quattro radici omonime ‘nh I « ri­ 1964, 266 n. 228), ma che va inteso piuttosto come
spondere», 'nh II «essere piegato», ‘nh III « il denaro fa reagire ognuno volentieri » (perciò hi.).
«occuparsi» e ‘nh IV «cantare» (cfr. GB
Ncll’AT ebr. il verbo ‘nh ricorre al qal (intran­
603ss.; KBL 718ss.; Zorell 612s.; così anche
sitivo e transitivo), al ni. e all’hi. Come deriva­
Lis. 1094ss.; diversamente Mand. 899ss.3 che
separa I e 11, pone IV sotto l e colloca III in ti vanno indicati: da ‘nh I il sost. ma‘anà 1 « ri­
sposta» (cfr. ug. m‘n «risposta»: UT nr. 1883;
parte sotto 1 e in parte sotto II) è tutt’altro che
pacifica, ‘nh IV «cantare» potrebbe essere di­ WUS nr. 2060a); tradizionalmente da ‘nh III:
stinto dalle altre radici omonime se si tiene ma^'ncè li «scopo»; ma'anà «solco» (cfr. GB
presente l’arab. gannà «cantare» (cfr. GB e 447a; KBL 549b), inoltre ‘injùn «occupazio­
KJBL, l.c.; Barr, CPT 127; L.Delekat, VT, 14, ne» (cfr. Wagner nr. 222) e ‘Dna « occupazione
1964, 37s.); tuttavia resta problematico il fatto consenziente, rapporto coniugale » (diversa­
mente GB 605a e KBL 720a) e le particelle
che una radice corrispondente &nj manchi in
ug. c anche il fatto chc la radice ug. 'nj « ri­ jà'an « perché, poiché» (vd. st. 3b; ampiamen­
spondere », affine alla radice ebr. ‘nh, proba­ te trattata da M.J.Mulder, OTS 18, 1973,
49-89; cfr. anche D.E.Gowan, VT 21, 1971,
bilmente può significare anche «cantare» (così
F.l.Andersen, VT 16, 1966, 109ss.; cfr. J.C. de 168-185) e lemà‘an « a causa di » (ampiamente
Moor, The Seasonal Pattern in thè Ugaritic discussa da H.A.Brongers, OTS 18, 1973,
Myth of Ba‘lu, 1971, 93s., e id., UF 1, 1969, 84-96). Nell’aram. bibl. è attestato solo ‘nh q.
224 n. 2). Anche -*‘nh li «essere piegato» va E incerto se il sostantivo -» 'et « tempo» vada ricon­
distinto dalle altre radici omonime per motivi dotto qui (KBL 745b con bibliogr.; cfr. anche J.Mui-
pratici. Il tentativo di unificare ‘nh I e ‘nh II Ienburg, HThR 54, 1961, 234, e J.Barr, Biblical

301 n jy ‘nh I RISPONDERE 302


Words foi Time, ^ 1969, 86-109; diversamente me necessariamente una reazione a parole, si
J.R.Wilch, Time and Event, 1969, 155-160). Vanno tratta precisamente di questo contenuto seman­
ricordati anche i n. pers. nàjà e Ja'naj (cfr. Noth, tico. Rientrano qui in particolare i casi in cui
IP 185.198). 'nh viene abitualmente tradotto con «esaudi­
Il nome della dea nùt è collegato a m.a. con ‘nh nel re» (testi in Delekat l.c. 40 n. 3), ma dove
sign. di « essere sessualmente ben disposto/corrispon­
« reagire favorevolmente » rappresenta una tra­
dente» (cfr. Os 2,17; Es 21,10; vd. st. 3a), Diversa­
mente A..S. Kapelrud, The Violent Goddess, 1969, duzione migliore (in Is 30,19; 65,24; Ger 7,13;
28 (cfr. J.C. de Moor, UF 1, 1969, 224). 35,17 e Giona 2,3 si distingue tra sin‘ e ‘nh). I
verbi che appartengono al campo semantico di
2/ Statistica: il verbo ebr. ‘nh I ricorre 316x ‘nh (paralleli o no di ‘nlì) confermano spesso il
nell’AT (q. 309x, di cui Giob 57x, Sai 36x, significato qui proposto.
ISam 35x, Gen e IRe I9x ciascuno, ls 16x,
Zac I4x ecc. [il qal manca stranamente in Ez]; Cfr. p.e. sur «badare a» (Os 14,9), nhl hi. «guarda­
re» (Sai 13,4), nin 'òzcen «porgere l’orecchio» (Sai
ni. 5x; hi. 2x [Giob 32,17; Prov 29,19; diversa­ 86,1; 102,3), ’zti hi. «ascoltare» (Sai 143,1; Giob
mente Mand.]; per la distinzione delle radici 9,16), qs hi. «prestare attenzione» (Sai 55,3), Mn
[secondo Lis] — ‘nh II); vengono tralasciati qui hitpo. «volgere l’attenzione » (Giob 30,20), ‘zr «aiu­
i tre testi con ‘nh III (Eccle 1,13 q.; 3,10 q.; tare » (Is 49,8), ’zb «abbandonare» (ls 41,17; cfr.
5,19 hi.). 11 verbo aram. ricorre 30x in Dan, ISam 28,15), puh ’cel «volgersi» (Sai 69,17;
sempre unito a mr. -*panini III/3), ‘Im hitp. «sottrarsi» (Sai 55,2s.), str
hi. pànlm «nascondere il volto» (Sai 69,18; cfr. Mi
Poiché nel discorso ricorre spesso la formula ‘nh 3,4); hnn «essere benigno» (Is 30,19; Sai 27,7), /s'
->w'inr «replicare... e dire», ‘nh è molto frequente «aiutare» (2Sam 22,42 = Sai 18,42; Is 46,7; Sai
nei libri di Sam, Re, Zac e Giob. In ebr. tale costru­ 20,10; 22,22; 60,7 = 108,7; cfr. Sai 69,14; 118,21;
zione ricorre 142x, ed in circa lOOx si tratta di una 2Sam 22,36 = Sai 18,36; secondo M.Dahood, Psalms
formula del dialogo (cfr. P.Joiion, Bibl 13, 1932, I, 1966, I 16 con bibliogr,, ‘nh in casi come questi
309-314). In 5 casi (Gen 24,50; 31,14; Es 24,3; ISam significa «to conquer» [= «conquistare»]); «non
30,22; IRe 18,24) con dei collcttivi e con più sogget­ reagire» è sinonimo di bri hi. «essere sordo» (2Re
ti ‘nh sta al sing. e ‘mr al plur. (cfr. R.J.Williams, 18,36 = Is 36,21).
Hebrew Syntax, 1967, 45; Joìion 462). In Es 19,8 e
Deut 27,15 con un collettivo come soggetto ambedue Anche in casi in cui ‘nh è preceduto da verbi
i verbi sono al plur. Invece di 'mr ricorre 6x dbr pi. che indicano chiamare e cercare, ed anche da
'cel (Gios 22,21; IRe 12,7; 2Re 1,10.11.12; Gen
34,13 senza Ve/, glossa?; cfr. Ger 23,35.37).
dbr pi. « parlare», ‘nh con Jahwe come sogget­
I sostantivi ricorrono raramente: ma‘ance I «rispo­ to esprime raramente una reazione a parole.
sta» 6x; sporadici sono matrice 11 «scopo» (Prov
16,4), ma'anà «solco» (ISam 14,14; Sai 129,3) e Testi; qr' «chiamare » ls 58,9; 65,24; 66,4; Ger 7,27;
‘òtm «rapporto coniugale» (Es 21,10); inoltre 'injàn 33,3; Giona 2,3; Sai 3,5; 4,2; 17,6; 20,10; 22,3; 81,8;
«occupazione» 8x (solo Eccle); le particelle jà'an 86,7; 91,15; 99,6; 102,3; 118,5; 119,145; 120,1;
99x e Fmà'an 270x (dettagli in Muider, l.c. 67s. e 138,3; Giob 5,1; 9,16; 12,4; 13,22; 19,16; Prov 1,28;
Brongers, Le. 85s). 21,13; Cant 5,6; con besèm IRe !8,25ss. (cfr. v. 36)
e Zac 13,9; Jahwe come soggetto di qr’ e l’uomo sog­
getto di 'nh Is 50,2; 65,12; Ger 7,13; 35,17; Giob
3/ a) Il verbo ‘nh significa in primo luogo 14,15 z‘q «gridare» ISam 7,9; 8,18; ls 30,19; Mi
non « rispondere », ma « reagire ». Questo si­ 3,4; s'q «gridare » Is 46,7; Giob 35,12 (cfr. 19,7); in ’*
gnificato fondamentale è evidente nei molti pi. «gridare » Sai 18,42 (cj 2Sam 22,42); Giob 30,20;
casi in cui ‘nh si trova in un contesto dove non drs «cercare» Ez 14,7 (cfr. v. 4); Sai 34,5; s'I be
c’è un dialogo. Jn una determinata situazione «domandare» ISam 14,37; 23,4; 28,6; pii hitp.
esso esprime la reazione di una persona nei ri­ « pregare » Ger 42,4; dbr pi. Es 19,19.
guardi di un’altra. Non è necessario che questa
reazione si esprima a parole; la frase ’én ‘ònài Qui rientrano anche casi in cui ‘nh ha come
significa «non ci fu reazione» (Giud 19,28; secondo oggetto salóni «pace» (Gen 41,16;
ISam 14,39; IRe 18,26.29; Is 50,2; 66,4). La Deut 20,11), qasà «durezza» (ISam 20,10;
reazione, per lo più in senso favorevole, può IRe 12,13; 2Cron 10,13; cfr. ‘azzòt Prov
configurarsi come un’azione o come un com­ 18,23) o nòrà’òl «prodigi terribili» (Sai 65,6):
portamento. Così in Os 2,17 ‘nh. significa la ossia «reagire con... in vista d i» (cfr. però
« reazione consenziente » (in senso sessuale) dàbàr come secondo oggetto esplicito IRe
della giovane sposa (diversamenle WolIT, BK 18,21; 2Re 18,36; Is 36,21; Ger 42,4; 44,20;
XIV /I, 36s.52s.; cfr. C. van Lccuwen, liosea, Sai 119,42; plur. Zac 1,13; Giob 33,13) e an­
1968, 68), un significato che si ritrova anche che la «risposta» ad un saluto (2Re 4,29;
nel sostantivo ’ònà « rapporto sessuale » (Es Neem 8,6).
21,10; diversamente GB 605a e KBL 720a).
Vanno riportati qui anche Os 2,23s. «reagire b) Se si tratta di una reazione a parole, 'nh ri­
con buona disposizione riguardo a» (diversa­ ceve una precisazione ulteriore attraverso 'mr
mente A.Guillaume, JThSt 15, 1964, 57s.). In «dire» o dbr pi. ’al «parlare a», come nella
molti dei 78 passi (di cui 35 in Sai) in cui Jah­ formula dialogica (vd. sp. 2). Quando questa
we è soggetto di ‘nh e quest’ultimo non espri­ formula fu considerata un’endiadi, 'nh con

303 ri3tf ‘nh I RISPONDERE 304


questo significato potè essere usato anche senza cui compare ‘°nènì «rispondimi» (di essi 12x
’mr. In molti casi nei dialoghi, invece di ‘nh in lamentazioni individuali e 2x nei salmi di fi­
v\f'mr ricorre semplicemente ’mr (su questo ducia, affini ad esse), con cui si prega Jahwe di
punto vd. B.O.Long, JBL 90, 1971, 129-139). reagire benevolmente (inoltre IRe 18,37). Così
pure restano inclusi qui i casi in cui si sottin­
L’espressione sub hi. dàbàr significa « fare una rela­ tende implicitamente un «chiamare»; Gen
zione, informare» (Num 22,8; Gios 14,7; 22,32;
ISam 17,30 ecc.. cfr. L.R Fisher, Ras Shamra Paral-
35,3; ISam 28,15; ls 41,17; 49,8; Sai 20,2;
lels I, 1972, 300s.; con * màrìm Giud 5,29). Per la 22,22; 81,8; 99,8; 119,26.
questione del significato di 'annoi in Es 32,18 cfr. Solo qualche volta (6x) si dice che Jahwe stesso
F.l.Andersen, VT 16, 1966, 108-112; R.Edelmann, prende l’iniziativa: in ISam 9,17 Jahwe reagi­
VT 16, 1966, 355, e R.N.Whybray, VT 17, 1967, sce in un determinalo momento ed indica il re
122.243. scelto; in Gioe 2,19 « Jahwe reagì benevolmen­
te e promise al suo popolo»; Os 2,23 « reagirò
La reazione a parole espressa con 'nh può ri­ benevolmente riguardo ai cieli»; Os 14,9 «io
sultare anche da ciò che si è sperimentato o sono colui che reagisce benevolmente e che mi
constatato o visto, così in Giud 18,14; ISam prenderò cura di lui»; Zac 10,6 «io, Jahwe,
14,28; 2Sam 13,32; Is 14,10; 21,9; Zac sono il loro Dio e reagirò benevolmente a loro
1,10.11.12; 4.11.12; 6,4; Giob 3,2; Cant 2,10 e riguardo»; Sai 65,6 «con fatti terribili tu rea­
Est 10,2. Rientrano qui anche ISam 9,17 ed i gisci a nostro riguardo nella giustizia ».
cinque casi in cui si reagisce a parole alla ese­
cuzione di un gesto rituale: Deut 21,7; 25,9; Non si può dire con certezza se l’iniziativa parta da
26,5; 27,14.15, ed inoltre un caso come quello Jahwe o da un uomo nei passi di 2Sam 22,36 (cj Sai
di Prov 26,4.5. In questo contesto assume par­ 18,36; cfr. Kraus, BK XV, 139; diversamente Da­
hood, Psalrns 1, 1966, 103.116); Sai 20,7; 38,16 e
ticolare importanza l’uso di 'nh come espres­ 118.21. Non vengono temiti in considerazione Ger
sione del linguaggio giuridico, nel senso di « es­ 23,35.37; Zac 1,13; Giob 38,1; 40,1.6, dove si tratta
sere testimone», ossia «reagire in tribunale in di un dialogo, e neppure Giob 23,5; 33,13 e Rut
base ad una situazione constatata ». 1.21, dove 'nli ha un senso giuridico.
Questo è spesso il senso in Giob, dove 'nh as­
sume una accezione forense nella formula dia­ In altri casi in cui si parla di Jahwe che « non
logica, e poi anche in 9,13ss.32; 15,2; 19,7; reagisce», l’iniziativa è delPuomo che «chia­
23,5; 32,1.12; 40,2 (nei due ultimi passi par. ma»: ISam 8,18; 14,37; 28,6.15; 2Sam 22,42
jkh hi. «ammonire»); soprattutto con anzi­ = Sai 18,42; Mi 3,4; Sai 22,3; Giob 30,20;
tutto con valore neutrale, ossia senza badare se 35,12; cfr. anche Prov 1,28 (della sapienza) e
si verifica in bonam o in malam partem: «te­ Cant 5,6 (in senso profano), inoltre IRe
stimoniare riguardo a » (in qualità di 'id « te­ 18,26.29 e ls 46,7 (degli dei che non reagisco­
stimone» in Es 20,16; Deut 5,20; inoltre ISam no).
12,3 e Mi 6,3), ma poi anche «testimoniare Dal lato teologico è di grande interesse il fatto
contro» (Num 35,30; Deut 19,16.18; Giob che, se il soggetto di 'nh è l’uomo, l’iniziativa è
15,6; Prov 25,18, cfr. l’espressione ancora più presa non da lui, ma da Jahwe che «chiama»
accentuata b'fanlm Os 5,5; 7,10 e Giob 16,8; ( - q r ' ls 50,2; 65,12; Ger 7,13; 35,17; Giob
ma in Deut 31,21 lifné «riguardo a», /‘“èd 14,15; inoltre Mi 6,3: «testimonia in rapporto
«come testimone»). Per ‘nh nella sfera pro­ a me »). Si tratta sempre di un appello provo­
cessuale cfr. H.J.Boecker, Redeformen des catorio da parte di Jahwe, preveniente la rea­
Rechtslebens irn AT, 1964, 103, e Horst, BK zione dell’uomo ed eventualmente manifestata
XVI/1, 148; con ‘al «contro» solo in Es 23,2 attraverso un mediatore. Per un’ampia tratta­
ed in senso traslato in 2Sam 19,43 «voltarsi zione del tema « la risposta di Israele » cfr.
contro». Dalla sfera giudiziaria ‘tifi passò nel C.Barth, FS von Rad 1971, 44-56, soprattutto
linguaggio comune; Gen 30,33; 2Sam 1,16; ls 48 ss.
3,9; 59,12; Ger 14,7 e Rut 1,21. Da questo uso
è derivata la particella causale jà'an: origina­ 5/ I LXX nel tradurre ‘nh usano principal­
riamente uno iussivo «egli testimoni» per in­ mente àTCoxpLvo^oa, ma anche altri verbi corri­
trodurre l’accusa, poi divenuto forma verbale spondenti alle varie accezioni di 'nh (p.e. Gen
rigida «egli testimoni» > «a motivo d i» (cfr. 30,33; Es 20,16; Giob 9,3.14.15 ecc.); anche
Mulder, l.c. 49ss., e per lo « Sitz im Leben » sub hi. dàbàr, se si escludono alcuni passi (p.e.
soprattutto Gowan, l.c. 168ss.). Giob 33,5 e 35,4; cfr. Gv 1,22; 19,9),viene tra­
dotto con àn:oxpivoEJ.oa. Per il NT cfr. F.
4/ Nell’assoluta maggioranza dei casi in cui Biichsel, art. àTtoxpwu, ThW III,946s. (=
Jahwe è soggetto di ‘nh (62 dei 78 complessivi, GLNT V,l084ss.). Negli scritti di Qumran ‘nh
di cui 30 in Sai), Dio « reagisce» in seguito ad ricorre I2x (testi in Kuhn, Konk. 167), di cui
iniziative umane, ossia in seguito al «chiama­ 8x nella formula dialogica. Secondo l’uso lin­
re», al «cercare» ecc. dell’uomo (per i testi guistico tardivo, influenzato daH’aram., si tro­
vd. sp. 3a). Sono inclusi qui i 14 casi di Sai in va qui per la prima volta ‘nh le invece di ‘nh

305 ,131? ‘nh I RISPONDERE 306


con l’accus. (IQH 4,18). Per il significato di 8x, Deut 7x, Es, Giud e 2Sam 5x ciascuno,
ma'ana nel senso di «glossolalia» (IQH 11,34 Gen, Lev, Num e ls 4x ciascuno), pu. 4x (Lev
e 17,17), sviluppatosi da Prov 16,1 ntn ma‘anè 23,29; Is 53,4; Sai 119,71; 132,1), hi. 4x (IRe
lasòn, cfr. Barth, l.c. 47 n. 12. 8.35 = 2Cron 6,26; ls 25,5; Sai 55,20). hitp. 6x
C.J.Labuschagne (Gen 16,9; IRe 2,26.26; Sai 107,17; Dan
10,12; Esd 8,21), il verbo in totale 79x (Sai
13x); 'ani 75x (Sai 29x, Is I3x, Giob 7x, Prov
5x), 'ànàw 21 x (Sai 12x, Is e Prov 3x ciascu­
no), '°nì 36x (Sai lOx, Giob 6x), 'anàwà 4x
.131? 'nh II ESSERE MISERO (Sof 2,3; Prov 15,33; 18,12; 22,4), ‘anwà 2x
(Sai 18,36; 45,5), '"nìit lx (Sai 22,25) e ia'anìt
lx (Esd 9,5), le forme nominali in totale I40x.
1/ La radice ‘nh 11 ( *'nw), il cui significato
fondamentale è probabilmente «essere piegato, 3/ a) 'nh q. si usa per un leone (« rannic­
essere premuto», ricorre nel can. (fen. 'nh pi. chiarsi » Is 31,4) e per un uomo («essere pie­
«opprimere, sottomettere» KAI nr. 26 = Kar. gato, soffrire», vd. sp. 2), 'nh ni. è usato in
I, r. 18.19.20; moab.: 'nh pi. «vessare» KAI senso riflessivo («umiliarsi » Es 10,3) e passivo
nr. 181, r. 5.6), aram. (aram. antico: incerto («essere oppresso, piegato», negli altri passi).
KAI nr. 202A, r. 2 « basso/umile/sottomes­ ‘nh hi. è causativo: «umiliare» (cosi in IRe
so »?, cfr. DISO 218; R.Degen, Altaram. 8.35 par.; ls 25,5 e Sai 55,20 sono difficili dal
Grammatik, 1969, 82; A.Jepsen, MIO 15, punto di vista testuale). Molto spesso e con nu­
1969, ls.; aram. imperiale: ’nwh «povertà» merose sfumature di scenso viene usato ‘nh pi.
Ah.105, cfr. DISO 218; aram. bibl.: ‘an£ « mi ­ con valore fattitivo (con il passivo pu. ed il ri­
sero» Dan 4,24; dialetti lardivi: cfr. KBL flessivo hitp.; soltanto Sai 107,17 hitp. ha sen­
lllOa; LS 534b; Drower-Macuch 26b), arab. so passivo: « essere tormentato »): « opprimere,
('anà «essere umile, sottomesso», Wehr 583) e trattar male, umiliare, avvilire» o sim., anche
sudarabico antico ('nw «essere umile, sotto­ «sottomettere» (Giud 16,5s.) e «violentare»
mettersi», W.W.Miiller, Die Wurzeln Mediae (Gen 34,2; Deut 22,24.29 ecc.); il verbo
und Tertiae y/\v im Altsiidarabischen, 1962, (->sfim) è usato sia per l’intervento di Dio che
81), ma non in ug. (per Driver, CML 141 b, cfr. ammonisce e castiga (Deut 8^2.3.16; IRe 11,39
UT nr. 1846/1883). ecc.) sia per la mortificazione cultuale ( ‘nh pi.
nàfieS Lev 16,29.31; 23,27.32; Num 29,7;
In genere si distingue 'nli II « essere misero » come 30,14; Is 58,3.5; Sai 35,13; pu. Lev 23,29;
radice propria da -» 'nli 1 « rispondere » e dalle radici hitp. Dan 10,12; Esd 8,21; cfr. ta'anlt «digiu­
meno frequenti ‘nh HI «stancarsi» (q.: Eccle 1,13;
3,10; hi. «dar da fare» Eccle 5,19; inoltre ’injàn
no» Esd 9,5); per i «riti di autoumiliazione»
« affare, cosa », 8x in Eccle; cfr. Wagner nr. 222; cfr. E.Kutsch, ThSt 78, 1965, 25-37).
ma'anà‘ «scopo» Prov 16,4) e ’nh IV «cantare» (q.
I3x, pi. 3x, distinzione secondo Lis 1098), cosi f. gli b) Il significato e la relazione reciproca dei due
a. GB 603s.; KBL 718s.; Zorell 6l2s. Diversamente termini 'ani e 'ànàw sono temi affrontati spes­
L.Delekat, VT 14, 1964, 35-49, che pone insieme so dagli studi vtrt.; cfr. f. gli a. A.Rahlfs, 'ani
'nh I-II1; cfr. già H.Birkeland, ‘ani und 'ànàw in den und ‘ànàw in den Psalmen, 1892; A.Causse,
Psalmen, 1933, 10s.; E.Bammel, ThW VI,888 (= Les «pauvres» d’Israel, 1922; H.Birkeland,
GLNT XI,717): « ‘ani, dalla radice ‘nh, indica l’at­ 'ani und ‘ànàw in den Psalmen, 1933; A.
teggiamento del rispondere e la buona volontà di far­
lo e, in uno stadio successivo di sviluppo, la posizio­
Kuschke, Arni und reich im AT mit besonde-
ne d’inferiorità di fronte a uno che esige una rispo­ rer Beriicksichtigung der nachexilischen Zeit,
sta»; cfr. al contrario E.Kutsch, ZThK 61, 1964, ZAW 57, 1939, 31-57; J. van der Ploeg, Les
197. Pauvres d’Israel et leur piété, OTS 7, 1950,
236-270; A.Gelin, Les Pauvres de Jahvé, 1953;
Nell’AT il verbo ricorre in tutte le coniugazio­ JJ.Stamm, ThR 23, 1955, 55-60 (rassegna bi­
ni tranne l’ho. (vd. st. 3a); come aggettivi si bliografica); E.Kutsch, ‘°nàwàh «Dem ut», ein
hanno ’àni e ‘ànciw (3b-d), come sostantivi '°nì Beitrag zum Thema «Gott und Mensch im
(3e), ‘unàwà/'anwà, "*nùt e ta‘anU (31). AT », 1960 (dattil.); P. van den Bcrghe, ‘Ani et
Anaw dans les Psaumes, in: R. de Langhe
2/ La statistica è resa difficile dal fatto che al­ (ed.). Le Psautier, 1962, 273-295; Delekat, l.c.;
cuni passi non si possono collocare con sicu­ Kraus, BK XV,82s. (excursus); J.M.Liano, Los
rezza sotto l’una o l’altra radice, oppure sotto pobres en el Antiguo Testamento, Estudios Bi­
un preciso vocabolo. Se con Lis. si attribuisce blico* 25, 1966, 117-167; K Aartun. BiOr 28,
2Sam 22,36 a 'nh 1 q., ls 25,5 e Sai 55,20 a ‘nh 1971, 125s.; lhromi, ‘amm ‘ani wàd^l nach
II hi., Sai 119,67 a 'nh II q. e Prov 3,34 (Q) a dem Prophcten Zephanja, Mainz 1973 (tesi),
'ànàw, si hanno le seguenti cifre: 'nh q. 4x (ls spec. 30-53.
31,4; Zac 10,2; Sai 116,10; 119,67), ni. 4x (Es Sono tre i problemi principali relativi ai due
10,3; Is 53,7; 58,10; Sai 119,107), pi. 57x (Sai termini:

307 .131? ‘nh il ESSERE MISERO 308


(1) Si tratta di due designazioni completamen­ (25x: Is 3,14.15; 10,2.30; 14.32; 26,6; 32,7Q;
te diverse ('ani «povero» contrapposto a 41,17; 49,13; 51,21; 54,11; 58,7; 66,2; Ger
‘ànàw «umile»)? Diversamente dal passato, 22,16; Ez 16,49; 18,12.17; 22,29; Am 8,4Q;
oggi si tende piuttosto ad assimilare tra loro i Ab 3,14; Sof 3,12; Zac 7,10; 9,9; 11,7.11), nei
due termini ed a vedere in 'ànàw una variante salmi (30x: Sai 9,19Q; 10,2.9.9; 12,6; 14,6;
dialettale o forse una forma secondaria tardiva 18.28 = 2Sam 22,28; 22,25; 25,16; 34,7;
ed aramaizzante di 'ani (così Birkeland, l.c. 35,10.10; 37,14; 40.18 = 70,6; 68,11; 69,30;
14-20; A.George, Dictionnaire de la Bible, 72,2.4.12; 74,19.21; 82,3; 86,1; 88,16; 102,1;
Supplémcnt 7, 1961, 387; E.Bammel, ThW 109,16.22; 140,13) e nella letteratura sapien­
VI,888 = GLNT XI,7I8; diversamente Dele- ziale (13x: Giob 24,4.9.14; 29,12; 34,28;
kat, l.c. 44-48; per la formazione nominale ora 36,6.15; Prov 15,15; 22,22; 30,14; 31,9.20; Ec­
anche Aartun, l.c.)., . _ cle 6,8); non ricorre nei testi narrativi. In un
(2) Bisogna supporre uno sviluppo semantico quarto dei casi si usa il plurale.
di ‘àni/'ànàw, e più precisamente dal sign. ori­ ‘àìil spesso è in parallelo con ’cebjòn (-*'bh 4;
ginario profano « povero, sprovvisto », opp. Deut 15,11; Am 8,4; Sai 9,19 ecc.; la formula
«senza sufficiente proprietà terriera» (Delekat) doppia recente 'ani vf'cebjòn ricorre 15x, -+’bh
al sign. postesilico «umile, pio»? L’idea della 4c) e con gli altri termini sinonimi per « pove­
povertà, sotto l'influsso della profezia, sarebbe ro» (vd. st. 3g) come dal (Is 10,2; 26,6; Sof
stata perciò spiritualizzata (cosi f. gli a. R.Kit- 3,12; Sai 82,3.4; Giob 34,28; Prov 22,22) e ras
tel, Die Psalmen, 61929, 284-288; Humbert, (Sai 82,3). Chi è ‘ani viene posto sullo stesso
l.c.; Gelin, l.c.). Anche qui è opportuno assu­ piano di coloro che in Israele non possiedono
mere un atteggiamento prudente: il termine pieni diritti: lo straniero (Lev 19,10; Ez 22,29;
« povero » potrebbe aver conservato il suo si­ Zac 7,10 ecc.), l’orfano (ls 10,2; Zac 7,10;
gnificato materiale e sociologico anche dopo Giob 24,9 ecc.), la vedova (ls 10,2; Zac 7,10),
l’esilio; il senso secondario etnico-religioso costi­ e anche l'affamato, il senzatetto ed il nudo (ls
tuisce una componente secondaria, il cui peso 58,7), l’oppresso (Sai 74,21 ciak), l’abbandona­
to (Giob 29,12), colui che ha «lo spirito af­
va valutato caso per caso in base al contesto.
franto» (Is 66,2), ecc. È vittima del l’oppressio­
(3) Quale importanza hanno avuto i « poveri » ne sociale quando lo si «schiaccia» (ls 3,15
in Israele? Costituivano, specialmente nel pe­ thn q.; Prov 22,22 d k ‘ pi.), «deruba» (Sai
riodo postesilico, un partito o almeno un mo­ 35,10 gz/), «divora» (Ab 3,14 Ve/), «oppri­
vimento (così, in modi diversi, Rahlfs, Kittei, me» (Deut 24,14; Zac 7,10 ‘sq), «ghermiste»
Causse)? Anche a questa domanda non si può (Sai 10,9 hip), «uccide» (Giob 24,14 qi/)e cc.;
dare una risposta esclusiva, dopo i lavori di egli ha a che fare con il « malvagio» (làsci' Sai
van der Ploeg, Kuschke ed altri: i « poveri » 10,2; 37,14; Giob 36,6), I’« imbroglione»
hanno avuto certamente una importanza parti­ (kèlaj ls 32,7, cfr. v. 5 ki/aj; cfr. R.Borger, AIO
colare nella storia del loro popolo e nella tra­ 18, 1958, 416); cfr. inoltre ls 3,14s.; 10,2; Sai
dizione vtrt., sia in maniera diretta sia anche 18.28 e ad esempio Giob 24,4-14.
da un lato più o meno passivo, tuttavia non si Oltre ai testi che descrivono la situazione con­
può parlare di una loro organizzazione, alme­ creta dello 'ani, vanno ricordati anche quelli
no nell’ambito dei testi canonici. Pertanto sui che esprimono il suo atteggiamento spirituale:
tre aspetti del problema la ricerca attuale non egli grida a Jahwe (Sai 34,7), è disperato da­
è in grado di esprimere un giudizio decisivo, vanti a lui (Sai 102,1), cerca rifugio in Sion (Is
dato lo stato odierno delle nostre conoscenze e 14,32) o nel nome di Jahwe (Sof 3,12), loda il
vista anche la complessità delle situazioni a cui suo nome (Sai 74,21) ecc.; i salmi sono pieni
si riferiscono i termini vtrt. delle sue grida di aiuto e dei suoi canti di rin­
graziamento. Lo 'ani appartiene infatti al po­
c) 'ani indica « uno che si trova diminuito nel­ polo di Israele, che è il popolo di Jahwe, e per­
le sue capacità, nella sua forza e nel suo valo­ ciò a Jahwe stesso (Es 22,24; Is 3,15; 49,13;
re» (Birkeland, l.c. 8), chiunque si trovi «sous Sai 72,2.4 ecc.): i poveri sono i « poveri del
le coup d’une misère actuelle ou permanente, mio/suo popolo» (ls 10,2; 14,32). Jahwe ha
pauvreté économique et aussi maladie, prison, pietà di loro (ls 49,13), ascolta i loro grido
oppression » (= « colpito da una miseria attuale (Giob 34,28), li esaudisce (Is 41,17), non li di­
o permanente, da povertà economica e anche mentica (Sai 74,19) e non nasconde il suo vol­
da malattia, da prigione, da oppressione ») to davanti a loro (Sai 22,25), ma li salva (Sai
(George, l.c. 387); può esser dunque tradotto 35,10), rende loro giustizia (Giob 36,6), li aiuta
con «povero, misero, miserevole, infelice» o (Sai 34,7) ecc. Conformemente alla concezione
sim. della regalità tipica dell’antico Oriente, ci si at­
A partire dal codice dell’alleanza (Es 22,24), il tende dal sovrano che egli protegga i poveri,
termine è attestato per tutto il periodo vtrt., faccia loro giustizia e venga in loro aiuto (Sai
ossia in alcune leggi (7x: Es 22,24; Lev 19,10; 72,2.4); perciò Sion deve gioire per l’arrivo del
23,22; Deut 15,11; 24,12.14.15), nei profeti suo re, che è «giusto e vittorioso», e per di

309 .Tir 'nh II ESSERE MISERO 310


più ‘ani (Zac 9,9, qui propriamente «um ile»; rapporto con Dio: Dio si cura della miseria dei
diversamente E.Lipinski, VT 20, 1970, 50s.). suoi e li libera da essa (p.e. Gen 16,11; 29,32;
Es 3,7.17; Deut 26,7; Sai 9,14; 25,18; 31,8;
d) SulJe 22 attestazioni di 'ànàw nelTAT, sol­ 44,25 ecc.).
tanto in Num 12,3Q, l’unica ricorrenza nei te­
sti narrativi, si ha il sing. («povertà» di Mosè, 0 'anàwà designa l’umiltà e l'accondiscenden-
aggiunta tardiva; cfr. J.Schildenberger, Moses za; come parallelo si ha il timore di Jahwe
als Jdealgestalt eines Armen Jahwes, FS Gelin (Prov 15,33; 22,4), come contrario la superbia
1961, 71-84). II plur. ricorre raramente nei te­ (Prov 18,12), La parola si trova anche in Sof 1
sti sapienziali (Prov 3,34Q; 16,19Q, 14,21Q), 2,3, un passo cui Gelin, l.c. 33ss., annette
qualche volta nei profeti (a cominciare da grande importanza, ma la cui autenticità è
Amos: ls 11,4; 29,19; 61,1; Am 2,7; Sof 2,3) e contestata da alcuni esegeti (al contrario invece
spesso nei salmi (Sai 9,13Q; I0,12Q.17; 22,27; C.A.Keller, Commentaire de l’AT XI b, 199:
25,9.9; 34,3; 37,11; 69,33; 76,10; 147.6; Sofonia con il linguaggio dell’umanesimo isr. si
149,4). rivolge a coloro che sono piccoli, incompresi e
Nel significato, 'ànàw non è sostanzialmente malvoluti, i quali soltanto si trovano nella con­
diverso da ‘ani: «povero, basso, piegato, pic­ dizione di percepire l’invito profetico.
colo, umile », anche « mite » (cfr. la traduzione 1 passi con ‘anwà « mitezza(?) », Sai 18,36 (cfr.
gr. con -rcpauc;, vd. st. 5). Come ‘ani, viene usato 2Sam 22,36) e 45,5, non sono chiari dal punto
assieme a 'cebjòn (Is 29,19; Sai 69,33s.) e dal di vista testuale, e così pure 'anùt « sofferen­
(ls 11,4; A m 2,7), coloro che hanno un « cuore za^)» in Sai 22,25 (cfr. BHS e i comm.).
affranto» (Is 61,1), che cercano Jahwe (Sai ta‘anll «digiuno» (Esd 9,5) è sostantivo verba­
22,27; 69,33), ccc. Gli ‘anàwìm sono contrap­ le di ‘nh pi./hitp. (vd. sp. 3a).
posti ai superbi (Prov 16J9Q), ai derisori
(Prov 3,34Q) e ai malvagi (Sai 147,6). Il loro g) Oltre ai derivati della radice ‘nh e a ’ccbjòn
diritto viene travisato (A iti 2,7), ma Jahwe non (-> ’bh), rientrano nel campo semantico della
li dimentica (Sai 10,I2Q), esaudisce il loro de­ povertà anche alcuni vocaboli meno frequenti,
siderio (Sai 10,17), insegna loro la sua via (Sai che in parte sono stati già ricordati in 3cd
25,9), li salva (Sai 76,10; 149,4), dà loro un re come paralleli di ‘ànì/'ànàw e vengono usati
giusto (Is 11,4), ecc. Perciò gli ‘“nàwìm lodano più o meno come sinonimi in serie espressive:
il loro Dio (Sai 22,27), si rallegrano in lui (Is (1) daI « piccolo, modesto, povero » o sim. (ra­
29,19; Sai 34,3; 69,33), sono beneficati (Sai dice di! con larga diffusione nelle lingue sem.;
22,27; 37,11), ecc. 1 poveri dell’AT perciò non cfr. HAL 212s.214; WUS nr. 744; UT nr. 664;
sono scmpliccmentc poveri, ma diventano DISO 58) è usato 48x nell’AT, e come gli ag­
sempre più i « poveri di Dio » soprattutto nei gettivi seguenti è maggiormente limitato al
salmi, però non solo nei documenti tardivi del­ mondo economico e sociologico (Prov I5x,
la religiosità israelitica (cfr. Gelin, l.c.; R.Mar- Giob 6x, Is e Sai 5x ciascuno, Am 4x, e ancora
tin-Achard, Yahwé et les ,anàwim, ThZ 21, Gen 41,19; Es 23,3; 30,15; Lev 14,21; 19,15;
1965, 349-357). Giud 6,15; ISam 2,8; 2Sam 3,1; 13,4; Ger 5,4;
e) ’°nl indica genericamente la miseria nelle 39,10; Sof 3,12; Rut 3,10; inoltre il sost. collet­
sue varie forme (tormento, sofferenza, umilia­ tivo dalla « i piccoli», 2Re 24,14; 25,12; Ger
zione, oppressione ecc.). La parola ricorre so­ 40,7; 52,15.16; dii cj. «essere piccolo» 6x:
prattutto nei salmi (Sai 9,14; 25,18; 31,8; Giud 6,6; Is 17,4; 19,6; Sai 79,8; 116,6; 142,7). ‘
44,25; 88,10; 107,10.41; 119,50.92.153), nelle dal si trova già nel codice dell’alleanza (Es
lamentazioni (Lam 1,3.7.9; 3,1.19) e nella let­ 23,3), nelle narrazioni antiche (Gen 41,19;
teratura sapienziale (Giob 10,15; 30,16.27; Giud 6,15; 2Sam 3,1) e nei profeti del sec. 8“
36,8.15.21; Prov 31,5), ma anche nelle sezioni (Is 10,2; Am 2,7; 4,1; 5,11; 8,6). Spesso sta as­
narrative dell’AT (Gen 16,11; 29,32; 31,42; sieme a 'cebjòn (ISam 2,8; Is 14,30; 25,4; Am
41,52; Es 3,7.17; 4,31; Deut 16,3; 26,7; ISam 4,1; 8,6; Sai 72,13; 82,4; 113,7; Giob 5,15s.;
1,11; 2Re 14,26; Neem 9,9; lCron 22,14), Prov 14,31) e 'ani (vd. sp. 3c) opp. 'ànàw (vd.
mentre solo una volta nei profeti (Is 48,10). Se­ sp. 3d), e anche con ras (Sai 82,3s.), jàtòm
condo D.W.Thomas, JThSt 16, 1965, 444s., «orfano» (Sai 82,3) e ’almànà «vedova»
10rii in Sai 107,10 e Giob 36,8 non significa (Giob 31,16). dal viene usato in contesti sia
« miseria » in genere, ma ha il senso particola­ profani sia più o meno religiosi (Gen 41,19
re di « prigionia ». vacche magre; Giud 6,15 piccolo casato; Is
‘°rii indica sia la miseria di singole persone 10,2; Am 2,7; 4,1; 5,11; 8,6 protesta profetica
(Agar, Lia, Giacobbe, Giuseppe, Anna, Giob­ contro l’oppressione dei poveri; Is 11,4; Sai
be, salmista) sia quella del popolo di Israele (in 72,13 protezione giuridica da parte del re; Is
Egitto, al tempo di Geroboamo li) e della città 14,30; 25,4; Sof 3,12; Sai 113,7 aiuto e rifugio
di Gerusalemme dopo la catastrofe del 587 presso Jahwe).
a.C. (Lam). Nella maggior parte dei casi la mi­ (2) ràs «povero» (21x, di cui 14x in Prov,
seria del popolo o del fedele viene messa in inoltre ISam 18,23; 2Sam 12,1.3.4; Sai 82,3;

311 P I» 'nh II ESSERE MISERO 312


Eccle 4,14; 5,7) in quanto part. appartiene al 1937, 36-46; S.Wibbing, EKL 1,115s.;
verbo rils «essere povero» (q. Sai 34,11; Prov E.Kutsch, RGG L622-624; II,77s.; C.U.Wolf,
10,4; hitpo. «fare il povero» Prov 13,7; cfr. 1DB Ul,843s.); in modo particolare bisogna
anche -*jrs ni. «essere povero» Gen 45,11; guardarsi dal contrapporre una originaria po­
Prov 20,13; 23,21; 30,9; hi. «far diventare po­ vertà profana ad una povertà religiosa spiritua­
vero» ISam 2,7; sost. rès/rìs «povertà» 7x in lizzata di epoca postesilica. 1 testi vanno giudi­
Prov), che si trova attestato solo nell’ebr. Tra cati anche in base ai diversi generi letterari.
tutti i sinonimi ras è la designazione più neu­ Fondandosi sulle concezioni dell’antico Orien­
trale del povero nella sua situazione sociale ed te (-♦ ’bh 4), la letteratura sapienziale prende in
economica; è un vocabolo della letteratura sa­ considerazione il fenomeno delia povertà e tal­
pienziale, che però ricorre anche nei racconti volta ne indica anche le cause (pigrizia Prov
davidici, ras è l’opposto più comune di 'asìr 20,13; cfr. 10,4 txt em; vizio del bere Prov
«ricco» (2Sam 12,1-4; Prov 14,20; 18,23; 23,21; pettegolezzo Prov 14,23 ecc.). Benché la
22,2.7; 28,6; cfr. rès «povertà» assieme a > benedizione divina si manifesti nel successo e
'osar «ricchezza» in Prov 30,8; nelt’AT si nel benessere, il povero resta comunque crea­
trovano ‘s r q. 2x Os 12,9; Giob 15,29; hi. «ar­ tura di Dio, ed a lui bisogna prestare aiuto
ricchire» I4x, hitp. «fare il ricco» lx Prov (Prov 22,9; 29,13; cfr. Giob 29,12.16; 31,19s.);
13,7; ’à sìr «ricco» 23x, ’Óscer «ricchezza» ciò che si fa per lui, lo si fa per Dio (Prov
37x); meno frequentemente si hanno come op­ 14,31; 19,17).
posti dal (Es 30,15; Prov 10,15; 22,16; 28,11; Anche la legislazione di Israele scorge un lega­
Rut 3,10) e ’cebjDn (Sai 49,3). Quando ras è me tra il povero ed il Dio del popolo eletto;
usato in contesti teologici, questi riflettono le essa si schiera a fianco di coloro i cui diritti
dottrine tradizionali della poetica sapienziale sono ridotti o minacciati; ciò avviene già nel
riguardo alla povertà (vd. st. 4); si ricordi qui codice dell’alleanza (Es 23,3.6.11), ma anche
in modo particolare soltanto Prov 30,8 « non nel Deuteronomio (soprattutto Deut 15,1-18;
darmi né povertà né ricchezza », con la moti­ 24,10-22) e nella legge di santità (Lev 19,9ss.;
vazione teologica al v. 9. 23,22).
(3) miskèn « povero » ricorre solo in Eccle Sulla linea del diritto che scaturisce dall’allean­
(Eccle 4,13; 9,15.15.16; inoltre miskèmu «po­ za, i profeti si assumono con particolare impe­
vertà» Deut 8,9; molto incerto è nfsukkàn di gno la difesa dei piccoli che si trovano in preda
ls 4,20, cfr. Elliger, BK X I/l, 60-62). Per il alla miseria ed alla sfortuna. Amos (2,6s. 4,1
termine in tutta la sua evoluzione, la quale ecc.) e sulla sua scia Isaia (1,17; 10,2 ecc.), Ge­
presenta un certo interesse dal punto di vista remia (2,33s.; 5,26ss. ecc.) ed Ezechiele (16,49;
semasiologico (acc. muìkènu « schiavo di pa­ 22,29 ecc.) combattono l’oppressione dei pove­
lazzo, povero », AHw 684a; > aram./ebr./ ri e la violazione del loro diritto e annunciano
arab. «povero» > ital. meschino/franc. me- che Jahwe sta dalla loro parte.
squin « misero, piccino »), cfr. Wagner nr. I salmisti nella loro pena causata da nemici ge­
177/178 (con bibliogr.); E.Littmann, Morgen- neralmente non meglio definiti sperano pro­
làndische Worter im Deutschen, 21924, 101. prio in questa azione divina; essi si lamentano,
invocano aiuto e lodano Dio per il suo inter­
(4) hàsèr «bisognoso» (I7x) è aggettivo verbale di vento (Sai 9,10.13.19; 10,8ss.; 12,6; 22,25;
hsr «essere privo, venir m eno» (q. 19x, pi. «priva­ 35,10; 69,33s. ecc.).
re» Sai 8,6 e Eccle 4,8; hi. «m ancare» Es 16,18 e In un modo o nell’altro quindi i principali
«far mancare» ls 32,6; Jjàseer «m ancanza» Giob complessi letterari dell’AT (sapienza, legge, an­
30,3; Prov 28,22: hósur « mancanza » Deut
28,48.57; Ani 4,6; hcesròn «m ancanza» Eccle 1,15;
nuncio profetico, religiosità dei salmi) pongono
nia/isòr « mancanza » 13x, di cui 8 x in Prov; aram. i poveri in rapporto con Dio. L’idea che i de­
bibl. hassir « mancante, inferiore» Dan 5,27) e, dato . boli ed i bisognosi sono da proteggere, special­
il suo significato più generale, appartiene solo in par­ mente da parte del sovrano, è ampiamente dif­
te al campo semantico della povertà. fusa e normativa in tutto l’antico Oriente, ma
l’intervento dei profeti a favore dei poveri li
4/ La rassegna di 3 a-g dà un quadro abba­ lega in certo qual modo a Jahwe in maniera
stanza complesso delle varie affermazioni sul definitiva. Le preghiere di Israele si fondano >
fenomeno della povertà, dall’epoca premonar­ proprio su questa convinzione e rivelano che
chica a quella postesilica. È perciò difficile de­ Tunica speranza dei credenti che si trovano op­
lineare una storia organica della posizione che pressi è riposta nella fedeltà di Jahwe. I poveri
l’AT assume di fronte alla povertà (cfr. oltre si considerano «clienti » di Dio, non per i loro
alla bibliogr. citata in 3b anche p.e. W.W.Bau- meriti, che sono abbastanza ristretti, ma per la
dissin, Die atl. Religion und die Armcn, benevolenza che Dio dimostra loro. Per l’AT i
PreuBische Jahrbiicher 149, 1912, 193-231; poveri non sono semplicemente poveri, ma i
H.Bruppacher, Die Beurteilung der Armut im « poveri di Dio » che da lui devono aspettarsi
AT, 1924; P.A.Munch, Die Beurteilung des liberazione e gioia (Sai 34,19; Is 29,19;
Reichtums in den Psalmen 37.49.73, ZAW 55, 61,1 ss.).

313 TO» 'nh II ESSERE MISERO 314


5/ Nella letteratura postcanonica si prolunga Tra i vocaboli del campo semantico «nube»
ulteriormente la linea vtrt.: i poveri apparten­ ‘ànàn è il più frequente. Lo seguono 'àb con
gono a Dio, confessano il suo nome ed atten­ 30 attestazioni (Giob 8x, Is 7x, Sai 5x) e sàhaq
dono tutto da lui; la loro «povertà» significa con 21 (Sai 9x, Giob 5x).
nello stesso tempo o soprattutto un atteggia­
mento spirituale di «um iltà» davanti a Dio. 3/ Per le varie designazioni di nube, caligine,
Perciò a Qumran ed in altri circoli giudaici de­ nebbia si vedano, oltre ai dizionari, anche p.e.
gli inizi dell’era cristiana (cfr. gli ebioniti) « po­ Dalman, AuS 1,110-114; R.B.Y.Scott, Meteor-
vero» diventa un tipo di qualifica religiosa ological Phenomena and Terminology in thè
(cfr. f. gli a. J.Maier, Die Texte vom Toten OT, ZAW 64, 1952, 11-25; Ph.Reymond,
Meer, II, 1960, 83-87 con bibliogr.). L’eau, sa vie, et sa signification dans l’AT,
Anche i LXX tendono a sottolineare il caratte­ 1958, 11-18.29-31.35-41; J.Luzarraga, Las tra-
re spirituale della povertà di fronte a Dio, sen­ diciones de la nube en la Biblia y en el Judai-
za tuttavia porre in rilievo distinzioni assolute; smo primitivo, 1973, 15-41. Oltre a ‘àb «nube
oltre a xuoxóq (I) e n:évT]q (II) « povero » essi (da pioggia) » e sàhaq « nube (di polvere/cir­
usano soprattutto xa-rceivóc; (III) «um ile» e ro)» o sim. vanno ricordate anche parole più
Tcpauq (IV) « mite » (ed i loro derivati). Secon- specifiche e più rare: 'aràfcel «nube oscura»
do L ia n o , l.c. 162-167, risulta la seguente stati- (->‘òr 3), qìtòr «fum o» (Gen 19,28) opp.
stica: «nebbia» (Sai 148,8), nasi’ «caligine, nube»
1 (I III IV
(->n i ) e hàzìz «nuvola temporalesca» o sim.
(Zac 10,1; Giob 28,26; 38,25). Per il nostro
‘ani 38 14 8 5 scopo può essere sufficiente dire che ‘ànàn de­
'ànàw 4 3 5 8
‘cebjòn 11 29 2 -
signa maggiormente le nuvole nel loro insieme
dai 20 8 4 —
o la nebbia in quanto massa estesa ed impene­
ràS 10 7 1 — trabile, mentre la nuvola singola e ben delimi­
tata è detta ‘àb (Scott, l.c. 24s.; Reymond, l.c.
Le differenze e le convergenze mostrano come 14)..............................................
l’idea della povertà viene intesa sia dal lato Se si prescinde dai concreti riferimenti meteo­
economico sia da quello spirituale. Per ulterio­ rologici (cfr. anche E.F.Sutcliffe, The Clouds as
ri particolari e per il NT F.Hauck, art. Ttévriq, Water-Carriers in Hebrew Thought, VT 3,
ThW VI,37-40 (= GLNT IX, 1453-1464); F. 1953, 99-103), 'ànàn ed i suoi sinonimi vengo­
Hauck - S.Schulz, art. TCpaùq, ThW VI.645- no usati spesso in paragoni e metafore. Si indi­
651 (= GLNT X I,63-80); F.Hauck - E.Bam- ca con essi ad esempio la caducità (cfr. Is
mel, art. Ttxwxóq, ThW VI,885-915 (= GLNT 44,22 « ho dissipato come nube [ àb] le tue ini­
XI,709-788); W.Grundmann, art. Tct/rcet.vóq, quità e come nebbia ['ànàn] i tuoi peccati»;
ThW Vili, 1-27. Os 6,4 « il vostro amore è come una nube del
R.Marlin-Achurtl mattino»), il buio spaventoso (cfr. ‘ànàn nelle
descrizioni del giorno di Jahwe: Ez 30,3; Gioe
2,2; Sof 1,15), l’estensione immensa (Ez
38,9.16 «verrai come una nube a ricoprire la
terra») e l’altezza smisurata (Sai 36,6 «fino al
W 'ànàn NUBE cielo arriva la tua bontà, la tua fedeltà fino alle
nubi»; cfr. 57,11), cfr. Reymond, l.c. 29-31;
Luzarraga, l.c. 32ss.
1/ L’ebr. 'ànàn « nuvole, nube » (BL 470) e
l’aram. ‘anàn «nube» (Dan 7,13; cfr. fi gli a. 4/ Nell’uso teologico di ‘ànàn (cfr. f. gli a.
Jastrow I095s.; LS 533) hanno una corrispon­ A.Oepke, ThW IV,907s. = GLNT VII,914-9I8;
denza nelfarab. 'anàn « nubi (collettivo) ». ‘nn Reymond, l.c. 35-41; H.W.Hertzberg, BHH
pi. «radunare le nubi» (Gen 9,14; BL 111,2181; Luzarraga, l.c. 45ss.) si distinguono
220.437) è denominativo; un legame con ‘nn sostanzialmente due linee: da una parte la fede
poi. «esercitare la divinazione, il sortilegio» nel creatore, con le sue affermazioni sul domi­
resta incerto (GB 606a; Zorell 615; diversa­ nio di Dio sopra le nubi (a), dall’altra l’imma­
mente KBL 72 lb; cfr. anche L.Kopf, VT 8, gine delle nubi come mezzo di rivelazione di
1958, 190). Come nomen unitatis si ha una Jahwe, ambientata in diverse tradizioni.
volta il fem. ‘anànà (Giob 3,5; cfr. il plur. Ger
4,13). a) Nelle affermazioni generali sulla potenza di
Jahwe sopra le nubi, ‘ànàn e (ancor più) i vo­
2/ 'ànàn ricorre 87x (e lx aram. bibl. ‘anàn), caboli affini {'àb, sàhaq) sono usati soprattutto
concentrato in Es e Num (ciascuno 20x), inol­ nel libro di Giobbe (Giob 26.8.9; 37,11.15;
tre Ez llx , Giob 6x, Deut 5x, Gen e Sai 4x 38,9; cfr. 36,29; 37,16; 38,34.37), ma anche in
ciascuno. ‘anànà e nn pi. sono apaxlegomena diversi altri luoghi, in parte per descrivere la
(vd. sp.). teofania ed il giudizio di Dio (Gen 9,14; Sai

315 m ‘ànàn NUBE 316


97,2; cfr. 2Sam 22,10.12 = Sai 18,10.12.13; ls nSJJ
T T
‘àfàr
J
POLVERE
5,6; Sai 68,35; 77,18; 78,23; 147,8; Prov 8,28;
per Dio che avanza sulle nubi cfr. Nah 1,3, ed
anche Deut 33,26; Ts 19,1; Sai 104,3 e -*rkb 1/ *apar- nel sign. di « terra sciolta, polvere »
4). Si possono ricondurre qui anche le descri­ è testimoniato, oltre che in ebr., anche in acc.,
zioni del giorno di Jahwe, nelle quali si usa ug., arab., aram. e sir. e come radice nominale
‘ànàn ma anche ‘“ràfie! (Ez 30,3.18; 32,7; appartiene al semitico comune (P.Fronzaroli,
34,12; Gioe 2,2; Sof 1,15; cfr. anche Ger 13,16 AANLR Vin/23, 1968, 271.287.298).
e Giob 3,5). L’idea che Dio possa anche sepa­ L’AT da questa radice forma il sost. ‘àfàr ed il
rarsi dal mondo attraverso le nubi si ritrova verbo denominativo ‘p r pi. « gettare (terra) ».
con formulazione diversa in Giob 22,13s. e in
Lam 3,44. Per Jahwe che abita nella nube Solo in ebr., aram. giud. ed et. si ha anche ‘efai
« terra soffice, polvere », affine a àjàr dal lato foneti­
oscura in IRe 8,12 = 2Cron 6,1 cfr. Noth, BK
co e semantico (W.LesIau, Ethiopic and South Ara­
IX,181s. bie Contributions to thè Hebrew Lexicon, 1958, il) ,
che potrebbe essere entrato nell’ebr. (J.Heller, VT
b) La nube come mezzo particolare di rivela­
12, 1962, 339-341; H A L 77s.) attraverso l’acc. eperu
zione ed anche come strumento che serve a ve­ (AHw 222s.; C A D E 184-190.246).
lare la presenza di Dio compare nelle tradizio­
ni relative all’epoca di Mosè (Es 13,21.22; 2/ 'àjar è attestato llOx nell’AT (Giob 26x,
14,19.20.24; 16,10; 19,9.16; 24,15.16.18; Is 15x, Sai 13x, Gen 9x), ‘pr pi. lx (2Sam
33,9.10; 34,5; 40,34-38; Lev 16,2.13; Num 16,13) e ’éfeer 22x (Giob 4x, Is 3x; prescindendo
9,15-22; 10,11.12.34; 11,25; 12,5.10; 14,14; da Gen 18,27 e 2Sam 13,19 usato solo a parti­
17,7; Deut 1,33; 4,11; 5,22; 31,15; Sai 78,14; re da Ger ed Ez).
99,7; 105,39; Neem 9,12.19), con risonanze
anche nelle affermazioni sul tempio di Gerusa­ 3/ Il significato fondamentale di ‘àjar «terra
lemme (IRe 8,10.11 = 2Cron 5,13.14; Ez 1,4; soffice, sciolta, polvere» si avvicina moltissimo
10,3.4; in senso escatologico fs 4,5, cfr. Wild­ all’ambito semantico di ’adàmà « suolo »
berger, BK X,106s.). (cfr. Gen 2,7; 3,19) e di -» Jiérces «terra» (Gen
A differenza dei testi citati sotto (a), qui ‘ànàn 13,16; 28,14 ecc.), per cui talvolta i termini
ha una prevalenza quasi assoluta ('ab ancora sono interscambiabili (cfr. ISam 4,12; 2Sam
in Es 19,9; '“ràfcel in Ez 20,21; Deut 4,11; 1,2 con Gios 7,6; Ez 27,30) o paralleli (Is 47,1;
5,22). La tradizione della guida del popolo at­ Giob 5,6; 14,8).
traverso il deserto, conservata in JE e nei testi L’uso più ampio della parola si deve all’accen­
che ne dipendono, parla di una colonna di tuazione di aspetti diversi del senso fondamen­
nubi {‘ammùd ìànàn) o anche soltanto di tale, per cui ‘àfàr da una parte può significare
‘ànàn\ la tradizione sacerdotale della presenza «malta, intonaco» (Lev 14,41.42.45), e dal­
di Dio nella nube presso la tenda usa soltanto l’altra può designare i resti di una distruzione,
‘ànàn. Dal punto di vista della storia delle tra­ come la « polvere » a cui sono ridotti gii ogget­
dizioni, non si sa da dove provengano tali con­ ti di culto (Deut 9,21; 2Re 23,4.6.12.15), le
cezioni. Noth, ATD 5,86 (= ital. 135) attribui­ «macerie» di città devastate (IRe 20,10; Sai
sce la colonna di nubi e di fuoco alla teofania 102,15; Neem 3,34; 4,4), e la «cenere» di una
sinaitica: « il fenomeno della colonna di nubi e vittima bruciata (Num 19,17 par. ’èfeer v. 9s.).
di fuoco risale presumibilmente all’osservazio­ ‘àjar è inoltre il cibo del serpente (Gen 3,14; Is
ne di un vulcano in fase eruttiva, cui si allude 65,25; Mi 7,17). Il plurale ricorre solo due vol­
indubbiamente nel racconto dei fatti avvenuti te nell’AT: ‘afròt zàhàb «granelli di polvere
sul Sinai». Altri autori pensano invece al rito d’oro» (Giob 28,6) e ‘afròt lèbèl «zolle di ter­
cultuale, con cui si rappresentava la rivelazio­ ra» (Prov 8,26).
ne sinaitica, e nel quale le nubi di fumo aveva­
no una loro giusta collocazione (A.Weiser, FS NelFAT non compare il sign. acc. di « volume » e
Bertholet 1950, 523s.; W.Beyerlin, Herkunft « territorio» (AHw 223; C A D E 189s.).
und Geschichte der àltesten Sinaitraditionen, Il termine 'efeer (cfr. Num 19,9s.17 e Gen 18,27;
Giob 30,19; 42,6) è molto affine a 'àjar, ma se ne di­
1961, 142s.154s.163.177s.; H.-P.Muller, VT
stingue per il fatto che è usato prevalentemente col
14, 1964, 183s.; cfr. anche G.H.Davìes, LDB sign. di « polvere ». Per « cenere » ’èfeer è usato chia­
fll,817s.). ramente solo in Num 19,9s. (cfr. anche Ez 28,18;
A.Schwarzenbach, Die geographische Terminologie
5/ Per gli sviluppi delle espressioni vtrt. in im Hebr. des AT, 1954, 129: « ‘éjeer ha solo il signi­
ficato di “cenere” »).
cui si usa 'ànàn cfr. A.Oepke, art. ve^ÉX/q,
Per ’àbàq « polvere (minutissima) » (Deut 28,24 as­
ThW IV,904-912 (= GLNT VIL905-928); E. sieme a 'àjar; Is 5,24; 29,5; Ez 26,10; « fuliggine » Es
Manning, La nuée dans l’Ecriture, Bible et Vie 9,9; ,abàqà « polvere [aromatica] » Cant 3,6) cfr.
Chrétienne 14, 1963, 51-64; Luzarraga, Le. Schwarzenbach, l.c. 129s.; H A L 9a.
212-245.
E.Jenni ‘àjar nell’AT è immagine di quantità ed ab­

317 “)SS? 'àfàr POLVERE 318


bondanza (Gen 13,16; 28,14; Num 23,10 [cfr. nisce i morenti « coloro che si coricano nella
però le etimologie arab. in A.Guillaume, VT polvere» (Giob 7,21; 20,11; 21,26), «coloro
12, 1962, 335-337: «guerriero»; C.Rabin, che scendono, sprofondano nella polvere » (Sai
Tarbiz 33, 1963/64, 114: «quantità»]; Ts 22,30; Giob 17,16); l’orante di fronte alla mor­
40,12; Zac 9,3; Sai 78,27; Giob 27,16; 2Cron te si sente posto da Jahwe nella polvere di
1,9; cfr. Es 8,12s.; così pure hòl «sabbia» morte (Sai 22,16). In tal senso ‘àjar potrebbe
[22x, tranne che in Es 2,12; Deut 33,19; Ger anche designare il regno dei morti (Is 26,19;
5,22; Prov 27,3 sempre immagine di quantità]), Giob 17,16 par. ^se’ùl; Dan 12,2; cfr. acc. bit
indica completa distruzione (2Sam 22,43 = Sai epri «casa della polvere = regno dei morti»,
18,43; 2Re 13,7; ls 41,2), mancanza di valore e Gilg. VII, IV r. 40.45; N.H.Ridderbos, ‘àjar als
nullità (Sof 1,17; Sai 7,6; Giob 22,24), abbas­ Staub des Totcnortcs, OTS 5, 1948, 174-178).
samento ed umiliazione (2Sam 16,13; Is 25,12;
29,4; 47,1 ecc.). Come immagine di assoggetta­ 5/ Nel primo giudaismo e nel NT (Apoc
mento si ha la frase «lambire la polvere» (Is 18,19 con la traduzione più comune di
49,23; Sai 72,9), e per indicare il contrario, os­ ‘àjar nei LXX) si parla talvolta della polvere
sia che la sottomissione è terminata, si usa in relazione ai riti funebri (cfr. Levy I,148b).
« scuotersi la polvere » (Is 52,2). La concezione secondo cui l’uomo è polvere ed
in polvere ritorna assume maggior rilevanza a
Anche ’éfcer viene usato per indicare una quantità Qumran (IQS ll,21s.; IQH 3,21; 10,4s. ecc.).
immensa (Is 44,20; Sai 147,16?), mancanza di valore
(Giob 13,12) ed umiliazione (Mal 3,21).
G. Wanke

4/ a) L’uso teologico di rà far in senso stretto


si fonda sull’impiego figurato della parola: Jah­
we abbassa, umilia, annienta (getta nella polve­
re Is 25,12; 26,5) e innalza la bassezza del pic­
colo (solleva dalla polvere ISam 2,8; IRe 16,2;
Sai 113,7). 1/ La radice a due lettere *'id- > *‘is- appar­
tiene al semitico comune (Bergstr. Einf. 186;
b) L’uso^ teologico in senso largo si ha quando P.Fronzaroli, AANLR VIII/23, 1968, 276.290)
‘àjar e 'Sfar vengono nominati nei riti di lutto, e si riferisce a tutto ciò che nel regno vegetale
di penitenza e di mortificazione (E.Kutsch, ha consistenza legnosa ed ha a che fare in ge­
ThSt 78, 1965, 23-42; G.Fohrer, Geschichte nerale con il legno. La derivazione della parola
der isr. Religion 1969, 216); manifestazioni in da una supposta radice verbale ‘sh II (così BDB
tal senso sono il cospargersi il capo di cenere, 871), poco (e nell’AT per nulla) testimoniata, è
sedersi nella polvere, rotolarsi nella polvere improbabile e non necessaria per la sua spiega­
(Gios 7,6; 2Sam 13.19; Is 58,5; 61,3; Ger zione.
6,26; Ez 27,30; Giona 3,6; Mi 1,10; Giob
2,8.12; 30,19; 42,6; Lam 2,10; Est 4,1.3; Dan II Fem. ‘èsà in Ger 6,6 va letto come ‘èsàh (con suf­
9,3), fisso di 3a fem. sing.) « i suoi alberi, il suo patrimo­
nio arboreo» (cfr. Deut 20,19; Rudolph, HAT
c) All’uso teologico largo appartiene anche la 12,42; per Is 30,1 ->j's 3c).
concezione, formulata per la prima volta nel-
l’AT da J, secondo cui l’uomo è formato con In aram. (DISO 21.219; KBL 1053a) ‘g
'àjar e diventa essere vivente solo quando Dio (aram. eg.) opp. ’à ‘ (Dan 5,4.23; Esd 5,8;
gli soffia dentro l’alito di vita (Gen 2,7; 3,19; 6,4.11) è ristretto al sign. di «legno, trave»,
18,27; Westermann, BK l, 280s.362). Questa mentre per « albero » viene usato ’ilàn (Dan
concezione è stata accolta soprattutto nel salte­ 4,7.8.11.17.20.23).
rio e in Giobbe, con l’intenzione, già espressa
da J, di evidenziare la caducità e la nullità del­ 2/ ‘ès ricorre nelPAT 330x (incl. ISam
l’uomo. L’uomo è polvere (Gen 3,19; Sai 17,7Q; Ez 45x, Es 3lx, Gen 30x, IRe 29x, Lev
103,14; Giob 4,19; 8,19) e ritorna in polvere 21x, Deut 20x, Is 17x, Ger 15x), e lx ‘èsà (Ger
(Gca3,19; Giob 10,9; Ecclc 3,20; con -> ’adàmà 6,6, vd. sp. 1).
Sai 146,4; con dakkà’ «ciò che è schiacciato,
polvere» Sai 90,3) quando Jahwe ritira il sof­ *3/ Come in acc. (i$u, AHw 390s.), ug. ('&
fio (~+rùah, ne3àmà) che ha dato (Sai 104,29; WUS nr. 2078) ed et. ( ‘ed, Diljmann I025s.),
Giob 34,15; Eccle 12,7). Sotto questo aspetto ‘es ebr. possiede ancora il valore semantico
per l’Ecclesiaste (Eccle 3,18-20) l’uomo non si completo con i due significati fondamentali di
distingue dalla bestia; entrambi muoiono. Per­ « alberi (collettivo), albero » e « legno », men­
ciò l’AT assimila i morti alla polvere (Sai tre in aram. (vd. sp. 1) ed in arab. (sagar(a),
30,10), chiama i morti «coloro che abitano Wehr 415a) sono subentrati dei neologismi per
nella polvere» (Is 26,19), «coloro che dormo­ «albero». Nel sign. di «albero» l’accento è
no » nella terra della polvere (Dan 12,2) e defi­ posto tutto sull’aspetto del genere, mentre si

319 H? 'ès ALBERO 320


hanno designazioni particolari per le singo­ le fonti si ha in W.Fuss, Die sogennante
le specie dì albero (p.e. ’ceriez « cedro », e sai Paradieserzàhhmg, 1968, 32ss.). È fuor di dub­
«tamerice», berds «cipresso», gàjoen «vite», bio che si tratta di « uno dei molti simboli del­
zàjit « olivo », lùz « mandorlo », siqmà « sico­ la vita tipici del pensiero dell’antico Oriente»
moro», le’ènà «fico», tàmàr, «palma») o le (così Gemser, HAT 16,29; cfr. anche Ch.Kayatz,
varie forme di albero (p.e. sebal</scbòk « cespu­ Studien zu Proverbien 1-9, 1966, 105s.). Forse
glio» o il gruppo di vocaboli ’à jilf è da ricondurre ad esso il culto degli alberi te­
'alldn/'èlà/'èlòn [diversamente G.Greiff, ZDPV stimoniato nell’antico Israele (James, vd. st.) e
76, I960, 161-170] «grande albero», general­ persino il candeliere a sette bracci (menòrà)
mente inteso come « quercia/terebinto »). Cfr. potrebbe essere una raffigurazione stilizzata e
anche BRL 83-87; A.E.Riithy, Die Pflanze und simbolica dell’albero della vita. In ogni caso
ihre Teile im biblisch-hebràischen Sprachge- l’albero conferisce immortalità, idea che è te­
brauch, 1942; M.Zohary, IDB 11,284-302 (bi­ stimoniata anche nell’AT in Gen 3,22 (Vrie-
bliogr.). zen, Widengren, vd. st.) e nel tardo giudaismo.
Si può solo accennare qui ai vari usi della pa­ Ciò spiega i molti miti e le molte leggende, che
rola ‘ès. Si parla degli alberi in relazione ai p.e. in Mesopotamia parlano della ricerca del­
frutti (Gen 1,11 s.29; Sai 148,9 ecc.) e alTom- l’albero o dell’erba della vita. Tuttavia nel rac­
bra (Giud 9,15 ecc.); essi servono come punto conto della Genesi l’albero ha un’importanza
di riferimento (ISam 14,2; 22,6) e rientrano secondaria, come del resto in tutto l’AT. Nel
nelle leggi di guerra (Deut 20,19s.). Numerosi giudaismo ellenistico e specialmente nell’apo­
alberi, presi singolarmente e con una precisa calittica la situazione è diversa e si giunge a
collocazione, hanno una certa importanza nel varie speculazioni: nel Testamento di Levi
culto o come simboli (Gen 12,6; 21,33; 35,4.8; (18,10-11) abbiamo la promessa che Dio aprirà
Gios 24,26 ecc.). I profeti e gli autori deutero- di nuovo la via verso il paradiso e l’albero del­
nomisti si scagliano contro l’adorazione degli la vita; nel 4° libro di Esdra (8,52) il veggente
alberi e gli dei di legno (cfr. p.e. Deut 4,28; ed i suoi fratelli, a differenza degli abitanti del
12,2; 16,21; 28,36.64; 29,16; Giud 6,26: IRe mondo, hanno accesso al paradiso e all’albero
14,23; 2Re 16,4; 17,10; 19,18 = Is 37,19; Is della vita; nei Salmi di Salomone (14,3) si
44,13ss.; 45,20; 57,5; Ger 2,20.27; 3,6.9.13; identifica allegoricamente paradiso e albero
10,3.8; 17,2; Ez 6,13; 20,28.32; Os 4,12s. [di­ della vita con la comunità dei devoti; per IQH
versamente H.L.Ginsberg, FS Baumgartner 8,5-6 il cantore può stare presso «alberi della
1967, 74]; Ab 2,19; aram. bibl. Dan 5,4.23). vita » (plur.!). Perciò non è casuale che nel NT
‘ès nel sign. di « legno » può essere legno da ar­ il concetto si ritrovi appunto nell'Apocalisse,
dere (Gen 22,3; Deut 19,5; Neem 10,35), legno cfr. Apoc 2,7 e 22,lss.
da costruzione (Agg 1,8; aram. ’à ‘ Esd 5,8 Per il tema «albero della vita» cfr. f. gli a.:
ecc.), materiale per ogni specie di oggetti (Deut W.Staerk, L’arbre de la vie et l’arbre de la
10,1; 19,5 ecc.), farmaco (Es 15,25), forca (Gen Science du bien et du mal, RHPhR 8, 1928,
40,19; Deut 21,22s.; Est 5,14 ecc.) e così via. 66-69; Th.C.Vriezen, Onderzoek naar de
Nel linguaggio poetico ‘ès è usato in semplici Paradijsvoorstelling bij de oude semietische
paragoni (Ger 17,8; cfr. Giob 18,16) ed in ela­ Volken, 1937 (indice s.v. levensboom);
borate allegorie (Ez 15; 31 [cfr. F.Stolz, Die P.Huinbert, Etudes sur le récit du paradis et de
Bàume des Gottesgartens auf dem Libanon, la chute dans la Genèse, 1940, 2lss.; G.Widen­
ZAW 84, 1972, 141-156]; Dan 4 aram. 7làn); gren, The King and thè Tree of Life in Ancient
cfr. anche le due favole di Giud 9,8-15 e 2Re Near Eastem Religion, 1951; G.Pidoux, En-
14,9. corc Ics deux arbres de Genèse 3, ZAW 66,
1954, 37-43; I.Engnell, «Knowledge» and
4/ NelIAT si parla di due alberi particolari «Life» in thè Creation Story, SVT 3, 1955,
di origine mitica: l’« albero della vita » (a) e 103-119; E.O.James, The Tree of Life, FS
P« albero della conoscenza del bene e del Thatcher 1967, 103-118; F.Vattioni, L’albero
male » (b). della vita, Augustinianun 7, 1967, 133-144;
W.H.Schmidt, Die Schòpfungsgeschichte der
a) ‘Ss (hci)hajjim « albero della vita » compare Priesterschrift, 21967, 207ss.; ulteriore bibliogr.
in Gen 2,9b e 3,22 (J), inoltre Prov 3,18; in Westermann, BK I, 288s.
11,30; 13,12; 15,4. Mentre in Prov l’espressio­
ne viene usata in senso figurato per descrivere b) L’« albero della conoscenza del bene e del
il valore della sapienza, nella narrazione del male» {'ès haddà'at tòb wàrà“) si trova solo in
paradiso si tratta di uno dei due alberi dell’E­ Gen 2-3 (J), dove diversamente dal precedente
den, le cui reciproche relazioni non sono anco­ ha grande importanza (2,9.17; -*tòb 3e; -*jd4
ra chiare; il problema spesso viene risolto sup­ III/lc). Non si può correggere il testo cancel­
ponendo due fonti (cfr. O.Lorctz, Schòpfung lando le ultime due parole dell’espressione
und Mythos, 1968, 109ss. = Creazione e mito, (così anche Schmidt, l.c. con bibliogr.). L’at­
1974, 129ss.; un tentativo coerente di dividere tuale costruzione, anche se suona male per al-

321 y]? 'ès ALBERO 322


cani esegeti, è del tutto corretta: abbiamo qui principali delle lingue sem. usano ognuna una
uno st. cs. che regge un inf. cs. con due oggetti. radice diversa per «fare, agire» (acc. epèsu,
Spiegazioni moralistiche, pedagogiche e pura­ fen. pun. —p ‘l, aram. —'bd, arab. ‘m l/fl
mente sessuali della natura delPaibero e quindi f-> ràmàl\, et. —gbr).
della proibizione divina di mangiarne non col­
Sono incerti i dati sulla presenza della radice in ug.
gono nel segno, anche se si possono accettare
(per WUS nr. 2113 cfr. f. gli a. P.van Zijl, Baal,
alcuni elementi di ognuna di queste interpreta­ 1972, I23s.) e nei nomi personali amor., pun. ed
zioni, e specialmente delFultima: «conoscen­ aram. eg. (Huffmon 201; F.L.Benz, Personal Names
za » va inteso qui nel senso più pieno della ra­ in thè Phoenician and Punic Inscriptions, 1972, 385;
dice jd': « possedere, aver potere su, disporre M.Lidzbarski, Phònizische und aramàische Krugauf-
di » o sim. Il merismo con cui si esprime l’og­ schriften aus Elephantine, 1912, 19).
getto indica generalmente ciò che è compreso Per vecchi tentativi di collegamento con radici arab.
tra i due estremi, qui perciò « tutto », vale a cfr. G V G II, 514; GB 622a; per proposte più recenti
di spiegare singoli passi vtrt. in base a diversi verbi
dire ciò che si trova tra bene e male. A colui
arab., cfr.Barr, CPT 333 (bibliogr.).
che gusta dell’albero viene concessa quindi
l’onnipotenza, come viene posto in risalto dal­ NelI’AT ricorrono il qal, il ni. (vd. st. 3c) ed
la promessa del serpente: « Diventerete come una volta il pu. (Sai 139,15 «essere creato»,
dei (o « esseri divini »), in quanto conoscerete ma può essere un qal pass., cfr. Zorell 632b),
il bene e il male », ossia « avrete potere su tut­ inoltre ma*sa (vd. st. 3d) come derivato nomi­
to». I paralleli orientali talvolta addotti sono nale. I passi di Ez 23,3.8 (pi.) e v. 21 (q.) van­
incerti, tuttavia questo senso della radice jd' no assegnati ad una radice propria 'sh II «pre­
potrebbe essere utile per scoprire l’ambiente mere » (GB 624; cfr. Zimmerli, BK XIII,530;
deirespressione. Si ha qui probabilmente una Jenni, HP 13ls.; G.Rinaldi, BeO 10, 1968,
polemica anticananea; mentre in Canaan il ser­ 161).
pente (nàhùs) dispensatore di vita abilitava Per i nomi propri ’ceVàsà, Ja 'aèVèl,
l'uomo a comportarsi come dio nel culto ses­ M a‘asèjà(hù), ‘“.iàjà ecc. cfr. Noth, IP 171 s.; i
suale e, benché limitatamente, a penetrare nel­ nomi M'sjh(w) e ‘sj/'sjhw sono attestati anche
la sfera divina, la medesima condotta di fronte in alcuni sigilli (F.Vattioni, Bibl 50, 1969,
al Dio d’Israele produce frustrazione e morte. 387s.).
Ulteriore bibliogr. sull’« albero della conoscen­
za »\ Vriezen, l.c.; M.Buber, Der Baum der Er-
2/ ‘sh « fare, agire » con 2627 attestazioni è
kenntnis, ThZ 7, 1951, 1-8; Engnell, l.c.;
per frequenza il terzo verbo dell’AT, dopo
H.G.Leder, Arbor scientiae, ZNW 52, 1961,
156-182; J.A.Soggin, La caduta dell’uomo nel
— 'mr « dire » e —hjh « essere ». Non manca in
terzo capitolo della Genesi, Studi e Materiali nessuno dei libri vtrt., tuttavia nei testi narrati­
di Storia delle Religioni 33, 1963, 227-256; id., vi (spec. Es 25-31.35-40) si ha una maggiore
Osservazioni filologico-linguistiche al secondo densità (vd. il quadro seguente; incl. IRe
22,49Q; Mand. riporta Es 25,24 due volte;
capitolo della Genesi, Bibl 44, 1963, 521-523;
Schmidt, l.c. 223s.; inoltre la bibliogr. citata 2Cron 33,2 è in appendice; Num 9,3a e ISam
14,32K mancano). Quasi un terzo delle 235 at­
sotto -*jd' III/le e in Westermann, BK
testazioni del sostantivo sono al plurale.
I,328-333.
qal ni. pu. ma "‘sa totale
5/ In IQH 8,4ss. diversi motivi vtrt. conflui­ Gen 150 3 6 159
scono nel termine ‘ès. Nei LXX le traduzioni Es 316 7 — 40 363
normali di 'ès sono SévSpov « albero» e ^uXov Lev 78 16 — 2 96
« legno ». Per il NT e la sua concezione dell’al­ Num 120 7 * 4 13!
bero della vita cfr. J.Schneider, art. ^óXov, Deut 160 3 — 13 176
ThW V,36-40 (= GLNT V ili,103-114). Gios 63 - - 1 64
J.A.Soggin Giud 89 2 — 4 95
1Sani 85 3 — 4 92
2Sam 83 2 — — 85
IRe 153 ; ! — 13 167
2 Re 155 3 — 4 162
ls 100 7 — 27 129
f ©V 'sh FA RE, A G IR E (1-39) (52) (lì - (17) (70)
(40-55) (31) ( 1) - (2 ) (34)
(56-66) (17) - - (8 ) (25)
Ger 151 2 — 14 167
1/ La radice *‘sj «fare, agire» ricorre nell’e- Ez 208 8 — 7 223
br. antico delle iscrizioni ed in moab. (DISO °s 15 — — 2 17
222s.), ed anche nel sudarabico antico (e altri Gioe 4 — — 4
dialetti del sem. meridionale, cfr. W.W.Muller, Am 10 _ — — 1 11
Die Wurzeln Mediae und Tertiae y/w im Alt- Abd 1 1 — - 2
sùdarabischen, 1962, 79). Le ramificazioni Giona 7 - - 1 8

323 njw; 'sh FARE, AGIRE 324


Mi 6 — — 2 8 quello di «trascorrere» (Eccle 6,12). È solo un
Nah 2 — — — 2 problema che riguarda la traduzione nelle no­
Ab 3 — — 1 4 stre lingue, più sfumate dell’ebr. nel rendere i
Sof 4 — - - 4
vari sensi di « fare », il vedere come vanno pre­
Agg 2 — — 2 4
Zac 8 — — - 8 cisate espressioni come ’sh con ogg. sejàrim
Mal 8 1 — — 9 «libri» (Eccle 12,12), milhàmà «guerra»
Sai 108 1 1 39 J49 (Gen 14,2), sàldm «pace, amicizia» (Gios
Giob 36 — — 5 41 19,15), ’èbcel «lu tto » (Gen 50,10), sèm
Prov 34 — — 3 37 «nom e» (Gen 11,4). Nell’AT ricorre abba­
Rut 13 - — 13 stanza spesso la costruzione ‘ih melàkà « la­
Cant 4 - - 1 5 vorare, eseguire un lavoro ».
Eccle 29 14 21 64
Lam 2 — — 2 2
La sfera delle relazioni personali e la respon­
Est 43 12 - 1 56 sabilità dell’uomo nel suo agire e nel suo
Dan 21 3 ~ 1 25 comportamento di fronte ad altri uomini e di
Esd 10 1 - 1 12 fronte a Dio vengono espresse in molti modi
Neem 51 4 - 1 56 con il verbo 'ih: in una interrogazione di rim­
1Cron 39 — 2 41 provero (Gen 12,18), con una proposizione
2Cron 156 3 - ■ 10 169 relativa (Es 24,7), con un’intera serie di nomi
AT 2527 99 1 235 2862 all’accus. e con le particelle le, ‘im, 'et, be ecc.
I seguenti nomi compaiono più spesso in cop­
pia con 'ih (includendo anche i passi con Jah­
3/ L’area semantica di ‘i h è molto vasta, ed il we come soggetto): ra ‘ (75x; frequente neH’e-
quadro delle sfumature di senso è straordina­ spressione dtr. « fare ciò che spiace a Jahwe »)
riamente ampio. II nostro campo semantico opp. rà'à « male », mispàf « giudizio » (più di
« Fare, agire » è un equivalente col quale ci si 50x), hàscecl « benevolenza, grazia » (36x),
mette quasi sempre sulla traccia giusta del con­ jàsàr « il diritto » (34x), tòb opp. tóbà
tenuto della parola ebr. e del suo contesto. I «bene» (32x), fdàqà «giustizia» (23x),
molteplici significati di 'ih si deducono dai di­ miswà « comandamento » (16x), tò'èbà « orro­
versi soggetti, oggetti e preposizioni con cui è re» (15x), hòq «statuto» (lOx, huqqà. 3x),
costruito il verbo. La maggior parte dei passi ’“mcet « fedeltà » (7x), ràsòn « volontà »,
ha come soggetto uomini (talvolta anche organi sàlòm «salute» e torà «legge» (tutti 4x).
del corpo umano), gruppi di uomini o popoli. Quanto più concreto è l’oggetto, tanto più
In circa un sesto delle ricorrenze si ha un chia­ forte è la tendenza a sostituire il generico ‘ih
ro uso teologico con Jahwe come soggetto. Un con altri verbi (~*’hb, -»bqs, -*■gml, ->drs,
gruppo relativamente piccolo di passi ha sog­ -+hlk, -*‘bd, rdp «inseguire», -*sm', -*smr).
getti vari: animali, piante, cose e termini
astratti. In ‘sh tòb Eccle 3,12 «agire bene» si vede spesso
un grecismo (eu irpÓTTEtv, così K.Budde, Megilloth,
1898, 134, e Hertzberg, KAT X V II/4 , 100); ciò vie­
a) Conformemente al significato fondamentale ne contestato da R.Gordis, Koheleth, 21955, 222,
di ‘ih « fare-agire », 'ih con l’accus. indica an­ con rimando a 2Sam 12,18 'sh rà'à « be miserable »
zitutto la fabbricazione dei più diversi oggetti, (= « essere infelice »). Tuttavia questo rimando non
anche dell’immagine di un dio (con 'alòhim Es convince, perché alla traduzione proposta da Gor-
32,1.23.31; Giud 18,24; con pàscei Es 20,4 = dis difficilmente si può dare un senso. Cfr. però an­
Deut 5,8; Deut 4,16.23.25; Giud 17,3s.; gli dei che O.Loretz, Qohelet und der Alte Orient, 1964,
dei popoli 2Re 17,29ss.). Con il doppio accu­ 47s.
sativo ‘sh ha il significato di «costruire, tra­
sformare», con l’accus. e il le intenzionale Con le particelle prevale l’uso di le con o sen­
« produrre » (ls 44,17). In un senso alquanto za un oggetto preciso « fare qualcosa a qual­
più largo ‘ih può esprimere anche la prepara­ cuno». La particella le indica la persona ver­
zione di cibi, banchetti e offerte sacrificali so la quale si dirige un’azione o un comporta­
(Gen 18,8; 19,3; Es 10,25). A seconda dell’og­ mento (Gen 20,9; 31,12). Più raro ma già più
getto, ‘i h riceve abbastanza spesso il significato pregnante è l’uso di ‘im, spesso con hcésced
di « acquisire » (con kàbòd « ricchezza » Gen (Gen 24,12.14; 40,14; 47,29 ecc., in tutto
31,1; hàjil «ricchezza» Deut 8,17; nàfces 24x), talvolta anche con tòb(à) (Gen 26,29;
«gente» Gen 12,5, dove proprio il legame con Giud 9,16; Sai 119,65) e rà‘(à) (Gen 26,29;
nàfces sottolinea che nella concezione ebraica 31,29). ‘im sottolinea la comunione che inter­
lo schiavo era una proprietà; cfr. M.Dahood, corre tra persone ed impegna ad un’azione
Bibl 43, 1962, 351, per Eccle 2,8 ed il fen. p i corrispondente. In alcuni passi si trova anche
in Kar. = KAI nr. 26, I, 6s.). Costruito con ’èt (ISam 24,19; 2Sam 2,6; Ez 22,14, 1 ’ittàlc),
sabbàt « sabato », pàsah « pasqua », hàg « fe­ be (Est 6,6) e ‘al (ISam 20,8, forse bisogna
sta » ecc. 'sh prende il significato di « festeggia­ leggere 'im).
re, celebrare» (Es 12,48; 31,16), con jàrriim Non troppo frequente è l’uso assoluto di ‘sh;

325 n&V ‘ih FARE, AGIRE 326


in questi casi significa «trattare, intervenire, d) Il sostantivo ma‘asà esprime l'oggetto di
com piere» (Gen 41,34; ISam 26.25: Esd ‘sh, la sua esecuzione ed il risultato dell’esecu­
10,4), « essere attivo» (Prov 31,13), « mettersi zione (cfr. G.Fohrer, Twofold Aspects of He-
all’opera» (lC ro n 28,10), «darsi da fare» brew Words, FS Thomas 1968, 101). Spec. in
(IR e 20,40, cfr. Montgomery, Kings 330, con­ Es 26-30.36-39 e IR e 7 designa i più diversi
tro modificazioni testuali; diversamente lavori artigianali, ciò che si fabbrica, costruisce
G.R.Driver, FS Nòtscher 1950, 55; cfr. anche con un certo materiale o sostanza ed in questi
Barr, CPT 246s.). casi nelle corrispondenti catene costrutte con
10 st. assol. si indica il fabbricante o con mag­
b) Talvolta ‘sh viene anche detto di piante, gior precisione ciò che viene fabbricato o, mol­
piantagioni opp. di semi ed allora significa to più raramente, la materia. ma‘aÈcè può
«far germogliare, fruttare, rendere» (frutto esprimere in tal senso ciò che viene allestito
Gen 1,1 ls.; Is 5,2.4.10; Ger 17,8; Ez 17,23; con arte (Is 3,24 acconciatura; N um 31,51) e
cibo Ab 3,17; cfr. Gen 41,47; Lev 25,21), può essere reso con un aggettivo. Con la parti­
«p ro d u rre » (farina Os 8,7), anche «em ette­ cella comparativa ke, ma anche senza di essa,
re» (rami Ez 17,8; Giob 14,9). Più raramente si forma il sign. « foggia, fattura » (con ke Es
il soggetto è costituito da anim ali (Deut 1,44: 28.8.15 ecc.; senza kf IR e 7,28, cfr. Noth, BK
2Sam 24,17). IX , 142). ma'aScè significa poi « la v o ro » (Gen
Con soggetti concreti ed astratti si hanno: 5,29, contrario: riposo; Es 5,4.13; G iud 19,16;
’àrces « te rra » (Gen 41,47), qàrcen « c o r n o » Ez 46,1 j*mè hamma'asa; «giorni lavorativi»).
(Dan 8,12), ba ia r « c a rn e » (Sai 56,5), 'dsceb Tenendo presente che i sostantivi ebr. sono
« id o lo » (Is 48,5), kòah « forza» (Deut 8,17), pluridimensionali, ma,a$a significa anche ciò
rùah «spirito; vento impetuoso» (IR e 22,22; che si produce col lavoro (Es 23,16 il lavoro
Sai 148,8), mfsùbà «in fe d e ltà» (Ger 3,6), dei campi; Is 65,22; Ez 27,16.18 «prodotto»).
simhà « gioia » (Eccle 2,2). In Ab 3,17 assume il significato di « fru tto »
Tra i 16 passi col part. pass, degno di nota è (questo è l’unico passo dell’A T in c\\i_ma‘a&cè è
Neem 3,16, in cui il part. assume il significa­ riferito ad una pianta). Inoltre ma'"sa significa
to di « fatto artificialmente » (di una piscina). in generale l’« attività », I’« opera» (Gen
46,33; 47,3) e di conseguenza, come suo effetto
c) li ni. ha sempre un significato passivo opp. e risultato, il «possesso» (ISam 25,2, così
è usato impersonalmente. Oltre ai casi in cui K.Budde, Die Bucher Samuel, 1902, 164; Ec­
viene usato come il qal, vanno citati i seguen­ cle 2,4). In Sai 45,2 designa il canto del poeta.
ti significati: materiali vengono usati opp. la­ Come sostantivo verbale ma‘asx designa l’azio­
vorati (Lev 7,24; 13,51; Ez 15,5). In coppia ne, il comportamento e l’opera dell’uomo, con
con nflàka. « opera » si esprime talvolta an­ una connotazione etica ed una valutazione del­
che il risultato: «essere concluso, essere pron­ l’uomo. Al contrario, Fazione e l’opera di un
to, arrivare a com pim ento» (Neem 6,9.16). Il uomo vengono con esso valutate (Ez 16,30; Ec­
frutto viene prodotto (N um 6,4 della vigna). cle 8,14).
Quando si tratta di una causa giuridica ‘sh ha 11 ma ‘asà di un uomo corrisponde o contraddi­
il senso di «doversi procedere» (Es 21,31; ce a quanto ci si attende da lui dal lato etico,
N um 15,11; Esd 10.3); una legge opp. una de­ ossia è buono o cattivo (anche se raramente
cisione viene posta in atto (Est 9,1; Dan esso è unito a corrispondenti aggettivi o sostan­
11,36), una sentenza viene eseguita (Eccle tivi, ISam 19,4; Eccle 4,3; 8,11; Esd 9,13; Is
8.11). In un ambito pregiuridico 'sh può assu­ 59,6 ma'asè ’àwcerì).
mere il senso di «essere consuetudine, essere L ’espressione tipicamente vtrt. ma‘aèè
usuale» (Gen 29,26). ‘sh può esprimere anche jàd(djim) « opera delle mani » ricorre 54x (15x
l’esaudimento di una preghiera, il compimen­ per Jahwe) nel TM dell’AT. Soltanto in pochi
to di un desiderio (Giud 11,37; Est 5,6; 7,2; passi l’espressione non ha un tenore teologico.
9.12). L’opera delle sue (= dell’uomo) mani è oggetto
Inoltre ‘Éh ni. esprime quanto corrisponde ad della benedizione di Dio, della sua ira, della
un’azione o ad un comportamento attivo, ed sua ricompensa. Specialmente nell’uso lingui­
in tal senso la formulazione classica è quella stico dtn. e dtr. ma'asa , unito a jàd « m a n o » o
dello jus talionis in Lev 24,19 (cfr. Is 3,11; a hàras « artigiano » - e ancor più rafforzato
Abd 15). Il significato è qui quello di « capita­ nell’espressione ma'a§è j ede ’àdàm opp. hàras
re » (Deut 25,9; ISam 11,7; Ger 5,13). - viene usato nella polemica contro gli idoli ed
Infine ‘sh ni. assume il sign. di «trovarsi, ac­ esprime con disprezzo la nullità degli dei paga­
cadere» e soprattutto in testi tardivi «avveni­ ni e delle loro immagini: « spregevole opera di
re»: Is 46,10; Ez 12,25.28; Est 4,1; Dan 9,12; mani d’u om o» (Deut 4,28; 27,15; 2Rc 19,18 =
13x in Eccle, in senso molto ampio (Eccle Is 37,19; Ger 10,3; Sai 115,4; 135,15; 2Cron
1,9) con l ’espressione «sotto il sole» (8x) 32,19; cfr. Is 2,8; Ger 1,16; 25,6.7; 44,8; Os
opp. «sotto il cielo» (1,13) opp. « su lla ter­ 14,4; M i 5,12). Essi sono opera ridicola (Ger
ra » (8,14.16). 10.15 = 51,18), le loro azioni sono nulle (Is

327 nfeW ‘sh FARE, AGIRE 328


41,29, soltanto qui si parla dei m a ‘asìm degli la storia dei patriarchi (Gen 12,2) e all’uscita
dei). dall’Egitto (Es 14,13.31; 15,11), Jahwe porta
L ’Ecclesiaste cerca scetticamente il senso del- j esù'à « a iu to » (Es 14,13), tesù‘à «salvezza,
l’agire umano, ed anzi essenzialmente il signifi­ vittoria, liberazione» (ISam 11,13; 2Sam
cato di ciò che avviene sotto il sole. Perciò 23.10.12), pcelce' «m eraviglie» (Es 15,11),
m a'as& in alcuni passi soprattutto se unito a niflà'òt «p ro d ig i» (Es 3,20; 34,10; Gios 3,5;
‘sh ni., assume il sign. di « c iò che accade» Sai 72,18), ifdOlà «grandezza» (Deut 10,21;
(Eccle 1,14; 2,17; 4,3; 8,9.17). 2Sam 7,21), fdàqdt «azioni salvifiche» (ISam
12,7; Sai 103,6), 'òt «se g ni» (Num 14,11.22;
4/ a) Un uso implicitamente teologico si ha Gios 24,17; G iud 6,17), sefilli m « g iu d iz i» (Es
12,12; Num 33,4), kàlà «distruzione» (Is
quando l’azione delPuomo è un’azione coman­
10,23; Ger 4,27; 5,18; 30,11; 46,28; Ez 11,13;
data o proibita da Dio. La costruzione dell’ar­
Sof 1,18), hàrisònòt «cose passate» (Is 48,3),
ca (Gen 6,14.22) e del tabernacolo (Es 25,8),
l’esecuzione delle leggi dei sacrifici (Lev 4,20),
h°dàsù « una cosa nuova » (Is 43,19).
dei riti (Lev 8,34) e degli ordinamenti cultuali
‘sh nell’AT è il termine più generico per creare
(W.FoersLer, ThW 111,1007 = G L N T V,1255).
(Num 1,54; 8,7) sono azioni comandate, il fare
un idolo (Es 20,4) è un’azione proibita. Jahwe I verbi specifici —qnh, —br' e —jsr non hanno sosti­
ordina di osservare la —berìt e di obbedire alle tuito il generico 'ih in nessun periodo della letteratu­
dieci « p a ro le » (Deut 4,13 debarimi), ai suoi ra vtrt., ed anzi in parte non si sono neppure conser­
comandamenti (Deut 28,1) e ai suoi precetti vati nei testi lardivi (b r ' e jsr mancano in Giob).
(Deut 28,15), alla torà (Deut 28,58), e di fare Nemmeno in Dtis ed in P jsr e br' sono usati più fre­
la sua volontà (cfr. Sai 143,10). Jahwe coman­ quentemente di 'sh. Non si può stabilire una diffe­
da mispat « d iritto » (Mi 6,8) e fd à q à «giusti­ renza nell’uso: 'ih, jsr e br' sono usati come paralleli
in Dtis, soltanto che ’sh esprime l’attività creatrice di
z ia » (Gen 18,19), hdcsced « b o n tà » e raham ìm
D io nel senso più ampio (ls 45,7; 44,24 con oggetto
« misericordia » (Zac 7,9), di fare ciò che è ret­ kòl «tu tto »; cfr. Is 43,7, dove la serie termina enfa­
to (IR e 11,33) e buono (Deut 6,18). L ’agire ticamente con 'aj-'asìtJw, se con Fohrer, Jes. Ili,59,
deH’uomo sottosta al giudizio di Dio, è valuta­ non si eliminano gli ultimi due verbi, e 46,11, dove
to be‘ènè Jhwh ( — ‘àjin 3c.4a). N ell’A T l’e­ 'sh chiude ancora la serie). P da un lato sembra pre­
spressione bl"èné Jhwh opp. « ai miei/tuoi/suoi ferire lo specifico br' (Gen 1,1.27; 2,4a; 5,1.2), però
occhi» ricorre più di lOOx unita a ‘sh, preva­ accanto ad esso in passi di pari importanza usa ’sh
lentemente nel linguaggio dtn. e dtr. A ll’azione (Gen 1,26.31; 2,2; 5,1; 9,6; cfr. Westermann, BK
1,239). J usa ‘sh nel senso di jsr (Foerster, l.c.).
(m a <ascP) dell’uomo corrisponde la benedizione
(Deut 2,7; 14,29; 15,10; 16,15; 24,19; 28,12)
opp. l’indignazione di Jahwe (Deut 31,29; IRe ‘sh descrive l’attività creatrice di Dio in tutte le
16,7; 2Re 22,17; Ger 25,6.7; 32,30; 44,8; sue dimensioni: Jahwe ha fatto la terra (Es
2Cron 34,25). Jahwe ricompensa l’agire del­ 20,11; 31,17; 2Re 19,15; ls 45,12.18; Ger
l’uomo (Ger 25,14; Sai 28,4; 62,13; Lam 3,64). 10,12 = 51,15), il mare (Es 20,11; Giona 1,9;
L ’agire dell’uomo opp. le sue azioni sono og­ Sai 95,5) e la terra ferma (Giona 1,9), il cielo
getto del ricordo di Dio (Neem 6,14; cfr. Am (Es 20,11; 31,17; 2Re 19,15; Sai 96,5), il « fir ­
8,7; Sai 33,15), del suo giudizio (Is 57,12; Ec­ m am ento» ( ràqla' Gen l,6s.), i corpi celesti
cle 12,14). (Gen 1,16; Giob 9,9), sole e luna (Sai 104,19),
Nel suo agire l’uomo è in rapporto con Dio e le «finestre [in cielo]» ( ’arubbòt 2Re 7,2.19),
manifesta così la propria natura: può essere gli animali (Gen 1,25; 3,1; Giob 40,15), l’uo­
l’osservanza del primo comandamento o il ri­ mo (Gen 1,26; 5,1; 6,6; 9,6; Ger 27,5 singoli
fiuto per aderire ad altri dei (ISam 8,8; 2Re uomini ISam 12,6), i popoli (Deut 26,19; Sai
22,17; Ger 44,8; Agg 2,14; Sai 106,35.39), può 86,9). Jahwe crea hajjim « la vita » (Giob
essere la manifestazione della fede in Jahwe o 10. 12). ’
la conversione a lui (cfr. Giona 3,10) o la fidu­ II governo di Jahwe sulla storia, la sua azione
cia nelle proprie azioni o ricchezze (Ger 48,7). cosmica ed il suo intervento nella vita di ogni
L’osservanza dei comandamenti di Jahwe rac­ uomo vengono resi con il verbo ‘sh. Jahwe
chiude in sé la promessa della vita (Lev 18,5; pratica —hcésced (Gen 24,12; Es 20,6; 2Sam
Deut 4,1; Neem 9,29; cfr. Es 20,12; Ez 18,32; 2,6) e '"mcet (2Sain 2,6; Neem 9,33), opera
Am 5,14). mispài (Deut 10,18; Sai 146,7), sàlom (Is 45,7;
Giob 25,2) e rà'à (ISam 6,9; Am 3,6). Con il
b) L’uso è esplicitamente teologico quando si suo ‘ih Jahwe dimostra chi è. Il suo operare è
parla dell’agire di Dio. Dato il carattere generi­ la manifestazione del suo nome (Ger 14,7; Ez
co del verbo, si può esprimere con 'sh l ’agire 20,44; cfr. Is 48,11). Specialmente Dtis motiva
di Dio in ogni settore: il suo intervento nella l’unicità di Dio con la sua opera (41,4.20;
storia c nella natura, nella vita deiruomo e 44,24; 45,7; 48,3.11).
delle nazioni, come pure nella creazione, nel
passato, nel presente e nel futuro. Descrìve il Un po’ particolare è Gen 3,21, poiché nell’AT que­
suo intervento salvifico in Israele all’inizio del­ sto è il solo passo in cui il verbo 'sh descrive un agi­

329 nfcy ‘sh FARE, AGIRE 330


re manuale di Dio, un produrre da materiale preesi­ BK. X,390s.; 29,23), aH’Assiria, la cui conver­
stente (v. in proposito Westermann, BK. 1,366). sione viene indicata come azione di Dio
(19,25), al popolo dei giusti che Jahwe crea
La divinità di Jahwe si dimostra nella confor­ (60,21; 64,7).
mità tra la sua parola c la sua azione. Jahwe è Nel salterio il termine ricorre soprattutto nel­
realmente colui che dice ciò che fa e fa ciò che l’inno (14x), nel canto di ringraziamento (8x) e
dice (Gen 21,1; Num 23,19; 2Re 10,10; Am nella lamentazione (6x). Nell'inno descrive sia
3,7; Ez 17,24; cfr. Is 46,11 jsr). Ciò che Jahwe l’intera creazione (8,7; 103,22) sia alcune sue
vuole lo fa (Sài 115,3). parti (cielo 8,14; 102,26; astri 19,2; la grande
quantità delle creature 104,24.31) o global­
c) Il participio ‘osa viene applicato a Jahwe
mente il giusto agire di Jahwe (92,5), le sue ge­
più o meno 80x, di cui circa 20x nel sign. tec­
sta tra le nazioni e nella natura (145,4.17).
nico di «creatore». Tuttavia l’uso tecnico non
Talvolta ma‘Gscè può essere personificato e si­
è sempre chiaro, poiché lo stile participiale è
gnificare allora «essere vivente» (145,9s.). Nel
tipico dell’inno ed ogni part. può essere esplici­
canto di ringraziamento l’orante con questo
tato con un’altra forma verbale. Anche quando
termine designa l’azione di salvezza opp. di re­
il part. è un nome reggente e nello st. cs. è uni­
denzione, per la quale egli si rivolge con grati­
to ad un altro nome, formando una relazione
tudine a Jahwe (107,22; 118,17; 138,8). Si par­
genitivale, non si ha sempre un uso tecnico (si
la anche dei grandi interventi di Jahwe nella
vedano i singoli contesti di Am 4,13; 5,8; Sai
storia (111,2). Nella lamentazione l’orante ri­
136, 4-7). Si può però supporre un uso tecnico
corda a Jahwe i suoi ma‘ascè salvifici del passa­
quando il part. assume un suffisso pronomina­
to (143,5) opp. il suo giudizio (28,5; 64,10),
le: Os 8,14; Is 17,7 (glossa, vd. B. D uhm , Das
perché anche ora Jahwe possa intervenire giu­
Buch Jesaia, 51968, 133); 27,11; 44,2; 51,13;
stamente e sollevarlo dalla sua penosa situazio­
54,5; Sai 95,6; 149,2; Giob 4,17; 31,15; 35,10;
ne. Egli esalta l’incomparabilità dell’opera di
Prov 14,31; 17,5; 22,2; inoltre nella formula
Jahwe (86,8; cfr. 139,14).
’nsè sàmójJm wd ’àras (Sai 115,15; 121,2 ;
Nel libro di Giobbe rna'asà; significa il potere
124,8; 134,3) e nella domanda «...dice l’opera
di Dio nella natura (37,7). L ’uomo viene desi­
al suo creatore?» (Ts 29,16). Quando si tratta
gnato inoltre come « opera delle sue mani »
di fabbricatori di idoli, non si parla di « creato­
(Giobbe stesso 14,15; l’uomo nei suoi contrasti
ri » (Sai 115,8; 135,18).
sociali 34,19).
L’uso tecnico perciò non è molto diffuso: le attesta­ Nel libro del l’Ecclesiaste il ma‘ascè di D io è ciò
zioni più antiche sono Os 8,14 (vd. Wolff, BK. che l ’uomo non può capire, ciò che oltrepassa
XIV/1, 188) e Is 29,16, inolLre Dtis 3x, Sai 6 x, Giob i confini delle domande e della ricerca umana
3x, Prov 3x e 2x nei lesti postisaiani all’interno di Is (3,11; 8,17; 11,5).
1-39. In tutto quanto l’AT, anche se non sempre lo
Il part. di qnh è usato in senso tecnico 2x (Gen si dice espressamente, si suppone che Jahwe
14,19.22), quello di br’ 3x (Is 43,1.15; 45,18), jsr 2x
nel suo ma'asif è giusto (Dan 9,14; cfr. Sai
(Ger 10,16 = 51,19), p'I lx (solo Giob 36,3).
92,5; 145,17), fedele (Sai 33,4). Secondo Prov
L’uso teologico di m a ‘as7è ricorre 56x nell’AT 16,11 tutti i pesi sono opera di Jahwe, se. Jah­
(Sai 104,13 ha un testo dubbio, vd. BHS e i we stabilisce la norma di una misura giusta.
comm.). Con il termine m a '0sa’, si abbraccia
tutto quanto l’agire di Jahwe tra le nazioni e 5/ L’uso di ‘sh a Qumran corrisponde a quel­
nella creazione, come pure nella vita di ogni lo dell’AT ( ‘iw/ hdsh IQ S 4,25 «nuova crea­
uomo (cfr. G. von Rad, Das Werk Jahwes, FS zione»). Tuttavia nel nome m ‘sh (prevalente­
Vriezen, 1966, 290-298). mente al plur.) si delinea già l’uso tecnico nel
Nel Deut e nel linguaggio dtr. si parla delle senso delle opere deH’uomo (IQ S 1,5; 11,16;
azioni salvifiche di Jahwe che fondano la storia C D 2,8).
di Israele (Es 34,10 postjahwistico, vd. Noth, I L X X traducono 'sh quasi sempre con 7iol£(.v,
A T D 5, 215 = ital. 326; Deut 3,24; 11,3.7; e talvolta con ypàv, ■rcpaeroxiv, mai
Gios 24,31; Giud 2,7.10). con x t i £,e w , che è l’equivalente dei verbi speci­
Nell’annuncio di Isaia m a 'ascè diventa un « ter­ fici br\jsd, isr, kùn e qnh.
mine decisivo della teologia profetica della sto­ Per il NT vd. H.Braun, art. -rcoiiu), ThW
ria » (W.H.Schmidt - G.DelIing, Worterbuch VI,456-483; {= G LN T X ,1 1 17-1190); Chr.
zur Bibel, 1971, 654; cfr. von Rad, l.c. 292s.) e Maurer, art. rcpao-o-to, ThW VI,632-645 (=
significa l’evento che Jahwe sta per realizzare G LN T X I,27-62); G.Bertram, art. epyov, ThW
(Is 5,12.19; 28,21). 11 m a 'ascè di Jahwe può es­ 11,631-653 (= G LN T 111,827-886).
sere senz’altro riconosciuto (5,12), ma d’altra J. Vollmer
parte il profeta mette in rilievo la sua estranei­
tà, perché esso si rivolge contro Israele. Nei te­
sti postisaiani m a ‘asR si riferisce al tempo della
salvezza (10,12, interpolazione, vd. Wildberger,

331 nfrj? 'sh FARE, AGIRE 332


ns ‘et TEMPO k'nt sarebbe sorto allora per dissimilazione
della geminata e k'n sarebbe derivato da esso
per formazione regressiva (così BLA 255).
1/ Il sost. 'ét «tempo» è testimoniato soltan­
to in ebr. (nell’ambiente extrabiblico nell’ostra- 2/ NelTAT 'ét ricorre 296x (esci. Ez 23,43K;
co di Lachis nr. 6 [KAI nr. 196], r. 2 7 h't hzh Sai 74,6K; in Lis. manca Sai 4,8; la ripartizio­
ne è la seguente: Eccle 40x, di cui 31 x nel c.3;
« in questo tempo », dato cronologico all’accu­
Ger 36x, Sai 22x, Deut e Ez ognuno 18x, Dan
sativo, cfr. H.-P.Miiller, UF 2, 1970, 234s. n.
62) e nel fen. pun. (DISO 224; fen.: Kar. [KAI e 2Cron ognuno 16x, 2Re e Is ognuno 1lx,
Gen, Giud e Giob ognuno lOx, lCron 9x), ‘itti
nr. 26] A III, 2 b't q$r « nel tempo della raccol­
lx (Lev 16,21), 'atta 433x (incl. Ez 23,43 K;
ta», cfr. C IV,5; KAI nr. 14, r. 3.12 bl ’tj
Sai 74,6Q; la frequenza maggiore è nei libri
[« sono stato portato via] non al mio tempo »).
Un sost. acc. inu/ittu (enu/ellu) « tempo » non storici: ISam 46x, Gen 40x, 2Sam 30x, Is e
2Cron ognuno 29x, G iud 24x, IR e 23x, 2Re
è accettato dai dizionari più recenti (AHw
22x, Es 20x, Gios 19x, Giob 18x, Ger I6x,
382b.405s.; CAD I/J 153b.304-310).
Come derivati compaiono nell’AT l’agg. 'itti N um I5x).
« uno che è presente in un determinato tem­
po; pronto» (Lev 16,21; la correzione in J.R. 3/ Come risposta alla domanda «q uan d o ?»
Wilch, Time and Event, 1969, 138, non è giu­ (-►màtaj) e per collocare così un avvenimento
stificata) e l’avverbio 'atta « adesso, ora » (per nel tempo, l’ebr. usa varie espressioni avver­
la forma cfr. GVG 1,464; Joiion 81.225; K. biali e preposizionali, che in questo dizionario
Beyer, Althebr. Grammatik, 1969, 66: *'ittà), sono trattate soltanto in parte ( ’àz « a llo ra »
mentre al nome personale ‘attaj (lCron 2,35s. —jòm 3e; -* 'hr, —jòm, —qàdcem, -*qès,
ecc.) viene attribuita un’altra derivazione in —rò$). Però il momento o il periodo cronologi­
Noth, IP 191. co possono essere indicati come tali anche con
un sostantivo. Generalmente questo avviene
Nella grafia 7, al di fuori della Bibbia è ben testimo­ con —jòm «giorno, tem po», di cui tuttavia
nialo 'atta (secondo F.M.Cross - D.N.Freedman, non si perde mai completamente il significato
Early Hebrew Orlhography, 1952, 52s., una forma fondamentale, ed in secondo luogo con il sost.
secondaria di * ‘at nella lingua popolare; secondo più generico ‘èf, indipendente da una unità na­
L.A,Bange, A Study of thè Use of Vowel-Letters in
turale di tempo, ed il cui significato principale
Alphabetic Consonantal Writing, 1971, 127, una gra­
fia storica senza indicazione della -à atona; cfr. Ez
può essere indicato con «(m om ento determi­
23.43K e Sai 74,6 K), cfr. w't « ed ora » nei testi ebr. nato di) tempo di/per». In quanto si dirà ora
preesilici di Murabba‘àt (P.Benoit - J.T.Milik - R.de nella trattazione semasiologica del termine e
Vaux, D JD n , 1961, 96 nr. 17, r. 2; sec. 8 ’ a.C), per la sua delimitazione rispetto ai vocaboli af­
Teli ‘Arad (cfr. J.C.L. Gibson, Textbook of Syrian fini, bisognerà partire da questo significato les­
Semitic Inscriptions 1, 1971, 49-54) e Lachis (ostraco sicale nelle sue tre componenti (a) « momento
nr. 4 [= K A I nr. 194], r. 2), e l’espressione 7 kjm di tem po», (b) «determ inato» e (c) « d i/p e r»,
«adesso in questo giorno» (KAI nr. 192, r. 3 ripetu­
ciascuna delle quali a seconda degli elementi
to; nr. 194, r. I; cfr. Miiller, l.c. 235: *'attà kajjòm\
-*jòm 3e [7]).
del campo semantico contestuale potrà essere
maggiormente rafforzata o indebolita, dando
luogo così a diversi significati attuali (cfr.
La derivazione etimologica di ‘et è incerta (cfr. W.Schmidt, Lexikalische und aktuelle
la sintesi in GB 628a; KBL 745s.; Wilch, l.c. Bedeutung, 1963). L ’uso del plurale va però
155-160). Presupponendo un nome ug. “nt usa­ trattato a parte (vd. st. d).
to avverbialmente nel sign. di « adesso »
(lAqht I54 I6I.162.168; cfr. UT 102 n. 3 e a) Che "èt sia un termine cronologico risulta
nr. 1888; diversamente WUS nr. 2065) e la sua sia dall’uso comune della parola (cfr. p.e. la
connessione con l’ebr. 'et e l’aram. k'n/k'nt/k't sua unione con le preposizioni min « da » e 'ad
«adesso» (DISO 125; inoltre wlc't frequente in « fino a » (vd. st.) e con gli aggettivi qàròb « vi­
Hermop. nr. 1-6.8, wk'n in nr. 7, r. 2; aram. c in o » [ls 13,22; Ez 7,7; —qrb 3c.4e] e ràhòq
bibl. Af'an 13x, kf'ànat Esd 4,10.11; 7,12; « lo n ta n o » [Ez 12,27 plur,; —rhq 3]) sia anche
k?'cet Esd 4,17, cfr. KBL 1086b) si potrebbe dal suo derivato ‘atta « in questo tempo =
pensare ad un termine biradicale ‘n + desinen­ adesso » (vd. st. e) e su questo punto tutti sono
za fem. -t (così ultimamente Wilch, l.c.). Sem­ d ’accordo (per Wilch vd. st. c). Tuttavia rispet­
bra però più evidente la vecchia derivazione to al termine ital. « te m p o » (cfr. anche il ted.
dalla radice —j ‘d «determinare» (*‘id-t > *'itt « Z e it» o Tingi, « tim e » ) 'ét ha un’ampiezza
> ‘ét, propr. « termine»), accettata f. gli a. da semantica più limitata, in quanto non indica la
BL 450 (cfr. anche Zorell 636; E.Vogt, Lexicon durata cronologica o lo spazio temporale pro­
Linguae Aramaicae Veteris Testamenti, 1971, lungato (per la domanda «per quanto tem­
85b; J.C. de Moor, The Seasonal Pattern in thè p o ?» si usano preferibilmente espressioni con
Ugaritic Myth of Ba‘lu, 1971, 149); l’aram. jàm ìm « giorni, durata cronologica, spazio di
333 n Ì3 'ét TEMPO 334
tempo» l —jòm 3f-i]; cfr. inoltre —dòr, — 'ad, (BrSynt § 107b), con il sing. di ‘èl 20x (Gen
— 'òlàm), ma il punto o il periodo di tempo in 8,11; 24,11.11; Deut 32,35 «nel tempo in cui
qualche modo determinato, dove « punto » na­ il loro piede vacillerà»; Gios 10,27; 2Sam
turalmente non va preso in senso matematico 11,1.2; ÌRe 11,4; 15,23; Is 17,14; Zac 14,7; Sai
come la frazione di tempo più piccola possibile 21,10 txt?; 32,6 txt?; 71,9; Rut 2,14; Eccle
(per la quale si usa rcega' « momento, attimo », 9,12; lCron 12,23, vd. st. b; 20,1.1; 2Cron
che parimenti risponde alla domanda « per 18,34; in Ger 8,15; 14,19; Giob 38,23; Est
quanto tempo?»; nell’AT 21x, esci. Giob 4,14b; Dan 8,17 le non indica un momento de­
21,13 ràga' «riposo»; aram. bibl. sà'à «atti­ terminato, ma introduce un oggetto dativale
mo» Dan 3,6.15; 4,16.30; 5,5). In Giud 11,26 indipendente), inoltre con l'<? (BrSynt § I09b;
“et non significa i « 300 anni » (introdotti dal non particella comparativa, come ritiene Wilch,
glossatore) della occupazione isr. della regione l.c. 34-40) senza notevole differenza di senso
dell’Arnon, ma l’«allora» del tempo di Balak, rispetto a be e le (22x), e precisamente 8x nel­
contrapposto alla situazione presente (contro l’espressione kà'èt màhàr «domani in questo
Wilch, l.c. 60). Con 'èl non si indica una dura­ tempo» (con l’art. dimostrativo; Es 9,18; ISam
ta cronologica più di quanto con il corrispon­ 9,16; 20,12; IRe 19,2; 20,6; 2Re 7,1.18; 10,6;
dente spaziale màqòm « luogo » si esprima una cfr. Gios 11,6 màhàr kà'èt hazzòt «domani in
estensione. questo tempo»), 4x nell’espressione simile
Diversamente da -* ‘òlàm (« il tempo più re­ kà'èt hajjà «tra un anno in questo tempo»
moto»), 'et non ricorre quasi esclusivamente (Gen 18,10.14; 2Re 4,16.17; per il significato
unito a preposizioni (o come accus. avverbia­ di hajjà cfr. la bibliogr. in —hjh 3c), 5x kà'èt
le), ma anche come elemento autonomo della «in questo tempo = adesso» (Num 23,23, cfr.
frase (soggetto, oggetto, predicato; 73x sulle Noth, ATD 7, 149.164; Giud 13,23 txt?;
278 ricorrenze al sing). Nel primo caso si col­ 21,22; Is 8,23 txt?, cfr. J.A.Emerton, JSS 14,
loca un avvenimento in un determinato punto 1969, 151-175; al contrario Wildberger, BK X,
del tempo, nel secondo il momento cronologi­ 363s.: «come il tempo antico» con l’attributo
co appare oggettivato come realtà a sé in affer­ masc. hàrisòn; Giob 39,18 txt?, I ke‘èt con suc­
mazioni relative al suo esserci, al suo accadere, cessiva frase genitivale; cfr. anche kfmò 'èl in
al suo essere noto o alla sua valutazione. Ez 16,57 txt?, 1 kfmò 'attà, cfr. Zimmerli, BK
Tra le preposizioni collegato con 'et la più fre­ XIII,341) e 3x con un genitivo seguente (ISam
quente è he (137x). Già solo l’espressione bà'èt 4,20; Dan 9,21; 2Cron 21,19). Le altre prepo­
hahi « in quel tempo » ricorre 68x (più Sof sizioni unite a 'èt sono: 'ad «fino a » (12x:
3,20 txt em), riferita per lo più ad un momento Gios 8,29; 2Sam 24,15; Ez 4,10.11; Mi 5,2;
del passato (52x, di cui 15x nel Deut, vd. st. Sai 105,19; Dan 11,24, vd. st. b; 11,35;
4c; con l’impf. cons. come debole formula di 12,1.4.9; Neem 6,1), min « d a » (Is 48,16; Ez
connessione per introdurre un racconto Cren 4,10.11, vd. st. b; Sai 4,8; Dan 12,11; Neem
21,22; 38,1; ÌRe 11,29; con il perf. come indi­ 13,21; ICron 9,25; 2Cron 25,27) e 'al « a »
cazione cronologica più precisa soprattutto (lCron 9,25, vd. st. b). In quattro casi 'èt sta
nello stile degli annali IRe 14,1; 16,6; 18,16 come accus. aw. (Ger 51,33; Ez 27,34 txt?, 1
ecc.; IRe 8,65 assieme a bajjòm hahù «in quel 'atta; Os 13,13 txt?, cfr. però Rudolph, KAT
giorno» v. 64; Est 8,9 con una data), più rara­ X III/1, 239 « al tempo giusto»; Sai 69,14).
mente rivolta al futuro (16x in minacce e pro­ ‘èt funge da elemento autonomo della frase da
messe profetiche, generalmente con l’impf,; in un lato in affermazioni che precisano la qualità
Mi 3,4 assieme a az «allora»; in Ger 33,15; di un determinato momento (Ger 30,7 « è un
50,4.20; Gioe 4,1 nella doppia formula tempo di pena per Giacobbe»; 51,6; Am 5,13;
bajjàmìm hàhèm iihà ‘èt hahi « in quei giorni Mi 2,3; Dan 12,1; cfr. anche Esd 10,13 «m a il
ed in quel tempo»). 15x ognuna si trovano le popolo è numeroso ed è il tempo delle piogge »
espressioni bekol-‘èt « in ogni tempo» (vd. st. con l’espressione nfhà'èl g*sàmlm nel senso di
b) e he + 'iti- + suffisso (vd. st. c), inoltre 35x « il tempo è quello delle piogge torrenziali »,
una catena costrutta be'èl + sost./inf./proposi- cfr. GK § 14ld; BrSynt § 14b; Rudolph, HAT
zione verbale (Gen 31,10; 38,27; Giud 10,14; 20,94; J.Barr, Biblical Words for Time, -1969,
ISam 18,19; Is 33,2; 49,8 ecc., con particolare 119), dall’altro in diverse affermazioni relative
frequenza in Ger [14x, p.e. Ger 6,15 bc'èt al Tesserci di un determinato tempo (negativo:
peqadlìm « nel tempo in cui li punisco » con Gen 29,7 «non è ancora tempo di... »; Giob
frase genitivale, cfr. BrSynt §144)j, 2x in forma 22,16; interrogativo: 2Re 5,26 txt?, cfr. p.e.
negativa belò '(Et- « non al tempo di... » (Lev J.Gray, I & II Kings, 1963, 457: 1 ha'alta
15,25) opp. belò ‘ittcèkà « non nel tuo tempo = làqahtà; Agg 1,4; positivo: Ez 16,8.8; 30,3; Os
prima del tempo stabilito per te» (Eccle 7,17, 10,12 txt?, cfr. però Rudolph, KAT
vd. st. c) ed infine lx bà'èt «al tempo giusto» XIII/1,200s.: «ed è tempo di cercare»; Sai
(Eccle 10,17, vd. st. c) e bà'èt hazzòt « in que­ 81,16 txt?; 102,14; 119,126; inoltre 33x nelle
sto tempo» (Est 4,14a). proposizioni generali di Eccle 3,1-8.17; 8,6.9;
Anche con le si indica il momento dell’azione 9,11), al suo accadere (con bò ' «venire»: Is

335 ng ‘èt TEMPO 336


13,22; Ger 27,7; 46,21; 49,8 [hi. «portare», «(momento di) tempo» in Prov 20,20Q (cfr.
cfr. 50,31, secondo altri accus. avv.]; 50,27.31; HAL 9la).
51,33; Ez 7,7.12; Agg 1,2.2 txt em; con ng‘ hi.
«giungere»: Cant 2,12), con ‘et come oggetto c) La terza caratteristica dei significato, ossia
con i verbi jd ' «conoscere» (Giob 39,1.2; Ec­ «(tempo) di/per», significa anzitutto che ‘et
cle 8,5; 9,12), smr «osservare» (Ger 8,7), qwh (come jòm 4a) viene usato normalmente per
pi. le «sperare in » (Ger 8,15; 14,19), hsk le determinare il tempo in modo concreto, for­
«riservare per» (Giob 38,23), come pure con nendo di volta in volta il suo contenuto, e non
le dativale in Est 4,14b «per una circostanza per indicare astrattamente il tempo come tale
come questa» e Dan 8,17 «la visione riguarda (frasi generali sul «tempo preciso» ricorrono
il tempo della fine ». Una parte di questi passi solo tardivamente nell’Ecclesiasle, vd. st. 4; per
racchiude già la sfumatura di senso « tempo il plurale in affermazioni generiche vd. st. d).
giusto », per la quale vd. st. c). La precisazione con un contenuto concreto
può avvenire con pronomi dimostrativi, suffissi
b) La componente « tempo determinato » nel possessivi, aggettivi, sostantivi in funzione
senso di «tempo concepito come determinato, di genitivo, infiniti e frasi dipendenti (per gli
in qualche modo riconoscibile » è contenuta esempi vd. sp. a), oppure la si deduce indiret­
quasi automaticamente nella prima componen­ tamente dal contesto.
te « momento di tempo », ma in certi casi può Se si tenta di classificare i passi con il termine
venir neutralizzata, come capita in parte al al sing. e nei quali viene dato un contenuto
plurale ed in espressioni generalizzanti e plura­ cronologico concreto (omettendo le espressioni
lizzanti: bekoì-'èt «in ogni tempo» (Es generalizzanti elencate in 3b e le affermazioni
18,22.26; Lev 16,2; Sai 10,5; 34,2; 62,9; 106,3; astratte sul tempo in Eccle), si ricavano due
119,20; Giob 27,10; Prov 5,19; 6,14; 8,30; gruppi principali: il primo rimanda ad un mo­
17,17; Eccle 9,8; Est 5,13 bckol-‘èt “sar «per mento già nominato o presupposto come noto
il tempo in cui»; cfr. anche il testo bilingue (passato, presente o futuro) e usa regolarmente
neopun.-lat. Trip. 32 [= KAI nr. 126] di Leptis delle preposizioni e l’articolo (92x; l’articolo
Magna, del 1“ sec. d.C., r. 4 Ikfl h]t = perpe- ricorre ancora solo 3x con hà'ét come oggetto:
tuus, r. 9 kl h't = semper), me ‘et ‘ad-'èt «di Ez 7.7.12; Esd 10,13), l’altro comprende i pas­
quando in quando» (Ez 4,10.11; un po’ diver­ si nei quali si precisa il contenuto concreto (ge­
samente lCron 9,25 mè'èt ’oel-'èt «[ogni sette neralmente col suffisso possessivo, con un geni­
giorni] da scadenza a scadenza»), Ie'cet-jòm tivo seguente, con un infinito preceduto o
bejòm «giorno per giorno» (lCron 12,23; meno da le, con una frase dipendente con o
Wilch, l.c. 44s.: « contradiction in itself» [= senza ’ascer; cfr. anche Est 4,14b; Dan 11,24;
«in sé una contraddizione»]); in Dan 11,24 Giob 22,16 dove la determinazione consiste in
tuttavia v/'ad-'èt non significa genericamente un paragone o è data dal contesto) e nei quali
«per qualche tempo», ma «fino ad un mo­ non si ha l’articolo.
mento (stabilito da Dio) » (cfr. J.A.Montgome­ Il riferimento al contenuto può attenuarsi
ry, The Book of Daniel, 1927, 452). quando ‘et stesso viene precisato con un altro
Inversamente l’aspetto della determinatezza termine cronologico, p.e. le'èl 'dèrceb «al tempo
può anche essere rafforzato (2Sam 24,15 txt? della sera» (Gen 8,11; 24,11; Is 17,14; Zac
‘ad ‘et mò'èd «fino al tempo determinato»; 14,7; cfr. Gios 8,29; 2Sam 11,2) o be'èt
Esd 10,14 e Neem 10,35 'ìttlm mezummàriim, $oh°ràjim «al tempo del mezzogiorno» (Ger
Neem 13,31 ‘ittìm mpzummànòt « tempi stabi­ 20,16); in questi casi la semplice determinazio­
liti », col part. di zmn pu. « determinare », che ne cronologica corrispondente bà'cérceb «alla
è denominativo del sost. zemàn)1 mentre per il sera» (Gen 29,23; 30,16 ecc.) viene definita un
significato « termine, scadenza, data, tempo po’ più chiaramente solo per motivi stilistici,
(intenzionalmente) stabilito» si hanno i voca­ ma non si sottolinea né la situazione particola­
boli più specifici zemàn (prst. aram., cfr. Wag­ re né il fatto in se stesso (contro Wilch, l.c.
ner nr. 77/78; HAL 262b; originariamente dal- 21s.). Lo stesso riferimento invece può essere
l’acc. simànu « momento (giusto), tempo » posto in grande evidenza, soprattutto quando
[AHw I044b, radice wsm «essere attinente, ‘et munito di un suffisso possessivo esprime un
adatto»] o dal persi, [p.e. G. Widengren, lra- momento caratteristico, conveniente, adatto
nisch-semitische Kulturbegegnung in parthi- per qualcuno/qualcosa (21x sing. con suffisso,
scher Zeit, 1960, 106]; nell’AT ebr. 4x: Eccle di cui 15x con be\ con suffisso di 2a pers.: Ez
3,1 par. 'èt\ Est 9,27.31; Neem 2,6, l’unico 16,8 fem.; Eccle 7,17; 3a pers. sing,: Deut
passo con una indicazione cronologica precisa, 11,14; 28,12; ls 13,22 fem.; 60,22 fem.; Ger
in risposta alla domanda màtcìj «quando?»; 5,24; Ez 22,3 fem.; 34,26; Os 2,11 par.
n d l’aram. bibl. llx zeman «tempo, momento, bemò‘adò; Sai 1,3 «che darà frutto a suo tem­
termine» e «volta», cfr. KBL 1072a) e mò'èd po»; 104,27; 145,15; Giob 5,26; 38,32; Prov
(^ >j‘d, anche per l’aram. ’iddàn «tempo, 15,23; Eccle 3,11; 9,12; 3a pers. plur.: Lev
anno »); cfr. anche l’apaxlegomenon ’^sùn 26,4; Ger 33,20; Sai 81,16 txt?); in alcuni casi

337 fi# ‘et TEMPO 338


si indica così in modo particolare il tempo del­ 56-59), benché non impediscano valide argomenta­
la morte o del giudizio (ls 13,22; Ez 22,3; Sai zioni per quanto riguarda la realtà descritta e la con­
81,16; Eccle 7,17; 9,12; cfr. fen. bl ‘tj, vd. sp. cezione vtrt. del tempo.
1), senza che ‘ét assuma per ciò stesso tale si­
gnificato (per questo modo di esprimersi un d) Il plurale ricorre solo in testi tardivi (18x,
po’ eufemistico si adatta bene il nostro termine oltre al più frequente ‘ittìm in Sai 9,10; 10,1;
« ora », usato per dire « momento di »; cfr. an­ 31,16 anche ‘ittòt). Nella maggior parte dei
che Ger 27,7 «ora della sua terra»; Ez 30,3 casi i significati sono gli stessi di ‘et. al sing. Un
«ora dei pagani»); cfr. bà'èt «al tempo giu­ plur. numerico «date» si ha in le‘ittìm
sto» in Eccle 10,17. Anche per questo signifi­ mezummàrììm/-òl. « in determinati » tempi
cato particolare di « tempo giusto » nell’AT vi (Esd 10,14; Neem 10,35; 13,31 «per il tributo
è un termine specifico molto raro: ’òfarn Prov della legna ai tempi stabiliti »), e anche in
25,11 («una parola detta ‘al ’ojhàw, cfr. HAL Giob 24,1 'ittìm «tempi (del giudizio)» (che
76b; Gemser, HAT 16,90s.). l’Onnipotente si riserva), par. jàmàw « i suoi
Anche al di là dei suddetti passi può trasparire giorni (del giudizio)» (cfr. Fohrer, KAT
talvolta la connotazione « tempo giusto per » XVI,367). Se in Neem 9,28 il testo rabbdt
oppure «occasione per», p.e. Agg 1,2 «occa­ ‘ittìm « in molti tempi = molte volte » va con­
sione per costruire il tempio»; Est 4,14b «per servato così, 'ittìm assume qui persino il sign.
una circostanza come questa ». Anche in simili di «volta» (cfr. Rudolph, HAT 20,164; diver­
casi ‘et resta un semplice termine cronologico; samente BH ) attestato per l’aram. zema.n (Dan
il fatto che ci si riferisca ad un particolare con­ 6,11.14 zimriin telàtà bejòmà «tre volte al
tenuto non implica che quest’ultimo debba es­ giorno », per tale significato in ebr. si usa di
sere racchiuso nel significato di 'et. solito pà'am (nell’AT 118x, di cui lOOx nel
sign. di «volta» e 18x negli altri significati di
A questo punto bisogna prendere posizione sulla tesi « piede, passo, urto, incudine »), più raramente
fondamentale del libro di J.R.W ilch, Time and
Evcnt, 1969, secondo la quale 'èl non indica soltanto
‘asércet mòriim «dieci volte» (Gen 31,7.41) e
il momento di un avvenimento, ma esprime anche
sàlòs fgàlìm «tre volte» (Es 23,14; Num
quello chc l’autore chiama « occasion », « occur- 22,28.32.33).
rence», « opportunity», «situation» (pag. 164: «thè Più spesso però i singoli momenti lasciati inde­
word ‘èth was used in thè OT in order to indicate terminati vengono riuniti in una somma di
thè relationship or juncture of circumstances, prima- ‘ittìm che, come il plur. jàmìm « giorni »
rily in an objective sense and only secondarily in a (~>jòm 3f), designano praticamente uno «spa­
temporal sense, and to direct attention to a speci fi- zio di tempo», come in Ez 12,27 le‘ittim
cally definite occasion or situation » [= « la parola
'èth nell’AT era usata per indicare la relazione o la rehòqòt « (egli predice) per tempi lontani »
connessione di circostanze, anzitutto in senso oggetti­
(par. lejàmìm rabbìm) e nell’espressione
vo e solo secondariamente in senso temporale, e per bà'ittìm hàhèm «in quei tempi» (Dan 11,14;
porre in evidenza un’occasione o una situazione pre­ 2Cron 15,5; cfr. ancora Dan 11,6 txt? bà'ittìm
cisa»]). Tuttavia già il programma (p. 20) e l’impo­ « nei/in questi tempi » e 11,13 txt? « trascorsi i
stazione della ricerca (c. II-IV: uso di ‘èl nell’ordine tempi/alcuni anni »). Anche le‘ittòt bussarà «ai
della natura e della vita sociale, in relazione ad un tempi della siccità» (Sai 9,10, 10,1) è da collo­
avvenimento storico singolare, in riferimento all’e­ care qui, come pure, se il testo è a posto, due
vento finale...) indicano che Wilch non si occupa
passi che precisano meglio il tempo nel suo
propriamente del significato del termine, ma dei con­
testi in cui la parola è usata. Quello che si indica contenuto: ls 33,6 txt? «allora avrai tempi si­
come «definite occasion», «juncture of occasi ons », curi» (O.Kaiser, ATD 18, 1973, 267) e Dan
«situation» ecc. e le conseguenze che ne derivano 9,25 txt? «m a nella tribolazione dei tempi»
per quanto riguarda la natura dell’evento, la storicità (Plòger, KAT XVIll, 113s.). «Momenti (giu­
ecc. non riguardano propriamente il significato di ‘èl, sti)» oppure anche più generalmente i «tempi
ma quello che con ‘èl (ed il contesto) si indica nei = corsi dei tempi» potrebbero essere i signifi­
singoli casi, la realtà significata (per la distinzione tra cati di Est 1,13 « i sapienti che conoscono i
« meaning » [opp. « information »] e « reference »,
che naturalmente è più difficile a cogliersi per le
tempi» e di lCron 12,33 «che conoscevano i
realtà astratte che per le cose concrete, cfr. Barr, tempi, sicché sapevano quello che doveva fare
CPT J18.291s.; si può vedere anche H.Geckeler, Israele ».
Strukturelle Semantik und Wortfeldtheorie, 1971, Soltanto in due passi il plur. di ‘ét sembra aver
41-83). La scarsa chiarezza metodologica ed il fatto oltrepassato il significato temporale per espri­
che la situazione contestuale della parola interferisca mere maggiormente un contenuto: Sai 31,16
talvolta nel significato del termine (e per di più an­ « nella tua mano sta il mio destino » ( ‘ìttòtaj -
che il fatto chc la stessa situazione che viene racchiu­ « i tempi fissati per me») e lCron 29,30 «(la
sa nel significato del termine venga designata come
storia del re Davide, dall’inizio alla fine, è de­
« significant situation » [p. 64]) portano ogni tanto a
dare un peso eccessivo al contenuto (p.e. Giud 4,4 scritta...) con tutto ciò che riguarda il suo po­
bà‘èl hatii « in thè same situation », p. 48s.) ed a dif­ tente governo e gli ‘ittìm che si avvicendarono
ferenziare talvolta in modo forzato espressioni del ('br q.) su di lui e su Israele e su tutti i regni
tutto simili come bajjùrn hahu e bà'èt hahi (p. dei vari paesi »: si può pensare che vengano in­

339 ni? ‘èl TEMPO 340


dicati qui genericamente gli eventi o le espe­ Time, 1952; G.Pidoux, A propos de la notion
rienze (cfr. J.Barr, Biblical Words for Time, biblique du temps, Revue de Théologie et de
21969, 123). Philosophie, III/2, 1952, 120-125; C.H. Rat-
schow, Anmerkungen zur theol. Auffassung des
e) L'uso di ‘attù «adesso» nell’AT è trattato Zcitproblems, ZThK 51, 1954, 377-385; W.
in L.Kòhler, ZAW 40, 1922, 45s.; Lande 46­ Eichrodt, Heilserfahrung und Zeitverstàndnis
52; A.Laurentin, Bibl 45, 1964, 168-195.413­ im AT, ThZ 12, 1956, 113-125; Th. Boman,
432; H.A.Brongers, VT 15, 1965, 289-299; E. Das hebr. Denken im Vergleich mit dem Grie-
Jenni, ThZ 28, 1972, 1-12; cfr. anche P.Ta- chischen, (1952) 51968; J.Muilenburg, The Bi­
chau, « Einst » und «Jetzt» im NT, 1972 blical View of Time, HThR 54, 1961,
(spec. p. 21-70), 225-271; M.Sekine, Erwàgungen zur hebr.
L’avverbio, usato sempre nel discorso diretto, Zeitauffassung, SVT 9, 1963, 66-82; cfr. anche
serve a dare maggior vigore a quanto si sta di­ lavori che trattano di religioni e di civiltà com­
cendo, o riferendosi ad una frase intera (oltre parate, come M.P.Nilsson, Primitive Time-
220x vvfatta «ed ora», p.e. Gios 1,2 « il mio Reckoning, 1920; S.G.F. Brandon, Time and
servo Mosè è morto; ora, dunque, alzati »; Mankind, 1951; id., History, Time and Deity,
‘atta «adesso:... » da solo circa 40x, p.e. ISam 1965).
9,6) o precisando il predicato all’intemo della Il dibattito è caratterizzato da diversi e rinno­
frase, ed in tal senso l’«adesso» è in opposi­ vati tentativi di postulare per PAT una conce­
zione semantica rispetto a quello che è avvenu­ zione del tempo parzialmente o totalmente di­
to prima (Gen 46,34; Es 9,18; Gios 14,11; versa dalla nostra, al fine di risolvere determi­
2Sam I9,8b; 15,34; Is I6,13s. ecc.; nella for­ nate difficoltà esegetiche o di eliminare la ten­
mula «ora so»: Gen 22,12; Es 18,11; Giud sione tra una realtà divina che è al di sopra del
17,13; IRe 17,24; Sai 20,7; «ma ora» nelle tempo ed una esperienza di salvezza che si at­
eziologie dei nomi: Gen 26,22; 29,32.34; la tua nel tempo e nella storia. Al cd. « tempo
condizione attuale contrapposta a quella prece­ cronologico » si contrappone un tempo « pie­
dente nella lamentazione: ls 1,21; 16,14; Ez no », « concentrato », « realistico », « psicologi­
19,13 ecc.) o che avverrà dopo (Es 5,5; 6,1; co » o « interno », spesso in relazione a varie
Num 11,23; 22,4 ecc.; «da ora fino alPetemi- correnti filosofico-teologiche moderne. Si tende
tà» Is 9,6; 59,21; Mi 4,7; Sai 113,2 ecc.; futu­ a sopprimere la temporalità o la distanza cro­
ro reso profeticamente presente: Is 33,10; nologica tra i vari eventi salvifici ponendo sul­
43,19; 49,19; Ger 4,12 ecc.) o rispetto ad am­ lo stesso piano il tempo ed il suo contenuto
bedue le linee (categoria della attualità con­ (Pedersen, l.c. 487s.: time « is idenlical with its
trapposta ad un sempre; così nel y f 'atta «m a substance »... «times of thè same substance
adesso » del Dtis, che introduce una sezione ed are therefore identìcal » [- il tempo « coincide
è dovuto alla consapevolezza che la storia della
con la sua sostanza »... « i tempi che hanno
salvezza si sta svolgendo: ls 43,1; 44,1; 49,5; una medesima sostanza vengono perciò a coin­
cfr. 48,16b; 52,5; Tachau, l.c. 34-41) o rispetto cidere»]) o sottolineando eccessivamente la
ad un qualche tempo (categoria della realtà
qualità del xaipóq inerente al tempo ed il suo"
nelle affermazioni ipotetiche di Gen 31,42;
carattere decisivo. Con Eichrodt, l.c. (ed al suo
43,10; Es 9,15 ecc.; dettagliata classificazione seguito anche p.e. E.Jenni, art. Time, LDB IV,
dei passi con 'atta secondo i vari elementi del 642-649; Wilch, l.c. 169-171; cfr. Barr, l.c.
campo semantico in Jenni, l.c. 10-12).
I50s. 158) bisogna al contrario rilevare che
non c’è bisogno di postulare un senso del tem­
4/ a) Trattando del termine ‘èt, che è una po contrapposto al nostro, e che anzi PAT è
delle parole più importanti del campo semanti­ rimasto sempre legato alla particolarità tempo­
co «tempo», assieme a —jòm e —’òlàm, si rale e storica degli avvenimenti ed alla distin­
dovrebbe dire qualcosa anche sulla cosiddetta zione tra tempo e contenuto, specialmente tra
« concezione ebraica del tempo ». La bibliogra­ passato, presente e futuro (cfr. anche H.W.
fia su questo tema sarebbe abbondante, a co­ Wolff, Anthropologie des AT, 1973, 127-140
minciare dal lavoro oggi largamente superato = Antropologia dell’AT, 1975, 111-122; per
di C-. von Orelli, Die hebr. Synonyma der Zcit l’aspetto teol. del problema del tempo, su cui
und Ewigkeit genetisch und sprachvergleichend si fonda il lavoro di Eichrodt, cfr. p.e. E.Brun-
dargestellt, 1871, fino alla già menzionata mo­ ner, Die christliche Lehre von Goti, 1946,
nografia di J.Wilch, Time and Event, 1969, 285-291; id., Das Ewige als Zukunft und Ge-
che alle pagine 2-17 presenta una rassegna del­ genwart, 1953,46-64).
le pubblicazioni più importanti (tra cui f. gli Comunque sia, è chiaro che questi dibattiti sul­
a.: Pedersen, Israel l-II, 487-491; G.Delling, l’idea vtrt. del tempo non possono fondarsi
art. Koapóq, ThW 111.456-465 = GLNT esclusivamente su ricerche terminologiche o su
IV,1363-1390; id., art. xpóvoq, ThW IX, altre osservazioni relative alle possibilità lin­
576ss.; W.VolIborn, Studien zum Zeitverstànd- guistiche di cui si dispone (tempi, avverbi), ma
nis des AT, 1951; J.Marsh, The Fulness of solo su affermazioni concrete contenute nei le­

341 fiy et TEMPO 342


sti e su una loro sistematica elaborazione. Ma suo tempo »). Ancora più personale ed ampia è
è ora abbastanza chiaro, soprattutto dopo il la­ la confessione di fiducia di Sai 31,16 «nella
voro di J.Barr, Biblical Words for Time, (1962) tua mano sta il mio destino » (vd. sp. 3d).
21969, quali insufficienze di metodo e quali II tema del «tempo giusto» è particolarmente
pericoli si celino nel passaggio diretto dalla ri­ acuto nell’Ecclesiaste (cfr. f. gli a. K.Galling,
cerca terminologica ai problemi che riguardano Das Ràtsel der Zeit im IJrteil Kohelets, ZThK
le idee e le concezioni generali. In tal senso è 58, 1961, 1-15; id., FIAT 18, 1969, 93-95;
molto più importante vedere se e con quale Zimmerli, ATD 16/1, 167-174; O.Lorctz, Qo­
frequenza un testo vtrt. (sul piano della frase) helet und der Alte Orient, 1964, 186­
colloca gli avvenimenti nel tempo e li distanzia 188.251-254; Wilch, l.c. 117-128; G. von Rad,
cronologicamente gli uni dagli altri, anziché Weisheit in Israel, 1970, 182-188.295-306 = La
studiare gli elementi lessicali e sintattici (p.e. sapienza in Israele, 1975, 129-133.207-214;
ke + inf, avverbi di tempo o espressioni in cui H.W.Wolff, Anthropologie des AT, 1973,
ricorrono sostantivi che indicano «tempo» o 137-140 = Antropologia dell’AT, 1975,
sim.) attraverso cui ciò si verifica. Anche il 119-122). L’anaforico «masal del “tempo giu­
confronto tra i vocaboli con cui si indica il sto” » nella sua formulazione assiomatica gene­
« tempo » in ebr. e p.e. in egiziano (cfr. E.Otto, rale (Eccle 3,1; cfr. v. 11.17) e nella serie espli­
Altàgyptische Zeitvorstellungen und Zeitbegrif- cativa di quattordici antitesi (3,2-8), mostra
fe, Die Welt als Geschichte 14, 1954, 135-148) che « tutto avviene al tempo giusto e Dio deci­
non è di per sé adatto a porre in risalto la pe­ de del rispettivo momento » (Loretz, l.c.
culiarità della concezione vtrt. 182.200.253). L’affermazione, nella sua forma
Se si prescinde dal fatto che la lingua egiziana per nulla fatalistica o deterministica, corri­
possiede una quantità maggiore di termini che sponde perfettamente alla tradizione sapienzia­
indicano un periodo di tempo, per il resto si ri­ le accettata dall’Ecclesiaste; per i sapienti del­
scontrano in essa le stesse possibilità linguisti­ l’antico Oriente e per quelli dell’AT lo sforzo
che (a 'et potrebbe corrispondere soprattutto per conoscere il tempo giusto è qualcosa di
Ir), benché il senso eg. del tempo e della storia fondamentale (Loretz, l.c. 200, per i passi dal
si distingua in alcuni punti da quello vtrt. libro dell’Ecclesiastico; von Rad, l.c. 184s. =
(H.Brunner, Zum ZeitbegrilT der Àgypter, Stu- ital. I30s., cita anche il poema sull’attività del­
dium Generale 8, 1955, 584-590; E.Hornung, l’agricoltore in Is 28,23-29; inoltre Ger 8,7; Ez
Geschichte als Fest, 1966); quando infatti l’e­ 16,8; Am 5,13; Giob 5,26; Prov 15,23; 25,11;
gittologo parla della peculiarità del pensiero cfr. anche Eccle 10,17; si può pensare inoltre
eg., si fonda automaticamente su un insieme di ai « sapienti che conoscono i tempi » di Est
testi tra loro collegati e non prende più in con­ I,13 ed ai « figli di Issacar che conoscevano
siderazione le possibilità lessicali di cui la lin­ bene i tempi, sì da sapere ciò che Israele dove­
gua dispone. La stessa cosa dovrebbe valere va fare» di lCron 12,33, cfr. Rudolph, HAT
per il confronto con la concezione babilonese 21,108s.). Solo con la riflessione annessa al
del tempo o quella greca; per l’inadeguato ten­ masal (3,9ss.) inizia la problematica specifica
tativo di Boman cfr. la giusta critica di J.Barr, dell’Ecclesiaste: «egli ha fatto bella ogni cosa a
The Semantics of Biblical Language, 1961, suo tempo..., solo che l’uomo non può capire
46-88 (= Semantica del linguaggio biblico, l’opera che Dio ha compiuto dal principio alla
1968, 69-127). Stando così le cose, dovendo fine» (v. 11). In altri passi l’Ecclesìaste designa
parlare di 'et nei suoi contesti teologici si pos­ con '£/ in modo particolare il momento della
sono solo indicare alcune affermazioni e for­ morte, che giunge improvvisamente (8,5s. as­
mule usate dai vari autori, e si deve rinunciare sieme a miSpàt «giudizio», 9,11 assieme a
ad una trattazione della concezione vtrt. del pà>ga‘ «avversità, sventura», altrove solo IRe
tempo come tale. 5,18; 9,I2a ‘ittò « il suo momento»; v. 12b
le‘èt rà'à «al momento brutto»; cfr. ancora
b) Nell’ambito della creazione Dio viene cele­ 7,17), rimanendo anche qui nell’ambito della
brato come il Signore dei fenomeni della natu­ dottrina tradizionale (Loretz, l.c. 255ss.).
ra. Giorno e notte sopraggiungono « al loro
tempo» (Ger 33,20), egli fa spuntare le stelle c) Oltre ai momenti che possono verificarsi
«al tempo giusto» (Giob 38,32); l’uomo inve­ sempre nella vita della natura e dell’uomo, ve
ce non conosce il tempo del parto delle camo- ne sono altri che hanno una particolare impor­
sce (Giob 39,1.2). Un frequente luogo comune tanza nella storia di Dio con il suo popolo.
che ricorre nelle promesse di benedizione è che Non si raggiunge però una formulazione fissa,
Dio dispone della pioggia « a suo tempo » (Lev come p.e. in -+jòm Jhwh.
26,4; Deut 11,14; 28,12; Es 34,26; cfr. Ger Per il passato si potrebbe citare solo l’espres­
5,24). Negli inni si loda il creatore perché for­ sione bà'èl hahì, che ricorre soprattutto in testi
nisce il cibo sempre e a tempo giusto alle sue dtn.-dtr. (cfr. J.Plòger. Literarkritische, form-
creature (Sa! 104,27; 145,15 «gli occhi di tutti geschichtliche und stilkritische Untersuchun-
sono rivolti a te e tu provvedi loro il cibo a gen zum Deuteronomium, 1967, 218-225). In

343 n# ‘et TEMPO 344


Deut 1-10 essa rinvia 15x ad alcuni eventi del­ un termine tecnico escatologico (però —qès
la storia nel popolo nella sua fase iniziale [4c]).
(Deut 1,9.16.18; 2,34; 3,4.8.12.18.21.23; 4,14;
5,5; 9,20; 10,1.8), ai quali si contrappone 5/ Nel libro dell’Ecclesiastico (ebraico) e nel­
l’«oggi» del presente in cui si colloca colui la letteratura di Qumran (risp. circa 40x) ‘et
che parla, consapevole che la storia salvifica viene usato complessivamente come nell’AT
sta compiendo il suo corso (Deut 2,30; (Wilch, l.c. 138-151). Per la difficile espressio­
4,20.38; 6.24; 8,18; 10,15; 29,27). ne mwldj 't «le nascite del tempo(?)» (IQH
Per il presente inteso come tempo decisivo per 12,8, assieme a jswdj qs «fondamenti del tem­
operare ci si può riferire a passi come Os 10,12 po») cfr. M.Delcor, Les Hymnes de Qumran
txt? « è tempo di cercare Jahwe » (se il TM (Hodayot), 1962, 247s.; non si hanno qui ipo­
viene lasciato come sta, cfr. Rudolph, KAT statizzazioni e personificazioni del tempo,
XJJI/1, 201); Agg 1,4 «è forse arrivato per voi come non si hanno ad esempio in Eccle 9,11
il tempo di abitare in case coperte, mentre ( ‘èl sogg. di —qrh «toccare, accadere»). Negli
questa casa è in rovina?»; Sai 102,14 «è tem­ scritti tardogiudaici ‘èt viene sostituito da
po di usarle misericordia»; 119,126 « è tempo zemàn (Barr, l.c. 125).
che il Signore intervenga»; cfr. Est 4,14, e Nei LXX 'èt viene tradotto generalmente da
\re'attà « ma adesso» in Is 43,1; 44,1; 49,5, vd. xaipóc; (Wilch, l.c. 151-155); per essi e per il
sp. 3e). Tuttavia in questo senso più che 'èt si NT cfr. f. gli a. G.Delling, art. xaipóq, ThW
usa hajjóm « oggi », con cui si richiede « di af­ IH,456-465 (= GLNT IV,1363-1390); id., art.
ferrare il momento determinato per risolversi X p ó v o q , ThW IX,576ss.; Barr, l.c. 2lss. 125ss.
ad ubbidire» (Eichrodt, l.c. 116, per Deut 5,1; (bibliogr.).
8,19; 11,2.26.32; 15,15; 26,16s.l8; 27,9s.; cfr. E, Jenni
Wollf, l.c. 132-135).
Per indicare un momento singolare dell’azione
futura di Dio 'èl viene usato spesso nel tardo
periodo preesilico ed in quello deH’esilio.
Come introduzione di pericope l’espressione ID I; 'tr PREG ARE
avverbiale bà'èt hahì «in quel tempo » è usata
nelle minacce (Ger 4,11; 8,1; Sof 1,12; non
come formula introduttiva in Mi 3,4) e nelle 1/ La radice ebr. 'tr « pregare » a partire
promesse (Is 18,7; Ger 3,17; 31,1; Sof 3,20; as­ J.Wellhausen, Reste arab. Heidentums, M897,
sieme a «in quei giorni» Ger 33,15; 50,4.20; 118.142, viene di solito collegata con l’arab.
Gioe 4,1; cfr. H.Gressmann, Der Messias, 'atara «uccidere la vittima sacrificale». Tutta­
1929, 83s.; H.D.PreuB, Jahweglaube und via nell’AT fino all’attestazione, incerta dal
Zukunfìtserwartung, 1968, 174s.). Gli altri passi lato testuale, di ’àtàr « profumo d’incenso » in
con 'ét non contengono quasi mai annunci sal­ Ez 8,11 («profumare» in sir. ed in arab. altri­
vifici (Is 49,8 «tempo della misericordia» as­ menti 'tr con /)> non emerge alcun collegamen­
sieme a « giorno della salvezza »; 60,22 « a suo to particolare tra la radice e l’attività sacrifica­
tempo farò ciò speditamente»). Le indicazioni le (un accenno solo in 2Sam 24,25); cfr. J.Herr-
dei momenti di dannazione e di giudizio spesso mann, ThW 11,782 (= GLNT lll,1234s.);
sono unite ad altre in cui viene usato -*jòm P.A.H. de Boer, OTS 3, 1943, 135; D.R. Ap-
(3d.4b) e ne costituiscono una variante (Deut Thomas, VT 6, 1956, 240s.
32,35; Ger 46,21; 50,27.31; più vicini alla con­
cezione del « giorno di Jahwe » solo Is 13,22 e 2/ Il verbo ricorre 20x nell’AT (5x q., 8x ni.,
Ez 7,7.12 [con l’art.]; 21,30.34; 30,3 « è vicino 7x hi.). Mandelkern 939d aggiunge anche Prov
il giorno di Jahwe..., sarà l’ora dei pagani»). In 27,6 q. e Ez 35,13 hi., che Lis 1143 con GB
Geremia il giudizio è designato come tempo 630b attribuisce ad una radice 'tr II «essere
del castigo (Ger 6,15; 8,12; 10,15; 46,21; 49,8; abbandonati », però ambedue i passi sono te­
50,27.31; 51,18), dell’ira (18,23), della vendet­ stualmente incerti. Sono problematici anche i
ta (51,6), della raccolta (51,33). Ger 27,7 « l’o­ nomi 'àtàr «supplicante» (Sof 3,10) e ‘atàrxt
ra anche del suo paese» e Ez 22,3 «perché « ricchezza(?) » (Ger 33,6). 11 verbo è frequente
venga la sua ora », allo stesso modo di Is 13,22 in Es 8-10 (2x q., 6x hi.); manca in Sai.
« il suo tempo » e Ez 30,3 « ora dei pagani »,
designano in modo pregnante il momento con 3/ 4/ ‘tr sia al qal sia all’hi. ha il significato
un genitivo personale (vd. sp. 3c). In Ezechiele di « chiedere, pregare » (q. sempre con forme
infine è anche tipica l’espressione be‘èt '°wòn dell’impf. cons., hi. spec. con forme dell’imp.),
qès «al tempo della punizione finale» (Ez al ni. ha il senso concessivo di «permettere di
21.30.34; 35,5 par. «al tempo della sua rovi­ essere pregato ». L’uso è soltanto teologico: de­
na»; cfr. Zimmerli, BK XIII,493). Tuttavia né stinatario della preghiera è sempre Jahwe (con
qui né nel libro di Daniele ('èt qès «tempo fi­ f o ’cet) ed è sempre Dio che si lascia pregare
nale» Dan 8,17; 11,35.40; 12,4.9) 'èt stesso è da Israele o da un individuo (con le). L’appar­

345 i n i ; 'tr PREGARE 346


tenenza ai verbi di lamentazione e di preghiera nella preghiera liturgica (Sai). Da questo sup­
è chiara anche dai paralleli: —s‘q « lamentar­ posto « significato fondamentale » si spiega am
si» (Es 8,4s. e v. 8), «innalzare {prs) le mani a bene anche la diversa evoluzione che il senso
Jahwe» (Es 9,28 e v. 29.33); cfr. anche —pii della radice ha subito in arab. (vd. sp. 1).
hitp. « pregare » e fhìnnà « supplica » (2Cron
33,13), ffillà «preghiera» (2Cron 33,19), opp. 5/ Nei LXX il significato proprio di ‘tr si è
—sm' «esaudire (il lamento)» (Giob 22,27; ancora più eclissato. Essi traducono ‘ir q./hi,
2Cron 33,13). Come in hnn q. «essere beni­ con SELcr^au eu-xectOgu, il ni. con tur- oppure
gno »/hitp. « chiedere grazia », ‘Ir racchiude èuaxouto.
ambedue gli aspetti del lamento, solo che in R.Albertz
hnn si sottolinea anzitutto l’esaudimento da
parte di Dio, in ‘ir la richiesta umana.
Tuttavia ‘tr è una designazione generale della
preghiera solo in una parte dei testi, e per lo
più tardivi (q.: Giud 13,8; Giob 33,26; hi.: -)KS p r pi. GLORIFICARE
Giob 22,27; ni.: Is 19,22; Esd 8,23; lCron
5,20; 2Cron 33,13.19). Inoltre si può rilevare
uno specifico uso linguistico: in epoca antica 1/ Il verbo p'r ricorre solo al pi. in senso
7r assieme a pii hitp. è una delle designazioni transitivo e all’hitp. in senso riflessivo («glori­
principali ddl’interccssione (con le prep. ficare » opp. « esaltarsi, gloriarsi ») e, come il
Ienékah Gen 25,21; bà'ad Es 8,24; f Es 8,5): suo sost. tif&rcet. (Is 28,5 e Ger 48,17 tifàrà)
Isacco prega Jahwe per la sua moglie sterile «vanto, onore, orgoglio» (BL 495), non ha al­
(Gen 25,21 q.) e Mosè per il faraone perché le cuna corrispondenza immediata nelle lingue
piaghe cessino (q.: Es 8,26; 10,18; hi.: Es affini (vecchie etimologie in J.Barth, Etymolo-
8,4.5.24.25; 9,28; 10,17). L’impiego frequente gische Studien..., 1893, 21s.; W.J.Gcrber, Die
nella narrazione delle piaghe (J) indica che si hebr, Verba denominativa..., 1896, I33s.; Nol-
ha qui un uso linguistico diverso rispetto a deke, NB 186; cfr. GB 63ls.; sia Barth, l.c., sia
quello della preghiera normale: si suppone Zorell 639b collegano p'r con l’arab. jh r «glo­
sempre che la piaga derivi da Dio (diversamen­ riarsi »).
te in z'q di Es 2,23s.) e che può essere rimossa
solo con l’aiuto di un uomo di Dio. Perciò Il sost. pe’ér «fascia per la testa, turbante» (Es
Jahwe non ascolta una supplica che proviene 39,28; Is 3,20; 61,3.10; Ez 24,17.23; 44,18) in quan­
da una situazione di bisogno (cfr. —s‘q), ma to prestito eg. dovrebbe essere distinto dagli altri vo­
caboli (KBL 750).
agisce « secondo la parola di Mosè » (Es
8.9.27) ed elimina la piaga {sur q. Es 8,25; hi.
8.4.27). ‘tr designa qui un’azione forte che un 2/ p'r è usato 13x nell’AT (pi. 6x: Is 55,5;
uomo esercita su Dio placandolo. Si compie 60,7.9.13; Sai 149,4; Esd 7,27; hitp. 7x: Es 8,5;
sempre con esclusione del pubblico (Mosè esce Giud 7,2; Is 10,15; 44,23; 49,3; 60,21; 61,3)
dal faraone Es 8,8.26; 9,33; 10,18) ed il mo­ tifi'àrat (incl. tifàrà) 51 x (ls 18x [di cui Dtis
mento del suo attuarsi può essere determinato 3x, Tritois 7x], Ez e Prov ognuno 6x, Ger 5x,
in antecedenza, ponendo perciò in risalto la Sai 4x, lCron 3x, Es e Zac ognuno 2x, Deut,
potenza dell’uomo di Dio (Es 8,5s.). Senza Giud, Lam, Est e 2Cron ognuno lx). Verbo e
dubbio si avvertono qui chiari elementi di sostantivo sono frequenti in Is (27 delle 64 at­
« magia religiosa », dalla cui sfera trae origine testazioni della radice).
l’intercessione (cfr. de Boer, l.c.; F.Hessc, Die
Fùrbitte im AT, .1951). Ancora più lontani 3/ Quando l’uso non è teologico, il verbo si
dalla preghiera normale sono 2Sam 21,14 e trova soltanto all’hitp. (Is 10,15 «gloriarsi»,
24,25 (ni.): in 2Sam 21 Davide dà soddisfazio­ par. gdl hitp. «vantarsi»; Es 8,5 imp. con 'al,
ne per un assassinio impunito compiuto dalla generalmente come formula di cortesia «glo­
casa di Saul sui gabaoniti; in 2Sam 24 compra riati » = « degnati » [per altri sensi e modifica­
un luogo per l’altare e fa il sacrificio: in ambe­ zioni testuali cfr. G.Beer, Exodus, HAT 3,
due i casi si allontana così una piaga (risp. ca­ 1939, 48; C.Rabin, Scripta Hierosolymitana 8,
restia e peste) da Israele. Ambedue le volte si 1961, 397: «scegliere», cfr. acc. para ]).
dice: « allora Jahwe si mostrò placato verso il tifiàrat si riferisce a tutto ciò che fa rallegrare
paese ». Pertanto in origine ‘tr indica probabil­ gli uomini o li fa essere orgogliosi: « ornamen­
mente diversi modi di esercitare un influsso vi­ to, splendore, sfarzo, orgoglio » o sim. del vin­
cario e placatorio sul Dio adirato, e ciò non citore (Giud 4,9), del re (Ger 13,18; Est 1,4),
doveva aver nulla a che fare con la preghiera. della sposa (Is 62,3; Ez 16,12.17.39), di chi è
Solo più tardi questo processo specifico fu in­ in festa (Is 28,1.4; 52,1; Prov 4,9), delle donne
corporato nella comune pratica della preghie­ ricche (Is 3,18); Babilonia è «ornamento» per
ra; l’originaria vicinanza all’attività magica po­ i caldei (Is 13,19), per Moab lo sono i suoi gio­
trebbe però aver impedito che ‘tr fosse assunto vani (Ger 48,17).

347 “)NS p ’r pi. G L O R IF IC A R E 348


4/ La maggior parte dei passi con p ’r e tifa­ sim. (Is 62,3; Ger 13,18; Ez 16,12; 23,42; Prov
m i rispecchiano la gioia di Israele per l’azione 4,9; 16,31); si trova talvolta in una serie di di­
di Dio, specialmente nel Tritoisaia. versi termini che gli sono vicini dal lato sema­
siologico (cfr. Est 1,4; lCron 29,11), p.e. assie­
a) Il verbo esprime nella celebrazione di lode me a kàbòd «gloria» (Es 28,2.40; Is 4,2),
il rivolgersi di Dio ad Israele opp. la salvezza -*sém «fam a» (Deut 26,19; ls 63,12.14; Ger
che egli accorda (cfr. la motivazione innica di 13,11; 33,9; lCron 22,5; 29,13), t hillà « lode»
Sai 149,4 pi. opp. Is 44,23 hitp.), nel linguag­ (Sai 71,8; dando luogo ad una formula in unio­
gio della benedizione la nuova e stabile azione ne con sèm Deut 26,19; Ger 13,11; 33,9),
di alleanza con cui Dio si gloria in Israele (Is gà’òn «maestà» (Is 4,2; 13,19; cfr. gè'ùt Is
55,5 pi.; cfr. Deut 26,19 lifcercet), nella voca­ 28,1), f b l «omamenlo» (Is 4,2; 13,19;
zione del servo l’agire paradossale di Jahwe (Is 28,1.4.5), ‘òz «potenza» (Is 52,1; Ger 48,17;
49,3 hitp.). II Tritoisaia ha preso il verbo dal Sai 78,61; 89,18; 96,6), hàdàr «splendore»
Deuteroisaia e lo utilizza per annunciare la (Sai 96,6; Prov 20,29), hòd « maestà » (Sai
salvezza, soprattutto per descrivere la nuova si­ 96,6; lCron 29,11) ecc.
tuazione salvifica (Is 60, [7.] 13 pi.; 60,21; 61,3
hitp.), raramente per annunziare un evento (Is 5/ Tra le possibili traduzioni di p'r e lifcercet
60,7.9 pi.). L’agire di Dio viene presentato i LX X preferiscono 8o£ó£,eiv e 8ó|a; cfr. al ri­
come una glorificazione sia dalla comunità (Sai guardo c per il NT G. von Rad-G.Kittei, art.
149,4) sia dal Dtis, mentre il Tritois Io descri­ Soxéu), ThW H,235-258 (= GLNT 11,1343­
ve come « l’autoglorificazionc di Dio nel con­ 1404); R.Bultmann, art. xauxàopai, ThW
testo della glorificazione di Sion» 111,646-654 (= GLNT V,289-312).
(Westermann, ATD 19, 286 = ital. 429). D. Vetter
b) lifcercet è uno dei tanti concetti del bello,
con i quali Israele celebra l’opera del suo Dio:
Jahwe stesso è lifcercet di Israele (nella descri­
zione di lode Sai 89,18; nella presentazione
della salvezza Is 60,19; nella preghiera di soc­ m a pdh REDIMERE, LIBERARE
corso nel lamento collettivo Is 63,15; nell’an­
nuncio della salvezza Is 28,5), Israele speri­
menta come tif ércet la sua opera nella storia 1/ A differenza di pdh (*pdj) è un verbo
(annuncio della salvezza Is 46,13; 52,1; 62,3; del semitico comune, presente in tutte le lingue
Ger 33,9: richiamo alla storia nel lamento col­ sem. ad eccezione dell’aram. hi alcune di esse
lettivo Is 63,12.14; salmo storico Sai 78,61; de­ ha un significato più specificamente giuridico,
scrizione di lode Sai 96,6; lamento individuale in altre indica genericamente un atto di soccor­
Sai 71,8; persino nell’accusa Ger 13,11; Ez so. Il primo significato lo si trova chiaramente
16,12.17 e neirannuncio del giudizio Ez 16,39 attestato in arab. (fadà « riscattare [un uomo o
[23,26]; nel Tritois ed in Ez specialmente nel­ una cosa] pagando un controvalore »; i sostan­
l’immagine della sposa) e la sua opera benefica tivi corrispondenti vanno tradotti con « riscat­
(annuncio di una situazione salvifica Is 4,2 to», cfr. Lane VI, 2353s.), come pure in et.
[60,7]; lamento per il tempio Is 64,10; cfr. l’ef­ (Dillmann 1378-1380) e nel sudarabico antico
ficacia della benedizione Prov 16,31; 17,6; (pdjt « riscatto, pagamento », cfr. Conti Rossini
19,11; 20,29; 28,12). lifàrcet si addice a Jahwe 217b). II significato generico della radice ricor­
(descrizione di lode lCron 29,11.13); anche la re in acc., dove compare nella forma padù/
costruzione del tempio avviene per la sua lifce­ pedù « risparmiare, mettere in libertà » (AHw
rcet (lCron 22,5; 2Cron 3,6; cfr. p'r pi. Esd 808b). Esempi di questo uso generico sono il n.
7,27; cfr. anche Es 28,2.40). Assieme al luogo pers. Ili-ipdìanni « il mio Dio mi ha rispar­
della sua benefica presenza Dio respinge anche miato/liberato » e l’invocazione in una pre­
«lo splendore di Israele» (canto funebre Lam ghiera ad Istar «salva (pi-di-su ) dalla bocca
2 ,1). della distruzione!» (AiO 19, 1959/60, 53.163).
c) Il verbo ed il sostantivo sottolineano però Nel poema della creazione del mondo Enùrna
anche la gioia e l’orgoglio, frutto dell’attività ells (VII,29), padù è usato in riferimento alla
con cui gli uomini tentano di contrastare l’a­ liberazione degli dei ribelli resa possibile grazie
zione di Dio (p'r hitp.: Giud 7,2; lifcercet. an­ alla creazione degli uomini: stando al luogo
nuncio del giudizio Is 3,18; 10,12; 13,19; 28,4; parallelo in VI,34 (con wdsàru D «mettere in
Ger 13,18.20; Ez 24,25; accusa ls 20,5; 28,1; libertà»), si tratta della liberazione di questo
canto satirico ls 44,13; cfr. anche Zac 12,7). gruppo di dei dal servizio verso gli altri dei.
In ug. il verbo pdj ricorre nel documento PRU II, nr.
d) tif cérccl ricorre spesso assieme a ‘“tara « co­ 6 (1006 [= 184], r. 2.12), in cui si parla di un riscat­
rona » (ls 28,1.3s.5; Prov 17,6) o nella catena to. Con R.Yaron, che nc tratta in VT 10, 1960,
costrutta ,atcérat tif cércet « corona magnifica » o 83-90, pdy, dato il contesto, va tradotto con «egli ha

349 m a pdh REDIMERE, LIBERARE 350


riscattato». È tuttavia difficile concludere da quest’u­ em, vd. BH3 [diversamente A.A. Macintosh,
nico testo che il verbo in ug. avesse soltanto il signi­ VT 21, 1971, 548-5551; Is 50,2, inteso dai
ficato menzionato, e concordasse quindi con Parab. e L X X come inf. q. pedòt\ Sai 111,9; 130,7),
l’et. Lo escluderebbero i nomi personali Pdy e Brt-
Pdy (UT nr. 2013) = Pa-di-ya (PRU 111,253.3) e Bin-
pidjòn/pidjòm 3x (Es 21,30; Num 3,49, vd. sp.
pi-di-ya (PRU 111,195, r, 15), fra i quali rientra an­ 1; Sai 49,9).
che il nome regale Padi (di Ekron) (cfr. anche
W.Baumgartner, ThZ 2, 1946, 57 n. 1). È difficile 3/ a) Dall’elenco dato sopra si vede come
dubitare che in questi nomi personali sia contenuta pdh abbia una presenza consistente nella lette­
la radice pdj corrispondente all’ebr. pdh, la quale ratura giuridica, e in questa divide le sue oc­
avrebbe quindi non soltanto il significato di « riscat­ correnze fra le norme di diritto matrimoniale e
tare », ma anche quello di « liberare ». La scrittura
quelle cultuali. Nel nostro esame diamo la pre­
cuneiforme non ci consente tuttavia di decidere se si
possa tradurre il n. pers. ug. Pdy con « egli (il dio) ha
cedenza alle prime (Es 21,8; Num 19,20), poi­
liberato/salvato ». Per entrambe le forme si dovrebbe ché Es 21,8 fa parte delle disposizioni giuridi­
piuttosto pensare ad un uso sostantivale, o del tipo che (mispàtim) del codice dell’alleanza e rien­
qatil, ossia « salvatore/liberatore », o del tipo qatil, tra quindi nell’antico diritto profano. Abbiamo
ossia «salvato/liberato» (il primo senso è quello così la possibilità di cogliere qualcosa dell’uso
dato alla forma da Gròndahl 71). Dopo quanto si è profano di pdh, così come ci è consentito di
detto, bisogna pensare che l’ug. abbia usato la radice fare anche partendo da Giob 6,23.
sia nel senso specifico sia in quello generico, come
Es 21,7-11 è in prosecuzione delle determina­
accade anche in ebr.
Per pdj in pun, cfr. KAI 11,92.114 per nr. 73 e nr. zioni relative allo stato degli schiavi (v. 2-6). In
103 (r. 2 il n. pers. B'ipd' « Baal lo ha sciolto, libera­ entrambe le pericopi si tratta di appartenenti
to »). al popolo ebraico ridotti nella condizione di
schiavi a motivo di insolvenze economiche.
Nell’AT il verbo ricorre generalmente al qal, Per l’uomo (v. 2-6), il quale può condurre trat­
più raramente al ni. (Sai 49,8 va letto ni. anzi­ tative per se stesso in quanto soggetto giuridico
ché q.), hi. (solo Es 21,8; in Num indipendente, questa situazione è resa con le
18,15.15.16.17 viene proposto hi. anziché q.) e parole ‘ébeed ‘ihrv, 'ihri, infatti, nella termino­
ho. (solo Lev 19,20 inf. assol., che forse do­ logia giuridica sta a designare «un uomo eco­
vrebbe essere vocalizzato come ni. in base alla nomicamente e socialmente decaduto, costretto
successiva forma del perf. ni.). Si trovano usati a rinunciare temporaneamente o per sempre
inoltre i sost. pedùjìm « riscatto », pedùt « libe­ alla sua libertà» (così A. Alt, RGG 111,105;
razione» e pidjòn «riscatto» (forma seconda­ cfr. Alt, KS 1,29lss.; inoltre F. Horst, Gottes
ria pidjOm Num 3,49a.5IK, chc, stando ai v. Recht, 1961, 97; un po’ diversamente K.
48.49b.51Q, dovrebbe essere intesa come Koch, VT 19, 1969, 78).
pedùfim). Per i nomi propri formati con pdh Per la ragazza, invece, cui non era riconosciuta
vd. st. 4c. indipendenza giuridica, a trattare doveva essere
il padre (v. 7-11). Egli poteva cedere la figlia
2/ La radice pdh (senza calcolare i nomi pro­ come schiava (per debito). A differenza del
pri) è attestata nell’AT 70x (verbo 50x, sostan­ corrispondente schiavo, essa non diventava au­
tivi 12x), un numero di occorrenze nettamente tomaticamente libera al settimo anno. Per lei
inferiore rispetto alle 118 di g'I. non era previsto, di norma (v. 7), il rilascio.
Esistevano tuttavia certe possibilità (v. 8-11),
qal ni. hi, ho. sost. totale tra cui quella chc il padrone la scelga inizial­
Es 7 1 10 mente per sé (v. 8Q), e poi - ed è un caso pre­
Lev 1 4 visto - non la gradisca più. In questo caso può
Num 5 11 farla riscattare {pdh hi.), ma non è autorizzato
Deut 6 6 a venderla ad un ‘am nokrì. Queste parole si­
ISam 1 1 gnificano « popolo forestiero », e cioè in con­
2Sam 3 3 creto « uomo straniero » (cosi Noth, ATD 5,
IRe 1 !
136.144 = ital. 209.221) o «famiglia forestie­
ls 3 5
Ger 2 2 ra » (così A.Jepsen, Untersuchungen zum Bun-
Os 2 2 desbuch, 1927, 28 n. 2; J.J.Stamm, Erlòsen
Mi 1 1 und Vergeben im AT, 1940, 8 n. 2). In questa
Zac 1 1 seconda ipotesi, in contrapposizione alla fami­
Sai 14 17 glia forestiera non può esserci che la propria,
Giob 3 3 come quella cui compete il riscatto della schia­
Neem 1 1 va. Anche nella prima ipotesi, comunque, è
lCron 2 2 difficile che si pensasse ad altri per il riscatto.
AT 53 12 70 Si avrebbe, però, allora, una situazione in cui
sarebbe molto più appropriato il termine g ’I
Dei sostantivi, pedùjlm ricorre 5x (Num che non pdh; al riguardo cfr. st. 3d.
3,46.48.49.51Q; 18,16), p edùt 4x (Es 8,19 txt Anche la prescrizione di diritto matrimoniale

351 m B pdh REDIMERE, LIBERARE 352


di Lev 19,20 potrebbe provenire dall’antico di­ del riscatto che deve essere versato per ottenere
ritto civile o profano. Completata poi secondo la liberazione di una vita votata alla morte.
l’indirizzo della legge di santità con specifica­ La stessa cosa significa l’espressione pidjòn
zioni cultuali nel v. 21s., sarebbe stata integra­ najìò (così con LX X invece di nafSàm) anche
ta in questo corpus. L’antica norma giuridica in Sai 49,9. Benché tale espressione si trovi in
del v. 20 regola il caso - così Noth, ATD un salmo, è legittimo richiamare qui il tenore
6,123 - «d i un rapporto sessuale con una immediato delle parole, dato che essa compare
schiava, la quale, già scelta da qualcuno per il in una massima sapienziale, e quindi non­
matrimonio, non sia stata tuttavia ancora da cultuale: « Nessuno può riscattare se stesso, o
lui riscattata {pdh ni.) o non sia stata ancora ri­ dare a Dio il suo prezzo (kofrò). Per quanto si
lasciala da quello che al momento era il padro­ paghi il riscatto di una vita, non potrà mai ba­
ne». Non essendosi ancora concluso il matri­ stare per vivere senza fine» (v. 8-10a; per il te­
monio in senso giuridico, non si configura il sto cfr. B.Duhm, Die Psalmen, 21922, 201;
caso di adulterio cui avrebbe dovuto far segui­ Stamm, l.c. 16 n. 5; un emendamento un po’
to la condanna a morte. La pena è designata diverso e degno di pari considerazione in
nel nostro testo con biqqórcet, il cui significato Kraus BK XV,362s.). II destino della morte
è tuttora poco chiaro. Si tratta di un «obbligo inevitabile, che nessuno sforzo umano può
di risarcire i danni» (così HAL 145b) o di una stornare, è per il salmista un dato di fatto sen­
«censura» (Elliger, HAT 4,243.260 n. 51)? za eccezioni, cui anche il ricco deve piegarsi (v.
Questa pena profana viene completata nel v. 7). Secondo il v. 16 il poeta conosce tuttavia
21s. con il pagamento di un’ammenda cultua­ per sé ancora un’altra possibilità, che infrange
le. le barriere della morte (vd. st. 4b).
Senza voler tentare già da ora una delimitazio­
ne precisa fra il verbo pdh e g ‘l, possiamo tut­ b) Nella legislazione cultuale pdh è il termine
tavia dire che la scelta di pdh è qui dovuta al per il riscatto dei primogeniti dell’uomo e delle
fatto che resta indeterminata la figura di colui bestie. Secondo l’ordinamento più antico di Es
che redime, tanto che è usata la forma passiva 34,19s., che però forse non appartiene fin dal­
« ma essa non è riscattata ». l’inizio al corpus di Es 34,14-26, il primogeni­
A questo punto va inserito Giob 6,23, chc con­ to dell’uomo, come pure quello dell’asino (che
tiene una domanda ipotetica di Giobbe ai suoi non può essere sacrificato), deve essere riscatta­
amici: « Vi ho detto forse... “liberatemi dalle to attraverso una pecora. Mentre per l’uomo
mani di un nemico” o “dalle mani dei violenti non ci sono eccezioni, per l’asino è possibile
riscattatemi”?». Questo testo si trova certa­ non riscattarlo, ma in tal caso deve essere ucci­
mente fuori della letteratura giuridica; ma la so, e sottratto così all’uso profano. In che
situazione che vi è raffigurata corrisponde esat­ modo il primogenito dell’uomo debba essere
tamente alla fattispecie giuridica esaminata, riscattato non è detto; solo una prescrizione
vale a dire il riscatto di un povero dalla schia­ più recente (Num 18,16) stabilisce al riguardo
vitù per debito. Il testo, tuttavia, potrebbe an­ un importo di 5 sicli d’argento. Si può tuttavia
che far riferimento ad un uomo caduto nelle ritenere che in tempi più antichi quel riscatto
mani di briganti (al riguardo cfr. Fohrer, KAT fosse effettuato con l’offerta di un capo di be­
XVI, 173). Se ora siamo di fronte all’una o al­ stiame piccolo (vd. f. gli a. Noth, ATD 5, 80 =
l’altra fattispecie lo possiamo decidere guar­ ital. 126).
dando al contesto, che parla di un riscatto Con Es 34,19s. concorda nella sostanza Es
come di un favore fatto da amici e non di un 13,2.12.13, in cui il secondo testo, più detta­
ri-acquisto di un membro della famiglia da gliato, è probabilmente più recente e dipenden­
parte di un altro membro della famiglia. te da quello più antico (per l’origine dtr. di Es
Oltre al verbo, nell’antico diritto consuetudina­ 13,1-16 cfr. L.Perlitt, Bundestheologie im AT,
rio è attestato anche il sost. pidjòn « prezzo del 1969, 277). Sia nella formulazione più antica
riscatto»; in Es 21,30 esso designa il prezzo che in quella più recente lifdcè « tu riscatterai »
del riscatto {pidjòn nafiò) che il proprietario è rivolto all’israelita adulto, capace di culto.
più volte inutilmente avvertito è tenuto a paga­ Ciò si accorda con le proposizioni del diritto
re per non morire lui stesso, nel caso che il suo apodittico e corrisponde anche nel culto alla
bue, colpendo di còma, abbia ferito a morte prassi di un tempo antico, come si ricava per
una persona. Stando al v. 29 il proprietario esempio dai divieti di Deut 16,21-17,1. Succes­
stesso avrebbe dovuto morire, secondo una sivamente la figura del laico perse terreno ri­
concezione più antica. L’affrancamento per spetto al sacerdote, e si capisce così come nella
mezzo di una somma di riscatto, qui contem­ prescrizione del riscatto di P in Num 18,15-18
plato, si accorda con quanto troviamo soltanto sia stato proposto di cambiare l’originale tifdcè
nelle leggi di Esnunna (§ 54) e nel codice di «tu riscatterai» in tajdcé «tu farai riscattare
Hammurabi (§ 251) a proposito del bue che (hi.)» (vd. sp. 1). Si parla non al laico, ma al
colpisce di coma. Il significato di pidjòn secon­ sacerdote.
do Es 21,30 è chiaro: sta ad indicare il denaro In Num 18,15-18 viene messo l’accento sul di­

353 mB pdh REDIMERE, LIBERARE 354


ritto dei sacerdoti alla carne dei primogeniti da tro si esprime R.J.Thompson, Pcnitencc and
non riscattare, e inoltre il v. 16 (un’aggiunta in Sacrifice in Early Israel outside thè Levitical
quel testò) ammette, come già ricordato, il ri­ Law, 1963, 109).
scatto del primogenito dell’uomo attraverso c) Dando prima di tutto uno sguardo indietro,
una somma di denaro. al paragrafo precedente (3b), si vede come pdh
In Lev 27,27 pdh si trova con g'I ancora una in ambito cultuale designi prevalentemente il
volta a proposito del riscatto dei primogeniti di riscatto dei primogeniti, che appartengono a
animali impuri, compiuto anche qui non più Jahwe. In un tempo più antico tale riscatto ve­
tramite un sacrificio, bensì attraverso una som­ niva compiuto per sostituzione, sacrificando un
ma di denaro (->gl 4b). In Lev 27,29 infine capo di bestiame piccolo, più recentemente in­
viene proibito di riscattare {pdh) un uomo vo­ vece tramite denaro. Sicché, quel che si espri­
tato all’interdetto. In questa disposizione - se­ me con pdh è il fatto che viene stabilito un
condo Noth, ATD 6, 181 - riecheggia l’antico controvalore. Volendo precisare una delimita­
severo comandamento delPinterdetto. In perio­ zione nei confronti di g ’I, dì cui ci occuperemo
do post-esilico, tuttavia, non venne più prati­ più avanti (vd. st. 3d), potremo ricordare che
cato, giacché, stando ad Esd 10,8, al posto del­ quando l’uomo riscatta il suo primogenito ri­
l’uccisione si passò a comminare all’uomo col­ scatta in realtà un essere sul quale non ha mai
pevole l’esclusione dalla comunità, con la con­ avuto alcun diritto.
segna della sua proprietà al tempio. Se a proposito dei primogeniti da riscattare si
Al verbo pdh nel senso di riscatto di un essere tratta di un bene mai appartenuto alla comuni­
vivente a mezzo di denaro corrisponde il sost. tà cultuale, nel caso del riscatto dalla morte si
p'dùjìm « riscatto » nel brano P di Num tratta di uomini sui quali la comunità giuridica
3,40-51. 11 vocabolo, che è un plurale di astra­ non poteva vantare più nessun diritto. Secondo
zione di un ipotetico sing. pàdùj (per questa Lev 27,29 e ISam 14,45 questo riscatto si
funzione del plurale cfr. G K § I24f), ricorre compie in ambito cultuale, secondo Es 21,30
qui nei v. 46.48.49.51. In questo brano in quello del diritto profano, e secondo Sai
pFdùjlm significa il riscatto dei primogeniti del 49,8 in una massima sapienziale. In una do­
popolo, appartenenti a Jahwe, per mezzo dei manda fra l’ironico e il minatorio, la liberazio­
leviti (al riguardo cfr. già v. 11-13). Il testo fa ne dalla morte viene rifiutata in Os 13,14.
pensare che i 22.000 leviti, di cui nel v. 39, Questo uso di pdh merita una particolare con­
possono sostituire per Jahwe 22.000 laici. Se­ siderazione, tanto più che non trova alcuna
condo il v. 43, però, il numero dei laici am­ corrispondenza indipendente in g ‘l. Un’ecce­
monta a 22.273, e il brano in questione (v. zione è costituita solo da Os 13,14, dove però
40-51), utilizzando il termine pedùjìm, regola il g'I è usato in parallelo con pdh. Questo, tutta­
riscatto dei restanti 273 con denaro, ossia at­ via, non basta per caratterizzare il verbo pdh
traverso il pagamento di 5 sicli a testa da ver­ in generale come significante « la liberazione o
sare ai sacerdoti. Per quanto siano oscuri i dati lo scioglimento da legami invisibili in cui uo­
reali c ideologici che stanno alla base del capi­ mini o animali si trovano avviluppati, in modo
tolo, è tuttavia chiaro il contenuto specifico di da non potersene liberare da soli... » (A.Jepsen,
pedujlm : riguarda il riscatto di persone sulle Die Bcgriffe des « Erlòsens » im AT, FS Her­
quali Jahwe vantava un diritto. Che questo ri­ mann 1957, 153-163 [citazione da p. 154J; cfr.
scatto avvenisse tramite denaro, corrisponde anche O.Procksch, ThW IV,332 = GLNT VI,
alla mentalità secolarista di un periodo poste­ 892s.). Oltre ad Es 21,30, sono contro questa
riore. Essa tuttavia conserva ancora, in Num interpretazione anche Es 21,8; Lev 19,20; Giob
3,11-13, la profonda concezione più antica se­ 6,23 (vd. sp. 3a), in cui pdh significa la libera­
condo cui un essere vivente può essere sostitui­ zione da un potere umano diretto e concreto.
to soltanto da un altro essere vivente. Questo ci porta a chiederci quale sia il senso
Ci troviamo a questo punto a trattare di ISam originario di pdh e a cercare di precisarne la
14,45, un passo che possiamo introdurre qui differenza rispetto a g'I.
per il suo contenuto cultuale-rituale, benché
appartenga alla letteratura storica. Gionata, d) Nell’uso linguistico religioso (vd. st. 4), si
che inconsapevolmente è venuto meno al voto tratta del riscatto da parte di Dio, per il quale
di astensione fatto da Saul e confermato con non ha da essere versato più alcun controvalo­
una maledizione contro i trasgressori, è votato re. Passa così in secondo piano il contenuto
alla morte secondo la parola del re (v. 39); specificamente giuridico, e balza in primo pia­
« ma il popolo (ossia l’esercito) salvò Gionata no l’aspetto della liberazione e della salvezza.
che non fu messo a morte » (v. 45). Il testo non Lo stesso tipo di evoluzione si verifica anche
dice come ciò accadde; non sappiamo quindi per ->g’l (4a), e a ciò è dovuto il fatto che nel-
se venne sacrificato un uomo - ebreo o prigio­ i’AT i due verbi possono essere messi in paral­
niero di guerra - oppure un animale. Difficil­ lelo (Is 35,9s.; 51,10s.; Ger 31,11; Os 13,14;
mente, invece, si può pensare ad un riscatto Sai 69,19). Inoltre, pdh ricorre in parallelo con
tramite denaro per questo tempo antico (con­ nsl hi. «salvare» (s 50,2), con mll pi. «salva­

355 m S pdh REDIMERE, LIBERARE 356


re» (Giob 6,23) e, in modo meno rigido, con le cose per pdh. Da un significato fondamenta­
js’ hi. «condurre fuori » (Deut 7,8; 9,26; 13,6). le (concreto) non più individuabile si è arrivati
Come si è arrivati da un significato più specifi­ al senso di «sciogliere, lasciar andare, libera­
co ad uno più generico? re», chc si conserva, con piccole variazioni, in
È logico ammettere per pdh un cammino ana­ diverse lingue semitiche. Da questo significato
logo a quello del verbo g'I, che da un uso lin­ generico si è poi staccato il significato specifico
guistico giuridico, profano e delimitato, porta di « riscattare (dietro pagamento di un contro­
ad un uso allargato, religioso. Per g ’I è certa valore) », che divenne predominante in arab. e
l’origine nel diritto di famiglia (->#7 3b). Dato et., mentre non riuscì ad eliminare la connota­
che con pdh, sia nel suo uso profano che in zione generica legata all’idea dello sciogliere in
quello cultuale, l’accento è posto sul versamen­ ug. ed in ebr. Rispetto a g ’I, pdh è un termine
to del prezzo del riscatto e non sulle persone più ampio e originariamente non appartenente
coinvolte nel procedimento giuridico - possono ad un determinato campo del diritto. Poiché
appartenere alla famiglia di colui che deve es­ tuttavia i due verbi hanno contenuto affine, si
sere riscattato (Es 21,8), ma non è necessario sono avvicinati l’uno all’altro, cosicché pdh è
che sia così (Lev 19,20; Giob 6,23) -, non si usato talvolta là dove ci si aspetterebbe g‘l,
può parlare di una origine uguale a quella di come accade in Es 21,8.
g ’I. È molto più facile che come punto di par­ Se il significato di « riscattare (dietro pagamen­
tenza si debba pensare al diritto commerciale, to di un controvalore)» per pdh è derivato e
cosa che è confermata dall’uso del verbo in non originario, non si può più definire il verbo
arab., et. e, in parte, in ug. (vd. sp. 1). In que­ fin daH’inizio come «termine del diritto com­
ste lingue si sarebbe conservato il significato merciale» (così Stamm, l.c. 11). Non lo è fin
originale del verbo, di cui l’ebr. avrebbe man­ dall’inizio, ma lo diventa in un uso più deter­
tenuto qualche traccia, mentre l’acc. lo ha per­ minato. Risogna tenere bene a mente questo
so del tutto. Con diversità di sfumature nei fatto, poiché in pdh, a differenza di g ’I, « l’ac­
dettagli, in questo modo è concepita l’evoluzio­ cento è posto non sul soggetto, ma sull’azio­
ne di pdh da O.Procksch, ThW IV,329-337 (= ne» (così Procksch, l.c. 333). Non è necessario
GLNT VI,883-908), e J.J.Stamm, Erlòsen und che fra le persone interessate alla vicenda esista
Vergeben im AT, 1940, lOs. Contro questa in­ un rapporto stabile, che sia precedente al ri­
terpretazione si è espresso Jepsen, l.c. 154. Egli scatto e lo motivi. Così si spiega perché pdh sia
trova che è problematico stabilire per l’antico il termine usato per il riscatto del primogenito;
Israele una divisione tra un ambito di vita pro­ grazie a tale riscatto, infatti, Jahwe lascia in li­
fano e un ambito di vita religioso, e, corrispon­ bertà per gli uomini qualcosa cui essi non ave­
dentemente, per pdh, la distinzione di un suo vano alcun diritto. Se dal punto di vista giuri­
uso linguistico diverso nell’uno e nell’altro dico, in questo caso c’è un non-ancora del di­
contesto. A suo giudizio, è possibile venire a ritto, nel caso di votati alla morte c’è un non­
capo di tutto rifacendosi al solo significato di più; da ciò deriva l’impiego di pdh in entrambe
« redimere » o « liberare ». le situazioni (al riguardo cfr. 3c).
Si potrebbe forse concordare con Jepsen, se le In Giob 6,23 la liberazione dalla mano di un
altre non fossero lingue semitiche. Egli ne ha tiranno appare come servizio dettato da amici­
sottovalutato il peso; tuttavia gli si deve conce­ zia, per indicare il quale il verbo appropriato
dere che l’evoluzione di pdh probabilmente era pdh e non g ’I. In Lev 19,20 l’istanza di ri­
non è partita così direttamente dal campo del scatto resta aperta, e questo spiega la preferen­
diritto commerciale, come in precedenza inten­ za data a pdh (cfr. 3a). La differenza tra i due
devo ammettere insieme con Procksch. verbi risalta con tutta forza anche nel fatto che
A favore di quest’ultima interpretazione sta l’analo­ soltanto per g ’I è stato coniato il part. gó'èl
gia del verbo acc. patàru (al riguardo AHw 849-851). come attributo di Jahwe. Quanto a pdh, il cor­
Da un sign. concreto «separare, dividere» si ha in rispondente pòdcc ricorre, è vero, una volta in
acc. «sciogliere, liberare». Lo sciogliere può riferirsi Sai 34,23, ma solo come costruzione occasio­
in campo profano a cose, come p.e. catene, e in cam­ nale (cfr. anche Deut 13,6).
po religioso a realtà spirituali come peccato, ira e
pena. In senso politico-giuridico significa « liberare
(prigionieri)» e «congedare (soldati)», e inoltre « r i­
4/ a) Come già accennato (3d), l’uso religioso
scattare, redimere con denaro ». Questo riscatto può del termine si distingue dall’uso profano e cul­
essere effettuato da un membro della famiglia a favo­ tuale per il fatto che ha come soggetto dell’a­
re di una persona ad essa appartenente o di una zione del riscattare soltanto Jahwe, e di conse­
cosa, p.e. un campo (cfr. gii esempi in g'I 3b), o da guenza non ha mai come complemento il pa­
un padrone a favore di uno schiavo e da un re a fa­ gamento di un controvalore.
vore di un servo (cfr. PRU IV,110, r. 25, e 165, r. 7). Se, come per g ’I, si fa anche per pdh un elenco
Da quanto detto risulta che patàru non è originaria­
dei passi interessati secondo la cerchia delle per­
mente un termine giuridico, ma lo diventa quando è
impiegato in modo più determinato.
sone beneficiarie del riscatto/liberazione, e se si
considera inoltre il tempo in cui il riscatto/libe­
Più o meno allo stesso modo potrebbero stare razione si compie, si ha lo schema seguente:

357 ma pdh REDIMERE, LIBERARE 358


1) salvezza di un individuo (o più individui): quali è annoverato anche un vecchio amico (v.
a. nel passato: 2Sam 4,9; IRe 1,29; Is 29,22; Sai 14), c con salóni «pace» è espressa la sicurez­
55,19; 71,23; Giob 33,28; Eccli 51,2;
b. nel presente o Futuro prossimo: Ger 15,21; Os
za perenne di fronte ad esse (con Kraus, BK
7,13; 13,14; Sai 25,22; 26,11; 31,6; 34,23; XV,401, contro Stamm, l.c. 14 n. 5, va conser­
44,27; 49,16; 69,19; 119,134; 130,8; Giob vato il TM).
5,20; Nei canti di ringraziamento di Giob 33,27b.28
ed Eccli 51 (v. 2) il riscatto, al quale il salvato
2) salvezza del popolo: guarda retrospettivamente, significa la libera­
a. nel passato: Deut 7,8; 9,26; 13,6; 15,15; 21,8;
zione dal potere del mondo sotterraneo. È in­
24,18; 2Sani 7,23 - lCron 17,21; M i 6,4; Sa!
78,42; 111,9; Neem 1,10;
dubbio che si tratta qui non della rianimazione
b. nel futuro escatologico: Is 35,10 = 51,11; 50,2; dei morti, ma della guarigione da una grave
Ger 31,11; Zac 10,8 (in un futuro anteriore). malattia (cfr. Stamm, l.c. 15s.). Ma poiché,
nella concezione ebraica, la morte esercita il
suo potere tra gli uomini attraverso la malat­
b) Se si cerca di ordinare i passi per quanto tia, il malato può essere visto come un morto e
possibile secondo l’antichità, al primo posto si la guarigione può essere rappresentata come
avrebbero 2Sam 4,9 e IRe 1,29, giacché il pri­ una liberazione dal mondo dei morti. Come ha
mo fa parte del «racconto dell’ascesa di Davi­ dimostrato Ch. Barth. Die Errettung vom Tode
de » e l’altro del cd. « racconto di successione in den individuellen Klage- und Dankliedern
al trono », chc dovrebbero risalire entrambi al des AT, 1947, siamo di fronte a qualcosa di
tempo di Salomone. Secondo queste fonti, in più che una semplice espressione figurata.
due occasioni Davide pronuncia giuramenti Cosa che d’altronde dev’essere affermata anche
per la vita di Jahwe, aggiungendo l’attributo a proposito della glorificazione dell’agire salvi­
celebrativo: « che mi ha liberato da ogni ango­ fico di Dio durante la carestia c la guerra
scia ». Come osserva K.Budde, Die Biicher Sa­ (Giob 5,20).
muel, 1902, 216, questa frase non ha riscontro Fra l’invocazione e il ringraziamento si ha la
altrove nell’AT; non si può quindi stabilire se dichiarazione della fiducia e della sicurezza nel
si tratti di proposizione creata originariamente fatto che Jahwe è disposto a liberare ed è in
da Davide o di una formula liturgica ripresa grado di farlo. La troviamo nella lamentazione
per l’occasione. di Sai 31,6 in cui, con D.Michel, Tempora und
In ogni caso la frase si avvicina molto all’uso Satzstcllung in den Psalmen, I960, 92, si tra­
di pdh nei s a lm i. Qui pdh si trova general­ durrà: «Alle tue mani affido il mio spirito; tu
mente nella preghiera del salmista singolo « li­ mi riscatterai, Signore, Dio della fedeltà». Lo
berami! » (Sai 26,11; 69,19; 119,134), il quale stato di bisogno dell’orante è causato da nemi­
secondo Sai 69,5.27.30 è malato e osteggiato, ci (v. 9.12.14.19) e anche da malattia (v. 10s.).
secondo 119,134 è oppresso dal prossimo, e se­ Da questo stato egli si aspetta di essere libera­
condo 26,11 si trova esposto ad una falsa accu­ to. Kraus, BK XV,248, ben a ragione vede nel
sa (defezione da Jahwe). salmista un innocente perseguitato. Anche in
Nella lamentazione collettiva in Sai 44,27, vie­ Sai 130 possiamo riconoscere un canto di la­
ne elevata la preghiera « salvaci per la tua mi­ mentazione, che dà spazio alla fiducia di cui
sericordia» a nome della comunità. Lo sfondo parlavamo (v. 7). Tale fiducia si fonda sulla
dell’invocazione è una situazione di grave pena misericordia (hàsoed) e sulla liberazione
causata da nemici. Per la comunità, ugualmen­ (pedùt), ossia la disponibilità a liberare o la ca­
te, è elevata la preghiera « o Dio, libera Israele pacità di liberare proprie di Jahwe. Da esse de­
da tutte le sue angosce» (v. 22) in Sai 25, che riva, nel grido di salvezza che vi è aggiunto (v.
per il resto è caratterizzato da motivi di lamen­ 8) « egli redimerà Israele da tutte le sue col­
tazione individuale. pe», l’attesa di una liberazione finale, una li­
Il ringraziamento nella forma « tu hai riscatta­ berazione col legata propriamente con la fine
to» di Sai 71,23, aH’intemo di un voto di lode dei tempi. Questo è l’unico luogo in cui pdh si
(v. 18-24), ha un carattere di anticipazione riferisce non ad uno stato di necessità, ma a
(quanto a genere letterario, Sai 71 è un canto peccati. Tuttavia, una volta eliminati questi,
di lamentazione e di preghiera). Secondo il v. anche lo stato di necessità finisce, come vuole
20, quel ringraziamento si riferisce ad un peri­ la concezione totalitaria dell’AT.
colo di morte causato forse da malattia, ed an­ Con lo sguardo alla liberazione si conclude
che alla persecuzione da parte di nemici (v. splendidamente il canto di ringraziamento di
4.10ss.). Un analogo sguardo in prospettiva si Sai 34: « Il Signore riscatta la vita dei suoi ser­
può rilevare, secondo il testo tradizionale, nel vi, chi in lui si rifugia non sarà condannato»
ringraziamento del canto di lamentazione e di (v. 23).
preghiera in Sai 55,18b.l9a «ed egli ascoltò la Come abbiamo visto, nei canti di ringrazia­
mia voce; mi salvò, mi liberò dando pace alla mento di Giob 33,27b.28 e Eccli 51,2 la sal­
mia vita»; ancora una volta ci si riferisce qui vezza dalla morte significa la liberazione dalla
alla liberazione dalle trame di nemici, fra i malattia. Non c’è motivo per non ammettere

359 n i f i pdh REDIMERE, LfBERARE 360


la stessa cosa con Barth, l.c. 158-161, anche la forma breve Pàdòn. Due dei nomi menzio­
per Sai 49,16 «m a Dio potrà riscattarmi, mi nati ricorrono anche fuori dell’AT: ad Elefanti­
strapperà dalla mano della morte». Certo è na infatti si ha Pdjh (Cowley nr. 43, r. 12;
che il verbo ~>ìqh della seconda metà del ver­ inoltre Pdjhw nei sigilli nr. 45 e 235 in F.Vat-
so, che anche altrove è usato per esprimere la tioni, Bibi 50, 1969, 365.384) e Pd’l in un si­
sottrazione di un morto, e l’intero salmo, che gillo dell’8" secolo (Moscati, EEA 56, nr. 13;
all'inizio (v. 5) viene qualificato come un Vattioni, l.c. 373). Già sopra, in la, abbiamo
« enigma », manifestano un’attesa che andava citato dall’acc. il n. pers. parallelo IlJ-ipdianni
contro la convinzione corrente, l’attesa, cioè, « il mio Dio mi ha risparmiato/liberato» e dal
di una definitiva liberazione dalla morte, colle­ pun. B'ipd‘ «Baal lo ha sciolto, liberato» (cfr.
gata con una sottrazione (al riguardo cfr. F.L. Bcnz, Personal Names in thè Phoenician
Stamm, l.c. 16s.; von Rad 1,419s. = ital. 457; and Punic Inscriptions, 1972, 97.389).
Kraus, BK XV,368). Quanto al significato dei nomi, si potrebbe
Le confessioni di Geremia non sono pensabili pensare con Noth, IP 180, che essi sì riferisca­
senza i salmi di lamentazione individuale. È no ai pericoli al momento della nascita. Dato
perciò a questo punto che si deve aggiungere tuttavia che in acc., come in ebr., i nomi di
l’assicurazione, data al profeta in risposta alla persona impiegano spesso i verbi che sono di
sua lamentazione (Ger 15,10-12.15-18), che uso corrente nel linguaggio religioso, si dovrà
sarà liberato dalle mani dei malvagi e dei vio­ qui intendere pdh allo stesso modo che nei sal­
lenti (v. 21). Il nsl hi. della vocazione (Ger mi, con riferimento alla situazione della madre
1,19) è ora completato e rafforzato da pdh. Si o del figlio; cfr. quel che si è detto in -+g’l (4i)
riflette in ciò il progressivo accrescersi, fin dal­ a proposito del n. pers, Jig ’al. Se si tratta di un
l’inizio, del clima di inimicizia che circonda ringraziamento per la madre, si può pensare
Geremia. Non c’è quindi alcuna ragione di fra l’altro anche alla liberazione dalla sterilità;
sopprimere con P.Volz, Der Prophet Jeremia, se è per il figlio, si dovrà pensare soprattutto
21928, 173 n. 1, il v. 21 comc «fiacco, prolisso alla guarigione da qualche malattia.
ampliamento ».
Le dichiarazioni di liberazione dei salmi si rife­ d) Con le sue 9 occorrenze al qal e una al ni.,
riscono per lo più a stati di necessità concreti e abbastanza meno numerose rispetto alle 14 dei
terrestri, tra cui, oltre alla malattia e alla mor­ salmi (13x qal, lx ni.),pdh deve dirsi non mol­
te, sono in primo piano i nemici. Dichiarazio­ to frequente nei p r o f e t i. È anche più raro di
ni generali, che vadano al di là del caso singo­ g'I, che nella letteratura profetica ricorre 27x
lo, sono rare. Ne troviamo soltanto in Sai (di cui 14x al part. gò’él). Di queste, 22 occor­
34,23, entro un orizzonte che a malapena si renze (13x il part. gò'él) si trovano esattamente
può dire oltrepassi questo mondo, e in Sai nel Deutero- e Tritoisaia. E così in forte evi­
130,7s. in una visione timidamente orientata denza una decisa preferenza per g ’I ( ^ g ’I 4f),
in senso escatologico. II fatto che sia dominan­ ancorata nel messaggio del Deutero-Isaia; è
te la situazione concreta e terrestre non costi­ una preferenza che pdh non rivela in nessuno
tuisce un limite. È conseguenza della consape­ dei profeti e nemmeno altrove nell’AT. Nel
volezza che l’uomo in tutto è affidato a Dio, il linguaggio religioso esso aveva la concorrenza
quale gli va incontro nella fortuna e nella sven­ di parecchi verbi abbastanza vicini per conte­
tura. Anche se in tal modo la sventura, lo stato nuto, che i profeti adoperavano più volentieri
di bisogno e le ostilità perdono il loro carattere quando dovevano parlare della salvezza immi­
di vicoli ciechi senza speranza, non per questo nente:^/?' hi., ->nsl hi., mit pi. (-*plt) «salva­
essi allentano la loro salda presa. Del che dà la re», e -> 'ir «aiutare» (cfr. per questo Stamm,
misura proprio il fatto che la loro rimozione Le. 98ss.).
viene presentata non soltanto come un salvare Ad ogni modo, pdh ricorre nelle tre prospettive
(nsl hi ./mit pi.), ma anche come un riscattare o cronologiche, che abbiamo precedentemente
liberare. (4a) distinto, e cioè sta per la liberazione del
popolo nel passato, nel presente aperto al futu­
c) 11 ringraziamento, cosi come è espresso nei ro, e nel futuro escatologico.
salmi, si trova anche nei n o m i d i p e rso - L’evento fondamentale di salvezza nel passato
n a. Nell’AT sono attestati i seguenti: è per Israele la liberazione dall’Egitto, in riferi­
Pedàjà(hù), Peda’èl/Pedà’èl (Pdh’l) «Jahwe/El mento alla quale il Deuteronomio per la prima
ha liberato », Pedàsùr « la Roccia ha liberato » volta ha introdotto il termine pdh (vd. st. 4e).
(per l’elemento teoforico che ricorre an­ Quanto ai profeti, si trova solo in Mi 6,4, in
che a Mari, cfr. M.Noth, FS Alt 1953, 148). cui Michea fa parlare il suo Dio in un’autodi­
Nel n. pers. Jifdejà , formalo con un imperfetto, fesa di fronte al popolo: « Perché ti ho fatto
non è chiaro se si debba tradurre ugualmente uscire dall’Egitto, ti ho riscattato dalla casa di
come una dichiarazione riferentesi al passato o schiavitù... ». Non possiamo qui stabilire se la
come un desiderio: « che Jahwe liberi ». Dai requisitoria di Mi 6,1-8, di cui i v. 3-5 costitui­
nomi formati con una frase verbale è derivata scono un paragrafo, debba farsi risalire a Mi­

361 m a pdh REDIMERE, LIBERARE 362


chea o no, e se di conseguenza l’espressione del di contatto con il Dtis, 35,10 potrebbe dipen­
v. 4 debha considerarsi dtr. - o perché apparte­ dere da 51,11. Ma dal momento che 51,11 non
nente ad una tradizione comune o per dipen­ si attacca bene con il v. 10, è possibile anche il
denza diretta al riguardo cfr. da un lato contrario, e cioè chc 35,10 sia originale e sia
W.Beyerlin, Die Kulttraditionen Israels in der stato inserito successivamente dopo 51,10 (così
Verkiindigung des Propheten Micha, 1959, W.Eichrodt, Der Herr der Geschichte [= Die
69-74, e dall’altro Sellin-Fohrer 490; O.Kaiser, Botschaft des AT, 17/11], 1967, 224). Wester­
Einleitung in das AT, 1969, 178. mann, ATD 19,200 (= ital. 299), rifiuta,l’attri­
Ad un altro tipo di liberazione avvenuta nel buzione di 51,11 al profeta e colloca quel ver­
passato fa riferimento Is 29,22 con la proposi­ so, in via ipotetica, dopo 52,3. Dal punto di
zione innica e celebrativa « che riscattò Abra­ vista del contenuto, nel testo di Is 35,10 pdh
mo». Inserita in ls 29,16-24, essa fa parte di non è certo diverso dal verbo g ’I che lo prece­
un contesto che difficilmente si potrebbe far ri­ de, e serve a ribadire il medesimo pensiero ne­
salire allo stesso Isaia. Non sappiamo a che gli emistichi paralleli 9b e IOa. Se si ammette
cosa questo riscatto si riferisca. «Benché un che 51,11 è la prosecuzione originale del v. 10,
racconto tardogiudaico narri di una liberazione nei pedujS Jhwh bisognerebbe riconoscere i
di Abramo da Ur di Caldea come dal “fuoco protagonisti del secondo esodo, quello della
dei Caldei”, probabilmente si pensa qui sem­ fine dei tempi, contrapposti ai ge'ullm, con cui
plicemente alle sue varie liberazioni e protezio­ si intendono quelli salvati nel Mar rosso
ni di cui parlano le narrazioni bibliche» (così 4e). Anche se si collocasse 51,11 dopo 52,3, i
Fohrer, Jes. 2I1,87; quanto al racconto citato pl‘dùjè Jhwh non potrebbero essere descritti di­
cfr. R.Meycr, ThW LU,467 = GLNT IV, versamente.
1392s.). Nella promessa di salvezza di Ger 31,11 pdh e
In 7,13 e 13,14, Osea adopera il verbo pdh in g’I si trovano ancora una volta insieme. All’I­
riferimento ad una vicina e non più possibile sraele (Giacobbe) in esilio è annunciala la libe­
liberazione dalla pena a lui contemporanea. razione dal potere di uno più forte, e come
Sebbene in 7,13 «ed io li volevo salvare...» conseguenza di ciò è annunciato il rimpatrio
non sia nominata la potenza opposta, stando al dei dispersi. Non c’è dubbio che qui sia stato
contesto (5,8-7,16) non vi si può intendere al­ ripreso il messaggio del Deuteroisaia, e, adat­
tro che il re assiro avanzante, ossia Tiglatpile- tandosi ad una situazione nuova, la sua spe­
ser III (cfr. Wolff, BK X IV /1, 140). In Os ranza sia stata dilatata ben oltre l’orizzonte
13,14, dove pdh e g ’I ricorrono insieme, la po­ dell’esilio babilonese.
tenza opposta è la fatalità della morte [se'òl e Più generale, ma pur sempre orientata in senso
màwcet). Stando al contenuto successivo del v. escatologico, è l’attesa, che si riferisce sia a
14, essa agisce come un’epidemia (cfr. Ru­ Sion sia ai suoi convertiti, espressa in Is 1,27.
dolph, KAT XI1I/1, 245). Os 13,15 e 14,1 la­ Essa rappresenta in pratica Pinterpretazione di
sciano tuttavia aperta la possibilità che all’a­ 1,21-26, e apre lo sguardo su un nuovo popolo
zione di detta potenza sotto forma di epidemia di Sion costituito da coloro che si decidono per
si aggiunga anche quella sotto forma di popoli la giustizia divina. Essi si liberano, ma non da
stranieri, specialmente degli assiri (cfr. WolfF, se stessi; al contrario, vengono liberati; e con
l.c. 297). Tanto in 7,13 quanto in 13,14, pdh questo indirettamente, ma molto chiaramente,
compare in una domanda che esprime un rifiu­ si rimanda a Jahwe come a colui che opera la
to, e pertanto come la fine di una speranza di liberazione. La potenza contro cui egli Ja opera
riscatto da parte di Dio (con Rudolph e Wolff non è nominata. Certamente è di natura politi­
questa interpretazione vale anche per 13,14, ca; la si potrebbe allora definire con maggior
un testo che Weiser, ATD 24, 21956, 98ss., in­ precisione, se fosse possibile stabilire il periodo
tende invece come una promessa). in cui il versetto ha avuto origine. Si può pen­
In riferimento alla salvezza escatologica i pro­ sare ai babilonesi, ai persiani o ai greci.
feti usano pdh in cinque casi. Essi cominciano Zac 10,8 costituisce il testo più recente in cui
dal Dtis (Is 50,2; 51,11), il quale altrimenti compaia pdh in un contesto escatologico. La
preferisce g ’I. Se ciononostante in 50,2 si serve breve frase « quando li avrò riscattati » si trova
di una forma derivata da pdh (pedùt opp. txt all’interno della promessa di 10,3-12, che an­
em pcdnt), lo fa sicuramente perché con la do­ nuncia il rimpatrio dei dispersi. Che ne faccia
manda retorica « è forse la mia mano troppo parte fin dall’inizio, o vi sia stata aggiunta in
corta per riscattare oppure io non ho la forza seguito, è in ogni caso implicito il presupposto
per liberare?» vuole additare la grande poten­ che il rimpatrio sia possibile. II v. 10 ricorda
za di riscatto di Jahwe, la quale non si esauri­ Egitto e Assiria, ossia Tolomei e Seleucidi,
sce in un singolo avvenimento. come popoli nemici; da tali nemici, dunque,
Fra Is 51,11 e Is 35,10 c’è una concordanza dovranno essere riscattati i dispersi, e questo è
quasi letterale. Coloro che rimpatriano tornan­ quanto appunto farà Jahwe.
do a Sion sono « i riscattati da Jahwe». Dal
momento che Is 34-35 ha anche altri elementi e) L’uso del verbo pdh in riferimento alla libe­

363 IT7D pdh REDIMERE, LIBERARE 364


razione dall’Egitto è un’innovazione del D eu- LXX per rendere g'I e pdh, ricorre poche vol­
t e r o m i o (Deut 7,8; 9,26; 13,6; 15,15; 21,8; te; un po’ di più pùecrfrai,, che i LXX usano ra­
24,18). Come sottolinea von Rad 1,191 = ital. ramente per rendere g ’I e ancor più raramente
209, con l’immagine del «riscatto» l’avveni­ per rendere pdh. Di gran lunga più frequente è
mento salvifico non viene più visto in un’ottica nel NT il verbo crcà^av, che nella traduzione
di guerra, ma come un’azione giuridica di libe­ dei L X X non ricorre mai come corrispondente
razione da parte di Jahwe. Con l’uso di pdh in di g ’I e solo due volte viene usato per tradurre
questo senso, il Deut completa il vocabolario pdh. In base a questi dati, per la relazione tra
più antico, che si era contentato dei verbi -»js ’ pdh ed il NT non si può dire nulla di più di
hi. «condurre fuori», —‘Ih hi. «far salire» e quanto è già stato detto per g ’l\ cfr. perciò
—nsl hi. «salvare» (al riguardo cfr. Stamm, —g l 5.
l.c. 18s., e per js’ hi. e ‘Ih hi. P.Humbert, ThZ J.J.Stamm
18, 1962, 357-361.433-436; inoltre H.J.Boe­
cker, Die Beurteilung der Anfange des Kònig-
tums in den dtr. Abschnitten des 1. Samuelbu-
ches, 1969, 39-43). Il fatto che il termine pdh n| pa BOCCA
sia stato tenuto presente non ha portato affatto
all’esclusione del più antico js ’ hi. nel Deut.
Quest’ultimo verbo vi ricorre molte volte, ed
anche 'Ih hi. vi è attcstato almeno una volta 1/ Il nome monosillabico pei «bocca» (Ber­
(20,1). Così pure negli scritti più recenti il ter­ gstr. Einf. 184; P.FronzaroIi, AANLR VI1I/19,
mine pdh è stato tenuto da parte. P non lo usa, 1964, 255.269.278), il cui st. cs. pi si forma in
e gli preferisce js' hi., che del resto, accanto al modo simile allo st. cs. di — ’àb e — ’àh (diver­
più raro ‘Ih hi., conserva il suo posto anche samente da éW « un capo di bestiame minuto »
nella letteratura post-dtr. (cfr. al riguardo spec. con lo st. cs. sé), ricorre come p in ug. (WUS
Humbert, l.c. 357s.). nr. 2180; UT nr. 1992) e come pii in acc.
Quanto detto trova riscontro anche nel fatto (AHw 872-874), mentre il palcoaccadico ed il
che pdh riferito agli avvenimenti d’Egitto solo paleoassiro p à ’nm e p ì’um, come anche Tarab.
raramente ricorre in testi direttamente o indi­ fam, l’aram. pum e l’et. ’af, presentano forme
rettamente influenzati dal Deut. Le occorrenze biconsonantiche (cfr. J. Barth, ZDM G 41,
sono: nella letteratura storica 2Sam 7,23 = 1887, 633s.; per il fen. pun. pj e l’aram. pm
2Cron 17,21; Neem 1,10; nei salmi: 78,42 e nelle iscrizioni di epoca vtrt. vd. DISO
111,9. Quanto ai profeti vi si deve aggiungere 227.229; per i nomi propri cfr. Huffmon
il già citato passo di Mi 6,4. 128.254; Grondahl 170). Come plurali si han­
no pijjòt (Prov 5,4), pèjòt (Giud 3,16) e la for­
5/ a) pdh è usato ancora nell’ebr. postbibl, ma raddoppiata pìfijjòt (Is 41,15; Sai 149,6),
(p.e. Eccli 51,2). Si possono qui addurre non usati sempre per spade a due tagli o sim.
pochi passi della letteratura di Qumran (cfr. U n’affinità etimologica con pè’à «lato, margine»,
Kuhn, Konk. 174), provenienti soprattutto da­ pòt «fronte» (IRe 7,50; Is 3,17) e —pànìm « v o lto »
gli Inni e dal Rotolo della guerra. Nei primi, non è del tutto esclusa (cfr. G V G 1,333.421; in modo
pdh esprime in particolare il ringraziamento un po’ diverso H.Holma, Die Namen der Kòrperteile
per l'avvenuta liberazione (IQH 2,32.35; 3,19; ira Ass.-Bab., 191 l,13s.), ma è dubbia.
1Q 45 1,2 = DJD 1,144; 4QpPs 37 2, 19); in
un caso sembra si tratti di preghiera (IQH 2/ Nell’AT ebr. pcè è attestato 500x (incl. il
17,20). Nel Rotolo della guerra al posto del plur. raddoppiato, vd. sp. 1; esci. ISam 13,21),
verbo è preferito il sost. pedùt. « liberazione ». in Dan aram. pum 6x. pà manca in Giona,
Esso significa la liberazione finale ad opera di Ab, Agg e Rut; una frequenza maggiore si ha
Dio (così IQM 1,12; 14,10; 15,1; 18,11; in Num (49x, di cui 19x nell’espressione ’al-pì
4QMa8 = ZAW 69, 1957, 135), oppure sta a Jhwh «secondo il comando di Jahwe»), Sai
designare i figli della luce, che combattono, (68x, incl. Sai 149,6), Giob (36x) e Prov (56x).
come «popolo della liberazione» (così IQM Tra tutte queste ricorrenze, 85 circa si riferi­
1,1 ls.; 11,9; 14,5; 17,6; non è chiaro 13,14, scono a Dio (3 a dei), 270 a uomini, 10 ad ani­
cfr. anche DJD 1,95 IV,2). Nel documento di mali e 90 a cose (di cui 35x nelfespressione in
Damasco (CD 16,8), pdh si riferisce al giura­ gran parte dtr. lcfi hcerceb « a fil di spada »); i
mento, che non può essere sciolto neanche a restanti casi sono forme preposizionali. Non si
prezzo della morte. È, questo, un impiego uni­ tiene conto qui di pìm, un dato che si riferisce
co, senza riscontri nell’AT. al peso in ISam 13,21 (KBL 759a; H.J.Stoebe,
KAT VIlI/1,255: «un terzo»; diversamente
b) Il NT non può conservare nel suo vocabola­ prima ancora GB 634b; Zorell 642s.).
rio la differenza specifica dell’ebr. tra g ’I e pdh.
Fra i verbi esprimenti liberazione da esso ado­ 3/ 4/ Anzitutto, come designazione di una
perati, il verbo XuxpoOcrfrcu, che è il preferito dai parte del corpo, pcè significa l’apertura che per­

365 H5 pcè BOCCA 366


mette il passaggio all'interno del corpo, la boc­ «ciò che sta nella bocca, ciò che esce dalla
ca. Il termine viene usato in senso traslato per bocca », perciò « parola, sentenza, comando »,
la terra (Gen 4,11; Num 16,30 ecc.), lo -*¥’ól pcè ricorre unito ad un gran numero di verbi
«inferi» (Is 5,14; Sai 69,16; 141,7; cfr. M.Da­ (cfr. Wolff, l.c. 12ls. = ital. 107). È singolare
hood, Bibl 51, 1970, 395; J.B.Bums, VT 22, che il verbo -+W «dire» non sia mai usato
1972, 245s.), una grotta (Gios 10,18), un pozzo assieme a pcè, sebbene l’espressione ’imrè-jì
(Gen 29,2), un recipiente (efa) (Zac 5,8), un « parole della mia bocca » ricorra alcune volte
sacco (Gen 42,27), la scollatura di un abito (Es (Deut 32,1; Sai 19,15; 54,4 ecc.; di Jahwe Os
28,32; Sai 133,2), la porta di una città (Prov 6,5; cfr. Sai 138,4; Giob 23,12). Unito a dbr
8,3, cfr. Gemser, HAT 16,44; da qui deriva pi., pcè dà una maggiore enfasi, per cui « parla­
l’espressione pcè làja «da un’estremità all’al­ re con la bocca » equivale a « promettere so­
tra» 2Re 10,21; 21,16; mippTè 'cel-pft Esd lennemente» (Deut 23,24; Ger 44,25; di Jahwe
9,11, così KBL 753a; cfr. GB 635a e Zorell IRe 8,15.24 = 2Cron 6,4.15) o « parlare perso­
643a), inoltre per la riva di un fiume (ls 19,7, nalmente» (Gen 45,12; Sai 145,21). L’espres­
così Zorell e GB, diversamente KBL), una gola sione viene usata per Jahwe soprattutto in Is
(Ger 48,28), le lame affilate di una trebbia (ls (ls 1,20; 40,5; 58,14; cfr. anche Mi 4,4 e Ger
41,15) e di una spada (Giud 3,16; Sai 149,6; 9,11). Lo stesso si può dire per l’uso di pòt
Prov 5,4; per l’acc. pii col medesimo significa­ come sogg. o ogg. di nqb «determinare» (ls
to vd. AHw 874b; in generale per l’uso metafo­ 62,2, di Jahwe), swh pi. «comandare» (ls
rico della parola in acc. ed in ebr. cfr. Dhorme 34,16, di Jahwe), s ’I «domandare» (Gen
83-86); quest’ultimo ha dato luogo all’espres­ 24,57; di Jahwe: Gios 9,14; Is 30,2), rsh «ave­
sione lefì hàrab « a fil di spada » (diversamente re compiacenza in» (Sai 49,14; diversamente
Th.H.Meek, BASOR 122, 1951, 31-33; G.Foh- Zorell 643a), hll pi. «esaltare» (Prov 27,2),
rer, BHH 11,1249: «poiché la spada divora la 'nh «attestare» (2Sam 1,16), rs‘ hi. «condan­
carne»; Zorell 643a: «secundum ius belli»). nare» (Giob 15,6), spr pi. «raccontare» (Sai
In Am 6,5 pa non significa «voce, suono» 71.15), sdq «essere nel giusto» (Giob 9,20).
(così GB 635a), ma ha valore preposizionale L’aspetto personale viene posto in rilievo an­
(«secondo», cfr. Rudolph, KAT XIII/2,217). che in espressioni come dbr pi. pà ‘cel-pcè
Per pcè unito alle prep. ke, lc e 'al vd. i vocabo­ (Num 12,8) e dbr pi. pcè cet/'im-pà; «parlare
lari. Nell’uomo, mai in Dio, la bocca è l’orga­ bocca a bocca » (Ger 34,3 e 32,4, par. « faccia
no del bacio (con nsq q. IRe 19,18; Giob a faccia » -»pànlm). Talvolta si usa pcè per una
31,27; Cant 1,2) e l’organo del mangiare (Ez finezza poetica (Is 9,16; Sai 49,4; 66,14;
3,3; 4,14; Nah 3,12; Zac 9,7 par. sèn « dente»; 144,8.11ecc.). Ogni volta però che si valuta la
cfr. Mi 3,5; Sai 58,7; Lam 2,16 e per i paralleli relazione tra bocca e cuore (Sai 54,4; Prov
ugaritici L.R.Fishcr, Ras Shamra Parallels I, 16,23), la parola esterna è distinta dal senti­
1972, 310; di animali Sai 22,14) per cui l’e­ mento interno (Is 29,13; Ger 9,7; 12,2; Ez
spressione bekol-pa (ls 9,11) significa «vora­ 33,31; Sai 62,5). Unito a -*qr\pcè ha significa­
ce» e nell’espressione pi s*'ndjim (Deut 21,17; to enfatico in Ger 44,26, forza poetica in Sai
2Re 2,9; Zac 13,8, non «doppia parte», ma 66,17 e Prov 18,6, ma ha un significato tecnico
«due terzi», cfr. GB 635a; A.Jirku, ZAW 37, nel senso di «dettare» in Ger 36,18 (cfr. ktb
1917/18, 110; F.Rundgren, JCS 9, 1955, 29s.; mippà « scrivere sotto dettatura » (Ger
un po’ diversamente KBL 754a) pai significa 36,4.6.17.27.32; 45,1). L’espressione kebad pcè
« boccone, porzione » (vd. Dhorme 86). « impacciato di bocca » esprime l’incapacità di
Come organo umano della parola p?f è par. di essere eloquente (Es 4,10). Dopo psh « aprire»,
lasòn «lingua» (Es 4,10; Sai 73,9, cfr. H.Don- che unito a pcè significa tra l’altro « parlare »
ner, ZAW 79, 1967, 336-338; Sai 78,36 ccc.; (Giud 11,35.36; Giob 35,16), il verbo più fre­
per ulteriori testi e paralleli ug. cfr. Fisher, l.c. quente è pth «aprire» nel medesimo senso (ls
309s.; làsón «lingua, idioma» nell’AT ricorre 53,7; Ez 21,27; 24,27; Sai 38,14; 39,10; 78,2;
1 !7x, di cui in Sai 35x, Prov I9x, Is 15x, Giob Giob 3,1; 33,2; Prov 24,7; 31,8.9.26; Dan
9x; aram. lissàn « lingua, idioma » 7x in Dan) 10.16), riferito anche a Jahwe, che apre la boc­
e ààjà « labbro» (ls 11,4; 29,13; Mal 2,6,7; Sai ca di qualcuno (Ez 3,27; 33,22; cfr. Num
51,17 ecc.; cfr. Fisher, l.c. 311; H.W.Wolff, 22,28); cfr. l’espressione pithòn « apertura della
Anthropologie des AT, 1973, 121 = Antropo­ bocca» (Ez 16,63; 29,21) e pithè p x «porte
logia dell’AT, 1975, 106; Dhorme 84-89; della bocca» (Mi 7,5). Altri verbi che ricorro­
J.Oelssner, Benennung und Funktion der Kor- no uniti a pcè sono: p'r «aprire» (Giob 16,10),
perteile im hebr. AT, 1960 [tesi]). Per l’espres­ rlib hi. «aprire ampiamente» (Is 57,4; Sai
sione piè ’cèhàd «unanimemente» (IRe 22,13 35,21; 81,11; cfr. ISam 2,1 q.), slt pcé
= 2Cron 18,12) e « concordemente » (Gios 9,2) bassàmàjim « porre la bocca in cielo » per
vd. Joìion 379; Dhorme 84; B.Couroyer, RB «millanteria» (Sai 73,9, cfr. H.Donner, ZAW
61, 1954, 559, per l’aram. k fum had vd. DISO 79, 1967, 336-338; P.A.II. de Boer, VT 18,
229, per l’acc. AHw 872s. 1968, 260-264; cfr. Giud 9,38), inoltre gdl hi.
Sia nel sign. «bocca» sia nel sign. derivato « usare un tono insolente» (Ez 35,13; Abd 12),

367 H? pcè BOCCA 368


nb ' hi. «biasimare, parlare in modo sprezzan­ Tcpó<7Tayp.a e Xóyoq. Per una panoramica sul­
te» (Sai 59,8) e verbi come hgh «sussurrare ri­ l’uso di « bocca » nei LXX, nei targumin, nei
flettendo» (Sai 37,30), -*/?//, -*ngd, -»jdh, testi rabbinici, negli scritti di Qumran (Kuhn,
-+jd‘. L’espressione « uscir fuori dalla bocca » Konk. !74s., elenca per pcè circa 120 ricorren­
con -*j$‘ (Gios 6,10) viene generalmente usala ze) e nel NT cfr. K.Weiss, art. o-TÓjia, ThW
come frase tecnica in relazione ad una promes­ VII,692-701 (= GLNT XII, 1287-1310).
sa o ad un voto (Num 30,3; 32,24; Giud 11,36;
Ger 44,17; cfr. Deut 23,24) e si riferisce anche
a Jahwe (Deut 8,3, cfr. H.Brunner, VT 8,
1958, 428s.; ls 45,23; 48,3; 55,11; solo in Giob
37,2 è usata per il tuono). w/’ «essere pieno»
con sogg. pct viene usato in senso profano in ir is phd T R E M A R E
Sai 10,7; 71,8 ecc., ma m i’ pi. « riempire» con
ogg. « bocca » viene usato per Jahwe in Sai
81,11. Jahwe dà all’uomo una bocca (Es 4,11) 1/ phd « tremare» è testimoniato solo in ebr.
e pone (iìm ) in bocca a qualcuno delle parole e in aram. giud. (AHw 810a registra anche
(Es 4,15a; Num 22,38; 23,5.12.16; Is 51,16; l’acc. pahàdu «spaventarsi, tremare» come
59,2la). Quest’ultima espressione deriva dal­ prestito can. in Ugaritica V,32h).
l’ambiente profano, nel quale indica l’incarico La radice dà luogo al verbo al qal, pi. (Jenni,
di parlare in un determinato modo (2Sam HP 224: « un tremare che si realizza continua­
14,3.19; Esd 8,17; cfr. Deut 31,19). Perciò il mente ») e hi..(« far tremare »), al nome deriva­
profeta è per Jahwe !<ffi « come una bocca » to pàhad « tremore, spavento » (invece del sost.
(Ger 15,19; cfr. Es 4,16) e parla « come la boc­ fem. pahdà in Ger 2,19 bisogna leggere una
ca di Jahwe» (2Cron 36,12; cfr. Esd 1,1; forma verbale, cfr. Rudolph, HAT 12,18) ed
2Cron 35,22) contrariamente al falso profeta ev. al nome di persona tflojhàd (Num 26,33;
(Ger 23,16). La parola di Jahwe è nella bocca 27,1.7 ecc.; LXX: ZaXnaaS; cfr. però Noth, IP
del profeta (2Cron 36,21.22) e la tòrci nella 256, contro l’interpretazione sèi pàhad « prote­
bocca di Israele (Es 13,9; Deut 30,14). Cfr. an­ zione dallo spavento »).
che Is 53,9; Mi 6,12; Sof 3,13; Sai 5,10; 34,2;
38,15; Prov 4,24 e 6,12 per altre cose che sono Pàhad Ji.'jìàq (Gen 31,42.53) è designazione del dio
nella bocca. Una parola può anche essere tolta venerato da Isacco, che appartiene al tipo degli dei
dalla bocca di qualcuno (nsl hi. Sai 119,43) e dei padri (All, KS T,24-29). Tradizionalmente pàhad
viene derivato dalla medesima radice phd ed è tra­
qualcosa può andare perduto (krt ni. Ger 7,28)
dotto con «spavento di Isacco», ed è perciò inteso
dalla bocca (cfr. mtis «allontanarsi» Gios 1,8; come « arcaica designazione del nume la cui appari­
Is 59,2Ib; skh ni. «essere dimenticato» Deut zione ha procurato spavento ad Isacco, legandolo a
31,21; inoltre Iqh «prendere» Giob 22,22; bqs sé per sempre proprio a questa maniera» (Alt, l.c.
pi. «cercare» Mal 2,7; sm‘ «ascoltare» Ez 26), oppure, attenuando il contenuto numinoso, vie­
3,17; 33,7; Zac 8,9; cfr. ni. Es 23,13). L’espres­ ne inteso in senso cultuale come «oggetto della ve­
sione mrh p?B «opporsi ad un comando» ri­ nerazione» (J.Becker, Gottesfurcht im AT, 1965,
corre una volta riferita ad un ordine di Giosuè 177-179). L.Kopf, VT 9, 1959, 257, interpreta come
« il rifugio di Isacco », ma questa derivazione è incer­
(Gios 1,18), ma altrove è sempre riferita ad un
ta. Piuttosto, seguendo la proposta di W.F.Albright,
comando di Jahwe (Num 20,24; 27,14; Deut Von der Steinzeit zum Chrislentum, 1949, 248.434
1,26.43; 9,23; ISam 12,14.15; IRe 13,21.26; n. 84, si potrebbe pensare ad una radice *pjjd II (cfr.
I.am 1,18; con ‘br «trasgredire» Sai 17,3; KBL 757b), intendendo il nome come «parente di
ISam 15,24). L’espressione 'al-pi Jhwh «come Isacco» in base al palm. pahdà «clan, famiglia»
Jahwe aveva comandato» è propria del Codice (cfr. DISO 226) e all’arab. fafjid (così anche O.Eìfl-
sacerdotale (Es 17,1; Num 3,16.39.51; 4,37.41 feldt, JSS I. 1956, 32 n. 2 = KS in ,392 n. 4; H.
ecc.; cfr. S.Schwertner, ZAW 84, 1972, 31). Ringgren, Israelitischc Rcligion, 1963, 18; H. Weid-
mann. Die Patriarchen und ihre Religion..., 1968,
Uniti a pa, qps «chiudere» (Is 52,15; Sai
129 n. 18; G.Fohrer, Geschichte der isr. Religion,
107,42; Giob 5,16), hsk «trattenere» (Giob 1969, 23; R. de Vaux, Histoire ancienne d’Israèl,
7,11), skr ni. « esser chiuso » (Sai 63,12) e spe­ 1971, 259; gli ultimi due contro N.Krieger, Judaica
cie ilm jàd 'al-pct « mettere la mano sulla boc­ 17, 1961, 193-195).
ca» (Giud 18,19; Mi 7,16; Giob 21,15; con
kaf Giob 29,9; cfr. anche Giob 40,4; Prov 2/ Statistica: phd q. 22x (Is 7x, Sai 5x, Ger
30,32) equivalgono a « cessare di parlare » (cfr. 3x), pi. 2x (Is 51,13; Prov 28,14), hi. lx (Giob
B.Couroyer, RB 67, 1960, 197-209). Per l’uso 4,14); pàhad 49x (opp. senza Gen 31,42.53:
di smr e di nsr in questo contesto («tenere a 47x; Giob lOx, Sai 9x, Is 5x, Ger, Prov e
freno») cfr. per il primo Sai 39,2; 141,3; Prov 2Cron ognuno 4\) ypahdà lx (vd. sp. 1).
21,23, per il secondo Prov 13,3.
3/ Il significato originario della radice, che si
5/ I LXX traducono pcè generalmente alla percepisce ancora ovunque, è «aver tremiti,
lettera con trTÓpa, ma anche con p-np.a, tremare» (cfr. Giob 4,14 hi.; P.Joiion, Bibl 6,

369 TT1S phd TREMARE 370


1925, 175; Becker, l.c. 7s.)- Esso dà luogo sia b) phd indica l’aspetto terribile di Dìo, collega­
al sign. di «tremare dalla gioia» (Is 60,5 « il to alla sua maestà ed alla sua sovranità (ls
tuo cuore tremerà e si dilaterà [rhb q.]»; Ger 2,10.19.21 par. h“dar g ’ònd «augusta mae­
33,9 par. rgz «tremare»), sia anche, e preva­ stà», - g ’h 4b e —hàdàr 4; Giob 25,2 par.
lentemente, al sign. di « tremare di spavento » hamsèl «dominio» [inf. hi. sostantivato di
(Deut 28,66; Is 33,14), «spaventarsi» (Ger msl\).
36,24; Prov 3,24; rafforzato con figura etimo­
logica da pàhad in Sai 14,5 = 53,6; Giob 3,25; c) pàhad è un termine che designa lo spavento
cfr. Deut 28,67), «spaventarsi per» (con min provocato da Dio (Giob 31,23 txt em), ed in
opp. mippenè, ls 19,16.17; Sai 27,1; 119,161; tal senso le espressioni usate sono npl ‘al « ca­
Giob 23,15). Come «constructio praegnans» dere su» (Es 15,16 con emà «spavento»;
(GK § 119ee-gg) si ha phd 'al nel sign. di « an­ ISam 11,7; Giob 13,11; cfr. Est 8,17; 9,2.3) e
dare tremando incontro a qualcuno» (Ger 2,19 hjh 'al «venire su» (2Cron 14,13; 17,10;
txt em; Os 3,5; Mi 7,17; cfr. Ger 36,16), signi­ 20,29). Bisogna ricordare qui soprattutto la tra­
ficato che può racchiudere anche quello della dizione della guerra di Jahwe (cfr. G. von Rad,
ricerca di rifugio (cfr. Kopf, l.c. 257). Der Heilige Krieg im alten Israel, 1951,
Analogamente al verbo, il sost. pàhad ha il 10ss.63ss.), dove pàhad (con gen. soggettivo) ri­
senso di «tremore» (Giob 4,14 par. f'àda), corre nella catena costrutta pàhad Jhwh (ISam
«spavento» (Is 24,17 = Ger 48,43 in assonan­ 11,7; 2Cron 14,13; 17,10) e pàhad ’*lóhlm
za con pàhal « fossa » e pah « rete »; Prov (2Cron 20,29) o anche come assoluto (Es
3,25; Lam 3,47 ancora in gioco di parole con 15,16; cfr. Ger 49,5); per la terminologia cfr.
pàhal), che si prova di fronte a qualcuno (Deut —hmm 4 e Becker, l.c. 66-72 con rimando al-
2,25 par. jir'à; 11,25 par. mòrà’\ Est 8,17; l’acc. hatlu, pirittu e puluhtu. Come mostrano
9,2.3), o che emana da qualcuno (Sai 31,12) Deut 2,25 e 11,25, lo spavento operato da Dio
opp. da qualcosa (Sai 91,5). Secondo P.Jouon, può includere anche lo spavento di fronte agli
Bibl 2, 1921, 338, pàhad in Sai 53,6 e Cant uomini (j)àhad con suffisso come gen. oggetti­
3,8 va inteso inoltre nella sfumatura del nostro vo; cfr. anche Est 8,17; 9,2.3; Ringgren, ATD
termine «pericolo», per il quale l’ebr. non ha 16/2, 140).
una parola propria. Lo stesso significato po­ d) In 2Cron 19,7 phd [par. j i r ’at Jhwh al v. 9)
trebbe trovarsi anche in Sai 91,5; Giob 3,25; va inteso in una accezione più attenuata come
39,22; Prov 1,26.27.33; 3,25 (così Becker, l.c. timore di Dio dal lato morale (implicando un
8 n. 65). In senso più attenuato si ha belì-fàhad fattore di coscienza); altrimenti nel Cron. il
«senza spavento» (Giob 39,16) equivalente a termine è tipico per la paura di Dio). Il mede­
« noncurante ». simo significato ha pàhad ’alòhìm in Sai 36,2;
Termini paralleli alla radice phd sono anzitutto: rgz il « timore di Dio » « secondo i principi della
« tremare » (Es 15,14; Deut 2,25; Ger 33,9; Mi 7,17), hokmà si manifesta con un comportamento
—j r ’ «temere» (fs 51,12s.; M i 7,17; Sai 27,1), rà'ad saggio e buono » (Kraus, BK XV,282). In Prov
opp. re’àdà «trem ore» (Es 15,15s.; Is 33,14; Giob 28,14 plid pi. significa l’ansietà e la prudenza
4,14), hrd «trem are» (Is 19,16; ìfràdà «tremore, umana (Becker, l.c. 236).
paura» Ger 30,5), bhì ni. «spaventarsi» (Es 15,15s.;
Giob 23,15; cfr. bhI pi. in Giob 22,10); cfr. anche jgr 5/ I testi di Qumran usano la radice come
q. «aver timore» (Giob 3,25), rhh q. «tem ere» (fs
l’AT (Kuhn, Konk. 176b; RQ 14, 1963, 218).
44,8, cfr. Becker, l.c. 17) e hoggà « timore, tremore »
(Is 19,17; cfr. GB 2l3b; H A L 278b: «vergogna»). I LXX traducono la radice soprattutto con
Sui vocaboli del timore cfr. per il resto —j r ‘ ( Ili/1e). cpó(ìoq/<po0eZv, alcune volte con ’éxaxacriq
L’opposto può essere espresso p.e. con —•bth «essere (ISam 11,7; 2Cron 14,13; 17,10; 20,29) e
fiducioso» (ls 12,2 q.; bdlah Prov 1,33 con s'ti pi‘lel xpófjioq (Deut 2,25; Is 19,16). Per il NT cfr.
« essere tranquillo »; cfr. Sai 78,53) e 'ntn hi. « es­ A.Oepke, art. éWxacnq, ThW 11,447-457 (=
sere sicuro» (Deut 28,66). GLNT 111,323-354); G.Bertram, art. Mppoq,
ThW 111,3-7 (= GLNT IV, 147-158); inoltre
4/ Per l’uso teologico della radice phd vanno - j r ' 5,
rilevati preferibilmente i punti seguenti: H.-PStdhli
a) phd q. opp. pàhad sono termini che espri­
mono lo spavento numinoso di fronte a Dio
(Giob 23,15) e si riferiscono alle azioni con cui
egli interviene nella storia c mostra la sua po­ tÒ S pi’ ni. ESSERE M E R A V I­
tenza (Es 15,16; Is 19,16; 33,14; Mi 7,17). Og­
getto dello spavento numinoso sono inoltre G L IO SO
Israele opp. i giudei (Deut 2,25; 11,25; Sai
105,38; 119,120; Est 8,17; 9,2.3), Davide
(lCron 14,17) o la legge (Sai 119,161; cfr. Bek- 1/ L’etimologia di p i’ è incerta; il sir. pelè ’tà
ker, l.c. 41s.). « enigma » e particolarmente l’arab. fa 7

371 p i’ ni. ESSERE M E R A V IG LIO SO 372


« omen » (= presagio) stanno semanticamente agisce o congiunta strettaménte a lui ». Perciò
troppo lontano dalla radice ebraica, per costi­ il discorso, in cui si fa parola di pàlce’, è quello
tuirne una possibile derivazione. È anche pro­ di una gioiosa reazione (lode). La meraviglia,
blematico se si debbano assumere una o più lo stupore include il riconoscimento dei limiti
radici ebraiche. Mentre GB 64ls. e Lis. I I54s. della propria immaginazione e comprensione.
separano da p i ' «essere meraviglioso» (con la Poiché l’attuarsi di pàlce’ significa un supera­
forma secondaria plh in Sai 4,4 hi.; 17,7 hi; mento dell’usuale, di ciò che generalmente si
139,14 ni.) un p i' «adempiere (un voto)» e un aspetta, esso viene inteso prevalentemente
plh «isolare», KBL 759b; G.Quell, Das Phà- come attività di Dio (vd. st. 4).
nomen des Wunders im AT, FS Rudolph Nei ristretti casi in cui è usato in senso « pro­
1961, 253-300 (p. 297) e Jenni, HP 231, cerca­ fano» si incontra soprattutto una particolare
no di ricondurre ogni derivazione ad un’unica costruzione comparativa con p i’ ni., senza però
radice «esser diverso, vistoso, degno di nota». restringere l’uso a questo solo senso « profa­
A me sembra che la assunzione di molteplici no». Qui si presenta chiaramente in primo
radici sia da considerarsi più verosimile (vd. st. piano l’aspetto dell’umana limitatezza: il giudi­
3b). ce locale, al quale «un caso appare troppo dif­
Nell’AT sono attestati p i’ I ni., hi. e hitp., e ficile», deve rivolgersi alla giustizia sacerdotale
inoltre la forma nominale pàlce' «miracolo», di Gerusalemme, inculcata dal Deut (Deut
p il’i «meraviglioso» e in modo incerto miflà’à 17,8). Nel proverbio numerico di Prov 30,188.
« miracolo» (Giob 37,16 errore di scrittura per l’osservatore sapiente è colpito da fenomeni
nijV ’òt). Vengono poi i nomi propri Prla()jà, che appaiono a lui come enigmatici ed inespli­
Pallù' (Noth, IP 191) e forse Helific h u (HAL cabili (par. -*jd' con negazione): la misteriosa
54b). tenacia con la quale giungono alla meta le tor­
tuose ed apparentemente disorientate vie del­
2/ 11 verbo pV/plh si incontra complessiva­ l’aquila, del serpente, della nave e dell’uomo
mente 78x; a queste spettano plVplh «essere nelle sue avventure amorose. Ad Amnon, in­
meraviglioso» 69x (ni. 57x; hi. llx , hitp. lx), namorato di sua sorella, appare impossibile,
p i’ « adempiere (un voto) » 5x (pi. 3x, hi. 2x) e ossia al di fuori dei limiti segnati dal decoro e
plh « isolare» 4x (ni. lx, hi. 3x). Il nome pàlce’ dall’etichetta di corte, appagare i propri deside­
compare 13x, miflà’S lx (vd. sp.) e l’aggettivo ri (letteralmente: « ma era [troppo] meraviglio­
p il i 2x (Giud 13,18; Sai 139,6). Viene usato so agli occhi di Amnon...» 2Sam 13,2); simil­
molto spesso il part. fem. plur. ni. sostantivato mente Deut 30,11; Sai 131,1 (part. ni.). Così
niflà’òt «cose meravigliose » (44x di 57x ni.). questo uso comparativo rimanda propriamente
a ciò che, mediante l’esperienza e il costume, è
Nell’aram. bibl. la radice non è attestata; per « mira­ stimato usuale. Come sia strettamente congiun­
colo» viene qui usato temah (Dan 3,32.33; 6,28); in
ebraico Imh q. indica «stupire», lo stupore sorpren­
to a ciò il meraviglioso agire di Dio, lo può
dente, terribile (8 x; hitp. «guardarsi con stupore» chiarire Zac 8,6: il disperato resto del popolo
Ab 1,5; sost. timmàliòn «dem enza» Deut 28,28; non intravede, secondo quanto si può umana­
Zac 12,4). mente giudicare, alcuna possibilità di un muta­
mento della sconsolata situazione; allora inter­
La distribuzione statistica della radice plVplh I roga Jahwe: « Se la cosa pare impossibile a
è assai significativa: quasi la metà di tutte le questo popolo, sarà forse impossibile (troppo
attestazioni (41x) si incontra nel salterio; se si meravigliosa) anche per me?» (cfr. Gen 18,14).
considerano anche i generi letterari dei salmi Condensando molte di queste esperienze si può
negli altri libri il numero si eleva a due terzi. confessare: «Jahwe... a te nulla è impossibile»
Diversamente da ’òt « segno » e mòjet « mira­ (Ger 32,17; cfr. v. 27); pieni di stupore gli uo­
colo» (-*’òt 4), pl'/plh si trova piuttosto rara­ mini ammettono continuamente che l’agire di
mente nei libri storici, nella profezia poi man­ Jahwe nei loro confronti oltrepassa la loro ca­
ca quasi del tutto. pacità di immaginazione (Sai 139,6 con fagg.;
Giob 42,3 con part. ni.).
3/ a) La radice p l’/plh, nel gruppo principale Al di fuori di questo gruppo si incontra p i’ in
dei casi, indica un fatto che ad un uomo, rela­ senso « profano » solo raramente: quando Da­
tivamente a quanto gli è usuale e prevedibile, vide elogia l’amore di Gionata, come se fosse
appare come straordinario, impossibile, persi­ più meraviglioso deH’amore di una donna
no meraviglioso, pàlce’ non si riconnette mai al (2Sam 1,26), ci si conforma completamente al
fenomeno in quanto tale, ma abbraccia sia campo semantico indicato: anche l’amore è
l’avvenimento inatteso, come pure la reazione una forza che trascende la normale esperienza
stupita dell’uomo (cfr. il nostro «miracolo» e dell’uomo. Un tratto più oltre conducono alcu­
«ammirare»; diversamente H.J.Stoebe, An- ni passi nei quali p i’ è usato in malam partem:
merkungen zur Wurzel p i’ im AT, ThZ 28, si può citare la incomprensibile caduta di Ge­
1972, 13-23, il quale suppone «che p i’ espri­ rusalemme (Lam 1,9) e l’empietà con cui Anti­
ma l’elemento della forza uscente da colui che oco IV parla contro Dio (Dan 11,36; 8,24

373 p l‘ ni. ESSERE M ER A V IG L IO SO 374


txt?). Anche qui p i indica ciò che erompe al di leggi della natura (Eichrodt, l.c. 108; W.Voll-
fuori di ciò che è usuale per l’uomo, però in born, RGG VI, 1833), l’alternativa dell’epoca
un’altra direzione (vd. st. 4c). Solo in pochi te­ moderna induce però sempre a porre in rela­
sti, di provenienza tardiva, p i’ non è riferito a zione il miracolo dell’AT anzitutto con la
qualcosa che accade, ma ad un oggetto (2Cron creazione e la «natura» (così H.Clavier, BHH
2,8): il tempio deve essere grande e meraviglio­ 111,2188s.; Vollbom, l.c. 1833s.; Procksch, l.c.
so. 457).
(2) Il miracolo nell’AT non va collegato pri­
b) Da questo chiuso campo semantico si di­ mariamente alla teofania o alla manifestazione
staccano due piccoli gruppi di attestazioni: della parola; pala' non appartiene all’ambito
(1) In pi. p i di Lev 22,21; Num 15,3.8 indica del santo, del sacrale e del numinoso (contro
«adempiere un voto (nadcer)»-, il significato dell'hi. Quell, l.c. 294s.). In nessun caso nelPAT una
di Lev 27,2; Num 6,2 sembra essere identico, ma teofania è presentata come un miracolo (si ha
non è così chiaro. KBL 760a e Quell, l.c. 297, riten­ solo un caso singolare per una angelofania in
gono che si tratti di un « voto speciale » oppure di
Giud 13,18; incerto è invece Giud 13,19) e l’u­
una « prassi estrema d’ofterta », per cui non si può
mantenere un collegamento con gli altri significati nico collegamento tra p l‘ e qds si trova in Gios
della radice. Tuttavia il contesto non lascia trasparire 3,5: «Santificatevi, poiché domani Jahwe com­
nulla; al contrario p i pi. nédotr nel Codice di santità pirà opere portentose in mezzo a voi! ». Questo
e nel Codice sacerdotale sembra essere l’espressione collegamento si deve al fatto che un avveni­
normale per l’adempimento di un voto, poiché man­ mento salvifico (passaggio del mar rosso) è sta­
ca qui completamente la costruzione, altrimenti assai to trasformato secondariamente in un avveni­
comune, con slm pi. Si tratta di un linguaggio tecni­ mento cultuale (la processione dell’arca).
co sacerdotale, assai delimitato; l’assunzione di una
seconda radice p i * non è perciò del tutto inverosimi­
Il fatto che p i si riferisca soprattutto all’attivi­
le.
tà salvifica di Dio, indica come il miracolo
nell’AT non determini l’interruzione di un or­
(2) Nei racconti delle piaghe plh assume un ulteriore
significato: in relazione alle piaghe Jahwe fa una net­
dine obiettivamente stahile (p.e. le leggi della
ta distinzione tra il territorio e la proprietà degli natura), ma il superamento di ciò che è con­
israeliti e degli egiziani (Es 8,18; 9,4; 11,7). Questo cretamente atteso e ritenuto possibile da un
significato sobrio e chiaramente separativo può esse­ uomo nella sua situazione. La situazione con­
re posto in relazione unicamente con p i’, se con KBL creta si identifica qui con la necessità. In Gen
si parte da un « significato fondamentale » del tutto 18 Sara, non avendo figli, pensa di rimanerne
astratto: «esser diverso», che però non è attestato in priva ulteriormente, secondo quanto si può
alcun luogo. Altrove pi’ hi. indica «agire in modo umanamente giudicare. Il miracolo sta nel fat­
incomprensibile, meraviglioso, strano ». L ’assunzione
to che Dio apre a lei un’inattesa possibilità,
di una terza radice plh non è fuori luogo. Si può es­
sere incerti solo per quanto riguarda la collocazione annunciandole la nascita di un bambino (v.
di Es 33,16 ni. Esso può essere inteso in due modi: 14). L’avvenimento salvifico può dunque essere
« noi siamo diversi da tutti i popoli che stanno sulla dei tutto «naturale», anche se non necessaria­
terra», oppure « n o i siamo colti da meraviglia da­ mente (cfr. p.e. 2Re 6,6). p i indica la nuova,
vanti a tutti i popoli... ». L’autore del passo, da rite­ inattesa possibilità che Dio apre al l’uomo
nersi sicuramente tardivo, gioca forse intenzional­ « nell’abisso » (Sai 107,24).
mente con i vari significati della radice.
La distinzione rispetto ad altri termini che indicano
azioni miracolose non è del tutto chiara. Anche
4/ a) Con p a la ’ o nijlàot è descritta, nella nòrà’òl (par. Sai 106, 22; cfr. Deut 10,21; 2Sam
grande maggioranza dei casi, l’attività salvifica 7,23; Is 64,2), opp. mòra’ (Deut 4,34; 26,8; Ger
di Jahwe (Ger 21,2), ossia le grandi imprese 3 2 2 0 , mójei (par. solo Sai 105,5 = lCron 16,12) e
salvifiche in favore del popolo all’inizio della ’òt (molto frequente 'di ùmòjèl Deut 7,19; 26,8 ecc.)
storia di Israele (Mi 7,15; Sai 77,12; 78,12; possono descrivere le imprese salvifiche di Jahwe in
106,7.22; Neem 9,17 ecc.), come pure le mol­ favore di Israele, specialmente nell’uso linguistico
dtn. e dtr. Talvolta si tratta semplicemente di una di­
teplici azioni salvifiche che gli individui hanno
versa tradizione linguistica, mentre in altri casi i di­
sperimentato (Sai 4,4 hi.; 9,2; 17,7 hi.; 32,22 versi termini indicano aspetti dell’azione miracolosa
hi.; 107,24; 118,23 ni. ecc.). originariamente distinti. Quest'ultimo fatto si verifica
Pertanto risultano chiare già due cose: (1) Il per ’ól, che denota propriamente il segno, ma poi
miracolo si riferisce nell’AT in modo del tutto anche il presagio meraviglioso^ mòra’ indica piutto­
preponderante all’attività storica di Dio, non sto l ’azione terrificante (-*;>’). E incerto il senso pro­
alla sua azione nella « natura ». La collocazio­ prio di mòjèt, esso può significare, come ’òl, « segno
ne usuale del miracolo sotto il tema della premonitore» (Is 20,3; Ez 12,6.11), ma indica anche
l’azione miracolosa come prova di forza di un uomo
«creazione» (così p.e. O.Procksch, Theologie
di Dio o di D io stesso (Es 4,21; 7,3.9; 11,10), cosa
des AT, 1950, 454ss.) o sotto il tema della questa che p&lte" significa solo marginalmente (Es
«conservazione dell’universo» (così Eichrodt 3,20; 34,10).
11, 108ss.) è erronea. Anche se si è sempre rico­
nosciuto che nell’AT il miracolo non deve es­ Se pala' e niflà’bl indicano soprattutto le azioni
sere definito partendo dall’interruzione delle salvifiche di Jahwe, bisogna chiarire il fatto che

375 pi ni, ESSERE M ER A V IG LIO SO 376


questi termini mancano del tutto nelle numero­ azioni salvifiche compiute nella storia, ma ven­
se narrazioni di opere salvifiche e prodigiose gono viste nel suo agire misterioso nei «feno­
dell’AT (Gen 18,14 come riflessione generale; meni della natura» (Giob 37,5) e nel sapiente
2Cron 26,15): con pélo?’ non si indica l’azione ordinamento della creazione, che suscita stupo­
di Dio in quanto tale (contro Quell, l.c. 290s.), re (Giob 37,14.16; cfr. G. von Rad I, 463s. =
l’immediata esperienza della salvezza, ma piut­ ital. 504ss.).
tosto la reazione stupita dell’uomo, che constata
la propria situazione disperata e l’inatteso inter­ c) Nella profezia p i’ ha assunto un significato
vento di Dio. Poiché è tipica di pàlce' la gioiosa sicuro solo con Isaia. Nella tradizione dell’os­
ed esuberante reazione di colui che è salvato, si servazione stupefatta della natura va collocata
celebra e si canta l’opera miracolosa di Jahwe propriamente la parabola di Is 28, 23-29. Con­
soprattutto nei salmi di lode. tro le accuse che il suo annuncio di sventura
Conformemente alla sua caratteristica generale, non si realizza, il profeta cita il lavoro del con­
p i’ compare spesso nelle motivazioni con cui si tadino, che non è sempre uguale, ma varia a
esorta alla lode, sia collettivamente (Sai 98,1 seconda del tempo. Così anche Jahwe non
«cantate a Jahwe un canto nuovo, poiché egli manda sempre e soltanto sventure; il suo agire
ha compiuto prodigi»; cfr. Sai 72,18; Gioe ■ nella storia sfugge al controllo: « meraviglioso
2,26) sia individualmente (Sai 31,22 «benedet­ è il suo consiglio, grande la sua sapienza » (v.
to Jahwe che mi ha beneficato con prodigi »; Is 29). Un tale dominio meraviglioso sarà eserci­
25,1), e negli inviti espressi con l’imperativo tato anche dal re della salvezza (Is 9,5). Nel
(Sai 96,3 «raccontate... alle genti le sue opere giudizio annunziato da Isaia p i' compare solo
prodigiose»; Sai 105,2 = lCron 16,9; con lo in Is 29,14, qui però ripetuto quasi in modo
iussivo Sai 89,6; 107,8.15.21.31) e con il coor- intraducibile: contro il suo popolo ipocrita, che
tativo (Sai 9,2 «voglio lodarti Jahwe... raccon­ intende placarlo con pie pratiche superficiali,
tare tutte le tue opere prodigiose»; Sai 75,2; Jahwe interverrà in modo incomprensibile ed
139,14?). Più raramente p i’ compare nel corpo inatteso (jdslf lehàjil '... haflé’ wàfàlce*). Qui Isa­
dei salmi di lode (Sai 107,24; 118,23; cfr. ia si richiama al significato negativo che pi'
40,6), dove le opere salvifiche vengono descrit­ può assumere; esso diventa pertanto espressa­
te per lo più in modo concreto. Specialmente mente ambìguo per designare il giudizio di
negli inni si può constatare che l’esperienza Jahwe (cfr. Deut 28,59 e l’accusa di Giobbe in
concreta della salvezza si estende a tutto l’agire Giob 10,16 hitp.).
di Dio, per cui p i’ può racchiudere finalmente Nell’apocalittica p i’ può indicare anche la sal­
in sé anche l’attività creatrice (Sai 136,4; Giob vezza finale: Dan 12,6.
5,9 = 9,10). 11 fatto che Dio operi azioni mira­
colose diviene la ragione per cui Jahwe va po­ 5/ Il campo semantico con cui i LXX rendo­
sto al di sopra di tutti gli dei (Es 15,11; Sai no p i’ è molto ampio. Predominano daupà-
86,10). Uno sviluppo analogo si constata nelle aioq, ftaupaoTÓq e fraudaa"rótjo (Quell, l.c. 291
lamentazioni: benché le considerazioni retro­ n. 115, non rende esattamente la situazione);
spettive delle azioni salvifiche di Dio, alle qua­ essi, come già il termine ebr., presentano il
li si afferra colui che si lamenta, siano ancora prodigio piuttosto come reazione stupita del­
molto concrete («voglio ricordare i tuoi prodi­ l’uomo (diversamente G.Bertram, ThW 111,31
gi di un tempo», Sai 77,12), le confessioni di = GLNT IV,226). Il più obiettivo xépac; solo
fiducia sono già molto più generali («tu sei il due volte traduce p l\ mentre viene usato molto
Dio che opera prodigi », Sai 77,15; 86,10; Ger spesso per rendere mòjet. L’entusiasmo con cui
32,17). Inoltre p i’ compare nella supplica si parla del prodigio viene espresso con termini
(« mostra i prodigi della tua bontà, o salvatore come evSo^oq, l^aio-Loq e piyaq. L’uso lingui­
di coloro che cercano rifugio», Sai 17,7; Mie stico comparativo viene parafrasato per lo più
7,15) e nella promessa di lode (Sai 26,7; 71,17; con àSuvaTÉu) ecc.
88,11.13). Il ricordo stupito dei prodigi di un I testi di Qumran quando usano p i (Kuhn,
tempo diviene nei salmi storici un segno della Konk. 144.176s.) riprendono soprattutto i mo­
fedeltà di Israele (Sai 78,4.12; 105,5 = lCron tivi dei salmi. Per i vocaboli indicanti «prodi­
16,12), mentre il dimenticare le opere meravi­ gio» nel NT e nel suo ambiente cfr. G.Ber­
gliose di Jahwe significa allontanarsi da lui (Sai tram, art. ftalici, ThW in,27-42 (= GLNT
78,32; 106,7.22; Neem 9,17). Nel periodo po- IV,213-256); H.Clavier, BHH 111,2188-2191
stesilico p i’ è esteso pure alle leggi, sulle quali (bibliogr.); W.Mundle - O.Hofius, art. Wunder,
medita l’uomo pio (Sai 119,18.27.129). ThBNT 11/2,1443-1452 = miracolo, DCB 1002­
1013 (bibliogr.).
b) Nella sapienza teologica tardiva l’osserva­ R.Albertz
zione attonita della natura (Prov 30,18) si uni­
sce all’inno di lode per le opere meravigliose di
Dio. Qui per la prima volta i prodigi di Dio
non hanno più nulla a che vedere con le sue

377 tÒ D p i’ ni. ESSERE M ER A V IG LIO SO 378


0*73 plt pi. SALVARE b) Per mit ni. il significato fondamentale con­
creto di « sfuggire da una strettoia, sgusciar via
da una pericolosa strettoia» è chiaro in 2Sam
1/ La radice *plt «sfuggire» appartiene al se­ 4,6, dove gli assassini «sgusciano» accanto
mitico comune, se con Fronzaroli p.e. si consi­ alla sorvegliante che dorme. Nel causativo
dera l’acc. balàtu «vivere» (AHw. 98s.; CAD opp. fattitivo questo significato fondamentale
B 46-63) come innovazione sem. orientale concreto «far scivolar fuori da una ristrettez­
(P.Fronzaroli, AANLR V II!/19), 1964, 248s.; za » è chiaro quando il verbo descrive il pro­
20, 1965, 250.263.267; - hjh 1; cfr. anche EA cesso della nascita: ls 66,7 mit hi. « generare »;
185, 25.33; WUS nr. 2223; DISO 228; giaud. Is 34,15 mll pi. «deporre le uova» (cfr. BH3);
plt pa. in KAI nr. 215, r. 2 « ...gli dei di Gia’u- cfr. Giob 21,10 plt pi. «figliare (delle vac­
di lo hanno salvato dalla sua rovina »). che) ».
NelPAT si incontrano plt q. (vd. st. 3a), pi. e Altrove il ni. è usato soprattutto per coloro che
hi. (vd. st. 3c), le derivazioni nominali fùggono di fronte ai nemici; essi «scappano» c
pà/I(/pàl?t «superstite» (3d), pelè(à «schiera perciò « si sottraggono » ad un pericolo morta­
di superstiti; scampo » (3e); mijlàt « luogo di le, per lo più in relazione ad eventi bellici. An­
rifugio » (30, come pure una serie di nomi pro­ che qui si tratta di un movimento concreto:
pri formati con plt (,(tlifàla(, Jajlèt, PaltVèl, uscir fuori dalla ristrettezza di una situazione
Pelaijà, ecc.; cfr. Noth, IP 155s.l80; H.Schult, penosa. La persona davanti alla quale uno fug-
Vergleichende Studien zur atl. Namenskunde, ge è introdotta dalla preposizione min (per lo
1967, 114-116 con analogie extrabibliche). più mijjad/mikkaf « dalla mano opp. potere»,
A plt pi./hi. si avvicina talmente per significato solo Ger 41,15 ha mippenè), e così pure il luo­
e per costruzione la radice mit pi./hi., che i go da cui uno fugge. Il luogo al quale uno fug-
due verbi possono essere legittimamente tratta­ ge è espresso in accus, di direzione oppure con
ti assieme (vd. st. 3c; cfr. anche il n. pers. 'al. Spesso un altro verbo che indica fuggire sta
M cla(jà Neem 3,7). Solo per la radice mit e at­ in parallelo in una precedente parte della pro­
testato il ni. nel significato di «sfuggire» (vd. posizione (-*nùs: ISam 19,10; IRe 20,20; ls
st. 3b), ed una volta l’hitp. «(cavarsela), spriz­ 46,6; 48,19; Am 9,1; Zac 2,10s.; cfr. Gen
zare » (Giob 41,11). 19,20; ISam 30,17; 2Sam l,3s.; con mit pi.
nàfas: Ger 48,6; 51,6; Am 2,15s.; brh: ISam
Non è chiaro se mll sia derivato da plt (cosi KBL 19,12.18; cfr. 22,20). nùs e brh indicano solo il
529a; G.Fohrer, ThW VII, 972), oppure se si debba fatto della fuga, mit ni. invece indica il fuggire
ricorrere all’arab. m/s « scivolar via, sgusciare » (Wehr con successo, lo « sfuggire agli inseguitori »
82la; così Zorell 44Ib; cl'r. Fohrer, l.c. n. 24). In
base all’arab. mit «aver pochi capelli » in KBL 529b
(Giud 3,26). Ciò è particolarmente chiaro nelle
mit hitp. «apparire calvo» (Giob 19,20), viene dato due immagini di Sai 124,7: «Come un uccello
a parte come radice indipendente mit 11 (diversamen­ sfuggì la nostra anima alla rete degli uccellato­
te G.R.Driver, SVT 3, 1955, 80). ' ri; la rete si ruppe e noi fummo liberi ».
mit ni. si incontra spesso nelle narrazioni della
2/ 11 verbo plt ricorre 27x nell’AT (q. solo in fuga di Davide innanzi a Saul (llx in ISam
Ez 7,16; pi. 24x; hi. 2x, ls 5,29 e Mi 6,14); i 19,10-27,1). Dove la fuga è solo programmata
passi con il pi. sono concentrati nel salterio (p.e. ISam 27,1) si dovrebbe tradurre più pro­
(19x, altrove solo nel salmo di 2Sam 22,2.44; priamente con « porre in salvo». Equivalente a
inoltre Mi 6,14, accanto alPhi.; Giob 23,7; in mll ni. è l’espressione mit pi. nàfas «salvare la
Giob 21,10 nel significato di «figliare (delle propria vita» (ISam 19,11; Ger 48,6; 51,6.45;
vacche)» < «portare in salvo»). Quanto alle Ez 33,5; Am 2,14.15; Sai 89,49).
derivazioni nominali, si incontra pàlli 19x (in Più volte l’imperativo di mit opp. di plt nàfas
Ez 7x, Ger 3x, Giud 2x), pòl&t 5x (Ger 3x), esprime l’esortazione alla fuga; nei testi ciò av­
pelètù 28x (ls 5x, Esd 4x), mijlàt lx (Sai 55,9). viene negli oracoli contro le nazioni nei libri
Per mit le ricorrenze sono: ni. 63x (ISam 12x, profetici (Ger 48,6; 51,6.45; Zac 2,11 I c G
Ger 8x, Gen e Giob ognuno 5x), pi. 28x in «cercate rifugio in Sion, voi che abitate presso
ampia diffusione (Ger e Sai 5x, Giob 4x, ls la figlia di Babilonia », cfr. BHS; cfr. Gen
3x), hi. 2x (ls 31,5 «salvare»; 66,7 «genera­ 19,17). Si tratta di un particolare genere lette­
re»), hitp. lx (Giob 41,11; per Giob 19,20 vd. rario, come ha dimostrato R. Bach, Die
sp. I ). Si hanno così per la radice mit 94 atte­ Aufforderung zur Flucht und zum Kampf im
stazioni rispetto alle 80 di plt. atl. Prophetenspruch, 1962, 15-50. La situazio­
ne originaria in cui si colloca l’esortazione alla
3/ a) plt qal è attcstato solo in Ez 7,16 nel si­ fuga è descritta in ISam 15,6: l’esortazione è
gnificato di « essere in sicurezza, essere fuori indirizzata ad un gruppo che si trova in territo­
pericolo ». In Giob 23,7 tuttavia è meglio vo­ rio di guerra, ma che sta in pace oppure in
calizzare qal in luogo di pi. (vd. BH3): «sarei rapporto di alleanza con l’aggressore, affinché
libero per sempre dal {min) mio giudice » (di­ tale gruppo non venga coinvolto nella punizio­
versamente Fohrer, KAT XVI,362s.). ne quando questa viene eseguita, mit ni. sta in

379 plt pi. SALVARE 380


una relazione abbastanza stretta con questo ge­ di più (similmente Sai 91,14; 144,2). Anche in
nere letterario. Eccle 9,15 mlt, pi. è un termine generale per
Un altro uso fisso si ha quando mlt ni., prece­ « salvare » (« un saggio salvò la città con la sua
duto da negazione, è racchiuso nel comando di sapienza »).
eseguire la punizione di un gruppo (IRe 18,40
«nessuno di essi deve sfuggire!»; analogamente Un caso particolare è mlt pi. in 2Re 23,18 «così essi
risparmiarono le sue ossa »; qui il significato « rispar­
2Re 10,24 txt em pi. pr ni.), soprattutto nei miare » deriva dal fatto che il soggetto esercita l’azio­
giudizi profetici che annunciano una decisione ne di distruggere. In Am 2,I5a e Giob 20,20 bisogna
distruttrice di Jahwe (Ger 32,4; 34,3; 38,18.23 vocalizzare ni. in luogo del pL
contro uno solo, il re; cfr. anche Ez 17,15.18,
dove il re però sta per il popolo; cfr. inoltre d) pàlìt/pàlèt è un « superstite », e quasi sem­
Am 2,14s. pi.; 9,1 contro il proprio popolo; in­ pre uno che in guerra scampa alla spada, ossia
fine IRe 19,17). In ls 42,17 e 44,17 la formu­ uno che nella sconfitta bellica ha posto in sal­
lazione avviene mediante il sost. pàltt (« non vi vo soltanto la vita mediante la fuga (pellté
sarà alcun superstite»), similmente Ez 7,16 hérceb Ger 44,28; Ez 6,8; cfr. Ger 51,50). Sino­
con plt qal. nimo è in questo caso sàrìd «superstite» (28x,
Un uso metaforico e figurato di mlt ni. nel si­ di cui 9x in Gios 8,22 e 10,20-40, Ger e Giob
gnificato di «salvarsi, essere risparmiato, sal­ ciascuno 4x; cfr. srd q. «scappar via» Gios
vato» si ha in ls 20.6; Ger 48,8; Ez 17,15.18; 10,20), spesso dando luogo ad una formula:
Dan 11,41; 12,1; nella letteratura sapienziale sàrìd ùfalì{ (Gios 8,22; Ger 42,17) opp. pàlìl.
quando l’empio ed il giusto vengono contrap­ nf&àrìd (Ger 44,14a; Lam 2,22; cfr. Ab 14).
posti si ha un uso assoluto nel senso di « sfug­ Diverse volte « superstite » è il messaggero che
gire alla disgrazia intesa come giudizio divino » reca l’annuncio di una sconfitta completa (Gen
(Prov 11,21; 19,5; 28,26; cfr. Giob 22,30: Ec­ 14,13; Ez 24,26s.; 33,21s.).
cle 7,26; in ironica inversione Mal 3,15). Il significato fondamentale del verbo, ossia
«sfuggire», è ancora percepibile in 2Re 9,15.
c) ml(/plt pi. ha il significato fattitivo di « far Nelle parole di scherno di Giud 12,4s., secon­
fuggire », « portare al sicuro = salvare » (per la do le quali i galaaditi sarebbero dei «fuggia­
distinzione tra pi. e hi. cfr. Jenni, HP 106s., schi » efraimiti, non è chiaro di quale situazio­
specialmente per il caso di Mi 6.14). Qui l’ac­ ne bellica si tratti. In Gen 14,13 ci si riferisce
cento è posto sul risultato: « portare in salvo » ad un sottrarsi alla prigionia (cfr. Is 49,24s. mlt
di fronte ad un minaccioso annientamento. Nel ni.), mentre altrove si tratta sempre di un peri­
linguaggio dei salmi (vd. st. 4a) questa è diven­ colo mortale dovuto alla spada. In Gen 14,13;
tata un’espressione comune di salvezza. Gios 8,22 e 2Re 9,15 pàlìt/pàlét è inserito in
Anche in pi., come già in ni., per indicare la un annuncio di vittoria opp. di sconfitta, in
minaccia dalla quale uno salva, si usa la prep. Num 21,29 in un canto di vittoria ed in Lam
min « da, di fronte a ». Spesso in parallelo a 2,22 in un lamento collettivo. Altrove, se si
mlp'plf pi. si ha la radice -»ns! hi. «sottrarre prescinde da Am 9,1, il termine compare solo
(al potere o all’intervento minaccioso e violen­ nei profeti di epoca esilica (16x: Is 40ss. 2x,
to di un altro)» (2Sam 19,10 nel canto di vit­ Ger 6x, Ez 7x, Abd lx). I passi di Ez sono tutti
toria; Ger 39,17s. in una promessa profetica di racchiusi negli oracoli di giudizio opp. nel loro
salvezza; Sai 18,49; 22,9; 31,2s.; 71,2; 82,4). ambito, e questi ultimi in una forma stilizzata
La costruzione con min è tipica per ambo i assumono una funzione dimostrativa e si riferi­
verbi; essa indica che in ambedue i casi il sal­ scono agli avvenimenti del 587. Anche negli
vare si attua come un movimento (traendo fuo­ altri passi profetici patii è colui che sfugge alla
ri da qualche cosa, diversamente ad esempio punizione divina che si attua in una catastrofe
da pdh « riscattare »). I due verbi sono così af­ bellica ( -*s’r ).
fini che quando sono paralleli i loro significati
non si distinguono. e) pclStà è soprattutto il « gruppo dei supersti­
Un altro termine parallelo è, nei salmi, ->js4 ti» (20x) opp. materialmente «ciò chc sfugge
hi. «salvare» (Sai 32,2s.; 37,40; 71,2; alla distruzione» (Es 10,5; Giona 2,3); il ter­
107,19s.). In ls 31,5 «salvare» (nsl hi. e mlt mine indica raramente il fatto del salvare, la
hi.) sta complementariamente accanto a gnn «salvezza» (Gen 45,7; 2Sam 15,14; Ger
« proteggere » e psh « risparmiare », senza che 25,35; Gioe 3,5; Abd 17; 2Cron 12,7). Anche
l’attività durativa e protettiva sia congiunta in qui si tratta sempre di salvare soltanto la vita
unità con l’azione salvante puntuale-attuale. (con la fuga) in una catastrofe bellica. Solo una
Similmente nell’oracolo di salvezza di Is 46,4 volta si tratta dei giudei che sfuggono alla cat­
ambedue gli aspetti sono giustapposti: « vi por­ tività (Neem 1,2). In Es 10,5 e Giona 2,3 in
terò (sbl 3a.4c]) e vi salverò». Invece in senso traslato ci si riferisce alle catastrofi natu­
Sai 41,2s. e 107,20 la distinzione tra l’attività rali (grandine, cavallette); il termine indica qui
di Dio durativa e quella puntale è quasi scom­ quanto resta del raccolto scampato alla distru­
parsa, per cui il significato si livella qui ancora zione. L’espressione, legata altrove unicamente

381 plt pi. SALVARE 382


alle persone, in Dan 11,42 è impiegata per un colo contro le nazioni, ed in questo caso con­
paese (l’Egitto). tro Edom, in Abd 15b-18 si attende « il giorno
di Jahwe sopra tutti i popoli », quando vi sarà
Come paralleli si usano se’èril (—s’r, Gen 45,7; 2Re « salvezza » soltanto sul monte Sion. Il « gior­
19,31; Is 15,9; Esd 9,14; lCron 4,43), se'àr (Is 10,20)
e jélar (Esd 9,18 txt em) «resto», mànòs «fu g a»
no di Jahwe» è atteso come una catastrofe
(Ger 25,35), e forme del verbo s'r (ni. «avanzare, ri­ universale, che instaura una realtà definitiva ed
manere» Gen 32,9; Es 10,5; Giud 21,17 txt em; 2Re alla quale scamperà solo chi avrà invocato il
19,30 = Is 37,31; Is 4,2s.; Esd 9,15; Neem 1,2; 2Cron nome di Jahwe (Gioe 3,5). Si possono colloca­
30,6; hi. « far rimanere » Esd 9,8). re qui anche le parole, presumibilmente poste-
siliche, di Is 4,2 e 10,20, con la loro formula di
0 mijlàt « luogo di rifugio » è attestato solo in introduzione « in quel giorno » e la loro attesa
Sai 55,9, ma p.e. secondo Gunkel va letto an­ per i «superstiti» di Israele. Is 37,30-32 =
che in 2Sam 22,2 = Sai 18,3 senza mutare le 2Cron 19,29-31 dovrebbe essere un’attesa di
consonanti. In quest’ultimo passo è un predica­ salvezza postesilica per i «superstiti ed i re­
to divino, in una serie di predicati sinonimi in stanti della casa di Giacobbe », vagamente col­
un inno di ringraziamento. Il primo passo è in­ legata alla situazione storica del tempo di Eze­
serito in un lamento individuale (desiderio di chia. Is 66,19 attende che gli «scampati» al
chi è oppresso). giudizio finale debbano presentarsi come an­
nunciatori della gloria di Jahwe ai popoli lon­
4/ a) L’uso teologico è già stato parzialmente tani. Bisogna infine citare l’apocalittico Daniele, '
trattato in 3, specialmente l’uso di ambedue i il quale nella sua visione del futuro attende una
verbi e delle loro derivazioni nei giudizi profe­ catastrofe politica senza confronti, alla quale
tici. Al pi. soggetto del salvare è molto spesso però « sfugge » il popolo eletto f i2,1).
Dio (mlt pi, 7x, pU pi. 18x). Si vedano anche Si prospetta così una stretta relazione tra
Sai 22,6 (mlt ni. con Dio come soggetto logico) mlt/plt ed i loro derivati con un gruppo di ora­
e Is 31,5 (mlt hi., in lQIsa plt hi.). coli di salvezza profetici postesilici, che an­
Nei salmi Dio è sempre soggetto (eccetto Sai nunciano la salvezza per un resto di scampati
33.17 e 89,49 con mlt pi., 82,4 con plt pi.; di Israele, a seguito di un giudizio universale
32,7 e 56,8 sono testualmente incerti). Le atte­ sui popoli.
stazioni dei salmi si suddividono così: sette nel
lamento individuale (preghiera: 17,13; 31,2; 5/ Nei testi di Qumran plt come verbo e so­
71,2.4; ricordo di un’azione di salvezza passata stantivo è usato spesso negli Inni alla stessa
22,5; contrapposizione di nomi 40,18; 70,6), maniera dei canti di ringraziamento del salte­
cinque in inni di ringraziamento, parlando del­ rio. p.e. IQH 5,18 «tu hai salvato la vita del
la salvezza conseguita (2Sam 22,44 = Sai povero », dove la « salvezza » del singolo è in­
18,44; Sai 18,49; 107,20; 116,4), una nel la­ tesa come « conservazione »; 9,33 « la tua salu­
mento collettivo (89,49 nel lamento sulla tran­ tare protezione è qui, per salvare la mia ani­
sitorietà della vita) e una neH’ìnno (33,17), m a» (cfr. 6,25; 9,29). Nel Documento di Da­
inoltre due in espressioni sapienziali del salmo masco, quando si descrive la punizione me­
(37,40; 41,2) e una nella promessa divina di diante una guerra sia nel passato (CD 7,14.21)
salvezza rivolta ad un singolo (91,14; cfr. Ger sia nel futuro (19,10) si parla di un gruppo che
39.18 la promessa di salvezza ad Ebed- « sfugge » (ml(). Invece per gli empi si dice ivi
Melech). che non si darà « né resto né scampo » (CD
2,7; la stessa formula anche in IQM 1,6 e IQS
b) mlt/plt pi. ed i loro derivati si incontrario 4,14; cfr. IQH 6,32). Dio tuttavia ha suscitato
più volte anche negli oracoli di salvezza profe­ alcuni, ossia i membri della comunità, « per la­
tici. 2Cron 12,7 si riferisce ad una situazione sciare una schiera di superstiti per la terra »
storica concreta: Gerusalemme è preservata (CD 2.11). mll hi. «generare» è attestato in
dalla incombente distruzione ad opera degli IQH 3,9 (cfr. 3,10 plt ni. detto del feto).
egiziani. La promessa di Is 31,5 che «Jahwe Nei LXX il termine è tradotto soprattutto con
proteggerà e salverà » Gerusalemme, sembra <7w^ew (usato altrimenti per js ' hi.) ed i suoi
riferirsi ad una ben determinata ora storica, composti. Per l’uso negli scritti tardo-giudaici e
mentre i rimanenti oracoli di salvezza sembra­ nel NT cfr. W.Foerster - G.Fohrer, Art. i,
no rivolgersi all’evento finale. L’annuncio di ThW VII,966-1024.
salvezza di Is 49,24s., formulato come un’anti­ E.Ruprecht
tesi, si riferisce aH’imminente liberazione dal­
l’esilio babilonese ma intende tale evento come
qualcosa che pone in atto una realtà definitiva; b b s p ii hitp. PREGARE
lo stesso vale per la parola ai «superstiti dei
popoli» in ls 45,20, e per la corrispondente
parola al resto di Israele in 46,4 (cfr. anche 1/ p ii hitp. « pregare » e il sostantivo da esso
Ger 50,28; 51,50). In un ampliamento dell’ora­ derivato Afilla « preghiera » sono attestati solo

383 pii hitp. PREGARE 384


in ebraico (forse anche ncopunico tplt «pre­ tercessione (come mediatore)» (per l’interces­
ghiera, invocazione», cfr. KAI nr. 162, r. 4; sione in generale cfr. N.Johansson, Parakletoi,
KAI III, 26b). 1940; P.A.H.de Bocr, De Voorbede in het
Con estrema probabilità pii hitp. non va di­ Oude Testament, OTS 3, 1943; F.Hesse, Die
sgiunto dalla radice pii usata in gran parte in Fùrbitte im AT, 1951; Eichrodt III, 331ss.;
senso giuridico (così fra i lessici p.e. Zorell cfr. anche J.Jeremias, Kultprophetie und
65ls.; diversamente KBL 763, dove si sup­ Gerichtsverkùndigung in der spàten Kònigszeit
pongono due radici diverse), che si incontra Israels, 1970, 140-150; G.C.Macholz, FS von
talvolta nell’AT (e forse nell’acc., cfr. AHw Rad 1971, 313ss.). Rientrano in questa acce­
813b.8l6a) in formazioni verbali e nominali ed zione poco più di 25 casi; l’oggetto dell’inter­
in alcuni nomi propri (cfr. Noth, IP 187s.; cessione è unito al verbo mediante be‘ad « in
J.Stamm, FS Baumgartner 1967, 319). L’eti­ favore di, per» nei testi più antichi (Gen 20,7;
mologia ed il significato di questa radice sono Num 21,7b; Deut 9,20; ISam 7,5; 12,19.23;
del resto piuttosto incerti (cfr. f. gli a. P.A.H. IRe 13,6; Ger 7,16; 11,14; 14,11; 29,7; 37,3;
de Boer, OTS 3, 1943, 126ss.; M.D.Goldman, 42,2.20; Sai 72,15; Giob 42,10), mediante ‘al
ABR 3, 1953, 1-6; D.R.Ap-Thomas, VT 6, « a causa d i» nei testi più recenti (Giob 42,8,
1956, 230-239; J.L. Palache, Semantic Notes cfr. v. 10; Neem 1,6; 2Cron 30,18; senza alcu­
on thè Ilebrew Lexicon, 1959, 59s.; E.A. Spei- na menzione diretta dell’oggetto: Gen 20,17;
ser, The Stern p ii in Hebrew, JBL 82, 1963, Num 11,2; 21,7; Deut 9,26; 2Re4,33; 6,17.18;
301-306). Secondo Speiser (l.c. 302ss.) si deve Ger 42,4; Neem 1,4).
partire da Es 21,22 pelìlìm «valutazione» (cfr. L’intercessione si indirizza sempre a Dio, e ciò
LXX; Targum Onkelos: «giudici»); con que­ si esprime esplicitamente in modi vari median­
sto nome astratto al plur. (anche Deut 32,31 te ’cel Jhvvh/‘eeldhìm (Gen 20,17; Num 11,2;
« even in our enemies estimation » [= « anche 21,7; Deut 9,26; ISam 7,5; 12,19; 2Re 4,33;
nella valutazione dei nostri nemici »]) si accor­ 6,18; Ger 29,7; 37,3; 42,2.4.20).
dano il nome di unità pelìlà « sentenza » (Is Soggetto dell’intercessione sono nei testi più
16,3 par. ’èsà «consiglio»), e l’agg. pelìlì antichi soprattutto uomini (di Dio) dotati di
(Giob 31,11 [txt em].28 ‘àwòn pelìlì, secondo particolare forza: Abramo (indicato come
Fohrer, lò\T XVI,423.425: «colpa che è di -*nàbl\ Gen 20,7.17 E), Mosè (Num 11,2 J;
competenza del giudice ») con il suo corrispon­ 21,7 E; Deut 9,20.26), Samuele (ISam 7,5;
dente astratto petilijjù «sentenza» o sim. (ls 12,19.23; cfr. per Mosè e Samuele Ger 15,1),
28,7). Dal significato fondamentale di «valuta­ un uomo di Dio (IRe 13,6), Eliseo (2Re 4,33;
re » derivano inoltre per p ii pi. il sign. « presu­ 6,17s.). Geremia riprende di nuovo questa tra­
mere » (Gen 48,11 ) e « essere arbitro, mediato­ dizione (« anticoprofetica ») relativa alla fun­
re, farsi garante di » (ISam 2,25; Ez 16,52; Sai zione dell’intercessore (Ger 7,16; 11,14; 14,11,
106,30; così pure hitp. in ISam 2,25), per il in questi casi tuttavia viene proibita a Geremia
medioebraico pilpél il sign. « inquisire, dispu­ la preghiera di intercessione; 37,3; 42,2.4.20; è
tare », ed infine per p ii hitp. « farsi garante in­ perciò comprensibile come, stando a 2Mac
tercedendo per, pregare» (< «invocare una fa­ 15,12-16, Geremia sia rimasto nel ricordo del
vorevole valutazione/sentenza », cfr. hnn hitp. popolo come un grande intercessore). Nello
« per invocare hèn »; cfr. anche Palache, l.c.; stesso tempo egli estende la funzione dell’inter­
I.L.Seeligmann, FS Baumgartner 1967, 278). cessione al popolo in generale (Ger 29,7; cfr.
in proposito Hesse, l.c. 48). Infine intercessori
Sono perciò superflue le ipotesi etimologiche che
congiungono pii hitp. con la radice npl «cadere» sono un certo numero di persone innominate,
(« prostrarsi » > « supplicare »; cfr. K. Ahrens, invocate dal salmista (Sai 72,15), e nei testi
Z D M G 64, 1910, 163) o con l’arabo falla « fare delle tardivi Giobbe (Giob 42,8.10), Neemia (Neem
incisioni » (cfr. J.Wellhausen, Reste arabischen Hei- 1,6), Ezechia (2C!ron 30,18). E singolare il fatto
dentumus, 1897,126 n. 5, la cui ipotesi è stata spes­ che pii hitp. non rappresenti mai, in quanto in­
so accolta; si fa riferimento in proposito a IRe tercessione, una funzione sacerdotale.
18,28, dove tuttavia non si usa pii hitp., ma gdd hit- Oggetto dell’intercessione sono normalmente
po.; per pii hitp. non si trova mai un accenno alla
pratica di una autolesione rituale).
Israele (Num 21,7; ISam 7,5; 12,19,23; Ger
7,16; 14,11; 42,20) opp. il suo resto (Ger 42,2),
”2/ p ii hitp. si incontra 79x (escluso ISam inoltre il re (Ger 37,3; Sai 72,15), singole per­
2,25, vd. sp.; 2Cron 14x, IRe e Ger lOx cia­ sone (Giob 42,8.10; Gen 20,7 un non israelita),
scuno, ISam 9x, ls 7x, 2Re 6x), ffìllà 77x (Sai un popolo nemico, pagano (Ger 29,7).
32x, 2Cron 12x, IRe 8x, Is 5x). Molto fre­ L’intercessione' avviene soprattutto di fronte al­
quenti sono questi termini nella preghiera di l’ira e alla punizione divina per i peccati del
Salomone per la consacrazione del tempio in popolo, e dal contesto si deduce che non aveva
1Re 8 (2Cron 6). alcuna importanza, ncIl’antica intercessione, il
fatto che la persona in questione riconoscesse o
3/ 4/ a) Per la maggior parte degli autori pU meno la propria colpa. Hesse, l.c. 19, parla di
hitp. ha anzitutto il significato di «fare una in­ una specie di concezione « magica » dell’inter­

385 pi! hitp. PREGARE 386


cessione. Solo in ISam 12,19 diventa rilevante, spressione ns' ffìllà be‘ad (2Re 19,4 = Is 37,4)
per la prima volta, la confessione della colpa. opp. nè’ rinnà UfJìllà (Ger 7,16; 11,14; secon­
do Ilesse, l.c. 94, questa espressione era, assie­
b) In seconda linea p ii hitp. assume il signifi­ me a p ii hitp., un «termine fisso per l’interces­
cato più generale di «pregare». La preghiera, sione ufficiale »).
esplicitamente o implicitamente, si indirizza a Quasi la metà delle attestazioni di ffìllà (vd.
Dio (diversamente solo ls 16,12; 44,17; 45,20, sp. 2) si trova nei salmi, nei quali l’orante (nei
dove si rivolge la preghiera ad una divinità lamenti individuali) nella sua necessità invoca
straniera, ad un idolo, e Is 45,14, dove Israele Jahwe perché voglia dare ascolto alla sua ffìllà
è l’oggetto; B.Duhm, Das Buch Jesaja, 41922, (f. gli a. -»Sro‘, ’zn hi. [->’ózari], -»qsb ni.,
317s., e Westermann, ATD 19,137 = ital. 206, -+‘nh I; Sai 4,2; 17,1; 39,13; 54,5; 55,2; 61,2;
attenuano il senso, rendendo p ii hitp. rispetti­ 69,14; 86,6; 88,3.14; 102,2; 141,2; 143,1; cfr.
vamente con « invocare » e « dire suppliche­ Sai 42,9; 109,7; 141,5 txt?; Lam 3,8), oppure
volmente »). in quelli in cui egli esulta nella certezza di es­
p ii hitp. è usato qualche volta in modo as­ sere esaudito (Sai 6,10) opp. ringrazia Jahwe
soluto (ISam 2,1; Is 16,12; Dan 9,20; Esd nel canto di ringraziamento (Sai 65,3; 66,19s.;
10,1; 2Cron 7,1.14); alcune volte si trova 102,18; Giona 2,8), perché ha accolto la sua
come figura etimologica p ii hitp. ffìllà «pre­ ffìllà. Quest’ultimo termine indica qui chiara­
gare una preghiera» (2Sam 7,27; IRe mente la preghiera di invocazione e di lamento
8,28s.54; 2Cron 6,19s.). Per lo più è usato (cfr. anche Giob 16,17).
con la prep. 'al (ISam 1,26; 8,6; 2Sam 7,27; Perciò ffìllà nei titoli dei salmi diviene un ter­
IRe 8,33.44.48.54; 2Re 19,20 = ls 37,21; 2Re mine tecnico per designare il genere letterario
20.2 = ls 38,2; ls 37,15; 45,20; Ger 29,12; del lamento individuale (Sai 17,1; 86,1; 102,1;
32,16; Giona 2,2; 4,2; Sai 5,3; 32,6; Neem 2,4; 142,1; cfr. Ab 3,1), cosa che è particolarmente
4,3; 2Cron 6,34; 32,24; 33,13), poche volte chiara in Sai 102,1: « ffìllà di un afflitto che è
con lifnè «davanti» (ISam 1,12; IRe 8,28; stanco e sfoga il suo lamento davanti a Jah­
2Re 18,15; Neem 1,4; lCron 17,25; 2Cron we ».
6,19.24), una sola volta con ‘al « a » (ISam ffìllà come termine tecnico non è tuttavia ri­
1,10) e una sola volta con le « a » (Dan 9,4). stretto al lamento individuale. Esso indica an­
La cosa per la quale si prega è unita al verbo che il genere letterario alfine del lamento col­
mediante ’cel (ISam 1,27; 2Re 19,20 = Is lettivo in una pubblica calamità (IRe 8,45.49 =
37,21; con ‘al 2Cron 32,20). Alcuni passi della 2Cron 6,35.39; Sai 80,5; Lam 3,44; cfr. Sai
preghiera di Salomone per la consacrazione del 90,1) opp. di chi rappresenta la collettività
tempio indicano che si prega da lontano in di­ (IRe 8,28$. e par.; Dan 9,3.17.21; Neem
rezione della terra di Israele, rivolti alla città 1,6.11; qui ritorna in parte il significato di
eletta opp. al tempio (IRe 8,29s.35.42.44.48 «intercessione»). In IRc 8 pertanto con l’e­
par. 2Cron 6,20ss.); il tempio terreno viene spressione «voglia tu perdonare» (v. 30) si
concepito come « luogo dell’accoglimento della « caratterizzano le preghiere future come (pre­
preghiera del re e del popolo» (Noth, BK valentemente) preghiere di penitenza » (Noth,
IX ,185). BKIX.185).
Soggetto di pii hitp. sono sia singole persone Anche la preghiera in prosa dell’individuo
sia anche il popolo. Solo in pochi casi si ha il («che si distingue dal lamento individuale es­
sign. del tutto generale di « pregare » (cfr. senzialmente solo per la forma esterna », Gun-
ISam 8,6; 2Sam 7,27). In un caso si può sup­ kel-Begrich 260) è detta ffìllà (cfr. 2Sam 7,27;
porre quello di « pregare » nel senso di una 2Re 20,5 = Is 38,5; cfr. 2Cron 33,18.19; Gun-
preghiera di ringraziamento (ISam 2,1). Il con­ kel-Begrich 119.259s.; Kraus, BK XV,XIIIs.).
testo della maggior parte dei casi indica però Nella formula conclusiva di Sai 72,20 infine la
che pii hitp. è una preghiera qualificata di in­ raccolta dei salmi che arriva fino a quel punto
vocazione e/o di lamento, sia individuale è indicata come ffìllòt Dàwìd «salmi di Davi­
(ISam 1,10.12.26.27; 2Re 19,15.20 e par.; de ».
20.2 e par.; Giona 2,2; 4,2; Sai 5,3; 32,6; Solo in pochi passi si può dare a ffìllà il sign.
2Cron 32,24; 33,13), sia collettiva (IRe generale di «preghiera» (Prov 15,8.29; 28,9;
8,33.35.44 e par.; Is 16,12; cfr. Dan 9,4), che in Neem 11,17 ffìllà indica semplicemente la
viene innalzata a Dio di fronte ad una necessi­ preghiera della comunità; cfr. Is 1,15; 56,7;
tà (per il lamento collettivo cfr. Gunkel- 2Cron 30,27).
Begrich 117ss.).
d) Soprattutto i seguenti termini vengono usati
c) « Il nome tefillà è entrato in uso solo quan­ come paralleli di ffìllà, caratterizzandola an­
do pii hitp. significava ormai genericamente cora come preghiera di lamento e di invocazio­
“pregare” » (Ilesse, l.c. 94). Solo in pochi casi ne: fhinrià «supplica» (IRe 8,28.38.45.49,54;
compare nel sign. di « intercessione », così p.e. 9,3; Sai 6,10; 55,2; Dan 9,20; ->hnn 3g.4e),
Sai 35,13; 84,9; 109,4, ma soprattutto nell’e­ latfnùriim e tahanùnài « supplica » (Sai 86,6;
387 hbz pii hitp. PREGARE 388
143,1; Dan 9,3-17), rinnà «grido di invocazio­ te J.Levy, Chaldàisches Wòrterbuch II, 31966,
ne» (IRe 8,28; Sai 17,1; 61,2; 88,3; —rnn), 550; cfr. anche StrB lV,250ss.).
saw'à «grido di aiuto» (Sai 39,13; 102,2), I LXX rendono p ii hitp. soprattutto con
dim'cL «lacrime» (2Re 20,5 = Is 38,5; Sai -rcpocrEuxEcrftou, talvolta con EuxEcrflou, ffìllà per
39,13). lo più con 7tpoiT£uxr|, talvolta con eÌoot Per la
preghiera (nell’AT e) nel NT cfr. H.Greeven-
Con pii hitp. compaiono f. gli a. —hqs pànìm «cer­ J.Herrmann, art. euxoixai, ThW 11,774-808 (=
care il volto» (2Cron 7,14), z'q «gridare» (2Cron
32,20; ->s‘q), hlh pi. pànìm «placare» (IR e 13,6;
GLNT 111,1209-1300); ILSchònweiss, art. Ge-
—hlh 3b), jdh hilp. «confessare» (Dan 9,4.20; Esd bet, ThBNT 1,421-433 (= preghiera, DCB
10,1; Neem 1,6; —jdh 4h), -+qr’ «chiamare » (Ger 1388-1405).
29,12), —sJl «invocare» (ISam 1,27). Cfr. anche la H.-P.Stàhli
panoramica del campo semantico della preghiera in
J.Herrmann, ThW 11,782-787 (= G LN T Iti,1234-
1247); -'tr.

Come gesti di preghiera si menzionano assieme D%S pànìm VOLTO


a tefillà opp. p ii hitp.: - ‘md «stare» (IRe
8,22; cfr. n$b ni. «stare» ISam 1,26), k r‘ « in ­
ginocchiarsi» (IRe 8,54), —hwh histafal I/ La radice originariamente bi radicale *pan-
«prostrarsi» (ls 44,17; 45,14), npl hitp. «pro­ (H.Holma, Die Namen der Korperteile im
strarsi» (Esd 10,1), sgd «piegarsi» (Is 44,17), Ass.-Bab., 1911, 13; Dhorme 44 n. 6; F.Nòt-
kn‘ ni. «umiliarsi» (2Cron 7,14), prs scher, « Das Angesicht Gottes schauen » nach
kappàjim «tendere le mani» (IRe 8,38.54; Is biblischer und babylonischer Auffassung, 1924
I,15), mas’at kappàjim «elevazione delle [21964], 4; cfr. GB 646; J Reindl, Das Ange­
mani » (Sai 141,2). Sui gesti della preghiera cfr. sicht Gottes im Sprachgebrauch des AT, 1970,
le figure di BHH 1,52ls.; inoltre D.R.Ap- 16) è attestata in tutte le ramificazioni lingui­
Thomas, VT 6, 1956, 225-230. stiche semitiche (cfr. P.Fronzaroli, AANLR
Tra le azioni che accompagnano la preghiera VIII/19, 1964, 255.269), tuttavia in alcune di
vi è il piangere (—bkh) e il digiunare (-+sùm), esse è usata solo come verbo (et.) o come nome
il digiuno in sacco e cenere (-»• 'àjar), cfr. Dan (ug., per l’attestazione che WUS nr. 2230 con­
9,3s.; Esd 10,1; Neem 1,4; inoltre il sacrificio sidera verbale cfr. UT nr. 2059 e Driver, CML
in Giob 42,8. 103; cfr. anche UF 1, 1969, 75.171). Le forme
La preghiera veniva normalmente espressa ad verbali attestate unicamente come di terza de­
alta voce; per questo la preghiera sommessa è bole (ebr. pnh « volgersi »; aram. pnj « volgersi,
piuttosto sorprendente (ISam l,12s.). ritornare» [Sef. 111,7, cfr. Fitzmyer, Sef. 110s.;
e) NelParam. bibl. il termine usuale per «pregare» è DISO 230; LS 578]; acc. panu «volgersi a,
slh pa. (KBL 116a; per l’etimologia e la diffusione precedere » [AHw 822b]; arab. fanija « passa­
nel sem. cfr. P.Fronzaroli, A A N L R VIII/20, 1965, re» [Wehr 651 a]; et. fannawa «mandare via»
254.264.268; WUS nr. 2317; DISO 245; Fitzmyer, [Dillmann 1371]) vengono considerate per lo
Gen. Ap. 114.215a), sia per esprimere l’intercessione più come denominative (Dhorme, l.c.; Nòt-
cultuale (Esd 6,10 con le «p e r»; cfr. Cowley nr. 30, scher, l.c.; Rcindl, l.c.; AHw 822b; GB 646; di­
r. 26 con '/ « per »), sia per designare la preghiera
versamente KBL 766). 1
privata (Dan 6,11 con q°dàrn «davanti»; cfr. Cow-
ley nr. 30, r. 15 con le «per»), Cfr. altrimenti anche In ebr., come nelle altre lingue semitiche occi­
sgd «venerare» (—hwh histafal 3) e jdh ha. «lo d a­ dentali (cfr. anche DISO 229s.; Friedrich, §
re» (—jdh hi. I).* 225) il nome ricorre solo al plurale (secondo
BL 524s.; Meyer 11,49 anche nel nome di luogo
5/ Qumran, con un numero di attestazioni Penuèl opp. Penì'èl, dove compare ancora
relativamente scarso, continua l’uso linguistico l’antico st. cs. plur. *panii [nominativo] opp.
dell’AT (pii hitp. in JQH 17,18 colmando la *pani [gen./accus.]; diversamente GK § 90k;
lacuna; ffìllà 5x, vd. Kuhn, Konk. 177c. cfr. anche Noth, IP 255, nr. 1164, e L.Kopf,
236a). Nel giudaismo la preghiera delle diciot­ VT 8, 1958, 209s.). In acc. il singolare
to benedizioni, in quanto preghiera principale, pànu(m) indica «parte anteriore, superficie»
diventa la ffìllà per eccellenza. I cd. filatteri ecc., ma il plur. pànù indica invece «volto»
(cfr. K.G.Kuhn, BHH I,525s.), per i quali si (AHw 818-822).
adducono a fondamento Es 13,16; Deut 6,8; Ulteriori formazioni nominali della radice
II,18, sono chiamati ffìllìn (sing. ffìllà). L’eti­ sono in ebr.: penìmà (pànìm con -à locativo)
mologia della parola in verità non è del tutto nel significato aw. di «dentro, all’interno»
sicura. Secondo G.Lisowski, Jadajim, 1956, con l’agg. penìmì «interno» (GB 650a; KBL
48s., il termine Afilla « preghiera » si è applica­ 768), e la congiunzione pan « affinché non, al­
to dapprima alle custodie, per via delle parti trimenti », originariamente un sost. « volgi­
essenziali della preghiera in esse conservate, ed mento, inversione», da cui « in caso contrario,
in seguito a tutto quanto il rituale (diversamen­ altrimenti, diversamente». È dubbio se l’ebr.

389 D-3S pànìm VOLTO 390


pinna « angolo, torre angolare » sia da derivar­ Giob 70 16 — 2
si da pnh « volgersi » (così KBL 767b); dato il Prov 43 22 — —

raddoppiamento della n bisogna supporre piut­ Rut 2 — — 1


tosto un pnn (così GB 649b; è possibile però Cant 2 1 — —

che pnn sia una forma secondaria di pnh, cfr. Eccle 21 10 5 —

Lam 11 3
GB 650a).
— —

Est 37 30 4 —

Nell’aram. bibl. per «volto» si usa il termine Dan 33 15 1 —

*>anaf (Dan 2,46 e 3,19 ’anpóhr, ->'af 1). Esd 10 7 1 —

Neem 31 23 1 1
Mancano nell’AT nomi di persona Formati con lCron 63 4
40 2
pàriim, se si prescinde dal nome Penu’èl, attestato 2Cron 119 9 J
71
solo in testi tardivi (lCron 4,4; 8,25Q; cfr. Le 2,36);
per i nomi di persona ug., fen. pun. e acc. cfr. Gròn- AT 2127 1031 73 22
dahl 173; F.L.Bcnz, Personal Names in thè Phocni-
cian and Punic Inscriptions, 1972, 392; Stamm, AN È spesso difficile distinguere i casi in cui
231. Per il nome di donna Peninna cfr. JJ.Stam m , pàriim conserva il suo significato originario di
FS Baumgartner 1967, 328; E.Lipiriski, VT 17, sostantivo da quelli in cui il termine, unito a
1967, 68-71. preposizioni, lo ha perduto completamente o
quasi; tale distinzione dipende spesso da una
valutazione soggettiva. Oltre a Hfnè e millifnè
11/ Con più di 2100 attestazioni il termine si incontrano anche (mè)‘al-pcné (più di 200x),
pàriim è una delle parole più usate nell’AT. mippene (più di 300x) ed ulteriori connessioni
Nella più grande maggioranza dei casi però con altre preposizioni (circa lOOx), per cui re­
pànlm è unito ad una preposizione (special­ stano solo circa 400 attestazioni di pànlm nel
mente le, min o ‘al), formando in tal modo una significato originario. Se si classificano i passi
nuova espressione preposizionale, ed ha perdu­ con pànlm a seconda dell’ambito d’impiego
to spesso completamente o quasi il suo valore del termine, quasi la metà delle attestazioni si
nominale. Nel quadro che segue sono indicate riferiscono a uomini (e bestie), circa tre decimi
nella prima colonna tutte quante le attestazioni sono in relazione a Dio (esseri divini) e poco
di pàriim (incl. IRe 6,17 txt?, cfr. Noth, BK più di un quinto in relazione a cose ed a realtà
IX ,100; esci. IRe 6,29; incl. Prov 15,14 K pnj astratte.
[Q: pì\, e nelle altre colonne le attestazioni, ivi Il verbo pnh compare I34x: qal 116x (Deut
racchiuse, di li/nè e di millifnè, comprese le 16x, Ez 13x, Giud, IRe, Sai e 2Cron ognuno
loro forme con suffisso, e delPavverbio lefariim 8x [esci. 2Cron 25,23]), pi. 8x, Ili. 8x (Ger 5x),
«prim a» (incl. Is 41,26 miWfariim «dall’anti­ ho. 2x; peen 133x (Deut 28x, Prov 18x, Gen
chità »). I7x, Es 13x, Sai 9x), pvriimà 14x (incl.
millifriim IRe 6,29 txt?; 2Cron 29,18 va spo­
pànlm di cui: stato da Lis. 1174c sotto b), penimì 32x (Ez
totale Hfnè millifnè lafàriim 24x).
Gen 141 56 5 —

Es 128 62 3 —

Lev 107 76 4
Ili/ Nell’uso di pàriim bisogna distinguere;

Num 119 83 3 —

Deut 132
(1) «volto» in senso proprio, (2) in senso am­
67 5 3
Gios 91 51 2 3 pliato « aspetto » o sim., (3) « sguardo (degli
Giud 46 22 — 4 occhi)», (4) «persona, qualcuno», (5) in senso
ISam 98 62 3 2 traslato «parte anteriore, superficie» o sim. e
2 Sam 73 41 1 — (6) i vari usi preposizionali.
IRe 100 56 3 —

2Re 73 32 2 —
1/ a) In senso proprio pàriim indica « vol­
Is 89 27 2 I to », ia parte anteriore del capo/testa di un es­
Ger 128 44 4 1
Ez 155 38 2 —
sere vivente. Il termine si riferisce talvolta agli
Os 9 I — —
animali (Gen 30,40; Ez 1,10; 10,14; 41,19;
Gioe 8 5 — — Giob 41,6 txt?; lCron 12,9; cfr. anche il fen.
Ara 7 2 — — pn nell’iscrizione di Kilamuwa, KAI nr. 24, r.
Abd — — — —
11), alcune volte ad esseri celesti (Is 6,2; Ez
Giona 4 1 3 —
1,6.10; 10,14.21; 41,18.19; Dan 10,6) o alla
Mi 5 3 — . —
loro immagine (Es 25,20; 37,9; 2Cron 3,13 per
Nah 5 1 — —
i cherubini; cfr. anche ISam 5,3.4 per l’imma­
Ab 3 1 — -

Sof 3 — - -
gine di Dagon), ma in genere - quando non sia
Agg 2 1 — —
usato antropomorficamente per il volto di Dio
Zac 16 9 — — (vd. st. IV.) - si riferisce al volto di un uomo
Mal 10 3 — — (p.e. Gen 9,23; 43,31; Es 34,29.30.35; Lev
Sai 133 49 6 1 13,41; 2Re 4,29.31; 8,15; Is 25,8; Ez 1,10;

C3S pànlm VOLTO 392


8,16; 10,14; Os 2,4; Giob 4,15; 16,16; 24,15; quando si parla del velare il volto. A questo
34,29; per Prov 27,19 vd. i comm.). Per le cit­ scopo si usa sia il mantello (IRc 19,13) sia il
tà o per un popolo pànìm si usa solo quando velo (Gen 38,15). Ci si vela il volto in segno di
essi sono personificati (Ger 13,26; Os 2,4; Nah lutto (2Sam 19,5 lù( « velare», cfr. BL 403) ed
3,5). in presenza di una teofania (IRe 19,13 lùt hi.;
Si indica a questo modo la parte del capo con cfr. nel Corano sura 73,1 e 74,1). Una donna
la quale si vede o che è vista da altri (cfr. l’i­ sposata, che per motivi sacrali si concede ad
deogramma sum. IGI per « occhio » e « volto » altri uomini, si pone velata sul ciglio della via
ed il gr. -rcpóaumov « ciò che si vede davanti »). (Gen 38,15 ksh pi. «coprire». Secondo un co­
Perciò pànlm può indicare, oltre che «volto», stume persiano si copriva il volto del condan­
« parte anteriore », « superficie » e « persona », nato a morte (Est 7,8 hph « velare »; cfr. Bardt-
anche « sguardo (degli occhi) »; come sinonimi ke, KAT XVlII/5,539; diversamente Reindl,
si possono avere non solo termini come ->ròs l.c. 11). Invece str. hi. pànlm non indica il ve­
« testa, capo », 'appójim « naso » > « viso » lare la faccia, ma il distogliere lo sguardo (vd.
( ^ ’aj) e mésah « fronte » (Ez 3,8; la voce ricor­ st. 3), come nella teofania (Es 3,6), di fronte
re nell’AT 13x), ma anche 'ènàjim «occhi» alle ingiurie (ls 50,6) e nei confronti di un di­
(-*‘àjin) e -^nàfces «anim a» (poiché gli occhi sprezzato a cui non si volge lo sguardo (Is
sono lo specchio dell’anima). Come opposto 53,3; per l’uso teologico vd. st. IV/2d).
di pànlm può essere usato om f « dorso » (Ger
2,27; 18,17; 32,33). 2/ a) Il volto di un uomo, in quanto «spec­
Talvolta si fa derivare la voce pànlm da ->pa «bo c­ chio deH'anima» (cfr. Eccli 13,25), rivela il
ca» (GVG 1,333), ma si tratta di u n ’ipotesi dubbia suo stalo interiore e le sue condizioni fisiche, e
(cfr. Holma, l.c. 13 n. 1;G B 646a). riflette quindi la sua disposizione d’animo, il
In alcuni casi pànlm è un plurale quantitativo (Is suo sentimento ed il suo stato di salute. Perciò
13,8; Ez 1,6.8.10; 8,16; 10,22; 41,18). pànlm in un senso più ampio ha spesso il va­
lore di «aspetto, apparenza» (Reindl, l.c. 10s.;
b) pànlm ha un significato letterale nelle se­ Nòtscher, l.c. 9s; Dhorme 42ss.: A.R.Johnson,
guenti espressioni: sbb hi. pànlm « volger la Aspects of thè Use of thè Term pànlm in thè
faccia, girarsi» (Giud 18,23; IRe 8,14 = 2Cron Old Testament, FS EiBfeldt 1947, 155-159). Si
6,3; IRe 21,4; 2Re 20,2 = ls 38,2; cfr. Ez 1,9; tratta quasi sempre qui di uomini viventi. Tut­
in senso traslato 2Cron 29,6; 35,22); jrq tavia pànlm viene impiegato in questo senso
bejànlm «sputare in viso», come segno di di­ anche per la rigidità cadaverica (Giob 14,20);
sonore e di crudele derisione (Num 12,14; si può volgere (sbb pi.) la fisionomia di una
Deut 25,9; cfr. Is 50,6; Giob 30,10; Me 10,34 cosa, ossia ciarle un altro aspetto (2Sam 14,20).
par.; 14,65 par.; 15,19 par.); ksh pi. pànlm
behèlceb « coprire il viso di grasso », come se­ b) Da un volto triste (pànlm rà'Tm) si intuisce
gno di corpulenza, indi « far ingrassare » (Giob il dolore (Gen 40,7; Neem 2,2, cfr. v. 3), da un
15,27; cfr. Fohrer, KAT XVI,275; Horst, BK volto smunto (pànlm zòiafim) la mancanza di
XVI/l,231s.; non spalmare di grasso per certi salute (Dan 1,10). 11 parlare segreto provoca un
riti ed usi magici, così S.Mowinckel, Psalmen- volto indignato (pànlm niz'àmlm, Prov 25,23).
studien I, 1921, 109); npl 'al pànlm «gettarsi Giacobbe riconosce dal volto di Labano che i
sul volto (di un morto)» (Gen 50,1; cfr. 2Re suoi sentimenti sono mutati (Gen 31,2.5; per il
13,14 e Gen 23,3). Spesso (25x) npl 'al pànlm significato di Prov 27,19 cfr. Gemser, HAT
(con suffisso) indica « chinarsi sul (proprio) 16,97; Dhorme 49; Nòtscher, l.c. 9 n. 2). An­
volto (fino a terra)» (Gen 17,3.17 ecc.; per che privo d’ogni altra aggiunta pànlm indica
espressioni analoghe cfr. 'af 3a; ->hwh talvolta un viso triste e oscuro (ISam 1,18;
histaPal 3). Questo modo di dire indica la mas­ Giob 9,27; per le corrispondenze acc. cfr. Nòt­
sima deferenza nel saluto (Gios 5,14; 2Sam scher, l.c. 10). Per la paura il viso diviene pal­
9,6; cfr. 1,2; 14,4; IRe 18,7; Rut 2,10; lCron lido (Ger 30,6; cfr. Is 29,22) e turbato (Ez
21,16) e nella preghiera (Num 14,5; 16,4.22; 27,35; per 2Re 8,11 cfr. i comm.) oppure sfi­
Gios 7,6.10; Ez 11,13; cfr. anche Giob 1,20; gurato (Giob 14,20). Può divenire imbarazzato
ISam 5,3.4 Dagon davanti all’arca di Jahwe); (Sai 34,6 hpr, cfr. M.A.Klopfenstein, Scham
ci si prostra con la faccia a terra anche per lo und Schande nach dem AT, 1972, 177-180)
spavento che si prova di fronte alla manifesta­ oppure « raccogliere rossore » (qbs pi. partir),
zione della maestà divina (Lev 9,24; Num ossia cambiar colore (Gioe 2,6; Nah 2,11), e
17,10; 20,6; Ez 1,28; 3,23; 43,3; 44,4), di fron­ ciò può essere inteso o come «accumulare del
te ad altra apparizione terrificante (Giud rossore », ossia « diventare incandescente, ros­
13,20; IRe 18,39; Dan 8,17; cfr. anche ISam so» (cfr. «volti di fiamma» Is 13,8), oppure
28,20) e per lo stupore dovuto all’annuncio di come «riunire, far rientrare il rossore», ossia
una promessa divina (Gen 17,3.17). « divenir pallido (per lo spavento) ». In questo
secondo caso ci si aspetterebbe ‘sp «riunire»,
c) Così pure pànlm va inteso letteralmente anziché qb$ pi. « radunare », cfr. Rudolph,

393 CH3 pànlm VOLTO 394


KAT XIII/2,52, e per una diversa spiegazione (Ez 3,8s,; cfr. Zimmerli, BK XIII/81). La du­
dei testi citati R.Gradwohl, Die Farben im rezza e la resistenza con cui il servo di Jahwe
AT, 1963, 25s. si difende da ogni timore e da ogni vergogna (Is
50,7), diversamente da Ezechiele (Ez 3,8s., cfr.
e) Un cuore contento rende il viso gioioso anche Ger 1,18), sono dovute all’accettazione
(Prov 15,13). Un viso luminoso (letteralmente: delle percosse e delle ingiurie che lo colpiscono
'òr pànìm «la luce del volto» Prov 16,15, cfr. (cfr. Westermann, ATD 19,187 = ital. 279),
15,30; Giob 29,24) significa un’aria raggiante e
gioiosa, che assicura una buona disposizione e
garantisce concretamente vita e felicità a colui 3/ a) Come sede della vista pànìm può indi­
che ne gode (Reindl, l.c. 137; per l’uso teologi­ care anche lo sguardo (degli occhi) e diventare
co delPespressione vd. st. IV/2 e -* 'òr 4b). La perciò sinonimo di ‘ènàjim « occhi » (p.e. Is
sapienza di un uomo rende chiari i suoi tratti 5,21). Così pànìm be/'a l pànìm «faccia a fac­
(Eccle 8,1). L’olio che Dio, insieme ad altri cia» (vd. st. IV/lb) corrisponde a 'àjin be'àjin
doni, concede agli uomini, fa risplendere di «occhio a occhio» (Num 14,14; ls 52,8; cfr.
contentezza il loro volto (Sai 104,15, cfr. anche anche Ger 32,4). L’espressione ns' pànìm (se
ISam 14,27). Per le corrispondenti espressioni non è usata come corrispondente dell’acc.
acc. cfr. Dhorme 5lss.; Nòtscher, l.c. 11-13. wabàlu pani « usare indulgenza », vd. st.) ha lo
stesso senso di ns’ ‘ènàjim « elevare lo sguardo,
d) Nei tratti del volto si esterna anche la ver­ guardare (in alto)» (con pànìm'. 2Sam 2,22;
gogna o la mancanza d’ogni pudore. L ’espres­ 2Re 9,32; del colpevole che non osa elevare li­
sione ricorrente bòìcet pànìm « vergogna del beramente il suo sguardo a Dio Giob 11,15;
volto » definisce il disonore come una cosa che 22,26; con rUm hi. Esd 9,6; cfr. Le 18,13; con
si scorge chiaramente, ed indica perciò la per­ ‘ènàjim: Gen 13,10.14; 18,2 ecc.; —‘àjin 3a
dita di pubblica stima, quindi «perdita della [2]). Ambedue questi modi di dire equivalgono
faccia », pubblica infamia o vergogna (Ger all’espressione acc. nasii ènà «elevare gli oc­
7,19; Sai 44,16; Dan 9,7s.; Esd 9,7; 2Cron chi » e (con la prep. ’cet) significano spesso,
32,21; cfr. anche 2Sam 19,6 «tu hai oltrag­ come quest’ultima, «guardare amabilmente (o
giato pubblicamente tutti i tuoi servi »; con ardente desiderio) a » (con pànìm detto
Klopfenstein, l.c. 35s.47s.66.93.105). Il disono­ solo di Dio, Num 6,26; cfr. anche nàfces III
re che copre il volto (kelimmà Ger 51,51 ; Sai 3/b).
69,8; busa Ez 7,18, in origine probabilmente Contrapposto allo sguardo elevato, che arreca
indicava concretamente il velo del disonore, allegria, fortuna, gioia e sicurezza, sta lo sguar­
cfr. Klopfenstein, l.c. 71s.; cfr. qàlòn Sai 83,17) do abbassato (Gen 4,5.6; cfr. anche npl hi.
è qualcosa di più che una pura reazione psico­ pànìm Ger 3,12 di Dio; Giob 29,24), che indi­
logica di fronte all’ambiente: è la perdita di ca ira ed indignazione.
prestigio (cfr. Zimmerli, BK XIII, 177; cfr. an­
che Pedersen, Israel 1-11,24ls.). Queste espres­ b) Il significato «sguardo (degli occhi)», che il
sioni compaiono soprattutto quando si parla di termine pànìm può assumere, è attestato anche
una catastrofe politica che è provocata dal ne­ per le espressioni sinonime sìm pànìm e nln
mico, ma che ha spesso come causa l’allonta­ pànìm (-éìm> —ntn). Il significato di queste
namento da Jahwe. Esse vengono usate perciò ultime varia a seconda della preposizione retta
soprattutto nelle preghiere di penitenza (Dan dal verbo (Reindl, l.c. 110-119). ntn pànìm ’cel
9,7.8; Esd 9,7) e nei lamenti (Sai 44,16; 69,8; significa «volgere lo sguardo a » (Dan 9,3; cfr.
cfr. Ger 51,51), talvolta anche negli oracoli di 10,15; Gen 30,40), sìm pànìm con accus. di
ammonimento e di minaccia (Ger 7,19; Ez direzione «dirigersi verso» (Gen 31,21; cfr.
7,18). anche sìt pànìm ’cel «dirigersi verso» Num
Mostra un volto duro colui che è privo di ver­ 24,1), sìm pànìm 'al «prendere in considera­
gogna, timore e compassione. Un popolo che zione, proporsi» (IRe 2,15), sìm pànìm con le
in guerra tratta senza misericordia vecchi e + inf. cs. « aver intenzione di fare qualcosa »,
bambini è ’az pànìm (Deut 28,50 -» ‘zz). Con soprattutto quando si progetta di fare un viag­
viso svergognato ('zz hi. pànìm) la sposa adul­ gio (2Re 12,18; Ger 42,15,17; 44,12; Dan
tera, che si atteggia come una prostituta di me­ 11,17.18Q.19Q: 2Cron 20,3 ntn pànìm lc + inf.
stiere, si appressa al giovane sprovveduto (Prov cs. per l’intenzione di Giosafat di cercare Jah­
7,13). Similmente, l’empio assume un aspetto we; al contrario sbb hi. pànìm «abbandonare
sfrontato ('zz pi. beJamm, Prov 21,29). Gli in­ il proposito» 2Cron 35,22); cfr. anche l’espres­
fedeli tradiscono l’ostinazione del loro cuore sione idiomatica abbreviata ddrcek hènna
mostrando un viso arcigno (qesè fanìm, Ez penèhcem « la via che conduce ivi è la sua
2,4), e rendono la loro faccia più dura della meta » (Ger 50,5) e pànàw lammiìhàmà « sua
pietra (Ger 5,3). La durezza del volto può esse­ (di Sennacherib) intenzione era la battaglia...»
re assunta anche da un profeta, quando egli (2Cron 32,2; cfr. EA 295, rev. 9; Dhorme 47;
non indulge ad alcun sentimento tenero e mo­ vd. anche Ab 1,9 txt?).
stra nelle sue parole una inflessibile durezza Un significato particolare ha sìm pànìm ‘cef/'al

395 D^S pànìm VOLTO 396


«volgere lo sguardo verso» in Ez 6,2; 13,17; La frase non appartiene originariamente alla
15,7 sùm; 21,7; 25,2; 28,21; 29,2; 35,2; 38,2 sfera del diritto (contro I.L.Seeligmann, FS
(cfr. 21,2 e kùn hi. pànlm 4,3.7). Dalla storia Baumgartner 1967, 270ss., e molti altri), come
di Balaam si ricava che in origine questa se indicasse che il giudice, nella assoluzione
espressione si riferisce al contatto ottico con­ dell’accusato che fino a quel momento è ingi­
creto che si stabilisce tra il profeta e ciò che la nocchiato con la faccia a terra, gli sollevasse il
sua parola potente deve colpire (Num 22,41; capo. Essa si incontra soltanto nel senso trasla-
23,13; 24,2); si nota qui ancora l’antica conce­ lo di « esaudire, favorire, usare riguardo a, usa­
zione che ritiene efficace il contatto che si rea­ re indulgenza» (Gen 19,21; 32,21; Num 6,26;
lizza mediante uno sguardo ostile. In Ez però Deut 28,50; ISam 25,35; 2Re 3,14; Mal 1,8.9;
questo modo di esprimersi è attenuato e l’ele­ Giob 32,21; 42,8.9; Lam 4,16; cfr. anche Prov
mento dell’azione simbolica, una volta indi­ 6,35), corrisponde all’acc. wabàlu pànl «usare
pendente, diventa ora un’azione che accompa­ indulgenza », non appartiene alla sfera giuridi­
gna la parola pronunciata dal profeta (Zim­ ca più di quanto vi appartenga nkr hi. pànìm
merli X III,143). Quando si dice che Daniele ha (a questo proposito vd. st.) ed è il contrario
rivolto la sua faccia a Dio per pregarlo (ntn dell’espressione sub hi. pànlm « respingere
pànlm ’ceì Dan 9,3), si può ritenere che anche qlcn., non esaudire la sua richiesta», apparte­
alla base di questa espressione vi fosse in origi­ nente anch’essa al linguaggio quotidiano (IRe
ne l’idea della visione efficace del « sanctissi- 2,16.17.20.20; Sai 132,10 = 2Cron 6,42). L’e­
mum » che si rende presente nel culto (Zim­ spressione n i’ pànlm non ha quindi nulla a
merli, l.c.). che vedere con ns’ ->ròs (transitivo) «onora­
Costruita con be la frase slm opp. ntn pànlm re» (Gen 40,13.20; 2Re 25,27 = Ger 52,31;
viene usata solo per Dio (vd. st. 1V/2). cfr. l’acc. nasù rèSa) oppure ns' ros (intransiti­
vo) «elevare il capo» (Zac 2,4; Giob 10,15;
cfr. Giud 8,28; Sai 83,3; contro Seeligmann,
4/ a) Poiché l’essere di un uomo viene ad
l.c. 268s.). Come nkr hi. pànìm, anche n i’
esprimersi nel suo volto, caratterizzandolo,
pànlm in senso lato può indicare anche tutta pànlm può però indicare talvolta una ingiusti­
la persona. Un esempio tipico di quest’uso di ficata presa di posizione (del giudice: Lev
pànlm si ha in 2Sam 17,11: «Tutto Israele, da 19,15; Prov 18,5; cfr. Giob 13,10; degli dei Sai
Dan a Bersabca, si raduni presso di te (Assa­ 82,2; dei sacerdoti Mal 2,9; Dio non si lascia
lonne), numeroso come la sabbia che è sulla corrompere Deut 10,17; Giob 34,19; 2Cron
riva del mare; tu stesso [pàncèkà) marcerai al­ 19,7).
lora in mezzo a loro». Cfr. anche Gen 32,21; L’espressione nesu ' janim (2Re 5,1; Is 3,3;
Ger 49,5 («ognuno per sé»); Giob 40,13; Prov 9,14; Giob 22,8) non va intesa né come « favo­
27,17 (condotta della persona, cfr. Gemser, rito (del re) » (cosi Dhorme 47), né come « co­
HAT 16,97). lui che può elevare il suo volto » opp. « il cui
volto è stato elevato (da altri)» (Nòtscher, l.c.
b) 11 sign. di « persona, qualcuno » sembra 17), ma come «illustre nella stima», ossia
presente anche quando si parla di nkr hi. «stimato». Si tratta della designazione di uo­
pànlm « riconoscere, segnalare, considerare mini che acquistano una posizione eminente
qlcn. » (Prov 28,21). Perciò nkr hi. può essere nella società.
usato in questo senso anche senza pànlm (Ger
24,5; Rut 2,10.19; cfr. Is 61,9; cfr. anche i si­ c) Poiché pànlm , come risulta dai testi citati
nonimi jd ' pànlm Prov 27,23, detto degli ani­ sopra, in quanto parte principale del corpo
mali, e jd ' Prov 12,10; hdr pànlm «onorare umano può indicare per sineddoche tutta la
qlcn.» Lev 19,32; ni. Lam 5,12 e hdr q. Es persona, spesso è usato in senso attenuato e
23,3)- L’espressione nkr pànlm originariamen­ senza alcun rilievo particolare, oppure è un ac­
te si ambienta nel linguaggio quotidiano, ma si corgimento stilistico per dare al discorso una
è trasferita poi anche sul piano del diritto, tut­ certa solennità (cfr. Sai 42,6.12; 43,5; j esù‘dt
tavia solo quando vi è un esplicito riferimento pànàj/pànàw « la mia/sua salvezza »; cfr.
alla sfera della giustizia con termini specifici Reindl, l.c. 13; Johnson, l.c. 157s.). Perciò
(bammìspàl), e l’espressione viene ad assumere pànlm, soprattutto con un suffisso personale,
in questo ambito il senso negativo di « prende­ può sostituire il pronome personale (con -+r‘h
re partito per (il colpevole)» (Deut 1,17; «vedere, cadere sotto gli occhi» (Gen 32,21;
16,19; Prov 24,23; cfr. 17,15; 18,5; cfr. anche 33,10; 46,30; 48,11; Es I0,28s.; 2Sam 3,13;
hdr pànlm Lev 19,15). nkr hi. pànlm è usato 14,24.28.32; r ’h pànlm quando si menzionano
in senso negativo anche in Prov 28,21, però in persone altolocate « essere ammesso in udien­
questo caso come espressione del linguaggio za» Gen 43,3.5; 44,23.26; Es 10,28 oppure
quotidiano. «essere ammesso a corte» 2 Sam 3,13;
A nkr hi. pànlm corrisponde in gran parte l’e­ 14,24.28.32). Cfr. anche l’espressione corrente
spressione ns’ pànlm , nella misura in cui que- rò e f n è hammàlcek « i quali vedono il volto
st’ultima non equivale a n i’ ‘ènàjim. (vd. sp. 3). del re» (2Re 25,19 = Ger 52,25; Est 1,14, dei

397 D’JE) pànlm VOLTO 398


servi del re, chc stanno stabilmente al suo se­ nale, formando così una nuova espressione
guito; cfr. per i paralleli acc. Nòtscher, l.c. preposizionale. L’unione avviene con le (vd. st.
77ss., e Dhorme 48; per il tutto Reindl, I.c. a), min + Ì (- nuli-), min, ‘al (vd. st. b), min +
I49s; con bq's pi. «cercare» IRe 10,24; Prov 'al (= mé'al), ’cel, be, (mè)’ét, min + miti (=
29,26; cfr. A.R.Johnson, Le. 158, e shr pi. mimmid), ’cel-mùl, min + ‘im (= mè'im),
pànlm «far visita» Prov 7,15; con qdm pi. nókah, ncegced, 'al/'cel- ‘èbeer e le‘ummal. Per
«farsi incontro»: ostilmente Sai 17,13; non l’uso di queste preposizioni unite a pànlm vd.
ostilmente Sai 89,15; 95,2). Talvolta pàriim soprattutto GB 647-649; Reindl, l.c. 17-52.
può sostituire il pronome riflessivo (qùt ni.
bifnèhcem « provar disgusto di sé stesso » E7. a) La prep. lifnè « davanti (al volto di) », con i
6,9, cfr. 20,43; 36,31; 'nh befanàw «testimo­ verbi di movimento «verso (il volto)», «da(l
niare contro se stesso» Os 5,5; 7,10; r ’h hitp. volto) », viene usata in senso locativo, « per
«confrontarsi {in battaglia)» 2Re 14,8.11). fornire in ogni caso una precisa indicazione del
luogo, poiché i da solo è troppo ambiguo»
5/ In senso traslato pànlm indica il lato che (Reindl, l.c. 19), cfr. Es 7,9.10; Num 3,38;
un oggetto, un luogo, un assembramento di ISam 8,11; 14,13 ecc.
persone, una cosa o un avvenimento rivolgono Per l’espressione ‘md Hfnè cfr. -» ‘md 4c. Spes­
verso l’osservatore. Però in questo caso si può so Hfnè è unito a verbi di movimento, cfr,
parlare di un senso traslato solo se si presup­ ->ntn, ->hlk, ->jrd , -»’br, anche in senso tra­
pone che pànlm indichi originariamente il vol­ slato: slm lifné per la presentazione della legge
to di un essere vivente, soprattutto dell'uomo. (Es 19,7; 21,1), specialmente nella letteratura
Questo però non lo si può dimostrare con suf­ dtn.-dtr. nella variante ntn Hfnè, -+nln III/3d.
ficiente certezza. È senz’altro possibile che ori­ Unito a nomi di luogo lifné indica spesso « di
ginariamente il nome indicasse anzitutto « par­ fronte» (Gen 23,17; Es 14,2.9; Num 33,7.47
te anteriore », e poi specificamente « volto » ecc.) e si alterna in questo senso con ‘al-penè.
(cfr. acc. pànum « parte anteriore », plur. pànù Unito a persone lifné (come i"énè) indica spes­
« volto »). so « davanti agli occhi di », « alla presenza di »
(Es 4,21; ILIO; Deut 25,2; ISam 19,24; 2Re
a) pànlm può stare così per la parte anteriore
5,3; 25,29), ed anche «sotto la sorveglianza
di un rotolo (Ez 2,10, del resto in funzione av­
di» (Num 8,22; come rcet-pcné ISam 2,11.18).
verbiale come contrapposto di ’àhòr «parte
E degno di nota l’impiego di Hfnè in espressio­
posteriore»), la facciata del tempio (Ez 41,14;
ni militari (cfr. acc. lapàn con i verbi indicanti
47,1 ecc.), la parte anteriore di un portale (Ez
fuggire, AHw 534b e ug. UT 1012,29 Ipn ib
40,6.15.20.22.44; 42,15; 43,4), della cella del
«[abbandonare] al nemico»): -*qùm lifné «re­
tempio (Ez 40,45ss.), della cortina (Lev
sistere a» (Lev 26,37; Gios 7,12.13), jsb hitp.
4,6.17), del candelabro nel tempio (Num
8,2.3), l’ingresso della tenda (Es 26,9; Num
lifnè « resistere a » (Deut 9,2), ->'md Hfnè « re­
sistere a » (Giud 2,14); ->nùs lifné «fuggire
17,8; 19,4), la bocca di una cisterna (2Sam
dinnanzi a» (Gios 7,4; 2Sam 24,13), pnh lifnè
17,19), oppure per il disco della luna piena
« fuggire dinnanzi a » (Giud 20,42), npl lifnè
(Giob 26,9 txt em). Esso indica anche la lama
«cadere davanti a» (ISam 14,13; 2Sam 3,34;
di una spada (Ez 21,21) o di un utensile (Eccle
cfr. Ger 19,7; -*js‘ lifnè «uscire contro»
10,10). Si può mutare l’aspetto di una cosa, os­
(lCron 14,8; 2Cron 14,9), ngp ni. «essere
sia dare ad essa un altro volto (2Sam 14,20).
sconfitto» (Lev 26,17; ISam 4,2; 7,10; 2Sam
Talvolta si parla del pànlm della battaglia, os­
10,15.19 ecc.), sempre menzionando un nemi­
sia della prima fila del fronte (2Cron 13,14;
co. Poiché quest’ultimo qualche volta viene in­
cfr. 2Sam 11,15) opp. del fronte avversario
dicato con il nome di una singola persona (cfr.
(2Sam 10,9 = lCron 19,10). pànlm indica cor­
Giud 4,15; ISam 14,13), pànlm in questo caso
rispondentemente anche l’avanguardia (Gioe
non indica « il fronte (del nemico), ma piutto­
2,20; cfr. Reindl, l.c. 14; Nòtscher l.c. 5).
sto «(innanzi agli) occhi (del nemico)».
b) Soprattutto se unito a termini come paese, Molto spesso pànlm è usato in senso tempora­
terra, mare, cielo, pàriim indica « superficie », le (Gen 13,10; 27,7.10; 29,26; 30,30; 36,31;
specialmente nella costruzione 'al-penè (vd. st. 50,16; Num 13,22; Deut 33,1; ISam 9,15; Is
6). Come sinonimo compare talvolta -* 'àjin 18,5 ecc.). In senso avverbiale i'fariim indica
(3d) «occhio». Senza ‘al si parla nell’AT di analogamente «prim a» (Deut 2,10; Gios
superficie dell’abisso (Giob 38,30), del suolo 11,10 ecc.).
(Gen 2,6; 8,13; Is 28,25; Sai 104,30), della ter­ Come le‘ènè (Deut 4,6) e bc‘ènè (Gen 19,14;
ra (ls 14,21; 27,6) e della superficie di una vi­ 21,11; 28,8 ecc.), lifnè indica talvolta «agli oc­
gna coperta di erbacce (Prov 24,31). chi di », ossia « secondo il giudizio di, secondo
l’opinione d i» (Gen 10,9; ISam 20,1; 2Re 5,1;
6/ In moltissimi casi (vd. sp. II/) pànlm in st. Ger 33,24; Sai 19,15; Prov 14,12; Eccle 9,1),
cs. è talmente legato ad una serie di preposi­ specialmente unito a termini come raffmlm
zioni da perdere spesso il suo carattere nomi­ «misericordia» (Gen 43,14; IRe 8,50; Sai

399 D'JS pànlm VOLTO 400


106,46; Dan 1,9; 2Cron 30,9), «benevolenza e sempre con gli stessi significati che possiede
grazia» (Est 2,17), «compiacimento» (Es quando si riferisce all’uomo... Nell’uso di
28,38; Lev 1,3) e nell’espressione jtb lifnè pànìm emergono gli stessi aspetti e le stesse
« (gli) sembra bene» (Neem 2,5s.). sfumature, ed il significato concreto assume gli
Qualche volta lifnè indica anche « a disposizio­ stessi usi metaforici e la stessa attenuazione,
ne d i» (Gen 13,9; 24,51; 34,10; 47,18; Ger fino a svuotarsi» (Reindl, l.c. 198). Certo, de­
40,4) oppure « a favore di », « al servizio di » terminate espressioni, formate con pànìm,
(Gen 24,12; 27,20; 2Re 5,2; Is 42,16; Est 2,23; sono più usate in ambito religioso o in ambito
cfr. anche Prov 22,29 e hlk hitp. lifnè « prestar profano, « tuttavia questa preferenza o questa
servizio a qualcuno» (ISam 12,2; Sai 116,9). specializzazione non ha portato in nessun caso
Come mippc'né, anche lifnè sembra avere qual­ alla coniazione di un concetto proprio di “ vol­
che volta significato causale, p.e. Gioe 3,4 («a to di Dio”, che si possa distinguere chiaramen­
causa », « in considerazione di », piuttosto che te dagli altri usi» (ibid. 198). Il concetto «vol­
« innanzi », « prima », cfr. 2,10s.). to di D io» non è divenuto perciò nell’AT un
Infine lifnè è qualche volta espressione di rive­ concetto teologico autonomo, ma esiste solo
renza, come in frasi devote quali « parlare da­ come un modo di esprimersi (ibid. 200). Ciò
vanti al volto di Jahwe» (Es 6,12.30; cfr. Beer, avviene nei testi in cui « volto di Dio » è sog­
HAT 3,42). getto di una proposizione (IV/1) oppure ogget­
to, sia di una attività divina (IV/2), sia di una
b) La prep. ’al-penè (cfr. Reindl, l,c. 40-46; attività umana (IV/3), oppure si tratta di nessi
GB 649) unita a termini come >adàmà « suolo, preposizionali (IV/4) e dell’espressione Icehczm
terreno» (Gen 6,1.7; 7,4; 8,8 ecc.), ’éra>s« ter­ pànìm « pane del volto» (IV/5).
ra, paese» (Gen 7,3; 8,9; 11,4.8.9 ecc.), màjim
«acqua» (Gen 1,2; 7,18 ecc.), fhòm «abisso» 1/ a) Ci si attenderebbe soprattutto un accen­
(Gen 1,2 ecc.), significa «sopra (la superficie tuato senso teologico di penè Jhwh «volto di
di)» opp. «verso (la superficie)». Va collocato Jahwe» in quei pochi testi in cui l’espressione
qui anche ‘al-penè nel significato di « sulla è il soggetto agente di una proposizione (Es
parte anteriore (superficie) di »: per il firma­ 33,14; Deut 4,37; ls 63,9; Lam 4,16).
mento volto verso la terra (Gen 1,20), per edi­ Il capitolo di Es 33, denso di complessi proble­
fici (IRe 6,3; 2Cron 3,17), per il vento (Sai mi di carattere critico-letterario c composto di
18,43 «come polvere innanzi al vento»). diverse sezioni (che si occupano del tema della
Quando si descrive la posizione di una località presenza di Dio in mezzo al suo popolo), parla
‘al-pc'nè indica «di fronte» (Gen 23,19; 50,13 soprattutto del fatto che Jahwe intende inviare
ecc.; cfr. Reindl, l.c. 43; GB 649; non sempre al suo popolo un messaggero ( —mal ale), non
« ad oriente »). volendo andare direttamente egli stesso. 1 vv.
In riferimento a persone ‘al-penè indica spesso 12-17 (provenienti da una fonte diversa!) dico­
«davanti opp. sotto gli occhi d i» (Es 20,20, no tuttavia che dopo varie rimostranze da par­
diversamente Reindl, l.c. 41; Lev 10,3; Deut te di Mosè, Jahwe promette: « Il mio volto
11,4; Ger 6,7; Sai 9,20; con 'br « passar davan­ (pànaj) verrà, ed io ti darò riposo » (v. 14; cfr.
ti a qlcn.» Gen 32,22; Es 34,6; 2Sam 15,18; anche v. 15). Dal verso 16 si deduce che
cfr. Es 33,19). « Innanzi agli occhi di » porta al pànìm non può indicare un rappresentante di
significato di « sotto la sorveglianza di » (Num Jahwe (cfr. « nel fatto che tu cammini [con
3,4b) e «ai tempi d i» (Gen 11,28; cfr. E.A. noi] »), ma solo la presenza personale di Dio;
Speiser, Genesis, 1964, 78; U.Cassuto, A Com~ lo stesso vale per pànìm di 2Sam 17,11 che,
mentary on thè Book of Genesis II, 1964, 271; usato in senso profano ed unito anche ivi al
GB 649). verbo hlk «andare (insieme)», indica la pre­
Ancora in riferimento a persone ’al-penè indi­ senza personale di un uomo (Assalonne) tra il
ca talvolta « a spese di », « a svantaggio di » suo popolo. Il senso è perciò reso bene anche
(Gen 25,18; Deut 21,16; anche Gen 16,12, co­ dai LXX, che traducono pànìm di Es 33,14.15
sì Speiser, l.c. 118.188; Gunkel, Gen. 188, O. con aùxóc;. Quindi pànìm (cfr. Reindl, l.c. 64;
Procksch Die Genesis, 31924, 112, e von Rad, Nòtscher, l.c. 47-49) non va qui inteso come
ATD 3, 148 = ital. 248: «darà filo da torcere una « manifestazione del Dio soprannaturale »
a tutti i suoi fratelli »), ed anche in senso ostile (Beer, HAT 3,159; cfr. Noth, ATD 5, 21 ls. =
« in direzione di qlcn.» (Sai 21,13). In Giob ital. 319-321; J.P.Hyatt, Exodus, 1971, 316:
1,11; 6,28; 21,31 ’al-penè corrisponde all’e­ « thè presence of Yahweh is in thè angel who
spressione preposizionale 'cel-penè, cfr. 2,5 «in goes before them » = « la presenza di Jahwe è
faccia, apertamente, senza paura » (Reindl, l.c. nell’angelo che li precede »).
49 s.). Così pure anche ls 63,9 dice che «né un mes­
saggero (1 sìr), né un angelo», quindi non un
IV/ «Quando si parla di “volto di Dio”, si mediatore, ma «egli (Jahwe) stesso» (pànàw)
collegano a tale espressione le più diverse con­ ha aiutato il suo popolo (Westermann, ATD
cezioni ed affermazioni, ma il termine è usato 19,308 = ital. 461; Nòtscher, l.c. 51; ampia di­

401 pànìm VOLTO 402


scussione in Reindl, l.c. 80-84; diversamente Tinnit da un’altra dea di ugual nome, che essa
p.e. B.Duhm, Das Buch Jesaja, 51968, 466: indichi l’erezione della sua immagine cultuale
« sostituto, delegato, rappresentante della divi­ «davanti a Baal», o anche che Tinnit sia la
nità »). Che pànlm sia qui una manifestazione sposa di Baal o la copia corrispondente ed
di Jahwe, diversa dal messaggero e dall’angelo, esatta della divinità maschile (cfr KAI 11,96).
non risulta né dal contesto né dalle tradizioni Secondo W.F.AlbrighL, Yahweh and thè Gods
del Pentateuco a noi conosciute; in queste ulti­ of Canaan, 1968, 117s., ini pn b't indica «Glo-
me infatti quando si parla dell’esodo dal l’Egit­ ry ol'the Face of Baal » (= «gloria del volto di
to non si accenna mai ad un rappresentante di Baal»; tnt > tmnt, cfr. Sai 17,5; ibid. 37 n.
Jahwe con il termine pànlm (il passo di Es 86).
33,14, addotto spesso come esempio, si riferi­
sce alla guida nel deserto, ed anche se lo si b) L’espressione pànlm ’cel-pànìm «faccia a
considera in se stesso, non indica che pànlm faccia» (Gen 32,21; Es 33,11; Deut 34,10;
significhi mediatore, vd. sp.). Giud 6,22; Es 20,35) opp. pànlm bejarilm
Anche Deut 4,37 non dice che Jahwe abbia (Deut 5,4) esprime la relazione diretta e perso­
fatto uscire Israele dall’Egitto attraverso un nale tra Dio ed i suoi eletti (Reindl, l.c. 70-75;
rappresentante. Ciò è avvenuto invece « con il Nòtscher, l.c. 54s.; vd. anche sopra IIl/3a per
suo personale intervento » (bepànàw), cfr. v. 34 ‘àjin be‘àjin e ->pa). «Faccia a faccia» parla­
e LXX aòióq (Reindl, l.c. 76-79; Nòtscher, l.c. va (dbr pi.) Dio con Mosè secondo Es 33,11
49s.; diversamente C.Steuernagel, Das Deute- (« come uno parla con il proprio amico »; E) e
ronomium, 21923, 69: « il pànìm di Jahwe è la con la stessa familiarità personale Dio trattava
sua manifestazione ed il suo rappresentante (jd1) con lui secondo Deut 34,10. Perciò la di­
sulla terra»; similmente A.Bertholet, Deutero- gnità profetica di Mose è superiore a quella di
nomium, 1899, 19s.; cfr. anche von Rad, ATD Aronne e di Maria, dato che in Num 12,8 (J
8,35 = ital. 55). opp. L) si dice che Jahwe ha parlato con Mosè
Lam 4,16 può essere un altro caso in cui penè « bocca a bocca » e quest’ultimo ha contempla­
Jhwh viene usato per sottolineare l’azione per­ to la figura di Jahwe (cfr. anche Es 34,29-35).
sonale di Jahwe (così Reindl. l.c. 85-88; Kraus Un certo disaccordo con questa antica conce­
BK X X ,66; Plòger, HAT 218,155; Rudolph, zione, secondo la quale a Mosè è «concessa
KAT XVIl/3,246.249; Weiser, ATD 16,351), una dignità che confina con il mito » (O.EiB-
anche se non si può escludere che l’espressione feldt, Israels Fùhrer in der Zeit vom Auszug
significhi qui lo « sguardo adirato di Dio » (cfr. aus Àgypten bis zur Landnahme, FS Vriezen
sotto 2c e Nòtscher, l.c. 39). 1966, 63), si può notare in Es 33,12-23 (J),
dove a Mosè non viene consentito di contem­
Nel caso in cui in Is 27,3 invece di pan jifyòd del te­ plare il volto di Dio (pànlm) è la sua gloria
sto si debba leggere non pan jippàqèd « affinché non (fàbod) (« poiché nessun uomo può veder-mi e
sia danneggiata» (così BH3; BHS; M.L.Henry, Glau- rimanere in vita», Es 33,20; cfr. Gen 32,21;
benskrise und Glaubensbewahrung in den Dichtun- Giud 6,23; cfr. Nòtscher, l.c. 22-^5.43-47), e
gen der Jesajaapokalypse, 1967, 195; Kaiser, A T D gli viene concesso di vedere unicamente il dor­
18, 179), ma pànaj pòqèd (così W.Rudolph, Jesajy so di Jahwe. In altre narrazioni leggendarie
24-27, 1933, 23; E.S.Mulder, Die Theologie van tf’ie l’essere cedeste, che un uomo ottiene di vedere
Jesaja-Apokalipse, 1954, 58), si avrebbe anche qui
un esempio di pànlm usato nel senso di cui si è par­
« faccia a faccia », viene detto ls « uomo »
lato sopra (« io stesso mi prenderò cura di... »). (Gen 32,25 .1 opp. L), ’vlòhìm «essere divino»
(Gen 32,31 J opp. L) oppure «messaggero di
In tutti questi testi non si tratta dunque di una Jahwe». In altri casi l’espressione assume un
significato traslato, come risulta da un confron­
presenza di Dio attraverso un mediatore indi­
cato con pànlm (più o meno simile al messag­ to tra Deut 5,4 (« faccia a faccia vi ha parlato
gero di Jahwe), ma di un modo d» esprimere la Jahwe sul monte dal fuoco») e Deut 4,12.15
presenza personale, conformemente all’uso (v. 12 «non avete scorto alcuna,figura, ma
solo una voce »; v. 15 « non avete visto alcuna
profano di pànlm. Non si può dire che in Es
33,14.15 (e negli altri passi citati) il «volto di figura»). In Is 52,8 ed Ez 20,35s. si tratta però
Jahwe» sia addirittura una realtà autonoma ed di un rapporto immediato tra Dio cd il suo po­
polo. '
« il “volto” in un certo senso sprva a mediare
la santità divorante che il pojxilo colpevole
non potrebbe sopportare» (cosi W.Zimmerli, 2/ Numerosi sono i casi nei quali « volto di
Grundrifi del atl. Theologie, 1^72, 61); tutto Dio » appare come oggetto di una proposizio­
questo non può neppure essere confermato dal­ ne. Si tratta qui di pànlm oggetto di un’azione
l’epiteto pn b'I, che si riferisci alla divinità divina o di un’attività umana (vd. st. 3). In tut­
femminile Tinnit, trovato su alcune stele voti­ ti questi casi gli usi sono in senso traslato, e
ve provenienti da Cartagine. 11 significato esat­ non si fanno quindi asserzioni sul volto di Dio
to di questa formula è controverso. Si è pensa­ in quanto tale, ma sul rapporto tra Dio e l’uo­
to che questa denominazione voglia distinguere mo o del rapporto tra l’uomo e Dio. Tutte

403 □■gS pànlm VOLTO 404


quante le locuzioni possono essere spiegate no provare che « le concezioni ed il linguaggio
partendo dal linguaggio profano, oppure corri­ dei salmi siano determinati dalla teofania, inte­
spondono ad espressioni che erano comuni nel­ sa come punto fondamentale di ogni evento e
l’ambiente di Israele. di ogni esperienza di salvezza, realizzati nel
culto» (contro A.Weiser, FS Bertholet, 1950,
a) Nelle asserzioni nelle quali «volto di D io» 519). Poiché nelle corrispettive espressioni vtrt.
è oggetto di un’azione, si tratta dello sguardo (« sollevare il volto», « far risplendere », « vol­
di Dio che si rivolge per concedere grazia o gere contro», «distogliere», «abbassare»)
vita oppure per arrecare disgrazie. Nelle pre­ pànlm indica concretamente lo sguardo di Dio,
ghiere babilonesi compare spesso la preghiera spesso si possono trovare espressioni analoghe
«volgimi benigno lo sguardo». Concretamen­ con 'ènàjim (« occhi », -» 'àjin).
te, lo sguardo benigno della divinità, contraria­
mente agli effetti nocivi dello sguardo ostile dei b) Nella benedizione di Aronne in Num 6,26
demoni e degli uomini, indica il volgersi cle­ ns' pànlm «elevare il volto» significa (simil­
mente di Dio a colui che prega, e si identifica mente all’acc. nasù èno) lo sguardo pieno d’a­
quindi con l’esaudimento (cfr. ad esempio « il more e si riferisce alla divina elargizione di
beni salvifici concreti (Reindl, l.c. 130). Lo
tuo sguardo è esaudimento, la tua parola è
luce» in una preghiera ad Istar, vd. B.A. van stesso significato assume l’espressione ’òr hi.
Proosdij, L.W. King’s Babylonian Magic and
pàriim «far risplendere il volto», usata an-
Sorcery, 1952, 62-63, e soprattutto Nòtscher, ch’essrf nella benedizione di Aronne in Num
6,25 e in Sai 31,17; 67,2; 80,4.8.20; 119,135;
I.c. 119-126, dove si citano altri esempi). Lo
sguardo benevolo della divinità significa mise­ Dan 9,17. Da questa azione divina derivano
benedizione (Sai 67,2) e salvezza (31,17;
ricordia e protezione per persone e cose (tem­
80,4.8.20), la restaurazione del santuario «de­
pio, terra), per cui esse sono sottratte alla rovi­
na (esempi in Nòtscher, l.c. 122; paralleli su­ vastato» (Dan 9,17) e (spiritualmente) il con­
merici ibid. 123s.); esso inoltre è causa di vita seguimento di quel bene salvifico che è la co­
opp. garantisce (al re) un lungo periodo di go­ noscenza degli ordinamenti di Jahwe (Sai
119,135); cfr. anche il sostantivato 'òr pàriim
verno (ibid. 124-126). Al contrario, lo sguardo
adirato della divinità porta alla rovina; la di­ « luce del volto»: detto in campo profano del
sgrazia sopraggiunge quando la divinità volge re in Prov 16,15, dove significa benevolenza
che concede vita, cfr. anche Prov 14,35; 19,12;
altrove il suo collo, il suo volto o tutta la sua
persona, cfr. per esempio « per quanto tempo detto di Giobbe in Giob 29,24 txt? (cfr. Foh-
rer, KAT XVI,401.403) nel senso di buona di­
rimarrà ancora distolto il tuo volto?» in una
preghiera ad Istar, cfr. St.H.Langdon, Sume- sposizione, cfr. v. 25; applicato a Dio in Sai
44,4 col significato di azione potente e salvifi­
rian and Babylonian Psalms, 1909, 268; Nòt­
scher, l.c. 121; cfr. anche Sai 13,2). ca; in Sai 89,16 per il «camminare» nella pre­
« La luce del volto » (acc. nur pani) indica sen­ senza salvifica di Dio; per Sai 4,7 txt? cfr. i
timento di favore e di grazia e designa quindi comm.; per tutti questi testi vd. l’ampia tratta­
la benevolenza che viene accordata (Dhorme zione in Reindl, l.c. 127-145.
53; cfr. ug. wpn sps nr by m'd « il volto del c) In congiunzione con la prep. br , le espres­
sole (= del re) rifulse assai su di me», PRU sioni ntn pàriim e sim pàriim « volgere lo
II,15 = UT 1015,9-10; cfr. anche UT 117,17 e sguardo contro » vengono usate unicamente
Reindl, l.c. 278 n. 369, inoltre L.R.Fisher, Ras per Dio (cfr. ug. wbhm pn b‘l UT 75 1,33, che
Shamra Parallels 1, 1972,55-56). Si può avere lo M.Dahood, Psalms I, 1966, 133, vorrebbe tra­
stesso atteggiamento quando la divinità solleva i durre con «and with them was thè fury of
suoi occhi (cfr. Nòtscher, l.c. 142s.; per l’uso Baal» [= «e con essi era l’ira di Baal»], ma
profano dell’espressione vd. sopra IU/3a). che rappresenta più propriamente un parallelo
Espressioni corrispondenti dell’AT possono es­ di Sai 34,17, vd. I.Engnell, Studies in Divine
sere perciò spiegate con elementi linguistici Kingship in thè Ancient Near East, 21967, 126
dell’antico Oriente, dove esse già da lungo tem­ n. 4, e qui di seguito). Ambedue queste espres­
po erano radicate nel linguaggio del culto e sioni sinonime (Ez 15,7!) sono caratteristiche
della preghiera. Esse inoltre provenivano com­ del codice di santità (rispettivamente in Lev
plessivamente dal linguaggio profano opp. da 17,10; 20,3.6; 26,17, ed in Lev 20,5) e di Ez
quello della corte regale, e lo si può dedurre (rispettivamente in 14,8; 15,7a e 15,7b); altro­
dal fatto che i loro elementi sono anche quelli ve solo in Ger 21,10; 44,11 (sim pànìm, am­
del linguaggio quotidiano, compresa l’espres­ pliato del resto con lerà'à « in male»), cfr.
sione «volto luminoso», la quale perciò non Dhorme 44; Nòtscher 128-131; Reindl 110.
può essere associata a fenomeni astrali (come Esse rappresentano sempre « la formula intro-
ha proposto J.Boehmer, Gottes Angesicht, duttoria della sentenza »: tale formula « con­
1908, 331-337; vd. a questo proposito Reindl, serva la sua caratteristica anche quando viene
l.c. 143s.; cfr. anche Dhorme 51s.; Nòtscher, sottratta dal suo ambiente proprio, ossia quello
l.c. 1lss.). Queste espressioni perciò non posso­ del diritto sacro, e viene assunta nel giudizio

405 □•'JB pànìm VOLTO 406


profetico. Essa annuncia sempre il giudizio im­ forme con infissi, è smentila dall’espressione sinoni-
minente: “sterminio” (esilio), abbandono (in ma Ym hi. ‘ènàjim. Cfr. anche S.B.Wheeler, The in-
senso generico oppure più specificamente nelle fixed - l - in Biblical Hebrew, The Journal of thè An-
mani del nemico), annientamento» (Reindl, eient Near Eastern Society of Columbia University
l.c. 119). Il termine pànìm in queste espressio­ 3/1, 1970/71, che respinge la tesi di Dahood.
ni sta per l’ira punitrice del Dio che giudica
(cfr. anche Sai 34,17; vd. in proposito Dhorme Poiché l’uomo, come tutti gli esseri viventi (Sai
47), tuttavia questo significato non è dovuto 104,29), può vivere solo per la grazia opp. per
qui a pànìm in quanto tale, ma è determinato lo sguardo di Dio che a lui si rivolge (Num
dalla preposiz. tf (cfr. Sai 34,16, dove ‘ènàjim 6,25s.), quando lo sguardo di Dio viene meno
non ha un significato diverso da quello di egli per forza perisce. L’espressione str hi.
pànìm del v. 17, ma dove 'al esprime i bene­ pànìm è perciò caratteristica della lamentazio­
voli sentimenti di Jahwe; cfr. anche l’amplia­ ne, in quanto l’orante invoca Jahwe di non na­
mento Frà'à «in male» Ger 21,10; 44,11, cfr. scondergli il suo sguardo benevolo. Come indi­
in proposito Dhorme 44 e Am 9,4). cano i membri paralleli nei singoli versi, si
vuol dire a questa maniera che Jahwe gli dia
Come avviene nell’uso profano (cfr. sopra II1/2) ascolto (Sai 102,3; cfr. 22,25), gli dia risposta
panini può indicare già da solo lo sguardo adirato di (69,18; 143,7), non lo dimentichi (13,2; 44,25;
Jahwe (Sai 21,10, cfr. Sai 9,4; 80,17; Ger 4,26; vd. cfr. 10,11), non lo respinga (88,15), non lo
Nòtscher, l.c. 39). In Sai 80,17 il significato di scacci e non lo abbandoni.(27,9) e lo consideri
pànìm è però determinato da gu'arul « minaccia », in come suo nemico (Giob 13,24). Questo allon­
Eccle 8,1 da 'oz «durezza» (diversamente M .D a­
hood, Psalms I, 1966, 133.207 c Bibl 44, 1963, 548).
tanamento di Jahwe non è dovuto ad un atto
Per Lam 4,16 vd. sp. la. arbitrario di Jahwe, ma ai peccati delPuomo,
che hanno provocato la sua ira (Deut 31,17;
d) Il contatto tra Dio e l’uomo viene interrotto 32,20; ls 8,17; 54,8; 59,2; 64,6; Ger 33,5; Ez
quando Dio «nasconde il suo sguardo» ( —str 39,23.24.29; Mi 3,4; Giob 13,23s.; 34,29). Pro­
hi. pànìm), lo «volge altrove» (sbb hi. prio perché i peccati suscitano l’ira di Jahwe,
pànìm), lo «allontana» (- s u r hi. pànìm), l’orante può implorarlo di coprire il suo sguar­
«non mostra il suo volto» (lò r ’h hi. pànìm) do innanzi al male compiuto, cioè di non
oppure «abbassa il suo sguardo» (npl hi. prenderlo in considerazione (Sai 51,11, cfr.
pànìm). 39,14). Altrimenti l’orante perderebbe la prote­
Il modo di dire, usato anche in ambito profa­ zione salutare di Dio (Sai 13,2ss.), cadrebbe
no, « nascondere » opp. « velare » il volto (Es nella costernazione (30,8, cfr. 104,29) e rimar­
3,6; Is 50,6; 53,3) non indica coprire il volto, rebbe privo di ogni forza vitale (143,7, cfr.
per esempio con un mantello (a questo fine si 13,4). Per tutti questi passi si veda in dettaglio
hanno in ebr. altre espressioni, cfr. sp. IIT/lc), Reindl, l.c. 90-109, e L.Perlitt, Die Verborgen-
ma il nascondere lo sguardo, per cui viene a heit Gottes, FS von Rad 1971, 367-382.
cessare la relazione con una persona o con una Solo una volta si afferma rispettivamente che
cosa, cfr. Is 59, 2 («sono proprio i vostri pec­ Dio « ha distolto» il suo volto (Ez 7,22) o che
cati che vi separano da Dio, e sono proprio le lo «ha allontanato» (2Cron 30,9). La prima
vostre malvagità che nascondono a voi Io espressione è comune nel linguaggio profano
sguardo [di Jahwe], per cui egli non dà più (Giud 18,23; ÌRe 8,14; 2Cron 29,6 ecc.) e co­
ascolto»). L’espressione corrisponde a 'lm hi. stituisce il contrapposto di «volgere le spalle»
'ènàjim «coprire gli occhi, rimanere inattivo, (ntn ‘Óra/, 2Cron 29,6). 11 loro significato cor­
trascurare, non aiutare » (in senso profano: Lev risponde di fatto a quello di str hi. pànìm, solo
20,4; ISam 12,3; Ez 22,26; Prov 28,27; appli­ che qui pànìm è quasi il sostituto di tutta la
cata a Dio: Is 1,15; cfr. Sai 10,1) ed a 7m hi. persona. Invece sUr hi. pànìm dovrebbe indica­
’òzan «nascondere l’orecchio» (Lam 3,56). re « sottrarre lo sguardo (l’attenzione) da qual­
Perciò l’espressione str hi. pànìm equivale alla cuno». Un parallelo diretto nel linguaggio pro­
separazione totale da una persona o da un fano manca per questa espressione, che è atte­
evento (cfr. la costante traduzione dei LXX stata una sola volta, cfr. però mèsìr 'oznò « co­
àirocTTpÉcpet/v tò Trpóaumov e l’acc. sufjfjuru lui che sottrae il suo orecchio (dall’ascoltare
pani «distogliere il volto»; vd. Nòtscher, l.c. l’insegnamento)» Prov 28,9.
133). Il significato teologico di str hi. pànìm Con lo stesso senso di quello delle espressioni
non è quindi contrapposto all’uso profano, precedenti, si dice che Dio nella sua ira mostra
perché anche ivi l’espressione non contiene al suo popolo « le spalle e non il volto» (Ger
primariamente l’idea di protezione, ma quella 18,17, 1 hi.; cfr. Ger 2,27; Reindl, l.c. 124s.) e
del volgersi altrove (contro Reindl, l.c. 91.117). che egli nell’ira « abbassa » opp. « oscura » i
tratti del suo volto contro il suo popolo (Ger
Nell’espressione histìr pànìm, la derivazione di hisltr 3,12; Reindl, l.c. I25s.).
da sur «distogliere» (hi. con t infisso), proposta da
Dahood, l.c. 64, anche prescindendo dalla questione 3/ Non solo Dio si volge all’uomo opp. al
di vedere se nell’ebr. dell’AT siano possibili simili suo popolo o ad ogni essere vivente, ma anche
407 Q^JQ pànìm VOLTO 408
l’attività umana cerca di raggiungerlo, in quan­ per le costruzioni con il part. vd. st.) si alterna
to l’uomo desidera «guardare» (r h o hzh), con l’espressione più spesso attestata «cercare
«cercare» (bqs pi.),« rendere propizio» il vol­ Dio» (~>bqs pi. Jhwh/wlòhìm, cioè senza
to di Dio (hlh pi.), «accostarsi» ad esso (qdm pànlm). Da ciò risulta che pànìm nella frase
pi.) o « favorirlo» (ns‘ pii ni m). menzionata ha il significato di « persona », cfr.
Sai 105,3.4 = lCron 16,10.11, dove bqs pi.
a) L’espressione «guardare il volto di D io» Jhwh e bqs pi. pànàw sono in parallelo. Ne
(r'h/hzh penè Jhwh/'"lòhìm), se si prescinde da consegue che in questa espressione il « volto di
Es 33,20, non si trova nell’AT negli antichi D io» non va riferito al simulacro del dio, per
racconti di teofanie, ma è termine tecnico del vedere il quale ci si recava al santuario (contro
linguaggio cultuale. Essa è presa dall’ambiente Reindl, l.c. 174), anche perché un’espressione
in cui vive Israele. E vero che finora l’espres­ corrispondente non si è ancora trovata nella
sione corrispondente non è attestata nell’area letteratura delfambiente vicino ad Israele
cananaica; la si trova spesso però nel linguag­ (Nòtscher, l.c. 136). L’espressione, che con si­
gio cultuale babilonese, specialmente nei testi gnificato profano è impiegata per indicare la
di preghiera (amàru pani ili). Qui l’espressione visita fatta al re (IRe 10,24 = 2Cron 9,23; Prov
significa in senso letterale « guardare l’immagi­ 29,26), corrisponde talvolta a ~*drs Jhwh
ne cultuale», ma anche (poiché ci si aspettava «cercare Jahwe» (mai però drs p enè Jhwhl),
che la divinità benigna e soccorrevole volgesse ed in nessun caso a ->s’l Jhwh «interrogare
il suo volto verso l’orante, cfr. Gen 33,10) Jahwe mediante oracolo» (cfr. Reindl, l.c. 165
«chiedere grazia e aiuto» (per il tema della contro C.Westermann, Die Begrifle fìir Fragen
contemplazione del volto di Dio in Egitto ed in und Suchen im AT, KuD 6, 1960, 2-30). Essa
Babilonia cfr. in dettaglio Nòtscher, l.c. 60-76). racchiude una serie di significati più sfumati:
Al senso letterale corrisponde il sign. di « visi­ (1) interrogare Dio attraverso un mediatore
tare il santuario», anzitutto nell’AT, poiché, (2Sam 21,1; senza pànìm Es 33,7; Lev 19,31);
dato che qui il culto è privo di immagini, non la frase corrisponde quindi a drs Jhwh. (2) Nel­
si può parlare in Israele di un guardare il volto la maggior parte dei casi bqs pi. (penè) Jhwh
di Jahwe. Poiché il guardare il volto di Jahwe significa « aspirare al favore e all’aiuto di Jah­
significa per un uomo la propria morte (Es we», una volta quando colui che è ingiusta­
33,20), i masorcti (cfr. però già i LXX) per ra­ mente accusato nella sua situazione dolorosa si
gioni dogmatiche hanno vocalizzato in ni. le volge a Jahwe nell’ambito del tempio, per otte­
forme qal di r'h, nell’espressione r ’h penè nere un oracolo di salvezza (Sai 27,8), e poi
Jhwh/ lòhìm, (vd. i particolari in Reindl, l.c. quando il popolo di Dio cerca Jahwe con con­
147-149). versione sincera (Os 5,15 par. shr pi. «cercare
L’espressione r ’h pL’nè Jhwh è per sua natura [Dio] », cfr. anche Is 26,9; Sai 63,2; 78,34;
caratteristica della legislazione relativa alle fe­ Giob 8,5). Osea contrappone al cercare ester­
ste: non si può vedere il volto di Dio a mani namente Jahwe nel tempio, con pecore e buoi,
vuote, ossia quando si visita il santuario biso­ un cercare con conversione sincera e quindi
gna presentare delle offerte (Es 23,15; Deut pone spesso insieme il «convertirsi» (~*sùb)
16,16), tre volte all’anno tutti gli israeliti ma­ con il «cercare» Jahwe (Os 3,5; 5,6, cfr. v. 4;
schi debbono vedere il volto di Dio, ossia de­ 7,10). Questa associazione è stata ripresa da al­
vono fare un pellegrinaggio al santurario (cen­ cuni gruppi dtn.-dtr.-cron. (Deut 4,29; Ger
trale) (Deut 16,16; Es 23,17; 34,23, cfr. v. 24 e 29,13, cfr. 50,4; 2Cron 15,4.15, cfr. 7,14;
Deut 31,11; l’espressione compare solamente Reindl, l.c. 169). (3) Come concetto statico,
nella letteratura dtn.-dtr.). Alla visita al san­ non riferentesi ad un singolo evento concreto,
tuario si riferisce anche l’espressione di ls 1,12 si incontra mebaqqesè (penè) Jhwh/v lòhìm
e Sai 42,3 (per questi passi e per ISam 1,22 (par. dòresé Jhwh) per descrivere i giusti di
vd. i comm. e Reindl, l.c. 155-157). Poiché in Israele che aderiscono a Jahwe (Sai 24,6; senza
Giob 33,26 l’esperienza cultuale, a cui si ac­ pànìm Is 51,1; Sai 40,17 = 70,5; 69,7; 105,3 =
cenna mentre si parla del vedere il volto di lCron 16,10, Prov 28,5; cfr. per questo signifi­
Dio, già « indica che nej rapporto tra l’uomo e cato statico anche Sai 105,4 = lCron 16,11;
Dio vi è una realtà di grazia» (Reindl, l.c. Sof 1,6; 2,3). È incerto se questo concetto stati­
157), hzh penè Jhwh indica sempre una vita fe­ co possa essere considerato come quello più
lice nella comunione di grazia con la divinità e usuale, derivato da un uso linguistico più spe­
diventa perciò « il nucleo fondamentale della cifico, riferito alla visita di un santuario (Os
salvezza nel senso più ampio» (Sai 11,7; 5,6), tanto più se si tiene presente l’antichità
17,15; Reindl, l.c. I58ss.). L’espressione è cer­ del Sai 24, che contiene già l’espressione
to radicata nel linguaggio cultuale, ma non si­ meba.qq€sè pànàw «coloro che cercano il suo
gnifica mai « visitare il santuario ». (di Dio) volto» (contro Reindl, l.c. 171-174).
b) La frase « cercare il volto di Dio » (bqs pi. Molti elementi parlano in favore della tesi di
pl'nè Jhwh/nlòhìm-, 2Sam 21,1; Os 5,15; Sai Westermann (l.c.), e cioè che la frase bqs pi.
24,6; 27,8; 105,4 = lCron 16,11; 2Cron 7,14; pcnè Jhwh fosse usata per influsso dell’espres­
409 D’33 pànlm VOLTO 410
sione profana, la quale si riferiva all’udienza Dio » (Sai 89,15; 95, 2). L’espressione è deriva­
regale. ta dall’uso profano, dove qdm pi. può signifi­
care anche « venire incontro a qualcuno » (« in
e) La frase hlh pi. penè Jhwh « rendere propi­ bonam » e « in malam partem », sebbene qdm
zio il volto di Dio » si incontra solo nella lette­ pi. unito a pànlm sia inteso qui solo «in ma­
ratura dtn.-dtr. ed in quella posteriore. lam partem», Sai 17,13). Essa non ha corri­
spondenza alcuna al di fuori dell’ambiente
Dal lato etimologico in questa frase hlh può essere
accostato soprattutto a hlh II « esser dolce, accetto »,
israelitico, e significa: venire davanti al dio-re,
pi. « render dolce, accetto » (così Zorell 242b), anzi­ che siede sul trono (che può essere il trono ce­
ché a hlh I «esser ammalato, debole», pi. «render leste di Jahwe [Sai 89,15] oppure quello terre­
debole», da cui si deduce un « rendere morbido, m i­ no [Sai 95,2]). Il termine pànlm ha qui senza
tigare» (così KBL 300; IIA L 303s.; Reindl 175; dubbio il significato di « persona ».
->hlh L3b). Del tutto erronea è l’idea che hlh pi.
pàriim indichi ['accarezzare il viso della divinità opp. e) In un passo (Giob 13,8; cfr. v. 10) l’espres­
del simulacro del dio, come rito di mitigazione, così sione ns’ pànlm nel senso di « favorire qualcu­
giustamente con Reindl, l.c. 184, contro Boehmer, no con parzialità » (vd. sp. lll/4b) è stata ap­
Le. 327, e A.E.Gulin, Das Angesicht Gottes, 1922, plicata a Dio: Giobbe domanda se gli amici
7s. per presa di posizione unilaterale si vogliano
atteggiare ad avvocati di Dio (Horst. BK
L’uso linguistico religioso è derivalo da quello
X V I/1,199; Fohrer, KAT XVL248; Reindl
profano, dove hlh pi. pànlm indica « rendere 190).
omaggio a qualcuno, rendere propizio qualcu­
no» (Sai 45,13; Giob 11,19; Prov 19,6). Nel­
l’uso religioso l’espressione significa perciò 4/ a) Riferito a Jahwe, il nesso preposiziona­
« rendere propizio » Dio, « rendere omaggio », le lifnè ha le stesse sfumature di significato del­
« venerare ». Non si può provare inoltre che l’uso profano, tuttavia il valore temporale
l’espressione fosse in origine il contrario del­ compare una sola volta (Is 43,10); l’uso di lifnè
l'affermazione sul volto «duro» (vd. sp. III/2d) Jhwh in un contesto militare dipende diretta­
e chc perciò essa presupponga la concezione mente dall’uso profano che si riscontra negli
dell’ira di Dio; l’uso profano non conferma stessi versi (lCron 22,18; 2Cron 14,12; Reindl
tale supposizione (contro Reindl, l.c. 176-183). 25).
L’espressione è caratteristica nell’intercessione Riferito ad un luogo, lifnè Jhwh compare tal­
(Es 32,11; IRe 13,6) e nella preghiera per la volta nelle antiche narrazioni delle teofanie
salvezza (2Re 13,4; Ger 26,19; 2Cron 33,12). (Gen 18,22 J; IRe 19,11; cfr. anche Ab 3,5;
Riferita al sacrificio, l’espressione la sì incontra Sai 50,3; 97,3), nelle visioni (IRe 22,21) oppu­
solamente in ISam 13,12 (cfr. Mal 1,9). In re nelle descrizioni della maestà di Dio (Sai
Zaccaria, profeta postesilico, essa quindi indica 96,6) e della sua bontà che è fonte di benedi­
anche « venerare Jahwe cultualmente » (Zac 8, zione (Sai 85,14); molto spesso però, soprattut­
21 [par. bqs pi.].22). Infine, su un piano spiri­ to nelle sezioni giuridiche di P, l’espressione è
tuale, essa significa « venerare Jahwe » (Sai un termine tecnico cultuale. In questi casi essa
119,58; Dan 9,13). significa concretamente « nel santuario » oppu­
Nessun uso semantico dell’espressione né alcu­ re « presso il santuario », talvolta anche « da­
na considerazione di ordine etimologico posso­ vanti all’arca», quindi «davanti» al luogo
no far concludere che hlh pi. pànlm indichi dove Jahwe è presente. «Davanti a Jahwe»
una conversione o una mitigazione del Dio vengono offerti sacrifici (Lev 3,1.7.12 ecc.),
adirato (riferita al sacrificio, l’espressione si in­ vengono uccisi animali (Lev 1,5.11; 3,8.13
contra in ISam 13,12, dove però non si parla ecc.), stanno gli oggetti di culto (il pane dell’of­
di un sacrificio di espiazione, cfr. R. Rendtorff, ferta Es 25,30; il candelabro Es 27,21; Lev
Studien zur Geschichte des Opfers im AT, 24,3; l’altare Lev 4,18) e ci si riunisce (Num
1967, 124s.; Mal 1,9 va spiegato partendo dal­ 16,16, cfr. v. 18). Anche in altre fonti, diverse
l’uso profano del l'espressione, cfr. il confronto da P, e benché più raramente, si incontra l’e­
con l’offerta al governatore). Non trova perciò spressione lifnè Jhwh con lo stesso significato:
nessuna conferma l’opinione secondo cui que­ «davanti a Jahwe», ossia nel santuario, vien
sta espressione risalga ad uno stadio ritualistico fatto il sacrificio (Giud 20,26; ISam 11,15), si
antico delle concezioni cultuali di Israele, an­ prega (ISam 1,12; 2Sam 7,18), si fa il pianto
cora fondato sulle idee della « satisfactio » e in una liturgia di lutto (Deut 1,45; Giud
della «placatio» (così Vriezen, Theol. 25ls.); 20,23.26), Ezechia rende pubblica la lettera di
tale opinione sembra inoltre improbabile, se si Sennacherib (2Re 19,14), viene gettata la sorte
tiene presente che l’espressione compare solo (Gios 18,6), Saul colpisce Agag (ISam 15,33 a
nella letteratura tardiva. Gaigaia). « Davanti a Jahwe » nel senso di
« davanti all’arca » Davide danza (2Sam
d) Solo in due casi è attestata l’espressione 6,5.14.16.21), gli israeliti attraversano il Gior­
qdm pi. p enè Jhwh «accostarsi al volto di dano (Num 32,21.27) e si esce in battaglia

411 0 ^3 pànìm VOLTO 412


(Num 32,29). In tutte queste espressioni lifnè è « pane della presentazione », « pane dell’oflerta »
già talmente usuale, che non dice più nulla sul (Es 35,13; 39,36; ISam 21,7; IRe 7,48; 2Cron
volto di Dio, ma indica solo il luogo della sua 4,19); cfr. ìàhcem pànìm (Es 25,30), Icèlwem
presenza. Soprattutto nella letteratura tardiva hatiàmìd «pane perenne» (Num 4,7), Icbhcem
l’espressione è così attenuata, da aver perduto hammau,ràkcet «pane della presentazione»
persino ogni relazione con il culto o con la (Neem 10,34; lCron 9,32; 23,29), ma‘arcékcet
santità; Neemia digiuna e prega nella terra Id’ha’m « presentazione dei pani » (2Cron 13,11)
straniera «davanti al volto di Jahwe» (Neem e ma^rcekal làmìd « pane della presentazione pe­
1,4), renne » (2Cron 2,3). Si intendono con tali espres­
Al di fuori dell’ambito cultuale, anche il bene­ sioni le focacce di pane, che erano poste come of­
dire, il maledire, il concludere una alleanza av­ ferta «davanti a Jahwe» (cfr. Es 25,30) su di un
vengono talvolta lifnè Jhwh. Per quanto riguar­ tavolo (sulhan happànìm Num 4,7; cfr. 2Cron
da la benedizione e la maledizione l’espressio­ 29,18), e che nel culto israelitico spettavano ai
ne in quanto tale potrebbe non aver avuto al­ sacerdoti come «cibo santissimo» (Lev 24,9;
l’origine alcuna relazione con il culto (vd. tut­ ISam 21,4ss.; cfr. Me 2,25s.; non si può prova­
tavia Num 5,12-28; IRe 8,31), ma solamente re che il mangiare questi pani fosse « an essen-
un significato causale (« benedetto da Jah­ tial part of thè rite » [« una parte essenziale del
we... »; Gen 27,7 [benedizione]; Gios 6,26 [ma­ rito»]; diversamente P.A.H. de Uoer, An
ledizione]; cfr. Nòtscher 109s.). L’alleanza si Aspect of Sacrifice. I. The Divine Bread, SVT
contraeva alPorigine nel santuario, ma Davide 23, 1972, 27-36, spec. 31). L’espressione
e Gionata concludono il loro patto nel deserto lóihccm happànìm, al pari di sulhan happànìm
lifnè Jhwh (ISam 23,18). Cfr. G. Wehmeier, ed al tardogiudaico mal’ak pànìm (vd. st. V),
Der Segen im AT, 1970, 108-110; Reindl, l.c. significa il pane della presenza personale (di
30; —brk, — ‘rr, -»b'rit. Jahwe), così giustamente A.R.Johnson, l.c.
Come nell’uso profano, lifnè Jhwh indica tal­ 155: «Yahweh’s “personal” bread» = «pane
volta « agli occhi, secondo il giudizio, secondo “personale” di Jahwe »). È instostenibile la tesi
l’intenzione di Jahwe » (Gen 6,11.13; 7,1; 10,9; secondo cui sui pani si imprimeva un marchio
Lev 16,30, Deut 24,2; ls 66,22; Sai 143,2) op­ raffigurante la divinità (« stamped with an ima-
pure anche « a servizio di Jahwe», specialmen­ ge of thè deity»), come pensa P.A.H. de tìoer
te nell’espressione 'nul lifnè Jhwh nel ciclo di (l.c. 35). Vi si oppone il fatto che nel culto
Elia e di Eliseo (IRe 17,1; 18,15; 2Re 3,14; israelitico (a cominciare dagli ambienti sacer­
5,16; altrove solo in Ger 35,19; il contrario è: dotali e levitici) viene esclusa ogni raffigurazio­
millifnè Jhwh « lontano dal servizio di Jahwe» ne di Jahwe, per via della proibizione delle im­
Giona 1,3). magini di Es 20,4; inoltre Ger 44,19 (cfr. 7,18)
non parla affatto di pani «stamped with an
Per hlk hitp. lifnè Jhwh cfr. Nòtscher, l.c.
103.112-114, e -*hlk (4b). Per «rimanere costante­
image of thè deity» (piuttosto si deve pensare
mente davanti al volto di Jahwe » e « abitare davanti a pani a forma di stella), ed il sulhan
al volto di Jahwe» vd. Nòtscher, l.c. 114-116; happànìm non contiene un’immagine di Jah­
— kiin, -»jsb. we, ma è stato chiamato così perché stava
« davanti al volto di Jahwe », ossia alla sua
b) Come avviene talvolta per il senso profano presenza (Ez 41,22). Non si può dire che dopo
(vd. sp. III/6b), ‘al-pànaj nel primo comanda­ l’espressione l&hcem happànìm un lifnè Jhwli
mento del decalogo (Es 20,3; Deut 5,7) sembra (cfr. Es 25,30) fosse tautologico, dato che lifnè
voler dire « a mio danno » (cfr. J.J.Stamm, Der si trova usato molte volte in senso ridotto
Dekalog im Lichte der neueren Forschung, (contro de Boer, l.c. 34).
21962,39). È meglio intendere così l’espressio­
ne piuttosto che «m io malgrado» (così per
esempio E. Kònig, Das Deuteronomium, 1917, V/ La maggior parte delle espressioni vtrt.
86s.; L. Kòhler, ThR 1, 1929, 174), «accanto contenenti pànìm si ritrovano negli scritti di
a me» (così ad esempio G. Beer, HAT 3,98; Qumran (cfr. Kuhn, Konk. 178s.). Un rilievo
questo significato di ‘al-penè non è mai attesta­ particolare menta tuttavia l’espressione or hi.
to con sicurezza), « davanti a me » (così pànìm , che indica un’illuminazione divina del
E.Nielsen, Die zehn Gebote, 1965, 78), oppure fedele (IQH 3,3; 4,5 [«per la tua alleanza»].
localmente «di fronte a me» (così R.Knierim, 27 [«per mezzo di me», cioè mediante il
Das erste Gebot, ZAW 77, 1965, 20-39). maestro]; cfr. O. Betz, Offenbarung und
Schriftforschung in der Qumransekte, I960,
c) Per le altre espressioni preposizionali riferi­ 111-114), inoltre pànìm come «reparto di
te a Jahwe e costruite con pànìm cfr. Reindl, combattimento» (IQM 5,3.4 ecc.) e l’espres­
l.c. 36ss. sione maiale pànìm (IQSb 4,25.26; IQH 6,13;
cfr. Giub 1,27.29; 31,14; Test, di Giuda 25,2;
5/ Speciale attenzione merita infine l’espres­ Test, di Levi 4,2; Enoc et. 40,2ss.), che designa
sione làhccm happànìm «pane del volto», l’angelo della presenza divina, ossia l’angelo

413 O^S pànìm VOLTO 414


più in alto davanti al suo trono. Si noti anche termine proprio della lingua colla, poetica (an­
che nella benedizione di 1QS 2,4 n i’ pàriim è che Is 44,9-20 è linguaggio poetico, cfr. Fohrer,
stato specificato meglio con hsdjw « la sua gra­ Jes. III,75ss.; Westermann, ATD 19,117ss. =
zia» (« egli [Dio] voglia elevare il suo volto be­ ital. 178ss.). L’impiego prevalente risale al pe­
nigno»), conducendo così alla formula di ma­ riodo esilico-postesilico.
ledizione n i’ pnj ’apw «voglia egli elevare il
Sicuramente preesilici sono Os 6 ,8 ; 7,1; Is 31,2; Sai
suo volto adirato » IQS 2,9. 28,3; 101,8; Ab 1,5. Es 15,17, dato il riferimento al
Per l’uso linguistico di «volto» nei LXX, in fatto che Jahwe si è preparata in Gerusalemme una
Filone ed in Giuseppe, negli pseudepigrafi e dimora, il tempio, risale al massimo all’ultimo perio­
nella letteratura rabbinica, e nel NT, cfr. E. do preesilico (cfr. G. Fohrer, Einleitung in das AT,
Lohse, art. Ttpócroj-jcov, ThW VI,769-781 (= 1969, 205). Num 23,23 è un’aggiunta (cfr. H. Hol-
GLNT XI, 405-438). zinger, Numeri, 1903, I 18; Noth, A T D 7, 149). In
A.S. van der Woude M i 2,1 l'espressione pò'alè rà ‘ è una glossa maldestra
(K.Marti, Das Dodekapropheton, 1904, 272; Weiser,
A T D 24,245, ecc.). Anche Sof 2,3 è secondario
(Marti, l.c. 367s., Elliger, ATD 25,69).

b S B p 'I F A R E , A G IR E Il sostantivo pò ‘al ricorre nell’AT 37x, 35x al


sing. e 2x al plur., esclusivamente nella lingua
colta (nella locuzione rab-pe'ùlìm [vd. st. 3b],
per delineare la figura di Benaia, uno dei tren­
1/ La radice p'I è attestata nei rami linguistici ta eroi di Davide, 2Sam 23,20 = lCron 11,22;
del semitico meridionale e nord-occidentale, il in una benedizione, Rut 2,12) oppure in testi
verbo è frequente nelle iscrizioni fen. e pun. metrici (Sai llx , Is 6x [di cui Dtis 3x], Giob
(DISO 23 ls.). In ug. la radice compare solo in 5x, Prov 5x [incl. 21,6, dove bisogna vocalizza­
nomi composti di persona (Gròndahl 171), re come pò'èl, cfr. Blr], Ger 3x; Deut e Ab 2x
mentre come verbo è usato b'I (WUS nr. 546, ciascuno; 2Sam, Rut e lCron lx ciascuno).
cfr. nr. 1595.2242; UT nr. 494.2075; discusso pc'ullà è attestato 14x, 12x al sing. e 2x al
è l’impiego di b'I col significato di p rl in Giob plur., non calcolando 2Cron 15,7, un testo
31,39 ed in altri luoghi, cfr. M. Dahood, Bibl narrativo assai recente, e Lev 19,13, un testo
43, 1962, 361s.; 44, 1963, 303; HAL I36s.; giuridico ugualmente recente, sempre in forma
contro è Barr, CPT 100s.). In aram. p 'I è atte­ metrica.
stato solo tardivamente (LS 585s.; per CIS II, m ifàl ricorre 3x, tutte le volte al plur. (Sai
138A, r. 1, cfr. KAI [nr. 271] 11,324 [canaani- 46,9 e 66,5 fem.; Prov 8,22 masc.).
smo]; DISO 231 [lettura?]). Nell’insieme delle
attestazioni semitiche p'I ha il significato fon­ Le più antiche occorrenze di pò 'al sono 2Sam 23,20;
damentale di « fare, agire ». Deut 33,11; Is 5,12; Sai 28,4; quelle di pe'ullà sono
Sai 28,5; Ger 31,16.
P.Humbert, L'emploi di verbe pà'al et de ses dérivés
substantifs en hébreux biblique, Z A W 65, 1953,
35-44, avanza l’ipotesi che la radice p'I sia entrata 3/ I significati di p ‘l trovano una loro precisa
nell’ebr. provenendo dal fen. e can., e vede nel fatto definizione a seconda del soggetto e dell’ogget­
che essa ricorre piuttosto raramente nell’AT (al ri­ to, come pure a seconda del contesto. Quali
guardo -» ih) un riflesso della preoccupazione per la soggetti troviamo uomini, Dio ed in un caso le
purità della religione jahwista «classica». nuvole, che fanno ciò che Dio comanda loro
(Giob 37,12).
Come nomi derivati troviamo, accanto al sego­
lato pò 'al « azione, lavoro, guadagno », la for­ a) Con p'I viene indicato un agire, un operare
ma qatul peullà « azione, guadagno, mercede », dell’uomo, che lo qualifica davanti a Jahwe.
come pure la forma con prefisso m- m ifàl Nella satira di Is 44,9-20 p'I è usato per la fab­
« opera » (solo plur.). Per i nomi propri bricazione e l’elaborazione di una immagine di
'celpaal (lCron 8,11.12.18) e Pe'ulletaj (lCron Dio. In Sai 7, un canto di lamentazione, l’o­
26,5) vd. Noth, IP 172.189 n. 3; Humbert. l.c. rante si appella al giusto giudizio di Jahwe,
44. poiché egli si sente incalzato da un nemico che
sta preparando i suoi strali incandescenti (v.
2/ Il verbo p'I è attestato nellAT 57x, solo in 14) e scavando una fossa (v. 16). In Prov 21,6
qal. Sai (26x) e Giob (12x, incl. Giob 37,12 p 'l assume il significato di « acquistare », non
inf., vd. KBL 770b; Fohrer, KAT XVI,479) però con valore neutro, bensì per esprimere un
comprendono i due terzi di tutte le occorrenze. comportamento sbagliato (accuniulare tesori
II terzo rimanente è distribuito tra Dtis (5x), attraverso l’inganno). Oltre a -^’àwcen nella lo­
Prov (4x) e Is 26,12; 31,2; Os 6,8; 7,1, con cuzione stereotipa pò'alè ’àwcen, come comple­
qualche altro caso: Es 15,17; Num 23,23; Deut mento oggetto troviamo scèqctr « inganno » (Os
32,27; Mie 2,1; Ab 1,5; Sof 2,3. p'I non ricorre 7,1), rà' «m ale» (Mi 2,1), ‘awlà «ingiustizia»
né in testi narrativi, né in testi giuridici. È un (Sai 119,3; Sai 58,3 txt?), 'àwcel « ingiustizia »

415 ^J?D p'I FARE, AGIRE 416


(Giob 34,32), mispàt «diritto» (Sof 2,3), Giob 34,11; Prov 24,12; Rut 2,12; dell’uomo,
sàdceq «giustizia» (Sai 15,2). p'I descrive, di Ger 50,29; Prov 24,29), anzi il pó'al peccami­
regola, un agire ed un comportamento umano noso dell’uomo porta già in sé il germe della ca­
da qualificarsi come errato perché non corri­ duta (ls 1,31, vd. Fohrer, Jes 1,49). In concreto
sponde alle attese di Jahwe. p ‘l compare due pò'al assume il significato di « lavoro, attività
volte costruito con una preposizione (te Giob giornaliera» (Sai 104,23) e «mercede» (Ger
7,20; be Giob 35,6), e va reso entrambe le vol­ 22,13; Giob 7,2). NelPimmagine figurata di ls
te con «causare», in correlazione ad un ipote­ 45,9 txt? si fa parola dell’opera del vasaio.
tico peccato di Giobbe. Nelle proposizioni in­
terrogative di Sai 11,3 e Giob 11,8 p ‘l si avvi­ La locuzione rah-pe‘àrmi (2Sam 23,20 = lCron
cina ai significati di « poter fare, effettuare », 11,22 ) viene interpretata in diversi modi, a seconda
dei vari aspetti di pò'al: «grande in opere» (così la
nel senso dell’impotenza del giusto e di Giob­
maggior parte dei commentari) opp. « benestante »
be. [n due passi, sicuramente non antichi, p ‘l è (cosi K.Budde, Samuel, 1902, 322, il quale sottolinea
usato per indicare un agire dell’uomo, corri­ che nell’irimediato contesto si parla prima di tutto
spondente al volere di Jahwe: Sai 15,2 parla dell’origine di Benaia). Tuttavia il contesto generale
del pò'èl ffédceq, il quale può accostarsi a Jah­ e la relativamente alta antichità di 2Sarn 23,20 ren­
we; nell’aggiunta di Sof 2,3 si parla degli umili dono più accettabile il primo significato (cfr. Elliger,
della terra, che compiono la volontà di Jahwe. Die dreitìig Helden Davids, PJB 31, 1935, 64ss. = KS
Per lo più, ma non « sempre » (così Wolff, BK zum AT, 1966, I07ss.).
X IV /1,155; cfr. Humbert, l.c. 44), nell’uso di c) pc‘lillà indica «lavoro», anche «fatica»
p ‘l nell’AT si ravvisa « u n ’accentuazione su (Ger 31,16; 2Cron 15,7), F«opera» (Sai 17,4
qualcosa di ostile a Jahwe e sugli elementi stra­ plur.), indi «compenso» per il lavoro (Lev
nieri del culto ». A ciò corrisponde il fatto che 19,13; Ez 29,20), anche «guadagno» o «ac­
con questo verbo si è potuta formare l’espres­ quisto» (Prov 10,16; 11,18).
sione stereotipa j)ò 'alè awa>n. Questa ricorre
23x nell’AT (Sàwcen 3a). I pò^lè awcen nelle d) Mentre il verbo 7/ poi. «agire nei riguardi
lamentazioni individuali non costituiscono, tra di» e «racimolare nei riguardi d i» (lOx;
i nemici, un gruppo particolare e ben delimita­ ‘òlèlòl «racimolatura» 6x), hitp. «causare
to. Nel loro comportamento e nel loro agire qualcosa a qualcuno, fare intenzionalmente
essi vengono descritti come gli altri nemici qualcosa a qualcuno» (7x; la‘alùlìm «capric­
(resà‘ìm, ’dj'bìm, n frè ‘hn\ cfr. K.-H. Bern- cio» Is 3,4; «maltrattamento» Is 66,4), hitpo.
hardt, ThWAT 1,15lss. = GLAT I,299ss.). Il «eseguire» (Sai 141,4), contiene per lo più un
loro «agire» consiste in un cattivo uso della elemento di significato negativo, i sostantivi
parola. Essi dicono menzogne (Sai 101,7s.), af­ derivati da questa radice ‘aìllà « azione, attivi­
filano la loro lingua come una spada (Sai tà» (24x, di cui 8x in Ez; e inoltre Ger 32,19
64,3s), la loro gola è una fossa aperta (Sai txt? Hlijjà) e ma‘alàlìm «opere» (4lx, di cui
5,10), essi dicono sàlòm, mentre meditano 17x in Ger) possono indicare sia le opere buo­
sciagure (Sai 28,3). L’unità tra il parlare e l’a­ ne che quelle cattive e vengono usati non rara­
gire è chiaramente espressa in Sai 141,4. Essi mente anche per le azioni di Dio.
nuocciono alforante con calunnie, empietà,
falsa testimonianza, poiché o nella loro parola 4/ a) Nel suo uso teologico p'I è ristretto al­
si annida una forza efficace, oppure la loro pa­ l’attività di Jahwe nella sfera dell’uomo e dei
rola spinge all’azione. II pernicioso agire dei popoli. Con i seguenti oggetti o nei seguenti
pò‘nlè 'àween è rivolto contro il $addìq e quin­ contesti il verbo ha Jahwe come soggetto: Es
di, in ultima analisi, contro Jahwe stesso. I 15,17 (tempio); Num 23,23 (?); Deut 32,27 (ca­
pò'°lè ‘àwan sono nemici di Dio (Sai I4,4s.; stighi e punizioni di Jahwe nei confronti di
92,8-10; Giob 34,8s.). Essi negano Dio, non Israele); ls 26,12) (« tutte le nostre azioni >»); Is
cercano Jahwe, ripongono la loro fiducia sulla 41,4 (vocazione di Ciro); 43,13 (in forma asso­
potenza umana (Is 31,1 s.). luta: « io agisco - chi può mutare quel che fac­
cio?»); Ab 1,5 {pò'al, intervento di Jahwe tra i
b) p ò ‘al viene usato in un triplice aspetto: esso popoli); Sai 31,20 ((uh «bontà»); 44,2 {pò'al,
descrive in primo luogo l’esecuzione, il « fare, conquista della terra); 68,29 (txt?); 74,12
agire», indi il risultato del fare, « l ’opera», (Fsù'òt, riferito probabilmente ai miti sull’ori­
da ultimo ciò che si acquista mediante il lavo­ gine del mondo e agli avvenimenti fondamen­
ro, « mercede, compenso » (cfr. G. Fohrer, tali della storia di Israele, cfr. Kraus, BK XV,
Twofold Aspects of Hebrew Words, FS Tho­ 517); Giob 22,17 (mà, domanda); 33,29 (per­
mas 1968, 95ss; J02). L’uomo si qualifica me­ dono dei peccati e liberazione dalla morte);
diante il suo pò ‘al - ad bonam et malam par- 36.3 (pD‘aft « il mio creatore»); 36,23 ( ‘awlà,
tem. Il pò "al è jàsàr «giusto» (Prov 20,11; in una interrogazione modale: «Chi potrebbe
21,8) o zak «puro» (Prov 20,11) e hàmàs dire: “tu hai commesso un errore?” »); Prov
« violenza » (Is 59,6). Jahwe retribuirà l’uomo 16.4 (kòl, «Jahwe ha fatto ogni cosa per il suo
a seconda del suo pò'al (Ger 25,14; Sai 28,4; scopo »).

417 ^>I7D p ‘l FARE, AGIRE 418


Di regola si indica con p'I l’intervento di Jah­ d) mifàl viene usato solo per Jahwe. In Prov
we nella storia di Israele e del mondo, come 8,22 il sost. viene riferito alla sapienza, la pri­
pure l’intervento nella vita di ciascun uomo. ma delle opere che Jahwe ha creato. In Sai
Se si prescinde dalla tradizione preisraelitica di 46,9 e 65,6 si parla delle m ifalòL Jhwh a
Sai 74,12ss., non si fa mai allusione alla crea­ 'alòhlm nell’ambito di un invito: «venite e ve­
zione dell’universo (vd. a questo proposito dete». Sai 66,6ss. allude alle azioni salvifiche
Humbert, l.c. 38). Per descrivere l’attività crea­ compiute al passaggio del Mar rosso e nell’at­
trice di Jahwe agli inizi, Israele ha a sua dispo­ traversamento del Giordano (cfr. Kraus, BK
sizione altri verbi (—b r\ —jsd, —jsr, —'Sh, XV,457s.), come pure al dominio universale di
— qnh). Prov 16,4 si riferisce all’attività creatri­ Jahwe. In Sai 46,10ss. le m ifalòt si sviluppano
ce di Jahwe nel presente, nel senso della sua sotto il profilo delle imprese escatologiche di
provvidenza; in Giob 36,3 si tratta di una con­ Dio, anticipate nella fede (cfr. G.Wanke, Die
fessione personale di Eliu («il mio creatore»). Zionstheologie der Korachiten, 1966, 118).
Con quest’unico termine vengono indicate l’a­
b) In 14 casi si parla del pò 'al di Jahwe (sem­ zione creatrice di Jahwe, i suoi interventi salvi­
pre al sing.; cfr. G. von Rad, Das Werk Jah- fici nel passato e nel futuro escatologico, ed il
wes, FS Vriezen 1966, 290ss.), lx del pò'al de­ suo dominio su tutte le nazioni.
gli dei (Is 41,24, affermando la loro nullità). Il
termine pò'al appartiene alla topica del lin­ 5/ Negli scritti di Qumran p'I compare 4x,
guaggio della preghiera. Ci si ricorda dell’opera pe'ullà è invece più comune (Kuhn, Konk.
di Jahwe (Sai 44,2; 77,13; 143,5), oppure si 179a; RQ 14, 1963, 219a). L’uso linguistico
implora (Sai 90,16) o si celebra l’attività di corrisponde a quello dell’AT, solo che il part.
Jahwe (Deut 32,4; Sai 64,10; 92,5; 111,3). non è legato ad 'àwcun, ma a rié'sci (IQH
pò'al indica l’agire di Dio tra le genti (Is 5,12; 14,14).
Ab 1,5), il suo presentarsi in giudizio (Ab 3,2), I LXX rendono p'I soprattutto con ÈpYtx^ecritax.
con pò'al vien fatto riferimento alla conquista Dove manca un oggetto determinato, è usato
della terra (Sai 44,2), alle opere potenti di Jah­ prevalentemente t c o ie ì v , il cui impiego non è
we, compiute nel passato (Sai 77,13; 95,9 du­ affatto specifico.
rante la peregrinazione nel deserto; generaliz­ II sost. pò'al è reso dai LXX prevalentemente
zando ampiamente in Sai 111,3; 143,5), ci si con Epyov (per lo più al plurale), e lo stesso
appella alla sua azione liberatrice nel futuro vale per pe‘ullà. Per m ifàl i LXX usano in tut-
(Sai 90,16), viene espresso il suo giusto operare t’e tre i casi Epya.
(Deut 32,4; Sai 64,10; 92,5; Giob 36,24). pò'al Per quanto riguarda il giudaismo ed il NT cfr.
descrive l’agire di Jahwe nella storia, nella sfe­ G. Bertram, art. epyov, ThW 11,631-653 (=
ra dell'uomo e dei popoli, per lo più nel senso GLNT 111,827-886); H. Braun, art. -rcoieu),
delle sue grandi imprese nel passato di Israele ThW VI,456-483 (= GLNT X, 1117-1190);
e del suo potente intervento e del suo giusto Chr. Maurer, art. npaaau, ThW VI,632-645 (=
agire nel presente e nel futuro. 11 termine ac­ GLNT Xi,27-62); H.Preisker, art. paerflóq,
quista anche la sfumatura delle «res gestae» ThW IV.099-736 (= GLNT VII,353-444).
(cfr. Humbert, l.c. 42, ed il testo senz’altro più J. Votimer
antico 2Sam 23,20\ In un caso però il pò'al di
Jahwe viene ampliato nell’orizzonte della crea­
zione e della stona e si riferisce sia all’origine
dell’universo sia all’imminente svolta storica,
connessa con la vocazione di Ciro (Is 45,11; rfpsD PQ d VISITARE
cfr. per questa particolarità del Deuteroisaia R.
Rendtorff. Die theologische Stellung des
Schòpftirifysglaubcns bei Deuterojesaja, ZThK
1/ a) La radice pqd è attestata, oltre che in
51, 1954. 3-13).
ebr., anche in acc., ug., fen. pun., aram., arab.
c) Il sostantivo pe'ullà viene usato 7x a propo­ ed et., non però nell’antico sudarab., almeno
sito di Jahwe. Sai 28,5 parla delle azioni con fino ad oggi.
cui pi esprime il giudizio di Jahwe, e che gli Nell’antico sudarab. il termine con cui si designa un
empi non vedono (cfr. Kraus, BK XV,228.23l, ufficio (oppure un ri. pers,?, cfr. E.GIaser, Altjemem-
il quale tuttavia legge al sing.). In ls 40,10 e tische Nachrichten, 1908, 98 n. 1.174s.; N.Rhodoka-
62,11 si tratta dei liberati che fanno ritorno, nakis, Sitzungsberichte der Òsterreichischen Akade-
« compenso » di Jahwe per la sua fatica e per il inie der Wissenschaften in Wien 198/2, 1922, 49;
suo lavoro nei riguardi di Israele (vd. K. Elliger, G.Ryckmans, Les noms propres sud-sémitiques I,
1934, 312) JqcJn (CIS IV 418, r. 1.4) opp. (in senso
BK XI,37). Jahwe concede «ricompensa» (Is collettivo?)^///? (Glaser, nr. 1606: 6 x), è stato inteso
49.4; 61,8), e cosi pl"ullà può assumere anche come forma nominale della radice pdq, ne! sign. di
il significato di «punizione» (ls 65,7; Sai « incaricato, impiegato, sorvegliante, ispettore » (Gla­
109,20). ser, l.c. 175; L.-H.Vincent, RB 49, 1940, 104; cfr.

419 IP S pqd VISITARE 420


anche GB 654a); tale derivazione non è tuttavia pos­ « dividere, separare per giudicare o per ricerca­
sibile, dato che nella radice che è alla base di questo re» (J. Fiirst, Hebr. und chaldàisches Hand-
termine la terza radicale è diversa. worlerbuch iiber das AT, IT, 1863, 232a.233a)
opp. « to look for » (P.Haupt, AJSL 26,
In acc. paqàdu(m) significa «consegnare, affi­ 1909/10, 228).
dare; provvedere, assistere; ispezionare, con­
trollare; introdurre in un ufficio, incaricare» c) In ebr. si hanno tutte le coniugazioni del
(AHw 824b-826b). Nei dialetti semO. più anti­ verbo pqd. Una particolarità si riscontra nel-
chi il verbo pqd compare solo sporadicamente, l’hitp. e neirhotp., che hanno uguale significa­
e per di più in contesti corrotti. Ne consegue to: « essere ispezionato »; poiché la seconda ra­
che, diversamente dall’accadico, la reale am­ dicale non viene raddoppiata, essi vanno intesi
piezza del suo significato non è più chiara a non come riflessivi del pi., ma come riflessivi
sufficienza. del qal con infisso (cfr. H. Yalon, ZAW 50,
In ug. pqd indica in 127 (= II K VI) r. 14 «disporre,
1932, 217; Meyer II, I23.125s.; diversamente
richiedere» (WUS nr. 2257; cfr. UT nr. 2090: « to G K § 541).
give orders »). In ebr. le derivazioni nominali della radice
In fen. è attestato in C1S I 88 , r. 4.5 il qal « incarica­ sono:
re» (Friedrich § 131; diversamente DISO 233: «faire
la surveillance », cfr. Harris 138) ed il pass. jo. (= (1) la forma astratta pl’quddà, che significa
ho.) «venir incaricato» (Friedrich § 148; DISO 233; « ispezione » nel senso di « verifica di control­
diversamente Harris 138). È incerto se il ni. npqd si lo, che viene eseguita nell’ambito della propria
trovi in KAI nr. 119 (= Trip. nr. 37), r. 3 (cfr. DISO autorità, e che rende gli interessati responsabili
233s. e KAI ad I .). di omissioni ed errori, prendendo provvedi­
Nell’aram. antico e ncU'aram. imperiale, rispettiva­ menti » (F.Horst, Gottes Recht, 1961, 289 =
mente in K A I nr. 233, r. 17 (ostraco di Assur, 7* sec. Um das Prinzip der Vergeltung in Religion
a. C.) ed in Ah r. 192 (cfr. anche il part. pass.; Ah r.
103), la coniugazione fondamentale significa «co­
und Recht des AT, 1972, 210; cfr. inoltre F.
mandare » (DISO 233); l’ho., attestato in Cowley nr. Horst, RGG VI, 1344), ma anche «rivista
20, r. 7, significa « essere depositato, esser dato in (militare)» (2Cron 26,11), «conferimento di
custodia » (DISO 233). un servizio» (Num 3,32.36; 4,16.16), «custo­
dia» (Giob 10,12), «ciò che è custodito; ciò
In arab. la coniugazione fondamentale del ver­ che è messo da parte» (ls 15,7 par. a jilrà
bo ha il significato di « non trovare; perdere; « ciò che è rimasto »), « custodia » (2Re
aver smarrito; esser privo», mentre il campo 11,18; Ez 44,11; 2Cron 23,18; 24,11, cHr. B.
semantico « cercare; esaminare, ispezionare, ri­ Stade, ZAW 5, 1885, 281-283; e vd. Ger
cercare; visitare, andare a trovare » appartiene 52,11; bét-happequddót «prigione»), infine
alla 5a forma (Wehr 645a). In et. il verbo signi­ «autorità (tutoria), amministrazione» (Num
fica «cercare, ricercare» (Dillmann 1360s.). 4,16; Is 60,17 par, a nògsìm «potere»; lCron
Per le formazioni nominali della radice nelle 26,30; 2Cron 17,14) e «ufficio, categoria d’uf­
varie lingue sem. vd. st. le. ficio, classificazione d’ufficio» (Sai 109,8;
lCron 23,11; 24,3.19, cfr. a questo riguardo
b) 11 significato fondamentale della radice pqd F.Horst, RGG I 335); - in acc. a questo so­
è incerto. Si propone di solito: « esser privo stantivo corrisponde piqittu(m) «consegna, for­
di, darsi pensiero di » (KBL 773a), oppure nitura; ispezione, verifica, revisione; incarico;
« guardare o ricercare qualcosa con preoccu­ ambito amministrativo, assistenziale» (AHw
pazione o interesse» (H. Fùrst, Die gòttliche 865);
Heimsuchung, 1965, 20s.28s.; cfr. Zorell,
662b, e A.Speiser, BASOR 149, 1958, 21 = (2) il sostantivo rnifqàd, che compare in 2Sam
Orientai and Biblical Studies, 1967, 178: «to 24,9; lCron 21,5 nell’espressione mispàr
attend to with care»), oppure «seguire con lo mifqad-hà'àm «risultato del censimento del
sguardo; occuparsi attentamente di; effettuare popolo», in 2Cron 31,13 nel significato di
un controllo minuzioso» (.f.Scharbert, Bibl 38, «incarico, disposizione»; in Ez 43,21 esso de­
1957, 139) o «esaminare, controllare signa una parte del piazzale del tempio di Ge­
qlcn./qlcs.; guardare se tutto è in ordine» (J. rusalemme («piazzale dell’ispezione»? «luogo
Scharbert, BZ NF 4, 1960, 222 = Um das Prin- prescritto»?) e in Neem 3,31 è il nome di un
zip der Vergeltung in Religion und Recht des portale attraverso cui vi si accede (cfr. M. Avi-
AT, 1972, 295), infine; « (ri)cercare, far visita» Yonah, IEJ 4, 1954, 247; vd. però anche J. Si-
(GB 654a; K.H.Fahlgren, Scdàkà, nahestehende mons, Jerusalem in thè OT, 1952, 340-342); -
und entgegengesetzte Begriffe im AT, 1932, 66; l’analogo nome fen. pun. mfqd, che in CIS l 88
AHw 824b) e «disporre» (M.Buber, Moses, r. 4.5 indica ancora forse la parte di un tempio
21952, 169). (cfr. DISO 163), sulle monete della città di
Sono erronei i tentativi della vecchia lessico­ Leptis Magna assume il significato di « magi­
grafia di far risalire la radice pqd ad una base strato» (L.Muller, Numismatique de rAncien­
biradicale, con il significato fondamentale di ne Afrique II, 1861, 10; III, 1862, 192; cfr.

421 Ip B pqd VISITARE 422


Harris 139; DISO 234 e vd. anche KAI nr. 119 2/ Le forme della radice verbale pqd> che
= Trip. 37, r. 3). compaiono nelPAT, assommano a 38 lx, ed
esse si trovano solo nelle sezioni ebr. e non in
(3) il plur. *piqqùdim « precetti (divini) », atte­ quelle aram.: qal 234x (Num 97x; Ger 37x),
stato solo in alcuni salmi tardivi (Sai 19,9; ni. 21x, pi. lx (part.: Is 13,4), pu. 2x, hi. 29x
103,18; 111,7; 119,21: 21x), dove è usato in al­ (Ger 10x), ho. 8x, hitp. 4x (Giud 20/21), hotp.
ternanza con altri termini (frequenti in Sai 4x. Quanto ai nomi derivati dalla radice sono
19,8-15 e 119; cfr. Kraus, BK X V ,159.819) in­ attestati pequddà 32x (Ger 9x), mifqàd 5x,
dicanti « legge » e « parola » di Dio, come torà *piqqùdìm. 24x (solo Sai), pàqld 13x, piqqàdòn
« istruzione », ‘èdòt e rniswòt « comandamen­ 3x e pcqìdut lx (Ger 37,13). La radice, nelle
ti », bent « impegno », ’imrà « parola », e inol­ sue varie forme, è assente in Gioe, Abd, Gio­
tre in alternanza con '‘emcct « fedeltà », mispat na, Nah, Ab, Agg, Mal, Cant, Eccle e Dan.
« sentenza », fdàqà « giustizia », nijìù ‘01 « ope­
re meravigliose » e ‘°ràhòt « vie (di Jahwe) »; Questa suddivisione statistica segue Mand.; Lis. elen­
ca due volte il caso di 2Re 12,12: una volta sotto il
(4) pàqld « incaricato, impiegato, sorvegliante, qal (= K) ed una volta sotto l’ho. (= Q); inoltre, se­
ispettore » come designazione di un ufficio che, guendo Barth § 82e e GB 655b, egli considera il pari,
pass, qal di Es 38,21; Num 4,49; 7,2 come attestazio­
pur non essendo limitata ad un ambito partico­ ne di un astratto *peqùdim «ispezione» (cfr. al ri­
lare, viene usata per funzionari investiti di fun­ guardo H. Fiirst, l.c. 31 n. 2).
zioni civili (Gen 41,34; Giud 9,28; Est 2,3;
Neem 11,9), militari (2Re 25,19 = Ger 52,25) e
cultuali (Ger 20,1; 29,26; Neem 11,14.22; 3/ 11 verbo pqd possiede in ebr. una vasta
12,42; 2Cron 24,11; 31,13); - questo titolo cor­ gamma di significati, come già si può dedurre
risponde alPacc. paqdu(m) «incaricato, ammi­ dai vari significati delle forme nominali della
nistratore» (AHw 827a); W. Eilers, AfO 9, radice.
1933/34, 333 con n. 4) e all’aram. pqd (KAI a) Il significato «guardare qlcn./qlcs. con at­
nr. 224, r. 4.10.13) tpqjd « incaricato, ufficiale, tenzione opp. con l’intento di esaminare », fre­
funzionario amministrativo» (DISO 234: «of- quente soprattutto nell’uso teologico delPAT (e
ficier, magistrat »), ambedue molto attestati in tal caso segue poi un accus. o una interroga­
specialmente nel periodo persiano (neobab.: G. tiva indiretta: ISam 14,17; 20,6; 2Re 9,34, op­
Cardasela, Les archives des Murasù, 1951, pure una espressione preposizionale con ‘al, se
235b; aram.: Cowley nr. 37, r. 6; RES 248A = Pesame ha un intento negativo: 2Sam 3,8; Is
1798A, r. 1; Driver, AD 103; cfr. Driver, AD 27,3), lascia intravedere probabilmente l’evi­
15-17.88-90 e per l’ambientazione persi, di dente significato di « cercare, far visita per ve­
questo titolo O.Klima, ArOr 23, 1955, 481); dere qlcn./qlcs». Quest’ultimo ricorre nel rac­
(5) il sost. piqqàdòn « oggetto depositato » (Lev conto di Sansone in Giud 15,1, dove pqd è det­
5,21.23), «riserva» (Gen 41,36), che possiede to della visita delPuomo alla donna nel cosid­
degli equivalenti semitici nell’acc. puquddu(m) detto matrimonio-sadiqa» (cfr. W. Plautz,
« consegna formale, oggetto affidato » (AHw ZAW 74, 1962, 24s.), nella narrazione dell’a­
880a) e nelParam pqdwn «deposito» (Cowley scesa di Davide in ISam 17,18, dove il verbo
nr. 20, r. 7; DISO 234); per il nab. pdqwn nel­ si riferisce alla visita di congiunti, sul cui stato
l’iscrizione sepolcrale di Petra CIS li 350, r. 4, di salute ci si vuole informare (pqd lesàlòm
vd. J.T.Milik, RB 66, 1959, 560: «dépòt, gar- «vedere qual è lo stato di salute»), e infine -
de, charge, responsabilité », diversamente: J. in senso figurato e applicato al re ed alla classe
Cantineau, Le Nabatéen II. 1932, 137b: «or- dei dirigenti (Ger 23,2; Zac 11,16) e a Jahwe
dre»; cfr. anche A. Parrot, Malédictions et (Zac 10,3b) - per indicare la ricerca delle peco­
violations de tombes, 1939, 85-88. re smarrite del gregge da parte del pastore e
l’esplorazione attenta della propria abitazione
(6) la forma astratta peqldùl «controllo, custo­ e del proprio ambiente (Giob 5,24; riferito a
dia», che compare in Ger 37,13, nell’espres­ Jahwe Sof 1,12).
sione in stato cs. bd'al peqìdut «incaricato del­ In questi casi pqd è parallelo da un lato di jd '
la guardia »; essa va accostata alPacc. piqittùtu «percepire, badare a» (Giob 35,15), nbt hi.
«funzione delegata» (AHw 865b; per le «guardare, volger lo sguardo a » (Sai 85,15),
espressioni acc. bèl piqitti « incaricato » e bèl r ’h «guardare (a qualcosa)» (Es 4,31; ISam
piqittutì «impiegato», corrispondenti a quella 14,17; Sai 80,15), dall’altro di bhn «esamina­
ebr. in stato cs. ba'al peqidùl, vd. AHw 120 e re, mettere alla prova» (Sai 17,3; Giob 7,18),
E. Klauber, Assyrisches Beamtentum nach glh pi. « scoprire » (Lam 4,22), srp « esaminare
Briefen aus der Sargonidenzeit, 1910, 39s). (fondendo)» (Sai 17,3), e infine di bqs pi.
Bisogna citare infine anche l’acc. piqdu « con­ «cercare, scoprire» (Zac 11,16), hps pi. « ri­
segna, assegnazione» (AHw 865a), pàqidu(m) cercare (a fondo)» (Sof 1,12). Cfr. nelParam.
« colui che si prende cura » (AHw 827a) e pit- bibl. bqr pa. «indagare» (KBL 1059a), come
qudu «circospetto» (AHw,870b). aramaismo anche l’ebr. bqr pi. (HAL I44b;

423 -Jp3 pqd V1S1TARE 424


Wagner nr. 45; ->bqs 1), chc in Ez 34,1 ls. Kuppcr, Les nomades en Mcsopotamie au
(dove Dio si paragona ad un pastore) assume temps des rois de Mari, 1957, 23-29; CAD E
un sign. analogo a pqd « occuparsi, curarsi di » 4-8; AHw 180b-181b). Quest’ultimo termine -
(vd. st. 4a). nel caso in cui nelle lettere di Mari non debba
In ogni caso si devono sempre tener presenti riferirsi in senso generale alfaspettò tecnico di
significati più sfumati, che qui elenchiamo: « numerazione, .rassegna, censimento » (così
(1) Il sign. di «esser privo», adatto per il qal J.-R. Kupper in: Studia Mariana, 1950,
solo in ISam 25,15; Is 34,16, ma che è più fre­ 99-110) o non vada inteso nel senso di « esone­
quente per il ni. (« risultare mancante, andare rare da (ulteriori) imposizioni (delle tribù, fis­
smarrito, mancare, rimaner vuoto » ecc.: Num sando con precisione i loro obblighi) » (così
31,49; Giud 21,3; ISam 20,18.25.27; 25,7.21; AHw 18 lb; cfr. Cad E 6a-7a) - proverebbe che
2Sam 2,30; IRe 20,39; 2Re 10,19; Ger 23,4), quanti erano sottoposti al censimento, oltre ad
non costituisce il significato fondamentale del essere obbligati ad una lustrazione, nell’am­
verbo (contro KBL 773a), ma si ricava dal ri­ biente di Mari avevano coscienza del carattere
sultato della ricerca negativa di qualcosa che è precario di tale censimento. Nell’AT esso ri­
scomparso o è andato smarrito (cfr. J.Scharbert, sulta chiaro dalla peste che è causata dal censi­
BZ NL 4, 1960, 215 e n. 41 = Um das Prinzip mento del popolo prescritto da Davide (2Sam
der Vergeltung in Religion und Recht des AT, 24; lCron 21; cfr. in proposito G. von Rad,
1972, 285s. e n. 41, Fùrst, l.c. 20s.). Der Heilige Kricg im alten Israel, 21952, 37s.)
e dal « tributo per Jahwe » che ogni persona
(2) Vicina ad «esser privo» è la partecipazio­ soggetta a rassegna deve versare « in espiazione
ne enfatica nel senso di « bramare », che si ad­ per la propria vita» (kùfeer nafsò, Es 30,12;
dice al verbo in Ger 3,16 (oggetto: l'arca cadu­ cfr. 30,15.16), per tener lontano un simile fla­
ta in dimenticanza) e in Ez 23,21 (oggetto: la gello, secondo quanto afferma Es 30,11-16 P
lussuria della giovinezza passata) - in parallelo (cfr. E.A.Speiser, BASOR 149, 1958, 17-25 =
con ‘Ih ‘al-lèb «venire in mente» (Ger 3,16) e Orientai and Biblical Studies, 1967, 171-186).
con zkr « ricordare» (Ger 3,16; per zkr, il pa­ Come a Mari, così anche in Israele questi rile­
rallelo più frequente nel campo semantco di vamenti hanno lo scopo di registrare regolar­
pqd, vd. 23,16s.; 26,14; Ger 14,10; 15,15; Os mente nelle liste di coscrizione gli uomini ido­
8,13; 9,9; Sai 8,5; 106,4 e cfr. anche skh « d i­ nei al servizio militare (cfr. la designazione di
menticare », contrario di pqd in Is 23,15-17). coloro che sono soggetti alla leva come
(3) Con più di 100 attestazioni, delle quali 75 kol-jòsè ’ sàbà ’ « tutti quelli che escono in guer­
riguardano il part. pass, (plur.) pL'qùdìm « re­ ra», Num 1,3.45, e fbà'Ò ùf-'qùdèham « la
gistrati», compare molto spesso al qal il sign. sua schiera e [cioè] i suoi registrati», Num
tecnico di « passare in rassegna », caratteristico 2,4.6.8.11 ecc.), oppure vogliono dare un’idea
della prassi militare ed amministrativa. Quasi di quanti siano coloro che sono idonei alle
la metà dei testi in cui il verbo è usato al qal armi, disponibili per una campagna militare
hanno questo significato; si tratta prevalen­ (così i testi di 2Sam 24 e l/2Cron, al di fuori di
temente di testi P, soprattutto nei capitoli del P), ma anche stabilire i principi in base a cui
libro dei Numeri dove si parla del censimento va condotta la distribuzione della terra (Num
del popolo (Es 30,12-14; 38,25s.; Num c. 1-4: 26,52-56).
oltre 60x; 7,2; 14,29; c. 26: 19x; al di fuori di (4) Una certa difficoltà si riscontra in Ger 6,6, dove
P: Gios 8,10; ISam 11,8; 13,15; 15,4; 2Sam hi hà'ir txofqad (ho.) è da rendere probabilmente con
18,1; 24,2.4; IRe 20,15.15.26; lCron 21,6; « questa è la città, della quale è stabilito (in base ad
23,24; 2Cron 25,5). Come pass, si hanno una inchiesta)» (Rudolph, HAT 12,42; vd. però
l’hotp. (Num 1,47; 2,33; 26,62; IRe 20,27) e L X X e cfr. BHS ad I.), ed in Ex 38,21, dove, per il
l’hitp. «esser passato in rassegna»: quest’ulti­ consueto significato delle forme di pqd che qui com­
mo è limitato ai due capitoli conclusivi del li­ paiono, bisognerebbe tradurre: « questo è il computo
(dei costi) dell’abitazione (peqùdè hammiskàn), del­
bro dei Giudici (Giud 20,15.15.17; 21,9); vd. l’abitazione della testimonianza, quale fu eseguito su
sp. le. ordine di Mosè » (vd. KBL 773b.774a; cfr. Galling,
In quest’uso pqd è un termine che si alterna HAT 3,172; Noth, ATD 5,224 = ital. 339s.; vd. però
con ns’ ròs «registrare il numero, la somma, in contrario: K. Koch, Die Priesterschrift von Exo-
numerare» (Es 30,12; Num 1,2.49; 26,2, cfr. dus 25 bis Leviticus 16, 1959, 41 n, 3: *pàqiid = ciò
anche ns‘ mispàr, con lo stesso significato, in che è attentamente esaminato - ordinato e prepara­
Num 3,40) e corrisponde all’espressione acc. to», e Ftìrst, l.c. n. 2: peq(idim «registrazione, de­
(sàbam) paqàdu(m) « passare in rassegna (i sol­ scrizione »).
dati) », che compare nelle lettere paleo-babilo­ b) In ebr. pqd, in parallelo con ’mr «dire»
nesi degli archivi di Mari (testi: AHw 825b) as­ (Giob 36,23) - come pure in ug. e nell’aram.
sieme a sàbam. satàru(m) « iscrivere dei soldati antico (ma non per influsso dcll’aram., contro
(in una lista di coscrizione)» e ebèbu(m) (co­ GB 654b; Furst, l.c. 21s.) - significa anche
niugazione D) «purificare» / tèbibtu(m) « p u ­ «assegnare, ordinare, imporre» (Num 4,27.49;
rificazione» (per questo termine cfr.: J.-R. Giob 36,23) e, soprattutto in parallelo con

425 À*TP3
1
PQd VISITARE 426
espressioni che indicano l’arruolamento mili­ in Ger 37,21 significa «custodire», in relazio­
tare, «chiamare alle armi» (Ger 51,27; il suo ne ad un prigioniero, mentre in Ger 40,7;
passivo è il significato del ni. in Ez 38.8 e del 41,10 la costruzione dell’hi. con 'èt significa
pu. in ls 38,10). Qui va collocato forse anche «sottoporre», in riferimento alla popolazione
pqd hi le di Is 10,28: «ordinare di recarsi a» giudaica sottomessa a Babilonia dopo il 587
(KBL 774a; cfr. Kaiser, ATD 17,119.121; a.C., ed ai suoi rapporti con Godolia, il (vi­
Wildberger, BK X,423s.; vd. però in altro sen­ cegovernatore insediato da Nabucodonosor IL
so: H. Donner, Israel unter den Vólkern, 1964, La connessione tra quest’uso di pqd ed il signi­
30s.). ficato di «assegnare, ordinare», che vi sta alla
Quando l’uso avviene in particolari contesti, si base, appare chiara ancora nel qal di Giob
hanno i seguenti significati: 34,13, dove il verbo, nel senso di « affidare», è
(1) Nel linguaggio amministrativo e militare parallelo a sìm ( ‘al) « imporre » (cfr. Fohrer,
pqd si amplia nel significato di: « incaricare KAT XVI,464).
d’un compito o di un servizio, costituire, inse­
diare». Tale significato compare sia nel qal 4/ a) Nell’antico Oriente e nell’ambiente
(Num 3,10; Deut 20,9 e vd. le espressioni che extrabiblico pqd viene già usato in senso reli­
rientrano in questo ambito: pqd 'èl « concedere gioso nella letteratura mesopotamica: l’acc.
[come servo] », Gen 40,4 e pqd besèmot « asse­ paqàdu(m) inteso come «curarsi di, assistere»
gnare per nome», Num 4,32) sia soprattutto viene applicato spesso alle grandi divinità del
nell’hi. (ISam 29,4; 2Re 25,23; l’incarico, il panteon mesopotamico (cfr. Tallqvist 152s.;
servizio o l’ambito di servizio, al quale è desti­ AHw 825b), ad esempio nel predicato divino,
nato l’insediamento, appaiono qui in espressio­ assai attestato nel medio e nel tardo babilone­
ni preposizionali con be: Gen 39,5; Ger 40,5.7; se, « che si prende cura del cielo e della terra »
41,2.18; Est 2,3; con lc: IRe 11,28; ma soprat­ (p.e. R.Borger, AfO Beiheft 9, 1956, 95, r. 13;
tutto con ‘al: Gen 39,4.5; 41,34; Num 1,50; H.Hunger, Babylonische und assyrische Kolo-
Gios 10,18; 2Re 7,17; 25,22; Is 62,6; Ger phone, 1968, nr. 328, r. 1; E.Ebeling, ArOr 21,
40,11; lCron 26,32). Come passivi del qal e 1953, 365, r. 13; W.G.Lambert, AIO 18,
dcll’hi,, usati in questo senso, si hanno il part. 1957/58, 386, r. 18, ecc.), oppure in qualifica­
pass._ qal, che compare nell’espressione peqiidè zioni come quella paleo-bab.: « i grandi Annu-
hahàjil «capi dell’esercito» Num 31,14 (cfr. naku, che si occupano dei destini » (W.G.Lam­
Num 31,48; 2Re 11,15; 2Cron 23,14; vd. però bert - A.R.Millard, Atra-basTs, thè Babylonian
W. Rudolph, FS Bertholet 1950, 475 e HAT Story of thè Flood, 1969, 58s., r. 219s.) o quel­
21,273), e sia il ni. (Neem 7,1; 12,44) sia l’ho., la del bab. recente: « Nabu, ... tu ti curi di tutti
di cui è attestato il part. plur. hammufqàdim gli uomini, tu accogli la loro preghiera, tu con­
«gli incaricati» in 2Re 12,12 (Q): 22,5.9; cedi loro salute» (KAR nr. 25: II: 27ss. =
2Cron 34,10.12.17. E.Ebeling, Die akk. Gebetsserie “ Handerhe-
L’uso di pqd in questo senso corrisponde a bung”, 1953, 16s., r. 9b-l2) e: «tu ti occupi
quello dell’acc. paqàdu(m) ana. «incaricare delle genti di tutti i paesi; ciò che Ea, il re, il
di » (AHw 826a) opp. ana piqittùli paqàdu(m) sovrano, ha creato, ti è stato affidato nella to­
« insediare in un incarico, in un ufficio » (AHw talità. Tu fai pascolare tutti quanti gli esseri
865b; Klauber, l.c. 39s.). Data questa concor­ dotati di spirito vitale; tu sei il loro pastore,
danza di significato, Zimmem 10 (cfr. anche siano essi in alto o in basso... Ivi tu ti occupi
Fiirst, l.c. 22-25) suppone un influsso della lin­ di ciò che appartiene al principe Kusu, agli
gua acc. sull’uso ebr.; questo significato di pqd Annunaku; tu mantieni in ordine nel mondo
è però attestato anche altrove nel semO. (vd. superiore tutti i luoghi abitati. Il pastore del
sp. la). mondo inferiore, il protettore del mondo supe­
riore, colui che regola la luce dgH’universo, o
(2) Soprattutto nel linguaggio del traffico com­ Samas, tu sei! » (Grande inno a Samas = Lam­
merciale pqd assume il significato di «conse­ bert, BWL 126-129, r. 23-24; SAHG 241).
gnare, affidare, conservare». Questo impiego
Nell’ambito semO. attestazione di simili qualificazio­
di pqd è analogo a quello dell’acc. paqàdu(m) ni o concezioni della divinità, che usando pqd « de­
ana «consegnare, affidare (per la conservazio­ scrivono la divinità come “custode", “ luogotenente”
ne, il trasporto o sim.)» (AHw 824b-825a), e o simili, e che vogliono esprimere con questo il loro
perciò Zimmem 18 lo fa risalire ad un influsso dominio, come pure la loro sfera di competenza ed il
acc. Nel semO. esso si riscontra però anche in loro legame con il fedele» (H.Gese e al., Die Rcli-
aram. (vd. sp. la e lc[4]). gionen Altsyriens..., 1970, 225), sono limitate sinora
In quest’ambito il qal di 2Re 5,24 e l’hi. di al nome divino IlaxEL&xq di alcune iscrizioni greche
di Gerasa (cfr. Vincent, l.c. 98-129; O.KiBfeldt, AO
Ger 36,20 sono termini tecnici nel sign. di
40, 1941, 24s.), e che è una traduzione dello st. enf.
«dare in deposito, depositare» (cfr. anche pqd aram. pàqìdà (vd. sp. lc[4]), e al nome divino com­
hi. ‘al-jad «consegnare», IRe 14,27 = 2Cron posto IlaxEiSoxufToq di una iscrizione votiva di Deio
12,10, e la costruzione passiva pqd ho. ’èt «es­ (cfr. Vincent, l.c. 102s.), il quale vuole esprimere non
sere depositato presso » Lev 5,23). Inoltre l’hi. tanto l’identità di IlaxeiSàc con Qaus, ii dio princi­

427 TpB pqd VISITARE 428


pale di Edom, quanto piuttosto la sua correlazione dove formalmente si esprime la stessa idea an­
funzionale con questo dio. cora con la domanda «che cosa è l’uomo, per­
ché... », ma usando jd ' « (riconoscere, interes­
Nell’AT pqd è usato in senso teologico per de­ sarsi di» c hsb pi. «stimare, considerare»; cfr.
scrivere l’intervento salvifico di Jahwe nei con­ W.H.Schmidt, ThZ 25, 1969, 6-10). Va ricor­
fronti del singolo o di Israele in quanto popolo, dato qui anche Giob 10,12, dove con il sostan­
col significato di «guardare con attenzione a, tivo pequddà « custodia », il cui significato si
badare opp. guardare a, interessarsi di qualcu­ avvicina in questo passo all’idea di una provvi­
no » (seguito dall’accus.), e ciò avviene già nel­ denza conservatrice» (Fohrer, KAI' XVI,
le antiche narrazioni. Un simile atteggiamento 217), si riprende l’affermazione di Sai 8,5 (in
di Jahwe viene sperimentato concretamente in senso ironico?, cfr. Fohrer, l.c.).
una gravidanza che sana la pena di una donna Nel campo semantico in cui pqd ha ques’to si­
sterile (Sara: Gen 21,1 J; Anna: ISam 2,21) gnificato, come paralleli e come contrari ven­
oppure nel soccorso che viene incontro ad una gono usati rispettivamente per il verbo: zkr
concreta necessità del popolo (l’oppressione di «ricordare» (Is 23,16; Ger 15,15; Sai 8,5;
Israele in Egitto in J ed E: Gen 50,24.25; Es 106,4), nbl hi. «guardare (dal cielo)» (Sai
3,16; 4,31; 13,19; una carestia: Rut 1,6). Negli 80.15), r ’h «guardare a» (Es 4,31 nell’espres­
scritti profetici esilici e postesilici opp. nelle sione r ’h ‘°nì «guardare la miseria»; Sai
glosse e nelle aggiunte ai libri dei profeti più 80.15), skh ni. «essere dimenticato» (ls
antichi, ma che provengono da questo stesso 23,15s.), e per il sostantivo pl'quddà «custo­
periodo, pqd indica in quest’uso l’azione immi­ dia» in Giob 10,12 hàjjim wàhàsced «vita e
nente con cui Jahwe si rivolge di nuovo ad benevolenza». Oltre che da questa coppia di
Israele, facendo iniziare cosi il ritorno degli termini, l’intenzione salvifica che è legata al­
esiliati o della diaspora (Ger 29,10; Zac I0,3b; l’intervento divino espresso con pqd viene indi­
Sof 2,7 in parallelo con sub sebùt «mutare il cata soprattuto in Gen 21,1; Ger 29,10 dall’ac­
destino »), al re deportato Sedecia (Ger 32,5: cenno alla promessa divina, chc segue subito
Sedecia - in rapporto a 2Re 25,27-30 - è forse dopo, in Sof 2,7 dall’espressione parallela sub
qui scambiato erroneamente con loachin; vd. sebùt «mutare il destino» ed in Sai 106,4 dal­
però la diversa opinione di Rudolph, HAT l’espressione chiarificatrice « con il tuo aiuto »
12,208), inoltre agli arredi del tempio portati a (jesQ‘à).
Babilonia (Ger 27,22), operando la loro resti­
tuzione (cfr. Esd 1,7-11; 6,5), ma anche alla b) Nell’uso teologico dell’AT, è molto più am­
città di Tiro (Is 23,17), caduta in dimenticanza pio l’impiego di pqd « visitare » nel senso di un
(skh ni. «esser dimenticato», ls 23,15s.), la intervento di Jahwe che tende ad un esame con
quale dovrà riprendere il suo antico splendore, cui si chiede conto di mancanze ed omissioni.
anche al solo scopo di far riversare su Israele il Nei passi, nei quali il verbo è usato in modo
frutto della sua attività commerciale. assoluto (Es 32,34; Is 26,14; Giob 31,14; 35,15
La relazione tra quest’uso di pqd nell’AT e l’u­ txt em, cfr. Fohrer, l.c. 472; al passivo: ni. ls
so religioso del verbo in acc., che abbiamo de­ 24,22; 29,6; Prov 19,23), oppure è costruito
lineato sopra, può essere illustrata soprattutto con l’accusativo della persona (Ger 6,15; 49,8;
con i testi che appartengono alla lirica cultuale 50,31; Sai 17,3; 59,6; Giob 7,18), si sottolinea
dell’AT: in quest’ultima infatti, come già nelle maggiormente l'aspetto dell’esame e della sco­
qualificazioni divine espresse in acc. con pqd, perta di mancanze (nascoste), mentre nei casi
si ritrova l’idea della cura particolare della di­ dove la persona, contro la quale si leva l’inter­
vinità verso gli uomini ed il loro ambiente, vento di Jahwe, è introdotta da 'al (Is 24,21;
come pure il rapporto speciale che nello scon­ 27,1; Ger 9,24; 11,22; 21,14; 23,34; 27,8;
giuro KAR nr. 25: II: 27ss. intercorre tra que­ 29,32; 30,20; 44,13.29; 46,25; 51,44.47.52; Os
sta cura della divinità per gli uomini, l’eleva­ 12,3; Am 3,14b; Sof 1,8.9.12; Zac 10,3a; cfr. il
zione di preghiere e la concessione della salute. ni. di Num 16,29; Is 27,3) o da ’cel (Ger 46,25;
Nelle lamentazioni individuali (Ger 15,15; Sai 50,18), con lo stesso significato (cfr. BrSynt
106,4) e collettive (Sai 80,15) pqd, inteso come 104), e quando inoltre oggetto del verbo sono i
un atto salutare con cui Jahwe si volge verso delitti commessi (ISam 15,2; Is 10,12; Ger
l’orante, diventa oggetto espresso della preghie­ 14,10; Os 8,13; 9,9; Sai 89,33; Lam 4,22) o
ra di colui o di coloro che si lamentano (cfr. in quando si incontra l’espressione pqd 'àwòn
particolare il grido di amarezza di Sai 106,4 (hal\à'l o sim.) 'al «colpire la colpa (la man­
«curati di me nel tuo aiuto»). Prescindendo canza o sim.) di... » (Es 20.5; 32,34; 34,7; Lev
da situazioni concrete, Jahwe d’altro lato viene 18,25; Num 14,18; Deut 5,9; ls 13,11; 26,21;
generalmente lodato negli inni perché « si Ger 5,9.29; 9,8; 23,2; 25,12; 36,31; Os 1,4;
cura» della terra con la pioggia feconda (Sai 2,15; 4,9; Am 3,2.14a; cfr. anche Os 4,14,
65,10: cfr. Kraus, BK XV,452s.) e perché «si dove invece di un sostantivo segue come ogget­
ricorda» (zkr) dell’uomo e lo «guarda bene­ to una frase introdotta da kl), si sottolinea
volmente» (pqd: Sai 8,5; vd. anche Sai 144,3, maggiormente l’aspetto della punizione di una

429 Ip D pqd VISITARE 430


colpa (già manifesta). Non si può tuttavia cir­ di una azione che opera fatalmente un suo ef­
coscrivere esattamente il significato soltanto in fetto», nel senso di K.Koch (vd. però in con­
base alle costruzioni usate. trario: F.Horst, Gottes Recht, 1961, 287-290 =
(1) L’aspetto dell’esame viene posto in eviden­ Um das Prinzip der Vergeltung in Religion
za da passi come Sai 17,3, dove, nella confes­ und Recht des AT, 1972, 208-211; J.Scharbert,
sione di innocenza della preghiera dell’accusa­ Bibl 38, 1957, 139-142, e BZ NF 4, 1960,
209-226 = Uni das Prinzip der Vergeltung in
to, pqd indica il sondaggio (notturno) del cuore
da parte di Jahwe, assieme a bhn « esaminare, Religion und Recht des AT, 1972, 278-299).
mettere alla prova » e srp « esaminare (fonden­ Tuttavia l’intensità con cui, attraverso pqd, si
do)», e Giob 31,14, dove Giobbe, analoga­ esprime l’interessamento di Jahwe al mondo
mente a quanto avviene in Sai 17,3, nel corso umano ed alle azioni dell’uomo (cfr. per i Sai:
del suo giuramento purgatorio, allude all’inter­ E.Pax, Studii Biblici Franciscani Liber Annuus
vento inquisitore di Dio, che può verificarsi 11, 1960/61, 72-74), come pure la particolarità
continuamente; dello stesso tenore sono anche del suo intervento, designato ancora con pqd,
Is 26,21 e Lam 4,22, dove pqd è parallelo allo superano ampiamente un tipo di partecipazio­
«scoprire» (glh pi., ksh pi. con negazione) il ne che avrebbe come scopo quello di «capo­
sangue versato e le colpe, e Sof 1,12, dove il volgere l’azione in un esito fatale» (K.Koch,
senso del verbo viene esplicitato con il « perlu­ ZThK 52, 1955, 21 = Um das Prinzip der
strare» (hpS pi.) la Gerusalemme notturna con Vergeltung in Religion und Recht des AT,
1972, 154). Lo si vede chiaramente dai paralle­
la lampada (ad olio). Va ricordato qui anche
li di pqd: zkr « ricordare » (Ger 14,10; Os 8,13;
Giob 7,17s., dove la domanda: «Che cos’è
l’uomo, perché...», che in Sai 8,5 (144,3) sta 9,9), jd ‘ «percepire, badare a» (Giob 35,15) e
in un inno di lode, è volta al negativo (come
nqm hitp. « vendicarsi » (Ger 5,9.29; 9,8), e
del resto anche in Giob 15,14): il fatto che Dio dai contrari che appartengono allo stesso cam­
« fa diventar grande, crescere » (gdl pi.) l’uomo po semantico del verbo, usato in questa acce­
e « volge a lui la sua attenzione » (sìt libbò ’cel, zione: hnn « essere misericordioso » (Sai 59,6),
Giob 17,7), diversamente dai due passi innici, nqh hi. «lasciare impunito» (Es 34,7; Num
non è qui motivo di lode, ma viene sentito 14,18), mr/'sh hcésced «conservare/dimostrare
come un’oppressione, poiché, come continua favore, grazia» (rispettivamente Es 34,7 e Es
20,6; Deut 5,10; cfr. Num 14,18 e vd. anche
Giob 7,18, il volgersi di Dio significa, nell’e­
sperienza di Giobbe, una continua sorveglianza Sai 89,33), ns' 'àwòn (ecc.) «togliere, perdona­
(pqd) ed un esame che chiama alla resa dei re il peccato (ecc.)» (Es 34,7; Num 14,18) e
conti. rsh «aver piacere» (Ger 14,10; Os 8,13). La
cosa risulta chiara però anche da quelle espres­
(2) Più comuni sono tuttavia i casi nei quali sioni particolari con cui si descrivono i mezzi
altri termini chiarificatori e paralleli assicura­ usati da Jahwe nel suo intervento di punizione;
no per pqd il senso di un immediato intervento esse sono introdotte dalla preposizione be:
punitivo di Jahwe contro le colpe e contro co­ « (visitare) con la sua spada pesante, grossa e
loro che le hanno commesse. forte» (ls 27,1), «con la spada, con la fame e
Non si tratta solo del fatto che Jahwe, come con la peste» (Ger 27,8; 44,13), «con il basto­
avviene nei passi citati, «porta alla luce» l’a­ ne... e con le percosse» (Sai 89,33) e - con il
zione umana; si tratta certamente di « porla in ni. - « (essere visitata) dal tuono e dal terremo­
vigore con un evento corrispondente», in to e dal grande frastuono, dal vento e dalla
quanto egli rende efficace l’azione su chi la tempesta e dal fuoco che divora» (Is 29,6; sul­
compie, la rivolge e la porta a compimento la controversa questione del significato salvifi­
contro di lui (sub hi., pqd, slm pi.): si tratta co o punitivo di questo intervento su Ariel, os­
quindi di «porre in vigore e di realizzare il sia Gerusalemme, si vedano le posizioni con­
rapporto che esiste tra il peccato e la disgra­ trapposte di Donner, l.c. 154s.; P'ohrer, Das
zia» (così K.Koch, ZThK 52, 1955, 1-42 [cita­ Buch Jesaja 11,75; Kaiser, ATD 18, 210s.213
zione; 13.31.7] = Uni das Prinzip der da un lato, e di H.-M.Lutz, Jahwe, Jerusalem
Vergeltung in Religion und Recht des AT, und die Vòlker, 1968, 100-110 dall’altro). Infi­
1972, 130-180). ne, anche in Ger 36,31, dove l’intervento mi­
Vi sono certo passi particolari, nei quali pqd è nacciato da Jahwe consiste in questo, che
usato in parallelo con sftb hi. (kc)ma'alàlàw le « manderò su di loro... tutto il male che ho
« retribuire, rendere a qualcuno (secondo) il preannunziato loro, senza che mi abbiano dato
suo operare» (Os 4,9; 12,3) o nei quali ascolto» (cfr. anche Ger 49,8), l’idea non è
pequddà è parallelo di sillìtm « rappresaglia, quella di una relazione immanente tra l’azione
retribuzione» (Os 9,7), oppure la misura del­ ed il suo esito.
l’intervento di Jahwe è descritta con espressio­ Se si tiene presente inoltre che in Is 26,21 si
ni come « secondo il frutto delle vostre opere » dice che Jahwe « esce dalla propria dimora »
(Ger 21,14; cfr. Os 12,3: «conformemente al per punire la colpa degli abitanti della terra,
suo agire »); essi potrebbero fondarsi sull’« idea alludendo chiaramente all'immagine di una

ip S pqd VISITARE 432


spedizione (regale) punitiva (J. Scharbert, BZ 10,95; Stoebe, KAT V III/1,283) ricorre nella
NF 4, 1960, 219 = Um das Prinzip der guerra di Jahwe in un « incitamento alla batta­
Vergellung in Religion und Recht des AT, glia», che Samuele, indicato qui come «profe­
1972, 291; vd. anche J.Jeremias, Theophanie, ta », rivolge a Saul (cfr. R.Bach, Die Aufforde-
1965, 19.132.160), risulta evidente che la con­ rungen zur Flucht und zum Kampf im all.
cezione a cui ci si riferisce quando si adotta il Prophetenspruch, 1962, 94.101-112), negli
motivo teologico deirintervento punitivo di scritti profetici preesilici, da Amos in poi, l’in­
Jahwe è quella di « una verifica di controllo, tervento punitore di Jahwe è sempre minaccia­
che viene eseguita nell’ambito della propria to contro Israele (Am 3,2.14; Os 2,15; 8,13;
autorità, e chc rende gli interessati responsabili 9,9; 12,3 txt em, cfr. Wollf, BK XIV/1,267) e
di omissioni e di errori, prendendo provvedi­ Giuda (Ger 5,9.29; 14,10) e contro le loro col­
menti» (F.Horst, Gottes Recht, 1961, 289 = pe. Oltre al popolo, sono oggetto di questa vi­
Um das Prinzip... 210, e RGG VI, 1344; cfr. sita di Jahwe, oppure sono ad essa sottoposti
J.Scharbert, BZ NF 6, 1960, 217-219 = Um in maniera esclusiva, anche individui (Os 1,4:
das Prinzip... 289-292). la casa di leu; Ger 29,32, il profeta Semaia e la
In questo impiego il verbo pqd ricorre in una sua discendenza; Ger 36,21 : il re loiakim, la
formula di confessione (Zimmerli, GO 239s. = sua discendenza ed i suoi servi; cfr. anche in
Rivelazione di Dio, 1975, 216) o in una invo­ Sai 89,32s. la visita con bastone e percosse,
cazione (J. Scharbert, Bib 38, 1957, 130-150) minacciata contro i discendenti di Davide se
che ci è stata conservata nel decalogo con la essi disprezzano gli statuti ed i precetti di Jah­
proibizione delle immagini (Es 20,5s. e Deut we) oppure determinati gruppi fra il popolo
5,9s.) e nelle aggiunte secondarie a J in Es 34,7 (Sof 1,9.12; Ger 11,22; 44,13.29), ed in parti­
e Num 14,18: essa dice che Jahwe colpisce « la colare i suoi capi responsabili (Os 4,9; Sof 1,8;
colpa dei padri nei figli (Es 34,7: + e nei nipo­ Ger 6,15; 23,2.34; per il periodo postesilico
ti), fino al terzo ed al quarto membro» (della cfr. l’interpolazione redazionale di Zac 10,3a e
generazione). Nella redazione attuale, questa vd. Elliger ATD 325,158; Horst, HAT
formula è posta a confronto con l’espressione 314,250); Os 4,14 esclude espressamente da
opposta, che la precede o la segue, ed è pari­ questa visita punitiva le figlie e le nuore indot­
menti riferita a Jahwe: « che dimostra il suo fa­ te all’adulterio.
vore fino alla millesima generazione, per quelli Invece Ger 27,8, dove la visita di Jahwe con la
che mi amano e osservano i miei comanda­ spada, la fame e la peste è estesa ad « ogni po­
menti » (Es 20,6; Deut 5,10), oppure: «che polo o regno che non serve Nabucodonosor, re
conserva il suo favore fino alla millesima gene­ di Babilonia, e che non sottomette il proprio
razione, perdona la colpa, la trasgressione e il collo al giogo del re di Babilonia» (per quanto
peccato, ma non lascia senza punizione» (Es riguarda il testo vd. Rudolph, HAT 12,177),
34,7) o «che è lento all’ira e grande in bontà, conduce all’uso linguistoco degli scritti profeti­
perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia ci esilici-postesilici, nei quali la visita punitiva
senza punizione» (Num 14,18; -+hàsa>.d di Jahwe viene minacciata costantemente con­
IV/2ab e cfr. la formula variata in Deut 7,9s. e tro i popoli stranieri ed i loro sovrani (ls
Ger 32,18, dove si usa slm pi. « ripagare, com­ 10,12; Ger 9,24; 25,12; 30,20; 46,25; 49,8;
pensare» invece di pqd, senza tuttavia che il 50,18.31; cfr. anche il grido di supplica di Sai
significato cambi sensibilmente). 59,6: « levati a punire tutti i popoli »), e contro
gli dei dei popoli stranieri (Ger 46,25;
Probabilmente la formula della colpa dei padri è sta­ 51,44.47.52); quando infine la profezia si muta
ta applicata a Jahwe ed annessa al culto solo in un
secondo momento. All’origine essa era forse un’in­
nelPapocalittica, la minaccia è contro i signori
giunzione formulata secondo il diritto apodittico e ri­ stranieri, che dominano Israele in luogo di Jah­
volta alla comunità, con cui in un processo si chia­ we (Is 26,13s.) e - con un ampliamento univer­
mava a render conio « non solo il capotribù colpevo­ sale - contro « in alto l’esercito di lassù e
le, ma anche tutti coloro... che abitavano con lui nel­ quaggiù i re della terra» (ls 24,21 s.), contro la
l’ambito della stessa tribù » (L.Rost, in: FS Hermann, malvagità del mondo e la colpa degli empi (Is
1957, 229-232), mentre la responsabilità solidale per 13,11) opp. la colpa degli abitanti della terra
la coipa ricadeva anzitutto non su quattro generazio­ (ls 26,21), contro il Leviatan (Is 27,1), che qui
ni successive (J.Scharbert, Solidaritat in Segen und
Fluch im AT und in seiner Umwelt 1, 1958, !27s.), è il simbolo mitico del « male come tale »
ma sulle quattro generazioni che coabitavano sotto (Kaiser, ATD 18,179; diversamente: O.Kaiser,
uno stesso tetto (una stessa tenda). Die mythische Bedeutung des Meeres in Àgyp-
ten, Ugarit und Israel, ^ 1962, 148s.), mentre
I testi che presentano il motivo teologico della l’attesa della visita divina è rivolta al « giorno
visita punitiva di Jahwe si trovano soprattutto di Jahwe» escatologico (ls 13,9) opp. a «quel
negli scritti profetici. Prescindendo da ISam giorno» (Is 24,21; 27,1). D ’ora in poi negli
15,2, dove l’assicurazione di Jahwe: «intendo scritti apocalittici il visitare diventa un « termi­
punire ciò che Amalek ha fatto ad Israele» ne tecnico per esprimere questa venuta nel suo
(GK § 106m; diversamente: Ilertzberg, ATD grande giorno » (P.Volz, Die Eschatologie der

433 1PD PQd VISITARE 434


jùdischen Gemeinde im ntl. Zeitalter, 1934, (pequddat kol-hà àdàm). Secondo il detto sapienziale
I64s.; W.Harnisch, Verhàngnis und di Prov 19,23 il timore di Jahwe preserva dall’esser
VerheiGung der Geschichte, 1969, 308 n. 3; colpiti [pqd ni.) dalla sventura (r a \ e similmente in
Is 27,3 Jahwe promette alla vigna, che è Israele:
per Qumran vd.: J.Daniélou in: Les manuscrits
« perché non gli capili nessun male (cfr. K.Marti,
de la mer morte, 1957, 115s.; H.Braun, Spàtjii- Das Buch Jesaja, 1900, 197), ne ho cura giorno e
disch-hàretischer und friihchristlicher Radika- notte ».
lismus I, 1957, 103 n. 2; H.Ringgren, The
Faith of Qumran, 1963, I52s.; H.Braun, Qu,m- c) Rispetto a questi due usi, gli altri significati
ran und das NT, 1966, 92). della radice pqd in senso teologico sono assai
li legame tra la venuta di Jahwe ed un deter­ meno comuni.
minato momento che egli stesso stabilisce, si (1) Così il sign. di «ispezionare», molto fre­
ricollega ad una concezione già diffusa nel pe­ quente nel qal in senso profano (vd. sp. 3a f31),
riodo pre-esilico, pur essendo vero che - a dif­ si trova una sola volta applicato a Jahwe, ossia
ferenza dell’apocalittica - la venuta prospettata
in ls 13,4, in relazione alla concezione del
in quel periodo era ancora al di dentro del «giorno di Jahwe» escatologico (cfr. Is 13,6),
tempo, e non alla fine. Es 32,34; Am 3,14 par­ nella forma di un part. pi.: «Jahwe degli eser­
lano ad esempio del « giorno della mia visita » citi passa in rassegna un esercito di guerra »
(jòm poqdi; cfr. anche Sof l,8s.; Ger 9,24) e (cfr. Jenni, HP 228s.).
Ger 6,15; 49,8; 50,31 parlano del «tempo in
cui vengo a punire essi {o sim.) » (2) Solo qualche volta, nell’uso teologico del-
( ‘èt-peqadtìm). Qui si collocano soprattutto le l’ÀT, si trova pqd (seguito da ’al) nel sign. di
espressioni in st. cs. in cui il sostantivo « dare disposizioni, ordinare, comandare ».
p'qudda « visita » è retto da termini di tempo: Se si prescinde dal nome *pìqqùdim «ordini
jòm p€quddà «giorno della visita» (Is 10,3; Os (divini)» (vd. sp. le [3]), connesso con questo
9,7; Mi 7,4 txt em, cfr. Weiser, ATD 24,285), significato del verbo, tale uso verbale di pqd è
‘èt pequddàtàm «il tempo della loro visita» attestato solo in Sof 3,7, dove designa tutte le
(Ger 8,12; 10,15; 46,21; 50,27; 51,18) e senal manifestazioni con cui Dio ha comunicato ad
p fquddàtàm « l’anno della loro visita » (Ger Israele le sue volontà, ed in Esd 1,2 = 2Cron
11,23; 23,12; 48,44). Il carattere funesto di 36,23, dove si parla dell’editto con cui Ciro co­
questo momento della punizione minacciata ad manda di ricostruire il tempio, per esprimere
Israele (Os 9,7), a Giuda (Mi 7,4) ed a determi­ l’ordine che Jahwe trasmette al re persiano, al
nati gruppi fra il popolo (Is 10,3; Ger 8,12; fine di ricostruire il tempio di Gerusalemme.
11,23; 23,12), e negli scritti profetici esilici e (3) Più frequenti sono invece i passi nei quali
post-esilici anche all’Egitto (Ger 46,21), a Ba­ pqd (seguito da ‘al o ria ’cet) è detto di Jahwe
bilonia (Ger 50,27) ed ai suoi idoli (Ger 10,15; nel senso di « insediare, ordinare, disporre ».
51,18), è posto in evidenza da termini paralleli In Num 27,16s., nel dialogo tra Mose e Jahwe,
come: jòmàm « il loro giorno » (Ger 50,27) si tratta di stabilire il successore di Mosè. In
jòm 'edàm « il giorno della loro sventura » Ger 1,10 si usa l’hi., costruito allo stesso modo
(Ger 46,21), fm è hassillùm « i giorni della e con il medesimo significato, per dire che Ge­
vendetta» (Os 9,7), ed anche rà'à «disgrazia» remia è costituito profeta delle genti (per la ri­
(Ger 11,23; 23,12), come precisazione del con­ costruzione del testo ed il significato del verso,
tenuto di ciò che incombe su questa data da specialmente della seguente costruzione con
parte di Jahwe. Anche l’annuncio di Ez 9,1: l’infinito, che è insolita nel caso di pqd e che -
« si sono avvicinate le visite (pequddòl) della sempre all’hi. - si incontra altrove solo in Gios
città (Gerusalemme)» rientra chiaramente in 10,18, vd. W.L.Holladay, JBL 79, 1960, 363s.;
questo contesto (cfr. Ez 7,7; 12,23 e vd. Zim­ R.Bach in: FS von Rad 1961, 7-32: E.Vogt,
merli, BK XIII, 195s.), anche se manca un ter­ VD 42, 1964, 242-247; S.Herrmann, Die pro-
mine cronologico come nome reggente, ed an­ phetischen Heilserwartungen im AT, 1965,
che se il plurale pequddòi (da intendersi come 165-169; Rudolph, HAT 12, 4.7s.).
intensivo con Fohrer, HAT 13,53, oppure, con Qui vanno collocati forse anche i passi testual­
Zimmerli, l.c. 196, come un’allusione ambigua mente difficili di Ger 13,21 e 49,19 - 50,44,
alla « pluralità degli assistenti », menzionati qualora si voglia ritenere in Ger 13,21 la lezio­
poco dopo) rimane difficile da chiarire (vd. an­ ne del TM: « che cosa dirai, quando egli inse-
che Eichrodt, ATD 22,46.64). dierà sopra di te coloro chc tu, come capo,
avevi abituato ad essere tuoi amici fidati? »
(3) Il nome pequddà e pqd ni. vengono invece
(cfr. Weiser, ATD, 20, 1959, 115.124; diversa­
usati raramente per avvenimenti negativi, che
mente: Rudolph, HAT 12,92), ed in Ger 49,19
non provengono da Jahwe.
= 50,44 si voglia ripristinare il testo: ùbehìrì
In Num 16,29 J, in relazione alla triste morte, ormai 'èlcèhà ’cefqòd « ed io pongo su di essa il mio
prossima, dei ribelli Datan e Abiram, si tiene distinta eletto » (cfr. BH3, diversamente BHS).
da questa visita divina la morte naturale come avve­ Un senso ostile è insito nella particella ‘al, che
nimenti {pqd ni. 'al) «che capita a tutti gli uomini» segue il qal e l’hi. nella minaccia di Ger 15,3:

435 "ipa pqd VISITARE 436


«Quattro specie di mali manderò contro di l’apocalittica e Qumran vd. sp. 4b (2); per i
loro, oracolo di Jahwe: la spada per ucciderli, i LXX vd. K.Koch, ZThK 52, 1955, 38 = Um
cani per sbranarli, gli uccelli del cielo e le be­ das Prinzip der Vergeltung in Religion und
stie selvatiche per divorarli e per distruggerli », Recht des AT, 1972, 175; Flirst, l.c. 33-46;
e nella maledizione di Lev 26,16: «Manderò H.S.Gehman, VT 22, 1972, 197-207.
contro di voi il terrore, la consunzione e la feb­ W.Schottroff
bre, che vi faranno languire gli occhi e vi con­
sumeranno la vita», ed infine in Sai 109,6,
nella maledizione dei nemici, che l’orante cita
a sua volta: « Suscita un empio contro di lui, e
un accusatore sia alla sua destra! ». “HE) p r r hi. R O M P E R E
(4) Nell’uso teologico dell’AT compare rara­
mente il significato di «consegnare, affidare,
intimare ». 1/ prr è attestato in ebr. (hi. «distruggere,
Il secondo discorso di Eliu in Giob 34,13 ad rompere [un obbligo, un comandamento]) ed in
esempio, con la domanda retorica: « Chi mai acc. (AHw 829s.: pararu G « distaccarsi » ecc.,
gli ha affidato {pqd ‘al) la terra, e chi ha posto D « sciogliere »).
su di lui (sim ‘al) l’universo intero?» rifiuta Incerte sono le attestazioni in ug. (UT nr. 2121) e
espressamente l’idea che la cura divina dell’u­ nel pun. (DISO 237).
niverso (cfr. Giob 34,14s.) possa essere condi­
zionata da un incarico affidato a Dio, e si con­ Nell’AT prr è usato solo nel l’hi. (causativo) e
trappone perciò a quanto viene detto degli dei neH’ho. Come forma secondaria compare pur
in Mesopotamia, dove si fa derivare una tale Ili. «annientare» (Ez 17,19; Sai 33,10; 89,34
cura, che spetta a determinati dei, da un inca­ txt? [cfr. BHS].
rico specifico; si veda p.e. quanto vien detto di
Nergal: « Enlil, tuo padre, ti ha affidato le teste Il medioebr. conosce pure un pi. « sbriciolare » e un
nere, la totalità degli esseri viventi, ha conse­ pilp. « sbriciolare, frantumare » e, come derivato,
gnato nella tua mano il bestiame di Samuqan, pcrùr « lo sbriciolare, ciò che è sbriciolato, frammen­
to »; l’aram. giud. possiede l’af. « rendere nullo, lo
gli animali » (E.Ebeling, Die akkadische itpa. « frantumare » e l’itpalp. « essere sbriciolato »,
Gebetsserie “Handerhebung”, 1953, 114s., r. nonché il derivato pèrurà « pappa di farina ».
9s.; cfr. anche, per Sama|, il passo citato sopra, Una radice indipendente è invece prr II (GB 662;
tratto dal grande inno a Samas). KBL 782; contro Gesenius, Thesaurus 1131; Levy
Qui si colloca anche la confessione di fiducia IV, 131 s. 140): qal e hitpo. «oscillare» (Is 24,19), poi.
di Sai 31,6 «alle tue mani affido il mio spiri­ «strappare» (Sai 74,13), pilp. «scuotere, sbattere»
to». Essa corrisponde ad una analoga confes­ (Giob 16,12). Questo verbo compare anche nel me­
sione di una preghiera di Assurbanipal a Nabu: dioebr. (pilp.), nelParam. giud. e nel sir. (etp.) nel
sign. di « scrollare, rotolarsi, trovarsi in agonia ».
« La mia vita è scritta davanti a te, la mia ani­
ma è affidata al seno di Ninlil » (M.Streck,
2/ prr hi. è attestato 43x, di cui 8x in Num
VAB 7, 1916, 346, r. 21; SAHG 293), ed alle (15,31 e 30,9-16, due volte con inf. assol.), 5x
invocazioni di varie divinità, frequenti negli
in Ez, 4x ciascuno in Is e Ger, 3x in Giob; prr
scongiuri mesopotamici: « Samas... affidami ho. è attestato 3x (ls 8,10; Ger 33,21; Zac
alle mani misericordiose del mio dio e della
11,11); pur hi. 3x (vd. sp.).
mia dea, affinché ottenga vita e salute» Le attestazioni più antiche sono 2Sam 15,34 e
(A.Schollmcycr, Sumcrjsch-babylonische Hym-
17,14; si hanno poi, fino al periodo dell’esilio:
nen und Gebete an Samas, 1912, 96,98, r. IRe 15,19; Is 14,27; Ger 14,21; 31,32; Ez
1-3), oppure: «Nusku, figlio dell’Ekur,...Enlil è
16,59; 17,15.16.18; Is 8,10 (ho.); tre quarti dei
benigno, affidami a lui perché ottenga salute »
testi sono esilici e postesilici.
(Ebeling, l.c. 40s., r. 19.22).
Oltre a Sai 31,6 (con l’hi.), ls 26,16 (con il qal)
3/ Contrariamente all’uso delle corrisponden­
è l’unico passo in cui, nell’uso teologico del­
ti coniugazioni in acc., medioebr. e aram.
l’AT, gli uomini sono soggetto di pqd. Tuttavia giud., che sono legate ad oggetti concreti, nel-
il TM Jhwh hassar pegàdùkà « Jahwe, nel bi­
l’ebr. dell’AT prr hi. e ho. si riferisce a sostan­
sogno ti hanno cercato» è problematico in
tivi astratti. La traduzione precisa dipende dal­
questa forma (cfr. E. Liebmann, ZAW 24,
l’oggetto: «annullare» un consiglio (2Sam
1904, 77-80; Kaiser, ATD 18,168 n. 10; vd.
15,34; 17,14; Esd 4,5; Neem 4,9; ho. ls 8,10;
anche BHS).
cfr. Is 14,27 e pur hi. Sai 33,10) oppure dei
piani (Giob 5,12; Prov 15,22), e lo stesso vale
5/ Per lo sviluppo di questo temiine nel giu­ per il diritto di Jahwe (Giob 40,8) ed i presagi
daismo e nel NT cfr. H.W.Beyer, art. éittcDcÉTc- degli indovini (Is 44,25); « distruggere » il ti­
toucu, ThW 11,595-619 (= GLNT III, more di Dio (Giob 15,4), «por termine» alla
731-796); per quanto riguarda in particolare sua ira (Sai 85,5, non è necessario mutare il te­

437 T lD prr hi. ROM PERE 438


sto [vd. BHS]), « sciogliere » la fratellanza (Zac W S pcésa D E L IT T O
11,14), «trasgredire» l’ordine di Jahwe (Sai
119,126), il suo comandamento (Num 15,31;
Esd 9,14), (non «trasgredire», ma) «rendere 1/ ps' si incontra, oltre che nell’ebr. post-
nullo» un voto (Num 30,9.13.13.14.16), soprat­ bibl. e nell’aram. giud., anche in sir., ma con
tutto « rompere » un impegno (berìt\ vd. st. 4). significato variato (LS 613b: torpuit, perterri-
In relazione agli oggetti, prr hi. si distingue netta­ tus est; insipienter egit), e finora una sola volta
mente ad esempio da sbr « spezzare » (cfr. Jenni, HP nel sost, ug. ps' (2Aqht [= 11 D] VI,43 par. gan
176-178) e sht pi. «annientare» (cfr. però anche sht [^>g’h 1]; WUS nr. 2287: «colpa, peccato»;
pi. berìt Mal 2,8). UT nr. 2128: « sin »).
Solo in Eccle 12,5 prr hi. sembra usato intransitiva­ LA T attesta ps‘ qal e ni., cd il nome segolato
mente: il frutto de! cappero « erompe, scoppia » (così masc. pésa \
KBL 781).
2/ Il verbo compare 41 x nell’AT, 40x in qal
4/ In una metà delle sue attestazioni prr hi. e lx in ni. (Prov 18,19); si possono fare conget­
ha per oggetto -»berìt «impegno». Un uomo ture per ISam 13,3; Is 64,4; Giob 35,15; Eccle
«rompe» l’impegno che ha assunto di fronte 3,16 (vd. BH3). Molto frequente è ps' qal in ls
ad un altro (IRe 15,19 = 2Cron 16,3; Is 33,8), (9x, di cui Dtis 5x, Tritois 2x); seguono 2Re
che gli è stato imposto da un altro (la norma di 6x, Ger e 2Cron 4x, Ez ed Os 3x, IRe, Am e
vassallaggio Ez 17,15.16.18) opp. da Jahwe Sai 2x ciascuno; inoltre Sof 3,11, Prov 28,21,
(legge Gen 17,14; Lev 26,15; Deut 31,16.20; Is Lam 3,42; Dan 8,23; Esd 10,13. Le attestazio­
24,5; Ger 11,10; 31,32; Ez 16,59; 44,7). Jahwe ni di Am 4,4.4; Os 7,13; 8,1; 14,10; Is 1,2.28;
(non) « rompe » la sua promessa agli israeliti Prov 28,21, e alcune di l/2Re, sono le più an­
(Lev 26,44; Giud 2,1; Ger 14,21), a Davide tiche. Il verbo perciò comincia ad essere usato
(Ger 33,21), alle nazioni (Zac 11,10). La dispo­ neH’8° secolo, nella letteratura storiografica e
sizione (= ordinamento) di Jahwe relativa al profetica, e raggiunge la sua diffusione maggio­
giorno ed alla notte non può essere elimitata re verso il 600.
(Ger 33,20, forse bisogna leggere l’ho, tùfar in­ Il nome pésa', con 93 attestazioni, predomina
vece della forma hi.). nei libri narrativi e profetici (Sai 14x, Prov
Nessuno dei testi che parlano delfimpcgno che 12x, Is llx , Ez, Am e Giob lOx ciascuno, Mi
sussiste tra Dio e l’uomo è pre-deuteronomico. 6x, Gen, Es, Lam e Dan 3x ciascuno, Lev e
Con 22 attestazioni, prr hi. berìt è l’espressione ISam 2x ciascuno, Num, Gios, IRe e Ger lx
più rilevante per indicare la rottura di un im­ ciascuno). Le attestazioni più antiche sono:
pegno (-*•berlt III/6c). Non è necessario sup­ Gen 31,36; 50,17.17; Es 22,8; ISam 24,12;
porre che lo « Sitz im Leben » di questo modo 25,28; Am 1,3-2,6; 3,14; 5,12; M i 1,5.5,13;
di esprimersi sia la prassi giuridica dei trattati 3,8; Prov 28,2.13.24; 29,6.16.22; forse Gios
che venivano stipulati nell’ambiente orientale 24,19.
(come ritiene W.Thiel, Hcfèr befit. Zum Bund-
brechen im AT, VT 20, 1970, 214-229), poi­ 3/ Per influsso dell’esegesi di Es 22,8, quale è
ché anche in questo caso (escludendo forse 1Re stata proposta da L.Kòhler, ZAW 46, 1928,
15,19b) berlt significa «impegno», e non 213-218, il termine pésa' è stato quasi sempre
« patto, accordo ». tradotto con «contestazione, ribellione», con
conseguenze importanti per la dottrina vtrt. del
5/ A Qumram prosegue l’uso vtrt. con le peccato. Questa interpretazione però si è rive­
espressioni « rompere una promessa (berìt) » (4 lata insostenibile. Cfr. sul problema S.Porub-
QDibHam 5,8; 6,7; sogg. Jahwe) e «rompere can, Sin in thè OT, 1963; R.Knierim, Die
un precetto (hòq)» (CD 1,20). Oggetto del Ilauptbegrilfe fur Sunde im AT, 1965 (p. 143
« rompere » è qui anche qajjàmè qédcem « ciò n. 81 ulteriore bibliogr., tra cui
che sussiste fin da prima » (IQH 13,12). Anche H.W.Hertzberg, FS Rudolph 1961, 97-108).
quando soggetto di prr hi. sono le «frecce»
(IQH 2,26; 3,27), non è necessario supporre a) Anzitutto per determinare il significato fon­
una radice indipendente prr hi. «commovere» damentale bisogna tener conto di molte altre
(lat.) (così Kuhn, Konk. 181); anche qui si ha attestazioni antiche, oltre a quella di Es 22,8.
il sign. « distruggere ». Nuovo è invece prr In Gen 31,36, una narrazione che è quasi un
hitp. nel senso di «infrangersi, rovinarsi» esempio perfetto di quanto è detto in Es 22,8,
(IQH f 3,5). pésa', in base al contesto dei vv. 31-37, può
11 termine principale con cui i LXX rendono riferirsi solo all’atto del furto (voce gnb « ruba­
prr hi., SiatncESa^Eiv «distruggere, annullare», re »), non invece alla sua contestazione da par­
non compare nel NT. te di Giacobbe. Secondo ISam 24,10-14 pésa1
E.Kutsch si riferisce a slh jàd be « stendere la mano su »
ed a hrg « uccidere ». Secondo Prov. 28,24 un
giovane, che ha «derubato» (gzt) i suoi genito­

439 ^ p r a ' DELITTO 440


ri, contesta di aver commesso pàsa'. In Gen fatto apparentemente paradossale della libera­
50,17 il termine si riferisce al furto di persona. zione, del distacco. Questa traduzione si addice
Le attestazioni di Am 1,3.6.9.11.13; 2,1.(4.)6 a tutti i testi corrispondenti: Os 7,13 (par. ndd
(cfr. l’excursus di Wolff, BK XIV/2,185s.) si ri­ min «ritirarsi da»); Is 1,28 (par. sàboer «rot­
feriscono tutte quante ad azioni delittuose; cfr. tura», 'zb «abbandonare»); Ger 2,29-31 (par.
Am 5,12; Mi 1,13; 3,8; Sof 3,11 qal. In tutti rùd «vagare liberamente»); 3,13s. (par. sub
questi casi è impossibile tradurre pàsci' con « far ritorno »). Anche il verbo viene quindi
« contestazione, ribellione ». Inoltre, l’antichità usato per descrivere situazioni in cui si tratta
delle attestazioni e la situazione specifica che di delitti riguardanti la sottrazione di una pro­
esse suppongono impediscono di pensare che il prietà altrui o della rottura con qualcuno (cfr.
termine sia qui usato in un senso ampliato e IRe 12,19; 2Re 1,1; 3,5.7). La costruzione ps'
secondario. 'al di Os 8,1 è singolare e potrebbe riflettere un
uso secondario. KBL 785a ha colto il senso di
b) Ma anche l’esegesi abituale di Es 22,8 è in­ quanto stiamo dicendo, quando suppone che
sostenibile. Anzitutto supporre qui «contesta­ ps' ni. (Prov 18,19) significhi « subire una defe­
zione» significa fondarsi su un’esegesi del ver­ zione (?) ».
so che è inconseguente e sotto molti aspetti
contraddittoria. Per quanto riguarda il senso, d) Da quanto abbiamo esposto dovrebbe scatu­
la seguente traduzione presenta il minor nume­ rire il senso fondamentale del termine. È chia­
ro possibile di difficoltà; « In riferimento ad ro anzitutto che pàsa' non si identifica con i
ogni caso di delitto contro la proprietà {pàsa *), termini paralleli che abbiamo menzionato
riguardi esso un bue, un asino, una pecora, un (spec. gzl « derubare », gnb « rubare », slh jàd
mantello o qualsivoglia cosa perduta, in riferi­ be «stendere la mano su»). pcesa‘ è piuttosto
mento alla quale imo dica: “È stato lui (opp. un termine formale più ampio, che racchiude
egli la possiede)”, la causa di ambedue deve es­ in sé i vari tipi di delitti contro cose e persone,
sere portata davanti a Dio. Se Dio dichiara indicati con quei termini. Il fatto che, soprat­
colpevole lui (l’accusato), questi deve restituire tutto in Es 22,8, esso è già conosciuto con pre­
al suo prossimo il doppio ». Questa interpreta­ cisione, dimostra che già in antico era un ter­
zione viene confermata dalla più antica esegesi mine tecnico giuridico per indicare delitti pu­
di Es 22,8, che si trova in Deut 22,1-3. Deut nibili legalmente. Così pure in 2Re 8,20.22
22,1-3 però considera il caso della appropria­ ecc. il verbo è un termine del diritto interna­
zione indebita di un bene altrui, e non il caso zionale, che esprime il distacco, la sottrazione
della contestazione di un diritto di proprietà. di una parte da una compagine statale (cfr. an­
che I.Plein, ZAW 78, 1966, 10). Per II verbo,
Il contesto, Es 22,6-14, tratta di delitti contro la pro­ la traduzione più appropriata, che tiene conto
prietà, e non di casi di contestazione. Espressioni che
anche della mentalità comunitaria che esso
si riferiscono alla stessa realtà sono anche qui: ’bd
« andare perduto », gnb « mbare » (v. 6) e slh jàd be presuppone, è perciò: con la prep. be « rompe­
«stendere la mano su», cfr. ISam 24,11. Questa te­ re con », con mìttàhat jàd « togliere da »,
matica è il vero motivo che ha indotto ad ampliare quando è usato in assoluto « agire in modo de­
v. 6s. con v. 8, come indica tra l’altro la sentenza littuoso». Per il ni. vale il significato passivo
che conclude ambedue gli argomenti in v. 8b. « subire una defezione, subire un delitto, subire
la rottura (di una fratellanza) ».
c) Anche il verbo solo apparentemente può
ammettere la traduzione « ribellarsi ». Per 2Re e) La storia del termine inizia con il suo uso
8.20.22 bisogna chiedersi se ps' mittùhal jàd nei vari contesti g i u r i d i c i : richiesta di per­
indichi il processo con cui ci si libera da un le­ dono (in diverse forme e con diverse espressio­
game federativo, oppure solo il fatto della sol­ ni, fra cui —ns' « portare»; Gen 50, 17; ISam
levazione, della protesta, non importa se frut­ 25,28), difesa, discolpa o dibattito (Gen 31,36;
tuosa o meno. Per chiarire il concetto bisogna ISam 24,12; Prov 28,24: espressioni tecniche
perciò distinguere tra un distacco (avvenuto) ed di carattere giuridico dentro o fuori di un pro­
una sollevazione (solo tentata). L’espressione cesso), legislazione (Es 22,8). Il termine com­
«ps' dalla mano...» ed il contesto di 2Re pare anzitutto, e già in senso tecnico, quando
8.20.22 (cfr. 2Cron 21,8.10) indicano però si tratta di ordinamenti giuridici non cultuali,
chiaramente che si tratta di un distacco avve­ di processi e di liti con implicazioni giuridiche.
nuto, di uno sfuggire al dominio altrui e perciò Esso amplia poi il suo significato, se usato in
di una specie di sottrazione di proprietà. Solo altri ambienti. Nella l e t t e r a t u r a s a ­
in apparenza si oppone a questo significato l ’e­ p i e n z i a l e assume valore di formula l’e­
spressione preposizionale ps' be, che si trova in spressione Icsh pi. pàsa ‘ «coprire un delitto»
altri testi. Infatti bF «con» non si riferisce ad (Prov 10,12; 17,9; 28,13; 31,33; cfr. Prov
un movimento, ma indica piuttosto un legame. 19,11 'br 'al «passare accanto a»). Qui pàsa'
K.H.Fahlgren, fdàkà, nahestehende und ent- non è necessariamente una mancanza legal­
gegengesetzte Begriffe im AT, 1932, 19, ha mente punibile. Il «coprire» oppure il «con­
reso giustamente mediante « rompere con » il fessare e cessare di fare» (Prov 28,13) possono

441 UttfS pàsa' DELITTO 442


realizzarsi anche al di fuori di un processo. rie giuridiche, cd un delitto « profano » veniva
Questa concezione si fonda chiaramente sul giudicato negativamente anche dal lato teologi­
tentativo compiuto dalla riflessione sapienziale co, poiché Jahwe era il signore del diritto.
di contemplare tutti i possibili casi di pésa', e Anzi: pésa', ad esempio in Amos, è divenuto
di fissare il modo attraverso cui superare la il concetto più importante per esprimere il
loro efficacia malefica. Cfr. anche Pr 12,13; peccato, perché il rapporto tra Israele e Dio
28,2; 29,6. In quest’ambito il termine, che in era formulato chiaramente in termini giuridici.
origine ha un senso giuridico, finisce per essere Questa concezione teologica non è sempre
usato anche per azioni riprovevoli ed immora­ esplicita, e si è sviluppata d’altronde in manie­
li. Nella p a r e ne si , per lo più nella forma re diverse, ma spesso è abbastanza chiara an­
di un discorso divino, il concetto (con suffisso che quando si resta al di fuori del culto (cfr.
di 2a pers. pi.) si inserisce poi in un contesto Gen 31,36; 50,17; Es 22,8; ISam 24,12; 25,28;
chiaramente teologico. Con esso si esprime an­ Giob 7,21; 13,23; Prov 28,13 «confessare e
zitutto l’annuncio (condizionato) della imper- cessare di fare »).
donabilità dei pesà'ìm (Es 23,21; Gios 24,19;
Am 5,12), ma anche l’invito alla conversione b) La particolare caratteristica teologica del
(Ez 19,30s.) e l’annuncio del perdono (Is 43,25; termine si deduce dal significato fondamentale
44,22; cfr. anche Is 50,1; Giob 35,6). I primi sopra indicato: chi commette pésa' non si ri­
p r o f e t i che minacciano il g i u d i z i o ri­ bella semplicemente a Jahwe né si inalbera
corrono a questo termine nelle sue varie forme. solo contro di lui, ma rompe con lui, gli porta
Amos, per motivare il suo giudizio, riprende via, gli ruba ciò che gli appartiene, lo sottrae
probabilmente le formule dell’antico diritto indebitamente, lo usurpa. Sebbene questo im­
dell’alleanza (Es 22,8), ed indica così quale sia plichi sempre un atteggiamento cosciente, il
la provenienza e l’autorità del suo annuncio termine in quanto tale non indica la consape­
(cfr. Am 1-2). Michea definisce il suo compito volezza, ma la delittuosità di un’azione, che
profetico come «annuncio del pésa1» (Mi 3,8; consiste nei sottrarre una proprietà o nella rot­
cfr. Is 58,1; Giob 36,9; Lam 1,5.22). Per l’an­ tura di una comunione. Perciò per l’AT l’a­
nuncio del giudizio cfr. anche Mi 1,5; ls 50,1; spetto più grave del peccato è il delitto in
Ger 5,6; Ez 14,11; 37,23; 39,24. Il verbo è usa­ quanto rottura, e non « la ribellione della vo­
to spesso nelle parole di accusa di Jahwe: « essi lontà umana contro la volontà di Dio » (Kòh­
hanno rotto con me» (ls 1,2; 43,27; 66,24; ler, Theol. 160).
Ger 2,8.29; 33,8; Ez 2,3; Sof 3,11; cfr. anche Is c) Questa concezione di pésa ' precisa anche il
46,8; 48,8; 53,12; 59,13; Ger 3,13; Ez 18,31; suo rapporto con gli altri termini che indicano
20,38; Os 14,10; Am 4,4). «peccato». significa «mancare il bersa­
Nel periodo esilico e post-esilico il termine glio »; conduce solo accanto al bersaglio, (wh
compare soprattutto nei testi e nelle norme (-» 'àwòn) significa « piegare, contorcere »; con­
c u l t u a l i (ad eccezione di Giobbe): quando torce il corso delle cose, ps' significa « rompere
si esalta il perdono di Dio (~>ns' pasa) nella (con)»; sottrae alla comunione con un altro o
liturgia della festa post-esilica delle capanne alla sua proprietà. Ciò che diversifica questi
oppure di quella del giorno dell’espiazione, che termini non è una particolare psicologia, ma la
la precede (Es 34,7; Num 14,18; Mi 7,18-20; loro diversa origine: voce propria del linguag­
cfr. Lev 16,16.21; Sai 32,1), quando si prega gio comune, espressione dinamica, termine
Dio per ottenere il perdono (IRe 8,50; Sai giuridico. In ultima analisi, pésa' non significa
27,5; 51,3), quando si professa la propria inno­ «peccato». Se è vero che il termine ha una
cenza (Sai 59,4b + 5a) e quando si dibatte la dimensione teologica, è altrettanto vero che
propria causa (Giob 7,21; 13,23; 33,9s.; 34,6), l’AT, come sempre, intende parlare di « pecca­
nella confessione (Is 53,5; 59,12; Ez 33,10; Mi to» chiamando le azioni e i fatti con il loro
6,7; Sai 25,7; 32,5; 39,9; 51,3.5; 65,4; 103,12; nome.
Giob 14,17; Lam 14.22).
d) Il significato teologico di questo termine
4/ a) pésa ' è un termine teologico per il fatto tende a svilupparsi dal caso singolo all’univer­
che le azioni da esso designate riguardano Jah­ sale. Ciò non è solo chiaro quando le espres­
we o il suo diritto di sovranità, e perciò provo­ sioni passano da un caso « profano » ben deli­
cano il suo giudizio o necessitano il suo perdo­ mitato (p.e. richiesta di perdono: Gen 50,17;
no. Il fatto però che il termine appaia molto ISam 25,28; difesa: Gen 31,36; ISam 24,12;
spesso in contesti chiaramente teologici, è solo Prov 28,24) ad un ambito cultuale dove non si
di secondaria importanza: esso in realtà si rife­ può cogliere una mancanza particolare (IRe
risce essenzialmente a tutti i tipi di azioni de­ 8,50; Sai 25,7; 51,3; 59,4, e nel culto essa è
littuose chc hanno una configurazione giuridi­ confessata, più che contestata: Sai 25,7; 32,5;
ca. Tali azioni erano soggette al verdetto di 39,9; 51,3.5. ecc.). La cosa è chiara anche
Jahwe soprattutto perché il rapporto tra Jahwe quando si passa dalla forma singolare (47 su
e Israele (e gli uomini) veniva inteso in catego­ 93 casi) alla forma plurale (cfr. p.e. Is 53,5;

443 pésa' DELITTO 444


59,12; Ez 33,10; Sai 32,5; 39,9; 51,3.5; 65,4; Ullendorf, VT 6, 1956, 193), oppure se si tratti
103,12; Lam 1,14.22; cfr. anche le precisazioni di una radice distinta (così GB 666; KBL 786),
con ledi « totalità » e ròb « moltitudine » Lev nella quale, oltre agli equivalenti ebr. post­
16,21; IRe 8,50; Ger 5,6; Ez 14,11; 18,30.31; biblici e giud. aram, dovrebbe rientrare anche
37,23; Sai 5,11 ecc.). In Amos questo sconfina­ una attestazione ug. (UT nr. 2129; cfr. WUS
mento del termine al di là del caso singolo è nr. 2289).
molto evidente: mentre egli usa molto bene la
voce in tutta la sua forza originaria («delit­ Se si suppongono due radici distinte, allora in Gen
9,27 pth hi. «render ampio» (spiegazione del nome
to »), e lascia intravedere da dove proviene il
Jé/cet) va inteso come prestito della radice aram.
caso singolo, per la prima volta la usa anche in (Wagner nr. 242). mentre tale prestito è meno proba­
grande stile come una parola chiave con la bile per pth qal part. di Prov 20,19 (GB 666b: «apri­
quale, nella forma di un verdetto di Jahwe, re le labbra »; invece KBL 786a: « conversatore stol­
qualifica come delitti i fatti di un intero perio­ to») e per la forma di plh pi. di Prov 24,28, letta come
do storico. Per via di questo sviluppo, la con­ hi. (BDB 834b con riserva; cfr. però W. McKanc, Pro-
cezione teologica di posa' tende a racchiudere phets and Wise Men, 1965, 573s.).
sempre di più la totalità dei delitti di un’epoca,
sia del popolo sia dell’individuo, e la totalità 11 verbo è usato in qal «essere traviabile, stol­
della sua rottura con Jahwe. Una totalità così to», ni. «lasciarsi indurre», pi. «sedurre, tra­
intesa significa però teologia radicale del giudi­ viare» e pu. «essere sedotto». Si hanno inol­
zio; in quest’ultima si apre tuttavia uno spira­ tre gli astratti pàli II e petajjùt « semplicità, in­
glio quando nel culto si usano espressioni che genuità », ed il nome comune di persona péti 1
contengono la medesima parola, per proclama­ «ingenuo», la cui forma pausale ha eliminato
re, richiedere e celebrare il perdono di Jahwe completamente la forma contestuale *peti (BL
(Es 34,7; Lev 16,16; Num 14,18; IRe 8,50; ls 583; Joiion 242; per le varianti della forma
43,25; 44,22; Mi 7,18; Sai 32,1). plurale cfr. GK § 93x; BL 579).
Il nome proprio di persona PeHCèl (Gioe 1,1) non è
5/ Nei testi di Qumran il verbo compare 3x spiegato da Noth IP 255, mentre in KBL 786b è col­
(1QS 1,25 confessione dei peccati da parte del­ legato a peti « giovane » (cfr. anche W.W.Miiller,
la comunità) cd il nome circa 40x. Più o meno ZAW 75, 1963, 313; J.K.Stark, Personal Names in
la metà delle attestazioni sono formule tradi­ Palmyrene Inscriptions, 1971, 109; F.L.Benz, Perso­
zionali. Ciò significa che il termine, proseguen­ nal Names in thè Phoenician and Punic Inscriptions,
do ulteriormente nella sua evoluzione, è dive­ 1972, 396).
nuto ancor più un elemento fisso del linguag­
gio cultuale della comunità di Qumran. 2/ Il verbo compare complessivamente 27x
I LXX rendono il verbo ed il nome con nume­ (incl. Prov 20,19; 24,28; qal 5x, ni, 2x, pi. 17x,
rosi termini, tra cui soprattutto ctcrépEux, àvo- pu. 3x), péti 1 18x (Prov 14x, Sai 3x, Ez lx),
p,ia e àpapirux e vocaboli affini. E chiaro che péti II lx (Prov 1,22) e petajjùt lx (Prov 9,13);
nei LXX il termine ebraico non solo è tradotto la radice è quindi attestata 47x. In Prov, più
in modo assai irregolare, ma ha perso anche il che per il verbo, si può riscontrare una fre­
suo significato fondamentale. Cfr, G.Quell - quenza maggiore per i sostantivi (verbo 5x,
G.Bertram - G.Stàhlin - W.Grundmann, art. sost. 16x; anche péti in Sai 19,8 e 119,130 ha
àpapTava), ThW 1,267-320 (= GLNT un tenore sapienziale).
1,715-862); W.Gutbrod, art. àvop,£a / avop.o<^,
ThW IV, 1077-1080 (= GLNT VII, 1401-1408); 3/ Il nome comune di persona p éti indica un
W.Foerster, art. oTÉ0O[jiai, ThW VII, 168-195 (= tipo giovane, avventato e precipitoso, e quindi
GLNT XI, 1441-1518). traviabile e stolto, ma anche bisognoso ed in
R.Knterim grado di imparare: è I’« ingenuo », per il quale
vi è però ancora speranza (McKane, l.c.
265.342.563 ecc.: «an untutored youth»). Tra
i termini che l’AT usa per designare lo «stol­
to », questo è il meno forte (cfr. Skladny, Die
nns p th E SSER E T R A V IA B IL E àltcstcn Spruchsammlungcn in Israel, 1962, 35
ecc.; T.Donald, VT 13, 1963, 285-292).
La configurazione semasiologica del vocabolo
1/ È discusso se l’ebr. pth « essere traviabile, risulta chiara dai suoi sinonimi e dai suoi op­
essere stolto », ed i nomi che ne derivano, va­ posti. L’«ingenuo» è un naar «ragazzo, gio­
dano collegati con la ben attestata radice aram. vane» (Prov 1,4; 7,7), che è «povero di intel­
*plj «esser ampio» (DISO 239: KBL 1114s., letto» {Ifsar-lèb 7,7; 9,4.16); essendo irriflessi­
Suppl. 206a; Fitzmycr, Gen.Àp. 134s.; LS vo, cade nella disgrazia (22,3; 27,12); candida­
615b) e con l’arab. fatan «giovane» (Wehr mente « presta fede ad ogni parola» (14,15) ed
623a) (così ritengono p.e. Zorell 674s.; è uno «stolto» (->kfsìl 1,22.32; 8,5). Il suo
J.Hoftijzer, OTS 12, 1958, 25s.; cfr. anche E. contrario è l’«astuto» ( ’àrUm 14,15.18; 22,3;

445 n n s plh ESSERE TRAVIABILE 446


27,12), il « saggio » (->hàkàm 21■,!!), l’« assen­ ranza» (cfr. Ez 45,20). La sua «ingenuità»
nato» (nàbòn 19,25, ~^>bln). Sebbene P« inge­ non è tuttavia irrilevante dal lato religioso, né
nuo » ami la propria « ingenuità » {preti II, è priva di pericoli per lui e per il suo prossi­
Prov 1,22) ed erediti «stoltezza» ( ’iwwcelcet mo: a causa sua egli cade in disgrazia (Prov
14,18, -» ’aWil)> viene spronato ad apprendere 22,3; 27,12); la sua «infedeltà» (mesùbà) lo
l’«astuzia» (‘orma 8,5), cosa che avviene dal uccide (1,32); solo se egli abbandona la compa­
Iato negativo osservando il destino dei « beffar­ gnia degli « ingenui », camminando sulla via
di» (lès 19,25; 21,11, cfr. 1,22) e dal lato posi­ dell’accortezza ed imparando ad essere saggio
tivo con l’insegnamento dei « proverbi » (Prov 8,5; 9,4.6.16), può vivere (9,6), mentre al
(mesàìun 1,1.4), come pure del resto Io «rende contrario l’«ingenuità» (petajjùt) è legata alla
saggio» (~*hkm hi. part.) «la sicura testimo­ donna-follia (9,13), la cui via conduce alla
nianza di Jahwe» (Sai 19,8). morte. Benché per l’« ingenuo » le possibilità
Per quanto riguarda il verbo, la coniugazione di essere educato e salvato siano molte, non bi­
fondamentale, che esprime la condizione del­ sogna dimenticare che in ultima analisi I’« in­
l’essere facilmente traviato, dell’essere stolto, è genuità » in quanto stoltezza è un atteggiamen­
quella che si avvicina di più ai sostantivi, i to che porta alla sventura, cosa che è sottoli­
quali hanno una forte impronta sapienziale. neata del resto dall’uso di pth, che è ampia­
Questo si verifica soprattutto per le forme par­ mente negativo dal lato etico-religioso, special­
ticipiali di Prov 20,19 e Giob 5,2 (par. ->■’,ewìl mente nella coniugazione intensiva.
« stolto ») e per l’aspra accusa di Os 7,11, dove Tenendo conto di questo, tanto più enigmatico
Efraim è paragonato ad una « colomba stolta » deve sembrare ogni discorso opp. ogni lamento
che è priva d’« intelletto» (’èn -»/é6). Nell’am­ sulla avvincente forza seduttrice di Dio.
monizione di Deut 11,16 (cfr. Giob 31,27) si
mette in guardia contro un «cuore stolto», 5/ Per la letteratura qumramica (verbo e
poiché da esso si origina l’apostasia. nome ptj e pwtj\ Kuhn, Konk, 182s.; RQ 14,
La coniugazione intensiva del verbo, che espri­ 1963, 220), per i LXX (verbo reso per Io più
me in senso transitivo e fattitivo il realizzarsi con àuaTciv, péti soprattutto con acppuv,
dello stato di traviabilità e di stoltezza in cui axftxoc; e vrjmoc;) e per il NT (Mt 11,25 par.),
uno si trova (cfr. Jenni, HP 21), denota «tra­ cfr.ad esempio G.Bertram, art. vrimoq, ThW
viare, ingannare, sedurre » attivamente, oppure rV,913-925 (= GLNT VII,931-964); I.D. Amu-
anche « persuadere », poiché spesso il mezzo sin, Vestnik drevnej istorii 1961, 3-22, cfr.
che si usa sono le parole; non bisogna però sot­ ZAW 73, 1961, 322; J.Dupont, Les «simples»
tovalutare la forza impiegata per raggiungere lo (petàyim) dans la Bible et à Qumran, Studi sul­
scopo, specialmente quando è Dio il soggetto l’Oriente e la Bibbia, offerti al P.G.Rinaldi,
che agisce. 1967, 329-336 (con bibliogr.).
Detto deiruomo, plh pi. significa persuadere M.Scebo
con inganno e seduzione sul piano sessuale (nel
codice deH’alleanza, Es 22,15, riguardo ad una
vergine; cfr. Giob 31,9 ni.), in campo giuridico
(cfr. Prov 16,29 in relazione ad azione violen­
ta; cfr. anche 24,28; in senso positivo 25,15
pu.; con valore più generale Giud 14,15; 16,5;
2Sam 3,25) e religioso (l’allettante seduzione
dei peccatori Prov 1,10; cfr. Sai J; la falsa con­
fessione del popolo Sai 78,36 par. -*kzb pi. 1/ La radice sb' è attcstata in quasi tutti i
« mentire »). Il vocabolo si riferisce però prin­ rami delle lingue sem. (acc.: sabà'u «partire
cipalmente all’avvincente persuasione di Dio: per la guerra», sùbu « uomini, lavoratori, eser­
metaforicamente al giudizio di Dio ed alla sua cito in guerra», CAD S 41b.46-55; ug. sb’
azione salvifica nei confronti di Israele (assimi­ « esercito, soldati », WUS nr. 2299; UT nr.
lato ad una donna, Os 2,16), ma soprattutto 2138; ebr.: $b' « esercito » anche nell’ostraco di
per esprimere l’intervento potente di Dio pres­ Lachis nr. 3 = KAI nr. 193, r. 14; antico suda­
so alcuni profeti, che può provocare persino la rab.: db’ «fare la guerra» / «guerra», Conti
cecità, sia dal lato negativo in relazione ai falsi Rossini 226b; A.Jamme, Cahiers de Byrsa 8,
profeti (IRe 22,20-22 par. 2Cron 18,19-21; cfr. 1958/59, 161; et.: sab’a/dab’a «fare la guer­
Ez 14,9 pu.), sia dal lato positivo, anche se in ra», Dillmann 1281-1283).
un lamento, nell’ultima confessione di Gere­
mia (Ger 20,7.10 pi., ni. e pu.). Per una possibile attestazione fenicia di sb ’ cfr. DISO
240; KAI nr. 46, r. 5; M.G.Guzzo Amadasi, Le iscri­
zioni fenicie e puniche delle colonie in occidente,
4/ L’« ingenuo » non viene mai paragonato al 1967, S6.
-*nàbàl, lo «stolto» malvagio, né al ràsà L’eg. dabi'u «esercito» è _un prst. semitico, cfr.
l’« empio »; egli si trova anzi sotto la protezio­ W.Helck, Die Beziehungen Agyptens zu Vorderasien
ne di Dio (cfr. Sai 116,6) e sbaglia «per igno­ im 3. und 2. Jahrtausend vor Christus, 1962, 577.

447 «SS sàbà’ ESERCITO 448


Quanto al verbo, nell’AT sono attestati il qal e non contiene questo epiteto, diversamente da
l’hi. (vd. st. 3a); come derivazione nominale si Is con un totale di 62 casi (Dtis 6x, Tritois Ox)
ha solo il sost. sàbà’ (vd. st. 3b). e Ger con 82. È singolare la frequenza dell’ap­
pellativo divino nel periodo immediatamente
2/ Statistica: sb ' qal compare I2x (Num e Is posteriore all’esilio (Agg/Zac/Mal). Se si pre­
ciascuno 4x), hi. 2x (2Re 25,19 = Ger 52,25), scinde da lCron, dove compare solo in testi
sàbà' 486x secondo il prospetto seguente (esci. che dipendono da 2Sam, il titolo manca nella
sib’òt di Ger 3,19 [Mand 983b], cfr. Rudolph, tarda letteratura vtrt. Nei salmi l’epiteto predo­
HAT 12,28; incl. 2Re 19,31Q; Zac 9,8 txt?; mina nei canti di Sion e nei generi affini (Sai
Dan 8,13 txt?, cfr. Bentzen, HAT 19,56; sotto 46,8.12; 48,9; 24,10; 84,2.4.9.13; 89,9). Note­
« plur. » [in -òt] sono compresi anche Sai vole è il molteplice uso nel Sai 80 (v.
103,21 e 148,2 con desinenza masc.; E = epite­ 5.8.15.20), un salmo che proviene certamente
to divino fbà'òl ): dal regno del nord, e la cui data è fissata nel
725 a.C. da EiBfcldt, KS 111,221-232 (vd. st. 4).
sàbà’ tra cui al plur. inteso come E
In 1/2Re questo appellativo divino si trova
unicamente sulla bocca di profeti: Elia (IRe
Gen 4 —
18,15; 19,10.14), Eliseo (2Re 3,14) e Isaia (2Re
Es 5 5
19,31Q). Discussa è l’autenticità di Os 12,6

Num 77 16 —

Deut 4 1 —
(cfr. Wolff, BK X1V/1,276s.), mentre in Mi 4,4
Gios 5 — il titolo compare sulla bocca dei falsi profeti
Giud 4 — — (cfr. A.S.van der Woude, FS de Liagre Bòhl,
ISam 10 5 5 1973, 396-402). Se si esclude il Proto-Isaia, nei
2Sam 15 6 6 profeti il titolo divino si trova prevalentemente
IRe 14 4 3 in formule fisse (cfr. F.Baumgartel, Zu den
2Re 10 2 2 Gottesnamen in den Biichern Jeremia und Eze-
Is 70 62 62
chiel, FS Rudolph 1961, 1-29 [con tavole]).
Ger 87 82 82
Os 1 1 1 Per la storia di questo appellativo vd. st. 4.
Am 9 9 9
Mi 1 1 I 3/ a) Nel linguaggio militare, le attestazioni
Nah 2 2 2 verbali della radice sb' significano al qal
Ab 1 1 1 «muovere guerra» (Num 31,7.42; ls 29,7.7.8;
Sof 3 2 2
14
31,4; Zac 14,12), in hi. «arruolare per la guer­
Agg 14 14'
Zac 54 53 53 ra» (2Re 25,19 = Ger 52,25). In relazione al
Mal 24 24 24 santuario, sb’ qal indica il lavoro svolto dai le­
Sai 23 21 15 viti per il santuario stesso (Num 4,23; 8,24;
Giob 3 ~ — non il servizio cultuale, cfr. Num 8,26 e J.Mil-
Dan 6 — —
grom, Studies in Levitical Terminology I,
Neem 2 — —
1970, 61) oppure l’attività delle donne che pre­
ICron 26 4 3 stano servizio alfingresso della tenda del con­
2Cron 12
vegno (Es 38,8.8; ISam 2,22). Non si può pen­
— —

AT 486 315 285 sare che queste donne, anziché « tenere pulito
l’ingresso, che aveva un’importanza particolare
fbà'òt è un epiteto divino nelle seguenti per quello che si svolgeva nel santuario » (Her-
espressioni: tzberg, ATD 10,23), fossero delle prostitute sa­
( 1) Jhwh f b à ’òt 240x cre (così R.Dussaud, Les origines cananéennes
( 2) hà ’àddtì Jhwh sebà ’òl 5x du sacrifice israélite, 1921, 15; cfr. anche
( 3) ’adònàj Jhwh f b à ’òt 15x K.GaIling in G.Beer, HAT 3, 1939, 172, il
( 4) '“dònàj Jhwh hasfbà 'òi lx quale ritiene che gli specchi menzionati in Es
( 5) Jhwh ’al5him fb à ’òt . 4x 38,8 fossero gli specchi di Afrodite, cfr. 2Re
( 6) ,ajdhè fb à ’òl 2x 23,7): infatti il servizio a cui sàbàJ si riferisce
( 7) Jhwh ,a’lohè fb à ’òt 14x
Jhwh lòhè hasfbà ’òt 2x
non è mai cultuale, ma è sempre profano.
( S)
( 9) '“dònàj Jhwh '*tàht hassebà ’òl lx
(10) Jhwh ‘*hòhe fb à ’òt. ’adònàj lx b) II sost. sàbà’, il cui significato fondamentale
può essere descritto con « massa, peso, carico,
(5) e (6) sostituiscono un originario Jhwh fba'òt nel
salterio elohista (risp. Sai 59,6; 80,5,20; 84,9 e Sai forza», tutti termini del resto che hanno tra
80,8.15); (4) = Am 9,5; (8) = Os 12,6; Am 6,14; (9) = loro molteplici interferenze (Eifìfeldt, KS
Am 3,13; (I0) = Am 5,16; cfr. B.N. Wambacq. L ’épi- III,110s.), indica non un servizio «che si presta
thète divine Jahwé Seba’òt, 1947, 55, e vd. st. 4. di propria spontanea volontà, ma quello che
viene imposto da un superiore. Tale em di so­
Dal precedente prospetto statistico risulta che lito il servizio militare, ma poteva anche trat­
f b à ’òt non è mai usato come epiteto divino tarsi di un lavoro» (Elliger, BK XI, 14). 11 ter­
nel Pentateuco, in Gios e in Giud. Anche Ez mine ha un significato sia concreto chc astrat­

449 K32
T T
sàbà

' ESERCITO 450
to. sàbà' indica perciò «servizio militare» Jahwe (Is 40,26; 45,12; Sai 33,6). Mediante
(specialmente in unione con —js ‘ «andare a uno zeugma, l’espressione può essere estesa an­
prestare il servizio militare» (Num 1,320.22 che alla terra (Gen 2,1 P). Si ha invece un lin­
ecc.; cfr. anche -> ‘Ih lasjàhà' Gios 22,12 e ->bò' guaggio apocalittico quando in Is 24,21 vien
lassàbà’ Num 4,30.35.39.43; inoltre hulùs(è) detto che Jahwe chiederà conto un giorno « al­
sàbà' Num 31,5; 32,27; Gios 4,13; lCron l’esercito dell’alto» (,fbà’ hammàróm), indi­
12,25; 2Cron 17,18 e hàlù$ lassàbà' lCron cando probabilmente a questa maniera le divi­
12,24 «equipaggiato per il servizio militare»), nità astrali, chc pongono in discussione il do­
ed anche « campagna militare » (in unione con minio di Jahwe (cfr. O. Ploger, Teokratie und
milhàmà «guerra » Num 31,14; Is 13,4; lCron Eschatologie, 1959, 76).
7,4; 12,38) e «schiera» (Num 31,21.32.48.53; Conformemente all’uso verbale di sb\ anche il
2Sam 3,23 ecc.; cfr. anche sar sàbà’ «condot­ sost. può indicare il lavoro profano eseguito
tiero, capitano» Gen 21,22 ecc.). Il fem. plur. dai leviti nel santuario (Num 4; 8,24.25, sem­
in molti passi va inteso in senso militare: pre P). Infine, la letteratura tardiva usa sàbà’
«schiere» (Deut 20,9; IRe 2,5; Sai 44,10; anche per designare il servizio penoso del lavo­
60,12; 68,13; 108,12; lCron 27,3). Lo stesso ratore a giornata (Giob 7,1), la servitù (Giob
significato va visto probabilmente anche nelle 10,17; 14,14; cfr. ls 40,2, e anche Elliger, l.c.
frequenti forme sing. e fem. plur. di Num 1; 2; 14) ed una grande fatica (Dan 10,1).
10, tanto più che il censimento del popolo di
Num 1 ha un evidente scopo militare (cfr. *c) Tra i vocaboli sinonimi di sb’ qal e $àbà’
Num 1,3; D.Kellermann, Die Priesterschrift vanno ricordati alcuni termini di diversa im­
von Num 1,1 bis 10,10, 1970, 15), anche se portanza, che designano « esercito », « batta­
per P il censimento, eseguito in una prospetti­ glia, guerra» e «combattere»: ’agàf «eserci­
va militare, è chiaramente un elemento dell’or­ to» (HAL Ila) compare solo in Ezechiele (7x;
ganizzazione esteriore del popolo (Noth, ATD Ez 12,14; 17,21; 38,6.6.9.22; 39,4); gedud indi­
7,21), ed anche se fbà'ÓL in altri testi P indica ca sia « scorreria » sia « pattuglia, manipolo »
in generale le schiere di Jahwe opp. le schiere (HAL 170a; 33x); maffncé significa « accampa­
di Israele (Es 6,26; 7,4; 12,17.41.51); è per mento (in generale)», «accampamento milita­
questo motivo che anche Wambacq, l.c. 140, re» ed anche «esercito» (nell’AT 216x, di cui
suppone quest’ultimo significato in Num I; 2 e Num 49x; Giud 28x [senza il nome di luogo di
10. 18,12], ISam 22x, Es 19x, Lev 18x, Gios 17x,
Sai 68,12 (cfr. Is 34,2) mostra che sàbà’ può 2Re 15x, Deut lOx, Gen e lCron 8x ciascuno,
indicare una «grande moltitudine», ma non i profeti in totale 6x); per hàjil « forza, proprie­
in senso militare. Vi corrisponde f b à ’ tà » ed « esercito » -*■kóah 3.
hassàmàjim, che designa le stelle come « eser­ Per « battaglia, guerra » il termine più usato è
cito celeste ». Quest’espressione è frequente so­ milhàmà (319x, di cui l/2Cron 32x ciascuno,
prattutto nella letteratura dtn.-dtr., dove (come ISam 31x, 2Sam 29x, Ger 24x, IRe 23x, Giud
anche in Sof 1,5 e 2Cron 33,3.5) si riferisce 20x, Deut e Gios 18x ciascuno, ls 14x, Num
agli astri in quanto oggetto di culto idolatrico I2x, 2Re e Sai lOx ciascuno); cfr. anche l’in­
(Deut 4,19; 17,3; 2Re 17,16; 21,3.5; 23,4.5; certo làhcem di Giud 5,8, l’apaxlegomenon
Ger 8,2; 19,13). Alla concezione orientale delle naftùlim «battaglia, lotta» (Gen 30,8; cfr. p(l
stelle come potenze celesti corrisponde inoltre ni. « lottare » Gen 30,8 in un gioco di parole
la designazione degli angeli, riuniti in schiere con il nome Neftali; altrove ’bq ni. « lottare »
intorno al trono di Jahwe, con f b à ‘ Gen 32.25.26) ed il prst. aram. qeràb «batta­
hassàmàjim (IRe 22,19 = 2Cron 18,18; Neem glia » (Wagner nr. 270; nell’AT ebr. 8x, in
9,6). Capo di questo sàbà' è Jahwe stesso in aram. bibl. lx in Dan 7,21).
Dan 8,10, mentre in Gios 5,14, in una teofa­ Termine usuale per «combattere» è Ihm ni.
nia, si parla del capo dell’esercito di Jahwe, (167x, con una distribuzione simile a quella di
che è una figura simile al -+mal’a k Jhwh e milliàmà e con la frequenza maggiore nei libri
che, come messaggero di Jahwe, è nello stesso Num-Ger: Giud 31x, ISam 21x, Gios 17x, Ger
tempo identico a lui e distinto da lui. Anche in I6x, 2Cron I5x, 2Re 12x, 2Sam e IRe 9x cia­
Sai 103,21 e 148,2 txt si pensa a potenze ange­ scuno, Deut e Is 7x ciascuno); raro è Ihm q.
liche, poste al servizio di Dio. «combattere» (Sai 35,1; 56,2.3, sempre part.).
Un significato del tutto diverso ha fb à ' 4/ L’uso teologico dei termini indicanti
hassàmàjim quando l’espressione viene usata, «esercito» e «combattere/guerra» si restringe
in luogo di kòkàbìm «stelle», per indicare le a) alla «guerra di Jahwe» e b) alla designazio­
stelle innumerevoli, sul modello della termino­ ne di Dio come Jhwh f b à ’òt.
logia che viene usata quando si promette ai pa­
triarchi una numerosa discendenza (Ger 33,22; *a) Solo una piccola parte del vocabolario con
cfr. anche Dan 8,10). Senza sàmàjim , il termi­ cui si esprimono le varie concezioni della
ne sàbà' indica tutti i corpi celesti, quando con «guerra di Jahwe» è formata da voci come
essi si vuole esaltare la potenza creatrice di Ihm ni. « combattere » e milhàmà « guerra »
451 &02J
T T
sàbà ’ ESERCITO 452
(cfr. anche p.e. ~*hmm 4; ->hrm 4a; -*js’ 4a; tale epiteto fanno i profeti. Anche l’assenza di questo
->ntn III/3b; ->phd 4c). Vanno qui ricordate la titolo divino nel Pentateuco, ir Gios ed in Giud, è
formula «Jahwe combatte (Ihm ni.) per voi» contro la spiegazione di Jhwh f b à J5t come «Jahwe
bellicoso ».
(Es 14,14.25; Deut 1,30; 3,22; 20,4; Gios Di tutt’altro genere è l’interpretazione che vede in
10,14.42; 23,3.10; Neem 4,14) e le espressioni Jhwh un verbo opp. un nomen agentis (cfr.
’ìs milhàmà «guerriero» (Es 15,3 applicato a F.M.Cross, HThR 55, 1962, 256: *dù yahwì saba'òt
Jahwe; cfr. Is 42,13; ->1s IV/1), gibbòr « He who creates thè [heavenly] armies »;
milhàmà «eroe in battaglia» (Sai 24,8; ->gbr D.N.Freedman, JBL 79, I960, 156: «[The One
4e), mìlffmòt Jhwh «le guerre di Jahwe) Enthroned upon thè Cherubini] creates thè Hosts [of
(ISam 18,17; 25,28; «libro delle guerre di Jah­ Israel]»; cfr. anche W.F.Albright, JBL 67, 1948,
we» Num 21,14, -*sèfcer 3c), ed affermazioni 379-381; id., Yahweh and thè Gods of Canaan,
1968, 148; J.Obermann, JBL 68, 1949, 309:
come « vi è guerra tra Jahwe ed Amalek, di ge­
« Sustainer oF thè Armies »). Questa interpretazione
nerazione in generazione» (Es 17,16 nel cd. (respinta da De Vaux, Histoire ancienne d'Israèl,
canto del vessillo) e « di Jahwe infatti è la 1971, 427s,), che fa di Jhwh fb à 'o t la formula più
guerra» (ISam 17,47). antica, non permette di capire come sia sorta la for­
Per una panoramica su tutto il materiale e sul­ mula ternaria Jhwh ,<£lohè f b à ’ot.
la vecchia bibliografia concernente la guerra
nell’AT, con particolare riferimento alla Le molteplici spiegazioni di f b à ’òt predicato
« guerra di Jahwe », si veda p.e. O.Bauernfeind, divino (cfr. Wambacq, l.c. 4-45) possono essere
art. nokzvoq, ThW VI,501-515 = GLNT suddivise in tre gruppi. I fautori del primo
X ,1235-1272 (id., art. pàxopai., ThW IV,533s. gruppo riferiscono f b à ’òt alle schiere di Israele
= GLNT VI, 1427-1432); H.-J.Kraus, RGG (cfr. ISam 17,45 «nel nome del Signore degli
lV,64s.; cfr. anche W.H.Schmidt, Atl. Glaube eserciti, Dio delle schiere di Israele») e alludo­
und seine Umwelt, 1968, 34s.92-95. Fon­ no allo stretto collegamento di questo epiteto
damentale resta sempre lo studio di G.von divino con l’arca, da essi intesa come santuario
Rad, Der Hcilige Krieg im alten Israel, 1951; militare di Israele (E.Kautzsch, art. Zebaoth,
tra i lavori più importanti apparsi in seguito Realencyklopàdie fìir protestantische Theolo­
vanno segnalati R.Bach, Die Aufforderungen gie und Kirche 21, 1908, 620-627; E.Kònig,
zur Flucht und zum Kampf im atl. Propheten- Theologie des AT, 1922, 161; D.N.Freedman,
spruch, 1962; R.Smend, Jahwekrieg und Stàm- JBL 79, 1960, 156). I sostenitori di questa in­
mebund, 1963; F.Stolz, Jahwes und Israels terpretazione militare fanno tuttavia osservare
Kriege, 1972. in genere che il nome cultuale nel corso del
b) Si discute molto sul significato di fb à ’òt in­ tempo ha ampliato o trasformato il suo signifi­
teso come epiteto divino nell’espressione Jhwh cato, poiché i profeti si servono di questo titolo
f b à ’òt (267x, incl. i casi in cui un originario quando parlano di Jahwe che si volge contro il
Jhwh è stato sostituito còn wlòhìm) opp. Jhwh suo popolo.
’wlòhè f b à ’òt (18x, vd. sp. 2) e le soluzioni Questo significato più ampio è quello che vie­
proposte sono molteplici. 'u‘ìòhè fb à 'òt, colle­ ne proposto anche dai sostenitori del secondo
gato a Jhwh come attributo, è senz’altro uno gruppo, che riferiscono Jhwh fbà'òt alle schie­
stato cs. Non si può però stabilire chiaramente re cosmiche, siano esse le stelle in quanto po­
se in Jhwh fbà'ot si ha una relazione genitiva­ tenze astrali (A.Jeremias, Das AT im Lichte
le o attributiva, ossia se il senso è « Jahwe del­ des Alten Orients, 31916, 392s.; B.Duhm,
le f b à ’òt », oppure «Jahwe, (chc è) f b à ’òt», israels Propheten, ? 1922, 64; Kòhler, Theol.
poiché anche un nome proprio può essere 33: « rifiuto della concezione pagana, che le
chiarito con un genitivo (cfr. EiBfeldt, l.c. 106; stelle siano dei »), gli angeli in quanto schiere
M.Tsevat, HUCA 36, 1965, 49-58; diversa­ celesti che formano la corte di Jahwe (O.Bor-
mente G.R.Driver, JBL 73, 1954, 125-128). chert, Der Gottesname Jahve Zebaoth, ThStKr
Così pure è incerto se Jhwh f b à ’òt sia un’ab­ 69, 1896, 619-642; F.M.Cross, HThR 55,
breviazione della formula ternaria, e se vada 1962, 256), le «mitiche forze della natura del­
perciò spiegato in riferimento a quest’ultima l’ambiente cananaico, ridotte nella loro poten­
(Kòhler, Theol. 32), oppure se Jhwh ’xlòhè za» (V.Maag, Jahwàs Heerscharen, SThU 20,
f b à ’òt., che è molto meno attestato, sia uno 1950, 27-52 [citazione p. 50]: nella formula
sviluppo secondario della formula binaria Jahwe viene definito il sovrano di queste po­
(Wambacq, l.c. 100). tenze numinose), i demoni (F.Schwally, Semiti-
sche Kriegsaltertùmer l, 1901, 46; cfr. anche
W.R. Arnold, The Ephod and thè Arie, 1917, J.Wellhausen, Die kleinen Propheten, 31898,
142-148, ritiene che la formula binaria indichi una 77 « propriamente forse le schiere dei demo­
relazione genitivale, ma intende il plur. fbà'ot come
un genitivo dal significato generico o aggettivale
ni ») oppure tutti quanti gli esseri terrestri e ce­
(« Jahwe bellicoso »). Sebbene questa spiegazione sia lesti (Eichrodt I, 120s. = ital. 193-195; cfr.
grammaticalmente possibile, Arnold stesso deve am­ Wellhausen, l.c. 77: « probabilmente il mondo
mettere che l’interpretazione da lui proposta per e tutto ciò che esso contiene »; Wambacq, l.c.
questo epiteto divino mal si accorda con l’uso che di 272ss., il quale riferisce f b à ’òt di per sé alla

453 KnS
T T
sàbà

' ESERCITO 454
« massa » del popolo di Israele, ma ritiene che 1,11). Rimane però difficile da spiegare come
nei profeti esso si riferisca semplicemente alle mai questo titolo non sia mai usato dal Tritoi­
creature). Contro questa interpretazione co­ saia e da Ezechiele, mentre è molto frequente
smologica sta il fatto che le schiere celesti (co­ in Geremia (cfr. Baumgartel, l.c. 27ss.). Secon­
munque vadano intese) non sono mai indicate do W.KessIer, Aus welchen Grunden wird die
nell’AT con f b à ’òt, ma sempre con f b à ’ Bezeichnung « Jahwe Zebaoth » in der spateren
hassàmàjim « esercito del cielo », oppure (in Zeit gemieden?, WZ Halle 7, 1957/58, 767-771
testi tardivi) con f b à ’àw « i suoi eserciti » (Sai = Gottes ist der Orient, FS EiBfeldt 1959,
103,21; 148,2; masc. pi.). 79-83, si può dare una risposta soddisfacente,
Perciò è molto più verosimile la terza spiega­ se si suppone che l’espressione Jhwh fbà'òt
zione dell’epiteto divino, chc vede in f b à ’òt un rievocasse ancora delle potenze numinose inte­
plurale astratto d’intensità (come p.e. 'Ssòl grate e forse^ addirittura degli dei pagani (cfr.
«[vera] saggezza», dè'òt «[profonda] cono­ Maag, l.c.). È chiaro allora che Ezechiele evita
scenza », hamùdòl « [molto] prediletto » Dan la formula « perché voleva liberare gli antichi
9,23); EiBfeldt, o.c. 110-113, l’ha motivata am­ giudei da ogni legame con simili potenze oscu­
piamente (cfr. anche Vriezen, Theol. 124s.; re, conducendoli così all’adorazione esclusiva
Tsevat, l.c. 55: « plural of extension and im- di Jahwe» (l.c. 771 e 83). Tuttavia in questo
portance», cfr. 2Re 13,14). Questa spiegazione caso non si spiegherebbe facilmente il ritorno
dell’epiteto come «Jahwe della potenza» opp. della formula nei primi profeti postesilici, e
«Jahwe onnipotente» corrisponde non solo d’altro lato suscita perplessità l’intendere
alla frequente traduzione dei LXX xOpujq f b à ’òt come un titolo che deriva dalla lotta so­
■rcavToxpó.'rtop « Signore onnipotente », ma an­ stenuta dalla fede in Jahwe contro « le mitiche
che al fatto che Jhwh f b à ’òt è una designazio­ forze della natura dell’ambiente cananaico, ri­
ne caratteristica del Dio-re che siede sul trono dotte nella loro potenza », poiché una simile
dei cherubini (ISam 4,4; 2Sam 6,2 = lCron riduzione è senza paralleli nell’antico Oriente e
13,6; cfr. 2Re 19,15 = Is 37,16; Sai 80,2; 99,1), si confondono tra loro inavvertitamente « as­
e fbà'òt indica perciò il potere sovrano del re. semblea degli dei» e «corte (di un Dio)» (cfr.
\x attestazioni dell’epiteto in Sam e Sai confer­ A.S.van der Woude, De mal’ak Jahweh: een
mano che non appena Israele l’ha usato per il Godsbode, NedThT 18, 1963, 11).
proprio Dio, « it had become thè name of a
god whose principal attribute was royal maj- 5/ 1 LXX hanno reso di solito Jhwh f b à ’òt
esty » (J.P.Ross, VT 17, 1967, 92). con x'jpioq TtavToxpttTtop, ma talvolta anche
È difficile sapere se questo epiteto divino, con con x.\jpu>c (ùeòe;) craPau}?') (soprattutto in ISam
cui si designava il Dio-re Jahwe che sedeva sul e Is). La traduzione rara xùpioq tc!>v 5uvdtp.et*)v
trono dei cherubini nel santuario di Silo, fosse dovrebbe derivare, tranne che in Sai e in 2Re,
il titolo di un originario ’el f b à ’òt venerato in dalla recensione csaplare (cfr. Wambacq, l.c.
Silo, e che Israele ha preso dai cananei c tra­ 60 e la bibliogr. ivi citata). Qualche volta negli
sferito a Jahwe, oppure una designazione origi­ Apocrili e negli Pseudepigralì dell’AT si incon­
natasi nel culto della comunità di Israele (cfr. tra xupioq (fttòq) navToxpà'Tcap, ma per lo più
EiBfeldt, l.c. 119-121; R.dc Vaux, Les cheru- il semplice 7tavtoxpa.Tu>p (testi in Bousset-
bins et l’arche de Talliance, les sphinx gardiens GreBmann 312 n. 2). Negli scritti di Qumran
et les trònes divins dans l’ancien Orient, MUSJ Jhwh fbà'òt non è attestato con sicurezza (cfr.
37, 1960/61, 91-124 = Bible et Orient, 1967, tuttavia IQSb 4,25), mentre xupioq uavTo
231-259; W.H.Schmidt, Kònigtum Gottes in xpàTtop appare una volta nel NT, in una ci­
Ugarit und Israel, 21966, 89s.; Ross, l.c. 92). tazione vtrt. (2Cor 16,18), ed altrove solo nel-
Sebbene l’epiteto si sia affermato anche più l’Apoc (cfr. W.Michaelis, ThW 111,914 =
tardi nel regno del nord (nei circoli profetici: GLNT V,1003s.). Anche xupicx; è at­
IRe 18,15; 19,10.14; 2Re 3,14; cfr. anche il testato (Rom 9,29; Giac 5,4, sempre però in
Sai 80, che è del nord), dopo che Davide ebbe una citazione).
trasferito l’arca a Gerusalemme, esso restò le­ A.S.van der Woude
gato soprattutto a questo santuario, come con­
fermano del resto fuso frequente dell’epiteto
da parte del profeta Isaia, che è fortemente in­
fluenzato dalla teologia di Sion, ed i canti di
Sion (Sai 46: 48; 84). Alcuni profeti più recenti Pm
T3 sdq E SS E R E F E D E L E A L L A
usano molto meno il titolo da solo, e lo inseri­ C O M U N IT À /E S S E R E
scono invece in una formula (Ger, Agg, Zac,
Mal; cfr. Baumgartel, l.c.). Essi ricorrono a SALUTARE
questa designazione divina, che spesso è ancora
unita ad altri titoli, quando intendono sottoli­
neare fortemente la pienezza del potere di Jah­ 1/ 1/ sdq è una radice semO.; in acc. è usata
we (EiBfeldt, l.c. 122; cfr. Is 6,3; 54,4s.; Mal solo in nomi di persona di provenienza semO.

455 sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 456


(Buccellati 179; HufTmon 92s.96-99.I23.256s.) espressioni relative a un figlio-^ (KAI nr. 16,
e come sostantivo solo nella lettera di un re di forse «figlio legittimo, erede») e discendente-
Gerusalemme pre-israelitico (EA 287,32; CAD sdq (KAI nr. 43,11, cfr. Ger 23,5; A.van den
5 59b). L’arab. usa sdq per esprimere soprat­ Branden, BeO 6, 1964, 60-72; id., OrAnt 3,
tutto la « verità » di un’affermazione, facendo 1964, 245-261; J.Swetnam, Bibl 46, 1965,
così assumere al termine un senso più specifico 29*40).
(H.H.Schmid, Gerechtigkeit als Weltordnung,
1968, 69s), e lo stesso vale per l’aram. giud. e L’unica attestazione ug. chiara (Krt [= IK - Herdner,
CTA nr. 14] r. 12; incerto UT nr. 32 [= CTA nr.
per il medioebr., dove il sostantivo 60], r. 5) si riferisce alla regina (per le varie spiega­
sidqelà/fdàqà significa anzitutto « beneficenza, zioni cfr. Schmid, l.c. 70). Poiché anche nelt’AT .sdq
elemosina» (Lcvy IV,173a; Jastrow n,l263s.; è posto spesso in relazione con la regalità, vi sono
vd. st. 1V/6) e dove, sviluppando ulteriormente certamente dei collegamenti, che però sono poco uti­
la linea dell’ebr. bibl., si formano diversi nuovi li a chiarire il termine, dato che nelle iscrizioni sdq
derivati, che si riferiscono ad una giustificazio­ non è mai spiegato con una certa precisione.
ne di natura giuridica, intesa come un giudizio
o una condanna da parte di Dio (sdq pi., 3/ In numerosi nomi di persona sdq rappre­
?iddùq, $adqàrì). Poiché tuttavia la Pesitta (cfr. senta l’elemento teoforo (cfr. Gròndahl 187s.;
Dan 8,14!) ed il Targum (p.e. Am 5,7.12.24) F.W.Benz, Personal Names in thè Phoenician
non usano mai l’aram. sdq/zdq per l’ebr. bibl. and Punic Inscriptions, 1972, 398s. con bi­
sdq, avvertendo in tal modo che il senso è di­ bliogr.; Noth, IP 161 s. 189; Schmid, l.c. 70s.74;
verso e ricorrendo in questi casi per lo più alla vd. sp. 1/1). Esempi come Sdqdkr « Sdq ricor­
radice aram. zkh/zkj, ogni deduzione tratta da da » oppure Sdqjd‘ « Sdq sa » (sudarab. antico,
stadi linguistici posteriori deve essere molto Conti Rossini 162b.222b) fanno presumere che
cauta. si tratti di una divinità che non solo compie
Nell’AT II verbo è frequente in qal, pi. e hi. opere buone, ma anche vigila perché le impre­
(cfr. Jenni, HP 41ss.); in ni. (Dan 8,14 «essere se di un reo non siano dimenticate. Tale divi­
rivendicato nei propri diritti», detto del san­ nità viene menzionata separatamente, insieme
tuario) e in hitp. (Gen 44,16 «dimostrarsi con suo «fratello» Misòr «rettitudine», non
saddiq ») compare solo una volta. Quanto alle solo in Filone di Biblo, ma anche in ug. (Uga-
derivazioni nominali, i sost. sàdaiq (masc.) e ritica V,585 A 14; H.Gese ed aL, Die Religio-
fdàqà (fem.) hanno apparentemente lo stesso nen Allsyriens..., 1970, I69s.). Attraverso i
significato, perciò nel seguito saranno trattati nomi regali teofori Malkl-sódaq (Gen 14,18) e
insieme (cfr. tuttavia A.Jepsen, sdq und >adònì-scèdceq (Gios 10,1) essa è attestata anche
fdàqà im AT, FS Hertzberg 1965, 40, che ten­ per la Gerusalemme pre-israelitica (cfr. R.A.
ta di stabilire una distinzione: « sdq si riferisce Rosenberg, The God Sedeq, HUCA 36, 1965,
ad un ordine retto, sdqh invece ad un atteggia­ 161-177; Benz, l.c. 399).
mento retto che conduce all’ordine. Solo nel
periodo tardivo sdq assume la funzione di 4/ Questa coppia di dei va posta in relazione
sdqh, quando quest’ultimo si concretizza mag­ con quella formata dalla dea acc. Kittu(m) «d i­
giormente [nel sign. di « fare elemosina »]); ritto, giustizia » (AHw 494s.) e dal dio Mì/è-
come derivato, si ha infine l’agg. saddlq (BL saru(m) «giustizia, diritto» (AHw 659s.), che
479). non esprimono solo una giusta condotta ed
una procedura corretta in campo giuridico nel­
2/ Nell’aram. antico il sost. sdq e il corri­ la normale vita quotidiana, aspetti del resto nei
spondente agg. significano la « fedeltà » di un quali risulta poco evidente la loro natura divi­
re o di un gran sacerdote, in qualita di servo na, ma negli inni cultuali sono anche figli del
( ‘bd), di fronte al proprio dio personale o al so­ dio sole: nella sua epifania essi procedono alla
vrano ass. in quanto « signore » (KAI nr. sua destra e alla sua sinistra (SAHG 320, cfr.
215,11.19; 216,4s.; 217,3.5; 219,4: 226,2; anche il testo sum. p. 222) e preparano in tal
228A, 15 sdqh «dono di fedeltà»; cfr. DISO modo la « via » al re terreno, per cui quest’ul­
243). timo non solo diventa capace di regnare con
In fen. sono attestati solo l’agg. e il sost., in re­ giustizia, ma (in base alla relazione stretta che
lazione esclusivamente ad un re o ad un prin­ sussiste tra un’azione e la sua conseguenza) ac­
cipe ereditario (W.W.Baudissin, Kyrios III, quista anche benessere e ricchezza (SAHG 289;
1929, 379-428). Con essi si esprime un retto H.Ringgren, Word and Wisdom, 1947, 53-59).
comportamento di fedeltà di fronte agli dei Quando nell’AT scedwq e mi sòr sono usati as­
(KAI nr. 4,6; 10,9) o ai re (KAI nr. 26 A 1,12), sieme (Is 11,4; Sai 45,7s. detto del re; cfr. fen.
cosa che al tempo stesso costituisce il fonda­ KAI rr. 4,6) oppure - in forma più ebraizzata
mento di una lunga vita (KAI nr. 4 e 10); si - si parla di « far sorgere (giudicare con) sàdeeq
descrive quindi a questo modo non solo un at­ e mPsàrim (plur. oppure prestito stereotipo?;
teggiamento, ma una potenza durevole che è - >jsr)» in Sai 9,9; 58,2; 98,9 (sempre azioni
propria dei re buoni. Sono poco chiare le divine), risulta chiara una relazione con l’uso

457 sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 458


acc. Anche la frequente combinazione ebr. Lev - — — - 5 — 5
fdàqà (fem.) ùmispàt (masc.; successione an­ Deut — — 1 4 7 6 18
che in ordine inverso) è forse una traduzione Giud - — — - - 2 (2) 2
dell’espressione acc. ISam - — - 1 - 2 (1) 3
2Sam - - 1 2 - 4 7
5/ Un’importanza ancora più grande ha nella IRe — - i 2 - 3 6
religione eg. la Maat, una realtà che non rac­ 2Re - — 1 - - 1
chiude in sé solo « verità » ed « equità », costi­ ls 3 — 3 14 25 36 (3) Si
tuendo quindi il fondamento dell’etica e della Ger — 1 3 6 8 0) 18
giustizia, ma che viene intesa spesso dagli egit­ Ez 1 2 — !6 4 20 (3) 43
tologi come «ordine universale» (bibliogr. in Os - - — 1 2 I 4
Schmid, Le. 50 n. 263). Essa sta in un rapporto Gioe — — — — - ! !
molto stretto con il faraone: governando con la Ani - — — 2 - 3 5
Maat, egli regge non solo il popolo, ma il Mi - - - — - 2 (1) 2
mondo intero. Nello stesso tempo, Maat è il Ab - — — 3 - - 3
fondamento ultimo della corretta attività di Sof — — — 1 1 - 2
ciascun uomo. Il fatto che essa sia intesa come Zac ' - — - 1 - 1 2
ordinamento universale indica tuttavia che essa Mal - — — 1 2 3
subisce un processo di demitizzazione (non an­ Sai 3 — 1 52 49 34 (2) 139
cora dimostrato da un punto di vista sistemati­ Giob 14 2 1 7 7 4 35
co). La Maat è anzitutto una dea, figlia del dio Prov — - 1 66 9 18 94
sole Re, che è al tempo stesso il dio più grande Eccle - - — 8 3 — 11
(diversamente da Babilonia), ed un cibo sacrifi­ Lam — - - 2 - - 2
cale indispensabile per dei e re. « Ho offerto la Dan (1) - i 1 1 3 (2) 7
Maat che egli amava, poiché so che egli Esd - - - 1 - — 1
(Amun) vive di essa. Essa è (anche) mio pane, Neem — — — 2 - ( 3
ed io bevo della sua rugiada. Io sono una sola lCron - — - — - 1 !
cosa con lui» (Hatsepsut; S.Morenz, Àgypti- 2Cron - - 1 2 - 2 5
sche Religion, 1960, 128; cfr. H.Bonnet, Real-
lexikon der àgyptischen Religionsgescbichte, AT 22(1) 5(1) [2 206 119 157 (15) 523
1952, 430-434; AOB nr. 104; ANEP nr. 572).
Normalmente non si è soliti mangiare l’ordine Già da un primo sguardo sommario risulta
universale. chiaramente che la radice ha una frequenza
L’egiziano comune è invitato, al pari del re, ad maggiore in ls, Ez, Sai e Prov, dove si concen­
operare ed a dire sempre Maat. Traspare qui trano più di due terzi delle attestazioni. Si trat­
l’idea di una «circolazione» tra il divino e ta di libri nei quali predominano soprattutto le
l’umano, che si attua costantemente attraver­ tradizioni di Gerusalemme, sia quelle di carat­
so un agire responsabile (S.Morenz, Gott und tere sapienziale (Prov, cfr. Giob e Eccle), in cui
Mensch im alten Àgypten, 1964, 122). Inoltre, si insiste particolarmente sull’agg. saddìq, sia
in quanto dottrina, Maat è oggetto di istruzio­ quelle di carattere cultuale, dove abbondano
ne, specialmente negli scritti sapienziali. Si può invece i sostantivi (Sai; alcune attestazioni nei
notare una certa vicinanza all’AT quando si libri storici sono di carattere innico e apparten­
parla di Maat fondamento del trono regale, gono a questo gruppo, lo stesso vale per nume­
cosìcome s&dcrq è nell’AT il sostegno del tro­ rosi casi di Ez e del Dtis). Uno studio del signi­
no del re o di Dio (Sai 89,15; 97,2; Prov ficato teologico dovrebbe partire da questi
16,12; 20,28 txt em; H.Brunner, Gerechtigkeit complessi.
als Fundament des Throns, VT 8, 1958,
426-428; diversamente Z.W.Falk, VT 10,
1960, 72-74). Bisogna inoltre ricordare che la 111/ 1/ I lessici e le traduzioni della Bibbia,
concezione della Maat che può essere insegnata in base alla traduzione greca Bixaioowi] e da
ha esercitato un notevole influsso sulla tradi­ quella latina iustitia (LXX, Volgata), rendono
zione sapienziale isr., per quanto riguarda sia di solito il verbo sdq con «esser giusto», ed i
la hokmà {—hkm) sia la fdàqà. sostantivi con «giustizia, diritto». Senza dub­
bio sdq qualifica positivamente determinati at­
teggiamenti umani e divini. Sotto quale profilo,
II/ Nell’AT ebr. (senza i nomi propri) la ra­ però? La risposta è sempre stata controversa,
dice è attestata complessivamente 253x (più lx sin da quando sono iniziati gli studi dei concet­
aram. sidqà in Dan 4,24): ti ebr. in una prospettiva storica (rassegna bi­
qal. pi. sad- sa- f - bliogr. in Schmid, l.c. ls.).
(ni.) (hitp.) hi. dtq daq dàqà (plur.) tot. a) Solo i libri storici, benché usino raramente
Gen 1 (I) - 10 - 3 15 la radice, offrono esempi concreti su quale at­
Es - - 1 3 - - 4 teggiamento sia sdq, e quale non lo sia. Piutto­

459 p*13 sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 460


sto antico è l’uso di sdq per indicare un giove­ l’altra è retta e perciò innocente (saddlq), e
vole rapporto tra re e suddito (vd. sp. 1/2), e quindi danneggiata a torto nel corso sereno
per esprimere la mutua fedeltà, la lealtà, che si della sua esistenza. Chi è coinvolto in qualche
esprimono in maniere diverse, a seconda della conflitto, non vive più nel senso pieno del ter­
condizione sociale di ciascuna parte. Compito mine, non ha più alcuna fdàqà , per quanto
supremo del re è quello di creare un « ordine $addlq egli possa ancora essere.
(mispàt) prospero ed una fdàqà per tutto il Un caso simile si verifica quando dei popoli
suo popolo» (2Sam 8,15; cfr. Deut 33,21; IRe sono in guerra tra loro; Israele è allora persua­
10,9; Ger 22,3.15; 23,5; 33,15; Ez 45,9; Prov so che Jahwe interviene a restaurare nuova­
21,3; l’espressione comincia ad essere «demo­ mente la fdàqà del suo popolo (Giud 5,11;
cratizzata» a partire da Ez 18,5.19.21.27; Deut 33,21). Un altro caso di conflitto si crea
33,14.16.19). quando dei servi cercano di giustificarsi dal­
In qualità di mòsél saddlq il re, come sole che l'accusa di furto, di fronte ad un signore
sorge (2Sam 23,3), esercita un’azione vivifican­ ( ’àdon) che li ha ben accolti (Gen 44,16 hitp.).
te sulla sua terra; come suprema corte d’appel­ Anche aU’interno di un «gruppo familiare»
lo (oppure come patrono degli indifesi?) inter­ può sorgere un simile contrasto. In qualità di
viene nel processo e con la sua sentenza fa sdq pater familias Giuda condanna al rogo la sua
a colui che ha ragione (2Sam 15,4 hi.). D ’altra nuora vedova, perché si era prostituita ed era
parte un suddito è saddlq se non si ribella (ps\ rimasta incinta. Quando però Giuda è costretto
ISam 24,18, cfr. v. 12) o se non leva la sua ad ammettere che essa Io ha fatto per il levira­
mano contro l’unto (ISam 26,23 fdàqà). Fin­ to (ed egli stesso è il padre del bambino), deve
ché rimane fedele, possiede una fdàqà presso confessare: «H a agito lealmente ed è innocen­
il re (2Sam 19,29). te, io no (sàdeqà tnimmannl)» (Gen 38,26).
Anche in questo caso del resto il comporta­
b) sdq viene usato però anche al di fuori del­ mento secondo sdq da parte dell’interessato (la
l’ambito statale, per esprimere ad esempio ogni donna), tendendo a rinsaldare un legame con
altro rapporto che intercorre tra un padrone e la comunità (il matrimonio con un uomo mor­
il suo servo. Si usa il sostantivo quando un ser­ to), supera il puro adempimento di un dovere.
vo (‘cébced) come Giacobbe aiuta fedelmente il
suo padrone, anche se quest’ultimo è suo suo­
cero (Labano), al di là del puro dovere: « In fu­ d) Una forma istituzionalizzata per rimuovere
turo risponderà per me la mia fdàqà (= il ser­ quanto turba la pace di una comunità è il pro­
vizio fedele prestato al padrone), poiché essa si cesso, che in epoca pre-esilica è di competenza
aggiungerà al mio salario di fronte a te » (Gen di tutti quanti gli uomini liberi di una comuni­
30,33 E?). Già da questa antica attestazione ri­ tà locale, i quali si riuniscono presso la porta
sulta che fdàqà è più di un comportamento della città e non hanno bisogno di un partico­
conforme al dovere, e perciò supera una sem­ lare collegio di giudici. Poiché coloro che han­
plice rivendicazione del salario; essa anzi non è no capacità giuridica sono al tempo stesso le
neppure un comportamento, ma è una potenza persone a cui spetta la competenza cultuale,
che l’uomo retto acquisisce con le proprie ogni processo assume carattere religioso. L’ob­
azioni, e che influisce persino sulla qualità dei bligo di aiutare la parte che è saddlq, accusata
suoi prodotti materiali (il gregge delle pecore o accusatrice che sia, a recuperare la propria
nel caso di Giacobbe).
fdàqà , viene inculcato con diverse serie di
L’agg. saddlq viene usato qui con un significato proibizioni apodittiche (cultuali?). In realtà, un
che è forse ancora più ampio rispetto a quello saddlq la cui esistenza sana ed incensurata
dei sostantivi. Esso si usa per il comportamen­ (fdàqà) è stata posta pubblicamente in discus­
to di persone che hanno uguali diritti e designa sione e quindi ridotta al nulla, è una contrad­
(nella comunità locale) il cittadino incensurato. dizione in se stesso e causa di inali per coloro
Del tutto scellerata è considerata l’azione di che Io circondano (Es 23,7s.). Solo nelle inter­
coloro che sopraffanno ed uccidono un simile pretazioni più recenti di tali serie di proibizio­
71 $addlq (2Sam 4,11; IRe 2,32; cfr. Gen ni la qualifica di sdq non viene applicata solo
18,24s.; 20,4). alle parti in causa nel processo, ma anche al
collegio giudicante, in quanto deve comportarsi
c) Quando scoppia una lite, si turba lo stato di «con sd'dceq» nei riguardi di un concittadino
fdàqà che vige tra uomini (o gruppi) che vivo­ coinvolto ingiustamente in una lite (Lev
no insieme, e tra i membri di una comunità 19,15). Nell’uso giuridico la cosa principale
viene a crearsi una estraneità che ha conse­ non è mai la «giustizia» del giudice (come di­
guenze funeste, e non si giunge in tal caso a re­ remmo noi), ma la restaurazione delia fdàqà
staurare la fdàqà prendendo delle contromisu­ dell’accusatore o dell’accusato con l’assoluzio­
re, o facendo intervenire magari una terza per­ ne e con la reintegrazione della sua piena vita
sona. Secondo la concezione ebraica, che tende civile, e ciò comporta la condanna dell’avver­
alla polarizzazione, una parte è l’istigatrice re­ sario « ingiusto », ossia malvagio. Alla base di
sponsabile, e perciò malvagia (rasa"), mentre tutto questo vi è una concezione del diritto, se­

461 $dq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 462


condo la quale ogni processo deriva da uno b) H.Cremer ha inteso per primo fdàqà come
sconvolgimento di relazioni comunitarie che concetto funzionale, e più precisamente come
devono essere ripristinate. Perciò (in teoria) una condotta che è c o n f o r m e a l l a c o ­
nessun processo dovrebbe concludersi solo con m u n i t à (Die paulinische Rechtfertigungsleh-
l’assoluzione di una parte, senza la condanna re im Zusammenhang ihrer geschichtlichen
dell’altra. Quando la parte che è scidclìq viene Voraussetzungen, 21909). Questa interpretazio­
assolta e quindi ristabilita nella sua stima ed in ne ha ottenuto un vasto consenso (Eichrodt I,
tutto ciò che le consente una vita prospera ($dq 16ls. = ital.251; Kòhler, Theol. 17s.; von Rad
hi.), la parte avversa (anche solo per un’accusa 1,382-395 = ital. 418-432; K.Koch, “Gemein-
ingiustificata) viene condannata come empia schaftstreue” im Israel der Kònigszeit, ZEE
(ri' hi.), per esempio a quaranta battiture meno 1961,72-90; id., sdq im AT, Heidelberg 1953
una (Deut 25,1-3; cfr. 19,19). Giudicare con [tesi in teologia]). In realtà i testi che abbiamo
$àdreq non significa quindi assolvere o condan­ citato, nei quali l’atteggiamento secondo .yiq
nare « senza partito preso », ma rimuovere un viene maggiormente concretizzato, possono ri­
conflitto ncU’interesse di tutti, in modo chc co­ ferirsi a delle relazioni istituzionalizzate all’in-
lui che ha sofferto un danno nel corso della temo di una comunità, le quali vengono con­
sua vita sia aiutato a riacquistare i propri dirit­ fermate e conservate con delle azioni caratte­
ti, e colui che ha turbato la quiete sia reso in­ rizzate da sdq. Il concetto di «comunità» va
nocuo: ne deve risultare così una condizione però chiarito con maggior precisione, sdq non
ottimale di pubblica concordia e di prosperità. è usato quanto si tratta di vincoli di sangue
(Gen 30,33: Giacobbe ha con il suocero un
2/ a) La spiegazione e la resa in lingua mo­ rapporto di lavoro), ma quando si tratta di un
derna di quel comportamento umano descritto sostegno reciproco all'interno di una determi­
con sdq costituiscono già da tempo un difficile nata comunità, o di una relazione tra signore e
problema per gli esegeti. Le antiche traduzioni servo, tra re e suddito, e anche tra un uomo ed
(vd. sp.) fanno pensare ad un atteggiamento un forestiero che abita presso di lui (Deut
corretto, ossia c o n f o r m e a l l a n o r m a , 1,16), tra un padrone di casa ed un ospite (Gen
che si fonderebbe in sostanza sulla legge divina 44,16; 20,4?), mentre non viene utilizzato per
intesa come norma o per lo meno come idea il commercio e le relazioni internazionali. Re­
assoluta di giustizia. Il concetto contrario —rs' stano problematici i testi in cui si richiedono
descriverebbe allora l’atteggiamento dell’em­ pesi e misure «di pkdaq » (Lev 19,36; Deut
pio, che vive senza una legge (LXX àvopoq). 25,15; Ez 45,10). Si tratta forse della collettivi­
Ancora oggi vi sono esegeti convinti chc sdq si tà isr. che deve conservarsi integra anche nel­
riferisca ad una norma fissa (G.Quell, ThW l’esercizio dell’economia (cfr. il contesto), op­
11,177 = GLNT 11,1194s.; Jacob 75ss.). La na­ pure del fatto che, indipendentemente da ogni
tura di una simile norma è divenuta però sem­ relazione che sussiste airinterno della colletti­
pre meno chiara per la scienza biblica. Signifi­ vità, bisogna usare sempre la « misura giusta »
cativo è quanto scrive E.Kautzsch, Abhandlun- (Schmid, l.c. 99 contro Koch)? È inoltre diffici­
gen iiber die Derivate des Stammes sdq im le capire perché la radice sdq sia usata spesso
alttestamentlichen Sprachgebrauch, 1881, 53: per esprimere l’atteggiamento giusto dell'uomo
« Non risolviamo nulla con questa idea della nei confronti del suo Dio (e viceversa), mentre
perfetta corrispondenza con una qualche nor­ è unita raramente con il concetto di berìt (« al­
ma ». In epoca pre-esilica non si trova mai un leanza»), che è fondamentale per definire il
riferimento ad una norma precisa, ossia ai co­ rapporto con Dio (eccezione p.e. Sai 50,5s.).
mandamenti divini; anzi, esso viene escluso Per la fedeltà di Jahwe all’alleanza si usa di so­
quando, nelle antiche narrazioni, .fdàqà va ol­ lito hóesxd, a cui corrisponde talvolta da parte
tre quanto è richiesto per puro dovere (p,e. umana la fdàqà (p.e. 1Re 3,6).
Gen 38,26). È inoltre singolare il fatto che, an­
che nei testi tardivi, quando si parla di sdq ci si c) Una soluzione originale viene proposta da
riferisca molto poco a lòrà o sim. (eccezioni H.H.Schmid. In analogia con le concezioni
sono Deut 4,8; Sai 19,10 e Sai 119), diversa­ orientali dell’ordine egli intende siédceq come
mente da quanto avviene invece per l’idea di o r d i n e u n i v e r s a l e , che sussiste fin dal­
« timore (jir'à ) di Dio». Non si riscontra quin­ l’inizio del mondo e si manifesta nell’ambito
di un legame con una norma prefissata (nel del diritto, della sapienza, della natura e della
linguaggio moderno, influenzato dalla sociolo­ fecondità, della guerra e della benedizione, del
gia e diverso da quello della tradizione dogma­ culto e del sacrificio. Il dio supremo garantisce
tica, si parla di norme di comportamento più o l’ordine universale e fa del re il proprio rap­
meno lluide, e si intende quindi come norma presentante sulla terra. Ogni uomo deve uni­
quello che è uso, costume. In questo senso l’a­ formarsi a questo ordine generale (similmente
gire secondo sdq è naturalmente vincolato ad già A.Jepsen, sdq und sdqh im AT, FS Hertz-
una norma, come lo è ogni atteggiamento mo­ berg 1965, 78-89). D ’altra parte non è facile
rale). capire come mai, ad esempio, una vedova che

463 pl2{ sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 464


si prostituisce non contravvenga a tale ordine creta e l’uomo la possiede come se fosse una
universale (Gen 38,26; Schmid, l.c. 92s.), men­ sua proprietà» (Prinzip..., 176). Dio collabora
tre questo capita invece per un semplice furto in tutto questo in quanto, con la sua opera,
(Gen 44,16; Schmid, l.c. 104 n. 119). Inoltre, pone in vigore subito e completamente, in co­
$dq nell’AT è ristretto a determinati fenomeni lui che agisce, il rapporto che sussiste tra l’a­
sociali, e non appare mai per elementi cosmici zione e la sua conseguenza (per la discussione
come le stelle ed il mare (che però possono es­ sollevatasi attorno a questa tesi cfr. gli altri
sere collegati con la legge di Jahwe, Ger 5,22; contributi raccolti in: Prinzip..., specialmente
cfr. 31.35). quelli di F.Horst e H.Gese). Proseguendo oltre
lo studio di Koch, bisogna sottolineare senza
d) Un’ulteriore difficoltà per la mentalità occi­ dubbio che la capacità di compiere il bene, e
dentale deriva dalla constatazione che i sostan­ quindi la premessa per uno stretto rapporto tra
tivi sfcdieq/fdàqà non racchiuono mai soltanto azione buona ed effetto salutare, deve prima
un atteggiamento morale, ma fin dall’inizio trasferirsi da Jahwe all’uomo opp. al popolo di
(vd. sp. Gen 30,33; anche fen., vd. sp. 1/2) de­ Israele (vd. st. per i salmi). Con von Rad 1,388
signano uno s t a t o di salute piena ed integra. = ital. 424s., si può allora intendere la fdàqà
Nei salmi e nei testi profetici questo aspetto «quasi come una sfera d’azione, in cui vengo­
talvolta è così evidente, che i traduttori si ve­ no inclusi gli uomini e di conseguenza resi ca­
dono costretti a rendere il sostantivo con « sa­ paci di particolari azioni ».
lute» (p.e. Is 51,1-5 nella Bibbia di Zurigo).
Come si spiega questa duplice connotazione? e) È problematico infine stabilire fino a che
J.Pedersen ha inteso sdq come un’autoafferma- punto sdq designi un atteggiamento bilaterale,
zione delP«anima» che, secondo la concezio­ sul tipo di quello supposto da una «justitia di­
ne ebraica, compenetra l’uomo tendendo ad stributiva», ossia se esso significhi anche, e
una vita e ad un aspetto buono, vedendo per­ anzi primariamente, g i u s t i z i a p u n i t i ­
ciò nell’atteggiamento morale e nello stato di va . E significativo che una simile interpreta­
salute, racchiusi nel termine sdq, due elementi zione venga proposta quasi solo per quei passi
formanti una unità di mezzo e di scopo (Israel che parlano di scedceq/fdàqà di Dio (F.Nòt-
l/Il, 1926,. 378ss. = ted.: Die Behauptung der scher, Die Gerechtigkeit Gottes bei den vorexi-
Gerechtigkeit, in: Das Prinzip der Vergeltung lischcn Propheten, 1915; A.Diinner, Die Ge­
in Religion und Recht des AT, hrsg. von rechtigkeit nach dem AT, Schriften zur
K.Koch, 1972 [d’ora in poi: Prinzip...], 8-43). Rechtslehre und Politik 42, 1963; Schmid, l.c.
tCH.Fahlgren ha notato come in alcuni voca­ I75s.; contrario H.Cazelles, A propos de quel-
boli dell’AT, rilevanti dal lato teologico, si ques textes difficiles relatifs à la justice de Dieu
uniscano strettamente tra loro una buona ed dans l’Ancient Testament, RB 58, 1951,
una cattiva azione da un lato, ed un risultato 169-188). Essa può fondarsi anche sui testi che
salutare o funesto dall’altro, concludendo che riferiscono sdq al procedimento giudiziario,
gli israeliti avevano «una concezione sintetica dove però nell’AT l’essere saddiq del querelan­
della vita », per la quale un’azione è stretta­ te o dell’accusatore ha un’importanza maggiore
mente legata alla sua conseguenza (s'dàkà di quella che spetta al giudice (vd. sp. lll/ld);
nahestehende und entgegengesetzte BegrifTe im inoltre, essa può basarsi su espressioni che de­
AT, 1932 = Prinzip... 87-129 [riprodotto solo signano Jahwe come sdfèt, una qualifica che
in parte]). « Ogni cosa buona della vita viene normalmente nelle nostre Bibbie non solo vie­
creata dalla comunità, e da essa conservata e ne tradotta con « giudice », ma è intesa anche
distribuita. Agire contro il principio comunita­ dagli esegeti alla luce di un ideale occidentale
rio è perciò sotto ogni aspetto una cosa cattiva, di giudice, benché nell’AT oggetto del spt divi­
ed al tempo stesso malvagità e disgrazia, tra­ no siano spesso solo i poveri, i deboli e gli in­
sgressione e punizione» (Prinzip..., 127). nocenti, per cui sarebbe meglio tradurre diver­
K.Koch ha ulteriormente sviluppalo questa samente spt. È perciò comprensibile il giudizio
concezione, sottolineando il fatto che con essa di von Rad: « Il concetto di una fdàqà che pu­
non si considera solo la causa e l’effetto come nisce non è documentabile; sarebbe una con-
strettamente uniti, ma l’azione moralmente ri­ tradiclio in adiecto » (1,389 = ital. 425).
levante viene concepita al tempo stesso come
una sfera che avvolge da quel momento in poi IV/ 1/ In nessun altro luogo la radice sdq è
colui che la compie, per cui l’idea fondamenta­ così frequente, rilevante e complessa come nel
le da cui bisogna partire è quella di una sfera s a l t e r i o . Solo qui si rende evidente la con­
d’azione che produce fatalmente un suo effetto vergenza tra il sàdeeq umano e quello divino; il
(Gibt es ein Vergeitungsdogma im AT?, ZThK linguaggio raro di alcuni passi profetici diventa
52, 1955, 1-42 = Prinzip..., 130-180): «Con il chiaro a partire di qui.
suo agire l’uomo si “crea” una sfera che lo cir­
conda stabilmente, operando salvezza e disgra­ a) Solo nel salterio la forma maschile sàdepq
zia. Questa sfera è formata di materialità con­ predomina su quella femminile fdàqà ; ia dif­

465 P13 sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 466


ferenza di significato non si può trascurare, ma si). È significativo che davanti a questo termine
è diffìcile da rilevarsi e non è stata avvertita non si usi l’articolo, come nel caso dei nomi
sempre alla stessa maniera nei vari periodi in propri (eccezioni sono Is 1,26; 32,17; 61,3; Ec­
cui si è sviluppata la poesia dei salmi. Nel can- cle 3,16; Dan 9,7).
tsj di ringraziamento si dice (40,1 Os.): «H o an­ Se sàdceq/fdàqà nell’ambito di una festa di­
nunziato sàdceq nella grande assemblea... Non scende sul popolo e sulla terra, ne deriva a
nascondo la tua fdàqà in fondo al cuore »; qui questi ultimi 1) vita e fecondità (Sai 65,6ss.;
fdàqà sembra indicare la singola azione divina 72,1 ss.; 103,6; mediante la pioggia Os 10,12; Is
a vantaggio dell’autore, la quale si fonda su un 45,8; Gioe 2,23s.), 2) vittoria su eventuali ne­
più vasto sàdceq (senza suffisso, cfr. 89,15-17). mici (Sai 48,1 ls; 129,4s. [saddiq]; Mi 7,9s.;
Lo stato di sàdceq però non può essere solo il Giud 5,11; Deut 33,20s.), 3) capacità di com­
presupposto della fdàqà (da parte di Dio), ma piere il bene (Sai 99,4; Os 2,21; Is 1,21.27;
ne può essere anche la conseguenza (da parte 33,5; Giob 33,26). Il terzo punto è fondamen­
delPuomo). La preghiera per il re del Sai 72 tale, ed è il presupposto per i primi due. Quan­
spera che al re venga fatto il dono di una ti partecipano dello stesso culto e sono dotati
fdàqà che lo renda capace di reggere il suo di sàdceq (in tal senso sono detti saddìqìm in
popolo in sàdceq, ed inoltre che le colline siano Sai 33,1; 142,8), restando fedeli alla comunità
feconde in fdàqà (v. 1-3). Similmente, il tardi­ ed operando bene nella vita di ogni giorno, at­
vo Sai 119 (v. 142 « la tua fdàqà è sàdceq per tirano su di sé e sul loro prossimo prosperità e
sempre e la tua legge è stabile ») fa pensare, nel vittoria, in virtù di quella sfera d’azione che
suo contesto, che la trasmissione della torà al opera fatalmente un suo effetto. Questo modo
tempo di Mosè fosse ritenuta un’azione-fdàqà, di vedere esclude già di per sé che il comporta­
che ha instaurato per gli israeliti una stabile mento morale sia nell’uomo qualcosa di ovvio
condizione di sàdceq (v. 141-144). D ’altra parte e spontaneo; l’israelita ritiene invece che nel­
al sàdceq del re di Sai 18,21.25 corrisponde l’uomo vi sia un impulso naturale che Io spin­
fdàqà nel passo parallelo di 2Sam 22,21.25: ge ad un egoismo autodistruttivo. Ciò che ap­
forse che in alcuni periodi non si avvertiva partiene alla sfera morale deve essere continua­
nessuna differenza? mente riproposto. A questo scopo non è suffi­
ciente un insegnamento intellettuale, ma biso­
b) Nei canti collettivi, e specialmente negli gna sperimentare nel culto, ed in una maniera
inni, si celebra il fatto che un sàdceq/fdàqà del che abbraccia l’intera esistenza, il superamento
cielo (89,17; 97,2; Jepsen, Le. 86) scende sulla di ogni estraneità tra uomo e uomo, tra l’uomo
terra nel quadro di una teofania, per fondare ed ogni realtà, e quindi tra l’uomo e Dio. Solo
nuovamente in Israele il sàdceq umano che così si risveglia la volontà e la coscienza di vi­
sembra esser venuto meno (85,11-14; 99,4 vere fedeli alla comunità, poiché ci si sente po­
fem.), mentre gli altri popoli stanno a guardare sti al sicuro in quella salvezza comunitaria che
(98,2 fem.). Mediatori sono il cielo (inteso proviene da Dio. Il sàdceq era giunto un tempo
come essere vivente: 50,6; 85,12; 97,6), la pos­ sulla terra con la creazione stessa, e senza al­
sente mano di Jahwe (48,11) oppure la luce del cun presupposto (Sai 33,4-6; 89,11-17). Il suo
volto divino (24,4s. fem.; 85,14). Anche esseri rinnovamento (nella festa d’autunno?) suppone
divini di second’ordine possono svolgere la invece un movimento circolare: solo chi nella
stessa funzione (per gli altri popoli fuori di vita di ogni giorno si comporta da saddiq può
Israele? 58,2; 82,3 hi,). Come re dell’universo entrare nel lempio attraverso le porte di sàdceq
Jahwe rende il suo popolo partecipe di una po­ (118,19s.) per ricevervi ancora benedizione e
tenza di cui egli stesso è avvolto (9,5; 89,15-17; fdàqà (24,5s.; 68,3s. saddiq). La sfera dell’a­
99,4; 103,17-19). Questo passaggio teofanico zione divina passa probabilmente sul soggetto
ha di mira la comunità riunita nel culto sul umano nel banchetto sacrificale, che ha valore
monte Sion (nella festa d’autunno?). Analoghe sacramentale (zìbhè sàdceq Sai 4,6; 51,21; Deut
rappresentazioni si hanno anche per le divinità 33,19; cfr. Sai 65,5s.; 132,8s.; Koch ZEE 1961,
della «giustizia» delFambiente eg., bab. e 83-87; diversamente Schmid, l.c, 100-102), TI
can., le quali accompagnano il dio sole. Gli dono della fdàqà ad un rasa', cioè una «giu­
esegeti ritengono di solito che nell’AT queste stificazione dell’empio», è impensabile non
raffigurazioni siano immagini poetiche. È però solo nei salmi, ma anche in tutto l’AT (diver­
possibile che una realtà, la quale fino all’epoca samente H Reventlow, Rechtfertigung im Hori-
di Davide veniva venerata in Gerusalemme zont des AT, 1971).
come una divinità viva ed indispensabile, si sia
ridotta all’improvviso ad una pura astrazione? c) Ancor più frequente è l’uso di $dq nei canti
Comunque, nell’uso isr. sàdceq viene svuotato individuali. Qui emerge chiaramente la corri­
di ogni tratto personale e privato di ogni vene­ spondenza tra la fdàqà umana e quella divina.
razione, ossia è demitizzato, ma resta sempre Se uno si diletta del sàdceq di Jahwe, Jahwe si
qualcosa di spaziale e di concreto, che si po­ diletta dei suo sàl&m ( ^ slm) (Sai 35,27). Il sal­
trebbe definire come realtà operativa (o iposta­ mista sofferente chiede di essere esaudito « nel­

467 p'IS sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 468


la fdàqà (divina)» (31,2s.; 71,2; 143,1; cfr. contro l’idolatria, a favore del popolo (Sai
119,40) oppure esclama: «dà ascolto, Jahwe- 106,31). Invece la frase famosa di Gen 15,6 (E?
sàdceq» (17,1 ; identificazione delle due realtà? Dtr?) potrebbe richiamarsi alla prassi dell’in­
Schmid l.c. 76) o anche: « rispondimi, Dio del gresso al tempio: «Credette in Jahwe e gli fu
mio $cedceq » (4,2). Si prega perché la grande accreditato a fdàqà». Abramo crede di fronte
fdàqà che è in cielo possa diventare luce per ad una promessa di discendenza, che appare
coloro che sono fedeli a Jahwe (36,7-11). Se impossibile. Perciò gli viene attestata una «ca­
ciò avviene, il saddìq vacillante viene nuova­ pacità di salvezza», in quanto un simile atto di
mente rafforzato (7,10), il mispat (= le condi­ fede corrisponde alla fdàqà di una vita intera
zioni esteriori) si volge di nuovo in sàdceq, os­ (G. von Rad, Die Anrechnung des Glaubens
sia in prosperità (94,15). zur Gerechtigkeit, ThLZ 76, 1951, 129-132 =
È importante qui una certa concezione della GS 130-135; K.Koch, Tcmpcleinialiliturgien,
via (dércek) che considera unitariamente la FS von Rad 1961, 45-60).
condotta ed il corso della vita, ossia vede la re­ In alcuni passi risulta chiaro che sdq non indi­
lazione che intercorre tra azione e conseguenza ca solo l’azione dell’individuo, ma anche lo
nel suo decorso storico. Se uno volge a Jahwe stato di salute che ne deriva; con l’azione infat­
la sua via (37,5-7; cfr. 23,3), il suo sédeeq ri­ ti l’uomo determina il suo destino. Il saddìq
splenderà un giorno come luce. Stare nel tem­ «germoglia» {prh Sai 72,7; 92,13), gode nel
pio è utile, poiché così la via e la fdàqà di corso del tempo dei frutti delle sue azioni
Dio possono diventare una forza determinante (58,12); il suo corno (qàrcerì), simbolo della sua
per la propria storia personale (5,9; cfr. v. 13). forza, si eleva (75,11; 112,9); partecipa di una
L’interferenza tra la fdàqà divina e quella luce che è a sua volta $addiq = piena di una
umana fa sì che in alcuni testi non sia più forza salvifica (112,4; cfr. 97,11). La fdàqà di
chiaro chi ne sia il soggetto: Jahwe ama ( ’hb un giusto rimane nella sua casa e produce be­
11,7; 33,5) fdàqà'. significa che egli compie nessere e ricchezza (112,3).
benevolmente alcune azioni salvifiche o che Il passaggio dall’azione-,sdq allo stato-sdq av­
egli ama i saddìqìm umani (146,8)? Nel sàdeeq viene solo con l’intervento di Jahwe, che viene
si contempla il volto di Jahwe (17,15): in quel­ lodato come saddìq per questa sua collabora­
lo dell’orante (11,7) o in quello di Dio che ir­ zione. Si ritiene di solito che in questo predica­
radia il suo volto? to sia racchiusa l’idea di una «justitia distribu­
Nella preghiera dell’accusato sdq ha un’impor­ tiva» (recentemente Schmid, l.c. 148), ma la
tanza particolare (7; 17, forse anche 35 e 69). cosa non è sicura. Anche se l’intervento di Jah­
Si intravede forse qui ancora la prassi del giu­ we in favore del saddìq ha come conseguenza
dizio divino per quei casi che la comunità non la debilitazione e l’annientamento del rasa'
riesce a dipanare e che perciò vengono risolti (71,24 1fdàqà]\ 129,4), non vi è d’altro lato al­
nel tempio con un’ordalia (IRe, 8,3ls.). Jahwe cun testo nel quale la punizione dell’empio
allora esamina probabilmente non solo la col­ come tale, ossia senza alcuna relazione con un
pevolezza o l’innocenza nel caso concreto, ma saddìq che da essa viene liberato, sia intesa
anche tutto il comportamento tenuto nella vita come emanazione di una fdàqà divina. Ciò
passata nei confronti degli amici e dei nemici vale anche per i casi in cui Jahwe è celebrato
(7,4-6; 17,3-5). II giudizio (spi) di Jahwe tende comc sò/èt saddìq (7,12, cfr. v. 10; 9,5), che
immediatamente a porre in atto per il saddìq non significa semplicemente «giudice giusto»,
ed il rasa' la relazione che sussiste tra l’azione come propongono le moderne traduzioni della
e la sua conseguenza (7,9s.l7s.; 69,28s.), ed Bibbia, ma il compito del sovrano di « solleva­
esso si esprime anche, singolarmente, con una re» e di conservare i sudditi che gli sono fede­
terminologia teolànica (7,7s.; 17,13-15; li. Le espressioni parallele che cantano il spt
35,23s.). bcsàdceq di Jahwe, « sollevare (dal potere del)la
Un’altra occasione in cui si parlava della sfera-.»&/#•</ », hanno per oggetto la terra fecon­
fdàqà dell’individuo era la liturgia di ingresso da (tèbèl 9,9; 96,13; 98,9); perché proprio que­
al tempio, nel corso della quale chi visitava il sta realtà dovrebbe essere oggetto di un giudi­
tempio veniva interrogato dai sacerdoti sulla zio forense? Testi come 69,28s., dove il saddìq
rettitudine della sua vita (15; 24) e, dietro ri­ e non l’empio accede alla fdàqà di Jahwe, e
sposta positiva, probabilmente con una senten­ 143,1, dove l’orante, per via della fdàqà divi­
za declaratoria «egli è fedele alla comunità/de­ na, non sarà giudicato, escludono una «justitia
gno di salvezza » (saddìq hù; conservato solo in distributiva». Quando Jahwe è lodato come
Ez 18,9) veniva informato che la sua salvez­ saddìq, i termini paralleli sono «benevolo»
za era imminente. Con questa frase la fdàqà (hannùn 116,5) e « fedele« (hàsìd 145,17),
era attribuita a Dio {—hsb 4a). La stessa for­ mentre la sua ira è l’elemento antitetico (7,12).
mula era forse usata anche per il giudizio divi­ Se l’orante ha sperimentato l’aiuto di Jahwe,
no; si potrebbe capire così almeno l’applicazio­ ha provato la fdàqà divina ed ha conseguito
ne all’azione compiuta da Finees, al quale vie­ nuovamente la sua fdàqà , esalta pubblicamen­
ne accreditato a fdàqà l’intervento sanguinoso te nel culto la fdàqà/scedceq divina che gli è

469 p7X sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 470


stata concessa (22,32; 35,28; 40,10s.; 51,16; creta è buono o cattivo è necessaria l’illumina­
71,15s. 19>24; 88,13; 145,7). zione della sapienza, che è attiva, vivificante e
plasmatrice con tutti i suoi saggi insegnamenti,
d) Nei salmi regali il sovrano esercita la fun­ e trae la sua origine ultima da Jahwe. La sa­
zione di mediatore tra la salvezza di Dio e pienza (hokmà) assume quella funzione che nei
Israele. Egli è il destinatario preferito del dono salmi si esercitava attraverso un passaggio cul­
salvifico della fdàqà. Questa lo pone in grado tuale. Nasce perciò con essa l’idea di una
non solo di risollevare il suo popolo dalla sfera fdàqà che si estende a tutti gli uomini, e non
del sédeeq, ma di esercitare anche un’azione più solo ai membri di Israele. Soprattutto Prov
misteriosa sulla fertilità dei monti e delle valli 8 descrive la sapienza personificata quale me­
e di fare in modo, infine, che i suoi sudditi si diatrice di sédeeq (v. 8.l5s.20).
comportino viccndcvolmcntc in sàlòm e in Più che descrivere l’atteggiamento secondo sdq
sédeeq (72,1-6). Se fa una guerra, il suo avan­ nelle sue varie componenti, i saggi si interessa­
zare assume tratti epifanici. E accompagnato no alle conseguenze che esso comporta per l’a­
da sédeeq come Jahwe (45,4-8). Tuttavia nep­ gente. Dovendo ricercare e fondare gli ordina­
pure egli possiede il sédeeq in maniera naturale menti che caratterizzano la vita umana nel suo
e spontanea. Solo se ha custodito le vie e le sviluppo (questo è infatti il compito principale
leggi di Jahwe, se ha conservato le mani pure della sapienza), è chiaro che il tema principale
di fronte a Dio e agli uomini, può possedere diventa quello di stabilire quale rapporto inter­
quel sédeeq in base al quale può sperare che corra nei singoli casi tra l’agire corretto e le
Jahwe lo faccia giungere a piena maturità sue conseguenze benefiche, e viceversa tra il
(gml), facendo quindi ricadere L’azione sul suo peccato e la disgrazia (von Rad I, 430-450 =
autore, o facendo risplendere la sua luce ital. 470-491; Koch, Prinzip..., 131-140;
(18,21-30). Schmid, l.c. 157-160). Colui che vive da
saddlq «germoglia» (11,28), semina per sé un
2/ Un’altra prospettiva emerge dal libro dei seme che promette bene per il futuro (11,18s.)
P r o v e r b i . Qui si tratta di quella fdàqà che e godrà poi il frutto del suo agire (11,30; Is
l’uomo può procurarsi con il suo saggio agire; 3,10s.); è stabilmente fondato per sempre
solo marginalmente Jahwe coopera con la sua (10,25.30; I2,3.7.12G). Tutta la sua casa è
benedizione (saddlq: 3,33; 10,3.6s.; 18,10). riempita di una forza positiva (15,6). Non è
Il maschile sàdeeq abbastanza spesso viene po­ escluso certo un danno temporaneo; un saddiq
sto in relazione con il re (in 5 casi su 9), che può possedere poco (16,8 fdàqà), può cadere
secondo 25,5 consolida il suo trono con sédeeq, anche sette volte, ma si rialza (24,16). È una
ma secondo I6,12s. con fdàqà , cosa che in legge « naturale » costante che una stabile
quest’ultimo passo viene spiegata come « com­ fdàqà finisce col condurre alla vita nel senso
piacenza nelle labbra del sédeeq » (nei Proverbi pieno del termine (hajjìm), preservando dalla
si può riscontrare solo a stento una distinzione morte prematura (10,2.16; 11,4.19.30; 12,28).
tra le due forme del sostantivo, cfr. 8,15s. con La bocca del saddlq può persino diventare fon­
v. 18). Se il re pratica ( ‘sh) la fdàqà cd il retto te di vita per gli altri (10,11, cfr. v. 21.32).
ordine (mispàt), ciò è migliore (per il consegui­ Come nel salterio, l’unità tra condotta e via
re la salvezza?) del sacrificio (21,3); questa pra­ (->dércek, -> 'òrafi) è un tema importante. Se
tica si manifesta soprattutto nel risollevare i uno esercita la fdàqà , crea per sé una sfera di
poveri (31,9). bene salvifico chc porta a compimento la sua
I detti sapienziali trattano però prevalentemen­ «v ia » (13,6, cfr. 11,5; Ts 26,7), e questa lo
te deH’uomo che rappresenta tipicamente lo conduce poi ad una vita buona (12,28) fino ad
strato sociale dominante; egli è saddlq se è sag­ una felice vecchiaia (16,31, cfr. 2,20; 4,18;
gio, e viceversa (9,9; 11,30; 23,24; Os 14,10). 20,7). L’idea di un’azione che produce fatal­
Egli dimostra un atteggiamento secondo sdq se mente il suo effetto è riassunta con concisione
dona con generosità (21,26), se rinuncia a di­ in 21,21: «chi pratica la fdàqà e la fedeltà al­
scorsi bugiardi (13,5), se ha cura dei poveri l’alleanza (héseed), trova vita, fdàqà e gloria
(29,7) e persino del bestiame (12,10). Se in un (kàbòd) ».
processo il saggio fa parte del collegio dei giu­
dici, impedisce l’oppressione di un (altro) 3/ a) I p r o f e t i p r e - e s i l i c i e q u e l ­
saddlq (18,5; 24,23 s.; cfr. 17,15). Naturalmente li del p r i m o p e r i o d o e s i l i c o parla­
egli partecipa anche ad altri la sua fdàqà no di sédeeq/fdàqà molto meno di quanto ci si
(12,17). possa aspettare. Solo Amos fa della mancanza
Per la tradizione sapienziale, il possesso del di comportamento secondo sdq il tema princi­
sédeeq non è una cosa del tutto ovvia e sponta­ pale della sua critica rivolta contro Israele, de­
nea. Sono necessari l’insegnamento e lo studio plorando il decadimento della fdàqà o la sua
(1,3; 2,9). Anche per la tradizione sapienziale trasformazione in veleno (Am 5,7; 6,12), men­
infatti il retto agire morale non è cosa che va tre essa dovrebbe essere un potenziale concreto
da sé. Per capire ciò che in una situazione con­ che era stato donato ad Israele, e che andrebbe

471 p lS sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 472


custodito e sostenuto agendo correttamente. Si estendendo ancora di più la sua capacità di
è conservata forse qui una tradizione che vede compiere il bene e di conseguire vittoria su tut­
il termine della storia della salvezza, guidata ti gli empi (Is 9,6; 11,4-9; 16,5; 32,1). Nello
da Jahwe, non solo nel dono della terra pro­ stesso tempo sàdceq riempie Sion, nuovamente
messa, ma anche in un passaggio della fdàqà eletta, aprendo agli abitanti la possibilità di vi­
che si è realizzato per la prima volta con que­ vere d’ora in poi in fdàqà (l,26s.).
sto evento; partendo da questo punto sarebbe
possibile per Israele far progredire ulteriormen­ c) La profezia del periodo babilonese, di tronte
te la storia divina, comportandosi secondo le alla fdàqà scomparsa da Israele, e che sull’o­
esigenze della comunità (fdàqà congiunta con rizzonte storico si presenta ancora più grave
la casa di Giuseppe e con Betel Am 5,4-7; una dei precedenti peccati del regno del nord (sdq
corrispondente torà a Giacobbe in Betel, relati­ pi.: Ger 3,11; Ez 16,51 s.), sottolinea che Dio
va ad un mispàl che ora diventa possibile Os rimane ancora ,saddiq (Ger 12,1), donando an­
12,5, cfr. 10,4s. 11-15; manifestazione delle cora ogni giorno il luminoso mispàl (Sof 3,5,
fdàqòt divine a Gaigaia, le quali comportano cfr. Ger 9,22), e che l'uomo pio ha al suo fian­
anche un mispàl umano Mi 6, 5-8). In Isaia la co sàdceq come suo sostegno (Ger 11,20;
storia della salvezza si conclude con l’elezione 20 , 12).
di Sion ed il passaggio della sfera salvifica, Viene pertanto rivolto l’invito ad abbandonare
strettamente comunitaria, alla città ed al san­ la via perversa ed a percorrere quella della fe­
tuario (Is 1,21, cfr. 28,16s.; K.Koch, Die deltà comunitaria, ed a tendere nuovamente al
Entstehung der sozialen Kritik bei den Protè- sàdceq (Ger 4,1 s.; Sof 2,3). Per Ezechiele ciò
ten, FS von Rad 1971, 249-257). esige l’osservanza di proibizioni apodittiche, e
Questa eredità tuttavia è andata perduta. Il ve­ anzi in generale delle leggi divine, che qui per
nir meno della fdàqà si manifesta in modo la prima volta vengono collegate a questa con­
particolare nel fatto che i cittadini saddiq cezione. Il comandamento mostra all’uomo
meno abbienti vengono imbrogliati e defrauda­ quali azioni sono salvifiche e conducono alla
ti della loro libera esistenza quando la comuni­ vita, perché il saddiq viva « nella sua fdàqà »
tà si riunisce presso la porta della città (Am (Ez 14,14; 18,5-9.14-17.20 ecc.). Chi si conver­
2,6; 5,1 ls.; Is 5,23; 29,21). Quando la fdàqà, te ha la garanzia di rimanere in vita quando
contro ogni ragione (Am 6,12; Is 5,7), è tra­ sopraggiunge la catastrofe (Ez 18; 33,12ss.). In
sformata nel suo contrario, il futuro resta de­ tal senso va inteso il famoso detto di Ab 2,4,
terminato solo dalla relazione tra peccato e di­ che si riferisce alla visione profetica e alla sua
sgrazia, e Jahwe' la pone in atto prontamente e profezia: « 11 $addìq rimarrà in vita per la sua
totalmente, conducendola fino al suo esito fiducia (nella parola profetica) ».
mortale, cioè alla catastrofe del popolo e dello In Geremia l’irruzione del sàdteq/fdàqà sulla
stato. terra è attesa solo per il futuro escatologico, ed
È possibile sfuggirne? Nella descrizione della è collegata anche qui prevalentemente alla per­
fdàqà di Am 5,21-24 si allude forse ad una sona del re salvifico (Ger 23,5; J.Swetnam,
possibilità: « Io detesto, respingo le vostre fe­ Bibl 46, 1965, 29-40) e a Sion nuovamente
ste... Lontano da me il frastuono dei vostri consacrata (31,23; 50,7). In Ezechiele (come
canti ed il suono delle vostre arpe, che non vo­ pure nel contemporaneo Codice sacerdotale e
glio sentire. Scorrerà allora come acqua il nella letteratura deuteronomistica) manca stra­
mispàl e la fdàqà come un torrente perenne». namente ogni riferimento ad una venuta della
Paradossalmente, proprio la rinuncia alle false fdàqà divina nel tempo della salvezza, come
pratiche cultuali sarebbe un passo decisivo per­ pure il suo passaggio al piano umano. Si na­
ché Dio intervenga nuovamente e perché doni sconde forse qui un rifiuto di determinate tra­
ancora la fdàqà (il v. 24 viene tradotto di soli­ dizioni cultuali di Gerusalemme?
to: « piuttosto scorra il (vostro) mispàl... », an­
che se la grammatica ebraica non conosce nes­ 4/ Assai vicini al linguaggio dei salmi sono i
sun esempio di impf. copulativo usato con va­ testi del D e u t e r o - e d e l T r i t o i s a i a (cfr.
lore avversativo; bibliogr. in Schmid, l.c. 113 J.J.Scullion, UF 3, 1971, 335-348). In essi ci si
n. 162). rivolge a tutto quanto il popolo come se si tro­
vasse lontano dalla fdàqà (Is 46,12; 48,1;
b) In Osea ed Isaia l’accento è posto maggior­ 51,1.7). Mentre però il Deuteroisaia vede i
mente sulla fdàqà che irromperà nel futuro. suoi uditori tendere già al $cèdceq (51,1), e nota
Assieme ad altre analoghe sfere d’azione, essa anche presso i pagani una nostalgia di esso
diventa la conclusione di una nuova storia del­ (51,5), e perciò attende in un futuro imminente
la salvezza. Per Osea essa è il prezzo nuziale la venuta di questa realtà efficace (46,13; 51,5),
che Jahwe lascia in eredità al suo popolo con le espressioni del Tritoisaia lasciano trasparire
una nuova alleanza e che si esplica concreta­ una attesa remota della fdàqà escatologica
mente nella fecondità della terra (Os 2,20-25). (59,14), poiché il popolo è ancora lungi dall’es­
Per Isaia essa circonda il futuro re di salvezza, sere saddiq. Si usa anche un tono nuovo, dato

473 pia sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 474


/
chc si parla con accento sarcastico della attuale sputa?) risulta vincitore per acclamazione degli
fdàqà del popolo, che lo avvolge come un ve­ uditori (?) (41,26; 43,9.26): è un significato
stito sudicio (57,12; 64,5), ed è quindi trasfor­ speciale che non sembra essere collegato all’u­
mata nel suo contrario. so dei sostantivi.
Per il Deuteroisaia la svolta salvifica, con il ri­
torno di .Tahwe a Sion, coincide con la manife­ 5/ Nei libri sapienziali postesilici di G i o b ­
stazione del sàdceq/fdàqà, connessa con la be e dell’E c c l e s i a s t e si determina una
teofania e soprattutto con la mano (destra) di rottura con quella concezione, fin qui quasi
Dio (41,10s.; 51,5; 59,16; come corazza 59,17). universalmente accettata, dell’azione che opera
11 Deuteroisaia non pensa affatto alla manife­ fatalmente un suo effetto. Nel libro di Giobbe
stazione di una astratta proprietà divina, ma essa viene ancora ostinatamente difesa dagli
ad una forza che si riversa come un fiume sul amici, arrivando al punto di ammettere chc
popolo fedele e lo fa crescere enormemente Dio non riceve alcun guadagno dal fatto che
(48,18), rendendolo inespugnabile al nemico un uomo sia saddlq, mentre chi ci guadagna è
(54,14-17; 45,24s.). Il sostantivo maschile e l’uomo stesso (Giob 22,2s.; cfr. 27,16; 36,6s.;
quello femminile stanno tra loro in un rappor­ 33,26; 35,6-8). Giobbe al contrario cerca di at­
to preciso: il §àdceq stilla dal cielo, perché la tenersi ostinatamente alla propria fdàqà, an­
fdàqà germogli sulla terra (45,8, cfr. 61,11), che se il suo funesto destino sembra smentirlo
oppure il sàdeeq è la potenza vincitrice che fa (27,5s.; 29,14), dovendo però giungere alla
scomparire il cielo e la terra, ma fa rimanere conclusione che davanti a Dio nessun uomo è
per sempre la fdàqà (51,5-8, cfr. 58,2). Il Tri­ sdq (9,2; 40,8).
toisaia vede la fdàqà in modo ancor più con­ Allontanandosi ancora di più dalla problemati­
creto e plastico: nella teofania escatologica essa ca relativa alla propria esistenza, ma più radi­
irrompe simile alla luce (58,8; 62,ls., cfr. cale nelle conseguenze, l’EccIesiaste giunge alla
59,9), diventa il dono nuziale che Jahwe fa al constatazione che le azioni umane , in base al­
popolo ed alla terra (61,108,), e addirittura, as­ l’esperienza, non influiscono in alcun modo sul
sieme a sàlòm, governa sull’Israele escatologico destino personale: « C ’è un saddlq che perisce
(60,17, cfr. 1,7 e 1,268.), nel suo sàdeeq, e c’è un rasa' che vive a lungo
Anche le figure umane preordinate e associate nella sua malvagità» (Eccle 7,15; cfr. 8,14;
alla svolta salvifica sono dotate di sàdeeq. Ciò 9,ls.). Da ciò si deduce la massima alquanto
vale ad esempio per il re persiano Ciro, al qua­ sorprendente: non essere troppo saddlq, ma
le il sàdeeq reca aiuto per conseguire la vittoria non essere neppure troppo malvagio (7,16s.).
strepitosa su tutti i suoi nemici, facendolo in­
tervenire a favore di Israele (41,2; 45,13), op­ L’Ecclesiastico invece ritorna al punto di vista della
pure anche per il misterioso servo di Dio, che sapienza antica. Solo gli stolti affermano che non bi­
sogna sperimentare l’opera del sàdeeq (16,22). « G li
Jahwe dopo un periodo di umiliazione fa dive­ uccelli si posano solo presso i loro simili, la giustizia
nire sdq (hi. 50,8), chiamandolo in sàdeeq e (?) toma a quelli che la praticano» (27,9). Del tutto
prendendolo per mano, perché diventi media­ nuova è un’idea di compenso secondo la quale azioni
tore di alleanza e luce dei popoli (42,6), men­ buone compiute in eccedenza possono sostituire tal­
tre egli con la sua sofferenza vicaria rende sdq volta dei peccati commessi: la fdàqà espia i peccati
« i molti » (hi. 53,11). Lo stesso vale per il per­ (3,30 cfr. v. 14).
sonaggio « dotato di spirito » di 61,1 -3.
Conformemente alla grande stima di cui gode 6/ Nell’ a p o c a l i t t i c a sàdeeq diviene uno
la profezia, il Deuteroisaia intende come mani­ dei concetti fondamentali per indicare la sal­
festazione di fdàqà divina non solo la svolta vezza escatologica. Dopo aver sigillato il pec­
salvifica escatologica, ma anche il suo attuale cato ed espiata la colpa, viene instaurato il
preannuncio profetico (45,23, cfr. 63,1). Allo sàdeeq eterno, ed adempiuta ogni profezia, si
stesso modo egli valuta la torà, che viene an­ dice già in Daniele (9,24; cfr. 4Esd 7,114). In
nunciata (dai profeti o da circoli sacerdotali?) lEnoc «pensiero centrale del libro è che la
come parola di Dio (42,21; 51,7). Sarebbe er­ giustizia è il contrassegno dell’età messianica »
rato voler vedere qui un sàdceq/fdàqà già pre­ (G.Schrenk, ThW 11,188 = GLNT 11,1224). Il
sente, contrapposto ad un altro escatologico. concetto assume particolare importanza anche
Sembra invece che il Deuteroisaia intenda il in 4Esd, dove la fine dei tempi è contrassegna­
passaggio di questa realtà salvifica divina al ta dalla completa assenza di giustizia tra gli
piano umano come un evento storico; anche uomini (5,11), e si sottolineano le opere dei
I’«escaton» non si attuerebbe allora prescin­ saddìqìm, che talvolta, separate da coloro che
dendo dalla storia presente, ma ne sarebbe in le hanno compiute, formano un tesoro nel cie­
certo modo la continuazione (è per questo che lo (7,34.77.83). Anche in questo periodo tardi­
il sàdeeq umano ricorda le vie storiche di Dio, vo la giustizia divina non è punitiva, ma si
64,4; anche 48,1?). manifesta nel fatto che Dio ha misericordia di
Il Deuteroisaia usa l’aggettivo ed il verbo (al coloro che non hanno alcun tesoro formato di
qal) per indicare colui chc in un processo (di­ opere buone (8,48s.).

475 p*TS sdq ESSERE FEDELE ALLA COMUNITÀ/ESSERE SALUTARE 476


In Dan 4,24 l’aram. sidqà presenta già forse iJ nr. 37, r. 14; con trasposizione consonantica
significato (assai importante più tardi nel giu­ arab. w§j 11 «affidare un compito», Wehr
daismo) di «opera buona, elemosina»; ciò può 955a; L.Kopf, VT 8, 1958, 197s.; eg. wd «co­
dipendere da una tradizione specificamente mandare», A.Erman - H.Grapow, Àg. Hand­
aramaica (F.Rosenthal, Sedaka, Charity, wòrterbuch, 1921 (1961), 43). Dal verbo, usato
HUCA23/I, 1950/51,411-430). in pi. ed in pu., deriva con preformante m-il
sostantivo verbale fem. miswà « comando, pre­
V/ 1/ A Q u m r a n i sostantivi sàdaq e cetto » (BL 492); per la forma femminile in ter­
fdàqà, ma anche il plur. fdàqòt, usato per le mini giuridici cfr. K.AIbrecht, ZAW 16, 1896,
opere salvifiche di Dio, acquistano un’impor­ 98). Per la coniugazione fondamentale non si
tanza fondamentale. Vengono usati inoltre il può dire nulla di sicuro (Jenni, HP 248). Il pi.,
qal e l’hi. del verbo (Kuhn, Konk. 185s.). Il rispetto ad una- coniugazione fondamentale
fondatore della comunità non viene mai chia­ transitiva, ha normalmente una funzione ter­
mato col suo nome, ma solo con il titolo di minativa (Jenni, HP 126; G.Liedke, Gestalt
màrce ha^àdccq (ca. lOx), e i membri delF« u­ und Bezeichnung alttestamentlicher Rechtssàt-
nione» chiamano se stessi orgogliosamente ze, 1971, 192 n. 2).
«figli del sivdceq» (IQS 3,20.22; 9,14); Dio
viene celebrato come ’l hsdq (IQ M 18,8). Di 2/ Il verbo .ywh compare nell’AT 485x in pi.
per sé il sàdixq è una realtà che opera nelle al­ e 9x in pu., il sost. miswà 181x. Verbo e so­
ture celesti (IQM 17,8). La fonte della fdàqà stantivo sono usati spesso nel Deut e nella let­
rimane nascosta all’occhio comune, ma l’auto­ teratura dtr. ($wh pi.: Deut 88x, Es 53x, Num
re dei canti di ringraziamento l’ha vista, speri­ 46x, Gios 43x, Ger 39x, Lev 33x, Gen 26x;
mentando come sia giunto su di lui il suo mis­ miswà\ Deut 43x, Sai 26x [di cui 22x nel Sai
pài (stato di salvezza?) (IQS 1l,5s.). Particolar­ 119], 2Cron 19x, Neem 14x, IRe 12x, Lev e
mente significativo è il fatto chc viene abolito Prov lOx ciascuno).
il rapporto affermato dall’AT, e cioè che Dio
concede §àdieq solo a colui che è saddìq. \& 3/ a) $wh pi. è un « verbum dicendi » che in­
fdàqà divina è collegata al perdono dei pecca­ dica una forma specifica del dire: è il parlare
ti: « Con le sue fdàqòt i miei peccati vengono di un superiore che comanda ed ordina ad un
cancellati» (IQS 11,3.12-14; cfr. 10,11). Simili suo inferiore.
espressioni si trovano sulla soglia del NT e ri­
chiamano già da lontano il discorso paolino Anche -» ’mr e —dbr pi. assumono talvolta lo speci­
della 8uca(,o<jwn deoù (P.Stuhlmacher, Ge- fico significato di «comandare ».
rechtigkeit Gottes bei Paulus,21966, 154-166 e swh pi., come altri specifici « verba dicendi » (p.e.
la bibliogr. di p. 149). -» 'nh o —s'I), regge il doppio accusativo: delta perso­
na cui si parla e della cosa (Meyer 111,76; cfr. Gen
2/ Per la traduzione di sdq nei LXX (Sfocato?, 3,17; 7,9; Es 16,16; Deut 1,18 ecc.). La persona cui
SotaLoowq ecc.) e per l’uso dei termini gr. nel si parla può essere introdotta anche da r (Es 1,22;
2Re 20,1; Ger 47,7), 'al (Es 25,22; 2Sam 17,23; IRe
NT e nel suo ambiente cfr. f. gli a. G.H.Dal- 11,10; Ger 27,4) e 'al (Gen 2,16; IRc 11,11; Is 5,6;
man, Die richterliche Gerechtigkeit im AT, Ger 35,6; Am 2,12; Est 2,10.20; 4,8.17; cfr. BrSynt §
Kartellzeitung akademisch-theologischer Verei­ 108c); le stesse preposizioni si usano anche per indi­
ne an deutschen Hochschulen 7, 1897, care persone e cose in relazione alle quali si coman­
89-94.121-125 (ancora utile); G.Quell - da qualcosa, esattamente come nel caso di -*■’mr e
G.Schrenk, art. Sòci), ThW 11,176-229 (= GLNT —dbr pi.
U, 1191-1328); R.Bultmann, Theologie des NT, Il fatto che anche delle cose vengano « comandate »
(testi in KBL 797a, nr. 2) è dovuto ad una personifi­
1953, §§ 28-31; R.Mach, Der Zaddik in Talmud
cazione (cfr. Am 9,3s.; Wolff, BK XIV/2, 392) e non
und Midrasch, 1957; Stuhlmacher, Le.; H.See- deve far pensare ad un sign. « far venire, convocare»
bass, art. Gerechtigkeit, ThBNT 1,502-509 (= giu­ soggiacente a quello di «comandare» (così KBL; al
stizia, DCB 799-808), con bibliogr.; H.Thyen, contrario Liedke, l.c., 192 n. 2; cfr. G.Òstborn,
Studien zur Siindenvergebung im NT und sei- TORÀ in thè O.T., 1945, 47 n.2, con bibliogr.).
nen atl. und judischen Voraussetzuneen, 1970.
K.Koch Superiori che comandano od ordinano sono: re
(Gen 12,20; 26,11; 45,19; 47,11; Es 1,22; 5,6;
ISam 18,22; 21,3; 2Sam 4,12; 9,11; 13,28s.;
18,5.12; 21,14; IRc 2,43.46; 5,20.31; 22,31;
2Re 11,5.9.15; 16,15s.; 17,27; 22,12; 23,4.21;
m s swh pi. C O M A N D A R E Ger 36,26; 37,21; 38,10.27; 39,11; Est 3,2; 4,5;
Esd 4,3; Neem 5,14; 2Cron 19,9), capitribù e
padri di famiglia (Gen 18,19; 28,1; 49,33;
1/ Il verbo $wh « comandare » si trova solo in 50,16; ISam 17,20; Ger 35,6ss.), madri di fa­
ebr. (cfr. DISO 244, ma anche Leander 74, per miglia (Gen 27,8; Rut 3,6); i fratelli (ISam
l’aram. imperiale swl «comando» in Cowley 20,29); condottieri (Gios 1,10; 3,3; 6,10; 8,4;

477 m a swh pi. COMANDARE 478


10,27; 2Sam 11,19; 2Re 11,5.9.15); sacerdoti Is 48,5 ecc.; vd. le formule di esecuzione),
'(Lev 13,54; 14,4s.3ó.40). Inferiori che ricevono ->sìh (Es 4,28; ISam 21,3; Is 10,6 ecc.).
il comando o l’ordine sono: servi (Gen
32,18.20; 50,2; 1Sani 18,22; Rut 2,9.15; Ger b) Per miswòt/miswà valgono le stesse conside­
32,13 ecc.); figli (vd. sp. padri e madri); soldati razioni. miswà viene emanato dai re (IRe 2,43;
(vd. sp. condottieri) ecc. 2Re 18,36; Est 3,3; Neem 11,23; 12,24.45;
Ordine e precetto sono ambedue atti di autori­ 2Cron 8,14s.; 24,21; 29,15.25; 30,6.12;
tà, ma si distinguono tra loro nel fatto che il 35,10.15s.; questi passi hanno indotto O.
comando pone in atto un’azione singola in una Procksch, Theoiogie des AT, 1950, 564s., a
situazione determinata, mentre il precetto pos­ proporre la tesi che originariamente miswà fos­
siede un valore perenne, che va al di là della se un termine proprio del diritto regale; la tesi
singola situazione, 11 precetto stabilisce un li­ però non convince allatto, poiché i testi sono
mite, ed è quindi per sua natura una proibizio­ in gran parte tardivi, cronistici), dai padri (Ger
ne; l’esecuzione di un comando viene riferita 35,6ss.), dai maestri della sapienza (Prov 2,1;
ed il comando è nello stesso tempo non moti­ 3,1; 4,4; 7,1 s.; cfr. G.Bauckmann, ZAW 72,
vato (cfr. C.Westermann, Grundformen pro- 1960, 37s.) e viene trasmesso ai relativi sudditi.
phetischer Rede, 1960, 78; id., BK I,304s.; Quando si può dedurre dal contesto il tono di
O.H.Steck, Die Paradieserzàhlung, 1970, 87s.). una miswà, si tratta di precetti e di proibizioni,
Ambedue vengono indicati con swh pi. (per le cfr. 2Re 18,36: il silenzio degli israeliti di fron­
forme sintattiche della costruzione cfr. KBL te alle ingiurie dell’assiro viene motivato dalla
797, nr. 3), il comando p.e. in 2Sam 13,28$.: miswà di Ezechia: « non rispondetegli! » (simil­
«Assalonne comandò ai suoi servi: Badate, mente IRc 2,43.46 ecc.; cfr. Liedke, l.c.
quando Amnon avrà il cuore riscaldato dal 189ss.). L’espressione miswòt. «che non si de­
vino e io vi dirò: Colpite Amnon!, voi allora vono compiere» (Lev 4,2ss.; 5,17) confrontata
uccidetelo... 1 servi di Assalonne fecero ad Am­ con Num 15,22 indica che miswà può designa­
non come Assalonne aveva comandato» (si­ re precetti e proibizioni (Liedke, l.c. 191). —
milmente Gen 50,2; 2Re 16,15s. ecc.), il pre­ Del resto il sostantivo solo nel 10% delle sue
cetto p.e. in Am 2,12b: « Ai profeti avete ordi­ attestazioni n o n viene usato in relazione a
nato: Non profetate!» (lo stesso in Gen 2,16s.; Jahwe, cosa che risulta particolarmente eviden­
2Re 14,6 [proibitiva presa da Deut 24,16]; 2Re te nei testi sapienziali (J.Fichtner, Die altorien-
17,35 ecc. [Liedke, l.c. 193s.l94 n. 3]). talische Weisheit, 1933, 82ss.; KBL 556, nr. 1;
I comandi vengono diramati per lo più con W. Zimmerli, ZAW 51, 1933, 181 n. 1; anche
l’imperativo/vetitivo, gli ordini con il proibiti­ -*•torà è in Prov solo parola umana).
vo e la corrispondente forma positiva del
« presente di richiesta » (cfr. Liedke, l.c. 4/ a) Il soggetto di gran lunga più frequente
36.187ss.). di swh pi. è Jahwe/Dio. Destinatari di swh pi.
La struttura « comando-esecuzione del coman­ sono gli israeliti, soprattutto Mosè (nel Penta­
do » si riflette nelle formule: X agisce « secon­ teuco), i profeti (Ger 1; 14.14 ecc.), i sacerdoti
do tutto quello che gli ha comandato Y » (Ez 9,11 ecc.), ma anche popoli stranieri (Is
(2Sam 9,11 ; 21,14; 2Re 11,9; 16,16; Ger 10,6; Ger 50,21; Lam 1,17 ecc.) e gli angeli di
35,8.10.18; 36,8; Rut 3,6; Est 3,12; 4,17) c X Jahwe (Sai 91,11). Nella disputa tra Jahwe ed
agisce «come gli ha comandato Y » (Num il suo popolo, la domanda di Is 45,11: « Volete
32,25; Gios 4,8; ISam 17,20; 2Sam I3,28s.; darmi ordini (swh pi.) sul lavoro delle mie
Esd 4,3), che si sono chiamate « formule di mani? » indica che a Jahwe non si può dare al­
esecuzione» (Noth, ATD 5,76.78 = ital. cun ordine. Il precetto di Jahwe ed il « precetto
120.123s.; Liedke, l.c. 192). dell’uomo » non si possono paragonare fra loro
Situazioni particolarmente caratteristiche per il Os 29,13). Infine, swh pi. di Jahwe è parola
comando sono la battaglia e la guerra (p.e. creatrice (Is 5,6; 45,12; Sai 33,9; 78,23; 148,5;
2Sam 18,5.12; IRe 2,46; vd. sp. condottieri) e Giob 36,22?; 37,12) e «forma la storia» (Is
l’invio di messaggeri (Gen 32,5.18.20; 50,16 - 48,5). Dal lato numerico, l’uso di gran lunga
dove swh non indica il contenuto del messag­ più frequente del verbo è quello in cui esso è
gio, ma l ’ordine di portare il messaggio stesso, un termine specifico per la proclamazione dei
riferendosi quindi a -> ’mr). Le ultime parole di precetti e della legge di Jahwe (specialmente in:
un padre di famiglia che sta per morire, nella Es 25,22; 27,20; Lev 7,38 ecc.; in Deut:
loro qualità di testamento vincolante vengono 4,5.13s.23; 5,12,15.16 [decalogo] ecc.; nel Dtr.:
indicate con sw’h pi.: Gen 49,29.33; 2Sam Gios 1,7; 8,35; 22,2.5; Giud 3,4 ecc.). Per P
17,23; I Re 2,1; 2Re 20,1 = Is 38,1. questo impiego di swh pi. è determinante. « La
Dato questo orizzonte semantico, non è strano parola che comanda ed ordina ha per P un si­
che swh pi. venga usato con le seguenti radici: gnificato fondamentale per tutta la sua teolo­
->dàbàr e dbr pi. (p.e. ISam 21,3 ecc.), — 'mr gia. Per P tutto ciò che avviene ha il suo fon­
( ’mr contrassegna per lo più l’inizio del co­ damento nella parola ordinatrice di Dio » (We­
mando o del precetto), 'ih (p.e. 2Sam 21,14; stermann, BK I,U8). Mentre nel corso della

479 m a swh pi. COMANDARE 480


storia il precetto di Dio è rivolto ad un uomo miswòt/huqqot (Deut 6,2; 8,11 ecc.), nel Dtr. si
(p.e. Noè Gen 6,22; 7,16; Abramo Gen 21,4; incontra huqqìm/huqqòt/mispàfìm/mLwòt in
Mosè ed Aronne Es 6,13 ecc.) o ad un media­ quasi tutte le combinazioni possibili, e così
tore (Mosè Es 25ss.), nel comando della crea­ pure nel Cron, dove si aggiunge anche torà
zione manca la controparte umana, per cui in (2Cron 14,3; 19,10 ecc.). Cfr. il prospetto in
Gen 1 P non usa swh pi., ma il più generico Liedke, l.c. 13s§,
'mr. Il Deut usa, oltre al plurale, anche il singolare
Poiché P accentua la trasmissione dell’ordine, miswà per indicare un corpo di proposizioni
le «formule di esecuzione» (vd. sp. 3a) hanno giuridiche e di precetti, ed anzi per indicare
Jahwe per soggetto soprattutto nei racconti di tutta quanta la «legge» (lo stesso vale per
esecuzione propri di P (Es 36ss. e Lev 8-9; testi -+lòrà\ cfr. von Rad 1,234 = ital. I,256s.). Ciò
in Liedke, l.c. 192 n. 6 e 7), ma anche altrove è chiaro in Deut 5,31; 6,1 e 7,11, dove miswà
nell’AT (Deut 1,19 ecc.; Ger 13,5; lCron è una designazione globale assieme a
24,19; cfr. Gen 7,5 J; Deut 1,3.41 ecc.; IRe huqqim/mispà(im, e risulta anche della formu­
9,4; Ger 11,4; Eccli 7,31). Un’altra formula P, lazione kol-hammiswà di Deut 5,31; 6,25; 8,1;
composta con swh pi., è il cosiddetto « ordine 11,8.22; 15,5; 19.9'; 26,13; 27,1; 31,5; cfr. nel
di trasmissione»: «comanda a X di dire», con Dtr. Gios 22,3.5; 2Re 17,19.37 e Ger 32,11.
il quale Dio trasmette ad un uomo il swh pi. Lohfink, l.c. 55ss., ritiene che miswà sia in
(Lev 6,2; 24,2; Num 5,ls.; 28,2; 34,2; 35,2; Deut la voce portante per « legge » (cfr. J.van
R.Rendtorli", Die Gesetze in der Priesterschrift, der Ploeg, CBQ 12, 1950, 258). Il Cron. imita
"1968, 68s.; R.Kilian, Literarkritische und questo uso linguistico: Esd 10,3; 2Cron 8,13;
formgeschichtliche Untersuchungen zum 14,3; 19,10; 29,25; 31,21.
Heiligkeitsgesetz, 1963, 4). Tipica del Deut è I miswòt/miswà di Jahwe devono essere ascol­
l’espressione « miswòt (par. altri termini) che io tati (zn hi.: Es 15,26; -*sm': Deut ll,13.27s.;
(Mosè?) (oggi) li/vi ho comandato» (formula Giud 2,17; 3,4 ecc.), devono essere eseguiti
participiale o «frase di promulgazione», vd. (~>‘sh: Lev 4,2ss.; 5,17; 22,31; Deut 27,10;
N.Lohfink, Das Hauptgebot, 1963, 59- Gios 22,5 ecc.) ed essere conservati (^smr.
63.297S.): Deut 4,2.40; 6,2.6; 7,11; 8,1.11; Gen 26,5; Es 12,17 txt em; 20,6; Deut 4,2;
10,13; 11,8.13.22.27s.; 12,11.14.28; 13,1.19; 5,29; 6,2ss.; 7,9 ecc.; ->nsr: Sai 78,7; cfr. Prov
15,5.11.15; 19,7.9; 24,18.22; 26,16; 27,lb.l0; 3,1; 6,20). Gli uomini tuttavia li infrangono
28,1.13s.; 30,8.11.16, anche Gen 27,8. Così (~*prr. Num 15,31; Esd 9,14), li trasgrediscono
pure è dtn.-dtr. l’espressione « la via che ti ho (->'br. Est 3,3; 2Cron 24,20) e li abbandonano
comandato» (Es 32,8; Deut 9,12.16; 13,6; ( ^ ‘zb: IRe 18,18; 2Re 17,16; Esd 9,10; 2Cron
31,29; Ger 7,23; -*dàrcek), 7,19). Per altri verbi cfr. Sai 119.
Jahwe comanda -stórci (Lev 7,37s.; Num 19,2
ecc.), ->berlt (Gios 7,11; 23,16 ecc.), huqqìm 5/ A Qumran si trova $wh pi. e miswà solo in
(Num 30,17; Deut 6,20 ecc., -*hqq), miswòt senso «legale». È significativo che la formula
(Lev 27,34; Giud 3,4 ecc., vd. la formula parti­ di esecuzione « come egli ha comandato », che
cipiale; cfr. IRe 8,58; 11,11.38) e mispàt (Sai si incontra spesso in IQS, non contenga mai il
7,7, -*spi). nome divino, diversamente da quanto avviene
Non solo la comunicazione di un ordine, ma in P (IQS 1,3; 3,10; 8,21; 9,15.24; lQSb 3,24).
anche la parola profetica è fondata sui swh pi. Cfr. M.Delcor, RB 61, 1954, 543.
di Dio. Lo dimostrano i resoconti di esecuzio­ Per il giudaismo tardivo, i LXX ed il NT cfr.
ne in Ez 12,7; 24,18; 37,7, come pure Ger G.Schrenk, art. èvxÉXXopai, ThW 11,541-553
1,7.17; 13,5s.; 14,14; 23,32; 26,2.8; 29,23. Il (= GLNT 111,579-614), ed anche G.Delling, art.
profeta trasmette l’ordine di Jahwe: Ger 27,4. Siaxào-crw, ThW VILI,34-36, spec. 34 n. 6;
E interessante notare come in Lev I7,ls. un O.Schmitz, art. naporn'éXXw, ThW V,759-762
corpo di leggi (H) sia introdotto alla stessa ma­ (= GLNT IX,567-578).
niera con cui inizia l’invio di un messaggero; la G.Liedke
formula del messaggero è espressa anche qui
con swh pi. (S.Wagner, ThWAT 1,367).

b) Il plur. del sostantivo, miswòt, è usato in


Deut, nel Dtr. e nel Cron., per Io più in una 013 sù m D IG IU N A R E
serie di termini che indicano il precetto e la
legge (->hqq 4d). Anche se inizialmente miswà
poteva essere un termine tecnico per designare 1/ Il verbo sùm «digiunare» compare in ebr.
un precetto (così Liedke, Le. 187ss.; prima an­ ed aram. (nell’aram. antico solo nel papiro di
cora J.Morgenstern, HUCA 33, 1962, 59ss.), Elefantina Cowley nr. 30, r. 15.20, quindi nel­
qui tutti i termini sono livellati e designano l’ambito della religione dell’AT), e di qui è
come sinonimi la totalità o una parte della passato come termine tecnico religioso nelFa-
« legge ». Per il Deut è caratteristica l’unione rab. e nell’et. (Noldeke, NB 36; A.J.Wensinck

481 D1S sùm DIGIUNARE 482


-J.H.Kramers, Handwòrterbuch des Islam, essere espressa con -+qr’ som (Ger 36,9, cfr. v.
1941,650). . 6; Giona 3,5 con rivestimento di saq\ in Gioe
Assieme al verbo si trova pure il sost. som 1,14 e 2,15 qds pi. som). Come nel lamento in­
« digiuno ». dividuale, scopo del digiuno è l’umiliazione di
sé ('nh pi. néfas Is 58,3ss.; l’oracolo divino,
2/ sùm qal è attestato 21x, som 26x (nei testi cui si allude, richiede un «digiuno» spirituale
narrativi più antichi: Giud 20,26; ISam 7,6; e condanna ogni esteriorità). Il rituale prevede
31,13 = lCron 10,12; 2Sam 1,12; anche il sacrificio (Ger 14,12 ‘olà e minhà) ed
12,16.21.22.23; IRe 21,27, il sost. in 2Sam il suono del sqfàr, il pianto ed il lamento (Gioe
12,16; IRe 21,9.12; profeti: Is 58,3-6 3+4x; 1,14; 2,12ss.). Anche in ISam 7,6 si suppone
Ger 14,12 qal; 36,6.9 sost.; Gioe 3x; Giona lx un lamento collettivo (durante una grave op­
sost.; Zac 3+4x; nei Ketubim un po’ più spesso pressione filistea). La situazione di angustia
in Est [2+2x], Sai [3x sost.]; qualche attestazio­ viene interpretata (deuteronomisticamente)
ne in Dan - 2Cron). come punizione dell’abbandono di Jahwe e del
servizio divino, ed il digiuno acquista perciò
3/ 4/ Il digiunare è un elemento della reli­ carattere penitenziale; in questo si è conservato
gione di Israele, sia di quella ufficiale che di il ricordo, storicamente esatto, del l’intercessio­
quella non ufficiale; per quest’ultima bisogna ne profetica che si manifestava appunto in tali
citare le pratiche funerarie (cfr. von Rad circostanze (cfr. von Rad II,59s. = ital. 11,7ls.).
I,288ss. = ital. 1,316ss.). Il digiuno è un residuo Sembra che nel periodo post-esilico il digiuno
del culto cananaico dei morti, e la sua durata è e i riti di lamento collettivo siano divenuti par­
di un giorno (2Sam 1,12) oppure di 7 giorni te costitutiva di ogni grande festa di Jahwe
(ISam 31,13; si rinuncia al cibo solo durante il (Zac 7,5; 8,19).
giorno, come si usa ancora oggi nel ramadan Non si può stabilire con sicurezza la funzione
islamico). Assieme a siim si usa il verbo -*bkh descritta in Giud 20,26; IRe 21,9.12. Nel pri­
« piangere» (2Sam 1,12), ma il lutto si manife­ mo testo si tratta dell’uso di richiedere un ora­
stava anche con altre pratiche (cfr. H.Schmid, colo nella « guerra santa » (si praticavano an­
RGG VI,1000s.; W.C.Robinson, BHH I,465s.). che sacrifici; il digiuno era probabilmente ele­
Alcuni elementi del lamento funebre, tra cui il mento integrante della « guerra santa », cfr.
digiuno, sono divenuti parte integrante del cul­ F.Schwally, Semitische Kriegsaltertumer I, Der
to regolare; lo si può constatare ad esempio nel heilige ICrieg im alten Israel, 1901, 50s.). Forse
lamento umile di chi ha peccato e spera di ot­ si pensa anche qui ad un lamento collettivo
tenere il perdono e l’aiuto divino (« riti di au­ dopo un insuccesso militare. Il secondo testo è
toumiliazione»; 2Sam 12,16.21-23; IRe 21,27; probabilmente condizionato da un rituale rega­
cfr. E.Kutsch, ThSt 78, 1965, 25ss.). In ambe­ le di sostituzione, conosciuto in Israele come
due i casi il rito di autoumiliazione è precedu­ motivo letterario e che includeva anche il di­
to da un giudizio profetico; dal primo caso si giuno; il dato del testo non avrebbe quindi al­
può dedurre che il lamento, cui sono uniti il cun valore storico (cfr. M.A.Beek, SVT 15,
digiuno ed il pianto, si esterna giacendo a terra 1966, 27s.; diversamente la maggior parte degli
(e probabilmente richiedendo un oracolo, se esegeti, cfr. da ultimo H.Schulz, Das Todes-
bqs pi. '“lòhìm «consultare Dio» [v. 16] va recht im AT, 1969, 115-1 17).
inteso così; cfr. anche Esd 8,23), il secondo te­
sto indica che si indossa un vestito di lutto 5/ A Qumran il digiuno era osservato nelle
(saq). feste, ma non veniva praticato come esercizio
Il digiuno è anche un elemento del normale la­ di pietà privata (som solo in lQpAb 11,8; cfr.
mento individuale, regolato dal culto (Sai per l’argomento anche CD 6,19 [ta'amt, cfr.
35,13; 69,11; 109,24, con menzione delle vesti -+'nh II], ed anche 11,4). Nel NT invece que­
di lutto; scopo del digiuno è l’umiliazione di sto digiuno è noto; Gesù e la comunità se ne
sé, 'nh pi. n&fces Sai 35,13; -+‘nh II). Infine la occupano (cfr. spec. Mt 6,16-18; Me 2,18-20;
preghiera ed il digiuno, liberandosi dal culto, inoltre J.Behm, art. vt)cpti,<;, ThW IV,925-935 =
diventano una pratica privata, un esercizio di GLNT VI,965-996).
pietà personale (Dan 9,3, oltre al iaq si men­ F.Stolz
ziona la cenere [‘èfar, -> àjar\\ Neem 1,4 assie­
me a ->bkh, ~*’bl hitp., -*■/?// hitp.; 9,1). Tal­
volta gli elementi del lutto, secolarizzati, di­
ventano espressione di una disperazione che
non ha risvolti religiosi (Esd 4,3; cfr. anche Pa- 113 sur R O C C IA
ram. bibl. fwàt « a digiuno » Dan 6,19).
Anche nella vita cultuale della comunità il di­
giuno ha una sua importanza, soprattutto per 1/ Corrispondenze dirette di sur «roccia»
quanto riguarda il lamento collettivo. La pro­ (originariamente con interdentale enfatica sor­
clamazione di un giorno di lutto nazionale può da) sono attestate solo nell’ambiente semNO.

483 "Ila sur ROCCIA 484


(amor, e fen. nei nomi di persona, cfr. Huff­ inoltre Giud 1,36; ISam 23,28; 2Re 14,17; Is
mon 258; F.L.Benz, Personal Names in thè 16,1 in nomi• (jj luogo; riferito a Dio sàia'
Phoenician and Punic Inscriptions 1972, 402; compare 5x: 2Sam 22,2 = Sai 18,3; Sai 31,4;
ug. gr «monte», cfr. WUS nr. 2166; UT nr. 42,10; 71,3; cfr. Schwarzenbach, l.c. 114-116),
1953; G.Garbini, 11 Semitico di Nord-Ovest, kèf « roccia » (Ger 4,29; Giob 30,6; prst.
1960, 29s.; A.Jirku, ZDMG 113, 1964, 48ls.; aram., cfr. Wagner nr. 130), hallàmìs «selce»
J.de Moor, JNES 24, 1965, 362s.; W.von So­ (Deut 8,15; 32,13; Is 50,7; Sai 114,8; Giob
den, FS Baumgartner, 1967, 291-294; ebr. an­ 28,9; cfr, HAL 308a) ed anche ’àbxn « pietra »
che neH’iscrizione di Siloc, r. 3 c 6; cfr. anche (vd. st. b), har «monte» (->Sijjòn 3c), gib'à
N.Avigad, IEJ 5, 1955, 165s.; H.-P. Miiller, «colle» (Num 23,9 par. sur come in ug., clr.
UF 2, 1970, 234; aram. tur «monte», cfr. S.Gevirtz, Pattems in thè Early Poetry of
DISO 100; KBL 1078b; E.Vogt, Lexicon Lin- Israel, 1963, 56s.), ed in senso traslato mahscè
guac Aramaicae Veteris Testamenti, 1971, «rifugio» (—hsh), / s u ‘à «aiuto» (->j s ■ ), 'òz
68b); la voce affine sòr « selce » (*surr-; per £5r « forza, rifugio » (-> 'zz\ — ’ùz), misgàb « altu­
«T iro» cfr. Garbini, l.c. 32s.; W.Ròllig, BiOr ra, rifugio » (-> ‘ùz 3).
19, 1962, 23; E.Y.Kutscher, JSS 10, 1965,
35-37; W.T.Claassen, Die rol van /.y / (Tsade) b) ’àbcen «pietra» (in Gen 11,3; Es 15,5 ecc.
in die Noordwes-Semitiese tale, Stellenbosch usato come collettivo sing.) appartiene al semi­
1969 [dattil.], 104ss.) si estende a tutta l’area tico comune (arab. solo nei toponimi, altri­
semitica (P. Fronzaroli, AANLR VU1/23, 1968, menti sostituito da hagar, cfr. Fronzaroli, l.c.
271.287.298). 271.287.298) e non significa mai «roccia» (o
« monte ») a differenza di sur. Il termine serve
2/ Prescindendo da alcune designazioni di a designare i sassi (Sai 91,12; Gen 28,11 come
luoghi composte con sur « roccia » (Giud 7,25 sostegno per il capo; Zac 12,3 come macigno
e Is 10,26 «roccia del corvo»; ISam 24,3 pesante per mettere alla prova la forza fisica),
«rocce degli stambecchi»; 2Sam 2,16 Ut?) e te macine (Gen 31,46; Gios 24,27; ISam 7,12),
dai nomi di luogo c di persona nei quali sur è le pietre da fionda (ISam 17,49; Zac 9,15;
un elemento teoforo o predicativo (Bèt-$ùr lCron 12,2), le stele cultuali (Gen 35,14; in
Gios 15,58 ecc.; Pedà$ùr Num 1,10 ecc.; llsiir questo senso si usa soprattutto massebà [nel­
Num 1,5 ecc., ed altri; cfr. Noth TP 129s.l56s.; l’AT 36 x], cfr. L.Delekat, BHH 0,1169), le
id., FS Alt 1953, 148; H.Schmidt, Der heilige pietre che possono servire da altare (ISam
Fels in Jerusalem, 1933, 87), sur compare 70x 6,14; 14,33), gli idoli di pietra (Ger 2,27; Ez
nell’AT (Sai 24x, Is 12x, Deut 9x [di cui 8x in 20,32; Dan 5,4.23), le pietre da costruzione
Deut 32], 2Sam 7x, Giob 6x). L’aram. bibl. tur (2Sam 5,11; Is 28,16; Ger 51,26), le pietre di
è attestato 2x (Dan 2,35.45). sòr «selce» opp. chiusura (Gen 29,3.8.10 di una fonte; Gios
«coltello di selce» compare 6x (Es 4,25; Gios 10,27 di una grotta; in Zac 5,8 è un coperchio
5,2,3; Ez 3,9; Sai 89,44 txt? sur, cfr. Kraus, BK di piombo), i minerali (Deut 8,9; Giob 28,2) e
XV,615; Giob 22,24 sur, cfr. Fohrcr, KAT le pietre preziose (Gen 2,12; Es 28,9ss.; IRe
XVI,351). 10,10.11; Ez 1,26), gli amuleti (Is 54,12), le ta­
vole di pietra (Es 24,12; 31,18, Deut 4,13), i
Per ’àbmn « pietra », se non si contano i nomi di pesi (Lev 19,36; Deut 25,13.15; Mi 6,11; Prov
luogo (e neppure Gios 15,6; 18,17; ISam 20,19; ÌRe 20,10,23; cfr. A. Stroebel, BHH 11,1166-1169
1,9) si hanno 269 attestazioni (Es 33x, Deut 25x.
I Re 24x, Gios 22x, Ez 17x, Gen 15x, Is e 2Cron 14x
con bibliogr.; R.B.Y. Scott, Weights and Meas-
ciascuno, Giob e Prov 11 x ciascuno, Lev, 1Sam e ures of thè Bible, BA 22, 1959, 22-40; per il
lCron lOx ciascuno, Zac 9x); va tenuta presente an­ «peso del re» 2Sam 14,26 come valuta ufficia­
che la forma duale ’obnàjim di Es 1,16 e Ger 18,3. le cfr. Scott, l.c. 34) e le pietre usate come filo
a piombo (Is 34,11; cfr. Zac 4,10, dove però
3/ a) In senso proprio sur « roccia » (talvolta K.Galling, FS Rudolph 1961, 91, intende
anche « macigno » o « montagna [rocciosa] »; haàbccn habbediì non come «piombino», ma
cfr. A.Schwarzenbach, Die geographische Ter­ come « una parte dei paramenti sacerdotali, e
minologie im Hebr. des AT, 1954, 113s.) si più precisamente le pietre urim e tummim, po­
usa p.e. quando si parla del miracolo dell’ac­ ste nel “sacchetto della scelta” per l’estrazione
qua nel deserto (Es 17,6.6; Deut 8,15; Sai della sorte »; pertanto egli legge habbàdìl opp.
78,15.20; 105,41; cfr. anche Is 48,21 e Sai habbedilà «della separazione»). Per lo spaven­
114,8). La roccia che stilla miele ed olio è im­ to l’uomo diventa come pietra (Es 15,16). In
magine di abbondanza (Deut 32,13; Sai 81,17; senso traslato si parla di un cuore di pietra, os­
Giob 29,6). La roccia è inoltre la sede dell’epi­ sia indurito (Ez 11,19; 36,26).
fania divina (Es 33,21.22), il luogo sacro (Giud Secondo la norma di Es 20,25 (cfr. Deut
6,21), il luogo del sacrificio (Giud 13,19) ed il 27,5s.; Gios 8,31; IMac 4,47) quando un altare
luogo di rifugio (Sai 27,5; 61,3; Giob 24,8; nel è costruito con pietre ammucchiate, queste ul­
giorno di Jahwe: Ts 2,10.19.21), time devono rimanere grezze, « perché una la­
Sinonimi di sur sono sàia' «roccia» (60x, ed vorazione con utensili dell’uomo toglierebbe

485 "WS sur ROCCIA 486


loro l’originalità e l’integrità, e per conseguen­ indicherebbe « sassi » ma « demoni della campagna »
za la necessaria santità» (Noth, ATD 5,142 = opp. «gnomi della terra» (cfr. J.Reider, HUCA 24,
ital. 218). Dato che il v. 24 suppone il terreno 1952/53, 102). Inoltre in Gen 49,24b ’bn Jisrà'cl
non sarebbe un epiteto divino, corrispondente a sur
coltivalo, la proibizione dovrebbe avere la sua Jisrà’él «roccia di Israele» (2Sani 23,3; Is 30,29; vd.
origine in un ambiente di pastori transumanti st. 4), ma supponendo una scrittura difettiva andreb­
(Noth, l.c.)- L’ipotesi che la proibizione risalga be inteso come « figli di Israele », e l’emistichio do­
all’idea che nelle pietre risiedessero dei numina vrebbe quindi essere tradotto: « con la forza del po­
(cfr. A.S.Kapelrud, ThWAT 1,51 = GLAT tente di Giacobbe, con l’aiuto del pastore dei figli di
1,104) è contraddetta dal fatto che in ambiente Israele». Bisognerebbe anche vedere se in Es 1,16
cananaico già nel tardo bronzo si conoscevano ’bnjm (il significato di « tornio del vasaio », che va
altari squadrati (ad esempio ad Azor, cfr. bene per Ger 18,3, qui non è possibile) non significhi
«figli» (-►ben III/2a). Non soddisfano comunque le
J P.llyatt, Commentary on Exodus, New Cen- spiegazioni tradizionali che vedono in queste pietre
tury Bible, 1971, 226). ad esempio la sedia per il parto, i genitali femminili
La lapidazione (sql qal «lapidare» 12x, in o un letto di mattoni sul quale sarebbe stato posto il
Deut 13,11; 17,5; 22,21.24; Gios 7,25 neonato dopo il taglio del cordone ombelicale, se­
b a abàn\m «con pietre»; ni. «esser lapidato» condo l’uso egiziano (cfr. i comm. e H.A.Brongers,
Es 19,13; 21,28.29.32; pu. «esser lapidato» NedThT 20, 1966, 241-249).
IRe 21,14.15; nei testi tardivi rgm qal 16x,
con o senza [bà\ ’ébeerì) è un modo particolare 4/ Soprattutto negli inni e nei canti indivi­
di bandire il colpevole che non può più essere duali di ringraziamento, di fiducia e di lamen­
membro della collettività (cfr. R.Hirzel, Die to, la pietra stabile e fissa è in senso traslato
Strafe der Steinigung, Abhandlungen der Sàch- immagine stereotipa dell’aiuto di Dio (Sai
sischen Gcscllschaft der Wissenschaften 27, 18,47; 62,3; 89,27; 95,1), della sua protezione
1909, 223-266) e perciò, se non si tratta di lin­ (Is 17,10; Sai 28,1; 31,3; 62,8; 71,3), della sicu­
ciaggio (Num 14,10; IRe 12,18), nell’AT, nel rezza chc si trova in lui (Sai 18.3.32; 94,22;
giudaismo e nel NT è una condanna a morte 144,1), della sua azione salvifica (Sai 19,15;
di carattere sacrale (A.Phillips, Ancient Israel’s 78,35) e della sua incrollabile fedeltà (Is 26,4;
Criminal Law, 1970, 23-25). La legge prevede Sai 73,26; 92,16), cfr. Noth, TP 156s.; J.Be-
la lapidazione nel caso di bestemmia (Lev grich, ZAW 46, 1928, 255; D.Eichhorn, Gott
24,14.16.23; IRe 21,10-14 assassinio legale!), als Fels, Burg und Zuflucht, Marburg 1969
idolatria (Deut 17,5), tentazione ad abbando­ [tesi]). Anche nella letteratura poetica (come in
nare Jahwe (Deut 13,11), violazione del sabato alcuni nomi di persona, vd. sp. 1) sur diventa
(Num 15,35s,), magia e divinazione (Lev uno dei titoli con cui si designa abitualmente
20,27), sacrificio a Moloch (Lev 20,2) e tra­ Dio (Deut 32,4.15.18.30.31; ISam 2,2; 2Sam
sgressione di un tabù (Es 19,13; Gios 7,25). 22,32 = Sai 18,32; Is 44,8; Ab 1,12; Sai 75,6
Vengono poi i delitti in campo sessuale, tra cui txt em; cfr. sur Jisrà el 2Sam 23,3; Is 30,29).
soprattutto l’adulterio (Deut 22,21; Ez 16,40; Anche divinità straniere vengono designate
23,47; cfr. Deut 22,24), ed infine il continuo così (Deul 32,31.37). Questo uso di sur è fre­
disprezzo dell’autorità dei genitori da parte di quente soprattutto nelle affermazioni di incom­
un figlio ribelle, poiché ciò significa rifiutare parabilità (Deut 32,31; ISam 2,2; 2Sam 22,32
il culto di Jahwe insegnato dai genitori = Sai 18,32; ls 44,8; cfr. C.J.Labuschagne, The
(R.H.Kennett, Deuteronomy and thè Deca- Incomparability of Yahweh in thè OT, 1966,
logue, 1920, 66s.; Phillips, l.c. 80s.; Deut 70s. 115s.). In tutti questi casi sur non va inteso
21,18-21). in senso cosmologico-mitologico, come se indi­
casse il creatore divino, poiché il contesto di
La spiegazione tradizionale di ’àbcen bòhan (ls quasi tutti i passi pone in evidenza la protezio­
28,16) come «pietra di paragone» non è sostenibile, ne di Jahwe e la sua potenza maestosa (H.Ring-
e neppure quella che vede indicato con questa gren, Israelitische Religion, 1963, 76; diversa­
espressione lo « gneiss schistoso » (che non si trova mente G.Ahlstròm, Psalm 89, 1959, 115). Lo
in Palestina; - *bhn 1, ed anche Galling, l.c. 73: stesso vale anche per Deut 32,18, poiché «la
espressione tecnica del linguaggio edile). Si tratta in­
vece di una pietra da fortificazione, ossia di una pie­
roccia che ti ha generato» designa Jahwe non
tra squadrata chè veniva impiegata per costruire for­ come creatore mitologico, ma come il Dio al
tezze in epoca monarchica (M.Tsevat, ThWAT quale Israele deve la sua esistenza in quanto
1,591 s.; cfr. IQS 8,7s.; IQ H 6,26; 7,9). popolo (~*jld 4c).
In alcuni passi veterotestamentari ’bn potrebbe essere Di tutt’altro genere è la designazione di Abra­
inteso come —béri «figlio» con alef prostetico (cfr. mo come sur, nel senso di genitore o di antena­
arab. ibn e talvolta nel fen. pun. ’bn, vd. Friedrich to di Israele (Is 51,1; cfr. Mt 3,9; N.A. van
37; Benz, l.c. 258; per i testi vtrt. cfr. A.S.van der Uchclcn, ZAW 80, 1968, 183-190; C.R.North,
Woude, NcdThT 20, J966, 249-252). In tal caso ’bnj
Jès di Ez 2R,I4 non significherebbe «pietre di fuo­ The Second Isaiah, 1964, 209; diversamente
co» ma «esseri di fuoco», 'bnj bòr di Is 14,19 non P.A.H. de Boer, OTS 11, 1956, 58-67, che leg­
sarebbe « pietre del regno dei morti » ma « abitanti ge « la roccia che avete inciso » e rifacendosi a
del regno dei morti », e ‘bnj iàdcè di Giob 5,23 non CD 6,9s. vede in questa espressione «those

487 “US sùr ROCCIA 488


who pursue rights. who seek Yhwh», l.c. 65). questa relazione genitivale vd. G K § 128k.
Quest’uso del termine potrebbe fondarsi sulla 20x si incontra har Sijjòn « monte Sion » (opp.
concezione mitologica e fiabesca secondo la plur. Sai 133,3), che designa la natura topogra­
quale la roccia è il luogo in cui si nasce (van fica del luogo.
Uchelen, Le. 188; P.Volz, Jesaja 11, 1932, 110
n. 1). Se si fa un confronto con la frequenza del nome Ge­
rusalemme, si constata che Sion è prevalente in Is,
Sai e Lam, mentre viene meno in Ger e soprattutto
5/ Poiché nelle religioni ellenistiche la roccia in Ez. Jerusàtèm è attestato 643x nell’AT ebr., e l’a-
e la pietra sono simbolo o incarnazione di un ram. J eruseIcem 26x, in totale quindi 669x (2Cron
dio, i LX X sostituiscono l’immagine di siir con I27x, Ger I07x [in Lis. non è indicata la doppia at­
termini che ne rendono il senso (cfr. Ó.Cull- testazione di Ger 38,28], 2Rc 63x, Is 49x, Esd 48x,
mann, ThW Vi,95 = GLNT X,110s.; G.Ber- Zac 41x, Neem 38x, 2Sam 30x, IRe 29x, Ez 26x,
tram, ZAW 57, 1939, 101), per evitare possibi­ lCron 24x, Sai {7x, Dan 10x, Gios 9x, Mi e Cant 8x
li malintesi. Così pure in questi casi l’esegesi ciascuno, Lam 7x, Gioe 6x, Giud e Eccle 5x ciascu­
tardogiudaica intende sur come sajjàr « model­ no, Sof 4x, Am, Abd e Mal 2x ciascuno, ISam ed
Est lx ciascuno). La voce di Gerusalemme manca in
latore, creatore »• (C.Wiegand, ZAW 10, 1890, Gen-Deut, Os, Giona, Nah, Ab, Agg, Giobbe, Prov e
85-96). Anche nel NT Dio non è mai designa­ Rut,*
to come roccia, ed a Qumran solo una volta
(IQH 11,15). ICor 10,4 riferisce a Cristo la
3/ a) La più antica localizzazione del nome
roccia del deserto di Es 17,6 ecc., fondandosi
Sion è in 2Sam 5,7 (= lCron 11,5), dove la
sulla leggenda tardogiudaica (StrB 111,40655.),
vecchia città gebusea è detta mesùdat Sijjòn
ma già presente nellAT (Is 48,21; Sai 81,17;
« fortezza di Sion ». L’espressione viene spiega­
1 14,8), della roccia miracolosa che accompa­
ta con -* 7r Dàwid « città di Davide » (la stessa
gna nel cammino e dispensa acqua (O.Cull-
equivalenza tra Sion e città di Davide si ha in
mann, art. hetpa, ThW VI,94-99 = GLNT
IRe 8,1 = 2Cron 5,2, dove si narra che l’arca
X ,109-122; J.Jeremias, art. XCùoq, ThW
fu trasferita da questo luogo nel nuovo tem­
IV,272-283 = GLNT VI,725-754).
A.S.van der Wuude Pi°). . . . . . .
La posizione di questa « fortezza di Sion » oggi
è chiara: si tratta della parte sud della collina
orientale di Gerusalemme. Certamente tutta la
catena collinosa si chiamava Sion, ma un luo­
Sijjòn SION go un po’ più alto doveva portare il nome di
Ofel (non però il monte su cui più tardi sorse
il tempio). Salomone costruì il tempio nella
parte nord della « fortezza di Sion », sul punto
1/ Sijjòn nell’AT viene usato sempre senza più alto della catena collinosa, rendendo prati­
articolo, e ciò dimostra che il termine è un cabile la zona compresa tra la città antica e il
nome proprio. L’etimologia è incerta; come tempio. La parte vecchia ricevette il nome di
per altri nomi di luogo dovrebbe trattarsi di «città di Davide» (44 volte nell’AT), che f.
una forma nominale con afformante *^>àn (cfr. l’a. viene indicata spesso come il luogo in cui
BL 500; Meyer 11,37), cfr. ad esempio ’aqròn si trovano le tombe dei re; cfr. la carta topo­
ecc.; questi nomi spesso esprimono qualcosa grafica di BHH 11,83ls. Per l’archeologia della
della natura del luogo che essi designano. Per­ Gerusalemme antica cfr. K.Kenyon, Jerusa-
ciò Sijjòn potrebbe derivare dalla radice *sjj lem, 1968, spec. 27ss.
« essere arido ». Per altri dati sull’etimologia
cfr. G.Fohrer, ThW VII,293 = GLNT XII,257- b) Se si prescinde da questi ultimi passi men­
259 (bibliogr.). zionati, si constata con un certo stupore che
nell’AT il nome Sion compare solo nei testi
2/ Il nome nell’AT compare complessiva­ fondati su un linguaggio cultuale.
mente 154 volte, con una distribuzione molto In molti casi Sion designa semplicemente la
differenziata: Is 47x, Sai 38x, Ger 17x, Lam città di Gerusalemme, e perciò i due nomi
15x, Mi 9x, Zac 8x, inoltre 2Sam 5,7 = lCron sono spesso in parallelo (p.e. Is 2,3; 4,3; 30,19
11,5; IRe 8,1 = 2Cron 5,2; 2Re 19,21.31; Am ecc.; anche bat Sijjòn con bai J erusàlèm e sim.
1,2; 6,1; Abd 17,21; Sof 3,14.16; Cant 3,11. 2Re 19,21; Is 52,2; Lam 2,13; har bai Sijjòn
Esso manca completamente in Gen - ISam, con gib'at J erusàlèm Is 10,32Q). In Sai 76,3 in
Ez, Os, Giona, Nah, Ab, Agg, Mal, Giob, parallelo con Sijjòn si trova Salem, una variante
Prov, Rut, Dan, Esd, Neem. del nome Gerusalemme. In totale sono oltre
Molto frequente è l’espressione hai Sijjòn « fi­ 30 i casi in cui, in qualche modo, la menzione
glia di Sion »; si tratta di una personificazione di Sion è unita a quella di Gerusalemme.
del luogo (26 attestazioni) che ricompare anche Talvolta assieme a Sion si nomina Giuda (opp.
nella forma belTt!at bui Sijjòn «vergine figlia di le città di Giuda; Ger 14,19; Sai 69,36), ed al­
Sion» (Is 37,22 = 2Re 19.21; Lam 2,13); per lora la località è vista come il centro politico

489 11*28 Sijjòn SION 490


del regno del sud. Vi è anche una combinazio­ quindi in un contesto religioso: si tratta della
ne con il nome Israele (Sof 3,14). Quando la città di Jahwe. Sion è il luogo in cui Jahwe
« figlia di Sion » e la « figlia di Edom » sono abita o dove per lo meno lo si può raggiungere,
contrapposte l’una all’altra, si tratta anche qui anzitutto perciò il luogo del tempio.
di realtà politiche (Lam 4,22).
4/ a) È probabile che già fin dall’inizio del
Discusso è Am 6,1, dove il profeta polemizza con i dominio israelitico su Gerusalemme il nome di
«sicuri di Sion e gli spensierati sul monte di Sama­
Sion abbia assunto un valore teologico.
ria ». È certo che Amos rivolge questa parola solo
alla città di Samaria. Sion è forse divenuto qui un Molto probabilmente Davide ha conquistato la
termine tecnico per indicare una capitale posta su un Gerusalemme gebusea con l’astuzia e prenden­
monte (Fohrer, l.c. 294)? Un simile uso sarebbe del done possesso non l’ha danneggiata in maniera
tutto singolare. È più probabile però che si tratti di rilevante; la « fortezza di Sion » è rimasta in­
una glossa che in epoca tardiva ha inteso applicare tatta ed è diventata la «città di Davide» (cfr.
anche a Gerusalemme il giudizio di Amos (così ulti­ H.J.Stoebe, ZDPV 73, 1957, 73-99). Anche gli
mamente WoltT, BK XIV/2, 315; ma cfr. anche l’al­ abitanti della città continuarono a risiedervi ed
tra soluzione di A.Weiser, ATD 24, 51967, 175).
uno di essi all’epoca di Davide divenne addirit­
tura sacerdote (Sadoc; cfr. su questo punto
c) In particolare Sion designa però Gerusalem­ H.H.Rowley, JBL 58, 1939, 113-141 e FS Ber-
me come città di Jahwe, e la residenza di Jah­ tholet 1950, 461-472; altra bibliogr. in K.
we stesso, ossia il tempio.. Quando in parallelo Koch, BHH 111,2200). Secondo il Sai 110, nel
con Sion si usa har haqqódas (Sai 2,6 « il mio quale si applica espressamente al re israelita di
monte santo »; 110,2 ecc.), si pensa soprattutto Gerusalemme una ideologia regale gebusea,
al monte del tempio (cfr. Mi 3,12 = Ger 26,18: Jahwe garantisce al re un dominio che da Sion
qui sono posti in parallelo il monte Sion, Ge­ si estende sui popoli nemici, che minacciano il
rusalemme e har habbajit « il monte del tem­ regno (v. 2).
pio »; Is 2,2 = Mi 4,1 har bèt-Jhwh).
Il sost. har « monte, catena montuosa » è usato 558x b) Come immagina Sion il culto di Gerusa­
neli’AT (senza Giud 1,35 nel nome di luogo Har- lemme?
Hàrats\ ls 57x, Sai 54x, Deut 53x, Gios 52x, Ex 48x, Sion è prima di tutto il luogo dove Jahwe abita
Éz 47x, Giud 34x. Num 27x, Gen e Ger21x; l’aram. e dove ha sede il suo trono (con il verbo sten Is
bibl. tùr « monte » in Dan 2,35.45). Il campo seman­ 8,18; Sai 74,2; cfr. 135,21, con jsb Sai 9,12,
tico di har è trattato diffusamente da A.Schwarzen- cfr. 132,13; Sai 146.10; i due verbi, coi rispet­
bach, Die geographische Terminologie im Hebr. des
AT, 1954, 6-9; sul significato che il termine monte
tivi derivati, fanno anche parte della termino­
assume nell’AT e nel suo ambiente dal punto di vi­ logia cultuale della Ugarit cananea, cfr.
sta della storia delle religioni cfr. p.e. W.Foerster, W.H.Schmidt, ZAW 75, 1963, 91s.; id.,
art. òpoq, ThW V,475-486 (= GLNT V ili,1329- Kònigtum Gottes in Ugarit und Israel, 1966,
1302).* ' 70 n. 6 e 82 n. 8). In Sai 76,3 si parla della di­
mora (sòk e nià'àn) di Jahwe in Sion (cfr.
L’espressione har ha *lòhìm in Es 3,1; 4,27; F.Stolz, Strukturen und Figuren im Kult von
18,5; 24,13; IRe 19,8 indica il «monte di Jcrusalem, 1970,213).
D io» della tradizione del Sinai-Oreb, e cosi Sion è l’oggetto dell’elezione di Jahwe (Sai
pure har Jhwh in Num 10,33, mentre har 132,13; cfr. Sai 78,68). È incerto se questa idea
Jhwh in Is 2,3 = Mi 4,2; ls 30,29; Zac 8,3 e Sai facesse già parte della tradizione preisraelitica
24,3 designa il monte Sion (2Sam 21,6 txt em; o se si tratti di una interpretazione nuova e ti­
a Gabaon). Invece in Ez 28,14.16 har (qòdas) pica dell’antico Israele, oppure infine se è solo
’^lòhìm designa il mitico monte degli dei situa­ una concezione tardiva di stampo deuterono-
to nel nord (cfr. Is 14,13 har mò'èd «monte mico (cfr. —bhr IV/2d; E.Rohland, Die
della riunione [dell’assemblea degli dei] »; cfr. Bedeutung der Èrwàhlungstraditionen Israels
Zimmerli, BK XIII,685), di cui parla anche Sai fur die Eschatologie der atl. Propheten, 1956,
68,16 (identificato col Tabor?, cfr. Kraus, BK I45ss.; Kraus, BK XV,879ss.; G.Fohrer, l.c.,
XV,470s.). In Sai 36,7 (e 50,10 txt em) har"ré 307). Si ha qui comunque l’origine della teolo­
'èl « monti di Dio » è una « forma di superlati­ gia deuteronomica dell’elezione di Gerusalem­
vo» (Kraus, BK KV,283; - ‘èl HI/4). Lo st. cs. me, che evita però il termine Sion.
inverso ‘alòhè hàrìm « Dio delle montagne » Sion è il luogo dell’azione salvifica di Dio (in
(opp. « dei delle montagne ») compare in con­ stretta relazione con termini come fdàqà , Is
trapposizione a «D io della pianura» in IRe I,27; torà 2,3 ecc.). Questa azione risulta chia
20,23.28 sulla bocca dei nemici aramei; il bra­ ra quando egli si manifesta, poiché la sua ap­
no vuole attestare che Jahwe è potente ovun­ parizione è descritta coi tratti della teofania
que, e non solo sulle montagne. che si realizza nella tempesta (Is 31,9; Am 1,2;
Pertanto nell’AT « Sion » indica anzitutto la Sai 50,2).
città di Gerusalemme nella sua realtà politica e Con la teofania Jahwe aiuta il suo popolo. Ciò
storica, mediante un linguaggio cultuale e significa due cose: Jahwe aiuta da Sion (Sai

491 ]Ì#2 Sijjòn SION 492


14,7; 20,3), e quindi si pone l’accento sull’abi­ merosi esegeti si oppongono energicamente a
tazione di Dio; oppure l’aiuto di Jahwe è rivol­ simili ipotesi, cfr. p.e. E.Kutsch, Das
to a Sion (Sai 69,36). L’aiuto vale anzitutto per Herbstrest in Israel, Mainz 1955 (tesi).
il re, nella sua lotta contro i popoli stranieri Del resto anche l’antichità ed il valore della
nemici (Sai 2,6; 110,2; come motivo dell’inter­ cosiddetta « tradizione di Sion » sono assai
cessione per il re Sai 20,3), tuttavia quando si problematici. Soprattutto è controversa la que­
accenna al trionfo di Jahwe sui popoli il re stione dell’origine del tema « lotta contro i po­
non è menzionato necessariamente (Sai 48,3ss.; poli stranieri in Sion ». proviene già dalla tra­
76,3ss.; 99,2, anche senza nominare Sion ad dizione cultuale preisraelitica di Gerusalemme,
esempio Sai 46,6ss.; Is 17,12ss.). D ’altra parte oppure lo si deve ad una teologia della guerra
si parla anche del pellegrinaggio pacifico dei che è giunta a Gerusalemme insieme con l’ar­
popoli per essere istruiti da Jahwe in Sion (Is ca? Solo però nel Sai 132 l’arca è in relazione
2,2 ss.). diretta con la teologia di Sion. Oppure è la li­
Anche la singola persona attende l’aiuto di berazione di Gerusalemme dai nemici, avvenu­
Jahwe da Sion (Sai 9,15). Di qui infine la be­ ta nel 701, che ha condotto a queste afferma­
nedizione di Jahwe si riversa sulla terra (Sai zioni? Ma in quella circostanza, per la verità,
128,5; 134,3). non si giunse ad un conflitto militare. Cfr. per
Il monte Sion come abitazione e come sede del i particolari spec. Rohland, l.c. 119ss.; G.Wan­
trono possiede caratteristiche particolari: è la ke, Die Zionstheologie der Korachiten, 1966,
vetta dello Safon (il famoso monte divino pres­ spec. 70ss.; H.M.Lutz, Jahwe, Jerusalem und
so Ugarit, nel nord della Palestina, Sai 48,3), die Vòlker, 1968 (bibliogr.); Stolz, l.c. spec.
per cui si dice che la sua grandezza è smisurata 72ss.; JJeremias, Lade und Zion, FS von Rad
(cfr. ls 2,2; Sai 78,68). Esso è la somma della 1971, 183-198. Per tutto il complesso della
bellezza ed il centro delFuniverso (Sai 48,3; tradizione anche J.Schreiner, Sion-Jerusalem.
50,2, cfr. S.Terrien, VT 20, 1970, 315-338). Jahweh Kònigssitz, 1963; von Rad II, 162ss. =
Jahwe ha creato il monte Sion (con kùn poi. ital 11,186ss.
Sai 87,5, con --jsd Is 14,32; 28,16, in questo In quel che segue si suppone che tutti i temi
passo si dice che Gerusalemme è la «pietra menzionati abbiano fatto parte della tradizione
angolare», che ha una particolare importanza cultuale di Gerusalemme fin dall’inizio.
nella edificazione del mondo, cfr. Giob 38,6), e
perciò esso non vacilla (Sai 125,1). La creazio­ c) 1 profeti hanno ripreso la tradizione di Sion
ne di Sion e quella dell’universo vanno intese in diverse maniere. Isaia vi si riferisce anzitutto
come un unico fatto; per ambedue si usano gli in modo positivo, intendendo la sua missione
stessi verbi, che provengono anch’essi dal vo­ come un compito affidatogli da Dio che abita
cabolario cultuale cananeo (Stolz, l.c. 17 lss.). sul Sion (8,18) e annuncia la protezione di Jah­
Anche l’idea che il tempio sia la «montagna we per la sua città (14,32). Tuttavia la prote­
cosmica», il centro del cosmo, non è tipica­ zione non si esercita se gli abitanti di Gerusa­
mente israelitica. Regalità, tempio, creazione, lemme non si comportano secondo la volontà
montagna cosmica e trionfo sui nemici sono e l’azione di Dio; il fatto che Jahwe fa valere i
anche in Mesopotamia elementi di una stessa suoi ordinamenti diventa un giudizio per la cit­
concezione, cfr. Stolz, l.c. 78ss.l09ss. tà (1,27). Il nemico irrompente diventa stru­
Sul Sion Israele celebra il culto di Jahwe. Qui mento di giudizio nella mano di Jahwe
si possono contemplare le azioni divine (Sai (10,32ss.).
84,8), e qui Israele rivolge la sua lode a Jahwe Si continua certo ad affermare che Sion è la più
(Sai 65,2; 97,8; 147,12). In Sai 132; 48,13 si antica creatura di Jahwe, ma questo ordine sta­
parla di una processione sul Sion. bilito con la creazione diventa una rovina per
Altri testi accennano molto più chiaramente ad coloro che non si orientano verso di esso
una simile processione, senza nominare Sion. (28,16ss.). Al termine della sua attività Isaia af­
Molte sono le ipotesi che vogliono spiegare in ferma che Jahwe per poco non ha abbandonato
quale festa essa aveva luogo. Si traterebbe forse Sion, destinandola ad una completa distruzione
della festa dell’intronizzazione di Jahwe, corri­ (l,8s.). Si discute sull’autenticità di 2,2-5: forse
spondente a qualche altra festa orientale del che Isaia fa qui dell’ideologia di Sion l’oggetto
nuovo anno (soprattutto S.Mowinckel, Psal- delle sue attese? Cfr. ad esempio Wildberger,
menstudien U, 1922; da ultimo F.Stolz, Jahwes BK X,75-90, rispetto a Fohrer, Jes. 1,50-54, e
und Israels Kriege, 1972, 38ss.)? Comunque O.Kaiser, ATD 17, 1960, 17-22.
sia, il titolo regale di Jahwe è unito al nome di 11 profeta Michea, che proviene dall’ambiente
Sion in Ger 8,19. Oppure si tratterebbe di una di Giuda, ha invece un atteggiamento chiara­
« festa regale di Sion », incentrata anzitutto sui mente negativo nei confronti della tradizione
temi specificamente israelitici della elezione di di Sion. Sion e Gerusalemme sono costruite
Sion e della dinastia davidica (H.J.Kraus, Die col sangue e con l’ingiustizia (3,10; non è quin­
Kònigsherrschafl Gottes im AT, 1951, 27ss.; di Jahwe che ha creato Sion!), e perciò la città
id., Gottesdienst in Israel, 21962, 215ss.)? Nu­ deve essere completamente distrutta e spopola­

493 ]Ì52 Sijjòn SION 494


ta (3,12; questo oracolo ha lasciato una pro­ pirà il giudizio sui popoli nemici (Mi 4,11-13;
fonda impressione in Israele, cfr. la citazione Sof 3,14-16; Zac l,14ss.; 9,13), mentre d’altra
in Ger 26,18). Il giudizio è minacciato ancora parte ci si attende l’arrivo dei popoli sottomes­
in 4.10 (la seconda parte del verso è seconda­ si e docili (ls 18,7; cfr. Is 60) che si piegano al
ria) ed in 1,16 (il nome di Sion va qui aggiun­ dominio di Jahwe. 1 peccatori verranno an­
to, mentre va cancellato in 1,13, cfr. K.EIliger, nientati nei loro stessi ranghi (Is 33,14). Sion,
ZDPV 57, 1934, 95s.98s. = Kleine Schriftcn in quanto santuario, avrà un significato anche
zum AT, 1966, 20s.24). per il regno del nord (Ger 31,6). Come nel
Per Osea, profeta del regno del nord, Sion non Deuteroisaia, anche qui in genere gli antichi
ha evidentemente alcuna importanza; in Amos temi diventano oggetto delle attese. Le situa­
è incerta l’autenticità di 1,2 (cfr. Wolff, BK. zioni che si sono create dopo la riedificazione
XIV/2,151s.; Rudolph, KAT XIII/2,117s.). della città e del tempio non hanno però per­
Geremia parla di nuovo del giudizio contro messo di veder realizzato quanto era legato alla
Sion: i popoli assalitori sono visti quindi come concezione di Sion.
esecutori della volontà punitrice di Jahwe È infine singolare che il termine Sion manchi
(4,6.31; 6,2.23; 9,18). Nella sua lamentazione nel Codice sacerdotale e nell’opera del Croni­
il profeta medita sul destino della citta (14,19). sta, se si prescinde da alcune citazioni di fonti
più antiche nelle Cronache. Ciò dovrebbe esse­
d) Con la distruzione babilonese di Gerusa­ re motivato nuovamente dal valore politico del
lemme nel 587, le minacce di giudizio rivolte nome.
contro Sion si sono avverate. Ora si leva alto il
lamento su Sion distrutta (Lam 1,6.17; 5/ Le speranze postesiliche rimangono vive
2,1.4.6.8.10.13.18; 4,11.22; 5,11.18; Is 64,9; parz. anche nel giudaismo posteriore all’AT,
per i passi delle Lam cfr. B.AIbrektson, Studies mentre nel NT - ad eccezione forse dell’Apo­
in thè Text and Theology of thè Book of La- calisse di Giovanni - non hanno alcuna impor­
mentations, 1963, 214ss.). Ma ben presto sorse tanza decisiva. Cfr. G.Fohrer - E.Lohse, art.
la speranza della ricostruzione, per iniziativa Xiuv, ThW VII,291-338 (= GLNT XII,253-
di Jahwe (Sai 51,20; 102,14.17.22), e la spe­ 374).
ranza della salvezza (Sai 126,1). FStolz
In esilio, di fronte alla derisione dei nemici si
cantavano i canti di Sion (Sai 137,1) e si atten­
deva la vendetta di Jahwe contro i delitti com­
piuti dai babilonesi nei confronti del suo san­
tuario (Ger 50,28; 51,10.24).
In questa situazione si inserisce il messaggio rfTS slh R IU S C IR E
del Deuteroisaia. A Sion viene promessa la sal­
vezza: Jahwe ritorna e riacquista il suo potere
regale (Js 40,9; 41,27; 46,13; 51,11.16; 52,7s.). 1/ La radice $lh, la cui unitarietà e la cui evo­
11 lamento di Sion viene definitivamente estin­ luzione semantica restano problematiche, pre­
to dall’energica risposta di Jahwe, la salvezza senta nel semitico meridionale e nordocciden­
irrompe, gli esiliati fanno ritorno (49,14ss.). Lo tale alcuni equivalenti che possono essere ac­
splendore di Sion supera ogni esperienza, ed costati all’ebr. (arab. slh « essere in ordine, pro­
assume tratti paradisiaci (51,3). sperare », Wehr 473b; antico sudarab. slh
Va notato chc in Ezechiele, l’altro grande teo­ « prosperavi », Conti Rossini 224b; fen. solo
logo dell’esilio, - come pure nel Deuteronomio in nomi di persona, cfr. F.L.Benz, Personal
ed anche nella tradizione che ad esso si ispira - Names in thè Phoenician and Punic fnscrip-
manca completamente il termine Sion, sebbene tions, 1972, 400; aram. imperiale ?lh pa. in
si riprendano alcuni elementi della tradizione Ah. 125, vd. st.; aram. bibl. slh ha. « far andar
di Sion (per Ez cfr. Zimmerli, BK X III,63*; nel bene, procedere», KBL 1116; nell’aram. tardi­
Deut soprattutto l’elezione di Gerusalemme). vo oltre ad « aver successo » anche « scinde­
« Sion » è qui forse un concetto troppo politi­ re»; cfr. i lessici ed anche J.Blau, VT, 1957,
co? I00s.; E.Puech, Sur la racine « slh» en hébreu
et en araméen, Sem 21, 1971, 5-19). Mentre
e) Nel periodo postesilico la speranza di Sion, BDB 852 (cfr. LS 629s.; KBL, Suppl. 182a) di­
risvegliata dal Deuteroisaia, diventa decisiva. stingueva tra la radice slh I « penetrare, avan­
Si parla nuovamente di Jahwe che abita in zare » e la radice slh II « essere in buone condi­
Sion (Sof 3,14ss.; Zac 2,14; 8,2s.). Si attende zioni, prosperare », si suppone ora (come già
sempre il ritorno degli esuli (Mi 4,7; Is 35,10; p.e. GB 683; Zorell 69ls.) un’evoluzione se­
60,14; Ger 3,14; 31,12 ecc.). Jahwe instaurerà mantica unitaria «penetrare» > «trapassare»
il suo regno con la forza (Mi 4,7; Is 24,23), > « riuscire» (Blau, l.c.; Puech, l.c., trascuran­
mentre il re, da lui unto, si imporrà per la sua do il sign. tardivo «scindere» che GB 683a
meravigliosa umiltà (Zac 9,9). In Sion si com­ pone all’inizio).

495 rfrS slh RIUSCIRE 496


Per Am 5,6 Blau, basandosi su GB 683b ed al. e rifa­ o «a d » essa ( ’cel. ISam 16,13 per l’investitura
cendosi alle versioni antiche, suppone una radice carismatica del re Davide; 18,10 in senso op­
propria slh « bruciare » (e cosi anche Rudolph, KAT posto per lo spirito cattivo che Dio manda a
XIII/2, 189). Quest’unico passo, testualmente assai Saul). In ambedue i casi si esprime un movi­
difficile, non è tuttavia sufficiente a provare l’esisten­
mento del soggetto in avanti oppure verso uno
za di una tale radice in ebr., tanto più che il sir. srh
« bruciare » e l’acc. selù « bruciare », addotti comc scopo (cfr. Blau, l.c. 100 n. 4, contro KBL
corrispondenti, fanno difficoltà dal lato fonetico, e le 803b dove si suppone che slh significhi « essere
versioni potrebbero aver qui tradotto a senso libera­ abile, forte, efficace »; simiimente Puech, l.c. 6:
mente, fondandosi su kà 'ès « come fuoco ». Puech, «pénétrer», cfr. Gen 41,38).
l.c, 8-12, che per spiegare il senso ricorre anche al Si può intravedere la stessa concezione quando
testo di Eccli 8;10, risale al significato fondamentale con I’hi. causativo si dice chc Dio, relativa­
« pénétrer » di slh, sostenendo che quando si parla di mente al viaggio di qualcuno, fa « procedere »,
fuoco il verbo può assumere il sign. di «accendere».
Lo stesso vale anche per l’aram. slh pa. di Ah 125,
« giungere alla meta », ossia « riuscire » la sua
che un tempo si traduceva con « tagliare, scindere » «v ia » (dcercek; Gen 24,21.40.42.56; Giud
(Cowley 224; DISO 245); cfr, Puech, l.c. 12ss., e 18,5). Anche l’uomo può essere soggetto del far
P.Grelot, Documents araméens d’Egypte, 1972, 440: riuscire la sua via (Deut 28,29 dàrcek in senso
« un homme enflammant des buches dans les ténè- proprio; Gios 1,8 e Sai 37,7, in senso traslato
bres sans ètre vu ». per «intenzione» o «condotta»); in Is 48,15
soggetto è Dio (mutando il testo, cfr. BHS) op­
Nell’AT la radice compare solo come verbo pure la via stessa (con slh hi. «riuscire» in­
(ebr. qal e hi., aram. ha.); essa non forma mai
transitivo); in quest’ultimo caso con dcercek si
nomi propri.
usa di solito il qal (Ger 12,1 «perché procede
bene/riesce la via degli empi? »).
2/ Il verbo ebraico è attestato complessiva­
mente 65x, di cui 25x in qal (ISam, Ger e Ez
b) Il sign. traslato «aver successo, riuscire»
5x ciascuno; Giud 3x) e 40x in hi. (2Cron lOx;
compare 15x in qal (per i testi vd. sp. 2) e 25x
Gen 7x); l’aram. slh ha. è usato 4x (Dan 3,30;
nell’hi. intransitivo (regolarmente in Dan e 1/2
6,29; Esd 5,8; 6,14).
Cron; inoltre I’aram. di Dan 6,29; Esd 5,8;
Il qal si trova suddiviso da un lato in Giud/
6.14); l’hi. causativo nel sign. di « far riuscire a
1 Sam con il sign. concreto di « penetrare in »
qualcuno», prescindendo dai testi citati dove
ecc. (con sogg. rìfh: Giud 14,6.19; 15,14;
l’ogg. è dcercek, è attestato 6x (Gen 39,3.23; Sai
ISam 10,6.10; 11,6; 16,13; 18,10; cfr. anche
118,25; Neem 1,11; 2,20; 2Cron 26,5; inoltre
2Sam 19,18; Am 5,6 vd. sp. 1), dall’altro nei
l’aram. di Dan 3,30).
profeti con il sign. traslato di «riuscire, avere
Talvolta si ha un uso più ampio in relazione a
successo» (Is 53,10; 54,17; Ger 12,1; 13,7.10;
cose: un albero che cresce (Ez 17,9.10 qal; Sai
22,30.30; Ez 15,4; 16,13; 17,9.10.15; inoltre
1,3 hi.), in senso negativo l’azione di un’arma
Sai 45,5, in un testo assai incerto, ed anche che fallisce (Is 54,17 qal) ed una cintura che è
Num 14,41 e Dan 11,27). L’hi si concentra in
consunta e perciò « non è più buona a nulla »,
Gen (7x in 24,21.40.42.56 e 39,2.3.23), in Dan
come simbolo del popolo corrotto che sarà
(4x, più 2x aram.) e nell’opera del Cronista
senza «successo» (Ger 13,7.10 qal). Nella
(15x, più 2x aram,).
maggior parte dei casi si tratta però di uomini
o delle loro intenzioni, ed in questo caso è sin­
3/ Pur essendo attestato relativamente poco,
golare come le espressioni abbiano molto spes­
il verbo ha un uso abbastanza ampio che è dif­
so implicazioni teologiche. II buon esito di un
ficile articolare con esattezza. Il senso traslato
progetto, ad esempio di una campagna militare
«riuscire» è predominante (b). Problematico
(IRe 22,12.15 = 2Cron 18,11.14; negativamen­
resta soprattutto l’uso concreto (a), per lo te Ger 32,5; cfr. Is 48,15; Dan 8,12.24, sempre
meno in qualche passo. Tuttavia proprio que­
hi.) o di una costruzione edilizia (hi.: lCron
st’ultimo sembra essere un adeguato punto di
22,11; 2Cron 7,11; 14,6; aram. ha. Esd. 5,8;
partenza per spiegare Io sviluppo semantico
6.14), oppure anche dell’azione dell’uomo in
della voce, la cui relazione fraseologica con generale (Sai 1,3 hi. « e tutto ciò che egli fa rie­
— dàrcck « v ia » risulta inoltre istruttiva. Do­ sce»; similmente 2Cron 7,11; 31,21; 32,30;
vrebbe così rendersi chiara l’unità della voce, anche lCron 29,23; 2Cron 26,5; cfr. inoltre il
nonostante il suo ampio uso.
le della persona in Neem 1,11; 2,20), si fonda
a) In senso concreto il verbo può essere usato sulla presenza di Dio o sulla sua assistenza,
in qal con valore transitivo per il passaggio del oppure dipende dal fatto che Dio rende l’uomo
Giordano (2Sam 19,18 txt; Puech, l.c. 6-8: in grado di realizzarlo (vd. st. 4). Oltre a que­
« penetrare in », per traghettare la famiglia rea­ sto intervento mediato di Dio, si può dire che
le), o con valore intransitivo per la venuta pro- egli produce direttamente il risultato (testi con
fetico-carismatica dello spirito di Jahwe/Dio hi. causativo, vd. sp.); la sua « volontà » (hSfces,
«sopra» una persona ( ‘al\ Giud 14,6.19; Is 53,10) e la «parola» da lui inviala (Is
15,14; ISam 10,6.10 assieme a nb' hitp.; 11,6) 55,11) possono «procedere» attivamente,

497 1 ^ 3 slh RIUSCIRE 498


«giungere alla meta» (vd. st. 4). Ma come av­ 38,8; cfr. per tutta la questione p.e. KJ.Grimm,
viene già per il termine «via», anche l’uomo JAOS 22, 1901, 35-44; J.F.Genung, JBL 30,
da solo può operare la propria riuscita, o in di­ 1911, 114-122; Pedersen, Israel I-U,517s.;
pendenza da Dio con la pietà personale e la fe­ G.Kuhn, Beitràge zur Erklàrung des salomo-
deltà alla legge (cfr. Gios 1,8; lCron 22,13; nischen Spruchbuches, 1931, 3s.; Zorell 894a;
2Cron 31,21; anche Num 14,41 qal ed anche Fohrer, KAT XV I,133; G.von Rad, Weisheit
2Cron 24,20) opp. con la sapienza prodotta in Israel, 1970, 109 n. 8 = La sapienza in Israe­
dalla legge di Dio (Sai 1,3), ma anche contro le, 1975, 79 n. 8).
Dio (cfr. Ger 22,30 qal; Ez 17,15 qal; anche
2Cron 13,12; 24,20), come nel caso degli empi 4/ Come già risulta dalla rassegna semasiolo­
(Ger 12,1 qal; 37,7 hi.; cfr. Sai 1,4; anche Prov gica, Fuso vtrt. del verbo slh possiede nella
28,13 hi.) e delle figure contrarie a Dio in Dan maggior parte dei casi un’impronta fortemente
(cfr. Dan 8,12.24.25; 11,36). D ’altro lato in teologica. In generale ed in modo abbastanza
Israele vi erano dei pii « fortunati » ai quali aproblematico si può dire che il « riuscire »,
« tutto riusciva » perché Dio era « con loro » direttamente o indirettamente, proviene da
(Giuseppe era 7s maslìah, Gen 39,2; Salomone Dio, soprattutto per il fatto che Dio è « con »
lCron 29,23, ed Ezechia, 2Cron 32,30, per qualcuno ( 'cel: Gen 24,40; 39,2s.23;
quanto riguarda il loro governo). lCron 22,11), e ciò equivale alla benedizione
di Dio (cfr. H.D.PreuB, ZAW 80, 1968, 139­
*c) Al campo semantico del riuscire apparten­ 173; D. Vetter, Jahwes Mit-Sein - ein Ausdruck
gono anche i verbi ksr qal « esser retto, riusci­ des Segens, 1971; C.Westermann, Der Segen in
re» (Eccle 11,6; Est 8,5 agg. verbale kasér der Bibel und im Handeln der Kirche, 1968,
«retto»; hi. Eccle 10,10 txt?; inoltre kisròn 16ss.). Il «riuscire» è però legato anche alle
«riuscita» Eccle 5,10; aramaismo, cfr. Wagner azioni salvifiche di Dio (Sai 118,25 «concedi
nr. 139/140) e -+skl qal «aver successo» di riuscire », assieme all’invocazione « salva
(ISam 18,30), hi. «aver successo, riuscita» dunque»; cfr. Ger 2,37; anche IRe 22,12.15 =
(Deut 29,8; Gios 1,7.8; ISam 18,5.14.15; IRe 2Cron 18,11.14) ed alla misericordia (Prov
2,3; 2Re 18,7; Is 52,13; Ger 10,21; Prov 17,8), 28,13 perdono dei peccati). Di fronte alla cer­
oltre al comune « comprendere, aver giudizio, tezza che lo spirito di Dio (vd. sp. 3a) c la sua
agire con accortezza » e « render accorto » (Sai parola (Is 55,11) producono i loro frutti per
32,8; Prov 16,23; 21,11; Dan 9,22; Neem 9,20; volontà divina e sono quindi espressione del­
lCron 28,19); ik l hi. secondo Westermann, l’azione sovrana di Dio, il «riuscire» degli
ATD 19,208 = ital. 311, è «uno di quei verbi empi diviene un grave problema (cfr. Ger
ebraici che esprimono insieme un’azione e il 12,1), per cui si può esortare ad aver pazienza
suo risultato. Questo significato ampio e gene­ (Sai 37,7) oppure mettere in guardia dal disub­
rico raccoglie la lezione insegnata dall’espe­ bidire al comandamento divino (Num 14,41;
rienza, che mostra come la prudenza nell’agire soprattutto 2Cron 13,12; 24,20, ed anche
conduca al successo ». 20,20 « riuscirete » par. « sussisterete » con
Una simile oscillazione tra il significato di ’mn ni., cfr. ls 7,9), tanto più che si ritiene che
«accortezza, circospezione» e quello di «suc­ vi sia una stretta relazione tra un’azione e la
cesso, riuscita » si ha anche nel sost. tiisijjà, sua conseguenza (vd. ad esempio 2Cron 24,20;
oscuro quanto alla sua provenienza (seguendo 26,5; vd. sp. 3c; cfr. K.Koch, ZThK 52, 1955,
H.Bauer, ZAW 48, 1930, 77, ora è posto di so­ 2ss.; G.von Rad, Weisheit in Israel, 1970,
lito in relazione con jès «esserci, trovarsi», 170ss. = La sapienza in Israele, 1975, 12lss.).
ma diversa è ancora la posizione di BL 496;
cfr. Horst, BK X V I/1, 84: «ciò che “c’è” sa­ 5/ Nella letteratura extrabibl. di Qumran slh
rebbe da un lato “quanto è disponibile” di for­ hi. compare solo due volte (IQ 27, 1,2,5; CD
za, capacità ed accortezza, e dall’altro ciò che 13,21), in senso traslato. Nei LXX il verbo
“diventa disponibile” nella riuscita e nel suc­ viene tradotto più di 40x con e 'j o S o ù v e deriva­
cesso »), e reso dalle versioni in modo non uni­ ti, cfr. W.Michaelis, art. eùoSóu, ThW
tario (cfr. l’elenco in Hòlschcr, HAT 17,20); V, 113-118 (= GLNT VIIL311 -326).
esso appartiene al linguaggio sapienziale (12x, M.Smb&
di cui Mi 6,9 e Giob 30,22Q vanno esclusi per
motivi di carattere testuale): il sign. « accortez­
za, circospezione » o sim. sembra essere quello
di Prov 3,21 (par. mezimmà « rillessione »);
18,1 (diversamente Gemser, HAT 16,24.74: »•

Il
*
s&lcem
.
IM M A G IN E
«forza») e Giob 11,6 (cfr. Horst, BK
XVl/1,163.168), mentre il sign. di «successo,
riuscita» sarebbe quello degli altri testi (ls I / Sostantivi affini all’ebr. sàlcem si trovano
28,29 con ‘èsà «consiglio», ~^j‘s Prov 2,7; forse in ug. (PRU II, nr. 2, r. 59) e fen. (CIS
8,14; Giob 5,12; 6,13; 12,16; 26,3; cfr. Eccli 1,34 = RES 1533; secondo A. van den Branden,

499 pztcem IMMAGINE 500


Studi sull’Oriente e la Bibbia, offerti al P.G.Ri- damentale della radice verbale slm. Nel passo,
naldi, 1967, 69, anche in CIS 1,88 r. 5), ma so­ certamente secondano, di Am 5,26 il testo
prattutto in acc. {salmu «statua, rilievo, dise­ purtroppo è molto incerto; probabilmente si
gno, costellazione, figura cultuale, forma cor­ pensa alle immagini degli dei bab. Kewan
porea », traslato « immagine », cfr. CAD S (Kajawànu) e Sakkut. Va notato però che la
78-85) ed in aram. (stele funerarie con rilievi, voce può essere usata talvolta per gli idoli, ma
del 7° sec. e provenienti da Nérab, KAI nr. non è mai divenuta la loro vera designazione
225, r. 3.6.12; nr. 226, r. 2 «questa è la sua (cfr. -»fràfim ed anche sotto -» vrtil 4 i voca­
immagine »; aram. bibl. in Dan 2-3 « statua », boli citati nell’ultimo gruppo come sinonimi di
Dan 3,19 flem ’anpòhì « l ’espressione del suo « idolo »). Già molto lontano dal supposto si­
volto», cfr. GenAp 20,2; anche in nab., palm., gnificato fondamentale è Ez 23,14, dove si par­
sir. ecc., cfr. KBL 1116b; DISO 245; LS 630a); la di salme Kasdlm « ritratti di Caldei », figure
l’arab. sanam « idolo » è un prst. aram. (Fraen- i cui contorni sono incisi su di una parete,
kel 273); cfr. anche l’antico sudarab. slm «sta­ mentre la superficie interna è colorata in rosso
tua » (Conti Rossini 224b). col minio. Ancora più incerto è in Ez 16,17 il
senso preciso di salmè zàkàr « immagini d’uo­
Una derivazione da sèi «om bra» (riproposta ancora mo », anch’esse d’argento e d’oro e con le quali
da W.H.Schmidt, Die Schòpfungsgeschichte der Prie-
Gerusalemme « ha amoreggiato ». Alcuni ese­
sterschrift, 31967, 133 n. 1; cfr. P. Bordreuil,
RHPhR 46, 1966, 368-391) non è possibile (vd. in geti non pensano ad immagini di dei o a statue
proposito le fondamentali osservazioni di F.Rosen- (cosi p.e. Zimmerli, BK XIII,357), ma a sim­
thal, OrNS 8, 1939, 148-150, contro l’originario bi- boli fallici (così p.e. Fohrer, HAT 13,89). In
litteralismo delle lingue sem., sostenuto ancora da ISam 6,5.11 i flàm ini sono «immagini» dei
A.S.Marmardji e applicato anche a questo esempio). bubboni e dei topi che devastano il paese dei
In realtà la voce deriva da una radice sem. (non atte­ filistei, simili ovviamente nelle loro apparenze
stata però in ebr.) slm (arab. slm « recidere, squadra­ a quello che rappresentano.
re, tagliare, incidere », così Th. Noldeke, ZD M G 40, Essi sono cacciati fuori dalla regione assieme
1886, 733s.; ZAW 17, 1897, 186s.). F.Delitzsch ha
voluto collegare s('eiatv con l’acc. salàmu / arab. ta­ all’arca, che è causa di disgrazie. Si nota qui
li ma « divenir nero, essere oscuro » (Prolegomena ancora chiaramente una concezione magica
eines neuen hebr.-aram. Wòrterbuchs zum AT, deH’immagine: allontanando l’immagine si spe­
1886, 140 n. 4; contro tale proposta vd. p.e. J.Canti- ra di potersi liberare dalla realtà che essa raffi­
neau, Syria 14, 1933, 171 n. 2), mentre P.Humbcrt, gura. Designando al v. 3s. questi oggetti che
Etudes sur le récit du paradis et de la chute dans la accompagnano l’arca come doni di riparazione
Genèse, 1940. 156, ha accolto questa ipotesi per lo ( ’asàm), si dà ad essi evidentemente un'inter­
meno per i due passi dei salmi in cui compare sàlctm pretazione teologica secondaria. Forse i
(39,7; 73,20; cfr. anche KBL 804b e Suppl. Ì33b).
La suddivisione in due radici è tuttavia poco verosi­
« topi » sono simboli dei « bubboni »; probabil­
mile e la derivazione abituale da slm « tagliare » è mente però si tratta di due piaghe distinte.
comprensibile, soprattutto perché l’acc. salmu signi­ sàlatm è quindi qualcosa di più dcll’« immagi­
fica chiaramente « statua ». ne» nel nostro senso: in essa rimane presente
la stessa cosa raffigurata, e se si dispone del­
2/ Sàlxm ricorre nell’ebr. dell’AT 17x (Gen l’immagine si può esercitare un influsso su ciò
5x, ISam ed Ez 3x ciascuno, Sai 2x, lx in che essa rappresenta. Non c’è dubbio che ogni
Num 33,52; 2Re 11,18 = 2Cron 23,17; Am qualvolta si parla di s&lam questa concezione
magica della realtà è ancora viva ed operante.
5,26). Si hanno inoltre 17 attestazioni dcll’a-
ram. bibl. in Dan 2,31s. 34s.; 3,1-19. I passi I due passi dei salmi (39,7; 73,20) costituisco­
più antichi si trovano nel racconto dell’arca no però un’eccezione. In ambedue i casi scelam
(ISam 6,5.5.11); tutti gli altri casi dovrebbero serve a descrivere la nullità dell’uomo. « Come
essere esilici o postesilici. un scélcem è l’uomo che passa» (39,7, par.
->haba:t «soffio»; talvolta [p.e. Bibbia di Zuri­
go, Bibbia CEI] si traduce con « ombra », cosa
3/ Partendo dall’acc. e dal significato della che non è contraria al senso, benché sopra [1]
radice slm si può dedurre facilmente per scelce.m si sia detto che bisogna respingere una connes­
il sign. di «statua». Secondo 2Re 11,18 = sione con sèi). In 73,20 il testo è incerto; usan­
2Cron 23,17 nel tempio di Baal in Gerusalem­ do sàlatm sembra che si voglia paragonare la
me vengono distrutti altari e flàm im \ il termi­ vita umana alla fuggevole visione di un sogno.
ne dovrebbe indicare qui « statue degli dei ». In Si può capire senz’altro come un termine che
Ez 7,20 salme l.ò'abòtàm (in argento e oro) va significa « immagine » dopo aver subito una
inteso come « le loro abominevoli immagini lunga evoluzione semantica possa venir usato
divine ». Queste « immagini degli dei » sono per esprimere l’inconsistenza di una persona.
anche quelle indicate con salme massèkòl in A questo modo però sàlam è molto lontano
Num 33,52, anche se in questo caso non si dall’idea originaria di immagine, ma ciò indica
tratta di statue ma di opere di metallo fuso. anche che il termine possiede una notevole
Non si è quindi più percepito il significato fon­ flessibilità.

501 &l<*m IMMAGINE 502


Termini paralleli sono (oltre al già citato -*hàbcel in magine » e nel v. 27 l’aggiunta bescélcem
Sai 39,7); deinùt «somiglianza, immagine» (Gen ’Klòhìm. Quest’ultima può avere un senso solo
1,26; 5,3; —dmh) e maskil «figura, effigie» (Num se, per così dire, vuole correggere il precedente
33,52; da skh «spiare» Sai 35,12 cj). Vocaboli affini bEsalmo: l’uomo non è direttamente immagine
nel senso di «figura» sono anche qàsocb (IRe 6,25; di Dio, ma immagine di esseri divini. Questa
7,37; in Giona 2,7 «base»; con significato fonda­
mentale simile a quello di slm/s&lcem: cfr. qsb qal interpretazione è confermata da Sai 8,6 «tu
« tagliare » 2Re 6,6; « tosare » Cant 4,2), temùnà (Es l’hai fatto di poco inferiore agli ,alòhìm », dove
20,4 = Deut 5,8; Num 12,8; Deut 4,12.15.16.23.25; il senso può essere non « Dio », ma solo « esse­
Sai 17,15; Giob 4,16) e tS'ar (I5x; Gen 29,17 ecc. in ri divini ». Dio ha formato l’uomo « come se si
senso estetico). trattasse di ’alòhìm». La concezione a cui ci si
riferisce è quella, ben nota nell’ambiente babi­
4 / Oltre ai passi citati nei quali scélcem indica lonese e cananeo, dell’«assemblea degli dei»;
l’idolo, dal lato teologico sono rilevanti soprat­ il re degli dei è circondato dagli esseri divini a
tutto i testi di Gen (3x in l,26s., e poi in 5,3; lui sottomessi (oppure, in una forma più atte­
9,6) nei quali il termine è usato dal Codice sa­ nuata: Dìo è circondato da spiriti posti al suo
cerdotale (per gli studi sull’argomento cfr. servizio) che eseguono la sua volontà (cfr. Sai
J.J.Stamm, Die Imago-Lehre von Karl Barth 103,19-21). È perciò evidente che anche il
und die atl. Wissenschaft, in: Antwort, Fest­ plur. del v. 26a non è né un plur. « majesta-
schrift zum 70. Geburtstag von Karl Barth, tis» né un plur. « deliberationis » (così ancora
1956, 84-98; id., Die Gottebenbildlichkeit des Westermann, BK 1,200), ma vuol dire che Dio
Menschen im AT, ThSt 54, 1959; H.Wildber- prende la sua decisione in unione con la sua
ger, Das Abbild Gottes, ThZ 21, 1965, corte celeste.
245-259.481-501; O.Loretz, Die Gottebenbild­ Se si deve precisare quale sia il contenuto pre­
lichkeit des Menschen, 1967; Westermann, BK ciso deH’affermazione che l’uomo è immagine
1,203-214; in questi lavori è data anche la bi­ di Dio, è necessario tener presente il contesto
bliogr. più importante suU’immagine di Dio). in cui si trova posto scélcem ’*lòhìm. L’uomo in
Gen l,26s. afferma chc Dio ha creato l’uomo quanto immagine di Dio deve dominare sulle
secondo il suo scélcem. Se si prescinde dalla sua altre creature (rdh> v. 26.28) opp. deve rendersi
risonanza in Gen 5 e 9, il passo resta isolato soggetta la terra (kbs, v. 28). I verbi indicano
nell’AT, ma ha suscitalo un vivo interesse nel­ che l’uomo è considerato sovrano, e per così
la storia dell’esegesi in quanto fondamento del­ dire re della creazione. Questo è ancora confer­
la dottrina della Chiesa sulla « imago Dei ». mato dal Sai 8, le cui affermazioni antropolo­
Proprio perché è l’unico passo, Gen l,26s. ha giche si trovano chiaramente nella stessa tradi­
dato luogo ad un’ampia speculazione teologica. zione di Gen l,26s.: «di gloria e splendore
Nel v. 26 besalmènù è interpretato in certo l’hai coronato; l’hai costituito signore (—msl
qual modo da kidmùtcnù. I LXX traducono 4a) sull’opera delle tue mani, tutto hai posto
xenr’ ewcóva. xaì xa?T òuouocrw (Volgata: « ad sotto i suoi piedi » (v. 6b. 7). Se si tiene pre­
imaginem et similitudinem nostram»); le due sente questo salmo, risulta inoltre che le
preposizioni be e ke dovrebbero avere infatti lo espressioni di Gen I che si riferiscono al com­
stesso significato (si noti che in Gen 5,3 si dice pito affidato all’uomo di dominare sulle altre
bidmùtènù kesalme nù, scambiando tra loro di creature sono originariamente col legate con la
due vocaboli). Non si dovrebbe tradurre « se­ sua stessa creazione (contro Westermann, BK
condo la nostra immagine », ma « come nostra 1,216): immagine di Dio e «investitura» del­
immagine» oppure «a nostra immagine» (be l’uomo sono in stretta relazione tra loro. Ciò
« essentiae »). trova ulteriore conferma nell’ambiente orienta­
Anche i due vocaboli scblatm e damili non di­ le, dove si dice che il re è immagine di Dio.
vergono molto l’uno dall’altro quanto a signifi­ Non mancano certo testi che parlano della
cato. In base alla radice, demùl indica « ugua­ creazione dell’uomo secondo l’immagine della
glianza» (—dmh 3b). Inoltre, scélcem e demùl divinità (per l’ambiente babilonese cfr.
non sono per nulla espressioni così distinte per V.Maag, Sumerische und babylonische Mythen
contenuto da doversi separare l’una dall’altra, von der Erschatìung des Menschen, Asiatische
come ha fatto la Chiesa distinguendo tra Studien 8, 1954, 85-116; id., Atl. Anthropogo-
«imago» e «similitudo» (vd. in proposito U. nie in ihrem Verhaltnis zur altorientalischen
Luz, L’immagine di Dio in Cristo e nell’uomo Mythologie, ibid. 9, 1955, 15-44; Westermann,
secondo il Nuovo Testamento, Concilium 10, BK 1,212s.; per l’Egitto cfr. E.Hornung in Lo-
1969, 100-112). Neppure si deve vedere in retz, l.c. 123-156; E.Otto, Der Mensch als
dcmùt il tentativo di attenuare l’affermazione Geschòpf und Bild Gottes in Àgypten, FS von
che l’uomo sia immagine di Dio, ritenuta trop­ Rad 1971, 335-348). Molto più spesso si dice
po audace (si dovrebbe evitare la traduzione che il re opp. il faraone è « immagine » della
« ritratto »). divinità. In ambiente accadico si celebra il re
Nella formulazione colpiscono due cose: nel v. come immagine del dio Bel o Samas (p.e. « il
26 il plurale «facciamo l’uomo a nostra im­ padre del re, mio signore, era l’immagine di

503 scélcem IMMAGINE 504


Bel, e cosi pure il re, mio signore, è l’immagi­ 5-23, citazione p. 7). Oppure, come si esprime
ne di Bel», CAD S 85b, cfr. Wildberger, l.c. H.van den Bussche, L’homme créé à l’image
253ss.). Ancor più frequente è il titolo in Egit­ de Dieu (Gen 1,26-27), Collationes Brugenses
to, specialmente nella 18a dinastia: il faraone è et Gandavenses 31, 1948, 195: « Dio ha creato
« immagine di Re », « immagine sacra di Re », l’uomo come proprio rappresentante, proprio
«la mia immagine vivente sulla terra» ecc. In visir, e quest’ultimo assomiglia in certo modo
relazione a Gen l,26s. due cose assumono par­ al suo signore... L’uomo diventa un procurato­
ticolare rilievo: re di Dio, del quale amministra i beni... ».
(1) qui si parla del dominio del faraone negli
stessi termini con cui in Gen 1 si parla del 5/ I LXX di solito traducono scèlcem con
dominio dell’uomo, p.e. « il re (figlio) natura­ eutwv « immagine ». Due volte si ricorre a
le (di Re)... dio buono, immagine di Re, figlio d'ScjXov «idolo» (Num 33,52; 2Cron 23,17,
di Amun, che ha calpestato i paesi stranieri » nel passo parallelo 2Re 11,188 invece e ì x u j v );
(W.Helck, Urkunden der 18. Dynastie, in 1Sam 6,5 si rende con òp,oLu>|j.a « immagi­
Obersetzung zu den Hefìten 17-22, 1961, 176), ne, figura», ed in Am 5,26 si ha ’rònoq «for­
oppure « la terra ti è sottomessa per il tuo va­ ma, copia ».
lore» (l.c. 385); (2) si parla anche della crea­ Nei testi di Qumran sótlcem compare finora 3x
zione del re (cfr. in proposito Sai 2,7), p.e. « ri­ (CD 7,15.17.17), riprendendo cd interpretando
tratto splendido di Atum, che lo stesso Ha- Am 5,26. Invece l’idea dell’immagine di Dio
rakhti ha creato; re divino, signore delle due nel tardo giudaismo è stata applicata alla
grandi corone; di bell’aspetto quando appare sapienza, specialmente in Sap 7,25s.: essa è
con la corona ’-tf, la cui potenza è grande... » « un’emanazione della potenza di Dio, un ef­
(l.c. 213). Dovrebbe quindi essere chiaro che la fluvio genuino della gloria delFOnnipotente; ...
concezione dell’uomo immagine di Dio trae la essa è un riflesso della luce perenne, uno spec­
sua origine dall’idea che l’antico Oriente ha del chio senza macchia dell’attività di Dio e
re come figlio, rappresentante, luogotenente, un’immagine della sua bontà». Così pure in
mandatario del re sulla terra (cfr. W.H. Filone la Sofia è immagine di Dio, ma anche il
Schmidt, Die Schòpfungsgeschichte der Prie- logos viene detto e ì x g j v t o u $ e o ù . Tuttavia nel­
sterschrift, 21967, 127-154). l’antropologia di Filone è presente anche la
Questa è dunque la via per intendere anche la concezione deH’immagine divina: l’uomo è di­
concezione della «imago Dei». L’essere im­ rèttamente immagine di Dio, oppure è e ì x u ì v
magine di Dio non consiste nel possedere par­ del logos.
ticolari doti dello spirito o una particolare na­ Questo duplice senso ricorre anche nel NT. Da
tura spirituale, e non consiste neppure nella fi­ un Iato Cristo è designato come eìmwv t o G ìt e o u
gura esterna, soprattutto nell’andatura eretta (2Cor 4,4; Col 1,15; cfr. anche Fil 2,6), ma
dell’uomo (Humbert, l.c. 153-175; L.Kòhler, dall’altro anche l’uomo può essere detto imma­
ThZ 4, 1948, 16-22). Neppure si può dire che gine di Dio (Giac 3,9, qui però non si usa
il passo presenti l’uomo come un « tu a cui eìxwv ma òpoiumq. Secondo ICor 11,7 l’uo­
Dio si rivolge, ma anche come un io responsa­ mo è immagine e gloria (eixwv e 5ó£a) di Dio,
bile di fronte a Dio » (K.Barth, Die kirchliche la donna invece è Só^a dell’uomo. Quanto dice
Dogmatik, Ili/l, 1945, 222), e tanto meno che il NT suH’elx(jÓv non si fonda tanto sui testi
esso parli dell’uomo in quanto persona (p.e. dell’AT, quanto piuttosto sull’esegesi rabbinica
F.Horst, Der Mensch als Ebenbild Gottes, in: dì Gen l,26s. (ICor 11,7 e Giac 3,9) e sulla
Gottes Recht, 1961, 230) oppure della capacità speculazione giudaico-ellenistica relativa al lo­
dell’uomo di essere in relazione con Dio, della gos ed alla sapienza (2Cor 4,4; Col 1,15; cfr.
sua «attitudine alla religione» (W.Riedel, Die Luz, l.c. 101s.), dove ancora una volta si intra­
Gottesebenbildlichkeit des Menschen, 1902, 42). vede l’ideologia regale eg. (cfr. Wildberger, l.c.
Come ritratto di essere divini, l’uomo parteci­ 496-501).
pa di tutti quei poteri di cui essi sono dotati. Per quanto riguarda il NT e il suo ambiente
Come nell’immagine sono presenti la potenza cfr. G.KJttel - G.von Rad - H.Kleinknecht, art.
di Dio, il suo splendore e la sua magnificenza EÙttiv, ThW 11,378-396 (= GLNT 111,139­
(cfr. Sai 8,6), e da essa si diffondono, così al­ 184); W.Mundle - O.Flender - J.Gess - L.
l’uomo viene dato un potere divino di decisio­ Coenen, art. Bild, ThBNT 1,117-122 (= imma­
ne, una sovranità divina. « Come i sovrani ter­ gine, DCB 836-843); F.W.Éltester, Eikon im
reni... erigono nelle provìncie un loro ritratto NT, 1958; J.Jervell, Imago Dei. Gen 1,26 im
come simbolo con cui rivendicano il proprio Spàtjudentum, in der Gnosis und in den pauli-
potere, così l’uomo nel suo essere immagine di nischen Briefen, 1960; H.Hegermann, Die
Dio è posto sulla terra come segno della sovra­ Vorstellung vom Schòpfcrmittler im helleni-
nità di Dio ed è chiamato a conservare ed a far stischen Judentum und im Urchristentum,
valere sulla terra il dominio di Dio » (G.von 1961; E.Larsson, Christus als Vorbild, 1962;
Rad, Vom Menschenbild des AT, in: Der alte P.Schwanz, Imago Dei, 1970 (con bibliogr.).
und der neue Mensch, Beiheft EvTh 8, 1942, H. Wildberger
505 D1?? sélam IMMAGINE 506
;
n o a sm h G E R M O G L IA R E fertilità (Giob 8,19); importanza decisiva han­
no però l’acqua e soprattutto la pioggia che fe­
condano il terreno e gli fanno produrre le
1/ I,a radice *smh «germogliare, crescere» è piante (Gen 2,5; Is 55,10; Giob 38,27). Dopo
una pioggia si può attendere l’arrivo di questo
attestata nei semNO. (ug. nel n. pers. Ysmh,
cfr. Grondhal 59.189: in senso causativo «vo­ fenomeno, che perciò diventa simbolo della
glia egli far crcsccre/germogliare»; fen. e neo- speranza (Is 55,10; Sai 104,14). Mentre ad
pun. smh «rampollo, germoglio», KAI nr. 43, Ugarit la forza della vegetazione è attribuita
r. 11; 162, r. 2; 163, r. 3; DISO 246; medio­ agli dei Baal o Dagan, nella teologia di Israele
ebr., aram. giud., pai. crist., sir. smh «germo­ essa è ricondotta all’opera di Jahwe: è lui che
gliare», sir. per lo più «risplendere, irradia­ fa piovere e fa sprigionare dal terreno la vege-
re», LS 63ls.). Per Tace, samàfju «crescere ri­ tazioné (Gen 2,5; Is 44.4; Sai 65,11; 104,14;
gogliosamente, prosperare» —smh 1. 147,8; Giob 8,19).
Il verbo è usato nell’AT in qal, pi. (cfr. Jenni,
HP 50s.) e hi. (causativo); vi è inoltre il sost. b) Con analoga applicazione smh può essere usato
anche nel campo della fisiologia umana, dove descri­
sàmah «germoglio, virgulto». ve la crescita della barba (zàqàn) e dei capelli (iè'àr,
Lev 17,37 qal; altrove pi.: Giud 16,22; 2Sam 10,5;
2/ Statistica: smh qal 15x (Is 4x, Gen 3x), hi. Ez 16,17; lCron 19,5), oppure una piaga che si cica­
14x (Is 4x, Sai 3x), pi. 4x, pu:mah 12x (Ez 3x, trizza con carne nuova C0rùkà, ls 58,8).
ls e Ger 2x ciascuno; incl. Zac 3,8 e 6,12, regi­
strati in Mand. sotto i nomi propri). Le 45 at­ Quando si confronta tutto l’uomo con una
testazioni sono così distribuite: 10 in Is (5x il pianta, smh descrive la vita che si sviluppa (Ez
verbo compare nel Dtis), 6 rispettivamente in 16,6s. par. hjh «rimanere in vita»), la fortuna
Gen ed Ez, 5 in Sai, 3 rispettivamente in Ger, (Is 44,4) o anche successi militari (2Sam 23,5),
Zac e Giob. mentre la mancanza di scemah è simbolo di de­
clino e di morte (Os 8,7s.; Giob 8,18s.). Cfr.
3/ a) La radice smh appartiene al vocabolario l’uso traslato di prh in Is 27,6; Sai 72,7 ecc., di
della vita vegetale (cfr. A.E.Ruthy, Die Pfianze sùs hi. in Sai 92,8 ecc. .
und ihre Teile im bibl.-hebr. Sprachgebrauch,
1942, 9.48s.; ibid. 75 per il sost. sinonimo ’èb 4/ a) Un uso specifico si ha nel contesto del­
«rampollo» in Giob 8,12 e Cant 6,11). Essa l’ideologia regale. Le «ultime parole di Davi­
descrive il germogliare della pianta fuori dal de» (2Sam 23,1-7), che utilizzano probabil­
terreno (Gen 2,9 hi.; par. js' hi. « far uscire »: mente una tradizione regale della Gerusalem­
ls 61,11 hi.), come essa cresce (Deut 29,22 hi. me pre-israelitica, descrivono con smh hi. il
assieme a ih «salire, crescere»), mette foglie successo politico garantito a Davide (v. 5). Sai
(Ez 17,9) e reca frutto (Es 10,5). Il termine non 132,7 esprime a questo modo l’attesa di un
riguarda in modo specifico il germogliare del rinnovamento della dinastia davidica. In segui­
seme [zara' non è mai soggetto di smh) oppure to Geremia si serve dell’espressione sàtmah
il fiorire (per il quale si usa prh, che oltre a saddìq «germoglio giusto» per designare il re
«germogliare» significa specificamente «fiori­ atteso che eserciterà di nuovo pienamente l’uf­
re» [nelPAT qal 29x, hi. 5x. pcerah «germo­ ficio regale, così indegnamente ricoperto dai
glio, fiore» 17x]; altri vocaboli per «fiorire»: discendenti di Davide, soprattutto da Sedecia
nsf hi. Cant 6,11; 7,13; Eccle 12,5; sùs qal Ez (Ger 23,5). L’uso dell’espressione in un’iscri­
7,10; hi. Num 17,23; ls 27,6; Sai 72,16; 90,6; zione fen. di Cipro (vd.sp. I) per designare l’e­
92,8; 103,15; per «fiore» o sim.: gib'nl Es rede legittimo della dinastia, si accorda bene
9,31; nès Gen 40,10; nissà Is 18,5; Giob 15,33; con tutto questo (cfr. KAI, II,60s. e la bibliogr.
plur. nissànìm Cant 2,12; sis Num 17,23; IRe citata sotto —sdq 1/2). Diversamente dal sem­
6,18.29.32.35; Is 28,1; 40,6.7.8; Sai 103,15; plice zcera‘ «seme, discendenza», che designa
Giob 14,2; sì?à ls 28,4), ma tutto quanto il fe­ ia linea ininterrotta dei discendenti della dina­
nomeno dinamico dello sviluppo e della cresci­ stia (2Sam 7,12), il profeta annuncia con
ta della pianta (Os 8,7 « uno stelo senza ger­ sàmah saddìq un erede legittimo che rinnoverà
moglio non produce farina »). L’israelita resta completamente la dinastia minacciata e conte­
stupito di fronte a questa crescita, che gli sem­ stata e le ridarà la sua supremazia. Zaccaria ri­
bra tanto più mirabile in quanto in Palestina il prende l’oracolo di Geremia c lo applica a Zo-
ritmo della vegetazione è accelerato dal clima robabele; sàmah diventa così un titolo proprio
(Is 35,1 s.; 40,6s.). Per cui in smh risuona anche (Zac 3,8) che esprime l’opera di salvezza del
un’idea di abbondanza, di una vita che si svi­ messia, il quale rinnoverà tutta la comunità
luppa (Ez 17,6; Eccle 2,6), di bellezza e di suc­ (Zac 6,12). Infine Ger 33,15 riferisce questo ti­
cesso in una esistenza fortunata (ls 44,4; Ez tolo alla doppia linea dei re e dei sacerdoti che
16,7). Chi produce questa crescita è il suolo devono governare in Gerusalemme per sempre
(’"dàmà, Gen 3,18; 19,25) con la sua grande (par. ben «figlio» v. 21 e zàra' «discenden­

507 r m smh GERMOGLIARE 508


za» v. 22; cfr. J.G.Baldwin, VT 14, 1964, pio» (nome); in sir. (LS 633a) è più fortemente
93-97). accentuato l’aspetto della scaltrezza, dell’astu­
zia. A questo spettro semantico si ricollega la
b) Poiché la dinastia davidica si è interrotta, il traduzione abituale di Mi 6,8; «agire umil­
titolo sàmah scompare durante il periodo esili- mente» (Volgata: sollicitum ambulare). In que­
co; manca del tutto in Ezechiele e nel Deute­ sta linea si colloca anche la traduzione: «cam­
roisaia. Invece il verbo trova nel Dtis un nuo­ minare in purità » (J.H.Hertz, ET 46, 1934/35,
vo impiego teologico, in quanto attesta l’azione 188). Invece in etoi(jlov eLvou dei LXX (1 eodo-
di Jahwe nella storia del suo popolo: come la zione: à<7<paX{£td>ou; Quinta cppov-ct^ELv) preva­
vegetazione rispunta dopo la pioggia, così la le l’elemento volontario. Su questa base^
salvezza del popolo seguirà direttamente l’in­ D.W.Thomas, JJSt 1, 1948/49, 182-188, ha
tervento personale di Jahwe (Is 45,8; cfr. 42,9; supposto come significato fondamentale della
43,19; 61,11). La salvezza futura del popolo radice « rinforzare, proteggere », rimandando
sarà meravigliosa come il crescere degli alberi all’arab. sri «fare, preparare» (> nab., cfr.
sulla riva delfacqua (44,4). La potenza creatri­ DISO 246), et. san'a «esser stabile», sudarab.
ce di Jahwe si mostrerà nuovamente (Is 4,2). Il antico msrit «accampamento fortificato».
vocabolario della vita vegetale è qui trasferito Contro questa derivazione sono però decisivi
completamente all’ambito della storia, dove molti argomenti (cfr. H.J.Stoebe, WuD NF 6,
viene ad esprimere non tanto uno sviluppo 1959, 183s.).
continuo, quanto piuttosto la meraviglia, l’ar­
monia e la certezza dell’agire salvifico di Dio. 2/ Nello stesso AT la radice compare due
sole volte: in Mi 6,8 come inf. assol. hi.
5/ Nel giudaismo tardivo il titolo regale hcisnèa' ed in Prov 11,2 come aggettivo di for­
sàmah rientra ancora nell’attesa messianica, ad ma qatùl al plur. (fnù 'ìm ). Un po’ più fre­
esempio nella versione bab. della preghiera quenti sono le attestazioni in Eccli (34,22
delle diciotto benedizioni, dove si cita Ger [LXX 31,22] e 42,8 in forma nominale come
33,15 ed Ez 29,21: «Fa germogliare presto il in Prov 11,2; in 16,25 e 35,3 [LXX 32,3] inf.
germoglio di Davide tuo servo ed il suo corno hi. come in Mi 6,8). Vengono poi 1QS 4,5;
cresca con il tuo aiuto! Sii lodato, o Signore, 5,4; 8,2 (hsn' Ikt come in Mi 6,8, tuttavia l’e­
che fai germogliare un corno di salvezza! » (cfr. spressione si concretizza qui diversamente).
G.Dalman, Die Worte Jesu, 21930, 237s.). Queste attestazioni al di fuori delPAT devono
A Qumran 4Q Patr 3s. e 4Q FI 1,11 usano il essere tenute presenti per spiegare i suoi testi.
titolo « germoglio di Davide » per designare il Va notata Paffinità generale con termini indi­
sovrano legittimo che ripristinerà la dinastia canti « sapienza, prudenza » (hokmà Prov
davidica in luogo di Erode, accordandole il po­ 11,2; ik l Eccli 35,3; d j Eccli 16,25; ‘orma 1QS
sto che le spetta in mezzo al popolo. Cfr. 4,5s.).
L.Moraldi, RSO 45, 1970, 209-216.
Il NT non ha accolto il titolo di siémah, forse 3/ In Prov 11,2, nonostante la testimonianza
con l’intento di opporsi alla speranza di una concorde dei L X X ([o-TÓp,a] tci'tieivóiv) e della
restaurazione politica del regno di Davide. In­ Volgata (humilitas), sàniia‘ difficilmente signifi­
vece le parabole del regno di Dio ricorrono al ca «um ile» (cfr. Teodozione: Èmeixwv; Sim­
campo della vegetazione per descrivere effica­ maco: Émp.EXéai.v; tenendo presente l’analoga
cemente, con l’immagine della pianta che cre­ costruzione di Prov 13,10 (j's ni. «dare ascol­
sce, lo sviluppo meraviglioso (Me 4,30-32) e la to»), esso indica piuttosto un atteggiamento
venuta sicura del regno (Me 4,26-29). Il termi­ avveduto, contrapposto a zàdòn « temerarie­
ne principale con cui i LXX rendono smh, os­ tà». Ciò è confermato da Eccli 42,8 («un
sia àvaTÉXXEiv, nel NT solo in Ebr 7,14 (cfr. uomo che tutti ritengono giudizioso »; si inten­
anche Le 1,78 àvaToX/n) va forse tradotto con de qui l’essere assennati in quelle circostanze
«germogliare»; cfr. H.Schlier, art. àvaxÉXXui, in cui si è esposti alla dilfamazione) e non è
ThW l,354s. (= GLNT 1,947-952). contraddetto da Eccli 34,22 («sii avveduto in
S.Amsler tutto ciò che fai »; cfr. Stoebe, l.c. 188).

4/ In Mi 6,8 Finf. assol. hasnèa‘ va inteso


come complemento avverbiale del successivo
inf. làkcet (-*hlk; diversamente J.P.Hyatt,
W S s n ‘ E SSER E C A U T O AThR 34, 1952, 232-239). L’espressione è da
porsi in relazione con le opere di Dio di cui si
parla nei v. 3-5, e significa un comportamento
1/ La radice sn\ in forma verbale e nomina­ nei confronti di Dio che sa riconoscere con
le, si incontra nel medioebr. e nelParam. tardi­ saggezza gli interventi divini e ne trae le debite
vo nel sign. di «essere celato, nascosto» (ver­ conseguenze per la propria condotta, anche ri­
bo) e «uno che vive ritirato», che è «umile, spetto agli altri. Vi è in questo una certa affini­

509 V1X sn‘ ESSERE CAUTO 510


tà con la conoscenza di Dio di cui parla Osea s‘q 76x, z'q 91 + lx); particolarmente concen­
(Stoebe, l.c. 191 s.; cfr. anche Th. Lescow, Mi- trate sono le attestazioni in Ger (21x), Giud
cha 6,6-8, 1966). Può sembrare strano che per ( 19x), Ez (16x), Is (I5x), ISam (14x), Sai (llx).
questo scopo si sia scelto sn\ che è un verbo Nel Pentateuco, oltre a 27 forme con s‘q , com­
sapienziale; forse la ragione è che viene data pare una sola volta z'q q. (Es 2,23) e ze'àqà
molta importanza alle relazioni umane. (Gen 18,20); altrove non si dà la preferenza al-
l’una o all’altra forma. Nel seguito della tratta­
Tra i passi dell’Eccli che contengono sn' hi., è so­ zione, s'q è usato per indicare ambedue le for­
prattutto Eccli 16,25 che si muove in questa direzio­ me fonetiche.
ne («annuncerò con senno la mia scienza»); la co­
gnizione dei prodigi di Dio porta a capire la sua pu­
nizione e rende infine possibile il ravvedimento. 3/ s‘q/f'àqà indica sempre una manifestazio­
ne sonora ed emotiva (« grido, urlo »), cfr. p.e.
5/ Nei tre passi dei testi di Qumran (vd. sp. l’urlo di chi comanda in Eccle 9,17 e l’aggiun­
2) si pensa anzitutto al comportamento di cia­ ta (be)qòl gàdòl «a voce alta» ISam 28,12;
scun membro della comunità, ma anche qui si 2Sam 19,5; Ez 11,13; Neem 9,4. Essa può es­
tratta di riconoscere c di comprendere le esi­ sere articolata (con lèmòr Es 5,8.15; con
genze della comunità. Proprio partendo da wcijjòmar 2Re 6,5; citazione senza introduzio­
questi passi Hyatt, l.c. 236, è giunto alla con­ ne Ger 48,3s.; Giob 19,7 ecc.) oppure inartico­
clusione che hsn' indica «sapiente, prudente» lata (gridare nelle doglie, Is 26,17).
o sim. II significato specifico di s'q risulta anzitutto se
Per la traduzione di Mi 6,8 nei LXX (vd.sp. 1) lo si delimita in rapporto agli altri termini che
cfr. Lescow, l.c. 56.60s., e W.Grundmann, art. indicano manifestazioni sonore. Esso si distin­
etolpo<; ThW 11,702-704 (= GLNT 111,1015­ gue da -+qr’ «chiamare», per il fatto che la
1024). sua veemenza non tende anzitutto a rendersi
HJ.Stoebe udibile in distanza, ma è motivata in gran par­
te da una pressante necessità (cfr. il grido pie­
no di spavento dei discepoli di Eliseo: « c ’è la
morte nella pentola!» 2Re 4,40). $'q si distin­
gue dai verbi che indicano reazione di dolore
pj?S s‘q G R I D A R E ( ’nh «sospirare», -+bkh «piangere», jlì hi.
«urlare» ecc., vd. st.) per il fatto che non ri­
mane di solito una pura reazione al dolore sof­
1/ s'q «gridare» e la forma secondaria z'q, ferto, ma cerca di raggiungere un altro chc pos­
che l’AT usa indifferentemente e che rivela sa contribuire a risolvere la difficoltà (il verbo
probabilmente una differenza dialettale (BL in due terzi dei casi è esplicitamente [soprattut­
28), hanno corrispondenze in arab. (Wehr to con 'al, più raramente con le oppure con
342b.468a) e in aram. (sost. s\qh\ completato oggetto in accusativo] o implicitamente rivolto
così in Sef. II A, r. 8s., cfr. Fitzmyer, Sef. ad una persona). Quindi la radice s'q indica il
48.86; s‘q qal in Cowley nr. 52, r. 6 assieme a grido di soccorso dell’uomo, ma che è ad un
z'q q. in nr. 71, r. 17, cfr. DISO 79.246; aram. tempo grido di dolore e grido d’aiuto (s'q par.
bibl. z ‘q q. in Dan 6,21, cfr. KBL 1072b; sir. svv' pi. «gridare aiuto» Ab 1,2; Giob 19,7;
z'q LS 202). Lam 3,8; cfr. anche W.Richter, Die Bearbei-
Oltre a $‘q/z‘q q. «gridare», nell’AT le due tungen des « Retterbuches » in der deuterono-
forme si trovano in ni. « essere convocato, mo­ mischen Epoche, 1964, 18-20). Talvolta predo­
bilitato» ed in hi. «convocare, mobilitare» mina il primo aspetto e talvolta il secondo.
(z'q hi. in Zac 6,8 e Giob 35,9 nel significato Ambedue gli aspetti hanno il loro fondamento
della coniugazione fondamentale), s‘q una volta nella coscienza originaria della interrelazionali-
anche in pi. «emettere grida (ad intervalli)» tà creaturale degli uomini, in forza della quale
(2Re 2,12; cfr. Jenni, HP 154s.). Come sostan­ chiunque ode il grido di lamento di un altro si
tivi si usano f'àqà e zf'àqà, mentre zaaq in ls affretta a portargli soccorso per impulso spon­
30,19 e 57,13 non si deve intendere propria­ taneo.
mente come sost. (così Mand. 360b; KBL Per descrivere il grido, il gemito, il lamento ecc. lo
263b), ma come ini. qal (Bergstr. II,116; Zorell ebr. possiede più dì venti radici diverse, alcune delle
214a; HAL 266a). quali, tuttavia, ricorrono solo raramente. La diversità
si fonda in parte su variazioni onomatopeiche (cfr.
2/ II verbo, nelle sue due varianti fonetiche, p.e. l’impiego del suono « n » nelle radici mn, 'nn,
ricorre 128x {s'q 55x, z'q 73x), di cui qal 107x 'nh, 'nh, ’nq, n'q, nhq, nhg, nhm, nhh) e su metafore
desunte dai versi degli animali (cfr. nhm, nhq, s’g).
(47 + 60x), ni. I2x (6 + 6x), hi. 8x (1 + 7x), pi.
Quanto a significato, molto simili a s'q sono i verbi
lx (s'q), mentre l’aram. bibl. z'q q. compare §wh qal «gridare ad alta voce» (Is 42,11; fwàhà
lx; il nome è usato 39x (se'àqà 21x, zc'àqà «grido» Is 24,11; Ger 14,2; 46,12; Sai 144,14) e srh
18x). La radice compare in quasi tutti i libri qal «gridare» (Sof 1,14; hi. «elevare il grido di guer­
dell’AT (in totale 167x ebr. e lx aram., di cui ra » Is 42,13 par. rùa' hi.; in Ger 4,31 ed Ez 21,27 si

511 s'q GRIDARE 512


suppone per congettura il sost. *$àralj «grido di « —hàmàs ( wasòd)» di chi è oppresso è al
guerra») ambedue appartenenti al semitico comune; tempo stesso un’invocazione rivolta alla comu­
vengono poi la radice polivalente rua‘ hi. «gridare, nità giuridica perché intervenga (Ger 20,8;
elevare il grido di guerra, esultare» (40x; polal Is Giob 19,7; cfr. Ab 1,2; Gen 16,5 e von Rad,
16,10; hitpolal Sai 60,10; 65,14; 108,10; rèa' «gri­
do» Es 32,17; Mi 4,9; Giob 36,33; frù 'à «rumore
ATD 2/3, 86.162.179 = ital. [21978]
[di guerra/festa/tromba] » 36x, cfr. P.Humbert, La 133.250.278), e il grido della donna in caso di
Terou‘à, 1946) ed il più specifico in»' pi. «invocare violenza carnale diventa una prova al momen­
aiuto» (21x, di cui 9x. in Sai e 8x in Giob; séwa' to del processo (Deut 22,24.27; I.L.Seeligmann,
« grido d’aiuto » Sai 5,3; saw'à « grido d’aiuto » l lx). FS Baumgartner 1967, 259). In quest’ambito
Riferiti originariamente agli animali sono: s ’g «rug­ linguistico la radice s‘q designa specialmente il
gire» (del leone, -» ’arì; 20x, usato spesso in senso fi­ grido per ottenere giustizia (rivolto spesso al re:
gurato per Jahwe o il suo tuono, per ì nemici, in Sai 2Sam 19,29; IRe 20,39; 2Re 6,26; 8,3.5; cfr.
38,9 anche per il lamento dell’orante; se'àgà «ruggi­
to» 7x, per lo più del leone; Sai 22,2 c 32,3 per il
Est 4,1; rivolto ad altri; Is 5,7; Giob 34,28;
lamento dell’orante; Giob 3,24 al plur. per i lamenti Prov 21,13; Neem 5,1.6; senza s'q 2Sam 14,4;
di Giobbe), nhq « gridare, ragliare » (Giob 6,5 ona­ rivolto a Dio: vd.st. 4). Esso può allontanarsi
gro; 30,7 gentaglia), nhm « ringhiare » (Is 5,29.30 e alquanto dall’acuta situazione di necessità, per
Prov 28,15 detto del leone, e così pure nàham «rin­ divenire un mezzo con cui si lamentano volu­
ghio» Prov 19,12; 20,2; in Ez 24,23 e Prov 5,11 tamente soprattutto coloro che non hanno
« sospirare, lamentarsi », detto di uomini) e forse an­ molti diritti (2Re 8,lss.); tuttavia permane la
che 71 « gettarsi (gridando) su » (cfr. arab. ’jt II « gri­ coimessione con il « puro » grido di soccorso
dare forte»; ISam 14,32; 15,19; 25,14; 'd/Yf « uccello
rapace» 8x). Tra le designazioni del lamento, elen­
(cfr. 2Re 4,lss.).
chiamo anzitutto alcuni verbi più generali con cui si Riprendendo l’ipotesi di G.von Rad, si è posto
esprime la manifestazione sonora (—qòl), e poi i ver­ quest’uso linguistico in stretta relazione con il
bi più specifici del gemere, sospirare, ecc.: hgh qal grido d’aiuto dell’antico diritto germanico
« tubare (colomba), ringhiare (leone), mormorare, (« Zetergeschrei »), concludendo « che la radice
meditare» ecc. (23x; inoltre ls 59,13 txt em; hi. Is ebraica s‘q opp. z'q è nell’AT il termine tecni­
8,19; sost. hàgcè 3x, higgàjòn 4x, hagùt « meditazio­ co per esprimere questo particolare grido di
ne» Sai 49,4; in alcuni passi hgh va tradotto con aiuto » (H.J.Boecker, Redeformen des Rechts-
« piagnucolare» [Is 16,7; Ger 48,31], hàgcè con «so­
spiro » [Ez 2,10J; cfr. anche hàglg « sospiro » Sai 5,2;
lebens im AT, 21970, 62; cfr. Seeligmann, l.c.
39,4), hmh qal «far rumore» o sim. (34x; in Sai 257ss.; J.Jeremias, Kultprophetie und
55,18 e 77,4 «gemere»), inoltre 'nh ni. «gemere» Gerichtsankiindigung in der spàten Kònigszeit,
(12x; ‘“ nàhà «sospiro, gemito» 1lx), ’nq qal/ni. 1970, 72; G.C.Macholz, ZAW 84, 1972, 174).
«gemere» (risp. Ger 51,52; Ez 26,15 ed Ez 9,4; A me sembra però che questa communis opi­
24,17; ” nàqà «gemito» Mal 2,13; Sai 12,6; 79,11; mo vada accolta con molta cautela: il grido
102,21), n ’q qal «gemere» (Ez 30,24; Giob 24,12; d’aiuto germanico di cui si parla era un’istitu­
ne,àqà «gemito» Es 2,24; 6,5; Giud 2,18; Ez 30,24), zione giuridica né unitaria (il significato origi­
nhg pi. «gemere» (Mah 2,8), p ’h qal «gemere» (Is nano di « zeter/jodute » è incerto, e probabil­
42,14); jll hi. «ululare, lamentarsi» (30x, solo nei
profeti; par. s'q/z‘q Is 14,31; 65,14 ecc.; f lèl « ulula­ mente si tratta di un grido d’allarme militare)
to» Deut 32,10; fia la «ululato» Is 15,8.8; Ger nc diffusa (cfr. L.L.Hammerich, Clamor, 1941,
25,36; Sof 1,10; Zac 11,3), jbb pi. «lamentarsi» I86ss., contro W.Schulze, KJeine Schriften,
(Giud 5,28), 'nh «lamentarsi, essere afflitto» (ls 1934, 160-189), e d’altro lato il grido di aiuto
3,26; 19,8; ‘òrti «afflizione» Deut 26,14; Os 9,4; per ottenere giustizia non è mai divenuto una
(a^nijjà e >anijjà «lamento» assieme in Is 29,2; istituzione stabile in Israele (cosi Boecker, l.c.
Lam 2,5), ’nn hitpo. «dolersi» (Num 11,1; Lam 62.64) come il «gerùchte» del diritto medieva­
3,39), ’lh qal «lamentarsi» (Gioe 1,8; prst. aram.,
cfr. Wagner nr. 15), nhh qal « lamentarsi » (Ez 32,18;
le sassone-turingio. È significativo che nell’AT
Mi 2,4; nehi «lamento» Ger 9,9.17.18.19; 31,15; l’assistenza giudiziaria non si fondi per legge
Am 5,16; Mi 2,4; > ni Ez 27,32 txt?; cfr. anche hi sul grido d’aiuto (cfr. al contrario il codice
Ez 2,10, Zimmerli, BK XIII, 10s.).* sassone [« Sachsenspiegel »] I 53 § 1); inoltre,
nell’AT il grido d’aiuto non è mai divenuto
a) Il grido di aiuto può essere rivolto ad un una comunicazione formale che dichiarasse
uomo in situazioni assai diverse. Gli egiziani eventuali prese di misura personali adottate
gridano al faraone durante la carestia (Gen come legittima difesa (così nel diritto di
41,55) ed un discepolo grida ad Eliseo quando Magdeburgo e Breslavia, del 1261, § 40; testi
ha perduto l’ascia che ha avuto in prestito in Hammerich, l.c. 194ss.). Perciò il grido
(2Re 6,5; cfr. Gen 27,34; Num 11,2; 2Re d’aiuto corrispondente all’istituzione dello
4,1.40). « Zetergeschrei » non è l’equivalente di fà q à e
non si può vedere in quest’uso linguistico il si­
b) Si può avere uti uso linguistico specifico gnificato «originario» di s'q, dal quale potreb­
quando qualcuno si trova in necessità per un bero essere derivati tutti gli altri usi (così Boe­
torto subito. In questo caso il grido di soccorso cker, l.c. 65s.). La radice s'q non è « il termine
non solo invoca aiuto, ma comporta anche del­ tecnico per esprimere questo particolare grido
le conseguenze giuridiche. L’esclamazione d’aiuto», ed il suo uso è assai più ampio. In

513 pJ?3 s'q GRIDARE 514


qualche caso specifico essa ha assunto un signi­ le espressioni usale per «pregare» (cfr. -+pll
ficato che potrebbe assomigliare lontanamente hitp. 2Cron 32,20; hnn hitp. Sai 142,2; sw' pi.
a quello del grido d’aiuto corrispondente all’i­ Ab 1,2; Lam 3,8 e -*‘tr), s'q è quella più emo­
stituzione germanica, ma non c mai divenuta il tiva e non appartiene come tale al linguaggio
termine tecnico di una istituzione giuridica ben religioso (diversamente p.e. da -t-’ir). Il suo
definita. ampio impiego indica che nell’AT non si vede
alcuna differenza sostanziale tra il grido di soc­
c) s‘q ha assunto un altro significato particola­ corso quotidiano e la preghiera rivolta a Dio: il
re in ambito militare, dove designa l’« arruola­ lamento non è nell’AT l’intensa preghiera li­
mento dell’esercito» (z ‘q qal Giud 12,2 e, turgica per chiedere una qualsiasi cosa, ma è
tranne z'q hi. in Zac 6,8 e Giob 35,9, tutte le anzitutto il grido di aiuto che emerge da una
attestazioni di z ‘q/s'q ni./hi., p.e. risp. Giud grave necessità. Lo si constata molto chiara­
6,34s.; 7,23s. e Giud 4,10.13). Anche in questo mente nel lamento che dà inizio alla storia di
caso vi è all’origine uno stato di necessità (cfr. Israele (Es 2,23s. P; 3,7 J; 3,9 E); esso è del
Giud 12,lss.), ossia la minaccia da parte di ne­ tutto identico al grido di dolore degli israeliti
mici molto forti; questa necessità riguarda però sottomessi agli aguzzini egiziani. Più tardi,
un gruppo numeroso ed è perciò meno diretta. quando il lamento si è istituzionalizzato in una
Dal grido di soccorso deriva l’allanne (ad specifica celebrazione cultuale, i due aspetti si
arma!) del condottiero e dal soccorso l’obbligo sono differenziati, e ciò ha sottratto a s'q una
militare per le tribù. $'q diventa quindi azione parte della sua immediatezza (s'q indica anche
politica; la struttura personale di necessità e li­ allora il lamento, ma in quanto confessione dei
berazione si trasforma in quella militare di or­ peccati [Giud 10,10] e preghiera di penitenza
dine ed esecuzione. [Neem 9,4]!), tuttavia esso non ha mai perso il
suo legame con una grave situazione di neces­
R.Smend vuole includere anche questo significato sità, al di là di tutti i significati più specifici
variato nell’istituzione giuridico del «grido d’aiuto» che si possono riscontrare (cfr. ad esempio l’in­
(« Zelergeschrei »; Jahwekrieg und Stammebund,
^ 1966, 15); ciò però significa andare troppo lontano,
quadramento rituale del lamento collettivo di
anche nei confronti dello stesso Boecker (l.c. 65 n. Gioe 1,13s.).
2). Mentre ivi il procedimento è giuridico- s'q chiarisce ancora qualche altro aspetto del
individualc, qui esso è militare-politico. lamento dell’AT: il fatto che Dio esaudisca il
lamento (.sm' Es 3,7; Num 20,16; Sai 34,18;
d) In quasi un terzo delle attestazioni si sotto­ 'nh ISam 7,9; Is 30,19; ’zn hi. Sai 77,2; 'tr ni.
linea esclusivamente la reazione dolorosa, lCron 5,20) ed intervenga per salvare (Js' hi.
mentre l’aspetto di grido d’aiuto passa decisa­ Giud 10,12.14; ISam 7,8; 2Cron 20,9; nfl hi.
mente in secondo piano, s'q può indicare tal­ Sai 34,18; hnn ls 30,19; mlt ni. Sai 22,6; ‘zr
volta il lamento funebre (2Sam 19,5; cfr. Ez 2Cron 18,31) non si fonda su di un «capric­
27,30) e spesso la reazione di fronte ad una cio » occasionale di Dio né su un obbligo giuri­
piaga che devasta il paese (Es 11,6; ISam 5,10) dico (così Boecker, che tenta di far derivare il
oppure una completa sconfitta militare, sia in­ lamento dall’istituzione giuridica del «grido
combente (Is 14,31; Ger 25,34; Ez 21,17) sia d’aiuto» [« Zetergeschrei »], l.c. 65s.); Dio
sopraggiunta (ISam 4,13s.; ls 15,4s.8; Ger ascolta ed interviene perché, come qualsiasi
48,3-5.20.34). In questo caso si eleva il uomo, si lascia toccare dal grido di soccorso di
sa 'aqal-sàhar, il « grido di rovina ». In questo chi è afflitto. Questo fatto costituisce una delle
gruppo la radice s'q (il sostantivo è più comu­ esperienze più importanti che Israele abbia fat­
ne del verbo) ha un significato simile a quello to: essa ha avuto il suo inizio nell’ascolto del
di altre manifestazioni di dolore (hkh Is 33,7; s'q degli israeliti schiavi in Egitto (Es 3,7ss.),
Ger 48,3ls.; jll hi. Is 14,31; Ger 47,2; domina le confessioni che ricordano questa li­
48,20.31; 49,3; Ez 21,17). berazione (Num 20,16; Deut 26,7; Gios 24,7;
cfr. Neem 9,9), e continua nelle manifestazio­
4/ In quasi la metà delle sue attestazioni la ni di fiducia e nei canti di lode individuali
radice s'q (verbo 64x: sostantivo lOx) è indiriz­ (Sai 9,13; 22,6; 34,18) e collettivi (Sai
zata implicitamente o esplicitamente a Dio. 107,6.13.19.28). Per la scuola deuteronomisti-
Essa indica in questo caso il lamento rivolto a ca la stretta relazione tra il lamento e l’ascolto
Dio, in tutte le sue varie forme: il lamento del è l’unico elemento di continuità in una storia
popolo (Es 2.23s.; 3,7.9; Giud 10,10; Gioe nella quale Israele minaccia sempre di essere
1,14; Neem 9,4), il lamento individuale (Giona infedele (Giud 3,9.15; 4,3; 6,6.7; 10,10; ISam
1,5; Sai 9,13; 77,2; 88,2; 142,2.6) ed il lamento 12,8; cfr. Neem 9,27s.). Questo però costituisce
del mediatore (Es 8,8; 15,25; ISam 7,9; Ez 9,8; solo un aspetto. Israele ha dovuto anche speri­
Ab 1,2). Il fatto che s'q sia potuto diventare mentare che Jahwe non esaudisce il lamento:
una delle designazioni principali del lamento lo indica assai chiaramente il modo con cui il
comporta delle conseguenze rilevanti per la lamento stesso viene talvolta descritto (Lam
comprensione della preghiera delFAT: tra tutte 3,8; Giob 19,7; cfr. Sai 77,2.8ss.; 88,2; 142,2.6

515 p r s s'q GRIDARE 516


e Giob 35,12); il lamento non esaudito è parte nale, e tale identificazione (fondata solo su
del giudizio che i profeti dovettero annunziare testimonianze indirette) si è largamente impo­
al popolo disobbediente (ISam 8,18; Ger sta (l.c. 5ss; cfr. KS 11,265.503; de Langhe,
11,1 ls.; Mi 3,4; cfr. con altri verbi Ger 7,16; Albright ed al. [vd. st.]; critiche in A.Lauha,
14,12). L’infedeltà di Israele consiste anche nel Zaphon, 1943, 14.80.84s.).
fatto che esso non si volge più «con il suo sàjòn- come jàm « ovest » o ncegoeh « sud » -
cuore» a Jahwe (Os 7,14; 8,2), ma ad altri dei quindi divenuto, da nome proprio
che non possono recare soccorso (Giud 10,14; geografico, designazione del punto cardinale.
ls 57,13; cfr. 46,7). In epoca tardiva con l’a­
Poiché sàjòn ncll’AT si trova a volte in parallelo con
scolto del lamento si descrive il tempo della «cielo» (ls 14,13), oppure è vicino al sign. di «cie­
salvezza (Is 30,19); questo evento però non è lo » (cfr. Giob 26,7; Ez 1,4), J. de Savignac, VT 3,
più riservato ad Israele, ma è esteso anche alle 1953, 95s., c E. Vogt, Bibl. 34, 1953, 426, hanno
nazioni straniere (Is 19,20). Il fatto del s'q e del proposto anche la traduzione « cielo nuvoloso ».
sm' è quindi il filo conduttore della storia di
Jahwe con il suo popolo. A favore dell’interpretazione locale sta il « fat­
Oltre al lamento che proviene da qualsiasi mi­ to che sàjòn non è un termine del semitico co­
seria, Dio può esaudire anche il grido che si mune per indicare il punto cardinale nord; al
eleva quando c’è bisogno di giustizia. È antica di fuori dell’ebr. viene usato infatti solo in fen.
la concezione secondo cui Jahwe si prende a ed aram., e ciò significa che il vocabolo si è
cuore il grido del sangue di colui che è stato diffuso solo presso quei semiti dell’ovest che
ucciso di nascosto (Gen 4,10; Ab 2,11; Giob guardavano questa realtà con occhi cananei »
16,18). Inoltre, Jahwe garantisce la sua assi­ (Lauha, l.c. 13; cfr. DISO 246; F.L.Benz, Per­
stenza ai poveri, alle vedove ed agli orfani i cui sonal Names in thè Phoenician and Punic
diritti sono poco riconosciuti nell’ambito della Inscriptions, 1972, 401s.).
comunità (Es 22,22.26; Giob 34,28).
Tenendo presente Is 43,6 (cfr. Cant 4,16 dove è rife­
rito al vento del nord; diversamente Sai 89,13), sàjòn
5/ I LXX traducono la radice s'q soprattutto è femminile (cfr. K.Albrecht, ZAW 16, 1896, 41).
con 3«àv e xpa^etv, con i relativi compositi e
sostantivi. 0ot'j corrisponde esattamente a Come derivazione aggettivale si trova fjò n j
f'à qà : esso può indicare rumore, grido di la­ «settentrionale» (Gioe 2,20 sostantivato: « il
mento, grido d’aiuto e allarme; la reazione al settentrionale », vd. st. 3/4c).
grido di soccorso si esprime con Sot|#£lv «ac­
correre al grido d’aiuto». L’uso di poàv in 2/ Prescindendo dai nomi di luogo Sàfòn
Le 18, 1-8 (parabola del giudice iniquo) ed in (Gios 13,27; Giud 12,1) e Bà'al Sàjòn (Es
Me 15,34 (grido di lamento di Gesù sulla cro­ 14,2.9; Num 33,7), il termine ricorre 152x nel-
ce), mostra che anche il NT ha saputo vedere l’AT (Ez 46x, Gios e Ger 25x ciascuno, Dan
nella preghiera un’espressione prorompente ed 9x); inoltre una volta fJÒnì.
immediata, come già l’AT.
R.Albertz 3/ 4/ Poiché l’uso della voce nelle semplici
determinazioni geografiche (spesso insieme agli
altri punti cardinali, p.e. Gen 13,14; 28,14;
Deut 3,27) oppure per designare il vento del
]1S3 sàjòn NORD nord (Cant 4,16) non richiede una trattazione
specifica, vengono qui discusse solamente le
concezioni mitologiche extrabibliche ugantiche
(a) e quelle vtrt. del monte di Dio situato nel
1/ L’etimologia della voce sàjòn «nord» è nord (b) o del nemico che proviene da nord (c).
incerta; si discute soprattutto su due possibili­
tà. Se deriva da spn «nascondere, conservare» Per la bibliogr. si devono segnalare f. l’a.: H.Grefl-
mann, Der Ursprung der israelitisch-jiidischen
(~>slr 3e), bisogna supporre un significato pas­ Eschatologie, 1905, 113ss.l74ss.; id., Der Messias,
sivo: «luogo nascosto (rispetto al sole?)». Più 1929, 164ss.; G.Westphal, Jahwes Wohnstatten nach
verosimile è la relazione con sph « spiare, esse­ den Anschauungen der alten Hebraer, 1908, 44ss.;
re in osservazione, essere di guardia », per cui H.H.D.Stocks, Der «Nordliche» und die Komposi-
il sostantivo può indicare «osservazione» (BL tion des Buches Joel, Neue Kirchliche Zeitschrift 19,
499) oppure concretamente «punto d’osserva­ 1908, 725-750; F.Wilke, Das Skythenproblem im Je-
zione» (O.EiOfeldt, Baal Zaphon, Zeus Kasios remiabuch, FS Kittei 1913, 222-254; S.Mowinckel,
und der Durchzug der Israeliten durchs Meer, Psalmenstudien li, 1922, 261 ss.; O.EiBfeldt, Baal Za­
phon, Zeus Kasios und der Durchzug der Israeliten
1932, 17s.). durchs Meer, 1932; B.AIIrink, Der Versammlungs-
EiBfeldt nel 1932 identificò il monte spn, che berg im àuflersten Norden, Bibl 14, 1933, 41-67;
compare nei testi di Ras Shamra/Ugarit, con A.Lauha, Zaphon. Der Norden und die Nordvòlker
l’antico Mons Casius, l’attuale gebeì e.1-'aqra‘ im AT, 1943; R.de Langhe, Les Textes des Ras
sulla costa mediterranea della Siria settentrio­ Shamra-Ugarit et leurs rapports avec le milieu bibli-

517 )ÌSS sàjòn NORD 518


que de l’AT, II, 1954, 217ss.; A.S. Kapelrud, Joel Ugarit (anche Wanke, l.c. 65s.), perché in essi
Studies, 1948, 93-108; H.J.Kraus, Gotlesdienst in ricorre il termine spn, come nell’AT. Tuttavia
Israel, 1962, 235s.; J.Maier, Vom Kultus zur Gno- vengono ancora addotti frequentemente paral­
sis, 1964, 97ss.; J.Jeremias, Theophanie, 1965, 116s.; leli babilonesi del monte di Dio, come prima
W.H.Schmidt, Kònigtum Gottes in Ugarit und Israel,
della scoperta di Ugarit/Ras Shamra (p.e. Kri-
21966, 32ss.; G.Wanke, Die Zionstheologie der Ko-
rachiten, 1966, 64ss.87ss.; H.M.Lutz, Jahwe, Jerusa- netzki, l.c. 86s.); Lauha poi ricorre espressa­
lem und die Vòlker, 1968, !25ss.; W.F. Albright, mente alla « concezione cosmologica di origine
Yahweh and thè Gods of Canaan, 1968, 109ss.; babilonese e comune a tutto l’oriente » (l.c. 80;
A.Ohler, Mythologische Elemente im AT, 1969, cfr. 36s.). Le concezioni mesopotamiche del
33ss.l54ss. = Elementi mitologici nell’Antico Testa­ monte di Dio sembrano essere però improntate
mento, 1970, 35ss. 166ss.; F.Stolz, Strukturen und Fi- a dei motivi che hanno caratteristiche diverse
guren im Kult von Jerusalem, 1970, 90ss. (dal lato cosmologico la stretta corrispondenza
o la reciproca connessione tra cielo e terra, dal
a) Nei t e s t i u g a r i t i c i lo Safon appare lato astrologico la relazione con il polo nord
come la dimora del dio Baal. Il dio è stretta­ opp. la stella polare; cfr. Alfrink con bibliogr.).
mente legato al monte già per il suo nome: b'I A questo proposito sarebbe necessario un con­
spn «signore dello Safon» oppure b'I mrjm fronto che mettesse chiaramente in luce le dif­
spn o b'I b(srrt) spn «signore delle altezze dello ferenziazioni.
Safon ». Anzi, il nome di luogo spn può essere Nella satira sul re di Babilonia una citazione
usato come nome proprio del dio. Baal nel suo allude al mito dell’ascesa e della caduta di un
palazzo o tempio regna sullo Safon come re, ed essere divino: « Salirò al cielo, sopra le stelle di
ivi viene sepolto (cfr. i testi in UT nr. 2185; El innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte
WUS nr. 2345; J.C. de Moor, UF 2, 1970, dell’assemblea, sulle vette (?) dello Safon » (Is
190ss.; A.S.Kapelrud, Baal in thè Ras Shamra 14,13). Questo verso è tardivo, non solo dal
Texts, 1952, 57; Schmidt, l.c. 32s.). È incerto lato letterario, ma anche da quello della storia
soltanto se il nome il spn sia una designazione della tradizione: infatti esso riunisce in sé sva­
del dio El sullo Safon (cfr. U.Oldenburg, The riati motivi che originariamente erano tra loro
Conflict between El and Ba‘al in Canaanite distinti (Schmidt, l.c. 34s.; R.Rendtorlf, ZAW
Religion, 1969, 104s.; Stolz, l.c. 145) oppure se 78, 1966, 281). La stessa idea del monte degli
vada tradotto « dio dello Safon », riferendolo a dei o del monte Safon, che nella sua altezza
Baal. Per quanto concerne Baal Safon cfr. an­ raggiunge il cielo (cfr. M.Metzger, UF 2, 1970,
che H.Bauer, ZAW 51, 1933, 97s.; W.F.Al­ 146s.), non sembra attestata ad Ugarit. Di con­
bright, FS Bertholet 1950, 1-14; EiBfeldt, KS seguenza il testo può difficilmente essere utiliz­
IV,53-57; Haussig l,256ss.; M.J.Mulder, Baal zato per ricostruire più antiche concezioni reli­
in het Oude Testament, 1962, 155ss.; M.H. giose (Baal avrebbe cacciato El dallo Safon;
Pope, JBL 85, 1966, 46ls.; L.R.Fisher - M.H.Pope, El in thè Ugaritic Texts, 1955,
F.B.Knutson, JNES 28, 1969, 158 n. 8; H.Ge- 102s.; inoltre A.Caquot, Syria 35, 1958, 52ss.;
se ed al., Die Religionen Altsyriens...., 1970, Oldenburg, l.c. 104ss.; cfr. al contrario il colle­
123ss.; W.Helck, Betrachtungen zur groBen gamento con la mitologia greca in J.W.McKay,
Gòttin und den ihr verbundenen Gottheiten, VT 20, 1970, 45lss.).
1971, p.e. 175s.; J.C. de Moor, The Seasonal Nei canto di Sion di Sai 48,2s. la città di Dio
Pattern in thè Ugaritic Myth of Ba'Ju, 1971, ed il monte di Dio vengono esaltati tra l’altro
p.e. 53s.; P.J. van Zijl, Baal, 1972, p.e. 332ss. con le apposizioni « monte Sion, vetta dello
Secondo Es 14,2.9; Num 33,7 nelle vicinanze del Safon, città di un grande re ». « Ciò si spiega
mare sirbonico si trovava (variamente localizzato - solo come un’applicazione a Sion degli attribu­
cfr. Mulder, l.c. 156 n. 183) una località Baal Safon, ti del monte di Dio mitologico» (Westphal, l.c.
o piuttosto un santuario del dio venerato anche in 46). Poiché ad Ugarit lo Safon è il trono del re
Egitto. - In Gios 13,27; Giud 12,1 viene menzionata divino, si può precisare: « Baal viene detroniz­
una località Safon nel territorio al di là del Giordano
(cfr. N.Glueck, BASOR 90, 1943, 19ss.; 92, 1943,
zato e Jahwe assume il suo posto» (Eifìfeldt,
26s.; F.V.Filson, BASOR 91, 1943, 27s.). l.c. 20; cfr. W.H.Schmidt, l.c. 33s.; Lutz, l.c.
164s.).
b) Nell’AT il nord ha una sua importanza in Nell’AT altre allusioni al significato mitico di
diverse tradizioni, ed è interessante notare sàjòn restano piuttosto vaglie.
come esse siano tra loro indipendenti. Tra la
concezione del m o n t e di D i o e quella del Nella visione^di Ezechiele « la tempesta proviene da
nemico che proviene da nord (c) finora non è nord » (1,4). È interessante come il punto di partenza
stato possibile stabilire alcuna relazione chiara, della teofania di Jahwe non sia il Sinai al sud o il
Sion. « Il profeta conosce il monte di Dio nel nord e
per quanto riguarda le loro tradizioni; p.e. in fa giungere di là il suo Dio, poiché il santuario collo­
Ger 4-6 non viene menzionato il monte di cato sul Sion è distrutto» (Grebmann, Messias 168).
Dio. fù/òn tuttavia indica solo pallidamente il « nord »:
Per un confronto fondato sulla storia delle reli­ l'affermazione rimane ambiguamente sfumata e non
gioni si deve dare la preminenza ai testi di vuole ragguagliare sulla provenienza di Jahwe (cfr.

519 JÌ9S sàjòn NORD 520


Zimmerli, BK Xlll,5 Js.; Ohler, l.c. 33s. = ital, 35s.). remia non vuole descrivere un nemico determi­
Si trova una risonanza simile nella descrizione della nato, politicamente ben identificabile. Egli ha
teofania in Giob 37,22: « Da nord giunge un aureo ricevuto da Jahwe l’annuncio che una potenza
splendore », cioè la maestà di Dio. sarebbe giunta da nord. Di più egli non sa e
EiBfeldt (1 ls.; cfr. G.Fohrer, HAT,13,181) interpreta
i «principi dal nord» (Ez 32,30; cfr. Ger 1,15; a
non può sapere» (P.Volz, Der Prophet Jere-
questo proposito Zimmerli, BK XIU,791) come « i mia, 21928, 58; similmente Rudolph, HAT
principi (nel paese) de! monte Safon ». EiBfeldt ed al. 12,49; Luz, l.c. 126 ecc.). Tuttavia «non v’è
trovano il monte di Dio anche in Sai X9,13a (cfr. la dubbio che Geremia abbia visto nella venuta
menzione del Tabor e delFErmon in v. 13b); per via dei Caldei l’adempimento della sua profezia
del parallelismo jàmìn « sud » è però più probabile sul menico che viene dal nord » (Wilke, l.c.
la traduzione « nord ». La coppia di contrari « nord- 254). In realtà, il profeta sembra concretizzare
sud » intende racchiudere la totalità. sempre di più il giudizio imminente: se in Ger
Nella definizione innica dell’attività creatrice di Dio
come di colui « che stende il nord sopra il nulla, tie­ 1,13s. la visione e la sua spiegazione annuncia­
ne sospesa la terra sul vuoto» (Giob 26,7), il verbo no genericamente che « la sventura viene dal
(cfr. Is 40,22; 51,13 ecc.) suggerisce di intendere nord» (il v. 15 è certo un ampliamento espli­
sàfòn, in contrapposizione alla terra, come cielo cativo), Ger 4-6 spiega che si tratta di un po­
(Fohrer, KAT XVI,382.384); tuttavia la concezione polo straniero; più tardi ci si riferirà più pro­
soggiacente (può essere « disteso » un monte?) non si priamente ai babilonesi (25,9ss.32; cfr. 3,12.18;
può determinare con precisione. 10,22; 13,20; 16,15; 23,8; 31,8; 46,6.10.20.24;
La piccola geografìa di Gen 2,10-14 (diversamente 47,2 ecc.), se non proprio a Nabucodonosor in
da Gen 2,8; 3,24) sembra collocare il giardino del
paradiso nel nord, senza però far ricorso al termine
persona (27,5s.; 43,10).
sàfòn. Sotto il profilo storico-tradizionale si deve di­
Secondo Lev 1,11 la parte settentrionale delimitare è stinguere bene tra l’annuncio del nemico (cfr.
destinata specificamente all’immolazione del bestia­ particol. le affinità con Is 5,26ss.) e la prove­
me minuto; questa clausola speciale non è però lega­ nienza dal nord (cfr. Ger 1,13s.). È incerto se
ta alla concezione del monte di Dio. Cfr. anche i queste descrizioni del nemico si muovano «ai
luoghi cultuali menzionati in Es 40,22; 2Re 16,14; confini delle categorie empiriche, o addirittura
Ez 8,3.5.14. al di là di esse » (Lauha, l.c. 66; cfr. H.Revent-
Infine per Ger 15,12 il nord è il luogo in cui si trova
il ferro. low,. Liturgie und prophetisches Ich bei Jere-
mia, 1963, 101 ss.), oppure se non contengano
c) Nei cosiddetti «canti degli sciti» (B.Duhm) alcun tratto mitico (cfr. spcc. B.S.Childs, The
di Ger 4,5-6,26 Geremia attente un innomina­ Enemy from thè North and thè Chaos Tradi-
to « n e m i c o p r o v e n i e n t e da n o r d » , tion, JBL 78, 1959, 187-198). Se si prescinde
e simili concezioni si trovano anche in altri dai toni che la tradizione ha assunto in epoche
profeti. più recenti, i tratti mitici si riscontrano non
Segni caratteristici sono: il nemico viene da nelle caratteristiche del nemico, ma tutt’al più
lontano (Ger 4,16; 5,15; 6,22; cfr. Is 5,26; nel suo luogo di origine. Per Lauha (85ss.; cfr.
10,3; 13,5; 30,27; 39,3; Ab 1,8; Deut 28,49), Wankc, l.c. 89ss.) vi è alla base una concezione
dal nord (Ger 4,6; 6,1.22; cfr. l,14s.; 10,22; leggendaria che risale ad un evento storico, os­
13,20; 25,9.26; 46,20.24; 47,2; 50,3.9.41; sia l’invasione dei popoli del mare, avvenuta
51,48; Is 14,31; 41,25; Ez 26,7; 32,30; 38,6.15; intorno al 1200 a.C.
39,2), con una lingua incomprensibile (Ger In realtà l’origine dell’attesa del nemico dal
5,15; cfr. Is 28,11; 33,19; Deut 28,49), veloce nord rimane incerta. Essa non è attestata ad
come il vento (Ger 4,13.20; 6,26; cfr. Is 5,26; Ugarit; nel migliore dei casi si può addurre
Ez 38,9.16; Ab 1,8; Deut 28,49), su cavalli o qualche lontano parallelo, tratto dal mondo
su carri (Ger 4,13.29; 6,23; cfr. 8,16; 47,3; mesopotamico e dalla storia generale delle reli­
51,27; Is 5,28; Ez 38,4.15; Gioe 2,4; Ab 1,8), è gioni (Lauha, l.c. 53s.). È forse anche possibile
implacabile (Ger 6,23; cfr. Gioe 2,3; Deut rifarsi ad alcune precedenti forme di attesa,
28,50), assedia o distrugge città (Ger 4,16; presenti neH’AT: l’annuncio del giorno di Jah­
5,17; 6,4ss.23; cfr. Is 14,31; Gioe 2,7; Deut we di Is 2,12-17 sembra far procedere la teofa­
28,52) ecc. nia da nord a sud attraverso la Palestina. An­
In passato la ricerca tendeva soprattutto a pre­ che Amos, che non chiama mai per nome il
cisare chi fosse storicamente questo nemico. nemico incombente (3,11; 6,14), annuncia un
Tuttavia nessuna delle varie proposte ha rac­ esilio «al di là di Damasco» (5,27; cfr. 4,3;
colto un consenso generale e indiscusso: sciti 6,2) e vede quindi il giudizio provenire dal
(unica attestazione in Erodoto 1,105; cfr. il nord, senza però far ricorso al termine sàfòn.
nome di luogo « Scito-poli » = Bet-Sean, atte­ Infine in ls 5,26ss. la strofa che conclude il
stato solo tardivamente), medi, caldei o persino poema a ritornello è come un preannuncio del
Alessandro Magno (rassegna bibliografica in nemico che viene dal nord. Di nuovo il nome
Rudolph, HAT 12,47ss.; H.H.Rowley, Men of del nemico (assiri) c taciuto, mentre identiche
God, 1963, 134 n. 4.l40ss.). Per questo si deve sono le caratteristiche (provenienza da lontano,
prendere sul serio la mancanza di nome: « Ge­ velocità, instancabilità, invincibilità).

521 ]ÌSS sàfòn NORD 522


Nelle minacce di Sotòma, anch’esse indetermi­ « essere ostile », ed inoltre i sost. sar « nemi­
nate, gli oracoli contro le nazioni si concludo­ co » e sarà « concubina » (dal quale forse è
no con l’annuncio che Jahwe «stenderà la sua tratto come denominativo srr qal in Lev 18,18,
mano contro il nord, distruggerà PAssiria, farà cfr. KBL 818b e Elliger, HAT 4,240); nell’a­
di Ninive un deserto» (2,13). Non è chiaro se ram. bibl. si ha ’àr «oppositore» (Dan 4,16
il « popolo potente » che secondo Gioe 2 sta par. sane ' « nemico »).
per sopraggi ungere sia ancora (come in Gioe 1)
uno stormo di cavallette, oppure se rappresenti 2/ Questo gruppo terminologico (esci. ISam
un popolo nemico. In particolare, hasfjòrii « il 2,32; Is 5,30; 59,19; Sai 32,7; Est 7,4: secondo
nord », che Jahwe promette di « allontanare da Lis. da porre sotto sur I opp. sur I) è partico­
voi» (Gioe 2,20), viene riferito con interpreta­ larmente diffuso nei salmi: srr lì qal 27x (di
zioni molto diverse (cfr. per una panoramica cui 17x sost. sòrèr), con 14 attestazioni in Sai e
della ricerca Kapelrud, l.c. 93ss.) alle cavallet­ 4x risp. in Num ed Est; sur II qal 5x (Es 23,22;
te, al vento del nord, ad un mitico essere divi­ Deut 2,9.19; Giud 9,31, Est 8,11); sòr II 70x
no (G.W.Ahlstròm, Jocl and thè Tempie Cult (di cui 26x in Sai, 9x in Lam, 6x in Is, 4x risp.
of Jerusalem, 1971, 33s.), a Jahwe stesso o al in Deut e Ger) e sarà II lx (ISam 1,6).
suo messaggero (Rudolph, KAT XIII/2, 64s.)
oppure - cosa molto più verosimile - ad un 3/ 4/ Come -> ‘òjeb, sar è una designazione
esercito nemico (Wolff, BK XIV/2,73s.; Luz, comune per «nemico, oppositore», che però,
Le. 38.129s.). In Ez 38s. Gog, che viene fatto ad eccezione di Est 7,6 (Aman; cfr. anche Lam
venire dall’estremo nord (39,2; cfr. 38,6.15), 2,4, dove Jahwe è paragonalo ad un nemico; in
non è più uno strumento di punizione per in­ ambedue i casi sar è usato assieme a ’òjèb),
carico di Dio (cfr. Ger 4,6 ecc.), ma viene egli non viene impiegato per le singole persone, ma
stesso coinvolto nel giudizio « sui monti di in senso generale o collettivo (così pure §òrèr,
Israele» (cfr. Gioe 2,20; già ls 14,25 ecc.). Dal prescindendo ancora dai passi che si riferisco­
lato della storia della tradizione, bisogna di­ no ad Aman Est 3,10; 8,1; 9,10.24).
stinguere qui tra il motivo di Gog e la conce­ 1 nemici sono di solito quelli di Israele o di
zione del «nemico che viene dal nord» (Luz, Giuda in senso politico-militare (Num 10,9;
I.c. 69s.l27ss.; cfr. Zimmerli, BK Xlll,100*s. 24,8; Deut 32,27; 33,7; Gios 5,13; 2Sam 24,13
938ss.). Zaccaria attende una effusione dello = lCron 21,12; Is 9,10 txt em; 63,18; Ger
spirito al nord (6,6.8), la quale avrà per effetto 30,16; [48,5 txt?]; 50,7; Ez 30,16 txt em;
il ritorno della diaspora che dimora nel nord 39,23; Am 3,11; Mi 5,8; Zac 8,10; Sai
(2,10; cfr. Ger 16,15; 23,8; 31,8 ecc.). Dan 44,6.8.11; 60,13.14 = 108,13.14; 74,10;
II,6ss., infine, chiama i sovrani seleucidi «re 78,42.61; 81,15; 105,24; 106,11; 107,2;
del nord ». 136,24; Lam 1,5.7.10.17; 2,17; Est 7,6; Esd
4,1; Neem 4,5; 9,27.27; con srr/sùr qal: Es
5/ Per il NT cfr. W.Foerster, art. òpo<g, ThW 23,22; Num 10,9; 25,17.18;' 33,55; Deut
V, 475ss. (= GLNT VIII,1329ss.). 2,9.19; Giud 9,31; Is 11,13.13; Sai 74,4.23;
W.H.Schmìdt 129,1.2; Est 8,11), più raramente sono nemici
di un individuo, come Abramo (Gen 14,20),
Davide (2Sam 24,13 = lCron 21,12; Sai
89,24.43; lCron 12,18), di un orante dei salmi
(Sai 3,2; 13,5; 27,2.12; 112,8; 119,139.157;
T125 srr A V V E R S A R E con srr qal: Sai 6,8; 7,5.7; 23,5; 31,12; 42,11;
69,20; 143,12), di Giobbe (Giob 6,23; 16,9), di
un innocente (Am 5,12) oppure di un empio
1/ La radice del sem. comune srr II «avver­ (Sai 10,5). Dei nemici di Jahwe si parla in
sare» o sim. (originariamente con interdentale Deut 32,41.43; Is 1,24; 26,11; 59,18; 64,1; Ger
enfatica sonora, cfr. Bergstr. Einf. 182; acc. 46,10; Nah 1,2; Sai 78,66; 97,3; Giob 19,11
serru «nemico», serretu «concubina, rivale», (con srr qal: Sai 8,3).
cfr. CAD S 137s.; ug. WUS nr. 2353; UT nr. I termini paralleli principali sono -♦ ojéb
2200; M.I)ahood, Bibl. 51, 1970, 403s.; fen. e (2.3a; cfr. anche Ts 59,18; Sai 89,23s.), ->sn’
aram.: DISO 247; KBL l i l l a ; LS 544b; arab.: part. pi. (Deut 32,41; Sai 44,8; 89,24), qàm
darra « nuocere », cfr. Wehr 487; cfr. anche (-><7iim; Sai 3,2; 44,6), gòjìm «popoli» (Num
KBL 818b; W.A.Ward, Or 31, 1962, 405ss.) 24,8; ls 64,1), ròdèf «persecutore» (Sai
deve essere distinta da srr I «stringere, essere 119,157), ’ùrìs «tiranno» (Giob 6,23); cfr an­
stretto » (con il sost. sàrà « necessità », che nel- che qn' pi. (-►qin'à.) assieme a srr qal in Is
l’AT compare 70x, di cui 22x in Sai, poiché la 1U 3;
prima radicale è di altra natura. Per l’impiego teologico di srr/sùr, specialmente
Nell’AT ebr. si incontra il verbo srr qal «av­ nei salmi, si deve confrontare quanto detto a
versare» (con il part., spesso sostantivato, proposito della voce più frequentemente in pa­
sòrèr « nemico ») e la forma secondaria sur II rallelo -> ’òjèb (4).

523 TJ2B $rr AVVERSARE 524


5/ Nei LXX srr/sur viene reso nella maggior prigionamento », 'ùsuppà «raccolta» e safsùf
parte dei casi con kyppóq ed i suoi derivati, ed « gentaglia » (BL 483).
anche (per confusione con srr I), con e,
per evitare anche qui nel parallelismo con 2/ Prescindendo dai nomi propri, la radice
’òjéb la ripetizione di ix#pó^ (cfr. però Sai qbs è attcstata ncll’AT 129x, di cui qal 38x
89,43), con ù-rcevavcioq cfr. W.Foerster, art. (incl. Neem 13,11, nella edizione Bombergiana
Èxfrpóq, ThW 11,810-815 (= GLNT 111,1305­ pi.), ni. 31x (Is 8x), pi. 49x (Is e Ez ciascuno
1318); H.Schlier, art. u>, ThW 111,139­ llx), pu. lx (Ez 38,8), hitp. 8x, qebùsà lx (Ez
148 (= GLNT IV,515-542). 22,20), qìbbùs lx (Is 57,13 txt?).
E.Jenni La radice 'sp compare 209x (esci. ISam 15,6;
2Sam 6,1; incl. Ger 8,13 e Sof 1,2 inf. assol.;
incl. 2Re 22,20 = 2Cron 34,28, quest’ultimo
passo è posto in Lis 616a sotto jsp hi.), di cui
103x qal, ni. 81x, pi. 8x, pu. 5x, hitp. lx, ’àsìf
V3p qbs R A C C O G L I E R E 2x (Es 23,16; 34,22), ’àsòf 3x (Neem 12,25;
lCron 26,15.17), ‘Òscef 3x (Is 32,10; 33,4; Mi
7,1), ’asèfà (Is 24,22), ‘asuppà (Eccle 12,11) e
1/ L’ebr. qbs «raccogliere, riunire» (con ori­
‘“safsùf (Num 11,4) lx ciascuno.
ginaria intcrdcntale sonora enfatica) ha corri­
spondenze in ug. (WUS nr. 2386; UT nr. 3/ a) qbs viene usato piuttosto raramente nel
2205) e nel sem. meridionale (arab. qbd « affer­ senso generale di « raccogliere (ogg.: cose im­
rare», Wehr 659; et. ^^«restringersi», Dill- personali, come cibo, denaro ecc.)»; qal: Gen
mann 438s.; sudarab. antico qbd nei nomi pro­ 41,35.48; Deut 13,17; Sai 41,7; Prov 13,11;
pri); LS 643 cita anche l’aram. qb‘ «stabilire» 28,8; 2Cron 24,5; pi.: Is 22,9; 62,9; Gioe 2,6;
(in base al quale G.R.Driver, JThSt 36, 1935, Mi 1,7; Nah 2,11; cfr. qebùsà Ez 22,20). Più
294, vuole spiegare Is 57,13 txt? qìbbùs, cfr. comune è il sign. di «riunire (ogg.: persone o
Barr, CPT 122.334). esseri viventi) », con frequente indicazione del
11verbo 'sp « raccogliere, portar via », che deve luogo (p.e. ISam 7,5 Mizpa; IRe 18,20 Car­
essere trattato insieme ad esso, è attestato in melo) oppure dello scopo (p.e. ISam 28,1
acc. (esèpu, AHw 248s.) e can. (ug. WUS nr. guerra; 2Cron 20,4 culto).
332; UT nr. 283; fen. pun.: DISO 141.173 per
i sost. m ’spt e rispi, ma anche come verbo, cfr. b) 'sp ha un ambito di significato più ampio di
J.Starcky, MUSJ 45, 1969, 263s.). quello di qb$: oltre a « raccogliere » e « riuni­
re » 'sp significa anche « mietere » (Es
Solo in ebr. qbs e 'sp sono usati spesso assieme. In 23,10.16; Deut 16,13; Giob 39,12 ecc.), «acco­
aram., dove ‘sp appare solo qualche volta nelt’aram. gliere» (Sai 27,10 di Dio; opposto è ‘zb «ab­
giud. (Jastrow I,. 95a), per « raccogliere » si usa co­ bandonare») e «sottrarre, portar via» (ISam
munemente kris (DISO 123; aram. bibl. qal «racco­ 14,19 la mano; Giud 18,25 la vita; Gen 30,23
gliere» Dan 3,2; hitpa'al «riunirsi» Dan 3,3.27; e Is 4,1 la vergogna, cfr. Noth, IP 18ls.; ecc.),
GenAp 12,16, cfr. Fitzmyer, Gen.Ap. 48s.90.191;
KBL I086a; LS 335s.). da cui si sviluppa «liberare» (2Re 5,3.6.7 dal­
Si incontra la radice qbs nei nomi di luogo ebr. la lebbra), ma anche « togliere (la vita) = far
Q abf'el (Gios 15,21; 2Sam 23,20 = lCron 11,22) e morire» (Sai 26,9 con nàfafs\ 104,29 con rUah\
Qibsàjìm (Gios 21,22; lCron 6,53); cfr. anche HufF- Giob 34,ì 4 con nesàmà) ed «estirpare» (Sof
mon 146.258; G.Ryckmans, Les noms propres sud- 1,2 assieme a suf hi.). Ci imbattiamo in questa
sémitiques, I, 1934, 28.188.365). Dalla radice ‘sp ambivalenza in Is 49,5; K lò (l) j è ’àsèf «non
vengono formati i nomi di persona ’àsàf (2Re viene portato via» accanto a Q lò (Iw) jé ’àsèf
18,18.37 = is 36,3.22; Sai 50,1 ecc.; anche su un si­ « è riunito presso di lui ». In alcuni passi ‘sp
gillo cananaico di Meghiddo, cfr. Diringer 168s.;
F.Vattioni, Bibl 50, 1969, 360 nr. 7) e “’bì'àsàf (Es
viene usato quando si parla di sepoltura di ca­
6,24; cfr. lCron 6,8.22; 9,19; cfr. Noth, IP I81s., che daveri (2Sam 21,13 qal; Ger 8,2 ni.; 25,33 ni.;
cita Sai 27,10; vd. il nome fen. di donna 1spi in KAI Ez 29,5 ni. assieme a qbs ni.; cfr. pun. m ’spt
nr. 59, r. 1; F.L.Benz, Personal Names in thè Phoe- '?mj «luogo di raccolta delle mie ossa», DISO
nician and Punic Inscriptions, 1972, 272). 14 Ì ; cfr. Eccli 38,16). ‘sp ni. ’cel 'ammàw signi­
fica «riunirsi ai propri congiunti = morire»
Di qbs sono attestate tutte le coniugazioni, ec­ (Gen 25,8.17 ecc. -*’àb III/2a.IV/2a; ^ ‘am).
cetto l’hi./ho.; inoltre il sost. qebùsà « raccol­ Per ‘sp qal/pi. «chiudere il corteo, formare la
ta» (Ez 22,20) e, quantunque incerto dal lato retroguardia» (qal: Is 58,8 di Jahwe; pi.: Num
testuale, qibbùs «raccolta» (Ts 57,13). Per 'sp 10,25; Gios 6,9.13: Is 52,12 di Jahwe) cfr. Jen­
si hanno le stesse coniugazioni, ed inoltre i ni, HP 159s.
sost. ’àsìf « il raccolto » (anche nel calendario
di Ghezer [KAI nr. 182, r. 1]; cfr. DISO 20; c) Come sinonimo di 'sp e qbs nel loro senso
S.Talmon, .TAOS 83, 1963, 183 n. 46), ’àsòf generale si incontra nei testi tardivi kns qal
« provviste », ‘òscef « il raccolto », ’asèfa « im­ «raccogliere (cose)» (Sai 33,7; Eccle 2,8.26

525 P P qbs RACCOGLIERE 526


(assieme a 'jp]; 3,5 contrario: slk hi. «gettare ai sacerdoti di Gerusalemme che accumulano
via»; Neem 12,44) e «riunire (persone)» (Est beni (IQpAb 8,11; 9,5; 4QpNah 1,11; cfr.
4,16; lCron 22,2), pi. «riunire» (Ez 22,21; Kuhn, Konk. 20s.l89). Nei LXX la traduzione
39,28; Sai 147,2, sempre con Jahwe soggetto); più comune di qbs e ’sp è omiayEiv, che viene
cfr. aram. kris (vd.sp. 1). usato anche nel NT per la riunione della co­
Tutti gli altri sinonimi di riunire hanno come munità (p.e. Atti 11,26; 14,27).
oggetto cose particolari: (1) ’rh qal «raccogliere J.F.A.Sawyer
(frutti)» (Sai 80,13; Cant 5,1); (2) Iqt qal «rac­
cattare (qualcosa dal suolo) » (14x, di cui 9x in
Es 16 la manna), pi. «raccattare, accumulare»
(21x, di cui 1lx in Rut 2 le spighe), pu. «esse­
re raccolto» (Is 27,12 in senso figurato), hitp. D~P qàdcem T E M P O A N T IC O
« raccogliersi » (Giud 11,3 uomini); cfr. Idnqoel • •

«spigolatura» (Lev 19,9; 23,22); (3) qwh ni.


« raccogliersi (delle acque), confluire » (Gen
1,9; in senso figurato Ger 3,17 dei popoli); cfr. 1/ La radice qdm è attestata in tutti i rami
miqwct «raccolta (di acque)» (Gen 1,10; Es delle lingue sem., spesso in varie categorie
7,19; Lev 11,36) e miqwà «luogo di raccolta grammaticali (sost. «parte anteriore», agg.
(delle acque)» (ls 22,11); (4) qss poi. «racco­ « anteriore », prep. « davanti », verbo « prece­
gliere (paglia, legno)» (Es 5,7.12; Num dere, prevenire» ecc.), sia in senso locale che
15,32.33; IRe 17,10.12; dr. Sof 2,1 txt? qal/ temporale (cfr. Bergstr. Einf. 187; P.Fronzaroli,
hitpo.); (5) rks qal «raccogliere (possedimen­ AANLR VIII/20, 1965, 258.265.269; per i pe­
ti)» (Gen 12,5; 31,18.18; 36,6; 46,6); cfr. r^kus riodi linguistici più antichi cfr. p.e. AHw
«proprietà» (28x); —j'd\ —qàhcil. 891b.926a; WUS nr. 2389; Grondahl 175;
DISO 251-253; LS 646-648).
4/ Solo in Ez 22,19.20 qbs qal viene usato in NelPAT ebr. il verbo è attestato solo in pi.
senso figurato per esprimere il giudizio di Jah­ (« venire incontro, opporsi » o sim., nel sign. di
we (cfr. Os 8,10 pi.), qbs pi., invece, nella mag­ «prevenire, fare presto» [Sai 119,147.148] e
gior parte dei casi ha Jahwe come soggetto (al­ «fare per la prima volta» [Giona 4,2]. forse
tri soggetti solo in Is 13,14; 22,9; 62,9; Ger - per influsso aram., cfr. Wagner nr. 252/253) ed
49,5; Os 9,6; Gioe 2,6; Mi 1,7; Nah 2,11; 3,18; in hi. («addurre» Am 9,10; testualmente in­
in Is 34,16 Io spirito di Jahwe), e trova poi un certo in Giob 41,3). I sostantivi hanno signifi­
impiego particolare nella lingua soteriologica cato locale e/o temporale: qàdcem « parte ante­
della letteratura esilica e postesilica; tale uso si riore = est; tempo anteriore, tempo antico»,
fonda sulla speranza di un raduno dei dispersi qèdcem nella forma locativa qédemù « verso
di Israele o di Giuda (Deut 30,3.4 dtr., cfr. von oriente», qadmà «stato primitivo, origine»,
Rad, ATD 8,131 = ital. 202; Is 11,12; 40,11; qidmà come prep. qidmat « di fronte », qàdim
43,5; 54,7; 56,8.8; Ger 23,3; 29,14; 31,8.10; «est, vento orientale», qedltmlm (solo Giud
32,37; Ez 11,17; 20,34.41; 28,25; 29,13 gli egi­ 5,21 come attributo del torrente Kison, ma di
ziani; 34,13; 36,24; 37,21; 39,27; Mi 2,12; 4,6; significato oscuro), qadmòn «orientale»,
Sof 3,19.20 txt em; Zac 10,8.10; Sai 106,47 = qadmònl « orientale » e « precedente ». L’a­
lCron 16,35; Sai 107,3; Neem 1,9; cfr. Ez 38,8 ram. bibl. conosce qadmà «tempo anteriore»
pu.). In tali passi qbs pi. viene usato assieme (come prep. qadmat «davanti a»), qadmàj
ad espressioni generali o metaforiche per aiuta­ « primo, anteriore » e la prep. q°dàm « davanti
re/salvare {—js ' hi.), oppure liberare (—g'I, a » (temporale e locale).
—pdh)\ cfr. Ger 31,10s.; Sof 3,19; Zac 10,8; Per il notne di persona Qadnùel (Esd 2,40 ecc.) cfr.
Sai 106,47 = lCron 16,35 ecc. Col pi. in con­ Noth. IP 256 (nr. 1216).
trapposizione al qal si sottolinea il raggiungi­
mento inaspettato, o comunque non ovvio, del 2/ Delle 204 attestazioni di questo gruppo
risultato (Jenni, HP 186-188). terminologico nell’AT (più 47x nella parte
Lo stesso uso soteriologico si ha per ’sp qal in aram.), un terzo si trova in Ez, caratterizzato
Is 11,12; Ez 11,17; Mi 2,12; 4,6, sempre assie­ dalla predilezione per qàdlm « est » (48x) in Ez
me a qb$ pi., e per kns pi. in Ez 39,28 (cfr. v. 40-48. qdm pi. ricorre 24x (12x in Sai), hi. 2x
27 qbs pi.) e Sai 147,2. 1 rimanenti casi con (vd. sp.); per i sostantivi, qcedcem si trova 6Ix
Jahwe soggetto di ’sp, in genere col sign. di (quasi con la stessa frequenza in senso locale
« portar via » (Gen 30,23; 2Re 22,20 ecc.), non ed in senso temporale: il primo 9x in Gen, il
sono teologicamente molto rilevanti; cfr. p.e. secondo 9x in Sai c 6x in Is), qédmà 26x
Sai 85,4 «hai allontanato tutta la tua ira» e (Num 8x, Gios 4x), qadmà 6x (Ez 4x), qidmà
‘sp qal «accogliere» in Sai 27,10. 4x, ifdùm im lx, qàdìm 69x (nel sign. di
«est» Ab 1,9 e 49x in Ez; nel sign. di « vento
5/ Nei testi di Qumran 'sp è usato circa 20x orientale» 19x, di cui 3x ciascuno in Gen, Es,
e qbs, invece, 3x soltanto, sempre in relazione Ez e Giob), qadmòn lx (Ez 47,8) e qadmònl

521 D“Ji? qàdcem TEMPO ANTICO 528


lOx (6x in senso locale e 4x in senso tempora­ Sai 77,6.12; 78,2; 119,152; 132,5. Accanto alla
le); l’aram. bibl. qadmà 2x (Dan 6,11; Est valutazione positiva dei tempi precedenti, nella
5,11), qadmàj 3x (Dan 7,4.8.24) e q°dàm 42x necessità in cui si trova il popolo al presente
(Dan 38x, Est 4x). (Ger 30,20; 46,26; Lam 1,7; 5,21), nel Dtis si
trova l’invito a non pensare più al passato, di
3/ 4/ Tra i vocaboli di questo gruppo, fronte al tempo di salvezza che sta per venire
qédcem/qàdìm «est» non hanno mai raggiun­ (Is 43,18). Molte volte l’azione potente di Dio
to vera rilevanza teologica (cfr. comunque la nella stona viene fondata sul fatto che egli da
provenienza dall’oriente della sapienza e del­ lungo tempo ha annunciato (Is 45,21; 46,10) e
l’arte divinatoria: IRe 5,10; Is 2,6; per l’inter­ portato a compimento (2Re 19,25 = Is 37,26;
pretazione solare di Jahwe in Ez 8,16 qèdmà Lam 2,17) la sua opera.
cfr. Zimmerli, BK Xffl,221; per il vento orien­
tale come strumento di Jahwe cfr. p.e. Es 5/ Nei testi di Qumran si incontra ancora l’e­
10,13; 14,21; Is 27,8; Os 13,15; Giona 4,8; Sai spressione superlativa miqqcedcem 'òlàm «dal­
48,8). Al contrario, qdm pi. «avvicinarsi (ostil­ l’antichità eterna» (IQH 13,1.10; CD 2,7). Nei
mente o amichevolmente), incontrare» viene LXX qàdcem viene tradotto spesso con espres­
usato per indicare in genere il rapporto tra sioni contenenti àp^ctloq, cfr. Delling, ThW
l’uomo e Dio (cfr. anche ->qrh). L’espressione 1,485 (= GLNT 1,1294).
« andar incontro a qualcuno con qualcosa » è E. Jenni
attestata anche nell’ambito profano (Deut 23,5;
Is 21,14); per Mi 6,6 « con che cosa mi presen­
terò a Jahwe... mi accosterò con olocausti...?»
non si deve supporre perciò un’ambientazione
cultuale (Th.Lescow, Micha 6,6-8, 1966, 21, Zhp qds S A N T O
ciò vale anche per kpp, usato ivi come paralle­
lo, nel senso di « piegarsi »; -*■hwh hist. 3), an­
che se nel linguaggio dei salmi il verbo è usato 1/ 1/ Le varie derivazioni sem. della radice
qualche volta alla maniera del linguaggio cul­ qds (cfr. Bergstr. Einf. 100; P.Fronzaroli,
tuale (Lescow, l.c. n. 63, per Sai 95,2 «presen­ AANLR/20, 1965, 249.262.267) sembrano ri­
tiamoci davanti a lui con inni di grazie »; cfr. salire a due forme fondamentali protosem.
Sai 88,14; 89,15). In Sai 21,4; 59,1 IQ; 79,8 si *qadis e *qadus, appartenenti ambedue alla
parla del presentarsi a Jahwe con benedizione, classe di vocaboli che si può definire come de­
bontà e misericordia. scrittiva (a questo riguardo cfr. GAG § 52a).
In acc. si riferiscono alla forma *qadis il sost.
b) Nel significato temporale, qoedeem « tempo
qadislu(m) « colei che è pura, consacrala » e le forme
anteriore, tempo antico » può avere, come verbali qa-dì-is « è consacrato » (stativo della coniu­
-+‘dlàm (3bc), una sfumatura che avvicina più gazione G) Ugaritica V,9,22, qa-di-su «sono santi»
o meno marcatamente le realtà in tal modo (anch’esso stativo della coniugazione G) EA 137,32,
qualificate alla sfera divina. Dio stesso secondo come pure, con metatesi delle consonanti ds, là
Deut 33,27 è un Dio eterno Xelòhè qd-deem par. qasid «è impuro» BWL 215,13. Per l’ebr. sarebbero
zerò‘òt ‘òlàm (cfr. Ab 1,12; qcedcem da solo significativi a questo proposito I’agg. verbale (part.
non deve essere inteso come nome divino, con­ qal att.) qàdè's « il santo » e la forma verbale qàdèsit
tro Dahood, CBQ 30, 1968, 513, in riferimen­ «sono santi» Num 17,2 (cfr. \T\\ect weqàdaj; Es
29,21), per l ’aram. ed il sir. l’agg. qaddìs(à) «santo»
to a Prov 8,23). Di conseguenza anche le sue (come forma intensiva di *qadis, cfr. BI.A 192), per
creature possono ricevere questo attributo: la ì’arab. la voce isolata qiddls che si usa per indicare i
sapienza (Prov 8,22.23), i monti (Deut 33,15) «santi» cristiani e che è forse mutuata dall’aram-
ed il cielo (Sai 68,34; per nàfral qedùmìm di sir.
Giud 5,21 il significato è incerto). Anche in Alla forma *qadus risalgono l’ebr. qàdós « santo »
questo caso, come per ‘òlàm, la distanza cro­ con l’astratto qódces (< *quds) «santità, santuario»,
nologica dal presente è relativa; può trattarsi di ed il sir. qudsà « santità, santuario », l’arab. qadusa
«esser santo, puro» (impf. jaqdusu) con la forma ag­
un mitico tempo primordiale (Is 51,9; cfr. Sai gettivale intensiva al-qaddùs « il santissimo, il puris­
74,12) oppure anche di un tempo anteriore simo » e l’astratto quds o qudus « santità, purità ».
della propria vita (Giob 29,2). Un’origine anti­ *qadis sembra essere originario del sem. orientale e
chissima è attribuita in particolare alle dinastie nordoccidentale, *qadiìs/s del sem. occidentale.
regali egiziane (Is 19,11), alla città di Sidone (Is
23,7) ed al re messianico che sta per venire 2/ La radice descrive già chiaramente nel
(Mi 5,1; non è chiaro a quale tradizione ci si protosem. la condizione opp. la qualità della
riferisca). In altri passi il termine viene appli­ santità; essa designa dunque un valore numino­
cato al tempo dei padri (Mi 7,20), agli inizi del so sui generis. L’unità elementare del concetto
popolo (Sai 44,2; 74,2), al tempo di Davide determina la notevole compattezza dell’ambito
(Neem 12,46) o dei profeti (Ez 38,17 jàmlm semantico dei suoi derivati. Soltanto la conno­
qadmònìm). Cronologicamente incerti restano tazione estetica della purità, messa in rilievo

529 ttflp qfs SANTO 530


specialmente in acc. ed in arab., vi introduce che come nome di luogo). Per «santuario»
una modificazione che corrisponde tuttavia viene usata in 2011,15 la derivazione con pre­
alla natura del numinoso. Il concetto di purità formante mqdsl.
etica è del resto secondario ovunque. In fen. pun. (DISO I65.253s.) domina l’agg.
qds. Il sost. qds designa ancora « il santuario »
Aggettivi e verbi stativi per indicare delle qualità (lu­ in KAI nr. 17, r. 1; nr. 78, r. 5 (/a/s!); nr.
minose sembrano essere abbastanza frequenti nelle
145A, r. ls. Un verbo qds è attestato solo in
forme quii! e qatul. In ebr., si confronti per *qadi's
‘àmen « fidato » (?), dàwcc « ammalato, mestruante » jifi, in iscrizioni votive e col significato di « de­
(con valore negativo), hànèf « profano », tàmè‘ « im­ dicare, offrire » in senso soprattutto causativo
puro », jàfa «(splendido > ) bello», kàbèd «pesan­ (con il dativo del ricevente; diversamente in
te», ’àrél « incirconciso», sàlèm «integro », sa meni neopun. KAI nr. 121), e inoltre una volta in
«desolato»; analogamente per *qadus si confronti pun. nell’hitp. causativo-riflessivo «offrirsi»
'àjóm « terribile », gàbòah « alto », gàdòl « grande », KAI nr. 138, r. 1.
tàhòr « puro», ‘àmòq « profondo, misterioso ». Nell’ambito linguistico aram. l’agg./sost.
qaddls(à) «santo/il santo» appare forse in b'I
Il significato di «separato», spesso accettato qdsn « il signore dei santi» Ah 95 (DISO
come fondamentale (cfr. p.e. Eichrodt 1,176s. = 253s., ivi anche la discussione); certamente e
ital. 1,271-273), c solo una derivazione: il santo spesso (13x) ricorre in Dan, nelParam. giud. in
viene separato dal profano, a propria protezio­ qdjs j l ’ « il santo di Dio» della confessione
ne e a protezione da esso, e viene collocato in gnostica del «waw» r. 2 (vd.st. V), in palm.,
un temenos o sim., solo quando viene avvertita sir. e mand. Il sost. astratto qudsà ha in aram.
la corrispondente necessità di protezione; lo giud. i significati di «santità, santuario» e
sperimentare il santo come il « totalmente al­ quando è determinato sta per « il santo », rife­
tro » si fonda del resto su una concezione del rito a Dio come rocca della santità (L.Levy,
profano che corrisponde alla mentalità moder­ Chaldaisches Wòrterbuch, II, 1868, 348). - Il
na, per la quale è normale l’assenza del numi­ verbo non possiede la coniugazione fondamen­
noso. tale. In aram. giud., sir. e mand. il pa. ha un
significato fattitivo, comune del resto nei verbi
3/ a) L’acc. dall’agg. *qadisum > *qadsum di stato: «render santo, santificare»; inoltre
> qassufm), fem. qadistu(m), «consacrato, esso viene usato con valore estimativo (« rite­
santo», ha formato il verbo di stato nere santo») e dichiarativo («proclamare san­
qadùsu(m), «esser santo, puro», che significa­ to») (Levy, l.c. 347; LS 649), in palm. anche
tivamente nella coniugazione G ricorre solo con valore causativo con il dativo del ricevente
allo stativo. Dalla sua coniugazione D «purifi­ («dedicare», cfr. DISO 253). L’itpa. opp. etpa.
care » deriva l’agg. verbale quddusu « santifica­ sono passivo o riflessivo del pa. L’af. « dedica­
to, purificato». DalPagg. *qadsum, secondo re» e «proclamare santo» si trova in aram.
GAG § 36b deriva, attraverso metatesi eufoni­ giud. (Levy, l.c.) e anche in due iscrizioni fune­
ca, qasdu(m) con il verbo di stato qdsàdu(m), bri palm. con il sign. di « dedicare ». - Per il
che nella coniugazione G compare anch’esso « santuario » vengono usate in aram. giud. an­
solo come stativo, e con qussudu « santissi­ che le derivazioni con preformante maqdas/
mo », derivato dalla coniugazione D (cfr. AHw maqdesà (anche in sir.) e muqdès(à).
891s.906a.926a.930a).
b) Tra le lingue semNO. Pug. conosce l’agg. 4/ In ebr. il perf. qal del verbo qds designa la
qds « santo », usato al plur. come designazione condizione presente (Num 17,2 [Is 65,5 è da
di uno stato sociale (vd. st. III/3). Nell’espres­ leggersi come pi.!]) o futura (Es 29,21 [perf.
sione sph Itpn wqds «discendente del benevolo consecutivo]) dell’essere santo, e corrisponde in
e del santo (della santa?)» 125 (= IIK I-II) ciò, forse in modo arcaicizzante, al verbo stati­
11.22, qds sembra essere stato l’epiteto oppure vo dell’acc. (GAG § 77d) e dell’ug. (UT §
il nome di una dea (WUS nr. 2394); in tale ac­ 13,25); per il perf. stativo in ebr. cfr. Meyer
cezione esso si affiancherebbe al più chiaro 1,20; UI,49s. L’impf. è ingressivo (« divenir
qdst 1004,17 (cfr. il n. pers. bn qdsl 400 V, 11) santo »), e atemporale (Es 29,37; 30,29; Lev
e corrisponderebbe al Fuso di qds unito a amrr 6,11.20; Agg 2,12), riferito al presente (ISam
per designare una divinità maschile 51 (=11 21,6) oppure al futuro (Deut 22,9), mentre
AB) lV,16s. (cfr. qd<s> wamrfrj r. 8 e qds Num 17,3 impiega Pimpf. consecutivo per il
amrr ‘nt VI [= AB.F] 11). Nell’espressione passato. 11 pi. è fattitivo, ossia indica l’azione
bn qds il sost. qds, come parallelo di il (testi: con cui si viene a produrre la condizione signi­
L.R.Fischer (ed.), Ras Shamra Parallels, II, ficata dal qal perf. («render santo, santificare»
1974, § 33b), ha chiaramente il significato come in acc. ed in aram.); si ha inoltre, come
astratto di «santità»: perciò bn qds «figlio in Es 20,8; Deut 32,51, il sign. estimativo «ri­
della santità» > «santo»; questo significato tenere santo» e p.e. in Es 19,23 il sign. dichia­
astratto si sarebbe poi secondariamente concre­ rativo «proclamare santo» (Jenni, HP
tizzato nel più frequente qds «santuario» (an­ 41.59s.), ambedue come in aram.-sir. Il pu. è

531 tih p qfs SANTO 532


passivo del fattitivo: «essere reso santo», lo di luoghi numinosi (IV/3), di tempi (IV/4), di
hitp. ne è il riflessivo: «santificarsi, consacrar­ uomini consacrati (VI/5) e di olferte (IV/6) ha
si» (dell’uomo, come in pun.), «dimostrarsi certamente radici primitive, ma trova, specie
santo» (Es 38,23 di Dio). Quest’ultimo sign. è in Ez, P e nell’opera del Cronista, delle sottili
altrimenti rappresentato dal ni., quando esso definizioni e regolamentazioni; quanto si può
non abbia semplicemente, come in Is 5,16, si­ osservare sull’uso di qds ci permette di trarre
gnificato simile all’ingressivo (impf.) qal (cfr. informazioni sulla natura del sacro nel primo
Bergstr. 11,90), cosa che del resto si verifica an­ giudaismo, dove il sacro, oltre a riferirsi ad
che altre volte con i verbi di stato; inoltre, in una divinità personale, acquista un significato
Es 29,43, il ni. funge da pu. come passivo del proprio e concreto.
fattitivo («essere reso santo, consacrato»), op­
pure, in Lev 22,32, è passivo dell’estimativo II/ Le varie derivazioni della radice sono di­
(«essere trattato come santo»). Nell’hi. domi­ stribuite nei singoli libri biblici come dal se­
na il senso causativo « dedicare, offrire » con il guente prospetto (Ez 7,24 viene considerato pi,
dativo di Dio quale ricevente (come nello jif. seguendo Mand.):
del fen. pun.); si trova però anche il sign. fatti­

pi./pu.
ìS'8 4

qàdòs
tivo « render santo, consacrare » (p.e, Gios %
^3

hitp.
20,7; lCron 23,13; 2Cron 29,19; 30,17) come •tM IW1U
CT ’E -C Cr es-W 5
neil’ambito linguistico aram., mentre è scarsa­ Gen — — 1 — — — — 3 -
mente attcstato «ritenere santo» (Num 20,12; Es 3 1 22 1 1 70 2 — 2
27,14; ls 29,23; cfr. Jenni, HP 59s.). Lev 2 2 15 10 2 92 20 — 9
L’agg. qàdos viene sostituito molto spesso dal­ Num 2 1 3 4 t 57 7 — 5
l’astratto qòdces usato come genitivo attributi­ Deu1 1 — 2 1 — 4 7 2 —
vo (per la relazione tra aggettivi di forma qatul Gios — — 1 1 2 2 1 — 1
ed astratti di forma qutl cfr. BL 460s.); in fun­ Giud — - — 2 — - - - --
zione di aggettivo qòdces viene usato anche in ISam 1 — 2 - 1 3 2 - -
2Sam — — — 2 1 — - — -
forma assoluta (Lev 10,10) oppure come predi­ IRe — — 1 2 — 12 — 3 —
cativo con il verbo hjh «essere». Secondaria­ 2Re — — i 1 — 3 2 1 —
mente l'astratto qòdces «santità» assume, Is 1 1 -/I 3 2 23 38 - 4
come nelle altre lingue sem., il significato con­ Ger — — 7 2 — 6 2 - 2
creto di « santuario », oppure designa altre Ez - 6 8/1 — I 57 2 - 30
realtà cui è inerente la santità, anche nella for­ Os — — — — — — 2 1 —
ma comparativa/superlativa qòdces (haq)- Gioe — - 4 - — 3 — - -
Am — — — — — 2 — — 2
q°dàslm « santissimo ». Abd — — — — — 2 — - -
Il sost. miqdàs, con preformante *ma, designa Giona — — - — — 2 - — —
come in ug. ed in aram.-sir.. e nell’arab. maq- Mi — — 1 — — 1 - - —
dis, « ciò che è santo » (per la preformante Nah — — - — — — - - -
*ma- cfr. GK § 85e; GVG I,375ss.), e special­ Ab — — — — — I 2 - —
mente il luogo sacro come «santuario», cose Sof — — — I — 2 — - —
sante come le offerte (Num 18,29), Jahwe Agg 1 — - - — 1 - - -
come rocca della santità (Ez 11,16) ed anche la Zac 5 1 - —
Ma! — - — — I - — —
«santità» in quanto tale (Lev 19,30; 26,2).

Sai 45 15 - 5
Per il medioebr. vd. st. V. Giob — — 1 — — — 3 1 —
Poiché nessuno dei termini derivati si scosta Prov - - - - - 1 2 — -
notevolmente dal significato fondamentale, essi Rut
saranno trattati qui tutti insieme. Per la bi­ Cant __ __ _ __ _ __ _ __ _

bliogr. meno recente sulla santità nell’AT cfr. Eccle — — — — — — 1 — -

p.e. Jacob 69; F.Horst, RGG 111,148-151; Lam - - - - — 1 - -■ 3


J.A.Soggin, BHH,68ls. Est
Dan __ _
13 3 _
3
Se si prescinde da un più remoto concetto di­
__ __

Esd — —
-/I — — 6 — - —
namista di santità (al riguardo vd. st. III/1-5), Neem — —
3 2 —
1 3 - ì
l’accentuazione della santità delle figure divine lCron — — - 6 2 17 - ~ 2
sembra risalire ad un influsso cananaico, sia 2Cron - - 4/2 7 11 30 1 - 5
per quanto riguarda la santità di El e di Jahwe AT
stesso (vd. st. IV/1), sia in relazione £ più fi­ ebr. 11 11 76/5 45 24 469 1 16 11 74
gure divine (IV/2). Nel periodo preesilico l’uso
della radice è piuttosto contenuto; solo Isaia, L’aram. qaddis «santo» ricorre 13x, e solo in
che anche altrimenti è in stretto rapporto con Dan; altri derivati sono del tutto assenti.
la tradizione cananaica di Gerusalemme, pre­
senta un uso del termine relativamente più fre­ 111/ Per una religiosità magico-dinamista, qds
quente, che si estende anche alle sezioni spurie è collegato anzitutto con il concetto di poten­
del libro di Isaia, compreso il Dtis. La santità za. Le sue forme si trovano a concorrere con

533 Bftp SANTO 534


quelle derivate da nzr in senso posivilo (ni. in questo caso i nemici del profeta, per la di­
« consacrarsi », p.e. in relazione ad un nume struzione nel giorno dell’uccisione, mentre in
inferiore, illegittimo Os 9,10; cfr. i sostantivi Sof 1,7 indica la consacrazione degli invitati al
nèzcer « consacrazione, diadema » e -» nàzir sacrificio nel giorno di Jahwe (cfr. Jenni, HP
«consacrato») e da hrm, in senso negativo 61). Come avviene per la guerra, così si santifi­
« for thè sphere which is utterly incompatible ca anche la 'asàrà «(astensione > ) assemblea
with what is sacred» (Pedersen, Israel IIl/IV, solenne»: qaddesù ‘a$àrà 2Re 10,20 (con riferi­
272). mento a Baal), qaddesù $òm qir'ù '°sàrù Gioe
1,14; 2,15 e qaddesù qàhàl Gioe 2,16 sono for­
]/ « Santo/sacro » nel senso di « pieno di mule con cui si indice il lamento nazionale
mana » può essere anzitutto un o g g e t t o . 11 (cfr. al riguardo H.W.Wolff, ZAW 76, 1964,
sacerdote di Nob in ISam 21,5 distingue il 48-56).
« pane comune » (làhcem hot) dal « pane sa­
cro » (Icehcem qódces), per il fatto che esso viene 3/ Tra le p e r so n e consacrate di tipo piut­
periodicamente servito a Jahwe come làharm tosto arcaico l’AT conosce il nàzir «consa­
happànlm; per potersi cibare di quest’ultimo crato » ed il qàdès opp. la qedèsà.
bisogna astenersi da rapporti sessuali: i corpi di
coloro che ne mangiano devono essere essi Il nàzir è « santo » (qàdós) « per tutto il tempo in
stessi santi (v. 6); analogo è il caso di una spe­ cui si è consacrato a Jahwe» (nzr hi. come denomi­
nativo), Num 6,5 (8). Se egli si è reso impuro toccan­
dizione nella guerra santa. Ma anche questa è do un cadavere, allora il capo (capelli) del nazireo, in
una eccezione dovuta ad una necessità. Origi­ cui è concentrata la s'ua forza, deve venire di nuovo
nariamente ogni cosa possiede una propria santificato (qds pi.) dal sacerdote, con l’offerta di co­
«potenza»; per questo Deut 22,9 proibisce di lombi.
piantare una vigna con due specie di vitigni,
perché altrimenti « il tutto diventa santo ». La Il qàdès e la qedèsà sembrano essere invece dei
santità è in particolar modo insita nei gioielli: funzionari cultuali il cui ufficio dura per tutta
attraverso il parallelismo, in Lam 4,1 l’oro e il la vita.
metallo prezioso kàtcem sono indicati come
Già in periodo paleoass. qassum indica un funziona­
«pietre sante» (cfr. J.A.Emerton, ZAW 79, rio cultuale; il fem. acc. qadislu(m) (qàsdalu, qassaiu,
1967,233-236). qadiltu) designa una classe di donne la cui attività è
in relazione alla sfera sessuale, ma senza un partico­
Lo stesso si potrebbe dire per l’acc. qudàsft)u(nt), Ta­
lare riferimento al cullo di Istar. 11 suo parallelo su­
rarli. giud. qedasà/qàdàsà/qaddìsà ed il sir. qcdàs(t)ó,
merico n u g i g nel periodo anteriore al paleo­
se essi significassero l’« anello (del naso o delle orec­ babilonese aveva una posizione sociale elevata; se­
chie)» (J.Jeremias, Mt 7,6a, in: Abraham unser Va­
condo J.Kenger (ZA 58, 1967, 179-184) anche in
ler, FS Michel 1963, 271-275).
epoche più recenti diversi fattori inducono a ritenere
che la n u g ig / qadistu(m) non fosse semplicemen­
2/ Vi sono inoltre determinati e v e n t i che te una prostituta cultuale. È tuttavia notevole che se­
pongono in rapporto con questa potenza e ven­ condo MSL I 99,7; 100,11 la qadishl sia solita tratte­
gono perciò considerati tabù. È il caso della nersi sulla strada, da dove essa adotta un fanciullo;
mestruazione femminile, dalla cui impurità anche nel testo AOATI 4,11 essa appare in un am­
(/i/m a) Betsabea viene liberata (2Sam 11,4 qds biente divino ed umano non propriamente elevato.
hitp.) proprio quando Davide si reca da lei ed Per i qdsm ug. (solo masc.!) che su 5 passi sono no­
aggrava così ulteriormente la propria colpa. La minati 4 volte dopo i sacerdoti (khnm) e tre volle in­
sieme agli artigiani, la traduzione « prostituto cultua­
guerra è «santa» e rende «santo» (ISam le » non è la più appropriata secondo W. von Soden
2l,5s.; cfr. le astinenze in ISam I4,24ss.; 2Sam UF 2, 1970, 329s.
11,11). Conseguentemente la chiamata alle
armi suona: qaddesù milhàmà 'al « santificate Sembrerebbe evidente che l’ebr. qedèsà indichi
la guerra contro» (Ger 6,4; Gioe 4,9; Mi 3,5); la prostituta, se si tiene presente Gen 38,2ls.;
cfr. Gios 7,13 «santifica il popolo» (inoltre mancano però in questo passo riferimenti cul­
Ger 51,27s.) e l’espressione di Ger 22,7, riferi­ tuali (H.L.Ginsberg, FS Baumgartner 1967, 75
ta ai nemici del popolo di Jahwe e da lui stesso n. 2), e quindi il fatto può essere accettato sen­
convocati (J.Braslavi, Beth Miqrà 10, 1965, za difficoltà. Nella accusa profetica di Os 4,14
43,47 (ebr. moderno]). Secondo Gios 7,12s. se qedèsòt è parallelo a zònòl « meretrici » ed il
per caso fra i guerrieri vi è hércem «qualcosa rapporto che si ha con loro è collegato al sacri­
che è santo ed estraneo », essi non possono re­ ficio; in Os 12,1 i qedèsim (supposto che con
sistere di fronte ai loro nemici fino a che non J.Wellhausen, Die kleinen Propheten, 128, si
se ne siano disfatti. In ls 13,3 coloro che ven­ debba leggere così) sono in relazione con il cul­
gono chiamati alla guerra sono detti to di El in Giuda (cfr. però anche IV/2). Nel
mequddà'sim «santificati»; ISam 21,6 usa l’e­ tempio di Gerusalemme i qedSsim abitavano
spressione dàrxk hai per indicare una marcia in locali propri, dove le donne tessevano indu­
ordinaria, diversa da una spedizione militare. menti per Asera (2Re 23,7). L’istituzione dei
L’hi. significa in Ger 12,3 «offrire» qualcuno, qedèsim venne abolita da Giosia, con lo stesso
535 Bnp qds SANTO 536
effimero successo di altri re osservanti prima di qàdòs è ISam 6,20. Dopo che in Bet-Semes 70
lui (IRe 15,12; 22,47; cfr. 14,24). Anche la uomini (secondo una glossa 50.000) erano stati
proibizione di Deut 23,18, e cioè che vi siano annientati da Jahwe, poiché i figli^di leconia
qàdès di ambedue i sessi, si riferisce a prostitu- non avevano preso parte alla gioia generale per
ti/e, come risulta chiaro dalla proibizione pa­ l’arrivo deìl’arca (LXX), l'afflizione degli abi­
rallela (v. 19) di portare al tempio, per adem­ tanti si esprime così: « Chi può stare (saldo)
piere un voto, il salario della prostituzione ed alla presenza di Jahwe, questo Dio così san­
il «denaro di un cane» (per l’espressione cfr. to? ». Anche tale santità va intesa in senso di­
W.Thomas, VT 10, 1960, 424ss.). Giob 36,14 namista, in quanto inerisce ad un oggetto di
sembra presupporre che i q'dèsim muoiano culto (cir. 2Sam 6,6s.); al tempo stesso, però,
prematuramente in conseguenza della malattia la potenza distruttrice che emana da tale ogget­
contratta attraverso i loro rapporti (?); l’espres­ to è la potenza di un Dio che si sente offeso
sione può però essere usata metonimicamente personalmente dall’indolenza di coloro chc
per «gioventù» (plurale di astrazione; P.Dhor- non ne restano impressionati.
me, Le Livre de Job, 1926, 496; Fohrer, KAT
XVI,473). Sulla tavola votiva punica KAI nr. 104,1 e sull’iscri­
zione pun. di un portale di Mactar KAI nr. 145,4
vengono usati in connessione con nomi divini attri­
4/ «Santi» in senso dinamista sono p.e. in buti simili, vale a dire l ’in hqds « al dio santo » e l'im
Num 18,17 i p r i m o g e n i t i (cfr. pun. qdmt hqjds (idem).
qdsl «primogeniti santi» nelle tariffe per i sa­
crifici di Marsiglia e di Cartagine KAI nr. b) La figura del dio santo si dissocia dall’ogget­
69,12; nr. 74,9), che in origine venivano elimi­ to che reca potenza quando Jahwe, nell’epifa­
nati, forse per conservare ed accrescere la be­ nia, si mostra come il santo. Quando Jahwe
nedizione, in essi ritenuta particolarmente effi­ appare al profeta Isaia, evidentemente nel tem­
cace (cfr. Lev. 19,25; Ez 44,30). Essi sono da pio di Gerusalemme, come re che troneggia
« consacrare » (Es 13,2 qds pi.) oppure da « of­ maestoso e sublime, circondalo dai serafini
frire» (Num 3,13; Deut 15,19 qds hi.) a Jah­ quale sua corte celeste, l’uomo sente che questi
we; appartengono a lui (Es 13,2; Num 3,13; ultimi proclamano il loro Signore qàdds, come
8,17). Ogni uso profano è escluso; un’eventuale interpretazione si aggiunge: « il suo peso
consumazione è legata ai luoghi santi (Deut (k'bòdò) riempie tutta la terra» (Is 6,3). Di
15,19s.). Secondo Lev 19,23s. il raccolto dei fronte alla purità di questo Dio santo-pesante
frutti degli alberi non dovrebbe essere mangia­ il profeta avverte che egli stesso ed il suo po­
to nei primi tre anni; il quarto anno è qòdces polo sono « impuri », e precisamente in riferi­
hillùlìm leJhwh, un’offerta consacrata a Jahwe mento alle labbra come organo della parola
nella festa del ringraziamento, e che spetta ai profetica che deve essere trasmessa (v. 5). Così
personale del culto (Elliger, HAT 4,261). il concetto dinamista della santità, secondo ii
quale la santità si manifesta nel kàbòd (Es
5/ In un’accusa contro i partecipanti ad un culto 29,43), non viene trasposto su un piano etico
illegittimo, Is 65,5 cita la loro ammonizione contro generale, ma si adegua perfettamente alla vo­
coloro che non vi prendono parte: « Sta indietro! lontà di Jahwe, in quanto la santità si accosta
Non avvicinarti a me, altrimenti ti renderei sanlo! »
(1. qiddcùlìkà come perfetto dichiarativo o come caso all’impurità della parola umana, quale sua cor­
di coincidenza). Una tale santità dovrebbe evidente­ rispondenza contraria.
mente esser valutata negativamente dall’ammonentc 11 definire una divinità come santa deve essere
o dall’ammonito: o si teme di contaminarsi con una stato un fatto molto frequente nel Canaan pre­
santità sconosciuta (demoniaca?) e forse che le misu­ israelitico. Per quanto riguarda l’ug., si veda
re preventive riguardanti un particolare comporta­ l’analoga definizione della voce di Ba‘l in 51 (=
mento diventino troppo complicate, oppure l’ammo­ II AB) VII,29.31, fuso di bn qds come omoni­
nente teme una scomparsa di energia numinosa. mo di il e l’uso di qds in nomi divini composti,
Il verso 66,17, ampliato secondariamente, accenna a
come te persone in questione giungano a questa san­ p.e. Itpn wqds e qds (w)amrr (vd. I/3b). Anche
tità precaria: essi «si santificano» (mitqàdcFsìni) e in fen. (KAI nr. 14,9.22 [cfr. sd/r qds come
«si purificano» (mil(aharim) per prepararsi a culti epiteto di Esmun r. 17] e KAI nr. 15; 16) ed in
che vengono celebrati nei giardini e nei quali ci si di­ pun. (p.e. KAI nr. 104,1; 114,3; 145,4, per una
spone « dietro qualcuno (sacerdote?, mistagogo?) che dea 162,3) qds è usato comunemente come at­
sta in mezzo » (txt?); cfr. Ez 8,1Os. . tributo divino. Se si tiene conto anche dei pa­
ralleli pun. menzionati sopra a proposito di
IV/ 1/ Solo quando la potenza sacra trova ISam 6,20, ma soprattutto se si ritiene che sia
forma nella d i v i n i t à , diventando così per di origine cananaica l’idea della regalità di Jah­
l’uomo oggetto di volontà e di invocazione, we (Is 6,1-5) e della sua assemblea (II.-P. Miil-
emerge una religiosità personale nei confronti ler, ZNW 54, 1963, 254-267), si può supporre
del sacro. che l’accentuazione posta sulla santità di Jah­
we risalga, specialmente in Isaia, ad un influs­
a) Il passo più antico nel quale Jahwe è detto so cananaico (cfr. O.Procksch, ThW 1,88 =

537 Bftp SANTO 538


GLNT 1,237; W.Schmidt, Wo hat die Aussage: quella di Jahwe. « Siate santi perché io, Jahwe
Jahwe « der Heilige » ihren Ursprung?, ZAW vostro Dio, sono santo» (Lev 19,2). In questo
74, 1962, 62-66). caso «santo» acquista il significato di purità
Nell’epifania descritta in Ah 3,3 qàdos, usato etica. In ll,14s. e 20,7 lo iussivo q€dòsìm tihjù
in forma assoluta, è posto in parallelismo con viene variato con l’aggiunta dell’hitp.; in Lev
il soggetto 'alòah\ questo stesso verso afferma, 20,26 troviamo, accanto alla motivazione di
analogamente a Is 6,3, che la lode di Jahwe fondo, questa frase esplicativa: « vi ho separati
(ifhillàtò ) riempie la terra, mentre la sua mae­ dagli altri popoli perché siate miei ».
stà (ihòdò) copre il cielo. Nella citazione di Lev
10,3, il contesto attuale pone in relazione la e) Il carattere obbligante della santità di Jahwe
manifestazione di Jahwe santo e glorioso con mostra la sua efficacia negativa soprattutto
la sua epifania nel fuoco. Num 20,13 collega la quando i profeti annunciano la catastrofe: in
manifestazione della santità con l’apparire del tal caso esso diventa il criterio dell’accusa con­
kcbòd Jhwh che salva e nello stesso tempo giu­ tro Israele.
dica (v. 6b), mentre Mosè fa uscire acqua dalla Isaia usa in tal senso l’epiteto « il Santo di
roccia (v. 11); questo apparire diventa un giu­ Israele». Israele lo ha abbandonato e rifiutato
dizio perché Mosè ed Aronne nella loro incre­ (1,4); invece di rivolgersi a lui essi guardano
dulità non « hanno considerato santo (hi.) Jah­ agli egiziani con i loro cavalli, carri da guerra e
we», come sarebbe stato a lui proprio (v. 12; condottieri (31,1). Agli annunci di sciagura fat­
cfr. Is 8,13 TM). ti in suo nome, si reagisce con lo scherno
(5,19.24) e con la proibizione di parlare
c) Come nella lode narrativa (innica) di Dio di (30,10); anche il richiamo ad un atteggiamento
Is 6,3 si esalta la santità di Jahwe, così il salmo di piena fiducia nei suoi confronti incontra
di intronizzazione 99 (v. 5.9) invita a lodare solo indignazione (30,11). Secondo l’inserto di
Jahwe, perché egli è santo (cfr. gli inviti corri­ Is 15,5s. Jahwe si è mostrato (ni.) grande opp.
spondenti a lodare il suo nome in Sai 99,3; haèl haqqàdòs «D io santo» mediante un giu­
103,1; 105,3; 106,47; 111,9; 145,21, oppure la dizio pronunciato su Israele. In composizioni
sua santa designazione [zèkar ] 30,5; 97,12). In spurie come 10,20; 17,7; 29,19 viene annun­
Sai 89,19 il « santo di Israele » reca l’epiteto di ciata la futura fiducia del popolo nel « Santo di
« nostro re »; in Sai 47,9 egli esercita il suo do­ Israele» (cfr. 29,23 «riterranno santo il Santo
minio sui popoli « sul suo trono santo » (cfr. Is di Giacobbe »).
57,15). Un voto di lode al «santo di Israele» è La santità di Jahwe diviene pure norma del­
in Sai 71,22, cui si potrebbe accostare il canto l’accusa rivolta contro Israele quando Ez 13,19
escatologico di lode di Is 12 con il suo v. 6. rinfaccia alle donne di aver profanato (/?// pi.)
Anche in questa topica innica sembra riemer­ Jahwe presso il suo popolo con magie proibite
gere una tradizione cananaica. Alla lode narra­ (cfr. 43,8 e l’interpolazione dtr. Am 2,7, inol­
tiva appartiene del pari la celebrazione della tre ls 63,10). Secondo Ez 36,20s. anche la rovi­
incomparabilità di Jahwe nella sua santità in na che Israele si è procurato con la sua condot­
ISam 2,2; cfr. le domande retoriche di Es ta determina una profanazione del nome di
15,11; Is 40,25; Ab 1,12; Sai 77,14. In Sai 22,4 Jahwe. Così, secondo Ez 11,16, per il popolo
e 33,21 la santità di Jahwe motiva una confes­ esiliato Jahwe è divenuto «un midqàs, cioè
sione di fiducia; tuttavia in Sai 22,4 la santità una rocca di santità salvifica, solo per poco
irraggiungibile di Jahwe «al di sopra dei canti tempo ».
di Israele » nel suo contrasto con la necessità Infine il Dtr. in Gios 24,19 riconosce che
umana può anche essere oggetto di velato rim­ Israele, a causa della santità di Jahwe, che qui
provero. si identifica con una gelosia che esclude ogni
Nell’accusa di Ger 23,9 la santità delle parole perdono, non può più servire a questo Dio.
di Jahwe diventa punto di riferimento dell’inte­
riore lacerazione del profeta. Giobbe (6, lOb) 1) La santità di Jahwe motiva anche, infine,
afferma invece di non aver tenuto nascoste « le una nuova situazione di salvezza per Israele,
parole del santo». In Sai 51,13, nella lamenta­ p.e. in Is 37,23, dove risaia della leggenda
zione del singolo, data la tormentosa inclina­ rimprovera a Sennacherib, il nemico di Israele,
zione al peccato, l’invocazione di aiuto può as­ la sua tracotanza nei confronti del «Santo di
sumere questa forma: « Non togliermi il tuo Israele»; cfr. 10,17; 47,4; Ger 50,29; 51,5. Se­
santo spirito!» Cfr. in Is 63,11 il lamento per condo Ez 28,22 Jahwe diventa «santo/santifi­
la mancanza nei carismatici del santo spirito in cato » (qds ni.) e « glorificato » (khd ni.) nei
quanto potenza salvifica. confronti di Sidone sottoposta a giudizio; so­
prattutto di fronte a Gog egli «si manifesta
d) La santità di Jahwe ha però anche un carat­ santo» (qds hitp., Es 38,23). - Analogamente,
tere obbligante. Così sia in Es 22,30, nel codice la santità di Jahwe motiva l’oracolo di salvezza
dell’alleanza, sia anche, ma in forma program­ in favore di Israele. Già Os 11,9 restringe chia­
matica, nel codice di santità (Lev 17-26), si esi­ ramente la minaccia del giudizio con le parole:
ge una santità dell’uomo che sia conforme a « Io sono Dio e non uomo, santo in mezzo a

539 Bftp SANTO 540


te; non vengo con terrore » (cfr. Rudolph, Per Sai 89,8 El è « terribile nel consiglio dei
KAT X III/1,212). Secondo Ez 28,25 Jahwe di­ santi », che il verso parallelo indica come
venta « santo/santificato » agli occhi dei pagani «tutti quelli che lo circondano»; allo stesso
con il suo agire salvifico; cfr. 36,23; 39,7.25. modo, qehal qedosìm « assemblea dei santi »
Prendendosi cura egli stesso della futura obbe­ del v. 6 è parallelo di sàmàjim «cielo» (cfr.
dienza di Israele, impedisce che il suo nome qcdósàw par. a sàmàjim Giob 15,15). Il v. 7b
santo venga di nuovo profanato (20,39; 43,7s.). esalta Jahwe ineguagliabile bibnè ’ètim « fra i
Con la medesima intenzione, negli oracoli di figli degli dei » opp. « i figli di El » (se il plur.
salvezza del Dtis., Jahwe è detto « il Santo di ’èllm sta per il singolare come in fen., secondo
Israele» (41,14.16.20; 43,3; 48,17; 54,5; 55,5; Friedrich-Rollig § 240,4; 306,1), che per il ver­
cfr. 47,4 ed anche 60,9.14); in Is 43,14; 45,11; so parallelo sono con Jahwe « sulle nubi ».
49,7 vengono pronunciati oracoli di salvezza in
nome del «Santo di Israele» (cfr. 57,15 e il Anche l’iscrizione di Jehimilk KAI nr. 4,4/5 parla di
qàdós usato in modo assoluto nell’oracolo di un’« assemblea degli dei santi di Biblo» (mphrt ’l gbl
controversia in 40,25). qcÙm), che circonda il « Baal del cielo » e la « signo­
ra di Biblo». Per l’ebr. bcnè ’ètim di Sai 89,7 cfr.
In qualche caso Jahwe conferma un annuncio l’espressione U bn ’lm par. a qdsm/t, che indica i
giurando sulla sua santità, p.e. nell’oracolo di membri di un consiglio di dei in KAI nr. 27,11, per
rovina di Am 4,2 e nella variante della pro­ l’idea di « una cerchia di figli degli dei/di El » {dr bri
messa di Natan in Sai 89,36; nel medesimo ‘Im) KAI nr. 26 A 111,19 ed anche forse l’espressione
senso la promessa fatta ad Àbramo in Sai aram. b'I qdsm «signore dei santi» Ah. 95 (cfr. in
105,42 è detta «parola santa». proposito 173).

g) Il concetto della santità di Dio non è del Zac 14,5 mula in senso escatologico la venuta
tutto sconosciuto agli scritti sapienziali. Secon­ di Jahwe con « tutti i santi », che noi vediamo
do Prov 30,3 (G) El ha insegnato a colui che anche alla base di Deut 33,2s.
sta parlando una sapienza che viene precisata In Dan l’aram. qaddls 4,10.20 (par. 'ir « senti­
meglio come da'at qL’dósim «conoscenza del nella») e l’ebr. qàdós 8,13 vengono usati sem­
Santo» (plurale maiestatico); in 9,10 jir'at pre per un angelo singolo; il plur. aram. ‘ìrln
Jhwh « timore di Jahwe » e da'at qedòsìm stan­ par. a qaddisìn indica in 14,14 il consiglio ce­
no in parallelo. Per Giob 6,10 vd. sp. le. In leste. In 7,18 per i « qeddJsè ‘celjóriin «santi
Dan 4,5s. 15; 5,11 la sapienza leggendaria del dell’altissimo » (per il plur. 'celjónln BLA 305)
vate Daniele viene attribuita dai pagani allo si può pensare, con O.Procksch, S.Mowinckel,
« spirito degli dei santi ». M.Noth (FS Mowmckel 1955, 146-161 = Ges
2/ Non raramente il plurale qedosìm viene Stud 274-290) ed altri, ad un consiglio angeli­
applicato a figure numinose che nella religione co; come loro rappresentante, il Figlio dell’Uo­
jahwista sono subentrate al panteon cananaico. mo (v. 14) riceve «potenza, onore e regno»,
Purtroppo alcuni testi sono chiaramente con­ che si estendono nello stesso tempo al « p o ­
traffatti. In Deut 33,2a(3 è meglio leggere p o l o dei santi dell’altissimo», l’Israele osser­
mfitto rik°bòt qódces secondo la Pesitta («e vante (v. 27); anche 'am qódces di 12,7 (8,24
con lui schiere sante»): nel suo giungere dal cj) indica Israele. Invece l’uso del termine
Sinai/Seir/Paran, Jahwe è accompagnato da un « santi (dell’altissimo) » come oggetto di ‘àbedà
gruppo di numi a lui sottomessi, cosa del resto qeràb 'im « egli fa guerra contro » in 7,21 e l’u­
che anche il v. 3 (txt em) presuppone con l’e­ so di j eballè « egli sterminerà » (come l’ebr. blh
spressione « tutti i santi sono in suo potere ». pi. in lCron 17,9) al v. 25, si riferiscono ai
Os 12,1, se il TM è corretto (cfr. però anche credenti perseguitati (R.Hanhart, FS Baumgart­
111/3), pone insieme El e i qedòsim; tuttavia ner 1967, 90-101); i v. 21s.25 appartengono
anche per il TM si potrebbe pensare ad un allo strato più recente del testo, che si è venuto
plurale astratto, come in Prov 9,10; 30,3 (cfr. costruendo letterariamente in diverse fasi, e si
TV/lg). Mentre in Giob 5,1 qcdosim indica una riferiscono direttamente agli avvenimenti degli
pluralità di dei, ad uno dei quali Giobbe si po­ anni 167-164; specialmente il v. 21s., come ag­
trebbe volgere nella preghiera, in Sai 16,1-3 giunta al racconto della visione, esula dal qua­
sembra esserci un uso contrapposto: El e Jah­ dro interpretativo.
we da una parte, i qedòslm e gli 'addi ri tv (cj) Per il concetto di « santi », specialmente negli apo­
dall’altra; i primi sono il legittimo interlocuto­ crifi, negli pseudepigrafi e nei testi di Qumran, cfr.
re della fiducia del pio (v. 1.2a), mentre non lo C.Brekelmans, OTS 14, 1965, 305-329, e L.Deque-
sono i « santi » e « i gloriosi » (H.Gunkel, ker, OTS 18, 1973, 108-187.
H.Schmidt ecc., più recentemente C.Schedl,
ZAW 76, 1964, 171-175). Per il parallelismo 3/ a) La presenza di un dio rende partecipe
delle radici qds c 'dr M.Dahood in Fisher, l.c. un l u o g o della sua santità, come, reciproca­
§ 483 rimanda all’ug 125 (= II K I-II) 7/8, dove mente, il terrore numinoso che circonda un
esse vengono usate come agg. di hl(m), un gros­ luogo pone l’interrogativo se ivi abiti un Dio e
so uccello (?). chi esso sia. In Es 3,5 J Mosè sente provenire

541 EHp qds SANTO 542


dal fuoco del roveto ardente la voce di Jahwe, un comandamento rituale in Lev 21,23 è
che gli ingiunge di togliersi i sandali; di tenore espressa con la formula: « Io sono Jahwe che li
quasi uguale è l’ordine che Giosuè (Gios 5,15) (= i santuari) rende santi ». Annunci di sventu­
presso Gerico riceve da parte del « condottiero ra contro i santuari di Israele in Am 7,9 (cfr. la
dell’esercito di Jahwe». Per Es 19,12.23 J minaccia di Lev 26,31) opp. di Moab in Is
Mosè deve delimitare tutt’intorno il Sinai per 16.12 hanno il loro parallelo nell’accusa di
impedire contatti non autorizzati, e cosi lo profanazione del tempio in Ez 28,18; Mal 2,11
« rende santo ». (cfr. Lev 20,3; 21,12.23). Invece il Dtis in 52,1
esorta Gerusalemme, la «città santa», a rive­
b) Il Sion era un monte santo di provenienza stirsi delle vesti più belle. Per il Dtr. Jahwe
cananaica, occupato da Israele per Jahwe. Es consacra il tempio costruito da Salomone, per
15,(13)17 lo esalta come scopo della guida di­ porvi il proprio nome: IRe 9,3 (2Cron 7,16;
vina; cfr. Sai 78,54. L’espressione har qòdces + 30,8; 36,14). In Es 25,8 il comando a Mosè di
suffisso pronominale della divinità sembra ap­ costruire il santuario viene dato « perché io
partenere originariamente alla tradizione del possa abitare in mezzo a loro». Per Ez 42,20
Sion: Sai 48,2; plur. 87,1, e anche Sai 2,6; 3,5; un muro deve separare il santo (qòdces) dal
15,1; 43,3; 99,9; al di fuori dei salmi tale profano (hòl)', una corrispondente suddivisione
espressione si trova negli annunci di salvezza della regione di Giuda si trova in Ez 48,15. Per
di Is 11,9; 56,7; 57,13; Ez 20,40; Gioe 4,17; la consacrazione del tempio in precedenza con­
t Abd 16; Sof 3,11, come pure, estendendo la taminato cfr. 2Cron 29,5.17.19.
santità al territorio circostante, in Ger 31,23;
Zac 2,16. d) Sante sono anche le parti e le suppellettili
La dignità sacrale è stata applicata al Sion, del tempio. In Giud 17,3 Mica consacra a Jah­
provenendo da un’altra regione montuosa (ca­ we una certa quantità di argento rubato, per ri­
nanaica): lo si deduce non solo dalle espressio­ cavarne un simulacro divino. A questo riguar­
ni plur. di Sai 30,8; 36,7 (har*rè-’èl!)\ 50,10; do, nel periodo postesilico si emanano disposi­
76,5; 87,1, ma soprattutto dalla sua localizza­ zioni dettagliate. Ez 42,13: 44,19; 46,19s, pre­
zione all’«estremità dello Safon» (ug. spn = vedono ambienti sacri (lìskòt haqqòdces) dove
gebel el-'aqra‘ nella Siria del nord). Ez 28,14 i sacerdoti preparano e mangiano le offerte
colloca il re di Tiro, identificato con l’uomo santissime (qodsè haqq°dasim),. e dove sono
primordiale, sullo har qòdces lòhìm , dove conservate le vesti sacerdotali. La purificazione
egli, in mezzo a pietre di fuoco, sembra essere (kpr pi.) dell’altare è regolata da Es 29,36s.
associato al cherubino. (cfr. Lev 16,33): con la purificazione esso è
consacrato (qds pi.) e quindi santissimo (qòdces
Gios 20,7 parla della consacrazione (qds hi.) di sei q°dàslm), e può così trasmettere la sua santità
città di rifugio per coloro che hanno commesso un
omicidio; cfr. bdl hi. Deut 4,41. È interessante notare
a chi lo tocca (cfr. per un oggetto sacro Es
che costoro non sembrano divenir santi al conLatto 30.29). In Es 29,43s. la tenda del convegno di­
con l’altare, nel santuario della città di rifugio. venta « santa/santificata » attraverso il kàbòd
di Jahwe, e ciò vale anche per l’altare ed il sa­
c) L’acclamazione cultuale «Jahwe è nel suo cerdote. Per l’unzione di oggetti sacri esiste un
santo tempio » (Sai 11,4; Ab 2,20) esprime ciò olio santo (sàmeen qòdces Es 30,22-33; cfr.
che rende santo il tempio; tuttavia per Sai 11,4 37.29). Per il tempio P parla di una misura di
il trono di Jahwe resta naturalmente in cielo, e peso che si chiama sceqceì haqqddce's in Es
Ab 2,20 ne trae l’entusiastica conseguenza che 30.13 ecc.; kàscef haqq°dasìm in 2Re 12,5 è il
tutto l’universo dovrebbe tacere di fronte a denaro come dono votivo, ’òfròt haqq°dàsìm
Jahwe. Secondo Sai 46,5 la città di Dio è « la in lCron 26,20 può designare le scorte delle
(più) santa tra le dimore dell’Altissimo»; per offerte votive, per distinguerle dal tesoro del
Es 15,11 Jahwe è «glorioso/glorificato» nel tempio ( ’ò.fròt bèt ha'ttlòhim\ Rudolph, HAT
tempio più che gli ’ètim (cfr. Sai 77,14, diver­ 21,177).
samente Dahood, Psalms, II, 1968, 230). Sai 11 dcbìr, la parte più interna del tempio, si
68,6 dalla presenza di Dio « nella sua santa di­ chiama qòdces (Lev 16,2s.l6s.20.23.27; Ez
mora » trae conseguenze valide sul piano del 41,21.23), qòdces haqq°dasìm (Es 26,33s.; IRe
diritto di asilo. Il santuario è il luogo da cui 6,16; 7,50; 8,6; Ez 41,4; 2Cron 4,22; 5,7), bèt
proviene l’oracolo di salvezza di Sai 60,8 = qòdces haqqudaslm (2Cron 3,8.10) oppure
108,8 oppure l’aiuto di Jahwe in 20,3 (cfr. miqdas haqqòdces Lev 16,33; cfr. debìr
68,36); colui che si lamenta eleva le mani al­ qodscèkà Sai 28,2.
l’Altissimo in 28,2, ed anche la prostrazione si
rivolge «al tuo santo tempio» in 5,8; 138,2 4/ La radice qds può essere messa in relazio­
(cfr. 65,5; 150,1). Nella proclamazione innica ne con il concetto di t e m p o , di tempo festi­
si pone in evidenza la santità del tempio in Sai vo: è il caso p.e. di leu in 2Re 10,20, quando
93,5, mentre Is 60,14 è un brano di lamenta­ questi ordina astutamente di santificare (qds
zione per il tempio santo. - La motivazione di pi.) una ‘“sàrà «assemblea solenne» per Baal;

543 ttflp qds SANTO 544


per la proclamazione del lamento nazionale salvifico, ma lo condizionano all’osservanza
cfr. 111/2. Is 30,29 paragona la futura gioia del­ dei comandamenti (28,9; cfr. Es 19,5s. dtr.).
la vittoria alla « notte in cui ci si santifica per Quanto a contenuto, comandamenti come
un ballo (processione)». I «giorni di festa» quello di 7,6 (proibizione di venerare divinità
sono detti in Esd 3,5 (kol)-mò‘adè Jhwh straniere) e di 14,2.21 (usi pagani) hanno più
hamequddàslm. un carattere giuridico-cultuale che etico.
Diversamente dagli antichi precetti del sabato Con le richieste di essere santi di Es 22,30 e
(Es 23,12; 34,12), in Es 20,8 (= Deut 5,12) si del codice di santità (IV/ld) si perpetua e si
comanda espressamente di «santificare» il sa­ eticizza ulteriormente l’invito insistente ad
bato; sembra che ci si riferisca in tal modo ad adeguarsi alla santità di Dio.
una celebrazione cultuale del sabato, entrata in Nelle formule di confessione di Es 31,13; Ez
vigore in epoca relativamente tardiva. Ez 20,12; 37,28 si parla di Jahwe che santifica
20,12.20 parla del sabato come segno (dell'al­ Israele; gli altri lo riconoscono nella istituzione
leanza) e perciò come dono divino; il coman­ del sabato (Es 31,13; Ez 20,12) e nella ricostru­
damento di santificare il sabato (v. 20a) tende zione del tempio (Ez 37,28). In Lev 20,8; 21,8
a far riconoscere «che sono io colui che li (= (?); 22,32 la fonnula «(poiché) sono io, Jahwe,
Israele) rende santi» (v. 12b); anche Es 31,13 che vi rende santi » è la motivazione dei co­
collega la concezione del sabato come segno (di mandamenti.
alleanza) con questa formula di riconoscimen­ Al contrario per Is 4,3 il resto di Sion/Gerusa­
to. 11 Tritoisaia in 58,13 chiama il sabato gior­ lemme verrà detto «santo» quando «Jahwe
no santo di Jahwe. È singolare che Lev 19,30; avrà lavalo le brutture delle figlie di Sion... con
26,2 amplifichi il comandamento del sabato 10 spirito di giustizia e di sterminio»: la santità
con l’ammonizione miqdàsl tìrà’ù «temete la del nuovo popolo di Dio è costituita ora dalla
mia santità» (cfr. 1/4). In Gen 2,3 P (Es 20,11) sua purezza etica, che si realizza con l’espia­
«santificò» (qds pi.) sembra essere sinonimo zione della colpa, e non propriamente con il
di «benedisse» (brk pi.); se si tiene presente perdono. In Lev 10,3, con lo stesso mezzo Jah­
anche l’uso di brk in Gen 1,22.28, questa idea we diventa « santo/santificato » opp. « glorioso/
di santità si ricollega alla concezione del sacro glorificato » (in ambedue i casi ni.) nei sacerdo­
come potenza, e ciò forse trova conferma nella ti che stanno vicino a lui e di fronte a tutto il
designazione del sabato come qòdces làkcèm in popolo; cfr. Num 20,12s.
Es 31,14 (35,2) opp. qòdas leJhwh in 31,15: 11 plur. qpdòslm in Sai 34,10 e Dan 7,21.25
con la sproporzionata minaccia di morte nel (cfr. 2) diventa sinonimo di « credenti », e così
caso di profanazione. pure oì aytxji in Sap 18,9. Il concetto di zelerà'
In Neem 8,9.11 Neemia, Esdra ed i leviti pro­ (haq)qòdces tende a colorirsi di nazionalismo in
clamano la santità della festa delle capanne in Esd 9,2; Is 6,13 (glossa). - L’idea del «santo»
quanto giorno di gioia e di festa, mentre il si­ in senso individuale manca nell’AT, sebbene
lenzio a cui esortano i leviti ricorda l’acclama; questa figura compaia ugualmente nelle leggen­
zione cultuale di Ab 2,20 (cfr. 3c). L’anno del de dei profeti e dei martiri, dentro e fuori gli
giubileo è detto qòdas làkcèm in Lev 25,12. j scritti canonici.

5/ La santità di Dio si comunica anche al­ b) Alcune parti dell’AT hanno sviluppato con­
l’ u o m o che ha a che fare con lui. cezioni ed idee più precise, in riferimento alla
santità dei sacerdoti.
a) Prima che Jahwe si manifesti all’uomo, è Quando l’arca giunge nella casa di Abinadab,
necessario che un mediatore lo santifichi (qd's questi consacra (qds pi.) il proprio figlio perché
pi.): Es 19,10.14 J (cfr. Gios 7,13); ci si deve custodisca l’arca di Jahwe (ISam 7,1); per qds
santificare (per lo più hitp.) quando si è di pi. come termine che designa la consacrazione
fronte ad un miracolo (Num 11,18 J; Gios dei sacerdoti cfr. Es 28,3.41; 29,1.33.44; 30,30;
3,5), una guerra (Deut 23,15) o un sacrificio 40,13; Lev 8,12.30; 21,15. In Sai 106,16 Aron­
(ISam 16,5). Se l’uomo non si pone in una ne si chiama qcdòs Jhwh (cfr. Lev 21,6s.; Num
condizione confacente al Dio santo, finisce per 16,7). Contrariamente a Es 30,32, per Num
causare la propria rovina; cfr. Es 19,22. 35,25 il sommo sacerdote viene unto con olio
Di Israele come popolo santo per Jahwe, suo santo (cfr. per David Sai 89,21). Lev 21 emana
Dio, si incomincia a parlare programmatica­ numerose disposizioni per preservare la santità
mente solo dal tempo del Deut: Deut 7,6; sacerdotale contro la contaminazione (vengono
14,2.21; 26,19 (28,9); motivo di tale santità è usati lm' hitp. v. 1.3.4.11, hll pi. v. 15, hll hi.
l’elezione di Israele perché sia popolo di pro­ v. 4.9), motivandole tra l’altro con la formula
prietà esclusiva di Jahwe (7,6; 14,2), oppure la che Jahwe stesso santifica il sacerdote (v. 8; cfr.
proclamazione reciproca dell’alleanza (26,17­ 22,9.16) o il sommo sacerdote (21,15).
19) o il giuramento di Jahwe stesso (28,9). La santità del sacerdote si manifesta nelle vesti
Espressioni simili motivano i comandamenti in sacre (Es 28,2.4; 31,10; 35,19.21; 39,1.41;
7,6; 14,2.21; 26,19, oppure designano un bene 40,13; Lev 16,4.32; cfr. Es 29,21), le quali du­

545 BHp f ù SANTO 546


rante il servizio cultuale preservano dalla colpa Disposizioni specifiche per le offerte sacrificali,
e dalla morte (Es 28,38.43). Esse vengono con­ che sono sante, si trovano in Es 29,27ss.; Lev
segnate con il nèzcer, il diadema, nella consa­ 6s.; 8,3lss.; 14,13; per quanto riguarda i frutti
crazione del sacerdote (Es 29,5s.). Un elenco consacrati cfr. Lev 19,24s., per le offèrte votive
dei capi di vestiario del sommo sacerdote si 27,9.26, per la distruzione dei vasi che il sacri­
trova in Lev 16,4; per la lamina sulla fronte ficio ha reso sacri Lev 6,21.
con l’iscrizione qódces leJhwh cfr. Es 28,36s.;
39,30; Lev 8,9. Lev 16,23s. e Ez 44,19 preve­ Le espressioni tcrumai haqqòdces di Ez 45,6s.;
48,10.18.20; Es 36,6 e terumai haqq°dasìm di Lev
dono che il sacerdote, dopo il compimento del
22,12; Num 18,19 (plur.) non vanno intese come
suo servizio^, si desacralizzi con la deposizione « imposte sacre », ma semplicemente come « offerte
delle vesti; Lev 10,7; 21,12 gli proibiscono in­ sacre», in base ad una radice rlm II «donare» corri­
vece di lasciare il santuario. spondente all’acc. riàmu(m)/rómu «donare» (W.von
Compito del sacerdote è soprattutto quello di Soden, UF 2, 1970, 269-272). La stessa radice si tro­
offrire sacrifici (Es 28,38; Lev 21,6.8; cfr. Es va nelle espressioni rìm hi. leritma in Ez 45,1.13;
46,20). L’ampia enumerazione dei compiti sa­ 48,8s.20; Es 35,24; Num I5,19s.; 18,l9.26.28s„ rìm
cerdotali di Ez 44,15-31 include tra l’altro l’in­ hi. zehab halleritma in Num 31,52, rlm hi. ma'sàr
in Num 18,24 ecc., ed anche in rìm hi. le «ofTrire»
segnare al popolo a distinguere il « santo »
in Lev 22,15; 2Cron 30,24; 35,7-9; in tutti questi
(<qódces) dal «profano» (ho!). il «puro » dal- casi non bisogna certo ricorrere a rum I qal « esser
1« impuro » (v. 23; cfr. le accuse di Sof 3,4; Ez elevato», hi. «elevare».
22,26); per la distinzione di queste realtà da
parte degli stessi sacerdoti cfr. Lev 10,10; Agg
2,12s. - Es 29,37; 30,29; Lev 6,11.20 dichiara­ V/ 1/ Per la radice qds negli scritti di Qum­
no che colui che tocca ciò che è santo diviene ran, oltre agli autori citati in IY/2 cfr. F.Nòt-
santo egli stesso; in tal modo la teologia sacer­ scher, Heiligkeit in den Qumranschriften, in:
dotale si ricollega alle concezioni dinamiste Vom Alten zum Neuen Testament, 1962,
primitive. 126-174, e S.Lamberigts, De heiligheidsge-
dachte in de teksten van Qoemran, Leuven
L’espressione m°lcékau haqqódces « servizio santo » di
Es 36,4; 38,24 e le sue varianti di Es 36,1.3 e lCron 1963 (tesi).
6,34 hanno i loro paralleli nel fen. mlkl qd'sl KAI nr.
37 A 7. 2/ Per il concetto nei LX X (aytoq e derivati)
e nel NT cfr. A.Fridrichsen, Hagios - Qados,
La santità sacerdotale è estesa a tutto il popolo 1916; E.WilJiger, Hagios, 1922; R.Asting, Die
in Es 19,5s. (dtr.); invece Num 16 vi si oppone Heiligkeit im Urchristentum, 1930; W.Staerk,
espressamente (cfr. la resistenza opposta al re Sotcr I, 1933, 109s.; si vedano inoltre i corri­
Ozia perché non compia il sacrificio dell’in­ spondenti articoli dei lessici (tra cui O.
censo in 2Cron 26,18, e la restrizione di 2Cron Procksch - K.G.Kuhn, art. àytoq, ThW
23,6). 1,87-116 = GLNT 1,234-310); J.Barr, The Se-
mantics of Biblical Language, 1961, 283-286 (=
c) «Homines religiosi» non sacerdoti vengono Semantica dei linguaggio biblico, 1968,
designati solo raramente con termini derivati 390-393); P.Jovino, L’Église Communauté des
dalla radice qds: Eliseo da parte di una donna Saints, dans les «Àctes des Apòtres» et dans
di Sunem in 2Re 4,9 e Geremia nel racconto les «Épitres aux Thessaloniciens », RivBibl 16,
della vocazione 1,5 (qds hi. con soggetto Jahwe). 1968, 495-526.
6/ Sante sono infine le o f f e r t e che l’uomo La designazione di Gesù come fi a^Loq tou j)eou in
presenta alla divinità, p.e. in Gios 6,19 parte Me 1,24; Le 4,34; Gv 6,69 ha il suo parallelo nella
del bottino di guerra, che entra nel « tesoro di predicazione del salvatore gnostico, indicato median­
Jahwe». Per la santità di una cosa promessa te simbologia numerica con « waw », di una confes­
sione del primo sec. d.C. pubblicata da A.Dupont-
senza riflettere cfr. Prov. 20,25. In Ez 36,38 i Sommer (La doctrine gnostique de la lettre « Waw »
greggi che devono essere sacrificati nei giorni d’après une lamelle araméenne inèdite, 1946, 13);
di festa sono detti sòn q°daslm. Ez 42,13 elen­ qui egli riceve i titoli di qdj's ’j l ’ «santo di D io» (r.
ca i qodsè q°dàsìm che i sacerdoti devono con­ 2), br l ’wrt «figlio di Theos», br (w)t’wn (w)’j l ‘ « fi­
sumare nelle stanze sacre (vd. sp. 3d). In P l’e­ glio di Theos Dio » e V « luce ». Non è chiaro in
spressione qódces q°dàsìm viene usata spesso quale direzione vada ricercata una dipendenza.
per il sacrificio; altrove essa compare in Ez
44,13; Esd 2,63; Neem 7,65; 2Cron 31,14. Es 3/ L’ebr. rabbinico e l’aram. rabbinico hanno
28,38 prospetta la possibilità di contaminarsi tratto dalla radice qds alcuni termini tecnici
con i q°daslm che gli israeliti consacrano (qds che sono divenuti parte costitutiva della lingua
hi.), opp. con i matfnót qodsèhcem (cfr. Lev religiosa del giudaismo. L’agg. aram. qaddìs(à)
22,2); il sacerdote può portare su di sé il carico designa una preghiera aram. di lode che si deve
delle colpe per via della lamina collocata sulla recitare dopo la preghiera del mattino e della
sua fronte (vd. sp. 5b). sera oppure dopo una interpretazione haggadi-

547 EHp qds SANTO 548


ca (Sola 49a). Il sostantivo verbale ebr. deriva­ designato dal nome: «convocare un q à h à l »
to dal fattitivo (pi.) qiddus , aram. qiddus(à), in­ (sinonimi —qbs e kns pi.); il suo contrapposto
dica la benedizione che viene pronunciata sul è il ni. tollerativo «presentarsi per il qàhàl»
calice del vino all’inizio del sabato o di altri (sinonimi ’sp ni., —j d ni. e qbs ni.).
giorni di festa, ed anche le lustrazioni, la pre­
parazione dell’acqua lustrale ed iniziazioni 3/ Nel sudarab. antico vi è l’isoglossa qhi/qhlt
come l’annuncio della luna nuova e dell’anno « assemblea »: l’espressione gw(j) qhlm CIH
del giubileo, ed infine il matrimonio (Levy IV, 570,9; RES3566,13 designa qui una «riunione
252/3; id., Chaldàischcs Wòrterbuch 11,349). del consiglio» e qhlt ‘tir djhrq RES 2970,1;
L’astratto aram. ql’dù(s)à significa la recita dei 2975,1 indica «la comunità del (dio) 'A liar dii
passi biblici Is 6,3; Ez 3,2; Es 15,18 al termine Ju h a rìq » (frammentariamente anche RES
della preghiera del mattino. 2957,1; 2967,1; 3003) (W.W.Mùller, per lette­
H.-P. M iiile r ra). .

4/ In acc., dove la radice qhl manca, subentra


pahàru(m) Il «riunire», con il sostantivo puhru(m)
«assemblea » (non: comunità); AHw 810s.876s.
In ug. vi corrispondono i sostantivi (m)pljr(t) e dr
qàhàl ASSEMBLEA «cerchia» (spesso par.), il primo dei quali si può
collegare a m'd (cfr. ebr. mó'èd). Il termine ‘di deve
essere accostato all’ebr. 'èdà; pqr yhd indica forse co­
lui che presiede una comunità religiosa (UT nr.
1/ 1/ Nell’ambito del semNO. il nome pri­ 1087). Sinora come parallelo verbale sembra attesta­
mario qhl sembra essere attestato originaria­ to solo ‘sp PRU 2, nr. 2, r. 49 (per gentile comunica­
mente solo in ebr.: esso manca in ug., fen. ed zione dell’Istituto di ricerche ugaritiche di Munster);
aram. antico; l’uso del termine nel medioebr., ciò indica che anche in quest’ambiente predominano
nell’aram. giud., nel pai. crist. e nel sir. dipen­ formazioni nominali.
de dall’ebr. In aram. prevale la radice primaria verbale kns, che
Il significato fondamentale di qàhàl è « assem­ passa nell’ebr. nella froma kns, con il noto derivato
k enàscEt che indica la « comunità » ed anche il parla­
blea, folla radunata ». In nessun passo il voca­
mento d'Israele.
bolo indica l’azione del chiamare a raccolta Per l’arab. gama'a con numerosi derivati cfr. Lane
(contro L.Rost, Die Vorstufen von Kirche und 1/2,455-459; Wehr 121-123.
Synagoge im AT, 1938, 31); a favore di un tale
significato più antico sta del resto il fatto che
qàhàl non compare mai al plur. e solo rara­ II/ La radice qhl ricorre 173x: i sostantivi
mente (vd. st. III/4b) designa la moltitudine in I34x e le forme verbali 39x. I derivati rara­
quanto tale, senza riferimento all’aspetto della mente sono di epoca pre-esilica. L’uso di qàhàl
riunione. Per il plur. si usano m aqhèllm (Sai per indicare la comunità cultuale, per la quale
26,12) e mqhèlòt (Sai 68,27), che non hanno la tradizione dtn. era normativa, trova di con­
però il singolare. Significato simile a qàhàl ha seguenza la sua più frequente applicazione nel
la forma secondaria qehlllà, di cui il medioebr. salterio, in P (il nome circa 20x, il verbo circa
possiede un plur. 12x) e nell’opera del Cronista.
Le più importanti costruzioni genitivali sono
Contro la proposta di H.Bauer (ZAW 48, 1930, 75),
per la quale qàhàl < *qàl « chiamante », sta la diffi­ distribuite come segue: qehal Jisrà’èl ricorre
coltà della variazione di significato «chiamante» > 13x, di cui lx in Deut (31,30), lx in P (Lev
«assemblea», ma soprattutto l’assenza di un verbo 16,17) e 4x ndl’opera del Cronista (cfr. a que­
qui in ebr. - Contro la derivazione opposta *qahlu > sto proposito le espressioni analoghe di Es 12,6
qòl (W.F.Albright, SVT 4, 1957, 256) si deve notare P: Num 16,3 P; Giud 20,2; 2Cron 24,6); qehal
che non è attestato un *qahlu « grido » e che inoltre Jhwh compare lOx, di cui 6x in Deut 23,2-9,
è poco probabile un verbo primario qhl « chiamare, 2x in P e lx nell’opera del Cronista (lCron
riunire», dato che qhl hi. «riunire» è un denomina­
tivo.
28,8); kol-haqqàhàl si trova 21x, di cui lx in
A partire da P, il sinonimo più frequente di qàhàl è ISam 17,47, lx in P (Es 16,3, cfr. Lev 16,33) e
'èdà (—j'd), che in tale tradizione viene impiegato 19x nell’opera del Cronista; kol-qehal + gen. ri­
come termine tecnico per la comunità cultuale riuni­ corre più di 20x, di cui 4x in Ez, 3x in P e 5x
ta presso V’ohcel mò'éd (per l’unione tra i due termi­ nell’opera del Cronista.
ni vd. Rost, l.c. 87-91; sul loro rapporto semasiologi­ Complessivamente le attestazioni si suddivido­
co vd. più recentemente P.Azzi, La notion de l’« As­ no nel modo seguente:
semblée» dans l’AT, Melto. Recherches Orientales
1, 1965, 7-23). Nel periodo postesilico viene usato qhl ni. hi. qàhàl qehillà qòhèlcet maqhéKm/
anche miqrà vd. st. lV/2b. rrmqhèlòt
Gen - - 4 - - -
2/ Il verbo denominativo qhl compare come Es 1 I 2 - - -
qal solo nella forma artificiale qòhàlcet (vd. st. Lev 1 I 5 - - -
ITI/3). L ’hi. indica la realizzazione di ciò chc è Num 3 6 12 - - -

549 ^71? qàhàl ASSEMBLEA 550


Deut — 3 11 1 — - ti al commercio, fin dai confini della terra (v.
Gios 2 — 1 — 1 - 13); cfr. 1 9 M 11,16.
Giud 1 - 3 - - - Un’ideologia post-dtn. della guerra ispira l’uso
ISam - - 1 - - -
- -
del termine in ISam 17,47 ed anche in 2Cron
2Sam 1 - - -
IRe 1 2 6 - - - 20,5.14 (qhl ni. v. 26); un uso linguistico sacer­
2Re — — — — — — dotale si ritrova invece in Giud 20,2; 21,5.8
ls (cfr. qhl ni. con sogg. ‘èdà 20,1). 2Cron 28,14
Ger 1 _ 4 _ - — usa qàhàl per l’esercito nemico degli israeliti
Ez 1 1 15 - - - del nord. Est 8,11; 9,2.15.16.18 impiegano qhl
Gioe — — 1 - — - ni. per le riunioni dei giudei in esilio, attraver­
Mi - — 1 — — — so le quali essi con un antipogrom salvano la
Sai - — 9 — - 2
-
loro vita e si vendicano deH’intenzione omicida
Giob 1 i - - -
dei loro nemici.
Prov — - 3 — —
Eccle - — - - 7 -
Lam - — 1 — - — 2/ A partire dal periodo dei re qàhàl viene
Est 5 - - - - — usato anche per l’assemblea giudiziaria (Prov
Dan - — - — — - 5,14; 26,26, qhlh Eccli 7,7, 2x con sinonimo
Esd - - 5 - - - 'èdà), come già l’acc. puhru(m) (AHw s. v.
Neera — - 5 1 - — A3a.4). II «popolo» che in Ger 26,9 si assem­
lCron — 3 7 - - -
bra {qhl ni.) nel tempio, assieme ai «principi
2Cron 2 2 26 - -
di Giuda» (v. 10) diventa un tribunale che
AT 19 20 123 2 7 2 sembra esser detto kol-qehal hà'àm (v. 17). Ca­
rattere giudiziario ha anche il qàhàl che secon­
Ili/ 1/ Già in Gen 49,6 sòd «consiglio» e do Ez 16,40 i popoli un tempo alleati «guide­
qàhàl sono usati insieme, in riferimento alla ranno » in armi contro Israele; similmente
guerra (vd. st. 4). In IRe 12,2la qhl hi. signifi­ 23,46s, dove ’àbcen qàhàl (senza art.!) costitui­
ca chiamare a raccolta l’esercito, cfr. ni. 2Sam sce il mezzo di esecuzione. In Giob 11,10 qhl
20,14 Q; IRe 12,21 b. Nello strato fondamenta­ hi. «convocare (in giudizio) » ha per sogg. Dio:
le pre-dtn. di Deut 23,2-9 sembra che si tratti a quale giudizio si fa riferimento?
di un qàhàl bellico (vd. st. 1V/2); secondo Mi Nell’opera del Cron l’impiego ripetuto di
2,5 la divisione della terra conquistata è avve­ qàhàl per la «nobiltà» politica riunita può ri­
nuta evidentemente nel qehal Jhwh, come mo­ ferirsi (cfr. Deut 17,8s.) ad un ufficio giudizia­
stra chiaramente anche Gios 13ss. In ISam rio aristocratico cittadino (della capitale), seb­
19,20 txt em qehillà sembra riferito alla schiera bene permangano delle motivazioni religiose.
dei profeti che accompagnano l’esercito. Carat­ In lCron 13,1 anche i capi dei vari gruppi del­
tere per nulla militare ha invece il qehaì l’esercito fanno parte del qchal Jisrà ’él nomi­
Jisràel in quanto «assemblea elettorale» del nato nel v. 2.4, a) momento del trasferimento
re in IRe 12,3, sebbene riecheggino nel v. 16 dell’arca. Il qàhàl che in 2Cron 1,3.5 accompa­
alcune formule belliche (G.von Rad, Der Hei- gna Salomone a Gabaon, detto in un primo
lige Krieg im alten Israel, 51969, 14). tempo kol-Jisrà’èl, con un’apposizione esplica­
Nella profezia esilica qàhàl viene impiegato tiva viene definito « i capi di migliaia, di centi­
anche negli annunci di sventura: mentre secon­ naia, i giudici e tutti i principi dell’intero
do Ez 17,17 viene a mancare solo l’aiuto egi­ Israele, i capi famiglia» (v. 2; per il lamed
ziano sperato behàjil gàdòl ubeqàhàl ràb du­ esplicativo cfr. F.Nòtscher, VT 3, 1953, 378).
rante l’assedio di Gerusalemme, secondo 23,24 2Cron 23,ls. enumera i notabili ed i loro se­
è Jahwe che chiama a raccolta contro il suo guaci che, secondo il v. 3, si impegnano come
popolo Babilonia, con carri, cocchi e un qehal qàhàl per la consacrazione di Ioas. Il qàhàl di
‘ammìm. - In stretta adesione ad una antica 2Cron 29,23, nominato insieme al re, è costi­
profezia bellica contro i nemici di Israele, Ez tuito secondo il v. 20 dai sàré hà'ìr: un gruppo
26,7 esprime qualcosa di simile quando Nabu- di rappresentanti, non tutto il popolo, compie
codonosor si avvicina a Tiro (cfr. la glossa il rito dell’imposizione delle mani. Con l’ag­
32,3); per 27,27 (verso secondario) il qàhàl bel­ giunta di un’apposizione in 2Cron 24,6 Mosè e
lico della città cade in mare (cfr. la glossa v. haqqàhài si presentano davanti al popolo con
34b). Già da lungo tempo il qàhàl dell’Assiria una richiesta di tasse per V’òhcel mò'cd (per la
giace ucciso intorno alla sua tomba (32,23, cfr. costruzione Rudolph, HAT 21,274). Infine,
v. 22); in Ger 50,9 Jahwe guiderà un qehal Neem 5,13 nomina assieme, ma con funzione
gòjìm anche contro Babilonia. - In Ez 38,4 contrapposta, /col-haqqàhài e hà'àm. - Invece
l’annuncio di un arruolamento di Gog e del in 2Cron 28,14; Esd 10,14 i sàrìm vengono di­
suo qàhàl ràb diventa una profezia escatologi­ stinti da ìcol-haqqàhàl.
ca: Jahwe lo esorta ingannevolmente a combat­ Già in Deut 31,28 qhl hi. viene riferito agli an­
tere contro Giuda (v. 7), finché il suo qàhàl ziani della tribù e ai sót'rìm; cfr. lCron 28,2,
non sarà esposto alla derisione dei popoli dedi­ dove èv |iéaro x-qq Éx:cX,Ti<7Laq dei LXX si fonda

551 qàhàl ASSEMBLEA 552


evidentemente su una lezione con qàhàl, in nachexilischen Gemeinde in Esra-Nehemia,
luogo del masoretico 'al-raglàw. 1966, 98), e lekol-haqqàhàl «cioè la totalità»
(con lamed esplicativo) in 2Cron 31,18, dopo
3/ La forma nominale qòhàltet fa sorgere la un elenco di gruppi di persone da registrare.
questione relativa all’esistenza di un qàhàl sa­
pienziale, cui forse anche Eccli 15,5 si riferisce.
In Eccle 12,8 e 7,27 txt em (in ambedue i casi IV/ 1/ Mentre l’acc. pulirufm) significa
viene usato l’art.) l’espressione indica colui che spesso un’assemblea di esseri divini (AHw s.v.
esercita una attività designata dal qal (!) di qhl, A 1.2), e ciò vale anche per i termini ug. citati
cioè, tenendo presente l’ogg. hà'àm di 12,9, in 1/4 (UT nr. 697.1512.1816.2037; cfr. fen.
più o meno colui che convoca e guida una mphri l gbl qdsm « l’assemblea degli dei santi
pubblica assemblea allo scopo di insegnare; an­ di Biblo » KAI nr. 4, r. 4/5 e dr bn ’lm « cer­
cora in b. ‘AbódS zSrà 18* mqhjl qhlwt significa chia dei figli degli dei/di El » nr. 26 A III, r.
l’azione di un Rabbi che raduna quanti sono 19), in ebr. un’espressione corrispondente con
desiderosi di apprendere. In Eccle l,ls. 12; qàhàl si trova solo in qL‘hal qedòsìm «assem­
12 ,8 -10 , dove manca l’art., il termine si è tra­ blea dei santi » di Sai 89,6 (-+qds IV/2), a cui
sformato da designazione di ufficio in nome corrisponde benè 'Slìm nel v. 7 e sòd qedòSlm
proprio. nel v. 8 : i «santi» sono associati a Jahwe
Anche sòférat viene usato nella stessa forma come sua corte (sebìbàw v. 8), come già avvie­
fem. e con Tari, in Esd 2,55, e senza art. in ne per El, che ne è il predecessore dal lato sto­
Neem 7,57; cfr. pòktvrat ha&fbàjìm Esd 2,57. rico-religioso e di cui Jahwe stesso assume il
Per i nomi maschili in -t cfr. anche O.Loretz, nome in v. 8(.27) (cfr. ‘"dal ’è l Sai 82,1). - L’e­
Qohelet und der alte Orient, 1964, 146 n. 53. spressione qehal fja 'ìm « l ’assemblea delle
Una forma parallela fen. è mmlkft] KAI nr. ombre» di Prov 21,16 presenta analogia con
14, r. 9, con il sign. concreto di « re » (Frie- l’acc. puliur etemmè (AHw l.c., A2).
drich-Ròllig, § 306,2); per i paralleli arab. cfr.
Joìion § 89b.
2/ Nella letteratura nomistica ed in quella da
4/ qàhàl è stato usato evidentemente anche essa influenzata il termine qàhàl designa la co­
senza il suo specifico valore terminologico. munità cultuale, con limiti di appartenenza ri­
gorosamente circoscritti.
a) Già in Gen 49,6 e Num 22,4 J il vocabolo
ha una risonanza negativa « (perfida) congrega, a) Sembra che il primo impulso in questa dire­
banda». Sai 26,5 parla di qehal mvrè’ìm, «la zione sia da attribuire alla legge sulla comunità
masnada dei malfattori»; cfr. IQ H 2,12. In di Deut 23,2-9 nel suo strato fondamentale
Num 20,12 P il termine assume, in forza del prc-dtn. (ancora una volta non unitario); in
contesto, una connotazione peggiorativa. Per essa un «evirato per contusione o mutilato al
un uso simile di 'Sdà cfr. KBL 682b, 2. membro » ed un bastardo (?) sono categorica­
mente esclusi dal qehal Jhwh (v. 2.3a), così
b) In Ger 44,15 qàhàl indica una folla raduna­ come un ammonita o un moabita (v. 4a), e ciò
tasi casualmente; così pure, sebbene il contesto in opposizione agli edomiti ed agli egiziani (v.
abbia di mira un’assemblea sacra, qàhàl gàdòl 8 ), come precisa ancora una norma più tardiva
di IRe 8,65 significa semplicemente «una (v. 9). L’integrità genitale e genetica potrebbe
grande quantità (di popolo) », similmente essere stata, in origine, un requisito per l’effi­
2Cron 30,13; Esd 10,1. In maniera ancor più cienza dinamista dell’esercito (alla quale si in­
generale, qhl di Eccli 34(31), 11; 44,15; 46,7 teressavano anche misure preventive come
sembra possedere il significato di « pubblico » Deut 20,5-8; ISam 14,24; 2L5s.; 2Sam 11,11),
(sost.); per baqqàhàl di Giob 30,28 vd. st. mentre l’ammissione di stranieri si rifaceva for­
1V/3. se ad antiche disposizioni proprie dei santuari
In epoca recente, nonostante vari usi paralleli (di confine?) frequentati dal qàhàl (a questo
con valore terminologico, qàhàl si trasforma in proposito K.Galling, FS Bertholet 1950,
un termine di quantità, senza l’idea di una riu­ 176-191; diversamente per Edom p.e. J.R.
nione che si sta effettuando (cfr. ancora l'acc. Bartlett, JThSt 20, 1969, 1-20).
putiru(m), AHw s.v. C); ciò vale ad esempio Mentre in 23,5s. le disposizioni sono motivate
per P in qehal ‘ammìm di Gen 28,3; 48,4, in secondariamente con fatti della storia della sal­
qehal gòjìm di Gen 35,11 « accolta di popoli » e vezza non meglio precisati nella loro datazio­
nelle espressioni piroforiche kòl qehal ‘lldat- ne, 18,16 colloca la «(fondazione del) giorno
Jisrà’èl d i Es 12,6 (LXX t o x v t ò 7rXf|ì)o<;...); della comunità» {jòm haqqàhàt) al momento
Num 14,5, dove l’idea di «comunità» è con­ preciso dell’evento all’Oreb, cosa chc 9,10;
notato da ,adai. A questo uso si deve ascrivere 10,4 riprendono in forma ampliata e 5,22; 33,4
anche kol-haqqàhàl « la totalità » in Esd 2,64 congiungono con il dono risp. del decalogo e
= Neem 7,66, alla fine della lista dei rimpatria­ della torà. La comunità di tipo militare si tra­
ti (diversamente H.C.M. Vogt, Studien zur sforma in una società di osservanti: è quindi

553 bllj? qàhàl ASSEMBLEA 554


logico che Is 53,3$$. allarghi le antiche e re­ necessaria, secondo il presente testo, se
strittive norme di ammissione. kol-‘adat Jisrà’èl ha violato un tabù rituale e la
Contro la derivazione di qàhàl da un uso lin­ cosa è rimasta nascosta al qàhàl (v. 13); tale
guistico dell’anfizionia dell'antico Israele, pro­ olferta consiste in un giovenco che il qàhàl uc­
posta da M.Noth (Das System der zwòlf Starn­ cide davanti alV’òhal mò'èd con i consueti riti
ine Israels, 1930, 102s. n. 2), si pronuncia giu­ di presentazione (v. I4s.). In Lev 16,17 kol-
stamente G.W.Anderson (Israel; Amphictyony: qrhal Jisrà’èl è oggetto di un’azione espiatoria
'am\ qàhàl', *èdàh, FS May 1970, 135-151). del sommo sacerdote, e lo stesso vale per kol-
11 Dtr. in Gios 8,35 descrive un kol-qehal ’am-haqqàhàl del v. 33, dove la cosa riguarda
Ji&rà'èl a cui appartengono ora anche donne, anche i santuari materiali e gli altri sacerdoti
bambini c gèrim , come uditori della legge pro­ (cfr. la distinzione e la contrapposizione tra sa­
clamata da Mosè; in IRe 8,14.14.22.25 egli in­ cerdoti sacrificanti e benedicenti ed il kl qhl
dica con la stessa espressione la comunità che J i r i in Eccli 50,13.20). La minaccia dell’inte­
assiste alla consacrazione del tempio salomoni­ grità del qàhàl e la necessità di porvi rimedio
co. rivelano una concezione ed un comportamento
dinamista: la sua santità è di genere fisico­
Num 16,33bp, un’aggiunta a J con cui si rafforza con materiale.
una precisazione terminologica quanto quest’ultimo
alTerma in 33 aba, fa scomparire mittòk haqqàhàl ‘èdà manca in Deut, ma in P con più di 100 attesta­
Datan e Abiram, che si erano sollevati contro Mosè. zioni prevale su qàhàl. In contrapposizione a questi
Lam 1,10 deplora che dei pagani «ai quali tu avevi due termini, miqrà' qódas indica in P non tanto una
ordinato che non entrassero nel tuo qàhàl », si siano società istituzionalmente delimitata e regolata da un
introdotti persino nel santuario. diritto sacro, quanto piuttosto l’assemblea sacra riu­
nita in tempo di festa; in questo, miqrà' qódces è
b) Sebbene i testi P usino qàhal anche in senso complementare a ‘èdà e qàhal, che sono venuti a de­
non terminologico (vd. sp. IIL/4b), il termine signare una realtà, abituale e statica.
ivi è per lo più sinonimo del più preciso 'èdà
«comunità (cultuale)». Prima della consacra­ c) Nell’opera del Cronista (kol-haq)qàhàl è di­
zione di Aronne e dei suoi figli, in Lev 8,3 venuto il modello d d l’assemblea plenaria della
Jahwe comanda a Mose di riunire kol-hà'èdà comunità cultuale giudaica, quando essa nei
(qhl hi.), cosa che avviene ’al-pàtah 'òhcel momenti più importanti della storia della sal­
mò'èd (qhl ni. v. 4); per qhl hi. + ogg. ‘èdà in P vezza viene convocata dal re o dai capi postesi­
cfr. Es 35,1; Lev 8,3; Num 1,18; 8,9; 16,19; lici con finalità religiose (lCron 28,8;
20,8.10, per qhl ni. + sogg. ‘èdà cfr. Num 17,7 29,1.10.20; 2Cron 29,28.3ls.; 30,2.4.17.23.24
(Gios 18,1; 22,12). Per il rapporto costitutivo [2x].25[2x]), mentre in Esd/Neem i motivi
che intercorre tra haqqàhàl (ed anche hà'èdà) e sono anche ispirati ad una riforma (Esd
V'òhcel mò'èd, è caratteristico Num 20,6, come 10,12.14; Neem 8,2.17; 13,1, con qehillà Neem
pure, tra i testi giuridici, Lev 4,14; 16,33; Num 5,7). Il verbo qhl viene usato con analogo valo­
10,3.7. In Num 20,10 haqqàhàl opp. hà'èdà re in lCron 13,5; 15,3; 2Cron 5,2; 20,26.
(v. [ls.8 .]l I) funge da testimone che per mezzo
Donne e fanciulli prendono parte a una tale assem­
della verga di Mosè l’acqua sgorga dalla roccia;
blea generale in Esd 10,1; Neem 8,2. qàhàl assume il
poiché il miracolo era stato provocato dalla carattere di una comunità circoscritta quando, in
contesa del popolo contro Mosè (v. 3-5), egli Neem 13,(ls.)3, in conformità con la citazione tratta
non potrà condurre ‘at-haqqàhàl hazzà nella da Deut 23,3s., kol-’èrab «tutti ì beduini» (?) ven­
terra promessa (v. 12). Le parole dei ribelli gono esclusi mij Jisrà‘èl\ come già per le donne fore­
contro Mosè ed Aronne in Es 16,3; Num 16,3; stiere, Neemia impone anche l’eliminazione di «tutti
20,4 fanno rilevare il peso che ha il concetto di gli stranieri» (kol-nèkàr) dalla comunità (v. 30). In
qehal Jhwh opp. kol-haqqàhàl hazzà contro la Esd 8,10 a coloro che non obbediscono all’autorità
religiosa vengono comminati il bando e la confisca
loro pretesa di autorità opp. contro la loro
dei beni; l’espressione che viene usata in questo te­
mancata guida. I.a distruzione che un altro as­ sto, qelial haggólà (cfr. kol-benè haggòlà v. 7), può
sembramento {qhl ni., Num 17,7) à&W'èdà (v. essere una reminiscenza di Ger 31,8, come pure lo
6 s. lOs.) minaccia di provocare, viene evitata da può essere l’apposizione di kol-haqqàhàl in Neem
Aronne che accorre con mezzi di espiazione 8,17; tutti gli osservanti pretendono di identificarsi
’al-tòk haqqàhàl (v. 12 ). con coloro, di cui parla la profezia di Geremia: non
Nelle sezioni giuridiche di P l’« estirpazione » si deve però pensare ad una distinzione settaria ri­
dell’uomo impuro e non purificato mittòk spetto a coloro che erano rimasti in patria o rispetto
haqqàhàl in Num 19,20 (par. v. 13 mlj al resto della comunità (cfr. Vogt, l.c. 39s.42s.; diver­
samente M.Smith, New Testament Studies, 7,
Jiirà è!) è paragonabile alla perpetua esclusione 1960/61, 357s.)-
di gruppi di persone in Deut 23,2.3a.4a.8; ‘èdà è attestato lx nell’opera del Cronista (2Cron
l’impurità viene comunque tolta normalmente 5,6); ciò corrisponde alla sua assenza in Deut.
con lustrazioni (cfr. lQSa 2,4; CD 11,22). In
Lev 4,21 l’offerta detta hatta't haqqàhàl «sa­ 3/ Nei testi liturgici qàhùl significa la comu­
crificio espiatorio per la comunità» diventa nità riunita per il culto. Nel proclama di la­

555 S lg qàhàl ASSEMBLEA 556


mentazione nazionale di Gioe 2,16 si comanda 1963, 178-202, particol. 109s., soprattutto sul­
di consacrarla (H.W.Wolff, ZAW 76, 1964, l’uso di ovvaytjìyT) per le singole comunità
48-56); analogamente in Giob 30,28 la lamen­ giud. e per l’edificio della sinagoga cfr. ivi
tazione del singolo avviene haqqàhài, a meno 195s.; id., ThW VII,807s.
che l’espressione non significhi semplicemente
« in pubblico» (Fohrer, KAT XVI, 422, vd. 3/ Schrage ha contestato con buone argomen­
sp. Ill/4b), come già l’acc. ina pufjrim . Al con­ tazioni che la scelta del termine éxx^qcrwx per
trario colui che eleva la lamentazione nel voto la chiesa del NT si debba far derivare preva­
di lode promette di magnificare Jahwe nel lentemente da un uso linguistico del LXX (l.c.
qàhàl in Sai 22,23(.26); 35,18, col plur. 178-180; cfr. J.Y.Campbell, The Origin and
maqhétim in 26,12, e secondo 107,32 lo stesso Meaning of thè Christian Use of thè Word
devono fare coloro che sono stati salvati da un EKKAHZIA, JThSt 49, 1948, 130-142); secon­
pericolo in mare; per il contesto di lode cfr. do Schrage, l.c. 198, si tratta di una creazione
anche 40,10s.; 149,1; IQH 2,30; con plur. originale della comunità ellenistico-cristiana.
maqhèlòt Sai 68,27. Deut 31,30 suppone che il È notevole che tra gli attributi genitivali di
seguente canto di Mosè sia recitato be’oznè èxx)oiCTia si incontri 9x (xoù) # e o u , mentre solo
k ol-qehaì Jisrà'èl: lx t o u X p if f T O Ù (Rom 16,16, cfr. però anche
Gal 1,22; ITess 1,1; 2,14) e mai t o G xupi'ou,
Una « eeclesiola in ecclesia » è il qehal hasidìm di sebbene èxxX/no-ia xupiou compaia 6 x nei LXX
Sai 149,1 (cfr. ,anàwìm v. 4) e di 11 QPsà XVIII, r.
10 (cfr. il probabile qehal rabbini in v. lb del testo
per qchal Jhwh. Voler dedurre di qui un mo­
sir.); il qehal hasidim può identificarsi con la dello per l’uso di 'dh a Qumran (cosi H.Kos-
auvayuiY'n AoxSaiwv di IMac 2,42 (M. Hengcl, Ju- mala, Hebraer - Essener - Christen, 1959,
dentum und Hellenismus, 21973, 319.323). 44-75), sembra essere del tutto azzardato; 'dh
per lo meno dovrebbe condurre con uguale
4/ Nell’AT qàhàl non designa mai la comu­ probabilità anche a cway^YTl-
nità escatologica dei salvati; soltanto in 1QM Solo in Atti 19,32s.39s. ÈxxX/riom viene usato
4,10 qhl 7 è l’iscrizione posta sull’insegna mili­ in senso profano per un assembramento di per­
tare dei guerrieri escatologici. sone (sinonimo aruorporpri v. 40).
Con oTjvaYwyri il NT intende soprattutto l’edi­
ficio della sinagoga (Schrage, l.c. 196; id., ThW
V/ 1/ La setta di Qumran, certo per distin­ VII,828). Solo in Giac 2,2 lo si incontra per
guersi dal resto del giudaismo, per designare se un'assemblea cristiana, mentre la chiesa antica
stessa sceglie 'dh (particol. IQSa), ma soprat­ usa ouvayioYTi anche per le riunioni cultuali e
tutto espressioni con jh d « unione » (particol. per i luoghi in cui si radunano i cristiani, ed
1QS), ’^h «consiglio», hrbjm « i molti» (parti- anzi per designare se stessa in quanto cristiana
col. IQS) oppure brjt «alleanza» (particol. (Schrage, ThW VII,839); solo qui si percepisce
CD); cfr. H.Braun, Qumran und das NT 2, l'influsso del LXX, che con èxx)vTicaa rendono
1966, 145-149. qhl significa più propriamente per lo più qàhàl, e mai 'èdà, e d’altra parte
l’assemblea della comunità (IQH 2,30; IQS usano (Twa-ytorn raramente per qàhàl e spesso
1,25; 2,4; CD 7,17; 11,22; 12,6); inoltre qhl per 'èdà.
(1QM 11,16; 14,5; 15,10; 18,1; 4QMa 3) opp. H.-P.Mailer
qhll (1QM 1,10; IQH 2,12) si riferiscono an­
che ai nemici del popolo di Dio.

2/ Nel rabbinismo qàhàl e 'èdà hanno un si­


gnificato teologico piuttosto modesto: il termi­ mp qwh pi. SPERARE
ne per designare la comunità riunita (anche per
il consiglio superiore) è Ifnàscet, assai raro in
Qumran, che corrisponde alParam. kfmstà; per 1/ Verbi sem. paralleli a qwh pi. «sperare»
il locale di riunione bèi hakkenàscet, Il Tal­ sono sicuramente l’acc. q u ”ù «attendere,
mud conosce ancora q h l’ qdjs' dbjrwslm «la aspettare» (anche quwww, AHw 931) ed il sir.
comunità santa di Gerusalemme» (b. Ber 9b; qwj pa. «perseverare, attendere» (LS 65lb);
Jóm5 69a; Bésà I4b; 27a), evidentemente una GB 706a, KBL 830 ecc. aggiungono anche l’a­
comunità farisaica del primo sec. d.C. (Ph.Sei- rab. qawija « esser forte ».
denstricker, Die Gemeinschaftsform der reli-
giosen Gruppen des Spàtjudentums und der Secondo una congettura di K.Ahrens, ZDM G 64,
Urkirche, Studii Biblici Franciscani Libcr An- 1910, 187, accolta poi frequentemente, qwh pi. è de­
nominativo di qaw «corda» (nell’AT 13x, più tiqwà
nuus 9, 1958/59, 94-198, particol. 113). «corda» in Gios 2,18.21); con Zimmem 35s. si do­
Per l’uso di èxxky\aia e di aw ayi^yi] negli vrebbe però considerare allora l’ebr. qaw , l’aram.
scritti del primo giudaismo cfr. W.Schrage, qawwà e Parafa, qawwat, preso dall’aram., ed i relati­
«Ekklesia» und «Synagoge». Zum Ursprung vi verbi denominativi, una derivazione dall’acc.,
des urchristilichen Kirchenbegriffs, ZThK 60, dove qùfm) « filo, corda » è a sua volta prst. del sum.

557 Hip qwh pi. SPERARE 558


gu (AHw 924b, non in connessione però con il verbo no inoltre presenti i riferimenti di -+jhl (verbo
qu“u). 41x, di cui 27x in relazione a Jahwe; tòhcelcet
Indipendentemente da questa etimologia, si deve rite­ 6 x, di cui in Sai 39,8 e Lam 3,18 è la speranza
nere che un significato fondamentale « essere teso » in Jahwe), si ottiene un prospetto statistico in
si adatterebbe assai bene all’uso di qwh pi., meglio cui in più della metà delle attestazioni i verbi
comunque del termine generico ed un po’ vago « so­
lidità, cohérence» o sim. proposto da P.A.H. de
di speranza e di attesa sono riferiti a Jahwe,
Boer, OTS 10, 1954, 225-246 (particol. p. 241), dove mentre per i nomi ciò si verifica solo in circa
si tenta anche di collegare a qwh I la radice qwh II un sesto dei casi. Risulta chiaro inoltre che lo
ni. «riunirsi » (Gen 1,9; Ger 3,7; miqwà II «raccol­ sperare riferito a Jahwe è preponderante nei
ta» Gen 1,10; Ks 7,19; Lev 11,36; miqwà « luogo di salmi e nei motivi propri dei salmi. Anche
convegno» Is 22,11). quando esso ricorre nei libri profetici, si tratta
Per Sai 52,11 .1.Barth, Etymologische Studien..., ancora di linguaggio dei salmi. Lo sperare in
1893, 29s., e dopo di lui p.e. Zorell 7I6a, suppongo­ Jahwe è quasi assente dai libri storici e sapien­
no un verbo qwh III « annunciare » (cfr. acc. qahù
ziali, dove invece è frequente lo sperare non ri­
« dire »).
ferito a Jahwe.
Derivazioni nominali di qwh sono miqwà e
tiqwà «speranza». Da qwh qal si forma solo il 3/ Il verbo « sperare » è un esempio tipico di
part. (cfr. Jenni, HP 171-173). come un vocabolo dal significato apparente­
mente uguale possa essere inteso diversamente
2/ Il verbo qwh qal compare 6 x (Is 40,31; in due diversi ambiti linguistici. Il termine
49,23; Sai 25,3; 37,9; 69,7; Lam 3,25, sempre «speranza» può indicare tanto il fatto dello
al part. plur. con gen. ogg. « in Jahwe/me/te/ sperare, quanto ciò che viene sperato; lo stesso
lui»), qwh pi. 41x (Sai 14x, ls 13x, Giob 5x, vale per «attesa». Il greco èXmq indica invece
Ger 4x, e lx in Gen 49,18; Os 12,7; Mi 5,6; univocamente ciò che viene sperato; R.Bult-
Prov 20,22 e Lam 2,16): in totale 47x, di cui mann, ThW 11,515.518 (= GLNT 111,508.516),
28 attestazioni si riferiscono a Jahwe e 19 no. definisce così il concetto gr. di speranza nei
Dei 32 casi con tiqwà (Giob 13x, Prov 8 x, Sai suoi tratti fondamentali: « Le attese e le spe­
3x) solo due si riferiscono a Jahwe (Sai 62,6; ranze dell’uomo rispecchiano il concetto che
71,5); per quanto concerne miqwct (5x), Jahwe egli si forma delfavvenire », oppure, in modo
è nominato direttamente in Ger 17,13; 50,17, ancor più incisivo: «... la ekiiLc; contiene una
lo si intende in Ger 14,8; cfr. Esd 10,2; in rappresentazione del futuro che l’uomo stesso
lCron 29,15 la speranza è preceduta da nega­ si forma ». Per i verbi ed i nomi ebr. dello spe­
zione. rare e dell’attendere questa definizione sarebbe
Presi complessivamente, i passi verbali e nomi­ inadeguata; la differenza emerge già dal fatto
nali riferiti a Jahwe sembrano distribuirsi in che il concetto greco è fondato chiaramente sul
parti quasi uguali tra i salmi ed i profeti (inol­ nome, mentre in ebr. il punto di partenza è il
tre Gen 49,18; Prov 20,22; Lam 3,25); un esa­ verbo. Lo conferma un altro dato: in ebr. i ver­
me più preciso (vd. st. 4g) indica tuttavia che bi della speranza e dell’attesa sono assai prossi­
delle 14 attestazioni profetiche 8 appartengono mi nel significato a quelli della fiducia (~^bth)\
a forme di linguaggio proprie dei salmi; lo stes­ a ciò ha fatto più volte riferimento Bultmann,
so vale anche per Lam 3,25 e per l’unico caso l.c. 518-520 (= 517-522).
attestato nei libri storici, Gen 49,18. Una stati­
Per i vocaboli ed il concetto di speranza nell’AT cfr.
stica più accurata indica dunque che sui 33
f. gli a. C.Westermann, Das Hoften im AT, Theolo-
casi riferiti a Jahwe 26 appartengono al lin­ gia Viatorum 4, 1952/53, 19-70 = Forschung am
guaggio dei salmi. AT, 1964 219-265; J. van der Ploeg, L’espérance
Tra i vocaboli relativi all’attesa, di cui si trat­ dans l’AT, RB 61, 1954, 481-507; P.A.H. de Boer,
terà in 3f, e che in determinati contesti diven­ Etude sur le sens de la racine qwh, OTS 10, 1954,
tano quasi sinonimi di qwh («sperare» e 225-246; W.Zimmerli, Der Mensch und seine
«aspettare»), si hanno hkh «attendere» 14x HofFnung im AT, 1968 (materiale abbondante sul
(qal lx in Is 30,18; pi. 13x), di cui 7x in rela­ contenuto della speranza anche in Th.C.Vriezen,
ThLZ 78, 1953, 577-587; S.Pinckaers, NRTh 77,
zione a Jahwe (ls 8,17; 30,18; 64,3; Ab 2,3;
1955, 785-799; W.Zimmerli, FS Vriezen 1966,
Sof 3,8; Sai 33,20; Dan 12,12), Sbr qal «esami­ 389-403).
nare» 2x (Neem 2,13.15), pi. «attendere, spe­
rare» 6 x (in relazione a Jahwe: Is 38,18; Sai a) In due casi qwh pi. si riferisce in senso ostile
104,27; 119,166; 145,15;^ altrove ancora Rut ad una persona: Sai 56,7 e 119,95 «m i atten­
1,13; Est 9,1), il sost. sèbeer «speranza» 2x dono al varco i malvagi per annientarmi »; cfr.
(Sai 119,116; 146,5), l’aram. sbr qal «aspirare hkh pi. in Os 6,9. Il verbo designa qui il mira­
a » lx (Dan 7,25). Quanto a hkh, dei 7 casi di re a qualcuno con l’intenzione di annientarlo;
valore teologico 5 appartengono alla lingua dei in questo caso la traduzione « sperare » non sa­
salmi, 2 alla profezia; i 6 casi della radice $br rebbe adatta.
si riferiscono a Jahwe, e si trovano tutti nei
salmi o in motivi propri dei salmi. Se si tengo­ b) Lo stesso significato di mirare a qualcosa si

559 m p qwh pi. SPERARE 560


riscontra in un gruppo di passi in cui questo della morte. In questo confine ultimo di una
sperare viene deluso: Giob 6,19 «le carovane esistenza che è solo dolore, la morte può dive­
di Teman guardano là (nb( hi.), i viandanti di nire speranza: Giob 6 ,8 ; cfr. 3,21 (hkh pi.).
Saba sperano in esso (nel ruscello ingannevo­ In netto contrasto con il discorso di Giobbe
le)»; 30,26 «speravo il bene ed è arrivato il che soffre ed è afflitto dal dolore sta quanto di­
male, aspettavo (jhl) la luce ed è venuto il cono i suoi amici sulla speranza. Essi possiedo­
buio»; inoltre Is 59,9.11; Ger 13,16; 14,19 = no una dottrina sulla speranza e la prospettano
8,15; Sai 69,21; Giob 3,9. In ogni caso il mira­ a Giobbe. Per essi tutto è chiaro: i pii possono
re a qualcosa è un non-ancora, un anelare, un sperare, hanno una speranza, gli empi invece
cercare qualcosa di necessario all’esistenza. In no (Giob 4,6; 5,16; 8,13; 11,18.20; 27,8). 11 la­
qualunque caso ricorra, lo sperare indica sem­ mento di Giobbe che la sua speranza è stata
pre una mancanza; se ne fa menzione quando distrutta, è per gli amici un segno certo della
ciò che è sperato non si verifica. sua empietà, Gli amici testimoniano la conce­
zione della speranza tipica della sapienza fon­
c) Proprio per questo si può parlare di un ten­ data sulla religiosità tradizionale, p.e. Prov
dere vano a qualcosa, di uno « sperare » di Dio 11,7: «Alla morte dell’empio svanisce ogni
che viene deluso, come nel caso dell’ardita im­ speranza, l’attesa (tòhd'lat) dei malvagi resta
magine isaiana del canto della vigna: «egli delusa» (inoltre 10,28; 11,23; 23,18; 24,14;
sperava che essa (la vigna) producesse uva » (Is 26,12; 29,29; cfr. Sai 9,19). L’autore del libro
5,2.4.7), che si risolse nella delusione di Dio di Giobbe vede il pericolo insito in questa fis­
nei confronti di Israele, la sua vigna. Tutta la sazione dottrinale della speranza; per lui Giob­
predicazione profetica è piena di questa delu­ be, con il suo discorso estremamente scettico
sione di Dio, che si era aspettato grandi cose sulla speranza, si attiene invece saldamente al­
dal suo popolo. l’idea che è Dio stesso colui che dona e toglie
d) Può sorprendere il fatto che si parli dello la speranza. Conoscendo e sopportando la pre­
sperare in modo cosi prevalentemente negativo carietà della speranza, nella realtà dell’esisten­
(qwh pi. con senso diverso solo in Is 64,2; Mi za umana, Giobbe si attiene alla speranza
5,6; Lam 2,16); lo sperare deve esser divenuto come ad una possibilità data da Dio all’uomo.
cosciente soprattutto quando l’oggetto della e) In un piccolo gruppo di passi (tutti più o
speranza non si realizzava. Esso si rende evi­ meno di epoca esilica, tranne la singolare
dente quando si protrae a lungo senza trovare espressione metaforica pcètah tiqwà « porta del­
il suo adempimento. Proprio questo è il tema la speranza» in Os 2,17) si parla della speran­
del libro di Giobbe. Dei 30 casi nei quali il za di Israele; anche qui il tono fondamentale è
nome tiqwà è usato senza alcun riferimento a quello della speranza perduta o annullata: Ez
Jahwe, 13 ricorrono nel libro di Giobbe. Qui il 37,11 «rinsecchite sono le nostre ossa, la no­
discorso di Giobbe sulla speranza si stacca net­ stra speranza è perduta; noi siamo periti »;
tamente da quello dei suoi amici: due conce­ inoltre Ger 29,11; 31,17; Ez 19,5; Zac 9,12;
zioni di speranza entrano in conflitto tra loro. con miqwié lCron 29,15; cfr. sph pi. «spiare»
In 7,1-6 Giobbe dal suo punto di vista di sofl'e- Lam 4,17; mabbàl «prospettiva, speranza» Is
rente vede la vita dell’uomo con questa imma­ 20,5.6; Zac 9,5.
gine: «... come lo schiavo che anela all’ombra Della speranza di un singolo parla l’espressio­
(sp), come il mercenario che attende (qwh pi.) ne jfs tiqwà « c’è ancora speranza » Prov
il salario» (v. 2). Per lui la vita intera altro 19,18; Rut 1,12; Lam 3,29; qui si potrebbe an­
non è che attendere la paga, altro non è che che tradurre con « prospettiva ».
anelare all’ombra. Questa esistenza fondata sul
dolore viene delineata cosi al termine della pe­ f) Fra i termini sinonimi, oltre a quelli di fidu­
ricope: « i miei giorni fuggono via più veloci cia ( ->bth\ specialmente bittàhòn «fiducia, spe­
della spola, scompaiono senza speranza » (v. ranza» 2Re 18,19 = Is 36,4; Eccle 9,4; anche
6). Si rileva, apparentemente, una contraddi­ gli usi positivi di kdescel e kislà « fiducia
zione: quella stessa esistenza che nel v. 2 era \- b f s il 1], p.e, Giob 4,6 kislà par. tiqwà) e del
uno sperare in qualcosa, nel verso 6 diventa guardare (sph pi. « spiare », p.e. Mi 7,7 par. jhl
un’esistenza senza speranza. Questa contraddi­ hi.; Lam 4,17; il sost. mabbàt da nbl hi.
zione può essere però risolta se si intende bene « guardare attentamente », vd. sp. e), ed oltre
il v. 2 : si tratta di una speranza che si protrae al sost. ’aharlt «futuro» (assieme a tiqwà in
continuamente, senza mai raggiungere il suo Ger 29,11; Prov 23,18; 24,14; -» ’hr 4a), devo­
oggetto. In un rapporto simile stanno fra loro no essere menzionati soprattutto i vocaboli di
il verbo ed il nome in 17,13.15.15. In 19,10 attesa: jh l pi./hi. (tóhàlcet), hkh qal/pi. « atten­
Giobbe accusa Dio: « egli ha sradicato la mia dere » (non riferito a Jahwe: 2Re 7,9; 9,3; Giob
speranza come un albero...»; cfr. 14,7 e 19 3,21; 32,4; Sai 106,13; Os 6,9 txt? probabil­
«egli annienta la speranza dell’uomo». Si mente «mirare a»; sogg. Jahwe: Is 30,18
esprime qui in termini estremi il limite dell’e- « Jahwe attende di farvi grazia »; riferito a Jah­
sislenza umana: la speranza non va al di là we: vd. sp. 2; cfr. anche M.Wagner, FS Baum-

561 Hip qwh pi. SPERARE 562


gartner 1967, 36ls.), sbr pi. «sperare, attende­ senso vero e proprio è indicato specialmente
re» con sost. scbcer «speranza» (vd. sp. 2 ; dal v. 26 txt em (jàhìt)\ «è bene attendere in
prestito aram., cfr. Wagner nr. 292/293) ed an­ silenzio l’aiuto di Jahwe». Ulteriori forme di
che ktr pi. in Giob 36,2 con lo speciale signifi­ riflessione sono anche le espressioni relative al­
cato di «attendere, aspettare» (anch’esso pre­ l’attesa di Dio in Sai 118; «m io rifugio e mio
stito aram., cfr. Wagner nr. 144). scudo sei tu; sto in attesa della tua parola » (v.
114 jhl pi., altrettanto in v. 43.49.74.81.147);
Come termine opposto dovrebbe essere preso in con­ con ìb r pi. v. 166 (cfr. v. 116 con sèbirr). Tutti
siderazione anzitutto j ’s ni. «disperare» (ISam 27,1; questi passi sono variazioni della professione
Giob 6,26 part. «un disperato»; in Is 57,10; Ger
2,25; 18,12 part. con il sign. di «vano, senza pro­ di fiducia. Un’altra variante si può avere in Sai
spettiva »; pi. « portare alla disperazione » Eccle 119, dove la fiducia si rivolge alla parola di
2 ,20). Dio. Si deve notare tra l’altro che in questo
salmo la « parola di Dio » costituisce una real­
4/ Della s p e r a n z a in J a h w e si fa pa­ tà a sé. I molti passi del Sai 119 mostrano qua­
rola in 33 passi in cui compare qwh con i suoi le accentuazione abbia ricevuto in epoca tardi­
derivati (qal/pi. 28x inclusi i doppioni in Sai va il motivo della professione di fiducia, tipico
27,14; 40,2; 130,5; tiqwà 2x in Sai; miqwx 3x dei salmi, e come sia andato progressivamente
in Ger), e 17 di questi passi si trovano in Sai e emergendo; anche l’uso dei vocaboli deH’attesa
Lam; ai motivi tipici dei salmi si riconduce an­ si fa perciò più frequente.
che qwh pi. in Is 25,9.9; 26,8; 33,2; Ger 14,22,
e niiqwà Ger 14,8; 17,13; 50,7. Sulle 28 atte­ d) L’autonomia del motivo si evidenzia soprat­
stazioni del verbo 13 sono in l 8 pers. sing./ tutto in due forme ulteriori. La promessa per
plur. (inoltre Sai 130,5 « la mia anima spera »; coloro che sperano (che attendono) risulta dal­
Sai 62,6 e 71,5 tiqwàti «la mia speranza») e le riflessioni che ampliano il motivo in Lam
ciò ci riconduce al suo uso nella professione di 3,21-30; v. 25s. «Jahwe è buono con quelli
fiducia. che sperano in lui... »; inoltre qwh qal in Sai
25,3; 37,9; 69,7; jh l pi. Sai 33,18; 147,11;
a) 1 passi di Ger 14,22 «Jahwe, nostro Dio, Sébcer Sai 146,5; cfr. qwh pi. Mi 5,6. Si pro­
noi speriamo in te »; v. 8 « o speranza di Israe­ mette: « nessuno di coloro che sperano in te ri­
le, suo salvatore nella sventura»; Is 33,2 «Jah­ marrà confuso» (Sai 25,3; la stessa frase in for­
we, sii misericordioso con noi; noi speriamo in ma ottativa Sai 69,7). La promessa a coloro
te»; inoltre Is 25,9.9; 26,8 rivelano una profes­ che sperano si incontra molte volte nel Deute­
sione collettiva di fiducia che si esprime con la roisaia: « ...ma coloro che sperano in Jahwe
terminologia della speranza, nel contesto del riacquistano forza » (Is 40,31 qwh qal; anche
lamento nazionale. 49,23). Questa forma ha forse la sua origine
b) La professione individuale di fiducia ricorre nel Deuteroisaia. - Questo ulteriore amplia­
in Sai 39,8 « ora, che attendo, Signore? In te la mento non ha più alcuna funzione di rilievo
mia attesa (tòhàlcet) »; Sai 130,5s. txt em « spe­ nella struttura del genere letterario dei salmi e,
ro in Jahwe... e la mia attesa è rivolta alla sua di conseguenza, neppure una collocazione pre­
parola, l’anima mia spera in Jahwe più chc la cisa. Esso può seguire la professione di fiducia
sentinella l’aurora»; inoltre Sai 25,5.21; (qwh qal Sai 25,3; Lam 3,25s.) oppure collo­
40,2.2; 62,6; 71,5 (tiqwà par. mibiah «fidu­ carsi accanto ad essa (jhl pi. Sai 33,18), anzi,
cia»); 143,9 txt em; come espressione a sé come nei casi rimanenti, lo si può incontrare
stante nella glossa marginale di Gen 49,18. indipendentemente da tale professione anche in
salmi con altro genere letterario, come Sai
c) In Sai 39,8 e 130,5 qwh pi. e jh l hi./lòhàliet 25,37 (salmi sapienziali) e 33; 146; 147 (salmi
stanno in parallelo (anche altrove le due radici di lode). Il medesimo ampliamento si riscontra
sono usate in parallelo: Is 51,5; Mi 5,6; Giob anche per i verbi di fiducia (p.e. Sai 40,5
30,26; Prov 10,28; 11,7; Lam 3,25s.). Si tratta «beato l’uomo che ripone la sua fiducia
di un binomio simile all’ital. «aspettare e spe­ [mibtàh\ in Jahwe»). Un’ulteriore variazione è
rare». Verbi dell’attendere in una professione costituita dal fatto che il part. qal di qwh « co­
di fiducia ricorrono ancora in Mi 7,7; Sai loro che sperano in Jahwe» diventa gradual­
33,22; 38,16; 69,4 (jhl pi./hi.); Sai 33,20 (hkh mente un nome dei pii, che in Sai 25,3; 37,9
pi.). La professione di fiducia si amplia con vengono contrapposti agli empi.
una serie di riflessioni nella pericope di Lam
3,21-30, nella quale si accumulano i verbi del­ e) L’altro ampliamento è quello dell’esortazio­
l’attesa. Si attende Jahwe in conseguenza di ne alla speranza (attesa). La sua derivazione
una considerazione: « per questo lo attendo » dalla professione di fiducia è chiara in Sai
(v. 24 jhl hi., usato in forma assoluta al v. 21 42/43 nel ritornello di 42,6.12; 43,5: «perché
«per questo attendo»); il v. 25, nel corso di sei così afflitta, anima mia... spera (jhl) in
una riflessione, afferma che è buona cosa ri­ Dio...!». Quanto a contenuto, questo verso è
porre la propria attesa in Jahwe (qwh pi.). Il una professione di fiducia che si trasforma in

563 Hip qwh pi. SPERARE 564


un incoraggiamento rivolto a se stessi, mentre sione di fiducia si è inserita nell’ufficio del pro­
nella forma è una esortazione a sperare. Que­ feta. - Molto vicino a Is 8,17 è Ab 2,3 (hkh
sto salmo permette così di rilevare come l’esor­ pi.), dove Dio esorta il profeta ad attendere. In
tazione a sperare (attendere) si sia sviluppata Sof 3,8 (hkh pi.) l’esortazione a sperare è rivol­
partendo dalla confessione di fiducia. Tipico ta al popolo. In Is 40,31 la promessa fatta a
per questa esortazione è Sai 27,14 «spera (qwh coloro che attendono si inserisce talmente nel­
pi.) in Jahwe; sii forte, si rinfranchi il tuo cuo­ l’annuncio profetico, che Israele in esilio ne
re e spera in Jahwe! ». Il Sai 27 è un salmo di viene consolato nella sua attesa della salvezza
lamento individuale e si conclude nel v. 13 con (una reminiscenza di questo si ha in Mi 5,6
una professione di fiducia; nel v. 14 il salmista qwh pi.). . . . .
si rivolge alla comunità e la invita a sperare: Mentre in Is 8,17 e 40,31 il riferimento al lin­
un passaggio particolarmente indicativo dalla guaggio dei salmi è evidente, un uso del tutto
preghiera alla parenesì (cfr. Sai 55,23) e quindi nuovo si ha in 42,4 «e le isole attendono (jhl
alla sapienza religiosa tradizionale; si veda Sai pi.) la sua dottrina» ed in 51,5 « mi attendono
37,7.34; la conclusione del discorso di Eliu in (qwh pi.) i lidi, il mio braccio essi aspettano
Giob 35,14; Prov 20,22 (qwh pi. e jhl hi. in (jhl pi.) » (in 60,9 qwh pi. va letto diversamente,
luogo di hil, -i>jhl 1). L’esortazione a sperare cfr. Westermann, ATD 19,282 = ital. 423). Qui
sta allo iussivo in Sai 130,7; 131,3 (jhl pi.), e entra in campo qualcosa di completamente
così pure nell’aggiunta di Os 12.7 (qwh pi.); nuovo nella storia della profezia: l’attesa dei
essa corrisponde all’esortazione alla fiducia popoli per la salvezza di Jahwe, Dio di Israele;
(ambedue si trovano unite in Sai 37,3.5.7.34; essa dà luogo anche ad una formulazione lin­
altrove anche in Sai 4,6; 62,9; 115,9.10.11 guistica, che si incontra qui per la prima volta.
ecc.). Prescindendo da Is 42,4 e 51,5, tutti gli altri
casi di testi profetici in cui ricorre il vocabola­
f) Nelle altre forme di salmi i verbi dello spe­ rio della speranza e dell’attesa, mostrano chia­
rare sono molto rari: in Sai 71,14 jhl pi. in un ramente la provenienza del motivo dal linguag­
voto di lode (anche 52,11 qwh pi., qui proba­ gio dei salmi. L’uso linguistico comune e gene­
bilmente un errore testuale; in base al contesto rale, con il quale i profeti parlano dell’attesa e
ed al parallelismo si deve leggere un verbo di della speranza di salvezza, non ha alcun punto
lode), nella motivazione della preghiera in Is di riferimento nei testi dell'AT. La predicazio­
38,18 Èbr pi. In ambo i casi si deve supporre ne profetica non ha nulla in comune con la
una modificazione del motivo. speranza o le speranze di Israele. Si constata
Del tutto diverso è, al contrario, l’uso di sbr invece chiaramente che i vocaboli della speran­
pi. in Sai 104,27 e 145,15 («tutti gli occhi at­ za e dell’attesa nelFAT non sono ambientati
tendono rivolti a te, e tu dai loro il cibo al mo­ nell’annuncio profetico; lo sperare e l’attendere
mento opportuno»). Quest’uso è estraneo al- Jahwe hanno il loro ambiente originario nella
l’AT; probabilmente si tratta di un influsso professione di fiducia propria dei salmi.
egiziano.
h) Se diamo uno sguardo complessivo ai vari
g) Nei libri profetici i verbi dello sperare e del- usi di qwh, risulta che le proposizioni nelle
l’attendere appartengono in parte ai motivi dei quali con questo verbo ci si riferisce a Dio nel­
salmi (professione di fiducia, promessa a colo­ la professione di fiducia (« spero in te » o sim.),
ro che sperano, esortazione a sperare; vd. sp. costituiscono un neologismo che è molto im­
4a-e). Da questa consonanza con i motivi dei portante per capire la concezione di Dio del-
salmi si devono distinguere alcuni passi in cui l’AT e la relazione che si ha con lui. Abbiamo
il verbo sta in un chiaro rapporto con il mes­ visto che qwh pi., quando non si riferisce a
saggio prolètico. Dio, si articola in modo prevalentemente nega­
ls 8,17 «confido (hkh pi.) in Jahwe che ha na­ tivo. Si parla con un certo rilievo della speran­
scosto il suo volto alla casa di Giacobbe, e spe­ za delusa e perduta, e proprio questo discorso
ro in lui (qwh pi.)» va inteso in base alla situa­ negativo sulla speranza viene ripreso e radica-
zione di Is 7-8. Il re non ha creduto alla parola lizzato nel libro di Giobbe. In quest’uso non ri­
del profeta. Perciò viene richiesto al profeta di ferito a Dio, qwh pi. non ha mai per oggetto
addurre un segno che garantisca il perdurare una persona opp. non è mai rivolto ad una
della parola per il futuro: 8,1-4. Egli stesso si persona. Non si spera mai in un uomo, ma
trova ora in una situazione nuova: deve atten­ solo in qualcosa. L’oggetto della speranza è
dere Favverarsi della parola e quindi la sua dato dalla situazione: in ogni caso, però, è
conferma. In 8,17 Isaia lo dice con il linguag­ qualcosa di concreto come la salvezza, la libe­
gio dei salmi (anche « il coprirsi il volto» è razione, la luce, l’allontanamento della sventu­
linguaggio proprio dei salmi); l’attendere e lo ra ecc. Da questo si scosta l’uso del verbo rife­
sperare non ha più qui come scopo la salvezza rito a Dio, in quanto la speranza si indirizza
del singolo, come nei salmi, ma l’avverarsi del­ direttamente alla persona di Dio: «spero in
la parola di Dio e la sua conferma. La profes­ te ». Propriamente il verbo ebr. richiede come

565 m p qwh pi. SPERARE 566


oggetto la cosa sperata, ma esso subisce qui n. 32). Per il rapporto con qòhcelcet « colui che
una modificazione: in luogo della cosa sperata parla » vd. H.H.Hirschberg, VT 11, 1961, 378,
subentra colui dal quale la si spera. Si potreb­ e E.Ullendorf, VT 12, 1962, 215.
be parlare di una brachilogia: Dio è colui, la
Né in ebr. né in ug. qòl è elemento costitutivo dei
cui natura è aiuto e salvezza. Quando però la nomi di persona. Nel n. pers. Qòlàjà (Noth, IP 32 n.
speranza si indirizza a Dio, si parla sempre, e I) il primo elemento non è chiaro (diversamente
senza eccezione, in modo positivo di tale spe­ H.Bauer, ZAW 48, 1930, 74.79); in ug. inoltre ql bl
ranza. In ciò si rispecchia la storia di Israele non è n. pers. (così M.C.Astour, Hellenosemitica,
con il suo Dio, una storia nella quale egli è di­ 1965, 290s.; id„ JAOS 86, 1966, 277; cfr. Grondahl
venuto 1 a speranza per il suo popolo. 176), ma vuol dire «rendi noto» (vd. J.Blau - S.E.
Loewenstamm, UF 2, 1970, 32s., e M.Dahood, Bibl
5/ Per la traduzione dei LXX dei vocaboli 52, 1971, 345).
ebr. dello sperare e dell’attendere si possono
vedere i lavori citati sopra (3/) di van der 2/ Nell’AT ebr. qòl è attestato 505x, in Dan
Ploeg, de Boer (anche per i targumin e la Pesit- aram. qàl 7x. 11 termine manca in Osea, Abd,
ta) e Zimmerli (p. 16-18). Tra i verbi non si ha Mal ed Est, mentre è molto frequente in Ger
in primo luogo eXitL^ew (usato in circa una (81x) Sai (59x), Deut (38x), ISam (37x), Is
metà dei casi per —bth, in quasi un quinto per (36x), Ez (32x), Es (31x), Gen (25x), Giob
-hsh e —jhl; solo 2 x risp. per qwh pi. e sòr (21x), I Re (16x) e Dan (8 + 7x).
pi.), ma (ùn:o)pivav e derivati (normalmente
per qwh nei Sai, per hkh con una eccezione, 3/ In senso p r o p r i o qòl designa tutto ciò
spesso per jhl al di fuori dei Sai). Quanto ai so­ che è percepibile acusticamente. Il primo signi­
stantivi predomina éXmq, che per tiqwà (Giob, ficato fondamentale è « suono ». Il termine è
Prov) prevale su imopovri (Sai). quindi usato nelPambito della natura per il
Per il tardo giudaismo e per il NT cfr. f. gli a. rombo del tuono (24x riferito direttamente a
W.Grossouw, RB 61, 1954, 508-532; R.Bult- Jahwe, ed invece più o meno indipendente in
mann - K.H.Rengstorf, art. h'kiziq, ThW Es 9,29.33.34; 19,16; 20,18 e Sai 77,18, sebbe­
IT,515-531 (= GLNT III, 507-552); F.Hauck, ne non del tutto disgiunto da Jahwe, cfr. Es
art. pÉvtu, ThW IV,578-593 (= GLNT 9,28 qòlòl ’alòhim ed Es 9,23, dove viene detto
VII,25-66); Chr.Maurer, art. 7tpocr8oxàa>. ThW che Jahwe manda tuoni e fulmini; cfr. ISam
VI,725-727 (= GLNT XI,293-298). 12,17.18; 2Sam 22,14; Sai 18,14), per il frago­
C. Westermann re delle acque (qòl màjim rabbìm Ez 1,24;
43,2; Sai 42,8; 93,4; - t ehòm Ab 3,10), per lo
scroscio della pioggia (IRe 18,41), per un ru­
more (Ez 37,7: secondo O.Betz, ThW IX, 274,
è rumore di terremoto, diversamente Zimmerli,
% P qòl VOCE BK XIII, 894).
Inoltre qòl designa anche i rumori prodotti dai
movimenti degli uomini o degli animali (passi
1/ Il nome qòl « suono, voce» (aram. bibl. umani: Gen 3,8.10; 2Re 6,32; 11,13; 2Cron
qàl, KBL1119b) appartiene al semitico comu­ 23,12; scalpitare dei cavalli: Ger 4,29; 47,3;
ne, ad eccezione però dell’acc., dove qùlù ha il 2Re 7,6; Ez 26,10; rumore delle ali di esseri
sign. opposto di « quiete, silenzio » (AHw celesti: Ez 1,24; 3,13; 10,5), ed anche frastuo­
927b) ed il verbo affine qàlu non significa no, rumori e suoni prodotti da carri o stru­
«chiamare» (cfr. arab. qàla «dire»; GB 706b menti umani (carri da guerra: Ez 26,10; cfr.
e Zorell 717a seguendo Delitzsch), ma « tacere, 3,13; Gioe 2,5; strumenti bellici, uniti al grido
prestare attenzione» (vd. AHw 895 e cfr. di guerra: Es 32,17; Ger 50,22; leru'à «grido di
E.Reiner, FS Landsberger 1965, 247-251). guerra»: ISam 4,6; Ez 21,27; mulino a mano:
L’affinità tra qòl ed il nome —qàhàl «assem­ Ger 25,10; Eccle 12,4), ma soprattutto prodotti
blea », che indipendentemente dall’ebr. è atte­ da strumenti musicali: corno (sòjar Es
stato solo nell’antico sudarab. (cfr. E. 19,16.19; 20,18; Gios 6,5.20; 2Sam 6,15;
UUendorf, VT 6 , 1956, 196), è quasi sicura 15,10; IRe 1,41; Ger 4,19.21; 6,17; 42,14; Ez
(vd. W.F.Albright, SVT 4, 1957, 256; GB 33,4.5; Am 2,2; Sai 47,6; 98,6; Giob 39,24;
705a; KBL 829a; diversamente BDB 874b e Neem 4,14; lCron 15,28), cetra (kinnòr Ez
cfr. J.Barr, The Semantics of Biblical Langua- 26,13; cfr. DISO 258), flauto (‘ùgàb Giob
ge, 1961, 119-129 = Semantica del linguaggio 21,12), trombe (hasòfròt 2Cron 5,13). Una
biblico, 1968, 171-175) ed è confermata da gran quantità di rumori è menzionata in Es
casi analoghi come nùr e nhr «luce», mùl e 32,17s.; IRe 1,40-45; 2Re 7,6; Ez 1,24; 3,13;
mhl « circoncidere », mùr c mhr « scambiare », 26,10; Gioe 2,5; Nah 3,2. Quando non viene
rum e rhm « alto », rùs e rht « correre » ecc. percepito alcun suono particolare, gli ebrei di­
(vd. H.Bauer, ZAW 48, 1930, 75; S.Rin, BZ 7, cono ’èn qòl (IRe 18,26.29; 2Re 4,31); cfr. an­
1963, 27; C.J.Labuschagne, OuTWP 1967, 60 che qòl ctmàmà daqqà (IRe 19,12 che la Bib­

567 qòl VOCE 568


bia CEI rende: «un mormorio di vento legge­ del resto qòl ’àlà in Lev 5,1 significa una « ma­
ro»). qòl designa inoltre un rumore non me­ ledizione espressa in modo che possa essere
glio definibile, come il rumore di una città udita» (secondo A.Phillips, Ancient Israel’s
(IRe 1,41), di un’accolta di gente (ISam 4,14; Criminal Law, 1970, 138 «public proclama-
Ez 23,42) oppure della caduta di una città o di tion of thè curse »). In unione con determinati
un albero (Ger 49,21; Ez 26,15; 31,16). verbi qòl forma un numero rilevante di espres­
sioni idiomatiche: sm' lcqòl (15x; di cui soltan­
Nel significato fondamentale sopra indicato qòl è per to 4x in riferimento a Jahwe: Es 15,26; Giud
10 più stat.es. (« suono di... »). Il genitivo in questi 2,20; ISam 15,1; Sai 81,12), sm‘ ’atl-qòl (solo
casi ha il compito di specificare meglio di quale suo­
Gen 21,17) e soprattutto sm‘ beqòl «dare
no si tratti. Si fonda qui l’uso di qòl come interiezio­
ne; all’inizio della proposizione il termine acquista il ascolto alla voce» (circa 90x, di cui almeno
significato di interiezione deittica (cfr. GVG FI,7; G K 60x per l’ascolto della voce di Jahwe; con que­
§ I46b; Joiion 500). Poiché un simile uso di qòl non sta accezione l’espressione è usata prevalente­
è sempre rilevabile con estrema sicurezza, è meglio mente in Deut, negli scritti dtr. e in Ger; con
rinunciare all’clcnco dei casi in cui esso sarebbe atte­ sm‘ hi. in Ez 27,30: Sai 26,7 be ha significato
stato (GB 707a cita 15 testi; invece Zorell 716b più strumentale), e anche sm‘ qòl (con l’accus.: ol­
di 20; bisognerebbe in ogni caso tener presenti Ger tre 60x, di cui in riferimento a Jahwe: Deut
4,15; 10,22; 25,36; Cant 2,8; 5,2; C.Peters, Bibl 20,
1939,288-293, cita anche Sai 118,15; Ger 31,15 e -
4,12.33; 5,23.24.25.26; 18,16; con sm‘ hi. 9x,
a torto - Sai 3,5). In realtà né i LXX né il targ. han­ tra cui soltanto Deut 4,36 di Jahwe chc fa udi­
no mai inteso qòl come interiezione (cfr. O.Betz, re la sua voce; con sm' ni. lOx). Con sinonimi
ThW IX, 275 n. 12). di sm', qòl forma le espressioni qsb hi. beqòl
(Sai 66,19; 86 ,6 ) opp. leqòl (Ger 6,17; Sai 5,3;
11 secondo significato fondamentale di qòl è Cant 8,13) e ’zn hi. leqòl (Giob 34,16). Unito a
«voce», non solo dell’uomo, che lo fa ricono­ ns\ qòl compare nell’espressione ns’ qòl «ele­
scere (Gen 27,22; Giud 18,3; ISam 24,17a; vare la voce », usata in senso assoluto solo una
26,17), ma anche degli animali (ISam 15,14; volta, in Sai 93,3, mentre in tutti gli altri casi è
Ger 2,15; 8,16; 9,9; 46,22; Am 3,4; Sof 3,2; unita ad un secondo verbo: ->qr’ «chiamare»
Nah 2,8; Zac 11,3b; Sai Ì04,12; Giob 4,10; (Giud 9,7), rnn «esultare» (ls 24,14; pi. Is
Eccle 12,4b; Cant 2,12.14), di un serafino (Is 52,8), e specialmente bkh « piangere » (Gen
6,4) e, antropomorficamente, di Dio (vd. st. 4). 21,16; 27,38; 29,11; Giud 2,4; 21,1; ISam
Se qòl è in una catena costrutta nella quale il 11,4; 24,17; 30,4; 2Sam 3,32; 13,36; Giob
genitivo precisa la natura del suono prodotto 2,12; Rut 1,14; con ntn Num 14,1; cfr. Gen
dalla voce, il significato del vocabolo oscilla 45,2). Con -+rùm hi. come sinonimo di ns',
tra quello di « suono » e quello di « voce », p.e. qòl è solo in Gen 39,15.18; Is 37,23; cfr.
il suono/la voce del pianto bekl (Is 65,19; Sai lCron 15,16. Per ntn qòl IIl/2a.
6,9; Esd 3,13; cfr. Giob 30,31), del grido d’aiu­ Assieme a verbi del gridare, del parlare ecc.
to f'àqà opp. zc‘àqà (ISam 4,14; Ger 48,3; qòl ha per lo più senso avverbiale, in quanto
51,54; Ez 27,28; cfr. Is 30,19), del terrore conferisce intensità all’azione espressa nei sin­
pàhàd (Is 24,18; cfr. Giob 15,21), del gemito goli casi dal verbo: ciò vale soprattutto per qòl
’anàhà (Sai 102,6), del giubilo rinnà (Is 48,20; gàdòl unito a ^'«ch iam a re » (Gen 39,14; IRe
Sai 47,2); cfr. le espressioni fisse « la voce del 18,27.28; 2Re 18,28; Is 36,13; 2Cron 32,18;
giubilo e della gioia, la voce dello sposo e della senza bc' Ez 8,18; 9,1), z ‘q «chiamare aiuto»
sposa » Ger 7,34; 16,9; 25,10; 33,11. (ISam 28,12; Neem 9,4; senza be 2Sam 19,5;
In senso t r a s 1a t o qòl significa « notizia, in­ Ez 11,13; cfr. Param. Dan 6,21), ’mr «dire»
formazione» nell’espressione ‘br hi. qòl be (Esd 10,12; con qòl ràm Deut 27,14), bkh
« annunciare una notizia (oppure: un procla­ «piangere» (Esd 3,12; senza be 2Sam 15,23),
ma)» (Es 36,6; Esd 1,1; 10,7; Neem 8,15 par. dbr pi. «dire» (senza bc Deut 5,22, con Jahwe
a sm' hi.; 2Cron 30,5; 36,22; 2Cron 24,9 con come soggetto), hll pi. « lodare » (2Cron
ntn nello stesso significato; Eccle 10,20 con hlk 20,19), brk pi. «benedire» (Prov 27,14; senza
hi., cfr. Gen 45,16; per l’ug. ql «notizia» vd. he IRe 8,55), sb‘ ni. «giurare» (2Cron 15,14)
M.Dahood, Bibl 52, 1971, 345). Ancora in e r ’m «tuonare» (ISam 7,10 con Jahwe come
senso traslato, il termine compare nella combi­ soggetto), qòl ’izhàd «unisono» (Es 24,3) corri­
nazione qòl ha ’òt « la testimonianza dei segni » sponde nel significato a pcè ’cèhàd (->pà’).
in Es 4,8, ma quest’uso di qòl si ricollega all’e­ L’espressione qòll 'dèi « la mia voce è tesa ver­
spressione fissa sm ' leqòl « stare in ascolto, ub­ so... » in alcuni passi è sinonimo di «chiama­
bidire » (vd. st.). Un tale significato traslato si re» (par. a q r’ Sai 3,5; Prov 8,4; cfr. Sai 27,7;
ha per qòl anche quando è unito a debàrlm 141,1; par. a s‘q/z‘q Sai 77,2; 142,2); in questi
(Deut 1,34; 5,28; ISam 15,1; Dan 10,6.9; cfr. casi qòl è soggetto indipendente (cfr. GK §
Sai 103,20; per l’aram. ql dbrj vd. DISO 258) 144m; diversamente Joiion 463s.; C.Peters,
ed a mtllà (Giob 33,8; 34,16; qàl millàjà Dan Bibl 20, 1939, 292, attribuisce invece a qòll di
7,11). In Deut 4,12 qòl dehàrlm indica « il suo­ Sai 3,5 il valore di interiezione). È difficile dire
no delle parole », cioè « parole udibili », come se qòl Jhwh in Mi 6,9 sia un soggetto indipen­

569 t>ìp qòl VOCE 570


dente, oppure se qòl sia qui un’interiezione 6,9; 18,7; 27,7; 28,2.6; 31,23; 55,18; 64,2;
(così Joiion 500; cfr. G K § 146b). 77,2; 116,1; 119,149; 130,2; 140,7; 141,1; Lam
Altri verbi chc si uniscono a qòl sono ru hi. 3,56).
«giubilare» (Sai 47,2), shl pi. «far risuonare»
(Is 10,30) e s ’g «ruggire» (Giob 37,4, per il 5/ Kuhn, Konk. 19ls., elenca circa 40 atte­
tuono). stazioni di questo termine negli scritti di Qum­
ran. L’uso linguistico si ricollega a quello del-
4/ Su un totale superiore alle 500 attestazio­ l'AT. L’obbedienza dtr. alla torà viene inter­
ni, 100 riguardano i passi in cui si parla della pretata come « porsi in ascolto della voce del
voce di Dio. Tra questi, 24 si riferiscono al maestro di giustizia ». A questo proposito e per
tuono come voce di Dio. Sebbene il rombo del l’uso di qòl opp. cpajvT) negli scritti rabbinici e
tuonò sia considerato qòl Jhwh, una concezio­ nel NT cfr. O.Betz, art. epiovf), ThW IX,272-
ne questa che l’antico Israele ha in comune 294
con i cananei e gli assiri (per i paralleli cfr. C.J.Labuschagne
O.Betz, ThW IX, 276 n. 17.18 con relativa bi­
bliogr.) e che nell’AT è usata spesso in senso
metaforico per esprimere il numinoso carattere
sovrumano e maestoso di Dio (cfr. ISam 7,10;
Is 30,30; Gioe 4,16; Am 1,2; Sai 18,14; 46,7; Cip qùm SORGERE
68,34; 77,18s.; 29,3-9 ecc.; quest’ultimo passo
viene addotto spesso, ma erroneamente, come
esempio dell’uso interiezionale di qòl, vd. GB 1/ La radice qùm « sorgere » si trova, per lo
707a; Zorell 716b; C.Peters, l.c. 288ss.), il sen­ più assai sviluppata, in tutte le lingue sem. (in
so dell’espressione non è tutto qui. Infatti, acc. però solo come prst. cananaico, cfr. AHw
mentre secondo la concezione dell’antica tradi­ 896b; Huffmon 259; WUS nr. 2417; UT nr.
zione del Sinai di Es 19,16ss. i tuoni rappre­ 2214; Gròndahl 178; DISO 165.254-258.333;
sentano la voce di Jahwe e non cessano per F.L.Benz, Personal Names in thè Phoenician
tutto il tempo in cui Jahwe comunica con and Punte Inscriptions, 1972, 404; KBL
Mosè e con il suo popolo (cfr. v. 19), e si tratta 1118s.; LS 652-655; Wehr 711-715; W.W.Mul-
di un elemento che il popolo non sopporta (Es ler, Die Wurzeln Mediae und Tertiae y/w im
20,18-21), in Deut la voce di Jahwe viene di­ Altsiidarabischen, 1962, 94; Dillmann 451 -
stinta dai fenomeni naturali. 11 popolo udiva 455; ecc.).
« il suono delle parole» (Deut 4,12; cfr. Giob In ebr. di qùm si usano soprattutto il q. e l’hi.,
4,16; in Num 7,89 i LXX hanno inteso «voce più raramente il pi., il poi., Phitpo. e l’ho. Le
di Jahwe »). Una distinzione ancora più marca­ derivazioni nominali comprendono sia forma­
ta tra l’apparizione epifanica e la voce di Jah­ zioni comuni come qàrnà « i cereali che stanno
we si ha in IRe 19: dopo che si sono verificati sullo stelo » (part. qal fem.), qòmà « altezza,
alcuni fenomeni naturali «giunse a lui una statura » (BL 458) e màqòm « ubicazione >
voce e disse» (v. 13); questa concezione è ca­ luogo» (BL 491), sia una serie di formazioni
ratteristica anche di Ezechiele (cfr. Ez 1,28) e rare o incerte: fqùm «ciò che esiste, essere vi­
compare altrove solo in Isaia (6 ,8 ; cfr. 40,3-8; vente» (BL 488), qim «avversario (?)» (hi.
IRe 22,19-23; Sai 103,20): ciò significa che 22,20 txt?, cfr. Fohrer, KAT XVI,351), qìmà
l’audizione di parole pronunciate da Jahwe in « il sorgere» (inf. fem., BL 452), qòmemijjùt
modo che si possano udire non ha altrove al­ «posizione eretta» (BL 505; Gulkowitsch
cun rilievo nel profetismo classico (cfr. J.Lind- 110), tequmù «resistenza» (BL 496) e
blom, ZAW 75, 1963, 263-288, specialmente teqòmèm (errore testuale in Sai 139,21, cfr. BL
282s.). Nel libro di Daniele (4,28) si trova la 497). L’aram. bibl. possiede il verbo in q.
concezione della voce che cade dal cielo, e «sorgere, esserci, sussistere» (cfr. anche md
questa idea ebbe poi notevole importanza nel l), pa. «alzare», ha. «erigere», ho. «essere
giudaismo tardivo (vd. O.Betz, ThW IX, sollevato », ed i nomi qejàm « regolamento » e
278ss.). Nella parenesi dtr., nella cui predica­ qajjàm « durevole ».
zione l’espressione sm' beqòl Jhwh è particolar­
mente caratteristica (già Es 19,5!), qòl Jhwh in­ I nomi di persona costruiti con qùm gal/hi., come
dica la volontà di Jahwe che si rende manifesta 'adòmqàm, J(eh)òjàqìm (forma abbreviata Jàqìm)
nella tradizione didattica e che si fa trasparente ecc., solo in minima parte si riferiscono al comparire
soccorritore di Dio (così pensa per tutti i casi Noth,
nell’hic et nunc della predicazione (cfr. Deut
IP 176s.200s.); per lo più si tratta dei cd. nomi di so­
4,40; 5,3; 6 ,6 ; 7,11 ecc.; Sai 50,7ss.; 81,9ss.; stituzione ('ahlqàm «m io fratello è sorto [di nuo­
95,7). Resta infine da dire che l’idea opposta, vo] »; ’a ljàqìm « Dio ha fatto sorgere [di nuovo] »;
ossia che Jahwe ascolta la voce deU’uomo opp. cfr. Stamm, HEN 417-420).
vi presta ascolto, nelI’AT compare 27x (Num
20,16; 21,3; Deut 1,34.45; 5,28; 26,7; 33,7; 2/ Il seguente quadro statistico include sotto
Gios 10,14; Giud 13,9; Giona 2,3; Sai 5,3.4; il qal anche il part. att. sostantivato qàm « co­

571 □Ip qùm SORGERE 572


lui che si erge contro qlcn. = avversario» ( 12 x: so della propria tenda» (similmente Gen 37,7
Es 15,7; 32,25; Deut 33,11; 2Sam 22,40.49 = per i covoni); Giob 29,8 « gli anziani si alzava­
Sai 18,40.49; Ger 51,1; Sai 44,6; 74,23; 92,12; no e restavano in piedi» (-'m d )v> \ Is 33,10
Lam 3,62), sotto la sigla a.v. (altri verbi) 4x « ora mi leverò, dice Jahwe, ora mi alzerò
poi. (Is 44,26; 58,12; 61,4; Mi 2,8), 4x hitpo. ( —rum hitpo., cfr. BL 405), ora apparirò eccel­
(Sai 17,7; 59,2; Giob 20,27; 27,7) e 3x ho. (Es so (—ns’ ni.)». In senso proprio il verbo viene
40,17; 2Sam 23,1; Ger 35,14), sotto la sigla usato di un uomo che si alza dal suo giaciglio
a.n. (altri nomi) 3x j eqùm (Gen 7,4.23; Deut (ISam 3,8) o dal trono (Giona 3,6) oppure si
11,6), lx qómemijjùt (Lev 26,13), qìm (Giob rialza dopo una caduta (Mi 7,8; Prov 24,16);
20,20), qìmà (Lam 3,63), leqUmà (Lev 26,37) e l’uso metaforico si ha nel sign. di « apparire »,
leqòmèm (Sai 139,21). detto di una generazione (Giud 2,10; Gios 5,7
hi. a.v. màqòm qòmà qàmà a.n
hi.) oppure di avvenimenti della storia (Sai
qal pi.
27,3 guerra; Prov 24,22 distruzione; Ez 7,11
Gen 41 — 10 —47 1 — 2 violenza, Nah 1,9 necessità, ecc.). Da esso si
Es 13 6 1 10 10 1 sviluppa il sign. assoluto di «venire all’esisten­
- —

Lev 5 — 2 -24 — — 2
Num 23 — 9 - 19 — — — za, accadere » (di un avvenimento p.e. ls 7,7 e
Deut 21 — 14 33 — 3 1 14,24 par. —hjh «avvenire»; di un piano ls
Gios 15 - 6 9 — — - 8,10; 46,10; 51,29; Prov 19,21).
Giud 35 - 7 14 — 2 — L’hi ha il significato causativo di « erigere » o
ISam 40 — 7 — 24 2 — — sim.; si erigono delle pietre come cippi (Lev
2Sam 30 — 6 1 12 — — —
26,1; Deut 16,22), si edificano altari (2Re 21,3)
IRe 27 — 13 —16 13 — —
oppure il santuario (Es 40,18); vengono poste
2Re 19 4 13 3 1 delle sentinelle (Giud 7,19; Ger 51,12); uno
— - —

ls 27 - 6 3 17 2 2 —

Ger 24 - 18 1 46 2 — —
che è caduto viene di nuovo sollevato (ISam
Ez 3 1 5 —17 8 — —
2,8; Am 5,2; Sai 113,7); una tenda crollata vie­
Os L - 1 - 2 — 1 — ne rialzata (Am 9,11).
Gioe - — — — 1 — — — Il Dtis usa qùm poi. per la riedificazione delle
Am 5 - 5 — 2 — - — rovine di Giuda (Is 44,26; cfr. 58,12; 61,4,
Abd 2 - — — - — - —
sempre par. a bnh «costruire»). Nella lingua
Giona 6 - - - - — - —
tardiva il pi. ha il sign. di «rinforzare» (Sai
Mi 5 — i. 1 1 — — —
119,28.106; Rut 4,7), «far avvenire» (Ez 13,6)
Nah 2 - — - 2 — — —

Ab 1 — 1 - — — —
e «introdurre, disporre» (Est 9,21-32; ara-
Sof 1 - - - 2 — — —
maizzante, cfr. BL 394s.; Wagner 138).
Agg - - - 1 - - -

Zac — 1 - 1 — — —
b) Numerosi opposti illustrano il significato
Mal - — - 1 — — —
fondamentale della radice: skb « sdraiarsi, gia­
Sai 40 2 7 2 8 -- — 1 cere» (Deut 6,7; ISam 3,6), —jsb «porsi a se­
Giob 18 - 2 2 21 - — 1
Prov 9 - 1 - 3 - - —
dere, sedere» (Gen 19,1; Sai 139,2), —hwh
Rut 3 1 2 — 3 — — —
histafal «inchinarsi, prostrarsi» (Gen 23,7;
Cant 4 - - - — 1 - — Es 33,10), k r‘ «piegarsi, inginocchiarsi» (IRe
Eccle 1 - 2 - 9 — — — 8,54), npl 'al pànìm «giacere sul proprio vol­
Lam 3 - - - — - - 1 to» (Gios 7,10). Altri antonimi sottolineano
Est 3 7 - — 3 — — —
sfumature particolari: diversamente dalla cadu­
Dan 1 - 1 - ■ —
ta del nemico sconfitto (npl Sai 18,39; 20,9),
Esd 7 - - - 5 — — -
qùm designa ciò che si oppone con costanza
Neem 8 - 2 — 6 — — —

lCron 4 — 2 - 8 — - —
all’attacco (ISam 13,14; 2Sam 23,10; Is 28,18;
2Cron 13 - 5 - 21 3 - -
Am 7,2); in opposizione a ciò che va in rovina
( —’bd Prov 28,28), qùm descrive ciò che rima­
AT ebr. 460 11 146 U 401 45 10 8
ne ed è stabile (Num 30,5ss. voto, ISam 24,21
A queste 1092 attestazioni della radice ebr. regalità di Davide; ls 40,8 e Ger 44,28s. la pa­
(verbo 628x, nomi 464x) vanno aggiunte 39 at­ rola di Dio, vd. st. 4b), anche ciò che è divenu­
testazioni aram. (qal 13x, pa. lx, ha. 19x, ho. to fisso (ISam 4,15 e IRe 14,4 gli occhi nella
2x, q'jàm 2x, qajjàm 2x; eccettuato Esd 5,2 q. vecchiaia), ciò che rimane saldo definitivamen­
e 6,18 ha., tutti i passi sono in Dan). te (Deut 19,15 giudizio). Nella formula
npl-qùm « cadere e (non) risollevarsi » (Is
3/ a) I molteplici usi di qùm possono essere 24,20; Ger 8,4; 25,27; Am 5,2; 8,14) qùm indi­
presentati qui solo a grandi linee (cfr. GB ca il ristabilimento, che in hi. si applica all’agi-
707s.; KBL 831-833). Il significato fondamen­ re salvifico: il cognato fa sussistere il nome del
tale « sorgere, erigersi » emerge in quelle affer­ fratello morto (Deut 25,7; Rut 4,5.10), Jahwe
mazioni nelle quali qùm q. è unito a radici af­ solleva il povero dalla polvere (ISam 2,8; cfr.
fini, p.e. Es 33,8 «tutto il popolo si elevò ed Sai 41,11), ed il servo di Jahwe restaura le tri­
ognuno se ne stette in piedi (nsb ni.) all’ingres­ bù di Giacobbe (Is 49,6, cfr. v. 8 ; vd. st. 4d).

573 Dlp qùm SORGERE 574


c) L’agire attivo ed il muoversi presuppongono anche il sign. di « tomba » o di « santuario »
che colui che agisce si alzi; perciò il verbo qùm (per la confusione tra designazione e significato
si coordina spesso con verbi di azione, indican­ cfr. Barr, CPT 292, contro M.Dahood, Bibl 43,
do in tal caso l’inizio dell’azione o del movi­ 1962, 360). Per màqòm ’àhèr «altro luogo»
mento; qùm è allora costruito qualche volta come perifrasi per indicare Dio in Est 4 ,14 cfr.
con le + inf. (Gen 37,35; Gios 8,3), ma per lo ->’hr 3, P.R.Ackroyd, ASTI 5, 1967, 82-85).
più con una copula finale: alzarsi per partire Un significato che si generalizza da « pascolo » (così
(Gen 22,3), per salire (Gen 35,3), per prendere anche l’acc. nawùm, cfr. AHw 771) a « luogo » si os­
(Gen 32,23), per dirigersi (Gen 31,21) ecc. Si serva nella voce nàwa; (-*/•'/? 3). 11 significato origina­
dice però anche: alzarsi per parlare (Ger 1,17), rio si incontra p.e. in 2Sam 7,8 = lCron 17,7 «ti ho
per ascoltare (Num 23,18), per porsi a sedere preso dal pascolo dietro le pecore »; in senso più ge­
(2Sam 19,9), per votarsi a dèi stranieri (Deut neralizzato si parla f. Fa. di « luogo (d’abitazione) »
31,16) ecc.; in tutti questi casi il verbo qùm ha di Jahwe (Es 15,13 «a l tuo luogo santo»; 2Sam
perduto il suo senso preciso e si è ridotto ad 15,25; Sai 83,13).
una specie di verbo ausiliare accanto al verbo 4/ Sul piano teologico la radice qùm ha un
proprio di azione. Questo ruolo di verbo ausi­ particolare rilievo in determinati contesti:
liare è chiaro nelle formule di comando, nelle
quali l’imp. qùm, senza copula, è unito a) qùm q. indica antropomorficamente l’inter­
all’imp. del verbo di azione: qùm lek « va! » vento personale di Jahwe (Is 33,10; Sai 12,6;
(Gen 28,2), qùm réd. «scendi!» (Deut 9,12), cfr. F.Schnutenhaus, ZAW 76, 1964, 6 -8 ).
qùmù subii «tornate!» (Gen 43,13), qùm rìb Come un guerriero che esce in battaglia (Is
«giudica! » (Mi 6,1), ecc. L’imp. qùm in questi 28,21) egli si leva per attaccare i nemici (Am
casi serve solo a sottolineare l’azione descritta. 7,9; Sai 68,2), per diffondere attorno a sé il ter­
rore di Dio (Is 2,19.21) e per soccorrere il de­
d) La radice è unita a numerose preposizioni, bole (Sai 76,10; 102,14). Ecco quindi la pre­
per indicare il luogo dove uno si alza. Alcune ghiera che Jahwe intervenga a favore dei suoi:
preposizioni danno al verbo un significato spe­ qùmà «sorgi!» (Num 10,35; Sai 3,8; 7,7; 9,20;
ciale: con 'aI il verbo qùm esprime di solito 10,12; 17,13; 35,2; 44,27; 74,22; 82,8; 132,8;
l’attacco contro un nemico (Deut 22,26; ls 2Cron 6,41; cfr. il comando dì Debora a Barak
14,22; Sai 3,2); di qui deriva l’uso del part. in Giud 4,14).
plur. qàmìm + suffisso personale per designare
i nemici di qualcuno (Es 15,17; Sai 18,49; 44,6 b) La teologia deut.-dtr. e Ger usano l ’hi. per
ecc.; con 'al Sai 92,12). Quando è costruito indicare due aspetti dell’azione di Dio nella
con be. il verbo appartiene al vocabolario della storia: (1) Jahwe fa sorgere uomini per guidare
giustizia e designa l’accusa di un testimone a con essi il suo popolo (cfr. H.Bardtke, Der Er-
carico (Deut 19,15a.l6; Mi 7,6; Sai 27,12; cfr. weckungsgedanke in der exilisch-nachexilischen
35,11), mentre qùm + le indica l’intervento del Literatur des AT, FS EiBfeldt, 1958, 9-24, an­
testimone a discarico in favore dell’accusato che per ‘ùr hi. «suscitare»): profeti (Deut
(Sai 94,16; cfr. Giob 19,25). Nel linguaggio 18,15.18; Ger 6,17; 29,15; cfr. Am 2,11),
commerciale qùm + le designa il passaggio (du­ «giudici» (Giud 2,16.18; 3,9.15), sacerdoti
revole) di una cosa al possesso di un altro (Gen (ISam 2,35) e soprattutto re (IRe 14,14; Ger
23,i7s.20; Lev 25,30; 27,19). 23,4.5; Ez 34,23; Zac 11,16). D ’altra parte già
Amos (6,14) e Abacuc (1,6) avevano usato
*e) Assieme ai termini che derivano da altre questa espressione per annunciare l’arrivo del
radici con preformante m-, come màkòn « luo­ nemico che Jahwe suscita contro il suo popolo
go» {^kùrì), massàb «posto, posizione» (lOx, peccatore, ed il Dtr. riprende il tema nella sua
radice nsb), ma‘“màd «collocazione» / accusa contro Salomone (IRe 11,14.23). (2) La
mo‘°màd «posizione» (-» ‘md), mà'òn «resi­ storia stessa è opera di Jahwe, che conduce gli
denza» (18x, radice *‘ùn), màqòm è un termi­ avvenimenti in modo tale da portare a compi­
ne assai generale per «luogo» (Gen 1,9 ecc.; mento (letteralmente: «far sorgere») la pro­
1Sani 5,3 « posto »), concretamente anche per messa fatta ai padri (Deut 8,18; 9,5; Ger 11,5),
«luogo abitalo» (p.e. Gen 18,24). L’aram. a Davide (2Sam 7,25; IRe 2,4; 6,12; 8,20) op­
bibl. usa per «luogo» il termine ’“tàr (origina­ pure le parole dei profeti (ISam 3,12; IRe
riamente «traccia», così ancora in Dan 2,35; 12,15; Ger 23,20; 28,6; 29,10; 30,24; 33,14;
in Esd 5,15; 6 ,3.5.7 «luogo»; cfr. la particella cfr. Is 44,26; Neem 9,8; Dan 9,12).
relativa, affine a questo termine, *“scer, origina­
riamente « il luogo in cui... », cfr. HAL 94b Solo in Gen 26,3b e Ger 11,5 qùm hi. è unito a
con bibliogr.). L’uso frequente di màqòm
scbù‘à «giuramento». Nel primo caso l’espressione
sembra far parte di una riflessione che è stata aggiun­
«luogo» nelle iscrizioni semNO. (DISO 165; ta tardivamente alla narrazione jahwista, e che si
J.G.Février, Cahicrs de Byrsa 9, 1960/61, fonda sul vocabolario dtr. (cfr. Deut 9,5; Noth, UPt
33-36; cfr. Sznycer 53) e nell’AT per designare 30; von Rad, ATD 4, 9217 = ital. 362).
luoghi di sepoltura o santuari, non significa an­
cora che màqòm abbia assunto direttamente qùm Ili. con oggetto dàbàr « parola » descrive

575 Qlp qùm SORGERE 576


anche l’agire degli uomini che sono fedeli ai bbp qll ESSERE LEGGERO
precetti dell’alleanza (Deut 27,26; 2Re 23,3) ed
osservano i comandamenti (ISam 15,11.13;
2Re 23,24; cfr. Ger 35,16; Neem 5,13). Già in
1/ La radice qll «essere leggero, piccolo, di­
Isaia i piani che gli uomini non riescono a
sprezzabile» ecc. appartiene al semitico comu­
condurre a termine (qùm q.; Is 7,7; 8,10) ven­ ne (Bergstr. Einf. 190; cfr. AHw 893; DISO
gono contrapposti alla volontà di Jahwe, che si 259; incerta è la testimonianza in ug.. cfr.
realizza sempre (ls 14,24 q.; cfr. Ger 51,29 q.). WUS nr. 2409). Nelle coniugazioni fattitiva e
Così qùm hi. con ogg. clàbàr diventa una delle causativa tutti i dialetti più importanti attesta­
espressioni che testimoniano la fedeltà di Jah­ no il sign. « trattare come cosa da poco, di­
we alla sua parola (Neem 9,8; cfr. Sai 119,38; sprezzare, vilipendere » ecc.
Prov 19,21 q.).
Non vengono prese in considerazione qui le radici
c) La tradizione sacerdotale di P sceglie qùm omonime qII « essere liscio » (pilpel « affilare » Eccle
hi. berìt « far sorgere un’alleanza », mentre al­ 10,10; agg. qàlàl «liscio» Ez 1,7; Dan 10,6) e qlql
tre tradizioni usano -*krt oppure -+n1n (Gen «scuotere» (pilpel «scuotere»; hitpalpei «essere
6,18; 9,9.11.17; 17,7.19.21; Es 6,4; Lev 26,9). scosso» Ger 4,24; cfr. le compilazioni fin troppo
P evidenzia così l’iniziativa di Jahwe, chc eser­ ampie di G.J.Botterweck, Der Triliterismus im Semi­
cita il suo dominio sull’universo, ma anche tischen, 1952, 40-44).
l’incrollabile validità dell’ordine salvifico, che
rende possibile agli uomini vivere davanti a lui. Nell'AT la nostra radice è attestata in qal, ni.,
pi., pu. ed hi., e nelle derivazioni nominali
d) Ampliando l’uso di qùm hi. «sollevare qelàlà « ingiuria » (BL 463), qlqàlòn « vergo­
(qualcosa che era caduto) », il verbo in paralle­ gna » (GVG 1,247), qal « leggero, piccolo» ecc.
lo a ->hjh «(tornare a) vivere» si trova in due (BL 453) e qelòqèl «piccolo» (GVG 1,370; BL
testi nei quali si esprime la speranza di poter 482). In Ger 3,9 il termine qòl, sebbene sia in­
far ritorno alla vita. In Os 6,2, alludendo forse teso uniformemente dalla tradizione nel senso
al mito can. di Baal che muore e ritorna alla di «leggerezza» (BL 455), va preso più pro­
vita (cfr. Wolff. BK XIV/1, 150s.), gli israeliti priamente come qòl « voce » (diversamente p.e.
esprimono la loro speranza in un prossimo ri­ Rudolph, HAT 12,22).
stabilimento (guarigione o risurrezione?): «ci
ridarà la vita (hjh hi.)..., ci farà rialzare (qùm 2/ Nell’AT ebr. la radice coi suoi derivati è
hi.)...»; Osea però sottolinea il carattere illuso­ attestata complessivamente 128x, e più preci­
rio di questa speranza (v. 4). Lo stesso paralle­ samente il verbo 79x (q. 12x, ni. 1lx, pi. 40x,
lismo tra i due verbi si ritrova nell’apocalisse pu. 3x, hi. 13x), il sost. qelàlà 33x, l’agg. qal
di Isaia, nel lamento di Is 26,19 txt em: «di 13x, inoltre lx qòl (Ger 3,9), qelòqèl (Num
nuovo vivranno i tuoi morti, i cadaveri dei 21,25) e qlqàlòn (Ab 2,16).
miei si leveranno!». Oltre a qùm anche altri La distribuzione nei diversi libri e nei vari ge­
verbi vengono usati per descrivere la risurre­ neri letterari è abbastanza uniforme, qll pi. è
zione: Ez 37,10 usa il binomio parallelo molto frequente in 2Sam (8 x) e Lev (7x), qelàlà
‘md-hjh, e Dan 12,2 adopera l’immagine dei in Deut (1 lx) e Ger (9x).
dormienti che si destano (qìs hi.).
3/ a) 11 senso fondamentale è «essere legge­
5/ Nei LXX qùm è reso nella maggior parte ro» (cfr. per la radice J.Scharbert, «Fluchen»
dei casi con à v u n à v c u , soprattutto in qal (cfr. und «Scgnen» im AT, Bibl 39, 1958, 8-14;
Gen 4,8; 13,17 ecc.), ma anche in hi. (cfr. Gen H.C.Brichto, The Problem of «Curse» in thè
9,9; ISam 2,8; Rut 4,10). Si incontra anche il Hebrew Bible, 1963, 118-199), che però può
semplice ìcrràvat. ed altri composti. Per il signi­ svilupparsi in due direzioni: da un lato «essere
ficato speciale di «rimaner valido» essi usano leggero » = « essere veloce, rapido, muoversi
( è p . ) p i v E i v (Is 40,8; ls 7,7; 8,10; Prov 19,21). velocemente, dileguarsi » ecc., detto di animali
L’hi. viene tradotto spesso con (è£)EYapEiv (P-e- veloci (cavalli, cammelle, uccelli) e di fenome­
Gen 49,9; Giud 2,16; Ab 1,6; Zac 11,16). ni fuggevoli (nuvole, spola, giorni che trascor­
Anche nel NT à v i c r c à v o a e è y e £p e i v corrispon­ rono velocemente [par. klh «essere alla fine»
dono ai significati principali di qùm. Nell’an­ Giob 7,6; par. brh «fuggire» Giob 9,25]), ma
nuncio della risurrezione di Cristo, pegno della soprattutto dell’uomo (corridori veloci, truppe
risurrezione dei morti, il NT dà senz’altro la celeri); dall’altro « essere leggero » = « essere di
più ampia conferma a quanto l’AT, con l’uso poco peso, piccolo, insignificante, esiguo, di­
di qùm hi., dice di Jahwe che con la sua poten­ sprezzabile ». In quest’uso la radice sta in rap­
za suscita gli strumenti della sua volontà (vd. porto antitetico rispetto a -+kbd «essere pe­
sp. 3ab/4d). Cfr. A.Oepke, art. àvurrq|ju, ThW sante» (come formula in ISam 2,30; 2Sam
1,368-372 (= GLNT I, 987-1000); id., art. 6,22; IRe 12,10; Is 8,23; 23,9; Ab 2,16), ed il
ÈYEtpaj, ThW 11,332-337 (= GLNT 111,17-34). suo sviluppo semantico è sotto ogni aspetto
S.Amsler opposto a quello di kbd. Esso si estende dalla

577 qll ESSERE LEGGERO 578


leggerezza e dall’esiguità fisica (p.e. Gen 8,8.11 senso il nostro verbo deve essere tenuto ben di­
q.; Giona 1,5 hi.) fino all’esiguità morale, stinto da altre radici come - ’rr («designare
come Pirrilevanza di una cosa, la leggerezza di come 1àrùr, maledetto »; assieme a qll pi. in
un lavoro, di un compito ecc. (hi.: Es 18,22; Gen 12,3; Es 22,7), ’lh («pronunciare una ma­
IRe 12.4.9.10; ni,: ISam 18,23; 2Re 3,18; ledizione condizionata », -» ’àlà), z'm (all’incir-
20,10; Prov 14,6), e la bassa collocazione in ca: « investire con ira, ingiuriare fortemente »;
una scala di valori (ni.: IRe 16,31; 2Re 3,18; q. llx, ni. part. «maledetto» Prov 25,23; sost.
ls 49,6), per giungere infine all’avventatezza zà'àm «maledizione» 2 2 x), qbb («maledire»,
(p.e. nell’espressione ‘al-neqallà [pari. ni. fem.] forse con l’aiuto di azioni magiche; 14x, di cui
«alla leggera» Ger 6,14; 8,11) e soprattutto lOx in Num 22-24; per nqb «bestemmiare»
alla spregevolezza (q.: Gen 16,4s.; ISam 2,30 Lev 24,11.16.16 cfr. Elliger, HAT 4,335 n. 9),
par. bzh «disprezzare»; Nah 1,14; Giob 40,4; ed anche gdp pi. «bestemmiare» (7x;
ni. 2Sam 6,22 par. sàjal « basso »; hi.: 2Sam gidduf/giddùja «bestemmia» risp. 3x e lx) e
19,44; Is 8,23; 23,9; Ez 22,7). A quest’ultimo hrp («ingiuriare»; qal 4x, pi. 34x; hctrpà « in ­
significato (q. '«essere disprezzabile»; hi. giuria, onta » 73x). Il verbo qll pi. è quello im­
«considerare come cosa da poco, rendere di­ piegato più comunemente per rendere l’espres­
sprezzabile, disprezzare»; cfr. qHòqèl «cosa di­ sione di ingiuria e di imprecazione, con la qua­
sprezzabile» Num 21,5 e qlqàlòn «vergogna, le uno che si sente insicuro o debole cerca di
disprezzo» Ab 2,16) va dato un rilievo parti­ levarsi contro un altro. Nei testi il «rendere
colare, dato l’importante uso della nostra radi­ disprezzabile, maledire» è quindi l'azione e la
ce in pi. (vd. st. b). Del resto è molto verosimi­ reazione di schiavi sfruttati che in questo modo
le l’ipotesi che la forma parallela qlh ni. « esse­ cercano spazio contro i loro oppressori, p.e.
re disprezzato» (Deut 25,3; ISam 18,23; Is nel caso di Simei (2Sam 16,5ss.), degli schiavi
3,5; 16,14; Prov 12,9, sempre al part.; hi. « d i­ (Prov 30,10; Eccle 7,21), dei servi (Giud 9,27;
sprezzare» Deut 27,16; qàlòn «vergogna» Eccle 10,20; cfr. Is 8,21), dei debitori o dei cre­
I7x, di cui 8 x in Prov) si colleghi direttamente ditori in apprensione per il proprio denaro (cfr.
a questa sfumatura della radice biconsonantica Ger 15,10), dei poveri (Eccle 10,20), oppure in
qi genere come sfogo del malumore e della fru­
strazione (Eccle 7,22; cfr. Ger 15,10) o dell’ira
b) qll pi. (con il passivo) ha chiaramente una (Neem 13,25). Anche Giobbe nella sua profon­
funzione che è sia dichiarativa sia fattitiva; qui da disperazione rende disprezzabile « il suo
infatti « dichiarativo » è identico a « fattitivo ». giorno»: egli cerca di disfarsi di questo giorno,
Dichiarare qualcuno « leggero », ossia disprez­ di farlo scomparire (Giob 3,1).
zabile, esiguo, insignificante, non significa altro Poiché però ogni società, e quindi anche quella
che renderlo disprezzabile (diversamente dal israelitica, riconosce determinati ordini gerar­
più estimativo bzh «disprezzare, considerare chici e li difende espressamente, la tradizione
spregevole» [qal 32x, ni. lOx, hi. lx; sost. vtrt. proibisce di disprezzare e di ingiuriare le
bizzàjòn «spregio» Est 1,18; forma secondaria persone di riguardo come i genitori (Es 21,17;
bùz qal 14x, sost. bùz «disprezzo» llx , bùzà Lev 20,9; Prov 30,11; cfr. Ez 22,7 hi.), i giudi­
«disprezzo» IxJ). La parola che fa passare un ci ed i capi politici (Es 22,27, dove ’aiòhìm
altro come disprezzabile ha, per così dire, l’ef­ unito a nasi' viene inteso spesso come «giudi­
fetto di renderlo definitivamente spregevole. ce», cfr. però C.H.Gordon, JBL 54, 1935,
Parola ed azione coincidono perfettamente. A 139-144; - ’alóhìm I1I/3; anche 2Sam 16,9;
titolo di spiegazione si può ricordare l’impor­ 19,22; Eccle 10,20) ed i plutocrati (Eccle
tanza che assume per un ebreo il « peso » 10,20). Storie narrale con questo preciso scopo
{kàbòd, —kbd), ossia l’onore, la «stima». Per­ insegnano che coloro che invece lo fanno, rice­
dere un simile «peso», cioè essere reso «leg­ vono una meritata punizione (p.e. Simei, 1Re
gero », ossia disprezzabile, disonorato, equivale 2,8.41-46).
per l ’ebreo alla perdita dell’esistenza (in ls
65,20 qlì pu. «essere reso leggero» è in paral­ c) Poiché il rendere disprezzabile, il maledire e
lelo con mùt « morire»). Sebbene la parola in­ l’ingiuriare una persona è l’opposto dell’inco-
giuriosa sia già efficace di per sé, intervengono raggiare e delFaugurare, ossia del « dire
talvolta azioni che la sottolineano ancora di bàrùk » (= dire ad un altro che è « benedetto »,
più, come p.e. il lancio di pietre e di zolle, con e quindi «benedirlo»; —brk III/2), qll pi. 7x
valore per cosi dire magico, con il quale Simei, sta in opposizione formale ai derivali di brk.
che « rende spregevole » la persona di Davide, Questa opposizione è ancor più netta per il
cerca di eliminare completamente la sua vitti­ sost. q'iàlà , che sta 13x in opposizione a brk, e
ma (2Sam 16,5ss.). soprattutto al sost. b°ràkà, che possiede la stes­
Tenendo presente l’efficacia nociva dell’insul­ sa forma nominale. In forza di questa opposi­
to, in alcuni testi si può rendere qll pi. con zione qelàlà viene a designare la maledizione
«maledire». Tuttavia questa particolare sfu­ lanciata al prossimo. Giacobbe teme di attirare
matura va sempre controllata, ed in questo su di sé una «maledizione» invece di una be-

579 & p qll ESSERE LEGGERO 580


riedizione (Gen 27,12), mentre invece Balaam giuriato quindi non può far altro che riporre la
vede le sue parole di maledizione mutarsi in sua fiducia in Dio, come fa Davide. Infine,
benedizione (Num 23,6; Neem 13,2). Quando Jahwe può anche fare di certi uomini una
uno al mattino saluta il prossimo ad alta voce, «maledizione» (2Re 22,19; Ger.24,19; 25,18
ossia gli va incontro con un augurio di bàrìik, ecc.).
questa parola di benedizione può essergli im­
putata talv. come una maledizione (Prov c) L’AT va ancora oltre. Non solo Jahwe è si­
27,14). In Deut tutti i detti di 'àrùr, ossia le gnore assoluto di tutte le ingiurie: egli stesso
maledizioni previste in caso di disobbedienza, può anche « rendere spregevoli » e « maledire »
vengono riassunti nel termine qeìàìà (Deut le sue creature, privandole perciò della loro
11,26.28.29; 27,13; 28,15.45; 29,26; 30,1.19; esistenza naturale. In Sai 37,22 (TM) si parla
Gios 8,34) e, ad eccezione di Deut 29,26, ven­ degli « ingiuriati », dei « maledetti » da Dio,
gono contrapposti alla beràkà. Un « ingiuria­ che contrariamente ai « benedetti » saranno
to» che per il suo atteggiamento irresponsabile sterminati. Dopo il diluvio Jahwe (secondo J)
è divenuto spregevole ed è stato maledetto, di­ decide « di non rendere più spregevole » la ter­
venta una « parola di maledizione » (qelàlà) ra, ossia di non devastarla e di non annientarla
personificata ed esemplare, citata nelle maledi­ più (Gen 8,21; cfr. f. gli a. W.M.Clark, ZAW
zioni del suo prossimo. Ciò vien detto spesso 83, 1971, 207 con bibliogr.; per la «maledizio­
in Ger, soprattutto in quelle serie di sinonimi ne » della terra cfr. Giob 24,18). La convinzio­
che sono caratteristiche di questo profeta e mi­ ne che Jahwe può « rendere spregevole, male­
nacciano la diffamazione totale, anzi l’annien­ dire», sta anche alla base di tutto il discorso
tamento (Ger 24,9; 25,18; 42,18; 44,8.12.22; dtn. sulla maledizione (qelàlà) che Jahwe mi­
49,13). naccia al suo popolo e che si adempirà in caso
Il sopraggiungere di una ql‘làlà , ossia di una di disobbedienza (Deut 27-30; l l,26ss.).
maledizione e di una imprecazione, viene
espresso con il verbo -*bò‘ «venire»: la qelàlà 5/ L’uso della radice a Qumran, relativamen­
«viene», ossia la maledizione, p.e. la formula te raro e conforme ai modelli vtrt., non fa regi­
'àrùr, si adempie (Deut 28,15.45; 29,26 [hi.]; strare alcuna osservazione particolare (cfr. i
Giud 9,57; Sai 109,17). I saggi tuttavia inse­ « maledicenti » di IQS 2,4-5.10, secondo un ri­
gnano che una maledizione pronunciata senza tuale dtn.: sentenze 'àrùr, rafforzate da un dop­
fondamento non « verrà », ossia non produrrà i pio « amen »).
suoi effetti, anzi si risolverà nel nulla; in que­ Conformemente alle sue diverse sfumature, la
sto caso quindi la credenza neirefficacia della radice ha diverse traduzioni nei LXX. Per qll
parola ingiuriosa è in un certo senso corretta pi. e qc'làlà si adottano di regola derivazioni di
dalla fede nella potenza superiore della verità àpà, per cui non si possono più distinguere
(Prov 26,2). queste espressioni da altri termini usati per
«maledire» (cfr. F. Bùchsel, art. àpà, ThW
4 / Dal lato teologico la radice (soprattutto qll 1,449-452 ~ GLNT 1,1197-1204). In una serie
pi. e qelàlà) è significativa in tre direzioni: di passi si trovano invece significativamente
termini come xaxoXoyelv (Es 21,17; 22,27;
a) Se già l’ordine sociale, sanzionato dalla vo­ ISam 3,13: Prov 20,20), xaxwc èpetv (Lev
lontà divina, proibisce l’ingiuria di persone di 19,14; Is 8,21), xaxdx; eìteeìv (Lev 20,9). Per
riguardo (vd. sp. 3b), tanto più è grave il di­ il NT cfr. la bibliogr. citata sotto -*‘rr 5 e
sprezzo dell’autorità suprema, cioè Dio (Lev -*'àlà 5.
24,10-23; cfr. Es 22,27). Poiché il bestemmiare C. A Keller
Dio è una cosa empia e terribile, si spiega la
cosciente alterazione dell’espressione « ingiu­
riare D io» in ISam 3,13 TM e forse anche la
lettura masoretica di Sai 37,22. Viceversa l’ap­
pello a Dio (raro) può aumentare ancor più
l’efficacia di un’ingiuria (ISam 17,43 Golia;
r tfp qin a ZELO
2Re 2,24 Eliseo).
b) Jahwe, signore assoluto di tutte le cose, è si­ 1/ L’ebr. qin'à «zelo, gelosia» è un sostanti­
gnore anche delle parole ingiuriose degli uomi­ vo verbale (Nyberg 213; con plurale astratto
ni. Egli può permettere a Simei di ingiuriare il qenà’ót in Num 5,15.18.25.29, cfr. Joìion 417,
re umiliato (2 Sam 16,1 Os.), ma può anche ri­ n. 3) di una radice qn\ che nel sign. di «ap­
compensare con il bene la paziente sopporta­ passionarsi, esser geloso » sopravvive solo nella
zione delle ingiurie (v. 12). Egli può sempre letteratura postvtrt. (cfr. anche LS 675a) ed in
trasformare l’ingiuria in una benedizione et. (Dillmann 445s.). In ug. la sua presenza è
(esempio tipico: Balaam), oppure può anche incerta (cfr. WUS nr. 2425; UT nr. 2246, per
definire 'àrùr, e cioè maledire, chi «ingiuria» 52 [= SS], r. 21); l’arab. qn’ «divenire rosso
Abramo e la sua discendenza (Gen 12,3). L’in­ scuro » non è certo un elemento utile per chia­

581 qin a ZELO 582


rire l’etimologia (cfr. in proposito e per tutto il rito all’amore appassionato in Cant 8 ,6 , ad una
problema F.Kuchler, Der Gedanke des Eifers concorrenza negli affari in Eccle 4,4 e 9,6, al­
Jahwes im AT, ZAW 28, 1908, 42-52; K.-H. l’inimicizia tra i popoli in Is 11,13 e Ez 35,11,
Bernhardt, Gott und Bild, 1956, 86-92; alla passione cieca dello stolto in Giob 5,2 e
H.Brongers, Der Eifer des Herm Zebaoth, VT Prov 14,30, ed infine allo zelo religioso in 2Re
13, 1963, 269-284; B.Renaud, Je suis un Dieu 10,16 (leu); Sai 69,10; 119,139. Di per sé
jaloux, 1963). il termine non esprime una valutazione, men­
Nell’AT oltre al sost. qin’à sono usati l’agg. tre le traduzioni devono ricorrere per lo più
qannà'/qannò’ «zelante, geloso» (per la forma a termini valutativi («gelosia, indivia» ecc.
cfr. BL 478s.; Meyer,Il,30; O.Loretz, Bibl. 41, da un lato, «zelo» come legittima difesa dei
1960, 411-416) ed iJ verbo al pi. e all’hi. (qn’ giusti dall’altro; per Lutero cfr. Bernhardt,
pi. «ingelosire» Deut 32,21 e IRe 14,22; altri­ l.c. 89 n. 3).
menti « esser geloso, ingelosirsi » o sim., cfr.
Jenni, HP 70.265.270s.). 4/ Nell’antico Oriente si parla tutt’al più del­
l’invidia degli dei tra di loro, ma mai dello
2/ qin'à compare nellAT 43x (Ez lOx, Num zelo di un dio nei confronti dei suoi adoratori.
9x, Is 7x); 24x si tratta dello zelo di Dio, che si In una concezione politeistica la venerazione
manifesta con uguale frequenza sia a favore di un dio poteva conciliarsi senza difficoltà con
che contro il suo popolo, 19x si tratta invece il culto di un altro dio oppure sostituirlo (per
dello zelo degli uomini. L’agg. qannà’ è usato l’eccezione di Achenaton cfr. ad esempio
6 x (Ez 3x, Deut 3x), qannò’ 2x (Gios 24,19; E.Homung, Der Eine und die Vielen, 1971,
Nah 1,2); ambedue sono sempre applicati a 240-246). Nell’ambito dell’AT questo scambio
Dio (e, tranne che in Nah 1,2, sempre contro il era impensabile sin dal l’origine. Il Dio Jahwe
suo popolo). 11 verbo ricorre 30x in pi. (Num che si elegge il proprio popolo non sopporta
6x, IRe 5x, Prov 4x; 5x riferito a Dio, 24x agli nessun rivale accanto a sé. In testi fondamenta­
uomini e lx in senso figurato agli alberi, Ez li egli è descritto come il Dio che vigila gelosa­
31,9) e 4x in hi. (Deut 32,21 con Dio come mente sulla sua unicità. Il primo comanda­
soggetto dell’affermazione. Deut 32,16 e Sai mento, con la sua motivazione, lo attesta ine­
78,58 l’uomo, Ez 8,3 un idolo). Complessiva­ quivocabilmente: Jahwe vuole essere i l D io
mente la radice qn’ compare nell’AT 85x, con di Israele, che vigila e punisce ogni apostasia
la frequenza maggiore in Num (15x) ed Ez in favore di un’altra divinità.
(13x). La concezione dello zelo di Jahwe, che corri­
sponde alla sua inaccessibilità, alla sua maestà
3/ Nell’ambito dei rapporti umani questo ed alla sua santità (J.Hànel, Die Religion der
gruppo di vocaboli indica l'atteggiamento, Heiligkeit, 1931, 134-236, spec. 196ss.: «santi­
spesso accompagnato da forti affetti, di una tà gelosa») è «la componente fondamentale di
parte che entra in concorrenza con un’altra. La tutto il concetto veterotestamentario di D io»
gamma dei vari significati è molto estesa, di­ (Eichrodt I, 133 n. 15 = ital. I, 212 n. 15; cfr.
pendendo dalla costruzione (qn' pi. con accus., Gios 24,19 qannò’ assieme a qàdòs «santo»).
bE e lc) e dal contesto (cfr. E.M.Good, IDB Sul tema dello zelo di Jahwe, oltre a Kùchler,
Il,806s.; Brongers, l.c.; A.Jepsen, ZAW 79, cfr. Bernhardt, Brongers e Renaud (vd. sp. 1),
1967, 278s.) e non si restringe per nulla alle ed anche f. gli a. G.L.Richardson, The Jealousy
relazioni tra i due sessi (tale sarebbe il senso of God, AThR 10, 1927, 47-50; W. Zimmer­
originario per Kiichler, l.c.): per qn’ pi. essa va li, Das Zweite Gebot, FS Bertholet 1950, 550­
da «invidiare, essere geloso di» (Gen 26,14 i 563; von Rad 1,216-225 (= ital. 1,237-246);
filistei nei confronti di Isacco, per la sua gran­ Vriezen, Theol. 128; W.H.Schmidt, All. Glau-
de ricchezza; 30,1 Rachele di sua sorella Lea, be und seine Umwelt, 1968, 75s.; id., Das erste
finché le è negato un figlio; 37,11 i fratelli ver­ Gebot, 1969, 18s.; Wildberger, BK X, 385s.).
so Giuseppe; Is 11,13 Efìraim contro Giuda, Dello «zelo» di Jahwe si parla anzitutto nella
cfr. Wildberger, BK X, 471; Ez 31,9 tutti gli formula liturgica ‘è l qannà opp. ’èl qannò’
alberi dell’Eden nei confronti della potenza «D io geloso», la cui datazione non è chiara
dell’Egitto; Sai 106,16 gli israeliti riguardo a (Es 20,5 = Deut 5,9; Es 34,14.14; Gios 24,19;
Mosè ed Aronne; Prov 24,1 il saggio di fronte ancora presente in Deut 4,24; 6,15; Nah 1,2
al malvagio) fino a «infervorarsi» (Gen 37,1 par. nòqém «vendicatore», -*nqm 4; -> 'èl
contro i malfattori; 73,3 contro gli arroganti; III/3). Si può dire perciò con un antropomorfi­
similmente Prov 3,31; 23,17; 24,19), giungen­ smo che il culto di altri dei suscita lo zelo di
do a « combattere con zelo a favore di » (Num Jahwe (pi./hi.: Deut 32,16.21; Sai 78,58; cfr.
11,29 Giosuè per Mosè; 2Sam 21,2 Saul per Es 8,3); Ez 8,3.5 parla di un sèmcel haqqin’à
Israele e Giuda; per Jahwe: Num 25,11.13 Fi- « idolo della gelosia », che si trova nel recinto
nees; IRe 19,10.14 Elia). Ad una gelosia co­ del tempio (per questa espressione che riflette
niugale si riferiscono qn’ pi. e qin’à in Num una polemica cultuale cfr. Zimmerli, BK XIII,
5,14s.; 8.25.29s.; Prov 6,34; 27,4; qin’à è rife­ 192.212-215; Renaud, l.c, 154-156). Usando

583 qin ’à ZELO 584


qin'i5 i profeti parlano della punizione con cui sposa di El, porta il titolo di qnyt ilm (-5-1-[= Il AB =
Dio retribuisce il suo popolo apostata (Ez 5,13; CTA 4] 1,23; IH,26.30.35; IV,32; fiamm. [= CTA 8]
Sof 1,18; 3,8, in questi testi assieme a termini 2), che è reso in modo assai vario: « creatrice, signora,
che parlano dell’ira divina; cfr. nel lamento na­ genitrice degli dei» (cfr. Gray, Legacy 177.265;
G.W.Ahlstròm, Aspects of Syncretism in Israelite Re­
zionale Sai 79,5, nella minaccia di maledizione
ligion, 1963, 74s.). Tale titolo probabilmente va acco­
Deut 29,19), ed Ezechiele adotta anche l’im­ stato ai predicati di El quale padre degli dei (-♦ ab
magine del matrimonio tra Dio ed il popolo IV/3a). In un contesto incerto si trova il passo dyqny
(Ez 16,38.42; Os e Ger senza ricorrere ad al­ ddm (I AqlU [= I D - CTA 18] 220), che spesso viene
cun termine del gruppo di qn'). Lo zelo di Jah­ tradotto « colui che ha creato le montagne ».
we non si rivolge però al suo popolo solo per
punirlo. Esso si scatena anche contro le nazio­ Il verbo è attestato nell’AT in qal, ni. (Ger
ni straniere, procurando salvezza al suo popo­ 32,15.43) e hi. (Zac 13,5, dove però il testo va
lo, quando esse tentano di recar danno al suo emendato in Vam ò qinjàni « il campo è mio
popolo e perciò a lui stesso. Dio porta a com­ acquisto », cfr. BHS). Sostantivi derivati sono
pimento così la sua opera (Is 9,6 « lo zelo del qinjàn « possesso, proprietà » (BL 500; secondo
signore degli eserciti farà questo », secondo Re- Wagner, nr. 266 potrebbe essere un aramai-
naud, l.c. 106ss. aggiunta posteriore). Questa smo), mìqntè « acquisto, possesso » e miqncl
concezione si fa strada specialmente durante e « acquisto mediante compera ». Inoltre nelPAT
dopo l’esilio (pi.: Ez 39,25; Gioe 2,18; Zac si incontrano i nomi di persona ’ce/qànà e
1,14; 8,2; qin'à: 2Re 19,31 = ls 37,32; Is 26,11; Miqnèjàhù (cfr. Noth, IP 172; per nomi simili
42,13; 59,17; 63,15; Ez 36,5.6; 38,19; Zac neirambientc circostante cfr. H.Schult, Ver-
1,14; 8,2). gleichende Studien zur atl. Namenkunde,
1967, I23s.; Grondahl 176; F.Vattioni, Bibl
5/ Nel periodo intertestamentano e sotto l’in­ 50, 1969, 361; F.L.Benz, Personal Names in
flusso del pensiero greco-ellenistico il giudai­ thè Phoenician and Punic Inscriptions, 1972,
smo antico sottolinea particolarmente il carat­ 404s.). L’aram. bibl. ha qn’ q. «comperare» in
tere etico della gelosia, e spesso quando si par­ Esd 7,17.
la del rapporto tra i due sessi (Eccli 9,1.11;
Firqe Aboth 4,21 ecc.; cfr. Jastrow 1390s.; 2/ qnh q. ricorre nelPAT 81x (Prov 14x, Gen
M.Hengel* Die Zeloten, 1961, 61-64). In cam­ I2x, Ger I lx, Lev 9x, Rut 6x), ni. 2x, hi. lx
po religioso, al tempo delle guerre dei Macca­ (vd. sp. I), qinjàn lOx, miqnà 76x (Gen 28x,
bei Io zelo per la causa di Dio acquista uno Es 13x, Num 8 x), miqnà 15x (lOx in P, cfr. El­
speciale rilievo (IMac 2,24.26s.50.54.58; 4Mac liger, HAT 4, 353 n. 12, c 5x in Ger
18,12; Hengel, l.c. 154-181; A.Strobel, BHH 32,11-16); inoltre 1x qn' q. aram.
I,376s. con bibliogr.; B.Salomonsen, New Tes­
tament Studies 12, 1965/66, 164-176). Scom­ 3/ a) Il problema principale è di riuscire a
pare l’idea che lo zelo di Dio punisce il suo stabilire entro quali margini si muove il signifi­
popolo. Negli scritti di Qumran lo zelo per la cato del verbo, tanto nelPAT quanto nelle lin­
causa di Dio ha importanza rilevante (IQS gue della stessa famiglia; già le antiche tradu­
9,23; IQH 14,14 ecc., cfr. Kuhn, Konk. 193). zioni rivelano incertezza al riguardo. È suffi­
Nei LXX al gruppo terminologico di qn' corri­ ciente renderlo con « acquistare, possedere »,
sponde quasi sempre ^fjXoq con i suoi derivati. oppure qnh ha anche il significato «creare» e
Per il NT cfr. A.StumpfT, art. ^Xoq, ThW magari si deve in questo caso ipotizzare che si
U,879-890 (= GLNT 111,1485-1518). tratti di una corrispondente radice indipenden­
G.Sauer te? Inoltre, vengono proposte come possibili
traduzioni « essere signore, dominare », oppure
«produrre, formare, generare» (cfr., a parte
commentari e lessici, f. gli a. Ahlstròm, l.c.
7lss.; W.F.Albright, BASOR 94, 1944, 34 n. 2;
m p qnh A CQ U ISTARE id., FS Mowinckel 1955, 7s.; id., FS Robert
1957, 23; id., BASOR 173, 1964, 52; id., Yah-
weh and thè Gods of Canaan, 1968, 105.107;
1 / La radice *qnj «acquistare» appartiene al
H.Bauer, ZAW 51,1933, 89s.; C.F.Bumey,
sem. comune (per il semO. cfr. DISO JThSt, 27, 1926, 160-177; H.Cazelles, VT 7,
165.260s.; per Pacc., dove si trova raramente, 1957, 422.429; Z.W.Falk, JSS 12, 1967,
cfr. AHw 898b). È tuttavia incerto se, oltre al 241-244; W.Foerster, ThW 111,1006 = GLNT
sign. «acquistare, possedere» e sim., sia atte­ V,1252-1254; H.L.Ginsberg, BASOR 98, 1945,
stato anche «creare» (nel semNO., ug., 22 n. 68 ; Ch.llauret, Recherches de Science
arab.?). Religieuse 32, 1958, 358-367; F.Hecht, Escha-
tologie und Ritus bei den « Reformprophe-
Tra le occorrenze in ug. (UT nr. 2249; WUS nr. ten», 1971, 11; P.Humbert, FS Bertholet
2426; CML 144) possiamo citare due casi: Asera, la 1950, 259-266 = Opuscules d’un hébraVsant,

585 rtJp qnh ACQUISTARE 586


1958, 166-174; W.A.Irwin, JBL 80, 1961, «vendere» (Gen 47,20; Lev 25,14; Neem 5,8
133-142; P.Katz, JJSt 5, 1954, 126-131; ecc.; mkr q. compare nell’AT 57x, ni. 19x,
L.Kòhler, ZAW 52, 1934, 160; id., Theol. 69; hitp. 4x; meekar « prezzo d’acquisto, merce »
J.A.Montgomery, JAOS 53. 1933, 107.116; id., 3x; mimkàr «vendita, merce» lOx; mimkércet
HThR 31, 1938, 145; R.Rendtorff, ZAW 78, « vendita» lx; cfr.Taram. zhn q. «acquistare»
1966, 284ss.; G.Rinaldi, Aegyptus 34, 1954, Dan 2,8 accanto a zbn pa. «vendere») ed è
61s.; H.Ringgren, Word and Wisdom, 1947, spesso collegato alla notificazione del prezzo
99ss.; J.de Savignac, VT 4, 1954, 430s.; (bp pretii; GK § 119p; Gen 33,19; 47,19; 2Sam
H.Schmid, ZAW 67, 1955, 18ls.; I.S.Stadel- 24,24 = lCron 21,24; ls 43,24; Ger 32,25.44;
mann, The Hebrew Conception of thè World, cfr. v. 9; Am 8 ,6). Gli oggetti acquistati com­
1970, 6 ; F.Stolz, Strukturen und Figuren im paiono all’accus.: casa (Lev 25,30), campo
Kult von Jerusalem, 1970, 130ss.l49s. 168ss.; (Gen 33,19; Ger 32,7ss.; Rut 4,4s. ecc.; dopo
F.Vattioni, RivBibl 3, 1955, 165-173.220-228; qnh ni. come soggetto: Ger 32,15.43), aia
7, 1959, I80s.; G. Levi della Vida, JBL 63, (2Sam 24,21), materiale da costruzione' (2Re
1944, 1-9; id., FS Friedrich, 1959, 302ss.; 12,13; 22,6; 2Cron 34,11), cintura (Ger
D.H.Wciss, HThR 57, 1964, 244-248). 13,2.4), brocca (Ger 19,1), agnello (2Sam 12,3)
Se si ammette una sola radice qnh, si può sta­ ecc., ma anche persone (Gen 39,1; 47,19.23;
bilire in vari modi una relazione tra « acquista­ Lev 22,11; Am 8 ,6 ; Neem 5,8; cfr. Deut 28,68;
re» e «creare»; ( 1) «procurarsi lavorando» per Zac 13,5 hi. vd. sp. 1), specialmente chiavi
(L.Kòhler, ZAW 52, 1934, 160; G.von Rad, (Es 21,2; Lev 25,44s.; Eccle 2,7). qnh (le’issà),
ThW V,503 = GLNT Vili, 1410); (2) «colui data la situazione particolare di cui racconta
che si è procurato qualcosa ne è anche il pro­ Rut 4 (v. 5.10), difficilmente potrebbe signifi­
prietario» (Schmid, l.c. 181); (3) «Si giunge care in senso proprio «comperare (versando il
probabilmente assai vicino al significato fonda­ prezzo nuziale)» (~*’ré 3), quanto piuttosto in
mentale della voce, se si pensa che gnj/w possa forma più attenuata « acquistare (in moglie) »
significare anche “generare”, sicché si potrebbe (Weiss; Rudolph, KAT X V II/1,64; ^ g ’I 3d).
assumere come suo valore più generale “pro­ La persona, da cui si compra qualcosa, viene
durre”, da cui si sarebbero via via distaccate le espressa con la preposizione min (Lev 25,44),
varianti di significato “possedere, prendere in mijjàd (Gen 33,19; Rut 4,5.9 ecc.), mè’èl (Gen
possesso”, “generare”, “creare” » (Stolz, l.c. 25,10; Gios 24,32 ccc.) oppure mè'ìm (2Sam
132; cfr. de Savignac; Irwin). 24,21). Il futuro possessore viene designato con
Tutt’e tre le proposte sono incerte, se non ad­ [e «(comperare) per» (Gen 47,20.23; Is 43,24;
dirittura improbabili (già in considerazione del Ger 32,7s.; Rut 4,8 ecc.), mentre l’affare può
significato preponderante nell’AT, vd. st. 3b-c). essere eseguito nàgeed « alla presenza di » de­
Altrettanto incerta rimane l’ipotesi (Humbert, terminate persone come testimoni (Rut 4,4,
Vattioni) di due radici omonime (*qnj e cfr. v. 10 s.).
*qnw?), per cui sia l’etimologia sia il significato
fondamentale di qnh sono in ultima analisi La frequenza con cui compare l’imperativo « com­
pralo (per te)!» (Ger 32,7s.25; Prov 4,5.7; Rut 4,4.8)
poco chiari. ha spinto H.J.Boecker, Redeformen des Rechtslebens
im AT, 21970, 168s., a concl udere all'esistenza di
La supposizione che qnh esprima l ’essere genitori un’espressione fissa, di uso comune nel negozio giu­
(Hauret, Irwin; anche M.Dahood, CBQ 30, 1968, ridico, « la cui funzione dovrebbe essere definita
513; Stolz, l.c.132, ecc.), si fonda - prescindendo dal­ come formula di invito all’acquisto ».
le ambigue attestazioni ug. - soprattutto sulla spiega­ Il prezzo d’acquisto si chiama kdscef miqnà (Lev
zione del nome, per altro di assai difficile compren­ 25,51, cfr. v. 16). Per l’acquisto può essere richiesta
sione, di Gen 4,1, che chiama in causa il verbo solo -specie in un periodo più tardo (Rut 4,7s. è a cono­
in base ad una etimologia popolare (vd. st. 4d). Inol­ scenza di un uso più antico?) - una dichiarazione,
tre esso dovrebbe indicare sia « generare » che « pro­ che in Ger 32,1 lss. è detta -»séfeer hammìqnà «con­
creare », opp. avere il significato generale di « pro­ tratto di compravendita» (per la sua configurazione
durre», poiché viene riferito alla madre (4,1) ed al cfr. Rudolph, HAT 12, 209ss. con bibliogr.).
padre (Deut 32,6); cfr. ancora in relazione con la na­
scita Sai 139,13; eventualmente Prov 8,22.
Essendo discusso in quali casi nell’AT convenga tra­
c) Analogamente a mdkèr «venditore», il
durre «creare», non rimane altra possibilità, nell’e­ part. att. qal qòricè diventa un termine fisso per
sposizione che segue, se non presentare brevemente «compratore» (Lev 25,28.50; Deut 28,68; Zac
nel loro proprio contesto le frasi in cui il verbo ricor­ 11,5; Prov 20,14; cfr. Eccli 37,11). I due oppo­
re (vd. st. 4). sti « compratore-venditore », come già altre
coppie di opposti, sono un’immagine della vita
b) Il verbo qnh è assai rilevante nella lingua umana quotidiana nella sua totalità (Is 24,2;
ordinaria. Il suo significato principale - e quin­ Ez 7,12; cfr. Zimmerli, BK XIII, 176). Almeno
di anche il suo significato fondamentale? - non il part., comunque, non ha solo senso ingressi­
è genericamente quello di «acquistare», ma vo, ma anche terminativo: l’acquistare diventa
più precisamente quello di «comperare». Di un possedere. Così qòncè significa « possessore,
conseguenza qnh rappresenta l’opposto di mkr signore» (ls 1,3; cfr. Lev 25,30; Zac 11,5).

587 HJp qnh ACQUISTARE 588


d) qnh viene usato persino in senso traslato- avesse avuto in origine il significato di «crea­
figurato per l’acquisizione della sapienza e del­ re», questo sarebbe stato trasferito qui al pia­
la conoscenza: «È meglio acquistare (possede­ no della storia.
re?) la sapienza che l’oro, l’acquisto dell’intelli­ Come nei due casi or ora menzionati, anche
genza è migliore dell’argento» (Prov 16,16; cfr. nel Sai 78 lo sguardo retrospettivo alla storia
4,5.7; 17,16; 18,15; anche 1,5); «chi acquista passa direttamente dagli avvenimenti del tem­
cuore (ossia intelletto) ama se stesso » (Prov po primitivo, come l’esodo e la conquista della
19,8; cfr, 15,32: -*1èb 3e). Ciò vale anche della terra, all’elezione di Sion (v. 54): « Li fece sali­
verità: comprala, ma non venderla (Prov re al suo luogo santo, al monte acquistato dalla
23,23)! sua destra». Corrispondentemente a Es 15,17,
difficilmente la frase si riferisce solo in senso
e) Indubbiamente dal sign. di qnh « acquistare generale alla Palestina montagnosa, ma piutto­
(tramite compera)» devono considerarsi deri­ sto (o, quanto meno, anche) in senso speciale a
vati i sost. miqncè « acquisto, possesso », ossia Gerusalemme con il suo santuario. Oggetto
di terreno e di suolo (Gen 49,32), ma soprat­ dell’agire divino, invece del popolo, è il monte;
tutto di animali (Gen 29,7 ecc.), e miqnà « ac­ tuttavia, stando al contesto (v. 54a), l’attenzio­
quisto mediante compera» (Gen I7,12ss. ecc.). ne non è rivolta in un’ottica cosmologica alla
Anche qinjàn indica sempre «possesso, pro­ sua formazione (cfr. Am 4,13), ma invece in
prietà»; cfr. l’espressione stereotipa paronoma­ un’ottica storica alla sua appropriazione da
stica » (Noth, HAT 7,78), attcstata in Gen parte di Jahwe (v. 54a; Es 15,17).
34,23; Gios 14,4; Ez 38,12.13 (cfr. Gen 31,18), Nell’aggiunta di Is 11,11, l’attesa del ritorno
miqnci vfqinjàn «averi e sostanze». Sembra dei dispersi si configura come speranza che
però che in Sai 104,24 si abbia un’eccezione Jahwe «riscatti il resto del suo popolo» (cfr.
(vd. st. 4b). Neem 5,8; ls 43,3).
4 / Molto discusse nel loro significato - a pre­
scindere da Gen 4,1 - sono soprattutto le oc­ b) Nel l’ambito di un altro campo semantico
correnze in cui Dio compare come soggetto di conducono invece le occorrenze seguenti.
qhn. In questi casi è possibile fornire una tra­ Il cd. canto di Mosè di Deut 32 contrappone la
duzione più o meno plausibile, ma assoluta­ fedeltà di Jahwe all’apostasia del popolo. Il v.
mente non cogente e univoca. Per motivi di 6 riassume nella allocuzione al popolo una tra­
metodo nella sintetica panoramica che segue ci dizione sapienziale: «così ripaghi il Signore, o
scosteremo dal significato principale di « ac­ popolo stolto e insipiente? Non è luì il padre
quistare » solo quando il contesto lo richiede. che ti ha creato (qnh; cfr. GK § 20g.7511), che
ti ha fatto ( ‘sh) e ti ha costituito (kùn poi.)?».
a) Nel cosiddetto Canto del mare di Mosè Es Israele deve a Jahwe « come padre creatore del
15,1-18, nella descrizione della conquista della popolo» (E.Baumann, VT 6 , 1956, 417) la sua
terra (v. 13b-17) si trovano applicati all’Israele esistenza. Una confessione corrispondente (an­
vagante predicati quali « tuo popolo » e « il che come domanda retorica) in contrapposizio­
popolo che tu ti sei acquistato (qnh)» (v. 16). ne all’infedeltà del popolo si trova in Mal 2,10.
Questa traduzione è quella che si avvicina di Con il concetto « padre », dunque, è collegata
più all’originale, visto che corrisponde alla per­ non tanto l’idea della generazione, quanto
fezione all’altro predicato, straordinariarqente piuttosto quella della creazione (cfr. anche Is
simile, « il popolo che tu hai liberato» (v. 13; 64,7; -±’àh lV/3c); risuonano tutt’al più delle
-*g’l 4e). concezioni mitiche, come Deut 32,18 che tra­
Simile è l’uso linguistico nel canto di lamento sferisce l’immagine del padre e della madre su
nazionale del Sai 74. Alla domanda introdutti­ Dio. Soprattutto Katz, l.c. 127, e Ahlstròm,
va « perché ci respingi per sempre? » fa seguito l.c. 73, cercano di mantenere per qnh nel v. 6
l’invocazione e la motivazione (v. 2 ): «Ricor­ - rimandando all’uso più generale del verbo
dati del popolo che ti sei acquistato nei tempi kùn poi. « stabilire» (~>kùn 4a) e all’espressio­
antichi. Hai riscattato la tribù che è tuo pos­ ne ug. il mlk dyknnh « El, il re, che lo ha pre­
sesso ». « Come “spinta dall’intervento”... le parato (?)» (testi sotto -> ab IV/3a) - il senso
proposizioni relative asindetiche menzionano di «acquistare», tuttavia con poca ragione.
l’elezione che, come decisione presa una volta Come indicano le parole immediatamente pa­
ed ancora valida, deve indurre Dio ad interve­ rallele ’àb e ‘sh, la traduzione «creare» è assai
nire in favore della comunità di Jahwe e del più accettabile, sebbene i v. lOss. esplicitino
santuario di Sion » (W.SchottrofF, « Geden- l’agire di Dio in senso storico.
ken» im Alten Orient und im AT, 21967, Nel Sai 139 l’orante motiva la sua coscienza di
190). Il parallelismo (g'ì) è ancora una volta a essere sempre e dovunque alla presenza di Dio,
favore della traduzione « acquistare, guada­ riconoscendo la propria condizione di essere
gnarsi » o sim. Il contesto qui, come nel caso creato come persona individua: «Sei tu che hai
di Es 15,16, esclude l’idea di un mitico forma­ creato (qnh) i miei reni e mi hai nascosto (pro­
re, di paternità o anche di creazione. Se qnh tetto, tessuto?) nel seno di mia madre » (cfr. re­

589 HJp qnh ACQUISTARE 590


centemente J.Holman, BZ 14, 1970, 64s.). ma‘aScékà «le tue opere». Per questo la tradu­
Come in Deut 32, il contesto (v. 14) è impre­ zione « creazione, creatura » risulta più con­
gnato di pensiero sapienziale, che può portare vincente che non «possesso». (L. Kòhler,
anche ad analoghe affermazioni sulla creazione ZAW 52, 1934, 160; cfr. P.Humbert, l.c. 170:
(Giob 10,8; Eccle 11,5). La concezione mitica « richesses »). Oppure si dovrebbe vocalizzare
della formazione dell’uomo nella (madre) terra, qinjànàkà come singolare basandosi sul signifi­
riecheggiata nei v. 15s., nel v. 13 viene già in­ cato « possesso », mentre con la lettura al plu­
terpretata come opera di Dio; tuttavia sia il v. rale si è pensato a «creature»? Da rilevare è
13 che i v. 15s. hanno la stessa intenzione, os­ ancora una volta lo sfondo sapienziale, e il fat­
sia il voler dedurre che l’uomo, per la sua ori­ to che anche qui Dio è soggetto della proposi­
gine, è totalmente disarmato di fronte a Dio. I zione.
reni sono organi e simboli degli impulsi più in­
timi e nascosti dell’uomo (cfr. —lèb 3g). Così il c) Anche nel titolo, assai discusso, 'èl 'cèljòn
contesto rende assai plausibile la traduzione di qònè sùmàjim wà'àrces « El l’Altissimo (opp. il
qnh con « formare » o sim. (cfr. Ahlstròm, l.c. Dio altissimo), creatore del cielo e della terra »
72: «either “to form” or “to give birth to” »), (Gen 14,19.22) si incontra qnh in un attributo
mentre il significato di « acquistare » (detto dei divino, che tuttavia è così isolato nel contesto
reni) a malapena potrebbe aver senso. da non offrire alcun aiuto sostanziale per il no­
In Prov 8,22ss. la sapienza personificata loda stro discorso.
se stessa per trarre dalle origini (come in Sai El Eljon sembra esser stato il (un) dio della cit­
139,13ss.), conseguenze valide per il presente tà di Gerusalemme, identificato più tardi con
(ossia la sua autorità, v. 32ss.). Alle descrizioni Jahwe (cfr. Gen 14,22 ecc.). In ogni caso c’è
negative (v. 24ss.), che nello stile delle cosmo­ chi ritiene che nel doppio nome siano unificate
gonie antico-orientali delineano lo stato del due diverse divinità (cfr. la bibliogr. in
mondo prima della creazione, sono preposte W.H.Schmidt, Die Schòpfungsgeschichte der
due frasi positive che caratterizzano la sapien­ Priesterschrift, 21967, 28 n. 2; -> ’èl III/3).
za come la prima, e cioè la migliore opera di
Dio. Con forte sottolineatura Dio è posto come Nei testi di Karatepe (KAI nr. 26a HI, 18) e di Leptis
Magna (KAI nr. 129,1) troviamo il titolo 7 qn ’rs
soggetto della proposizione (cfr. Prov 3,19), per Anche il dio itt. Elkunirsa va posto in relazione con
cui anche sintatticamente il rapporto di dipen­ questo predicato (H.Otten, MIO 1, 1953, 135ss.;
denza diventa chiaro: «Jahwe mi ha creato ANET Suppl. 1969, 83), ed a Paimira si trova un
(qnh) come principio della sua attività (?), nome divino ’lqwnr' (cfr. i lavori di Levi della Vida;
come prima tra le sue opere, in antico » (v. 2 2 ; Albright [spec. FS Mowinckel 1955, 7s.]; EiBfeldt,
cfr. la bibliogr. in H.H.Schmid, Wesen und KS II, 426; M.H.Pope, El in thè Ugaritic Texts,
Geschichte der Weisheit, 1966, 150; G.von 1955, 27.5lss.; Haussig 1,280; DISO 260; recente­
Rad, Weisheit in Israel, 1970, 197s. = La sa­ mente RendtorfT, l.c. 284ss.; Stolz, l.c. I30ss,; U.Ol-
denburg, The Conflict between El and Ba‘al, 1969,
pienza in Israele, 1975, I40s.). La sapienza è 16s.; H.Gese ed al., Die Religionen Altsyriens...,
prima di ogni creazione (cfr. v. 24s.), non però 1970, 113ss.; W.Hclck, Bctrachtungen zur grossen
preesistente dall’eternità; «essa non possiede Gòttin und den ihr verhundenen Gottheiten, 197!,
un’esistenza protocosmica accanto a Dio, che 194).
Dio debba scoprire» (G.Fohrer, ThW VII,491
= GLNT XII,762; cfr. Gemser, HAT 16,49). La traduzione « creatore » (anche: possessore,
La traduzione di qnh con « acquistare » in­ signore) della terra » è discussa. Non è attesta­
trodurrebbe così un’idea altrove mai attestata to un pendant «(Eljon) creatore del cielo» o
nel testo, secondo cui la (persona della) sa­ sim., che completando il titolo più volte ricor­
pienza avrebbe dovuto essere conquistata da rente riproduca l’espressione universale di Gen
parte di Dio. 14,l9ss. (cfr. al massimo «Baal samaim»).
Come si è visto, in tre testi in cui soggetto è Cosi provenienza e antichità del titolo comple­
Dio (Deut 32,6; Sai 139,13; Prov 8,22), il con­ to usato nelPAT rimangono incerte.
testo spinge a preferire per qnh il significato di AiPintemo delPAT stesso la locuzione di Gen
« creare ». 14,19.22 può essere messa benissimo in paral­
Un’altra prova ce la olire probabilmente il lelo con un’altra formula usata come attributo
sost. qinjàn. Sai 104,24 esalta Dio rivolgendosi del creatore: «(Jahwe) creatore ( ’OSè) del cielo
a lui in forma di inno: «Quanto numerose e della terra» (Sai 121,2; 124,8 ecc.; cfr.
sono le tue opere, Jahwe! Tutte tu le hai fatte Schmidt, Le. 166 n. 1). Se questo confronto è
con sapienza; la terra è piena della/e tua/e corretto, si può dare a qnh di nuovo il sign. di
creatura/e». Indipendentemente dalla questio­ «creare»; d’altra parte è abbastanza plausibile
ne se l’inciso stilizzato alla seconda persona (v. l’ipotesi che qnh sia un vocabolo introdottosi
24aP) a questo punto rappresenti un’aggiunta in Israele dall’ambiente circostante e interpre­
oppure no, vale l’osservazione: le due proposi­ tato o sostituito nelPAT con 'Sh. A questo
zioni di apertura e chiusura corrono parallele, punto l’idea di Humbert, l.c. 174, che qnh
cosicché qinjàncckà esplicita il plurale « creare » sia « une relique du language mytho-

591 HJp qnh ACQUISTARE 592


Jogique et cultuel, cananéen et préisraélite » solo nel semNO., ricorre 5x (lx q., 2x pi., 2x
potrebbe essere giusta, sebbene gli altri testi hi.; KBL 846b; DISO 262).
vtrt. non offrano alcun appoggio sicuro a que­
Come derivato di qés compare 4x I’agg. qìsnn « ulti­
sta interpretazione.
mo, estremo», in Lesti sacerdotali (Ez 26,4.10;
d) A differenza delle testimonianze fin qui 36,11.17; formazione analoga a rìsòn «prim o», cfr.
GVG 1, 293). Per quanto può valere la congettura,
menzionate, la spiegazione del nome di Gen
va considerato come denominativo di qès anche
4,1 b rimane difficilmente comprensibile, anzi haqissò(1 di Sai 139,18 «sono alla fine» (KBL 849a:
del tutto oscura: « Ho acquistato/creato/ricevu­ g fflì; Kraus, BK XV, 914).
to (qànitì) un uomo con (l’aiuto di?) Jahwe».
Ogni traduzione non può essere altro che un
semplice tentativo. 2/ Le 67 occorrenze del sost. sono sparse in
tutto l’AT, e solo in Ez e Dan si può ricono­
Una panoramica delle molteplici proposte di inter­ scere una presenza un po’ più frequente: Pen­
pretazione di questa frase è in Westermann, BK I, tateuco lOx, Gios-Re 6 x, profeti 20x (Ez 9x) e
394ss., il quale si schiera per il sign. «creare», ma Ketubim 3lx (Dan I5x). Se, come a ragione si
traduce a p. 383 « acquistare». Cfr. anche J.M.Kika- fa da molti, si riporta qinsè di Giob 18,2 alla
wada, JBL 91, 1972, 35ss.
forma qitfè (plur. cs.) (per dissimilazione di ge-
. minate), il numero delle occorrenze sale com­
Se il collegamento con Gen 2-3 ed anche la si­
tuazione della nascita sembrano favorire l’equi­ plessivamente a 68 .
valenza qnh = « formare », questa interpreta­
zione risulta tuttavia obiettivamente difficile, 3/ a) Nella forma miqqès per 22x il vocabolo
poiché un rapporto di corrispondenza tra l’agi­ serve ad esprimere un lasso di tempo determi­
re divino e quello umano non compare mai nel nato o indeterminato: « trascorso/i... ». In que­
contesto, e quindi non è neppure inteso. Inol­ sti casi esso è collegato o con una precisa indi­
tre, nelle altre occorrenze vtrt. è sempre Dio cazione dei giorni (p.e. Gen 8 ,6 ), dei mesi (p.e.
stesso il soggetto dei creare (cfr. ancora il nome Giud 11,39) o degli anni (p.e. Gen 16,3), op­
proprio 'celqànà, qualunque cosa possa voler pure, senza numero, semplicemente a jàmìm
dire), e qhn in Gen 2-3 non si trova affatto. È «u n certo tempo» (~*jòm 3f) (p.e. IRe 17,7).
insomma comprensibile il verbo « creare » sul­ Con lo stesso significato, ma solo per indica­
la bocca della donna, e coma mai allora l’og­ zioni indeterminate di tempo, ricorre anche 4x
getto è « uomo »? La traduzione « creare » è ol­ in testi tardivi l’espressione ieqès seguita da
tremodo incerta, se non proprio improbabile; jàmìm (Neem 13,6), sànìm « anni » (Dan 11,6;
la proposizione rimane in ultima analisi oscu­ 2Cron 18,2) e ‘ittìm (Dan 11,13 txt?); cfr.,
ra, cosicché tutte le argomentazioni relative al inoltre, la sequenza molto dettagliata di 2Cron
senso di qnh in Gen 4,1 rimangono assai discu­ 21,19 (txt?).
tibili. È probabile che il verbo non si trovi qui
in un contesto suo proprio, ma che vi sia stato b) In senso temporale il termine « fine » si rife­
inserito per dare un’etimologia popolare al risce in Ger 51,13 a Babilonia, in Giob 16,3
nome Caino («fabbro»?); in questo modo si alle « parole frivole», in Giob 18,2 alle chiac­
spiegherebbe il suo uso improprio. chiere, in Giob 28,3 alle tenebre ed in Sai
119,96 alla perfezione, mentre la negazione ’én
5/ Nei LXX la traduzione principale di qnh è qès riguarda in Is 9,6 il regno di pace, in Giob
x’va.arùa.L. Su quanto si afferma sulla creazione 22,5 la colpa, in Eccle 4,8 la fatica, in 4,16 il
nell’epoca posteriore alI’AT cfr. la bibliogr. in popolo ed in 12,12 la « produzióne di libri ».
->brJ 5; K.H.Schellde, Theologie des NT 1, In senso locale il vocabolo ricorre nell’espres­
1968, 27ss. (= Teologia del NT I, 1969, 33ss.). sione « ultimo/estremo luogo di riposo » o
W.H.Schmidt «ultime/estreme altezze», in 2Re 19,23 e ls
37,24. Poco chiaro rimane Ger 50,26, dove
miqqès indica presumibilmente « dalla fine (ul­
tima/estrema) », ossia « da tutti i confini » (così
la Bibbia di Zurigo; cfr. a questo proposito p.e.
72 qes FINE Rudolph, HAT 12,302).
c) In Sai 39,5 e Giob 6,11 si parla del termine
della vita umana. In questo ambito ricadono
1 / Il sost. q&s, attestato anche in ug. come qs anche le due occorrenze di Lam 4,18, dove tut­
«fine, vertice» (WUS nr. 2434), deriva da una tavia l’espressione «nostra fine» sta a signifi­
radice del sem. comune q$$ «tagliare, fare a care, oltre alla morte, anche la caduta di Geru­
pezzi» (KBL 848s.). Nell’ebr. vtrt. essa ricorre salemme. In Gen 6,13 questa raffigurazione ri­
14x (4x q., 9x pi., lx pu.), mentre una sua for­ sulta ancor più ampliata, giacché « la fine di
ma secondaria, qsh « spezzare, staccare pezzo ogni carne » comprende l’annientamento di
per pezzo », che, a parte l’arab., è attestata ogni vita e di tutte le basi della vita.

593 Ti? FINE 594


d) Riferito al tempo finale, il termine appare b) Un'eco di quest’uso profetico di qè$ la si av­
una volta in Am e Ab, 8x in Ez e 13x in Dan. verte nel Codice sacerdotale, vicino ad Ez,
Am 8,2 e Ab 2,3, come pure diverse altre volte quando in Gen 6,13, all’inizio del racconto del
Ez e Dan, usano il vocabolo in modo assoluto, diluvio, viene comunicata a Noè la decisione:
mentre Ez 21,30.34 e 35,5 ampliano questa « la fine di ogni carne è giunta innanzi a me =
espressione lapidaria in ‘èt ‘awòri qès « tempo è decisa per me»; lo stesso deve dirsi della an­
della condanna finale» e Dan 8,17 ecc. sceglie gosciosa constatazione di Lam 4,18: « la nostra
la formula 'èt qès, 8,19 mò'èd qé$ « tempo del­ fine è prossima/è giunta»; in ambedue i casi,
la fine» (cfr. 11,27) e 12,13 qès hajjàmìm certo, non si tratta in primo luogo del giudizio
« fine dei giorni ». finale, ma si parla pur sempre di un’azione
giudicatrice di Jahwe, intesa come intimamente
e) Tra i sinonimi sono da menzionare: qàjà connessa con il giudizio finale; qès assume qui
(92x, di cui Gios 15x, Is lOx, Es e Deut 9x, un carattere ambivalente, cfr. a questo proposi­
Num e Ger 8 x), qci$à (28x, di cui Es 21x), qés& to Zimmerli, BK XIII, 169; Kraus XX, 76.
(5x, sempre negato con ’èn: Is 2,7.7; Nah 2,10; Un significato ambivalente qè$ lo ha anche nel
3,3.9), qàsii (3x, solo plur. qaswè-'àras «confi­ testo, un po’ più difficile, di Ab 2,3 « è una vi­
ni della terra »: Is 26,15; Sai 48,11; 65,6), qesòt sione che attesta un termine, e aspira a una
(7x; cfr. J.Geyer, VT 20, 1970, 87-90) e qesàt fine». Va troppo oltre Zimmerli, allorché (l.c.
(9x; prst. aram., cfr. Wagner nr. 268/269; 170) osserva come qui qès sia « diventato una
aram. bibl. qesàt « fine» Dan 4,26.31; « parte » scala cronologica dei computo apocalittico»,
Dan 2,42), tutti derivati della radice qsh (vd. dato che il messaggio di Abacuc nel suo insie­
sp. I) e che significano sempre «fine» o sim. me è di natura molto diversa rispetto all’apo­
(in senso locale o temporale), mai però con ri­ calittica. Dietro Ab 2,3 si legge il puro tormen­
ferimento al tempo finale. Ugualmente privi di to, non sconosciuto anche altrove alla profezia,
orientamento escatologico sono ’céfces «fine» provocato dal ritardo dell’intervento di Jahwe
(anche con valore avverbiale come negazione o e del regno di Dio (cfr. Ez I2,27s.), un tormen­
limitazione e nel sign. di «niente»; ’defces kì to che può essere superato solo grazie alla
«solo che»; nell’AT 43x; -> ‘àjin 3; -* ’à rxs ,<rmùnà, la solida fedeltà della fede (Ab 2,4;
3b), sòf « fine » (5x; prst. aram., cfr. Wagner cfr. M.A.KJopfenstein, Die Liige nach dem
nr. 199); per 'aharlt «fine» —7?r 4. AT, 1964, 204s.). È invece nel giusto Zimmer­
0 In Dan 2,28 l’aram. bibl. ha mutuato dal- li, quando aggiunge (l.c.) che qès in Ab 2,3 ha
l’ebr. come termine tecnico l’espressione « perduto tutto il suo contenuto minaccioso ».
aharìl jòmajjà « fine dei giorni », nel senso di E ciò si spiega col fatto che il giudizio finale ri­
tempo finale (Plòger, KAT XV1II,46); altrove guarda qui solo i nemici e non più Israele, ele­
l’aram. bibl. usa per «fine» 5x sòf (Dan mento questo che distingue Ab da Am e Ez, e
4,8.19; 6,27; 7,26.28) e 3x qesàt (vd. sp. e), 10 aggancia piuttosto da una parte alla profezia
sempre in senso non escatologico. di salvezza e dall’altra all’apocalittica.
c) Nell’uso apocalittico Dan impiega il voca­
4/ a) Per determinare l’uso teologico del ter­ bolo come termine tecnico fisso. Il tempo fina­
mine dobbiamo partire da Am 8,2, dove per la le, che include tanto l’idea di un tempo di an­
prima volta compare il concetto di « fine » nel goscia quanto quello di un tempo di inizio del­
senso di «tempo finale». Sviluppandosi orga­ la salvezza, è sottratto alla normale storia ter­
nicamente dalla visione del canestro di frutta, rena e, molto più che presso i profeti, è in op­
l’espressione « è giunta la fine (qèf, con allusio­ posizione dualistica al mondo non divino, av­
ne al precedente kelùb qdjis « canestro di frut­ viato sicuramente verso una prossima rovina.
ta ») per il mio popolo » dice nella sostanza lo Questa line può essere calcolata, essendo già
stesso di quanto è detto in 5,18-20 del giorno stata esattamente determinata da Dio (cfr.
di Jahwe, ma caratterizzando quest’ultimo con 11,27; 12,7; 8,14 e 12,12). Rivelazioni miste­
estrema durezza come il giorno del giudizio su riose sono comprensibili per l’apocalittico, il
Israele. quale, come abbandonato all’idea della rovina
Solo Ezechiele riprende questo modo di espri­ del mondo, aspetta con ansia « la meravigliosa
mersi così radicale e lo accentua ancora di più: fine» ( 12 ,6 s.): essa, infatti, non comporta più
nei tre versetti Ez 7,2.3.6 la minaccia della 11 giudizio sopra Israele, ma la vendetta sui ne­
« fine » compare non meno di cinque volte, mici, la liberazione dairafìlizione e persino la
due volte persino senza articolo (v. 2 .6), in risurrezione dei morti (12,13), ossia in definiti­
21,30.34 c 35,5 di nuovo nella locuzione dal va, per dirla con altre parole, il regno di Dio
contesto ancora più forte 'èt ’awòri qès (vd. sp. nella immagine esaltata di un regno di Giuda
3d). Vale la pena di notare al riguardo che in (cfr. W.Baumgartner, Das Buch Daniel, 1926,
Ez 7 il discorso è rivolto alla «terra di Israe­ 27ss.; Plòger, l.c. 174ss.).
le », di cui starebbe per giungere la « fine», an­
nullando così qualsiasi tipo di affidamento ba­ 5/ Nei testi di Qumran non è stato rintraccia­
sato sul possesso della terra promessa. to finora un uso escatologico del semplice qè§

595 Pi? qès FINE 596


Per esprimere il tempo finale, a qès è aggiunto qsp viene usato nell’AT al q. e al l’hi. (« far an­
’hrwn. Invece nella letteratura rabbinica qès in­ dare in collera») e all’hitp. («infuriarsi»); vie­
clude pure l’escatologia, in cui hanno grande ne poi anche il sost. verbale q<x$izf «ira » (BL
importanza le attese messianiche e i calcoli 458; aram. bibl. qpsaf, BLA 183).
dell’«appuntamento finale», un significato che
ora qès può assumere per parte sua, cfr. anche il Interpretazioni divergenti di singoli passi propongo­
no, in base a considerazioni linguistico-comparative.
plur. qissim «scadenze stabilite»; (G. G.R.Driver, JThSt 36, 1935, 293, per 2Re 3,27 (non
Delling, ThW Vin,53s.; H.-G.Link, ThBNT «ira», ma «tristezza» come vuole il sir.; cfr. Barr,
III,1488s. =DCB 69ls.). CPT 122), e A.Guillaume, JSS 9, 1964, 288s„ per Is
Nella letteratura di Qumran, come pure nel- 8,21 hitp. («dimagrire», in base all’arab. qaduba;
l’ebr. post-biblico, qès assume in misura rile­ aderente alla traduzione accettata finora rimane
vante anche il significato di « tempo, segmento Wildberger, BK. X, 355).
di tempo, periodo» (M.Wallenstein, VT 4,
1954, 21 lss.; N.Wieder, JJSt 5, 1954, 22; 2/ Nell’ebr. dell’AT il verbo ricorre 34x: q.
K.Elliger, Studien zum Hab-Kommentar vom 28x (1 lx detto dell’ira umana e I7x di quella
Toten Meer, 1953, 182s. 192.; G.Delling. ThW divina), hi. 5x (gli uomini provocano l’ira di
Vili,54 n. 28; Jastrow 1403s.), senza tuttavia Dio), hitp. lx (Is 8,21). Il sost. qtescef viene im­
perdere completamente il senso originario (cfr. piegato 28x, sempre al singolare. Solo 2x esso
DJD V, nr. 169, II, 6 ; G.Delling, Le. r. 3lss.). serve a designare l’ira umana; 25x descrive l’i­
Anche nei testi vtrt. può essere presente questo ra del Dio di Israele e lx di un dio nemico
significalo, cfr. il termine miqqès «passa­ (2Re 3,27). Con le due occorrenze aramaiche
to/i... »; specialmente in Dan tale significato (vd. sp. I) le attestazioni totali della radice qsp
dev’essere tenuto in conto, per esempio nel arrivano a 64 (Is 1lx, Zac 7x, Deut e 2Cron 6 x
senso di «periodo finale» (cfr. KBL Suppl. ciascuno, Num e Ger 5x ciascuno).
184a; non convince affatto invece la proposta
di M.Wallenstein [l.c.], di applicare questa in­ 3/ Come gli altri termini chc esprimono
terpretazione anche a Gen 6,13). l’«essere adirato» (-» ’àf, —hèmà, -*‘ùebrà),
Nei LXX qès viene reso il più delle volte con qsp designa il moto umano dell’ira nei con­
■téXoq (solo in senso non escatologico) e ouvté- fronti di un altro uomo. Non è possibile deter­
Xeio. (anche in senso escatologico), inoltre minare la sfumatura di qsp rispetto agli altri
EffxaTo^, xaipóq ecc. Mai 'léXoq corrisponde a termini sulla base dell’etimologia. L’esame del­
'o ffrii , mentre EcryaToq vi corrisponde assai le occorrenze permette tuttavia di concludere
spesso. Cfr. W.C.van Unnik, FS Vriezen 1966, che si tratta sovente di una emozione chc sorge
335-349; G.Kittei, art. eo^cno^, ThW Il,694s. improvvisa, violenta, e che poi si spegne rapi­
(= GLNT 111,995-1000); G.Delling, art. x&oq, damente. Così, il faraone si adira contro i servi
ThW V ili,50-67. infedeli (Gen 40,2; 41,10), Mosè diviene furen­
M. Wagner te per la disobbedienza del popolo (Es 16,20),
oppure di singoli (Lev 10,16; Num 31,14). Si
parla inoltre dell’ira dei capi dei filistei contro
Achis (ISam 29,4), di Naaman contro Eliseo
(2Re 5,11), di Eliseo nei confronti di Ioas (2Re
qsp ESSERE ADIRATO 13,19), dei maggiorenti di Gerusalemme contro
Geremia (Ger 37,15), del re Assuero nei ri­
guardi di Vasti (Est 1,12), degli eunuchi nei
I / La radice verbale qsp « essere adirato » è confronti del loro re (Est 2,21).
conosciuta, oltre che in ebr., anche nelle glosse Solo in Is 8,21 ricorre l’hitp. Data la frammen­
di Amarna (EA 82,51 e 93,5 forme N, paralle­ tarietà del testo (Wildberger, BK X, 355-361),
le alPacc. asàsu St « to become worried [stan­ capirlo non è molto facile. Il popolo infedele
carsi, seccarsi] », CAD A/Il, 424b; DISO 262) (oppure la popolazione del luogo, caduto sotto
e in aram (Ah r. 101 ksph «la sua ira», ossia la signoria assira, Wildberger, l.c. 358) soffre
del re; per la forma cfr. Leander 17; aram.bibl. miseria e fame. Per questo motivo essi si infu­
qsp qal «infuriarsi» Dan 2,12; ifsa f «ira» riano (GB 721b: « vengono sopraffatti dalla
Esd 7,23; KBL 1119s.; LS 687b, f.ì’a. qesJ/a collera ») e « maledicono il loro re ed il loro
« triste »). Dio ».
Dove il sost. qàscef è riferito all’atteggiamento
II collegamento con l’arab. qasafa « rompere » (Wehr umano, una volta esso designa, accanto a
686a c Suppl. I05b) è dubbio; l’etimologia arab. po­ «oscurità», «miseria» e «malattia», il
trebbe essere addotta piuttosto per qàscrf II « ramo
« cruccio » come retaggio della vita umana ca­
spezzato» (Os 10,7; cfr. J.DIau, VT 5, 1955, 343; di­
versamente f. gli a. C.Cohen, Journal of thè Ancient duca (Eccle 5,16), inoltre, accanto a bizzàjón
Near Eastem Society of Columbia University 2, « disprezzo », l’« irritazione » che potrebbe ri­
1969, 25-29: « schiuma ») e per (fsàja « mozzicone » sultare dalla disobbedienza delle principesse,
(Gioe 1,7). sull’esempio di Vasti (Est 1,18).

597 »]Xp qsp ESSERE ADIRATO 598


4/ Agli 1 I casi in cui qsp q. si riferisce all’ira tC lp qr’ C H I A M A R E
umana, si contrappongono 17 luoghi in cui si
tratta dell’ira divina. Questa si accende per la
disobbedienza (Lev 10,6) e i peccati (Num 1/ Ad eccezione dell’et. la radice qr' è comu­
16,22; Eccle 5,5; Lam 5,22) ed è menzionata ne a tutte le lingue semitiche (per l’acc. qerù
soprattutto in ambito dtr. (Deut 1,34; 9,19; «invitare» cfr. AHw 918; per l’ug. q r‘ «chia­
Gios 22,18) e dai profeti (Is 47,6; 54,9; mare» cfr. UT nr. 2267 e WUS nr. 2448; per
57,17.17; Zac 1,2). Proprio in questi ultimi si il fen. pun. e l’aram. qr' «chiamare» cfr.
ritorna continuamente sul fatto che l’ira dura DISO 263s.). In ebr. si trovano le seguenti de­
poco (ls 57,16) e viene cancellata dalla miseri­ rivazioni: il part. att. sostantivato qòrè’ « il
cordia e dall’aiuto (ls 64,4.8; Zac 1,15.15). chiamante» per indicare un tipo di pernice
In tutti i casi con forme hi. l’ira di Dio è pro­ (cfr. KBL 85 Ib; GB 725a; come nome d’ani­
vocata dall’apostasia e dal peccato del popolo male è attestato anche nel n. pers. qòrè’, cfr.
(Deut 9,7.8.22; Sai 106,32, riferita di volta in Noth, IP 230), il sost. miqrà’ «chiamata a rac­
volta ad avvenimenti accaduti durante la pere­ colta, convocazione, lettura, luogo di raccolta »
grinazione nel deserto; più generalmente Zac (cfr. E.Kutsch, ZAW 65, 1953, 247-253; P.
8,14). Da rilevare la prossimità con il patrimo­ Katz, ibid. 253-255), il part. pass, sostantivato
nio ideale dtn. (->k ‘s 4). qàrV «chiamato, delegato», che ricorre solo
Nello stesso quadro si muove l’impiego del so­ nelle espressioni composte qer l ’è ha ‘èdà (Num
stantivo (25x detto di Dio). L’ira di Dio si ele­ 1,16 K; 26,9 Q) c qer ì’è mò'èd (Num 16,2) e
va contro la disobbedienza ed i peccati (Num non significa «araldo dei giorni festivi»
1,53; 17,11; 18,5; Gios 9,20; 22,20; Sai 38,2; (W.A.lrwin, AJSL 17, 1940, 95-97) o «chia­
102 , 11 ); viene menzionata specialmente dai
mato all’assemblea », bensì « eletto dall’assem­
profeti (Ger 10,10; 21,5; 50,13; Zac 1,2.15; blea, delegato, deputato», una designazione uf­
7,12). Essa è all’opera nella deportazione del ficiale che si trova anche in Ez 23,23 (qerù ’lm)
popolo dalla terra (Deut 29,27), troverà però e negli scritti di Qumran (cfr. Kuhn, Konk.
una fine nella nuova raccolta del popolo (Ger 195), e infine il sost. qpr l ’à <<annuncio», che
32,37). Dopo l’esilio appare chiaro che l’ira ricorre una volta sola (Giona 3,2). È incerto se
non dura in eterno, ma è sostituita dalla mise­ il sost. ug. qr «chiamata, grido, chiasso» (cfr.
ricordia e dalla pietà (Is 54,8), per cui al suo UT nr. 2263; WUS nr. 2448) abbia un equiva­
posto subentra la compiacenza (Is 60,10). Nei lente in ebr. (M.Weippert, ZAW 73, 1961,
testi profetici tardivi l’ira è rivolta anche con­ 97-99; cfr. M.Dahood, Psalms 1, 1966, 122),
tro i nemici, a favore di Israele (Is 34,2). La ma è comunque probabile che il sost. rnàqòr
constatazione che questa voce diventa più co­ Sai 68,27 sia da derivare da una radice qùr
mune nell’opera del Cronista per descrivere i «chiamare a raccolta» (cfr. M.Dahood,
fatti or ora menzionati (lCron 27,24; 2Cron Psalms II, 1968, 148; L.R.Fisher, Ras Shamra
19,2.10; 24,18; 29,8; 32,25.26), potrebbe indi­ Parallels I, 1972, 329). Sulla forma verbale
care che nel periodo più tardo questo concetto qàrà’ì come terza pers. fem. sing. in Is 7,14 cfr.
fosse familiare soprattutto nell’ideologia sacer­ G K § 74g; Wildberger BK X, 267; di parere di­
dotale. L’uso in Num 1,53; 17,11 e 18.5 po­ verso G.Rinaldi, BeO 10, 1968, 134.
trebbe confermare questa supposizione.
In 2Re 3,27 la frase «e si scatenò un grande qàscef 2/ Il verbo qr’ si trova 730x nell’AT ebr. (q.
contro Israele » (dopo chc Mesa di Moab, assediato 6 6 lx; ni. 62x; pu. o q. pass. 7x, cfr. GK §52e)
dagli Israeliti, ebbe offerto il proprio figlio primoge­ e 1lx nelFAT aram. (lOx q. e lx hitp.). Manca
nito sulle mura) è esegeticamente discussa. Di solito in Abd e Nah ed è invece assai frequente in
la si intende riferita all’ira del dio moabita Kemos, al Gen, Is, Ger e Sai, come risulta dalla panora­
quale egli aveva offerto il sacrificio (cfr. J.Gray, I &
lì Kings, 1963, 439). Nell’iscrizione di Mesa (r. 5) si mica seguente (esci. Num 1,16 Q; 26,9 K, vd.
parla ancora dell’ira di Kemos, in questo caso contro st. qàrV; esci. Is 41,2; Ger 4,20; Prov 27,16,
il proprio popolo (-> 'af4b). vd. st. ->qrh): qal: Gen 105x, Is 62x, Sai 56x,
Ger 51x, IRe 40x, ISam 36x, Es e 2Re 34x
5/ La radice qsp non si può dire proprio fre­ ciascuno, Giud e 2Sam 27x ciascuno, Deut
quente nella letteratura di Qumran e tardogiu- I9x, Num, Gios e Prov 15x ciascuno, 2Cron
daica (DJD V, nr. 176, 20,2; Jastrow II, 13x, ICron 12x, Os, Zac e Giob lOx ciascuno;
1406s.). La cosa più notevole è che Q(é$cef di­ ni.: ls 15x, Ger llx , Gen e Est 6 x ciascuno;
venne il nome proprio di un angelo della di­ pu.: Is 6 x, inoltre Ez 10,13.
struzione (Targum Jerusalmi su Num 17,1 ls). Fra i sost. miqrà' ricorre 23x (Lev 1 lx, Num
Il più importante equivalente di qsp nei LXX è 7x; 19x collegato a qódces), qòrè’ 2x, q à rì’ 3x
òpyT). Per il NT -> 'a /5 ; -»hètnà 5. (Num 1,16 K; 16,2; 26,9 Q) e qer ìa lx.
G.Sauer
3/ Il verbo qr\ usato raramente in riferimen­
to ad animali (cfr. Sai 147,9; su ls 21,8 e 34,14

599 X“)p qr’ CHIAMARE 600


v. BH3) e quasi mai in senso traslato (avendo un determinato contesto: « richiamare », « pro­
per sogg. tehòm « le grandi acque primordiali » clamare », « designare », « interpellare » ecc.
Sai 42,8; hokmà «sapienza» Prov 1,21.24; Tali significati, determinati dal contesto e dai
8,1.4; 9,3; kfsìlùt «stoltezza, follia» Prov singoli ambienti, non possono essere sempre
9,15), in ebr. è l’espressione corrente per distinti con molta precisione l’uno dall’altro.
«chiamare». A rigore qr\ a parte espressioni Quanto segue ne tenta un’articolazione.
quali ntn qòl, ns’ qòl, qòl 'al (-><70/), non ha si­
nonimi, perché termini che eventualmente si a) Quando si tratta di comunicare mediante il
potrebbero considerare tali, hanno tutti signifi­ suono della voce, qr' significa « lanciare un ri­
cati particolari: così hgh « leggere a mezza chiamo », p.e. da parte di gente che si alTronta:
voce», zkr «menzionare, citare» (~>zkr), Golia chiama sfidando le schiere armate d’I­
->qds pi. «santificare, proclamare» (usato sraele (ISam 17,8), Abner chiama Ioab (2Sam
come par. di qr’ non soltanto in relazione a fe­ 2,26), il maresciallo assiro chiama i giudei
ste Gioe 1,14; 2,15, così Kutsch, l.c., 249 n. 2, (2Re 18,28); secondo le regole di guerra si do­
ma anche in relazione a un pasto ISam 16,5), veva anzitutto «richiamare» l’avversario «a
srq « fischiare (chiamando) » (Is 5,26; 7,18; Zac un accordo pacifico» (Deut 20,10); terminato
10,8 ), -+s'q o z'q «chiamare in aiuto», termini un conflitto si offre all’avversario la «pace»
tecnici per indicare il grido di aiuto (cfr. al ri­ (Giud 21,13), cfr. Mi 3,5, dove il verbo può
guardo II.J.Boecker, Redeformen des Rechtsle- però anche significare « informare, annuncia­
bens im AT, 1964, 61-66) e gli altri verbi che re ». Strettamente connessa a questa sfumatura
significano « gridare » (~>?q 3). è quella del proclamare, della dichiarazione e
Nell’acc., in cui la radice qr’ mostra, come nell’ara­
della predicazione: dal punto di vista contenu­
bo, un’evoluzione semantica diversa, qr’ ha il signifi­ tistico può trattarsi di un grido, p.e. « attenzio­
cato particolare di «invitare», mentre per «chiama­ ne!» (Gen 41,43), «impuro, impuro!» (Lev
re» è usata tutta una serie di altri verbi: zakàru, 13,45; cfr. Lam 4,15), «spada di Jahwe e di
nabù, rugami! e soprattutto sosti, che dal punto di Gedeone» (Giud 7,20), di una notificazione
vista semantico è il più vicino alPebr. q r’. Mentre in come « così si tratta l’uomo che il re vuole
ebr. p'r significa « spalancare la bocca », in ug. si tro­ onorare» (Est 6,9.11), di una dichiarazione so­
va attestato per questo verbo il significato «gridare, lenne come «tu sei mio padre!» (Sai 89,27;
dichiarare, denominare », cfr. UT nr. 2078; WUS nr.
2245. Sul verbo *qwh TI «chiamare» in Sai 19,5 vd.
cfr. M.Dahood, Psalms II, 1968, 317), oppure
M.Dahood, Psalms I, 1966, 121-122. di una vera e propria proclamazione come
«domani è un giorno festivo in onore di Jah­
Il significato fondamentale di qr’ è verosimil­ we!» (Es 32,5). In caso di editti ufficiali, come
mente: con il suono della propria voce attirare quest’ultimo, qr’ significa per lo più «procla­
su di sé l’attenzione di qualcuno, per venire in mare »: nel senso assoluto dell’enunciazione di
contatto con lui. La reazione di colui che è un proclama (Lev 23,21), della proclamazione
chiamato è detta -*‘nh, il cui primo significato di un editto di remissione e di affrancamento
è «reagire», o anche ->sm‘ «ascoltare». Non (semittà, Deut 15,2), di liberazione (deròr, Lev
c’è quindi da meravigliarsi che q r’ sia spesso 25,10; Is 61,1; Ger 34,8.15.17; cfr. M.David,
usato strettamente unito a ‘nh (cfr. ls 50,2; OTS 5, 1948, 63-79), di un digiuno {som, IRe
58,9; 65,12.24; 66,4; Ger 7,13.27; 35,17; Sai 21,9.12; Ger 36,9; Giona 3,5; Esd 8,21; 2Cron
4,2; 17,6; 22,3; 91,15; 99,6; 102,3; 118,5; 20,3), di un’offerta volontaria (rfdàbòt, Am
119,145; 120,1; 138,3; Giob 5,1; 9,16; 12,4; 4,5), di una festività (‘“stira, Gioe 1,14; 2,15;
13,22; 19,16; Prov 1,28; 21,13; Cant 5,6) o a cfr. l’excursus in Wolff, BK XIV/2,23s., con bi­
sm' (Zac 7,13; Sai 4,4; 34,7). Spesso qr’ è se­ bliogr.), di una festa {mò'èd, Lam 1,15), di un
guito, per esprimere il fatto della comunicazio­ giorno {jòm, Lam 1,21), di un anno di miseri­
ne, da un verbum dicendi come ’mr « dire » cordia di Jahwe (Ynal-ràsòn leJhwh, Is 61,2),
(Gen 3,9; 12,18; 19,5; 21,17; 22,11.15; 24,58 di un’assemblea (miqrà Is 1,13), di un’assem­
ecc.; par. a q r’ ls 61,6 ni.; 62,4 ni.; Prov 1,21), blea santa (miqrà’ qòdces, Lev 23,2.3.4.37; cfr.
dbr pi. «parlare» (Gen 20,8; Es 34,31; Lev Kutsch, l.c. 247ss.), del regno (m'itikà, Is
1,1; par. a qr' Is 65,24; 66,4; Ger 7,13.27; 34,12; cfr. Neem 6,7) e forse anche della guer­
20,8; 35,17; Sai 50,1), ngd hi. «render noto» ra (milhàmà, come pensa Dahood, Bibl 52,
(ISam 19,7; 2Sam 18,25; 2Re 7,10.11), spr pi. 1971, 348s.: «when war is declared» [=
« narrare» (Gen 41,8) o sim debàrìm « presen­ «quando si dichiara guerra»] Es 1,10 txt?, cfr.
tare parole» (Es 19,7). Nel caso di un lebbroso però Mi 3,5, dove qds è par. a qr’\ in proposito
che deve gridare «impuro, impuro» (Lev Kutsch, l.c. 249 n. 2; -+qrh 3b).
13,45) q r’ significa ciò che previene e non ciò Nella letteratura profetica qr' diventa termine
che determina un eventuale contatto, cfr. an­ tecnico per «annunciare» (IRe 13,32; 2Re
che Lam 4,15. 23,16.17; ls 40,2.6; 58,1; Ger 2,2; 3,12; 7,2;
Il verbo q r ' ha varie sfumature di significato, 11,6; 19,2; 20,8; 46,17 txt?; 49,29; Gioe 4,9;
non derivanti in primo luogo da un dato svi­ Giona 1,2; 3,2.4; Zac 1,4.14.17; 7,7 avendo
luppo semantico, bensì dall’uso nell’ambito di Jahwe come soggetto; Neem 6,7). In alcuni casi

601 qr’ CHIAMARE 602


qr\ con questo significato, è collegato a ->sèm e intenso rapporto con colui che è chiamato
Jhwh. Questi passi devono essere rigorosamen­ (cfr. G K § 119 k): con Bezaleel (Es 31,2;
te distinti da quelli nei quali si incontra l’e­ 35,30), con le stelle (ls 40,26), con Israele (ls
spressione ususale q r’ besèm Jhwh « invocare il 43,1, ma non 45,3.4, dove qr’ significa « dare il
nome di Jahwe » (vd. st. 4). Nei casi citati pri­ nome»); nell’uso profano l’espressione «chia­
ma si tratta di una proclamazione o di un an­ mare per nome» significa «assegnare, dare»
nuncio del significato del nome di Jahwe: così (Gios 21,9; Est 2,14 ni.; lCron 6,50).
q r’ sém Jhwh «annunciare il nome di Jahwe»
(Deut 32,3), Qr' bcsèm Jhwh «far conoscere il c) Riferito a sém, qr’ è termine tecnico per
nome di Jahwe» (Is 12.4; Sai 105,1 = lCron l’atto di dare il nome (-►sèm). Si tratta, all’ori­
16,8) e altri due passi nei quali il soggetto è gine, di due espressioni: qr' sèm + accus. del
Jahwe: Es 33,19; 34,5 (cfr. v.6 ). La prep. be in nome «dare il nome x » (Gen 3,20; 4,25.26;
questi casi ha il medesimo valore come nella 5,2.3.29 ecc.) e qr’ sèm V /’cel «dire un nome
costruzione dbr pi. bc Deut 6,7; ISam 19,3.4 per», «dare un nome a qualcuno» (Gen 2,20;
(cfr. GK § 119 1). 26,18; Is 65,15; Sai 147,4; Rut 4,17a). Que-
st’ultima espressione è usata una volta in for­
b) Una sfumatura frequente è «chiamare» nel ma assoluta, senza prep., significando « essere
senso di « chiamare a sé » o « invitare ». La si colui che dà il nome» (Rut 4,11; al riguardo
riscontra soprattutto nei casi in cui si parla di C.J.Labuschagne, ZAW 79, 1967, 364-367).
una presa di contatto da una certa distanza: il Sono assai frequenti le forme abbreviate delle
faraone fa chiamare Àbramo (Gen 12,18), Abi- locuzioni citate (con caduta dì sèm): qr' la/'(el
melech chiama i suoi servi (Gen 20,8), cfr. an­ «dare il nome» (Gen 1,5.8.10; 2,19; 33,20;
cora Gen 24,57.58; 26,9; 27,1; 28,1; 39,14 ecc. 35,18; Es 33,7; Num 13,16.24 ecc.); raro è qr’
In questi passi qr’ si trova in stato costrutto con il doppio accus. «dare il nome» (Gen
con Paccus. o con le prep. ’cel e le, senza che il 26,33; Num 32,41; ls 60,18). In relazione al­
senso cambi. Talvolta il verbo qr' è preceduto l’atto di dare il nome alcune volte qr’ besèm si­
dal verbo ->slh «inviare» (p.e. Gen 27,42; gnifica « dare il nome di qualcuno » (Num
31,4; Es 9,27; Num 22,5.37; IRe 2,42; 12,3; 32,38.42; Is 43,7 ni.; 44,5; 48,1 ni. con min ;
slh par. a qr1Ger 9,16). Quando di tratta di un 65,1 pu. txt?). In questo quadro rientra pure
pasto, qr’ acquista il senso di «invitare» (Es l’espressione qr' 'al-senw «dare il proprio
2,20; 34,15; Num 25,2; ISam 16,3 ecc.). Il nome» (Deut 3,14; 2Sam 18,18; cfr. pure Esd
part. pass, qàru diventa così il termine tecnico 2,61 ni.; Neem 7,63 ni.; in forma ellittica, sen­
per «invitato» (ISam 9,13.22; 2Sam 15,11; za sém, lCron 23,14 ni.; con besèm Sai 49,12
IRe 1,41.49; Sof 1,7; Prov 9,18); sulla differen­ txt?). Portata giuridica ha il termine tecnico qr’
za fra q à rii «chiamato, invitato» e niqrà’ ni. sèm 'al « il nome di qualcuno viene pro­
« nominato, designato » vd. Joùon 115 n. 2). nunciato, proclamato su di», quando in caso
Quando il chiamare ha un altro scopo, qr‘ ac­ di cambiamento di proprietà il nome del nuo­
quista il significato di « convocare », p.e. in vo proprietario viene ufficialmente dichiarato
termini giuridici «chiamare qualcuno in giudi­ (2Sam 12,28; Is 4,1; al riguardo K.GaIling,
zio» (ISam 22,11; Is 59,4, cfr. K.Cramer, ThLZ 81, 1956, 65.70; Boecker, l.c. 166-168).
ZAW 27, 1907, 8 ls.; Giob 9,16; 13,22; al ri­ Riferita al nome di Jahwe quest’espressione af­
guardo vd. Boecker, l.c. 58 n. 1). Questo senso ferma la sovranità di Jahwe: su Israele (Deut
giuridico è presente anche in Deut 25,8 (cfr. 28,10; Is 63,19 par. a msl be «dominare»; Ger
P.Volz, ZAW 32, 1912, 127). Così pure q r’ è 14,9 par. a beqcérceb « in mezzo a »; inoltre
usato con questo significato anche in passi 2Cron 7,14), sull’arca (2Sam 6,2), sul tempio
come Is 44,7 e Giob 14,15. qr’ significa inoltre (IRe 8,43; Ger 7,10.11.14.30; 32,34; 34,15;
«richiamare», «arruolare» in vista del servi­ 2Cron 6,33), sulla città (Ger 25,29; Dan
zio militare, p.e. Giud 8,1; Ger 4,5 (cfr. Is 31,4 9,18.19), sui popoli (Am 9,12), sul profeta (Ger
ni. e Os 7,11), in proposito cfr. R.Bach, Die 15,16). Per una panoramica su queste locuzioni
Aufforderungen zur Flucht und zum Kampf im e su altre simili cfr. M.Weinfeld, Deuteronomy
alttestamentlichen Prophetenspruch, 1962, and thè Deuteronomic School, 1972, 325.
5lss. (manca però una trattazione di qr). « Menzionare il nome » di un uomo, dopo la
Avendo come soggetto Jahwe qr' significa poi sua morte, esprime il fatto che egli continua a
«chiamare per vocazione» (Is 41,9; 49,1 par. vivere. La stirpe dei malfattori non sarà mai
a zkr hi. sèm\ 51,2; 54,6; cfr. inoltre 2Re più « chiamata per nome » (ls 14,20), si deside­
3,10.13; 8,1; Is 13,3 par. a swh pi.; 22,12.20; ra che il nome di Giacobbe sia « nominato »
41,4; 42,6; Ger 1,15; 25,29; Éz 38,21; Os 11,1; nei suoi figli (Gen 48,16, cfr. Gen 21,12) e che
11,2 txt?; Gioe 3,5; Am 5,8; 7,4 txt?; 9,6; Agg il nome di Booz sia « nominato » in Israele
1,11; Sai 105,16). In questo senso qr’ viene (Rut 4,14; in questo caso la locuzione ha il
usato congiuntamente a sém nell’espressione senso supplementare « essere famoso »).
qr’ besèm «chiamare per nome», ove Jahwe,
che è « colui chc chiama », entra in più stretto d) Dalla sfumatura «proclamare», «annun­

603 K lp q r’ CHIAMARE 604


ciare» è derivato il significato «leggere», sen­ è invocato (vd. sp. 3b). In Ger 10,25 e Sai 79,6
za dubbio perché originariamente « leggere » qr’ besèm Jhwh corrisponde al termine -*jd‘\
avveniva pubblicamente, era un «leggere a», La locuzione qr’ besèm Jhwh (o con suffisso)
ad esempio nel caso di un editto ufficiale. Nei ricorre 17x per significare «invocare (il nome
casi nei quali qr’ significa «leggere», ha quasi di .lahwe) » (Gen 4,26; 12,8; 13,4; 21,33;
sempre questa sfumatura. È sintomatico che i 26,25; IRe 18,24; 2Re 5,11; Is 64,6; Ger
LXX abbiano tradotto talvolta qr’ «annuncia­ 10,25; Gioe 3,5; Sof 3,9; Zac 13,9; Sai 79,6;
re» con «leggere» (Ger 2,2; 3,12; 7,2.27; 80,19; 116,4.13.17; senza contare Es 33,19;
19,2; àvayivuKTxav). Il significato «leggere pri­ 34,5; Is 12,4; Sai 105,1 = lCron 16,8, dove qr'
vatamente» ricorre solo in Deut 17,19 e Ab significa «annunciare», vd. sp. 3a). Cfr. inol­
2,2 (in entrambi i casi con be) e 2Re 5,7; tre >sèm (bibliogr.).
19,14; 22,8.16; Is 29,11.12; 34,16; 37,14 (con Nei casi citati le sfumature di significato di qr’
l’accus.). Gli israeliti leggevano probabilmente sono talvolta difficili da definire: l’invocare
ad alta voce, anche all’epoca neotestamentaria Jahwe, chc non ha sempre valore cultuale, ha
(Atti 8,30: «lo udì leggere il profeta Isaia»), vari significati: lodare, ringraziare, lamentarsi,
come risulta fra l’altro dall’uso di hgh per si­ gridare, chiamare in aiuto, come risulta dall’u­
gnificare « leggere a mezza voce » (cfr. HAL so di verbi par. come pi. « gridare » (Sai
228a; L.Kòhler, ZAW 32, 1912, 240). Sull’uso 18,7) e hnn hitp. « supplicare» (Sai 30,9) e dal
di leggere ad alta voce vd A.Tacke, ZAW 31, relativo contesto. Siccome qr\ come z'q e s'q
1911, 312-313; E.Kònig, ZAW, 37, 1917/ 18, (vd. sp. 3), può indicare il grido di aiuto (Gen
163 n. 1. 39,14.15.18), non c’è da stupirsi che qr' com­
Con il significato di « leggere in pubblico » qr' paia anche con il significato di «chiamare in
s’incontra in varie locuzioni idiomatiche: qr' aiuto» (p.e. Deut 15,9; 24,15; Giud 15,18;
+ accus. « leggere qualcosa (ad altri) » (Ger 16,28; Ez 8,18; Giona 2,3; Sai 28,1; 30,9;
36,8.23; 51,61.63), qr’ + accus. + bl“oznè 50,15; 57,3; 81,8; 86,7; 88,10).
«leggere qualcosa alle orecchie d i» (Es 24,7; Jahwe è 75x soggetto di qr\ di cui 20 in ls (di­
2Re 23,2 = 2Cron 34,30; Ger 29,29; versamente da Lis. sono contati anche Es 34,5;
36,6.10.13.14.15.2,1), qr’ + accus. + nàgad ISam 3,6-8 e Is 41,4); soltanto 3x è soggetto
«leggere qualcosa pubblicamente» (Deut un angelo (Gen 21,17; 22.11.15) e 2x una voce
31,11; Gios 8,34.35), qr’ + accus. + lifnè « leg­ dal cielo (Is 40,3.6). In P Jahwe appare come
gere qualcosa alla presenza di» (2Re 22,10; colui che dà il nome (Gen 1,5.8.10; 5,2; Lis.
2Cron 34,24; ni. Est 6,1) e qr’ be « leggere da » ritiene a torto chc in Gen 11,9 il soggetto sia
(Neem 8,8.18; 9,3; ni. 13,1). In Neem 8,8 Jahwe: qui, come in 16,14; Es 15,23; Is 9,5, qr’
miqrà' significa « lettura », un termine che nel- è usato in forma impersonale). Circa il signifi­
l’ebr. tardo designa il massimo oggetto di lettu­ cato del dare il nome -*sèm.
ra, la sacra Scrittura (cfr. Kutsch, l.c. 252s.). È singolare che qr\ quale designazione di un
Anche il significato «dettare» in Ger 36,18 atto con cui Jahwe istituisce un rapporto, se si
(con ’al) è derivato da « proclamare, annuncia­ prescinde da Gen 3,9 dove Jahwe ricostituisce
re ». il dissolto rapporto con l’uomo (il protovange­
lo!), nel Pentateuco abbia esclusivamente come
4/ Quale designazione del « gridare » a Jahwe oggetto Mosè (Es 3,4; 19,3.20; 24,16 e Lev 1,1;
qr' ricorre 89 volte, delle quali 47 nei Sai; il in Num 12,5, dove oggetto sono Aaronne e
verbo s’incontra solo 5x riferito al gridare ad Maria, qr' significa «chiamare a sé»), mentre
altri dei (IRe 18,24-28; per la tesi che liqrat nell’opera dtr. l’oggetto è Samuele, e questa è
Am 4,12 indichi il gridare agli dei v. G.W. un’altra prova che Samuele si trovava nella
Ramsey, JBL 89, 1970, 187-191 [«prepare to tradizione mosaica (ISam 3,4.6.8.9.10; cfr.
cali your gods » = « preparati a chiamare i tuoi M.Newman, FS Muilenburg 1962, 86-97). Nel­
dei»]; di diverso parere R.Youngblood, JBL la letteratura profetica Jahwe chiama Israele
90,1971, 98; -+qrh 3a). Con questo significato (Os 11,1; Is 54,6), le generazioni (Is 41,4), gli
il verbo viene costruito promiscuamente con le scampati (Gioe 3,5), il patriarca Abramo (Is
o con ’al (con a l Deut 15,9; 24,15; Giud 41,9; 51,2), il servo di Dio (Is 42,6; 49,1), il
16,28; ISam 12,17.18; IRe 8,43.52 ecc.; con profeta Geremia (Ger 1,15) e il servo di Jahwe
l’accus.: ls 55,6; Sai 17,6; 18,4.7; 31,18; 50,15; Eliakim (ls 22,20).
53,5 par. 14,4; 86,5; 91,15; 118,5; 145,18;
Lam 3,57; in alcuni passi qr’ è usato in forma 5/ Per i testi di Qumran Kuhn (Konk. 195 e
assoluta, ma il contesto mostra chiaramente RQ 14, 1963, 224) elenca 20 passi, legati alfu-
che si tratta del gridare a Dio: Sai 3,5; 27,7; so vtrt.. Nei LXX qr' è tradotto prevalente­
34,7; 56,10; 69,4; 102,3; 116,2), oppure con mente con xaXeìv, più di rado con $oàv (per lo
sèm all’accus. Sai 99,6; Lam 3,55; su Deut più Poàv serve a tradurre z ’q/s'q), ma anche
32,3 vd. sp. 3a), oppure si dice besèm Jhwh, e con altri verbi, a seconda dei van significati di
in tal caso bc non ha valore strumentale ma qr’: x-qpucorov e àvayivtóo-xeiv. Per i LXX ed il
esprime lo stretto rapporto fra chi invoca e chi NT cfr. K.L.Schmidt, art. xaXéw, ThW

605 Knp qr’ CHIAMARE 606


111,488-539 (= GLNT IV,1453-1580); E.Stauf- 3/ a) Il significato fondamentale del verbo, al
fer, art. (ioàa>, ThW 1,624-627 (= GLNT qal, è «accostarsi, venire vicino». Di regola
11,291-298); W.Grundmann, art. xpà^u>, ThW qrb è costruito con il susseguente 'al, talvolta
IU,898-904 (= GLNT V,957-974); O.Betz, art. anche con le (Es 12,48), lifnè (Es 16,9; Lev
((Kjovéw, ThW IX,295-297; G.Friedrich, art. 16,1; Num 9,6 ecc.), bc (Giud 19,13) o 'a/(2Re
Ktìpua<rw, ThW 111,695-714 (= GLNT V,424- 16,12). Di conseguenza I hi. va tradotto «avvi­
472); R.Bultmann, art. àvaY<.vw<7xu>, ThW cinare, recare vicino» e Pagg. qàròb va tradot­
1,347 (= GLNT 1,929-932). to « vicino »; anche i significati delle derivazio­
CJ.Labuschagne ni più rare conseguono a questo senso fonda­
mentale.
In vari contesti viene usato come sinonimo di
qrb q. e hi. ngs q./ni. e hi., talvolta anche in pa­
rallelo a qrb (cfr. Is 41,1.21; 65,5). A differenza
3 i p qrb A C C O S T A R S I di qrb, che tende unicamente a un rapporto
spaziale (o temporale), ngs è un verbo di movi­
mento con il senso fondamentale di «avvici­
narsi », non usato in senso temporale e mai in
1/ qrb «accostarsi, essere vicino» è termine senso traslato (impf./imp./inf. qal e perf./part.
comune alle lingue semitiche (Bergstr. Einf. ni. costituiscono insieme un paradigma; ngs q.
187; per l’acc. cfr. AHw 901 b.915-917; sul ricorre 68 x [di cui 15x in Gen], ni. 17x [in
semNO. cfr. WUS nr. 2429; UT nr. 2268; BH3 ISam 14,24 ngs è errore di stampa per
DISO 264s.; KBL 1120; LS 69ls.). ngs, cfr. Hertzberg, ATD 10,83 n. 6 ; di conse­
Nell’AT il verbo si trova in ebr. al qal (con il guenza da Lis. 902c va trasposto sotto 90le],
part. o l’agg. verbale qàrèb « avvicinantesi »), hi. «offrire» 37x, ho. «essere portato» 2x,
ni., pi. e hi., in aram. al qal, pa. e ha. Si ag­ hitp. «avvicinarsi» lx; per i termini corri­
giungono l’astratto verbale fem. qirbà «acco­ spondenti in acc. e in ug. cfr. AHw 71 Ob;
stamento », i sost. qorbàn « offerta » e qurbàn WUS nr. 1749/1750; E.Ullendorf, JSS 7, 1962,
« fornitura, consegna », come pure l’agg. qàròb 340).
« vicino ». L’opposto di qrb è -*rhq (sull’uso meristico di
Il sost. qeràb «lotta» (2Sam 17,11 txt?; Zac qàròb e di ràhòq vd. -*rhq 3).
14,3; Sai 55,22 txt?; 68,31; 78,9; 144,1; Giob
38,23: Eccle 9,18) è un prestito dall’aram. b) Nella maggior parte dei passi qrb indica
(aram\bibl. in Dan 7,21; Wagner nr. 270); an­ l’avvicinamento in senso spaziale: quando delle
che Tacc. qaràbit, secondo W. von Soden, persone si avvicinano l’una all’altra (Gen
OrNS 37, 1968, 264, deriva dall’aram. (di pa­ 37,18) oppure ad un determinato oggetto (Es
rere opposto, antecedentemente, Zimmem 13; 3,5; anche p.e. «accostarsi al lavoro» = « met­
KBL 1120b). Probabilmente anche il plur. tersi al lavoro» Es 36,2), o anche, con diversa
qeròbìm Ez 23,5.12, significante «disposti alla sfumatura, quando un gruppo di uomini viene
lotta, combattenti », rientra in questo contesto con un dato intento (Num 31,48; 36,1; Deut
(Wagner nr. 271). 1,22 ecc.). Menzioniamo ancora alcuni modi
particolari di usare il vocabolo:
Non sono derivati della nostra radice qàrnb « inter­
no, centro» (227x, di cui 41 in Deut, 27 in Sai, 24 (1) 11 campo semantico è spesso caratterizzato
in Lev, 20 in Gios) e aqràb « scorpione » (con quat­ da concetti cultuali: ci si accosta alla pasqua
tro lettere radicali, cfr. Meyer 11,32; contro KBL (Es 12,48; Lev 21,17s.; Num 17,5), aH'altare
73la; L.Kòhler, JSS 1, 1956, 17). (Es 40,32; Lev 9,7s.; 2Re 16,12), all'offerta
(Lev 21,17), alla tenda santa (Lev 9,5; Num
2/ II verbo (incl. qàrèb, v. sp. 1) ricorre nel- 18,22), al tavolo (Ez 44,15s.), alla montagna
l’AT ebr. 293x, di cui 107x al qal (Num 14x, (Deut 4,11), a Jahwe (Es 16,9; Lev 16,1; cfr.
Lev e Deut 13x ciascuno, Is e Ez 9x ciascuno, Sai 65,5 pi.). In questo contesto si possono tro­
incl. Ez 9,1, Sai 7x incl. Sai 55,19), 2x al ni. vare come sinonimi anzitutto 'md (lifnè) « pre­
(Es 22,7; Gios 7,14), 7x al pi. «avvicinare» sentarsi a» (Lev 9,5; Deut 4,11; Ez 44,15s.),
(cfr. Jenni, HP 75s.), I77x all’hi. (89x Lev, 50x ma anche bò’ « venire » (Es 40,32).
Num, 8 x sia Es sia Ez), 9x nell’ÀT aram. (5x (2) Il verbo compare non di rado anche nel
qal, pa. «offrire» Esd 7,17; ha. «introdurre» contesto di imprese militari: ci si accosta a (si
Dan 7,13; «offrire, presentare» Esd 6,10.17). parte per) la battaglia (Deut 20,2; cfr. ngs in
qirbà ricorre 2x (Is 58,2; Sai 73,28), qorbàn Giud 20,23; ISam 7,10; 2Sam 10,13 ecc.), ci si
80x (40x Lev, 38x Num, 2x Ez), qurbàn 2x avvicina, ci si fa addosso ai nemici (Deut
(Neem 10,35; 13,31), qàròb 77x (esci. Eccle 2,19.37; 20,10; Gios 8,5; Giud 20,24; ISam
4,17 q.; Ez 1lx, incl. 23,5.12; Sai 9x, Deut e Is 17,48 ecc.). Va menzionato a questo punto an­
8 x ciascuno), inoltre qeràb 8 x in ebr. e lx in che il sost. qeràb « battaglia, lotta », derivato
aram. da quest’uso del verbo (2Sam 17,11; Zac 14,3

607 2 ip qrb ACCOSTARSI 608


par. Ihm ni.; Sai 55,22 txt?; 68,31; 78,9; 144,1 «portare» (Lev 2,8; Num 15,33; Gios 8,23;
par milhàmà «guerra»; Giob 38,23 accanto a Giud 3,17s.; 5,25 ecc.). L’hi. può essere usato
milliàrnà; Eccle 9,18 « la sapienza vai più delle anche con valore di causativo interno come il
armi »). qal: «accostarsi» (Gen 12,11; Es 14,10; Is
(3) Va poi menzionata una serie di testi nei 26,17). Sulla differenza fra qrb al pi. e all’hi.
quali qrb indica l’adire al dibattito giudiziario cfr. Jenni, HP 75-77.
e al verdetto: Gios 7,14; ls 41,1.5 (par 'ih «ve­ Ma soprattutto qrb hi. è diventato termine tec­
nire»); 48,16; 57,3; diversamente Mal 3,5, nico della lingua cultuale, indicando il « pre­
dove Jahwe viene in giudizio. Cfr. pure ngs Is sentare» le offerte sull’altare. I testi relativi si
50,8. accumulano in Lev e Num e in Ez 43ss. Qui ci
troviamo di fronte tutta una serie di sinonimi:
(4) Infine si usa qrb per indicare l’accostarsi bò' hi. « portare » (Lev 2,8), ngs hi. « portare »
sessuale; Gen 20,4 (cfr. v. 6 ng' «toccare»); (Mal 1,8), nln «deporre (sull’altare)» (Lev
Lev 18,6.14.19; 20,16; Deut 22,14; Is 8,3; Ez 22,22), sub hi. «presentare» (Sai 72,10).
18,6; cfr. ngs Es 19.15. Per l’agg. qàròb cfr. Ez Quale derivato di questo significato cultuale
23,5.12, qualora non si opti per una derivazio­ del verbo all’hi. va considerato il sost. qorbàn,
ne da qeràb « battaglia » (vd. sp. 1). che va tradotto « offerta », nel doppio senso del
(5) Metaforicamente qrb può anche esser tra­ fatto di presentare e dell’oggetto presentato.
dotto, una volta, con «venire incontro» (par qorbàn si può trovare da solo e allora significa
‘sh hàsad « mostrar favore ») (1 Re 2,7). olocausto (Lev 1,2.3.10.14 ecc.) o oblazione
• (Lev 2,5) o sacrifìcio di azioni di grazie (Lev
c) qrb q. può anche esser usato in senso tem­ 3,1) ecc.; può anche essere usato come termine
porale e allora indica l’approssimarsi di un generico per indicare tipi diversi di offerte (Lev
evento atteso: giorni di lutto (Gen 27,41), anno 22,18; Num 15,4; 15,25; 18,9). Talvolta è pure
sabbatico (Deut 15,9), i giorni annunciati dal associato ad altri termini sacrificali (offerta del­
profeta (Ez 12,23), terrori (Is 54,14), l’ora della le primizie Lev 2,12; oblazione Lev 2,1.4.13;
morte (Gen 47,29; Deut 31,14; IRe 2,1), la offerta bruciata Lev 22,27). Spesso qorbàn è
fine (Lam 4,18), il decreto di Jahwe (Is 5,19 associato a qrb hi. (p.e. Num 6,14) o bò’ hi.
par bò ' « venire »; Ez 9,1 ). (Lev 4,23.28; Num 5,15 ecc.).
Anche per l’agg. qàròb risulta questo aspetto
temporale (Num 24,17 par ‘atta «ora»; Deut
32,35; Is 13,6.22; Ez 7,7, cfr. v. 8 miqqàròb 4/ Con un’accentuazione teologica più o
meno marcata s’incontrano forme della radice
«fra breve»; 30,3.3; Gioe 1,15; 2,1; 4,14; Abd
15; Sof 1,7.14); quale indicazione del giorno di
qrb nei settori del culto (4a-b), della vita giuri­
dica (4c-d), deH’escatologia profetica (4e) e,
Jahwe vd. st. 4e.
con Jahwe per soggetto, anzitutto in inni e pre­
d) Riguardo all’agg si trova tutta una serie di ghiere (40-
testi nei quali « vicino » indica un rapporto di
parentela, qàròb è allora il « parente » e lo si a) Il fatto che non sia lecito accostarsi a Jahwe
trova accanto a -> ’ùh « fratello », -* ‘èm « ma­ o al luogo in cui egli è presente, è una conce­
dre », —ben « figlio », bat « figlia » ecc. (Es zione assai antica, che talvolta è espressa anche
32,27; Lev 21,2.3; 25,25; Nurn 27,11; 2Sam con qrb q.: p.e. nella tradizione locale origina­
19,43; Sai 38,12; Giob 19,14; Rut 2,20; 3,12; ria del «luogo santo» Es 3,5 (cfr. Noth, ATD
Neem 13,4). Il grado esatto di parentela indica­ 5,26 = ital. 47s.) al quale Mosè non può avvici­
to da qàròb può variare a seconda del contesto. narsi ed i cui dintorni egli può calcare solo a
Di regola qàròb vale come termine generico in­ piedi nudi. Secondo Deut 5,26s. il popolo si ri­
dicante ogni tipo di parentela di sangue, p.e. fiuta di accostarsi al monte, per paura di mori­
Lev 21,2: un sacerdote non può contaminarsi re; Mosè però può accostarsi (cfr. tuttavia Deut
toccando un morto, salvo che gli sia immedia­ 4,11). In questo contesto rientrano anche Gen
tamente consanguineo: madre, padre, figlio, fi­ 28,16s.; 32,31; Es 19,12; Giud 6,22s. ecc., sen­
glia, fratello, sorella nubile. Nello stesso senso za qrb, è vero, ma con la chiara conseguenza
vanno intesi i testi secono i quali i! parente più che colui che si avvicina troppo a Jahwe o lo
prossimo deve intervenire per esercitare il « ri­ vede faccia a faccia, deve morire (cfr. Is 65,5).
scatto» (Lev 25,25; Num 27,11; Rut 2,20; Il medesimo motivo si trova con il verbo ngs
3,12). In Sai 38,12 non si pensa però ad un Es 24,2 e, ripreso nella promessa profetica di
rapporto di parentela in senso stretto (q^ròbaj salvezza, in Ger 30,21.
« i miei vicini » accanto a ohabaj « i miei ami­ Analogo è ciò che vien detto del santuario mo­
ci» e a rè‘qj « i miei compagni», ->rè"'); cfr. bile dell’« arca » (Gios 3,4, dove però qrb è una
pure Prov 27,10 «meglio un vicino accanto aggiunta secondaria nel contesto; cfr. 2Sam
che un fratello lontano ». 6 ,6 s., senza qrb). Idee simili sono riferite pure
alla «tenda» (cfr. Es 33,8.10, senza qrb). Nelle
e) qrb hi. ha anzitutto valore causale: «fare sezioni P in Num quest’idea viene accolta, con
accostare» (Es 28,1; 29,4.8; 40,12.14 ecc.), la modifica, però, che soltanto a una tribù, i

609 mp qrb ACCOSTARSI 610


leviti, è lecito avvicinarsi alla « tenda » (Num vengono usati, in questo contesto, verbi come
1,51; 3,10.38; 17,28; 18,7, con qàrèb; cfr. ->g//i pi. (4c) o skb « giacere con ».
18,3s.). Oppure può accostarsi soltanto un ben
preciso gruppo sacerdotale (?) (Lev 16,lss.; cfr d) Quando, in caso di conflitto giuridico, la
10 , lss.) oppure solo sacerdoti che non hanno
contesa viene portata davanti a Jahwe o i con­
alcuna deformità fisica (Lev 21,17ss.) e sono tendenti « si presentano » davanti a Jahwe, vie­
puri (22,3). Spesso tali passi sono accompagna­ ne usato qrb. Mosè porta davanti a Jahwe la
ti dall’affermazione stereotipa che chi si acco­ questione delle figlie che chiedono di ereditare
sta senza averne vocazione, deve morire (-^zar non avendo fratelli (Num 27,5 qrb hi.). Secon­
3c). Si confronti ancora Es 40,32.46; 2Re do Deut 1,17 una questione troppo ardua per
16,12 (il re Acaz si accosta ad un altare estra­ il giudizio umano, dev’essere portata davanti a
neo); Ez 42,14; 44,15s. Talvolta si dice anche Jahwe (qrb hi.), affinché egli l’ascolti. In tal
che il popolo deve presentarsi davanti a (la caso i contendenti sono invitati a presentarsi a
tenda di) Jahwe (Es 16,9; Lev 9,5); in realtà Jahwe (Es 22,7 pi.; Gios 7,14 q./ni., v. 16-18
però ci si l'erma lontano, mentre (Lev 9,7s.) hi.; ISam 10,20s. hi.; 14,36 q.).
solo Aaronne e i suoi figli avanzano fino all’al­ Ritroviamo questa situazione nel Deuteroisaia,
tare (su tutto questo complesso cfr. Eichrodt 1, quando risuona l’invito alla contesa giudizia­
176ss. = ital 27lss., con altra bibliogr.; von ria: ls 41,1.5; (48,16); cfr. 41,21 e più avanti
Rad I, 218ss. = ital 238ss.). 57,3. In questo caso sono invitati i popoli a
Si possono dunque distinguere queste due li­ presentarsi.
nee: (1) nessun uomo può accostarsi a Jahwe o e) Uno spazio relativamente ampio, soprattut­
al luogo in cui risiede; chi si avvicina, deve to nella letteratura profetica, è occupato dal di­
morire (Es 3,5; Gios 3,4; cfr. Gen 28,16s.; scorso della sventura o della salvezza immi­
32,31). (2) Tutti (il popolo) si presentano da­ nente; in questo contesto è d’uso soprattutto
vanti a Jahwe (Es 16,9; Lev 9,5; Deut 4,11), l’agg. qàròb (vd. sp. 3c). Del giorno imminente
ma si ha sempre l’impressione che si tratti di della rovina o del giudizio si parla in Deut
un avvicinarsi restando a rispettosa distanza 32,35; ls 13,6.22; Ger 48,16; Ez 7,7; 12,23 q.;
(Es 16,10 «...essi si volsero verso il deserto ed 22,4 hi.; 30,3; Gioe 1,15; 2,1; 4,14; Abd 15;
ecco la gloria di Jahwe apparve nella nuvo­ Sof 1,7.14 ( - >jóm 4b per il concetto di « giorno
la»), Deut 4,11 è nuovamente limitato da di Jahwe »). Il fatto che il giorno di Jahwe sia
5,26s. (solo Mosè si accosta veramente), Lev annunciato come imminente sottolinea e ac­
9,5 da 9,7s. (solo i sacerdoti si accostano). (3) centua la forza del detto sul giudizio. Jahwe
Solo Mosè può accostarsi (Deut 5,27; cfr. Es può venire di persona in giudizio (Mal 3,5).
19,12); (4) Solo i sacerdoti (Num 1,51 ecc.) o Circa possibili antecedenti di questo concetto
determinati gruppi sacerdotali (Lev 21,17ss. cfr. J.-G Heintz, VT 21, 1971, 528-540 (in
ecc.) possono avvicinarsi. base alla lettera di Mari ARM X, nr. 6 ).
In questo contesto sta pure l’indicazione che la
b) qrb hi. è soprattutto termine tecnico del lin­ salvezza è vicina: ls 51,5 «la mia giustizia è
guaggio cultuale e indica il «presentare» l’of­ vicina, la mia salvezza sta per apparire»; 56,1
ferta. qrb hi. con questo significato viene riferi­ « la mia salvezza sta per venire, la mia giusti­
to ad ogni tipo di offerta, anche ad offerte in­ zia sta per essere rivelata»; cfr. ancora ls
debite (Lev 10,1; Num 15,7.13; 26,61). Dt nor­ 46,13; 54,14; Ez 36,8.
ma l’offerta viene presentata a Jahwe (leJh\vh,
lifnè Jhwh o rèah nìhifh leJhwh « quale profu­ 0 Vi è infine una serie di testi, nei quali Jahwe
mo soave per Jahwe»). Assai antico è Num stesso è vicino. Che Jahwe si avvicini al suo
28.2, dove l’offerta (qorbàn) è chiamata il cibo popolo per aiutarlo, per lottare a suo favore o
di Jahwe. Va da sé che un'offèrta non sacrifica­ contro di lui, è un luogo teologico assai antico
ta a Jahwe urta contro un rifiuto (2Re 16,12; (cfr. le epifanie), tuttavia in questi casi vengono
Ez 20,28), usati verbi come -*js' (Giud 5,4; Sai 68 ,8),
Talvolta qrb hi. può anche significare, in senso -+qùm (Sai 68,2), ecc., ma non qrb.
lato, il far avvicinare l’animale sacrificale per qrb, in epoca più tarda, indica piuttosto la
il sacrificio (Lev 8,18.22 ecc.) o il far accostare prossimità costante di Jahwe. Dio è vicino a
alla tenda santa (Es 29,4.8 ecc.). quelli che Io invocano (Deut 4,7; Is 55,6; Sai
145,18; Lam 3,57,, sempre unito a q r’ « invoca­
c) Una serie di detti giuridici in formulazione re»; cfr. Lev 10,3; Sai 148,14). Il medesimo
apodittica mostra che Jahwe pone dei limiti al­ concetto si ritrova nella preghiera che Dio sia
l’accostamento sessuale (qrb q. in senso sessua­ vicino a colui che lo prega (IRe 8,59; Sai
le, vd. sp. 3b[4]): con consanguinei (Lev 18,6), 22,12 «non stare lontano da me, perché l’an­
con la moglie dello zio paterno (18,14), con la goscia è vicina»; 69,19 «avvicinati all’anima
donna durante le mestruazioni (18,19; cfr. Ez mia»; 119,169), comc pure in espressioni di fi­
18,6), con animali (20,16). Nei testi citati si ducia (Is 50,8 «colui che mi fa giustizia è vici­
trova qrb q.; altrimenti per divieti analoghi no»; Sai 85,10 « il suo aiuto è vicino a coloro

611 3 “ip qrb ACCOSTARSI 612


che lo temono»; il sost. qirbà in Sai 34,19 KBL 399a; accostato tradizionalmente a jaqar
e 73,28; cfr. Is 58,2 neH’ammonimento profe­ «prezioso» [-»kbd 1], così p.e, Kaiser, ATD
tico). 18,198).
In questa linea stanno pure le affermazioni che
le parole di Jahwe, la legge sono vicine e com­ Dubbia è l’appartenenza a questa radice di qòrà
prensibili (Deut 30,14); soltanto i malvagi sono «trave, travatura»_(Gen 19,8; 2Re 6,2.5; Cant 1,17;
2Cron 3,7), m£qàrcc «travatura» (Eccle 10,18) e del
lontani dalla legge (Sai 119,151). denominativo qrh pi. « fabbricare in legno, costruire
L’empio non può quindi vivere in prossimità con travi» (Sai 104,3; Nccm 2,8; 3,3.6; 2Cron
di Dio (Ger 12,2 «tu sei vicino alla loro boc­ 34,11), ma soprattutto di qirjà « città » (-> ‘ir 1),
ca, ma lontano dal loro cuore») e chi non si
accosta a Dio è un empio e a lui è rivolta l’in­ 2/ Statistica: qr’/qrh q. compare 25x (12+13x;
vettiva profetica (Sof 3,2; qui qrb va inteso in incl. Is 41,2, collocato da altri sotto qr’ I), ni.
senso lato, come mostra il verbo bth usato in I2x ( 6 4 6 x ; incl. Ger 4,20, che Lis. colloca sot­
parallelo, che significa «aver fiducia»). to qr’ I, cfr. anche Rudolph, HAT 12,36), hi.
Se si dice che Jahwe è il Dio vicino, questo 4x (1+3x), liqrat 12lx (incl. Gios 11,20 secon­
non dev’essere però frainteso come se egli ve­ do Mand.; ISam 20x, 2Re 16x, 2Sam 13x,
desse soltanto ciò che accade sotto i suoi occhi Gen e Giud 1lx ciascuno, Num 9x, Es e IRe
(Ger 23,23 «sono io forse soltanto un Dio da 7x ciascuno, Gios 5x), qàrcè lx (Deut 23,11),
vicino, e non anche un Dio da lontano?»); né qer ì lx (solo in Lev 26,21-41), miqrcb lOx (Ec­
come se egli potesse operare soltanto da vicino cle 7x; ISam 6,9; 20,26; Rut 2,3), complessiva­
(ls 57,19 « io creo salvezza per coloro che sono mente 180x (qr’ 140x, qrh 40x).
lontani e per coloro che sono vicini »).

5/ La radice qrb non ha un unico corrispetti­ 3/ a) Il concetto d’incontro (ostile o amiche­


vole, intenzionale o casuale) fra persone viene
vo nei LXX: si trova spesso icpocrépxeiT^ai,, ma
anche éyyl^elv; qrb hi. «offrire» viene reso espresso in ebr. soprattutto con i verbi pg' « in­
con tipotrày£i,v e icpoacpip«,v (cfr. K.L. Schmidt, contrare qualcuno, imbattersi in qualcuno»
(Gen 32,2; Es 5,20 ecc.; spesso in senso ostile
art. TtpoaàYw, ThW 1,131-133 = GLNT « dare addosso a » o sim.), qdm pi. « andare,
I,351-357; H.Preisker, art. kyyvc, ThW venire incontro» (Deut 23,5 ecc., spesso con
II,329-332 = GLNT 111,11-18; J.Schnéider, art.
doni; -»qcèdcem) e -»ms’ «raggiungere, incon­
TcpoffÉpxonai, ThW 11,680-682 = GLNT trare, trovare» (Gen 4,14 ecc.; cfr. ancora mhh
III,959-962; K.Weiss, art. TCpocrcpépio, ThW II «imbattersi in, incontrarsi con» Num 34,Ì 1
IX,67-70).
per il percorso di una frontiera; Wagner i^r.
159). Invece in qrh/qr\ quando non c’è l’inf.
J.Kùhlewein
cs. divenuto preposizione liqrat « contro, di
i
fronte », soggetti personali tendono a scompa­
rire (al q. solo Deut 25,18 «come essi [gli
m p qrh ACCADERE amaleciti] ti si opposero nel tuo cammino»).
liqrat serve a indicare lo starsi a fronte fra per­
sone (Gen 15,10 a proposito di oggetti: «pose
ogni parte di fronte all’altra») in modo ami­
1/ In ebr. la radice compare nelle due forme
qrh (*qrj) e qr’ II (talvolta accostate: Gen
chevole o ostile (spesso con verbi dimovimen­
to: circa 40x con -*j$" « uscire»; 15x con hlk
42,4.38 qr’ e 44,29 qrh; Dan 10.14K: qrh, Q: «andare»; cfr. anche l’espressione stereotipa
qr’\ nell’espressione stereotipa le + inf. cs. liqrat hlk ‘im... [+ b°] + qerì «opporsi a qualcuno»
«verso, di fronte» sempre qr1). Al di fuori del­ in Lev 26,21-41). L’espressione «al cospetto di
la Bibbia si trova qry « trovare, incontrare » in D io » si trova in Es 19,17 «allora Mosè fece
ug. (WUS nr. 2454; UT nr. 2277) e Iqrl « (pic­ uscire il popolo dal campo, conducendolo al
cone) contro (piccone)» nell’iscrizione di Si- cospetto di D io» e Am 4,12 «preparati a in­
loah r. 4. Altre (esili) attestazioni vengono dal contrare il tuo Dio, Israele! ».
pun. (Poen. 1023, vd. DISO 264; dubbio, cfr.
Sznycer 144) e dall’aram. imperiale (Cowley b) Molti passi sono caratterizzati dall’uso di
nr. 71, r. 18 qrh «accadere»); per l’aram. po­ entità astratte quali soggetti di qrh/qr’. Ogni
steriore e per corrispettivi dal sem. meridionale genere di fatti e vicende dell’esistenza umana
cfr. LS 69 l a. «accadono» e «capitano» più o meno casual­
Nell’AT ricorrono entrambe le forme al q. mente o senza espressa indicazione di colui che
« accadere, trovare, incontrare », ni. « farsi tro­ ne è la causa; così è in sommari generali (Gen
vare, trovarsi » e hi. « far incontrare, avveni­ 42,29 « tutto ciò chc era accaduto loro », cfr.
re ». Formazioni sostantivali sono qàm « acca­ Est 4,7; 6,13; Gen 49,1 «tutto ciò che vi capi­
dimento», qerl «incontro (ostile)», miqrcè terà in avvenire», cfr. Dan 10,14; Num 11,23;
« caso, destino » e forse jiqrà « incontro » (cosi Is 41,22 «ciò che accadrà») oppure in dichia­
L.Kòhler, ThZ 3, 1947, 390-393, per Is 28,16; razioni più specifiche relative'ad eventi piace­

613 H ip gr/i ACCADERE 614


voli (Is 41,2 seedceq «salvezza»; Prov 27,16 Ger 32,23 «perciò hai fatto venir su di loro
txt?; Rut 2,3 con qrh q. miqrà «accadde che tutti questi mali ».
essa venne proprio sul suolo di Booz ») o meno in due passi qrh/qr’ ni. descrive l’intervento
piacevoli ( ’àsòn «sventura»: Gen 42,4.38; personale di Dio nella vita degli uomini: nella
44,29; raà «sventura»: Deut 31,29; Ger liberazione dall’Egitto (Es 3,18 «Jahwe, il Dio
44,23; milhùmà «guerra» Es 1,10; ‘àwòn degli ebrei, ci si è fatto incontro »; così pure
«colpa» ISam 28,10; inoltre Lev 10,19; Is 5,3; diverso parere in C.Ràbin, Scripta Hiero-
51,19; Ger 13,22; Giob 4,14; cfr. qàrà «even­ solymitana 8 , 1961, 399: qrh «invitare a fe­
to [notturno] » Deut 23,11, parafrasi eufemisti­ sta », cfr. 2Re 6,23 krh kèrà « dare un ban­
ca per eiaculazione che comporta impurità ri­ chetto»; cfr. Barr, CPT 102s.) e nella storia di
tuale; cfr. ISam 20,26 miqrà). In ISam 6,9 Balaam (Num 23,3.4.15.16). Nei due casi Jah­
miqrà, distinto espressamente dalla causalità we, inaspettatamente, incontra di persona
di Dio, viene definito « evento (malvagio, nega­ qualcuno e porta coloro, ai quali appare, ad
tivo)». In Eccle miqrà è una delle espressioni ubbidirlo.
per indicare il «destino» nel senso più genera­
le (Eccle 2,14.15; 3,19 3x; 9,2.3). 5/ Per lo più i LXX traducono qrh e qr’ con
otjvavxdv o con ou^Poclvelv. In alcuni passi si
Sinonimo di qrh è ’nh pu. «accadere» in Sai 91,10 suppone qr' I, p.e. Es 3,18; 5,3 (npocrxrxXELv);
(rà'à «sventura») e Prov 12,21 { ‘àween «disgrazia»), Am 4,12 (ÈmxaXav). 11 NT segue l’uso dei
mentre ’nh pi. «far accadere» in Es 21,13 («Dio LX X (p.e. Mt 25,6; Me 10,32: 14,13; Atti
gliel’ha fatto capitare sotto mano», cioè «h a dispo­
sto attraverso lui») va confrontato con qrh hi. (vd. st. 20,22; ICor 10,11).
4). S.Amsler
Anche dalle radici verbali citate in 3a possono esser
derivati vocaboli di significato analogo: pàga '
«evento» (IRe 5,18 pàga ' ra‘ «sventura»), «caso»
(Eccle 9,11); qdm hi. «incontrare» (Am 9,10 rà'à
« sventura »).
Sttfp qsb hi. FARE ATTENZIO­
c) L’aspetto della casualità è evidenziato in qr’ NE
ni. «farsi incontrare» (Deut 22,6 a proposito
del ritrovamento casuale di un nido d’uccello;
2Sam 1,6 « m i trovai per caso sul monte Gel- 1/ La radice qsb ricorre unicamente in ebr.
boe»; 18,9 «Assalonne s’imbatté per caso nel­ (cfr. anche L.Kopf, VT 8 , 1958, 201 s.).
la gente di Davide»; 20,1 «ora quivi c’era per
caso un uomo indegno »). Al di fuori della Bibbia forse l’hi. del verbo qsb è do­
cumentato nelFostraco di Samaria C 1101 (= KAI nr.
Per gli altri passi al ni. e quelli all’hi., dove il
188), databile poco prima del 722 a.C., se in esso,
termine è usato con valore teologico (eccetto alla riga 2, si deve leggere con KAI l’imp. sing. hi.:
qrh hi. « farsi toccare in sorte, scegliersi » in brk hp‘m hqsb n'[...] «Baruc, presta infine (?) atten­
Num 35,11) vd. st. 4. zione e [...]», oppure, con interpretazione diversa di
questa riga del testo, l’imp. plur. hi. hqsbw (cfr.
4/ Nell’esporre la storia fra Dio e il suo po­ DISO 267) (vd. però il diverso parere di S.A.Birn-
baum in J.W.Crowlbot - G.M.Crowroot — K.M.Ken-
polo, talvolta si usa qrh/qr’ per indicare la yon, The Objects from Samaria, 1957, 11-16;
contingente guida e rivelazione divina. Negli K.Gallìng, ZDPV 77,1961, 173-185).
avvenimenti verificatisi durante le peregrina­
zioni nel deserto si riconosce l’intervento della
parola di Jahwe: Num 11,23 «m a Jahwe disse Accanto al q. attestato una volta sola (in Is
a Mosè: Il braccio di Jahwe è forse troppo cor­ 32,3), «essere attento», delle altre coniugazio­
ni del verbo ricorre soltanto l’hi. causativo
to? Vedrai presto se la mia parola ti coglie (qrh
q.) o no». Anche il caso (miqrà) di Rut 2,3 « prestare attenzione, ascoltare ». Derivazioni
nominali della radice sono il sostantivo qcèsceb
«per il narratore costituisce naturalmente un
intervento divino (cfr. v. 20) » (Rudolph, KAT «attenzione» (IRe 18,29; 2Re 4,31; Is 21,7) e
X V II/1,48; espressione diretta del volere divi­ gli aggettivi di intensità (cfr. Barth 48-51; BL
479.480) qassàb (Neem 1,6.11) e qassùb (Sai
no è sihhà «disposizione» in IRe 12,15 par.
2Cron 10,15 nesibbà, cfr. Th. WUIi, Die Chro- 130,2; 2Cron 6,40; 7,15; ricorre solo nel plur.
fem. qassùbót) «attento».
nik als Auslegung, 1972, 87).
qrh/qr’ hi. viene usato quando si tratta di
esprimere la volontà e la guida di Dio: Gen 2/ Le forme della radice qsb ricorrono com­
24,12 «disponi oggi per me» (cfr. von Rad, plessivamente 55x nell’AT: q. lx, hi. 45x (Is,
ATD 3,205.223 = ital. 344.356, sul «carattere Ger, Sai e Prov 8 x ciascuno; Zac, Giob e
profano delle espressioni con le quali il narra­ 2Cron 2x ciascuno; ISam, Os, Mi, Mal, Cant,
tore parla di questa azione direttrice»); 27,20 Dan e Neem lx ciascuno), qàs&b 4x, qassàb
«Jahwe, il tuo Dio, me l’ha fatto incontrare»; 2 x, qassidi 3x.

615 atfp qsb hi. FARE ATTENZIONE 616


3/ a) Il contenuto specifico che caratterizza il Altri usi dell’hi. di qsb sono: l’ascoltare un
significato di questa radice consiste nell’ascolto canto (Cant 8,13); ascoltare attentamente per
pieno di attenzione, voluto e cosciente. Tale si­ giungere ad un soppesato giudizio sulle parole
gnificato specifico la distingue dai verbi analo­ e sulla condotta di un altro (Ger 8 ,6 ); spiare un
ghi dell’udire, che spesso le sono affiancati: ’zn uomo per coglierlo in fallo nelle sue stesse pa­
hi. «usare l’orecchio (-> ‘òzcen), prestare ascol­ role (Ger 18,18); prestare ascolto a menzogne
to» (ls 28,23; 42,23; 51,4; Os 5,1; Sai 17,1; (Prov 29,12).
86 ,6 ; Prov 17,4 txt em) e ->sm‘ «ascoltare»
(ISam 15,22; Is 28,23; 34,1; 42,23; 49,1; Ger b) Accanto ai termini o alle espressioni paral­
8 ,6 ; 18,19; 23,18; Os 5,1; Mi 1,2; Mal 3,16; lele ’zn hi. «prestare ascolto», sm‘ «ascolta­
Sai 10,17; 17,1; 61,2; 66,19; 130,2; Giob 13,6; re», nth hi. lèb/'òzcen «volgere, inclinare il
33,31; Prov 4,1; 7,24; Cant 8,13; Dan 9,19). cuore/l’orecchio » (vd. sp.), qsb ricorre spesso
Ciò è chiarito dai passi che mettono qsb, quale nell’appello per lo più duplice, più raramente
uso cosciente e attento delle orecchie, in paral­ triplice (Os 5,1; 2Cron 20,15) o quadruplice (Is
lelo con altre espressioni indicanti il prestare 28,23; 34,1), ad ascoltare, che serve ad intro­
attenzione, come nth hi. Ièb « volgere il cuo­ durre un insegnamento sapienziale (Is 28,23;
re» (Prov 2,2) o nth hi. 'òzcen «volgere l’orec­ Prov 4,1.20; 5,1; 7,24) o giuridico (Giob 13,6;
chio» (Prov 4,20; 5,1; cfr. anche Dan 9,18s.), 33,31), ma che poi si ritrova anche frequente­
ma soprattutto con un’analoga disposizione de­ mente all’inizio di oracoli profetici (ls 34,1;
gli occhi, che permette un’osservazione attenta, 49,1; 51,4; Os 5,1; Mi 1,2; 2Cron 20,15), p.e.:
p.e. Is 32,3: « allora gli occhi di quelli che ve­ « porgete orecchio e date ascolto alla mia voce,
dono non saranno più “appiccicati” (vd. BHS), state attenti, e ascoltate la mia parola » (ls
e le orecchie di quelli che odono saranno at­ 28,23); «ascoltate, voi sacerdoti, fate attenzió­
onie (qsb q.)» (cfr. in proposito le affermazio­ ne, voi della casa d’Israele, porgete orecchio,
ni per contrasto Is 6,10; 29,9s.), e Neem 1,6; voi della corte reale» (Os 5,1); «ascoltate, voi
« sia il tuo orecchio attento (qassàb) e i tuoi popoli tutti, fa attenzione, o terra e tutto ciò
occhi siano aperti, affinché tu possa ascolta­ che la riempie » (Mi 1,2).
re la preghiera del tuo servo » (cfr. le frasi Dal lato della storia delle forme, questi appelli
analoghe, formulate con qassub, in 2Cron non vanno forse intesi con L. Kòhler, Deutero-
6,40; 7,15). jesaja stilkritisch untersucht, 1923, 111-113,
Inversamente questo ascolto vigile e attento, come « citazioni di due testimoni » e perciò at­
espresso dal termine qsb, è ostacolato dalla ca­ tribuiti all’ambiente giudiziario, dove si collo­
rente disposizione dell’organo uditivo (Ger cherebbero all’inizio del processo (cfr. al ri­
6,10: un orecchio «circonciso»; cfr. Zac 7,11), guardo anche H.B.Huffmon, JBL 78, 1959,
dal rifiuto di ascoltare (Zac 7,11: m ’n pi. 285-295; J.Harvey, Bibl 43, 1962, 172-196;
Fhciqsib’, cfr. l’analogo Prov 1,24) e dalla ripul­ E.von Waldow, Der traditionsgeschichtliche
sa (m’s) previa del contenuto di un discorso (in Hintergrund der prophetischen Gerichtsreden,
Ger 6,19: della torà). Come il sordo (Zac 7,11), 1963, 12-25; M.Delcor, VT 16, 1966, 8-25),
anche il dormiente (IRe I8,27b.29: detto con ma con Wolff, BK XIV/1, 122ss., vanno inter­
derisione del Baal che rimane muto) ed il mor­ pretati come genuine « formule introduttive di­
to (2Re 4,31) perdono, con la facoltà di parlare dattiche» di tipo sapienziale (vd. al riguardo
(qòl: IRe 18,29; 2Re 4,31) e di rispondere ( ‘nh: anche Horst, BK XVI, I98s.; H.J.Boecker, Re-
IRe 18,29), anche quella di prestare tale atten­ deformen des Rechtslebens im AT, 31970,
zione (qcesceb). 83s.; I.von Loewenclau, EvTh 26, 1966, 296s.).
Usato in assoluto o seguito dall’accus. (Ger Nella funzione di «formule introduttive didat­
23,18; Sai 17,1; 61,2; Giob 13,6; cfr. inoltre Is tiche» appelli analoghi si trovano anche nella
21,7, e anche Sai 10,17; Prov 2,2 e vd. al ri­ letteratura sapienziale dell’Oriente antico, p.e.
guardo GB 731b-732a) opp. da una preposizio­ in un insegnamento anonimo eg. del Regno
ne, come cet (Is 51,4; Ger 18,18s.; Zac 1,4; Sai medio: «Inizio dell’insegnamento che un
142,7; Neem 9,34; cfr. Neem 1,11), b° (Sai uomo ha preparato per suo figlio. Ascolta la
66,19; 86 ,6 ), ìe (Is 48,18; Ger 6,17; Sai 5,3; mia voce; guardati dal fuggire il mio discorso,
55,3; Prov 2,2; 4,1.20; 5,1; 7,24; Cant 8,13; presta attenzione a ciò che sto per dirti!»
Neem 9,34; cfr Sai 130,2; 2Cron 6,40: 7,15) o (H.Brunner, Altàgyptische Erziehung, 1957,
'al (Ger 6,19; Prov 17,4; 29,12), Vhl di qsb, 161; cfr. inoltre: Amenemope 111, 9s. = H.O.
con il significato di « fare attenzione, prestare Lange, Das Weisheitsbuch des Amenemope,
ascolto», contraddistingue l’attività dell’osser­ 1925, 32s., e per l’ambiente mesopotamico:
vatore o della sentinella (Is 21,7; Ger 6,17) o Teodicea babilonese III, 25s.; XXV, 265s. =
anche la reazione degli abitanti di un territorio Lambert, BWL 72s.86s.).
improvvisamente assalito da un esercito, i qua­ Il valore che la sapienza eg. attribuisce all’a­
li prestano attenzione alle grida di angoscia che scolto quale via per giungere alla conoscenza
risuonano dalle località vicine e che preannun­ sapienziale (->sm‘; cfr. Brunner, l.c. 13ls.),
ciano loro ravvicinarsi del nemico (Is 10,30). trova una sua corrispondenza in Israele nella

617 2Bfp qsb hi. FARE ATTENZIONE 618


promessa del maestro di sapienza in Prov na risposta, alcun esaudimento».
2,1-6: « Figlio mio, se tu accogli le mie parole Applicato all’uomo, nell’uso teologico vtrt. il
e osservi i miei comandamenti, prestando orec­ significato di qsb hi. si avvicina a quello di
chio attento alla sapienza e rivolgendo il tuo « ubbidire », così nella sentenza polemica nei
cuore alla conoscenza,... capirai il timore di confronti del culto in ISam 15,22: « l ’ubbi­
Jahwe e troverai la conoscenza di Dio: infatti dienza vai più del sacrificio, dare ascolto vai
Jahwe dà sapienza, dalla sua bocca vengono più del grasso dei montoni », ma soprattutto in
conoscenza e intelligenza ». - Inversamente parallelo a 'sh torà « osservare la legge »
sono evidenti le conseguenze negative di un’at­ (Neem 9,34) e quando indicazioni dei coman­
tenzione volta in direzione errata: « il malvagio damenti divini, quali miswòtaj « i miei coman­
presta attenzione alle labbra inique» (Prov damenti », debàraj « le mie parole » ecc. sono
17,4); «quando il sovrano dà retta alle parole oggetti del verbo (Is 48,18; Ger 6,19; Neem
menzognere, tutti i suoi ministri sono empi» 9,34). Se si prescinde da ISam 15,22, tutti i
(Prov 29,12); e in Prov 1,24-27 la stessa Sa­ passi in cui risulta quest’uso del verbo sono
pienza personificata annuncia che si fa scherno esilici o postesilici. Tale uso di qsb è caratte­
e beffe della sventura incombente, «poiché rizzato dal fatto che, a parte la promessa di Is
quando ho chiamato avete rifiutato di ascolta­ 32,3 e gli avvertimenti di Is 42,23; 48,18, il
re, quando ho steso la mano nessuno vi ha ba­ termine ricorre sempre in dichiarazioni nega­
dato » (v. 24). tive che descrivono la disubbidienza d’Israele
(Ger 6,10.19; Zac 1,4; 7,11; Neem 9,34;
4/ Nell’uso linguistico teologico delPAT qsb 2Cron 33,10).
hi., con il significato di «fare attenzione, pre­
stare ascolto» applicato a Jahwe, accanto ai Di difficile interpretazione è la glossa postprofetica e
critica nei confronti della profezia Ger 23,18: «Chi,
frequenti verbi paralleli 'zn hi. «ascoltare» e infatti, è stato nel consiglio di Jahwe, sì da poter“lo”
sin' « udire» (vd. sp.), rientra fra i concetti che vedere e udire la sua parola? Chi ha prestato orec­
nel lamento individuale caratterizzano quelle chio (qsb hi.) alla sua parola e l’ha udita? » (cfr. in
« invocazioni di carattere generale tese a muo­ proposito Rudolph, HAT 12, 152; vd. però un’inter­
vere Jahwe a prestare ascolto alla preghiera» pretazione diversa in H.-J.Kraus, Prophetie in der
(Gunkel-Begrich 218s.), come p.e. «fa atten­ Krisis, 1964, 41-45).
zione al mio alto grido, mio re e mio Dio»
5/ Eccli 3,29: «U n cuore savio comprende i
(Sai 5,3; cfr. anche Sai 17,1; 61,2; 86 ,6 ; 142,7), detti dei savi e un orecchio attento gioisce del­
opp. con oggetto personale: «bada a me e
la sapienza » si trova nella linea dei passi sopra
ascoltami ( ‘nh)» (Sai 55,3; cfr. Ger 18,19 e vd.
citati relativi a qsb nel quadro della sapienza
anche Dan 9,19, dove il verbo è usato assolu­
vtrt. Riguardo a Qumran cfr. CD 20,18, dove
to). In alcune preghiere tardive delI’AT al po­ si fa riferimento a Mal 3,16, e 4 QDiblIam
sto dell’hi. di qsb vengono usate, per queste in­
5,21, dove ci si richiama a Is 48,18. Nei LXX
vocazioni, parafrasi con hjh «essere» e gli ag­
l’equivalente più frequente di qsb è ■Kpoaréyzi'v-
gettivi qassàh (Neem 1,6.1 i)/qassùb (Sai
W.Scholtroff
130,2; 2Cron 6,40) « attento ».
Strettamente correlate a queste invocazioni
sono le proposizioni di Sai 10,17 e 66,19, nelle
quali l’idea che Jahwe volge l’orecchio o presta
attenzione al grido dell’orante, sta alla base Tttìp qsh E SSER E D U R O
della certezza di essere esauditi, oppure del rin­
graziamento. In questo contesto rientrano pure
2Cron 7,15, dove Jahwe, rispondendo alla ri­ 1/ La radice qsh « essere duro » è attestata,
chiesta espressa da Salomone nella sua pre­ oltre che in ebr., solo in aram. (DISO 267; LS
ghiera di consacrazione del tempio (2Cron 703; Drower-Macuch 4 16b) e in arab. (qasà,
6,40), assicura che i suoi occhi saranno aperti e Wehr 68 la).
le sue orecchie attente alla preghiera rivoltagli
in quel luogo, e Mal 3,16, dov’è detto che Jah­ Forse è affine l’eg. ksn «(essere) cattivo, malvagio,
we ascolta attentamente ì discorsi della sua co­ difficile» (Erman-Grapow 5,69).
Di significato affine, e forse affine anche per radice, è
munità tentata. qsh, che compare solo all’hi. (Giob 39,16 «trattare
Mentre i LXX, traducendo in 2Cron 6,40; duramente»; ls 63,17 «indurire» il cuore, causato
7,15 qassùb con éirrixooq «colui che esaudisce da Dio), cfr. F.Hesse, Das Verstockungsproblem im
(le preghiere)», interpretano in tal modo Jah­ AT, 1955, 17.
we come fìzòq é'rcrixooq (al riguardo cfr.
O.Weinreich, Athenische Mitteilungen 37, Accanto al verbo (q., ni., pi. e hi.) nell’AT ri­
1912, 1-68), IRe 18,29 nega invece polemica­ corrono l’agg. gùsci « duro » ed il sost. qesì
mente a Baal la facoltà di tale ascolto attento: «collo duro». E incerto se miqsà «capigliatu­
indifferente a tutti i tentativi dei suoi profeti ra intrecciata con arte» (Is 3,24; cfr. Wildber­
per farlo reagire, non si ha « alcun suono, alcu­ ger, BK X,,139s.) e mìqsà «lavoro battuto»

619 iltfp qsh ESSERE DURO 620


(Es 25,18.31.36; 37,7.17.22; Num 8,4; 10,2) « contrastare qualcuno », costruito con ’a>l),
derivino dalia medesima radice. qsh hi. viene a significare «render dura la
nuca», specie nella letteratura dtn.-dtr. e cron,
2/ qsh q. ricorre 5x, ni. lx, pi. lx„ hi. 21x (Deut 10,16; 2Re 17,14; Ger 7,26; 17,23;
(con ogg. 'òrcef «nuca» 1 lx, lèb(àb) «cuore» 19,15; Prov 29,1; Neem 9,16.17.29; 2Cron
3x), qascé 36x (7x legato a ‘òrcef « nuca », 5x a 30.8; 36,13; cfr. 'òrcef qascé «durezza di cervi­
‘abòdà « servizio, lavoro » e 6x come aggettivo ce» Deut 31,27, e qesè 'òrcef «duro di cervi­
sostantivato fem., usato come neutro, di cui 2 x ce» Es 32,9; 33,3.5; 34,9; Deut 9,6.13; cfr. Is
al plur.), qesì lx (Deut 9,27). 48,4). L’immagine è desunta dai buoi utilizzati
come bestie da tiro e la cui forza pare essere in
3/ I testi in cui il termine ricorre in forma buona parte concentrata nella nuca (cfr. Os
verbale e nominale hanno sempre valore tra­ 4,16; Ger 5,5). Chi si ribella all’imposizione
slato e indicano la durezza di una realtà di cui del giogo è «duro di cervice» (cfr. Hesse, l.c.
gli uomini si sentono gravati, oppure la durez­ 13). L’uso metaforico caratterizza soprattutto
za mostrata da qualcuno nel trattare un altro. lo stile della predicazione parcnctica. Se con
Così viene usato il q. per esprimere la violenza 'òrcef quale ogg. s’intende sempre il processo
passionale dell’ira (Gen 49,7; cfr. Cant 8,9 riflessivo attraverso cui degli uomini si rivolta­
agg.), la difficoltà di un caso legale (Deut 1,17; no contro la parola di Dio e disubbidiscono,
cfr. Es 18,26 agg.), la difficoltà di una decisio­ qsh hi. con lèb o lèbàb « cuore » quale ogg. de­
ne (Deut 15,18), la forza di un discorso (2Sam signa l’indurimento per opera di Dio (Es 7,3 P;
19,44; cfr. l’uso dcll’agg. sostantivato fem., con cfr. Hesse, l.c. 21-23.40-79; K.L.Schmidt, Die
valore neutro, qasà « duro », per parlare di un Verstockung des Menschen durch Gott, ThZ 1,
«messaggio duro» ISam 20,10; IRe 12,13; 1945, 1-17) oppure l’autoindurimento (Sai
14,6; 2Cron 10,13). L’espressione, divenuta 95,8; Prov 28,14; cfr. anche Ez 3,7). Solo una
formula, della mano che grava duramente su volla viene usato quale ogg. —rùah «spirito»
qualcuno ( —kbd 4a; —jàd) per indicare un’op­ (Deut 2,30, indurimento per opera di Dio).
pressione che pesa duramente su di un popolo Sull’insieme cfr. Hesse, l.c.; —hzq 4 e - lèb 4d.
(ISam 5,7; cfr. Giud 4,24 e l’uso analogo di
— hzq), è forse lo sfondo anche del ni., attestato Giud 2,19 parla di una «via dura» (dcèrcek qasà),
in un unico testo (Ts 8,21). Il pi., che ricorre cioè di una condotta dura: « Vi è qui una sorta di
anch’esso una volta sola, viene usato per indi­ constructio praegnans: anziché dire prima che l’uo­
mo è duro di cervice e perciò si attiene senza devia­
care una nascita difficile (Gen 35,16) c corri­ zioni alla strada sulla quale si è incamminato, si dice
sponde all’uso dell’hi. (Gen 35,17). Prescinden­ subito: l’uomo ha reso la sua condotta “dura”. Si
do dai passi che si esamineranno più avanti vede come l’immagine, qui, ha già perso della sua
(4), l’hi. significa anche il porre una domanda plasticità e non è più considerata tale » (Hesse, l.c.
difficile, che l'interpellato avverte come supe­ 14). La relazione genitivale di qàsa con pànìm « vol­
riore alle sue capacità (2Re 2,10), ovvero il far­ to » si trova solo in Ez 2,4 (spiegazione secondaria;
si più duro del giogo di una corvée gravante su cfr. anche Ah r. 101, per l’ira del re, P.Grelot, RB
di un popolo (IRe 12,4 = 2Cron 10,4; cfr. l’e­ 68, 1961, 183). Incerto è il testo di ISam 1,15 e di Is
27,8 (al riguardo vd. i comm.).
spressione ‘abòdà qasà per indicare la corvée
imposta da un despota a un popolo Es 1,14; 5/ Anche nella letteratura qumranica (IQS
6,9; Deut 26,6; IRe 12,4; Is 14,3; 2Cron 10,4).
5,5; 6,26; IQH framm. 12,4) e nel NT (cfr.
A parte gli usi già menzionati in riferimento ai Schmidt, l.c.) si parla del collo duro nel senso
testi in cui il termine ricorre nelle forme verba­ di autoindurimento; nel NT, però, ciò avviene
li, l’agg. qcìsct designa una persona dal cuore prevalentemente in citazioni vtrt. Si parla
duro (ISam -25,3; 2Sam 3,39; Is 19,4), la dura espressamente anche dell'indurimento per ope­
sorte dei poveri (Giob 30,25), la violenza della ra di Dio (Rom 9,18; cfr. K.L. e M.A.Schmidt:,
guerra (2Sam 2,17; a proposito della spada art. -naxuvw, ThW V,1024-I032 = GLNT
guerriera Is 27,1) e la durezza crudele di una IX, 1327-1352).
catastrofe storica (che Dio fa vivere a determi­ A S. van der Woude
nati uomini, Sai 60,5).
Sinonimi di qsh sono -» 'ms, —hzq e -> ‘zz; cfr. anche
sànùm «duro » Gen 41,23 (le spighe sterili). Oppo­
sto a qsh è rkk « essere tenero », anch’esso usato
spesso in senso traslato (q. « essere tenero, morbido,
timido» 6x, pu. «essere intenerito» ls 1,6; hi. «ren­ n t o r’h V E D E R E
dere fiacco» Giob 23,16; sost. ròk « tenerezza» Deut
28,56; agg. rak « morbido, tenero, delicato, dolce,
mansueto» 16x, in 2Sam 3,39 contrapposto a qàscè\
sost. mòrak « pusillanimità » Lev 26,36). 1 / r ’h «vedere» si trova nelle lingue semiti­
che meridionali; in quelle cananee, a parte lo
4/ Avendo come ogg. 'òrcef « nuca » (che tal­ ebr., è attestato solo in moab. (DISO 268s.;
volta può anche mancare: Es 13,15; Giob 9,4 aram. —hzh\ acc. e ug. >’mr 1).

621 flR*1 r’h VEDÉRE 622


Il verbo ebr. compare al qal, ni., pu. hitp., hi. Zac 1X 1 3 — —

e ho. Sostantivi derivati sono: rò'a «veggente» Mal 2 I —* — —

Sai 87 5 8 — —
(part. q. sostantivato), rò'W II « visione » (Barth Giob 50 — — 1 pu. 2
151; GVG 1,343), f ' i «specchio» (Giob Prov 12 1 — . — —

37,18), r°'ì «veduta» o sim. (BL 461), f u i Rut 2 - — — —

«vista» (Eccle 5,10 Q, K re’il), mar’cè «vedu­ Cant 7 1 1 — 3


ta, apparenza, apparizione» (BL 491), mar'à Eccle 46 — 1 — 2
«apparizione» (Es 38,8 «specchio»). La deri­ Lam 16 — — — —

vazione di to’ar «forma, aspetto» (nell’AT Est 12 — 3 —


4
I5x, in Gen 29,17; 39,6; Is 52,14; 53,2; Est 2,7 Dan 18 4 12
accanto a mar'à) dalla radice r ’h (così pensano Esd 1 — — — —

Neem 6 — — — —

fra gli altri GB 869a; Montgomery, Kings 83) è lCron 19 — — — —

controversa (cfr. Zorell 886b.893a). NelParam. 2Cron 24 6 - 2 hitp.


bibl. ricorre come prst. can. rèw «aspetto» AT 1129 102 62 10 103
(Dan 2,31; 3,25; BLA 184; KBL 1123a).
rà’à in Deut 14,13, quale definizione di un tipo 3/ a) Il significato fondamentale di r ’h q. è
d’uccello, va letto, in base a Lev 11,14, dà’à (cfr. « vedere », e su tutte le altre sfumature prevale
BH3; HAL 199b). la percezione fisica. Si deve distinguere (1) il
Sui nomi propri formati con la radice r ’h (R e’aja, semplice « vedere (con gli occhi [-» 'àjin]) »
J ir ’ijjà ecc.) cfr. Noth, IP 186.198. (p.e. Gios 8,20; Giud 13,20), in senso pregnan­
te: vedere ciò chc cade sotto gli occhi (ISam
2/ Delle forme verbali, che compaiono com­ 16,7), guardare qualcuno (Giud 16,27); (2) ve­
plessivamente 1303x nell’AT, 1129 casi spetta­ dere e udire (~>sm') uniti nel rendere il senso
no alla coniugazione fondamentale (incl. Gen di «accorgersi, notare» (p.e. Deut 4,28; Sai
22,14a; ISam 14,27K; Ez 28,17 inf. ra’awà\ 135,16s.); (3) percezione attraverso altri sensi,
Giob 7,8 part. q.; 10,15 txt? imp. q., secondo con il significato di «udire» (p.e. Gen 2,19;
GB 736a e Lis. agg. ròte; esci. Gen 16,14 n. 42,1), «sentire, avvertire» (p.e. Ts 44,16 la ca­
pers.; Es 5,21 ni.; Neem 6,16 in Mand. 505c e lura), «godere» (p.e. Eccle 8,16 il sonno; 9,9
1059a; 2Cron 10,16 varia lectio). Fra le 133 la vita), «sperimentare, vivere» (p.e. Ger 5,12
forme sostantivate marìz è la più frequente la guerra, la carestia; Giob 7,7 il bene; Sai
(103x, vd. il prospetto seguente); vengono poi 90,15 il male; Sai 89,49 la morte).
rò’m 1 llx (ISam 9,9.9.11.18.19; Is 30.10;
lCron 9,22; 26,28; 29,29; 2Cron 16,7.10), r° 7 b) Dal significato di base sono derivati usi me­
4x (Gen 16,13; ISam 16,12; Nah 3,6; Giob taforici: ( 1) percezione spirituale, nei significati
33,21), mar’à 12x (Gen 46,2; Es 38,8; Num « constatare, osservare, notare » (p.e. Gen
12,6; ISam 3,15; Ez 1,L 8,3; 40,2; 43,3; Dan 16,4s.; ISam 26,12; Is 29,15), «conoscere, esa­
10,7.7.8.16), mentre rò'ce II, flit e f 7 sono minare» (p.e. Gen 26,28; 37,20; ISam 12,17),
apaxlegomena (vd. sp. 1). vedere e udire insieme = « prendere conoscen­
za, percepire intelligibilmente» (p.e. ls 52,15;
qal ni. hi. altri mar 'a Ez 40,4), «distinguere» (p.e. Mal 3,18), « ri­
11
flettere» (p.e. Es 33,13), inoltre l’interiezione
Gen 123 14 3 1 hitp
Es 16 4 2 ho. 2 «ecco!» (p.e. Gen 41,41); (2) manifestazioni
s 70
Lev 37 10 — 1 ho. 11 generali di vita con il significato di « vivere » =
Num 39 5 3 — 4 «veder la luce» (positivamente: Giob 33,28;
Deut 56 5 6 1 ho. 2 Eccle 7,11 «vedere il sole»; negativamente:
Gios 15 — ! — 1 Sai 49,20; Giob 3,16), « fare esperienze, appro­
Giud 34 6 4 - 2 priarsi di qualcosa» (p.e. Giob 4,8; Eccle
ISam 74 2 - — 2 I,16), « vedere il volto » = « avere un rapporto
2Sam 43 3 1 3
di fiducia con» (2Re 25,19 = Ger 52,25); (3)

IRe 25 11 — - —

2Re 55 1 7 2 hitp. -
con il significato di «guardare» (p.e. Gen
Is 74 4 4 — 3 II,5; Lev 13,3ss.), « osservare qualcosa» (Giob
Ger 66 2 3 — - 37,24), specialmente « preoccuparsi di qualco­
Ez 70 4 3 - 36 sa» (Gen 39,23), con be «osservare con gioia/
Os 4 - - - -
dolore» (p.e. Gen 21,16; 44,34; ISam 6,19;
Gioe 1 — — - -
cfr. Sai 35,17, con indifferenza; Prov 23,31
Am 5 — . 4 - -
[cfr. Barr, CPT 257s., contro G.R.Driver, Bibl.
Abd 2 — — — —
32, 1951, 187; id., JSS 9, 1964, 384s.j); «visi­
Giona 2 — - — —

Mi 5 — 1 —
tare» (p.e. 2Sam 13,5s.; Sai 41,7); «seleziona­
Nah 1 — 1 — ! re, scegliere» (p.e. Gen 41,33; ISam 16,17;
Ab 6 - 1 — — part. pass, rà’itj «scelto, adatto» Est 2,9), con
Sof — - — — - ‘al «osservare attentamente» (Es 1,16), con
Agg 2 - - - - min « imitare qualcuno in qualcosa » (Giud

623 n t n r’h VEDERE 624


7,17), «svelare» (Giud 16,5). Nelle personifi­ Biblisch-theologische Aufsatze, 1972, 84-101)
cazioni s’incontra un uso figurato (p.e. Sai trattiamo: (a) la visione di Dio da parte del­
114,3 a proposito del mare, Sai 97,4 a proposi­ l’uomo, (b) Dio vede gli uomini, (c) l’uomo
to della terra). vede l’agire di Dio, (d-f) il guardare in visione,
(g) r'h ni. come termine tecnico della rivelazio­
c) AI ni. il verbo subisce una modifica in senso ne, (h) mar’à’ ecc. per descrivere la benedizio­
tollerativo rispetto al valore fondamentale: ne.
« mostrarsi, apparire » (p.e. di uomini Lev
13,19; IRe 18,1 s.), «rendersi visibile, appari­ a) Si parla del vedere Dio o il volto di Dio in
re » (p.e. Gen 1,9 a proposito della terra forme e con funzioni diverse. (1) Nella più an­
asciutta); lontano dalla percezione fisica è il si­ tica tradizione delle saghe l’uomo guarda indie­
gnificato « esserci » (con negazione, p.e. Giud tro all’ora delia sua salvezza: Gen 32,31 «io
19,30; IRc J0,12). L’unico passo al pu. ha si­ (Giacobbe) ho visto Dio faccia a faccia »; Gen
gnificato pass. (Giob 33,21). La percezione 16,13 «qui io (Agar) ho visto colui che mi ha
sensoria è contenuta anche nel significato delle guardato » (eziologia geografica rispettivamente
coniugazioni causali: hi. « far vedere, mostrare di Penuel e di Lacai-Roi). Gedeone reagisce al
qualcosa a qualcuno» (p.e. Num 13,26; Giù suo incontro con il messaggero di Dio con un
l,24s.), «far percepire, sperimentare qualcosa grido, che egli spiega rimandando a ciò che gli
a qualcuno » (Eccle 2,24), ho. « essere mostra­ è accaduto: « ...ho visto il messaggero di Jahwe
to a qualcuno» (p.e. Lev 13,49). Valore reci­ faccia a faccia » (Giud 6,22; analogamente
proco caratterizza l’hitp. « osservarsi l’un l’al­ 13,22). Queste formule ricorrono sempre quan­
tro » (Gen 42,1), specificamente: « misurarsi do si parla di una situazione disagevole, muta­
nella lotta» (2Re 14,8.11 = 2Cron 25,17.21). ta con l’intervento di Dio. (2) Dalla sfera cul­
d) Sul significato fondamentale si basa anche tuale proviene la formula r ’h ’cst-penè Jhwh
l’uso dei derivati nominali (vd. sp. 1). Accanto « vedere il volto di Dio ». Per ragioni dogmati­
a vari nomina actionis di tipo generale ricorro­ che (cfr. Es 33,20 «tu non puoi vedere il mio
no anche vocaboli con significati più specifici: volto, perché nessun uomo che mi abbia visto
re'l (Giob 37,18) e mar’à (Es 38,8) «spec­ rimane in vita ») pare che il q. originario sia
chio»; in relazione al guardare visionario rò’x stato perfezionato in ni., come si può supporre
«veggente» (vd. st. 4e), rò’cè II «visione» (Is in base alla costruzione con l’accus. (Es
28,7), mar'cè (Ez 8,4 ecc.) e mar’à (tutti i passi, 23,15.17; 34,20.23.24 ecc.; cfr. BHJ;
salvo Es 38,8) « visione » (vd. st. 4f). W.W.Baudissin, «Gott schauen» in der atl.
Religion, ARW 18, 1915, 173-239, soprattutto
*e) Oltre a -+hzh «guardare» vanno menzionati 18 lss.). Nei culti extraisraelitici la visione di
come altri verbi della vista: (1) nbt hi. «guardare, os­ Dio riguardava l’adorazione delFimmagine del­
servare» (nell’AT 68x, di cui Sai 17x, Is 14x, Lam le divinità nel tempio (Baudissin, l.c. 173ss.;
6x, Ab e Giob 5x ciascuno; nbt pi. «guardare» Is F.Nòtscher, « Das Angesicht Gottes schauen »
5,30; sost. mabbàt « speranza = ciò che si guarda
sperando » Is 20:5.6; Zac 9,5), spesso anche in conte­ nach biblischer und babylonischer AufFassung,
sti di rilevanza teologica, p.e. Es 3,6 « allora Mosè si 1924). Invece la sovranità di Jahwe escludeva
coprì il volto, perché temeva di guardare D io » e la sua materializzazione in immagini percepi­
Num 12,8 «egli (Mosè) guarda il volto di D io » (vd, bili (Es 20,4 = Deut 5,8; cfr. G. von Rad, ThW
st. 4a); Is 63,15; Sai 13,4 ecc. per il volgersi di Dio 11,378-380 = GLNT 111,139-146; W.Zimmerli,
verso l’uomo (vd. st. 4b); ls 5,12; 22,11 ecc. per il Das zweite Gebot, FS Bertholet 1950, 550-563
volgersi dell’uomo a Dio (vd. st. 4c); (2) sph q./pi. = GO 234-248 = Rivelazione di Dio, 1975,
«spiare» (rispettivamente 8 e 9x, inoltre sòfee
« esploratore, spia » 19x, mispcè « vedetta » Is 21,8 e
213-224). Tuttavia il “vedere Dio” non può
2Cron 20,24, sippijjà «vedetta» Lam 4,17; cfr. essere inteso come atto puramente spirituale in
H.Bardtke, FS Eiflfeldt 1958, 19-21); (3) sgh hi. opposizione alla percezione sensibile. L’uso de­
«guardare» (3x: Is 14,16; Sai 33,14 riferito a Dio; scritto sotto (1) attesta che Dio incontra un
Cant 2.9); (4) sur «scorgere, osservare» (16x, delle uomo nel mondo reale della sua esistenza. Co­
quali 10 alFhi.); (5) szp «scorgere» (Giob 20,9; 28,7; munque si debba intendere il «vedere D io»
in Cant 1,6 «abbronzare», detto del sole); (6) s'h nel contesto del culto isr. (su Es 33,18ss. e Sai
«guardare» (15x, di cui Is 5x; per Dio che guarda 27,4 [hzh] cfr. G. von Rad, FS Bertholet 1950,
con misericordia, oppure distoglie il proprio sguardo:
Gen 4,4.5; Giob 7,19; 14,6; hi. Sai 39,14 txt em; sul­
429s. = GesStud 239s.), la sua origine non va
le forme considerate un tempo come s'h hitp. -*jr' ricercata nell’evento cultuale; il suo punto di
LII/le[7]); (7) sqp ni./hi. «guardare (dalla finestra)» riferimento era là dove Israele sperimentava
(ni. lOx, hi. I2x, inoltre masqòf « architrave » Es l’azione dì Dio a suo favore: nella storia. Lo
12,7.22.23 e altre espressioni edili in IRe 6,4; 7,4.5, confermano anche quei passi dei salmi di la­
cfr. Noth, BK IX,97s.). mento e di fiducia individuali, nei quali ->hzh
«guardare» è legato all’ogg. pànlm «volto»
4/ Per l’uso teologico (cfr. anche H.-J.Kraus, (Sai 11,7; 17,15) o nó'am «benignità» (Sai
Hòren und Sehen in der althebraischen Tradi- 27,4) di Jahwe, oppure r'h è legato a 'òz «for­
tion, Studium Generale 19, 1966, 115-123 = za » e kàbòd «gloria » di Dio (Sai 63,3; cfr. G.

625 n t n r ’h VEDERE 626


von Rad, ThW 11,244 = GLNT 11,1368; W.Mi- d) r'h al q. può acquistare il senso « aver visio­
chaelis, ThW V,326 = GLNT Vili, 916s.), e n i» (Num 24,2; Gios 5,13; 2Re 2,10.12; 6,17;
ancora l’espressione —bqs pi. pcné Jhwh per Is 21,3.6s.; Ez 8,13.15 ecc.) e alPhi. quello di
esprimere il volgersi a Jahwe attendendo il suo «mostrare visioni» (Num 23,3; Ger 38,21; Ez
aiuto (p.e. Os 5,15; Sai 27,8; cfr. anche O.Gar- 11.25 ecc.); cfr. Dan 8,1 r ’h ni., per l’apparire
cia de la Fuente, Augustinianum 8 , 1968, di una visione. hzh « guardare » indica il ri­
477-540). (3) Con valore attenuato l’espressio­ cevere una visione o un’audizione (p.e. Num
ne r ’h ’cet-penè Jhwh è venuta a significare 24,4.16; Is 1,1; Am 1,1; Mi 1,1). Invece r ’h ri­
«entrare nel santuario» (p.e. Sai 42,3; cfr. guarda il processo del vedere, che di norma in­
Kraus, BK XV ,197). clude pure l’udire (Num 23,3; Ger 38,21; Ez
11.25 ecc.). Se hzh può indicare in generale la
b) La storia degli interventi salvifici nell’AT ricezione della rivelazione (Is 13,1; 29,10; Ez
comincia con il fatto che Jahwe « vede » la mi­ 12.27 ecc.; cfr. Wildberger, BK X, 5s.; Wolff,
seria degli oppressi (dichiarazione in Fs 3,7, BK XIV/2, 154), r'h fa parte del linguaggio dei
accanto a —im ' e a —jd 1), prima di intervenire racconti di visioni (cfr. Zimmerli, BK XIII,
(v. 8). « Dio vede » vuol dire chc Jahwe inter­ 41*). Per i tentativi, fatti in passato, di distin­
viene negli avvenimenti - a differenza degli guere i significati delle due radici, cfr. J.Hànel,
idoli privi di riferimento all’uomo e al tempo Das Erkennen Gottes bei den Schriftpropheten,
(Deut 4,28; Sai 115,5-7; 135,16s.). Dall’incon­ 1923, 7-13; Th.H.Robinson, Prophecy and thè
tro personale con Dio deriva aiuto per Israele. Prophets in Ancient Israel, 1923, 28.4lss.;
Di conseguenza l’invocazione perché Dio inter­ F.Hàussermann, Wortempfang und Symbol in
venga è preceduta dalla preghiera che egli si der atl. Prophetie, 1932, 4-8; A.Jepsen, Nabi,
volga a colui che lo invoca (ISam 1,11; Is 1934, 43-56; A.R.Johnson, The Cultic Prophet
37,17; 63,15 par. nbt hi. «guardare»; anche in Ancient Israel, 21962, 11-16.
nel canto di lamento del popolo Sai 80,15; cfr. Lo stile della visione (cfr. Zac 2,1; 5,1.9; 6,1;
nel canto di lamento del singolo Sai 35,17.22 Dan 10,5 con Gen 31,10) ha fatto sì che in al­
r'h\ Sai 13,4 nbt hi.). L’esperienza che il Dio cuni casi r'h q. sia venuto a far parte dei rac­
eccelso « vede nel profondo » è diventata in conti di sogni, il cui linguaggio si differenzia
Israele l’affermazione fondamentale della lode nettamente da quello delle narrazioni delle vi­
(Gen 29,32; Sai 33,13; 113,6; cfr. Sai 9,14; sioni (cfr. Gen 41,5 con v. 22; per r ’h hi. Gen
138,6; cfr. C.Westermann, Das Loben Gottes 41.28 cfr. ngd hi. v. 25).
in den Psalmen, 41968, 83-98). Invece Israele Nei racconti nei quali i profeti narrano la pro­
si è già allontanato da Janwe, quando non lotta pria esperienza visionaria, una formula intro­
più perché Dio si volga ad esso (Ez 8,12; 9,9 duttiva (per lo più seguita da \\fhinnè «ed
« Jahwe non ci vede, Jahwe ha abbandonato il ecco ») apre la descrizione della visione (talvol­
paese», in una citazione; cfr. Sai 10,11). ta anche una parte di essa; per Ez 1,15 cfr.
In questo contesto dell’aiuto di Dio che vede la Zimmerli, BK XIII, 27). La forma varia; nella
necessità rientrano anche i nomi propri teofori formula introduttiva costruita con r ’h q. colui
composti con r ‘h (nomi di riconoscenza; vd. che narra la visione si definisce il veggente ( la
sp. 1; cfr. Noth, IP 186). . pers. sing. del perf.: IRe 22,17.19; Ger 4,23,
cfr. v. 24ss.; Ez 37,8; Am 9,1; Zac 1,8; per Ab
c) Come r ’h può indicare il volgersi benigno di 3,2 cfr. BHS; l a pers. sing. dell’imperf. cons.: Is
Dio, così può essere usato anche per descrivere 6,1; Ez 1,4.15; 2,9; 8,2.7.10 ecc.; Zac 2,1.5;
le conseguenze della sua opera: coloro che ne 5,1; 6,1). La formula introduttiva costruita con
sono raggiunti « vedono » il suo operare (p.e. r'h hi. evidenzia l’autore della visione («così
Es 34,10; Deut 3,21; 4,3.9; 11,7; 28,34.67; Is Jahwe mi fece vedere» Am 7,1.4.7; 8,1; cfr.
42,18.20; 53,11; 62,2; Mi 7,9); Jahwe «fa ve­ 2Re 8,10.13; Ger 24,1; Zac 3,1 sogg.: l’angelo).
dere (hi.)» (Deut 3,24; Mi 7,15; Sai 50,23; Altre narrazioni descrivono la visione senza
59,11; 78,11; 91,16, cfr. v. 8). In base alla pa­ formule introduttive di questo genere (Is
rola profetica i popoli «vedono» nel fatto sto­ 21,1-10; Nah 2,2.4-11; 3,1-3; sulle visioni di
rico una manifestazione che è una « prova » di avvenimenti cfr. F.Horst, Die Visionsschilde-
Jahwe (r'h sostituisce —jd ‘ nelle affermazioni rungen der atl. Propheten, EvTh 20, 1960,
con cui si attesta una presa di conoscenza: Ez 193-205, soprattutto 203ss.).
21,4; 39,21; cfr. W.Zimmerli, Erkenntnis Got­ Il contesto originario per la prima forma del­
tes nach dem Buche Ezechiel, 1954, 7 = GO 44 l’introduzione è l’oracolo del veggente (di pare­
= Rivelazione di Dio, 1975, 46s.). Invece non re diverso Wolff, BK XIV/2, 113, che pensa
considerare l’opera di Jahwe nella storia signi­ alla « apertura di un libero discorso di testimo­
fica sollecitare il suo giudizio (accusa Is 5,12b: nianza», cfr. Am 5,1). Esso è caratterizzato dal
r ’h par. nbt hi.). Il non vedere (o il non udire) fatto che il veggente riporta le sue visioni con
caratterizza il popolo, che Isaia è inviato la propria parola, come indica la formula di
ad «indurire» (Is 6,9s.; cfr. Deut 29,3; Ger legittimazione ne’Um, col legata al nome del
5,21; Ez 12,2). veggente (Num 24,4.16). r ’h avente per sogg.

627 TOH r'h VEDERE 628


l’io del veggente vi trasforma l’esperienza visio­ indica l’oggetto di questa: «apparire», «qual­
naria in un racconto (Num 23,9 «poiché dal­ cosa che sembrava...» (Ez l,5.13.27s.; 8,2 ecc.;
l’alto delle rocce lo vedo, lo scorgo...»; 23,21, Nah 2,5; Giob 4,16). La funzione dell’espres­
cfr. BH’ ; 24,17). Le forme dell’oracolo di vi­ sione (descrivere, ma in modo puramente ap­
sione vengono usate in seguito nei racconti prossimativo) è sottolineata dalla costruzione
profetici di visione e di audizione, rimanendo kemar'à «apparire come...» (Ez l,3.26s.28;
conservata (a differenza di ne um) la funzione 8,2; 10,1; 40,3; per influsso di Ez, Dan 8,15;
di r ’h (adattando la forma verbale all’oracolo 10.6.18; Gioe 2,4; cfr. Dan 10,16 kidmùt,
del messaggero). Nella (rara) conclusione della ->dmh 3b), come pure dall’iterazione mar'à
visione r'h hi. ricorre in Ez 11,25 (cfr. Zim­ kemar’à. (Ez 40,3; 41,21 ; 43,3).
merli, BK XILL 42*). Una volta sola ricorre il sost. derivalo rò’à II
Alla descrizione della visione introdotta dalla « visione »: a differenza dei « veggenti », fra i
formula d’apertura segue, nello schema forma­ quali Isaia si considera (Is 30,10), i profeti
le delle visioni legate a simboli o assonanze d’ufficio falliscono e «barcollano mentre han­
verbali (così F.IIorst), la «domanda divina no visioni » (28,7).
d’accertamento » rivolta ai profeti: « Che cosa
g) r'h hi. con Dio come sogg. (ca. 45x, per lo
vedi?» o sim. (Ger 1,11.13; 24,3; Am 7,8; 8,2;
Zac 4,2; 5,2). La domanda d’accertamenlo ri­ più Jahwe/Dio, ma anche kehòd Jhwh « la glo­
volta da Jahwe in Ez 8,6.12.15.17, per W.Zim­ ria di Jahwe » o maVak Jhwh « il messaggero
di Jahwe»; cfr. F.Schnutenhaus, ZAW 76,
merli, FS Robert 1957, 154-164 = GO 120-132
= Rivelazione di Dio, 1975, 109-119; id., BK 1964, 10) è stato usato in vari modi:
XIII, 208, deriva da un contesto in cui compa­ (1) Quale termine tecnico dcll’apparire di Dio
re anche il « detto di prova »; di parere diverso in una località che ne viene così santificata (Es
G.Fohrer, Studien zur atl. Prophetie, 1967, 19. 3,2; cfr. H.Greflmann, Mose und sei ne Zeit,
1913, 21ss.; R.Rendtorff, Die Offenbarungsvor-
e) Anche le antiche definizioni del veggente so­ stellungen im Alten Israel, in: W.Pannenberg,
pravvivevano: ISam 9,9 spiega rò’à come il ti­ Offenbarung als Geschichte, 1961, 21-41 =
tolo antico del ->nàbì' «profeta» (cfr. G.Hòl- La concezione della rivelazione nell’Antico
scher, Die Propheten, 1914, 125). 11 Cronista Israele, in: W. Pannenberg, Rivelazione come
usa il nome come epiteto per Samuele (lCron storia, 1965, 59-90; inoltre W.Zimmerli,
9,22; 26,28; 29,29) e per altri (2Cron 16,7.10). «Offenbarung» im AT, EvTh 22, 1962, IS­
Così pure il termine hòzce può valere per un SI). Naturalmente nella tradizione si affermava
nàbì' (2Sam 24,11; 2Re 17,13; Is 29,10; cfr. 10 schema di eziologia cultuale (sequenza: ap­
R.Hentschke, Die Stellung’ der vorexilischen parizione di Dio - costruzione di un aitare o
Schriftpropheten zum Kultus, 1957, 150; sim.); tuttavia già nel racconto jahwista la nar­
R.Rendtorff, ThW VI, 810 = GLNT XI, razione dell’apparizione di Jahwe viene meno
516s.). Inoltre tutte e due le espressioni sem­ di fronte allo scopo nuovo dell’apparizione: il
brano indicare un carisma (forse quello del discorso divino di promessa (Cren 12 ,6 s.;
«veggente»), che non ogni nàbì' possedeva: il 26,24s.; versione JE di Es 3). P ha abbandona­
dono e la funzione del hòzà differenziano to del tutto il legame con un luogo di culto e si
Amos da un nàbì’ e da un been-nàbì’ (Am serve degli elementi originari dello ìepòc; Xóyoq
7,12.14; cfr. Wolff BK X1V/2,359-361), come solo per inquadrare il discorso di Dio (Gen
pure Isaia (cfr. Is 28,7) al quale come ad altri 17,lss.; 35,9ss.). Il kàbòd di Jahwe appare -
« veggenti » (30,10 rò’ìm e hòzìm sono in par.) sviluppando la tradizione gerosolimitana del
si vuole vietare la visione (Wildberger, BK X, tempio (Is 6 ; Sai 97) - per proclamare la mani­
5). festazione della potenza di Dio contro il popo­
f) mar’à indica la visione toccata al profeta lo disubbidiente (Es 16,10; Num 14,10; 16,19;
(Num 12,6 par. h°lòm «sogno»), anche un’e­ 17,7; 20,6). Spogliato della sua vera funzione,
sperienza puramente uditiva (ISam 3,15, cfr. 11 r ’h ni. assoluto serve in fondo soltanto più
Johnson l.c. 11 n.9; Horst, l.c. 196). L’uso di ad introdurre un inlero racconto che culmina
marot '“lòhìm per indicare il vedere visioni in un discorso di Dio (p.e. con il motivo del­
divine in Ez (1,1; 8,3; 40,2; per 43,3 clr. BHS) l’annuncio della nascita di un bambino Gen
lascia presupporre l’esistenza di un’antica for­ 18,1-15, cfr. C.Westermann, Forschung am
mula proveniente dalia tradizione dei veggenti AT, 1964, 19.61ss.; cfr. Gen 26,2s.; Giud
(cfr. Zimmerli, BK XIII, 47); cfr. mar’òt hallàj- 6,12ss.; IRe 3,5ss.; 9,2ss.), oppure diventa
là «visioni notturne» (Gen 46,2). II termine si un’aggiunta mobile (IRe 9,2b; 11,9) o un’affer­
trova anche al sing., per indicare il vedere vi­ mazione generale (ISam 3,21). Non vi sono Le­
sioni (Dan 10,7.8.16). Il masc. mar’cè può esse­ sti che documentino l’uso di r ’h ni. per indica­
re usato come il fem. mar’à (Ez 11,24; 43,3; in re una teofania di Jahwe nel culto (cfr. Rend-
Dan 8,16.26s. promiscuamente con hòzòn, in torff, l.c. 24 = ital. 66 ).
9,23 e 10,1 par. dàbàr «parola»). Più spesso (2) L’uso tardivo di r ’h ni. si riferisce all’appa-
mar'à: nei quadro di una descrizione di visione rire di Dio sul Sinai o nella « tenda dell’incon­

629 r’h VEDERE 630


tro» (Num 14,14 ampliamento secondario in § 5,16), Fet. re'es e Faram. sir. résa. Mentre le tra­
J, cfr. Nòtscher, l.c. 23.34; Deut 31,15 fram­ scrizioni eg. del can. r's presentano per lo più rs, ma
mento, cfr. von Rad, ATD 8,135 = ital. 209; anche rii (Burchardt nr. 635.638, 605.636), EA
264,18 (rii su-nu « nostro capo» ) attesta la pronun­
Ger 31,3) e all’epifania di Jahwe (cfr. Wester­ cia *ròs, che risale alla trasformazione a' > à > ó;
mann, l.c. [4bl 65-72; per Zac 9,14; Mal 3,2; cfr. il prestito can, nel bab. antico di Mari (ARM X,
Sai 102,17; cfr. Sof 2,11 txt em; Schnutenhaus, 9, 12’. 15’) rusum «architrave» ed il bab./neoass.
l.c. 10s.). - L’aflermazione delPapparire di Dio rustu(m) «prima qualità, olio fino di prima qualità»
suscitava scandalo; perciò P contrappose al r'h (AHw 996s.). Sulla vocale della radice cfr. anche
ni. dell’epoca dei patriarchi lo jd ' ni. dell’epoca K.Beyer. Althebr. Grammatik, 1969, 19.26.27. Ac­
postmosaica (Es 6,3; cfr. Rendtorff, l.c. 25ss. = canto a r's, /'hvé e ri Qumran conosce le grafie rw's (=
ital. 67ss.; Zimmerli, l.c. 17ss.; id., Ich bin Jah­ *ro’os con resa secondaria dello cfr. poioq LXX
2Sam 15,32; 16,1) e r'ws (cfr. rè’os nell’ebr. sam. in
we, FS Alt 1953, 186.188 = GO 18.20 = Rive­ base a dissimilazione vocalica regressiva; R.Macuch,
lazione di Dio, 1975, 24.26). Grammatik des sani. Hebr., 1969, 91.384).
Invece nel plurale ebr. e parzialmente in quello ug.
h) I sost. mar‘à’ e r"7 ricorrono nella descri­ rimane la vocale originaria della radice, a, proba­
zione della benedizione: la bellezza del corpo bilmente perché in questo caso J era seguito da una
era intesa come espressione della benedizione vocale (GK § 23c; BL 620; UT § 8,9). In
(Gen 39,6; ISam 16,12, cfr. v. 18 Ts lò ’ar); *mèrasòlèkcem Ger 13,18 txt em sembra ricorrere
l’apparenza esteriore repellente era conside­ una desinenza plurale fem., corrispondente alFug.
rata dalla comunità come una carenza di be­ rasi o risi (Dahood, UHPh 15).
nedizione (ls 52,14 «disumana la sua appa­
renza e non più umano il suo aspetto»; 53,2 La specificazione del significato di *ra's - è sin­
«né forma né bellezza... nessuna apparen­ golarmente uniforme nelle lingue semitiche.
za...»; cfr. Westermann, ATD 19, 205.211 = Accanto all’uso concreto per «testa» vi sono
ital. 306.315). usi figurati, in senso sociale per «capo, con­
duttore », locale per « cima, punta », temporale
5/ Nei LXX il verbo ebr. è reso prevalente­ per « principio » o valutativo per « il/la miglio­
mente con ópàv e ìSeìv, ed anche con @XÉireLv. re».
Nel NT si trovano risonanze degli usi molte­ L’arab. e Fet. hanno forme proprie per «capo, con­
plici di r ’h e derivati (cfr. W.Michaelis, art. duttore», usate accanto a ra's o re'es, cioè l’arab.
òpriuu, ThW V,315-381 = GLNT V ili,885- ra is e Fet. ra'as/re’ùs: soltanto Farab. e Fet. hanno
1074), spesso in diretto collegamento con i derivato dalla radice nominale il verbo ra’asa avente
modi di dire vtrt., ma anche con significati il senso fondamentale di « essere, diventare capo,
nuovi. Per esempio il vedere (il volto di) Dio è conduttore ».
riservato al mondo celeste (Apoc 22,4); ora ve­
diamo solo in modo imperfetto (ICor 13,12), b) 11 più importante dei derivati è rèsTt: se ne
tuttavia nel Figlio già vediamo il Padre (Gv tratta a parte sotto 3e.
12,45). L’espressione vtrt. «contemplare Dio» La è della sillaba radicale può essere subentrata per
nel senso di frequentare il tempio viene appli­ influsso aram. al posto di una più antica à (cfr. ebr.
cata al santuario celeste (Mt 18,10). «D io sam. raser, Macuch, l.c. 413). L’afFormante -il è stata
vede» indica anche qui il suo volgersi parteci­ applicata alla radice ròs sulla base delle radici di 3* i
pe (Mt 6,4.6; Le 1,48; Atti 7,34), che i reprobi + desinenza fem. / per indicare degli astratti (BL
induriti però non «scorgono» (Me 4,12; 8,18). 504s.). Formazioni parallele sono l’acc. rèsUi(m) I
Lo stile della visione rivela un influsso vtrt. «principio, cima, prima qualità» (AHw 972s.), il
(p.e. Me 1,10; Atti 7,55s.; 9,10.17; Apoc fen. pun. r ’sl «cosa scelta» (J.Friedrich - W.Rollig,
Phòn.-pun. Grammatik, 7 1970, § 207) ed il sir.
1,2.11; 4,1; 9,17). rèsila « principio ».
D. Vetler In rìsoti, « primo», anche come numero ordinale, la
i corrisponde forse già alFug. risn (n. pers., UT nr.
2296); la pronuncia risale direttamente al ràìsòn
della tradizione sam., attestato anche dalla grafia
r ’jswn di Qumran (Macuch, Le. 24.409). L’afforman-
m i rò s CAPO te -òn indica aggettivi denominativi (Meyer 11,37).
In (hassànà) hàrìsònìl Ger 25,1 l’afibrmante, analo­
gamente alla formazione degli altri numeri ordinali,
è accresciuta con la desinenza fem. di relazione -il.
1/ a) La radice *ra’s -, che è all’origine del- mera **sàt con suffisso sing. (ISam 26,7) o plur. (Gen
l’ebr. ròs, appartiene al semitico comune 28,11) o col gen. (ISam 26,12) viene usato avverbial­
(Bergstr. Einf. 183; P.Fronzaroli, AANLR mente per ròs in senso concreto: «vicino alla testa».
V1II/19, 1964, 254s.268). La preformante ma- ha in questo caso una funzione
locale (cfr. fen. mi ‘s «ciuffo», KAI nr. Il); difficil­
In arab. compare nella forma ra's', con trasformazio­ mente -òl è una desinenza plur.: malgrado il parere
ne di a' > è in fine di sillaba ne risulla l’acc. di Meyer II, 39, è una rara afformante. L’opposto è
rèsu(m), accanto al raro ràsu(m) e all’acc. antico mar^lòl (Rut 3,4.7.8.14; Dan 10,6).
ràsum (AHw 973b), cui corrispondono Fug. rii (UT Per ròsa vd. sL. 3d(l), per rìsa vd. st. 3e(l).

631 tflÒ rós CAPO 632


2/ Nel TM della BH3 ròs ricorre 596x (esci. visione (Dan 7,9). Più teste hanno i tannìnìm
Prov 13,23, inoltre Tararti, rès I4x [Dan 13x, «draghi» (Sai 74,13), liwjàlàn «Leviatan» (v.
Esd lx]; vi sono inoltre tre testi nei quali ròs 14) e la « terza bestia » di Dan 7,6).
potrebbe essere usato come nome di una terra La descrizione comparativa del capo umano si
(Ez 38,2s.; 39,1 LXX; di parere diverso Zim­ riscontra nel canto erotico (Cant 5,11; 7,6).
merli, BK XIII, 925.947); rìsòn ricorre 182x, Alcune espressioni verbali con ròs come ogg.
rèsìt 51x, mera'asòt lOx, rìsònlt (Ger 25,1), includono il linguaggio gestuale del capo.
ròsa (Zac 4,7) e rìsa (Ez 36,11) una volta cia­ L’intransitivo ->/?.?’ ròs con suffisso pronom. ri­
scuno. flessivo aggiunto al nome, « levare il (proprio)
capo», indica l’atteggiamento dell’innocente
È singolare che l’opera del Cronista, specie nei suoi Giob 10,15, lo (anticipato) sentimento di vitto­
elenchi di persone, usi prevalentemente ròs in senso
sociale: in almeno 100 testi il termine ha il senso di
ria Sai 83,3 (anche rum con ròs sogg., Sai 27,6)
«capo, duce», talvolta per indicare posizioni e fun­ oppure, con negazione del verbo, la reazione
zioni inferiori, mentre solo in 20 casi l’uso è concre­ alla perdita dell’indipendenza Giud 8,28; Zac
to, metonimico e figurato. 2,4 (di parere diverso Zorell 533b).
(mè)ròs e rfsit, in uso assol. per designare « l ’inizio Il trans, n i’ ròs + gen. «sollevare il capo (di
(del mondo) », si trovano soltanto a partire da Dtis. qualcuno)» vien detto del sovrano, che riabi­
La ripartizione dei vocaboli nei vari libri dell’AT è lita il suo servo e lo ricostituisce nelle sue
la seguente: funzioni (Gen 40,13.20, ironicamente con
ròs rèsìt rìsòn mera,asòl mè'àlìèkà per « impiccare » Gen 40,19) oppure
Gen 20 3 10 2 grazia il suo prigioniero (2Re 25,27), oppure
Es 26 2 li — viene detto della sapienza Eccli 11,1 o di Jah­
Lev 40 2 9 — we 11,13 (con ogg. munito di preposizione
Num 41 4 13 —
b r’sw).
Deut 17 7 12 —
Cosi pure si può usare rum hi. ròs: intransiti­
Gios 15 — 5 —
vamente Sai 110,7 riferito al re appena intro­
Giud 28 — 4 _
ISam 23 2 2
nizzato (« perciò egli eleva il “suo” capo ») op­
6
2Sam 32 — 6 —
pure transitivamente riferito a Dio nella con­
IRe 23 — 5 1 fessione di fiducia del salmo di lamentazione
2Re 17 -
3 — Sai 3,4 o alla dà‘al «scienza» del medico Ec­
ls 28 1 19 — cli 38,3. L’opposto rispetto all’uso intransitivo
Ger 13 6 10 1 è jrd hi. ròs + suffisso pronominale riflessivo +
Ez 37 4 5 là’àrces «chinare il (proprio) capo a terra»
Os 2 1 1 —
Lam 2,10.
Gioe 3 — 1 —

Am 6 2 —
nù' hi. ròs (anche con ogg. munito di preposizione) +
Abd 1 — — —
‘ah"rè opp. 'al dell’interessato « scuotere il capo (con
Giona 3 1 „ —

il capo) (su qualcuno)» è un gesto di scherno, come
Mi 5 1 1 —
indicano i verbi paralleli in testi generalmente poeti­
Nah 1 — — —
ci (l‘g « schernire » 2Re 19, 2 1; Sai 22,8, bùz « sprez­
Ab 2 - _ _ zare» 2Re 19,21, hjh hcerpù «essere oggetto di ver­
Sof - — — —
gogna » Sai 109,25).
Agg - — 2 —
Invece nùd con !e dell’ogg. «scuotere il capo (su
Zac 6 — 7 —
qualcuno)» indica chiaramente un atteggiamento di
Mal — — _ —
compassione, come risulta dalle combinazioni con
Sai 33 3 2 —
nhm pi. «consolare» (Nah 3,7; Sai 69,21; Giob
Giob 13 3 2 —
2,1 I; 42,11) e con hml « provare compassione » e 57
Prov 10 5 2 _
r'sàlòm le « domandare (a qualcuno) come sta » (Ger
Rut — — I —
15,5). nùd hi. berós con ‘al della persona «scuotere
Cant 9 — — —
il capo (su qualcuno)» Ger 18,16 sembra anche indi­
Eccle 3 1 2 —
care un atteggiamento di repulsione (par. smm « fre­
Lam 9 — -- —
mere, inorridire»). Probabilmente l’atteggiamento di
Est 5 — 3 —
nù' hi. ròs doveva essere nettamente distinto (origi­
Dan 1 1 6 —
nariamente?) da quello di nùd q./hi. (berds)\ comun­
Esd 13 — 6 —
que anche mendd ròs «scuotere il capo» Sai 44,15
Neem 16 2 3 —
contiene l’elemento dello scherno, se nel membro
lCron 73 — 13 —
parallelo masàl significa « verso di scherno » (v. 16).
2Cron 22 1 16 -

AT 596 51 182 10 b) M e t o n i m i c a m e n t e ròs significa:


(1) la « capigliatura », quale ogg. di glh pi. (Lev
3/ a) Si usa in s e n s o c o n c r e t o ròs 14,9; Num 6,9; Deut 21,12; Is 7,20) o di gzz
(aram. rès) per indicare la «testa » di un uomo (Giob 1,20) « rasare», e di nqp II hi. « raccor­
(2Sam 4,8 la testa decapitala), di un animale ciare tutto attorno» neH’espressione pe'al
(p.e. Gen 3,15), di una statua (Dan 2,32.38), di ròs'kcem « l’orlo del vostro capo (= capigliatu­
un idolo (ISam 5,4) e di Dio contemplato in ra) » Lev 19,27;

633 tfKH ròs CAPO 634


(2 ) l’« individuo », e più precisamente in senso sp. 2). P conosce il termine tecnico ròs bèt
distributivo lc’ròs + gen. di coloro che prendono ’àbòt (Num 7,2; 17,18; similmente Es 6,14.25;
parte alla divisione: « a testa» (Giud 5,30; cfr. -> ’àb ÌII/4), che compare in forme abbreviate
laggulgòlat Es 16,16; 38,26; Num 3,47), in nel Cronista (ràsè hà’àbòt lCron 8,28; 24,31
senso enumerativo leràsè + gen. di coloro che ecc.; ràslm V ’àbòt Neem 11,13). In lCron
son contati: « a numero di capi» (lCron 24,4; 5,7.12 hàròs è usato avverbialmente in un sen­
cfr. legulfflòtàm Num 1,2.18.20.22; lCron so derivato: « in capo », p.e. negli elenchi di fa­
23,4.24) e precisando meglio un singolare: ròs miglie (tòlèdòt v. 7, cfr. lCron 8,28); il contra­
h“mòr « un asino » (2Re 6,25); \ rio avverbiale è hammìsncè «al secondo po­
(3) la « persona ». nel senso di pars prò toto, sto» (v. 12). In lCron 12,10 hàròs è usato av­
nelle benedizioni e nelle maledizioni: nella be­ verbialmente per indicare il numero ordinale.
nedizione al sogg. beràkà (o al suo plur.) segue (2) Un significato speciale ha ròs come termine
leròs + gen. di colui che riceve la benedizione specifico indicante il capo militare. Sotto l’eroe
(in frase nominale Prov 10,6; 11,26, in frase Davide vi è un «capo di tre» (2Sam 23,8.18)
verbale Gen 49,26; Deut 33,16; cfr. per la ma­ e/o (?) un «capo di trenta» (v. 131 txt?; lCron
ledizione Ger 23,19); nella maledizione il sogg. 11,11.15; 12,19). Per l’epoca davidica il Croni­
può essere l’azione che merita la maledizione, sta usa inoltre le indicazioni ròs haggedùd
p.e. nella formula damò beròsò Gios 2,19 ecc. (ICron 12,19), ròs hà‘alàflm (v. 21), ròs
(cfr. H.J.Boecker, Redeformen des Rechlsle- hassàbà' (v. 15), ròs hteliàlùs lassàbà’ (v. 24) e
bens im AT, 21970, 138ss.; ivi altra bibliogr.) e ròs haggibbòrìm (11,10; cfr. 2Cron 26,12); in
in frasi verbali con sub beros «ricadere sul lCron 11,6 egli identifica ròs e Sar quali titoli
capo» (IRe 2,33; cfr. anche J.J.Rabinowitz, militari (cfr. però hàròs l°kol-Éàr£ hasfbà'òt
VT 7, 1957, 398s.; id., VT 9, 1959, 209s.) e 2Cron 27,3). Soltanto ròs, quale designazione
con hùl 'al ròs « ricadere sul capo » (2Sam del capo militare, ricorre in lCron 12,3 ecc.
3,29). Il sogg. è Dio e l’azione maledetta l’ogg. (3) Anche il re è chiamato ròs Os 2,2; Is 7,8s.
in frasi verbali con sub hi. ‘a l/’cel/berOs « far ri­ (cfr. Sai 18,44 ròs gòjlm e Giob 29,25 ròs par.
cadere sul capo» (p.e. IRe 2,32) e ntn beròs mceicek). Come risulta da Giud 10,18; 11,8;
(IRe 8,32, frequente in Ez). Un rafforzamento, ISam 15,17, ròs è atto a render visibile la con­
rispetto a 'al ròs, è in questo contesto lema'là tinuità fra l’antica costituzione tribale e la mo­
ròs Esd 9,6. narchia.
c) Sull’uso f i g u r a t o di ròs cfr. Dhorme (4) Più tardi ròs viene anche usato per indicare
I9ss., ivi anche per le designazioni delle parti funzionari religiosi di rango elevato: in Is
del corpo che appartengono allo stesso campo 29,10, con valore di glossa, rasèkcem indica
semantico: qodqòd «vertice» (llx nell’AT), i «veggenti », in 2Re 25,18 kòhèn hàròs indica
gulgòlat «cranio» ( 12x) e mòah «cervello» il sommo sacerdote (il contrario: kòhèn
(Giob 21,24 « midollo »). hammisna), espressione che il Cronista ripren­
Quand’è usato a proposito di p e r s o n e , il de (lCron 27,5 txt em; 2Cron 19,11; 24,11;
ròs figurato indica il «capo», la «guida» di 26,20) e trasforma (hakkòhèn hàròs 2Cron
un gruppo sociale. Cfr. J.R.Bartlett, The Use 31,10; Esd 7,5; hàròs 2Cron 24,6). Il Cronista
of thè Word ròs as a Tille in thè OT, VT 19, menziona inoltre il « primo cantore » (ròs
1969, 1-10. hatfhillà Neem 11,17 txt em, il contrario:
(1) Il capo della tribù dev’essere stato chiamato misricè mè'cehàw, ràsè hamesdrerìm Neem
ròs già in epoca antica. Corrispondenti desi­ 12,46).
gnazioni specifiche sono: rase hà'àm «capi del (5) Il Cronista usa ancora ròs/rès per indicare
popolo» (Num 25,4 J), ròs ’ummòt «capo di vari funzionari d’altro genere, in parte con
famiglie» (Num 25,15 RJ, con la glossa compiti specifici, così in Esd 5,10 il direttore
bèt- ’àb), ràsè sibtèkcem « capi delle vostre tri­ della costruzione del tempio, in 7,28 la guida
b ù» (Deut 1,15; 5,23), rase hammattòt «capi­ del ritorno in patria, in 8,17 il capo locale (sin­
tribù» (IRe 8,1). Es 18,25 E riferisce che « uo­ daco), in 8,16 in generale persone dominanti.
mini valenti» di tutto Israele sono costituiti In Neem 11,3 comincia un elenco dì ràsè
ràslm 'al-hà'àm «capi sul popolo», per fun­ hamm('dina (quid?) con sede a Gerusalemme.
zioni militari e giudiziarie (cfr. Deut 1,15). Più
(6 ) ròs è usato raramente in senso sociale. In Is
tardi, oltre agli «anziani» (Deut 5,23; IRe 9,13 ròs, con l’opposto zànàb «coda», indica
8,1) e ai n 's ì’ìm (Num 25,14; IRc 8,1; -*nà‘ lo strato superiore della società; cfr. 19,15.
4a), accanto ai ràslm compaiono spesso altre ’àbòt hàròs in lCron 24,31 (con l’opposto
figure con funzione giudiziaria (sòf’lìm e
’àhlw haqqàtòn) sono le « principali famiglie ».
sòterlm Gios 23,2; 24,1, qesìnìm Mi 3,1.9). In Secondo Deut 28,13 Israele dev’essere «capo»
Ez 38,2s. e 39,1 nàsV può essere, secondo la e non « coda » nella società dei popoli (cfr.
traduzione siriaca, glossa interpretativa di ròs
però il v. 44), cfr. Ger 31,7 ròs haggòjim.
(G.A.Cooke, Ezekiel, 1951, 409.415); alcuni
traducono nesV ròs « principe capo » (però vd. d) Quand’è usato per indicare o g g e t t i , ròs

635 tftn ròs CAPO 636


figurato indica la «cim a» o il «principio» di 9,13). In Ez 10,11 hàròs è «la anteriore» fra
tali oggetti o entità, di cui può essere annun­ le ruote del trono divino; cfr. l’uso di ròs per la
ciata una estensione spaziale o temporale o citta «capitale» in Is 7,8s.
una rivalutazione. (2 ) ròs figurato in senso temporale indica il
« principio » di un lasso di tempo o la « pri­
(1) Particolarmente frequente è l’uso figurato ma» di una serie di unità temporali e di azioni
di ròs (per lo più con gen. d’attribuzione) in datate (o di risultati di azioni).
senso spaziale. Si tratta anzitutto di un lasso di tempo concre­
In tal senso ròs viene riferito anzitutto a monti tamente limitato. beròs hassànà «al principio
(p.e. Es 19,20), colline (Es 17,9), rocce (2Cron dell’anno» Ez 40,1 si riferisce a un’unità tem­
25.12), cima rocciosa (Giud 6,26); anche in porale terminologicamente ben definita (cfr.
uso assoluto può indicare la «vetta» (2Sam Num 10,10; 28,11; inoltre Giud 7,19); ròs
15,32; 16,1), h°dàslm Es 12,2 vuol dire «il primo mese».
Esso designa pure la « cima » o la « estremità » Meno preciso è il termine in espressioni avv.
(superiore) di altri oggetti naturali o artificiali. come bàròs «per la prima volta» lCron 16,7
ràsè habb°kàìm in 2Sam 5,24 sono le «cime e mèròs « prima » Is 41,26; 48,16.
degli alberi - bàkà'»\ inoltre ròs viene applica­ Tuttavia (mè)ròs può riferirsi anche all’inizio
to al ramo (Is 17,6, diversamente in GB 738a), del tempo, in assoluto. Nel contesto delle affer­
alla spiga (Giob 24,24), alla torre di Babele mazioni sulla creazione in Prov 8,26 ròs ’afròt
(Gen 11,4), alla scala celeste (Gen 28,12), al tèbèl significa « le prime zolle di terra » (diver­
letto (Gen 47,31; cfr. S.Bartina, Estudios Ecle- samente Gemser, HAT 16,46: «la massa delle
siàsticos 38, 1963, 243-247), alle stanghe per il zolle della terra»); mèròs Prov 8,23 sta in par.
trasporto dell’arca (IRe 8 ,8 ) e allo scettro (Est a mè'òlàm «da sempre» ed è interpretato dal
5,2). ròs indica l’architrave Sai 24,7 (= acc. susseguente miqqadmè-’àrces « alle origini della
rusum; cfr. P.R.Berger, UF 2, 1970, 335s.), il terra». Anche in ls 40,21 mèròs significa «al
capitello della colonna (IRe 7,19) e forse an­ principio (del mondo)» (par. mòsedòt hà'àrces
che il tetto (Abac 3,13 txt?). In ISam 9,22 « fondazione della terra »); in Is 41,4 Jahwe si
beròs haqqcrU’im «a capo degli invitati» fa definisce aretalogicamente qòrè' hadclòròl
pensare all’estremità superiore della tavola; mèròs « colui che ha chiamato le generazioni
così pure l’uso avverbiale di ’èsèb ròs « io sie­ fin dal principio». Cfr. W.Eichrodt, ThZ 20,
do in alto» Giob 29,25. Altre entità di esten­ 1964, 161-171; diversamente P.Humbert,
sione spaziale il cui inizio o la cui fine sono ZAW 76, 1964, 121-131.
detti ròs/rès, sono strade (Ez 16,25; 21,24.26; Nel contesto dell’uso figurato di ròs in senso
42.12), hùsòt «piazze/strade» (Is 51,20; Lam temporale rientra pure il derivato agg. rVsòn
4,1) e l’inizio di uno scritto (Dan 7,1, con l’op­ «primo, anteriore» (sostantivato «gli anteriori
posto sofà al v. 28). Di questo genere è l’idea = gli antenati », -►‘àb III/2a) con le frequenti
dei quattro «bracci» del fiume primordiale, in locuzioni avv.: mèrìsòn «dal principio» (Ger
Gen 2,10. 17,12), (bà-/là-)rìsònà «anzitutto, prima» o
ròs, in senso spaziale, si riferisce spesso all’e­ sim. (Gen 13,4; 28,19; 33,2; 38,28 ecc.).
sercito (in marcia); cfr. il significato personale
di « capo dell’esercito » (3c[2]). I sàrè fb à ot si In relazione a bambini, a cuccioli e a frutti rìsòn tro­
trovano beròs hà'àm Deut 20,9; in senso avv. va concorrenza nei vocaboli più specifici della radice
si trovano accostati in Mi 2,13 lifnèhcem «da­ hkr del semitico comune (Bergrstr. Einf. 182): bl kòr
vanti a loro» e bcròsàm «alla loro testa» (cfr. « primogenito» (122x, di cui Num e lCron 25x cia­
l’avv. hàròs «alla testa» in 2Cron 13,12). An­ scuno, Es 20x, Gen 20x e Deut llx), beklrà « la an­
ziana » (6x), bekòrà « (diritto di) primogenitura »
che un’assemblea liturgica prevede il posto
(lOx; su questa istituzione cfr. de Vaux 1, 72 = ital.
beròs hà'àm «in cima» (IRe 21,9.12); i più 5ls.), bikkùrà «fico primaticcio» (4x), bikkùrìm
colpevoli vanno in esilio, secondo Am 6,7, «primizie» (17x), bèkeer «giovane cammello» (Is
beròs gòlìm « in testa ai deportati». Il plur. 60,6) e bikrà «giovane cammella» (Ger 2,23), inol­
ràsìm viene usato per indicare «reparti» del­ tre, quali forme verbali denominative, bkr pi. « por­
l’esercito (Giud 7,16.20; 9,34.43; ISam 11,11; tare i primi frutti » (Ez 47,12) e « rendere primogeni­
13,!7s.; Giob 1,17). to » (Deut 21,16), pu. « essere destinato come primo­
Talvolta ròs indica il più alto o il primo esem­ genito » (Lev 27.26), hi. part. « donna al primo par­
to» (Ger 4,31), e infine in alcuni nomi di persona
plare di un gruppo di oggetti, ròs kòkàblm
(Noth, IP 230).
Giob 22,12 pare essere la «stella più alta» (=
il polo celeste) (Fohrer, KAT XVI, 351; diver­
samente N.Peters, Das Buch Job, 1928, 242: (3 ) ròs figurato in senso valutativo ricorre so­
«il numero complessivo delle stelle»); la pie­ prattutto in ràsè beiàmìm « i balsami miglio­
tra angolare è detta ròs pinna Sai 118,22 (sui ri» (Cant 4,14; cfr. Ez 27,22), ròs simhàiì « la
particolari H.Gunkel, Die Psalmen, 21968, mia somma gioia» (Sai 137,6) e in senso peg­
508, contro Dalman, AuS VII, 66 ) e anche giorativo in ròs kalceb « il cane peggiore »
’àbcvn hàròsà Zac 4,7 (cfr. *r[Jst LXX Eccli (2Sam 3,8). In Deut 33,15 il concetto di «otti­

637 tftÓ ròs CAPO 638


mo » (ròs) si collega all’idea di primordiale. In appare nel significato «sacrificio delle primi­
Lam 1,5 hjh (eròs significa «avere il soprav­ zie»; Neem 12,44; col gen. dell’oggetto offerto
vento ». Num 15,20; Deut 18,4; 26,2.10; Ez 44,30;
Neem 10,38; 2Cron 31,5; col gen. fb u à «rac­
Anche a rós figurato in senso valutativo può fare colto» + suffisso Ger 2,3; Prov 3,9; con gen.
concorrenza bekòr con il significato di «preferito»:
così in Sai 89,28 bekòr è in par. a ‘celjòn] cfr. bekórè
qàsir «messe» + suffisso Lev 23,10. Talvolta
dallim « i più poveri dei poveri » (ls 14,30). rèslt si trova con il gen. di un altro termine sa­
crificale (ISam 2,29; Ez 20,40; cfr. Lev 2,12)
Usato in questo modo ròs può, in astratto, ac­ oppure con il sinonimo bikkùrim (Es 23,19;
quistare direttamente il significato di « valo­ 34,26; Ez 44,30); qui rèslt acquista il senso va­
re », indicando l’ammontare di un risarcimento lutativo di « il meglio» (cfr. Num 18,12s.,
(slm pi. + accus. + beròsò Lev 5^4 o sub hi. dove rèslt e bikkùrim sono uniti a hélceb « la
con la medesima costruzione Num 5,7 « resti­ parte scelta »).
tuire qualcosa nel suo valore »), con il senso di (2 ) rèslt in senso valutativo ricorre in rèslt
«totale» in Sai 119,160 e soprattutto «som­ haarcES «il meglio della terra» (Ez 48,14) e
ma» in Sai 139,17 (forse anche Giob 22,12; rèslt semànlm « l ’olio migliore» (Am 6 ,6 ); a
Prov 8,26); si noti anche la locuzione n i' ròs ròs haggòjim Ger 31,7 (vd. sp. 3c[6]) corri­
«trarre le somme» (Es 30,12; Num 1,2; 4,2; sponde rèslt (hagjgòjim Num 24,20; Am 6,1.
26,2; 31,26; cfr. n i' mispcir Num 3,40). Peggiorativo è rèslt hattà’t « il peccato più
grande» Mi 1,13 (J.Wellhausen, Die kleinen
e) 1 significati dell’astratto rèslt corrispondono Propheten,41963, 21.137).
a quelli figurati di ròs, in senso temporale e in Usato astrattamente in questo senso rèslt può
senso valutativo. acquistare il significato di « somma », così rèslt
( 1) rèslt temporale indica anche qui anzitutto hokmà «somma della sapienza» Sai 111,10
il « principio » di un lasso di tempo concreta­ (diversamente G. von Rad, Weisheit in Israel,
mente limitato, p.e. quello di una entità termi- 1970, 92s. = La sapienza in Israele, 1975, 68 ;
nologicamente ben definita (rèslt hassànà cfr. Prov 4,7), e analogamente rèslt dà'at Prov
«inizio dell’anno» Deut 11,12) oppure della I,7 (diversamente O.Loretz, BeO 2, 1960,
vita (rèsilo Giob 42,12; cfr. 8,7); l’opposto è 210s.); per Elam l’arco è rèslt gebùràtàm «la
sempre ’affrlt (-» hr 4). Il periodo di tempo somma della sua potenza » Ger 49,35. Il signi­
può però anche essere definito dall’evento che ficato « somma » è forse presente anche in Dan
lo riempie: «principio della contesa» (Prov II,41: rèslt benè ’ammòn «tutti gli ammoniti ».
17,14), «principio del dominio» (Gen 10,10;
Ger 26,1; 27,1; 28,1; 49,34), e con un riferi­ 4/ a) Sebbene nell’AT si parli talvolta in ter­
mento molto generico a dàbàr «(qualsiasi) mini addirittura ipostatici del « volto di Jah­
evento » (Eccle 7,8); cfr. risòtèkcem « la vostra we» (-»pànim ), non si nota in esso però alcu­
condizione precedente» (Ez 36,11), plur. di un na concezione vera e propria del capo di Dio.
non attestato risa. Ez l>22.25s.; 10,1 menziona solo incidental­
In Is 46,10 rèslt tocca l’inizio del tempo in ge­ mente j capi dei cherubini. La contemplazione
nerale (par. a -*q<idem\ cfr. v. 9 risonòt visionaria del capo di Dio in Dan 7,9 resta iso­
mè'òlàm «ciò che da sempre [è avvenuto pri­ lata nell’AT: essa anticipa l’epifania di Dio
ma] »). Con questo significato il termine è usa­ alla fine del tempo; l’apocalittica posteriore co­
to in assoluto anche in Gen 1,1 e Eccli 15,14 nosce la visione del capo di Dio da parte di co­
(1 mr'sjt con J.B.Bauer, Thz 20, 1964, 2); per loro che sono stati rapiti in cielo (lEnoc 71,10;
Gen 1,1 cfr. H.Junker, Bibl 45, 1964, 477-490; cfr. Apoc 1,14).
Westermann, BK I, 135s. con bibliogr.; diver­
samente P.Humbert, FS Mowinckel 1955, b) L’applicazione del termine ròs alla visione
85-88; W.R.Lane, VT 13, 1963, 63-73. di un esercito può portare a menzionare la
rèslt designa poi anche il «prim o» di una se­ funzione di Jahwe in guerra. In Is 7,8s. ròs, av­
rie di risultali di un’azione, in particolare il vicinandosi al significato di «re», sembra vo­
primogenito, che è detto rèslt 'òri «primizia ler designare Jahwe come il capo militare su­
della forza dell’uomo» (Gen 49,3; Deut 21,17; periore, naturalmente in modo tale che è l’udi­
Sai 105,36) o rèslt ’ònlm (Sai 78,51) (ogni vol­ tore a dover trarre la conseguenza finale.
ta assieme a bekòr), e il frutto primaticcio (Os 2Cron 13,12 combina la formula 'immànù'èl
9,10). Con questo significato rèslt ricorre me­ « con noi è Dio » con il procedere di Dio « alla
tonimicamente in Deut 33,21 per indicare la testa » (beròs) della sua armata, che qui peral­
parte di eredità del primogenito. Giob 40,19 tro fa pensare ad una processione. Mi 2,13
parla di Behemot quale rèslt darkè- el, « la (postesilico) pone Jahwe e il re salvatore alla
primizia dell’azione di E l» (cfr. Prov 8,22), e «tesla» degli esuli reduci. Nell’inno in prosa
ciò corrisponde all’uso assoluto di rèslt in Is di lCron 29,11 Jahwe viene lodato come colui
46,10; Gen 1,1; Eccli 15,14. che regalmente si è innalzato a capo di un uni­
Una specificazione tecnica di questo concetto verso (lekòl leròs).

639 tftn ròs CAPO 640


c) ròs, résìt e rìsùn(à) acquistano la loro fun­ d) Invece negli scritti sapienziali résìt può con­
zione teologica più rilevante quando, usati fi­ tenere un certo deprezzamento: l’ordinamento
guratamente in senso temporale, sottolineano il etico del mondo e il corrispondente agire prov­
tempo salvifico passato di Israele, oppure l’e­ videnziale di Dio si manifestano alla fine di un
poca primordiale del mondo, contrapposti al processo storico, non al suo «inizio» (Giob
presente e al futuro. 8,7; 42,12; Eccle 7,8).
Il Deuteroisaia usando questo gruppo di voca­ Con il senso di «somma » ròs in Sai 119,160 e
boli mostra in quale rapporto stia l’agire salvi­ résìt in Sai 111,10 e Prov 1,7 vogliono far co­
fico futuro di Jahwe verso Israele con l’agire gliere in modo sistematico una totalità, a partire
passato; quest’ultimo funge da modello al pri­ da un motivo centrale, specie in campo etico.
mo ma ne sarà superato, bùrìsònà ls 52,4 indi­
ca il tempo degli eventi salvifici attraverso i e) Come avviene presso molti popoli, la testa e
quali Jahwe ha fondato Israele. Di conseguenza la capigliatura dell’uomo sono considerati sede
Israele deve ripensare ai risònòt (plur.) di particolari possibilità numinose (Giud
mè'òlàm cioè all’intera storia della salvezza 16,13ss.) c sono perciò circondati di cure ritua­
che ha alle spalle (46,9), per convincersi della li. In particolare il capo del nazireo è consacra­
divinità esclusiva di Jahwe, che mèrèsìt «dal to (ras nizrò Num 6,9.18 P; -* nàzir) e soltanto
principio» ha annunciato la «fine» attuale di dopo una contaminazione o alla fine del perio­
questa storia della salvezza (v. 10) e il suo al­ do di nazireato viene rasato, osservando deter­
trettanto attuale nuovo inizio per opera di Ciro minate prescrizioni (glh pi.).
(v. 11). Non gli altri dei (41,22; 43,9), ma Jah­ La capigliatura viene sciolta (pr1) in segno di
we (42,9) ha potuto annunciare i risònòt, le lutto e la cosa è vietata ai sacerdoti (Lev 10,6;
«cose antiche» che abbracciano il periodo 21,10). Probabilmente i capelli sulla fronte
fino al presente, mèròs «prima» (41,26; sono offerti anch’essi al defunto (divieti in Lev
48,16) è orientato verso l’apparire di Ciro, che 21,5; Deut 14,1), sicché l’avere il capo raso
ha carattere costitutivo per il nuovo inizio del­ sulla fronte è segno di lutto (Am 8,10); forse
la storia di Jahwe con Israele. Perciò in 43,l8s. però si tratta qui, analogamente alla rasatura
si può, inversamente, invitare a dimenticare i del nazireo, di una desacralizzazione al mo­
risònòt o i qadmònijjòt, poiché Jahwe crea ora mento di concludere il lutto (cfr. J.Henninger,
qualcosa di nuovo, un motivo al quale il Tri­ Zur Frage des Haaropfers bei den Semiten, Die
toisaia in 65,17 dà dimensioni cosmiche. Il Wiener Schule der Vòlkerkunde 1956,
Dtis afferma la superiorità di Jahwe sugli dei e 349-368). Rasare la capigliatura (gzz Giob
sui loro popoli e lo fa per la prima volta consi­ 1,20), coprire il capo (2Sam 15,30; Ger 14,3s.;
derando l’insieme della storia, fin dove giunge Est 6,12), cospargerlo di polvere (-* ‘àjàr 4b;
il suo sguardo; scopo di questa dimostrazione è Gi,ob 2,12; Lam 2,10) e di cenere ('Sfar 2Sam
l’autopredicazione di Jahwe quale rìsòn e 13,19) e mettersi le mani sul capo (2Sam
’ah“ròn (48,12 «io sono il primo, io sono an­ 13,19; Ger 2,37) sono gesti di lamento, che al­
che l’ultimo»; cfr. 41,4), alla quale in 44,6 è l’origine tendevano a rendere irriconoscibili di
aggiunta l'affermazione: « al dì fuori di me non fronte a potenze nefaste; per IRe 18,42 cfr.
c’è alcun Dio ». A.Jirku, ZDMG 103, 1953, 372.
I capelli vengono però sciolti (pr‘) anche nel-
Cfr. C.R.North, The « Former Things» and Ihe l’automaledizione condizionale dell’ordalia
«New Things» in Deutero-Isaiah, FS Robinson
(Num 5,18), da parte di lebbrosi (Lev 13,45) e
1950, 111-126; M.Haran, Between Ri’shonòt (For-
mcr Prophecies) and Hadashót (New Prophecies), forse nella guerra santa (Giud 5,2); inversa­
1963 [in ebr.]; A.Schoors, Les choses antérieures et mente la rasatura (glh pi.) di un ex-lebbroso al
Ics choses nouvelles dans les oracles deutéro-isaiens, momento della riassunzione nella società (Lev
EThL 40, 1964, 19-47. 14,9) o di una donna prigioniera di guerra
quando viene presa in moglie (Deut 21,12) ha
Quando Dtis usa mèròs (40,21 ; 41,4) e mèrèsìt il carattere di una desacralizzazione.
(46,10) in relazione all’inizio del tempo in as­ Si benedice lenendo la mano sul capo di colui
soluto, la storia d’Israele si identifica per lui che viene benedetto (p.e. Gen 48,14); nello
totalmente con la storia come tale; il « mon­ stesso modo si trasferiscono sulla vittima espia­
do» del suo popolo racchiude tutta quanta la toria forze nocive (p.e. Ez 29,10). In origine
realtà. Gen 1,1; Prov 8,22; Eccli 15,14 danno serve a comunicare una forza numinosa anche
dimensioni del tutto mitiche al termine l’unzione del capo, la quale in fondo presuppo­
mèrèsìt usato in questo senso (proprio come ne, come la benedizione, chc colui che viene
avviene con mèròs in Prov 8,23.26): soprattut­ unto sia atto a ricevere forze superiori: così
to la frase di Gen 1,1 definisce come primor­ pure vengono unti la «sommità» della masse-
diale il susseguente racconto della creazione, ba (Gen 28,18), il re e il «capo» di Aronne
poiché ciò che in esso viene narrato racchiude (Lev 8,12); invece in Sai 23,5 l’unzione del
in sé e presenta normativamente tutto il tempo capo serve semplicemente a ristorare (cfr. Sai
successivo con gli eventi che in esso si ripetono. 141,5; Mt 6,17).

641 tfìkl ròs CAPO 642


Il re porta una corona ('atàrà) sul capo (2Sam è il «capo» della Chiesa, così l’uomo è il
12,30; 21,4) e così pure la regina madre (Ger «capo» della donna (Ef 5,23); secondo ICor
13,18); a proposito degli ubriachi, in Is 28,1.3 11,3 Dio, Cristo, l’uomo, la donna sono prepo­
si tratta piuttosto di una ghirlanda: al v. 5 sti l’uno all’altro come xe<pataf|. Nei L X X e nel
'atàrò è interpretato da f jìm « intreccio, ghir­ NT il corrispettivo di ròs e rèslt è àpxri, in
landa ». La corona sul capo è un simbolo lin­ senso temporale: sia che si tratti del « princi­
guistico concreto usato per indicare kàbòcl pio» di un periodo concretamente delimitato,
«gloria» Giob 19,9 (cfr. Lam 5,16). sia che si tratti del principio del tempo in ge­
nerale, e quest’ultimo è il caso delle espressioni
Secondo Ez 13,18.21 copricapi (?) di vario formato
preparati da donne servono allo scopo magico di
à'rc’àp'xfk XTL(TE(oq (Me 10,6; 13,19; 2Piet 3,4),
«dar la caccia a vite umane (neJaxóf) »; si ignora a àn'àpx^q xóapov (Mt 24,21) o dell’uso assolu­
che cosa ci si vuol riferire. to èv àpxii (Gv 1,1) e xair’àpxcu; (Ebr 1,10). In
Nelle leggende di Daniele il capo è sede di moti del­ Apoc 3,14 Cristo è chiamato « il principio del­
lo spirito, per sogni e visioni (Dan 2,28; 4,2.7.10; la creazione di D io» (cfr. àpxnYÓ^ Atti 3,15;
7,1.15), che una volta (4,2) sono chiamati harhòrìn 5,31; Ebr 2,10; 12,2). In Giuda 6 àpxT|, come
« fantasie ». . rèslt in j.R.has. I, 57b, sembra significare «u f­
ficio ».
t) Con i significati di « cima » e di « inizio » Cfr. G.Delling, art. apxw ThW 1, 476-488 (=
ròs serve a indicare luoghi e tempi sacri; la va­ GLNT 1,1271-1302); H.Schlier, art. xecpaX/rj
lenza numinosa di una località o di un periodo ThW 111,672-682 (= GLNT V,363-390); W.Bau-
di tempo si accentua in questi punti particola­ er, Griechisch-Deutsches Wòrterbuch zu den
ri. La presenza e l’epifania della divinità sulla Schriften des N T ,61963, 22lss. 850s.
cima di una montagna ne fa un luogo di adora­ H.-P.Mìiller
zione; in Es 17,9 la «vetta» è il luogo in cui si
manifesta la benedizione di una guerra (cfr.
IRe 18,42). Secondo 2Sam 5,24 «sulle vette
degli alberi -bàkà’ » si poteva udire il passo di
Jahwe. I « capi » delle strade sono luoghi di
culto inferiore, che i profeti hanno in orrore
DI rab MOLTO
(Ez 16,25; 21,26; cfr. Lam 4,1).
All’inizio di determinati periodi vi sono le fe­
stività, la festa del Capodanno Ez 40,1 o secon­ 1/ a) La radice ebr. rbh « esser numeroso » si
do il calendario posteriore la festa di pasqua- trova anche in altre lingue semitiche (arab.:
massot Es 12,2 P. Sui riti per l’inizio del mese Wehr 287s.; antico sudarabico: Conti Rossini
cfr. p.e. Num 10,10; 28,11. 235b; ug.: WUS nr. 2482; UT nr. 2297; Gròn-
dahl 179; fen. e aram.: DISO 270-272), sempre
però con il significato di « essere grande, essere
5/ Nel medioebraico del Talmud e del Mi-
dras, come già negli scritti del Cronista, emerge signore ». Fa eccezione l’et. con il significato di
in primo piano il valore sociale di ròs «capo «diffondere» (Dillmann 286s.). Manca in acc.,
supremo, duce »; j.R.has. l,57b rèsti, a diffe­ dove predomina la radice affine rbj (rabum
« essere, diventare grande »; rubu « principe »
renza delPebr. biblico, ha il significato di « uf­
ficio». Rari sono invece gli altri usi figurati di ecc.; cfr. AHw 934-940.980b.991s.; vd. anche
Huffmon 260), presente oltre chc in ebr. anche
ròs. Cfr. Levy IV,407s.; per l’analoga situazio­
ne deH’aram. targumico, cfr. id., Chaldàisches in arab. (Wehr 29ls.; W.W.Muller, Die Wur-
Wòrterbuch iiber die Targumim II, 21966, 397. zeln Mediae und Tertiae y/w im Altsiidarabi-
schen, 1964, 54; cfr. Conti Rossini 236). Sul
Per ‘àdàm qadmònl o 'àdàm hàrìsón quale uomo problema della radice biconsonantica nelle lin­
macrocosmico cfr. C.Colpe, ThW Vili, 4I3s. gue sem. e sul suo ampliamento in radice tri­
consonantica mediante allungamento interno
Nel NT KErpaVi viene naturalmente usato in della seconda consonante o con l’aggiunta di w
senso concreto, fra l’altro quando si descrivono o di / quale suffisso cfr. J.KuryJowicz, Studies
le visioni di Cristo (Apoc 1,14; 14,14; 19,12), in Semitic Grammar and Metrics, 1972, 8-12
dei 24 anziani che stanno attorno al trono di (vd. anche Meyer II, 142). Non è possibile trar­
Dio (Apoc 4,4) e di altre figure (p.e. Apoc re ulteriori deduzioni da questa diversità lin­
12,1). Nella formula di maledizione Atti 18,6, guistica fra il sem. occidentale rbb ed il sem.
tradotta dall’ebr., xEcpaX/r) è usato metonimica­ orientale rbj (vd. P.Fronzaroli, AANLR
mente. Fra gli usi figurati prevale quello socia­ VIII/19, 1964, 170). Il sir. presuppone un’ulte­
le, in quanto rende possibile un titolo di Cri­ riore radice jrb (LS 308s.706-708).
sto: egli ò xE9 aXr| in relazione alla Chiesa (Ef
4,15; 5,23; Col 1,18; 2,19), che è il suo corpo b) In ebr. incontriamo rbb solo al q. e al pu.
(Ef l,22s.; 4,16), in relazione al cosmo (ùitèp (Sai 144,13 mcrubbàbòl «moltiplicato per die­
7tàvTa Ef 1,22, sviluppato nel v. 23b) e alle cimila», denominativo da rebàbà. Derivazioni
sue àpxou ed èi^ouovu (Col 2,10). Come Cristo nominali sono rab « molto », ròb « quantità,

643 3T rab MOLTO 644


massa», r*bàbà «gran quantità, diecimila», Giona, Sai e Dan lx ciascuno; i^blblm 6 x
ribbò «diecimila» e forse fbxblm «rugiada» (Deut 32,2; Ger 3,3; 14,22; Mi 5,6; Sai 65,11;
(vd. st. 3d). 72,6).
Quali nomi propri vanno ricordati J erubbà‘al rbh si trova al q. 59x (considerando 2Sam 18,8
(Giud 6,32; 7,1; 8,29.35; 9x in Giud 9; ISam come hi., contro Lis.; in Gen 13x, Deut lOx,
19,11; cfr. Noth, IP 206s.: qui rbb dovrebbe si­ Prov 6 x); al pi. 4x (Giud 9,29; Ez 19,2; Sai
gnificare « essere grande »; vd. però Conti Ros­ 44,3; Lam 2,22); all’hi. I62x (Eccle 17x, Ez
sini 236) o J'rubbascet (2Sam 11,21), 16x, Gen 15x, Deut lOx); 'orba 24x (Es 7x,
Jàrob'àm (IRe 11,26.28.29.31.40 ecc.; Noth, Gioe e Sai 3x); marbcè 2x (ls 9,6; 33,23);
IP 206; J.J.Stamm, FS Albright 1971, 449-452) marblt 5x (Lev 25,37; ISam 2,33; lCron
e Mèrab (figlia di Saul: ISam 14,49; 18,17.19), 12,30; 2Cron 9,6; 30,18); tarbùt lx (Num
il cui nome è peraltro oscuro (vd. tuttavia 32,14); tarbit 6 x (Es 18,8.13.17; 22,12; Lev
JJ.Stamm, FS Baumgartner, 1967, 333, il qua­ 25,36; Prov 28,8); per mirbà vd. sp. 1.
le vuol farlo derivare da una radice jrb « essere Nella parte aram. dell’AT si trova 5x rbh al q.
numeroso»). 1 nomi di luogo Rabbà (Deut «ingrandirsi» (esclusivamente in Dan) e lx al
3,1 i; Gios 13,25; 15,60; 2Sam 11,1 ecc.; cfr. al pa. « rendere grande » (Dan 2,48); rab « gran­
riguardo $ìdòn rabbà in Gios 11,8; 19,28; de» 20x in Dan e 3x in Esd; ribbò «miriade»
l l amat rabbà in Am 6,2) e Rabblt (Gios 19,20) in Dan 7,10.10; fb ù «grandezza» 5x in Dan.
sono trattati in W.Borée, Die alten Ortsnafnen
Palàstinas, 21968, 40.109 e 50; F.M.Abel, 3/ a) Da un semplice sguardo alla frequenza
Géographie de la Palestine II, 21938, 61, e dei due verbi risulta che rbb resta molto al di
J.Simons, The Geographical and Topographi- sotto di rbh. È anche singolare il fatto che il
cal Texts of thè OT, 1959, 120.151 e 184s. primo sia attestato solo al perf. e alFinf. q. e
Sulla «porta Bat-Rabbim » in Cant 7,5 vd. non riveli alcun’altra modificazione radicale, a
Gerleman, BK XVIII, 194.199; diversamente parte la forma denominativa del pu. (Sai
Rudolph, KAT XVII/2, 167.169. 144,13; cfr. KBL 868 s.). Non è dato constatare
La radice rbh è attestata al q. «essere, diventa­ differenze in relazione al medesimo soggetto (si
re numeroso» e al pi. e all’hi. « rendere nume­ confronti Gen 1,28 e 6,1; Es 23,29 e Deut
roso» (sulla differenza vd. Jenni, HP 108s.). 7,22). Nessuna delle radici appare secondaria.
Derivati nominali formati con prefissi sono Entrambe costituiscono determinati gruppi di
’arba (HAL 80s.: propriamente «sciame» > ) forme. Non si può dire che si completino a vi­
«cavalletta», marbcè «crescita, moltitudine», cenda, come pensa invece Bergstr. II, 171, an­
marblt « maggioranza », tarbùt « discenden­ che se a rabbà che ricorre 4x (Gen 18,20; Es
za », larblt « supplemento, sovrapprezzo »; su 23,29; Is 6,12; Os 9,7) corrisponde un solo
un eventuale mirbà « ampiezza » Ez 23, 32 cfr. ràbctà( ISam 14,30).
Zimmerli, BK X1U,534. Non sempre la traduzione « molto » corrispon­
de al nostro uso del termine, e dev’essere spes­
Non rientra in questo gruppo di significati la radice so adattata a quest’ultimo, per lo più traducen-
rbh IT (GB 742a; KBL 870a), conservata solo al pari, to «grande»: grida (Gen 18,20), sconfitta
q. (ròba « arciere » Gen 2 1,20; per Ger 50,29 cfr. (ISam 14,30), saggezza (IRe 5,10), desolazione
Rudolph, HAT 12,304) e forse affine a rmh «getta­
re» (GVG 1,228: m>b). Una sua forma secondaria (Is 6,12), trasgressione (ls 59,12), colpa (Os
potrebbe essere rbb II « tirare » (GB 740b; KBL 9,7), dolori (Sai 16,4), splendore di una casa
869a), anch’esso attestato solo al q. (Gen 49,23; Sai (Sai 49,17), possesso di bestiame (lCron 5,9);
18,15), col suo sostantivo *rab li «dardo» (Ger vd. anche ISam 25,10 («ci sono servi a suffi­
50,29; Giob 16,13; per Prov 26,10 cfr. Gemser, cienza »•); Ez 16,7 (« diventare grande » = «cre­
HAT 16,94s., per Am 7,4 cj cfr. Barr, CPT 335). scere», par. gdl q.; cfr. Giob 39,4, par. hlm q.
«diventare forte»); Giob 33,12 («Dio è più
2/ rbb ricorre 24x: 23 al q. (Sai 6 x, ls 4x, Ger grande dell’uomo »).
e Os 3x ciascuno) e lx al pu. (Sai 144,13). Le In relazione al loro carattere stativo, i due ver­
sue derivazioni nominali sono attestate come bi possono anche esser costruiti in modo com­
segue: rab 474x (classificazione delle forme se­ parativo, o con min « più grande, più di »
condo Lis., ma Giob 36,18 sotto ròb\ incl. (Gen 43,34; Deut 7,7; 14,24 [« la strada è trop­
Gios 11,8; 19,28; Am 6,2a; Prov 26,10; Cant po lunga»]; IRe 5,10; Ger 46,23; Sai 69,5;
7,5; sono inclusi anche i passi nei quali rab è Giob 33,12), o con 'al, «troppo» (Es 23,39;
elemento di un titolo ass.-bab.) così distribuito: Deut 7,22). In 2Sam 18,8 (« e la foresta divorò
Sai 57x, Ez 47x, Ger 45x, ls 32x, 2Cron 30x, più gente di ») rbh è usato semplicemente con
Dan 24x, Deut 22x, Prov 20x, 2Re 19x, Num valore avverbiale. Con soggetti di tempo e di
17x ecc.; rbb 152x, di cui 2Cron 27x, Sai I7x, spazio forma espressioni idiomatiche come « il
Ez e Prov 12x ciascuno, Is e lCron 1lx ciascu­ tempo passa» (hajjàmlm : Gen 38,12; ISam
no, Giob lOx; fbàba 16x, di cui ISam 4x, 7,2; cfr. però Prov 4,10; 9,11 con s'nòi hajfirn
Deut 3x, Sai 2x; ribbò lOx (escluso Os 8,12K), o jàmctkà « vivere a lungo ») e « la strada è
di cui Neem 3x, Esd e lCron 2x ciascuno, troppo lunga» (dércek: Deut 14,24). Il pi. ha

645 IH rab MOLTO 646


carattere fattitivo, chc può essere reso in vari mali (bestiame: Gen 30,43; Giona 4,11; Sai
modi: «accrescere un esercito» (Giud 9,29), 22,13; 2Cron 26,10; pesci: Ez 47,9), possedi­
«allevare bambini o cuccioli» (Ez 19,2; Lam menti (possesso in generale: Gen 13,6; Num
2 ,2 2 , par. tph pi. « curare »), «elevare il prezzo 32,1; Deut 3,19; Gios 22,8; Prov 13,7; 2Cron
d’acquisto» (Sai 44,13). Sul valore accidentale 32,29; tesori: Gios 22,8; Prov 15,6.16; oro/de­
di queste forme rispetto ad uno sostanziale nel- naro: IRe 10,2; 2Re 12,1 I = 2Cron 24,11; Sai
l^hi. cfr. Jenni, HP 108s. 19,11; preda: 2Sam 3,22; Sai. 119,162; 2Cron
La modificazione di radice di gran lunga più 14,13; 20,25; 25,13; 28,8; case: Is 5,9; Am
frequente, per rbh, è l’hi., anche se in una buo­ 3,15; doni: 2Cron 21,3); paesi (Ger 28,8), città
na parte dei testi si trova (50x) l’inf. harbé, (Zac 8,20), isole (Ez 27,3.15; Sai 97,1; Dan
quasi sempre con valore avv., che da solo o 11,18) ecc.; esso viene usato anche per indicare
con l’accus. fisso me'òd «m olto» esprime la vasti raduni di uomini (hàjil «esercito» 2Re
quantità o l’intensità relative ad un sostantivo 6,16; Dan 11,10; cfr. Sai 68,12; Gioe 2,11;
o ad un verbo (per il verbo cfr. ISam 26,21 qàhàl «assemblea» Ez 17,17; 38,4; Sai 22,26;
«sbagliare gravemente»; 2 Re 10,18 «servire 35,18; 40,10s.; Esd 10,1; hàmòn «folla» Is
meglio»; Agg 1,6 «seminare abbondantemen­ 16,14; Sai 37,16; Giob 31,34; Dan 11,11.13;
te»; Eccle 5,19 «pensare molto a qualcosa»; 2Cron 13,8; 20,2.12.15; 'am o gòj «popolo»
7,17 «essere troppo empio»). La medesima Es 5,5; Num 13,18; 21,6; Deut 2,21; 20,1;
utilizzazione si riscontra una volta neH’inf. cs. Gios 11,4; Giud 7,2.4; IRe 5,21; Ez 26,7) e
harbòt in Prov 25,27. Negli altri passi rbh hi. quantità di sostanze liquide o solide (acqua:
indica l’accrescimento dei possessi (Num 26,54 Num 20,11; Ez 17,5.8; 19,10; 31,5.7; 2Cron
«eredità»; cfr. 33,54; 35,8; Deut 17,16.17: ca­ 32,4; vino: Est 1,7; sangue: lCron 22,8; paglia:
valli, donne, argento e oro; Ez 28,5; Prov Gen 24,25; bronzo: lCron 18,8); in questo
13,11; 28,8: ricchezza), l’elevazione di prezzo caso l’espressione màjim rabbìm può anche es­
(Gen 34,12: dote; Lev 25,16: prezzo di acqui­ sere usata quale formula fissa per indicare il
sto) e la prosperità di membri della stessa fa­ mare (Is 23,3; Ez 27,26; 31,15; par. ->fhòm,
miglia (lCron 7,4; 8,40; 23,11: «avere molti nàhàr) oppure le acque primordiali, da cui de­
figli/mogli »). Ma anche altri oggetti possono rivano tutti i mari ed i fiumi (2Sam 22,17 =
essere aumentati di numero: altari (Os 8,11; Sai 18,17; Is 8,7; 17,13; Ger 41,12; cfr. Ger
10,1), città (Os 8,14) e commercianti (Nah 51,55; Ez 1,24; 26,19 par. -*■fhòm ; 32,13;
3.16). Di qui derivano anche le espressioni nel­ 43,2; Sai 29,3; 107,23; par. a jàm : Ab 3,15;
le quali il verbo usato in un modo finito subi­ Sai 77,20; 93,4). Il suo corrispettivo è fhòm
sce una trasformazione avverbiale e l’oggetto rabbà in Gen 7,11; Is 51,10; Am 7,4; Sai 36,7.
nominale esprime allora l’azione: «allungare In Sai 18,17; 32,6; 144,7 (cfr. Cant 8,7) màjim
la ffìllà » = «pregare a lungo» (ls 1,15); «ac­ rabbìm significa in generale un’angoscia, nella
crescere il sir » = « cantare con zelo » (Is quale si trovava l’orante. Collegata a jàmìm
23.16); «allungare i jàm lm » = «vivere a lun­ «giorni» (cfr. KAI nr. 181,5: jmn rbn moab.)
go» (Giob 29,18; cfr. Eccle 11,8: hjh sàriirn rende l’avverbio di tempo «a lungo» (Gen
harbé)-, vd. anche Is 57,9; Ger 2,22; Ez 21,34; 37,34; Es 2,23, cfr. Lev 25,51 rabbòt
16,25.26.29.51; 23,19; 24,10; Os 12,2; Giob bassànim\ Lev 15,25; Num 20,15; Deut 1,46;
40,27; Prov 6,35; Eccle 10,14; Dan 11,39; 2,1; 20,19 ecc.; tuttavia IRe 3,11 = 2Cron 1,11
Neem 6,17; 9,37; 2Cron 33,23. 11 medesimo « lunga vita »).
caso si riscontra nella costruzione con le + inf. In senso traslato viene poi usato in unione con
(ev. con min ; cfr. J.Hoftijzer, VT 20, 1970, rà'à «male» (Gen 6,5; Deut 31,17.21; ISam
428s.): « fare qualcosa molto (più di) » Es 12,17; Gioe 4,13; Sai 34,20; Giob 22,5; Eccle
30,15 (ntn); 36,5 (bòJ hi.); ISam 1,12 (pii 2,21; 6,1; 8 ,6), nfhùmà «disordine» (Ez 22,5;
hitp.); 2Sam 14,11 (sht pi.); 2Re 21,6 = 2Cron Am 3,9; Zac 14,13; 2Cron 15,5), pésa' «rivol­
33,6 ( ‘sh)\ Am 4,4 e Esd 10,13 (ps ■ ); 2Cron ta» (Am 5,12; Sai 19,14; Prov 29,22; cfr. Sai
36,14 (m‘l); con un verbo finito in ISam 2,3 25,11; 2Cron 28,13), makkà «colpo» (Num
(dbr pi.); per Ez 16,17.18 cfr. Jenni, HP 47. 11,33; 2Cron 13,17), màqòm «luogo» (ISal
U n’altra prep. è ‘ad «fino a» (lCron 4,27 26,13), dércek « strada » (1 Re 19,7) ecc.
« giungere fino a »). marbè raglàjim in Lev All’uso attributivo, riferito ad un sost., si con­
11,42 è « l’animale a più piedi ». trappone da un lato un uso predicativo (Num
22,3; IRe 4,20; ls 54,13; Prov 14,20 ecc.), dal­
b) L’agg. rab esprime la pluralità del numero e l’altro un uso assoluto quale sogg./ogg. (Es
della quantità, rab possono essere uomini e i 19,21; 23,2.2; Gios 10,11; Is 8,15; Ger 20,10
loro raggruppamenti (p.e. Gen 26,14; Num ecc.; per la forma rabbàtl in Lam 1,1.1 vd. BL
22,15; Giud 8,30; 9,40; 16,30; IRe 11,1; 526.599; in Sai 31,14; 55,19; 56,3; 119,157 i
18,25; ls 54,1; Ger 3,1; 12,10; 16,16.16; 50,41; rabbìm sono gli antagonisti dell’orante oppres­
Ez 16,41; Am 8,3; Sai 119,157; Giob 1,3; so). Spesso il significato « molti » tende a quel­
5,25; 36,28; Prov 7,26; 19,4; 28,2; 31,29; Est lo di « maggioranza », « tutti »; così in 1Re
2,8: Dan 11,26; lCron 4,27; 5,22; 28,5), am­ 18,25; Sai 71,7; 109,30; Giob 23,14; Prov

647 21 rab MOLTO 648


10 ,2 1 ; 19,6 par. —kòl\ 29,26 par. Vs «ognu­ BK XIV/1, 170; KBL 870a) di ròb «quantità,
no»; Dan 9,27; cfr. Giob 4,14 ròb. Il sing. (co- massa», soltanto il 10% usa il termine in asso­
str.)/plur. fem. ha spesso colorazione avv. (Is luto, cioè come sogg. o come ogg. senza alcuna
42,20; Sai 62,3; 65,10; 78,15; 120,6; 123,4; prep. ed alcun suffisso personale. Per lo più
129.1.2; Giob 16,2; 23,14; lCron 18,8 [cfr. ròb è costruito con le (« in abbondanza ») (55x:
2Sam 8,8 con harbè]\ cfr. anche Sai 106,43 e l/2Cron 36x, IRe 5x, Deut e Giud 3x ciascu­
Eccle 7,22 p e‘ùmlm rabbòt e Neem 9,28 txt? no), per indicare grandi quantità di bestiame
rabbót ‘itlTrn « molte volte »). Infine rab con la da macello, di oggetti preziosi, di alberi colti­
prep. le («abbastanza per»: Gen 33,9; Num vati (IRe 1,19.25; 10,10.27), di oro, argento ed
16,3.7; Deut 1,6; 2,3; 3,26; IRe 12,28; Ez abiti (Zac 14,14) e per indicare la qualità delle
44,6; 45,9; vd. anche Gen 45,48; Es 9,28; benedizioni concrete della terra coltivata
2Sam 24,16 = lCron 21,15; IRe 19,4) o min può (Neem 9,25). In 2Cron 31,10 è combinato con
essere costruito in senso comparativo (vd. sp.). la prep. 'ad « fino a » e significa « moltissi­
In pochi passi rab corrisponde all’uso aram. mo ». Altra forma con prep. è mèròb « in base
con traduzione «grande»: Gen 25,23 (nel sen­ alla quantità» (p.e. Gios 9,13 «per il molto
so di «anziano»; par sa'ir «piccolo»); Gios cammino»; ISam 1,16 «per eccesso di dolo­
11,8; 19,28 (vd. lb); 2Sam 23,20 = lCron re »; Zac 8,4 mèròb jàm ìm « a causa dell’età »;
11,22 (rab p e‘àlim; GB 652b « con grande traf­ però ls 24,22 «molti giorni dopo»; eccezioni:
fico»; K.Elliger, PJB 31, 1935, 67 «grande per Ez 23,42; Prov 16,8). Bcnchc non la si possa
imprese»; ->p i 3b); Is 53,12 (cfr. Westermann, escludere anche per questi casi, tuttavia un’am­
ATD 19, 206 = ital. 307; diversamente E.Sel- pia possibilità di traduzioni si ha solo quando
lin, ZAW 55, 1937, 210); Sai 48,3 (Jahwe il vi sono altre prep. (be 40x, ke 7x, ‘al 5x), per
grande re, cfr. Sai 47,3 maiale gàdòl, vd. cui solo làròb si è trasformato in una forma
Kraus, BK XV, 358); Giob 32,9 («molto vec­ avv. La discrepanza sopra accennata rispetto
chi »?; par. zeqèmm « anziani »; così M.Da­ all’uso assoluto e l’apparente concorrenza con
hood in L.R.Fisher, Ras Shamra Parailels I, I’agg. si spiegano con il fatto che l’ebreo co­
1972, nr. 514; cfr. però Fohrer, KAT XVI, struisce malvolentieri in dipendenza da una
449); Giob 35,9; 2Cron 14,10 (par. ’èn kòuh prepos. un sostantivo unito ad un agg. Così in
«senza forze»; vd. Rudolph, HAT 21, 240). Ger 30,14s. e in Os 9,7 la prep. influisce sulla
La variazione sopra menzionata fra « molto/ proposizione verbale, qualora il rabbà dell’ul­
grande » qui non è più sufficiente. Non e da timo passo non sia addirittura un agg. (contro
escludere un’influenza can.-aram. (cfr. fen. rbt Lis. 1310c). Lo stesso dicasi per Sai 106,7 e
in KAI nr. 10,2ss.; 14,15; 17,1 quale titolo del­ Est 5,11, dove il nome retto della catena co­
la dea Astarte e ug. rbt 'atri jm in 49 [= I AB] strutta ha un suffisso personale.
1, 16.19.25; 51 [= II AB] I, 14-15.22 ecc.). Per
malkl rab cj in Os 5,13; 10,6 vd. W.M.Miiller, d) fbàbà «grandissima quantità, massa innu­
ZAW 17, 1897, 334-336; Wolff, BK X1V/1, merevole > diecimila » (KBL 869a) è, accanto
134; diversamente Rudolph, KAT X III/1, ' a ribbò, il numerale per « 10.000» (vd. Meyer
124s.; G.R.Driver, JTS 36, 1935, 295, II, 88 ; BL 503). Tuttavia il senso va piuttosto
Solo nei capitoli 2Re 18s.; 25; Is 36s.; Ger nella direzione di un numero grande e indefini­
39s.; 52, quindi condizionato dalla situazione to. Numerale preciso è solo in Lev 26,8; Deut
storica, rab compare come designazione o 32,30; Giud 20,10. Il corrispettivo ug. rbt (UT
come titolo per i capi dell’esercito ass.-bab. nr. 2299) farebbe piuttosto pensare a ribbò ,
(cfr. anche Ger 39,13 « il comandante del re di che in ebr. ed in aram. è un canaanismo (così
Babilonia »): rab-sàqè, rab-tabbàhìm, rab- H.Bauer, OLZ 29, 1926, 802; Meyer II, 42.88;
sàrls, rab-màg; in proposito vd. E.Klauber, BL 503; diversamente GB 742a; Bergstr. 1,93;
Ass. Beamtentum nacb Briefen aus der Sargo- Wagner nr. 275; per ribbàt/at nelle tavolette di
nidenzeit, 1910, 52 n. 2.73ss.; Zimmem 6 ; id., Alalach cfr. M.Tsevat, HUCA 29, 1958, 127;
ZDMG 53, 1899, 116-118; M.Ellenbogen, For- AHw 980b). Testi tardivi come Giona 4,11;
eign Words in thè OT, 1962, 15ls. In testi più Dan 11,12; Esd 2,64.69; Neem 7,66.70.71;
recenti come Giona 1,6 (rab hahòbèl «capita­ lCron 29,7.7 non vi si oppongono (cfr. H.Bau­
no ») e Est 1,8 (rab bàjit « sovrintendente del er, Le,).
palazzo»; cfr. Gerleman, BK XXI, 61) si ha Non è del tutto sicuro se e in qual misura
una formazione analogica oppure ci si fonda rebib\m «rugiada» è legato alla radice rbb
sull’ambiente storico. In ug. rb può designare il (GB 742b: sotto rbb II?). In ebr. non è possibi­
«capo (di una corporazione)» (vd. A.Salonen, le verificare una etimologia fondata sull’acc.
BiOr 27, 1970, 43; WUS nr. 2482; p.e. rb rabàbu «diventar debole, cedere» (AHw 933).
khnm 18 [= CTA 55], 1; rb rtqdm 62 [= CTA Nemmeno l’ug. rb/rbb (cfr. UT nr. 2298;
6] VI, 54s.; rb hrsm 1121 [= PRU 2, nr. 1211, M.Dahood, UF 1, 1969, 16 n. 3), preso a sé, è
9; cfr. AHw 938a). di alcun aiuto. Suiridcntificazione meteorolo­
gica di fbtbìm quale «rugiada simile a piog­
c) Su 150 attestazioni (Os 8,12 txt?; cfr. Wolff, gia» vd. Dalman, AuS I, 94s.313; P.Humbert

649 rab MOLTO 650


ThZ 13, 1957, 488; P.Reymond, L’eau, sa vie di moltiplicarsi (par. ml‘ « riempire »). In Gen
el sa signification dans l’Ancien Testament, 6,1 si constata il successo dell’ordine divino,
1958, 22; J.C. de Moor, The Seasonal Pattern anche se nel racconto del diluvio esso corre il
in thè Ugaritic Myth of Ba‘lu, 1971, 83.99. rischio di essere annullato. Tuttavia nel patto
con Noè (Gen 9,1 |par. brk pi. «benedire»].7;
e) marbcp «crescita, moltitudine» ricorre due cfr. 8,17) Dio rinnova il suo impegno, assieme
volte soltanto, ma il lesto è incerto (Is 9,6; alla sua benedizione. In riferimento ai patriar­
33,23). marblt «maggioranza» (lCron 12,30; chi, soprattutto in P (per J cfr. Gen 16,10) la
30,18; 2Cron 9,6) in Lev 25,37 (par. tarblt e promessa di Dio è caratterizzata da queste pa­
nàscek: GB 459a « interesse »; vd. anche Meyer role: Àbramo Gen 17,2; 22,17 (par. brk pi.);
II, 35; GVG I, 383) e in ISam 2,33 sfuma il Ismaele Gen 17,20 (par. brk pi.; prh hi. «ren­
suo significato rispettivamente in «incremen­ der fecondo »); Isacco Gen 26,3s.24 (par. brk
to » e « discendenza ». Si confronti anche pi.; Iijh -> im/'èt « essere con qualcuno »); Gia­
tarbru «discendenza, nidiata» in Num 32,14 e cobbe Gen 28,3; 35,11; cfr. 48,4; Giuseppe
rbh pi. in Ez 19,2; Lam 2,22 (vd. sp. 3a). larbxl Gen 48,16; per Labano cfr. Gen 30,30. Per ul­
« supplemento, sovrapprezzo » si trova sempre teriori dati al riguardo vd. ->brk pi. IV/lb;
accanto a ncescek «tributo», che lo qualifica H.D.PreuB, ZAW 80, 1968, 139-173; D.Vet-
(cfr. anche l’ug. trbjt UT nr. 2301; sulla forma ter, Jahwes Mit-Sein, ein Ausdruck des Segens,
cfr. BL 496; sul corrispettivo acc., Zimmem 1971.
18). ’arbcv «cavalletta» si trova anche in altre Anche durante il soggiorno in Egitto la benedi­
lingue sem. antiche (AHw 234a; UT nr. 332; zione non viene dimenticata e viene presentata
WUS 377; KAI nr. 222, A 27; cfr. P.Fronzaro- come adempiuta: Es 1,7 (P; cfr. Westermann,
li, AANLR VII1/23, 1968, 286.296.302). Sul­ BK I, 194; par. prh « essere fecondo », sr$ « es­
l’incerta determinazione e classificazione zoo­ ser innumerevole», '?m «esser forte», m i’ ni.
logica cfr. L.Koehler, ZDPV 49, 1926, «riempirsi»). 12 (par. prs «diffondersi»; GB
328-333; B.Ilartmann, BHH 11, 715s. (con bi­ 661 b: «superare i limili per pienezza e quanti­
bliogr.) ■ tà »).20. Nella conclusione della Legge di santi­
1) La radice per indicare « molto, essere nume­ tà si richiama l’atteggiamento d’amore di Dio
roso», che è usuale in aramaico (sg\ KJBL (pnh q.) e la sua fedeltà al patto (qùm hi. berìt)
1125s.). è scarsamente attestata nell’AT ebr.: per osservare i comandamenti ed i precetti di
sgh q. «crescere» in Sai 92,13; Giob 8,7.11; Dio (Lev 26,9). Nei passi centrali del Deut,
hi. «rendere grande», Sai 73,12; la variante come anche nell’introduzione (Deut 1,10; 6,3;
sg‘ anch’essa solo all’hi. « rendere grande, ma­ 8,1.13; cfr. 10 ,2 2 ) e nei discorsi conclusivi (be­
gnificare» in Giob 12,23; 36,24; inoltre l’agg. nedizione e maledizione: Deut 28,63, par. (ób
saggi’ «eccelso» in Giob 36,26; 37,23. Signifi­ hi. «beneficare», invece 'bd hi. «sterminare»,
cative sono le radici che si trovano in par. con sinel hi. « distruggere »; 30,5.16 par. hjh « vive­
la nostra: kbd hi. « render pesante, numeroso » re») viene promesso l’accrescimento di Israele,
Ger 30,19; hitp. «dimostrarsi numeroso» Nah in genere quale conseguenza dell’osservanza
3,15; kàbèd «pesante, numeroso» Es 12,38; dei comandamenti. Per l’adempimento di un
cfr. Num 22,15; IRe 3,9; 10,2 ecc; ‘sm «esser comandamento particolare, quello dello ster­
forte, numeroso» Es 1,7; Is 31,1; Ger 5,6; minio, cfr. Deut 13,18 (par. ntn rah'mìm). Nel
30,14s.; Sai 38,20; 40,6; 69,5; 'àsùm «forte, passo classico della fede nell’elezione, Deut
possente (in quantità)» Es 1,9; Deut 7,1; 9,14; 7,6-8, è importante proprio la piccolezza del
26,5; Is 8,7; Gioe 2,2.11; Am 5,12; Zac 8,22; popolo.
Sai 35,18; 135,10 ecc.; ->gàdól «grande» Impressionato dalla fine di Gerusalemme Ge­
Deut 2,21; 26,5; Gios 17,17; Ger 25,14; 27,7; remia profetizza la raccolta di Israele ed il suo
28,8; 32,19; 50,41; Ez 17,17; 38,15; Sai 147,5 accrescimento al tempo della giusta progenie di
ecc.; kabbìr « forte » Giob 31,25; ’ammìs « for­ Davide (Ger 23,3). Il suo corrispettivo è la de­
te» 2Sam 15,12; dgh «brulicare» Gen 48,16. scrizione di quello che avverrà nella nuova al­
leanza (Ger 30,19). Per Ger 33,22 cfr. Ru­
4/ In uno studio dell’uso teologico della radi­ dolph, HAT 12,219. Anche in Ezechiele l’idea
ce rbb/rbh dev’esser chiaro che esso in gran dell’accrescimento è ristretta al tempo della
parte non è inerente alla radice in sé, ma ai grazia, del ritorno dall’esilio. Le città saranno
termini cui è riferita, cioè ai sost. forniti di agg. nuovamente abitate e le rovine eliminate. « lo
o usati come sogg./ogg., i quali vanno perciò (Jahwe) vi farò del bene più che nel tempo pas­
esaminati congiuntamente. Tuttavia si può an­ sato, e riconoscerete che io sono Jahwe » (Ez
che rilevare un uso specifico, soprattutto per i 36,10.11; per la formula del v. 11 cfr. W.Zim­
verbi. Tale uso comincia già nel racconto P merli, Erkenntnis Gottes nach dem Buche Eze-
della creazione, dove dopo la creazione degli chiel, 21969, 41-119). Grano, frutta, alberi
uccelli, degli animali acquatici (Gen 1,22) e vengono accresciuti quanto gli uomini (Ez
poi dell’uomo (Gen 1,28) si ha il comando di 36,29.30.37). Cfr. anche Zac 10,8: «Saranno
Dio di essere fecondi (prh « esser fecondo ») e altrettanto numerosi quanto fo furono in pas­

651 21 rab MOLTO 652


sato». Is 51,2 e Neem 9,23 possono essere in­ l’assemblea generale dei membri regolari della
tesi come uno sguardo retrospettivo all’agire di comunità (cfr. p.e. Sai 40,4; 71,7; 109,30). Vd.
Dio in tempi passati, e l’accrescimento dell’I­ anche R.Marcus, JBL 75, 1956, 299; J. Carmi-
sraele primitivo è fra gli elementi essenziali di gnac, RQ 28, 1971, 575-586. Per il NT cfr.
questo agire. Da questo angolo visuale vanno J.Jeremias, art. tzoW oì, ThW VI,536-545 (=
considerati anche i testi precedenti. Che pro­ GLNT X ,1239-1354). Il titolo tardogiudaico
prio allora ci si ricordasse di queste afferma­ «rabbi» è trattato da J.W.Doeve, BHH
zioni, dipendeva dalla situazione politicaad’e- III,T54ls. e da E.Lohse, art. pa&QU ThW
mergenza, con le sue angosce e le suesperanze. VI,962-966 (= GLNT XI,911 -922).
Nel discorso di Dio, in relazione al servo soffe­ Th.Hartmann >
rente Is 53,11-12 (cfr. Is 52,15), s’incontra
rabbìm assoluto, i « molti », .quali destinatari
dell’intervento salvifico del servo di Dio (cfr.
von Rad II,264s. = ital 299s.), Anche in questo
caso all’espressione si può dare il senso inclusi­
vo di « tutti » (vd. sp. 3b; J.Jeremias, art.
nn rùah SPIRITO
*oM o(,,ThW VI,536-538 - GLNT XJ329-
1336). È incerto se vi sia un rapporto con i 1/ Corrispettivi dell’ebr. rùah « vento, spiri­
rbjm dei testi qumranici (vd. st. 5; cosi pensa to» si trovano in tutto l’ambiente semO., p.e.
J.Morgenstern, VT 13, 1963, 33ls.). ug. rh « vento; profumo » (WUS nr. 2494; UT
Un altro elemento specifico è il legame quasi nr. 2308), pun. rh «spirito» (KAI nr. 79, r.
costante dell’agg. rab con -> 'arri o gòj « popo­ I 1; DISO 276), aram. rwh «vento, spirito» (a
lo». Un primo gruppo di testi indica Israele partire da Sef. ITI, r. 2, cfr. Fitzmyer, Sef. 104;
come ‘am rab, in quanto lo si pensa come frut­ DISO 276; KBL 1123; LS 718), arab. rùh
to di una crescita feconda (Gen 50,20; Es 1,9; « soffio vitale » e rìh « vento », et. roha « sof­
Gios 17,14.15 [par. brk pi.].17; IRe 3,8 [par. fiare» (P.Fronzaroli, AANLR V1I1/2Ó, 1965,
^bhr «eleggere»; spr ni. «esser contato» 139.145). È singolare il fatto che il vocabolo
mèròb\9; 2Cron 1,9. Cfr. anche Deut 26,5, nel manchi nel ramo sem. orientale (in acc. si ha
piccolo credo storico. L’altro, molto più nume­ sàru «vento, respiro», cfr. J.Hehn, Zum Pro­
roso, rende la pluralità delle nazioni (Es 3,6; blem des Geistes im Alten Orient und im AT,
27,33), la loro posizione nel pellegrinaggio dei ZAW 43, 1925, 210-225; Fronzaroli, l.c.).
popoli (Is 2,3.4 = Mi 4,23), nell’attacco come II sost. ebr. (e aram. bibl.) rùah (fem.) appartie­
popoli nemici contro Sion (Ez 38,6.8s. 15.22; ne forse al gruppo dei vocaboli onomatopeici
Mi 4,11.13) e nel giorno di Jahwe (Gioe 2,2). (cfr. D.W.Thomas, ZS 10, 1935, 311-314) ed
In Ez 32,9.10; 38,23; 39,27 indica l’attività imita perciò il rumore del vento che passa fi­
universale di Jahwe. Il suo ricorrere incalzante schiando e del respiro affannoso (cfr. D.Lys,
in Dan 11 esprime la grandiosità degli eventi «Ruach». Le soufflé dans FAT, 1962, 19ss.).
escatologici. 11 verbo rùh (solo hi. « odorare») e il sost. rèah
Infine rab/ròb conferiscono alle affermazioni «odore» (anche aram. bibl.) indicano invece
relative alla natura di Jahwe la qualità divina: già un fatto particolare: l’odorare inspirando.
rahamìm «misericordia» (2Sam 24,14; Sai
119, 156; Dan 9,18; Neem 9,19.27.31), (ùb È problematico stabilire quanto stretto sia il rappor­
«bontà» (Is 63,7; Sai 31,20; 145,7), ’temùnà to con rwh q. «essere leggero, ampio» (ISam 16,23;
«fedeltà» (Lam 3,23), kòah «potenza» (Is Giob 32,20; part. pu. «am p io » Ger 22,14), ràwah
«vastità, spazio» (Gen 32,17) e «liberazione» (Est
63,1; Sai 147,5; cfr. Is 40,26), gà’ón «altezza » 4,14), rewàhà «sollievo» (Es 8,11; Lam 3,56). Se­
(Es 15,7). Per la formula «un Dio pietoso e condo GB 748-750 e Zorell 760a si tratta di due ra­
misericordioso, paziente e grande in grazia e in dici diverse, secondo KBL 877a di una sola. Lys, l.c.
fedeltà» (Es 34,6; Gioe 2,13; Giona 4,2; Sai 19, deduce: «ce qui est accessible et ouverl à l’air, ce
86,15; 103,8; cfr. 145,8 gedol-hcesed\ Neem qui est aere, donc spacieux», però sf deve pensare
9,17; soltanto ròb hcésed in ls 63,7; Sai 5,8; piuttosto a un rapporto centrato sui fatto del respira­
106,7; Lam 3,32; Neem 13,22) -^hcésced IV/2a. re: respirare con più facilità, quindi l’ampio spazio
sperimentato nella « salvezza », che può essere riem­
pito di uuova energia vitale (cfr. KBL 877a;
5/ Nei L X X rab è tradotto per lo più con J.H.Scheepers, Die gees van God en die gees van die
\iéyaq e ito^uq e composti. La radice verbale è mens in die Ou Testament, I960, 93-97); la stessa
tradotta con nXeovai^ew e nX/ridiSvEiv e compo­ indicazione viene dall’acc. napasu che significa al
sti. rob è tradotto generalmente con TCAf)do<;. tempo stesso «soffiare, (re)spirare» e «diventar spa­
hrbjm costituisce un’espressione caratteristica zioso» (AHw 736s.; A.R.Johson, The Vitality of thè
dei testi qumranici dove compare molto spesso Individuai in thè Thought of Ancient Israel, 1947,
in IQS, quasi esclusivamente nelle col. 6 e 7: 27 n.l).
«seduta dei molti» (IQS 6,8.11; 7,10), «sor­
vegliante dei molti » (IQS 6,12), « consiglio dei II/ Nell’AT il vocabolo rùah ricorre 378x in
molti» (IQS 6,16) ecc. In questi testi designa ebr. e 11 in aram. (solo Dan), rèah 58x ebr.

653 0 n m ah SPIRITO 654


(Num 18x, Lev 17x, Gant 8x, Gen, Es e Ez 4x, de l’esprit de Jahvé dans l’AT, RScPhR 23, 1934,
isolatamente Ger 48,11; Os 14,7; Giob 14,9; in 553-587, p. 554); si deve però tener presente che l’e­
tutti i passi in Lev. Num e Ez come pure in breo non conosce l’« aria » al di fuori di questo mo­
Gen 8,21; Es 29,18.25.41 si trova rèah mhòah, vimento (L.Kòhler, ZAW 32, 1912, 12).
— nùah 4b) e lx aram. (Dan 3,27), inoltre il
verbo all’hi. 1lx (riferito a Dio Gen 8,21; Lev 2/ Quale designazione del vento rùah è neces­
26,31; ISam 26,19; Àm 5,21 quale espressione sariamente qualcosa che è in movimento e che
dell’accettazione benigna e misericordiosa del­ ha la forza di mettere altre cose in movimento.
l'offerta; riferito a idoli, che non possono odo­ Le ulteriori precisazioni del nome si riferisco­
rare, Deut 4,28; Sai 115,6). no quindi da un lato alla direzione (a), dall’al­
L’ebr. rìiafy è ripartito come segue nei vari libri tro alPintensità (b) del movimento del vento.
biblici; a) rHuh (haq)qàdlm (Es 10,13.13; 14,21; Ger
Gen 11 Ez 52 Sai 39 18,17; Ez 17,10; 19,12; 27,26; Giona 4,8; Sai
Es 11 Os 7 Giob 31 48,8; qàdim par. riiah ls 27,8; Os 12,2; 13,15;
Lev - Gioe 2 Prov 21 Giob 15,2; qàdim da solo Gen 41,6.23.27; Sai
Num 14 Am 1 Rut —
78,26; Giob 27,21; 38,24; -»qédcem) è il vento
Deut 2 Abd — Cant —
orientale che irrompe dal deserto (rùah midbàr
Gios 2 Giona 2 Eccle 24 Ger 13,24; cfr. Os 13,15; Giob 1,19).
Giud 10 Mi 3 Lam 1
ISam 16 Nah — Est —
È lo scirocco che compare in Palestina soprat­
2Sam 3 Ab 2 Dan ■4 tutto in primavera (vd. p.e. M.Noth, Die Wclt
IRe 11 Sof - Esd 2 des AT, 41962, 29s.), cosi torrido (Giona 4,8;
2Re 5 Agg 4 Neem 2 Ger 4,11) che di colpo fa seccare la vegetazio­
Is 51 Zac 9 lCron 5 ne dovuta alle piogge primaverili (Is 40,7; Ez
Ger 18 Mal 3 2Cron 10 17,10; 19,12; Sai 103,16), e così violento (Es
14,21; Is 27,8) che può causare serie devasta­
La nuda statistica è poco significativa, poiché zioni (Sai 48,8; Giob 1,19).
non rispetta né le diverse sfere di significato rùah jàm, il vento occidentale (« vento mari­
del vocabolo, né la stratificazione cronologica no», cfr. anche G.Hort, ZAW 70, 1958, 51),
dei vari libri. Comunque mostra che l’uso del s’incontra raramente (Es 10,19); poiché è il
termine è largamente sparso in contesti narrati­ vento che predomina in Palestina, era eviden­
vi, profetici e sapienziali, e questo vieta a prio­ temente meno degno di menzione. Ad esso si
ri che ci sì fissi su di una determinata tradizio­ deve pensare quando si parla di fenomeni con­
ne o linguaggio. Va notato l’uso particolarmen­ comitanti come le nuvole ( ‘ab IRe 18,45; Sai
te fitto nei più antichi libri storici (Giud, 104,3; Giob 30,15) e la pioggia (gtxscem IRe
ISam), l’assenza quasi totale nel profetismo 18,45; 2Re 3,17; Prov 25,14; zàrcem Is 32,2;
dell’80 sec. (il suo ricorrere nel libro di Is si ri­ màlàr Ger 10,13 = 51,16 = Sai 135,7), cfr. an­
ferisce, salvo due passi [vd. st. rV/2 a], a strati che Gen 3,8.
posteriori dell’opera) e un marcato crescere nel Il fatto che il vento del nord (rùah sàjon Prov
tardo profetismo soteriologico (a partire da 25,23) porti la pioggia, corrisponde ad altre
Ez), nei salmi e negli scritti sapienziali. rùuh ha condizioni climatiche (forse egiziane, cfr. Gem­
raggiunto il culmine del suo uso in epoca esili- ser, HAT 16,92).
ca e postesilica. Il vocabolo manca in testi giu­ Quanto fosse forte il carattere dinamico di rùah
ridici (cfr. anche le statistiche molto accurate, risulta pure dal fatto che solo relativamente
ma condizionate da molte scelte esegetiche, ri­ tardi (a partire da Ez) l’indicazione della dire­
portate da Lys, l.c. 330ss.). zione ha potuto affrancarsi dal movimento
concreto del vento. Assai diverso è il grado di
astrazione: zrh ìekoì-rùah « disperdere a tutti i
ITI/ 1/ TI significato fondamentale di rùah è venti (= in tutti i punti cardinali)» (Ez 5,10.12;
al tempo stesso «vento» (111/2 -6 ) e «respiro» 12,14; cfr. 17,21) è ancora assai vicino al senso
(in/7-ll); nei due casi però non si tratta di concreto di « vento »; tale concretezza sì perde
qualcosa di realmente presente, bensì della for­ ampiamente in ‘arba‘ rùhòt hàssàmàjim « i
za che si avverte nell’urto del respiro o del quattro punti cardinali» (Zac 6,5; Dan 8 ,8 ;
vento, forza di cui rimane enigmatico da dove 11,14; cfr. Zac 2,10); rùah diventa mera indica­
venga e dove vada. zione direzionale quando indica i lati del tem­
Il problema se il senso primario sia « vento » o « re­
pio (lCron 9,14; Ez 42,16-20).
spiro » è stato particolarmente studiato (cfr. in pro­ b) rùah può senz’altro designare anche il legge­
posito Scheepers, l.c. 88s.; P. van Imschoot, Théolo-
gie de l’AT, I, 1954, 183s., spec. n.2), tuttavia esso
ro alito di vento (Is 57,13 par. ->•hàbcel «sof­
va ritenuto inadeguato (cfr. Es 15,8). Cercano di elu­ fio»; cfr. Gen 3,8 contro N.H.Snaith, The Dis-
dere l’alternativa precisazioni del significato fonda­ tinctive Ideas of thè Old Testament, 31947,
mentale quali « air in motion » (Johnson, l.c. 27) o 145s.), tuttavia è assai più frequente il suo uso
«le mouvement de l’air» (P. van Imschoot, L’action con significato superlativo per indicare il vento

655 EVI rùah SPIRITO 656


violento e tempestoso: in forma aggettivata 10,13.19; ls 57,13; 64,5; aram. Dan 2,35).
rùah gfdòlà (Giona 1,4; Giob 1,19), rUah qasà Inoltre esso può produrre vari elfelti, general­
(Is 27,8; cfr. Es 10,19; 14,21), in forma avver­ mente distruttivi: il vento fa tremare gli alberi
biale con male' (Ger 4,12); in stato cs. riiah (Is 7,2), sferza la fiumana, (Is 59,19) sconvolge
se‘àra (Ez 1,4; Sai 55,9 txt em, cfr. BUS; il mare (Sai 107,25; Dan 7,2), spezza le navi
107,25; 148,8; con plur. se'àròt Ez 13,11.13), più grandi (Ez 27,26; Sai 48,8), strappa via ad­
pleonastico, perché se‘àrài anche senza rùah, dirittura monti e rocce (IRe 19,11). Per l’effet­
significa «tempesta» (par. a ntah in Is 41,16; to devastante del torrido vento orientale vd. sp.
così pure sà'ar Giona 1,4; sùfà «tempesta» Is 2a. Perciò il vènto con i suoi effetti distruttivi
17,13; Ger 4,12s.; Os 8,7; Giob 21,18). rùah può diventare immagine frequente per indicare
può però significare « tempesta » anche senza il giudizio di Dio (Is 57,13; Ger 4,11.12; 49,36;
ulteriore precisazione (1 Re 19,11). Ez 13,11.13; 17,10; 19,12; Os4,19; 13,15; Sai
Probabilmente in certi passi anche con la men­ 35,5; 48,8 ecc.).
zione di Dio si ha una funzione superlativa:
rù“h ’^lòhim (Gen 1,2) e rùah Jhwh (Is 59,19) 4/ Rispetto all’uomo il vento ha il carattere
« la tempesta di Dio o di Jahwe »; la cosa è di ciò che è inafferrabile e fuggevole. E questo
però controversa (cfr. Westermann, BK I, si riflette sintatticamente nel fatto che il vento
148s., con bibliogr.; inoltre D,W.Thomas, A è spesso oggetto dell’azione di Dio (vd. st. 5),
Consideration of Some Unusual Ways of ma raramente di quella dell’uomo. L’uomo
Expressing thè Superlative, VT 3, 1953, può certo osservare il vento (2Re 3,17; Eccle
209-224; Snaith, l.c. 153). 11,4), ma non può disporne (Eccle 8 ,8). Quan­
do però rifih è meta dell’azione dell’uomo, si
3/ I verbi legati a rìiah si ripartiscono di con­ tratta già in partenza di un agire insensato:
seguenza quasi esclusivamente in due gruppi: « pascere il vento » (o « farsi amico del ven­
a) verbi di movimento, b) verbi che esprimono to», vd. Wolff, BK X IV /1, 193.266 per Os
il mettere in movimento. 12,2), «seminar vento» (Os 8,7), «trattenere il
vento» (Prov 27,16), «ereditare il vento»
a) Il vento scaturisce (ns1Num 11,31), si scate­
(Prov 11,29; cfr. Is 26,18).
na (bq‘ ni. Ez 13,11 txt em, cfr. v. 13), soprag­
Di conseguenza rifih può venire a designare la
giunge (bò’ Ger 4,12; Ez 1,4; Os 13,5; Giob
futilità (Is 41,29 par. 'àjin [txt em], ‘àfas,
1,19), è costantemente in moto circolare (sbb,
hlk, sub Eccle 1,6), passa ( ‘br Sai 103,16; Giob tòhù\ cfr. Mi 2,11), l’insensatezza e l’inutilità
dcll’agire umano, subendo una trasformazione
37,21; cfr. Gen 8,1). È singolare che s’incontri­
no qui gli usuali verbi di movimento; la nostra di significato analoga a quella di -*hébcel (par.
di rifih in Eccle 1,14; 2,11.17.26; 4,4.16; 6,9),
espressione stereotipa « il vento soffia» ricorre
sia pure in misura minore. Al pari di heébcel,
solo sporadicamente in ebr. (nsb Is 40,7, cfr.
hi. Sai 147,18). Ciò significa dunque che l’es­
rifih è frequente nei giudizi negativi: p.e. co­
struito con Ie Ger 5,13 « i profeti sono come
senziale non e il tipo particolare di movimen­
vento = son privi di ogni valore»; Giob 6,26;
to, bensì il movimento in sé.
Eccle 5,15; in stato cs. Giob 15,2; 16,3; inoltre
Questo può essere indicativo per capire il senso di come predicato nelle proposizioni nominali: Js
Gen 1,2. Il verbo rhp pi. non indica un primo atto 41,29 (sentenza sugli dei stranieri); Giob 7,7;
creatore, ma è usato perché anche quando si vuol 30,15; cfr. Sai 78,39 in un lamento sulla cadu­
rappresentare la condizione del « mondo prima della cità della vita, cd infine nei giudizi rassegnati
creazione» è semplicemente impensabile rùah senza
movimento (« ed un vento impetuoso di Dio si muo­
delFEcclesiaste sul lavoro umano.
veva sulla superficie delle acque », Westermann, BK Non è sicuro il significato di re‘ut rifili (Eccle 1,14;
I, 107.147-150). 2,11.17.26; 4,4.6; 6,9) e di ra'jón rifih (Eccle 1,17;
4,16). Probabilmente va inteso come un gen. oggetti­
b) II vento non soltanto si muove, ma fa anche vo e significa « correre dietro al vento » = « sforzo in­
muovere. E proprio in ciò diventa visibile la sensato» (generalmente è fatto derivare dall’aram.
forza misteriosa che opera in esso, r'h [cfr. ebr. -» rsh], come compare in re‘ù «volontà»
Molto spesso s’incontra un fenomeno che fin Esd 5,17; 7,18). Quest’interpretazione è confermata
dall’antichità è stato utilizzato anche per la da Os 12,2; Prov 27,16 ecc.
trebbiatura: il vento disperde la paglia secca
(ndp Sai 1,4; rdp Is 17,13; pus hi. Ger 18,17). La sfumatura particolare della svalutazione
Nella formulazione abbreviata «come pula al espressa dal termine si ricava nei singoli casi
vento » (mò$/qas/làbcen lifnè rifili) questo fe­ dal contesto.
nomeno è diventato un’immagine consueta del­
la fine dei nemici e degli empi (Is 17,13; Ger 5/ È una caratteristica particolare della con­
13,24; Sai J ,4; 35,5; 83,14; Giob 21,18; cfr. cezione vtrt. il poter osservare il vento nelle
Ger 18,17; 22,22; Ab 1,11 txt?; Giob 15,30 txt sue concrete manifestazioni fisiche e al tempo
em). Il vento è particolarmente adatto a solle­ stesso il poterlo mettere in relazione più o
vare ed a trascinar via qualcosa (ns’ Es meno stretta con Jahwe. La forza misteriosa

657 n n rùah SPIRITO 658


operante nel vento e la sua provenienza ignota al riguardo la sa'aral Jhwh, che si lancia sulla
inducevano già di per sé a vedere in esso e nei testa dell’empio, Ger 23,19 = 30,23).
suoi effetti un’azione di Dio. Come valutare questa identificazione? Non si
dovrà certo intendere il vento come manifesta­
a) rùah è oggetto, mezzo o fenomeno concomi­
tante di un’azione di Dio. Diversamente dal­ zione generale del soffio di Dio (P. van lm-
schoot, Theologie de l’AT, I, 1954, 184), né si
l’uomo, Dio ha potere anche sul vento.
potrà liquidare questo gruppo di passi come
(1) Il vento è strumento di un agire concreto di linguaggio poetico-metaforico (Scheepers, l.c.
Dio nella storia al fine di salvare (Es 14,21; 130). Piuttosto, è importante tener sempre pre­
Num 11,31) o punire il suo popolo (Ez sente che per gli israeliti la concezione del ven­
13,1 lss.). Jahwe lo mette in movimento (co­ to era così aperta, che in esso si poteva senz’al­
niugazione causativa dei verbi di movimento: tro avvertire, sia pure solo in determinate si­
Gen 8,1 'br hi.; Ger 49,36 bd' hi.; Ez 13,13 V tuazioni, il soflio di Dio stesso.
pi.; Sai 147,18 nsb hi.) o se ne serve come Il contesto originario è dato probabilmente dal­
strumento del proprio agire (be strumentale Es le rappresentazioni delle epifanie (ls 30,27-33;
14,21; Is 27,8); ordina (mnh pi. Giona 4,8; cfr. Sai 18,8-16 par.; in proposito C.Westermann,
Sai 107,25) e scatena (tfil hi. Giona 1,4) il ven­ Das Loben Gottes in den Psalmen, 41968,
to; esso viene da Jahwe (/'' Ger 4,12) o scaturi­ 69-76; J.Jeremias, Theophanie, 1965). Non si
sce da lui (ns' me'et Jhwh Num 11,31). Tal­ tratta di una derivazione teorica del vento dal
volta l’azione di Dio e l’azione del vento sono soffio di Dio, bensì di una fusione che si com­
poste spontaneamente l’una accanto all’altra pie quando Dio viene con potenza a salvare il
(Es 10,13; Ez 13,11.13). suo popolo (sulle singole concezioni, che sono
Anche la catena costrutta rù"h Jhwh in ls 40,7 in parte materiale tradizionale, cfr. Wester­
e Os 13,15 può indicare senz’altro che il vento mann, l.c. 71; Jeremias, l.c. 73ss.); il venire di
viene da Dio (gen. d’autore), ed è anche possi­ Dio è rappresentato anche come un procedere
bile che si pensi ad un soffio diretto da parte di di Jahwe sulle ali del vento (2Sam 22,11 =. Sai
Jahwe (così Is 27,8; 40,24); tuttavia s’intende 18,11; cfr. Giob 30,22; in relazione alla crea­
concretamente il vento torrido del deserto. zione Sai 104,3, in proposito Jeremias, l.c.
(2) Il vento è creatura di Dio e segno della sua 88 s.). Collegata all’idea della lotta contro il
maestà quale creatore del mondo. Dio ha crea­ caos (Giob 26,13), la tradizione dell’epifania si
to il vento (br’ Am 4,13) e ne può disporre li­ è inserita poi anche nel canto di lode in Es
beramente (Ger 10,13 = 51,16 = Sai 135,7; Sai 15,8.10 (cfr. Jeremias, l.c. 96).
104,4; Giob 28,25; Prov 30,4). 1 venti sono i Contro una relazione troppo serrata fra Jahwe
suoi messaggeri (Sai 104,4), il vento compie e le impetuose manifestazioni del vento, quale
ciò che egli dice nella creazione (Sai 148,8; cfr. si ritrova sia nella tradizione teofanica sia in
Sai 29), quale respiro di Dio domina sul creato quella epifanica (Is 66,15; Nah 1,3; Zac 9,14),
(Sai 147,18 par. dàbàr « parola »). c’è una evidente polemica in IRe 19,1 lss.
(3) Il vento impetuoso che accompagna le teo­ 6/ Una posizione intermedia fra il significato
fanie è segno della maestà divina che atterrisce fondamentale «vento» ed il significato traslato
(Ez 1,4; Dan 7,2; cfr. sf 'àrà in Giob 38,1;
« spirito » è quella di rù“h in un gruppo di pas­
40,6). si nei quali si parla di un profeta che viene tra­
b) rùah « vento » s’identifica con il soffio di sportato o rapito (IRe 18,12; 2Re 2,16; Ez
Jahwe. Questa equivalenza singolare (rtiPh ac­ 3,12.14; 8,3; 11,1.24; 43,5; cfr. Ez 37,1; Atti
canto a -+'af, n'sàmà «respiro», nsp «soffia­ 8,39).
re») si trova in Es 15,8,10; 2Sam 22,16 = Sai
18,16; Is 11,15, 30,28, cfr. v. 33; Giob 4,9; I verbi usati fanno pensare al vento: -*ns‘ (IRe
15,30; forse 26,13. Tuttavia gli effetti di questo 18.12; 2Re 2,16; Ez 3,12.14; 8,3; 11,1.24; 43,5),
respiro, soffio, sbuffo di Jahwe sono del tutto ->bó' hi. (Ez 8,3; 11,1.24; 43,5), ’slk hi. «gettare, sca­
gliare» (2Re 2,16), inoltre (Ez 3,14), -*nuah
simili a quelli del vento e della tempesta: in Es hi. (Ez 37,1; cfr. 40,Is.). Tranne gli ultimi due, que­
14,21 si parla del mare reso asciutto dal vento, sti verbi vengono usati anche per indicare gli effetti
il canto di Es 15,8 celebra lo stesso evento di­ del vento normale.
cendo che il soffio di Dio ha arginato le acque
(cfr. Is 11,15). Già 2Sam 22,16 = Sai 18,16 ha Tuttavia qui si tratta di effetti eccezionali (un
una risonanza mitica: il fondo del mare e le uomo di Dio o un profeta è trasportato in un
fondamenta della terra sono coperti dal soffio e altro luogo) e di una rùah particolare (nei rac­
dalla minaccia di Jahwe; ancor più chiara è la conti di Elia è detta ri\“h Jhwh, in Ez solo
lotta che ci viene presentata in Is 30,28: con il rìiah); però talvolta la mano di Jahwe e una fi­
suo fiato infuocato Jahwe distrugge l’Assiria gura contemplata in visione (Ez 8,3; 37,1;
nemica; Giob 26,13 si riferisce senz’altro alla 40,1), una volta Jahwe in persona (37,1) sono
lotta contro il caos. Jahwe annienta anche in concorrenza con essa.
l’empio con il suo soffio (Giob 4,9; 15,30; cfr. Anche in questo caso non si ha a che fare con

659 O n rù°h SPIRITO 660


un uso semantico dedotto teoricamente, bensì 10,5 = 2Cron 9,4), cioè lo stupore le mozzò il
con un particolare complesso di concezioni che fiato, essa rimase «sbalordita dallo stupore».
sono radicate nelle tradizioni popolari relative In Ger 2,24 e 14,6 si tratta della inspirazione
ad un uomo di Dio. Tale complesso s’incontra selvaggia (s'p ritnh «aspirare avidamente l’a­
agli inizi del profetismo isr., ma, significativa­ ria»), in Giob 8,2; 15,13; ls 25,4 si tratta di
mente, esso è solo una speranza che altri ri­ «sbuffare», di una respirazione agitata nella
pongono nei profeti (Elia), ed è poi ripreso da quale si scatena la vitalità psichica (furia) (al
Ez (Zimmerli, BK XIII, 1264s.), per superare riguardo vd. st. 9a; cfr. anche lo sbuffare di
la distanza fra il luogo d’esilio, nel quale egli Jahwe, vd. sp. 5b). Il respiro di un malato può
abita, e Gerusalemme, alla quale deve annun­ suscitare disgusto (Giob 19,17).
ciare il giudizio (Ez 8,3; 11,24; cfr. v.l). Tutta­ « Fiato della bocca/delle labbra » può significa­
via in Ezechiele questa concezione sta a metà re la parola che dà luogo ad una realtà (Sai
strada tra uno spostamento reale ed uno spo­ 33,6; Is 11,14); esse sono spesso in par. anche
stamento percepito in visione; di conseguenza in testi eg. e bah. (cfr. L.Diirr, Die Wertung
rùah si trasforma in parte da forza motrice in des gòttlichen Wortes im AT und ini antiken
una specie di ambito visionario (bammar'ct Orient, 1938; J.Hehn, ZAW 43, 1925, 2 18s.).
berùah ‘“lòhìm « in visione, nello spirito di In un gruppo di passi, che devono essere consi­
Dio» 11,24; cfr. 8,3; heru°h Jhwh 37,1). Que­ derati i più antichi in questo ambito, si sottoli­
sti rapimenti vanno distinti dalle assunzioni nea maggiormente la vitalità dell’uomo chc si
presso Dio (anche —Iqh Gen 5,24; 2Re 2,3), manifesta nel respiro: Gen 45,27; Giud 15,19;
altrimenti sarebbe impossibile il fraintendi­ ISam 30,12; IRe 21,5. Qui rù“h è l’energia vi­
mento dei discepoli dei profeti in 2Re 2,16. tale, che ritorna (sub) quando Sansone quasi
Questa concezione chiaramente popolare riaf­ morto di sete beve (Giud 15,19) c quando l’egi­
fiora in epoca nts. in Atti 8,39 e nei rapimenti ziano quasi morto di fame riceve cibo (ISam
di Gesù. 30,12); essa è lo slancio, la tensione psichica,
la volontà di vivere, che può risvegliarsi ad
7/ Il secondo significato fondamentale di rìfh una buona notizia (hjh Gen 45,27) o svanire a
è « respiro »: però non si tratta di qualcosa che causa di un’angustia « mortale » (sur 1Re
è costantemente presente, ma della forza che si 21,5). La complessità della vitalità psico-fisica
manifesta in ogni respiro. Partendo dal proces­ è evidenziata dalla miserevole condizione di
so dell’inspirare ed espirare, essa è al tempo Acab in IRe 21,4s.: egli è totalmente prostrato
stesso « nell’uomo » e « fuori dell’uomo », esce dal rodimento, si mette a letto, si volta verso la
da lui ed opera su di lui. parete per non vedere nessuno, e non mangia
rùah non designa il respiro «normale» che fa ^ più (cfr. Giob 17,1; Prov 15,4; con variazione
parte della vita dell’uomo (rfsàmà , nell’AT teologica Ez 2,2; 3,24).
24x, di cui Giob 7x, Is 4x, Gios 3x; nsm q.
A.R.Johnson, The Vitality of thè Individuai in thè
«soffiare» ls 42,14; aram. nismà «respiro [vi­
Thought of Ancient Israel, 1949, 28ss., vuole deriva­
tale!» Dan 5,23; cfr. T.C.Mitchell, VT 11, re questo significato «vitalità» direttamente dal si­
1961, 177-187), bensì il processo respiratorio gnificato fondamentale «vento»: «just as thè rùah
particolare nel quale si manifesta la vitalità di­ qua “wind” was observed to rise and sink, so this
namica dell’uomo. ebb and flow in one’s vitality was descrihed in terms
of thè absence or presence of rùuh » (= « proprio
Snailh, l.c. 144, ha avanzato questa tesi: «The word come si osservava la rù“h in quanto "vento” solle­
ruach stands for hard, strong, violent breathing as varsi ed abbassarsi, così si descriveva il flusso ed il
against neshamah, which means ordinary, quiet riflusso della vitalità individuale come un’assenza o
breathing» (= « Il termine ruach indica un respiro vi­ una presenza della rùah ») (p. 29). Invece egli ritiene
goroso, forte, violento, mentre neshamah significa un che il significato « respiro » sia un’astrazione poste­
respiro normale, tranquillo»). Tuttavia che questo riore, forse postesilica (p.31s.). È tuttavia impensabi­
sia il senso esatto è messo in dubbio da Is 42,14, le che gli israeliti si potessero immaginare la forza
dove il verbo nsm significa l’ansare di una partorien­ della vitalità senza una manifestazione sensibile;
te. Non si tratta di due qualità di respiro, ma di due Johnson ha ragione, però, nel senso che rùah non
aspetti del respiro; rfsàmà indica il respiro che di­ può designare il respiro a prescindere dalla vitalità
stingue Tesser vivo dall’esser morto (Deut 20,16; che esso presuppone.
Gios 10,40; 11,11.14; IRe 15,29; 17,17; Sai 150,6),
cioè un fatto creaturale essenziale e più durevole per
natura. Perciò nella creazione dell’uomo si ha origi­ 8/ Va osservato come il carattere dinamico di
nariamente nesàmà (Gen 2,7); solo più tardi rù“h rùah sia stato appiattito fino a indicare il respi­
potè essere usato con lo stesso significato (vd. st. 8). ro in senso più sfatico, quello cioè che designa
come tale il fatto di esser vivo. Tale sviluppo
A differenza di nesàmù, ruah designa origina­ appare da un lato quando si polemizza contro
riamente il respiro inteso dal punto di vista gli idoli del tardo periodo monarchico (Ger
della vitalità dinamica. Quando la regina di 10,14 = 51,17; Ab 2,19; Sai 35,17), dall’altro
Saba vede l'immensa ricchezza di Salomone, quando si parla dell’uomo nella storia delle
l’autore constata: «e restò senza fiato» (IRe origini. La parola antica per indicare il respiro

661 OH nVh SPIRITO 662


creaturale, proprio dell’uomo vivo, era rfsàmà hajjà Gen 2,7.19 ecc.) sono chiamati ora «car­
(vd. sp. 7); nella creazione Dio gliel’ha insuf­ ne nella quale vi è il soffio di vita (rùah
flato (Gen 2,7; su questa concezione largamen­ hajjìm)» (Gen 6,17; 7,15); ci si rivolge a Dio
te diffusa vd. Westermann, BK 1,28lss.). Solo definendolo come colui chc dà il soffio di vita
dopo l’epoca esilica ru“h è entrato nel contesto ad ogni carne (Num 16,22; 27,16). Lo stesso
della creazione deiruomo e da quel momento vale per la letteratura sapienziale (Giob 10,12;
ha potuto designare, come rfsàmà , il « soffio 34,14; Prov 3,19.21.21; 12,7) e per alcuni sal­
vitale»; Dio lo dà (ntn Is 42,5), lo forma (fsr mi (104,29s.; 146,4).
Zac 12,1) o Io fa ( ‘sh Is 57,16) per l’uomo, op­ Forse in relazione con questa variazione di si­
pure il respiro di Dio fa e anima l’uomo nel gnificato muta anche il modo con cui si parla
suo insieme (‘sh e hjh pi. Giob 33,4); entrambe della creazione dell’uomo. Si sottolinea ora in
queste concezioni sono identificate in Giob termini più dinamici il dono dell’alito vitale,
27,3: il fiato vitale di Giobbe è il soffio di Dio. in relazione agli alti e bassi della vitalità uma­
muh però non è riuscito a soppiantare intera­ na: in qualunque momento Dio può sottrarre il
mente l’antico uso di rfsàmà (i due vocaboli respiro all’uomo e nuovamente inviarglielo
in par. in ls 42,5; 57,16; Giob 27,3; 33,4; cfr. (Sai 104,29.30; Giob 34,14). In tal modo la re­
Giob 32,8). ligiosità sapienziale esprime la dipendenza to­
tale della creatura dal suo creatore (Giob
Tutt’a! più Gen 6,3 e 7,22 potrebbero essere preesili­ 10 . 12), rientrando così pienamente in un qua­
ci, ma entrambi i passi sono incerti. La « singolare dro che è comune a tutto l’Oriente (Hehn, l.c.
espressione» (così Gunkel, Gen. 63 comm. a 7,22)
nìstnal rùah hajjìm si spiega molto bene come fusio­ 213-218).
ne redazionale tra nismat hajjìm di Gen 2,7 J e ruuh
La designazione del re quale soffio di vita in Lam
hajjìm di Gen 6,17; 7,15 P (stessa spiegazione ora 4,20 è dovuta ad influenze eg. (compare spesso nelle
anche in P. van Imschoot, Théologie de l’AT IT,
lettere di Amarna, cfr. Hehn, l.c. 218; Diirr, l.c.
1956, 5 n. 3, contro RB 44, 1935, 482). Gen 6,3 è I04s.).
difficile dal punto di vista testuale e contenutistico In Giob 32,8 si ha una connessione fra il dono del
e inoltre si trova abbastanza isolato nel suo conte­ soffio di vita e quello di una particolare sapienza.
sto. L ’accostamento tra rùah e ->bàéàr s’incontra
altrove in epoca piuttosto tarda (Gen 6,17; 7,15;
Num 16,22; 27,16 P; cfr. Giob 10,12; 34,14; Sai 9/ a) Partendo da questa vitalità complessa,
78,39) e indica che, in questa forma, il testo è stato può evidenziarsi maggiormente la componente
rielaborato. psichica. In questa ramificazione rùah ha for­
mato un ricco campo semantico: può designare
Forse Ez 37, il contesto più antico nel quale un’intera scala di sensibilità umane, dalle emo­
rùah ha il significato di «soffio vitale» (solo zioni più violente all’assenza di ogni slancio
otto volte), può aiutare in qualche misura a ca­ vitale.
pire come si sia giunti a questa trasformazione L’originario carattere dinamico di rùah appare
di significato. Quando Ez deve annunciare alle anche in questo caso: in modo diretto rifh de­
ossa disseccate la loro ri-creazione (v. 5), ed signa soltanto le forze impulsive, le energie psi­
egli stesso la contempla in visione, partecipan­ chiche che intensificano la vita come ira, furo­
dovi, risponde in questo modo a una frase del re (Giud 8,3; Is 25,4; Ez 3,14; Prov 29,11; Ec­
lamento citato anche al v. 11: « Le nostre ossa cle 10,4; riferito a Dio Zac 6 ,8 ), coraggio, vo­
sono disseccate, la nostra speranza è svanita» lontà di resistenza (Num 14,24; Gios 2,11; 5,1;
(Sai 22,15; 42,11; 102,4; Giob 14,19; 17,15; Prov 18,14), ed intensificato ulteriormente con
Lam 1,13; 3,4 ecc.). In questo lamento si parla -*gbh può venire a designare l’orgoglio (in ori­
appunto della distruzione dell’energia vitale, gine in senso positivo, ma documentato solo in
designata originariamente da rùah. Poiché ora senso negativo: Prov 16,18; Eccle 7,8; cfr. Sai
Ez con singolare realismo descrive la fine della 76.13); tutti questi atteggiamenti si manifesta­
situazione gravosa come rivivificazione delle no ancora in parte nel respiro affannoso. Per i
ossa secche, dà un significato nuovo a rùah\ l’e­ sentimenti depressivi, che riducono la forza vi­
nergia vitale che ritorna diviene, in analogia tale, ruah ha invece sempre qualificazione ne­
alla creazione, un soffio vitale che viene insuf­ gativa (per lo più in catene costrutte, ma anche
flato nei morti (nph come in Gen 2,7) e li fa in costruzioni aggettivali e verbali): parlando di
vivere (hjh pi. v. 5.6.9.10.14). Sviluppo analo­ una riiah bassa (radice spi ls 57,15; Prov 16,19;
go si può riscontrare nell’annuncio di salvezza 19,23), abbattuta (<dakkà ' Is 57,15; Sai 34,19;
in Is 57,14.21. Sicché non è improbabile che nàkè' Prov 15,13; 17,22; 18,14), spezzata (ra­
rtf’h, assimilando salvezza e creazione dell’uo­ dice (sbr Is 65,14; Sai 15,19; Prov 15,4) e lan­
mo negli annunci profetici di salvezza, sia pe­ guente (khh Is 61,3; Ez 21,12), s’intende sem­
netrato nel linguaggio dei racconti della crea­ pre l’annientamenLo dello slancio vitale, della
zione, in parte accanto a rfsàmà, in parte so­ tensione psichica (cfr. anche Gen 26,35; ISam
stituendolo. 1,15; Is 54,6). Mentre questo fenomeno all’ori­
Nella terminologia di P questo sviluppo è or­ gine era qualcosa di negativo, una pena, più
mai compiuto: gli esseri viventi (prima nàfces tardi esso è stato rivalutato come un atteggia­

663 nn neh SPIRITO 664


mento pio: umiltà (Prov 16,19; 29,23) e contri­ più antica, fondata sulla storia comparata delle
zione (Is 66,2; Sai 34,19). religioni, vedeva in questi passi il significato
Quest’uso di r ii“h coincide spesso con quello di originario di rùah, che sarebbe stato « demo­
->Ièb (par. Gios 2,11; 5,1; ls 65,14; Ez 21,12; ne»; nel processo di subordinazione a Jahwe,
Sai 34,19; 51,19; Prov 17,22; cfr. 15,13). All’o­ questo significato sarebbe andato perduto, ma
rigine leb indica un organo («cuore»), ma in sarebbe poi riemerso nuovamente nel giudai­
seguito potè essere esteso a designare un « focal smo (cfr. B.Stade, Biblische Theologie 1, 1905,
point of a whole range of psychical activity» 99; P.Volz, Der Geist Gottes und die vcrwand-
(= « un punto focale dell’intero campo dell’atti­ ten Erschcinungen im AT und im anschlieBcn-
vità psichica»; Johnson, l.c. 77). Tuttavia le den Judentum, 1910, 2ss.; P.Torge, Seelenglau­
interferenze non sono tali da indurre a conside­ be und Unsterblichkeitshoffnung im AT, 1909,
rare rùah, analogamente a Ièb, come la «sede 14ss.; anche J.Hempel, Gott und Mensch im
dei sentimenti » (così van Imschoot, l.c. 11,34; AT, '"1936, 105). Questa concezione è stata ri­
cfr. id., RScPhTh 23, 1934, 554; F.Baumgàr- fiutata nettamente dalla linea più recente (P.
tei, ThW VI,359s. = GLNT X,852ss„ ecc.). Ièb van Imschoot, RScPhTh 23, 1934, 574ss.; id.,
di per sé è legato all’uomo, è qualcosa che è Théologie de 1AT 1,194; Eichrodt 11,28; Schee-
sempre presente, e che naturalmente partecipa pers, l.c. [vd. sp. I] 96-119).
della concezione dinamica e unitaria che l’AT Quest’ultima linea parte volutamente dai dati
ha della figura umana. rùah non è, all’origine, biblici e pone in evidenza il fatto che secondo
ugualmente costitutivo dell’uomo, ma è una l’uso linguistico (verbi, genere quasi sempre
potenza che può dominare l’uomo non soltan­ fem., mai il plur. con questo significato) rù°h
to dall’interno, ma anche dall’esterno (vd. st. non è stato inteso come un essere personale,
9b). Anche se la « dottrina del doppio » d’ori­ ma come una forza impersonale (caso a parte è
gine animista, com’è stata sostenuta p.e. da IRe 22,22). Bisogna tuttavia domandarsi se
P.Torge, Seelenglaube und Unsterblichkeits- l’alternativa posta in termini così netti colga
hofTnung im AT, 1909, 2s., è stata giustamente veramente nel segno (cfr. p.e. la connessione
respinta (cosi Eichrodt Il, 86 s.), bisogna d’altro fra il vento ed i demoni nel mondo babilonese,
lato evitare di istituire troppo rapidamente un J.Hehn, ZAW 43, 1925, 221). Più importante
parallelismo fra rùah e Ièb, cosa che più tardi è è il fatto che dietro la « credenza nei demoni »
senza dubbio corretta (vd. st. 10). e quest’idea biblica di rù°h vi sono le medesi­
Dal modo di respirare risulta anche un altro me esperienze esistenziali (lo ammettono anche
sentimento: se il respiro è «corto» (radice qsr van Imschoot, l.c. 1,194; II,29ss., e Eichrodt,
Es 6,9; Giob 21,4; Prov 14,29; riferito a Dio 11,28 n. 30). Da questo punto di vista si giusti­
Mi 2,7) denota nervosismo cd impazienza (cfr. fica l’inserimento a questo punto di un tale
la nostra espressione « dal fiato corto »); se è gruppo di passi (analoga la posizione di John­
«lungo» (radice 'rk Eccle 7,8) denota riflessi­ son, l.c. 34s.).
vità e pazienta (cfr. qar «freddo» Prov 17,27 Anche se nell’AT non si è potuti giungere a
K). una demonologia elaborata, l’autonomia di
Più frequente è l’unione con gli organi della re­ queste forze risulta dal fatto che rùah è sempre
spirazione: ‘appàjim (cfr. -» ’a f 3a; -* ncefces qualificato in base ai suoi vari effetti (spirito
III/la). • d’invidia Num 5,14 ecc.; di lussuria Os 4,12;
5,4; di vertigine Is 19,14; di sonnolenza pro­
b) In corrispondenza con il suo carattere am­ fonda Is 29,10; d’impurità Zac 13,2), mai in
bivalente, rùah può avere effetti psichici an­ base alla sua origine (soltanto in ISam 16,14
che come potenza che viene dall’esterno; si «da Jahwe»; 16,15.16.23 e 18,10 «spirito cat­
tratta per Io più di effetti patologici. Proprio tivo di Dio»; 19,9 «spirito cattivo di Jahwe»).
le condizioni psichiche che raggiungono un li­ Senza dubbio Jahwe può mandare queste forze
vello morboso sono avvertite anche oggi non (Giud 9,23; 2Re 19,7 = Is 37,7), tuttavia esse
tanto come manifestazioni del « proprio umo­ conservano una certa autonomia nel loro agire.
re» quanto come un soccombere a potenze Nel racconto dell’ascesa al trono di Davide il
estranee. Nell'AT troviamo: l’invidia cieca motivo della rùah cattiva che s’impadronisce
(Num 5,14.14.30), il desiderio sessuale sfrena­ di Saul serve a descrivere la maledizione di
to (Os 4,12; 5,4) e la depressione (ISam colui che è condannato alla decadenza (ISam
16,14.15.16.23.23; 18,10; 19,9); tutte queste I 6 ss.); Davide viene a corte per alleviare le
cose sono efTetti di varie potenze: dello spirito depressioni del re, ma è proprio da esse che
di invidia, della lussuria e del malevolo spirito scaturiscono i tentati omicidi di Saul. Ancor
di Dio. più direttamente collegata agli eventi politici
1^ valutazione di questi e di alcuni altri passi è la rù“h che produce divisione (Giud 9,23) e
è stata molto problematica per gli studiosi. In confusione (2Re 19,7 par.; cfr. Is 19,14). I
tale valutazione si rispecchiano le due grandi profeti spiegano così l’incomprensibile deca­
linee che sono emerse nell’interpretazione del denza (Os 4,12; 5,4) e l'indurimento d’Israele
vocabolo rù ah negli ultimi cento anni. La linea (Is 29,10; cfr. Zac 13,2).

665 OT) rùah SPIRITO 666


10/ Assimilandosi ai concetti antropologici 11/ Facoltà umane straordinarie possono es­
che traggono origine dalla designazione di un sere dovute, nel linguaggio popolare, ad una
organo (in primo luogo lèb «cuore»), rù°h di­ rùah soprannaturale, divina. Giuseppe e Danie­
venta centro della volontà e dell’azione del­ le, che hanno il dono particolare dell’interpre­
l’uomo. Il suo originario carattere dinamico ri­ tazione dei sogni, sono indicati come uomini
sulta così molto ridotto; esso sopravvive solo nei quali vi è Io spirito divino (rùah '"lòhìm
per il fatto che tutta l’antropologia vtrt. è pre­ Gen 41,38) o Io spirito degli dei santi (Dan
valentemente dinamica. Solo in questo conte­ 4,5.6.15; 5,11.12.14; cfr. 6,4): in entrambi i
sto semantico secondario rù°h può anche desi­ casi essi sono designati così da parte di non­
gnare alcune volte lo «spirito» umano, non israeliti, per cui si potrebbe pensare ad un
tanto però come parte, bensì come facoltà del­ modo di esprimersi che non è israelitico. È
l’uomo. Da un lato ruah indica l’intimo del­ possibile che quest’uso sia in relazione con le
l’uomo, dall’altro l’esistenza nel suo insieme, tradizioni che si riferiscono all’uomo di Dio
per cui nel linguaggio poetico può diventare si­ (2Re 2,9.15), e con una concezione popolare
nonimo di « io ». del profetismo (Os 9,7); può risalire a quest’u­
Il numero assai grande di passi che rientrano so anche l’attribuzione di facoltà particolari al
in questo gruppo non deve però far pensare re messianico (vd. st. IV/4b).
che si tratti di un uso per lo più tardivo e deri­
vato. Anche in questo caso sembra chc sia sta­ IV/ 1/ In parecchi passi abbiamo potuto os­
to Ez a promuovere in modo decisivo l’evolu­ servare come i significati concreti « vento » e
zione ampliatrice del concetto di rùah, definen­ « respiro » si trasferivano in una sfera non più
do il nuovo centro della volontà, necessario fisicamente percepibile, senza per questo per­
alla conversione e alla nuova obbedienza ai co­ dere nulla della loro consistenza reale. Si può
mandamenti, non soltanto come lèb hàdas allora tradurre « spirito », si può anche parlare
«cuore nuovo» (Ez 18,31; 36,26) e lèb basar di un « senso traslato », ma dev’essere chiaro
«cuore di carne» (11,19; 36,26 in contrappo­ che i passaggi sono fluttuanti, perché la forza
sizione al vecchio « cuore di pietra »), ma an­ misteriosa operante nel vento e nel respiro è di
che come rùah h“dàsà «spirito nuovo» (11,19; per sé aperta all’agire di Dio. Perciò l’uso spe­
18,31; 36,26). Questa equivalenza di rUah e di cificamente teologico di rùah quale spirito di
lèb domina la storia ulteriore del vocabolo: Es Jahwe o spirito di Dio non è rigorosamente di­
35,21 («volontario», con lèb v. 5.22); Deut stinto da quello « profano » né da un punto di
2,30; Sai 51,12.14; 78,8; Dan 5,20; cfr. Prov vista terminologico né da un punto di vista
16,32; 25,28. contenutistico.
rUah Jhwh ricorre 27x (incl. la duplice tradizio­
Come lèb, rùah può significare per Ez anche il ne IRe 22,24 = 2Cron 18,23; i LXX divergono
centro spirituale in genere, la « ragione »: Ez dal TM nella designazione di Dio in ISam
11,5; 20,32 (con lèb 14,4.7). hi questa linea 11,6; 19,9; una volta s’incontra inoltre la for­
rùah designa il possesso di un particolare senno ma variata rùah ‘“dònàj Jhwh Is 61,1). Nel si­
(Is 19,3; 40,13 in riferimento a Dio, par. ‘èsà gnificato fondamentale di «vento» rientrano
«consiglio», cfr. Ger 19,7; Giob 20,3?), i pen­ tre passi (Is 40,7; 59,19; Os 13,15, vd. sp. Ili/
sieri segreti (Prov 16,2; cfr. con lèb ISam 2b.5a); un valore intermedio fra «vento» e
16,7).
« spirito » ha rùah Jhwh nei rapimenti di profe­
rìfh è il centro del l’agire di un uomo, che Dio ti (IRe 18,12; 2Re 2,16; inoltre Ez 37,1, vd.
può sollecitare (‘«r hi.), per farlo giungere così sp. III/6 ). Fra le reazioni psichiche vi è Mi 2,7
ad una decisione o ad un’azione (Ger 51,11, « l ’impazienza di Jahwe» (III/9a); persino la
cfr. v.l; Esd 1,1.5; lCron 5,26.26; 2Cron forza depressiva chc piomba dall’esterno sul­
21,16; 36,22). Qui si percepisce ancora il ca­ l’uomo può essere chiamata rù“h Jhwh (ISam
rattere dinamico di mah. Di questo genere è il 19,9, LXX 7ivEù(j,a ùtoti; vd. sp. III/9b). Anche
singolare impulso interno, che in un’elabora­ rùah quale particolare facoltà spirituale ha po­
zione secondaria della visione di Ez relativa al tuto essere attribuito a Jahwe: Is 40,13 (vd. sp.
carro con il trono, determina il movimento III/10). Per l’uso teologico specifico rimangono
sincrono degli animali e del carro (Ez 18 o 19 passi (Giud 3,10; 6,34; 11,29; 13,25;
1,12.20.21; 10,17). 14,6.19; 15,14; ISam 10,6; 16,13.14; 2Sam
ntah è l’«intim o» (Mal 2,15.15.16; Sai 32,2; 23,2; IRe 22,24 = 2Cron 18,23; Is 11,2; 63,14;
106,33; 142,4; 143,4 par. lèb; Eccle 7,9), non Ez 11,5; Mi 3,8; 2Cron 20,14; inoltre Is 61,1).
però come parte, ma come ciò che condiziona rù“h 'alòhìm ricorre 16x, inoltre 5x aram. rùah
l’intera esistenza (Gen 41,8; Dan 2,1.3; 7,15). ,ftlùhìn (i LXX sono incerti in ISam 11,6;
Dato il carattere unitario dell’antropologia del- 19,9). Il significato fondamentale di «vento» è
I’AT, nei salmi, soprattutto nei lamenti del probabilmente anche quello di Gen 1,2 (vd. sp.
singolo, rìfh è l’esistenza intera, l’« io » dell’o­ III/2b). La forza che precipita Saul nella de­
rante (Is 26,9; Sai 31,6; 77,4.7; 143,7; Giob pressione è detta 4x rùah 'wlòhìm (rà‘à) (IIL/9b).
6,4; 7,11; 17,1; cfr. 10,12). Per Ez 11,24 vd. sp. III/6 , per Giob 27,3 nì“h

667 n n rùah SPIRITO 668


’alòah e 33,4 rtiah ’èl vd. sp. III/8 . Se non si fa in ultima analisi erano «guerre di Jahwe» (cfr.
rientrare nel ristretto uso teologico il dono par­ R.Smend, Jahwekrieg und Stàmmebund, 1963,
ticolare dell’interpretazione dei sogni (Gen spec. 20 ss.).
41,38; Dan 4,5.6.15; 5,11.14; vd. sp. 111/11), Quanto la rùah Jhwh fosse legata a quest’epoca
rimangono per esso 9 passi (Es 31,3; 35,31; della storia israelitica risulta chiaro dal fatto
Num 24,2; ISam 10,10; 11,6; 19,20.23; 2Cron che il Deuteronomista premette ai racconti sui
15,1; 24,20). giudici un passo programmatico (Giud 3,7-11)
Vengono poi i 20 passi nei quali rìfh mediante nel quale il suo schema apostasia-giudizio-
un suffisso di la sing. (ls 30,1; 42,1; 44,3; lamento-salvezza (2,11-16) subisce una trasfor­
59,21; Ez 36,27; 37,14; 39,29; Gioe 3,1.2; Agg mazione significativa: la rùah Jhwh è venuta su
2,5), di 2a sing. (Sai 51,13; 139,7; 143,10; Otniel (3,10). Anche per chi viveva in un’epo­
Neem 9,20.30) e di 3a sing. (Num 11,29; Is ca posteriore, quest’epoca era dunque caratte­
48,16; 63,10.11; Zac 7,12) è riferito a Jahwe rizzata sostanzialmente dalla rùah Jhwh. Meno
(prescindendo dai passi nei quali si parla del sicura è la tradizione, quando si tratta di stabi­
soffio di Jahwe, vd. sp, III/5b). Se si tiene pre­ lire in qual punto della guerra di Jahwe essa
sente il contenuto, si devono ancora aggiungere intervenisse. Su lefte essa viene immediata­
Num 11,17.25.25.26; 27,18; IRe 22,21.22.23 = mente prima della battaglia (Giud 11,29), men­
2Cron 18,20.21.22; 2Re 2,15; Is 31,3; Os 9,7, tre per Gedeone e Saul essa comincia con lo
per cui si ha un totale di oltre 60 passi nei spingerli a chiamare a raccolta l’esercito (Giud
quali si fa un uso teologico del vocabolo, an­ 6,34; ISam 11,6); comunque in tutti e tre i casi
che se per quest’ultimo gruppo sussistono mol­ è essa che mette in movimento l’azione, ed il
te incertezze. suo intervento è al vertice di una serie di pro­
Sono dunque molte e svariate le esperienze posizioni verbali. Vario è pure il rapporto fra
della rùah messe in relazione con Dio; tuttavia la vocazione ed il momento in cui l’interessato
ciò non è avvenuto a caso, ma ha dato origine è afferrato dallo spirito: mentre sembra che
a tradizioni particolari nell’ambito della storia Saul sia afferrato casualmente dallo spirito di
vtrt., anche se non è sempre agevole circoscri­ Jahwe che fa di lui un salvatore, lefte è già un
verle. capo militare soggetto agli anziani o al popolo
(Giud 11,1 Os.) e Gedeone è già stato chiamato
2/ Nell’epoca più antica lo spirito di Dio era da Dio in precedenza (Giud 6,14s.). In tutti i
ambientato stabilmente in due settori: a) nella casi, però, l’essere afferrati dallo spirito rimane
guida carismatica, b) nel profetismo estatico un fatto unico, transitorio, che all’origine non
(una chiara esposizione si è avuta solo con F. abilita ad un ufficio stabile; ciò non esclude
van Imschoot, L’action de l’esprit de Jahvé, che la dignità regale sia stata offerta a Gedeo­
RScPhTh 23, 1934, 556ss.; cfr. Théologie de ne, ma senza esito, ed a Saul con successo
l’AT 1,184s. 192; cfr. anche A,Jepsen, Nabi, (Giud 8,22ss.; ISam 11,14), e che lefte abbia
1934, 12-40). In entrambi questi settori rùah assunto la carica di un « piccolo giudice». Con
è una potenza dinamica, esplosiva, che s’im ­ l’apparire di un’istituzione politica stabile il
padronisce di un uomo e per breve tempo lo concetto dinamico di rùuh dovette necessaria­
mette in condizioni di compiere atti parti­ mente subire trasformazioni di grande portata
colari. (vd. st. 4).
11 carattere dinamico è sottolineato dai verbi
usati: slh aJ « penetrare in qualcuno » (Giud In questo contesto, un posto particolare occupano i
14,6.19; 15,14; ISam 10,6.10; 11,6; con ’cel racconti relativi a Sansone. Rispetto ai racconti delle
ISam 6,13; 18,10), -*lbs «investire» (Giud guerre di Jahwe, la rùah Jhwh produce qui in un
6,34; lCron 12,19; 2Cron 24,20), p'm «spin­ modo più primitivo un improvviso aumento della vi­
talità e della forza {Giud 14,6.19; 15,14): esso è col­
gere» (Giud 13,25), hjh 'al «venire sopra»
legato solo vagamente con la storia d’Israele, in
(Num 24,2; Giud 3,10; 11,29; ISam 19,20.23, quanto assume una certa importanza in relazione al­
cfr. 16,16; 2Cron 15,1; 20,14; con ’al ISam l’occupazione filistea, ma non opera alcuna salvezza;
16,23), npl 'al «piombare su» (Ez 11,5). Si è essenzialmente una dimostrazione di forza (squar­
noti che, per quanto riguarda i verbi dinamici, ciamento del leone Giud 14,6, delle catene 15,14).
la rùah Jhwh non si distingue dalla forza Per di più in questi racconti la forza particolare non
espressiva che si impadronisce di Saul. viene fatta risalire soltanto alla rùah Jhwh (efir.
13,4s.; 16,3.28). Si potrebbe vedere qui un primo
a) 11 fenomeno della guida carismatica nei pri­ passo verso l’uso teologico oppure una sua degenera­
mi tempi d’Israele è necessariamente legato zione, ma in ogni caso questi passi possono indicare
alla rùah Jhwh. Esso rappresenta il modo con quanto sia facile il passaggio dall’uso teologico a
quello antropologico: la rùah Jhwh porta a una vita­
cui in quest’epoca Jahwe effettua la salvezza
lità umana straordinaria, così come trascina pure
del suo popolo: gli uomini che ne sono afferra­ Saul in una corrispondente eccitazione psichica
ti diventano mediatori dell’opera di salvezza. (ISam 11,6). Comunque nella tradizione delle guerre
Nelle loro azioni belliche Jahwe in persona di Jahwe questi fenomeni sono diventati un elemento
sembrava prendere il comando, le loro guerre costitutivo della storia della salvezza.

669 DI"! ruah SPIRITO 670


b) Oltre ai carismatici, anche il profetismo 34,16?). Una mano ancora posteriore auspica
estatico è stato evidentemente collegato alla l’estensione del possesso della rùuh a tutto il
rùah. Questa è chiamata di solito rùah ’alòhìm popolo (v. 29; al riguardo vd. st. 5).
(eccezione: ISam 10,6), e si rispecchia forse
qui l’origine cananea di questo fenomeno. La 3/ a) Non vi è invece, all’origine, alcun nesso
rUuh viene sull’intero gruppo e lo porta all’e­ fra la rùuh Jhwh e la trasmissione di una paro­
stasi {nb' hitp.), tuttavia non limita la sua azio­ la divina. La si incontra qua e là, ma in modo
ne a quest’ambito, ma può impadronirsi anche per nulla unitario nel « profetismo preclassi­
di qualcuno che non sia membro del gruppo e co », manca invece totalmente nei profeti scrit­
che capiti nelle vicinanze, come Saul (ISam tori da Amos a Geremia. Soltanto in epoca po­
10 , 10 ; 19,23) ed i suoi servi (19,20s.). Il carat­ stesilica il profetismo è palesemente concepito
tere contagioso era evidentemente l’elemento come effetto dello spirito divino.
che più colpiva in questo fenomeno. L’effetto Sebbene il fatto vistoso della mancanza quasi
della riiuh (l’estasi), sebbene fosse solo transito­ totale della rùuh Jhwh nei profeti scrittori sia
rio (19,24), è divenuto però ripetibile e in stato osservato da tempo e lo si sia continuato
qualche misura provocabile, come indicano gli a notare (p.e. Volz, l.c. [III/9b] 62ss.; P. van
strumenti musicali in ISam 10,5s. (cfr. 2Re lmschoot, RScPhTh 23, 1934, 570s.; J.Hànel,
3,l5ss.). Forse da questa differenza rispetto alla Das Erkennen Gottes bei den Schriftpropheten,
rùah Jhwh nelle guerre di Jahwe scaturisce il 1923, I72s.; Kòhler, Theol.103), di fatto esso
detto derisorio « E dunque anche Saul tra i viene sempre trascurato, ed in parte da questi
profeti?» (ISam 10,12; 19,24), nel senso di: stessi autori. Così lo Hànel può chiamare lo
Saul può forse continuare a provocare la rùah spirito « la forza che spinge a parlare » (p.
Jhwh nelle guerre di Jahwe come i profeti esta­ 168), Scheepers « thè mediator of divine
tici fanno con la rùah wIòhìm , in modo da po­ words» (= « il mediatore delle parole divine»,
ter pretendere per questo di diventare una gui­ p. 132), cfr. van lmschoot, l.c. 571-573; Snailh,
da stabile? (interpretazione di E.Ruprecht). Il l.c. 154. Questo fatto lo si può comprendere
detto è stato in seguito frainteso e si sono for­ solo tenendo conto della pressione della tradi­
mati racconti nei quali l’estasi profetica, che in zione cristiana, nella quale «spirito» rientra
1 Sani 10,6 è vista in una luce nettamente posi­ nel concetto più ampio di «rivelazione» (cosi
tiva, viene invece delineata con tratto fortemen­ nella Théologie di van lmschoot: «agent actif
te negativi ( 10,10-13a; 19,8-24; ugualmente ne­ de la révélation » 1,183; Hànel § 11: « Der un-
gativo 18,10, dove l’estasi è collegata al cattivo mittelbare Olfenbarungsempfang [= « la ricezio­
spirito di Dio); si dovrà dunque andar cauti ne diretta dello spirito»]; Kòhler § 39: «Gott
nell’interpretare i vari elementi. Una cosa sola offenbart sich durch den Geist » = « Dio si ri­
è chiara: in questo stadio della tradizione rùah vela attraverso lo spirito »).
non tende a trasmettere una parola; perciò I lesti addotti come prova sono sempre Os 9,7;
manca uno stretto collegamento con la storia, Mi 3,8; ls 30,1; 31,3. Tuttavia Os 9,7 attesta
quale si trova nei capi carismatici (vd. sp. a), semplicemente che nella concezione popolare
ed il fenomeno come tale rimane episodico. il nàbi' «profeta» poteva essere detto anche
Talvolta anche la « mano di Jahwe » (->jàd 4b) ’ìs hàrtf'h « uomo dello spirito», il che fa piut­
può provocare manifestazioni estatiche (2Re tosto pensare ad eventuali tradizioni relative
3,15; cfr. Ez 8,1; 37,1; 40,1) e trasmettere una all’« uomo di Dio» (2Re 2,9.15). Mi 3,8 è
forza eccezionale (IRe 18,46). Dunque, lo spi­ complicato dal lato sintattico: oltre a rùah
rito di Dio non era l’unico modo per descrive­ Jhwh dipendono da kòah « potenza » anche
re fenomeni straordinari di questo tipo. mispàl «diritto» e ffbùrà «forza» (cfr. Is
Fortemente trasformata, questa tradizione ri­ 28,6). Tanto se si elimina (p.e. con J.WelIhau-
compare nell’aggiunta tardiva di Num sen) rùah Jhwh, quanto se lo si conserva, la se­
11,14-17.24b-30. Qui gruppi profetici di epoca conda parte del periodo «per annunciare
tarda vogliono derivare la loro rùah da quella a Giacobbe la sua trasgressione e ad Israele
di Mosè, che la possiede in virtù del suo uffi­ il suo peccato» può esser formulata soltanto
cio. In tal modo rùuh è diventata una realtà distanziandosi assai dal profetismo (cfr. il
completamente stabile (cfr. il verbo nù“h « ri­ Dtr.); inoltre il verbo m i’ «esser pieno» fa
posare» 11,25.26; cfr. 2Re 2,15) ed anche l’e­ pensare che qui si abbia una glossa; con rùah
stasi (nb’ hitp. 11,25-27) pare essere una situa­ 10 si incontra altrove solo in P (Es 31,3;
zione durevole, un atteggiamento religioso (1 35,31; Deut 34,9).
vt/'Vò jàsùfìi « e non cessarono più », cfr. Noth Rimangono i due passi Is 30,1 e 31,3; essi però
ATD 7,74). Un altro gruppo ha fatto valere non giustificano il giudizio di Kòhler: « Isaia è
l’antico elemento dinamico contro la limitazio­ 11 profeta dello spirito di Dio » (Kòhler, Theol.
ne della rù°h ai settanta anziani: nonostante la 104). Due sono sostanzialmente le possibili in­
distanza essa può portare in estasi Eldad e Me- terpretazioni di questi passi:
dad (v. 26-28; collegamento fra spiegazione (1)Lo spirito è l’intima natura di Dio; tale in­
della Scrittura e ispirazione, come in Is terpretazione si richiama al fatto che in 30,1 si

671 JTH rifh SPIRITO 672


ha in par. « mio » e in 31,3 ‘él « Dio » (p.e. F. si è levato dalla corte celeste per sedurre Acab
Baumgàrtel, ThW VI, 36ls. = GLNT X,860ss.; (jjth pi., v. 20.21.22). La personalizzazione
Lys, l.c. 84ss.; van Imschoot, l.c. 1,197). (hàrùah «lo spirito», v. 2 1 ) può riprendere
(2) Si tratta specificamente dello spirito ope­ idee antiche, ma qui ha solo scopi polemici.
rante attraverso i profeti; in questo senso an­ Michea colpisce al cuore la legittimazione teo­
drebbero le formule «interrogare (ir7) la mia logica dei suoi avversari, come appare dalla
bocca» e «interrogare (drs) Jahwe» (30,1; reazione rabbiosa del loro portavoce, Sedecia.
31,1), così p.e. van Imschoot, RScPhTh 23, La sua domanda, come la ruah Jhwh abbia po­
1934, 572; B.Duhm, Das Buch Jesaja, 1892, tuto passare ( ‘br) da lui a Michea, per parlare
192 per 30,1. con lui (dbr pi., v. 24), fa capire che i profeti
L’obiezione di fondo contro (1) è che si tratta di salvezza consideravano le loro parole come
di un’idea troppo astratta, estranea al pensiero parole dello spirito stesso, il quale era in qual­
vtrt., anche se gli studiosi più recenti sottoli­ che modo legato alla loro persona; tuttavia il
neano maggiormente il lato dinamico. Contro testo e l’idea che vi si esprime non sono del
(2 ) bisognerebbe vedere se non si tratti piutto­ tutto sicuri. Al contrario Michea si richiama al
sto di un operare di Jahwe con potenza anzi­ parlare di Dio (v. 14.28). La parola di Jahwe,
ché di un operare attraverso la parola (soprat­ senza alcuna mediazione, sarà poi l’unica legit­
tutto in 31,3). timazione anche per i profeti scrittori (cfr. la
Se si vogliono trovare le azioni potenti di Dio, formula del messaggero, -» ’mr 4).
bisogna pensare subito alla tradizione delle c) Tuttavia l’origine e la concezione particola­
guerre di Jahwe. L’ipotesi che Isaia assuma qui re di mah restano ancora piuttosto oscure per
questa tradizione in forma abbreviata, trova quest’epoca « pre-classica » del profetismo.
conferma nel fatto che egli, in un’altra situa­ Contro una derivazione univoca dal profetismo
zione analoga, fa pure riferimento a questa tra­ estatico sta già il fatto che rù°h è legato all’am­
dizione (soprattutto Is 7,9), come ha mostrato biente dei veggenti (Num 24,2; cfr. 2Sam 23,2).
G. von Rad (von Rad II, 170s. = ital. 194ss.). Tuttavia in questo ramo della tradizione né la
Contro l’ansioso calcolo politico Isaia si attie­ terminologia (Num 24,2 rfiah ’^lòhìm, 2Sam
ne saldamente alla certezza che soltanto lo spi­ 23,2 rùah Jhwh) né la concezione (dinamica­
rito di Jahwe può portare alla salvezza, quello statica) sono univoche. Vi sono poi le « tradi­
spirito attraverso il quale Jahwe in persona en­ zioni dell’uomo di D io » relative ad Elia/Eliseo
tra in campo (31,4s.; cfr. Giud 5,4s.). Né i trat­ (2Re 2,9.15); qui la ruah è così saldamente le­
tati (30,1) né la potenza bellica degli alleati gata ad una persona, che può essere ereditata
(31,3) hanno a che Fare con questa rùah, né in base al diritto di primogenitura; essa non
possono fare alcunché di simile, sia pure da produce però alcuna parola, ma solo manife­
lontano (cfr. anche Zac 4,6). Anche nella guer­ stazioni di potenza (2Re 2,14s.).
ra di Jahwe si consultava Dio (Gios 9,14; Giud
1,1; 18,5; 20,18.23.26s; cfr. C.Westermann, d) Solo in epoca postesilica, quando lo spirito
KuD 6 , 1960, 10); è possibile che si tratti qui di Dio aveva largamente perduto le sue funzio­
di una consultazione ad opera dei profeti (cfr. ni specifiche, anche il profetismo è stato consi­
IRe 22,5ss.; si fondono insieme consultazioni derato come effetto dell’opera dello spirito
espresse con s'I e consultazioni espresse con (Neem 9,30; Zac 7,12, si noti la fissazione ter­
drs drs 4b]; un po’ diverso il parere di minologica « con il suo spirito, mediante i suoi
C.Westermann, l.c. 21). Ci sono dunque molte profeti»; cfr. Mi 3,8; Ez 1 1,5 glossa). Perciò il
ragioni per interpretare i passi Is 30,1; 31,3 Cronista considera ogni discorso profetico di­
non alla luce del profetismo, ma in base alle scorso ispirato (2Cron 15,1; 20,14; 24,20), ma
guerre di Jahwe. quest’ultimo non è riservato ai profeti (lCron
12,19). Naturalmente si ricorreva all’uso lin­
b) La vistosa mancanza di rùah Jhwh nei pro­ guistico dei primi tempi di Israele (vd. sp.
feti scrittori (solo Ez fa eccezione) può essere IV/2), tuttavia i discorsi di consolazione e di
dovuta al fatto che la « profezia di salvezza », ammonimento mostrano in modo fin troppo
contro la quale essi lottavano, si richiamava in chiaro una concezione del profetismo che risa­
parte ad essa. Un argomento in tal senso è lo le tutt’al più al Dtr.
scontro fra Michea ben Imla e i profeti della
corte di Acab (IRe 22 = 2Cron 18). 4/ Con l’apparire della monarchia si ha un
Nello scontro relativo alla retta parola di Dio mutamento decisivo nell’idea della rùah Jhwh.
Michea adduce una visione, che ha senso sol­ Quella che un tempo era una forza dinamica,
tanto se i suoi avversari si richiamavano ad eruttiva, diventa qualcosa di statico: un dono
una comunicazione della parola divina da par­ costante che viene fatto all’unto di Jahwe, gli
te della ruah divina. Egli riconosce: certo, lo conferisce capacità particolari e rappresenta un
spirito è sulle vostre labbra, anch’esso è dato modo particolare di « essere con » Jahwe. rùah
da Dio (v. 23), ma è uno spirito menzognero diventa così molto simile alla benedizione. Ne­
(rùah sàqcer, v. 22.23), che su ordine di Jahwe gli annunci di salvezza esilici e postesilici riiah

673 n n ruah SPIRITO 674


ha ormai un posto fisso tra le qualità del re 2,5). Queste due idee, che logicamente dovreb­
messianico (su tutto questo cfr. P. van Im- bero escludersi a vicenda, persistono affiancate,
schoot, RScPhTh 23, 1934, 566ss.; Théologie senza armonizzarsi. Ma mentre per la prima si
de PAT I,186ss. 192). tratta di una tradizione relativamente conclusa,
La trasformazione appare anche nei verbi usa­ non è così per la seconda. Qui, anzi, abbiamo
ti: ntn 'al «dare» (Num 11,25.26; Is 42,1) e a che fare piuttosto con un complesso di con­
niiah ‘a l « riposare » (Num 11,25.26; 2Re 2,15; cezioni disparate, che solo in parte si riallac­
ls 11 ,2 ); l’antico slh « penetrare » affiora sì an­ ciano ad usi linguistici anteriori. Esse concor­
cora una volta al momento del passaggio dano tuttavia nel ridurre rù“h a qualcosa di
(ISam 16,13), ma l’aggiunta « a partire da quel stabile.
giorno » gli toglie il suo originario carattere di­ La diversità di queste concezioni non viene
namico. Compare poi anche m i’ «esser pieno sminuita dal fatto che quasi sempre rùah è usa­
di» (Es 31,3; 35,31; Deut 34,9; Mi 3,8). to con il suffisso della l a sing. Ciò indica sol­
tanto che tale concezione si localizza nei detti
a) Sia pure con una certa approssimazione, in di Jahwe, soprattutto negli annunci e nelle de­
ISam 16,13s. il passaggio è definito rettamen­ scrizioni che i profeti danno della salvezza. I
te: con il passaggio di Davide alla funzione re­ verbi spk « versare» (Ez 39,29; Gioe ?>,\2),jsq
gale permanente la rùah Jhwh diventa qualcosa « versare » (Is 44,3) e ’rh ni. « essere svuotato »
di stabile. Essa non viene più in modo sponta­ (Is 32,15) fanno apparire rùah come una sorta
neo, ma è legata a riti (unzione ISam 16,13; Is di liquido. Quest’idea si avvicina a quella di
61,1; imposizione delle mani Deut 34,9) ed in una potenza psichica che viene daU’estemo (Is
tal modo alla successione nella carica: con 19,14; 29,10; cfr. Zac 12,10), e su di essa può
l’unzione di Davide si stacca (sur) da Saul la aver influito anche l’immagine della pioggia
riinh ‘"Idhlm, la quale viene ora intesa statica­ benefica (Is 32,15; 44,3). Vengono usati anche
mente, in contrasto con ISam 11,6 (cfr. 2Re ntn «dare» (Ez 36,26.27; 37,14) e ‘al nelle
2,9.15; Num ll,17ss.). 11 passaggio della rìfh proposizioni nominali (ls 59,21).
da Saul a Davide equivale perciò al passaggio
della benedizione (ISam 18,12). a) La promessa più sviluppata è quella che in
Ezechiele si riferisce ad un’effusione escatologi­
b) Non possiamo valutare esattamente quale ca dello spirito sull’intero popolo. In Ez 36,27
importanza abbia avuto questa concezione per il profeta si riallaccia al nuovo uso semantico,
i re storici; essa si ritrova però del tutto svilup­ da lui introdotto in questo modo (vd. sp.
pata quando viene applicata al re messianico 111/ 10 ), nel quale rùah diventa, come lèb, il
negli annunci profetici di salvezza (Is 11 ,2 ; centro della volontà dell’uomo (11,19; 36,26;
42,1; 61,1). Il re messianico promesso è porta­ cfr. 18,31). Secondo la storia della disubbidien­
tore dello spirito ( 11 ,2 ); quest’ultimo gli confe­ za (Ez 20), una conversione (18,31 s.) è possibi­
risce le facoltà necessarie per il suo governo to­ le soltanto se Dio innesta nel suo popolo un
talmente a-politico: sapienza, intelligenza, con­ nuovo centro di volontà, «affinché essi cam­
siglio, forza, conoscenza e timore di Jahwe minino nei miei comandamenti» (11,19s.; cfr.
(28,5 ampliamento secondario). Il servo di Dio 36,27). D ’altro Iato Ez si riallaccia pure all’al­
designato riceve lo spirito (42,1); con la sua tro uso linguistico di rùah quale alito vitale
sofferenza deve portare mispài « diritto » ai (37,14; vd. sp. III/ 8), che egli stesso ha contri­
popoli (cfr. Westermann ATD 19,77-81 = buito a sviluppare. Lo spirito chc riporta alla
ital. 117-123). Poiché nei canti del servo le fun­ vita coloro che sono disperati fino alla morte,
zioni carismatiche, l’ufficio regale e quello pro­ non è altro che lo spirito di Dio promesso. En­
fetico si sono fusi insieme, il Tritoisaia può trambi questi aspetti sono presenti, quando in
porsi nella linea di questa promessa con il suo 39,29 si parla di Dio che si volge al popolo in
messaggio di consolazione (61,1). un atteggiamento benevolo e duraturo, inizian-
Questa promessa fece si che in epoca postesilica an­
te con l’effusione dello spirito (cfr. la concezio­
che i capi dei primi tempi (Mosè e Giosuè) siano sta­ ne del nuovo patto in Ger 31,3lss., associata
li considerati senz’altro come portatori dello spirito all’effusione dello spirito in Is 59,21). Appunto
(Num 11,17; 27,28; Deut 34,9); anche gli artigiani il modo in cui Ez usa il concetto di rUah indu­
del tempio sono abilitati dallo spirito divino all’cscr- ce a pensare che l’estensione a tutto il popolo
cizio della loro arte (Es 31,3; 35,31)- Risulta qui del dono dello spìrito si è attuata lungo la li­
chiarissimo il rapporto con l’uso «antropologico», nea dei significati antropologici del vocabolo,
ove ruah conferisce all’uomo facoltà particolari (vd. in origine universalistici.
sp. m / ii) .
b) In Gioe 3,1 s. l’effusione dello spirito viene
5/ Negli annunci soteriologici esilici e poste­ illustrata con nb’ hi. « profetare», hlm Iflòmòt
silici accanto al dono dello spirito ad un, singo­ «sognare sogni» e r'h hcezjònòt «vedere visio­
lo eletto troviamo anche quello al popolo inte­ ni ». Senza dubbio Gioele si riallaccia così alla
ro (Ez 36,27; 37,14; 39,29; cfr. 11,19; 18,31; tradizione antica del profetismo estatico, tutta­
36,26; Gioe 3,ls.; Ls 32,15; 44,3; 59,21; Agg via la trasforma radicalmente: « esser profeta »

675 n n rù“h SPIRITO 676


diventa una situazione stabile, che designa una Nel NT si prolungano soprattutto le due linee
relazione particolarmente stretta fra Dio e il convergenti del tardo profetismo: nel battesimo
suo popolo (Num 11,29) ed abolisce tutte le di Gesù la ruah collegata alla designazione del
differenze sociali (vd. 2; cfr. Wolff, BK XIV/ re messianico (Me 1,1Os. par.), e l’effusione del­
2,78ss.). lo spirito su tutto il popolo di Dio nel dono del­
lo spirito pentecostale alla comunità primitiva
c) In Is 44,1-5, nell’annuncio di salvezza del (Atti 2); in proposito H.KIeinknecht - F.Baum-
Deuteroisaia, che diventa una descrizione della gartel - W.Bieder - E.Sjoberg - E.Schwcizer,
condizione dei salvati, rùuh par. berùkà « bene­ art. uveùpa. ThW VI,330-453 (= GLNT X,767-
dizione » è la potenza benedicente di Dio, che 1108).
fa crescere nuovamente (v. 3) Israele ora inari­ R.Alberti / C. Westermann
dito nella sua disperazione; probabilmente si
pensa a una crescita non naturale, mediante
proseliti. rùah spicca ancor più, nel contesto
del linguaggio di benedizione, quando in Is
32,15-20 si descrive la salvezza: lo spirito ver­ a n rum ESSERE ALTO
sato dall’alto produce contemporaneamente un
germogliare della natura, il diritto ed una co­
munione salutare (sùlòm v. 17). 1/ La radice rtim « essere alto » è attestata
in tutta l’area linguistica semO. (cfr. p.e. Huff-
In Agg 2,5 l’annuncio che Io spirito (e la parola) di mon 261 s.; Wus nr. 2514; UT nr. 2311; DISO
Dio rimarrà in mezzo a Israele, esprime la sua assi­ I68.275s.280; KBL 1123b; LS 720s.;
stenza e la sua fedeltà.
W.W.Muller, Die Wurzeln Mediae und Tertiae
6/ In epoca tarda riiah diviene un concetto y/w im Altsiidarabischen, 1962, 59s.). Nell’a-
teologico ampio, che non indica più un atto ram. giud. essa assume la forma r'm\ cfr. anche
specifico di Dio (ls 34,16; 63,10.11.14; Sai r ’m q. in Zac 14,10 (BL 404). Un’altra forma
51,13; 139,7; 143,10; Neem 9,20; cfr. anche secondaria che ricorre nell’AT è rmm (q. Giob
Mi 3,8; Zac 7,12; Neem 9,30); spesso significa 24,24; ni. Num 17,10; Ez 10,15.17.19).
semplicemente « Dio» (cfr. l’ampliamento del­ Nell’AT ebr., oltre al verbo al qal « essere alto,
l’uso antropologico). Soltanto a questo punto si innalzarsi» (con l’agg. verbale ràm «alto»,
giunge all'espressione «spirito santo» (Is cfr. Joùon I12.l66s.), poi. «portare in alto»
63,10.11 ; Sai 51,13), che in sé è una contraddi­ (con poi. pass.), hi. « innalzare» (con ho. pass.)
zione, se si pensa al senso originariamente di­ e hitpo. « innalzarsi », sono attestati parecchi
namico di ritah e al carattere statico di qàdòs derivati nominali, di cui però solo rum « altez­
« santo ». za, orgoglio» (inf. sostantivato q., BL 452),
ràmà « altura » (agg. verbale sostantivato
V/ Nei due terzi dei casi i LXX traducono fem.), màròm «altezza» (BL 491) e fritma
riiah con TWEÙiJia, che all’origine ne costituisce « tributo » (BL 496) sono di uso corrente, men­
il corrispettivo anche etimologico, ma che nel­ tre gli altri sono hapaxlegomena: ròm «altez­
l’ellenismo è già carico di un gran numero di za» (Ab 3,10 txt?), ròmò «esaltazione» (Mi
concezioni filosofiche e ideologiche, di cui i 2,3 accus. avv. «a lesta alta / orgogliosamen­
LXX hanno, se non portato a compimento, te»), ràmiit (Ez 32,5 txt?, cfr. Zimmerli, BK
certo preparato e favorito l’accoglimento. Mal­ XIII,764), ròmftm «esaltazione, lode» (Sai
grado questa uniformità rimane in qualche mi­ 149,6), ròmèmut «elevazione» (ls 33,3),
sura conservata la varietà del campo semantico terùmijjà «tributo» (Ez 48,12, agg. sostantiva­
vtrt: i significati fondamentali appaiono in ave to di appartenenza, cfr. Zimmerli, BK
XJII, 1207; diversamente Wagner 132).
poq «vento» e in Trvoq «vento, respiro»;
sono numerose soprattutto le parole con le L'aram. bibl. possiede il verbo nelle coniugazioni
quali si cerca di rendere correttamente la mol­ qal, poi., ha. e hitpo., oltre al sosL mrn «altezza».
teplicità dei sentimenti che riiah può designare Da questa radice derivano anche i toponimi Ràmà
(p.e. ^up,óq, òXi/yóii>uxoq), di rado compaiono (« altura »), Mèròm (« posto di montagna », cfr.
Noth, HAT 7,148) ecc., e diversi nomi di persona
pure altri termini antropologici (cupa, voùq, come ’ablràni/'abràm, ^dóniràm, ’ahiràm >
i]ajX T |)- Hiràm/ffiròm , J(ch)òràrn ecc., e forse anche
Nel giudaismo rùah ha avuto una storia ampia Jirm ejà(hù) (Noth, IP 52.145s.201; Rudolph, HAT
e assai stratificata, che richiederebbe uno stu­ 12,3; inoltre Huffinon 26ls.; Buccellati 178; Gròn-
dio particolare e specifico (cfr. il panorama che dahl 182s.; F.L.Benz, Personal Names in thè Phoeni-
ne dà E.Sjoberg in ThW VI,373-387 = GLNT cian and Punic Inscriptions, 1972, 408s.; cfr. però
X,891 -928; P.Schafer, Die Vorstellung vom hei- anche W.von Soden, UF 2, 1970, 269-272), Per il
nome Remaljàhu cfr. D.M.Beegle, BASOR 123,
ligen Geist in der rabbinischen Literatur, 1972; 1951, 28; W.L.Moran, FS Albright 1961,61.
per Qumran cfr. F.Nòtscher, Geist und Geister
in den Texten von Qumran, FS Robert 1957, 2/ Il verbo (incl. l’agg. verbale ràm) ricorre
305-315). I89x in ebr. e 4x in aram.: qal 68 x (escludendo

677 □1"! rum ESSERE ALTO 678


l’agg. verbale [con Lis.] 37x, di cui 19x in Sai; « insultare », la traduzione dovrebbe essere
più lx aram. in Dan 5,20), poi. 25x (di cui 13x « parlare con alterigia ».
in Sai; più lx aram. in Dan 4,34), poi. pass. 3x Da «levare» deriva anche il sign. «togliere,
(Sai 66,17; 75,11; Neem 9,5), hitpo. 2x (Is asportare, allontanare» (Is 57,14; Ez 21,31;
33,10; Dan 11,36; più lx aram. in Dan 5,23), 45,9 par. >sùr hi.; ho. pass. Dan 8,1 IQ; nelle
hi. 88 x (di cui I4x in Num, 1lx ognuno in Is e prescrizioni relative ai sacrifici Lev 2,9; 4,8.19
in Sai; più lx aram. ha, in Dan 5,19), ho. 3x ecc.).
(Es 29,27; Lev 4,10; in Dan 8,1 IQ). I derivati Nelle prescrizioni per il culto, infine, rum hi.
nominali (senza ràm 31x) ricorrono 147x in ha il sign. «presentare, offrire» (vd. st. 3g a
ebr. e 5x in aram. (rum), e per l’esattezza rum proposito di frumà).
6 x, rama 5x (incl. 1Sani 22,6 txt?), màròm 54x
(di cui Is 16x, Sai 13x) e frùmù. 76x (Ez 20x, c) Le seguenti espressioni con valore figurato
Num 18x, Es 17x, Lev 6 x), gli altri lx ciascu­ lasciano trasparire ancora l’originario significa­
no (vd. sp. 1). to concreto.
rum q. unito a ->jàd «mano» (come simbolo
3/ Tutti i significati di rum e dei suoi derivati di potere e di forza) assume il sign. « essere po­
si raccolgono strettamente intorno al significa­ tente, trionfare» (Deut 32,27; Mi 5,8; cfr. an­
to fondamentale « essere alto, innalzarsi ». che bejàd rama «a mano alzata» Es 14,8;
Num 33,3). riim hi. jàd be « alzare la mano
a) rum q. è usato f. fa. in riferimento a stelle contro» (IRe ll,26s.) «significa in origine al­
(Giob 22,12), rocce (Sai 61,3) e strade (ls zare il braccio per colpire (a morte), ma poi in
49,11). L’agg. verbale ràm «alto» si trova senso figurato... lanciare un attacco contro
adoperato soprattutto in riferimento a monta­ qualcuno» (Noth, BK IX,256; cfr. nella Bibbia
gne (Deut 12,2; Is 2,14), colli (Ez 6,13; 20,28; della CEI «insorgere»). Per bejàd rama « i n ­
34,6) ed alberi (Is 2,13; Ez 17,22). Riferito a tenzionalmente» cfr. -+jàd 3d (2); -*zerda‘
uomini, denota lo sviluppo in altezza (Deut ràmà «il braccio alzato» Giob 38,15 sta a de­
1,28; 2,10.21; 9,2; cfr. ràmè haqqòmà «le signare l’atteggiamento altezzoso, empio dei
punte più alte» Is 10,33). r'sàlm « malvagi ».
Per rum poi. sono possibili diverse traduzioni qcercen « corno » ricorre come soggetto con il
a seconda del contesto: «sollevare» (Sai 27,5), qal (ISam 2,1; Sai 89,18Q.25; 112,9) ed il poi.
«far crescere alto» un albero (Ez 31,4), «far pass. (Sai 75,11) e come oggetto con l’hi.
alzare» i flutti (Sai 107,25), «innalzare» un (ISam 2,10; Sai 75,5.6; 92,11; Lam 2,17;
edificio (il tempio) (Esd 9,9 par. -» ’md hi.; cfr. lCron 25,5); « l ’immagine è presa dal bufalo
ug. rmm hkl « erigere un palazzo », 51 [=11 (Sai 92,11), che con le sue corna ben erette,
AB] V ,114.116; VI,17 par. bny «costruire»). nella piena consapevolezza della propria forza,
Con significato allargato viene usato per indi­ oppone la sua aria provocante agli avversari,
care l’azione dell’educare, del tirar su i figli (Is un’immagine nota anche ai babilonesi » (H.
1,2; 23,4 par. gdl pi.). Gunkel, Die Psalmen, 1926, 327; quanto all’u­
so metaforico dell’ebr. qceram e dell’acc. qarnu
b) L’hi. causativo si trova adoperato nell’ambi­ «corno» cfr. Dhorme 34-41). Sul versante po­
to di oggetti concreti per indicare l'azione del sitivo questa immagine esprime concetti come
portar su, levare un bastone (Es 14,16; 7,20 « trionfare » (p.e. ISam 2 , 1), « dare forza » (cfr.
con be), una pietra (Gios 4,5), un mantello ISam 2,10 par. ntn ‘òz «dare forza vitale»),
(2Re 2,13), la mano (Es 17,1 I; Num 20,11) al­ sul versante negativo (Sai 75,5.6) la smisurata
zata per esprimere un giuramento (Gen 14,22; hybris dei r*sà'un.
Dan 12,7), il volto (Esd 9,6), un giogo o un rum hi. ròs « levare il capo» in Sai 110,7 è ri­
bambino (Os 11,4; cfr. Wolff, BK XlV/1,258). ferito al re - come « gesto di raggiante superio­
La traduzione è invece «issare» in Gen 31,45 rità» (Kraus, BK XV,762) - in Sai 140,9-10
(ogg. massèbà «stele»); Is 49,22 e 62,10 (ogg. txt em (cfr. Gunkel, l.c. 595) è riferito ai nemi­
nPs «vessillo»; cfr. -*nÈ' nes Is 11,12; 13,2); ci dell’accusato ed equivale pressappoco a « di­
cfr. antico aram. whrmw sr « costruirono un mostrarsi orgoglioso, essere vittorioso, trionfa­
muro» (KAI nr. 202 A, 10). re». In Sai 3,4 «sollevare il capo di qualcu­
Con valore allargato rum hi. è adoperato per no» (sogg. Jahwe), che originariamente secon­
« alzare la voce » nel significato di « parlare ad do H.Schmidt, Die Psalmen, HAT 15, 1934, 7,
alta voce, chiamare»: rum hi. qòl (Gen è l’atto giuridico con cui il giudice fa alzare da
39,15.18; Is 40,9; 58,1 par. -*qr‘ «chiamare»; terra l’imputato dichiarandolo così innocente,
Is 13,2 con le della persona; Ez 21,27; Giob assume il valore di « segnalare qualcuno, esal­
38,34; Esd 3,12) o beqòl (lCron 15,16); cfr. qòl tare, innalzare ad una posizione di potere»;
ràm «ad alta voce» (Deut 27,14). Per 2Re ->ròs 3a; cfr. acc. ulivi rèsa «to be proud» (­
19,22 = ls 37,23 rum hi. qòl 'a! « alzare la voce «essere fiero») (CAD E 126).
contro qlcn. », a giudicare dal contesto e dai In diversi luoghi rum q. viene adoperato con
termini paralleli hrp pi. « schernire » c gdp pi. léb «cuore» (Deut 8,14; 17,20; Ez 31,10; Os

679 □11 riim ESSERE ALTO 680


13,6; aram. Dan 5,20) o con 'ènàjim «occhi » tezza dei monti (2Re 19,23 = Is 37,24a; Ger
( — 'àjin\ Sai 13,1,1; Prov 30,13) come soggetto 31,12; Ez 17,23; 20,40; 34,14 - è possibile che,
(cfr. anche 'ènàjim ràmòt Sai 18,28; Prov come suggerisce Zimmerli, BK XIII,457, sullo
6,17), per indicare sentimenti alteri, altezzosi, sfondo di questo uso ci sia la concezione del
arroganti (cfr. rum «orgoglio » Is 2,11.17; rum mitico monte degli dei; cfr. ug. mrym spn 51 [=
lèb Ger 48,29; rum 'ènàjim Is 10,12; Prov 11 AB] IV, 19; V,85 ecc.), di un colle (Ger
21,4; ns’ màròm 'ènàjim «levare in alto gli 49,16; cfr. Abd 3 txt?), di una città (Prov
occhi »2Re 19,22 = Is 37,23). 9,3.14; secondo W.F.Albright, SVT 3, 1955, 9;
cfr. id., JPOS 14,1934, 134 n. 175, il termine
Probabilmente in modo simile va inteso anche l’anti­ indicherebbe in questo caso l’acropoli), c in ge­
co aram. Sef III (= KAI nr. 224), r. 5s. wlthrm
nbshm mnj, come ritiene F. Rosenthal, BASOR 158, nerale un posto collocato in alto (Is 22,16;
I960, 29 n.4; cfr. DISO 276: «tu ne feras pas leur 26,5), tanto che si può rendere talvolta sempli­
àme haut hors de moi (i. e. dédaigneuse à mon égard, cemente con « in alto» (2Re 19,22 = Is 37,23;
ou oublieuse à mon egard) » = « non innalzerai la Sai 75,6; in Ab 3,10 txt? ràm dovrebbe inten­
loro anima al di fuori di me (ossia sprezzante verso dersi proprio in questo senso).
di me, o dimentica verso di me) »; non è escluso, ov­ Con significato allargato màròm e mcròm\m
viamente, anche il sign. «togliere, trattenere» (cfr. (così Sai 148,1; Giob 16,19; 25,2; 31,2, come
DISO 275; KAI 11,267). plurale della dimensione spaziale, cfr. G K §
124ab) indicano l’alto dei cieli (Is 24,18.21;
d) Con valore figurato rum presenta (come già
32,15; 38,14; 58,4; Sai 18,17; 71,19; 93,4;
rilevato a proposito delle espressioni esaminate
144,7; Giob 16,19 par. —sàmàjim «cielo»;
in 3c) un uso positivo e un uso negativo; cfr.
31,2 par. mimmaal «lassù, di lassù»; Lam
->g‘hf - gbh, - ns\ 1.13) come dimora di Dio (Is 33,5; 57,15; Ger
In senso positivo si ha il sign. q. «(salire in 25,30 par. me‘òn qodsò «la sua santa dimo­
alto =) arrivare alla gloria » (Is 52,13 par. —Skl
ra»; Mi 6,6 «D io dell’alto»; Sai 7,8; 68,19;
hi., —ns’ ni. e —gbh), poi. «innalzare un
92,9; 102,20; Giob 25,2). In alcuni testi (Is
uomo nel suo valore, esaltare» (ISam 2,7;
32,15; 38,14; 58,4) màròm può essere anche
2Sam 22,49 = Sai 18,49; Sai 9,14; Giob 17,4
un termine sostitutivo per indicare Dio (per ti­
[per la forma cfr. Horst, BK X V I/1,242]; Prov
more di usarne il nome proprio?) (cfr. Fohrer,
4,8 par. kbd pi. «onorare»; 14,34), e così pure
Jes. 2li,132.197 n. 35).
hi. (ISam 2,8; IRe 14,7; Sai 75,8; 89,20;
In senso figurato màròm viene adoperato per
113,7; aram. ha. Dan 5,19). Come termine op­
indicare l’elevato stato sociale di una persona
posto si trova in questo caso spi hi. «abbassa­
(Is 24,4; Eccli 10,6; cfr. anche Giob 5,11). Lo
re» (ISam 2,7; Sai 75,8; aram. ha. Dan 5,19;
stesso vocabolo serve inoltre per denotare il
cfr. 2Sam 22,28; e inoltre Ah. 149s.: « If thou, comportamento altezzoso (2Re 19,22 = Is
my son, wouldst be [exalted, humble thyself
37,23; Sai 73,8; 75,6; probabilmente anche Sai
before God] who humbles thè lofty man and 56,3, cfr. BDB 929a).
lexalts thè humble man] » = « Figlio mio, se
vuoi essere [esaltato, umiliati davanti a Dio]
che umilia il superbo ed [esalta l’umile] » [Co­ g) Il termine frùmà «elevazione, tributo»,
wley 217.225; similmente ANET 429]). spesso reso anche come « (sacrificio di) eleva­
In senso negativo rum sta a indicare sentimenti zione», che in circa un terzo delle occorrenze
di alterigia, di arroganza (ràm 2Sam 22>28; ls si trova in collegamento con Jahwe (frùmà
2,12; hitpo. «levarsi orgogliosamente» aram. fJhwh o frùmat Jhwh), è usato per la prima
Dan 5,23; 11,36). Per i termini paralleli e i si­ volta nel Deut, e poi soprattutto in Ez e in P
nonimi di alterigia cfr. —g ’h 3b. (o nelle parti ad esso aggiunte) e in alcuni testi
più tardivi, e per l’esattezza quasi esclusiva­
e) Il sost. rama è usato una volta con il sign. mente in contesti cultuali. È costruito con i
di «altura» (ISam 22,6), e su questa base da verbi rum hi. (Num 15,19; 18,19.24.26.28.29;
appellativo diventa poi un nome proprio di 31,52; Ez 45,1), —bò’ hi. «portare» (Es
luogo (vd. sp. 1). In Ez 16,24.25.31.39 esso, 35,5.21.24; 36,3; Deut 12,6; Neem 10,38;
con valore di sinonimo di gab «zoccolo», nel 2Cron 31,10.12), -n tn «dare» (Es 30,13-15;
contesto del sacrificio cultuale importato da Num 15,21; 31,29.41), —Iqh «elevare» (Es
Assur con l’adorazione di Istar che veniva ese­ 25,2.3; 35,5) e —qrb hi. «presentare» (Lev
guito su altari costituiti da piccole elevazioni o 7.14). Il termine, già presupposto come noto in
zoccolature, va inteso come termine tecnico Deut 12,6.11.17, non viene mai precisato più a
per indicare uno «(zoccolo d’) altare» (in mu­ fondo.
ratura; cfr. bnh « costruire »), una piccola « al­ Probabilmente in origine questo termine indi­
tura» (cfr. O.EiOfeldt, JPOS 16,1936, 286-292 cava un tipo particolare di presentazione sacra­
= KS 11,101-106). le di offerte, in cui un qualche oggetto veniva
consacrato e simbolicamente consegnato con
0 màròm « altezza » (usato soprattutto in poe­ un gesto di frùmà « elevazione », e cioè solle­
sia) in primo luogo designa concretamente l’al­ vandolo davanti all’altare di Jahwe, senza però

681 DII rum ESSERE ALTO 682


che venisse bruciato in quanto spettava in usu­ espressioni sapienziali, formulate in parte in
frutto al sacerdote (cfr. Noth, ATD 6,50; se­ termini più generali, si afferma che Dio abbas­
condo Elliger, HAT 4,102s., frùmà era origi­ sa chi è in alto e innalza il misero (cfr. ISam
nariamente un termine del linguaggio fiscale, 2,8; Sai 113,7; Ah. 150), e quindi si ammoni­
cfr. Prov 29,4; diversamente G.R.Driver, JSS sce a tenere un atteggiamento umile di fronte a
1, 1956, 100-105, il quale vorrebbe far deriva­ lui (cfr. Ah. 149), e si dice inoltre che gli « oc­
re frùmà da un verbo acc. taràmu « to levy, chi altezzosi » sono fra quelle cose che Jahwe
remove » [= « riscuotere tasse, ritirare »] e lo odia (Prov 6,17; cfr. 21,4; 30,13); dall’altro
vorrebbe spiegare come un termine tecnico del canto in alcuni luoghi il rùm dell’uomo viene
linguaggio fiscale ass.-bab. assunto dagli esiliati considerato come hybris dell’empio (cfr. Sai
ebrei, dimenticando però che il vocabolo è at­ 75,5.6; Giob 38,15; e insieme la protesta d’in­
testato già in epoca preesilica; cfr. anche l’ug. nocenza del giusto Sai 131,1) nei confronti di
trmmt « olfering » [= « offerta »] secondo UT Dio, hybris che fa dimenticare Jahwe (Deut
nr. 2311; W. von Soden, UF 2, 1970, 271, 8,14; Os 13,6), e che si mette al posto di Dio
prende in considerazione l’eventualità di un (così Sai 73,8 secondo H.Ringgren, VT 3,
collegamento con l’acc. riàmum/ràmu II « re­ 1953, 267). Secondo Isaia, che si ricollega alla
galare » ed un sign. originario « regalo »). tradizione sapienziale, il giorno di Jahwe con­
A quanto pare frùmà viene usato nell’AT siste perciò proprio nel fatto che Jahwe, nella
come termine generico per indicare diverse sua pretesa di essere il solo « in alto », emana
offerte cultuali, destinate ai sacerdoti (Lev la condanna contro questa alterigia (ls 2,12;
7,14.32; 22,12; Num 5,9; 18,8.11.19.28; Ez cfr. -+g'h e ^gbh\ Wildberger, BK X.108).
44,30; 2Cron 31,10.12.14; forse Mal 3,8) e ai
leviti (Num 18,24) e in Ez anche al principe b) In espressioni relative a Dio, rùm designa
(nàti', Ez 45,16), e per la precisione si riferisce (soprattutto in testi innodici) la sua unica e so­
specialmente all’immolazione di animali, le cd. vrana sublimità (Sai 46,11; 99,2; 113,4; 138,6;
« cosce del contributo » (sòq frùmà, Es cfr. Is 57,15; Giob 25,2) nel quadro dell’antica
29,27s.; Lev 7,34; 10,14.15; Num 6,20 insieme tradizione del regno di Dio visto come re del
con il « petto dell’agitazione rituale » hazè cielo e signore dell’universo (cfr. Is 33,5) e giu­
fnùja), e poi ai prodotti della terra (Lev 7,14; dice del mondo (cfr. Sai 7,8; Ger 25,30; Giob
Num 15,19s.; Neem 10,38.40; cfr. 2Sam 1,21 21,22 - qui come giudice al di sopra dei
sedè frùmòt txt?), alle decime pagate ai leviti ràmìm, i quali solo in questo luogo compaiono
(Num 18,26-29) e ai bottini di guerra (Num nel significato di « esseri eccelsi » in quanto ce­
31,29.41.52). Nel compendio dei capitoli 45 e leste corte di giustizia; al riguardo cfr. Fohrer,
48 del libro di Ezechiele frùmà è adoperato in KAT XVI, 345), il quale - per sempre (le‘òlàm
modo specifico con riferimento alla terra, una Sai 92,9) - abita nell’alto, màròm (vd. sp. 3f;
parte della quale dovrà essere riservata come E.Sellin, Das Zwòlfprophetenbuch, 1, 31929,
porzione sacra (f rumai haqqòcittì Ez 45,6s.; 342, vede in ’‘elòhé màròm Mi 6,6 un parallelo
48,10.18.20b.21a.b.; solo frùmà 45,1; all’antica designazione di Dio ’è l 'celjòrì), il
48,8s.20a.21a) per il tempio e ad uso dei sacer­ quale è presente in Sion (cfr. Sai 18,47; 99,2) e
doti e dei leviti. E inoltre, frùmà designa i manifesta il suo sovrano potere (di salvatore)
contributi per l’arredamento del santuario (Es (cfr. Sai 18,17; 57,6.12; 108,6; 144,7) e dall’al­
25,2.3; 35,5.21.24; 36,3.6; Esd 8,25), e le im­ tissima sua dimora si prende cura di coloro
poste per il culto riscosse correntemente nella chc sono in basso (cfr. Is 57,15; Sai 102,20;
comunità postesilica (Es 30,13-15, cfr. Noth, 138,6).
ATD 5,193 = ital. 294). Ad esprimere la sublimità di Jahwe viene adoperato
I testi di Qumran presentano il passaggio ad un uso
Lalvolta anche igb ni. « essere allo, sublime » (Is
2,11,17; 33,5; per il suo nome: Is 12,4; Sai 148,13;
figurato quando con la locuzione f ritmai seJàlàjim
per la sua onniscienza: Sai 139,6; cfr. Giob 36,22 hi.
(IQS 9,4; 10,6.14) si riferiscono alia lode di Dio
«agire in maniera sublime »). sgb q./ni. è peraltro di
come «tributo delle labbra ». Quanto alle disposizio­
uso normale in riferimento a città e mura elevate (q.
ni rabbiniche per la frùm à cfr. StrB IV, 646ss.
Deut 2,36; ni. ls 26,5; 30,13; metaforicamente in
Con il sign. di « tassa, imposta » in campo profano
Prov 18,10.11; in senso figurato, detto di un uomo
frùm à si trova in Prov 29,4 (75 frùm à « l ’uomo fortunato in Giob 5,11 q.).
che fa esazioni eccessive») e in Is 40,20 (nfsukkàn
frùmà « chi ha poco da offrire »).
c) « Come conviene a chi è ràm, è rivolto a lui
4/ I significati del gruppo terminologico della l’atto del ròmém che rende omaggio e adora­
radice rùm in campo teologico sono in stretta zione. Ossia, Jahwe in ogni forma dev’essere
connessione con quanto esposto sotto il nume­ conosciuto e riconosciuto come “l’alto e il su-
ro 3. Vanno ricordati principalmente i seguenti bjime” » (Kraus, BK XV,684 per Sai 99,5).
àmbiti: Sicché rùm poi. con Dio per oggetto si trova
anche prevalentemente nella letteratura innodi-
a) rum designa l’atteggiamento altero, altezzo­ ca (cfr. Es 15,2; Is 25,1; Sai 30,2; 34,4; 99,5.9;
so dell’uomo (vd. sp. 3cd). Da un canto nelle 107,32; 118,28; 145,1; aram. Dan 4,34; ev. cj

683 DH rùm ESSERE ALTO 684


Sai 18,2) e può essere reso benissimo con txt? col significato « amare [Dio] », —'hh
«esaltare, lodare». Cfr. i termini paralleli III/1; IV/3; forse aramaismo, ma diversamente
- b r k pi. (Sai 145,1). gdl pi. (Sai 34,4), - h ll Schmuttermayr, l.c.), in pi. e in pu.
pi. (Sai 107,32; 145,2), -jd h hi. (Is 25,1; Sai
118,28), aram. hdr pa. e sbh pa. (Dan 4,34). Piuttosto rara è la radice nei nomi di persona:
Come lode di Dio va inteso anche ròmàm (Sai Ràham lCron 2,44 (secondo Noth, IP 187, nome ab­
breviato; secondo Nòldekc, BS 86, = ràhàiv « avvol­
149,6; 66,17 txt em). toio » con originario li), Rehùm Esd 2,2 ecc. (Noth,
IP 38.187: nome abbreviato) e J erahme‘èl Ger 36,26
d) Nella menzionata tradizione della sublimità ecc. (incerto è J eróhàm ISam 1,1 ecc.; Noth, IP 226:
di Dio si devono far rientrare come «nomi di « molle, tenero »).
confessione » quei nomi teofori, sia biblici che
extrabiblici, formati da proposizioni nominali
con la radice rum (vd. sp. 1). 2/ Statistica: rhm q lx (vd. sp.), pi. 42x (Is
I2x, Ger lOx, Sai e Os 4x ciascuno), pu. 4x
5/ Qumran e il tardo giudaismo proseguono (Os 3x, senza contare il nome simbolico
l’uso vtrt. della radice. 1 LXX rendono rum Lò-Ruhàmà in Os 1,6.8; inoltre Prov 28,13);
principalmente con ùijvouv, ed il suo hi. spesso ràhcem 30x (Giob 5x, Gen, Es, Num e Ger 4x
anche con dei composti di aipevv. Per il NT ciascuno), ràham 2x (Giud 5,30), ralfmìm 39x
cfr. in particolare G.Bertram, art. uvJ;oq, ThW (incl. IRe 3,26; Sai llx , Neem 5x, Is 4x),
Vili,600-619. rahùm 13x (Sai 6x), rahamànì lx (Lam 4,10);
aram. bibl. rahamìn lx (Dan 2,18).
H - P.Stahli
3/ a) rcehwm designa il grembo materno
come luogo di provenienza di ogni vita sia
umana che animale, spesso in congiunzione
nm rhm pi. A V E R E M IS E R I­ con péteer «ciò che rompe (il grembo mater­
C O R D IA no), primo parto» (Es 13,2.12.15; 34,19; Num
3,12; 18,15; Ez 20,26; pitrà Num 8,16). Un
uso metaforico si ha in Sai 110,3 txt? («dal
grembo dell’aurora») e in Giob 38,8 (nascita
1/ Tanto *rahm- « grembo materno, visceri », del mare); in Giob 24,20 il testo va modificato
quanto le sue derivazioni che designano l’aver (vd. BH3). Sullo sfondo della maggior parte
pietà (un sentimento localizzato in questa parte delle espressioni con ràhcem c’è la raffigurazio­
del corpo) (Dhorme 134s.), fanno parte del se­ ne di Jahwe come signore della nascita e della
mitico comune (Bergstr. Einf. 188; P.Fronza­ vita (vd. st. 4a).
roli, AANLR VII1/20, 1964, 257.272.279;
G.Schmuttermayr, Bibl 51, 1970, 499-532; b) rah°mìm designa in generale il sentimento
acc. rSmu/rèmu, ÀHw 970s.; et. fa una traspo­ della misericordia, ed anzi originariamente il
sizione in mhr, Dillmann 157s); il sost., come posto in cui questo sentimento veniva localiz­
designazione della parte per il tutto col sign. zato («visceri, interiora»), cfr. le locuzioni fi­
« fanciulla », si trova in ug. (WUS nr. 2502; gurate con kmr ni. «accendersi» (Gen 43,30;
UT nr. 2321; A. van Selms, Marriage and IRe 3,26; in Os 11,8 con nihùmìm «compas­
Family Life in Ugaritic Literature, 1954, sione», cfr. Rudolph, KAT X III/1,212), per le
110s.), in ebr. (Giud 5,30 detto delle donne quali, naturalmente, si deve pensare a contem­
catturate in guerra) e in moab. (KAI nr. 181, r. poranee manifestazioni fisiologiche di una forte
17). Il significato generale del verbo è quello di commozione (cfr. Dhorme 134s.); anche in
un amore che per lo più va da chi sta più in Prov 12,10 « il “cuore” degli empi è spietato»
alto a chi sta più in basso («avere compassio­ si dovrebbe rendere meglio con il sign. concre­
ne»); specialmente in aram. il sign. si allarga to «interiora» o sim. (non: l’incremento della
fino a corrispondere semplicemente ad «ama­ vita è letale, cosi A.Jcpsen, KuD 7, 1961, 263).
re» (DISO 277s.; LS 723s.). Come elemento di In un parallelismo allargato me'ìm, che è il
nomi di persona la radice si trova in acc. vocabolo più appropriato per « visceri, interio­
(Stamm, AN I67s. 190.29lss.), in amor. (Huff­ ra, ventre», può aggiungersi a ralfmìm (Is
mon 261) e in ebr. (Noth, IP 187.199). 63,15; cfr. Ger 31,20 accanto a rhm pi.).
Nell’AT ricorrono: il sost. retheem «grembo La forza ed il carattere dell’elemento emozio­
materno» (per Ger 20,17 cfr. Rudolph, HAT nale sono definiti dal tipo del soggetto e dal
12,132) accanto a ràham «fanciulla» (vd. grado della partecipazione interiore; ad ogni
sp.; duale rahamàtójimj, il plurale di astrazio­ modo ralfmìm è prima di tutto il « luogo te­
ne ralfm ìm «misericordia» (aram. bibl. nero» nella natura di un uomo (Gen 43,30).
rah°mìn, Dan 2,18; cfr. BLA 305), l’agg. Questa concezione è rilevabile anche quando
rahwn « misericordioso » (BL 480) e l’ara ma iz- ralfmìm è unito a nln «dare, concedere» (in
zante ratfmàril «misericordioso» (BL 501; Is 47,6 con Sìm; in 2Cron 30,9 come proposi­
Wagner nr. 283), il verbo in qal (solo Sai 18,2 zione nominale o, se si ammette un errore nel

685 Dm rhm pi. AVERE M ISERICORDIA 686


testo, con hjh, cfr. Rudolph, HAT 21,300); su cui collocare i diversi riti di adozione usati
Jahwe fa trovare misericordia davanti a qual­ per simbolizzare la nascita (p.e. Gen 30,3;
cuno (in costruzioni diverse Gen 43,14; Deut 48,12; 50,23; cfr. A.Musil, Arabia Petraea, III,
13,18; IRe 8,50; Is 47,6; Ger 42,12; Sai 1908, 214); cfr. Stoebe, l.c. 246.
106,46; Dan 1,9; Neem 1,11; cfr. anche Cow­ Direttamente in questo ambito rientra anche la
ley nr. 30, r. 2 nei testi aramaici di Elefantina). composizione di rhm pi./pu. con jà tó m « orfa­
Qui nei testi più antichi (?) troviamo espresso, no » in Os 14,4 (aggiunta), in Is 9,16 (qui gli
attraverso un perf. consecutivo che porta avan­ orfani sono menzionati prima delle vedove, al
ti l’azione, l’itinerario reale di questo senti­ contrario delle altre volte; cfr. Sai 68,6 «padre
mento (Gen 43,14; Deut 13,18; IRe 8,50; Ger degli orfani») e in Ger 31,20. Meno ben defi­
42,12). rahnmìm è dunque un sentimento che nite sono, naturalmente, le espressioni in cui il
ha la sua base e il suo punto di approdo in soggetto di rhm pi. è un conquistatore nemico
qualcosa di concreto (H.J.Stoebe, VT 2, 1952, (in senso positivo IRe 8,50 e Ger 42,12 con
246; Jepsen, l.c. 261-264). davanti nln + [Fjra/fmìnr, in senso negativo Is
13,18; Ger 6,23; 21,7; 50,42). Comunque an­
In Ani 1,11 «perché (Edom) ha annientato la sua
che qui continua a riecheggiare l’idea del so­
misericordia» rahnmìm viene inteso come un termi­
ne del linguaggio dei trattati di alleanza (cfr. M.Fish- stentare e del rendere .possibile la vita.
banc, JBL 89, 1970, 313-318; R.B.Coote, JBL 90, rhm nell’AT è impiegato sempre in rapporto
1971, 206-208). airatteggiamento di uno che sta più in alto
verso uno che sta più in basso, mai è usato per
c) rhm pi. « avere misericordia » viene applica­ l’atteggiamento dell’uomo nei confronti di Dio.
to, nei relativamente pochi luoghi in cui si In Sai 18,2 rhm q., se non è proprio da cam­
tratta di soggetto umano, ad una madre (Is biare (cfr. Kraus, BK XV, 138.142), va spiega­
49,15), ad un padre (Sai 103,13) o a nemici to come aramaismo (cfr. Jenni, HP 222s.; di­
(IRe 8,50; Is 13,18; Ger 6,23; 21,7; 42,12; versamente Schmuttermayr, l.c.).
50,42). Il numero molto ristretto di luoghi con
soggetti femminili è più che altro casuale, ed in d) Verbi sinonimi, usati accanto e parallela­
ls 49,15 non costringe quindi né ad apportare mente a rhm pi., sono soprattutto -*hnn q.
modifiche al testo né ad ipotizzare un verbo «essere clemente con qualcuno» (Es 33,19;
denominativo derivato da ràhteni (M.Dahood, 2Re 13,23; ls 27,11; 30,18; Sai 102,14; cfr. Sai
Bibl. 44, 1963, 204s.: *m,’rah£m «genitrice»). 116,5 hannùn « clemente » par. m crahèm « mi­
L’espressione va qui interpretata partendo da sericordioso » e vd. st. 4 a proposito di rahùm),
Lam 4,10, dove ra/fmànì sta a significare hml q. « sentire compassione, aver pietà, ri­
« che ha sentimenti materni » più che « tenero sparmiare» (Ger 13,14; 21,7) e hùs q. «essere
di cuore». Ora, che venga a cessare l’amore commosso, avere misericordia, risparmiare »
materno, radicato com’è nel legame della natu­ (Is 13,18; Ger 13,14; 21,7), e inoltre -*sùb
ra, è qualcosa di semplicemente innaturale. Is q./hi. s'biiL «mutare la sorte» (Deut 30,3; Ger
49,15 vuol mostrare come l’amore di Jahwe 30,18; 33,26; Ez 39,25), nhm pi. «consolare»
trascenda qualsiasi altro modello umano gli si (ls 49,13), js ' hi. «aiutare» (Os 1,7) ecc.; per
voglia avvicinare. ìm h «rallegrarsi» in Is 9,16, sulla scia dell’a-
Con il soggetto maschile il riferimento è prima rab. samuha «essere buono, generoso», viene
di tutto all’amore del padre (Sai 103,13 in con­ supposto un originario verbo *smh « rispar­
fronto con l’amore divino). E qui viene forte­ miare » (KBL 986a; Wildberger, BK X,
mente accentuato il momento della volontà 203.206).
presente in tale amore, così soprattutto nel Rispetto a rhm pi. hml sottolinea con maggior
nome simbolico formato con rhm pu. forza l’aspetto del risparmiare (« compiangere,
Ló-Ruhàmà « Non-misericordia » (Os 1,6.8; sentire compassione, [volere] aver pietà, [vole­
2,25) e rispettivamente Ruhàmà (Os 2,3; cfr. re] risparmiare»; nell’AT 40x, di cui 7x in Ez,
rhm pi. Os 1,6.7; 2,6.25). In casi come questo 5x in Ger, 4x ciascuno in 1Sam, Giob e Lam;
non si tratta di una tenerezza paterna radicata con sogg. Dio 17x, di cui 13x al negativo; per
nella sfera dell’emotività, bensì di un ricono­ l’etimologia cfr. HAL 315a, diversamente L.
scimento (o rifiuto), a livello volitivo, della pa­ Kopf, VT 8, 1958, 172; derivazioni sostantiva­
ternità con tutti i doveri che ne derivano nei li sono hcemlù [Gen 19,16; ls 63,9] e humlà [Ez
confronti del figlio quanto ad assicurazione dei 16,5] «compassione»; per il nome di persona
mezzi di sussistenza ed a protezione. La diver­ H à m ù l vd. Noth, IP 181). Mentre rhm pi. è
sificazione presente nel termine si spiega forse transitivo («gratificare qualcuno della propria
ancora con certe antiche raffigurazioni, che af­ misericordia »), hml è costruito con preposizio­
fondano le radici nel campo della magia, di ni per indicare l’oggetto verso cui il sentimento
una « vera vita » che travalica la vita fisica (ac­ di misericordia è indirizzato, oppure è usato in
coglienza nella comunità; cfr. C.H.Ratschow, maniera assoluta (cfr. Jenni, HP 223). Conse­
Magie und Rcligion, 1947, 32s.). Tali raffi­ guenza della commiserazione non è, come per
gurazioni potrebbero costituire altresì lo sfondo rhm pi., il fatto che qualcuno venga (re)intro­

687 □m rhm pi. AVERE M ISERICORDIA 688


dotto nei rapporti che garantiscono la vita, ma dolph, KAT XlII/2,127). Anche quando
il fatto che egli viene risparmiato da un minac­ rtéhcem sta ad indicare uno spazio temporale
cioso destino o da una punizione già stabilita. (« fin dal seno materno »>), questo tempo scorre
Una simile commiserazione in ultima analisi sotto il disegno di Jahwe (Is 46,3; Ger 1,5; Sai
può essere intesa generalmente come compas­ 22,11) o sotto il suo rifiuto (Sai 58,4).
sione, misericordia {cfr. p.e. Ger 15,5; Gioe
2,18; Mal 3,17); i confini fra queste accezioni b) I quattro quinti di tutte le occorrenze di
si confondono soprattutto nei testi più recenti rhm pi. hanno Dio come soggetto; con rhm pu.
(in Ez 16,5 humlà si avvicina moltissimo al si­ l’agente è sempre Dio. I testi di Osea mostrano
gnificato di rhm pi., e così pure hcemlà di ls che l’agire di Jahwe descritto con rhm pi. signi­
63,9). Per mahmàl in Ez 24,21 cfr. Zimmerli, fica l’innesto (o il re-innesto) in un effettivo
BK XIII,569; ^ nàfces III/3b. rapporto di figliolanza (Os 1,6; 2,6.25), che
Ancora un po’ più lontano da rhm pi. è, dal non è affatto di carattere sentimentale, bensì
punto di vista del significato, un altro verbo perfettamente reale (vd. sp. 3c). Al tempo del­
spesso usato in parallelo con hml q., e cioè il l’esilio la restaurazione del distrutto rapporto
verbo hùs q. « essere preoccupato » (etimologia con Dio, indicata con rhm pi., diviene visibile
incerta, cfr. la bibliogr. riportata in IIA L 286a; nel ritorno nella terra promessa (Ger 12,15;
H.Cazelles, GLECS 12/13, 1967-69, 132-134; 42,12 G; Zac 10,6, cfr. v. 10) o nella perma­
nell’AT 24x, di cui 9x in Ez, 5x in Deut; solo nenza in essa (Ger 42,12 TM), come pure nella
6x impiegato in senso positivo). Nei due terzi ricostruzione di una città distrutta (Ger 30,18
dei casi il soggetto è 'àjin « occhio »; ma anche Samaria; Sai 102,14 Sion). In genere questa re­
quelle volte in cui non c’è ‘àjin il significato è staurazione può essere espressa anche con
lo stesso (cfr. L.Kòhler, OLZ 32, 1929, 617s.; -+sùb sebùt « mutare la sorte» (Deut 30,3; Ger
diversamente D.Kiinstlinger, OLZ 33, 1930, 30,18; 33,26; Ez 39,25); va osservato, al ri­
969s.). Con questo verbo viene indicata un’e­ guardo, che questo cambiamento della sorte
mozione che non necessariamente conduce ad non è conseguenza della misericordia ma la
iniziative concrete («essere preoccupato, darsi precede.
pensiero per » o, dato che l’assenza di preoccu­ A differenza p.e. di -»hàsced (IV/2), rhm pi. è
pazione può essere intesa spesso come segno di in opposizione esclusiva con l’ira di Dio, ovve­
crudeltà, «guardare con compassione, sentire ro la sostituisce, dato che tale ira non fa che
compassione »). Nella formula a tre membri di sospendere il giusto rapporto del popolo con
Ger 13,14 e 21,7 con hml q., hùs q. e rhm pi. a Dio (Deut 13,18; Is 54,8; 60,10; Ab 3,2 [diver­
ragione, dal punto di vista contenutistico, il samente B.Margulis, ZAW 82, 1970, 413]; Zac
terzo verbo si trova all’ultimo posto, mentre gli 1,12; 10,6; cfr. Lam 3,32).
altri due possono essere tranquillamente scam­ Questo sfondo dell’innesto in nuovi rapporti o
biati di posto. della restaurazione di rapporti originari è rico­
noscibile ancor più se si tiene presente come il
In un’area semantica analoga si muove l’apaxlegome- part. pi. merahèm « colui che ha misericordia »
non ’gm q. «essere afflitto a causa di» - «avere un in testi più recenti diviene semplicemente un
sentimento di compassione per» (Giob 30,25; cfr. attributo di Dio (Is 49,10; 54,10; cfr. v. 8 gò’èl
J.Scharbert, Der Schmerz im AT, 1955, 60).
Come chiaro termine opposto di rhm pi. va menzio­
[-*g7]; Sai 116,5). Ma in genere nelle proposi­
nato l’agg. akzàrl «crudele» (Ger 6,23; 50,42; nel- zioni su Dio il verbo rhm pi. è legato ad altri
l’AT 4x ’akzàr e 8x ’akzàrr, e inoltre 'akzerijjùt termini teologici, che rendono possibili formu­
« crudeltà » Prov 27,4). lazioni più piene degli attributi di Dio. Così, in
alcuni luoghi il perdono è presentato come
presupposto per la rinnovata concessione della
4/ a) In diverse espressioni con réham Jahwe
comunione con Dio persa a motivo del pecca­
viene riconosciuto come il signore della vita. È
to, rinnovata concessione che viene appunto
lui che chiude ed apre il seno materno (Gen
20,18; 29,31; 30,22; ISam 1,5.6; cfr. Os 9,14; espressa con rhm pi. (Is 55,7; Mi 7,19; cfr. an­
che I Re 8,50, dove Jahwe agisce indirettamen­
Prov 30,16), è lui che vi prepara dentro il frut­
to (Gen 49,25) e chc lo fa uscire alla luce te; Dan 9,9 rahamìm\ anche Prov 28,13, dove
(Giob 10,18). Il moto di ribellione contro Jah­ rhm pu. comprende il perdono; cfr. Stoebe, Le.
247). E ancora, in questo contesto rientra an­
we può per questo manifestarsi come grido di
rimprovero contro il grembo materno (Ger che la congiunzione di rhm pi. con hàsced
20,17.18; Giob 3,11 «perché non sono morto «grazia» (ls 54,8.10; Lam 3,32). La disposi­
zione di Dio al luesced è ovviamente il presup­
fin dalla mia nascita, e non spirai appena usci­
to dal grembo di mia madre?»). Con la men­ posto per la misericordia (vd. st. 4c). In Is 14,1
zione del ràham può collegarsi anche la consa­ come parallelo a rhm pi. c’è il verbo -+bhr
pevolezza di un dovere etico verso il prossimo «eleggere», ed anzi accompagnato da 'òd «di
(Giob 31,15 «chi ha fatto me, non ha fatto an­ nuovo », per esprimere la ri-elezione.
che lui? Non fu lo stesso a formarci nel seno c) Maggiore importanza riveste la congiunzio­
materno?»; cfr. anche Am 1,11 G, vd. Ru­ ne di rhm pi. con ->hnn q. «essere clemente

689 nm rhm pi. AVERE M ISERICORDIA 690


verso qualcuno». La si trova in Es 33,19; 2Re o il sentimento di una misericordia portatrice
13,23; Is 27,11 (qui in forma negativa con rife­ di vita (Is 63,7; Sai 25,6; Lam 3,22, che sem­
rimento al creatore); 30,18; Sai 102,14, in par­ bra portare una testimonianza contraria, è te­
te dipendente certamente da una forma fissata stualmente incerto). In questa linea va conside­
dall’uso liturgico. Con particolare frequenza gli rato il fatto che alla fine rahamlm può trasfor­
aggettivi delle due radici ricorrono accoppiati marsi direttamente in una specie di ipostasi
(llx; rahùm da solo ricorre soltanto in Deut (Sai 79,8).
4,31 e Sai 78,38), o nella successione
rahùrn wcharinùn (Es 34,6 ecc.) o hannùn 5/ Nei testi di Qumran, dove rahnmìm ricor­
w1'rahùm (Gioe 2,13 ecc.; ->hnn 4b; -> el IV /1; re spesso nei canti di ringraziamento, viene
per la formula cfr. J.Scharbert, Bibl 38, 1957, continuato l’uso linguistico dei salmi vtrt.
130-150; R.C.Dentan, VT 13, 1963, 34-51); la (Kuhn, Konk. 204). Da una parte rahamìm
seconda è indubbiamente più organica (cfr. Es guadagna in importanza e autonomia, dall’al­
33,19 e Sai 102,14). rahùm è riferito general­ tra parte si confondono sempre più i contorni
mente a Jahwe (Sai 112,4 non costituisce dei singoli termini (cfr. hsdj rhmjm IQS 1,22;
un’eccezione: il giusto qui nominato è Jahwe, rhmj hsdw IQS 2,1).
cfr. Sai 111,4; 116,5 e p.e. Kraus, BK Dai LXX la radice rhm è tradotta abbastanza
XV,770.772s.). regolarmente con oixTipciv o èXeàv (e cosi pure
hUs con (pELSeadai; meno ben definita la tradu­
d) Ancora più spesso che per il verbo, Dio è zione di hml). Cfr., al riguardo e per il NT,
presentato come l’agente indiretto (vd. sp. 3b) R. Bultmann, art. eXcoc;, ThW 11,474-483 (=
o diretto con rah°mìm. Il vocabolo ricorre spe­ GLNT ni,399-424); id., art. otxTipw, ThW
cialmente nel linguaggio dei salmi e delle pre­ V,161-163 (= GLNT VIII,449-456); H.Kòster,
ghiere (Is 63,7.15; Sai 25,6; 40,12; 51,3, 69,17; art. cndàrxvov, ThW VII,548-559 (= GLNT
77,10; 79,8; 103,4; 106,46; 119,77.156; 145,9; XII,903-934); H.-H. Esser, art. Barmherzigkeit,
Lam 3,22; Dan 9,9.18; Neem 9,19.27.28.31; ThBNT 1,52-59 (= misericordia, DCB 1013­
cfr. la confessione in 2Sam 24,14 - lCron 1023); E.C.B.MacLaurin, The Semitic Back­
21,13), più raramente nella predicazione profe­ ground of Use of « en splanchnois », PEQ 103,
tica (Is 54,7; in Os 2,21 e Ger 16,5 come dono 1971,42-45.
ad Israele; Zac 1,16; in Zac 7,9 come esigenza HJ.Sioebe
proposta da Dio agli uomini). Al riguardo va
osservato che nella maggior parte dei casi si ha
uno stretto collegamento con hàsad. Un'ecce­
zione nei salmi è data da Sai 119,77.156 e
145,9; per questi due salmi molto recenti ap­ p m rhq ESSERE LONTANO
pare piuttosto lontana l’idea di una manifesta­
zione storica della misericordia.
Allorché hàsced è al sing. e quando i due ter­ 1/ La radice rhq fa parte del semitico comune
mini formano un’unità, hàsced sta prima di (in arabo sostituita da b'd\ per rahìq « vino [da
rahumìm (Sai 103,4; Ger 16,5; Os 2,21; Zac lontano] » cfr. Fraenkel 158).
7,9; cfr. Dan 1,9). Anche quando i due termini
compaiono più staccati fra loro, viene ugual­ Nell’ambiente più vicino all’AT ci si può richiamare
mente rispettato il principio della successione a testimonianze dell’ug. (WUS nr. 2505; UT nr.
suddetta (Sai 51,3; 69,17; Lam 3,22; l’eccezio­ 2324, mrhq anche nel sign. temporale di «futuro»:
M.Dietrich-O.Loretz, Ugaritica VI, 172; P.Fronzaro-
ne di Sai 40,12 ha huone motivazioni di carat­ li, JSS 16, 1971, 216) e dell’aram. (DISO I68.278s.
tere formale). Tutto ciò fa pensare che [nei testi di Elefantina rhq q. ha spesso il valore di
rahPmìm abbia qui assunto propriamente il ca­ termine giuridico col sign. di «rinunciare»]; KBL
rattere di una dimostrazione concreta, che vie­ 1124a).
ne vista come lo sbocco di un sentimento di
hcesced (« dimostrazione di misericordia »). La Del verbo, nell’AT ricorrono q. « essere lonta­
cosa viene ulteriormente sottolineata dall’e­ no, allontanarsi», pi./hi. «allontanare» (cfr.
spressione attributiva rahamìm rabbìm « mol­ Jenni, HP 74s.), ni. « essere allontanato » (solo
ta/grande misericordia» (2Sam 24,14 = lCron Eccli 12,6K txt?); quanto alle derivazioni no­
21,13; Sai 119,156; Dan 9,18; Neem minali, ricorrono l’aggettivo verbale ràhèq « al­
9,19.27.28 [txt emj.31; cfr. ls 54,7) e dalla co­ lontanatesi » (Sai 73,27), I’agg. ràhòq « lonta­
struzione col genitivo ròb rah°mìm «abbon­ no» (aram. bibl. rahìq Esd 6,6) ed il sost.
danza di misericordia» (Sai 51,3; 69,17). D i­ mcerhàq « lontananza ».
versamente stanno le cose soltanto quando
hàsced per parte sua è al plurale, ossia quando 2/ II verbo si trova nelJ’AT 58x (libn storici
assume il sign. di «dimostrazioni di hàsced». solo lOx, libri profetici I8x, ketubim 30x), di
Allora ratfmìm compare al primo posto e sta cui in qal 29x (Sai 8x, ls 5x, Giob 4x, Ez 3x),
a significare complessivamente l’atteggiamento in ni. lx, in pi. 4x (Is 3x, Ez lx), in hi. 24x

691 p m rhq ESSERE LONTANO 692


(Sai, Giob e Prov 4x ciascuno, Es 3x); ràhéq ri­ annunciata ad Israele la deportazione in una
corre lx (vd. sp.), ràhòq 85x (Is 18x, Ger 8x, regione lontana: Is 6,12; Ger 8,19 in un lamen­
Sai 7x, Deut e Giob 5x ciascuno, Es, Gios e to del profeta; Ger 27,10; Gioe 4,6; cfr. Ez
Prov 4x ciascuno), maerhùq 18x (Is 7x, Ger 5x), 11,16 in ottica retrospettiva (rhq hi. par. pus
aram. rahlq lx. hi. «disperdere»). Negli oracoli sulle nazioni
la stessa sentenza di condanna pronunciata
3/ Il significato fondamentale del verbo in qal contro i nemici (Is 13,5; Gioe 2,20) significa
è «essere lontano, allontanarsi », in hi. «allon­ salvezza per Israele.
tanare». Di regola rhq è costruito con la pre­ In perfetta corrispondenza, nell’annuncio pro­
posizione min «da», Da rilevare è l’uso del- fetico di salvezza si parla da una parte del fatto
l’inf. assol. hi. harhèq come avverbio « lonta­ chc la salvezza per Israele verrà da lontano: Is
no» (Gen 21,16; Ès 33,7; Gios 3,16). Corri­ 46,11 «io chiamo... da una terra lontana l’uo­
spondente è il significato fondamentale del so­ mo dei miei disegni» (cfr. Ger 31,3), dall’altra
stantivo « lontananza », e quello dell’aggettivo parte del fatto che Jahwe ricondurrà in patria
« lontano » (per lo più in senso spaziale; in il suo popolo da terre lontane: Is 43,6; 49,12;
senso temporale è detto sia del passato 2Re 60,4.9; Ger 30,10; 46,27. In questo quadro
19,25 = ls 37,26; ls 22,11; 25,1, che del futuro rientra anche la diffusione di questa salvezza
2Sam 7,19 = lCron 17,17; Ez 12,27; in senso fino alle «lontane sponde» Ger 31,10; cfr. Is
figurato «inaccessibile» Deut 30,11; Eccle 49,1; 66,19 (cfr. Westermann, ATD 19,337 =
7,23.24; «che sta più in alto» Prov 31,10). ital. 503s.).
Mentre non si hanno termini paralleli di uso
b) Della lontananza di Jahwe si parla in alcuni
corrente, il concetto contrario è messo in evi­
luoghi dei s a l m i . Allorquando Jahwe con la
denza molto spesso tramite la radice ->qrb
sua salvezza o col suo aiuto mostra di tenersi
«essere vicino» (con il verbo, p.e. Is 54,14 q.;
lontano dall’invocante, ciò provoca il lamento
Is 46,13 pi.; Sai 22,12 agg.; con I’agg. Deut
di quest’ultimo (Sai 10,1; 22,2; cfr. ls 59,9.11),
13,8; ls 33,13 ecc.). I due aggettivi ràhòq e
e la stessa cosa accade quando tiene lontani gli
qàròb si combinano insieme soprattutto a for­ amici da colui che è caduto nel bisogno (Sai
mare una coppia di opposti nella locuzione
38,12; 88,9.19). Corrispondentemente colui
« vicino o lontano » per esprimere una totalità
che leva il lamento esprime l’invocazione che
(cfr. Deut 13,8; IRe 8,46; Is 57,19; Ger 25,26;
Jahwe non continui a stare lontano da lui: Sai
48,24; Ez 22,5; Est 9,20; Dan 9,7).
22,12.20; 35,22; 38,22 (par. —'zb «abbando­
Nel campo semantico di rhq si trovano non di rado nare »); 71,12.
anche i verbi -> ’md (tiell’espressione ‘md méràhòq Nella descrizione degli empi è detto che dal­
«tenersi lontano» Es 20,18.21; ISam 26,13; 2Re l’empio (a differenza che dall’uomo pio) Jahwe
2,7; Is 59.14; Sai 38,12; cfr. Sai 10,1 con bL\ - r ’h è lontano: Ger 12,2; Sai 119,155; Prov 15,29.
(«vedere da lontano» Gen 22,4; 37,18) o —bò' (q.
« venire »/hi. «portare» Is 13,5; 43,6; 49,12; 60,4.9; c) Ci sono ancora da ricordare tre altri contesti
Ab 1,8; Zac 6,15), Quanto ai nomi che si muovono in cui si trova la radice rhq:
nel campo semantico di rhq, frequente è — ’tkras
«terra» (me‘cerces fhamjmcerhàq Is 13,5; 46,11; Ger (1) Nella pericope eloistica del Sinai (cfr. Noth,
4,16; 6,20; Prov 25,25; cfr. is 8,9; 33,17; Ger 8,19; ATD 5,121-135 = ital. 187-209) ricorre il moti­
mè’cerces rhòqà Deut 29,21; Gios 9,6.9; IRe 8,41 = vo, attestabile anche in altri contesti (p.e. Es
2Cron 16,32; 2Re 20,14 - ls 39,3). 19,12s. J; Giud 6,22; 2Sam 6,6s.; Is 6,5), del
popolo che non osa avvicinarsi alla santità di
4/ Gli aspetti teologici dell’uso della radice Dio ma rimane a distanza (Es 20,18.21) o da
sono concentrati nei testi profetici e nei salmi. lontano si prostra ad adorare (Es 24,1).
a) Nell’accusa p r o f e t i c a è pronunciato il (2) In qualche occasione ràhóq è impiegato in
rimprovero che, come già i padri si erano al­ senso temporale per esprimere che Jahwe tutto
lontanati da Jahwe (Ger 2,5; Ez 44,10), cosi ha già determinato da lontano, da lungo tempo
anche la generazione presente si è allontanata (2Re 19,25 = ls 37,26 par. [lc]mlm& qàdcem
da lui (Is 29,13 pi.; Ez 8,6; cfr. Ez 11,15 txt «dai giorni antichi»; Is 25,1; cfr. Is 22,11 nel­
em, un’affermazione a doppio senso dei rimasti l’accusa profetica: « voi non avete guardato a
a Gerusalemme sui deportati). Talvolta l’accu­ chi... ha preparato ciò da tempo »). Come ver­
sa profetica richiama anche che l’intrattenere bi, in questo contesto, vengono adoperati -> ‘sh
relazioni con uomini e cose di lontano significa « fare, agire, preparare» (2Re 19,25 = Is 37,26;
un distaccarsi da Jahwe (2Re 20,14 = ls 39,3; Is 22,11; 25,1) e —jsr «modellale, formare,
Ez 23,40; cfr. Ger 6,20). creare» (2Re 19,25 par.; Is 22,11).
Da una parte l’annuncio profetico del giudizio (3) In Sai 138,6 e 139,2 rhq nel contesto della
profetizza la devastazione che viene da lonta­ lode di Dio serve ad esaltare la grandezza di
no: Is 5,26; 10,3; Ger 4,16; 5,15; Ab 1,8; cfr. Is Dio, ricordando che egli da lontano può rove­
30,27; il tema è poi accolto nel contesto delle sciare i superbi (138,6) e intendere i pensieri
maledizioni Deut 28,49. Dall’altra parte viene degli uomini (139,2).

693 p m rhq ESSERE LONTANO 694


5/ Né i testi di Qumran (Kuhn, Konk. con rìb si svolge fra due parti, che, come part­
133b.204ac) né la versione dei LXX (che tra­ ner nella contesa, possono essere o dello stesso
duce il più delle volte con derivazioni da livello (conflitto simmetrico) o di livello diver­
(jiaxpóq) presentano particolarità. Per il NT so (conflitto asimmetrico).
cfr. H.Preisker, art. naxpàv, ThW IV,374-376 Esempi: pastori-pastori (Gen 13,7; 26,20-22), fratel­
(= GLNT VI, 1003-1010). lo-fratello (Gen 13,8), Giobbe-Labano (Gen 31,36),
J.Kùhlewein uomo-uomo (Es 21,18; 23,2; Deut 19,17; 25,1; Is
58,4; Prov 3,30, 25,8-9), gerosolimitani-gerosolimita­
ni (2Cron 19,8.10), efraimiti-Gedeone (Giud 8,1),
Balak-Israele (Giud 11,25), lefle-ammoniti (Giud
12,2), gente di Silo-beniaminiti (Giud 21,22), Edom-
3 ^ rìb C O N T E N D E RE Sion (ls 34,8); in senso figurato: membra del corpo
tra di loro (Giob 33,19, cfr. Fohrer, KAT XVI,
453s.).

1/ La radice rìb (cfr. KBL 888b per acc., sir. rìb si distingue da ->spt e ->dìn soprattutto per
e arab. con verbi ciascuno di diverso significa­ il fatto che questi vocaboli definiscono diversi
to) è attestata nel sign. «contendere» o sim. tipi di soluzione della contesa; rìb non entra in
solo in ebr. ed in aram. antico (KAI nr. 224, r. questo campo specifico.
17.26). Nell’AT il verbo ricorre in q. ed hi.
(part. mèrìb « avversario »); il sost. rìb « conte­ a) Nell’ambito del conflitto e x t r a - g i u d i ­
sa» va interpretato come un inf. sostantivato z i a r i o rìb designa la contesa fra singole per­
(BL 452); rìbòl in Deut 17,8 e Giob 13,6 è il sone e fra gruppi. Es 21,18 «quando alcuni
plur. di una forma fem.; merìbà «contesa» è uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo
nome verbale col prefisso m (BL 492); jàrìb con una pietra... », che descrive la fattispecie
«avversario nella contesa» è formato col pre­ concreta in una delle proposizioni casistiche
fisso j (BL 488); jàrèb, che ricorre solo in Os del codice dell’alleanza, mostra chiaramente
5,13 e 10,6, va considerato uguale a jàrìb (GB come rìb designi la rissa fra uomini con uso
316a), ammesso che entrambi i testi non siano delle mani ed eventuali lesioni corporali. Que­
da emendare (a cominciare da W.M.MùlIer, sto va riaffermato contro la tendenza di molti
ZAW 17, 1897, 334ss.; Rudolph, KAT XIII/1, autori che vedono in rìb solo un termine del
124s.). diritto processuale (anche KBL 888s.). In Deut
25,1 «quando sorgerà una lite (rìb) fra alcuni
Gli eventuali nomi di persona amor, e ug. che si po­ uomini e verranno in giudizio (mispàf) e si
trebbero addurre (WUS nr. 2478.2479; UT nr. 2330) sarà pronunciata su di loro la sentenza
in Huffmon 260 e Gròndahl 178s. sono spiegati con (mispàl), assolvendo l’innocente e condannan­
un’altra derivazione; lo stesso accade in M. Dietrich-
O.Loretz, OLZ 62, 1967, 548, per il nome ebr.
do (sclq hi.; rsl hi.) il colpevole... » si può vede­
J(eh)òjàrìb con le sue Forme abbreviate Jà rìb , re chiaramente come rìb indichi proprio quegli
J erìbqj, Rìbaj, che secondo Noth, IP 201, dev’essere avvenimenti che poi danno luogo ad un proce­
spiegato come «Jahwe entri nella contesa (a favore dimento giudiziario. Sai 55,10-12 conferma
di colui che porta il nome) ». Come toponimo si ha questa tesi: rìb si trova qui par. a -*hàmàs,
Scriba (cfr. Noth, ATD 5, llls . = ita! I72ss.). Il -»<7ween, ->‘àmàl, lòk «oppressione», e
nome J erubbà'al (Giud 6ss.), nonostante Giud 6,32, mirmà «inganno», in Deut 21,5 insieme con
non deriva da nb (KBL 401a.868s.; Noth, IP 206s.; nàga‘. Il parallelismo (in parte sinonimico)
cfr., però, J.J.Stamm, FS Albright 1971, 449-452,
che per i nomi lerub-Baal e Geroboamo ipotizza la
con màclòn «lite, contesa» {sciìti) in Prov
forma secondaria rùb, corrispondente a rìb in Giud 15,18; 17,14; 26,21; Ger 15,10; Ab 1,3, cfr.
2L22K e Prov 3,30K); per M*ri-bà'al (lCron 9,40b; IQH 5,23.25, con massa «contesa, contrasto»
in 8,34 e 9,40a Merìb Bà'al) cfr. Noth, IP 143 n. 2. in Is 58,5, con inahuliimòi « percosse » in Prov
18.6, forse anche con -+qsp « essere in collera »
2/ 11 verbo rìb nell’AT ebr. ricorre 65x al q. e -» ’af « ira» in Is 57,16 e Prov 30,33, è anco­
(distribuito in maniera piuttosto uniforme) e ra su questa linea (con I.L.Seeligmann, FS
2x in hi. (ISam 2,10; Os 4,4), il sost. rìb 60x Baumgartner 1967, 256). Motivo della contesa
(incl. Giob 33J9K; Prov 12x), il plur. fem. è qui un male che viene compiuto (-»gm/ rà'à,
rìbòt 2x (vd. sp. 1), merìbà 2x (Gen 13,8; Num Prov 3,30); l’inizio della lite viene espresso con
27,14), jàrìb 3x (ls 49,25; Ger 18,19; Sai 35,1), gl' hitp. «scatenarsi» e paragonato alfirrom-
jàrèb 2x (vd. sp. 1), complessivamente, quindi, pere delle acque (Prov 17,14; 20,3); Prov 30,33
la radice (senza i nomi) 136x. con un linguaggio metaforico descrive l’origine
della lite dalla collera; Prov 26,21 esprime
3/ rìb e i suoi derivati si trovano nell’AT in questo passaggio dalla collera alla lite con hrr
tre campi vitali e linguistici (« Sitz im Leben ») pilpel « portare ad incandescenza »; la conclu­
che si intrecciano fra di loro: nei campi del sione di una lite viene indicata con sql hi.
conflitto (a) extra-giudiziario, (b) pre-giudizia- «placare» (Prov 15,18). In Prov 17,1 l’oppo­
rio e (c) giudiziario. Il procedimento indicato sto di rìb è salwà «tranquillità, pace». II sag­

695 S’H rìb CONTENDERE 696


gio, in contrapposizione allo stolto, viene pre­ giorenti, nobili ecc. Questa circostanza si spie­
sentato come uno che non va a cacciarsi in rìb ga forse col fatto che l’incerta istituzione della
(particol. Prov 20,3; 26,17; cfr. Gemser, HAT controversia pre-giudiziaria ha luogo soprattut­
16,24). to in quei casi in cui, data l’asimmetria del
Per rìb riferito a contese fra gruppi sono tipici conflitto, la contesa extra-giudiziaria si risolve­
i resti dei racconti di liti per i pozzi conservati­ rebbe sempre a svantaggio del partner più de­
ci dallo J (Gen 13,7s.; 26,20ss,; cfr. C.Wester- bole (vd. sp. a).
mann, Forschung am AT, 1964, 66ss.). I con­
tendenti sono i pastori di Lot opp. della città Anche in Es 17,2J rìb si trova in connessione con
una « domanda all’accusatore » (Boecker, l.c. 42); in
di Gerar e i pastori di Àbramo; oggetto della questo antichissimo testo della tradizione di h'Trìbà
lite sono lo spazio vitale (Gen 13) e i mezzi di il popolo discute con Mosè. La comprensione della
sostentamento (Gen 26). Una simile lite è in tradizione di Merìbà diventa ancora più difficile se si
pratica una «guerra», in un periodo in cui suppone che il termine giuridico merìbà, inteso
non esiste ancora uno stato (Westermann, l.c. come « procedimento giudiziario », sia fuori luogo ri­
68). La fase successiva dello sviluppo è rappre­ spetto al tema del testo che è la mormorazione (così
sentata dagli scontri fra le tribù israelitiche, Noth, UPt 135 n. 348; Secligmann, l.c. 256 ecc.). Ma
che in Giud 12,2 (lotte con gli ammoniti) ven­ questa supposizione non è necessaria se merìbà può
designare anche la contesa extra- e pre-giudiziaria. -
gono indicati con rìb. Come designazione di Per la tradizione di Mcrìbà cfr. Noth, ATD 5,11 ls. =
conflitti di guerra, rìb è attestato in Giud 11,25 ital. 172ss.; ATD 7,127ss.l85s.( e G.Morawe, BHH
(Moab-lsraele, par. Ihm ni., cfr. anche Sai IIJ 194.
35,1), in Is 34,8 (distruzione di Gerusalemme
ad opera di Edom ecc. nel 587) e in 2Sam c) Nel campo della c o n t e s a g i u d i z i a ­
22,44 = Sai 18,44 (con i LXX si deve leggere r i a rìb designa il « dibattimento della contro­
« conflitti dei popoli »). versia di fronte a un tribunale» (Begrich, l.c.
Non ci sono luoghi che parlino di una contesa 37), e per l’esattezza il più delle volte il proce­
extra-giudiziaria fra un singolo ed un gruppo o dimento giudiziario nel suo insieme (cosi con
viceversa. Potrebbe trattarsi di un caso, ma po­ L. Kòhler, Deuterojesaja stilkritisch untersucht,
trebbe anche esserci una ragione particolare, e 1923, 110; B.Gemser, The RIB - or Contro-
cioè che il rìb extra-giudiziario è concepibile in versy-Pattern in Hebrew Mentality, SVT 3,
sostanza solo come conflitto simmetrico. In si­ 1955, 122-125; Wolff, BK XIV/1, 1961, 39;
tuazioni asimmetriche la contesa o non ha luo­ Boecker, l.c. 54 n. 2; A.Gamper, Gott als Ri-
go affatto o si trasforma subito in procedimenti chter in Mesopotamien und im AT, 1966, 195;
che vengono indicati con « sottomettere » o contro, invece, E.Wurthwein, ZThK 49, 1952,
sim. (p.e. kb's pi., rdd, KBL 423.874b), oppure 4 n. 1). Attestazioni in questo senso sono p.e. i
si riesce a trasferirla in una contesa pre-giudi- due comandamenti che fanno parte dello
ziaria, con le sue forme più precise (vd. st. b). « specchio dei giudici » del codice dell’alleanza
Es 23,3.6; e inoltre 2Sam 15,2.4; Is 1,23 (par.
b) L’impiego di rìb per la contesa p r e -g i u - mispat); 50,8 (par. mispat e sdq hi.); Ez 44,24
d i z i a r i a (per la distinzione non ben defini­ (par. spi); Giob 31,13; Prov 18,17 (par. sdq
ta fra conflitto pre-giudiziario e giudiziario vd. hi.); 22,23 (« alla porta [della città] »); Lam
H.J.Boecker, Redeformen des Rechtslebens im 3,36 (par. mispat); cfr. Deut 1,12; 19,17;
AT, 1964) può essere identificato soprattutto 2Cron 19,8.10. Anche Deut 17,8 mostra il ca­
attraverso il tipico linguaggio pre-giudiziario rattere complessivo di rìb, se sotto il titolo ge­
presente nel contesto. Così, in Giud 6,31 rìb nerale di «questioni giuridiche» (dibrè rìbòi)
sta ad indicare la « contesa per Baal » che in­ si raccolgono le situazioni di mispàt: —dàm,
comincia con un’« ingiunzione a consegnare din e —ndga'. Per il modo con cui si svolgeva­
l’imputato» (Boecker, l.c. 20ss.). In Giud 8,1 no i procedimenti giudiziari isr. vd. Boecker,
rìb si trova insieme con la « formula di impu­ l.c., c D.A. McKenzie, VT 14, 1964, 100-104.
tazione» pre-giudiziaria (Boecker, l.c. 30). Le rìb, inoltre, può servire ad indicare anche sin­
formule di imputazione qualificano rìb come goli elementi del procedimento giudiziario, non
pre-giudiziario anche in Neem 13,11.17.25; 5,7 però elementi che abbiano a che fare con la
(Boecker, l.c. 26.28.31). Anche la discussione conclusione del procedimento (vd. sp.): in
di Giacobbe con Labano (Gen 31,36 J) comin­ Giud 21,22Q; Os 2,4; 4,4 l’accusa (in questo
cia con un «appello da parte deH’accusato» significato spesso con be, Boecker, l.c. 54 n.2),
(v. 36ss., Boecker, l.c. 49; cfr. anche il termine in Is 1,17; Giob 29,16 l’assistenza giudiziaria,
giuridico 'nh nel v. 36, J.Begrich, Studien zu l’intervento a favore dell’accusato, in Is 41,21
Deuterojesaja, [1938] 1963, 37s.). l’oggetto del contendere (Elliger, BK XI, 177),
In tutti questi luoghi (con eccezione di Gen in Giob 13,6 i discorsi tenuti nel corso del di­
31,36) a contendere sono un singolo e un grup­ battimento (Horst, BK XVI/I,198s.), in Es
po: Giud 6,31 la popolazione della città - pa­ 23,2 txt em; Ger 18,19 i contendenti che pren­
dre di Gedeone, Ioas; Giud 8,1 efraimiti - Ge­ dono parte alla lite, che altrove vengono chia­
deone; Neem 13,11.17.25; 5,7 Neemia - mag­ mati ‘ls rìb (Giob 31,35).

697 T I rìb CONTENDERE 698


In più di un’occasione è possibile precisare meglio il l.c.; Boecker, l.c.; ecc.), Wiirthwein, l.c., con
significato di rlb grazie alle preposizioni che l’ac­ altri sostiene un’origine cultuale. Un’altra teo­
compagnano; rlb assoluto, nb 'im e rlb ‘cet designano ria da ricordare è quella secondo cui a fornire
per lo più l ’intero procedimento, nb be indica l'ac­
il modello al linguaggio profetico del giudizio
cusa, nb ’cel « sollevare accusa presso », rlb le « liti­
gare a favore di », rlb ‘al « litigare a causa di » (cfr. sarebbe stato il diritto intemazionale (i trattati
Boecker, l.c, 54 n. 2; KBL 888s., e inoltre Suppl. di vassallaggio), una teoria sostenuta, fra gli al­
222a, tuttavia ancora insufficiente). tri, da J.Harvey, Le « Rib-Pattern », réquisitoi-
re prophétique sur la rupture de l’alliance, Bibl
Nei testi qui menzionati i contendenti sono an­ 43, 1962, 172-196; J.Limburg, The Root rlb
cora una volta (come in a) generalmente di and thè Prophetic Lawsuit Speeches, JBL 88,
pari livello, per lo più persone singole. Questa 1969, 291-304; cfr. R.North, ZAW 82, 1970,
osservazione mostra che nel procedimento giu­ 3lss. (bibliogr.). - L’uso linguistico di rlb da­
diziario istituzionalizzato il conflitto è reso rebbe ragione alla tesi ricordata per prima.
simmetrico, anche quando non c’è parità fra i La contesa giudiziaria fra Giobbe e Dio, da
contendenti. Nel momento in cui nel processo una parte può essere considerata come conte­
la simmetria venisse infranta, il diritto stesso stazione di Jahwe contro Giobbe (Giob 23,6;
sarebbe violato (cfr. Es 23,3.6; Giob 31,13). 31,35; 37,23; cfr. al riguardo la spiegazione
In conclusione, risulta dunque una successione linguisticamente falsa del nome Ierub-Baal in
logica dei tre campi del rlb: rlb è (a) contesa Giud 6,32), dall’altra come contestazione di
simmetrica extra-giudiziaria; rlb è (b) contesa Giobbe contro Dio (Giob 9,3; 33,13; 40,2), os­
asimmetrica pre-giudiziaria, in cui un conten­ sia Dio come oggetto del rlb. Per Giob cfr.
dente più debole può rifugiarsi e che poi (c) G.Many, Der Rechtsstreit mit Gott (Rib) im
può sboccare in una contesa giudiziaria resa Hiobbuch, Miinchen 1970 (tesi). - Ger 12,1
simmetrica attraverso il processo. Se questo definisce con esattezza la situazione di Giobbe
sviluppo logico corrisponda anche all'evolversi quando Geremia si lamenta: «T u sei troppo
del significato di rlb non è dato sapere, visto giusto (saddlq), Jahwe, perché io possa discute­
che in tutt’e tre i campi troviamo testi antichi. re con te». Ugualmente asimmetrica è la con­
tesa della creatura col suo creatore (ls 45,9) e
4/ In tutt’e tre i campi di vita e di linguaggio quella del popolo contro Jahwe (Num 20,13;
rlb può essere impiegato con valore teologico: Ger 2,29). In simile contesa Jahwe è insieme
p.e. nel campo extra-giudiziario in Deut 33,7; accusato e giudice, così come nell’accusa profe­
Is 19,20; 49,25 (par. espressioni riferentisi ad tica egli è insieme querelante e giudice (Bock-
iniziative di aiuto); nel campo pre-giudiziario ker, l.c. 87ss.98.132). Di uomini come difenso­
in.Is 45,9 (domanda di imputazione); Ger 12,1 ri del diritto a favore di Dio (Giob 13,8) o di
(par. sdq hi. e mispài); nel campo giudiziario Baal (Giud 6;31) si può parlare come di un’ir­
in ISam 24,16; Is 3,13 (par. ->dln, - >spt), Mi realizzabile possibilità.
6,2 (par. -»jkh). Jahwe può essere sia soggetto Dato che un conflitto in cui sia coinvolto Jah­
che oggetto del rlb. Jahwe come soggetto si we non potrà in nessun caso essere simmetrico
trova soprattutto nei salmi di lamento del sin­ (il problema di Giobbe!), nell’uso tcologicp la
golo: Dio deve contendere o contende di fatto differenziazione simmetrico/asimmetrico si
contro i nemici dell’orante (Sai 31,21; 35,1.23; confonde, e con essa anche la differenza dei tre
43,1; 119,154; Lam 3,58; cfr. anche Prov campi vitali e linguistici di rlb.
22,23; 23,11; Ger 11,20; 20,12), ed anche nel
lamento del popolo (Sai 74,22), nell’annuncio 5/ Quanto ai testi di Qumran, Kuhn, Konk.
di salvezza (Is 49,25) e negli annunci del giudi­ 205, registra una ventina di occorrenze del so­
zio contro i popoli stranieri (Ger 25,31; 50,34; stantivo. L’uso del vocabolo corrisponde esat­
51,36). Così come in questi testi, Jahwe com­ tamente a quello dell’AT, e il significato extra­
pare quale difensore del diritto in Deut 33,7; giudiziario è in primo piano (p.e. par. Ihm ni.
ISam 24,16; 25,39; Is 19,20; 51,22; Ger 11,20; in 1QM 4,12; IQH 7,23). Dai LXX rlb - in
Mi 7,9, cfr. ISam 2,10Q. I nomi teofori di per­ corrispondenza ai suoi campi vitali e linguistici
sona formati con rlb (vd. sp. 1) vanno riallac­ dell’AT - viene reso da una parte con
ciati a questi casi appena ricordati. La profezia (juxxEcr^ai e Xot,8opeiv, dall’altra con Suor) e
dei secoli 877° conosce la contesa di Jahwe xpLVELV. Per i LXX e il NT cfr. O.Bauernfeind,
contro il suo stesso popolo. (Is 3,13; 27,8; art. (jtàxopuxi, ThW IV, 533s. (= GLNT
57,16; Ger 2,9; Os 4,1; 12,3; Mi 6,2; cfr. Gem- VT, 1427-1432); H.Hanse, art. XotSopéoj, ThW
ser, l.c. 128ss.). IV,295-297 (= GLNT VI,789-794); G.Quell -
L’origine dei discorsi e delle scene profetiche di G.Schrcnk, art. 5txr|, ThW II, 176-229 (=
giudizio è controversa: mentre gli studiosi di GLNT 11,1191-1328); F.Biichsel-V.Hemtrich,
lingua tedesca per la maggior parte vedono art. xptvw ThW 111,920-955 (= GLNT V,1021-
sullo sfondo il procedimento giudiziario profa­ 1110).
no (Kòhler, l.c.; Bcgrich, l.c.; C.Westermann, G.Liedke
Grundformen prophetischer Rede, 11970; Wolff,

699 3*n rlb CONTENDERE 700


33*1 rkb C A V A LC A R E , V IA G ­ conduttore» [47x] c «cavallo» [lOx], cfr. BL
461.479). Si discute, tuttavia, se rlcb debba es­
G IA R E sere tradotto con « cavalcare » in tutti i luoghi
in cui è usato in collegamento con sùs. Va per­
tanto presa in considerazione la possibilità che
1/ La radice rkb oltre che in ebr. è attestata in alcuni luoghi possa essere tradotto con
anche in altre lingue sem. (Bergstr. Einf. 189), « viaggiare » o « guidare » (cfr. al riguardo e
come in acc. (rakàbn col sign. « salire su », ed per quel che segue S.Mowinckel, Drive and/or
anche « cavalcare » e « viaggiare », AHw 944s.) Ride in O.T., VT 12, 1962, 278-299), visto
ed in ug. (rkb «salire su » e «passare [con un che sùs non indica soltanto il cavallo da sella,
mezzo]», cfr. WUS nr. 2511; UT nr. 2331); ma anche, soprattutto dove ricorre con rcékceb
cfr. anche, f. gli a., DISO 279s.; LS 730s.; (cfr. Es 14,9.23; 15,19; Deut 11,4; 20,1; Gios
E.Ullendorff, VT 6, 1956, 194s. 11,4; IRe 20,1.21.25; 2Re 2,11; 5,9;
I derivati nominali dalla radice verbale rkb, 6,14.15.17; 7,6.14; Is 31,1; 43,17; 66,20; Ger
che in ebr. è attestata al qal e all’hi., sono nel- 17,25; 22,4; 46,9; 50,37; 51,21; Ez 26,7.10;
l’AT rcékceb « carro (da combattimento) » (per 39,20; Sai 20,8; 76,7) o con mcerkàbà/meerkab
lo più collettivo), rakkàb «conduttore» (no- (cfr. Gios 11,6.9; 2Sam 15,1; IRe 5,6; 10,29; ls'
men agentis), rikbiì « viaggio » (nomen actio- 2,7; Ger 4,13; Mi 5,9; Ab 3,8; Zac 6,1-3;
nis), rckùb «veicolo», rncerkàb «carro» (IRe 2Cron 1,16.17; 9,25), il cavallo da tiro dei car­
5,6) e «sella» (Lev 15,9; Cant 3,10), mcxrkàbà ri da guerra (cfr. M.Lòhr, Àgyptische Reiterei
« carro ». im A.T.?, OLZ 31, 1928, 924). Così bisogna
comunque tradurre con « viaggiare » o « guida­
2/ NelPAT il verbo rkb ricorre complessiva­ re » in quei luoghi in cui rkb si trova nel con­
mente 78x (esci. 2Re 19.23K, cfr. Is 37,24), di testo insieme con sùs e rcékceb o mcerkàbà: Ger
cui q. 58x (2Re e Ger 6x ciascuno, 2Sam 5x) e 17,25; 22,4 «coloro che vanno su carri con ca­
hi. 20x (2Re 5x). 11 nome rcékceb nell’AT ricor­ valli»; in Ger 51,21 «cavallo e cavaliere»
re complessivamente ll9x (Es 15,21 in Lis. va sono in parallelismo sinonimico con «carro e
spostato da 1336b a 1335a), con maggiore fre­ cocchiere» (cfr. Agg 2,22 e Ab 3,8). Avendo
quenza soprattutto in 2Re (I9x), IRe (16x), osservato che sùs w^rcékceb è usato ncll’AT
2Cron (14x), ls (11 x), Es (lOx) e Giud (9x). come formula fissa, Mowinckel ha concluso
rakkàb e mcerkàb ricorrono 3x ciascuno, rikbà che anche dove sùs ricorre da solo potrebbe si­
si trova solo in Ez 27,20, fkù b solo in Sai gnificare « cavallo di un carro da guerra »,
104,3; di mcerkàbà ci sono 44 occorrenze comparendo, per così dire, come parte per il
(2Cron 6x, IRe, 2Re e Zac 5x ciascuno). tutto al posto di sùs vf rcékceb; in passi di que­
sto genere il verbo rkb dev’essere perciò tra­
3/ Il significato della radice verbale rkb, spes­ dotto con « viaggiare » o « guidare » (vd. al ri­
so costruita con la prep. ‘al « s u » (cfr. Lev guardo Mowinckel, l.c. 284ss.). In questo con­
15,9; Num 22,22.30; Giud 10,4; 12,14; ISam testo dobbiamo richiamare l’attenzione su Es
25,20; 30,17; 2Sam 18,9; 19,27; ls 19,1; Zac 15,1.21 dove la traduzione di sùs werókL'bò è
1,8; Sai 45,5 ecc.), può essere descritto anzitut­ controversa: «cavallo e cavaliere» (p.e. Bibbia
to in maniera generale con « muoversi su un di Gerusalemme, Bibbia di Zurigo, e similmen­
qualche mezzo». Come mezzi di locomozione te Buber); «cavallo e soldati su carro» (p.e.
in connessione con rkb si trovano animali e Noth, ATD 5,95s., dove però la versione ita­
veicoli di vario genere (in acc. anche navi), sic­ liana, pp. 149s., ha posto ancora «cavallo e
ché rkb q. può essere reso anche con « andare cavaliere»; F.Criisemann, Studien zur
a cavallo» o «viaggiare» e rkb hi. causativo Formgeschichte von Hymnus und Danklied in
con « far andare a cavallo, far viaggiare ». Israel, 1969, 19); «cavallo e uomo» (così, sen­
Come animali di cavalcatura, oltre al generico za prendere posizione, la revisione della Bibbia
behèmà «animale» (Neem 2,12), vengono di Lutero del 1964); «cavallo e carro» (p.e.
menzionati in collegamento con rkb: hamdr M.Lutero; H.Grelimann, Die Anfànge Israels,
«asino» (Es 4,20; ISam 25,20.42; 2Sam 16,2; SAT 1/2, 21922, 53, supponendo la vocalizza­
19,27; IRe 13,13; Zac 9,9), ’àtón «asina» zione sùs vfrikbò). Ma per questo testo, come
(Num 22,22.30; Giud 5,10; 2Re 4,24), pcérced/ per Am 2,15 (ròkèb hassùs), la scelta definitiva
pirdà «m ulo» (2Sam 13,29; 18,9; IRe non può essere fatta solo sulla base di conside­
1,33.38.44), ‘àjir «asino maschio» (Giud 10,4; razioni filologiche. C’è piuttosto da dire che la
12,14), gàmàl «cammello» (Gen 24,61; ISam traduzione «cavallo e cavaliere» o «colui che
30,17) ed infine sùs «cavallo» (Gen 49,17; corre su cavallo» (Am 2,15) risulta problema­
2Re 9,18.19; 18,23 = Is 36,8; Ger 6,23; 50,42; tica per motivi storico-archeologici. In entram­
Ez 23,6.12.23; 38,15; Os 14,4; Zac 1,8; 10,5; bi i casi si tratta di un contesto militare; ora,
12,4; Giob 39,18; Est 6,8.9.11; cfr. anche Is nell’antico Oriente la cavalleria è comparsa re­
30,16 qal «cavallo da corsa», ed inoltre il lativamente tardi, mentre già molto presto fu­
sost. omonimo pùràs, che vuol dire «cavaliere, rono in uso carri da combattimento trainati da

701 3DT rkb CAVALCARE, VIAGGIARE 702


cavalli, e anche dopo l’introduzione della ca­ tare chi è in tribolazione può essere descritta
valleria (in Assiria sotto Assumasirpal li verso come un « passare » di Jahwe, spesso accompa­
l’860) in Siria ed in Palestina essi continuarono gnato da fenomeni temporaleschi. Cosi in Sai
ad essere il corpo principale dell’esercito; lo 18 l’apparizione di Jahwe in risposta all’invo­
stesso Israele non ha mai posseduto un corpo cazione di colui che è in pena è descritta con
di cavalleria (vd. al riguardo J.Wiesner, Fahren fenomeni vulcanici (vv. 8.9.16) e temporaleschi
und Reiten in Alteuropa und im Alten Orient, (vv. 10-15); Jahwe «viaggia su un cherubino e
AO 38, 1939, 70s.; de Vaux, 11,21-25 = ital. vola» (v. 11; cfr. 2Sam 22,11; quanto all’im­
227-230; cfr. anche Lohr, l.c. 923-927). La tra­ magine che vi sta dietro cfr. O.Keel, Die Welt
duzione di Es 15,1.21 dovrebbe dunque essere der altorientalischen Bildsymbolik und das
«cavallo e suo conduttore» o anche «cavallo Alte Testament, 1972, figure 295.296 a p.
e conducente di carro»; e così pure Am 2,15 196s.; cfr. inoltre Kraus, BK XV,141s.). Is 19,1
va tradotto «colui che guida il cavallo». In Is per descrivere l’avvicinarsi di Jahwe contro
30,16 (cfr. Os 14,4) è invece senz’altro da pre­ l’Egitto parla del Signore che viaggia su una
ferire per rkb la traduzione « cavalcare » (con­ nube veloce. Similmente anche in Sai 68,5
tro Mowinckel, l.c. 286), l’approssimarsi di Dio è descritto come un
Rispetto al significato «andare a cavallo», viaggiare sulle nubi («inneggiate a colui che
« viaggiare », il significato « salire, montare », viaggia sulle nubi»; cfr. Kraus, BK XV,
che in altre lingue sem. (e soprattutto in acc.) è 464.466) o un viaggiare attraverso i cieli (Sai
di gran lunga più frequente, è decisamente raro 68,34 «egli viaggia nei cieli, nei cieli eterni»);
nell’AT. Solo in alcuni luoghi in cui rkb è ac­ cfr. anche Deut 33,26 «nessuno è pari al Dio
compagnato dal verbo di movimento hlk il si­ di lesurun, che avanza nel cielo per venirti in
gnificato «salire, montare» può essere possibi­ aiuto» (cfr. anche Sai 104,3 «fai delle nubi il
le, ma non va accettato necessariamente in tut­ tuo carro »). In tutti questi testi si parla di Dio
ti i casi (cfr. Gen 24,61; ISam 25,42; 2Sam che si avvicina o per portare aiuto o contro i
19,27; IRe 13,13s.; 18,45; 2Re 9,16). Ma che nemici. La rappresentazione di Jahwe che
in ebr. non si siano perse del tutto le risonanze avanza sulle nubi o in cielo è molto vicina alla
del significato «salire, montare» nella radice designazione di Baal come rkb ‘rpt ben nota
rkb, risulta chiaro da 2Re 13,16, dove rkb hi. dai testi ugaritici (cfr. Kraus, BK XV,472;
jàd 'al haqqàsal significa « mettere la mano W.H.Schmidt, Kònigtum Gottes in Ugarit und
sull’arco» (contro S.P.Brock, NDpeXriYepÉTa = Israel, 21966, 84s.89; H.Gese e al., Die Reli-
rkb 'rpt, VT 18, 1968, 395-397, che propone il gionen Altsyriens..., 1970, 122s.; J.C. de Moor,
significato « to put together » [= « mettere in­ The Seasonal Pattern in thè Ugaritic Myth of
sieme»]). Anche per il nome ràkceb, general­ Ba‘lu, 1971, 98; P.J. van Zijl, Baal, 1972,
mente usalo in un contesto dì termini militari, 329-331). L’interpretazione di rkb ‘rpt come
in tre luoghi si è conservato un significato che « cloud galherer » (= « raccoglitore di nubi »)
è in parte affine a quello di « salire, montare »: (così Brock, l.c.) è molto improbabile, se si tie­
in Deut 24,6; Giud 9,53 e 2Sam 11,21 reekeeb ne presente il significato di rkb in acc., ug. (vd.
indica la « pietra superiore della macina» (cfr. sp. I) ed in ebr. In Deut 32,13 e Is 58,14 rkb
al riguardo K.J.Cathcart, Trkb qmh in thè hi. «far cavalcare» con Jahwe per soggetto
Arad ostracon and biblical llebrew rekeb, può essere inteso pressappoco nel senso di « far
«upper millstone», VT 19, 1969, 121-123; dominare su» (così forse anche Sai 66,12).
B.Otzen, VT 20, 1970, 239-242).
Il viaggiare con un mezzo o il cavalcare non 5/ Nei testi di Qumran rkb è attestato qual­
sono affatto un tipo di spostamento di larga che volta in IQM. - Dai LX X rkb q. è tradot­
diffusione per tutti, ma restano un modo di to in circa la metà dei casi con éraPaweiv; i so­
muoversi che è riservato alle persone nobili e stantivi rdtkceb e incerkàbà vengono resi quasi
di alto rango. È chiaro, quindi, come sia un se­ sempre con appa.
gno di particolare prestigio per una persona se R.Ficker
i suoi figli cavalcano asini (Giud 10.4; 12,14);
al re come dono di ossequio vengono dati asini
da cavalcare per la sua famiglia (2Sam 16,2); il
re (cfr. IRe 18,45; Zac 9,9) ed i principi (cfr.
2Sam 13,29; 18,9; 19,27; IRe 1,33.38.44) si
'spostano con un mezzo oppure cavalcano; an­ ] n mn ESULTARE
che delle donne benestanti si servono dell’asino
come di animale da sella (ISam 25,20.42; 2Re
4,24). Quando si vuole esaltare un uomo, lo si 1/ La radice mn «esultare, gridare» o sim.
fa montare su un mezzo o lo si fa cavalcare ricorre, oltre che nell’AT (e nell’ebr. ed aram.
(cfr. Gen 41,43; Est 6,9.11). post-vtrt.), anche in ug. (PRU H, nr. 1, r. (5.)6;
WUS nr. 2520; UT nr. 2337) ed in arab.
4/ L’apparizione di Dio che accorre per aiu­ (Wehr 32 7b).

703 ]J-1 rnn ESULTARE 704


Incerte sono una occorrenza palm. (DISO 281) e la (Sai 98,8). Che rnn il più delle volte stia ad in­
connessione con l’acc. erni/ettu(m) (W.von Soden, Or dicare manifestazioni di gioia con segni esterio­
NS 16, 1947, 68s.; AHw 242s.; CAD I/J 178s.). ri è confermato anche dall’uso parallelo di ver­
Accanto al verbo, attestato nelle coniugazioni bi appartenenti all’area semantica di «gioia»,
qal, pi., pu. e hi., si trovano come derivati i « rallegrarsi »; parallelamente a rnn vengono
nomi rinnà «grido ad alta voce», r'nànà perciò usati: «esultare» (Is 49,13 q.; 35,2
« esultanza » e renànlm « femmine di struzzo » pi.; 16,10 pu.; Sai 32,11 hi.); smh «rallegrar­
(solo Giob 39,13; cfr. G.R.Driver, PEQ 87, si» (q.: Sof 3,14; Zac 2,14; Sai 35,27; Prov
1955, I2s.; Fohrer, KAT XVI,514), ed inoltre 29,6; pi.: Sai 5,12; 67,5; 90,14; hi.: Sai 32,11;
il nome proprio Rinnà (lCron 4,20). cfr. 92,5); ‘ls «allietarsi» (Sai 5,12 pi.); ‘lz
«esultare» (Sof 3,14 q.; Sai 96,12 pi.; 149,5
Come forma secondaria si ha rnh q. « tintinnare » in pi.).
Giob 39,23. In Sai 32,7 ronnè va corretto (vd. BHS).
In maniera simile a rnn è adoperato anche il
2/ Il verbo mn è attestato nell’AT 53x: q. sostantivo rinnà , in cui parimenti è prevalente
19x (Is 9x), pi. 28x (Sai 21x, Is 4x), pu. lx (Is l’elemento della gioia, ma che può stare anche
16,10 «si esulta»), hi. 5x (Sai 65,9 e Giob per un grido di lamento o d’invocazione (cfr.
29,13 in senso causativo «far esultare»; altri­ IRe 8,28 = 2Cron 6,19; Ger 7,16; 11,14;
menti «esultare»; Deut 32,43; Sai 32,11; 14,12; Sai 17,1; 61,2; 88,3; 106,44; 119,169;
81,2). La massa principale delle occorrenze si 142,7). 11 fatto che rinnà abbia non soltanto il
trova nei salmi (25x) e in Is 40-66 (8x). Un sign. di « grido di gioia » ma anche quello di
quadro simile si ha per il sost. rinnà (33x, di « grido di lamento » o « grido d’invocazione »
cui 15x in Sai e 7x in Is 40-66). renànù ricorre potrebbe far pensare che si tratti di omonimi; è
4x (Sai 63,6; 100,2; Giob 3,7; 20,5), rc'nànlm molto più probabile, tuttavia, che questi diver­
lx (vd. sp.). si significati « find their point of contact in thè
fact that they are loud cries or shouts which
3/ Se si guarda alla distribuzione delle occor­ are directed to JHWH in an attempt to achieve
renze e se si tiene inoltre presente che rnn an­ results» (= «convergano nel fatto che si tratta
che al di fuori dei salmi si trova in testi poeti­ di grida spiegate o di urla dirette a Jahwe nel­
ci, affini ai salmi (p.e. Is 12,6; 24,14; Ger 31,7; l’intento di ottenere dei risultati») (Wagner,
Sof 3,14; Zac 2,14), appare chiaro che rnn l.c. 440). Partendo dalla considerazione che in
rientra prevalentemente nel campo del vocabo­ alcuni Lesti il tenore di un grido viene designa­
lario cultuale; questo non vuol dire, tuttavia, to come rinnà (o con rnn) (cfr. Sai 35,27;
che l’uso del termine sia riservato esclusiva­ 118,15; cfr. anche IRe 22,36), è possibile rite­
mente all’ambito del culto (cfr. Prov 1,20; 8,3). nere che il sostantivo rinnà indichi tutto un
In primo luogo rnn indica un’espressione ad certo tipo di grida cultuali (cfr. Wagner, l.c.
alta voce, per lo più di gioia, ma in parecchi 440).
casi anche di lamento o di dolore (Lam 2,19), Soggetto di rnn sono (1) uomini, sia singoli (Is
o semplicemente un grido (Prov 1,20; 8,3; cfr. 54,1; Sai 59,17; 92,5; Prov 29,6; cfr. anche i
Kraus, BK XV,584), tanto che a giudizio di al­ luoghi in cui si trovano come soggetto parti del
cuni rnn dev’essere considerato come un voca­ corpo come pars prò toto: làsòn «lingua»: ls
bolo onomatopeico (vd. F.Brown-S.R.Driver- 35,6; Sai 51,16; é'jàtàjim «labbra»: Sai 71,23;
Ch.A.Briggs, A Hebrew and English Lexicon, Ièb e basar «cuore» e «carne»: Sai 84,3) sia
1907, 943) per «grido squillante» (« ringing gruppi (Lev 9,24; Is 24,14; 42,11; 65,14; Ger
cry », vd. anche N.E.Wagner, rinnà in thè 31,7; Sai 5,12; 20,6; 33,1 ecc.). (2) Compaiono
Psalter, VT 10, I960, 435-441). Bisogna però come soggetto anche dei concetti personificati,
tener presente che rnn non indica soltanto un come la «Sapienza» in Prov 1,20; 8,3; anche
grido elevato, eventualmente inarticolato, pri­ la « figlia di Sion » può comparire come sog­
vo di una precisa direzione; in Prov 1,20 e 8,3 getto di rnn (Sof 3,14; Zac 2,14; cfr. Is 12,6;
con rnn viene designato il grido della Sapienza « Sion» da sola Lam 2,19), e così pure le « ro­
teso a stimolare, ad attrarre l’attenzione. vine di Gerusalemme» (ls 52,9). (3) Infine
rnn è usato in parallelo con verbi che designa­ come soggetto di rnn si può trovare il creato:
no un grido elevato oppure un innalzamento cielo e terra (Ger 51,48), tutta la terra (Sai
della voce o anche manifestazioni di tipo più 98,4). Ma anche singoli settori del creato pos­
musicale. In questo senso si trovano come pa­ sono comparire come soggetto; così il cielo (Is
ralleli di rnn: shl «(nitrire), esultare» (Is 12,6; 44,23; 49,13), le stelle del mattino (Giob 38,7),
24,14; 54,1; Ger 31,7); rua‘ hi. «gridare ad alta le montagne (Sai 98,8) e gli alberi (Sai 96,12;
voce» (Is 44,23; Sof 3,14; Giob 38,7; Sai 95,1 1Cron 16,33).
pi.; Sai 81,2 hi.); ntn qòl «dare voce» (Prov
1,20); ns' qòl «alzare la voce» (Is 52,8); swh 4/ È impossibile stabilire per rnn una chiara
«gridare (dalla gioia)» (Is 42,11); slr «canta­ distinzione fra uso profano e uso teologico, in
re» (Sai 59,17); zmr pi. «far della musica» quanto, a parte alcuni pochi casi in cui non ha
(Sai 71,23; 98,4); mh‘ kaf «battere le mani» un valore teologico ben definito (Is 16,10; Ger

705 rnn ESULTARE 706


51,48; Giob 29,13; Prov 1,20; 8,3; 29,6), esso L’aver osservato che in Is 12,6; 54,1; Sof 3,14s. e Zac
compare quasi esclusivamente in un determi­ 2,14 rnn ha la sua collocazione in inni imperativi
nato linguaggio cultuale. Per lo stesso motivo è (quanto all’uso deil’imperativo negli inni e al genere
impossibile tracciare l’evoluzione del significa­ letterario dell’« inno imperativo» cfr. Gunkel-
Begrich 32ss.; C.Westermann, Das Loben Gottes in
to del vocabolo rnn nel corso della storia. den Psalmen, 41968, 98s.; Criisemann, l.c. 19ss.), nei
Nella maggioranza dei casi rnn è impiegato nel quali (a) l’imperativo è un imp. fem. sing., nei quali
contesto della lode di Dio. Una cosa che salta (b) la proposizione causale con kì che viene dopo
subito agli occhi a questo riguardo è che rnn l’imperativo contiene un discorso al destinatario del­
compare in numerosi testi che invitano a loda­ l’invito ad esultare (in questi casi Gerusalemme/
re Dio. Cosi rnn è all’imperativo in Is 12,6; Sion), nei quali (c) la topica rimanda al culto della
44,23; 49,13; 54,1; Ger 31,7; Sof 3,14; Zac fecondità, ha spinto Criisernann (l.c. 55ss.) a pensare
2,14; pi.: ls 26,19; 52,9; Sai 33,1; 98,4; hi.: che questi testi fossero originariamente « una specie
di oracoli di fecondità » (l.c. 64) e che la terminolo­
32,11; 81,2; allo iussivo rnn compare in Is gia in essi adoperata avesse la sua origine nel culto
42,11; Sai 35,27; pi.: 5,12; 67,5; 71,23 ecc. Al­ della fecondità (cfr. anche P.Humbert, Laetari el
cuni di questi appelli a lodare Dio hanno una exultare dans le vocabulaire religieux de l’Ancien
composizione in due parti. Essi contengono in Testament, Opuscules d’un hébraisant, 1958, 144).
primo luogo l’invito alla lode espresso per lo Le argomentazioni di Criisemann hanno dimostrato
più con un imperativo, cui fa seguito nella se­ con un certo grado di probabilità la connessione di
conda parte - spesso col legata con la congiun­ rnn con il linguaggio del culto della fecondità (cfr.
zione kì « perché » - la motivazione che sostie­ arche quanto detto da C.Westermann a proposito di
-►gif)\ va però sottolineato che rnn ricorre frequente­
ne l’invito alla lode. Così, all’appello di Deut mente anche al di fuori di questi contesti, sicché non
32,43 hi. «esultate a Jahwe, o cieli...» (per il c’è ragione di affermare semplicemente che rnn aves­
testo cfr. F.Crusemann, Studien zur Formge- se la sua radice originaria ed unica nel linguaggio del
schichte von Hymnus und Danklied in Israel, culto della fecondità.
1969, 42s.) è legata la motivazione introdotta
con kì « perché egli vendicherà il sangue dei In alcuni lamenti del singolo risulta chiara­
suoi servi... » (per la motivazione dell’invito mente che rnn rappresenta l’aperta risposta
alla lode introdotta con k ì cfr. Gunkel-Begrich esultante ad un agire, e in particolare, qui, ad
42). Così pure, in Is 12,6 (cfr. la struttura dei un agire salvifico di Jahwe. rnn nel contesto
precedenti versetti 4 e 5) all’esortazione a loda­ del lamento si trova quindi nella confessione di
re il Signore segue la motivazione: « Gridate ed abbandono in Jahwe o nel vóto di lode: « Ma
esultate, abitanti di Sion, perché (kì) grande in 10 canterò la tua potenza, al mattino esulterò
mezzo a voi è il Santo di Israele» (cfr. anche (rnn) per la tua bontà, poiché tu sei stato la
la struttura di ls 44,23; 49,13; 54,1; Zac 2,14; mia difesa, mio rifugio nel giorno del perico­
Is 52,9 pi.). Non sempre la motivazione del­ lo» (sai 59,17; cfr. anche Sai 51,16; 63,8;
l’invito è collegata tramite la congiunzione kry 71,23). rnn può inoltre comparire, sempre nel
essa può essere legata anche, come accade in Is contesto del lamento, nella invocazione, allor­
42,10ss., senza congiunzione e con una propo­ ché l’orante prega perché coloro che desidera­
sizione verbale perfettiva: all’invito a cantare, no la sua giustizia abbiano motivo di esultare e
lodare, gridare, esaltare e proclamare nei ver­ di lodare Jahwe (Sai 35,27), o coloro che si af­
setti 10-12 segue nel v. 13 la proposizione di fidano a Jahwe possano esultare e allietarsi in
giustificazione: «Jahwe avanza come un pro­ lui (Sai 5,12).
de,.. ». Ma con rnn non viene indicata soltanto l’aper­
Dal punto di vista del contenuto, l’invito alla ta esultanza per il fatto che Jahwe ha portato
lode è motivato con un agire di Jahwe. Così, in soccorso con la sua azione in un momento di
Is 44,23 la motivazione dell’esortazione alla necessità, ma anche l’esultanza di lode per la
lode è che Jahwe ha riscattato (g’I) Giacobbe grandezza di Jahwe (Is 12,6), per le sue opere
ed ha glorificato (p'r hitp.) se stesso davanti al (Sai 92,5), per la sua giustizia (Sai 51,16;
suo popolo; in ls 49,13; 52,9 l’invito alla lode 145,7), per il suo nome (Sai 89,13) o anche per
viene motivato col richiamo al fatto che Jahwe 11 fatto che egli viene a giudicare (Sai 96,12s. =
consola (nhm pi.) il suo popolo; in Is 42,11.13 lCron 16,33; Sai 98,8s.).
la motivazione è data dal fatto che Jahwe
avanza in assetto di guerra, in Deut 32,43 dal­ 5/ Nei testi di Qumran sono attestati sia il
l'affermazione che Jahwe vendica il sangue dei verbo rnn (IQS 10,14.17; IQM 14,2.6; IQSb
suoi servi. In Sai 96,12s. e 98,8s. a motivare 2,25) sia il nome rnh (IQM 4,4; 12,13.15;
l’invito all’esultanza è l’arrivo di Jahwe per 19,7; IQH 11,5.14.26); l’uso del vocabolo è si­
giudicare la terra e le nazioni (cfr. anche Sai mile a quello dell’AT.
67,5 « esultino le genti e si rallegrino, perché Nei LXX non c’è una traduzione unica di rnn.
giudichi i popoli con giustizia »). Col vocabolo Tuttavia nei salmi l’equivalente di rnn è quasi
rnn viene dunque rivolto l’invito alla lode esul­ esclusivamente àYaXXtaoncu, il cui uso nel
tante di Dio, intesa come risposta ad un agire NT corrisponde a quello dei LXX (cfr. R.Bult-
di Jahwe. mann, art. àyoLXXiàop.at,, ThW 1,18-20 =

707 rnn ESULTARE 708


GLNT 1,51-58). Al di fuori dei salmi, soprat­ termine; la maggior parte dei significati un po’
tutto nel Deuteroisaia, è usato frequentemente più specifici dei vocaboli affini può essere inse­
come traduzione di rnn eùcppouvco (cfr. R.Bult­ rita in questo schema.
mann, art. eùcppcuvu), ThW IJ,770-773 = GLNT
111,1199-1210), che nel NT può indicare spesso a) In tutta una serie di luoghi ré(“ significa in
la gioia profana, « specialmente la gioia del senso stretto «amico (personale), confidente,
banchetto» (R.Bultmann, l.c. 772 = 1206; cfr. collega, compagno ». Così, secondo Gen
Le 12,19; 16,19), ma anche la gioia cultuale 38,12.20 Chira di Adullam è l’amico di Giuda;
(Atti 7,41) e la gioia escatologica (Apoc 12,12; cfr. Es 33,11 « faccia a faccia, come un uomo
18,20). parla col suo amico»; 2Sam 16,17 «Assalonne
R.Ficker disse a Cusai: Questa è la fedeltà che hai per il
tuo amico? Perché non sei andato con il tuo
amico? », cfr. ancora gli amici di Giobbe (Giob
2,11; 16,20; 19,21; 32,3; 35,4; 42,7.10) e luo­
ghi come Es 32,27; Deut 13,7; 2Sam 13,3; IRe
VI rèai PROSSIM O 16,11; Is 3,5; Ger 9,3; 23,35; Mi 7,5; Sai
35,14; 88,19; 122,8; Giob 17,5; Prov 17,17;
18,24; 19,6; 27,10. In qualche occasione rèa‘
1/ Corrispondenze a rèa‘ «compagno, amico, può essere inteso piuttosto in senso sessuale
prossimo » sono attestate anche in altre lingue come «amante» (Ger 3,1; Os 3,1; Cant 5,16
sem.; per l’ambiente dell’AT cfr. acc. rù'u, par. dòd «amato»; cfr. ra'jà «amata» in Cant
fem. rutu, (AHw 997s.); ug. r' (WUS nr. 2521; 1,9.15; 2,2.10.13; 4,1.7; 5,2; 6,4: con eccezione
UT nr. 2339); ebr. r ‘ (iscrizione di Siloah = di 2,2 sempre in forma appellativa « amica
KAI nr. 189, r. 2.3.4); aram. r ‘ (Ah r. 113.222; mia »).
DISO 281; secondo Leander 77 prst. ebr?); Non di rado rèa' si trova in successioni di ter­
quanto ai nomi di persona cfr. HufTmon 260s.; mini di parentela, p.e. Es 32,27 «uccidete tut­
Gròndahl 178; F.L.Benz, Personal Names in to, fratelli, amici e parenti »; Deut 13,7 « qua­
thè Phoenician and Punic Inscriptions, 1972, lora il tuo fratello carnale, o tuo figlio, o tua
409s.; Noth, IP 10.153s. (non rientra in questo figlia, o la moglie che riposa sul tuo petto, o il
ambito il nome di donna Rut, cfr. H.Bruppa- tuo amico che ti è tanto caro come la tua vita
cher, ThZ 22, 1966, 12-18; J.J.Stamm, FS stessa, vuol istigarti in segreto»; IRe 16,11
Baumgartner 1967, 325s.). «né consanguinei (gd‘alìm ) né amici»; -*’àh
L’ebr. oltre ai sost. rèa‘, ré'cè, mèrèa‘ (BL 465), «fratello» (anche Ger 9,3; 23,35; Sai 35,14;
fem. rè'ù, ra'jà, rc‘ùt, conosce anche un verbo 122,8; Prov 17,17; 27,10 ecc.); -*qrb 3d (qàròb
r'h 11 q. «intendersela con qualcuno» (Giob «parente» Es 32,27; Sai 15,3; 38,12 ecc.);
24,21; Prov 13,20; 28,7; 29,3; probabilmente -*g’l 3d.
anche Is 44,20; Os 12,2, cfr. i comm.), pi. Fra i sinonimi domina 'òhèb «amico» (cfr.
«fare da paraninfo (mèréa')» (Giud 14,20; cfr. p.e. Sai 38,12; 88,19; Lam 1,2; Prov 14,20;
A.van Selms, JNES 9, 1950, 65-75), hitp. -*'hb Ul/1-3). Nel sign. «amico personale» si
« fare amicizia » o sim. (Prov 22,24). avvicina molto al senso più stretto di rèa‘ il
termine ‘alltif (Ger 3,4; 13,21; Mi 7,5 par. rèa‘\
2/ rèa’ ricorre nell’AT 187x (incl. Giob 6,14; Sai 55,14; Prov 2,17; 16,28; 17,9). Come voca­
esci. 2Sam 12,11; Sai 139,2.17 rèa' III «inten­ bolo opposto va ricordato soprattutto -> òjèb
zione, pensiero », cfr. Wagner nr. 284; più pre­ « nemico » (accanto a rèa‘ in Lam 1,2).
cisamente: Prov 33x, Deut e Ger 21x ciascuno, Anche dove rèa‘ può essere tradotto con «col­
Fs 20x, Gioh I4x, Zac e Sai 8x ciascuno, Gen lega, compagno», non è sottolineata l’apparte­
e ISam 7x ciascuno). Degli altri sostantivi nenza ad un gruppo più o meno chiuso (cfr.
sono attestati: rè'cc 4x (2Sam 12,11; 15,37; IRe 20,35 a proposito dei discepoli dei profeti;
16,16; IRe 4,5), mère0' 7x (Gen 26,26; Giud Zac 3,8 a proposito del gruppo intorno al som­
14,11.20; 15,2.6; 2Sam 3,8; Prov 19,7), rè'à 3x mo sacerdote Giosuè; mèrèa‘ Giud 14,11.20;
(Giud 11,37Q.38; Sai 45,15), ra'jà 9x (solo 15,2.6 a proposito degli amici di nozze o com­
Cant) e r^'ùt 6x (Es 11,2; Is 34,15.16; Ger pagni di festa di Sansone). Per questo signifi­
9,19; Zac 11,9; Est 1,19). cato cfr. piuttosto hàbèr «socio» (Giud
20,11; Is 1,23; 44,11 ecc., nell’AT 12x;
3/ rèa' possiede un ampio arco di sfumature habbàr « socio » Giob 40,30; ifbcercet « com­
di significato (J.Fichtner, Der BegrifF des pagna» Mal 2,14; aram. bibl. habar «compa­
«Nachsten» im AT, WuD N.F. 4, 1955, gno » Dan 2,13.17.18; habrà « compagna »
23-52 = Gottes Weisheit, 1965, 88-1 14; id., Dan 7,20) e aram. bibl. kenàt «collega» (Esd
ThW VI,310-314 = GLNT X,713-723). Anche 4,9.17.23; 5,3.6; 6,6.13).
se non con una separazione troppo netta, si Un particolare sviluppo da titolo onorifico a titolo di
possono distinguere (a) un uso più stretto, (b) ufficio si riscontra neH’espressione «compagno del
un uso più largo e (c) un uso pronominale del re» (iè°' hammàlwk lCron 27.33; rè Té hum màlak

709 STI rèa‘ PROSSIMO 710


IRe 4,5; cfr. rè'a Dàwìd 2Sam 15,37; 16,16; cfr: an­ tra »). Il correlativo fem. è 'issa - rè ‘ùtàh
che mèrèa‘ in Gen 26,26), in uso al tempo di Davide «una... l’altra» (tutti i luoghi con re'Ut, meno
e Salomone e più tardi sostituita dalla designazione Est 1,19, in Is 34,15.16 e Zac 11,9 anche di
di incarico jò ‘ès «consigliere». A questo riguardo, e animali).
per l’ipotetico modello (eg.) cfr. f. gli a. R. de Vaux,
RB 48, 1939, 403-405 = Bible et Orient, 1967, 4/ a) Solo in un testo con rèa‘ viene indicato
198-201; E.Bammel, ThLZ 77, 1952, 205-210;
Fichtner, l.c. 93; A. van Selms, JNES 16, 1957,
Dio stesso: Giob 16,21 «che faccia giustizia al­
118-123; de Vaux I,188s. - ital. 129s.; ll.Donner, l’uomo nella contesa con Dio e appiani le cose
Der « Freund des Konigs », ZAW 73, 1961, 269-277; fra l’uomo e il suo rèa‘ »} dove rèa‘ significa o
A.Penna, Riv Bibl 14, 1966, 459-466; Noth, BK l’«amico» (Fichtner, l.c. 92; cfr. Fohrer, KAT
IX/l,64s.; S.Herrmann, Geschichte Israels in atl. XVI,281.29Is.) o il «partner (in giudizio)»
Zeit, 1973, 229 (= Storia d’Israele. 1 tempi dell’AT, (Horst, BK XVI,240.253s.). Jahwe viene para­
1977, 247). gonato con un amico solo in Es 33,11 «Jahwe
parlava con Mosè faccia a faccia, come un
b) Di regola réa‘ va inteso in senso largo come uomo parla con un amico». Con ciò viene
«proprio simile, prossimo», dove l’esatto rap­ messa in risalto la peculiarità del rapporto di
porto può essere di volta in volta diverso a se­ Jahwe con Mosè (cfr. Num 12,6-8; Deut
conda del contesto, ma in ogni caso non defini­ 34,10). Si tratta di un’eccezione; in nessun al­
bile con precisione. Così, réa‘ può essere il tro caso il paragone è usato in riferimento a
connazionale (Lev 19,16 par. ‘ammìm ; 19,18 Jahwe.
par. benè -> 'am; Deut 15,2 « non lo esigerà [il
debito] dal suo prossimo, dal suo fratello », cfr. b) Jahwe interviene perché airinterno della co­
v. 3 « potrai esigerlo dallo straniero »); ma può munità giuridica isr. sia rispettato il diritto del
essere anche il vicino (Es 11,2 rèa‘ e re‘ùt, detti prossimo: Es 20,16 = Deut 5,20 « non pronun­
dei vicini eg.; Deut 19,14 e 27,17 detto del ciare falsa testimonianza contro il tuo prossi­
confinante; Prov 3,29 « che dimora fiducioso mo»; Es 20,17 (cfr. Deut 5,21) «non desidera­
presso di te»; 25,17). Nella maggior parte dei re la casa del tuo prossimo...»; Es 21,35
casi, proprio nei testi legislativi, è tuttavia im­ « quando il bue di un uomo cozza contro il
possibile stabilire con esattezza se con rèa‘ si bue del suo prossimo... »; Lev 19,13 «non op­
intendano coloro che appartengono allo stesso primerai il tuo prossimo, né lo spoglerai... »;
popolo o semplicemente i propri simili, quelli Deut 19,14 «non sposterai i confini del tuo vi­
che si incontrano nel corso della propria vita cino, posti dai tuoi antenati... »; 27,24 « male­
(Es 20,16s. = Deut 5,20s; Es 21,14.35; 22,6ss.; detto chi uccide il suo prossimo in segreto ». In
Lev 19,13; 20,10; Deut 19,5.11.14; 23,25s. questi ed in altri luoghi simili dei testi legislati­
ecc.; Prov 3,28.29; 6,1.3 ecc.). Anche se di fat­ vi con rèa‘ viene indicato il proprio simile, il
to il più delle volte ci si riferisce solo ai com­ vicino, colui con cui ci si incontra giorno per
pagni dello stesso popolo, rèa‘ non è tuttavia giorno; non viene definito con precisione dal
mai diventato un termine tecnico per indicare i punto di vista giuridico il campo di applicazio­
membri del popolo di Dio. ne del comandamento, anche se è vero che nel
Anche nel sign. «prossimo» rèa' si trova spes­ contesto, e in particolare nel Deuteronomio e
so unito a designazioni di parentela (vd. sp. a), nel Codice di santità, di fatto non vengono su­
ad esempio ’àh «fratello», il quale, dal canto perati i confini nazionali (cfr. tuttavia l’allarga­
suo, può essere usato anche con significato al­ mento del comandamento delI’amore in Lev
largato per dei non-parenti (cfr. Deut 15,2; Is 19,18; nel v. 34 il campo si allarga includendo
41,6; Ger 23,35; 31,34; 34,17; Giob 30,29 rife­ il forestiero che abita nella terra). Quanto all’a­
rito ad animali). more del prossimo nell’AT cfr. dettagliate indi­
cazioni sotto -> ’hb IV/1.
c) L’originaria accezione di amicizia e prossi­ L’ingiustizia consumata contro il prossimo di­
mità si attenua nel frequente sign. pronominale venta un capo di accusa nei profeti, con uso di
di «altro» (ISam 15,28 «Jahwe strappa oggi rèll‘ specialmente in Ger ed Ez (cfr. Ger 5,8;
da te il regno di Israele e lo darà ad un altro 9,7; 22,13; 29,23; Ez 18,6.11.15; 22,11.12;
[!eré‘akà\ migliore di te», cfr. 28,17 ed Est 33,26). Il giudizio imminente porterà la disgre­
1,19 fem. re'ùt; 2Sam 12,11 rè'7z\ in Prov 6,1 gazione dei salutari ordinamenti che vigono tra
rèa‘ si trova addirittura come parallelo di gli uomini (cfr. Is 3,5; Ger 9,3s.; 19,9; Mi 7,5).
-+zàr «estraneo»). Un po’ come -*‘ìs e -» 'ah Anche nella letteratura sapienziale viene racco­
(3d), anche Ts e rèn> vengono usati in diverse mandato un comportamento di giustizia verso
locuzioni per indicare reciprocità ( ’is il prossimo (cfr. p.e. Prov 3,28.29; 6,29;
ìe/'cel-rè‘éhù « l ’un l’altro» Gen 11,3; 43,33; 14,20.21; 16,29; 26,19; Giob 6,14 txt?).
Es 18,7; Deut 19,11 ecc.; questa e simili locu­
zioni ricorrono circa 70x nelFAT e 3x nell’i­ c) L’accusa profetica secondo cui Israele ha
scrizione di Siloah, vd. sp, 1; possono essere abbandonato Jahwe come una donna (-*■'issò
usate anche per cose inanimate, come in Gen 4f) infedele e va amoreggiando con altri aman­
15,10 «e collocò ogni parte di fronte all’al­ ti, viene illustrata con l’impiego del termine

711 i n r è fl‘ PROSSIMO 712


rè°' in Os 3,1 e Ger 3,1.20. L’immagine del Cant (7x ciascuno), mir'ce è attestato 13x (Ez
matrimonio, ripresa dalla mitologia can. 34 4x), mar'it lOx (Sai 4x), f ' ì lx (IRe 5,3).
(WolfT, BK XVI/1,15s.41.53s.), viene applicata
al rapporto fra Jahwe ed Israele, ma serve pro­ 3/ Sono possibili diverse traduzioni di r'h q.,
prio a combattere la propensione di Israele a seconda del soggetto e dell’oggetto: a) sogg.
verso il culto^can. di Baal con la sua prostitu­ uomini: « portare (il bestiame) al pascolo, far
zione sacra. È del tutto incomprensibile come pascolare, pascolare (transitivo)» (Gen 29,7;
mai Israele infranga la sua fedeltà verso Jahwe 30,31.36 ecc.), in maniera assoluta «essere pa­
(Ger 3,20 « ma come una donna è infedele al store, guardare» (particolarmente al part.; Gen
suo amico, così voi, casa di Israele, siete stati 37,2.13.16; ISam 16,11 ecc.), in senso figurato
infedeli a me») e si accosti ad altri amici (Ger «guardare (uomini) = governare» (2Sam 7,7 =
3,1 «tu ti sci disonorata con molti amanti»), lCron 17,6; Ger 3,15 ecc.), con soggetto perso­
mentre Jahwe, nonostante tutto, ricomincia nificato « nutrire, ristorare» o sim. (Os 9,2 aia
sempre daccapo con il suo popolo (Os 3,1 e torchio; Prov 10,21 le labbra del giusto),
« va’, ama una donna che è amata da un altro « governare » o sim. (Ger 22,22 vento; Sai
ed è adultera; come Jahwe ama i figli di Israele 49,15 la morte); b) sogg. bestiame: «pascolare
ed essi si rivolgono a dei stranieri... »). (intransitivo)» (Gen 41,2.18; Es 34,3 ecc.),
«stare al pascolo» (Is 30,23), metaforicamente
5/ Per l’accoglienza del termine nei LXX, e in senso traslato detto anche di uomini (ls
nella letteratura di Qumran e nel NT cfr. Ficht- 14,30; 49,9) e poi parzialmente in malam par-
ner, l.c, 104-114; J.Fichtenr - lI.Greeven, art. tem « stare a pascolare = devastare » (Ger 2,16;
•rcXiiaiov, ThW VI,309-316 (= GLNT X,711- Mi 5,5 ecc.), dove i confini di questo impiego
728). Il comandamento dell’amore del prossi­ metaforico (p.e. Prov 15,14 «pascersi di = per­
mo di Lev 19,18, combinato con Deut 6,5, vie­ seguire» o sim.) rispetto a r'h II «intendersela
ne ripreso in Mt 22,34-40; Me 12,28-31; Le con qualcuno/qualcosa » diventano molto te­
10,25-28. Ma proprio in Luca appare con tutta nui (Is 44,20 « pascersi di » cenere; Os 12,2
chiarezza come il prossimo nel NT non si « pascersi di » vento?).
identifichi con il vicino o il compatriota, ma Quanto ai termini indicanti gli animali da pa­
comprenda ogni uomo senza distinzione di scolo che rientrano nell’area del vocabolo r'h ,
fede o di nazionalità. L’antitesi del discorso il più frequente è sòn (s’n) « bestiame minuto
della montagna (Mt 5,43-48) estende anche l’e­ (costituito di pecore e capre)», per motivi stili­
sigenza dell’amore del prossimo soprattutto ai stici tradotto il più delle volte con « pecore »
nemici. (nell’AT 274x; Gen 63x, Ez 29x, ISam 20x;
J.Kiìhlewein con la forma secondaria sònoe 2x); più rari in
collegamento con r ‘h sono hàqàr «bovini»
(183x, spesso in serie con sòn\ Num 50x,
2Cron 18x, Gen 17x, Lev, ISam e IRe 12x
ciascuno) o singole categorie di animali (p.e.
Hi?-) r'h PASCOLARE buoi Es 34,3; Giona 3,7; lCron 27.29; mucche
Gen 41,2.18; Is 11,7; vitello Is 27,10; agnello
ls 65,25; capretto Cant 1,8; asino Gen 36,24;
1/ r'h (*r‘j ) « pascolare, tenere al pascolo, asine Giob 1,14). Il vocabolo più generale per le
guardare (ogg. bestiame, in senso figurato an­ bestie custodite dal pastore è ‘èdar « greg­
che uomini)» è attestato nella maggior parte ge» o «armento» (nelPAT 39x, di cui lOx in
delle lingue sem. (Bergstr. Einf. 189), Il qal Gen, 6x in Ger, 5x in Cant; con r'h ISam
presenta il part. sostantivato rò'cè «pastore» 17,34; Is 40,11; Ger 6,3; 31,10; 51,23 ecc.).
(cfr. acc. rè ’ù\ ug. r'y , WUS nr. 2522; fen. e
aram.; DISO 281); più di rado e per Io più re­ I verbi sinonimi sono o più generici (—smr, Ger
lativamente tardi sono attestate le derivazioni 31,10) o più specifici, cfr. i verbi relativi all’azione
del «condurre» come nhh, nhg q./pi., nhl pi. (-*nhh
f 7 «pascolo», mir'vè «pascolo, foraggio» e 3), Parzialmente sinonimi di rò'à sono i termini di
m arit « luogo di pascolo ». professione hòqér « allevatore di bestiame » (Am
7,14; cfr, H.J.Stoebe, WuD NF 5, 1957, 160-181) c
2/ Di r'h qal si hanno 168 occorrenze (incl. nòqéd «allevatore di pecore» (2Re 3,4; Am 1,1;
2Re 10,12, esci. Is 44,20 e Os 12,2 con r'h II WolfT, BK XIV/2, 154; Rudolph, KAT XII1/2,
«intendersela con», -*rèar); di esse (secondo 113s.; S.Segert, FS Baumgartner 1967, 279-283). Per
Lis.) 83 sono del part. sostantivato rò'cè e 1 del indicare l’area di pascolo servono, oltre ai termini
fem, rò'à « pastora» (Gen 29,9). Frequenze ri­ derivati da r'h, anche kar «pascolo» (Is 30,23; Sai
37,20; 65,14; in ls 14,30 lo si può ev. congetturare),
levanti sono da registrare nei « capitoli dei pa­ nàwcè «pascolo» e più genericamente «luogo»
stori » di Ez 34 (31x, in tutto il resto di Ez solo (plur. ne'àl', per lo più in testi poetici; nelPAT 45x,
in 37,24) e di Zac 11 (lOx sulle 14x dell’intero di cui Ger I4x, Is 6x, Sai 5x; cfr. anche nàwà Giob
Zac), rispetto alla normale distribuzione in Ger 8,6; nàjól 6x in ISam 19.18-23; 20,1 e l'acc. nawùm
(27x), Gen (23x), Is (16x), Sai (8x), ISam e nei testi di Mari; cfr. D.Edzard, ZA 53, 1959,

713 f ìin r'h PASCOLARE 714


J68-173; A.Malamat, JAOS 82, 1962, 146; M.WeiB, nizzato, ed in casi del genere esso caratterizza
ThZ 23, 1967, I6s.), migrai' «campo di pascolo (in­ colui che porta il titolo come manifestazione
torno alla città)» (114x quasi soltanto ir elenchi; del dio pastore Dumuzi/Tammuz. In Mesopo-
Gios 58x, lCron 44x; Lis. va completato con Ez tamia da un lato il titolo di pastore è riferito al
36,5; inoltre migresòt «pascoli?» Ez 27,28; per una
più precisa esposizione del sign. di migrai cfr. L.De­ re per le sue funzioni cultuali in quanto capo
lekat, VT 14, 1964, 13-23). del sacerdozio e mediatore fra gli dei e il popo­
lo; d’altro lato il re è pastore per il fatto che
4/ In una società in cui l’economia è basata raccoglie e protegge il suo popolo, gli procura
principalmente sull’agricoltura e la pastorizia, con abbondanza i beni della terra e custodisce
è chiaro che il titolo di pastore ha potuto esse­ la giustizia.
re facilmente applicato a Dio, al re e alle auto­ Anche in Israele simili concezioni sono larga­
rità in generale (al riguardo e per l’uso dell’im­ mente diffuse, anche se qui il re nel culto stata­
magine nell’AT e nell’antico Oriente cfr. p.e. le ha un ruolo senza dubbio importante ma as­
Dalman, AuS VI, 146-287; J.Jeremias, ThW solutamente non paragonabile a quello dei suoi
Vl,484-501 = GLNT X , I 193-1236; V.Hamp, colleghi mesopotamici; nel governo profano le
Das Hirtenmotiv im AT, FS Faulhaber 1949, sue funzioni sono del tutto simili, cfr. 2Sam
7-20; J.G.Botterweck, Hirte und Herde im AT 5,2 = lCron 11,2; 2Sam 7,7 = 2Cron 17,6; Sai
und im alten Orient, FS Frings 1960, 339-352; 78,7ls.; del re promesso: Ger 23,4; Ez 34,23s.;
D.Miiller, Der gute Hirte. Ein Beitrag zur Ge- 37,24; Mi 5,3. Tuttavia (Jeremias, l.c. 486s. =
schichte àg. Bildrede, ZÀS 86, 1961, 126-144; 1198ss.) sorprende il fatto che per nessun re in
Ph. de Robert, Le berger d’Israèl, 1968; I.Sei- carica a noi noto sia in Israele attestato diretta­
bert, Hirt-Herde-Kònig, 1969 [per la Mesopo- mente il titolo di pastore.
tamia]). c) Anche i c a p i del popolo portano talvolta
il titolo di pastori: Ger 2,8; 3,15; 10,21; 22,22;
a) J a h w e è pastore, una raffigurazione che 23,1 s.; 25,34-36; Ez 34,2ss.; Zac 10,3; ll,4ss.;
ha trovato la sua espressione classica in Sai 13,7 (cfr. M.Sacb». Sacharja 9-14, 1969,
23,1-4; cfr. anche Sai 28,9; 80,2; e inoltre Gen 2l5.237s.278s.). Is 44,28 Io adopera in riferi­
48,15; 49,24; Is 40,11; Os 4,16; Mi 7,14 (cfr. mento a Ciro. Si tratta quindi probabilmente
Eichrodt 1,354 s.v. Hirte = ital. 1,526 s.v. pa­ di un uso limitato soprattutto al periodo dell’e­
store; J.de Fraine, L’aspect religieux de la ro- silio. In quanto ufficiali di Israele anche costo­
yauté israélite, 1954, 137; V.Maag, Der Hirte ro stanno sotto il giudizio imminente e dovran­
Israels, SThU 28, 1958, 2-28). Da Gen 49,24, no essere sostituiti in futuro dai «veri» pasto­
dove rò!cè ‘(éba’.n Jisrà el (per il testo cfr. i ri.
comm. e -*sùr) è in parallelo con >ab\r J a ‘°qób
(-* ’abbìr 4), si può dedurre che il titolo è mol­ 5/ Nei LXX il nostro gruppo terminologico
to antico, e che anzi risale al tempo della reli­ viene reso principalmente con véy.Ew/vo|j.T) e
gione dei patriarchi. Cfr. anche indirettamente 7toqxatvei.v/noi^T)v ecc. Per l’uso dei vari ter­
ls 63,11; Ger 13,17; 23,1-4; 31,10; 50,19; Ez mini nel NT e nel suo ambiente cfr. J.G.S.S.
34,1 lss.; Zac 9,16 txt em; Sai 68,8; 74,1; Thompson, The Shepherd-Ruler Concept in
77,21; 78,52s.; 79,13; 95,7; 100,3; 121,4; dove thè OT and its Application to thè NT, Scottish
si parla del popolo come «gregge» ( ’Sdcer) o Journal of Theology 8, 1955, 406-418; J.Jere­
«pecore (del suo pascolo)» (sòn, mar'ìi), o mias, art. m>ipiT)v, ThW VI,484-501 (= GLNT
compare una terminologia legata a questi con­ X ,1193,1236); E.Beyreuther, art. Hirte, ThBNT
cetti. In molti casi è chiaro che la designazione 11,697-701 (= pastore, DCB 1220-1224).
di Jahwe come pastore è una variante del titolo J.A.Soggin
->mélcck « re ».
b) Il re visto come il pastore insediato dalla
rispettiva divinità è attestato nell’antico Orien­
te fin dai tempi più remoti (cfr. p.e. S.Mowin­
ckel, Psalmenstudien, II, 1922, 306ss.; M I r" ESSERE CATTIVO
C.J.Gadd, Ideas of Divine Rule in thè Ancient
East, 1948, 38ss.; de Fraine, l.c. md. s.v. pa­
steur; K.-H.Bernhardt, Das Problem der alto- 1/ A differenza di toh « buono », ra‘ « catti­
rientalischen Konigsideologie im AT, 1961, 68 vo, malvagio» e la radice corrispondente r"
n.l; Seux 189 [nàqidu], 243-250 [re’ù/rè ‘ù]. non appartengono al semitico comune. L’ag­
356 [utullu]. 441-445 [sumj//)«]). Enannatum 1 gettivo si trova in acc. {raggu « malvagio, catti­
di Lagas (25° sec. a.C.), Hammurapi di Babilo­ vo», AHw 942; altrimenti lemnu e fSnu) e in
nia (18° scc. a.C.) e Assurbanipal di Assur fen. (Kar. 1,15 «uomini malvagi»; sostantivato
(668-627), fra gli altri hanno portato il titolo di 1,9 «tutto ciò che è malvagio»; 111,17 «per
pastore; in altri casi esso assume addirittura il malvagità», cfr. KAI nr. 26; DISO 281), ma è
valore di termine tecnico per il monarca divi­ del tutto assente in aram. (per Ah. 113 cfr.

715 W n r ‘' ESSERE CATTIVO 716


DISO 281 e P.Grelot, Documenfs araméens concepita come un comportamento attivo. Un
d’Egypte, 1972, 439; -*rèa‘ 1), dove compare fattore che ha qui una certa importanza è an­
invece con lo stesso sign. la radice b s (DISO che la «concezione sintetica della vita» ed una
3ls.; aram. bibl. b ’s q. «essere cattivo» Dan eccessiva applicazione del principio per cui ad
6,15; agg. beTs > bis «malvagio» Esd 4,12; una azione segue una determinata conseguenza
cfr. KBL 1056a). (cfr. specificamente per ra' K.H.Fahlgren, in
K.Koch, Um das Prinzip der Vergeltung in
Incerto è se la radice r“ ricorra in ug. (WUS nr. Religion und Recht des AT, 1972, 122-126).
2523; contrario UT nr. 2606), come pure incerta è la
connessione etimologica talvolta sostenuta con l’a- Qui di seguito (senza distinzione di principio
rab. ra'à' «plebaglia» (Vollers secondo GB 768a) fra uso profano e uso teologico) verranno trat­
Va rifiutata la connessione con -*rèu‘ (contro W.L. tati: (a) ra' (e r “ q.) in giudizi e decisioni, (b)
Dulière, FS Altheim II , 1970, 1-26). ra'/rà'à come «sventura» o sim., (c) come
«malignità, misfatto», o sim., (d) l’impiego di
Nell’AT il verbo ricorre in qal, ni. (Prov 11,15 r " hi.
«essere trattato male»; 13,20 «divenir catti­
vo ») e hi. (« fare in maniera cattiva, agire a) Rispetto a tòb è molto più raro che venga
male, operare malvagiamente», spesso con nominato colui per il quale (/'’) qualcosa è ra'\
part. sostantivato « malfattore »). Come nomi tale indicazione manca del tutto nei libri sa­
si hanno ròa‘ «cattiveria» (astratto quii di ra', pienziali, ma è poco frequente anche altrove
BL 455) e mèra' «male (sost.)» (solo Dan (p.e. 2Sam 19,8), ed ha già fondamentalmente
11,27), e inoltre ra' «malvagio», spesso so­ una diversa accentuazione per il fatto che si
stantivato: ra‘ e fem. rà'à « male, disgrazia ». tratta di forme verbali (p.e. 2Sam 20,6; Neem
13,8). Del resto è chiaro: per la Sapienza ha
2/ Statistica: se si segue Lis. nel collocare le soprattutto importanza interrogarsi su ciò che
varie forme ambigue sotto r “ q. opp. sotto ra' giova e non sul contrario (cfr. anche Am 5,14).
e rà'à, si hanno le seguenti cifre (Mand. collo­ Così pure manca una preposizione comparati­
ca Num 11,10; 22,34; Gios 24,15; 2Sam 19,8 e va come min in senso sapienziale (eccezione,
Ger 40,4 sotto q. anziché sotto ra', e inoltre forse, 2Sam 19,8). Una cosa non è più cattiva,
Ger 11,16 txt? sotto r ” Il «rompere»): r" q. più sfavorevole di un’altra, ma è l’uomo che
24x, ni. 2x, hi. 68x (incl. part.; Sai 14x, Ger può comportarsi peggio di un altro (p.e. q.
llx, ls 8x), mèra' lx, ró°' 19x (di cui Ger 2Sam 20,6; hi. IRe 16,25; Ger 7,26; 16,12),
I lx), ra‘ 356x (Prov 47x; Ger e Sai 33x ciascu­ o trattare uno peggio che un altro (p.e.
no, Deut 28x, Gen e 2Re 26x ciascuno, Ez e Gen 19,9 hi ).
Eccle 17x ciascuno, Ez 16x, IRe I5x, Is e 2 Ma questo non esclude che con ra' si intenda
Cron 14x ciascuno) e rà'à 31 lx (Ger 90x, Sai espirmere un giudizio o una decisione. Per
31x, Prov 21x, ISam 20x, Eccle 14x). Sicché, questo è frequente la formulazione secondo cui
delle complessive 781 occorrenze della radice, una cosa è cattiva a giudizio (be'ènè, —'àjin
già 146 appartengono a Ger, altre 80 a Sai e 3c) di qualcuno; ciò viene detto in primo luogo
75 a Prov. con il verbo (Gen 21,11.12; 38,10; 48.17; Num
11,10; 22,34; Gios 24,15; ISam 8,6; 18,8;
3/ 4/ I due aspetti del male che in altre lin­ 2Sam 11,25.27; Is 59.15; Ger 40,4; Prov
gue (p.e. l’italiano con i termini «brutto» e 24,18; lCron 21,7) ma anche con l’agg. ra', o
«cattivo») vengono almeno approssimativa­ con riferimento personale (p.e. Gen 38,7) o
mente distinti, sono espressi in ebr. con un con riferimento impersonale (rar indeterminato
unico termine. Le due concezioni in fondo come rimando a cosa ancora non accaduta, che
molto diverse fra loro (cattivo nel senso di di­ potrebbe suscitare una reazione, ISam 29,7;
fettoso, non soddisfacente e cattivo nel senso di ra' determinato per cosa spiacevole già fatta e
malvagio, perverso) vengono tenute insieme, conosciuta, ISam 15,19; 2Sam 12,9).
almeno inizialmente, non per il fatto che ra' Il significato di r " q./ra' in queste locuzioni va
indichi anzitutto il « male in sé », ma perché è determinato in base alla persona e ai mezzi di
la relazione con la vita che determina nei sin­ colui che giudica. Se si tratta di qualcosa che
goli casi il valore particolare del termine (in non è in potere del giudicante di cambiare, la
Deut 30,15 sono equiparati ra' e « morte», lòb traduzione appropriata del verbo potrebbe suo­
e «vita»; cfr. anche Mi 3,2). Per questo moti­ nare « essere dispiaciuto » (p.e. Gen 21,12;
vo si distingue fra tòb e ra' (2Sam 14,17; Num 11,10; ISam 8,6). Se, però, il giudizio
19,36; IRe 3,9; Is 7,15) ed è pericoloso dire contiene una decisione, che racchiude possibili
lòb a quel che è ra' (p.e. Is 5,20; per i proble­ iniziative per cambiare le cose, si dovrebbe
mi che stanno dietro la «conoscenza del bene pensare a «sdegnarsi, respingere come cosa
e del male» [Gen 2,9.17] cfr. -»tòb 3e). Anche spiacevole» (p.e. Gios 24,15; Ger 40,4). L’agg.
due altri aspetti del male non vengono termi- ra' può essere di significato neutro, senza con­
nologicamente distinti in ebr.: la « sventura » notazioni etiche (Gen 28,8; Es 21,8); può voler
subita piuttosto passivamente e la « malignità » dire semplicemente che qualcosa appare scon­

717 ST ì r" ESSERE CATTIVO 718


veniente (ISam 29,7). Se, invece, c Jahwe colui cattivi). Può essere cattivò l’aspetto (Gen 41,21
che giudica (p.e. Is 65,12; 66,4; Sai 51,6), ra‘ di animali; ma anche di uomini: Gen 40,7:
assume immediatamente il carattere della mal­ Neem 2,2). Infine devono essere qui ricordati i
vagità oggettiva, del peccato, da respingere e da giorni pieni di afflizione (Gen 47,9; Prov
punire, poiché il giudizio di Dio è norma ulti­ 15,15), senza parlare poi dei giorni e del tempo
ma, che racchiude in sé illimitate possibilità di di sventura (Am 5,13; 6,3; in stato cs. con
punizione (indipendentemente dal modo in cui -jò m [3d]: Ger 17,17.18; 51,2; Sai 27,5; 41,2;
è stato inteso un tempo Gen 38,7 = lCron 2,3, Prov 16,4; cfr. Eccle 7,14).
il tenore generale esclude ora qualsiasi idea di Ora, è chiaro che, se ra'/rà'à riceve la sua con­
arbitrio). Questo è lo sfondo della ben nota for­ creta sfumatura di significato dal particolare ri­
mula, prevalentemente dtr., — ‘sh hàra' be‘enè ferimento nel contesto in cui si trova, il senso
Jhwh « fare ciò che è male agli occhi di Dio » del sostantivo usato in modo assoluto è generi­
(Num 32,13; Deut 4,25; 9,18; 17,2; 31,29; co e quindi anche più difficile da determinare.
Giud 2,11; 3,7.12; 4,1; 6,1; 10,6; 13,1; ISam Si può forse operare una certa distinzione cer­
15,19; 2Sam 12,9; IRe I 1,6; 14,22 e ancora al­ cando di vedere se l’affermazione tiene conto o
tre 20x nei libri dei Re insieme con i corri­ meno di colui chc causa questo ra'. Se non ne
spondenti luoghi paralleli dei libri delle Crona­ tiene conto il significato più tenue è « dispiace­
che, sempre in testi contenenti la stigmatizza­ re, dolore» (p.e. Gen 44,34; Sof 3,15; con rà'à:
zione dtr. deirattività di governo del rispettivo Gen 44,29; Giona 4,6; Eccle 11,10), mentre il
re d’Israele o di Giuda; fuori dei libri storici: senso ordinario è « disgrazia, necessità » (p.e.
Ger 32,30; 52,2; Is 65,12; 66,4; Sai 51,6). Gen 48,16; Sai 10,6; 23,4; 121,7; Giob 5,19;
Prov 5,14; 12,21 ecc.; con rà'à p.e. ISam 6,9
È significativo il fatto che manchi una corrisponden­ dove si prospetta appunto il caso di sapere se
te formula con tòb] al suo posto di trova -*jasàr
(3b/4). Quella con ra' è in certo qual modo una for­
si tratta di una punizione di Dio o semplice­
mula fissa; con ra' si esprime già qualcosa di assolu­ mente di una disgrazia; 2Re 14,10; Ger 15,11;
to (cfr. Ger 18,10K rà'à), sicché diventa praticamen­ 38,4; Zac 1,15; Giob 2,11; Prov 17,20; 24,16;
te inutile l’ulteriore determinazione di b‘“énè Jhwh, Neem 1,3; 2,17). Se davanti agli occhi si ha
come pure è superfluo dare indicazioni più precise l’esito di questa disgrazia, c’è da pensare ad un
sul misfatto qualificato come ra‘ (cfr. p.e. Deut 9,18; significato come «rovina» (p.e. Gen 19,19;
17,2; Giud 2,1 1; 3,7 rispetto a Giud 13,1 ecc.). Giud 20,34; ISam 25,17, ogni volta con rà'à).
Nella maggior parte dei casi, però, il ra‘ è cau­
b) Per ra' usato come attributo e per ra'/rà'à sato da qualcuno, o che sia esplicitamente no­
sostantivato c’è da aspettarsi la stessa ampiezza minato o che per lo meno sia chiaramente ri­
di significato degli altri casi (cfr. p.e. Deut conoscibile (p.e. Gen 31,29a Labano; Ger
23,10 «guardati da ogni cosa sconveniente»; 39,12; Ez 11,2; Sai 56,6; Prov 13,17; 21,12;
Mal 1,8 « non ha alcuna importanza »; 1Re Eccle 8,9 ecc.). Allora dietro ra‘ c’è la rappre­
22,8 = 2Cron 18,7 «solo avversità»; e invece sentazione dì una disgrazia provocata o della
Ger 2,19 «estremamente malvagio»). Visto situazione penosa chc nc deriva. Una simile di­
nell’insieme, il senso di ra‘ si differenzia a se­ sgrazia uno può anche provocarsela da sé col
conda che l’espressione abbia un tenore piutto­ suo comportamento (Ger 7,6; 25,7). Ma qui,
sto attivo o passivo, a seconda, cioè, che sia ancora una volta, una precisa delimitazione è
messa in primo piano l’esperienza di colui che estremamente difficile. Se si tiene presente lo
è colpito dal ra1o di colui chc compie il ra'. schema interpretativo, senza dubbio un po1ap­
Nel primo caso ra'/rà'à significa «sventura, prossimativo ma sufficiente, secondo cui ciò
disgrazia, incomodo» nel senso più ampio. Le che uno fa di malvagio si volge in disgrazia per
malattie sono gravi (p.e. Deut 7,15; 28,35; un altro, allora l’attenzione si sposta a seconda
Giob 2,7; Eccle 6,2; 2Cron 21,19), un castigo è che si pensi di più all’operatore del male o a
severo (Prov 15,10; cfr. Ez 14,21), un destino è chi ne è colpito. I luoghi in cui si può pensare
doloroso (Eccle 9,3), un agire appare vano (Ec­ ad ambedue le possibilità, sono numerosi (p.e.
cle 2,17), un affare è cattivo (Prov 20,14; Eccle ISam 20,7.9.13; 23,9; 24,10; 2Re 21,12; 22,16;
1,13; 4,8; 5,13), le armi portano disgrazie (ls Est 7,7; 8,3). Anche nelle forme coi suffissi è
32,7; Ez 5,16; Sai 144,10), gli animali selvatici difficile decidere se ci si trovi di fronte ad un
sono minacciosi (Gen 37,20.33; Lev 26,6; Ez gen. soggettivo (« mia sventura») o ad un gen.
5,17; 14,21 ecc.). In questa serie rientrano an­ oggettivo (« il male progettato contro di me »)
che gli annunciatori di sventura (Sai 78,49) e il (cfr. al riguardo p.e. Num 11,15; Ger 2,27.28;
messaggio che annuncia malanni (Ger 49,23). 11,12.14; 48,16; Abd 13; Eccle 5,12). La stessa
Una terra è infruttuosa (Num 20,5), l’acqua è imprecisione si ha dove rà'à è collegato con
malsana (2Re 2,19; cfr. 4,41). Un gruppo a sé —rifh «spirito» (Giud 9,23; ISam
è costituito dalle indicazioni qualitative forma­ 16,14.15.16.23; si tratta di uno spirito che ope­
te con ra ': bestie o frutti presentano una mac­ ra il male o la cui conseguenza è la disgrazia?).
chia e allora sono di minor pregio (p.e. Gen
4I,3s.l9s.; Lev 27,10ss.; Ger 24,2.3.8. i fichi Il plurale fem. rà'òl col sign. «tribolazioni, sofferen­

719 JHH r" ESSERE CATTIVO 720


ze» ricorre in Deut 31,17.21; 32,23; Sai 34,20; 6,14; 12,20; 14,22; cfr. anche la locuzione róa‘
40,13; 71,20; 88,4, e quindi in misura relativamente ma'“làlìm «malvagità delle azioni» Deut
scarsa (vd. anche st. 3/4c). Cfr. in questo contesto 28,20; Is 1,16; Ger 4,4; 21,12 ecc.; Os 9,15;
anche r“ ni. « passarsela male» (Prov 11,15; 13,20).
Sai 28,4; cfr. ISam 25,3) o del «meditare»,
Dopo quanto abbiamo fin qui detto appare del « parlare » e del « mirare » a qualche cosa
chiaro come nasca necessariamente una tensio­ (Gen 8,21, cfr. Eccle 9,3; Ez 11,2; Os 7,15; Sai
ne quando è Jahwe stesso che provoca ra‘ (ls 41,6; 109,20; Prov 15,26 ecc.).
31,2; 45,7 « io faccio il bene e provoco la scia­ Come già mostra la forma maschile, questo ra'
gura») opp. rà'à (così nella maggior parte dei è concepito come un qualcosa di veramente
luoghi), poiché da una parte egli si trova nel reale, concreto, anche se raramente viene espli­
punto focale della proposizione, dall’altra parte citato con altre determinazioni (p.e. Mi 2,ls.;
egli non può operare nulla di malvagio, anzi Prov 1,16). Ad ogni modo il male viene visto
nemmeno niente di funesto in senso vero e nella duplice relazione: il male contro l’uomo
proprio (cfr. Ger 29,11). Questa concezione, è contemporaneamente male contro Dio (p.e.
pur se rara in testi pre-profetici, si ritrova an­ ls 11,9; Mal 2,17; Sai 97,10). È difficile stabili­
che in passi antichi (come p.e. Giud 2,15; IRe re una chiara generalizzazione del significalo
9,9; 2Re 22,20) che certamente non hanno su­ anche per la forma astratta femminile rà'à ; a
bito influenze dtr. (cfr. la locuzione «Jahwe questo proposito ci si può forse riferire solo a
abbandona il proposito di fare del male» Es Ger 26,l9b e 44,7 («grande cattiveria»), ls
32,12.14; 2Sam 24,16 = lCron 21,15; anche 57,1 (« il giusto è tolto di mezzo poiché domi­
Ger 18,8; 26,3.13.19; 42,10; Gioe 2,13; Giona na la malvagità»), e magari anche a Sai 50,19;
3,10; 4,2; ->nhm 4a; altrimenti p.e. Es 32,12; 52,3; Prov 16,30. Le espressioni verbali sono
Deut 29,20; 31,29; Giob 42,11). Particolar­ spesso le stesse: compiere, progettare, ripagare
mente importanti sono 2Sam 17,14; IRe (p.e. Gen 26,29; 44,4; 50,17.20; Sai 15,3;
21,29; 2Re 6,33. Qui veniamo a trovarci di 35,12; 38,21; Prov 3,29; Neem 6,2 ecc.). An­
fronte alla fede nella potenza universale del che dove rà'à determinato non designa la scia­
Dio d'Israele che all’inizio era semplicemente gura o quanto meno è ambivalente (vd. sp. b),
presente, ma all’epoca p.e. di Geremia si mani­ il male non va ridotto astrattamente al suo
festa pienamente (Ger 16,10; 18,8; 19,15 ecc.; proprio denominatore, ma per lo più va preci­
Ez 6,10; 7,5; 14,22; anche Mi 2,3; cfr. infine ls sato in maniera molto concreta attraverso il
45,7). Va osservato che il verbo Sh «fare, agi­ contesto (p.e. Gen 39,9; 50,15; Giud 20,3.12;
re», frequente con soggetto umano (vd. st. c), 2Sam 3,39). Questa reale concretezza giustifica
si trova solo in Ger 18,8; 26,3; 42,10; Ez 6,10; l’espressione « ripagare il male col bene (o vi­
molto più frequente è ho' q. « venire » (Ez 7,5) ceversa)», ossia porre azione contro azione
e hi. «portare» (p.e. Ger 19,15; 32,42; 35,17; (p.e. Gen 44,4; ISam 24,18; Ger 18,20; Sai
36,31 ecc.; anche IRe 9,9; 21,21.29; 2Rc 35,12; 38,21; Prov 17,13, ogni volta con rà'à).
21,12; 22,16.20; Ez 14,22; Giob 42,11). Se si Per questo il male può essere «estirpato» (b'r
considera che per lo più si tratta della forma pi.: Deut 13,6; 17,7.12; 19,19 ecc. con ra\
determinata del sostantivo e che in questo con­ Giud 20,13 con rà'à\ quanto alla formula «tu
testo ricorrono i verbi —hsb «progettare» (Mi dovrai estirpare il male dal tuo mezzo » e alla
2,3; Ger 18,8; 26,3) o (accanto ad altri) dbr pi. sua origine cfr. J.L’Hour, Bibl 44, 1963, 1-28;
«annunziare, minacciare» (Ger 16,10; 19,15; R.P.Merendino, Das deutoronomische Gesetz,
26,13.19; 40,2; Giona 3,10; cfr. Gios 23,15), 1969, particol. 336-345). Il male è anzi rappre­
diventa chiaro che qui si tratta di un agire pu­ sentato addirittura come spazialmente presen­
nitivo che esclude tanto l’arbitrio che la casua­ te, tanto che è possibile tenersi alla larga da
lità, e che la sciagura sta a significare la revoca esso {sur mèra' Sai 34,15 ecc., vd. i luoghi in
di un ordinamento salvifico dato per grazia —sur 4a; cfr. anche ls 59,15 e locuzioni di al­
(cfr. Is 45,7). tro genere in ISam 25,39; Is 59,7; Ger 4,14;
9,2; 18,8; 23,10; Prov 1,16).
c) Diversamente stanno le cose quando ad Quando ra' come aggettivo è riferito ad un
operare raVrà'à è un uomo. In questo caso con uomo (popolo, gruppo), designa sempre il mal­
ra' si intende il male attivo per lo più nel sen­ vagio, e mai invece lo sventurato, l’afflitto (Sai
so complessivo della malvagità. L’attività del­ 5,5; 7,10; 140,12; Prov 11,21; 12,13 ecc.). in
l’uomo a questo proposito può essere caratte­ modo particolare ciò vale dei plurali (Gen
rizzata in maniere diverse; per lo più ciò viene 13,13; Ger 6,29; 12,14; 15,21; Ez 30,12; Prov
fatto con espressioni del «fare» nel senso più 4,14; 12,12; 14,19; cfr. Ez 7,24 « i peggiori dei
ampio (-* 'sh « fare, agire » / ma'asa « opera »: popoli »; stranamente questo plurale manca del
Is 56,2; Mal 2,17; Sai 34,17; Prov 2,14; Eccle tutto nei salmi [78,49 si riferisce certamente a
4,17; 8,11.12; Neem 9,28; 2Cron 33,9; cfr. la potenze demoniache]). Lo stesso vale anche per
formula dtr. sh hàra' bc‘&nè Jhwh, vd. sp. a; tutto ciò che riguarda l’uomo malvagio (le sue
—p'I «fare, operare» Mi 2,1; —gml «rende­ azioni: 2Re 17,11; Esd 9,13; Neem 9,35 ecc.;
re» Sai 7,5; Prov 31,12; hrs « preparare» Prov le sue strade: 2Re 17,13; Ez 20,44; 33,11;

72 J VS31 r" ESSERE CATTIVO 722


36,31; Zac 1,4; 2Cron 7,14 ecc.; cfr. anche mento delle potenze del caos sempre incom­
-*sèm ra' «diffamazione» Deut 22,14.19; benti c minacciose. Essi sono visti in modo più
Neem 6,13). concreto quando si parla della loro genìa (Is
1,4; 14,20) o della loro mano (Ger 20,13;
Il plurale femminile assoluto rà'òi nella maggior par­ 23,14; Giob 8,20).
ie dei casi indica i concreti misfatti, le opere cattive In 12 lesti soggetto di r “ hi. è Jahwe (Es 5,22;
(p.e. Ger 2,13; 3,5; 44,9; Ez 6,9; 20,43; Os 7,1; Sai
55,16; 141,5; Prov 15,28 ecc.; quanto al più raro si­
Num 11,11; Gios 24,20; ISam 17,20; Ger
gnificato « tribolazioni, sofferenze » vd. sp. b), 25,6.29; 31,28; Mi 4,6; Sof 1,12; Zac 8,14; Sai
44,3; Rut 1,21; inoltre Is 41,23 e Ger 10,5 con
d) Per r" hi. bisogna ammettere il sign. genera­ gli dei come sogg.). Una cosa da rilevare è con
le « trattare male, creare difficoltà a qualcuno, quanta disinvoltura teologica si affermi che
arrecare danno ». La misura in cui ciò accade è Jahwe provoca la sofferenza, senza che si dica
diversa a seconda delle situazioni. In primo esplicitamente che in tal caso si tratta di una
luogo si tratta di un campo relativamente ri­ punizione (p.e. Rut 1,21; anche Mi 4,6 non va
stretto di relazioni tra uomini, le quali diventa­ al di là di «arrecare dolore» e Num 11,11
no chiare quando r “ hi. è accompagnato da un parla solo di « creare difficoltà »). Si può anche
oggetto (Num 16,15, cfr. la concretizzazione in rimproverare a Jahwe il fatto che egli non sol­
ISam 12,3; Deut 26,6; ISam 25,34; con prep.: tanto arreca sofferenza all’uomo ma in questo
« arrecare dolore a qualcuno » ISam 26,21; Sai modo opera altresì ingiustizia nei suoi confron­
105,15 = lCron 16,22; «danneggiare qualcuno, ti (p.e. Es 5,22; Num 11,11; IRe 17,20). Sullo
far male a qualcuno» Gen 31,7; Num 20,15 stesso piano si colloca la contraria opinione
ecc.). Non sempre, in tal caso, è presupposta degli empi, secondo cui da Dio non ci sarebbe
una cattiva intenzione (p.e. Gen 43,6). Uno da aspettarsi né svantaggio né sostegno, ossia
può anche procurare danno a se stesso (Sai né danno né aiuto, intendendo così negare a
15,4; 37,8). Una specifica assenza di responsa­ lui qualsiasi potere di manifestare la propria
bilità viene indicata con «giocare un brutto divinità (Sof 1,12; cfr. anche Is 41,23 e Ger
tiro» (Gen 19,9). Se l’oggetto è una cosa, allo­ 10,5, detto degli idoli). In diretta opposizione a
ra il senso e «distruggere, annientare» (Sai tutto questo sono luoghi come Sai 44,3 e so­
74,3). prattutto Gios 24,20. Rari, e limitati principal­
In alcuni luoghi il verbo è usato direttamente o mente ai testi profetici, sono i passi che parla­
indirèttamente con valore modale, per qualifi­ no di Dio chc interviene con una punizione
care come malvagia un’altra azione (Gen 44,5; che è percepibile ed anzi è anche sostanzial­
IRe 14,9; Ger 16,12; 38,9; Mi 3,4). mente riconosciuta (Ger 25,6.29; 31,28; Zac
In questi casi raramente è precisato lo sfondo 8,14).
di riferimento. Di solito a definire meglio il
senso è la situazione vitale espressa dall’altro 5/ Per r'Vra' e i loro equivalenti nei LXX,
termine. Quanto più generico ed assoluto è l’u­ nel giudaismo e nel NT cfr. W.Grundmann,
so del verbo, tanto più chiaramente l’agire è art. xaxóq, ThW 111,470-487 (= GLNT IV,
misurato sul diritto emanato da Dio e valido 1401-1454); G.Harder, art. itov-npó^, ThW VI,
davanti a lui (p.e. Gen 19,7; Giud 19,23; ISam 546-566 (= GLNT X,1357-14IO).
12,25; ls 1,16; Ger 4,22; 7,26; 13,23; 16,12; H.J.Stoebe
38,9). Prov 4,16 e 24,8 sembrano essere orien­
tati di più su norme etiche come tali.
Mentre le forme hi. sono piuttosto rare nei sal­
mi, il part. plur. merè‘ìm « malfattori » è rela­
tivamente frequente (9x; inoltre Is 1,4; 14,20; «E H r p ' G U A R I R E
31,2; Ger 20,13; 23,14; Giob 8,20; Prov 17,4;
24,19; in Is 9,16 sing. mèra1). Esso appare an­
zitutto come un’espressione fissa, il cui conte­ 1/ Il sem. meridionale conosce la radice rp’
nuto viene determinato talvolta con la contrap­ (arab., et. rf) nel sign. «rattoppare, raccomo­
posizione a coloro che aspettano e sperano in dare, ricucire insieme» (Wehr 314b; Dillmann
Dio (Sai 37,9), e talvolta invece attraverso il 320; Conti Rossini 243s.) che potrebbe rendere
parallelismo con i r^sà'ìm «em pi» (Sai 26,5; l’originario senso del vocabolo. Il sign. «guari­
37,9s.; Prov 24,19), i pò‘°l? awcen «malfatto­ re», che si trova nel fen. pun. e nell’aram. im­
ri» (Is 31,2; Sai 64,3) o gli ‘òse 'awlà «delin­ periale (DISO 282; cfr. LS 740b), è certamente
quenti» (Sai 37,1). Nei testi sapienziali si pen­ derivato dal primo e, corrispondentemente al­
sa soprattutto agli sterili successi dei malvagi, l’evoluzione dell’attività medica, pensa ad in­
per i quali non ci si deve amareggiare (Sai terventi chirurgici. In acc. la radice manca, a
37,1; Prov 24,19; anche Prov 17,4). E invece i parte la presenza in alcuni nomi di persona
salmi di lamento (Sai 22,17; 26,5; 64,3) parla­ (AHw 956a; ripùtu «guarigione» in EA
no di masnada dei merè'ìm : raccolti in gruppo, 269,17 è prst. can., AHw 987b); asu, vocabolo
essi si trasformano, per così dire, in uno stru­ frequente in acc. per «medico», è prst. sum.

723 « D I rp' GUARIRE 724


(AHw 76b: «idrologo»; le forme da esso deri­ Ez 47,8s.l 1). Relativamente raro è l’uso figura­
vate sostituiscono in aram. rp ’, cfr. HAL 7la; to riferito alla riparazione di cose (di un altare
LS 31s.; per l’arab. e l’et. cfr. Fraenkel 261). distrutto: IRe 18,30 pi.; del vaso spezzato: Ger
Non è ancora chiaro fino a che punto si debba 19,11; delle fratture da terremoto: Sai 60,4).
riconoscere una connessione fra rp ’ «guarire»
e l’cbr. ffà lm «spinti dei morti» (ls 14,9; Un raro sinonimo di rp ' è ghh q. « guarire » (Os 5,13
26,14.19; Sai 88,11; Giob 26,5; Prov 2,18; par. rp‘ q.) col sost. gèhà «guarigione» (Prov 17,22;
9,18; 21,16; fen. pun.: DISO 282; ug.: UT nr. cfr. IiA L 174b). Il più frequente verbo parallelo è
2346); quanto al problema dei Refaim (vtrt. e) hbs «fasciare (le ferite)» (q. ls 30,26; 61,1 senza rp ';
Ez 30,21; 34,4.16; Os 6,1; Giob 5,18; pi. Sai 147,3;
ug. cfr. H.Gese, Die Religionen Altsyriens..., pu. Is 1,6 senza rp\ Ez 30,21; cfr. hòbes «chirurgo»
1970, 90-92 con bibliogr.; H.-P. Miiller, UF I, ls 3,7); cfr. anche riika «guarigione» (Is 58,8; Ger
1969, 90; A. van Selms, UF 2, 1970, 367s.; 8,22; 30,17; 33,6; riferito, in senso figurato, alle
P.J. van Zijl, Baal, 1972, 281. mura: Neem 4,1; 2Cron 24,13; HAL 82b) e le'àlà
Nell’AT il verbo ricorre in qal (con part. so­ «guarigione» (Ger 30,13; 46,11). Per rp’ all'interno
stantivato ròfè' «medico»), ni. (pass.), pi. (cfr. dell’area semantica «salvare» cfr. J.F.A. Sawyer, Se-
Jenni, HP 139.144) e hitp. («farsi guarire»); si mantics in Biblical Research, 1972, 37.47.76s.
hanno inoltre le forme nominali reJ ìi’à «guari­
gione » (solo plur.), rifili « guarigione » (Prov b) In Israele, come in tutto l’antico Oriente, la
3,8; cfr. G.R.Driver, Bibl 32, 1951, 175; Gem­ malattia veniva attribuita all’azione di forze di­
ser, HAT 16, 26) e marpè’ «guarigione». vine o demoniache; la differenza esistente nel
Quanto all’impiego della radice in una serie di modo di concepire l’origine delle malattie in
nomi propri (fra cui Refa'èl lCron 26,7, cfr. in Israele si fonda sulla fede esclusiva in Jahwe.
Tob 3,16; 12,15 il nome angelico Pacpa-qX; Un’eccezione è costituita in qualche modo dal­
come toponimo Jirpe‘èl Gios 18,27) cfr. Noth, le diverse ferite e fratture che esigono un trat­
IP 179.212, inoltre nell’ambiente extraebr. f. tamento chirurgico, ossia da tutti i casi nei
gli a. Huffmon 263s.; Grondahl 180; J.K. quali intervenire concretamente per curare co­
Stark, Personal Names in Palmyrene Jnscrip- stituiva una necessità, entro i limiti consentiti
tions, 1971, 112bcon bibliogr. dalle possibilità dell’epoca (cfr. le prescrizioni
del codice di Hammurapi, § 215-225). Data la
Da una forma secondaria della radice rp ' pare deri­ summenzionata concezione di fondo, è difficile
vato terùja « farmaco » (Ez 47,12; Eccli 38,4).
pensare che tanto nell’AT quanto nell’antico
Eventuali interferenze ortografiche tra rp' e rph «es­
sere fiacco » (BL 376.426) non richiedono che si pen­ Oriente potesse esistere un modo di considera­
si ad un’unica radice sviluppatasi in due sensi con­ re le cause e i decorsi delle malattie che fosse
trari (così R.Gordis, JQR 27, 1936/37, 55); marpè' di tipo naturalistico e scientifico, come pure è
«tranquillità» in Prov 14,30; 15,4; Eccle 10,4 va ri­ difficile immaginare che fosse coltivata una ri­
portato alla radice rph. Per 2Re 2,2ls. cfr. D.Sper- flessione sistematica sulle possibilità di tratta­
ber, ZAW 82, 1970, 114-116. mento (cfr. P.Humbert, Maladie et médecine
dans l’AT, RHPhR 44, 1964, 1-29). Ciò, tutta­
2/ Il verbo nell’AT ricorre 67x cosi distribui­ via, non vuol dire che l’azione curativa indica­
te: qal (incl. 5x il part. sostantivato ròfè' « me­ ta con rp ’ nel senso più ampio non fosse fon­
dico», Gen 50,2.2; Es 15,26; Ger 8,22; 2Cron data su esperienze empiriche circa gli strumen­
16,12) 38x (Sai 7x, Is 6x, Ger e Os 5x ciascu­ ti da adoperare. Certo è, comunque, che, pur
no), di cui 29x con Jahwe come soggetto agen­ se considerate come punizione per i peccati, le
te; ni. 17x (Ger 5x, Lev 4x), pi. 9x (Ger 3x), malattie furono distinte e catalogate (Lev
hitp. 3x. marpè’ ricorre 13x (Prov 6x, Ger 4x), 13-15; Deut 28,27s.) e in parte descritte (ISam
ffxi’à 3x (Ger 30,13; 46,11; Ez 20,21; inoltre 5,6; 2Cron 21,18s.) in maniera tale da rendere
Eccli 3,28) e rifili lx (Prov 3,8; inoltre Eccli possibile una determinazione diagnostica mo­
38,14). Delle complessive 84 occorrenze della derna, anche se naturalmente priva di confer­
radice, 19 si trovano in Ger e 7 ciascuno in Is, me sicure. Benché in forme soltanto embriona­
Sai e Prov. li, si può dire esistesse qualcosa di simile alla
profilassi (cfr. E.Neufeld, BA 34, 1971, 42-66).
3/ a) A parte l’uso figurato in senso religioso Sembra pertanto piuttosto ristretta l’opinione
e generalizzato (vd. st. 4) i vocaboli formati di K.Stendahl, Svensk Exegetisk Àrsbok 15,
dalla radice rp’ si riferiscono per lo più alla 1950, 5-33, che nega ai termine rp’ ogni riferi­
guarigione di ferite (p.e. 2Re 8,29 - 2Cron mento a cure corporali e lo restringe alla guari­
22,6; 9,15 hitp.) e malattie di ogni tipo (spe­ gione da ottenere attraverso l’azione del culto:
cialmente sterilità: Gen 20,17; malattie della questo è un modo di vedere che rende nulla
pelle: Lev 13,18.37; 14,3.48; Num 12,13; una nozione essenzialmente biblica (al riguardo
Deut 28,27.35; ISam 6,3; Ger 30,13). In due cfr. già W.W.Baudissin, Adonis und Esmun,
particolari contesti rp' q./pi. sta ad indicare 1911, 385-390). Se è vero che, come più volte
anche la trasformazione in acqua sana o pota­ è stato sottolineato (p.e. J.Hempel, Heilung als
bile dell’acqua insalubre o salata (2Re 2,2ls.; Symbol und Wirklichkeit, NAWG 1958, 237-

725 KS") rp 'GUARIRE 726


314), la medicina dell’AT è rimasta di gran 32,39; Os 5,13; 6,1; Is 57,17.18; Ger 14,19; Ez
lunga indietro rispetto alla cultura medica del­ 30,21). Per questo la guarigione può venire sol­
l’Egitto, uno dei motivi potrebbe essere proprio tanto da lui (Is 19.22; 30,26; Ger 30,17; 33,6),
nel Tatto che la fede nei demoni e le concezioni e invano la si aspetta dagli uomini (Ger 6,14;
radicate nella magia (fra cui in ultima analisi 30,13; Ez 30,21; 34,4; Os 5,13).
va annoverato anche l’uso eg. della mummifi­ L’impiego delle suddette immagini fisse è basa­
cazione; cfr. per Gen 50,2ss. W.Spiegelberg, to su due presupposti. In primo luogo dietro
OLZ 26, 1923, 421-424), benché non del tutto tale impiego vi è l’idea che, in presenza di gra­
ignorate nell’AT (S.Mowinckel, Psalmenstu- vi ferite, la mancanza di una cura anche dolo­
dien I, 1921), non hanno però assunto un’im­ rosa è mortale. La contrapposizione « guari­
portanza essenziale, re »-« uccidere » (Eccle 3,3) sta indirettamente
Se al sacerdote si danno delle norme per giudi­ anche dietro Prov 4,22 (marpè ’ accanto a
care circa la virulenza delle malattie della pelle hajjìm «vita») e Ger 8,15; 14,19 (opposto
(Lev 13,18ss.37; 14.3s.), la diagnostica in esse be‘àtà «spavento»). Benché non in forma così
implicita racchiude già probabilmente qualche plastica, lo stesso pensiero si trova anche in
inizio di cura. Ma se il sacerdote non compare Sai 60,4 e 147,3. Si potrebbe aggiungere pure
fra i curatori è perché l’apportò decisivo pro­ Os 11,3, anche se qui rp' non si adatta molto
viene in ogni caso da Jahwe, 2Cron 16,12 rim­ bene alla precedente immagine di una cura pa­
provera Asa re di Giuda perché nel corso di terna.
una malattia anziché cercare rifugio in Jahwe L’altro presupposto sta nella convinzione che
si era affidato ai medici; in questo caso si deve Jahwe è tanto la guida della storia come il si­
pensare senz'altro a medici stranieri (operanti gnore della vita e della morte (Deut 32,39;
in luoghi di culto pagani?, cfr. 2Re 1,2; cfr. an­ ISam 2,6). Per questo egli è ugualmente il si­
che Hempel, l.c. 284). Ma anche il Siracide gnore della malattia, questa sterminata rete di
(Eccli 38,1-15), influenzato già dalla cultura el­ fenomeni delle cui cause non è possibile aver
lenistica, si preoccupa non solo di tenere alto il conoscenza e per i quali non si può sperare in
prestigio sociale della figura del medico, ma una cura efficace.
anche di conciliare fede e medicina.
Colpisce un po’ il testo di ISam 6,9 dove, in un’e­
c) Come farmaco in connessione con rp’ com­ sposizione senza dubbio fortemente stilizzata, viene
pare per lo più f r i «balsamo» (Ger 8,22 in­ sollevata la domanda se la peste sia stata un flagello
sieme con ròje’\ 46,11 con rcJ ìi’òt\ 51,8 con rp' mandato da Jahwe o invece sia semplicemente un
ni.). Per indicare la preparazione degli unguen­ miqrà «caso». Probabilmente sullo sfondo c’è anche
qui la concezione che responsabili delle malattie pos­
ti vengono adoperati vocaboli legati alla radice sano essere le più diverse divinità, o anche demoni.
rqh (q. « macinare unguenti », raqqàh « maci­
n a to i di unguenti » ecc.); in campo medico b) Al di là dell’uso puramente metafòrico,
per la prima volta in Eccli 38,8 si trova, ac­ quando soggetto del verbo è Jahwe, rp ’ assume
canto al medico (ròjè ’), il farmacista (ròqéah) un contenuto più profondo. L’ammalato invo­
che prepara l’« unguento» (mirqàhat). ca da Jahwe la guarigione della sua malattia;
egli sa che la sua malattia non è semplice arbi­
4/ a) Soprattutto nei profeti, rp ' « guarire » è trio di Dio, ma è una risposta al fatto che il
usato in connessione con ferite, piaghe e infer­ peccato dell’uomo ofTende la maestà divina.
mità usate come immagini del cattivo stato di Cosi, in particolare, la lebbra di Maria (Num
un popolo (Os 5,13 h°U «malattia» e màzòr I2,9ss.) è punizione di Dio, non altrimenti (ed
« ferita infetta », che il re di Assur non può cu­ è significativo) che quando un padre sputa in
rare; similmente Ger 30,13.17; 33,6 con plasti­ viso alla figlia (v. 14; cfr. al riguardo ngp «col­
ca descrizione della guarigione di una piaga). pire» 2Cron 21,18 e le altre espressioni che si
In ls 30,26 (par. iibs «fasciare»); Ger 14,19; riferiscono all’azione del percuotere); la stessa
15,18; 30,17; cfr. Is 19,22; 57,17s., l’immagine cosa vale per le altre malattie, che Jahwe gua­
è quella di un ferimento dovuto a percosse risce (Gen 20,17; cfr. 12,17) o lascia andare
(ngp e nkh hi. «colpire»); in Deut 32,39; Is fino alla rovina (Lev 26,16.25; Deu 28,27.35).
30,26; Ger 6,14; Ez 30,21; 34,4; Os 6,1 ; Giob Così rp' viene riempito di un nuovo, più pro­
5,18; Lam 2,13 si trova invece l’immagine del fondo contenuto, e, insieme con la guarigione,
rompere (sbr), dello spezzare {(rp) e dello sfra­ significa anche perdono (cfr. J.J.Stamm, Erlò-
cellare (mhs). In un’ottica sapienziale ’èn sen und Vergeben im AT, 1940, 78-84). Per
marpè' «inguaribile» sta a significare un’im­ questo motivo ròfe’ « medico » nella letteratura
provvisa, definitiva rovina (Prov 6,15; 29,1). degli inni viene riferito esclusivamente a Jahwe
In questo uso metaforico « percossa » e « rottu­ (Es 15,26 «poiché io, Jahwe, sono il tuo medi­
ra» indicano per lo più catastrofi esterne ab­ co», con riferimento alle infermità inflitte in
battutesi sul popolo (Is 19,22; 30,26; Ger 6,14; Egitto; Sai 103,3 « egli perdona tutte le tue col­
30,13.17; Lam 2,13). Ma anche l’intervento dei pe, guarisce tutte le tue malattie»; Sai 147,3
nemici è opera di Jahwe (espressamente Deut « egli risana i cuori affranti e fascia le loro feri­

727 N3T rp'GUARIRE 728


te »; cfr. anche 2Ré 20,5.8). Un estremismo de­ gono guarite in coloro che non ne sono per
terminato dalle circostanze può spingere questa nulla affetti.
posizione fino ad atteggiamenti come quello di
Una trasformazione delle concezioni legate a rp’, do­
2Cron 16,12 (vd. sp. 3b).
vuta del resto alla natura della letteratura sapienzia­
A questo punto è molto importante rilevare le, si ha nei Proverbi. Quando le parole della sapien­
che tale concezione o convinzione non rimane za (Prov 4,22). la lingua del saggio (12.18), il fedele
limitata al campo della sintomatologia delle messaggero (13,17) vengono chiamati marpè' « guari­
singole manifestazioni di malattia, ma si rias­ gione », si ha un senso ridotto, poiché la buona salu­
sume in un’idea fondamentale della condizione te a cui qui si pensa può indubbiamente apparire
dell’uomo davanti a Dio (cfr. al riguardo so­ come conseguenza di una guarigione, ma non può
prattutto Humbert, l.c. 24s.; anche Hempel, indicare una guarigione corporale e spirituale in sen­
so vero e proprio. Ancora più avanti si spinge l’uso
l.c. passim). È particolarmente indicativo a metaforico in Prov 3,8 (rifitt «refrigerio»?) e in
questo proposito il fatto che a rp' è. unito come 16,24 (marpè' « ristoro»). Invece Prov 4,22 contiene
oggetto mrsùbà (Ger 3,22; Os 14,5), la «ribel­ nel contesto il vocabolo hai/im « vita » e quindi un
lione», e non «le conseguenze della ribellio­ richiamo al significato autentico. La stessa cosa si
ne ». A testi di questo genere vanno ricollegati dovrebbe dire di Ez 47,8.9.1 1 (per marpè’ « tranquil­
anche ls 6,10, dove nella (impossibile) conver­ lità » e per 2Re 2,21 vd. sp. I).
sione il popolo potrebbe procurarsi la guarigio­
ne, e indirettamente il riferimento alle «vie» 5/ Nella letteratura di Qumran rp'/marpè'
del popolo in ls 57,18 (anche se deràl<àw non è hanno scarsa rilevanza. Nei LXX la radice è
direttamente oggetto di rp). La stessa cosa si resa regolarmente con Lòtot)gu. Per la malattia e
trova espressa in quei salmi dove la preghiera la guarigione nel NT e nel suo ambiente cfr. f.
per ottenere la guarigione è unita alla confes­ gli a. A.Oepke, art. Laop.ou, ThW III,
sione dei peccati (Sai 41,5; per il contenuto cfr. 194-215 (= GLNT IV,667-724); H.W.Beyer,
anche 30,3-6). guarigione è quindi sempre art. fopa^uw, ThW 111,128-132 (= GLNT IV,
qualcosa di più che un fenomeno corporale ve­ 487-498); O.Michel, BHH 11,679-681.
rificabile a livello medico. Per questo motivo H.J.Sloebe
in Ger 17,14 l’invocazione della guarigione è
unita al desiderio di una salvezza globale ( —js ‘
hi./ni.), e in 2Cron 7,14 si parla del perdono
(~»s/h) come presupposto per la guarigione.
Quando non è più possibile il perdono, non vi HJn rsh COMPIACERSI
è più neanche guarigione (2Cron 36,16). Anche
in una forma molto recente, ma già fortemente
ipostatizzata, la guarigione (marpè ") viene mes­ 1/ La radice rsw/j (con originaria interdentale
sa in connessione con la giustizia (fdàqà) sonora enfatica, can. > s, aram. > ’, sem. me­
(Mal 3,20). ridionale > d) è documentata solo in seinO.
Solo tenendo presente tutto questo diviene (cfr. AHw 96Óa; Huffmon 265; WUS nr. 2536;
completamente chiaro come sia inteso global­ UT nr. 2348; EA 127,25?; F.M Cross, FS
mente anche scèbar « rottura, frattura », nel Glueck 1970, 301; Weher 310s.; A.Jamme,
suo uso metaforico. Sai 60,4 parla in senso fi­ Cahiers de Byrsa 8, 1958/59, 164s.; W.W.Mul-
gurato delle scosse della terra e della guarigio­ Icr, Die Wurzeln Mediae und Tertiae y/w im
ne di tutto il paese (cfr. 2Cron 7,14). Caratteri­ Altsiidarabischen, 1962, 55s.). Rimane oggetto
stici sono anche i luoghi in cui viene promessa di discussione (cfr. LS 738; KJ3L 1124b) se si
(o invocata) la guarigione per coloro che hanno possa individuare un nesso etimologico con l’a-
il cuore affranto (Sai 147,3), che hanno le ossa ram. r ‘j (aram. bibl. re'U «volontà» Esdr 5,17;
tremanti (Sai 6,3), o che ormai sanno di essere 7,18; ra'jón «pensiero» Dan 2,29.30; 4,16;
destinati alla morte (Sai 107,18-20). Perciò in 5,6.10; 7,28; fen. r't «decisione» in KAI nr.
linea generale non è necessario che l’oggetto 60, r. 4, e ebr. rf ‘iit/ra‘j òn «aspirazione» ri­
(opp. il soggetto, se è usato il ni.) di tale gua­ spettivamente in Eccle 1,14; 2,11.17.26; 4,4.6;
rigione divina sia il singolo uomo; i luoghi di 6,9 ed in Eccle 1,17; 2,22; 4,16, come pure
ls 19,22; 57,18.19; Os 7,1; 11,3; Zac 11,16?; rèa‘ «intenzione» Sai 139,2.17 quali prst.
2Cron 30,20 parlano di un popolo; Ger 51,9 aram., cfr. Wagner nr. 284-287; DISO 281);
parla di una città (Babilonia, che soccorritori tuttavia ciò appare probabile per motivi di or­
umani non sono in grado di guarire). dine semasiologico.
Un rilievo particolare ha l’idea della guarigio­
ne in Is 53,5; essa esprime, con due toni quasi Una suddivisione di r$h in due distinte radici: I
«compiacersi», 11 «pagare; ricevere in cambio»
contraddittori, la connessione fra peccato e (cosi p.e. GB 77ls.; KBL 906; diversamente Zorell
malattia, fra guarigione e perdono. 11 servo di 786) è etimologicamente poco fondata e non resiste
fatto è percosso e schiacciato in modo realissi­ di fatto ad un’indagine semasiologica. Le scarse atte­
mo, non a causa dei suoi peccati ma in funzio­ stazioni di rsh II si possono ricondurre senza difficol­
ne di rappresentante. Cosi le sue malattie ven­ tà nell’ambito semantico di rsh I con il significato

729 n : n rsh COMPIACERSI 730


fondamentale di « accettare », con la differenza che passi con soggetto umano: Gen 33,10; Deut
qui invece di una valenza positiva ne viene espressa 33,24; Mal 1,8; Sai 50,18; Giob 34,9; Prov
una indeterminata o negativa: «lasciarsi assegnare, 3,12; Est 10,3; 2Cron 10,7 con oggetto una
(dover) accettare come propria parte » (vd. st. 3a). persona; Sai 49,14; 62,5; 102,15; Giob 14,6;
Prov 23,26K; lCron 29,3 con oggetto una
Da rsh deriva il sostantivo verbale ràsòn «be­ cosa). Di solito l’oggetto viene costruito in ac­
nevolenza » (BL 499). Vanno anche ricordati i cus. semplice; può tuttavia essere introdotto
nomi propri Risjà e Tir sa (cfr. Noth, IP 229; anche da be (Ez 20,41; Mi 6,7; Agg 1,8; Sai
Huffmon 265; J.K.Stark, Personal Names in 49,14; 147,10; 149,4; lCron 28,4; 29,3) o da
Palmyrene Inscriptions, 1971, 112b). 'im (Sai 50,18; Giob 34,9); raramente segue le
+ inf. (Sai 40,14).
2/ 11 verbo rsh I si trova 42x in qal (incl.
Prov 23,26K; Sai I3x, negli altri libri meno di c) Il derivato astratto ràsòn designa per lo più
4x, scritti profetici complessivamente 13x), 6x il sentimento soggettivo del gradimento, cioè il
in ni. (tutti i passi in Lev), lx ciascuno in pi. favore o la grazia di un superiore o di Dio; tal­
(Giob 20,10 «ammansire») e hitp. (ISam 29,4 volta ràsòn ricorre in senso oggettivo: «ciò che
«rendersi gradito»). Sotto rsh II vengono elen­ è gradito a qualcuno» (cfr. l’analogia con
cate 7 attestazioni (q. 5x in Lev 26,34.41.43.43 héfces, —hps 3b). In entrambi i significati il ter­
e 2Cron 36,21; ni. lx in ls 40,2; hi. lx in Lev mine si trova anzitutto nell’ambito del linguag­
26,34). ràsòn compare 56x (Prov 14x, Sai I3x, gio teologico. Un uso profano si ha quasi
Lev 7x, ls 6x). La maggior parte delle docu­ esclusivamente nei sapienziali (favore di un re:
mentazioni del verbo e del nome è tardiva; Prov 14,35; 16,13.15; 19,12; ciò che è gradito
solo un numero esiguo di esse appartiene all’e­ a qualcuno: Prov 10,32; 11,27).
poca preesilica. Nell’uso linguistico tardivo il significato si è
spostato: il termine può significare una decisio­
3/ a) Il significato fondamentale del verbo rsh ne arbitraria (Est 1,8; 9,5; Dan 8,4; 11,3.16.36;
doveva essere « accettare ». L’ambiente origi­ Neem 9,24.37, sempre preceduto da ke\ Gen
nario dell’espressione è forse da ricercarsi nella 49.6 con be). Solo sporadicamente (spesso in­
spartizione del bottino o dell’eredità; in questo vece nei testi di Qumran) il termine è usato
caso l’interessato poteva trovare buona o catti­ con il significato di «volontà», come forza e
va la parte spettantegli, poteva accettarla di capacità del volere (2Cron 15,15 «cercano lui
buon grado o lasciarsela assegnare controvo­ [Jahwe] con piena volontà »).
glia. La situazione lessicale permette di stabili­
4/ Questa radice ha trovato la sua applicazio­
re che il verbo viene usato quasi esclusivamen­
ne più rilevante nel linguaggio teologico, e pre­
te come espressione di una valutazione positi­
cisamente per designare il favore divino (cfr.
va: «trovar buona qualche cosa, compiacersi
anche W.Zimmerli, ZAW 51, 1933, I89s.).
di qualcosa » (rsh 1).
Circa 30x Dio/Jahwe è il soggetto, formale o
rsh II « lasciarsi assegnare, (dover) accettare come reale, di rsh (Deut 33,11; 2Sam 24,23; Is 42,1;
propria parte » è usato in Lev 26 quasi come in un Ger 14,10.12; Ez 20,40.41; 43,27; Os 8,13;
gioco di parole nel suo significato negativo e nel suo Am 5,22; Mi 6,7; Agg 1,8; Mal 1,10.13; Sai
significato neutro: gli israeliti devono accettare il loro 40,14; 44,4; 51,18; 77,8; 85,2; 119,108;
'àwòn («colpa/pena», v. 41.43; cfr. —n i' ‘àwòn con 147,10.11; 149,4; Giob 33,26; Prov 16,7; Eccle
il medesimo senso), alla terra toccheranno gli anni 9,7: lCron 28,4; 29,17). Come oggetto com­
sabbatici come parte che le spetta (v. 34.43). Anche
per l’attestazione in ni. di ls 40,2 si deve partire dal
paiono con frequenza pressoché uguale sia cose
significato fondamentale: la colpa è accettata da Ge­ che persone (2Sam 24,23; Is 42,1 ecc.). Come
rusalemme, essa cioè ha riconosciuto la punizione cose si trovano sia termini astratti (soprattutto
chc le toccava, e ciò viene considerato come segno di valori morali, p.e. condotta, azione: Deut
pentimento e di riscatto. . 33,11; Prov 16,7; Eccle 9,7; onestà 2Cron
29,17) sia termini concreti (la terra di Jahwe
b) Per la delimitazione del verbo rsh 1 «accet­ Sai 85,2; coscia dell’uomo Sai 147,10; offerte
tare benevolmente, compiacersi di » rispetto ai sacrificali Mi 6,7; Mal 1,10.13; Sai 51,18).
verbi semanticamente affini dell’amare cfr. Una funzione importante e precisa hanno le
— hps (3a) «compiacersi» e - ’hh (I1I/4) definizioni di ciò che è gradito a Jahwe nel­
«amare». « rsh esprime soprattutto il ricono­ l’ambito cultuale, soprattutto nella teologia sa­
scimento. ràsùj non significa tanto “amato” cerdotale del culto, dove rsh ni. (Lev 1,4; 7,18;
quanto “favorito” (Deut 33,24; Giob 20,10; 19,7; 22,23.25.27) e ràsòn (Es 28,38; Lev 1,3;
Est 10,3); cfr. nell’hitpael “ rendersi favorito” 19,5; 22,19.20.21.29; 23,11; cfr. Is 56,7; 58,5;
ISam 29,4. Perciò la parola ben si adatta al 60.7 ecc.) assumono il valore di termini tecni­
linguaggio del culto » (così G.Quell, ThW 1,21 ci. L’efficacia di una vittima offerta dipende
n. 7 = GLNT I,59s. n. 7). dal fatto che sia gradita a Dio oppure no (cfr.
Il gradimento può essere riferito a persona o a E.Wiirthwein, TliLZ 72, 1947, 147; von Rad
cosa (circa 20 attestazioni per ciascun caso; nei 1,274 = ital. 1,300, con riferimento all’«espres­

731 n S I rsh COMPIACERSI 732


sione tecnica cultuale» 'rb q. «essere gradito» qal hi. rasà' rasa' risa mir- totale
in Ger 6,20; Os 9,4; Mal 3,4, generalizzato in su'al
Sai 104,34). r$h q. trova un ulteriore ambito di Gen - — 3 - — - 3
applicazione, connesso al precedente, nella po­ Es — i 4 — - - 5
lemica dei profeti contro la cosiddetta teologia Num - 2 — - — 2
sacerdotale dell’imputazione (Ger 14,10.12; Os Deul - 1 2 1 3 — 7
8,13; Am 5,22; Mi 6,7; Mal 1,8.10.13; ràsòn 1Sam - l 2 1 - - 4
Ger 6,20; cfr. R.Rendtorff', ThLZ 81, 1956, 2Sam I — 1 — - - 2
339-342). IRe 1 1 1 — 3
Is — 2 11 2 I — 16
5/ Nei testi di Qumran ràsòn indica spesso la Ger - - 5 1 — - 6
volontà divina in generale (IQS 5,1; 9.13.15,23 Ez 1 - 28 4 4 — 37
ecc.; cfr. G.Segalla, La volontà di Dio in Qum­ Os — — - 1 - — J
ran, RivBibl 11, 1963, 377-395). Per gli equi­ Mi — — 1 2 — — 3
valenti gr. (e lat.) cfr. N.Walker, JBL 81, 1962, Ab — - 3 - - — 3
182-184; G.Segalla, Riv.Bibl 13, 1965, 121­ Sol' - - 1 - - 1
143; per il NT cfr. G.Schrenk, art. eùSoxéw Zac — — - — 1 — 1
ThW 11,736-748 (= GLNT 111,1107-1142). Mal — — 2 - 3 — 5
G.Gerleman Sai 1 3 82 6 *— — 92
Giob 3 8 26 3 - — 40
Prov — 2 78 5 2 — 87
Eccle 1 _
7 4 — — 12
Dan 1 3 2 - - - 6
« h rs‘ E SSER E E M P IO /C O L ­ Neem — 1 - - - - 1
PEVOLE 2Cron 1 2 2 - - 1 6
AT 10 25 263 30 14 1 343

1/ La radice rs' «essere empio, colpevole» è 3/ La radice rs' appare nell’AT come il più
documentata, in questa forma e con questo si­ importante contrario di —sdq (cfr. K.H.Fahl-
gnificato, solo in ebr. e in aram., e in quest’ul­ gren, .fdàkà, nahestehende und entgegengesetz-
timo caso quasi sempre in epoca post-vtrl. te Begrifife im AT, 1932; K.H.Richards, A
(aram. eg. agg. rsj‘ «empio» come opposto a Form and Traditio-historical Study of rs\
sdjq «giusto» in Ah. 168.171, cfr. DISO 284; Claremont 1970 [tesi citata in ZAW 83, 1971,
aram. giud., pai. crist. e sir., cfr. LS 746a). 402]). Rispetto alla radice positiva sdq, rs‘ è
l’espressione che indica il comportamento ne­
In et. c in arab. la radice (rs*) possiede i significati
variati di «dimenticare» e «essere fiacco, malfermo gativo in pensieri, parole e opere, una condotta
(nelle membra)» (Dìllmann 280s.; Zorell 790b; K.BL nociva per la comunità, che tradisce nel con­
91 Ob). Ciò che accomuna i diversi significati potreb­ tempo intima disarmonia e mancanza di tran­
be essere il fallo negativo del non adempimento di quillità (Is 57,20) di una persona (cfr. Peder­
doveri e funzioni. sen, Israel 1-11,418s.).
Nell’AT si trovano rs' q. e hi. («dichiarare a) Nell’AT rasa‘ significa in primo luogo l’uo­
colpevole» accanto al sign. transitivo interno mo che minaccia la vita dei suoi concittadini
di « rendersi colpevole, agire empiamente », (p.e. Ger 5,26; Prov 12,6; cfr. Sai 119,95.110;
cfr. Jenni, HP 43-45), inoltre i sostantivi résa' 140,5.9) o che toglie la vita a degli innocenti
«delitto, torto» e ris'à «delitto, colpa» (cfr. il (p.e. 2Satn 4,11). Talvolta sono i «poveri»
duale nel nome proprio Kùsan ris'àtàjim , 4x (Sai 37,14; 82,4) o i «giusti» (Sai 11,2;
in Giud 3,8.10, forse volutamente alterato; cfr. 37,12.32; Prov 24,15), che vengono descritti
W.Richter, Die Bearbeitungen des « Retterbu- come vittime del rasa' (o dei r^sàlm). Con le
ches» in der dtn. Epoche, 1964, 54s.; R. de sue azioni delittuose il ràsà‘ accumula su di
Vaux, Histoire ancienne d’Israèl, 1971, 498) e sé colpa di sangue, tanto che deve aspettarsi
l’agg. rasa' «empio, senza Dio, colpevole» vendetta di sangue o - in epoca posteriore -
(spesso sostantivato « l ’empio»), infine una pena di morte (Num 35,31; 2Sam 4,11). Que­
volta mirsà'at «empietà» (2Cron 24,7 della sti aspetti - l’azione scellerata, e la colpa e la
regina « scellerata » Atalia; cfr. Rudolph, HAT punizione che necessariamente a tale atto si
21,274). ricollegano - sono tutti compresi nell’unica
radice rs'.
2/ La tabella statistica (esci. Giud 3,8.10; Oltre che con assassinii e atti violenti (Prov
ris'à in Ez 5,6 considerato inf. fem. q.) mostra 10,6.11; 21,7) ci si poteva dimostrare rasà ‘ an­
la relativa frequenza di questo gruppo di voca­ che con altre azioni nocive per la comunità: la
boli net salmi e nella letteratura sapienziale rivolta contro Mosè (Num 16,26; cfr. Sai
(cfr. —sdq): 106,18), l’idolatria, l’oltraggio della donna al­

733 I7EH rs' ESSERE EMPIO/COLPEVOLE 734


trui, il latrocinio, la repressione dei poveri (f. mente di notte, nell’ora in cui le cattive azioni
l’a. anche la trasgressione delle norme riguar­ possiedono la loro più grande efficacia (Sai
danti i pegni e gli interessi) ecc. (Ez 18,5ss.; 36,5; cfr. 11,2; 91,5); con le loro parole malva­
cfr. 33,15), frodi commerciali (Mi 6,10s.), ac­ ge scavano fosse e tendono tranelli (Sai 7,16;
cumulazione di ricchezze (Sai 73,12; cfr. Ger 9,16; 10,9; 140,6; 141,9); queste espressioni a
5,26s.), tradimento (Prov 12,5), apostasia (Sai Babilonia sono spesso usate nelle imprecazioni
58.4, txt? zùr q. «abbandonare»), crudeltà e nell’arte magica, e possono causare alla gente
(Prov 12,10). ogni genere di male (Pedersen, Israel I-II, 448;
Come termini opposti a rasa' si trovano: cfr. Sai 10,7; 109,17s.).
saddiq « fedele alla comunità, giusto » (più di
80x, di cui la metà in Prov; cfr. U.Skladny, b) Sulla base di molti detti si può dedurre che
Die àltesten Spruchsammlungen in Israel, il nesso tra crimine, colpa e punizione è stato
1962, 7-10.29-32.53.58-60, con dati sulla sud­ sperimentato nella vita umana come una legge
divisione nelle diverse collezioni e con liste di che ha una efficacia automatica (p.e. Prov
termini paralleli e opposti) e perifrasi come 10,24; 11,5; 13,6; 14,32; 18,3; 24,16.20; 28,1;
«colui che semina giustizia» (Prov 11,18), 29,16; Eccle 8,8). Si parla perciò a ragione di
«colui che insegna la giustizia» (Prov 15,9); una « sfera d’azione che ha un’efficacia fata­
tàm «integro» (Giob 9,22; Prov 11,5) e altri le». Nell’AT tuttavia si tratta perlomeno di un
derivati da jàsùr «onesto» (Sai effetto fatale che è stato messo in azione da
37,37s.; Prov 2,21s.; 11,11 ecc., -*jsr 3b); ma Jahwe (Prov 16,4), o che risale alla maledizio­
anche il «saggio» (mask.il, Dan 12,10), il ne di Jahwe (Prov 3,33). In Prov 11,31 ->l/m
« povero » [dal, Is 11,4; ‘ani, Giob 36,6; pu. significa « venire contraccambiato » (oppu­
'ànàw, Is 11,4; Sai 147,6), «stranieri, orfano e re «essere reso perfetto»?), e in IRe 8,32 =
vedova» (Sai 146,9); vd. anche st. 4. 2Cron 6,23 si dice che Jahwe fa ricadere l’azio­
Come termini paralleli si trovano; « coloro che ne sacrilega sulla testa del r ù s à Su questa
odiano il saddiq» (Sai 34,22); «malfattori» questione cfr. K.Koch, ZThK 52, 1955, 1-42;
{pò'°Iè àwan, Sai 28,3; 92,8; 101,8; 14l.9s.; J.Scharbert, Slm im AT, FS Junker 1961,
cfr. ls 55,7; Giob 22,15.18); «ribaldi» 209-229; von Rad I, 275ss. = ital. 30lss.; -*sdq
[trfrè'ìm, Sai 26,5; 37,9s.; Prov 24,19; ra\ Sai Ill/2d.
10,15; Prov 4,14; 14,19; 24,20, - r “; L’efficacia della sequenza « crimine-colpa-pu-
me'awwél, Sai 71,4; ’awwàl, Giob 16,11 txt nizionc» fu considerata inizialmente come un
em; 27,7; Prov 29,27, -*àwcel; hàn&f Giob fatto di responsabilità collettiva. Tutta Sodoma
20.5, ->hnp)\ «violenti» (hòmès, Sai 71,4; deve perire per i crimini di alcuni abitanti
ohèb - ,hòmàs, Sai 11,5; 'is h“màsim, Sai (Gen 18,16ss.), Abramo chiede a Dio (anche
140,5; cfr. Sai 139,19 «uomini sanguinari»; qui in connessione con un modo di vedere col­
Giob 38,15 «braccio sollevato»); «tiranno» lettivo), se la presenza di giusti non possa al
(‘àris , Is 13,11; Giob 15,20; 27,13; cfr. Sai contrario avere una funzione di salvezza per la
37,35; mòsèl «dominatore» ls 14,5; per nàdib totalità (von Rad l,407s. = ital. 445s.). Solo
«nobile» in Giob 21,28 cfr. Fohrer, KAT Ezechiele si oppone espressamente al fatto che
XVI,347); «superbi» (gè’im , Sai 94,2s.; cfr. tale consequenzialità si estenda anche alle ge­
Giob 40,12, -*g'h\ zèdim « protervi » Is 13,11; nerazioni successive (cfr. Es 20,5): ogni uomo
hoFtlm « prepotenti » Sai 73,3; 75,5); « ricchi » deve rispondere personalmente davanti a Jah­
('asìr j Is 53,9 txt?; cfr. Sai 17,13ss.), «peccato­ we alla questione decisiva se egli sia ràsù ' op­
ri» (hattà'ìm, Sai 1,1.5; 104,35); «schernito­ pure saddiq, cioè se si dichiari per la morte o
ri» (les. Sai 1,1; Prov 9,7); «apostati» per la vita (Ez 18.5-20; cfr. 3,18s.); in una vita
(póse‘im , Sai 37,38); «mentitori» (Sai 58,4; umana (in contrasto con il comportamento
109.2); «traditori » (bògèd, Ger 12,1; Ab 1,13; precedente) è ancora possibile la decisione per­
Prov 2,22; 21,18, -+bgd)\ «fannulloni» sonale (18,2lss.; cfr. 33,12ss.), perché è volon­
(ibelijjd'al, Giob 34,18; cfr. Prov 19,28); «stra­ tà di Jahwe che il ràsd‘ si converta e viva
nieri» (-»z<3r, Ez 7,21); «pagani» {gòjìn^, Sai (18,23,32; 33,11). _
9,6.16s. 18); «nemici» (-» ojèb, Sai 3,8; 17,9; Dubbi sulla validità della sequenza crimine-
55,4); vd. anche st. 4. punizione nella vita del rasà furono espressi
1 resà‘ìm , definiti nemici e malfattori nei sal­ in Giob 9,22; 21,7 e Eccle 7,15; 8,10.14; 9,2.
mi, possono essere di diverso tipo; (1) i nemici c) Benché rs‘ non abbia di per sé un significato
del popolo o del re, cioè i popoli nemici (p.e. giuridico (cfr. f. Fa. Skladny, l.c. 30), ricorre
Sai 68,3); (2) i potenti oppressori di poveri, ve­ spesso in contesti giuridici (anche in narrazio­
dove, orfani e stranieri (p.e. Sai 94,3); (3) ex­ ni, p.e. Es 2,13; 9,27). In una controversia c’è
amici chc si sono dimostrati infedeli (Sai 55,4; sempre uno che si è comportato in maniera
109.2), persone che parlano con buone manie­ dannosa per la comunità: o l’imputato con il
re ma che meditano il male (Sai 28,3): in con­ suo comportamento criminoso, ó l’accusatore
giure segrete esprimono le loro perniciose pa­ con la sua accusa ingiusta. Dato che in questo
role (Sai 10,7ss.; 17,9ss.; 140,9s.)Sf preferibil­ modo sono messe in pericolo l’esistenza e la

735 V’j l rs' ESSERE EMPIO/COLPEVOLE 736


vita non solo del colpevole ma anche della co­ mo, Jahwe, il nostro misfatto (rasa') e la colpa
munità, si deve stabilire pubblicamente davanti (‘àwòn dei nostri padri; sì, abbiamo peccato
al foro giudiziario chi sia saddìq «nel giusto» (h i q.) contro di te»;
e chi ràsà' «nel torto, colpevole». Il tribunale c) nel libro di Giobbe, dove gli amici rappre­
- o in casi difficili il tribunale di Dio (IRe sentano l’antico credo secondo cui uno che
8,3ls.) - ha dunque il compito di «stabilire
venga colpito da una grave disgrazia deve esse­
nel giusto» (sdq hi.) il saddìq e di «dichiarare
re un rasa‘ (Giob 11,20; 15,20ss.; 18,5; 20,5),
colpevole» (rò‘ hi.) il rasò', Deut 25,1 (cfr. che viene punito da Dio (20,29; 34,7ss.26;
K.Koch, sdq im AT, Heidelberg 1953 [tesi],
36,6.17), il quale a sua volta è «lontano dal
76ss.; Horst, BK XVl,l59s.; H.J.Boecker, Re-
rasa'» (34,10, cfr. v. 17). Giobbe stesso, nella
deformen des Rechtslebens im AT, 1964,
sua disputa con Dio riguardante la fede, dubita
122s.; —sdq 111/1d), e la legge contempla il di­
che nella sua stessa vita sia valida la connes­
vieto apodittico di assistere un rasa ' in tribu­
sione tra un’azione e la sua conseguenza
nale (Es 23,1, cfr. v. 7; Is 5,23; Prov 17,15;
(10,2s.). Da un lato, anche la sua fede non è li­
18,5; 24,24; Giob 34,17). La colpa del rasa‘
bera dal legame tra rs' e disgrazia (21,16s.;
deve essere assolutamente cancellata, mediante 27,7.13), ed egli percepisce la sua sofferenza
risarcimento dei danni, o punizione corporale
come accusa contro di lui (16,8-11); dall’altro,
o capitale (cfr. Num 35,31), perché la comuni­
spesso non vede nessuna differenza fra il desti­
tà possa nuovamente vivere.
no di un tàm e quello di un ràsà' (9,22, se non
In ISam 14,47 rs‘ hi. ha il sign. di «vincere (i nemi­ per il fatto che talvolta sembra andar meglio ai
ci)». L’idea è questa: Dio rende consapevole della resà‘ìm , 9,24; 10,3; 21,7) e non riesce ad adat­
sua colpa un popolo che è r à s à mediante la vittoria tarsi al pensiero di «essere colpevole» (rs‘ q.
dell’altra parie (diversamente p.e. BH3 e Hertzberg, 9,29; 10,7.15) e che Dio senza motivo lo « d i­
ATD 10,90s.: testo mutato in base a èotÓì^to dei chiari colpevole» (rs' hi. 10,2 cfr. 9,20s.; 15,6;
LXX). 40,8).
4/ Non si può dire propriamente che nell’AT 5/ Nel dualismo della comunità di Qumran
vi sia una netta distinzione tra un significato la radice rs' diventa molto importante (verbo
profano ed un significato religioso della radice circa 20x, ràsà‘ circa 55x, résa' circa 20x,
rs1. Nella società «pansacrale», dove le pre­ ris’à circa 40x, cfr. Kuhn, Konk. 209s.; RQ
scrizioni del diritto divino regolavano la vita 14, 1963, 227). Fra i nemici della comunità
intera, un comportamento nocivo alla comuni­ emerge il « sacerdote empio », l’avversario del
tà era nello stesso tempo contrario a Dio. In maestro di giustizia (hakkòhèn hàràsà
molti passi però si sottolinea maggiormente il IQpAb 8,8; 9,9, secondo KElliger, Studien
significato religioso del comportamento rs'. Ciò zum Habakuk-Kommentar vom Totcn Meer,
avviene; 1953,266, storpiatura del titolo ufficiale
a) nei testi che designano il sacrificio o la via hakkòhèn haròs «sommo sacerdote»; cfr. 5,9;
dei resà‘ìm come «orrore per Jahwe» (Prov 9,1.11; 10,5; 11,4s.; 12,2s.).
I5,8s.; cfr. v. 29: «Jahwe è lontano dai Nei LXX questo gruppo di vocaboli viene tra­
resà‘im»', Eccle 8,13 « il rasa' non ha timore dotto in diversi modi, ràsà' soprattutto con
di fronte a Dio»), e quando - specialmente nei àtrE^rig, e anche con à(j.ocpT(uX.Ó£ e àvopoq
salmi - i termini paralleli («nemici di Jahwe» (statistica in KH.Rengstorf, ThW 1,324 =
Sai 37,20; cfr. 68,2s.; «quelli che odiano Jah­ GLNT 1,872-874), gli altri vocaboli per lo più
we» 2C'ron 19,2; cfr. Sai 68,2; Giob 8,22; con àaelktv/àcrÉpEia. Per il NT ed il suo am­
«quelli che odiano Sion» Sai 129,4s.; «chi biente cfr. G.Schrenk, art. aStxoq, ThW
non serve D io» Mal 3,18) o i termini opposti 1,150-163 (= GLNT 1,401-440); K.H.Rengstorf,
(«i suoi fedeli» ISam 2,9; Sai 37,28; « il tuo art. àpapTaAóq, ThW 1,320-339 (= GLNT
popolo» Ab 3,13; «quelli che lo amano» Sai 1,861-910); W.Gutbrod, art. avopo<;, ThW
145,20; «quelli che attendono Jahwe» Sai IV,l079s. (= GLNT VII, 1406-1408); W.Foer-
37,9s.; «chi ha fiducia in Jahwe» Sai 32,10; ster, art. d u re ^, ThW VII, 184-190 (= GLNT
«timore di Jahwe» Prov 10,27) possiedono X I,1486-1502).
chiaramente un significato religioso: in simili C.van Leeuwen
casi rasa' è P«empio»;
b) quando Israele si rivolge a Jahwe con for­
mule liturgiche determinate, riconoscendo la
sua colpa: « abbiamo peccato (h i q.) e ci siamo sb‘ SAZIARSI
rovinati ('wh hi.), siamo stati empi (ri* q.)»
(IRe 8,47 = 2Cron 6,37; cfr. Dan 9,15; con lo
stesso significato, e con rs' hi.: Sai 106,6; Dan 1/ La radice sb ‘ «saziarsi, essere sazio» ap­
9,5 con l’aggiunta di mrd « ribellarsi »; Neem partiene al semitico comune (acc. sebi2; ug. sb\
9,33 solo rs‘ hi.); cfr. Ger 14,20 «riconoscia­ WUS nr. 2579; UT nr. 2380; fen. pun. e

737 V2V sb' SAZIARSI 738


aram.: DrSO 289; LS 456a; arab. sabi'a. Wehr me il significato più generale di «avere a suffi­
41 Is.; sudarab. antico: Conti Rossini 247; per cienza, essere soddisfatto ». Questo spostamen­
Pet. cfr. GVG 1,169.239). to di significato ricorre più facilmente quando
NelPAT ebr. oltre a sb‘ q. si incontrano anche gli oggetti rimangono limitati a beni materiali
il ni. «saziarsi» (Giob 31,31 part., in Mand. («beni» Ger 31,14; Sai 104,28; Prov 12,14;
112d sotto q.), il pi. « rendere sazio » (Ez 7,19; «olocausto» Is 1,1 I; «cavalli e cavalieri, eroi
Sai 90,14) e l’hi. «far saziare», e inoltre l’ag­ e guerrieri » Ez 39,20; ecc.), come pure quando
gettivo verbale sàbéu‘ «sazio» cd i sostantivi il saziarsi (in posizione assoluta) è riferito alla
verbali sàbà', soba'\ sob'à e sib'à (Ez 16,49) preda (Ger 50,10; Ab 2,5) o al pascolo (Ger
« sazietà ». 50,19; Os 13,6). Una ulteriore estensione del
significato si trova quando l’ambito dell’ogget­
I nomi femminili di persona ’^tisàba', Bat-sàba' e to viene esteso ad astratti, cosa che si verifica
J ehdséba‘ non appartengono alla nostra radice (con­
tro J.Hehn, FS Marti 1925, 128-136: connessione
soprattutto nella tradizione sapienziale: rivolta
con séba‘ «sette» come «numero della pienezza»; (Giob 7,4), progetti (Prov 1,31), frutto delle
cfr. KBL 944a; J.J.Stamm, FS Baumgartner 1960, labbra (Prov 18,20), povertà (Prov 28,19),
767, 3 12s. con bibliogr.). prostituzione (Ez I6,28s.), onta (Ab 2,16; cfr.
Giob 10,15), scherno (Sai I23,3s.), giorni
2/ Nell’AT sb' si trova 78x in qal (Prov 18x, (lCron 23,1; 2Cron 24,15; con Sàbèa Gen
Sai I4x, Deut 7x), lx in ni. (vd. sp.), 2x in pi. 25,8 txt em; 35,29; Giob 42,17; lCron 29,28).
(vd. sp.j, I6x in hi. (Sai 8x); sàbèa' lOx, sàbà‘ In particolare sono quasi esclusivamente astrat­
8x (6x in Gen 41,29-53 e Prov 3,10; Eccle ti gli oggetti retti da preposizioni: il bene della
5,11), sòba' 8x, sob'à 6x, Sib'à lx (vd. sp.). tua casa (Sai 65,5), dolori (Sai 88,4), frutto del­
Delle attestazioni di questa radice, 130 in tota­ le tue azioni (Sai 104,13), comportamento del­
le, 25 si trovano in Sai, 22 in Prov, 10 in Is, 9 l’apostata (Prov 14,14), onta (Lam 3,30), felici­
ciascuno in Deut, Ez e Giob, 8 in Gen, 6 in tà (Eccle 6,3). Per l’appagamento dell’« ani­
Ger, ecc. ma» —nàfas III/3b.
Risulta perciò del tutto comprensibile il pas­
3/ In quasi la metà delle attestazioni in qal, il saggio al sign. di « essere disgustato », che com­
termine è usato come assoluto: « saziarsi, esse­ pare chiaramente in passi come Is 1,11; Prov
re sazio ». AI pari di altri verbi della pienezza 25,16s.; 30,9. Quasi in contrapposizione al suo
o della mancanza, sb' può reggere un oggetto significato originano, sb' è qui affine ai verbi
diretto: « saziarsi di qualcosa » (così circa 30x g'I q. «respingere» (8x nell’AT: Lev
con l’accus. della materia; cfr. BrSynt § 90d). 26,11.15.30.43.44; Ger 14,19; Ez 16,45.45) e
Solo raramente al posto dell’accus. si trovano qùs q. «provare ripugnanza» (Gen 27,46; Lev
delle preposizioni più specifiche (min 7x, le 20,23; Num 21,5; IRe 11,25; Prov 3,11), Tal­
3x). Una volta soltanto il verbo è seguito da un volta il saziarsi è applicato in senso traslato al
inf. con le\ Eccic 1,8 « saziarsi di vedere ». vedere: «guardare a sazietà» (Sai 17,15; Prov
Nella maggior parte dei casi il verbo è usato 27,20b; Eccle 1,8; 4,8); - Jàjin 3a(2).
per esprimere l’appaga mento della fame e si ri­ Nell’aggettivo verbale sàbè°' il significato vero
ferisce cosi, come -» ’kl «mangiare» e -»sili e proprio (opposto a rà'èb «affamato») è rico­
« bere », ad una funzione elementare della vita noscibile solo in pochi casi (ISam 2,5; Prov
umana ed animale. Questa relazione è del tutto 27,7; forse anche Prov 19,23). In tutti gli altri
chiara in circa tre quarti dei passi, quando sb' passi si ha un significato traslalo, che concorda
è senza oggetto (circa 35x). Anche nei testi ug. quasi del tutto con il significato verbale corri­
e nelle testimonianze delle iscrizioni di Karate- spondente.
pe e di Sefire (8° sec. a.C.) questa radice viene Tra i sostantivi verbali sàbà' ha sempre il si­
usata quasi esclusivamente nel suo significato gnificato generale di «pienezza, superfluo»,
vero e proprio: come sost. «sazietà» insieme mentre sòba', sob'à e sib'à sono saldamente le­
con mn'm «piacere» e tri «(mosto di) vino» gati al concetto di « mangiare » e restano per­
(KAI nr. 26, 1,6; 11,7.13.16; 111,7.9); come ver­ tanto, salvo poche eccezioni (Sai 16,1 I e Ez
bo per bambini o cuccioli di animali che suc­ 16,28), nell’ambito semantico originale.
chiano «e non si saziano» (KAI nr. 222, A
22s.; nr. 223, A 1). NelPAT « mangiare e (non) Per l’opposto r'b «aver fame» e per i suoi derivali,
saziarsi » sono in rapporto costante in circa 20 che non vengono quasi mai impiegati in senso trasla­
casi, spccialmcntc nel Deut (6,11; 8,10.12; to (cfr. Am 8,11), vd. 3c.
11,15; 14,29; 26,12; 31,30). Come oggetti com­
paiono nell’AT soprattutto diversi alimenti: 4/ Il vocabolo assume un significato teologico
pane, grano, vino, olio, miele, grasso ecc. sb' si per il fatto che non di rado serve a designare il
trova con riferimento al bere solo in Am 4,8 e godimento o la concessione dei beni di salvez­
Prov 30,16 (altrimenti di solito rwh q. «bere a za da parte di Jahwe. Ciò si verifica quando
sazietà», —sth 3c). sb' viene usato nel suo significato originario,
Ampliando l’ambito dell’oggetto, il verbo assu­ come nella formula « mangiare e saziarsi »

739 int? sb‘ SAZIARSI 740


(Deut 6,11; 8,10.12; 11,15; 31,20; Gioe 2,26; combattono (Ihm ni.), cercano la sua disgrazia
Sai 22,27; 37,19; 78,29; Neera 9,25; 2Cron (bqs pi. rà'à), dunque il comportamento dei
31,10). Ma anche nel suo significato più gene­ suoi nemici (->’òjèb) (Sai 38,21; 55,4; 71,13;
rale sb' può far riferimento ai doni divini di 109,4.20.29).
salvezza. Specialmente nel causativo appare
chiaro il significato teologico. Nei 16 casi con b) Persone o figure che si comportano con ini­
l’hi. il soggetto è sempre Dio, con due sole ec­ micizia e ostilità possono di conseguenza essere
cezioni (Is 58,10; Ez 27,33). Non si rileva tut­ chiamate sàtàn « avversario, nemico »: avver­
tavia il consolidamento di una formula teologi­ sari militari e politici (ISam 29,4; IRe 5,18;
ca. I 1,14.23.25), avversari in processo (Sai 109,6;
non «accusatori» così G. von Rad, ThW 11,71
= GLNT 11,927), persone che, mediante com­
5/ Le testimonianze di Qumran rimangono portamento ostile o di opposizione, vogliono
completamente nell’ambito dell’uso vtrt. impedire la realizzazione di un preciso disegno
(Kuhn, Konk. 21 la; RQ 14, 1963, 228a). Nei (Num 22,22.32; 2Sam 19,23).
LX X gli equivalenti gr. più frequenti sono Va stabilito caso per caso se il sostantivo sàtàn
(éijOmpTtXixvnù. e -xopTÓ^v; per l’uso linguisti­ debba essere inteso come una funzione (Horst,
co nts. cfr. G.Delling, art. mjjwtX/qiu, ThW BK XVI, 13) o una proprietà (von Rad, l.c. 71
VI, 127-134 (= GLNT X,203-224). - ital. 927).
G.Gerleman II sostantivo si(nà Esd 4,6, tradotto di solito
con « atto d’accusa », significa piuttosto una
«contestazione» (Horst, l.c. 14).

4/ a) L’uso teologico del verbo (Dio come


m sàtàn AVVERSARIO soggetto di stm) è raro. Esso equivale all’impie­
go del termine nelle lamentazioni del singolo:
Giob 16,9 (txt?, cfr. Horst, l.c. 239.241); 30,21
1/ La radice sin, il cui significato fondamen­ lamenta il comportamento ostile di Dio nei
tale deve essere reso con «osteggiare, oppor­ confronti di Giobbe.
si », è attestata in ebr. e, in dipendenza da que­
b) Parimenti, l’uso del sostantivo sàtàn in am­
sto (con s oppure s iniziale), in aram. giud.,
bito religioso corrisponde al suo significato
sir., mand., et. e arab. (Nòldeke, NB 34.47; per
l’àrab. saitàn « satana, diavolo » cfr. anche profano. Solo nel periodo immediatamente po­
steriore all’esilio si fa menzione di una figura
J.Horovitz, Koranische Untersuchungen, 1926,
che appartiene all’assemblea del consiglio cele­
120s.; A.J.Wensinck - J.H.Kramers, Handwòr­
terbuch des Islam, 1941, 67ls.). L’equivalente ste (benè ha™lóhlm) e che viene chiamata
acc. citato in GB 782a e KBL 918b non esiste hassàtàn (Giob 1,6). Essa compare in Giob 1-2
come «oppositore» e «nemico» di Giobbe;
secondo AHw 260b. sim si trova solo in ebr. e
aram. giud. essa cerca di ridurre e di mettere in crisi la sua
Dalla radice stn si formano nell’AT il qal religiosità disinteressata mediante l’opposizione
e la protesta presso Dio; in Zac 3,ls. compare
«osteggiare» ed i sostantivi sàtàn «avversa­
rio» e sitnà «ostilità» (in Gen 26,21 anche come « avversario » (avversario in processo?,
cfr. Sai 109,6 con Zac 3,1; 7nei “a lfm ìn ò «so­
come nome di una fonte); dalla forma seconda­
ria stm derivano il qal e il sostantivo mastèmà stenere la propria ragione») dell’angelo di Jah­
« ostilità ». we, evidentemente per impedire il suo progetto
su Giosuè. In entrambi i passi « il satana » ap­
Non si può stabilire con certezza se il verbo
sin sia denominativo ed a quale formazione pare come una figura subordinata alla volontà
nominale appartenga sàtàn (cfr. BL 500; G.von di Dio; si deve a quest’ultima se « il satana»
Rad, ThW 11,71 = GLNT II,926s.). può far valere (Giob 1-2) oppure no (Zac 3,1 s.)
il suo atteggiamento radicalmente ostile all’uo­
mo (Sàtàn qui sempre con l’art.). Egli colpisce
2/ Statistica: stri q. 6x (Zac 3,1 e 5x in Sai), con disgrazie di ogni tipo colui che è in sua ba­
sàtàn l l x (Giob 1-2 14x, IRe 4x, Zac 3,ls. lia, oppone volutamente a chi gli è superiore
3x), sitnà lx (Esd 4,6); stm q. 6x (Gen 3x, contrasti di ogni genere.
Giob 2x, Sai lx), mastèmà 2x (Os 9,7s.). Come nell’ambito profano, così anche in ambi­
to religioso non è dato rilevare un uso specifi­
3/ a) Nell’uso verbale la radice stn/stm ha camente giuridico del termine.
sempre il sign. di «osteggiare, essere in atteg­ Solo in lCron 21,1 sàtàn compare come nome
giamento di inimicizia, contrastare» (cfr. Gen proprio di questa figura della corte celeste; essa
27,41; 49,23; 50,15; Zac 3,1). Nelle lamenta­ sostituisce qui la collera di Jahwe, che, secon­
zioni del singolo il verbo designa il comporta­ do 2Sam 24,1, induce Davide al censimento
mento di quanti odiano (—in ’) colui che prega, della popolazione (Rudolph, HAT 21,142s.;
ricambiano (slm pi.) il suo bene con il male, lo diversamente T.H.Gaster, IDB IV,225: sàtàn

741 sàtàn AVVERSARIO 742


«simply a common noun» [= « solo un nome L’interpretazione di s&ktrl come « forma » in i Sam
comune »]). 1Cron 1,21 è il primo indizio che 25,3 (così F.Perles, JQR N.S. 17, 1926/27, 233, con
satana viene inteso come una figura autonoma, rimando all’arab. $akl «forma»), è stata giustamente
caratteristica del resto del primo giudaismo. messa in discussione da Rarr, CPT 224s.336. In Ger
50,9 si deve leggere probabilmente maskìi «coronato
Poiché le testimonianze linguistiche dell’AT e
da successo » al posto di maSkJl « che priva di figli »
delle più antiche lingue sem. sono scarse o nul­ (cfr. BH3; Rudolph, HAT 12, 300).
le, per spiegare l'origine ed il significato della
figura vtrt. di satana si è fatto ricorso a diverse NelPAT ebr. il verbo ricorre sempre in hi., se
concezioni dalla vita politica e religiosa del­ si eccettua ISam 18,30 (q. «aver successo»)
l’antico Oriente. Tutti questi tentativi restano (vd. st. 3a). La forma participiale sostantivata
pure supposizioni, e le opinioni rimangono di masklI è termine tecnico fisso dei titoli dei sal­
conseguenza molteplici: il satana come demone mi (vd. st. 3b). Come sostantivo ricorre il ter­
maligno controparte del dio protettore perso­ mine astratto sèkcel (sèkcel in ISam 25,3; Giob
nale (H.Gunkel, Das Màrchen im AT, 1917, 17,4; Esd 8,18; Neem 8,8; lCron 26,14). Nel-
84s.; cfr. G.HòLscher, Das Buch Hiob, HAT Param. bibl. si incontrano $kl hitpa“al «consi­
17, 21952, 3), come accusatore in tribunale (G. derare» (Dan 7,8) e l’astratto SoklelànU «ac­
von Rad, ThW 11,71 = GLNT 11,927; G.Molm, cortezza» (BLA 198; Dan 5,11.12.14).
BHH 111,1674) la cui funzione è stata trasposta
nella corte celeste (Eichrodt 11,139), come «se­ 2/ La radice skl (in totale 90 testimonianze
cret politicai officiai » = (« funzionario politico ebr. e 4 aram.; esci. Is 44,25; Ger 50,9; Eccle
segreto»; N.H.Tur-Sinai [Torczyner], The 1,17, vd. sp. 1) viene usata soprattutto, ma non
Book of Job, 1957, 44), come calunniatore alla esclusivamente, nei testi sapienziali: q. lx, hi.
corte dei grandi re (A.Brock-Utnc, Klio 28, 59x (Prov I3x, Sai llx, Dan 9x, Ger 5x,
1935, 219-227) e altro ancora (bibliogr. in ISam, Is e Giob 3x ciascuno), maskìi 14x (in
Fohrer, KAT XVI, 82s.). Sai) e sè kcel/scekcel 16x (Prov 6x).
5/ Per la figura di satana a Qumran. nel tar­ 3/ a) Il significato principale del verbo può
do giudaismo e nel NT cfr. G. von Rad - essere reso nel modo migliore con « essere ac­
W.Foester, art. SiapdUw, ThW 11,69-80 (= corto, assennato »; cfr. i frequenti verbi paral­
GLNT 11,921-950); W.Foerster - K.Schafer- leli ->bìn «capire» (Deut 32,29; Is 44,18; Sai
diek, art. craTavàcThW VII, 151-165 (= 94,8) e ->jd' «conoscere» (Is 41,20; Ger 9,23;
'GLNT XI, 1397-1434). Dan 1,4; 9,25; cfr. Is 44,18; Giob 34,35). Più
G. Wanke spesso, tuttavia, viene sottolineato l’atto del
guardare attentamente, del percepire e del fare
attenzione, mediante il quale si diventa «ac­
corti» (Sai 41,2; 64,10; 101,2; 106,7; par.
->zkr «ricordare»; Giob 34,27; Prov 21,12;
skl hi. ESSERE ACCORTO Dan 9,3; aram. hitpa“al Dan 7,8). L’accento
semasiologico principale sta ora però nel signi­
ficato verbale perfettivo « essere diventato ac­
1/ La radice skl I « essere accorto, assenna­ corto > essere giudizioso, assennato» (cfr. il
to », da cui deve essere distinta la radice skl IJ parallelismo tra occhio e cuore in Is 41,20;
«incrociare» (solo Gen 48,14 pi.) nonostante 44,18). In senso effettivo, l’uomo avveduto è
J.Blau, VT 7, 1957, 101, ha i suoi corrispettivi assennato e prudente nella sua attività, quindi
in aram. (Ah. 147 skl itpa. «essere assenna­ anche uomo di successo, come viene detto in
to», cfr. Leander 49; DISO 192; P.Grelot, Do- primo luogo di re e di altri capi del popolo
cuments araméens d’Egypte, 1972, 443; diver­ (Davide: ISam 18,5.14.15, cfr. v. 30 qal; Saio-
samente, a causa della grafia con s, p.e. W. mone: IRe 2,3; Ezechia: 2Re 18,7; inoltre
Baumgartner, ZAW 45, 1927, 102 = Zum AT Giousè; 1,7.8 par -+slh hi. « aver successo»;
und seiner LJmwelt, 1959, 90: «non compor­ cfr. Dan 8,25 sèkcel accanto a slh hi.). Mentre
tarti stoltamente»; in aram. bibl. e nei dialetti l’insuccesso dei cattivi «pastori» è dovuto al
posteriori: KBL 1126s.; LS 473b). fatto che essi «sono irragionevoli» (b'r ili.
come concetto opposto) e non si sono rivolti a
In Is 44,25 (vd. BH3) c Ecclc 1,17 (vd. BH3) si tratta Jahwe (Ger 10,21), il procedere in modo avve­
di forme della radice di significato opposto skl « esse­ duto e ricco di successo è proprio del re giusto
re stolto» (nell’AT 23x: ni. «comportarsi stoltamen­ che sta per venire (Ger 23,5; cfr. anche 3,15 e
te» ISam 13,13; 2Sam 24,10 = lCron 21,8; 2Cron Sai 2,10; cfr. W.McKane, Prophets and Wisc
16,9; pi. «rendere stolto» 2Sam 15,31; Is 44,25; hi. Men, 1965, 67s.90-93) ed anche dell’esaltato
« agire da stolto» Gen 31,28; ISam 26,21; agg. sàkàì
«stolto» Ger 4,22; 5,21; Eccle 2,19; 7,17; 10,3.3.14; servo di Jahwe (Is 52,13; diversamente
sost. scékcel «stoltezza» Eccle 10,6; siklvt «stoltez­ G.R.Driver, FS Kahle 1968, 90s.); questo im­
za» Eccle 1,17; 2,3.12.13; 7,25; 10,1.13), che sono piego ricorre anche in un’accezione più genera­
state scritte con s anziché con s. le (cfr. Deut 29,8; Prov. 17,8).

743 ^ 3 » skl hi. ESSERE ACCORTO 744


In senso causativo, poi, un uomo è oggetto del­ «cantare, suonare ») e significa evidentemente - ben­
l’azione di rendere accorto, di un insegnamen­ ché i salmi in questione siano di genere e contenuti
to che può avere Io scopo di indicare a qualcu­ molto diversi - un particolare tipo di salmo, senza
no la vita che deve condurre (Sai 32,8 par. jrh che sia sialo tuttavia possibile fino ad oggi spiegare
in maniera soddisfacente il significato e la funzione
hi. «istruire» e j's «consigliare»), o può trat­ di questa designazione. L’interpretazione cultuale di
tarsi più generalmente di un «essere saggio» G.W.Ahlstròm, Psalm 89, 1959, 21-26, dovrebbe es­
( -*hkrn) o anche si può avere come effetto una sere comunque improbabile di fronte ad interpreta­
particolare erudizione (Prov 21,11; Dan 9,22; zioni che mettono questo termine tecnico in relazio­
lCron 28,19; cfr. anche 2Cron 30,22 con ogg. ne con la «sapienza» (cfr. S.Mowinckel, The Psalms
interno Sèkcef tòb). L’insegnamento può prove­ in lsrael’s Worship, II, 1962, 94.209), sia in senso
nire da un « sapiente» (hàkàm) o dal suo cuo­ oggeltivo (cfr. W.Maag, STIiU 13. 1943, 108-115)
re inteso come organo della saggezza (cfr. Prov oppure - e forse è la cosa più probabile - in riferi­
mento alla forma artistica (cfr. Kraus, BK XV, p.
16,23; 21,11); tuttavia più spesso si dice che XXIIs., che traduce il termine con «canto composto
esso proviene da Dio o dal suo spirito (cfr. Sai con arte »; cfr. inoltre anche L.Delekat, ZAW 76,
32,8; Dan 9,22; Neem 9,20; lCron 28,19), 1964, 282s.; R PCanolI, VT 21, 1971, I33s.; G. B.
come del resto in generale l’« accortezza » di­ Dumortier, VT 22, 1972, 177).
pende in diversi modi da Dio o è a lui riferita
(vd. st. 4). _ c) Il termine astratto sèkffl/scektfl segue larga­
Prescindendo da sèkcei (vd. st. 3c), [’« accortez­ mente le sfumature di significato del verbo (cfr.
za» viene espressa sostantivamente anche me­ Zorell 800b: «quasi nomen verbale ad skl 1»).
diante l’inf. assol. haikèl (Ger 3,15 par. dè'à 11 vocabolo, che di per sé indica in modo neu­
«intelletto», detto delle caratteristiche dell’uf­ tro «accortezza, saggezza» come dote intellet­
ficio dei « pastori » secondo il cuore di Dio; tuale (Giob I7,4a; anche Prov 23,9b), tranne
Giob 34,35 par. daat\ Prov 1,3 con molti ter­ che in Dan 8,25 ha una connotazione positiva
mini paralleli, sapienziali e con un riferimento e viene sempre inteso in senso buono; ciò è
sociale nell’ambito del prologo di Prov, cfr. particolarmente evidente nelle espressioni
Gemser, HAT I6,l8s.; Prov 21,16 «via della sèkcei tòb « accortezza buona » (Sai 111,10 par.
saggezza », cfr. Sai 32,8; Dan 1,17 par. maddà' hokmà «saggezza»; Prov 3,4 par. hèn «favo­
« conoscenza », donata da Dio; la « accortez­ re», cfr. Gemser, HAT 16,26; «plauso genti­
za » si riferisce ad « ogni scritto e sapienza »). le»; W.McKane, Proverbs, 1970, 214.292;
Oltre che dall’astratto haSkèl la tendenza alla «good success»; 13,15 accanto a hèn\ 2Cron
sostantivazione nell’uso del verbo è attestata 30,22). In senso attributivo, il sostantivo con­
anche dal part. maskìl, che compare soprattut­ trassegna il parlare con giudizio, che viene di­
to in Prov e Dan. Esso viene usato in parte sprezzato dallo «stolto» (~*kesìl, Prov 23,9),
come attributivo (Prov 10,5; 14,35; 17,2; 19,14 ma soprattutto caratterizza persone capaci e di
fem., cfr. ISam 25,3) e predicativo (ISam successo (ISam 25,3; Esd 8,18 lCron 26,14;
18,14.15; Sai 41,2; Prov 10,19; 16,20; 21,12, cfr. anche lCron 22,12 e 2Cron 2,11 par. bina,
senz’altro con Dio come soggetto, cfr. BH3 e i riferito a Salomone; vd. anche 2Cron 30,22 e
commentari; 2Cron 30,22) nel senso di «ac­ Neem 8,8 applicato ai maestri leviti). In con­
corto, saggio, assennalo », in parte anche come trapposizione alla «stoltezza» ('iwwàlcet,
sostantivo riferito a persona « saggio, assenna­ -* >awìl 4; Prov 16,22) la «accortezza» dona a
to» (Am 5,13; Sai 14,2 = 53,3; Giob 22,2; coloro che la posseggono « favore » (hèn, Prov
Prov 15,24; Dan 1,4; 11,33.55; 12,3.10). Viene 13,15) e « vita » (ha.jjìm, Prov 16,22), e in que­
designato a questa maniera un tipo di uomo, i sto ambito emerge la sua particolare nota teo­
cui antitipi sono il -»nùbàl «stolto» (Sai logica.
14,ls. = 53,2s.; cfr. Sai 94,8 -*kL’sìl) e il rasà'
«em pio» (Dan 12,10; cfr. Sai 36,4; Giob 4/ Come già si deduce dall’esame semasiolo­
34,26s.; Prov 21,12); egli, come il «sapiente», gico fatto sopra, il gruppo lessicale skl I ha una
è uno che tace con calma (Prov 10,19; Am larga impronta teologica. Infatti, molto spesso
5.13), e non è soltanto assennato e uomo di la «accortezza» può essere espressione della
successo, ma è anche una persona in relazione saggezza di un uomo, nel qual caso essa è da
con Dio (vd. st. 4), Secondo Dan si tratta di un lato dipendente da esperienza/insegnamento
persone pie particolarmente dotte ed esperte e dall’altro premessa per il successo; tuttavia in
(Dan 1,4.17; 11,33.35; 12,3.10). Nei testi dtr. e vari modi essa è riferita a Dio, tanto più quan­
posteriori è importante il rapporto con la legge do influisce in modo determinante sulla con­
di Dio (cfr. Gios 1,8; I Re 2,3; Sai 119,99; dotta di qualcuno e diventa così un elemento
Neem 8,13; anche Deut 29,8; Prov 16,20; Dan importante nella formazione della sua vita ed
9.13). al quale Dio guarda (Sai 14,2 = 53,3 «saggio»
b) maskìl non è soltanto sostantivo riferito a perso­ par. «colui che cerca Dio»; cfr. Prov 21,12:
na, ma anche termine tecnico nei titoli dei Salmi 32; Dio - se soggetto - « fa precipitare in rovina
42; 44; 45; 52-55; 74; 78; 88; 89; 142. Compare l’empio»). Se si devia dalla «via della saggez­
inoltre anche in Sai 47,8 (come oggetto di zmr pi. za», si muore precocemente (Prov 21,16; cfr.

745 skl hi. ESSERE ACCORTO 746


Gemser, HAT I6,80s.); se invece si percorre J.C.Greenfield, HUCA 30, 1959, 141-151, cita diver­
da «saggio» il sentiero della vita, allora si si esempi dalle lingue sem., per dimostrare chc lo
sfugge al mondo degli inferi, alla morte; perché stesso termine può significare «crescere rigogliosa­
la « accortezza » è una « fonte di vita », che ha mente, fiorire» e «illuminare, irradiare». Di conse­
guenza, egli considera tutti i termini citati sopra affi­
carattere salvifico (Prov 16,22). Fra azione e ni all'ebr. Smh, per il quale postula come significati
conseguenza c’è un nesso fatale, che non porta secondari «essere alto, vasto» e «illuminare». Cfr.
soltanto al successo (o all’insuccesso), ma an­ anche J.B.Bauer, VD 40, 1962, 184-189, e V.Hamp,
che alla vita o alla morte (cfr. K.Koch, ZThK WZ Halle 10, 1961, 1333s., che ugualmente prendo­
52, 1955, 1-42; G. von Rad, Weisheit in Israel, no in considerazione questi significati secondari.
1970, 170ss. = La sapienza in Israele, 1975,
12lss.). La «accortezza» riferita a Dìo e forie­ Il verbo ricorre nell’AT in qal, pi. « rallegra­
ra di salvezza si attua nel timore di Dio (Sai re» e hi. « far gioire»; si hanno inoltre l’agget­
111,10; Prov 16,20; cfr. von Rad, l.c. 75ss. = tivo verbale Éàmèuh «gioioso» ed il sost.
ital. 57ss.). Dio non solo la esige, ma la realiz­ simhà «gioia». Nell’aram. bibl. la radice *fodj,
za in diversi modi: egli accompagna e guida molto difTnsa in aram. ed in altre lingue sem.,
(cfr. ISam 18,14; 2Re 18,7; Sai 32,8; Neem è rappresentata solo dal sost. htedwà «gioia»
9,20; -*slti 4); si può riconoscerlo nelle sue (Esd 6,16; KBL I073s.; DISO 82), mentre in
azioni storiche e salvifiche (cfr. Sai 64,10; ebr. si ha come prst. hcedwù «gioia» (Neem
106,7; Neem 9,20; anche ls 41,20; 44,18); egli 8,10; ICron 16,27) oltre a hdh q. «rallegrarsi»
concede capi e servitori capaci (cfr. Ger 3,15; (Es 18,9; Giob 3,6) e pi. «rallegrare» (Sai
23,5; Esd 8,18; Neem 8,8.13); si acquista «ac­ 21,7); cfr. Wagner nr. 83-87.
cortezza » anche con la « parola » (Prov
16,20), con la «parola dell’alleanza» (Deut 2/ Nell’AT sono attestate 269x forme della
29,8) e soprattutto con la «legge» di Dio radice smh: il verbo 154x (q. I26x, pi. 27x, hi.
(Gios l,7s.; cfr. Sai 119,99; Neem 8,8; ICron lx in Sai 89,43) con una forte presenza nei sal­
22,12). Non mancano certo le possibilità di mi (q. 43x, pi. 8x), l’agg. sàmè°h 21x ed il sost.
raggiungere una « accortezza » che porta alla simhà 94x (Is I5x, Sai 13x); cfr. i prospetti sta­
salvezza; per questo è ben motivata l’accusa tistici in P.Humbert, RHPhR 22, 1942, 185­
per la mancanza di « accortezza/saggezza » 214 = Opuscules d’un hébraisant. 1958, 119­
(cfr. Deut 32.29; Sai 94,8; 106,7). 145).

5/ Nei testi di Qumran il verbo ed i sostanti­ 3/ Ci si può chiedere se il significato fonda­


vi ricorrono molto spesso (cfr. Kuhn, Konk. mentale « rallegrarsi », che descrive un moto
134.212; RQ 14, 1963, 228; F.Nòtscher, Zur dell’animo, sia derivato dal sign. concreto « ir­
theologischen Terminologie der Qumran- radiare » come espressione esterna della gioia,
Texte, 1956, 55-58; J.A.Sanders, ZAW 76, come accade in Sai 19,9, dove «rallegrare il
1964, 65s.). Nei LXX il verbo viene tradotto cuore» sta in parallelo con « illuminare gli oc­
per lo più con cnjviivcu, i sostantivi con chi » (cfr. anche Prov 15,30 e Eccli 31,20
o u v e o -lc; . Su tutto questo cfr. H.Conzelmann, « una gioia del cuore e una luce per gli oc­
art. a v v in i, ThW VII,886-894. chi »). Due casi molto discussi sono a favore di
M. Scebo questa tesi.
Per Prov 13,9 H.L.Ginsberg, BASOR 98, 1945, 15
n 20. ed in seguito p.e. anche Greenfield, l.c. 147,
hanno proposto di tradurre, in corrispondenza con la
testimonianza ug. citata in 1: « la luce dell’uomo pio
risplende (jiSmah)», come richiede anche il paralleli­
W S smh RALLEGRARSI smo (cfr. anche M.Dahood, FS Baumgartner, 1967,
40s.; Ginsberg, ibid. 72s.). - Più difficile è ls 9,16,
dove il contesto richiede il sign. di « essere misericor­
dioso, avere pietà», per cui IQIsa interpreta jismah
1/ Con J’ebr. smh «rallegrarsi» è connesso
ponendo al suo posto jahmól «egli ha compassio­
l’ug. smfj « rallegrarsi » (WUS nr. 2626; UT ne». Il testo sarebbe comprensibile, se qui si potesse
nr. 2432; in 2Aqht [= II D] 11,9 « irradiare [dal intendere il signilìcato « irradiare » nel senso di « fare
volto]»; cfr. P.J. van Zijl, Baal, 1972, 120-122; illuminare il suo volto, essere misericordioso». Que­
per una supposta testimonianza pun. cfr. DISO sta è, assieme a ls 39,2 e Lam 2,17 (pi.), l’unica atte­
308, ma anche Sznycer I 15-119), usato spesso stazione preesilica della costruzione smh 'ai Ma
come l’ebr. parallelamente a - g ii. Non è certo dato che pànìm « volto » come soggetto di smh è at­
se l’acc. samùjju «crescere», l’arab. smh «es­ tcstato solo in ug., ma non in ebr., il passo resta pro­
blematico. - In Prov 10,28, invece, il sostantivo
sere altezzoso, fiero» (Wehr 44lb; L.Kopf, VT simhà non deve essere letto come forma verbale con
9, 1959, 249.276s.), l’aram./sir. smh «crescere il significato di « sbocciare » (contro G.R.Driver, Bibl
rigogliosamente; irradiare, risplendere » (LS 32, 1951, I79s.; Greenfield, Bauer, Hamp); la propo­
63lb) siano afiini all’ebr. smh e/o —smh sizione nominale del TM significa in realtà, come in
« sbocciare ». Prov I 1,23 ecc., il risultalo di un prevedibile proces­

747 nnfr smh RALLEGRARSI 748


so di trasformazione: « l'attesa del giusto (finisce in) questo dalla reazione spontanea nel momento
gioia». - In Os 7,3 si intende (a gioia festosa che vie­ in cui si sperimenta la salvezza (cfr. Sai
ne preparata per il re ed i suoi funzionari in occasio­ I07,30s).
ne del loro insediamento conseguito grazie a macchi­ In qal soggetto sono sempre persone, talvolta
nazioni arbitrarie ed ingannevoli (cosi con Wolff, BK
la terra in quanto rappresenta i suoi abitanti,
X IV /l, 158). - Questi sono i passi veramente discuti­
bili.
->lèb «cuore» (6x sogg. in qal, 5x ogg. in pi.
ed anche lx ntéJixS «anima»). 11 motivo della
Di solito $mh non esprime uno stato d’animo gioia - sia esso un oggetto, un avvenimento o
trattenuto, qualcosa di condizionato, ma la una persona - viene costruito con la preposi­
gioia che si manifesta in maniera spontanea ed zione be (41x) o espresso in una frase introdot­
elementare. Si tratta anzitutto della gioia nelle ta da ki (10x); una persona alle cui spalle ci si
feste sia profane che religiose. Essa si esprime rallegra (di solito il nemico sconfitto) è intro­
con salti di gioia (Ger 50,11), con battere di dotta dalla preposizione le (9x).
piedi e di mani (Is 55,12; Ez 25,6), danza, mu­
Nei testi postesilici l’uso delle preposizioni è, come
sica e grida di gioia (p.e. ISam 18,6; 2Sam al solito, impreciso. Pertanto va vista con molto
6,12.14; IRe 40,45; Neem 12,27). Questa gioia scetticismo la tesi di M.Dahood (Bibl. 43, 1962,
è per sua natura così incontenibile, che si fini­ 35ls.), secondo cui la costruzione àmh min di Prov
sce fuori di sè a suo motivo. Questa esuberanza 5,18; Eccle 2,10 c 2Cron 20,27 dovrebbe essere
dionisiaca caratterizza ogni gioia festosa, e non considerata un cananeismo, poiché essa compare
importa che l’occasione sia un matrimonio una volta in ug. •
(Ger 7,34; Cant 3,11), la vendemmia (Is 9,2;
16,10), l’accoglienza di un vincitore (ISam Altre tipiche occasioni di gioia sono a) il rive­
18,6), il corteo festoso per un congedo (Gen dersi dopo una lunga separazione (Es 4,14;
31,27) o per l’ingresso (Sai 45,16), l’incorona­ Giud 19,3; ISam 6,13, dove solo gli ultimi due
zione di un re (ISam 11,15; IRe 1,40.45; 2Re passi presentano la connessione smh li qrcitò
11,14; Is 9,2; ICron 29,22), un pellegrinaggio «gli corse incontro gioioso», che è tipica
(Sai 122,1; Is 30,29) o una Testa religiosa (vd. quando vi è una costruzione con liqrat, p.e.
st.). Questa caratteristica risulta particolarmen­ Giud 15,14) ed il saluto di ospiti eminenti (Is
te chiara quando si dice che gli uomini sono 39,2 = 2Re 20,13 txt em); b) una buona notizia
allegri «come in virtù del vino» (Zac 10,7) o (ISam 11,9; IRe 5,21; Ger 20,15; Est 8,15ss.);
«grazie al vino» (ls 22,13; pi. Giud 9,13; Sai c) il trovare una parola adatta (Prov 12,20;
104,15; Eccle 10,19). 15,23) o il successo nel lavoro (Eccle 3,22); d)
L’espressione più elementare della gioia è l’ur­ la vittoria sui nemici (p.e. ISam 19,5; 2Sam
lo di gioia o il grido di giubilo che non contie­ I,20; Am 6,13) o la morte del tiranno (Is 14,8);
ne alcun elemento verbale, oppure quest’ulti­ e) il mangiare e il bere sono una parte così es­
mo è molto breve, come p.e. nel l’acclamazio­ senziale di una gioia di festa (Is 22,13; Eccle
ne: «viva il re Salomone» (IRe 1,39). Pertan­ 8,15; Est 9,17-19) che èìmhà può essere usato
to timhà (per Io più termine astratto « gioia ») per indicare un banchetto di festa (Prov 21,17;
può essere anche espressione tecnica per il gri­ Eccle 7,4). Lo stesso vale anche per le feste re­
do di gioia (Gen 31,27; ISam 18,6; 2Sam 6,12; ligiose (vd. st.).
IRe 1.40; Is 6.10; Ger 7,34 = 16,9 = 25,10 = Dove l’abbondanza di cibo nei giorni di festa è
33,11; Sai 137,3; Esd 3,l2s.; 2Cron 20,27; privilegio di un ceto sociale, i ricchi, la gioia
23,18; certamente anche Is 9,2; 22,13; 24,11; per il piacere di beni terreni diventa qualcosa
55,12; Ger 48,33 ecc.). Anche quando la tradu­ che è strettamente collegato con le condizioni
zione migliore di simhà è « gioia », si sottinten­ in cui si vive (Eccle 2,8-10; 5,17-19) e quindi
dono di solito anche le manifestazioni concrete un sinonimo di vita agiata (Eccle 2,26; cfr.
della gioia. Il fatto che irnh esprima anzitutto II,8; Prov 21,17). - La gioia per una persona,
l’urlo di gioia e il grido di giubilo risulta chia­ per la moglie (Prov 5,18) o per il figlio (Prov
ro anche dall’uso parallelo dei seguenti verbi: 10,1; 23,15.24s. ecc.) o per il re (Giud 9,19
—•gii «esultare» (3lx, solo in testi poetici); ironicamente), che si rinnova nelle diverse si­
rnn «giubilare» (12x): 'lz opp. 7s «gioire» tuazioni quotidiane, può trasformarsi in qual­
(8x); Éùs «rallegrarsi per qualcosa» (8x); rùa‘ cosa di duraturo. - Anche la situazione di sal­
hi. «gridare ad alta voce» (2x); shl «nitrire» vezza per tutto Israele in I Re 4,20 è presentata
(2x); psh rinna «esplodere in giubilo» (lx). In come gioia duratura.
tutti questi casi si tratta di espressioni vocali 4/ L’impiego teologico riguarda soprattutto
istintive. Un procedimento chiaramente diver­ l’ambito delle feste cultuali (a), l’attesa della
so viene indicato con hll hitp. e jclh hi. « loda­ salvezza futura (b) e la protesta per il trionfo
re» (in Sai 5x ciascuno assieme a smh): qui dei nemici nelle lamentazioni (c).
siamo sempre di fronte a parole articolate e
frasi ben ordinale; il discorso di lode infatti si a) Un termine fisso per la celebrazione delle
pone sempre ad una certa distanza cronologica feste cultuali, soprattutto in Deut, è l’espressio­
rispetto alla sua motivazione e si distingue in ne smh lifnè Jhwh « essere lieto di fronte a

749 flDfr smh RALLEGRARSI 750


Jahwe» (Lev 23,40; Deut 12,12.18; 14,26; lode (Sai 66,6; 67,5; 96,i l ; 97,1.12; 105,3;
16,11; 27,7; ISam 11,15; Sai 68,4; discutibile 149.2). - In Sai 4,8 «gioia» viene intesa come
invece Is 9,2), spesso parallela a -> ’kl lifnè realtà spirituale in contrasto con le gioie mate­
Jhwh «mangiare davanti a Jahwe» (Deut riali, con la « abbondanza di grano e di vino »
12,7.18; 14,26; 27,7; lCron 29,22). Spesso si (cfr. Sai 16,11).
dice espressamente che il banchetto sacrificale Con la frequente espressione smh beJhwh
comune è per l’assemblea il punto centrale del­ « gioire per Jahwe » si vuol esprimere in modo
la festa (Deut 12,12; 33,18s., Giud 16,23; abbreviato « gioire per un’azione di salvezza di
ISam 11,15; Neem 12,43; in forma variata Jahwe» (Sai 21,2; 31,8 la forma lunga origina­
Neem 8,10-12; Est 9,17-22; 2Cron 30,34s.; al le; la forma breve in Sai 40,17; 63,12; 64,11;
contrario Gioe 1,16). I giorni di festa possono 70.5 nella professione di fiducia racchiusa in
essere chiamati jòm simhà «giorno di gioia» una lamentazione del singolo, Sai 32,21 ancora
(Num 10,10; Est 9,19). Si sottolinea sempre nella professione di fiducia in un genere innico
che la gioia esuberante è la caratteristica delle misto, Sai 85,7 in un lamento collettivo nel
liturgie festive (Deut 16,14s.; 26,11; Gioe 1,16 contesto di un’accusa di Dio espressa sotto for­
ecc.). Ciò vale anche per Os 9,1, in cui vengo­ ma di domanda; inoltre Sai 32,11 nell’esorta­
no vietate ad Israele queste liturgie festive, per­ zione al giubilo rivolta alla comunità, alla qua­
ché su Israele, che ha abbandonato il suo Dio, le in Sai 118,24 corrisponde un’esortazione che
incombe il giudizio di Jahwe e con esso giorni la comunità rivolge a se stessa come eco di una
di amarezza. lode professata dal singolo in forma narrativa;
La tesi di P.Humbert l.c., proposta in base a Sai 9,3 in un invito che l’orante rivolge a se
questo passo e sviluppata anche da D.W.Har- stesso sia a giubilare sia a lodare, e lo stesso
vey, FS Muilenburg 1962, 116-127, e Wolff, avviene in Sai 97,12, un salmo sulla regalità di
BK. XI V/ l , 197, secondo cui la coppia di termi­ Jahwe; in Is 29,19 nella parola di salvezza
ni $mh - gii «appartiene originariamente al compare il singolare beJhwh Simhà) oppure in
carattere dionisiaco dei culti di fecondità cana­ un ampliamento secondario al piurale nell’in­
naici » (Wolff, l.c.), è stata respinta da C.We­ no (Sai 66,6) « per le opere di Jahwe » o addi­
stermann {—gii 4b) con questa argomentazio­ rittura per la sua attività creatrice (Sai 104,34;
ne: « L’esultare come manifestazione della gio­ 149.2).
ia, soprattutto nel culto, è un fenomeno co­
mune nella maggior parte delle religioni a noi Nei pochi passi in cui a smh è unito — hll hitp. o
note », come si può documentare costante­ ~>jdh hi., i due procedimenti sono chiaramente di­
stinti; ciò è particolarmente chiaro in Sai I07,30s.,
mente anche per le celebrazioni cultuali israe­ dove si guarda indietro al giubilo (smh) per la salvez­
litiche (vd. sp.). za, ed i salvati vengono ora invitati a raccontarlo di
smh ricorre con particolare frequenza nei sal­ fronte alla comunità riunita per la celebrazione litur­
mi. La gioia è l’immediata reazione alla salvez­ gica (jdh). In Sai 64,11 colui che si lamenta prevede
za da parte di colui che è minacciato nella sua il giubilo (smh) in seguito alla sua salvezza ed il con­
esistenza, ed alla quale ci si richiama con il seguente annuncio di lode (fili): «Esulti il giusto per
canto di lode (Sai 30,12; 107,30). Colui che si Jahwe, poiché presso di lui ha trovato rifugio, e tutti
lamenta ricorda la gioia di un momento di sal­ coloro che sono puri di cuore si vantino », e lo stesso
vale per Sai 43,4 (ixt?) con jdh, similmente in Sai
vezza passato, come motivo di contrasto (Sai 106.5 (hll), in previsione della salvezza collettiva. In
I6,7s.; 42,5), e prevede, nella preghiera e nella Sai 34,3 l’azione è suddivisa tra l’orante, il quale nel
professione di fiducia, pieno di speranza, il racconto di lode «si vanta di Jahwe» (hll), e la co­
giubilo per la salvezza (Sai 5,12; 16,9; 31,8; munità che deve esultare (smh). In Sai 105,3 = lCron
33,21; 40,17; 51,10; 63,12; 64,11; 70,5; 86,4; 16,10 si invita ad entrambe le cose, pensando a tutti
90,15; 109,28; nel lamento collettivo Sai 14,7 quelli che ancora sperano nella salvezza (bqs pi.
= 53,7; 126,3). - All’annuncio di lode del sin­ Jhwh e drs Jhwh), ma già ora vengono invitati ad ac­
golo la comunità risponde con brevi acclama­ clamare le passate azioni salvifiche di Jahwe, come
in Sai 69,33ss. In Sai 97,12 si invita alla lode escato­
zioni di lode, come quelle citate in Sai 35,27 o logica, al giubilo (smh) ed alla lode (jdh). Pertanto,
40,17. Colui che si lamenta può già prevedere dato che il motivo della lode è un avvenimento futu­
questa reazione della comunità (Sai 35,27; ro, l’invito alla lode è posto sia all’inizio che alla fine
40,17; 64,11). Colui che proclama la lode in del salmo. Così pure in Sai 67,4-6 (jdh) i due aspetti
forma descrittiva spesso invita espressamente sono distinti. In Sai 63,12 smh e hll sono contrappo­
la comunità ad una simile risposta nell’accla­ sti polarmente come azioni di soggetti distinti.
mazione di gioia (Sai 32,11; 34,3; 69,33; con
esortazione rivolta a se stesso Sai 9,3; 118,24). b) Le espressioni che si riferiscono alla salvez­
- Come mostra, con forte stilizzazione, Sai za escatologica parlano del tempo in cui vi
136, la comunità risponde con brevi acclama­ sarà di nuovo giubilo festoso (Ger 33,11) e gaie
zioni di lode (cfr. Esd 3,11; lCron I6,36b; feste sostituiranno il digiuno (Zac 8,19), ed in
2Cron 7,3b; Sai 106,48) anche all'invito che cui si esulterà per la salvezza (Is 25,9; 30,29;
viene proposto in forma narrativa (inno). Inol­ 55,12; Zac 10,7). Nasce così la tendenza a rap­
tre si può essere invitati direttamente a questa presentare il tempo della salvezza come uno

751 nafc smh RALLEGRARSI 752


stato di gioia perenne (Is 29,19; 35,10 = 51,11; K3Ò? sn ’ ODIARE
51,3; 61,7; 65,13; Ger 31,13). - Come coloro
che sono assediati esplodono in giubilo alla no­
tizia delle truppe liberatrici (ISam 11,9), così
1/ La radice sn' «odiare» è diffusa nel
ci si deve attendere la stessa reazione da coloro
che ascoltano un annuncio di salvezza. Perciò semO., escluso I’et. (cfr. WUS nr. 2648; UT
essi vengono direttamente invitati con diverse nr. 2449; DISO 311; KBL 925s.I127; LS 483;
espressioni a tale giubilo (Is 66,10; 31,7; Sof arab. Su’, Wehr 443b; Conti Rossini 250); in
3,14; Zac 2,14). acc. vi corrisponde zéru (CAD Z 97-99).
Come ->'hb «amare», sn’ si trova in qal, ni.
Fondandosi su testi in cui la « figlia di Sion » è invi­ (« essere odioso ») e pi. (part. « nemico », cfr.
tata alla gioia, FCriisemann (Studien zur Formge- Jenni, HP 224). Il part. qal è spesso sostantiva­
schichtc von Hymnus und Danklied in Israel, 1969, to: « l’odiante » = « nemico » (anche moab. e
55ss.) è giunto a formulare una sua ipotesi fantasiosa: aram. antico). Come derivati nominali si in­
l’incitamento alla gioia sarebbe appartenuto origina­ contrano sin’à «odio» (inf. q. fem., cfr. ug. e
riamente ad una formula di salvezza rivolta alle don­
ne nell’ambito dei culti per la fecondità, e sarebbe
fen.) e una volta l’agg. sani' «odiata, ripudiata
poi stato adottato anche in altri settori, come se vi (donna)» (Deut 21,15, senz’altro variante per
fosse mai stato un tempo in cui la fine della sterilità il part. pass, q.).
di una donna costituiva l’unico contenuto possibile
di un annuncio di salvezza e quindi, nel contempo, 2/ Le 164 attestazioni della radice nell’AT
elemento specifico del genere letterario. Indipenden­ ebr. si suddividono come segue: sn’ q. (incl.
temente da questo, tutti i testi citati da Criisemann
sono indirizzati ad un soggetto collettivo. - G. Sònè’) 129x (Sai 32x, Prov 23x, Deut 18x, Gen
Mansfeld (Der Ruf zur Freude im AT, Heidelberg e 2Sam 7x ciascuno), ni. 2x (Prov 14,17
1965, tesi dattil.) in parte basandosi sugli stessi testi, [txt?].20), pi. 15x (Sai 9x), Sin’à 17x (Sai e
e pur con una certa unilateralità, collega con ragione Prov 4x ciascuno), sani* lx (vd. sp.). Nel l’a­
l’invito al giubilo con l’annuncio della vittoria. ram. bibl. si trova una volta il part q, sane'
con il sign. di «nemico» (Dan 4,16).
c) Viene già sottolineata linguisticamente con
l’uso della preposizione le la gioia maligna per
la disgrazia di un altro. Colui che prega si la­ 3/ Nessun altro verbo si trova seriamente a
menta della gioia maligna dei suoi avversari competere con sn’ q. nel suo sign. generale di
(Sai 33,15; nella lamentazione collettiva Lam odiare (ogg. di solito persone; assoluto in Eccle
2,17; Sai 89,43); egli prega chc essi non gioi­ 3,8; ogg. cose: Es 18,21; Ez 35,6; Am 5,15.21;
scano per lui (Sai 35,19.24; 38,17) ed attende, Mi 3,2; Sai 45,8; 50,17; 97,10; 101,3;
professando la propria fiducia, il trionfo sui 119,104.128.163; 120,6; Giob 34,17; Prov
nemici (Sai 58,11; cfr. Giob 22,19 e con Israele 1,22.29; 5,12; 11,15; 12,1; 13,5; 15,10.27;
come soggetto Mi 7,8). Colui che è stato salva­ 28,16; Eccle 2,17.18); lo stesso vale per il suo
to ringrazia che i nemici non abbiano trionfato apposto ’hb « amare », insieme al quale ricorre
su di lui (Sai 30,2). In Is 14,8 si gioisce per la spesso (—’hb III/1, cfr. anche Sai 97,10; Prov
morte del tiranno. Negli oracoli contro le na­ 14,20). I part. sostantivati q. Sònè’ e pi.
zioni si rimprovera ad esse la loro gioia mali­ mL’sannè’ «colui che odia» sono invece di so­
gna (Is 14,29; Ger 50,11; Ez 25,6; 35,l4s.; lito termini paralleli a -► òjèb (3a) «nemico»
36,5; Abd 12; cfr. Lam 4,21, ed anche Am e ad altri sinonimi come —sar (3/4). Nel sign.
6,13 nell’accusa contro Israele). - In Prov 17,5; di « diventare odioso » si trovano usati metafo­
24,17 la gioia maligna è considerata riprovevo­ ricamente anche derivati da b ’s «puzzare» (ni.
le, e così pure in Giob 31,29 nella professione ISam 13,4; 2Sam 10,6; 16,21; hi. ISam 27,12;
di innocenza. Is 30,5K; Prov 13,5; cfr. hitpo. «rendersi odio­
so» ICron 19,6).
5/ Nei testi di Qumran sono attestati smh e L’ampiezza di significato di sn' va dall’«odia­
simhà come nell’AT, ossia nella lamentazione, re» fortemente sottolineato sul piano affettivo
nella lode e soprattutto negli annunci escatolo­ (rafforzato da sin’ù come oggetto interno: «con
gici di salvezza. Essi però non servono a carat­ grande odio» 2Sam 13,15; «con odio scellera­
terizzare paradossalmente il presente (contro to» Sai 25,19; «con odio perfetto» Sai
H.Conzelmann, ThW IX,354s.). - I LXX tra­ 139,22), talvolta anche con senso incoativo
«cominciare ad odiare, imparare ad odiare»
ducono prevalentemente con eucppaivEiv e con
EÙcppoowr) solo raramente rendono con yaipe.iv (p.e. 2Sam 13,15; Ger 12,8; Os 9,15), fino al
ed i suoi composti, e con x<*pà (cfr. R.Bul- significato abbastanza affievolito di «provare
tmann, art. EÙcppouvui ThW 11,770-773 = avversione per, non andare a genio, evitare»
GLNT 111,1199-1210; H.Conzelmann, art. (p.e. Prov 11,15; 19,7; 25,17; con ogg. bàsa‘
Ocatpto, ThW IX,350-362). «guadagno» Es 18,21; Prov 28,16); similmen­
te l’acc. zèru (vd. sp. 1), p.e. in Gilg. XI,26
E.Ruprecht « lascia perdere la ricchezza, insegui la vita! ».
Fra i verbi usati parallelamente, sn ’ si avvicina

753 *00 sn 'ODIARE 754


maggiormente a i h pi. «detestare» (Am volta in maniera generale nel codice di santità
5,10; 6,8 txt em; Sai 119,163; cfr. lò'èbà « abo­ in Lev 19,17: «non devi odiare tuo fratello ne!
minio» Deut 12,31; Ger 44,4; Prov 6,16); cfr. tuo cuore» (cfr. in proposito e per la formula­
anche qùt hitpo. «detestare» (Sai 139,21), nq' zione positiva del comandamento dell’amore
min «essere annoiato» (Ez 23,28), ->m 's « di ­ del prossimo in v. 18 -*• ’hb IV /1).
sdegnare» (Am 5,21), -»«’>' «disprezzare»
(Prov 5,12), ->rhq min «evitare» (Prov 19,7). 5/ Nei LXX in ’ viene tradotto di solito con
Quando sn’ è riferito al rapporto tra uomo e (jucrei/v. Nei testi di Qumran si parla di odio
donna, allora viene solitamente connotato an­ quando si contrappongono tra loro bene e
che il contrario del rapporto d’amore che ci si male (Kuhn, Konk. 213). In Le 14,26 (cfr. Mt
dovrebbe attendere o che esisteva in preceden­ 10,37) « il negativo pureiv è un semitismo che
za: «odiare» (Ez 23,29) significa allora «non sostituisce il comparativo “amare più di” »
amare più, provare avversione per» o sim. (J.Jeremias, Ntl. Theologie 1, 1971, 215 —Teo­
(Deut 22,13.16; 24,3; Giud 14,16; 15,2; 2Sam logia del NT, 21976, 255). Per il NT cfr. inol­
13,15). Il part. q. fem. scn ù ‘ù designa una don­ tre O.Michel, art. [jiutéw, ThW IV,687-698 (=
na non amata, disdegnata (Prov 30,23; Eccli GLNT VII.321-352).
7,26; cfr. ls 60,15 Sion, par. ziibà «abbando­ E. Jenni
nata »). Un uso « relativo » di $n’ risulta chiaro
quando delle due donne di un uomo una è de­
finita '“hùbà «preferita», l’altra sem ià «ama­
ta di meno, ripudiata, disdegnata » (Gen
29,31.33 Lia; Deut 21J5-17 diritto di succes­ ViKttf se'5l REGNO DEI MORTI
sione).
In questi passi con in' non si indica il divorzio; tut­
tavia nei papiri aram. di Elefanlina .fa'può assume­ 1/ Il sost. fem se‘òl è una definizione del re­
re, in formule giuridiche, il sign. tecnico di «divor­ gno dei morti tipica dell’ebr. Come prestito
ziare da » (cfr, f. gli a. DISO 311 con bibliogr.; R.Ya- compare in sir. (LS 773) ed et. (Dillmann
ron, JSS 3, 1958, 32-34, id., Introduction to thè Law 376s.); per una attestazione nei testi aram. di
ofthe Aramaic Papyri, 1961, I01s.; A.Verger, Ricer­ Elefantina vd. Cowley nr. 71, r. 15 (Leander
che giuridiche sui papiri aramaici di Elefantina, 95; DISO 286).
1965, 118 con bibliogr ).
L’etimologia del termine è problema vecchio e
4/ a) Anche di Jahwe si può dire antropo­ molto discusso. Nonostante gli sforzi compiuti,
morficamente che odia, e non solo cose o azio­ non si è raggiunto finora alcun risultato defini­
ni contrarie a Dio (Deut 12,31; 16,22 costumi tivo.
pagani; Is 11,14; Am 5,21 feste; Is 61,8 rapina;
(1) I tentativi di spiegazione del passato hanno preso
Ger 44,4 abominio; Am 6,8 palazzi come indi­ le mosse da -*£'/ «domandare, richiedere»; «luogo
ce di superbia; Mal 2,16 txt em; Sai 36,3 col­ dell’interrogazione» (Kónig 474), «colei che deside­
pa, espressa indirettamente; Prov 6,16 e 8,13 ra » (menzione in Gesenius, Thesaurus III, I 348. con
male), ma anche persone: il suo popolo e la riferimento a Prov 30,6 e orcus rapax di Catullo);
sua eredità (Ger 12,8; Os 9,15 nell’accusa pro­ cfr. anche W.F.AIbnght, JBL 75, 1956, 257. Un'altra
fetica; Deut 1,27; 9,28 citazione del falso rim­ etimologia ebr. si fonda su una presunta seconda ra­
provero fatto a Dio), Esaù (Mal 1,3 con accen­ dice s 7 < i ' ì «scavare » (Gesenius, l.c.).
tuazione della sovranità divina, cfr. Elliger, (2) Sono state tentate anche etimologie acc. (vd. in
ATD 25, 179s.), malfattori (Sai 5,6; 11,5), ido­ proposito e per quanto detto sopra L.Kòhler, ThZ 2,
latri (Sai 31,7 txt em). 1946, 71s.; per la «parola-fantasma» su'àlu, che
continua ad essere citata, cfr. W. von Soden, UF 2,
b) Come oggetto dell’odio dei suoi nemici Jah­ 1970, 33ls.). Maggior considerazione merita tutt’al
we si trova solo in affermazioni generali con il più un tentativo menzionato da W.F.Albriglit e poi
part. q. (Es 20,5 = Deut 5,9, cfr. J.Scharbert, sviluppato da W .Baumgartner, ThZ 2, 1946, 233­
Bibl. 38, 1957, 134ss.; Deul 7,10.10; 2Cron 235, quello cioè di far derivare f ó l da suòra, il
19,2) ed il part. pi. (Num 10,35; Deut 32,41; nome dell’abitazione di Tammuz nel mondo sotter­
Sai 68,2; 81,16; 83,3; 139,21); cfr. anche raneo.
-» ojèb 4. (3) E.Dévaud, Sphinx 13, 1910, I20s., suppone una
derivazione dall’eg.
c) Nelle norme giuridiche sn' ha una certa im­
portanza quando si descrive con parafrasi l’o­ (4) La spiegazione che ha goduto maggior favore è
micidio premeditato e non premeditato (Num stata proposta da L.Kòhler, ThZ 2, 1946, 71-74; id.,
JSS 1, 1956, 9.l9s. Egli fa derivare sc’òl da s’h «sta­
35,20 «se lo ha colpito per odio», cfr. v. 21
re desolato, essere deserto ». In questo caso la -/ fina­
’èbà «inimicizia»; Deul 19,11; al contrario le non sarebbe consonante radicale, ma, come in
Deut 4,42 «senza che prima gli fosse nemi­ karma! «giardino alberato» (cfr. kèram «vigneto»;
co»; 19,46; Gios 20,5). La proibizione dell’o­ BL 503), un elemento aggiunto per la formazione del
dio tra fratelli si trova formulata per la prima termine. Quanto al vocalismo Kòhler rimanda a

755 sf’dl REGNO DEI MORTI 756


semdl «a sinistra», che si presenta come un termine tumulto» (solo in Sai 40,3 sembra si intenda
«che gli cammina a fianco perfettamente ». «deserto»), il secondo è quello di tutti gli altri
derivati (eccetto tesù‘òt), in cui si esprime l’i­
Se si accetta l’etimologia di Kòhler, allora se’ò! dea di deserto e desolazione, concreta o astrat­
apparterrebbe a una famiglia di vocaboli molto ta (per i verbi affini ->smm).
ricca. L’ampiezza di significato di s ’h non è
tuttavia completamente chiara. GB 796b pro­ 4/ Anche in sc'òl sembra che il significato
pone una seconda radice s'h hitp. «considera­ verbale si restringa a quello di « deserto », se si
re» (Gen 24,21) e pensa inoltre, in base alle fa derivare il termine da s ’h come «terra steri­
altre testimonianze lessicali, di dover distingue­ le»; se'òl viene descritto come il contrapposto
re due significati di s'h I: «far chiasso » e « es­ negativo della terra (cfr. N.J.Tromp, Primitive
sere deserto». In KBL 935a il disparato conte­ Conceptions of Death and thè Nethcr World in
nuto semantico viene ricondotto a tre diverse thè OT, 1969, 212; per le singole concezioni
radici: I « stare desolato », II « fremere », III storico-religiose, che qui non possono venire
« considerar(si)»; cfr. il derivato sà’òn, che in trattate a fondo, e per le diverse definizioni del
KBL viene suddiviso in due radici: I « desola­ mondo dell’aldilà cfr. oltre Tromp, l.c., anche:
zione », li « chiasso ». T.H.Gaster, IDB I,787s.; H.Schmid, RGG
È però discutibile se i dati semasiologici giustifichino VI,912s.; S.Schulz, BHH III,2014s.; H.Ring-
un simile smembramento etimologico. Dietro «far grcn, Isr. Rcligion, 1963, 222ss.; G.Fohrer, Ge­
chiasso» e «essere deserto» c’è probabilmente un schichte der Isr. Religion, 1969, 218; A.Heidel,
originario contenuto semantico in cui vengono a The Gilgamesh Epic and OT Parallels, 21949,
coincidere ciò che si può sentire e ciò che si può ve­ 137ss.; C.Barth, Die Errettung vom Tode in
dere. L’elemento di connessione sembra essere nell’i­ den individuellcn Klagc- und Dankliedcrn des
dea del disordine e della disorganizzazione che si AT, 1947, 76ss.; A.Martin-Achard, De la mort
manifesta acusticamente come « chiasso » e ottica­
à la résurrection, 1956, 36-43; L.Wàchter, Der
mente come «vuoto», cioè come spazio selvatico,
inospitale. Analogo contenuto semantico possiede Tod im AT, 1967, 48ss.l81ss. (con bibliogr.),
hàmdn « fragore, tumulto, folla >> (84x nelPAT, di E singolare il fatto che se ol venga usato molto
cui 26x in Ez), in cui vengono a coincidere l’idea del spesso in complementi di luogo, soprattutto
rumore e quella del movimento (cfr. G.Gerleman, FS con preposizioni che indicano il mondo dell’al­
Elliger 1973, 71-75). dilà come punto finale o iniziale di un movi­
mento, e suggeriscono cosi una concezione lo­
Alla famiglia di vocaboli di s ’h appartengono cale («verso lo se’df » in poco più della metà
come formazioni nominali: sà'òn «desolazio­ dei casi, «dallo se’ò l» 8x, «nello sc”ò i» 5x).
ne, fragore», se‘ijjà «devastazione» (Is 24,12), Tra le espressioni in stato costrutto (dove se of
s ? 7 «devastazione» (l am 3,47), sò'à, che vie­ compare sempre come nome retto) se ne trova­
ne a designare infine anche «disgrazia, mal­ no alcune che in realtà potrebbero far pensare
tempo» (cfr. R.B.Y.Scott, ZAW 64, 1952, 24; ad un essere vivente; «fauci dello se'òl» (Is
J.T.Milik, Bibl 38, 1957, 249s.), só’ (Sai 35,17 5,14), e lo stesso si può dire deH’immagine del­
txt?), mesò a «devastazione» (Sof 1,15; Giob lo se'òi che attende ansioso o che è insaziabile
30,3; 38,27) e tesii’òt «chiasso» (Is 22,2; Zac (Is 14,9; Prov 30,16). Più spesso tuttavia viene
4,7; Giob 36,29; 39,7). sottolineato il carattere locale dello se’òl: «vie/
i profondità/porte dello se’òl».
2/ II sost. se òt è documentato 66x nell’AT se’òl « mondo sotterraneo» e -»sàmàjim «cie­
(incl. Is 7,11 se’àla)\ Sai I6x, Is lOx, Prov 9x, lo » possono essere posti in parallelismo antite­
Giob 8x, Ez 5x, Gen 4x, Num, 1Re e Os 2x tico per designare gli ambiti inferiori e superio­
ciascuno, inoltre Deut 32,22; ISam 2,6; 2Sam ri del cosmo (ls 7,11 txt em; Am 9,2; Sai
22,6; Am 9,2, Giona 2,3; Ab 2,5; Cant 8,6; 139,8; per un uso analogo del sum./acc. kigal-
Eccle 9,10. Il vocabolo appartiene fondamen­ lu vd. K.Tallqvist, Sumerisch-akkadische Na-
talmente al linguaggio poetico; la metà delle men der Totenwelt, 1934, 5).
attestazioni si trova in Sal/Giob/Prov. Come presso i babilonesi, così anche nelTAT
Gli altri vocaboli di questa famiglia sono docu­ si trovano tracce di una concezione del regno
mentati piuttosto scarsamente: il verbo s'h 6x dei morti come una prigione, e precisamente
(q. lx, ni. 3x, hi. 2x), sà’òn I8x, sò'à I2x, quando si parla dei lacci avvolgenti dello se‘òf
tcsù'òl 4x, rifsò'à 3x, sò\ sè i e selijjà lx cia­ (2Sam 22,6 = Sai 18,6) o di un riscatto dal po­
scuno. tere dello sr ’ò l (Os 13,14; Sai 49,16); cfr.
Tallqvist, l.c. 37s.
Come sinonimo di se’òl si trova '“badclòn «ro­
3/ Il verbo s ’h riunisce in sè un duplice con­ vina, regno dei morti », documentato solo 6x
tenuto semantico: « far chiasso » e « essere de­ (par. Giob 26,6; Prov 15,11; 27,20Q: altrimen­
serto». Nei derivati viene accentuato l’aspetto ti Sai 88,12; Giob 28,22; 31,12), che come
acustico o quello spaziale. Il primo è quello at­ se'òl fa pensare ad uno spazio. Inoltre, vengono
testato quasi esclusivamente in sa on « chiasso, usate diverse altre espressioni in parallelo a

757 Y ’òl REGNO DEI MORTI 758


se’òl, senza che si possa tuttavia parlare di de­ r i DOMANDARE, CHIE­
signazioni tipiche e fisse del mondo sotterra­
neo. Si tratta piuttosto di appellativi occasio­ DERE
nali come qàba’r «tom ba» (Sai 88,12), sàhat
« fossa » (ls 38,17; Giona 2,7; Sai 16,10; 30,10;
Giob 17,14 ecc.), bòr «fossa, cisterna» (Is 1/ La radice s i del semitico comune (Bergstr.
14,15; 38,18; Ez 32,18; Sai 30,4; 88,5.7 ecc.), Einf. 188; cfr. WUS nr. 2566; UT nr. 2369;
màwcet «morte» (Sai 6,6; 9,14; 18,6; Giob DISO I69.286s.; Sznycer 58.107; LS 748)
28,22 ecc.). compare in ebr. soprattutto come verbo (q.
Mentre presso i babilonesi ersetu è il termine «domandare, chiedere», ni. «chiedere licen­
preferito e più frequente per il mondo sotterra­ za», pi. «domandare, mendicare», hi. «cede­
neo ed il regno dei morti (Tallqvisl, l.c. 8ss.), è re alla preghiera»). Dalla radice verbale sono
impossibile dire che l'ebr. -* ’tèrns, usato in derivati due sostantivi verbali: sL"èlà «richie­
modo analogo, sia una designazione fissa; cfr. sta» (ISam 1,17 contratto se là) e mìs 'àia
tuttavia Es 15,12; Is 14,12; 29,4; Giona 2,7 e «brama» {se’àlà ls 7,11 appartiene a —se‘ól,
Ger 17,13 txt em; Sai 22,30 txt em. cfr. Joiion 80; Nyberg 41; Wildberger, BK
Per una valutazione teologica dello se‘òl nel- X,267). NelParam. bibl. si trovano s i q. «do­
l’AT cfr. -»màwcet (3b,4) e C.Barth, l.c.; von mandare, esigere» e se’èlà «domanda» (cfr.
Rad l,400s. = ital. 437ss. Solo in rado la situa­ KBL 1127).
zione negativa nello se’òl viene rappresentata La radice si trova inoltre nei nomi di persona
con maggior precisione, al di là di qualche par­ Sà'ùl (ca. 400x) e Jis a l (Esd 10,29K), forse
ticolare e di qualche espressione metaforica oc­ come etimologia popolare anche in d ’a lti'èl
casionale (Is 14,9ss.; cfr. H.W.Wolff, Anthro- (cfr. Noth, IP 63.136.209; inoltre Grondahl
pologie des AT, 1973, 155s. = Antropologia 191; K.J.Stark, Personal Names in Palmyrene
dell’AT, 1975, I35s.; Ez 32,20ss., cfr. Zimmer- Inscriptions, 1971, 113a). Per il nome di luogo
li, BK XIll,760s.783ss.). Sotto il profilo teolo­ ’cestà’òl (« luogo in cui si interroga l’oracolo»)
gico, il fatto più rilevante per coloro che atten­ cfr. H.Bauer, ZAW 48, 1930, 77; HAL 96b.
dono lo se’Sl è l’essere esclusi dal culto di Jah­
we e dalla sua azione nella storia (Is 38,18 2/ Nell’AT ebr. il verbo si trova 17lx, con
« poiché il mondo degli inferi non ti loda»; Sai particolare frequenza nei libri storici (ISam
6,6 « poiché nella morte non ci si ricorda di te; 31x, IRe I5x, Giud I4x, Gen 13x), ed in parti­
chi ti onorerà nel mondo degli inferi?» cfr. Sai colare 162x in qal (ISam 26x, IRe I5x, Giud
88,4ss.; von Rad, l.c.), anche se l’onnipotenza 14x, Gen 13x, Ger llx, 2Sam lOx, Sai 9x,
di Jahwe conserva il suo potere anche sullo Deut 8x, Is e Giob 7x ciascuno, Es, 2Re e
sc'òl (Am 9,2; Sai 139,8; cfr. anche Deut 2Cron 6x ciascuno, Gios e ICron 5x ciascuno),
32,22; Giob 26,6; Prov 15,1 I). Secondo le con­ 5x in ni. (ISam 20,6.6.28.28; Neem 13,6), 2x
cezioni dell’AT, lo se’òI penetra nella vita già in pi. (2Sam 20,18; Sai 109,10), 2x in hi. (Es
prima della morte fisica con la malattia, l’indi­ 12,36; ISam 1,28). se’èlà ricorre I4x (incl. sèlà
genza, la prigionia. In questa prospettiva si de­ ISam 1,17; di cui 6x in Est), mfs’àlà 2x (Sai
vono intendere sia le lamentazioni che le lodi 20,6 e 37,4 entrambe le volte in plur.). In
del salvatore nei salmi (2Sam 22,6 = Sai 18,6; aram. bibl. si hanno s i q. 6x, s‘"èlà lx (Dan
Giona 2,3; Sai 88,4; 116,3 ecc.; inoltre ISam 4,14).
2,6; Sai 16,10; 30,4; 49,16; 83,13 ecc.; cfr.
3/ a) Nell’ambito semantico di SÌ i due signi­
Barth, l.c.).
ficati affini di «domandare per sapere» e
« chiedere per ottenere » sono quasi equivalen­
5/ Nei testi di Qumran se’ò l viene usato come ti. Ciò può essere dovuto ad un originario si­
nell’AT (8x in IQH). Nei LXX il termine vie­ gnificato fondamentale in cui le due idee del
ne tradotto normalmente con aS-qc;; si trova domandare per sapere e del chiedere per otte­
MvctToq in 2Sam 22,6; Is 28,15; Prov 23,14. nere non sono ancora distinte (più o meno « ri­
Nel periodo nts. il termine se’òl/a 8-qq amplia il volgersi a qualcuno », « richiedere qualcosa »),
suo significato: oltre al suo antico impiego per dove lo scopo per cui ci si rivolge a qualcuno è
designare il regno dei morti nella sua globalità, di secondaria importanza e non opera una scis­
il vocabolo può indicare il luogo dove risiedo­ sione del vocabolo. Si dovrebbero confrontare
no temporaneamente tutti i morti o le anime altri verbi affini, soprattutto —drs (cfr. C.We­
dei malvagi; cfr. J.Jeremias, art. aSriq ThW stermann, Die Begrifle tur Fragen und Suchen
1,146-150 (= GLNT 1,393-400); H.Bietenhard, im AT, KuD 6, 1960, 2-3). Si possono vedere
art. Hòlle, ThBNT 11,710-716 (= inferno, DCB anche il lat. rogare ed il frane, demander. Inol­
852-859). tre può essere utile ricordare il fatto che le pro­
G.Gerleman posizioni ottative in ebr. hanno spesso forma
interrogativa (BrSynt § 9).
b) Nel significato di «domandare» = «rivol­

759 s i DOMANDARE, CHIEDERE 760


gersi a qualcuno con l’intenzione di informarsi 4b; Westermann, l.c. 9-14; G.Turbessi, Queae-
su qualcosa » s'I (di solito rafforzato con -» ’mr) rcre Dcum. Il tema della « ricerca di Dio » nel­
è un verbo del dire e abitualmente introduce la S. Scrittura, RivBibl 10, 1962, 282-296;
lina domanda diretta o indiretta. Mentre la J.Lindblom, Lot-Casting in thè O.T, VT 12,
persona a cui ci si rivolge sta in posizione di 1962, 164-178; O.Garria de la Fuente, La bus-
oggetto diretto, la cosa sulla quale colui che in­ queda de Dios en el Antiguo Testamento,
terroga vuol essere informato viene introdotta 1971).
da t (Gen 32,30; 43,7; Deut 4,32; Giud 13,18; La domanda di colui che interroga un oracolo
2Rc 8,6; Ger 6,16; Giob 8,8) c raramente è og­ può essere indirizzata, oltre che a Jahwe, anche
getto diretto (ls 58,2; Ger 50,5). ad altri dispensatori di oracoli: ad un albero
s ’I le compare anche, con attenuazione dell’a­ (Os 4,12), allo spirito di un morto (lCron
spetto conoscitivo, con il significato di «do­ 10,13), ai -*teràftm (Ez 21,23); cfr. anche Num
mandare di qualcosa, preoccuparsi per qualco­ 27,21 «la sentenza degli urirn». Colui al quale
sa » (cfr. ^>jd\ il cui ambito semantico rac­ si rivolge la domanda è quasi sempre introdot­
chiude sia «venire a sapere» sia «preoccupar­ to da bc. La costruzione con oggetto diretto
si di »). Tuttavia questo spostamento di signifi­ personale è molto rara in contesti teologici
cato verso la sfera emozionale compare in s ’I (Deut 18,11; Gios 9,14; Is 30,2). Solo in Giob
molto meno che in ->drs e si limita quasi 38,3 e 40,7 si trova Jahwe come soggetto del
esclusivamente alla fonnula di saluto «infor­ domandare.
marsi sullo stato di salute (->sà/óm) di qualcu­
no» (Gen 43,27; Es 18,7; Giud 18,15; ISam b) Il verbo s ’I è usato molto spesso in contesti
10,4; 17,22; 30,21; 2Sam 8,10 = lCron 18,10; teologici come verbum petendi. A differenza di
2Sam 11,7; cfr. Ger 15,5; Sai 122,6). ->/?// hitp. («supplicare per uscire da uno stato
di necessità»), s ’I esprime sempre un processo
Il verbo sembra essere usato come termine del lin­ transitivo («chiedere a qualcuno per ottenere
guaggio giuridico in Sai 35,11, più o meno con il qualche cosa»). Qui l’ambito semantico teolo­
sign. di «accusare» (dr. Th.H.Gaster, VT 4, 1954, gico concorda esattamente con quello profano,
73; per un uso analogo in aram. vd. J.J.Rabinowitz, e non si può isolare un uso particolare specifi­
Bibl 41, 1960, 73s.).
Per b'h q. «domandare» in ls 21,12 cfr. HAL I35b; camente teologico. Ciò significa che 57 a diffe­
diversamente C.Rabin, FS Rinaldi 1967, 303-309. renza di -*drs non viene usato né come termi­
ne cultuale né come definizione globale del
c) Come indicazione del chiedere per ottenere, rapporto con Dio. La supplica rivolta a Dio
s ’I ha un vasto ambito di applicazione, dalla può avere gli oggetti più svariati (cfr. p.e. IRe
supplica umile (IRe 2,16.20.22) fino alla ri­ 3,11). Nei rari casi in cui Jahwe è soggetto del
chiesta che avanza forti pretese (2Sam 3,13; Mi domandare, s'I (come anche drs) assume il
7,3). Appartengono all’ambito semantico di s ’I sign. di «esigere» (Deut 10,12; Sai 40,7).
anche «mendicare» (Sai 109,10 pi.; Jenni, HP
145: «vivere a credito») e «prestare, richiede­ 5/ Delle dieci attestazioni di s'I a Qumran
re in prestito» (Es 22,13; 2Re 4,3; 6,5; cfr. il (Kuhn, Konk. 2 15) nove si trovano in ni. (« es­
nome Saut> secondo Noth, l.c. 136, non «ot­ sere interrogato », 1QS 6,4.9.11.15.18; 7,21.21;
tenuto con le suppliche», ma in base a ISam 8,25; CD 14,6) e una in qal (IQS 6,12 «inter­
1,28 « prestato a [Jahwe] »; non certo invece Es rogare »).
3,22; 11,2; 12,35). Nei LXX, conformemente al suo duplice signi­
Come oggetto predominano di gran lunga le ficato, s'I viene tradotto con éparràv o con
cose concrete (il sostantivo verbale astratto a iT e iv ; per l’uso nts. di questi verbi cfr.
se‘èlà con oggetto interno in Giud 8,24; ISam G.Stàhlin, art. aùrÉw, ThW 1,191-195 (=
1,17.27; IRe 2,16.20). II soggetto è sempre una GLNT 1,513-526); Il.Greeven, art. èpunràtjo,
persona, tranne in Eccle 2,10 («ciò che i miei ThW n,682-686 (GLNT in,963-976).
occhi bramavano »). G. Gèrie man

4/ In contesti teologici, s'I significa anzitutto


il domandare di uno che interroga un oracolo.
Si tratta in questo caso di frasi interrogative di­
sgiuntive, alle quali si può rispondere con un sì s’r ESSERE D’AVANZO
o con un no. Con questo significato più ristret­
to (diversamente ad esempio per l’interpella-
zione del sacerdote in Agg 2,11) il verbo si tro­ 1/ La radice s ’r «essere d’avanzo» è attesta­
va molto spesso in ISam a designare la consul­ ta, oltre che in ebr., in aram. (verbo e sost. a
tazione di Dio (10,22; 14,37; 22,10.13.15; partire dai testi di Elefantina, cfr. DISO 287s.;
23,2.4; 28,6; 38,8; inoltre, stando a Wester­ KBL 1128a; LS 774a: sir. soltanto sejàrà «re­
mann, l.c. 1lss., aggiungere: 2Sam 2,1; 5,19.23 sto »; per l’aram giud. sc ar «tutti quanti » cfr.
= lCron 14,10.14). Per i particolari cfr. ->drs L.Prijs, ZDMG 117, 1967, 283s.), in arab.

761 IX tf s'r ESSERE D ’AVANZO 762


(sa’ira «essere d’avanzo», Wehr 355a) e nel­ Giob — 1 — — — 1
l’antico sudarabico (part. $V « restante», Conti Prov — — — — — —
Rossini I92b). Non si può ancora stabilire con Rut — 2 — — — 2
Cant — — —
sicurezza se essa ricorra anche in ug. (cfr. WUS
— -

Eccle — — — — — —
nr. 2570; J.C. de Moor, The Seasonal Pattern Lam — — — — — —
in thè Ugarilic Myth of Ba‘lu, 1971, 211). Est — — * 2 — 2
Dan - 3 — - (4) — 3
Per il concetto di resto in Mesopotamia cfr. il ricco 2
Esd — ! 3 (8) 1 7
materiale in G.F.HaseJ, The Remnant, Andrews
Neem - 3 — 3 i 7
University Monographs 5, 1972, 50-100 (p. 1-44 bi­
lCron — 1 — 2 2 5
bliogr. e rassegna degli studi sull'AT). Dovrebbe es­ 2
2Cron 3 2 7
sere certo che tale concetto è presente a partire dalla
- -

più antica redazione sum. del racconto del diluvio in AT 1 94 38 27(12) 66 226
diversi generi letterari (epica, lamentazione, inno, le­
sti storici, « profezie »), dove spesso compare il moti­ In Is 10-28 s( ar è attestato già 13x, ossia più o
vo della sopravvivenza, Tuttavia termini particolari meno nella metà delle sue ricorrenze (gli altri
per indicare « resto » compaiono solo in epoca relati­ passi con se ar sono tutti postisaiani). Dei passi
vamente tardiva: Hasel è in grado di indicare espres­ con se>èrit più di un terzo si trova nel libro di
samente il verbo acc. nàtu «lasciare d’avanzo» (da
cui sitili «resto») ed il sost. rifalli «resto» solo nel­ Geremia (per lo più in brani secondari).
l’epopea di Erra (l.c. 82ss.). Vanno citati anche alcu­
ni significativi nomi di persona: ^Nabù'rifjta-usur 3/ Il significato fondamentale della radice è
« Nabù, proteggi colui che rimane (coloro che riman­ senza dubbio « essere d’avanzo » (così q. e ni.;
gono)» e sim. (in relazione alla morte di congiunti, s ‘r hi. è causativo «far rimanere, lasciare in­
cfr. Stamm, AN 288), Rifjat-^Ann e sim. (ibid. 305), dietro», in Am 5,3 «avere come resto»). Il ni.
E-ri-ha-am «egli mi è rimasto» (detto dalla madre, viene usato spesso nella forma participiale (14x
ibid. 306), f-Si-ta-ma-an (forse: «chi mi è rima­ al sing., 28x al plur.), e generalmente non vi è
sto? », ibid. 306).
alcuna differenza tra questo participio ed uno
Nell’AT ricorrono le forme verbali della radice dei due sostantivi (p.e. Is 4,3). Ancor meno si
in qal (solo ISam 16,11 txt?), ni. e hi., ed i due può notare un significato sostanzialmente di­
sost. se’à r (BL 470; Wagner 122) e se’èrit (BL verso tra i due sost. $e ar e se’èrìl «ciò che ri­
505) «resto»; nelfaram. bibl. è attestato solo mane, resto »; ambedue possono essere usati
v fi p -
s ar. come astratto per il concreto («i rimanenti»),
e così pure il sing. del part. ni. nis’àr può ave­
2/ Il seguente prospetto illustra le ricorrenze re un valore collettivo.
dei vocaboli e la loro distribuzione (incl. se'àr Per quanto concerne il significato, s ’r si avvici­
Is 7,3; esci. Ger 15,11Q): na alla radice jtr (ni. « rimanere » [82x, incl.
« 'p i -
2Sam 17,12, dove però la forma verbale può
qal ni. hi. s ar se>énl totale essere intesa anche come hi.]; hi. « far rimane­
(aram.) re [24x]\ jàtier «resto» [95x]; jitrà « il resi­
Gen 5 — —
1 6 duo» [2xj; jitrón «guadagno, vantaggio» [lOx
Es — 7 i — — 8 in Eccle]; jótèr « resto, superfluo» [9x]; jòtàrat
Lev — 4 — — - 4 « lobo [del fegato] » [I lx, cfr. L.Rost, ZAW 79,
Num — I 2 — - 3
Deut — 5 4 — — 9 1967, 35-41]; mòtàr «vantaggio» [3x]; aram.
Gios — 8 9 — — 17 bibl. jattir « in modo straordinario, molto »
Giud — 2 1 — - 3 [8x]; inoltre una serie di nomi di persona come
1Sam 1 A 2 — - 7 Jilrò e ’cebjùtàr, cfr. Noth, IP 193), con la leg­
2SaiTi —
\ — — 1 2 gera differenza però che jtr può indicare non
IRe — 1 3 — — A solo il resto, ma anche l’eccedente (cfr. p.e. ni.
2Re — II 6 — 3 20 Gios 11,11.22; Is 4,3; Ger 34,7; jàlcer Es 10,5;
ls — 8 — 13 6 27 Deut 3,11.13; Gios 23,12 assieme all’hi. di Es
Ger — 14 4 — 24 42
Ez — 4 — — 7 11 36,7; Deut 28,11; 30,9; jàteer Is 56,12; Sai
Os — — —
31,24 ecc.). Questa differenza si riflette nel fat­
Gioe — —
1 — - 1 to che jtr, rpa non s ’r (eccetto il caso del nome
Am — — 2 — 3 5 simbolico Sear Jasub), viene usato per la for­
Abd — — 1 — - 1 mazione di nomi di persona (nel senso di « ab­
Giona — — — — - —
bondanza, ricchezza»). Tuttavia jtr sta molto
Mi — — — — 5 5 spesso in parallelo a s ’r.
Nah — — — — — —
In secondo luogo, accanto a s ’r viene usata la
Ab — — — — —

Sof — — 1 1 3 5 radice —plt « sfuggire » (nelle sue formazioni


Agg — i — — 3 4 verbali e nominali), parimenti con s’r ni. (Gen
Zac. - 3 — — 3 6 32,9; 2Re 19,30 ecc.), hi. (Gios 8,22; Esd 9,8),
Mal — — — I — 1 seòr (ls 10,20) e "f'ènl (Gen 45,7; ls 15,9 ecc.).
Sai — — — — 1 1 Ciò si spiega facilmente: quello che resta è

763 "1X27 s’r ESSERE D ’AVANZO 764


spesso ciò che è stato salvato o ciò che è super­ significa mancanza di vita e di esistenza, men­
stite, per cui anche il sost. M rìd «superstite» tre un resto significa vita ed esistenza per l’in­
( —plt 3d) compare nel contesto di s'r (Num dividuo, la comunità, la tribù, la città o il po­
21,35; Gios 8,22 ecc.). Dato chc la riduzione polo») (l.c. 100). La salvezza anche solo di un
di un popolo o di un gruppo è normalmente la resto significa possibilità di sopravvivenza per
conseguenza di una catastrofe bellica, non sor­ la collettività.
prende trovare nel campo semantico di s ’r an­ Non sorprende quindi per nulla che l’immagi­
che nkh hi. «colpire» (Gen 32,9; Num 21,35; ne ed il concetto di restò ricorrano sempre nel-
ICron 4,43 ecc.), smd hi. «distruggere» (2Sam l’AT quando si deve parlare di una grave si­
14,17) o krt hi. «sterminare» (Is 14,22). Un tuazione di pericolo per un popolo, special­
resto può essere grande o piccolo; si può dire mente a causa di eventi bellici. Cosi Amos mi­
perciò che come resto è rimasto «soltanto» naccia non solo le città filistee di distruzione,
(raq) un piccolo numero (p.e. Deut 3,11). Si ma anche la se'èrìl dei filistei di totale rovina
deve tenere presente però che in certi casi (Am 1,8; cfr. anche ls 14,30; Ger 25,20;
nessuno è rimasto (in diverse formule con s 7 47,4s.). A Babilonia viene annunciato lo ster­
ni. p.e. Es 14,28; Gios 8,17; Giud 4,16; 2Re minio anche del resto (Is 14,22; Ger 50,26).
10,21; con s ’r hi. Num 21,35; Deut 2,34; Sui superstiti di Moab e sul resto di Adma
3,3; Gios 8,22; 10,28-40; ISam 14,36; 2Re piomberà il leone (ls 15,9). D’altra parte, per
10,14 ecc.). certi gruppi dell’antico Israele doveva costitui­
Nel linguaggio quotidiano dell’AT e nelle si­ re grave problema di fede il latto che gli israe­
tuazioni più diverse, si parla di un resto, di ciò liti non erano i soli possessori del paese, poi­
che è rimasto o di ciò che è lasciato indietro: il ché continuavano a dimorarvi « resti » dei pre­
resto di viveri (ISam 9,24 ni.; Giud 6,4 hi.; cfr. cedenti abitanti; per questo Israele spera nella
arab. s'r IV, Lane IV, 1282), grano, vino, olio loro definitiva eliminazione, in base alla pro­
ecc. (Deut 28,51 hi.), la racimolatura della messa della terra (Deut 7,20ss.).
vendemmia (ls 17,6 ni.; Ger 49,9 = Abd 5 hi.;
Ger 6,9 se’èrìt), il denaro che avanza (Gen 4/ a) Tuttavia il problema del resto doveva
47.18 ni.; 2Cron 24,14 f a r , cfr. l’uso di s'r acquistare rilevanza teologica molto maggiore
nei testi di Elefantina, DISO 287) ecc. (cfr. an­ per Israele, in relazione al proprio destino. Fin
cora p.e. Num 9,12 hi.; Is 44,17 fè rìv , Is dall’inizio di questo secolo la ricerca ha tentato
10.19 f a r ) . Si constata che c’è ancora almeno con molta fatica di individuare le origini di
uno (Beniamino, Gen 42,38 ni.), che almeno questa idea del resto, così importante dal lato
uno o anche nessuno è potuto scampare alla teologico. Secondo H.Gressmann, Der Ur-
strage (Deut 3,11; Giud 4,16; 2Re 10,17 ni.; sprung der isr.-jiid. Eschatologie, 1905, 233,
IRe 15,29 hi.). Talvolta con l’impiego di i r s i essa risale in ultima analisi alla escatologia di
vuol dire semplicemente che qualcuno è anco­ condanna, dalla quale è passata poi nell’escato­
ra in vita, mentre gli altri sono già morti (Agg logia di salvezza. Al contrario, S.Mowinckel,
2.3 ni.). Per questo f e r i i può assumere il si­ Psalmenstudien II, 1922, 276-282, ritiene che
gnificato particolare di «discendenza» (Gen il motivo del resto faccia parte del mito di in­
45,7; Ger 11,23; cfr. f ar Is 14,22). La totale tronizzazione, dal quale avrebbe preso forma
estinzione di una famiglia o di un popolo viene anche l’escatologia di Israele. W.E.MiilIer, Die
descritta con l’espressione stereotipa: il loro Vorstellung vom Rest im AT, 1939, pensa che
nome (sèm) ed il loro resto (se’5r o sc erìi) è si debba partire da una visione politica del re­
stato estirpato (2Sam 14,7; Is 14,22; cfr. Sof sto, che anche altrove nell’antico Oriente è col­
1.4 txt?). A questo proposito si deve tener pre­ legata alla strategia della distruzione totale.
sente che per gli uomini antichi il totale an­ D.M.Warne, The Origin, Development and
nientamento della famiglia o del popolo è una Significance of thè Concept of thè Remnant in
sventura senza pari, mentre, anche nella sorte thè OT, 1958 (cfr. la presentazione che ne fa
più dura, ci si può ancora consolare se, attra­ Hasel, l.c. 32ss.), condividendo le posizioni di
verso un «resto», vi è ancora una prospettiva Sellin e Dùrr conclude che il motivo del resto
di sopravvivenza e perciò di un futuro. In que­ si fonda sull’esperienza religiosa degli inizi ed è
sti casi, tale concezione della vita conferisce un strettamente congiunto con l’idea della elezio­
peso così grande alla questione del resto, che ne di Israele. Ma è senza dubbio ozioso andare
difficilmente può essere avvertito dalla moder­ alla ricerca di un preciso luogo d’origine dell'i­
na ed individualistica visione dell’esistenza (ma dea generale di resto. Se si è parlato di un resto
essa sopravvive ancora nel concetto di genoci­ di Israele, è semplicemente perché Israele non
dio proprio del diritto internazionale). Anche ha potuto godere in modo incontestato del suo
per l’AT vale ciò che Hasel ha ricavato dal patrimonio e dell’integrità della sua nazione. Si
materiale acc.: «N o remnant means no life parla quindi spesso, ma soprattutto in 2Re e
and existence; a remnant means life and ex- nelle parti narrative del libro di Geremia, dei
istence for thè individuai, community, tnbe, rimasti o dei sopravvissuti, oppure del resto,
city or people » (= « La mancanza di un resto senza che per questo emerga una specifica pro­

765 1R0 s'r ESSERE D ’AVANZO 766


blematica teologica. Se invece in altri casi la li che non hanno piegato le ginocchia davanti a
questione del resto è divenuta un assillante Baal...» (v. 18). Anche qui l’ambivalenza è
problema teologico, è perché la si è collegata chiara, ma in questo caso il resto non è più
all’idea dell’elezione di Israele (come già aveva solo un gruppo non meglio identificato di sal­
visto bene E.Sellin, Der atl. Prophetismus, vati, che assicurano l’esistenza fisica del popo­
1912, 154ss.); più precisamente, si è posta a lo, ma un gruppo di fedeli che rappresentano il
confronto la fede nell’elezione con la dura real­ nucleo del popolo di Dio del futuro. Di qui si
tà della storia concreta di Israele, ma anche constata allora come il profetismo sia stato co­
con il suo venir meno alla fedeltà verso Jahwe stretto a rivedere l’idea di resto.
suo Dio. Si capisce perciò facilmente come l’i­
dea di resto dovesse avere un carattere teologi­ c) Ciò è già chiaro in A m o s. In Am 5,3 l’i­
co ambivalente: se di Israele rimane soltanto dea del reslo serve soltanto ad illustrare la du­
un resto, in certi casi quasi soltanto un piccolo rezza del giudizio. Si pensa comunque che un
resto, è perché Dio è adirato nei suoi confron­ resto rimane ancora, mentre secondo 9,1 (qui
ti. Il fatto però che un resto sia sempre rimasto in parallelo ‘o ffrii e pàlli, cfr. Wolff, BK
può essere considerato un segno della fedeltà XIV/2, 385s.39Ós.) anche il resto è votato allo
divina o anche della grazia e del perdono, no­ sfacelo (cfr. anche 3,12). Ani 5,15, al contrario,
nostante che il giudizio sia di per sè necessario. lascia aperta la possibilità che Jahwe abbia
È pertanto errato collocare unilateralmente l’i­ pietà di un resto (s'”èrìt). L’antica affermazione
dea del resto, con la sua importanza teologica, di fede - almeno un resto di Israele sopravvive­
nell’annuncio o della salvezza o della rovina; rà alla catastrofe - viene qui ripresa, ma nella
essa dal lato teologico può situarsi in ambedue, prospettiva propria del profetismo: ad Israele
e spesso anche contemporaneamente. non viene risparmiato il giudizio, la libertà di
Dio non può essere limitata da formule di fede
b) Ciò si può già constatare quando s ’r ni. ri­ stabilite dogmaticamente, e l’eventuale (-» ’Uiaj
corre per la prima volta nell’AT, ossia in Gen 4) salvezza del resto rimarrebbe sempre un atto
7,23, nel racconto jahwistico del diluvio: « Re­ gratuito di Dio (l’autenticità di 14s. è tuttavia
stò solo Noè e quanto era con lui nell’arca». messa in discussione da alcuni esegeti, vd. p.e.
Come sottolinea il termine «solo» ( ’a/c). si Wolff, BK X1V/2, 274.295, anche se con moti­
tratta anzitutto di una affermazione che si rife­ vazioni poco valide).
risce all’inaudita asprezza del giudizio divino.
Ma Noè, l’unico che resta, ha già trovato gra­ d) Di un resto parla anche I s a i a . J.Mein-
zia (Itfn) davanti a Jahwe (6,8), ed il suo essere hold, Studien zur isr. Religionsgeschichte I,
stato risparmiato apre un futuro per l’umanità; Der hcilige Rest 1903, 159, credette persino di
8,22 ribadisce addirittura: un futuro sicuro, in poter stabilire che proprio Isaia avesse creato
cui l’uomo può fare affidamento sulla fedeltà i’idea del « resto santo » come concetto dogma­
di Dio. Al contrario, in Gen 45,7 (E o J) il re­ tico ben definito, e ancora V.Herntrich, ThW
stare di una se erll deve essere inteso univoca­ IV,205 (= GLNT VI,552), è del parere che l’i­
mente come atto di grazia. Dio ha mandato dea di un resto santo rivesta una posizione
Giuseppe in Egitto per « porre » (ifini) una centrale nella profezia di Isaia. Questo forse sa­
«discendenza» (se'èrit) ai suoi fratelli nel pae­ rebbe vero se tutti i passi che in Is 1-39 parla­
se e per mantenerla in vita come grande nume­ no del resto fossero isaiani. In realtà, per quan­
ro di « salvati » (pelèlà). La congiunzione delle to concerne la radice s ’r in Isaia, si possono
radici s ’r e plt (già in Gen 32,9) è significativa prendere in considerazione solo 17,3.6 ed il
per il carattere gratuito della provvidenza divi­ nome proprio Sear-Jasub in 7,3 (cfr. U.Stege-
na, come lo è anche l’uso della costruzione mann, Der Restgedanke bei Isaias, BZ N.F. 13,
Sùm se’è rli. Secondo il contesto più vasto, si 1969, 161-186). 17,3 parla di per sé del resto
tratta in questo caso non solo del destino della di Aram, ma annuncia che le cose per esso
famiglia di Giacobbe, ma del futuro di Israele non andranno meglio che per « la gloria dei fi­
stesso, che è indicato nel destino della famiglia gli di Israele». In v. 6 questo resto viene para­
del capostipite. Israele può nutrire la certa fi­ gonato alla misera racimolatura in un oliveto.
ducia che Jahwe, al di là di ogni tribolazione, Come in Ain 5,3, il concetto di resto serve sol­
gli conserverà in vita ancora un resto, formato tanto ad esprimere la durezza del giudizio atte­
da un gruppo di salvati. so. Le cose non cambiano anche se si tiene
L’idea di resto muta notevolmente nella t r a - presente Is 30,17, dove ricorre il termine paral­
d i z i o n e di E l i a . Il profeta si lamenta chc lelo jtr (hi.). Bisogna anche citare però l,8s. (jtr
tutto Israele ha abbandonato Jahwe e lui solo è ni./hi.); è vero che questo passo anzitutto dice
rimasto fedele a lui (IRe 19,10.14 jtr ni., da solo quanto sia stato ampio il giudizio su Ge­
ascrivere al compilatore, cfr. G.Fohrer, Elia, rusalemme, ma il v. 9 chiarisce che anche il
21968, 39), e riceve l’assicurazione divina che piccolo resto sarebbe di nuovo andato in rovi­
il giudizio sarà assolutamente terribile, tuttavia na, se Jahwe non avesse lasciato un piccolo
«settemila lascerò in Israele (s’r hi.): tutti quel­ numero di scampati (sàrld). Bisogna intendere

767 “ÌNtf s’r ESSERE D ’AVANZO 768


1,9 in base alle formule che sono consuete nel­ ora invece è soltanto un piccolo resto, deve
l’ideologia della guerra santa (cfr. Gios 8,22; cercarne le cause in se stesso, nella sua disub­
10,28-40; 11,8; Deut 2,34; 3,3)- Se Israele non bidienza (cfr. anche v. 51.55). la maledizione
soffre ciò che è toccato in sorte agli altri popo­ che fin dall’inizio pendeva su di lui - parallela­
li, questo è grazia di Dio non meritata. mente alla promessa di benedizione - si è veri­
Anche per l’interpretazione del nome Sear- ficata. Per il redattore delle maledizioni in Lev
Jasub, dato da Isaia a suo figlio (Is 7,3), biso­ 26, la sorte di Israele (esiliato) è ancora senza
gna senz’altro tener conto dell’ambivalenza speranza: il resto deve vivere in un turbamento
inerente a questo concetto (per la difficoltà di pieno di angoscia (v. 35) e « marcirà » misera­
interpretazione vd. Wildberger, BK X,277ss.). mente, infine, nella terra dei suoi nemici (cfr.
Dato che il profeta riceve espressamente l’ordi­ anche Ez 6,12 e 17,21: i superstiti saranno di­
ne di prendere con sé il proprio figlio per l’in­ spersi ai quattro venti, « così voi saprete chc
contro con Acaz, il suo nome deve di conse­ io, Jahwe, ho parlato», inoltre Ger 15,9;
guenza essere compreso come espressione ade­ 44,12.14).
guata dell’ambasciata che in quel momento Il passaggio ad una valutazione del resto piena
Isaia doveva presentare al re. Sfortunatamente di speranza si è verificato con un sensazionale
però il senso della pericope deirEmmanuele è mutamento nel D e u t e r o i s a i a . Israele, la
molto problematico proprio nel punto che sa­ donna privata di figli, infeconda, che crede a
rebbe illuminante anche per la comprensione torto di essere stata completamente abbando­
di se'àr, ossia se si tratti di un annuncio di sal­ nata, si vede attorniata da figli e figlie (Is
vezza o di condanna. Certo le parole rivolte ad 49,2lss.). Ai superstiti della casa di Israele vie­
Acaz in 7,7.8a.9 si devono interpretare come ne annunciata la fedeltà di Jahwe e quindi la
oracolo di salvezza che, mediante la proposi­ sua « salvezza ». (46,3). È degno di nota che
zione condizionale di 9b, diventa ammonizione questa se’èrit nella seconda metà del verso, pa­
a mantenersi nella fede in Jahwe. È perciò im­ rallela, sia definita direttamente come «casa di
probabile che il nome del figlio di Isaia vada Giacobbe». Il resto è il vero Israele; per lui
inteso come espressione di conversione certa e, valgono le promesse che fin dalle origini sono
quindi, di salvezza assicurata (cfr. ad esempio state fatte al popolo di Dio.
Meinhold, l.c. 108s.). Ma non è neppure giusti­ Ezechiele, nella prima fase della sua attività,
ficata l’opinione opposta, così come la difende ha certamente condiviso la tetra prospettiva di
p.e. S.H.Blank, The Current Misinterpretation Deut 28 e Lev 26 concernente il resto, ma il
of Isaiah’s She’ar Yashub, JBL 67, 1948, 215, pensiero che Jahwe potesse preparare una fine
ossia che il nome non sarebbe affatto una mi­ completa per il resto lo ha fortemente an­
naccia: solo un resto ritorna (dalla battaglia). gustiato (Ez 11,13). È tuttavia significativo che
Contro il senso di sub «ritornare», implicito egli, parlando del futuro di Israele dopo la ca­
in questa spiegazione, sta la successiva inter­ duta di Gerusalemme, non si sia richiamato al
pretazione di questo nome in I0,21s. Non lo si concetto di resto, ma abbia inteso questo futu­
dovrà dunque interpretare nè come annuncio ro come una ri vivificazione delle ossa dei mor­
incondizionato di salvezza, nè come afferma­ ti (37, lss.).
zione di irrevocabile condanna, ma come am­
monimento e avvertimento: c’è salvezza, ma f) Le parti secondarie di Is 1-39 mostrano al
non quasi come una fatalità messa in scena da contrario che la c o m u n i t à p o s t e s i l i c a
Dio per il resto di Israele, bensì solo in quanto ha dato ampio spazio all’idea del resto; si può
il resto che sopravvive alla catastrofe attesa si dire anzi che proprio nei circoli di coloro che
volge risolutamente a Jahwe. Il nome dunque è custodivano l’eredità isaiana si sia formata la
ambivalente, come lo è la profezia stessa del- concezione che comunemente si suole indicare,
l’Emmanuele (cfr. Wildberger, BK X,293ss.), con una errata generalizzazione, come I’«idea
ed è per così dire la presentazione positiva di del resto» dell’AT. Si può addirittura intende­
ciò che viene formulato negativamente in v. re Is 10,20-22 come nuova formulazione poste­
9b: « se non credete non sussisterete ». silica del concetto di resto. Rifacendosi ad Isa­
ia, ma anche dogmatizzando un po’ la sua po­
e) La caduta del regno di Giuda, con la deci­ sizione, il concetto di resto deve esser divenuto
mazione degli abitanti a causa della guerra pre­ nel frattempo un luogo teologico. Il discorso
cedente e l’esilio dei ceti elevati, pose molto isaiano sul resto, del tutto asistematico, viene
concretamente Israele di fronte al problema del ora inteso strettamente come promessa, e su
come intendere questo resto. Gli rimane anco­ questa vbase si dà anche un senso univoco al
ra una qualche speranza? Il dibattito intorno a nome Sear-Jasub: «Tornerà il resto, il resto di
questo problema si riflette anzitutto nelle ag­ Giacobbe, al Dio forte» (v. 21). Questo resto
giunte alle maledizioni di Deut 28, che vanno viene anzitutto posto sullo stesso piano degli
intese come vaticinia ex eventu. Ad Israele era « scampati (pelètà) della casa di Giacobbe » (v.
stato senz’altro promesso che sarebbe diventato 20); la comunità postesilica, cioè, si identifica
numeroso come le stelle del cielo (v. 62). Se con esso. L’eredità isaiana si fa sentire ancora

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quando l’autore esprime la speranza che il re­ inoltre DJD V,85 s ’rjl in nr. 185 11,2). Sebbene
sto « si appoggerà a Jahwe », e più precisamen­ la comunità possa più volte indicare se stessa
te « con fedeltà » (v. 20). 1 versi seguenti (v. come resto (espressivo soprattutto 1QM I4,8s.:
22s.), sia che provengano dallo stesso autore o «M a noi siamo il resto del tuo popolo... in
da un glossatore successivo, mostrano però un ogni nostra generazione tu hai dimostrato la
profondo disagio nei confronti di tale identifi­ tua grazia meravigliosa verso il resto del tuo
cazione; essi anzi correggono: in realtà, anche popolo posto sotto il dominio di Belial »), il
se Israele fosse numeroso «come la sabbia del concetto non acquista nessun peso teologico di
mare », solo un r e s t o ritornerà. rilievo. Data l’assenza quasi totale della radice
Altre affermazioni del libro di Isaia sul resto nel salterio canonico, acquistano importanza i
non sono così accuratamente premunite contro quattro passi con sf'erll in IQH (6,8.32; 7,22;
una pericolosa obiettivazione della salvezza. Il franim. 7,2).
racconto della vocazione (Is 6,1-11) parlava di
un giudizio, in cui il campo sarebbe restato b) I LXX, se si prescinde da alcune eccezioni
come un deserto (v. I lb txt em). La parte se­ non significative, traducono il verbo e i sostan­
guente del v. (13aba), di difficile spiegazione, tivi con derivati da Xeuteiv: xcitoiX.eltoa), ùtcoXeC-
rafforza la radicalità del giudizio. Ma un’ulti­ TOO'&at,, xaTà-/ÙTtóXE(Jfj.[jLa, A.oi7tóq e (più spes­
ma aggiunta, v. 13b(3, asserisce: ciò che ancora so) xa.'raXoi/rtoc;.
rimane è «seme santo», uno stabile fonda­ c) Con riferimento teologico alle concezioni
mento dal quale si può formare il nuovo Israe­ dell’AT, l’idea di resto si trova solo in Rom
le del futuro tempo della salvezza. Veramente 11,5, dove Paolo, dicendo «resto conforme al­
in questo passo manca l’idea di « resto », ma in l’elezione per grazia» ed assumendo la l a pers.
4,3 si parla espressamente dei « rimasti » dalla lezione masoretica della tradizione di
(hannis’àr, par. hannòtàr.; cfr. anche pc’lètat Elia (IRe 19,18), interpreta il resto come dono
Jisrà’èl in v. 2) e si afferma chiaramente che della grazia di Dio (cfr. su questo U.Luz, Das
esso è « santo ». Il v. 3b mostra in realtà di vo­ Geschichtsverstandnis des Paulus, 1968, 80­
ler ancora restringere un po’: alla santa comu­ 83). Altra bibliogr.: V.Hemtrich - G.Schrenk,
nità appartengono coloro i quali sono stati art. W p ia , ThW IV, 198-221 (= GLNT
scritti per la vita. La concezione che la nuova VI,535-588); J.Jeremias, Der Gedanke des
comunità si costruirà dal resto sopravvissuto in «Heiligen Restes» ini Spàtjudentum und in
Giuda/Gerusalemme, oppure dagli scampati der Verkiindigung Jesu, ZNW 42, 1949, 184­
(pc/élà), è attestata anche in 37,3ls. = 2Re 194 = Abba, 1966, 121-132; J.C.Campbell,
19,3Òs., nella «leggenda di Isaia». La sl'erh God’s People and thè Remnant, Scottish Jour­
affonda le sue radici in basso e produce frutti nal of Theology 3, 1950, 78-85; B.F.Meyer, Je­
in alto, cioè Israele prospera nel modo miglio­ sus and thè Remnant of Israel, JBL 84, 1965,
re. Qui «resto» è diventato un luogo teologico 123-130; C.Muller, Gottes Gercchtigkcit und
dell’attesa escatologica, un termine tecnico per Gottes Volk, 1964; W.Gùnther - H.Krinke,
la comunità che, penetrata e vagliata dal gran­ art. «Rest», «ubrig», ThBNT, II/2, 1042­
de giudizio di Dio annunciato dai profeti, rap­ 1046 (= resto, DCB 1539-1544).
presenta il vero Israele del tempo della salvez­ H. Wildberger
za. Del suo splendore ci dice ancora qualcosa
28,5s., un testo secondano, che contrappone
consciamente alla precedente minaccia di casti­
go per Samaria la grande felicità del resto di
Israele. La comunità di salvezza è splendida­ sb‘ ni. GIURARE
mente ornata da Dio stesso. Essa si distingue
per lo « spirito del resto » e la « forza eroica »
dei difensori della città santa.
Non deve essere casuale il fatto che questa me­ 1/ Relativamente alla radice sb ', l’uso che qui
desima speranza abbia trovato spazio nelle ag­ ci interessa sembra essere specificamente ebr.
giunte allo scritto di un altro profeta gerosoli­ (ni. «giurare», hi. «far giurare», sost. sebù'à
mitano: Sof 3,l2ss. Qui il resto è descritto «giuramento»; la forma sebù'è in Ez 21,28
come popolo umile e piccolo, che cerca il suo txt? non è chiara, cfr. Zimmerli, BK XIII,
rifugio in Jahwe. Esso si distingue per la sua ri­ 482s.). Manifestamente sconosciuta negli anti­
gorosità etica e, libero da ogni preoccupazione, chi dialetti aram. (in sua vece jm \ cfr. DISO
può godere di una pace proficua. Un altro pro­ 108; GenAp 2,14 e 20,30), essa sì trova ancora
feta gerosolimitano, Zaccaria (8,11), descrive solo sporadicamente in aram. giud. (itp.) e in
infine come il resto vive nella pienezza della mand. (af. «scongiurare», Drower-Macuch
pace di Dio. 447a).
Tutte le speculazioni su una presunta connessione
5/ a) L’uso linguistico di Qumran non si al­ del sign. «giurare» con il numerale sem. sb‘ «sette»
lontana da quello vtrt. (cfr. Kuhn, Konk. 215; (ultimamente M.R.Lehniann, Biblica! Oaths, ZAW

771 U lti sb‘ ni. GIURARE 772


81, 1969, 74-92) vanno respinte, f. l’a. peri seguenti 21,7 (cfr. ISam 20,42; Gen 21,31; 26,31) e si­
motivi: (1) nessun testo vtrt. pone in relazione il gnifica che i rapporti futuri tra i due devono
sign. « giurare » con il numerale « sette »; le spiega­ essere normalizzati: il responsabile viene libe­
zioni del nome « Bersabea » di Gen 21,23-31 e rato dal versamento di un indennizzo ed il pro­
26,31-33 si richiamano talvolta all’idea del giurare e
talvolta al numero « sette » (avvertito come senza
prietario riprende indietro l’animale morto (si­
senso e perciò in qualche modo interpretato), ma milmente il codice di Hammurabi § 266: il re­
sono completamente -indipendenti l’una rispetto al­ sponsabile «deve purificarsi davanti a Dio»,
l’altra; (2) l'analisi del verbo sb' ni. mostra inequivo­ cioè liberarsi dal pagamento di un indennizzo).
cabilmente che agli ebrei non era noto un nesso con In Lev 5,22 con «falso giuramento» non si
il numerale; non è quindi scientifico accettare un tale pensa a ricettazione o sim., ma, come mostra
nesso in base a mere speculazioni; (3) il fatto che an­ v. 24, ad una trasgressione indipendente dalle
che al di fuori di Israele il numero 7 abbia un certo precedenti, da intendere in analogia con altri
rilievo nelle stipulazioni dei trattati e nei riti religiosi
va attribuito soltanto alla santità privilegiata di que­ testi vtrt.
sto numero, ma dato chc nessun’altra lingua orienta­ Che sb‘ ni. non significhi sempre «giurare,
le ne ha tratto un verbo per «giurare», la cosa non è prestare giuramento » in senso formale, è con­
verosimile neanche per l’ebr. fermato dal fatto che l’uso di questo verbo non
Sarebbe ovvio accostare il verbo sb' alParab. sb', che coincide in alcun modo con quello delie cosid­
oltre a « lacerare, sbranare (di una belva feroce)» si­ dette formule di giuramento. Non si può fare
gnifica anche « insultare, aggredire a parole, maledi­ uno studio fenomenologico sul giuramento nel-
re » (Lane IV,1296); la Torma ni. ebr. potrebbe indi­ l'AT sulla base del verbo sb‘ ni. (cfr. in propo­
care un’automaledizione, ev. accompagnata da un
rito corrispondente; tuttavia varie osservazioni pon­
sito J.Pedersen, Der Eid bei den Semiten,
gono l’interrogativo se un nesso originario con un 1914; F.Horst, Der Eid im AT, EvTh 17,
verbo «sbranare» fosse ancora noto agli ebrei, e le 1957, 366-384 = Gottes Recht, 1961, 292-314).
riflessioni in tal senso sono da relegare nell’ambito Di norma le formule di giuramento si trovano
della speculazione. in contesti in cui non viene impiegato il termi­
ne sb' ni., e, al contrario, non si trova mai
2/ La radice compare 216x ncll’AT ebr. (incl. dopo il verbo sb' ni. una formula di giuramen­
scbù'è Ez 21,28; vd. sp. 1); ni. I54x (Deut 33x, to.
Gen e Ger 14x ciascuno, Gios e Sai I2x cia­ La formula di (auto)maledizione «così Jah­
scuno, ls lOx), hi. 31 x (Gen e Cant 5x ciascu­ we/Dio farà (a me/a te) questo ed anche quel­
no, Gios e ISam 4x ciascuno), Y'buà 31 x (di lo», ricorrente complessivamente lOx nell’AT
cui 8x accoppiato con il verbo nell’espressione (ISam 3,17; 14,44; 20,13; 25,22; 2Sam 3,9.35;
«[far] giurare un giuramento»: Gen 26,3; 19,14; IRe 2,23; 2Re 6,31; Rut 1,17), si trova
Num 5,21; 30,3; Deut 7,8; Gios 2,17.20; 9,20; soltanto due volte dopo sb‘ ni. (2Sam 3,35 e
Ger 11,5). IRe 2,23 seguita da là 'im o dal semplice la).
La radice si trova concentrata in Gen (21x), La formula, di per sé frequente, «vivo è Jah­
Deut (34x), Gios (I9x), l/2Sam (20x), Ger we! » {—hjh 4a) si trova solo 9x congiunta più
(15x), in Gios ed in Ger soprattutto in contesti o meno direttamente con il nostro verbo (3x
dtr. Si deve notare l’uso molto scarso nella let­ seguita da 'im, 2x da lei, 4x senza alcuna ag­
teratura sapienziale: nessuna attestazione in giunta). Inoltre vi sono molte possibilità di in­
Prov, solo 3x in Eccle (8,2; 9,2.2). Evidente­ trodurre una dichiarazione annunciata con sb'
mente i « sapienti » mantenevano un atteggia­ ni. Si trova soprattutto ’tm (18x), e poi là (9x),
mento molto riservato nei confronti del giura­ 'ini lo (2x), lò (2x), là 'ini (lx), pan (lx). Molto
mento; Eccle ne contesta espressamente la vali­ usate sono pure le costruzioni con una sempli­
dità (9,2; cfr. anche Eccli 23,10s.). ce frase infinitiva, introdotta da le («giurare di
voler fare qualcosa», I4x) o da min opp.
3/ a) sh' ni. è tradotto inesattamente con Iebiltl («giurare di non voler fare qualcosa»,
« giurare », in quanto da un lato l’ebreo prati­ rispettivamente 2x e lx). Non di rado l’espres­
camente non rafforza mai con un giuramento sione è unita al verbo semplicemente nella for­
uno stato di cose presente, mentre si obbliga ma di una frase o di un periodo (p.e. 2Re
molto di più verso il futuro, e d’altra parte il 25,24; Ger 40,9; Am 6,8; Cant 5,8; cfr. Gen
verbo molto spesso sembra significare soltanto 24,37; 50,5.25), talvolta nella forma di una
« promettere ». maledizione condizionata introdotta da 'àrùr
Testi come Es 22,10; Lev 5,22.24 contraddico­ (-♦’rr) (Gios 6,26; Giud 21,18; ISam 14,28),
no solo apparentemente l’alTermazione che in oppure è riassunta in un sostantivo posto come
ebr. « giurare » si riferisca praticamente sempre oggetto (p.e. « giurare » o « promettere » il pae­
al futuro. Nel primo caso si tratta della morte se, la terra, una berìt intesa come impegno as­
di un animale affidato in custodia: se il respon­ sunto su di sé, fedeltà, una cosa ecc.). Infine, il
sabile non se ne è impossessato, allora deve verbo si trova anche in assoluto, senza alcuna
«valere tra loro (cioè tra il responsabile ed il aggiunta (circa lOx).
proprietario) un giuramento di Jahwe ». Questa Questa rassegna mostra che una formula di
espressione va intesa in analogia con 2Sam giuramento non fa parte necessariamente di

773 U3C7 sb' ni. GIURARE 774


un’espressione annunciata con sb‘ ni. Tanto ISam 14,24.27; Dan 9,11; Neem 10,30), «fare
meno bisogna nominare una divinità (vd. st. un voto» (—ndr. Num 30,3; Sai 132,2), «con­
4a). Si deve perciò concludere che in molti casi cludere la pace» (Gios 9,15). L’espressione pa­
sb‘ ni. significa sempliccmentc una promessa rallela di Is 45,23 mostra fino a che punto l’i­
solenne ed irrevocabile, l’impegno di lare o di dea del « giurare » fonnalmente possa venir
non fare in ogni caso qualche cosa. meno, e come possa prevalere invece l’idea del
Si notino ad esempio in Giud 21 i tre modi di « promettere »: « dalla mia bocca esce la verità,
esprimersi, che risultano in parallelo tra loro: una parola irrevocabile» (cfr. anche Sai
«gli israeliti giurarono a Mizpa: nessuno di noi 132,11). - In un caso una «promessa solenne»
darà sua figlia... » (v. 1), «abbiamo giurato per è garantita, in un certo senso magicamente,
Jahwe di non dare le nostre figlie (ib iltì tèt) » mediante un «segno» (Gios 2,12ss.). Molto
(v. 7) e «gli israeliti hanno giurato: maledetto antica sembra essere la richiesta di toccare l’or­
('àrùr) l’uomo che darà...» (v. 18). Le tre gano genitale del beneficiario a garanzia di una
espressioni hanno evidentemente uguale valo­ promessa fatta con giuramento (Gen 24,2.9;
re, che si presentino o meno con la formula di 47,29). Per «mantenere una promessa» si usa
maledizione o con il riferimento a Jahwe. La qùm hi. (Gen 26,3; Ger 11,5) o pi. (Sai
formula non ha quindi alcuna importanza par­ 119,106) e per lo scioglimento da una promes­
ticolare; quello che conta è solo l’intenzione, sa (che è accordato solo a determinate condi­
cioè l’atto di volontà irrevocabile ed impegna­ zioni) si usano derivati di nqh « essere libero,
tivo. privo» (Gen 24,8; Gios 2,17.20; Zac 5,3; cfr.
Per un tale atto impegnativo si possono citare anche Num 30,3ss.). Anche una promessa pro­
in ebr. i seguenti esempi, formulati ne! modo nunciata alla leggera deve per principio essere
più diverso: molto spesso si « promette » la adempiuta, senza badare alle conseguenze buo­
vita ad un altro, la si garantisce a lui (Gios ne o cattive (Lev 5,4); infatti una promessa di­
2,12ss.; Giud 15,12; ISam 19,6; 24,22s,; 28,10; sonesta o fatta con cattiva intenzione o che
30,15; 2Sam 19,24; IRc 1,51; 2,8; Ger 38,16; semplicemente non è stata adempiuta si dice
40,9). Davide « promette solennemente » che « falsa » (lusséqcer, al-sàqcer) o « ingannevo­
Salomone sarà re (IRe l,13.17.29s.); inoltre, le» (lL’mirmà) e viene severamente condannata
egli « troverà un posto per Jahwe » (Sai dallo jahwismo (Lev 5,22.24; 19,12; Ger 5,2;
132,2-5), e si impegna a non mangiare nulla 7,9; cfr. 4,2; Zac 5,4; 8,17; Mal 3,5; Sai 15,4:
per un giorno in segno di lutto per Abner 24,4).
(2Sam 3,35). Esaù «dichiara solennemente» di
rinunciare al suo diritto (Gen 25,33). Ioab d) In hi. il verbo significa di solito « pretende­
« giura per Jahwe » che le truppe abbandonano re un giuramento», cioè «carpire a qualcuno
Davide se egli non riprende immediatamente una promessa solenne, impegnativa ». Sono
la guerra, cioè egli comunica a Davide l’in­ queste le persone che tanno fare ad altre una
giunzione perentoria di porre fine al suo lutto « promessa solenne con giuramento »: Abramo
per Assalonne (2Sam 19,8). 1 guerrieri di Davi­ ai suo schiavo (in concreto, per cercare ad
de «proibiscono» («giurano») a lui di uscire Isacco una moglie tra i congiunti, Gen 24.3.9),
ancora con loro stessi in battaglia: essi gli im­ i patriarchi ai loro discendenti (di seppellirli in
pongono così la loro irrevocabile decisione Palestina, Gen 50,5s.25; cfr. 47,31; Es 13,19),
(2Sam 21,17). Acab al profeta Michea (di dire la verità, 1Re
22,16), la donna amata alle sue amiche (di non
b) Tali dichiarazioni impegnative possono es­ svegliare « l ’amore», Cant 2,7; 3,5; 8,4, oppu­
sere reciproche quando le due parti «giurano re di descrivere all’amato lo stato d’animo del­
l’una all’altra », cioè quando una si impegna l’amata, Cant 5,8), Esdra e Neemia ai loro
solennemente nei confronti dell’altra. Nascono cpntemporanei (di ripudiare le donne non giu­
cosi i vincoli di amicizia (ISam 20,17.42; dee, Esd 10,5; Neem 13,25, opp. di condonare
2Sam 21,7; Neem 6,18; 10,30) ed i trattati po­ i debiti, Neem 5,12). Dato che tali promesse
litici (Gen 21,23.31; 26,31; 31,53; cfr. Gios contengono sempre per principio, teoricamen­
9,15-20; 2Sam 21,2; 2Cron 36,13). te, una maledizione nel caso di trasgressione,
sb‘ hi. può indicare addirittura, in alcuni casi,
c) Le espressioni parallele confermano che con questa maledizione condizionata: una persona
sb‘ ni. si indica un impegno solenne, in certi è maledetta quando fa questo o quello, p.e.
casi accompagnato da una maledizione condi­ quando beve l’acqua di maledizione, benché
zionata o rafforzato con un richiamo a Dio. abbia già commesso adulterio (Num 5,19ss.;
Esse sono: « assumere un impegno » (krt cfr. ISam 14,27; IRe 2,42).
- berlt: Gen 21,27.32; 26,28.31; Gios 9,l5ss.; 4/ La radice è teologicamente significativa
2Re 11,4; Sai 89,4.35s.; 105,9; Esd 10,3.5; sotto un triplice profilo:
— bò' biberìt: Ez 16,8; 2Cron 15,11-15), «ma­
ledire», cioè minacciare una maledizione con­ a) La divinità può essere invocata come garan­
dizionata (— alà: Gen 26,28.31; Num 5,21; te e tutore della promessa solenne. Lo indicano

775 V iti sb' ni. GIURARE 776


le cd. formule di giuramento. La prima, «Jah­ conoscere Jahwe, il giurare per un altro dio (un
we mi faccia questo cd anche quello se faccio o « non dio », Ger 5,7) designa l’apostasia da
non faccio questa o quella cosa» (di norma ab­ Jahwe. Gli dei stranieri per i quali l’apostata
breviata nella particella 'im « se »), sembra al­ giura sono: Baal (Ger 12,16), Milcom (Sof 1,5)
ludere ad un rito magico-simbolico di mutila­ e forse i numi di Samaria, Dan e Bersabea
zione, che produrrà senz’altro i suoi effetti in (Am 8,14, testo difficile).
caso di rottura del giuramento. La seconda for­
mula, « vivo è Jahwe, se io faccio o non faccio c) Di Jahwe si dice 75x che si è «impegnato
questa cosa», il cui significato preciso non è con giuramento»; è però singolare che Dio
chiaro (cfr. Horst, l.c. 377s. e 306s.; M.R.Leh- non sia mai soggetto del vero in hi.: Dio non
mann, ZAW 81, 1969, 83-85), rivolge imme­ pretende daH’uomo nessuna promessa con giu­
diatamente l’invocazione al «vivente» Jahwe, ramento! Piuttosto raramente (12x, soprattutto
in ogni caso come testimone e garante della in Am e Ger) si nomina ciò per cui Jahwe si
promessa. Si deve però osservare che queste impegna: per «se stesso» (Gen 22,16; Es
formule non dovevano essere usate obbligato­ 32,13; Is 45,23; Ger 22,5; 49,13), per «la sua
riamente (vd. sp. 3a), anche se si deve supporre destra ed il suo braccio potente » (Is 62,8), per
che qualora si fosse compiuta coscientemente «la sua propria vita» (nafsò, Am 6,8; Ger
un’azione indicata formalmente con sb' ni., 51,14), per «la sua santità» (Am 4,2; Sai
nella maggior parte dei casi si sarebbe visto in 89,36), per « l’orgoglio di Giacobbe », cioè per
Jahwe il garante della promessa (di una sebù- se stesso (Am 8,7), forse anche per « la sua fe­
‘al Jhwh, Es 22,10; 2Sam 21,7; IRe 2,43; Ec­ deltà» (Sai 89,50). È ovvio che Jahwe appar­
cle 8,2). Perciò l’ebreo può talvolta «promette­ tiene solo a se stesso, che egli solo può dispor­
re qualche cosa nel nome di Jahwe » (6x), o re di sé, e che quindi come garante delle sue
«per Jahwe» (5x), «per lui» (Sai 63,12; promesse, se mai ce ne fosse bisogno, solo egli
102,9) o sim. (cfr. ls 65,16; Dan 12,7). In Gen stesso può essere chiamato in causa.
31,52-53 risulta chiaro che la divinità invocata Nella maggior parte dei casi Jahwe si impegna
come testimone dell’accordo solenne era rite­ a concedere un bene agli uomini. Con partico­
nuta presente. - In testi poetici Jahwe, come lare frequenza ricorre la cd. promessa della ter­
garante della promessa, può essere sostituito da ra (34x, soprattutto nella tradizione dtr ), ma
altre realtà poetiche (Cant 2,7; 3,5: dalle bestie anche la volontà di fare di Israele un grande
feroci). popolo (3x), un popolo santo (Deut 28,9), il
«suo» popolo (Deut 29,12). Talvolta la pro­
b) Dato che il nostro verbo esprime un impe­ messa si riferisce genericamente ai doni (Is
gno irrevocabile, totale, con inevitabili conse­ 54,9s.; 62,8; Mi 7,20), alla pace (Gios 21,44),
guenze in caso di inadempienza, Dio, invocato alla benedizione (Gen 22,l6s.). Jahwe promette
come garante e tutore, deve poter disporre as­ con giuramento anche a favore di singoli re,
solutamente di colui che lo invoca, e questi a come Davide (2Sam 3,9; Sai 89,4.36.50;
sua volta deve ritenersi completamente alle sue 132,11) cd il re-sacerdote (Sai 110,4).
dipendenze. Perciò «giurare per Jahwe» è pra­ Il contenuto del «giuramento» può essere tut­
ticamente sinonimo di «aderire a Dio»; lo si tavia anche minaccioso, sia nei confronti di
esprime in modo pregnante in Is 19,18; cfr. Israele (Num 32,10; Deut 1,34; 2,14; 4,21;
45,23; 2Cron !5,14s. con «impegnarsi per Gios 5,6; Giud 2,15; Ger 44,26; Am 6,8; Sai
Jahwe» (sb‘ ni. lL'Jhwh). Nel Deut «giurare nel 96,11 ecc.) sia nei confronti di popoli stranieri
nome di Jahwe » è parallelo di « temerlo, ser­ (Is 14,24), di singoli gruppi (donne: Am 4,2),
virlo, aderire a lui» (Deut 6,13; 10,20). In Is di famiglie (ISam 3,14) o di realtà materiali
48,1 si ha un’intera serie di espressioni paralle­ (tempio: Ger 22,5). L’uso del vocabolo indica
le caratteristiche: « voi che siete chiamati Israe­ quindi che Jahwe preannuncia la sua azione, e
le, che traete origine dalla stirpe di Giuda, voi che tale annuncio è irrevocabile, impegnativo
che giurate nel nome di Jahwe e invocate il per lui.
Dio di Israele... ». Cfr. anche Is 65,16; Ger 4,2;
12,16; Os 4,15 («giurare: vivo è Jahwe...» 5/ L’uso di sb ‘ ni. a Qumran segue i modelli
come espressione tipica della pietà popolare vtrt. (CD 8,15 cita Deut 7,8; 9,5). Colui che
jahwistica, assieme ai pellegrinaggi a Gaigaia e entra nella comunità si obbliga con impegno
a Betel); Sof 1,5; Sai 63,12. Eccle nomina «co­ solenne (sebU‘at 'issar) ad osservare la legge
lui che si impegna» (hannisbà\ presumibil­ (IQS 5,8); il cantore degli Tnni si impegna a
mente nel nome «di Dio», senza citare alcun non peccare (IQH 14,17). CD 9,10ss. conosce
nome) sullo stesso piano del «giusto, buono, anche la solenne maledizione condizionata, sul
puro, che offre sacrifici», ossia che compie i modello di Zac 5,3; Lev 5,1. Nello stesso tem­
propri doveri religiosi e morali. «Colui che po vengono anche emanate disposizioni limita­
teme il giuramento » è parallelo di « colui che tive del giuramento, purtroppo non sempre
pecca » (Eccle 9,2). chiare (CD 9,lss.; 15,9). CD 16,10 offre un
Se quindi il giurare in modo retto significa ri­ commentario a Num 3Ò,9s.

777 Siti sb' ni. GIURARE 778


Nei LXX il ni. è reso quasi sempre con ò jjlv ù eiv testi giuridici e in brani postesilici, che trattano
(in Is 45,23 in modo significativo ed esatto con principalmente dell’osservanza del sabato (Lev
É^o)jioXoy£Ìcn)a(,), l’hi. con òpxi^eiv e éqopxi^Eiv, 25x, Es e Ez I5x ciascuno, Neem I4x), ecce­
il sost. con òpxoq e èvópxioq (Num 5,21; cfr. zion fatta per 2Re 4,23; 11,5.7.9.9; 16,18 txt?;
Neem 6,18 evopxoq per «alleato con giura­ Is 1,13; Os 2,13; Am 8,5. sabbàtòn compare
mento »). Per l’uso di questi vocaboli nel NT llx (Lev 8x, Es 3x; nella formula sabbat
cfr. J.Schneider, art. òp,vuw, ThW VJ77-185 sabbàtòn 6x, solo in P), misbàt lx (Lam 1,7).
(= GLNT Vili,495-520); id., art. òpxoq, ThW
V,458-467 (= GLNT Vili, 1281-1308). 3/ a) ib i q. significa « terminare »; come
C.A. Keller espressioni parallele si trovano lidi « termina­
re» (Is 24,8; 58x nell’AT, di cui 8x in Giud,
7x in Giob, 6x in 2Cron; inoltre hàdèl «colui
che termina» Is 53,3; Sai 39,5; «colui che tra­
lascia » Ez 3,27; hàdcel « termine = regno dei
naef sbt te r m in a r e , r ip o s a ­ morti»? Is 38,11 txt?) e mìis «evitare, andar
re via» (Ger 31,36). In Neem 6,3 la presenza di
sbt è dovuta a rph hi. « far smettere ». Il termi­
nare può riferirsi a diversi ambiti: sbt indica la
fine dì un’attività umana (p.e. Os 7,4; Giob
1/ Il verbo sbt «terminare» (ni. «scompari­
32,1) o la fine di cose (p.e. Gen 8,22; Gios
re», hi. «portare a termine»), è attestato solo
5,12; Prov 22,10). Semanticamente affine è il
in ebr. e pun. (cfr. Friedrich § 146); nel sign.
prst. aram. b(l q. «terminare, essere inattivo»
« riposare, osservare il sabato », influenzato da (Eccle 12,3; cfr. Wagner nr. 39).
sabbàt «sabato», trova corrispondenza nell’a- In relazione all’idea di sabato e di anno sabba­
rab. sbt (sabbàt è attestato come prst. nell’a- tico, sbt indica il riposo e la festa, che sono
ram. sbh [ostraca di Elefantina, cfr. DISO 290; propri di questi periodi, e che sono osservati
P.Grelot, Documents araméens d’Egypte, da un uomo (Es 16,30; 23,12; 34,21 ecc.), da
1972, 369-371], sir sabbUà [LS 750], arab. animali (Es 23,12), dalla terra (Lev 25,2; in
sabt [Wehr 356b], et. sanbat [Dillmann 369s.], 26,34s. come minaccia di maledizione: se non
ecc.).
si concede alla terra il riposo sabbatico, esso
Non è chiaro se e come il sost. sabbàt sia in connes­ verrà ricuperato in seguito all’intervento terri­
sione con il verbo; si è proposta sia la derivazione bile del nemico) e da Dio (Gen 2,2.3; è interes­
del nome dal verbo (E.Kutsch, RGG V, 1259) sia la sante il fatto che qui non compaia il termine
denominazione del verbo dal nome (R.North, Bibl sabbài; quindi non si tratta esplicitamente del­
36, 1955, )82ss.; ibid. l’ipotesi improbabile che l’istituzione del sabato, benché Dio osservi
sabbài sarebbe connesso con scébci «sette»). Proba­ chiaramente il riposo del sabato; delfistituzio-
bilmente esiste un nesso con l’acc. sab/paltum (per
la formazione nominale cfr. BL 476; Meyef 11,29;
ne del sabato in relazione all’uomo parla chia­
W.G.Lambert, JThSt 16. 1965, 297). Per l’acc. ramente P in Es 31,12-17, dove al v. 17 per
sabàtu («spazzare») il sign. «terminare» non è ac­ esprimere il riposo di Dio si usa nps ni.
certato. È improbabile un nesso con termini ide. « prendere fiato », in parallelo a sbt). Questo
(proposto da M.Fraenkel, Das Neiie Israel 22, 1970, riposo non si limita al sabato, ma vale anche
80 lss.). per il giorno dell’espiazione (Lev 23,32, questo
giorno è sabbat sabbàtòn).
Per il modo di sentire vtrt. il verbo ed il so­
stantivo vanno comunque insieme, come mo­ b) sbt ni. significa «scomparire»; il verbo ri­
stra l’unione frequente delle due espressioni. corre quattro volte in annunci profetici di giu­
Da sbt è derivato il sost. misbàt « il termina­ dizio, che proclamano la fine della potenza di
re» (solo Lam 1,7), da sabbài derivano il sost. Israele (Is 17,3; Ez 33,28) c dei suoi idoli
sabbàtòn «festa del sabato» (Joiion 208) ed il (gillùlfm Ez 6,6; par. sbr ni. «venir frantuma­
nome personale Sabbctaj (« nato di sabato »; to ») o della potenza dell’Egitto (Ez 30,18).
cfr. Noth, IP 222.258; J.K.Stark, Personal
Names in Palmyrene Inscriptions, 1971, 113a). c) sbt hi. ha il sign. causativo di «far cessare »
(in relazione a un lavoro: Es 5,5, solo qui indi­
2/ Il verbo ricorre 27x in qal (in connessione rettamente in connessione con il riposo dal la­
diretta o indiretta con il sabato: Gen 2,2.3; Es voro in una festa di Jahwe; Ez 34,10; Neem
16,30; 23,12; 31,17; 34,21.21; Lev 23,32; 25,2; 4,5; 2Cron 16,5) e di «far scomparire, allonta­
26,34.35.35; 2Cron 36,21; altrimenti: Gen nare» (p.e. Es 12,15 lievito per il tempo della
8,22; Gios 5,12; Is 14,4.4; 24,8.8; 33,8; Ger pasqua e degli azzimi; 2Re 23,5.11 sacerdoti e
31,36; Os 7,4; Giob 32,1 : Prov 22,10; Lam fabbricatori di idoli; Lev 2,13 non «far manca­
5,14.15; Neem 6,3), 4x in ni. (Is 17,3; Ez 6,6; re » il sale per il sacrificio).
30,18; 33,28), 40x in hi. (Ez lOx, Ger 5x, Is e Nella maggior parte dei casi, soggetto di sbt hi.
Sai 4x ciascuno), sabbàt ricorre l l l x solo in è Jahwe. Di solito si tratta di parole profetiche.

779 sbt TERMINARE, RIPOSARE 780


soprattutto di annunci di giudizio. Jahwe porrà ne che in quell’epoca il sabato veniva celebrato
fine alla superbia di Israele (Ez 7,24), ai suoi anzitutto nel tempio (questa celebrazione pree-
giubili ed ai suoi canti (Ger 7,34; 16,9; Ez silica del sabato nel tempio risulta anche da
26,13; cfr. anche Is 16,10 e Ger 48,33, dove Lam 2,6, qui mò'èd par. sabbàt). ls e Os si ri­
però si dovrebbe forse vocalizzare più esatta­ volgono in generale, nei loro annunci di giudi­
mente sbt ho., non attestato altrove, ma come zio, contro queste istituzioni della religione del
presuppongono i LXX per Ger 48,33), ai suoi tempio, mentre Amos attacca i commercianti
modi di parlare diretti contro Dio (Ez 12,23), avidi di denaro che non sanno aspettare la fine
alla sua idolatria (Ez 16,41; 23,27.48), alle sue del sabato.
feste (Os 2,13, fra cui è nominato il sabato; si Il sabato aveva però evidentemente un signifi­
noti il gioco di parole!); Jahwe porrà fine al re­ cato non solo per il culto ufficiale, ma anche
gno di leu (Os 1,4), egli cancellerà del tutto uo­ per le pratiche religiose private, e quindi p.e.
mini ed animali (Ger 36,29, par. sht hi.). L’an­ l’uomo di Dio veniva consultato nel novilunio
nuncio di giudizio si rivolge anche contro i ne­ o di sabato (2Re 4,23).
mici di Israele: verrà posto fine alla superbia b) Il c o m a n d a m e n t o del sabato, che
dei popoli stranieri (ls 13,11, par. spi hi. proibisce il lavoro di sabato, viene riportato
«umiliare»), la potenza delPEgitto cd in parti­ anzitutto nelle tre versioni del decalogo (e nel
colare i suoi idoli vengono annientati (Ez codice dell’alleanza, Es 23,12). Qui il sost.
30,10.13); lo stesso avviene per i moabiti, che sabbàt si trova solo in Es 20,8 e Deut 5,12s.
vogliono offrire sacrifici al loro Dio Camos (nel primo caso con zkr « ricordare », nel se­
(Ger 48,35). ' condo con smr «osservare»), mentre in Es
Un altro gruppo di espressioni si trova nel sal­ 34,21; 23,12 viene usato il verbo, vd. sp. 3a).
terio. Nella concezione della lotta di Dio con­ Si è avanzata l’ipotesi che anche il comanda­
tro le nazioni straniere rientra anche il fatto mento del sabato fosse inizialmente formulalo
che egli ne prepara la fine (Sai 8,3; 89,45) op­ negativamente, come quasi tutti gli altri co­
pure conclude vittorioso la lotta contro le na­ mandamenti del decalogo (per primo Alt, KS
zioni straniere (Sai 46,10). È senz’altro qui la 1,317s.). Le motivazioni del comandamento in
radice degli annunci profetici di giudizio: ciò Deut 5 e Es 20 vengono di solito ritenute se­
che nei salmi costituisce l’ideologia dell’azione condarie; la prima argomenta in prospettiva
salvifica divina nel presente viene annunciato storico-salvifica con l’accenno all’evento dell’e­
dal profeta come tempo futuro e viene rivolto sodo, e, ricordando le condizioni di schiavitù
molto spesso contro lo stesso Israele. Il modo in cui si trovava Israele in Egitto, mira soprat­
di esprimersi dei salmi assume uno stile diver­
tutto alla concessione del riposo sabbatico an­
so nei salmi sapienziali tardivi (Sai 119,119), che agli schiavi ed agli animali (cfr. Es 23,12).
per dire chc Jahwe pone fine ai malvagi (visti La seconda ricorda i sette giorni della creazio­
non più in prospettiva politica, ma secondo la ne: il riposo di Dio è modello della festa uma­
religiosità della torà). na del sabato.
4/ a) La festa dello subbài è certamente atte­ L’antichità del comandamento del sabato è una que­
stata al tempo di Amos, Osea ed Isaia. Questi stione controversa. Diversi autori suppongono che
tre profeti nominano insieme novilunio e saba­ esso sia molto antico, come tutto il decalogo, e che
to (Am 8,5; Os 2,13; Is 1,13); si tratta dei soli risalga forse addirittura a Mosè (p.e. Jenni). Altri ri­
tengono che il comandamento sia stato inserito più
giorni di festa che si ripetono a brevi (non an­ tardi nel (più antico) decalogo (p.e. Schmidt). Tutta­
nuali) intervalli (hòdies e sabbàt vengono men­ via bisogna afTermare che non si può provare chiara­
zionati insieme in seguito, fin nei testi di Qum­ mente che l’attuale forma del decalogo sia cosi anti­
ran: Is 66,23; Ez 46,1; Neem 10,32; IQM 2,4 ca; anche i primi due comandamenti non sono forse
ecc.). Da Am 8,5 emerge che in questo giorno cosi antichi, ed in ogni caso la loro data non è ante­
era proibito il commercio (non è chiaro se si riore a quella della conquista della terra. Comunque,
debba pensare ad un riposo generale dal lavo­ il tema del riposo sabbatico è essenziale solo in testi
ro). In Is ed Os le feste del novilunio e del sa­ postesilici. Non ha fondamento l’opinione, spesso so­
stenuta, secondo cui il sabato sarebbe senz’altro al­
bato si trovano assieme ad altre feste che veni­
l’origine un giorno di riposo e non un giorno di festa
vano celebrate nel tempio (in Is 1,13s. qerò' celebrato nel culto (p.e. W.H.Schmidt, Alttestainen-
miqrà', «convocazione di un’assemblea festiva tlicher Glaube und seine Umwelt, 1968, 85s.). Sul
[straordinaria]», p.e. per la lamentazione o comandamento del sabato cfr. soprattutto H.
sim., e mò^dìm, con cui si intendono senz’al­ Schmidt, FS Gunkel, 1923, 1,78-119; E.Jenni, Die
tro le feste annuali; a questo proposito al v. 14 theologische Begriiridung des Sabbatgebol.es im AT,
si deve leggere forse haggèkcem in luogo di 1956; H.Reventlow, Gebot und Predigt im Dekalog,
Iwdsdktem, cfr. BH* e ultimamente Wildberger, 1962, 45-60, J.J.Stamm, Der Dekalog im Lichte der
neueren Forschung, 21962, 47-51; id., ThR 27, 1961,
BK X,34; anche in Os accanto alle feste con
290-295; E.Nielsen, Die zehn Gebote, 1965,
ciclo più breve, come sabato e novilunio, si 68.7l.80s.; A.R.Hulst, FS Vriezen, 1966, 152-164; N.-
trovano le espressioni liag e mò'èd, e inoltre E.Andreasen, The O.T. Sabbath, 1972; A.Lemaire,
màsòs « gioia »). Se ne può trarre la conclusio­ RB 80, 1973, 161-185 (bibliogr.).

781 natf sbt TERMINARE, RIPOSARE 782


Nel materiale narrativo del Pentateuco, il co­ mandamenti sottolinea i contenuti e l’efficacia
mandamento del sabato ha trovato un riflesso della benedizione del comandamento sabbatico
in Es 16, un episodio ambientato durante il (Is 58,13s.), l’annuncio della salvezza nei pro­
cammino nel deserto; la manna non deve esse­ feti pone come condizione per la salvezza futu­
re raccolta nel 7" giorno, perché la razione dei ra l’adempimento di questo precetto (ls 56,ls.),
6° giorno basta per due giorni; il racconto vie­ ed una proclamazione profetica della torà af­
ne di solito suddiviso tra J e P (la menzione ferma che anche il non israelita chc osserva i
della legge del sabato nei v. 5.29ss. viene attri­ comandamenti, soprattutto quello del sabato,
buita a J, i v. 22ss. a P). va annoverato tra il popolo di Dio (ls 56,3-8).
Ad ogni modo sembra che il comandamento
c) Durante l’esilio, la sospensione della cele­ del sabato sia stato considerato come la quin­
brazione del sabato ne! tempio è stata avvertita tessenza dei comandamenti (Neem 9,14). Per il
come una cosa molto grave (Lam 2,6). Tanto tempo della salvezza futura si attende, per ogni
maggiore importanza assume ora presso gli novilunio ed ogni sabato, il pellegrinaggio dei
esuli la celebrazione non cultuale del sabato, il popoli a Sion (ls 66,23).
riposo sabbatico. La mancata osservanza del
comandamento del sabato serve ora a motivare d) Al sabato settimanale corrisponde l’anno
il giudizio (Ez 22,8.26, 23,38), mentre la santi­ sabbatico: ogni T anno la terra deve riposare
ficazione del sabato è per il presente il segno (anno di inattività. Lev 25,2ss.; 2Cron 36,21; se
positivo che distingue gli israeliti dai non israe­ tale anno di inattività non viene osservato, si
liti (Ez 20; l’autenticità del capitolo è proble­ minacciano come maledizione la guerra e quin­
matica, cfr. W.Eichrodt, FS Junker 1961, di anni di forzata inattività Lev 26,34s.43). La
65-74). Ezechiele nel suo progetto per il tempo formulazione forse più antica del comanda­
imminente della salvezza prevede una stretta mento dell’anno sabbatico si trova in Es
osservanza del sabato e della festa del novilu­ 23,1 Os. (senza il termine sabbàt).
nio (Ez 44,24; secondo 45,17 l’esecuzione della
Non si sa a quale tempo risalga l’idea dell’anno sab­
festa è affidata alla responsabilità del nàsl\ il
batico. Essa non era nota in Canaan (su questo pun­
principe-sacerdote; in 46,Iss. si danno le nor­ to con ragione E.Kutsch, ZTIiK 55, 1958, 26s.), Si
me cultuali e sacrificali per la festa). tratta cerio di un semplice postulato della teologia
Nella letteratura sacerdotale e giuridica poste- postesilica (cfr. G .Fohrer, Geschichte der isr. Reli-
silica il sabalo riveste un ruolo importante. P gion, 1969, 201.321).
motiva il sabato con la creazione di Dio in
Gen 2,2s.; la vera e propria istituzione del sa­ Una celebrazione sabbatica avviene anche nel
bato per gli uomini segue in Es 31,13-16 (si ac­ giorno del l’espiazione, il 10' del 7° mese (sabba1
cenna nuovamente al riposo di Dio nella crea­ sabbàtòn, Lev 16,31; cfr. anche 16,29; 23,32).
zione; si minaccia la pena di morte per la tra­ sabbùlòn è inoltre il giorno di Capodanno, il I"
sgressione del comandamento del sabato; que­ e P8° giorno della festa delle capanne (1°, 15” e
st’ultimo caratterizza il rapporto tra Dio ed 22° del 7“ mese: qui il ritmo della settimana è
Israele; per Gen 2,1-3, oltre alla bibliogr. cita­ evidentemente collegato in maniera inscindibi­
ta, cfr. W.H.Schmidt, Die Schòpfungsgeschichte le con il calendario delle feste).
der Priesterschrift, 21967, 154-159). Anche in
e) Suirorigine del sabato esistono le più diverse teo­
Es 35,2s.; Num I5,32ss. viene comminata la
rie. La probabile connessione con l'acc. sab/puitu
pena di morte per chi profana il sabato: qui (giorno della luna piena) ha fatto pensare che anche
viene proibito particolarmente il lavoro del- per il sabato si trattasse in origine di un giorno di
l’accendere il fuoco. Non è chiaro se la moti­ plenilunio (soprattutto J.Meinhold, Sabbat und Wo-
vazione del comandamento del sabato in Es che ini AT, 1905; id., ZAW 48, 1930, 121-128), ma
20,11 dipenda da P (cfr. ultimamente da una nclI'AT non se ne ha il minimo accenno. Altri han­
parte Reventlow, l.c. 60; Nielsen, l.c. 77; dal­ no pensato ad un’origine nomadica di ambiente ke-
l’altra Hulst, l.c. 161). Nel codice di santità il nita (Es 35,3; Num I5,32ss. P si dovrebbero spiegare
soltanto in riferimento ad una tribù di fabbri, la qua­
sabato è menzionato in posizione eminente le per il suo lavoro avrebbe conosciuto particolari
(Lev 19,3.30; 23,3 è però inserito secondaria­ giorni tabù, p.e. B.D.Eerdmans, FS Marti 1925,
mente nel calendario delle feste). Altri testi le­ 79ss.), Il fondamento testuale di tale ipotesi è però
gislativi menzionano espressamente il sacrificio troppo incerto. Sono stati proposti come termine di
del sabato (Lev 24,8; Num 28,9s.; cfr. Ez confronto anche giorni di mercato di frequenza pe­
45,17; inoltre lCron 23,31; 2Cron 8,13; 31,3). riodica (Jenni, l.c. I2s.), ma il commercio è proprio
In questo giorno venivano rinnovati anche i vietato al sabato, e non si riesce a capire per quale
pani della proposizione (lCron 9,32; 2Cron motivo un giorno di mercato debba trasformarsi nel
suo contrario e diventare una festa di Jahwe. Infine
2,3). Anche nel periodo postesilico viene sotto­ si è anche pensato che il sabato abbia avuto il suo
lineata la proibizione di commerciare in giorno primo luogo di origine nelle due grandi feste annuali
di sabato (Neem I0,32ss.; 13,l5ss.). di primavera e d’autunno, per cui la settimana festi­
Alcuni testi didattici e profetici si occupano va sarebbe modello della settimana normale (Kutsch,
anche de! tema del sabato. La parcnesi sui co­ l.c. lOss.; H.-J,Kraus, Gottesdienst in Israel, 21962,

783 sbt TERMINARE, RIPOSARE 784


98-108; Reventlow, l.c. 48ss.). Si può completare 3/ a) Il significato fondamentale di sgh è let­
questa supposizione pensando che in origine si trat­ teralmente evidente in Ez 34,6 «su tutti i
tasse precisamente della settimana relativa alla festa monti... andava errando il mio gregge» e in
della creazione, la cui conclusione era data dal saba­ Deut 27,18 (hi.) «maledetto chi fa errare dal
to, e che sarebbe stata ripetuta e celebrata cultual­
mente per tutto l’anno (F.Stoiz, WuD NF 11, 1971,
cammino un cieco». [Jsato metaforicamente si
159-175). trova in Prov 28,10 (hi.) «chi fa traviare uomi­
ni retti per una cattiva strada». Il passaggio da
5/ Nel tardo giudaismo il sabato acquista un discorso metaforico che conserva però an­
un’importanza sempre più grande, e la casisti­ cora il significato letterale a un senso traslato è
ca si amplia sempre di più (nell’AT essa appa­ segnato da ls 28,7 (tre volte q.) «essi errano
re già in Es 35,2s.; Num I5,32ss.). Nella pole­ per il vino (par. ->/Vj)... errano per le bevande
mica di Gesù contro i suoi oppositori, il co­ inebrianti... errano nella visione». Tutte le al­
mandamento del sabato ha avuto chiaramente tre attestazioni delfintero gruppo terminologi­
una parte essenziale, in quanto ne è risultata co hanno il significato traslato di «errore» nel
una diversa interpretazione della legge; il co­ senso di «sbaglio inconsapevole, involontario»
mandamento veniva inteso o come un’incom- come risultato di un’azione (qal e forme nomi­
prensibile esigenza da parte di Dio, o, al con­ nali) o come sua causa (forme hi.). Cfr. uno
trario, come la sua generosa offerta di aiuto. sviluppo simile per la radice -^t‘h «vagare»
Cfr. in proposito E.Lohse, art. tràppaxov, ThW dove però nel significato traslato vengono sot­
VII, 1-35 (= GLNT XT, 1019-1106); W.Rordorf, tolineate più fortemente colpevolezza e pena,
Der Sonntag, 1962. morale e religiosa.
F. Stolz
b) L’espressione hi' bisegàgà « sbagliare per er­
rore» ha valore di formula (Lev 4,2,22.27;
5,15; Num 15,27.28). Mentre in questo caso
l’errore si riferisce a ht‘ «sbagliare», in Num
sgg E R R A R E 15,29 si tratta di un agire per inavvertenza
( ‘&h, cfr. v. 24) e in Nom 35,11.15 e Gios
20,3.9 deH’uccisione di un uomo per inavver­
1/ Accanto a sgg, radice usata in ebr. soprat­ tenza (nkh hi. nàfces). Tutti gli esempi menzio­
tutto in forma nominale (q. «errare»; scgàgà nati sono tipici delle prescrizioni rituali o ri­
«errore») sta la radice sgh usata più di fre­ guardanti il diritto di asilo, prescrizioni chc re­
quente come verbo (q. «errare», hi. « inganna­ golano rispettivamente l’espiazione o il diritto
re »; misgcè « errore »); anche segl a « errore » c di asilo nel caso di errore o di negligenze non
nfsùgà «sbaglio» appartengono a questo stes­ intenzionali, sfuggite involontariamente (cfr.
so gruppo terminologico come forme seconda­ anche Ez 45,20; Sai 119,21.118 e R. Rcndtorlf,
rie, mentre per siggàjòn (nel titolo del Sai 7 e Studien zur Geschichte des Opfers im Alten
di Ab 3) significato ed etimologia rimangono Israel, 1967, 200ss.).
oscuri (dall’acc. segù « lamento »?, cfr. Kraus,
BK XV, XX111; G. Rinaldi, Bibl 40, 1959, c) Nel contesto appaiono in parallelo i termini
285). La radice sgg si incontra anche nell’a- e le espressioni seguenti: « egli non sa (jd‘) »
ram. (per Ah. 137 cfr. DISO 209s.; LS 754s. (Lev 5,17.18); bib‘ 11 dà'at «senza sapere»
con riferimento alPet. sakwaja, cfr. Dillmann (Gios 20,3; cfr. dà'at anche in Sai Il9,66s.).
383s.). Vanno inoltre ricordate come espressioni simili
nel contenuto: «e gli resta nascosto (Im ni.)»
2/ sgg q. compare 4x (Lev 5,18; Num 15,28; (Lev 5,2.3.4) e sb' ni. lebattè’ «giurare sconsi­
Sai 119,67; Giob 12,16; esci. Gen 6,3, cfr. We­ deratamente» (Lev 5,4).
stermann, BK I, 493.507), segàgù I9x (Num La tesi di J. Milgrom, The Cultic segàgà and
9x, Lev 6x, Gios ed Eccle 2x ciascuno), sgh q. its Influence in Psalms and Job, JQR 58, 1967,
17x (Prov 5x, Is 28,7 3x), hi. 4x; svg ìa (Sai 115-125, secondo la quale segàgù presuppor­
19,13), misgcè (Gen 43,12) e mesùgà (Giob rebbe un’azione compiuta coscientemente e ri­
19,4) sono apaxlegomena. tenuta giusta, e che in seguito si rivela un erro­
Le attestazioni più antiche sono Deut 27,18; re. è difficilmente difendibile: la maggior parte
ISam 26,21 e Is 28,7 (forse anche Prov 19,27; dei testi non descrive affatto lo stato d’animo
20,1; 28,10) con sgh q./hi. e Gen 43,12 J con soggettivo della persona nel compiere l’azione.
misgft', tutte le altre attestazioni provengono Dove poi questo si verifica, risulta chiaro dal
dal periodo esilico-postesilico. Delle 19 attesta­ contesto e non daU’uso di sgg/segàgà. Inoltre
zioni di sl’gàgà 17 (incl. Gios 20,3.9) apparten­ numerosi testi presuppongono un'azione invo­
gono alla legislazione cultuale sacerdotale; cfr. lontaria, p.e. Gen 43,12; Num 35,11; Gios
anche sgg in Lev 5.18; Num 15,28; Sai 119,67, 20,3.9; Is 28,7; Ez 34,6; cfr. le espressioni « uc­
sgh q./hi. in Lev 4,13; Num 15,22; Sai cidere per errore », « agire per errore », « giura­
119,10.21.118 e srg ia in Sai 19,13. re sconsideratamente» (vd. sp.). In Sai 19,13

785 2Xf sgg ERRARE 786


nisiàròt « nascosto » può essere un sinonimo di refrattario alle correzioni del suo «errore» da
sfgìot «errore», e sarebbe allora parallelo a parte dello «spinto» di Dio (Gen 6,3 P vd.
Lev 5,2-4. Cfr. inoltre Elliger, HAT 4.68.74 sp.), non rimane alcuna speranza per il suo fu­
per Lev 4-5. Altri testi implicano certo un agi­ turo.
re cosciente, p.e. ISam 26,21; ls 28,7b; Ez
45,20. Complessivamente si deve ritenere che 5/ I testi di Qumran (cfr. Kuhn, Konk.
il termine designa il risultato obiettivo di un’a­ I34b.217b) contengono 10 attestazioni di que­
zione come errore non intenzionale, non volu­ sto concetto (misgeè 3x: IQH 2,19; CD 3,5;
to, senza considerare la disposizione d’animo 4QF1 1,9; sgh lx: IQS 1,5; sgg 2x: IQS 8,26;
soggettiva dell’agente (Rendtorff, l.c. 202s; cfr. 9,1; segàgà 4x: IQS 7,3; 8,24; 9,1; IQ27 6,2).
Gen 43,12; ls 28,7; Sai 119,66s.; Prov 5,19-23; E sorprendente l’importanza che viene attribui­
20,1; Eccle 10,5; cfr. anche l'idea che viene ad ta all’errore involontario nella Regola della co­
esprimere ‘sm q. «essere debitore» (—‘àsàm) munità. Come in Num 15,29s. il contrario di
nel contesto di s'gàgà, Lev 4,22.27; 5,17-19). « inavvertitamente » è bejàd rama « intenzio­
nalmente (alla lettera: a mano alzata)» (IQS
4/ L’importanza del significato teologico di 9,1).
questo concetto si manifesta in molti modi. La I LXX rendono il gruppo terminologico con
maledizione contro chi fa errare un cieco in numerose e varie espressioni gr., segàgù (con la
Deut 27,18 fa parte dell’antico cerimoniale li­ preposizione be) soprattutto con àxoxjiyuùq. Cfr.
turgico di maledizione. Il detto sapienziale di R. Bultmann, art. à.yvoéuì, ThW I, 116-122 (=
Prov 28,10 dichiara che far traviare gli uomini GLNT 1,309-328); G.Quell, art. <xp.apTa.vu),
retti per una cattiva strada comporta indiretta­ ThW 1,267-288 particol. 271.274-276.281 (=
mente, dal punto di vista teologico, la distru­ GLNT 1,715-769, particol. 727.735-740.752s.).
zione della propria sfera d’azione. II concetto R. Knierim
compare inoltre neH’accusa profetica (Is 28,7),
nella dichiarazione d’innocenza (implicitamen­
te davanti a Dio: Giob 6,24; 19,4), nella con­
fessione della colpa (ISam 26,21), al centro dei
rituali di espiazione (Lev 4-5; Num 15), nella 'I t i Saddaj (N O M E D IV IN O )
regolamentazione del diritto sacro di asilo
(Num 35,11.15; Gios 20,3.9) e infine quando si
esprime la motivazione del giudizio di Jahwe 1/ 2/ a) Le 48 attestazioni vtrt. delle desi­
(Gen 6,3 - se vi si deve leggere un inf. di sgg, gnazioni divine 'èl saddaj (che in seguito chia­
cfr. GK § 67p besaggàm « nel loro errare »). meremo « forma lunga »; 8x) e saddaj (che
La rilevanza teologica di un «errore» è deter­ chiameremo « forma breve »; 40x) si suddivi­
minata dal fatto che anche i peccati inconsci dono come segue: Pentateuco: materiale al di
rappresentano un « turbamento obiettivo del­ fuori delle fonti (detti relativi alle tribù): Gen
l’ordine divino del mondo» (Elliger, HAT 49,25; Jahwista: Num 24,4.16; Codice sacerdo­
4,68) e perciò hanno bisogno di essere espiati. tale: Gen 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; Es
Peccato per errore non significa colpa minore 6,3; salterio: Sai 68,15; 91,1; profetismo deI
o assenza di colpa ma solo una possibilità privi­ sec. 6°: scuola di Ezechiele: Ez 10,5, di qui in­
legiata di espiazione. Perciò la prestazione ri­
serito anche in 1,24 (per entrambi i passi cfr.
chiesta per l’espiazione è maggiore o minore se­ Zimmerli, BK Xlll,8.238s.); anonimo: ls 13,6
condo la posizione dell’agente (Lev 4,2.22.27; = Gioe 1,15; Giobbe: 31 attestazioni delle quali
5,15.18; 22,14; Num 15,24.25.26.27). Fonda­ 6 nei discorsi di Eliu (32,8; 33,4; 34,10.12;
mentalmente vale anche per il peccato invo­ 35,13; 37,23), nessuno nel racconto-cornice in
lontario l’affermazione: « A lui (Jahwe) appar­ prosa e nelle introduzioni in prosa ai discorsi;
tiene chi sbaglia e chi fa sbagliare» (Giob Rut: 1,20.21.
12,16). Il pericolo di un errore involontario, La forma lunga è circoscritta agli esempi di P
ma non di meno pienamente responsabile, mo­ ed Ez 10,5. Seguendo i testimoni del testo indi­
stra che l’uomo è totalmente dipendente da cati in BHS è però probabile che anche in Gen
quello che Dio rivela (Sai 19,13; I I9,66s.), dal­ 49,25 si debba restituire w* el saddai in luogo
la sua guida (Sai 119,10), dal suo giudizio o di hfe t saddaj (cosi la maggior parte degli ese­
dal suo perdono (Sai 119,21.118). Essere di­ geti; diversamente J. Blau, VT 6, 1956, 212,
sponibili a scoprire il proprio errore diventa ma un et davanti al nominativo non è proba­
allora un’istanza importante dell’antropologia bile in un testo poetico antico).
biblica. Chi per scusarsi parla di « inavverten­
za », afferma Eccle 5,5, incorre nell’ira di Dio. b) Vengono poi tre nomi di persona ebr. com­
L’«errore» di un tiranno è un malanno grave posti con saddaj nella lista dei rappresentanti
perché egli non lo comprende e non lo ricono­ delle tribù (nes ì‘ìm) in Num 1,5-16(19), che sta
sce (Eccle 10,5). Infine quando l’uomo viene anche all’origine delle composizioni secondarie
inteso completamente come —basar «carne», di Num 2,10-31; 7,12-83; 10,11-28 (cfr. M.

787 ’lEf Saddaj (NOME DIVINO) 788


Noth, Das System der zwòlf Stamine Israels, 22,3.23.26; 24,1; 27,10 [aùxóc;, riferito a xù-
1930, 15-18.153-156): ‘ammisaddaj «saddaj puoq]; 31,35), xupuoq Trav'roxpó.xojp (Giob
è il mio ‘am (zio paterno)», padre di Achie- 15,25), ò i à mxvTa 7toLT)0'aq (Giob 8,3),
zer della tribù di Dan (1,12; anche 2,25; •rcavToxpaTijjp (Giob, 5,17; 8,5; 11,7; 22,17.25;
7,66.71; 10,25), Sùrlsaddaj «saddaj è la mia 23,16; 27,2.11.13; 32,8; 33,4; 34,10,12; 35,13;
montagna (!) » (« montagna » nel senso di luo­ 37.23). Le traduzioni gr. più recenti di Aquila,
go di rifugio), padre di Selumiel della tribù di Simmaco e Teodozione hanno in tutti i passi
Simeone (1,6; anche 2,12; 7,36.41; 10,19), e Lxavóq (cfr. su questo anche Ber.R. XLV1,3 su
Sldè ’ùr (da vocalizzare meglio come Gen 17,1: trgwm ‘qjlws ’ksjws w’nqws [leggi
*Saddaj’òr, sebbene già G abbia ZeStoup o *’qnws], ossia: per ’èl saddaj Aquila ha a£ioq
sim.) « saddaj risplende » (cosi secondo il testo ixavóq). Cfr. G.Bertram, ZAW 70, 1958,
corretto; TM oscuro), padre di Elisur della tri­ 20-31; id., Akten der Vierundzwanzigsten In-
bù di Ruben (1,5; anche 2,10; 7,30.35; 10,18). ternationalen Orientaiistenkongresses, 1959,
Non si può dire con sicurezza quale sia la base 211-213; id., WdO 11,5/6, 1959, 502-513.
ebr. del nome di persona Ifxpa.<raScu (varianti: Gerolamo (Volgata e Psalterium juxta Hebraeos)
ZaXaaaSoa, SapicraSaO in Giudit 8,1. per la sua interpretazione di saddaj dipende to­
talmente da G. Egli rende la forma lunga con
c) Finora abbiamo un unico esempio prebibli­ deus ommpotens, una volta (Gen 43,14) con deus
co di saddaj nel nome di persona semitico di meus omnipotens’, per tradurre la forma breve
un servo egiziano della fine del sec. 14“ a.C. usa deus (Giob 22,3; 40,2), dominus (ls 13,6;
(W.M. Flinders Petrie, Kahun, Gurob, and Ha- Giob 5,17; 6,4.14), excelsus (Sai 91,1), omnipo­
wara, 1890, tav. 24; M.Burchardt, Die altka- tens (Gen 49,25; Num 24,4.16; Giob 8,3.5;
naanàischen Fremdworte und Eigennamen im 11.7; 13,3; 15,25; 21,15.20; 22,17.23.25.26;
Àgyptischen II, 1910, 43 nr. 826) che, come 23,16; 24,1; 27,2.10.11.13; 29,5; 31,2.35; 32,8;
hanno riconosciuto Burchardt e Albright, cor­ 33,4; 34,10.12; 35,13; Rut 1,20.21), patena
risponde all’ebr. *Sdj'mj. Cfr. in proposito (Gioe 1,15), robustissimi/s (Sai 68,15) e subli-
W.F. Albright in L.Finkelstein (edit.), The mis deus (Ez 1,24).
Jews; Their History, Culture and Religion, I targumim hanno sempre fWJ saddaj come il
1949, 7.56 n. 20 (riprodotto in: The Biblical TM. Nella versione siriaca appare di solito la
Period from Abraham to Ezra, 1963, 13.99 n. trascrizione ‘èlkaddaj per la forma lunga (Gen
35); F.M.Cross, HThR 55, 1962, 245. Diversa­ 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; Es 6,3; anche
mente W.Helck, Die Beziehungen « Àgyptens Gen 49,25 [vd. sp. la]), una volta (Rut 1,20)
zu Vorderasien im 3. und 2. Jahrtausend v. anche per la forma breve. Altrimenti vengono
Chr., 21971, 359 nr. IX,28, il quale legge il usate come « traduzione »: ’allàhà « Dio »
nome senza ‘; a m. a. va però preferita l’ipotesi (Num 24,4.16; Ez 1,24; 10,5 [forma lunga!];
di Burchardt e Albright. Cfr. sulla questione Gioe 1,15; Sai 68,15; 91,1; Giob 21,15.20;
anche F.M.Cross, Canaanite Myth and Hebrew 22,17.23.25; 24,1; 31,2.35; 32,8; 33,4; 34,12;
Epic, 1973, 53 con la n. 38. 35,13; 40,2), bassinei «forte» (Giob 5,17; 6,4;
d) Non è possibile decidere con sicurezza se la 8,3.5; 11,7; 13,3; 15,25; 27,2.10.13; 29,5;
forma originaria del nome divino sia quella 37.23), ’ellàjò «alto» (Giob 6,14), seljà (Is
lunga o quella breve. Tuttavia la presenza del­ 13,6, forse un errore per *'ellàjci, poiché il
la forma breve in attestazioni antiche come sign. «tranquillità» non si adatta per nulla al
sono i nomi e gli oracoli di Balaam indica per contesto).
lo meno che nella forma lunga saddaj non rap­ f) Come le antiche versioni, anche le etimolo­
presenta un genitivo dipendente da *?/, ma è gie recentemente proposte differiscono l’una
una apposizione di el\ per questo può compa­ dall’altra in modo molto considerevole. Un
rire anche da solo. consenso non è stato finora raggiunto. Poiché i
e) Come mostrano le traduzioni variabili ed dati di cui siamo oggi in possesso non permet­
anche in parte arbitrarie di ( ’èlì saddaj nelle tono di giudicare con sicurezza quale ipotesi
versioni antiche dell’AT, già in quell’epoca sia q u e l l a giusta, riferiremo - tenendo con­
non si conosceva più con sicurezza il significa­ to anche della storia dell’investigazione scienti­
to del nome. In G solo la forma lunga viena fica - le più importanti spiegazioni proposte,
tradotta di regola con 5eóq ed un pronome antiche e recenti; di volta in volta esporremo
possessivo (Gen 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 49,25 brevemente le relative obiezioni.
[vd. sp. la]; Es 6,3; una volta fìzoq 2a68ai Ez (1)saddaj - « il potente, il forte», dalla radice
10,5). Altrimenti troviamo ó Èrcoupàvioc; (Sai sdd. Questa derivazione si basa sul gioco di pa­
68,15), fcóq (Num 24,4.16), ó feóq (ls 13,6), ò role tra sòd e saddaj che si trova in ls 13,6 =
deóg t o O oùpavoù (Sai 91,1), (ó) ixavóg (Ez Gioe 1,15; forse però tale gioco di parole non è
1,24 G a; Giob 21,15; 31,2; 40,2 [nei passi di ancora conforme ai criteri di una etimologia
Giobbe segnato sempre con l’asterisco]; Rut precisa in senso moderno (cfr. M.Weippert,
1,20.21), (ò) x ù p to c ; (Giob 6,4.14; 13,3; 21,20; ZDMG 111, 1961, 44s.). Questa derivazione

789 ■Hg Saddaj (NOME DIVINO) 790


ha trovato i suoi sostenitori anche in epoche Sai 106,37; il significato preciso è oscuro). Lo
posteriori; cfr. fra i meno recenti J.Buxtorf d.J., sèdu bab. non appartiene alle divinità superio­
Dissertationes philologico-theologicae, Basel ri; al contrario saddaj (vd. st. 3/4)! Inoltre (se
1662, 275; C. Iken, Dissertationes philologico- si prescinde da vdònàj) non sono attestate altre
theologicae, Leiden 1749,7-9; Gesenius, The­ designazioni di divinità formate costantemente
saurus 1366s.; altrimenti p.e. F.Baethgen, Bei- col suffisso di I® sing
tràge zur semitischen Religionsgeschichte, (4) saddaj è in relazione con il termine sem.
1888, 293-295; GB 808s.; Noth, IP !30s. Spes­ che indica « petto » (ug. td, ebr. duale sàdàjim,
so in questo contesto viene citato l’arab. sadid aram. duale fdajjà, arab. tadj) ed è il nome di
« forte», ma il confronto è di per sé impossibi­ una dea della fertilità. Cfr. Buxtorf, l.c. 276,
le perché contrario alle leggi fonetiche. Vanno che rimanda a designazioni classiche di dee (!)
forse collocate qui anche le antiche traduzioni come mammosa (Cerere, Diana, Iside); cfr. an­
che esprimono l’idea di « forte » o sim.: xvpioq, che P.Haupt, FS Wellhausen 1914, 212, inoltre
TOxvToxpàtwp, dominus, omnipotens, potens, Albright e Zoller sotto (6). - Poiché nel caso di
robustissimus, hassinà; cfr. anche la traduzio­ saddaj si tratta di una divinità maschile, l’eti­
ne sir. di Usò'bar ‘Ali che rende ’c l saddaj con mologia non merita molta considerazione.
'allàhà gabbarti « Dio forte » accanto a allàhà
d ’-suw^dàjè (arab. ’ilàh ’al-mawà'ìd) «Dio (5) saddaj deriva o da sdj «gettare» (aram.
delle promesse» (secondo Gen 17,1 ss. ecc. W sd’) o da sdj (non documentato) col significato
saddaj ha solo fatto le promesse, Jhwh le rea­ di "sd «(ri)versare »; nel primo caso il nome si­
lizza) e ‘allàhà da-smajjà « Dio del cielo » gnifica «lanciatore (di fulmini)» (xepaùvELOq),
(G.HotTmann, Syrisch-arabische Glossen, 1874, nel secondo caso « colui che effonde (la sua be­
781). La derivazione da sdd non spiega però la nedizione su tutta la creazione) »; cfr. Buxtorf,
forma nominale di saddaj. Per di più la radice l.c. 276; Gesenius, Thesaurus 1367; F.Schwal-
non significa semplicemente «essere forte» o ly, ZDMG 52, 1898, 136. - 11 fatto che queste
sim. in senso positivo, ma implica un aspetto traduzioni richiedano dei completamenti im­
di violenza e di distruzione; cfr. sul problema pliciti dimostra che questa etimologia deve af­
già Isaak Abarbenel in Buxtorf, l.c. 275. frontare particolari difficoltà semantiche. Si
deve inoltre tener presente che la radice sdj
(2) saddaj va scomposto in sa- + daj\ significa non è cananea.
allora «colui che basta». È l’opinione del giu­ (6) Quando nel 19" sec. dalla decifrazione dei
daismo antico che sta già alla base della tradu­ testi bab.-ass. risultò che il termine acc. per
zione ìxavóq in G (Rut 1,20.21; negli altri casi «monte» suonava sadu, si fece ricorso anche
si tratta sempre di una aggiunta esaplare) e del­ ad esso per spiegare saddaj. F.Dclitzsch (The
le traduzioni gr. più recenti, è testimoniata nel Hebrew Language Viewed in thè Light of As-
Midrai (Ber. R. V,8 su Gen 1,11; XLV1.3 su
syrian Research, 1883, 48 n. I; Prolegomena
Gen 17,1; XC11,1 su Gen 43,14; cfr. Jalqùt eines neuen hebr.-aram. Wòrterbuches zum
Sim'ónì ed. Jerus. 1,45 su Gen 17,1) ed è difesa AT, 1886, 95s.) dedusse che la radice di sadu
anche dalla esegesi giudaica medievale (p.e. la significava « levarsi » e spiegò conseguente­
traduzione della Bibbia di Saadia Gaon dove mente saddaj come « l’alt(issimo) ». In seguito
saddaj = ’a l-kàfì, e Rasi nel commento a Gen egli accettò per sadu anche il significato di «si­
17,1). Per i vari usi di questa etimologia nella
gnore, sovrano » e nello stesso tempo rimandò
esegesi cfr. G. Kittei, ThW 1,467 = GLNT all’epiteto «grande montagna» del dio Ellil,
l,1245s.; Weippert, l.c. 45-47. - Che questa de­ sum. kur. gal, acc. sadu rabil (Assyrisches
rivazione sia artificiale è evidente; per questo Handwòrterbuch, 1897, 642s.). Sulla base della
recentemente non ha più trovato sostenitori. tesi di Delitzsch, poi, F.Hommel, Die altisrae-
(3) La vocalizzazione saddaj è errata perché ri­ litische Uberlieferung in inschriftlicher
sale alla derivazione da sdd o da sce- + daj\ Beleuchtung, 1897, I09s., e J.Hehn, Die bibli-
deve quindi essere mutata in *sèdl o *sèda.j sche und die babylonische Gottesidee, 1913,
(analogamente ad ’adònàj)', si presuppone in 265-269, proposero di vocalizzare sàdl o sùdaj
questo modo che anche in Israele séd «demo­ (analogamente ad '“dònàj) anziché saddaj, e di
ne » o sim. fosse originariamente un essere po­ considerare il termine come sinonimo di 'celjòn
sitivo (per il bab. sèdu, chc è il termine da cui (->‘Ih 4b) col significato di «alto, altissimo».
deriva l’ebr. séd, cfr. ora W. von Soden, Essi dimostrarono che l’epiteto sadù rabù desi­
Baghdader Mitteilungen 3, 1964 (1965], gnava anche il dio Aniurrù(m) (sum. dMar.dù),
148-156), e/o possa venire collegato con l’arab. dio dell’occidente (màt Amurrì(m), Siria-
sai/id « signore ». Cosi Th. Nòldeke, ZDMG Palestina). Secondo E.Burrows, JThSt 41,
40, 1886, 735s.; 42, 1888, 480s.; G.Hotfmann, 1940, 152-161, ( ’èl) saddaj si identifica piena­
Uber einige phdnikische Inschriften, 1889, mente col dio Amurru(m) (vd.st.).
53-55; B.Duhm, Das Buch Hiob, 1897, 34. - Il Giustamente W.F. Albright, JBL 54, 1935,
prestito acc. sèdim è usato nell'AT solo per in­ 173-204 ha obiettato contro tali ipotesi che
dicare divinità straniere e demoni (Deut 32,17; saddaj non può essere derivato direttamente

791 ■H# Saddaj (NOME DIVfNO) 792


dall’acc. sadù, perché in tal caso ci sarebbe da in saddaj come secondario, e se si ritiene che
attendersi una forma ebr. come *sedi. Egli la finale -aj sia la desinenza normale dei nomi
identificò il prototipo acc. di saddaj nel nome gentilizi nel semNO. (*ajju).
gentilizio neoass. saddàu/*saddàjù (anche (7) Secondo N.VValker (ZAW 72, 1960, 64-66)
saddù’a) «abitante dei monti » e spiegò saddaj saddaj va fatto derivare - attraverso l’aram. -
(forma foneticamente esatta dopo la caduta dal nome opp. epiteto divino sum. SÀ.ZU
della desinenza dei casi) come « quello della « conoscitore del cuore ». La derivazione è fo­
montagna». Poiché finora la forma saddà’ù neticamente impossibile e storicamente poco
non è stata rinvenuta in testi molto antichi, probabile; sui dettagli della questione cfr.
mentre Albright postulava l’assunzione del Weippert, l.c. 42-44.
nome divino al tempo dei patriarchi, egli potè
richiamarsi solo a un parallelo risalente all’e­ (8) Dopo che P.Haupt, Florilegium ou Recueil
poca del bronzo: il nome di tribù « amorreo » de travaux d’érudition dédiés à M. le Marquis
Rabbàju (anche Rabbù) che ricorre nei testi di Melchior de Vogiié, 1909, 279, aveva espresso
Mari col sign. di «arcieri» (Yahweh and thè incidentalmente l’opinione che saddaj potesse
Gods of Canaan, 1968, 94 n. 140. 164 n. 77). forse avere a che fare con l’ebr. sàctct, forma
Dal punto di vista etimologico Albright, sulla secondaria sàdaj, M.Weippert, ZDMG I I I ,
base di paralleli semantici, collegò sadù 1961, 42-62, richiamandosi al nome della dea
« monte» col termine sem. che indica « petto » ug. ‘Uri sd «Astarte del campo/della campa­
(radice tdj\ cfr. similmente anche I.Zoller, RSO gna» (PRU II 106,52.55.; V 4 Vs. \0) propose
13, 1931/32, 73-75) e fu così in grado di spie­ di leggere il nome divino *'èl sàdee/sàdaj (nel
gare tanto la s iniziale dell’ebr. saddaj quando bronzo recente *’è l sadè) e di intenderlo come
il suono s (convenzionalmente trascritto s) della « El della campagna ». - Si ignorava però che
trascrizione eg. S^d-ì- (cfr. in proposito 'Uri sd non era originariamente una dea dell’a­
F.M.Cross, Canaanite Myth and Hebrew Epic, rea semitica nordoccidentale, ma una dea hur-
1973, 52s. n. 36, sull’iniziale di sadù anche rita ed in fondo sumerica, che compare anche
A.F.Rainey, Lfsònènù 30, 1966, 272; UF 3, come NIN.EDIN(.NA) (sum.), bèlet sèri (acc.)
1971, 172, sotto i numeri 19.2387 e 19.2654). e awariwi sauska (hurr.), dove e d i n, sèru,
La tesi di Albright ha ricevuto ampia acco­ awari, sd significano «steppa» o «campo di
glienza; cfr. spec. Cross, l.c. 52-60; Ll.R.Bai- battaglia». Cfr. già M.Weippert, ZDPV 82,
ley, JBL 87, 1968, 434-439; J.Ouellette, JBL 1966, 305s. n. 172; H.Haag, Bibel-Lexikon,
88, 1969, 470s.; H.Gese in: H.Gese-M.Hòfner- 2I968, 1530.
K.Rudolph, Die Rehgionen Altsyriens, Altara- Per l’etimologia vanno tenute presenti le se­
biens und der Mandaer, 1970, 133s. Mentre guenti considerazioni: 1) Dalla trascrizione eg.
però Bailey, Ouellette e E.L.Abel, Numen 20, *s’ -d-ì- risulta che alla fine del sec. 14" a.C.
1973, 48-59, come già prima Burrows (vd. sp.), PinizialeùJeLnome divino non era / 5/, ma /s / o
rimandando all’epiteto bèl sadù «signore della ///e che la finale era vocalica (-é?),non un dit­
montagna » del dio Anmrrù(m), identificano tongo. 2) L’allungamento della dentale è testi­
con esso ( ‘èl) saddaj e pensano ad una divinità moniato solo a partire dal sec. 6', nel gioco di
lunare simile a Sin di Harran, Cross preferireb­ parole tra sòd(<*sudd-) e saddaj in Is 13,6 =
be vedere sia in Amurrù(m) sia in (el) saddaj Gioe 1,15 (e d’altra parte nemmeno qui con
TEI amorreo che possiede caratteri di « dio del­ certezza assoluta, perché il gioco di parole può
la tempesta » ed è da associare al tipo del «dio essersi fondato anche solo sul gruppo conso­
guerriero» (cfr. in genere P.D.Miller, Jr., The nantico sd). 3) La trascrizione Za88oa in Ez
Divine Warrior in Early Israel, 1973; cfr. però 10,5 G non ha valore per l’etimologia, perché
anche Gese). - Alla tesi di Albright si deve le si contrappone la trascrizione -aa8cu nei
obiettare che il nome gentilizio saddà'ù/ nomi di persona. La tesi che tiene maggior­
*saddàjù, sul quale egli fonda la sua spiegazio­ mente conto di questi dati è quella di Albright,
ne, cosi come saddù, forma secondaria di sadù, esposta in (6), nella rielaborazione di Cross.
sembrano un neologismo neoassiro, che non
può essere fatto risalire al periodo paleobabilo­ 3/ 4/ Nel caso di ( ‘èl) saddaj siamo di fron­
nese. II nome di tribù Rabbàjù/Rabbi?, e l’i­ te ad un nome divino pre-jahwistico (cananeo?)
dentico appellativo acc. rabbù «sagittario » (ri­ sulla cui storia anteriore e sulla cui natura non
ferito anche alla costellazione), sono difficil­ si può dire molto. La presenza facoltativa di 'èl
mente accostabili a saddù’/ ju , in quanto nel come elemento costitutivo del nome può forse
primo caso si tratta probabilmente di un « no- far concludere che saddaj è una delle forme o
men actoris» della forma *fa“ùl- derivata da uno degli epiteti cultuali del grande dio El, al
un verbo d’azione, nel secondo caso si tratta pari di 'èl 'òlàm, ’èl r" 7, 'èl bèt- 'èl, 'èl ‘eeljòn
invece di un nome gentilizio derivato da un so­ (cfr. Weippert, l.c. 54-56; Cross, l.c. 46ss.;
stantivo indicante un oggetto concreto. Si ov­ ’èl 111/2). L’identificazione di El, e delle sue
via però a queste difficoltà se con Cross, l.c. 52 varie manifestazioni, con Jahwe, Dio di Israele
n. 33, si considera il raddoppiamento della d (cfr. O.Eiflfeldt, JSS 1, 1956, 25-37), nel corso

793 •HB# Saddaj (NOME DIVINO) 794


della più antica storia di Israele ha fatto in scorsi di Eliu), ed l,Flòhìm (4x, lx nei discorsi
modo che il nome ( ’èl) saddaj, nella forma con di Eliu), è una designazione di Dio sulla bocca
cui è presente nell’AT, fosse, inteso costante­ dei « pagani », che naturalmente non possono
mente come una designazione di Jahwe. Ciò si chiamare Dio Jhwh, in compenso la conlice
esprime con evidenza nella teoria di P, secon­ narrativa e le introduzioni in prosa dei discorsi
do cui 'èl saddaj sarebbe stato il nome con cui usano ‘"lòhìm (12x) e Jhwh (30x).
il Dio di Israele si era rivelato ai patriarchi
Abramo, Isacco e Giacobbe prima di far cono- , 5/ Per la storia posteriore possono bastare al­
scere a Mosè il suo nome Jhwh (Es 6,2b.3). Per i cuni accenni. Al di fuori delle versioni (vd. sp.
P ’è l saddaj è il Dio dell’alleanza coi patriar­ le) e dei tentativi esegetici soprattutto del giu­
chi, della promessa della terra e della discen­ daismo (vd. sp. lf[2]) saddaj insieme con altre
denza, dunque il « Dio dei padri » (cfr. A. Alt, designazioni divine vtrt. ha una certa impor­
Der Gott del Valer, 1929 = KS 1,1-78; per el tanza nell’antica magia come nome che possie­
saddaj come il « Dio dei padri » in P vedi de un potere magico, perfino nelle leggende
L.Rost, SVT 7, 1960, 356s.). La visione di P musulmane (cfr. R.Basset, Giornale della So­
viene per lo più inlesa come una stilizzazione
cietà Asiatica Italiana 7, 1893, 44 r. 9s.;
arcaicizzante; vi sono però segni che ( ’èl)
I.Goldziher, ZDMG 48, 1894>v359s.). Non è
saddaj ha avuto un’importanza non secondaria chiaro se il nome palmireno Sdj‘ (J.K.Stark,
sia prima sia durante i primi tempi della storia
Personal Names in Palmyrene Inscriptions,
di Israele. Nella lista di Num 1,5-16, che mol­ 1971, 6 l a) sia lo stesso di saddaj. L’interpreta­
to probabilmente risale ai periodo premonar­ zione di saddaj come Tcavxoxpàxwp, diffusasi
chico (vd. sp. lb; diversamente D.Kellermann,
anche con la versione omnipolens di Gerola­
Die Priesterschrift von Numeri 1,1-10,10,
mo, è una delle basi su cui ci si fonda dal lato
1970, 155-159), nella quale non compare nem­ cristiano per parlare di Dio come «onnipoten­
meno un nome che contenga l’elemento Jhwh, te» (anche se non bisogna dimenticare che
accanto a nove nomi di persona composti con
wupioq ‘KavTOxpó.TOjp è l’espressione con cui G
'èl se ne incontrano tre con l’elemento teofori- rende abitualmente Jhwh f b à ’òt).
co saddaj. Negli oracoli di Balaam appartenen­ M. Weippert
ti a J, e che risalgono parimenti al tempo ante­
riore a Saul e a Davide, saddaj è in parallelo
con ’è l e 'celjòn (in Num 14,4 da integrare se­
condo il v. 16); in Gen 49,22-26, nell’oracolo
riguardante Giuseppe (Efraim?), che fa parte
della benedizione di Giacobbe e che nei suoi
:t
sàw ' INGANNO
elementi essenziali va collocato al più tardi nel
sec. 11“, el saddaj si trova in parallelo con 'èl
’àbikà e con due altre designazioni del « Dio 1/ La radice ebr. jh>', affine probabilmente a
dei padri», ’ublr Ja ‘aq0b e rò'cè/’àben Jisrà’èl ns'' II (ni. «essere ingannato» Is 19,13; hi.
(rò'ó? ed ’cében sono varianti; diversamente «ingannare» Gen 3,13 ecc., I2x; massà'òn
M.Dahood, Bibl 40, 1959, 1002-1007). È quin­ «inganno» Prov 26,26; massu’dt «rovine»
di probabile che uno degli « dei dei padri » sia Sai 73,18; 74,3) ed a s'h «essere deserto, deva­
stato di fatto ( ’èl) saddaj, e che P, come spes­ stato» (-»se'òl), è attestata anche nel sem. me­
so avviene, abbia qui utilizzato e generalizza­ ridionale (arab. sà’a «essere cattivo, malva­
to materiale antico. Non si può dire che gli gio», Wehr 399; et. saj’ «delitto», Dillmann
« dei dei padri » (deoì, 'naxpwoi) in linea di 394). Cfr. anche l’aram. giud. sahawà « deser­
massima non abbiano avuto un nome, come to» (Levy IV, 5l5b) ed il sir. sh’/ shj «essere
suppose Alt nel suo lavoro fondamentale; ci spento (fuoco, forza)» (LS 759b).
sono prove che essi hanno portato i nomi di
divinità superiori (Cross, l.c. 3-12). La remi­
niscenza storica di Sai 68,15, forse antica, ri­ 2/ Secondo KBL 95la nelPAT si incontra 2x
mane per noi oscura. sw' hi. «trattare male» (Sai 55,16; 89,23; se­
In testi più recenti compare un doppio uso di condo GB 526a ns1 hi. «assalire»). Il sostanti­
saddaj. Un gruppo di passi usa il nome come vo sàw’ è attestato 53x, per la maggior parte in
epiteto arcaicizzante di Jahwe (ls 13,6 = Gioe testi poetici (Sai 15x, Ez 9x, Giob 6x, Ger 5x,
1,15; Ez 1,24; 10,5; Rut 1,20.21; sull’antichità Is 4x, Es e Deut 3x ciascuno, Os e Lam 2x cia­
di Sai 91,ls., dove saddaj è in parallelo con scuno, Giona, Zac, Mal e Prov lx. ciascuno).
‘celjòn c Jhwh, non si può dire nulla di certo; In Os 12,2 e Sai 63,10 il termine è riscontrabi­
cfr. però il parallelismo simile in Num le in testi emendati secondo i L X X (BH3),
24,4.16). Nei discorsi del libro di Giobbe, sia mentre l’espressione hablè hassàw’ di Is 5,18 è
in quelli originari che in quelli aggiunti (= di spesso considerata un errore ortografico (BH3;
Eliu), saddaj, assieme a ’è l (36x, di cui I9x nei Wildberger BK X J78; M.J.Dahood, CBQ 22,
discorsi di Eliu) ,ielòah (35x, di cui 6x nei di­ 1960, 75; G.R.Driver, JSS 13, 1968, 38).

795 Kltf
:r
sàw’ INGANNO 796
3/ 4/ si5)1'' viene usato nell’ebr. biblico (cfr. mini ebr. usuali che indicano «invano»
M.A.Klopfenstein, Die Liige nach dem AT, (hinnàm, rèqàrn) sembra consistere, sulla base
1964, 315-320) il più delle volte con il signifi­ dell’etimologia (vd. sp. 1), della traduzione dei
cato molto generale di «inganno» o «malizia, LXX più frequentemente adottata (p.àTa.ioq,
falsila»: nel linguaggio forense (Es 23,1 «falsa vd. st. 5) e della maggior parte delle attestazio­
diceria »; Deut 5,20 -» 'èd sàw’ « falso testimo­ ni dell’AT, nel significato più forte che avreb­
ne»; cfr. Es 20,16 ‘èd sàqcer [->■sqr 4b]; Is be sàw’ «male, inganno» (Mowinckel, l.c. 50).
59,4; Os 10,4; cfr. Sai 144,8.11; Prov 30,8), ri­ Forse la traduzione latina vanus opp. vanilas
guardo al culto degli idoli (Is 1,13; Ger 18,15; derivata dal gr. paxaiog è aH’origine della no­
Os 12,12; Giona 2,9; Sai 31,7) ed alla falsa stra interpretazione moderna.
profezia (Ez 12,24; 13,6-9.23; 21,28.34: 22,28;
Zac 10,2; I,am 2,14.14). In Giob 15,31.31 il 5/ In Eccli 30,17 compare l’espressione hjj
termine si riferisce al fallimento dei piani di un .yvvJ (cfr. Giob 7,3 ed in 15,7 mij sw[ (cfr. Sai
malintenzionato, come anche al male stesso 26,4). Nei testi di Qumran il termine sàw’ è at­
che ne consegue (cfr. -» 'à\vòn)\ col medesimo testato 6x (Kuhn 217; 3x scritto senza ’; cfr.
significato compare senza dubbio anche in ls K.Elliger, Studien zum Habakuk-Kommentar
30,28 (TM). vom Toten Meer, 1953, 67s.). Per il termine
La teoria formulata per la prima volta da swa della vocalizzazione tiberiense cfr. BL 109;
S. Mowinckel, Psalmenstudien I, 1921, 50-57, Meyer 1,61. Nell’ebr. moderno l’uso del termi­
secondo la quale sàw’ nell'antico Israele avreb­ ne è limitato alle espressioni tratte dalla Bib­
be designato un potere magico (« danno causa­ bia.
to mediante parole magiche») è diffìcilmente Nei LXX le traduzioni più frequenti sono
sostenibile. Quasi sempre, anche nei salmi (cfr. paTouoq, p.a.Tr)v o sim. (circa 30x), v};a^T)q (1 lx,
Sai 12,3; 26,4; 41,7; 119,37; 139,20; 144,8.11), per lo più in contesti cultuali e profetici) e
il termine può essere stato usato con un signifi­ xevóq. Cfr. O.Bauemfeind, art. jm-vcuoq, ThW
cato del tutto generale, come Mowinckel stesso IV,525-530 (= GLNT VI, 1405-1418); H.Conzel-
ha supposto nei suoi scritti posteriori (The mann, art. ^EÌiSoq, ThW IX,590-599; A.Oepke,
Psalms in Israel’s Worship, II, 1962, 250; cfr. art. xevóq, ThW 111.659-662 (= GLNT V.325-
S.Porùbcan, Sin in thè OT, 1963, 47s.). La le­ 334).
gislazione (cfr. Es 22,17; Deut I8,10s.) e la J.F.A.Sawyer
predicazione (Is 47,9; Ger 27,9; Sai 58,6 ecc.)
dirette contro la magia e la divinazione pagana
indicano in realtà che tów’ in alcuni strati so­
ciali dell’antico Israele può avere avuto il sign.
di « potere magico, magia ». Cosi sulla base del
terzo comandamento (Es 20,7 = Deut 5,11 y tì sub RITORNARE
«non devi pronunciare [->ns‘ 3c] lassù, w' il
nome [-y'sèm 4b] di Jahwe, tuo Dio»), nel
quale si trova un riferimento specifico alla 1/ La radice sub ( *lub) è attestata in alcune
«potenza divina presente nel nome di Dio... lingue sem., ma manca in acc., fen. pun. ed et.
per mettere in atto benedizioni e maledizioni, (ug.: WUS nr. 2828; UT nr. 2661; iscrizioni
per esorcismi ed in generale azioni magiche di moab., paleoebr. e aram.: DISO 293.324; su
ogni genere» (Noth, ATD 5,131 = ital. 202; tutto cfr. W.L.Ho!laday, Tha Root sùbh in thè
cfr. von Rad, ATD 8,42 = ital. 65; A.Phillips, Old Testament, 1958, 9-12; si è avuto in segui­
Ancient Israel’s Criminal Law, 1970, 54ss.), si to nuovo materiale, f. l’a. Sef. Ili, r. 6.20.24s.;
è dedotto un significato magico; Klopfenstein, B.A.Levine, Notes on a Hebrew Ostracon frorn
l.c. 3 15s., accanto a Es 20,7 = Deut 5,11 collo­ Arad, IEJ 19, 1969, 49-51).
ca anche Is 5,18; Sai 41,7; Giob 11,11 e Sai Nell’AT s’incontra principalmente sub q. « ri­
26,4 (mclè~sàw‘ « stregoni, esorcisti »), nonché tornare» (intransitivo) e hi. «ricondurre»
Sai 24,4; Giob 31,5, tra i testi nei quali con (transitivo), raramente poi. « ricondurre » (an­
grande probabilità sàw’ significa «danno» e che « sedurre »; polal « essere restaurato » Ez
«magia». Anche qui, però, l’espressione 38,8) e ho. «essere ricondotto» (sul problema
lassaw‘ potrebbe designare non solo la potenza del qal transitivo cfr. Holladay, l.c. 114s.; per
magica, ma l’uso negativo di essa («a danno, l’hi. intransitivo cfr. L.Prijs, ThZ 5, 1948,
abusivamente »). 152s.; Holladay, l.c. 115 n. 94). Le derivazioni
SuH'altro versante del campo semantico è nominali sono: subà « conversione », sì bei (st.
ugualmente problematico il sign. attenuato, e cs. sìbai Sai 126,1, solitamente corretto in
solitamente supposto, di « inezia», opp. avver­ sebit, ma cfr. Sef. Ili, r. 24, e Fitzmyer, Sef.
bialmente «invano, inutilmente» (Sai 60,13 = I I9s.; M.Noth, ZDPV 77, 1961, 149 n. 85; vd.
108,13; 89,48 txt?; Giob 35,13 opp. Ger 2,30; st. 3c), sdbàb e sòbèb «ribelle», mesùbà «ri­
4,30; 6,29; 46,11; Mal 3,14; Sai 127,1.1.2; bellione» (plur. «[le] infedeltà»; cfr. Th.
139,20 txt?). La differenza tra lassàw’ ed i ter­ Sprey, VT 7, 1957, 408-410), l'subà « ritor­

797 210 sub RITORNARE 798


no » e « risposta » (BL 496); per seblt/sebùi vd. Dan 12 4 - - 16 —

st. 3c. Esd 3 1 - - 4 —

Neem 12 8 - — 20 —

Per i nomi di persona composti con sub (p.e. ICron 3 2 - — 5 (0


’aljasìb, ed il nome simbolico Se‘àr Jàsùb Is 7,3, cfr. 2Cron 41 21 - - 62 co
Wildberger, BK X,277s.) vd. Noth, IP 199.213; Hol- AT 683 360 5 12 1060 1 2 /(8 )
laday, l.c. 8s.109s.146; inoltre HufFmon 266; Gron­
dahl 200.
Nell’aram. bibl. sono attestati tùb q. 3x (Dan
L’aram. bibl. usa il verbo in qal e ha. con lo 4,31.33.33); ha. 5x (Dan 2,14; 3,16; Esd
stesso significato dell’ebr.; secondo la fonetica 5,5.11; 6,5).
aram. esso si presenta però come tub (KBL
1136a). 3/ a) Come per altri verbi che indicano mo­
vimento (—hlk, —bò\ —qùm, —js' ecc.) gli usi
2/ Per la statistica vanno citate le tavole det­ di sub sono svariati sia nel significato proprio
tagliate che si trovano in Holladay, l.c. che in quello traslato; anche i soggetti del ver­
6ss. 169-191. Includendo alcuni passi contro­ bo sono i più diversi (nella maggior parte dei
versi (Ger 50,6Q poi; Ez 35,9Q q.; Sai 23,6 q.; casi uomini, ma anche Dio, animali, cose). La
Dan ll,18a K hi.; 2Cron 34,9Q q.; anche Zac monografia di Holladay (l.c. 5lss.) offre una
10,6 hi. non considerato da Holladay [fusione descrizione dettagliata dell’uso del verbo con
di due diverse letture, cfr. BL 405]) e assegnan­ una classificazione molto articolata dei diversi
do i passi K/Q ad una sola coniugazione (K significati; possiamo qui solo rimandare ad
hi.: 2Sam 15,8; Q q.: Sai 73,10; Q hi.: Ger essa. Secondo Holladay il significato centrale è
33,26; 49,39; Gioe 4,1; Sai 54,7; Giob 39,12; il seguente: «having moved in a particular di­
P fov 12,14), si ottiene il seguente quadro (sotto rection, to move thereupon in thè opposite di-
la colonna « poi. » è incluso anche Ez 38,8 po- rection^ thè implication being (unless there is
lal; m. = rrfsùbà, t. = tesùbà\ la colonna « a l­ evidence to thè contrary) that one will arrive
tri » comprende: subà Is 30,15; slbà Sai 126,1; again at the initial point of departure» (­
sòbàb 3x: Is 57,17; Ger 3,14.22; sòbèb 3x: Ger «dopo essersi mossi in una certa direzione,
31,22; 49,4; Mi 2,4): muoversi da quel momento in poi nella dire­
VC1UU m zione opposta, il che implica (se non c’è prova
<1 hi. ho. poi. totale II) altri del contrario) chc si arriverà di nuovo al punto
di partenza iniziale») (l.c. 53); diversamente da
Gen 41 25 2 — 68 — —

Es i8 9 1 — 28 — —
quanto è detto nell’opera precedente di
Lev 12 6 — — 18 — —
E.K.Dietrich, Die Umkehr (Bekehrung und
Num 21 9 ! — 31 — — Busse) im Alten Testament und im Judentum,
De ut 21 14 — — 35 — — 1936, il ritorno al punto di partenza è incluso
Gios 33 3 — — 36 — — nel significato fondamentale, il che p.e può es­
Giud 20 9 — — 29 —
sere di notevole rilievo per il significato teolo­
ISam 29 16 — — 45 (l) —
gico di sub q. «ritornare (a Dio)». Non va
2Sam 29 24 — — 53 il) —
sempre separato dal significato fondamentale
IRe 39 23 — — 62 (2) —

2Re 42 13 — — 55 — —
l’uso di sub q. con valore avverbiale in stretto
Is 32 16 — 3 51 — . 2 legame con un altro verbo per esprimere la ri­
Ger 76 32 1 3 112 9 4 petizione (in italiano in questi casi sub viene
Ez ' 38 21 4 63 — — tradotto bene con una forma avverbiale come
Os 19 ' 3 — — 22 2 — « di nuovo » o sim.), p.e. Deut 24,4 « (dopo lo
Gioe 3 3 — — 6 — —
scioglimento del secondo matrimonio) il suo
Am 6 9 — — 15 — —
primo marito, che l’aveva ripudiata, non deve
Abd l — — — I — —
prenderla di nuovo {làsùb iqahtàh) come mo­
Giona 4 1 — — 5 — —

Mi 4 — — — 4 — 1
glie» (cfr. Joiion 533s.).
Nah 1 — — — 1 — —

Ab — 1 — — 1 — — b) In sub hi. (causativo; ho. pass.) la sola for­


Sof 2 — — —
2 — — ma del verbo non esprime fino a che punto
Agg - — — - - — — l’oggetto stesso prenda parte attivamente all’a­
Zac 14 4 — — 18 — —
zione («ricondurre» e «riportare» ecc.). Con
Mai 5 2 — — 7 — —
ellissi delfogg. dàbàr «parola» o sim. si in­
Sai 42 28 — 2 72 — 1 contra il sign. «rispondere» (p.e. Giob 13,22).
Giob 18 21 — — 39 (2) —
Mentre sub poi. può significare «riportare» e
Prov 7 16 — — 23 1 —

Rut 13 2 — — 15 — —
«sedurre» (ls 47,10; Ger 50,6Q), sòbàb/sòbèb
Cant 4 — — — 4 — — « ribelle » e rnc’sUbà « ribellione » (a Dio: Ger
Eccle 10 — — — 10 — 2,19; 3,6.8.11.12.22; 5,6; 8,5; 14,7; Os 11,7
Lam 4 10 — — 14 — — txt?; 14,5; Prov 1,32) hanno solo il significato
Est 4 4 — — 8 — —
negativo, mentre tesUbà ha un significato neu­

799 sub RITORNARE 800


tro o positivo («ritorno» ISam 7,17; «volgere logia di restaurazione » e, come indica Lind-
dell’anno = primavera » 2Sam 11,1; l Re blom, è vicina all’idea di Gunkel secondo
20,22.26; lCron 20,1; 2Cron 36,10; «rispo­ cui tempo primitivo e tempo finale si corri­
sta » Giob 21,34; 34,36). spondono.

c) Un problema particolare pone la molto di­ *d) Holladay, l.c. 54s. I55s., raccoglie e confronta
scussa espressione sub q./hi, ( ’cel-)sebùt/sebll con sub i verbi che hanno un significato simile (mu­
« volgere la sorte, operare un mutamento » o tamento nella direzione di movimento) e che coinci­
dono parzialmente in certi usi: (1) sbb q. «volgersi,
sim. (rassegna del materiale in Holladay, Le.
circondare» (q. 90x, ni. 20x, poi. I2x, pi. «cambia­
110-114; per le forme K/Q cfr. R.Borgcr, re» lx, hi. 32x, Ilo. 6x, complessivamente il verbo si
ZAW 66, 1954, 3l5s.; sull’interpretazione cfr. trova nell’AT 161 x; tra i sostantivi derivati il più im­
f. gli a. E.Preuschen, ZAW 15, 1895, 1-74; portante è sàblb « circuito, circondario; intorno »
E.Baumann, ZAW 47, 1929, 17-44; N.Schlògl, 336x, di cui 112x in Ez, 28x in Ger, 19x ciascuno in
WZKM 38, 1931, 68-75; inoltre p.e.: IRe e Sai, 18x in Num); (2) —sur «deviare dalla di­
N.H.Snaith, The Jewish New Year Festival, rezione intrapresa»; (3) pnh «voltarsi» (—pànìm);
1947, 73-75; G.Fohrer,ThLZ 85, I960, 412 [= (4) sùg q. « allontanarsi, essere infedele » (3x; ni. « ri­
Studien zur atl. Prophetie, 1967, 46]; A.Guil­ tirarsi» I4x, hi. «spostare» 7x; ho. «essere cacciato
via» Is 59,14); (5) hpk q. «voltare, rivoltare, cam­
laume, Abr Nahrain 3, 1961/62,8; J.Lindblom, biare », anche « invertire la direzione » (Giud
Prophecy in Ancient Israel, 1962, 392s.; H.Ca- 20,39.41 ccc.; nell'AT q. 55x, ni. «voltarsi» 34x,
zelles, GLECS 9, 1960/63, 57-60; H.D.Preuss, ho. «voltarsi» Giob 30,15, hitp. 4x; il verbo com­
Jahweglaube und Zukunftserwartung, 1968, 61 plessivamente 94x).
[n. 115 con bibliogr.]. 141). L’espressione si
trova 27x (con sub q. 18x: Deut 30,3; Ger 4/ a) L’uso teologico dei significati traslati di
29,14; 30,3.18; 31,23; 48,47; Ez 16.53; 29,14; sùb comprende da una parte, in misura mino­
Os 6,11; Am 9,14; Sof 2,7; 3,20; Sai 14,7; = re, l’abbandono di Dio (sub m è ’a lf r é , p.e.
53,7; 85,2; 126,1 [sìbat, vd. sp. 1], 4; Giob Num 14,43), dall’altra parte sia l’abbandono
42,10; con sub hi. 9x: Ger 32,44; 33,7.11.26Q; del male (sub min , p.e. IRe 8,35) come anche
49,6.39Q; Ez 39,25; Gioe 4,1Q; Lam 2,14), e soprattutto la conversione ed il ritorno a Dio
sempre con Dio come soggetto. Sorprendente è (sub ’ccl-/‘aci- ecc., p.e. Deut 30,2). In questo
l’uso di sub q. con un complemento oggetto; senso Holladay considera 164 casi (verbo e
discussa è soprattutto l’etimologia di nomi) come appartenenti al «covenantal us-
sebùt/sebìt (da sbh « portare via come prigio­ age » (= « uso in contesto di alleanza », l.c.
niero » cfr. Num 21,29 sebìt « prigionia », o da 116-157), mentre la maggior parte degli studi
sub; a favore di quesl’ultima ipotesi starebbe il sulla parola «conversione» (accanto ad altri
testo in antico aram. - citato nel paragrafo 1 - termini come —bqs pi,, — drs q. ecc.) esamina­
della iscrizione Sefire III, r. 24s.: wk't hsbw no prevalentemente l’idea del ritorno a Dio:
’lhn sjbl bj[l ’bj] «ma ora gli dei hanno restau­ cfr. f. gli a. Dietrich l.c.; Eichrodt 111,324-329;
rato la mia dinastia paterna »; cfr. KAI G.Fohrer, Umkehr und Erlòsung beim Prophe­
11,265.271; Fitzmyer e Noth, l.c.). ten Hosea, ThZ I I , 1955, 161-185 = Studien
L’espressione, che probabilmente compare solo zur atl. Prophetie, 1967, 222-241; H.W.Wolff,
relativamente tardi (se Am 9,14 è da conside­ Das Thema «Umkehr» in der atl. Prophetie,
rarsi tardivo; per la glossa Os 6,11 cfr. Ru­ ZThK 48, 1951, 129-148 = GesStud 130-150;
dolph, KAT XIII/l,l43s.), è stata spiegata in id., Das Kerygma des dtr. Geschichtswerks,
diversi modi. Chi fa derivare il sost. sebùt ZAW 73, 1961, 171-186 (particol. 177ss.) =
(come seblt) da sbh e traduce « volgere la pri­ GesStud 308-324 (particol. 315ss.). La necessi­
gionia » (p.e. Prcuschen, l.c.) deve spiegare di­ tà della conversione è sottolineata soprattutto
versamente Giob 42,10, dove questo significato nei profeti (b) e nelle opere del Dtr. e del
è escluso. Chi traduce « volgere la sorte, opera­ Cron. (c).
re un mutamento» (Dietrich, l.c.) suppone che
nel tempo postesilico si sia verificato un avvi­ b) Lo scopo della conversione nei profeti è la
cinamento secondario al foneticamente simile «restaurazione di uno stato primitivo», e que­
seblt e spiega in questo modo il riferimento al­ sto «nel senso di un ritorno al rapporto origi­
l’esilio e alla restaurazione. Chi traduce « revo­ nario con Jahwe» (Wolff, l.c. 134.135). Natu­
care l’arresto» (Baumann, l.c.; KBL 940b) pre­ ralmente ciò non va inteso come se tutto do­
ferisce giungere per questa via all’idea di libe­ vesse ritornare all’antico, ma piuttosto nel sen­
razione dall’esilio. La seconda soluzione è oggi so che un «tale “ritorno” costituisce solo il
accettata quasi da tutti (Holladay, l.c. 113), punto di partenza per un inizio del tutto nuo­
sebbene essa lasci irrisolto il problema dell’uso vo» (Fohrer, l.c. 164 e 225 n. 7). Entrambe le
transitivo di sub q. prospettive si integrano reciprocamente, tanto
L’espressione va accostata a quello che Fohrer più che noi possediamo solo un esempio con­
(l.c.) ha chiamato «ristabilimento della condi­ creto, anche se importante, di una simile con­
zione precedente » nel quadro di una « escato­ versione: quello della riforma di Giosia (2Re

801 Slttf sub RITORNARE 802


22-23 par. 2Cron 34-35). Con Giosia è chiara lo di condurre il popolo alla necessaria rifles­
la volontà di ritornare a! passato e tuttavia co­ sione. Nel Cron. il problema si pone più tardi,
mincia qualcosa di assolutamente nuovo. Se­ ma conserva ancora gli stessi presupposti, con
condo coloro che oggi difendono l’antichità la differenza che tutta l’argomentazione dell’o­
dell’idea di alleanza, si tratta qui di rimettere pera dtr. può collegarsi immediatamente alla
in vigore le antiche norme dell’alleanza che il predicazione profetica. All’esortazione positiva
popolo aveva rinnegato in seguito alla sedenta­ di ritornare a Jahwe, che in un primo tempo è
rizzazione in Canaan. prevalente nei profeti, si affianca più tardi il ri­
In Amos l’uso di sub come termine tecnico per scontro negativo: allontanarsi dal male (pecca­
indicare la conversione del popolo sembra pre­ to, fornicazione, idolatria ecc.); questa esigenza
valente (Am 4,6-11 dove la affermazione che il è particolarmente viva in Geremia ed Ezechie­
popolo non si vuole convenire è divenuta ad­ le; essa «ha in sé qualcosa di più concreto ed
dirittura un ritornello). In Osea l’idea acquista energico del più astratto "convertirsi a Jah­
maggior forza ed evidenza attraverso la formu­ we” » (E.Wiirthwein, ThW IV.982 = GLNT
lazione in termini di diritto matrimoniale: Jah­ VII,1136).
we è qui lo sposo abbandonato, tradito, al qua­
le ,il popolo infedele deve «tornare»; poiché 5/ l LXX e le altre versioni gr. traducono
però Israele non vuole, dovrà subire il giudizio sub prevalentemente con c-xpécpeiv e derivati
e «tornare» in Egitto (Os 11,1-11; cfr. anche (circa 70%, Volgata: vertere e derivati, circa
5,4). Discusso è il significato di Os 6,lss.: non 60%; cfr. Holladay, l.c. 13-50). Molteplice è
è chiaro se qui si tratti di una conversione au­ l’uso di sdb nella comunità di Qumran
tentica o se abbiamo a che fare con un propo­ (Kuhn, Konk. I34c.2l7c-219a.237b; RQ 14,
sito che il popolo non considera profondo e se­ 1963, 208a.229s.), tra i sbj Js r’l, i «convertiti
rio, e che perciò è inutile, forse addirittura di Israele» (CD 4,2 ecc.). Nel giudaismo elle­
dannoso. La maggior parte degli studiosi pro­ nistico l’idea di conversione ha una sua rile­
pendono per la seconda spiegazione, perché vanza non solo nei libri apocalittici, dove, na­
trovano nel testo concezioni provenienti dalla turalmente, è quasi di casa, ma anche nei sa­
religiosità sincretista. In Geremia l’idea del pienziali e negli altri scritti (p.e. Eccli
matrimonio viene ulteriormente sviluppata 17,24-26). Dio si mostra benigno verso coloro
(Ger 3,lss.; cfr. anche 8,4-7; 14,2ss.; 15,15ss.); che si convertono (OrMan 13); anzi in vista
vanno notati i giochi di parole ottenuti con vo­ della conversione egli non guarda nemmeno ai
caboli provenienti dalla radice sub (3,12.14.22; peccati degli uomini (Sap 11,23); talora conce­
8,4s.; 15,19). Anche in Isaia spicca chiaramen­ de egli stesso la conversione (Sap 12,19; Or­
te l’idea di conversione (ls 30,15); il nome del Man 8) o le prepara lo spazio spirituale (Sap
suo primo figlio SF'àr Jàsùb diviene qui addi­ 12,10). La conversione è lo scopo del suo go­
rittura un programma (7,3ss.; ->i'r4d). verno della storia (Eccli 48,l4s.; Sap 11,23;
È certo che i profeti preesilici hanno ritenuto 12,10.18ss.). Viene sottolineato anche l’allonta­
una tale conversione complessivamente possi­ namento (negativo) (Eccli 48,15; Sap 12,19).
bile, ed anzi hanno posto in essa grandi spe­ « La conversione diventa presupposto della sal­
ranze, anche se in Ger 13,23 «può forse un vezza» (E.Wiirthwein, ThW IV,988 = GLNT
moro cambiare (hpk q.) la sua pelle... » emerge VII, 1152); in questo modo viene ripresa e am­
già qualche dubbio rilevante. pliata la riflessione dei profèti senza tuttavia
che sia esorcizzato il pericolo del legalismo.
c) Nelle opere del Deuteronomista e del Croni­ Per il NT cfr. J.Behm - E.Wiirthwein, art.
sta l’esortazione alla conversione viene espressa lircavoéw, ThW IV,972-1004 (= GLNT VII,
con uguale intensità e viene proposta agli 1106-1197); G.Bertram, art. o-co£<pto, ThW
ascoltatori come una decisione da prendere; VII,714-729 (= GLNT Xll,1343-1382).
spesso per questo scopo vengono messe sulla J.A.Sóggìn
bocca di importanti personaggi del passato di
Israele parole di questo genere, oppure vengo­
no loro attribuite azioni corrispondenti: Mosè
Deut 30,1-10; Samuele ISam 7,3; Salomone
IRe 8,33ss.46-53 par. 2Cron 6,24ss.36-39; r m ' sht pi./hi. ROVINARE
Jahwe attraverso profeti sconosciuti 2Re 17,13;
Giosia 2Re 23,25; Jahwe stesso attraverso
Mosè e Neemia Neem 1,9 ecc. 1/ La radice sht « rovinare » ecc. è attestata
Il problema della possibilità di una simile con* nelle lingue semO. (ug.: UT nr. 2400, cfr.
versione si pone nell’opera dtr. e cron. in WUS nr. 2593; fen.: Kil [= KAI nr. 24] r.
modo diverso rispetto ai profeti: per il Dtr. la 15.16, cfr. DISO 295; aram. a cominciare dal-
catastrofe, che si potrebbe evitare con la con­ l’aram. antico, cfr. DISO 295; KLB 1129b; LS
versione del popolo, è già sopravvenuta, e 77ls.: nel sir. accanto a sht pa./af. anche, con
compito della predicazione è ora soltanto quel­ assimilazione parziale, sht, cfr. l’et. sahcifa « fe­

803 sht pi./hi. ROVINARE 804


ri re »' [Di II man n 332s.] e Parab. sahata ^d i­ ramente esso si incontra al perf., dove il modo
struggere »>). di considerare l’azione è rivolto alla sua con­
statazione (12x); al contrario sht pi., con la sua
Se si ammette che nel sem. orientale vi corrisponda
l’acc. sèni « sfuggire » (LS 77 lb), bisogna allora sup­ attenzione al risultato dell’azione, può realiz­
porre per sht uno sviluppo semantico simile a quello zare adeguatamente la sua intenzione espressi­
di - b e l «andare in rovina» (così GB 820a; KBL va proprio nel perf. (20x), mentre non è atte­
962b); sul significato fondamentale transitivo di sbl stato alPimpf. e al part.
nell’ebr. (e arab.) cfr. però Jenni, HP 242s. 11 soggetto diretto e indiretto di sht pi./hi. com­
pare per lo più al sing. ed è costituito da perso­
NelPAT ebr. si incontrano sht ni., pi., hi. e ho. ne (pi. talvolta degli animali. Sai 78,45), rara­
(per la distinzione tra pi./hi. cfr. Jenni, HP mente da cose (pi. Gen 9,11.15), mai da termi­
259-263) e le derivazioni nominali mishàl ni astratti. Anche come oggetto dell’azione do­
« deformazione » (Is 52,14), rnushèt « distruzio­ minano nomi di persona o espressioni che de­
ne» (Ez 9,1) e moshòt «corruzione» (Lev signano una persona; solo poche volte com­
22,25); anche il part. hi. mashìt presenta spes­ paiono cose (hi. Ger 6,5; Rut 4,6) e nomi
so il sign. astratto « rovina ». Nell’aram. bibl. astratti (pi. Ez 28,17; Am 1,11).
si incontra il part. pass. q. sehìt, sostantivato
per « male ». b) Il verbo indica sempre una rovina che si ve­
rifica nel campo di esperienza di una comunità
2/ sht ni. si incontra nell’AT ebr. 6x (Gen o di una persona singola: nella lotta (hi.: Giud
6,11.12; Es 8,20; Ger 13,7; 18,4; Ez 20,44), pi. 6,4; 20,21.25.35.42; 2Sam 11,1; 20,15; 2Cron
39x (Gen ed Ez 7x ciascuno), hi. 115x, di cui 24,23; pi.: ISam 23,10; 2Re 19,12), nella vita
96x con forme verbali e 19x col part. sostanti­ quotidiana pubblica e privata (hi.: ISam 6,5;
vato mashìt (Ger 14 + 4x, 2Cron 10 + 2x, ls 9 26,9; Is 65,8; Ger 49,9; Mal 3,11; Prov 6,32;
+ 1x, Deut e Sai 9x ciascuno, Gen 8x), ho. 2x Rut 4,6; 2Cron 34,11; pi.: Es 21,26; 2Sam
(Mal 1,14; Prov 25,26), mcìshél, mishàt e 14,11; Nah 2,3; ni.: Ger 13,7).
moshùt lx ciascuno; su un totale di 165 atte­ sht ha radici particolarmente solide nell’ambito
stazioni la radice viene dunque usata 143x in della guerra; lo si riconosce anche dal fatto che
forme verbali. Vi è poi nelParam. bibl. 3x il il part. hi. è divenuto un termine tecnico del
part. pass. q. sehìt (Dan 2,9; 6,5.5). linguaggio bellico: nell’antico Oriente designa
un reparto speciale dell’esercito (ISam 13,17;
3/ a) Le due coniugazioni principali nelle 14,15; Ger 22,7; cfr. Ez 21,36; cfr. M.Th.
quali la radice sht viene usata con funzione Houtsma, ZAW 27, 1907, 59)
transitiva (hi. e pi.) si distinguono tra loro ri­
spetto al significato che viene supposto per il c) Le sfumature di significato di shl risaltano
qal «rovinare improvvisamente» (Jenni, HP più chiaramente dal confronto con verbi ed
259) a causa della relazione particolare che esi­ espressioni che lo accompagnano e che suggeri­
ste tra soggetto e oggetto dell’azione. In sht hi. scono a loro modo l’idea di «distruzione»,
da una parte l’oggetto che è spinto all’azione e opp. esprimono l’idea contraria. In congiunzio­
dall’altra il soggetto che spinge all’azione fini­ ne con sht hi. compaiono fra Pa. -» Ve/ « divo­
scono per identificarsi come soggetto dell’azio­ rare » (Ger 2,30; 15,3; Sai 78,45), bl' pi. «rovi­
ne stessa indotta: «indurre se stesso a rovinare nare» (2Sam 20,20; Lam 2,8), —krt q. «ab­
improvvisamente qualcosa » (con un valore, battere» (Deut 20,19.20; Ger 11,19), —r" hi.
quindi, causativo-interno, cfr. Jenni, HP «far del male» (ls 1,4; 11,9; 65,25) —sbt hi.
250ss.); in sht pi. l’oggetto rimane del tutto «estirpare » (Ger 36,29), —sind hi. «distrugge­
passivo e viene trasposto nel risultato che è re» (Sai 106,23), —hrm hi. «annientare» (Is
stato raggiunto: « rendere improvvisamente ro­ 37.1 ls.), npf pi. «frantumare» (Ger 51,20)
vinato, distrutto » (con un valore, quindi, ter­ —ib hi. «commettere cose abominevoli» (Sai
minativo). sht hi. designa l'azione attuale e de­ 14.1 = 53,2); con sht pi. (a causa del suo valore
liberata del rovinare, espressa perciò spesso in terminativo) compaiono anche diversi verbi
forma modale, shl pi. indica il produrre la si­ che esprimono l'impiego della forza: bus poi.
tuazione che consegue all’azione di distruzione, «schiacciare» (Ger 12,10), bl' pi. «rovinare»
constatandola semplicemente nel suo stadio fi­ (Lam 2,5), bqq q. «devastare» (Nah 2,3), hpk
nale. Il rapporto tra l’azione di distruzione che q. «distruggere» (Gen 19,29), hrg q. «uccide­
si attua con Phi. o il pi. ed il suo soggetto può re» (Is 14,20), hrs q. «strappare» (Ez 26,4),
essere dedotto dagli aspetti soggettivi delle for­ hms q. «devastare» (Lam 2,6), ktr ni. «essere
me verbali (BrSynt § 40e); essi confermano da estirpato» (Gen 9,11), nkh hi. «colpire» (Es
parte loro le differenze di significato che abbia­ 21,26), shh pi. «spazzar via» (Ez 26,4), sdd q.
mo esposto: sht hi., che esprime l’attualità del­ «devastare» (Ger 48,18), smd hi. «estirpare»
l’azione, si rende evidente nel modo di descri­ (2Sam 14,1 I).
vere dinamico proprio dell’impf. (43x; inoltre In opposizione a sht pi./hi. stanno f. gli a. —nsl hi.
17x il part. usato verbalmente), mentre solo ra­ « salvare » (2Re 19,12 = Is 37,12), —s'r hi. « lasciare

805 nntf sht pi./hi. ROVINARE 806


come resto» (Giud 6,4; Ger 49,9), — nhm ni. « d i­ quando si guarda al passato (hi. Sai 78,38; pi.
spiacersi» (2Sam 24,16; Ger 15,6; ICron 21,15); cfr. Ez 20,17), quando si giudica dal lato teologico
f. gli Pa. anche 2Re 13,23 e Ger 13,14. (hi. Deut 4,31; 2Re 8,19; 13,23; 2Cron 12,12;
21,7), quando si descrive la situazione di sal­
4/ NelPuso teologico sin designa il giudizio vezza (hi. Is 11,9; 65,25).
annientatone di Dio, con quelle caratteristiche Il sost. mishàl «sfigurato» descrive l’effetto
che esprimono di volta in volta le sue forme che fa sugli uomini l’umiliazione dei servo di
verbali, ma anche Pazione umana « rovinata » Jahwe (Is 52,14, cfr. Westermann, ATD
(Westermann, BK 1,557-560). Perciò sono rile­ 19,209 = ital. 31 ls.), il part. hi. sostantivato
vanti i rapporti con l’uso del verbo nella sfera « alterazione » descrive l’effetto che la visione
politica ed in quella privata (ni.; Es 8,20; Ger opera sul veggente (Dan 10,8).
13,7; 18,4; pi.; Is 14,20; Ger 12,10; Ez 26,4; Nell’apocalittica shl esprime la distruzione fu­
hi.: Ger 2,30; 6,5; 15,3; 51,20; Ez 23,11; Sai tura (hi. Dan 8,24.25; 9,26; 11,17).
78,45). Agente dell’azione di distruzione è Jah­
we/Dio opp. il suo strumento di giudizio (il di­ 5/ Nei LXX è anzitutto il gruppo verbale
luvio Gen 9,11.15; delle fiere Es 8,20; Ger (P?)elpelv che offre equivalenti per shl. (9lx, cfr.
15,3; un esercito nemico 2Re 18,25; Ger 6,5). G.Harder, ThW IX, 100). Per le attestazioni
Nella tradizione della Pasqua compare Jahwe nella letteratura di Qumran cfr. Kuhn, Konk.
stesso contro gli egiziani sotto la forma dell’an­ 2l9s.; per la storia posteriore nella letteratura
gelo sterminatore (Es 12,23 J; v. 13 P; cfr. talmudica e midrasica, e per il NT, cfr. G.Har­
L.Rost, ZDPV 66, 1943, 208s. = KC 104; der, art. (p^sipoj, ThW IX,94-106.
O.Keel, ZAW 84, 1972, 414-434), secondo al­ D. Vetter
tre concezioni Jahwe guida lo sterminatore
contro Israele (2Sam 24,16; ICron 21,15) opp.
contro Giuda (Ger 4,7; 22,7). Sulla tradizione
che parla di un gruppo di sette sterminatori
(Ez 9,lss.) cfr. Zimmerli, BK XIII, 225s. Pror
labilmente le diverse concezioni dello stermi­ T t f sir C A N TA R E
natore (part. hi.) risalgono alla funzione che
nell’esercito svolgeva il reparto designato con
questo stesso termine (vd. sp. 3b). 1/ La radice sir «cantare» oltre che nelPAT
Il contesto di shl è l’annuncio di giudizio (hi. (e nelParam. giud. e nel pai. crisi, che ne di­
Gen 6,13; 19,13.14; Ger 13,9.14; 36,29; 51,20; pendono) è attestata anche nell’ug. (verbo e so­
ICron 21,12; 2Cron 25,16; pi. Ger 48,18; Ez stantivo; cfr. WUS nr. 2682; UT nr. 2409).
5,16; 26,4; 30,11; Os 13,9 txt em), l’accusa (hi.
Un esempio neopun. è incerto (DISO 298). slr non
Ger 6,28; 51,25; Ez 16,47; Sof 3,7; pi. Es 32,7; va collegato con l'acc. sani «girare, danzare» (AHw
Is 14,20; Ez 22,30; 28,17; Os 9,9; Am 1,11; 1031 b; contro K.BL 965b). Invece sir viene fatto de­
Mal 2,8), l’esposizione di una teologia della rivare dal sum. siriacc. sèni «canto», p.e. da G .Ri­
storia (hi. Ger 15,6; Ez 23,11; Sai 78,45), un naldi, Bibl 40, 1959, 285s.; cfr. Zorell 839a.
giudizio teologico (hi. Gen 6,12; Deut 4,25;
Giud 2,19; 2Cron 26,16; 27,2; pi. Gen 13,10; NelPAT il verbo si trova al qal (il part. sàr(d)
Deut 32,5; ni. Gen 6,12), il lamento per l'at­ «cantante» al plur. è sostantivato), poi. e ho.;
tuazione del giudizio di Dio (hi. Lam 2,8; cfr. si hanno inoltre i sost. slr «canto, cantico» e
ls 51,13; pi. Lam 2,5.6), Pintercessione del me­ sirà «cantico (singolo, determinato)» (fem.
diatore opp. dei profeti (hi. Gen 18,28; Deut come nomen unitatis, Mayer 11,42).
9,26; 10,10; Ez 9,8), una esortazione (hi. Deut
4,16; 2Cron 35,21), una legge apodittica (hi. 2/ Il verbo compare nelPAT 87x: q. 49x
Lev 19,27; Deut 20,19.20) o casistica (pi. Es (part. sostantivato llx; 27x in Sai), poi. 37x
21,26). (Neem I7x, Esd, ICron e 2Cron 6x ciascuno,
Munito di negazione shl può diventare un ter­ inoltre Sof 2,14; Giob 36,24), ho. lx (Is 26,1).
mine particolare di contrasto quando si deve Del sost. sir ci sono 77 esempi (di cui Sai
esprimere Pazione salvifica di Dio. In questo 42x, ICron e 2Cron 7x ciascuno, Is 5x), dei
modo esso rivela il significato che per gli ascol­ quali 13 con sirà (Es 15,1 il canto del mare;
tatori assume la venuta di Jahwe come protet­ Num 21,17 il canto del pozzo; Deut
tore, proprio in riferimento a quell’azione di­ 31,19.19.21.22.30 e 32.44 il cantico di Mosè;
struttrice che Paltro uso nonnaie del verbo ri­ 2Sam 22,1 = Sai 18,1 salmodi Davide; Is 5,1 il
chiama alla mente, sht si trova quando si di­ cantico della vigna; 23,15 satira su una prosti­
chiara di rinunciare ad una punizione (hi. Gen tuta; Am 8,3 txt em: sàrót « le cantanti »).
18,28.31.32 sotto condizione, cfr. 2Cron 12,7; Tanto il verbo che il sost. sir sono attestati
pi. Gen 9,11.15; Os 11,9), quando si annuncia principalmente in contesti definiti dal loro rap­
l’azione di Dio con duplice effetto (hi. Is 65,8, porto al culto oppure particolarmente interes­
cfr. Westermann, ATD 19,321 = ital. 480), sati al culto. Cosi sir q. si trova 27x in Sai, sir

807 l'Ut sir CANTAJIE 808


poi. 35x nell’opera cron., il sost. sìr 42x in Sai mizmòr in alcuni titoli dei salmi ha stimolato
e 17x nell’opera cron. gli studiosi a investigare il rapporto reciproco
dei due termini. Così L.Delekat, Probleme der
3/ 4/ Non si possono separare chiaramente Psalmiiberschriftcn, ZAW 76, 1964, 280-297,
un uso profano del verbo sìr e un suo uso spe­ giunge alla conclusione che mizmòr - derivato
cificamente teologico. Il canto e la musica stru­ da zmr «suonare» - indica «un canto artisti­
mentale appartengono fin dall’inizio all’ambito camente elaborato e cantato con accompagna­
del culto; solo tardi si opera una frattura tra mento strumentale» (l.c. 280), che viene ese­
musica sacra e musica profana (cfr. C.Wester- guito da un singolo; sìr invece significa origina­
mann, RGG IV, 1201-1205, con bibliogr.). Così riamente un canto recitato senza accompagna­
solo in tre casi si può dire che sìr indichi un mento strumentale e ha il sign. di «canto po­
canto profano (Is 5,1; Sof 2,14 le voci di un polare ». Egli fonda questa distinzione riferen­
uccello; Prov 25,20). Già in Num 21,17 (bene­ dosi allo zeugma crescente ’ùsìra wa'azammcrà
dizione di un pozzo) e ISam 18,6 (saluto del re «canterò e suonerò» (Sai 27,6; 57,8 ecc.). La
dopo la battaglia) sìr si riferisce a canti chc tesi appare però troppo poco fondata; pare in­
non hanno un carattere profano univoco, ma si fatti che non si debba supporre nessuna parti­
avvicinano al sacro. Nella maggior parte dei colare differenza tra sir e mizmòr (cfr. S.Mo-
casi sìr non indica un canto composto mirando winckel, Psalmenstudien IV, 1923; Kraus, BK
solo al risultato estetico, ma l’esecuzione in XV,XVIIIs.). sìr non designa solo un canto re­
canto di un discorso divino espresso in forma citato, ma anche il canto accompagnato da
metrica, soprattutto della lode. Così con degli strumenti; insieme con sìr vengono infatti
imperativi si invita a cantare «per Jahwe» menzionati diversi strumenti musicali: kinnòr
(sìrù lcJhwh Es 15,21; Is 42,10; Ger 20,13; Sai «cetra» e tòf «tim pano» (Gen 31,27), nèbcel
96,1 = 1Cron 16,23; Sai 96,1.2; 98,1; 149,1; «arpa» (Am 5,23), nebccl 'àsór «arpa a dieci
cfr. Sai 33,3; 68,5.33; 105,2 = lCron 16,9), op­ corde» (Sai 144,9), insieme con kinnòr, nèbcel
pure il cantore esprime il suo proposito di can­ e tòf anche mcsiltàjim «cembali» e
tare per Jahwe ( asìrù lcJhwb Ès 15,1; Sai 13,6; Iffòfrù «tromba» (ICron 13,8). Anche l’e­
cfr. Giud 5,3; Sai 27,6; 101,1). Secondo le cir­ spressione kel? sìr « strumenti musicali » (Am
costanze, sìr designa un canto accompagnato 6,5; Neem 12,36; ICron 16,42; 2Cron 7,6;
da strumenti, un canto di giubilo, di lode a 23,13; 34,12), che in ICron 15,16 e 2Cron
Dio; lo mostra chiaramente l’uso parallelo di 5,13 compare assieme a un elenco di strumenti
zmr «suonare» (Giud 5,3; Sai 21,14; 57,8; musicali, allude al l’accompagnamento dei can­
68,5.33; 101,1; 104,33 ecc.; già l’ug. daccanto ti liturgici mediante strumenti musicali (cfr.
a dmr in RS 24.252, r. 3 fUgaritica V,551]; cfr. anche Kraus BK XV,XVilI; per gli strumenti
S.È.Loewenstamm, VT 19, 1969, 464-470; musicali nell’AT cfr. H.Greflmann, Musik und
zmr pi. nell’AT 45x, inoltre zàtnìr «canto» Musikinstrumente im AT, 1903; S.B.Finesinger,
6x, zimrà « il suonare, musica » 4x, mizmòr Musical Instruments in thè OT, HUCA 3,
«salmo» 57x, solo nei titoli dei salmi), -*hl! 1926, 21-76, M Wegner, Die Musikinstrumente
pi. «lodare» (Ger 20,13; cfr. Is 42,10 l'hillà ), des Alten Orients, 1950; inoltre BRL 389-394;
->rnn «esultare» (Sai 59,17) e -+brk pi. «lo ­ C.Westermann, RGG IV, 1201-1205; E.Wer­
dare » (Sai 96,2). ner, IDB 111,457-476, con bibliogr.; G.Wallis,
Nell’opera cron., ad eccezione di 2Cron 9,11 (= BHH 11,1258-1262).
IRe 10,12) e 35,25 (part. q.), sir è attestato
esclusivamente al part. poi. mesòrèr\ serve a Lo stretto legame col culto è attestato dalle
designare i cantori che ufficiano nel tempio espressioni composte con sìr. sìr tehilla « canto
(Esd 2,41.65.70 ecc.; Neem 7,1.44.67.72 ecc.; di lode» (Neem 12,46); sir hamma‘alOt «canto
ICron 6,18; 9,33 ecc.; 2Cron 5,12.13 ecc.) e si di pellegrinaggio» (Sai 120-134; cfr. Kraus,
incontra frequentemente negli elenchi accanto BK XV,XX-XX1I); sìr Ifnukkat habbàjil
a termini che designano altri funzionari del « canto per la dedicazione del tempio » (Sai
culto come kòlfnìm « sacerdoti », le\vijjìm 30,1); sìr Sijjòn «canto di Sion» (Sai 137,3);
«leviti», sd‘arìm «portieri» e netìnìm «servi sir bèl Jhwh « canto del tempio di Jahwe »
del tempio» (cfr. Esd 2,70; 7,7; Neem 7,72; (ICron 6,16; 25,6).
10,29.40; I2,44s.). In una serie di salmi troviamo all’inizio un in­
Anche il sost. sìr designa principalmente il vito alla lode espresso con degli imperativi: si
canto liturgico; tuttavia sìr può essere usato esorta a cantare a Jahwe un «canto nuovo»
anche col significato generale di «canto, canti­ {sìr hàdas\ Is 42,10; Sai 96,1; 98,1; 149,1; cfr.
co» (cfr. Gen 31,27; Is 23,16; 24,9; Ez 26,13; Sai 33,3; 40,4; 144,9; -»hadas 4b). Questo can­
33,32; Am 8,10; Prov 25,20; Eccle 7,5; 12,4). to nuovo corrisponde alle nuove gesta di Dio;
30x sir si trova nei titoli dei salmi come desi­ solo con un canto nuovo si può rispondere
gnazione di un salmo, spesso insieme a mizniòr ogni volta all’azione nuova di Jahwe (cfr.
(Sai 30; 45; 46; 48; 65-68; 75; 76; 83; 87; 88; Kraus, BK XV,677s.; Westermann, ATD
92; 108; 120-134). L’uso parallelo di sìr e 19,85 = ital. 129s.).

809 T tf sir CANTARE 810


Il sost. sTi'à (vd. sp. 2) non designa solo un canto li­ 42, r. 7s.) ed a Qumran - con valore religioso - 4Q
turgico, ma anche dei canti del lutto profani (Is 5,1 TcstLcvi 1,15: «[Per tjrovare la tua misericordia
canto della vigna; 23,15 «canto della prostituta »); in davanti a te» (J.T.Milik. RB 62, 1955, 400); va col­
Deut 31, poi, indica un poema didascalico. locato qui anche skh (af.) costruito con l’inf. in IQ
GenAp 21,13: «Renderò la tua discendenza come la
5/ Nei testi di Qumran sir non è attestato. La polvere della terra, senza che nessuno trovi/ottenga
traduzione del verbo nei LXX non è uniforme; di contarla » (cfr. Vogt, l.c. 166a; vd. anche Fitz­
myer, GenAp 134, che qui pensa ad un af. con signi­
sir viene però tradotto in genere con aSeiv. Il ficato di « potere » - analogamente al significato del
sost. s7r viene tradotto in prevalenza con y&rri; gr. EupCoxeiv seguito dall’inf, in Le 6,7, cfr. W.Bauer,
accanto ad ao-pa sono usati anche upvoq (Is Griechisch-deutsches Wòrterbuch zu den Schriften
42,10; Neem 12,46) e ij»aXp.óq (Sai 46,1; 65,1). des NT, 51958, 643s.).
Cfr. in proposito H.Schlier, art. à5w, ThW
1,163-165 (= GLNT 1,439-444); G.Òelling art. b) NelPebr. il significato della radice skh è, ai
upvoq,ThW Vili,492-506. contrario, «dimenticare». Del verbo skh si in­
R.Fìvker contrano accanto al qal « dimenticare » il ni.
« cadere in oblio, essere dimenticato », il pi.
«far cadere in oblio» (Lam 2,6; cfr. Eccli
11,25.27 e vd. Jenni, HP 229), l’hi. «far di­
menticare» (Ger 23,27) e l’hitp. «essere di­
menticato» (Eccle 8,10). Come derivazione
fD tf skh D IM E N T IC A R E nominale dalla radice è attestato l’aggettivo
sàkéah «dimentico» (Is 65,11; Sai 9,18), basa­
to sulla forma nominale qatil (Meyer 11,25).
1/ La radice skh oltre che in ebr. è attestata
anche in aram., dove però ha un significato di­ I l Le forme della radice skh compaiono nel-
verso. PAT complessivamente 122x, 104x nelle parti
a) NeU’aram. (vd. KLB 1130a) la coniugazione ebr. dcll’AT (qal 86x: Sai 31x, Deut I3x; ni.
ha./af. del verbo skh significa «trovare», la 13x; pi! lx; hi. lx; hitp. lx; sàkèah 2x) e 18x
coniugazione riflessivo-passiva hitpe./itp. signi­ nelle sezioni aram. (ha. 9x; hipte. 9x). La radi­
fica « trovarsi » (Cowley nr. 34, r. 4; J.Starcky, ce manca nei seguenti libri: Es-Num, Gios,
Inventaire des inscriptions de Palmyre X, 2Sam, IRe, Gioe, Abd-Mal, Rut, Cant, Est,
1949, nr. 127, r. 3 txt?) ed « essere trovato ». Neem-2Cron.

Questo significato sia neU’arani. bibl. (vd. E.Vogt, 3/ Come contrario di —zkr «ricordare»
Lexicon Linguae Aramaicae Veteris Testamenti, (Gen 40,23; Deut 9,7; ISam 1,11; Is 17,10;
1971, I65b-I66a) sia nell'aram. imperiale (DISO 23,16; 54,4; Sai 9,13; 137,5s.; Giob 11,16;
299) è espresso con due sfumature:
24,20; Prov 31,7; cfr. zikkàròn/zékcer in Eccle
(1) «trovare» nel senso di «scoprire attraverso ri­ 2,16; 9,5), skh, al pari del suo sinonimo nsh
cerca, indagine, investigazione », così, p.e. in Esd (par. a skh in Deut 32,18 txt em, cfr. GK §
4,14s. in parallelo con j d ‘ «sperimentare»: «Infor­
miamo il re perché si facciano ricerche (bqr pa.) nel 75s), significa «dimenticare» nel senso che
libro delle memorie dei tuoi padri; tu troverai nel li­ persone e cose sono temporalmente o spazial­
bro di memorie e constaterai che quella città è una mente « lontane » (« lontano dagli uomini » in
città ribelle» (cfr. Esd 4,19), o in Ah. 34s.: «(Questo Giob 28,4, riferito ai minatori sottoterra) o chc
Àhiqar), tu devi cercare (b'h) un luogo dove lo trove­ sono « nascoste agli occhi » {Is 65,16), « escono
rai, [e Io ucciderai] » (clr. P.Grelot, Documents ara- dalla mente » a una persona (Deut 4,9), cosic­
méens d’Égypte, 1972, 449, e vd. Ah. 76); - con que­ ché non si è più consapevoli di loro, non le si
sto valore il verbo viene usato per indicare la scoper­ percepisce più (cfr. i verbi che nel parallelismo
ta di persone (Dan 2,25; 6,12; cfr. Cowley nr. 34, r.
4 ed a Qumran 1Q GenAp 22,7) e di cose (p.e. un vengono muniti di negazione: r’h «vedere»:
rotolo scritto: Esd 6,2; un motivo di accusa: Dan ISam 1,11; Sai 10,11 e jd ' ni. «essere percepi­
6,5s.; cfr. Cowley nr. 27, r. 2.13; nr. 38, r. 6s., o altre to, sentito»: Gen 41,30s.). Accanto a questo si­
cose: Dan 2,35; 6,24; cfr. Cowley nr. 30, r. 14; nr. gnificato skh esprime implicitamente anche il
38, r.3s. ed a Qumran: 1Q GenAp 21,19), inoltre per trascurare ciò che sta davanti agli occhi (un co­
il riconoscimento di certe capacità o di certe proprie­ vone nel campo dove si miete: Deut 24,19; or­
tà di alcune persone (la « luce, intelligenza e sapien­ namento e cintura [?]: Ger 2,32). Oppure deri­
za straordinaria» di Daniele: Dan 5,11 s. 14; l’inno­ va dal fatto che nella coscienza si sovrappon­
cenza di Daniele: Dan 6,23s.; vd. anche per Phipte.
Dan 5,27: «tu sei stato pesato sulla bilancia e sei gono avvenimenti ed impegni presenti ad espe­
stato trovato mancante - ov. troppo leggero »); rienze e preoccupazioni di diversa natura, ed è
anche quanto consegue alPaver gustato bevan­
(2) « trovare » nel senso di « ottenere, conseguire »
(cfr. Frahang-i-Pahlavik c. XX9e; vd. il testo in: de inebrianti (vino: Prov 31,5.7). Il dimenticare
E.Ebeling, MAOG XIV/1, 1941, 47), così in Esd si realizza specialmente attraverso il distacco
7,16: « Tutto l’oro e l’argento che troverai in tutta la cosciente da persone, cose, impegni, esperienze
provincia di Babilonia» (cfr. Cowley nr. 13, r. 5; nr. (Giob 39,15) e linee di comportamento; tutte

811 PDtf skh DIMENTICARE 812


queste cose « vengono gettate dietro le spalle, sottolineano precisamente la durata illimitata
vengono rifiutate» (slk hi. ’a lf rè gawwó: Ez ed indispensabile della situazione presa in esa­
23,35), davanti ad esse si «nasconde il proprio me.
volto» (str hi. pànìm: Sai 10,11; 13,2; 44,25) o
si « rifiuta » il proprio soccorso (qps, di Jahwe, Con questo uso skh si trova sempre seguito dall’og­
getto in accus. o da una proposizione oggettiva (in­
riferito alla sua misericordia: Sai 77,10); riferi­ trodotta da ’èl "'scer. Gen 27,45; Deut 9,7, oppure
to a delle azioni skh può perciò acquistare il kì: Giob .39,15), raramente è usato in modo assoluto
significato di «tralasciare» (Deut 25,19; Giob (Deul 25,19; Sai 10,11; Prov 4,5) o seguito da un in­
9,27; Prov 4,5). finito, come avviene, in riferimento ad un’azione tra­
Significativo a questo riguardo è il fatto che lasciata, in Sai 102,5: «h o dimenticalo di mangiare
skh venga usato assieme a n's « rifiutare, re­ il mio pane » (cfr. anche Sai 77,10 e Is 49,l5a),
spingere» (Lam 2,6 pi.), nth min «deviare»
(Prov 4,5), ’br « trasgredire (i comandamenti) » 4/ a) Nell’uso teologico dell’AT skh «dimen­
(Deut 26,13), ‘zb «abbandonare» (Is 49,14; ticare» detto di Jahwe appartiene ai temi della
65,11 agg.; Giob 9,27; Prov 2,17; Lam 5,20), lamentazione individuale e collettiva (cfr. Gun-
sqr pi. bc «trattare con inganno» (Sai 44,18), kel-Begrich 127s.216-220). In essa la lontanan­
come contrario di nsr «custodire, eseguire (i za di Dio che gli oranti sperimentano, e che
comandamenti)» (Prov 3,1) e nel contesto di essi indicano come causa del loro stato di ne­
verbi che esprimono l’allontanamento (zùr min cessità, viene fatta risalire alla dimenticanza di
«diventare estraneo a qualcuno»; hsb lezàr Jahwe.
«considerare come estraneo»; hjh nokrì « d i­ Così skh compare in quelle espressioni tipiche
ventare un estraneo») e l’assenza (rhq hi. della lamentazione isr. che si interrogano sulla
mc'al «allontanarsi da»; hdl «mancare») ri­ causa e la durata dell’allontanamento di Jah­
spetto ad una persona prossima e familiare we, come « perché nascondi il tuo volto, di­
(Giob 19,13-15), opp. come contrario di drs mentichi la nostra miseria e la nostra oppres­
« cercare, darsi pensiero di » (Ger 30,14). sione?» (Sai 44,25; cfr. Sai 42,10; Lam 5,20);
Dna simile dimenticanza colpisce i morti « fino a quando, Jahwe, continuerai a dimenti­
(l’empio: Giob 24,20; il giusto: Eccle 8,10; in carmi, fino a quando mi nasconderai il tuo
genere: Sai 31,13; Eccle 2,16; 9,5) rispetto ai volto?» (Sai 13,2); «D io ha dimenticato di es­
loro discendenti, come pure i viventi (Gen sere clemente, o ha chiuso nell’ira la sua mise­
40,23; Is 23,16 ni.; 49,15; Ger 30,14; Giob ricordia?» (Sai 77,10); compare inoltre nel la­
19,14; 28,4 ni.; la città di Tiro: Is 23,15 ni.) ri­ mento vero e proprio, quando viene descritta
spetto ai contemporanei e particolarmente ai la situazione di miseria: « il Signore mi ha ab­
familiari più stretti: sia gli uni come gli altri bandonato, il Signore mi ha dimenticato» (Is
non vengono più ricordati, opp. non si è più in 49,14), in richieste come: «non dimenticare
relazione con loro. Nel linguaggio profano del­ per sempre la vita dei tuoi poveri... non di­
l’AT si incontrano inoltre come oggetti di skh. menticare lo strepito dei tuoi nemici, lo strepi­
cose di uso quotidiano dimenticate inavvertita­ to dei tuoi oppositori che cresce senza fine»
mente (Deut 24,19; Ger 2,32), l’ambiente ori­ (Sai 74,19.23; cfr. Sai 10,12 ed il voto di
ginario di una persona, che nella lontananza Anna: ISam 1,11) e nella professione di fidu­
viene dimenticato (Ger 50,6; Sai 45,11; 137,5), cia: « perché non per sempre il povero sarà di­
una realtà che è frutto di esperienza (Giob menticato, la speranza dei miseri non svanisce
39,15), o un impegno (Deut 25,19; Prov 31,5) per sempre» (Sai 9,19 ni.).
opp. l’istruzione del maestro di sapienza (Prov A queste espressioni della lamentazione corri­
3,1; 4,5) che viene trascurata; soprattutto, sponde la promessa negli oracoli di salvezza:
però, misfatti commessi (Gen 27,45; Ger 44,9), «dimentica forse una donna il suo bambino,
fortuna (Gen 41,30 ni.; Eccli 11,25.27) e sfor­ così da non commuoversi per il frutto delle sue
tuna passata o presente che scompaiono dalla viscere? - anche se essa lo dimenticasse, io non
memoria di fronte a una esperienza diversa, ti dimentico!» (Is 49,15, cfr. v. 14), e nell’inno
soprattutto « vergogna » (bóscet) e « ignomi­ vi corrisponde la dichiarazione: « poiché (egli
nia » (hcerpà ls 54,4), « bisogno » (sàról, ls è ) un vindice del sangue, egli se ne ricorda,
65,16 ni.), «lamento» (sl“h, cfr. H.P.Miiìler, non dimentica il grido dei miseri » (Sai 9,13).
VT 19, 1969, 365; Giob 9,27), « povertà » (rfs) Di fronte al pensiero che serve all’empio -
e « fatica » ('àmàl, Prov 31,7, cfr. Giob 11,16), come dice l’orante del Sai 10,11 - per tranquil­
«disgrazia, sfortuna» (r'h, Eccli 11,25). lizzare se stesso di fronte ai suoi misfatti: « Dio
Inversamente espressioni in cui skh è munito l’ha dimenticato, ha nascosto il suo volto, non
di negazione, come «vergogna eterna, indi­ vede più nulla», Am 8,7 - uno tra i rari testi
menticabile» (Ger 20,11; 23,40), «impegno profetici nei quali skh viene affermato di Jah­
eterno, indimenticabile» (Ger 50,5) e l’asser­ we - sottolinea che Jahwe non dimentica i de­
zione di Deut 31,21 secondo la quale il cantico litti: «Jahwe ha giurato per il vanto di Giacob­
di Mosè, che segue in Deut 32,1-43, rimarrà be: se io dimentico tutte le loro opere...!» E Os
indimenticato «sulla bocca» dei discendenti, 4,6 minaccia il sacerdote che ha contravvenuto

813 rDtf skh DIMENTICARE 814


ai doveri del suo ufficio, respingendo là cono­ Jahwe (Deut 6,12; 8,11.14.19) e delle sue azio­
scenza (hadclà'at) (di Dio) e dimenticando la ni salvifiche (Deut 4,9), ma anche della propria
istruzione (torà) divina: analogamente Jahwe - ostinazione (Deut 9,7) e dell’impegno imposto
rispondendo con simmetria alla sua mancanza da Jahwe (berlt: Deut 4,23; cfr. nel Dtr.: 2Re
- lo rigetta e dimentica i suoi figli (per la for­ 17,38) a favore di altri dei, è un incitamento
mulazione di questo detto secondo la legge del ricorrente nella parenesi dtr. All’esortazione
taglione cfr. WolIT, BK XIV, 1,97-99; N.Lohfink, diretta ad Israele perché si mantenga fedele
Bibl 42, 1961, 303-332). alla berìt di Jahwe (Deut 4,23), corrispondono
la promessa che Jahwe è un « dio misericordio­
Jahwe « ha Tatto dimenticare la festa e il sabato in so », che « non ti abbandonerà e non ti distrug­
Sion » (skh pi., Lam 2,6); è questo uno dei punti gerà e non dimenticherà la promessa (berìt) chc
principali su cui insiste il libro delle lamentazioni, in egli ha giurato ai tuoi padri» (Deut 4,31), e
riferimento agli eventi del 587 a.C. Invece il cantore
del Sai 137, che si trova con gli esiliati in Babilonia,
l’affermazione che il singolo israelita in Deut
protesta il suo legame inviolabile con Sion sotto for­ 26,13 pronuncia con una confessione liturgica,
ma di una automaledizione: « Se io ti dimentico, Ge­ quando ogni tre anni presenta l’offerta delle
rusalemme, sia dimenticata la mia destra» (Sai 137,5 decime: « non ho trasgredito né ho dimenticato
txt em, cfr. BHS, ma vd. diversamente Delitzsch 91 nessuno dei tuoi comandamenti », ed anche al
ÌS 95a]). contrario la frequente constatazione della sto­
riografia dtr. che Israele ha dimenticato Jahwe
b) Nell’uso teologico dell’AT skh viene detto (Deut 32,18; Giud 3,7; ISam 12,9): secondo la
molto più frequentemente degli uomini, so­ teologia dtr. della storia questa è la rinuncia
prattutto in riferimento a Jahwe, ma anche in fondamentale di Israele nel corso della sua sto­
riferimento alle sue manifestazioni di salvezza ria (cfr. M.Noth, Uberlieferungsgeschichlliche
e alle azioni salvifiche, compiute nella storia, Studien,21957, 103).
alla sua berìt ed ai suoi comandamenti. « D i­ Nei profeti l’uso teologico di skh compare pre­
menticare » in questi casi non si riferisce tanto valentemente in parole di rimprovero che rin­
all’azione umana del ricordare quanto piutto­ facciano ad Israele di avere dimenticato Jahwe
sto al comportamento pratico: l’allontanamen­ a favore di altri dei o di altri falsi oggetti di fi­
to effettivo e la trasgressione. ducia, opp. nell’interesse di un comportamento
Questo fatto è illustrato soprattutto da quei te­ contrario a Jahwe (Os 2,15; 8,14; 13,6; Is
sti che contrappongono la dimenticanza di Jah­ 17,10; Ger 2,32; 13,25; 18,15; 23,27; Ez 22,12;
we alle sue azioni salvifiche, alla sua berìl ed ai 23,35). Questa accusa è il fondamento che giu­
suoi comandamenti: «temere» (//') Jahwe, stifica la calamità minacciata ad Israele.
«servirlo» (bd), «giurare nel suo nome» (sb‘ Quando si tratta di simili parole di rimprovero
ni. bìsemo) (Deut 6.12s.), inoltre: con l’osser­ il verbo ha anche come oggetto: l’istruzione
vanza (nsr, smr) dei suoi comandamenti (Deut (torà) di Jahwe (Os 4,6), il male che i padri e
8,11; Sai 78,7), la lode (brk pi.) di Jahwe (Sai la presente generazione hanno commesso (Ger
103,2), e l’attendere con ansia (hkh pi.) il suo 44,9), il « monte santo » in Gerusalemme come
decreto (Sai 106,13), opp. dai testi che mettono luogo legittimo del culto (Is 65,11).
skh in parallelo con abbandonare (zb) Jahwe Raramente si incontra qui il verbo skh in altri
(Is 65,11; cfr. Ez 23,35), volgersi ad altri dei generi letterari, come nel lamento del popolo:
(hlk ’aìfrè ,(elòhim ’ahèrìm: Deut 8,19; Os «senti, sulle alture si ode il pianto implorante
2,15; cfr. anche Ger 23,27), adorarli nel culto dei figli di Israele, poiché hanno reso tortuosa
(bd «servire»: Deut 8,19; Giud 3,7; jr ’ «te­ la loro via, hanno dimenticato Jahwe loro
mere»: 2Re 17,38; hwh histafal «onorare»; Dio» (Ger 3,21); «venite, uniamoci al Signore
Deut 8,19 ecc., cfr. Deut 4,23; Ger 18,15; Os con un’alleanza eterna, che non sia dimentica­
2,15; Sai 44,21), porre la fiducia in ciò che è ta » (Ger 50,5 txt em), e nell’oracolo di salvez­
ingannevole (Ger 13,25; nei palazzi: Os 8,14), za: « chi sei tu perché tu debba temere davanti
un comportamento falso (wh hi. darkò «cam­ a uomini mortali... e dimentichi Jahwe tuo
minare alla rovescia» Ger 3,21; cfr. Ez 22,12) creatore» (Is 51,12s.); «tu dimenticherai la
e la violazione dell’impegno imposto (sqr pi. vergogna della tua giovinezza, non ricorderai
biberit «tradire l’impegno»: Sai 44,18). In più il disonore della tua vedovanza» (Is 54,4;
Giob 8,13, infine, sòkéuh ’èl in parallelo con cfr. Is 65,16 ni.).
hànèfdesigna l’empio. Solo in Deut 4,9, dove Nei salmi di lamentazione individuale e collet­
skh si trova accanto a sur millèbàb « uscire tiva, gli oranti, per affermare la loro innocenza
dalla mente», e in testi simili come Deut 9,7; e motivare così l’intervento di Jahwe (cfr.
Ger 44,9; Sai 59,12; 78,11, quando si parla del Gunkel - Begrich 132.238s.25l), assicurano
dimenticare le azioni di salvezza di Jahwe di­ di non avere dimenticato Jahwe nè la manife­
venta preminente l’aspetto del ricordo. stazione della sua volontà (Sai 44,18.21;
L’esortazione a far si che, una volta giunti nel­ 119,16.61.83.93.109.141.153.176). Inversamen­
la terra, resi presuntuosi dalla sazietà (Deut te la dimenticanza di Dio in genere (Sai 9,18;
8,10-14; cfr. Os 13,6) non ci si dimentichi di 50,22) e la dimenticanza dell’alleanza di Jahwe

815 PD# skh DIMENTICARE 816


in specie (Sai 119,139; cfr. anche Prov 2,17) nel Deut nell’espressione Fsakkèti fwm ò sàm
caratterizzano i popoli pagani e gli oppositori «fare abitare là il suo nome»: Deut 12,11;
degli oranti; secondo quanto affermano però gli 14,23; 16,2.6.11; 26,2; cfr. Ger 7,12; Neem
inni storici, la dimenticanza periodica delle 1,9; tra gli altri casi Ger 7,3.7 e Sai 78,60 sono
manifestazioni storiche di salvezza di Jahwe più o meno dubbi dal punto di vista testuale;
caratterizza di tanto in tanto anche Israele nel per il resto ancora Num 14,30), hi. 6x, sàkèn
suo complesso (Sai 78,11; 106,13.21). Per que­ 20x (Sai 6x, Ger 5x), miskan 139x (plur.
sto l’inno invita a non dimenticare i benefici di miskànlm: Ez 25,4; Sai 46,5; miskànòt I8x;
Jahwe (Sai 78,7; 103,2; cfr. anche Sai 59,12). sing. per designare il santuario centrale oltre
lOOx in P: Es 25-40 58x, Lev 4x [8,10; 15,31;
5/ A Qumran 1Q22,2,4 cambia la formula­ 17,4; 26,111, Num 39x [fuori di P anche
zione di Deut 8,14, 4QpOsb 2,3 quella di Os 16,24.27 redazionale, cfr. Noth, ATD
13,6. Per i LXX, che rendono l’ebr. skh so­ 7,105.113 e 24,5J], Gios 22,19.29; cfr. Elliger,
prattutto con ETOXavftàvEcrflaL, vd. W.tìauer, HAT 4,374 n. 18). I tre esempi nelParam. bibl.
Griechisch-deutsches Wòrterbuch zu den sono: skn q. Dan 4,18; pa. Esd 6,12; miskàn
Schriften des NT, 51958, 584. Esd 7,15.
W.Schollroff
Molto più numerosi - corrispondentemente al signi­
ficato più generale - sono le attestazioni della radice
(teologicamente meno importante) jsb «collocarsi,
sedere, abitare, rimanere»: q. 1034x(incl. il part. so­
stantivato jòsèb «abitante» in circa un terzo dei
p tf skn ABITARE casi; incl. Ez 35,9K; esci. 2Sam 19,33 ed il nome
proprio Jòsèb bassàbat in 2Sam 23,8; in Lis. manca
Gios 1,14; Ger 145x, Giud 71x, Gen 69x, ls 66x, Ez
1/ La radice skn «abitare» oltre che nelPebr. 55x, Sai 53x, Gios 52x, IRe 50x, 2Cron 49x, Deut
è attestata in parecchie lingue sem. (ug.: WUS 46x, ISam 44x, ICron 43x, 2Re 38x, Num 37x,
2Sam 29x, Lev e Zac 23x ciascuno, Es e Neem 20x
nr. 2606; UT nr. 2414; aram.: DISO 299; KJBL ciascuno. Mi llx, Rut lOx, gli altri libri l-9x), ni. 8x
1130a; LS 776; arab. sakana, Wehr 381). Nel- (Ez 5x), pi. lx (Ez 25,4), hi. 38x, ho. 2x, sàbeet «lo
l’acc. sakùnu «porre» o sim. compare in nu­ starsene tranquillo » 7x (secondo Lis.), irtdsàb « sede,
merose coniugazioni ed ha un uso notevolmen­ abitazione» 44x, lòsàb «residente (senza cittadinan­
te ramificato. - za)» I4x; aram. bibl. jtb: q. 4x, ha. lx.

Secondo Brockehnann p.e. (GVG 1,522; G.J.Thierry, 3/ skn q. usato intransitivamente significa
OTS 9, 1951, 3-5; L.Wàchter, ZAW 83, 1971, 382s.)
si tratta originariamente di una forma a prefisso s di «fermarsi, arrestarsi, dimorare» (per lo più
*kùn «star ritto», Nell’ebr. risulterebbe come signi­ con be), più raramente, con valore transitivo,
ficato fondamentale di skn «drizzare» con i seguenti «abitare» (GK § 117bb; Is 33,16; Sai 37,3;
sviluppi: «drizzare (la tenda, nel periodo nomadi- Prov 2,21 ecc.). Dal verbo non si può ricavare
co) » > « prendere dimora » > « fermarsi, abitare » (cfr. nulla sul modo e la durata del soggiorno; per
Thierry, Le.). Questa etimologia può essere in sé giu­ questo è determinante solo il contesto. Ad un
sta o falsa, ma in ogni caso è certo che la teoria non fermarsi stabile accennano p.e. Gen 35,22;
può avere alcuna importanza ne! definire il valore 49,13; Giud 8,11; 2Sam 7,10; Ger 25,24; Sai
semantico della radice e dei suoi derivati, L ’eventua­
le significato fondamentale che si può dedurre ha 68,7; 69,37. Il carattere duraturo dell’abitazio­
poco o nessun peso nei contesti in cui il termine vie­ ne può essere sottolineato aggiungendo le'òlàm
ne usato. . (Sai 37,27), là'ad (Sai 37,29) oppure ledòr
wàdòr (Is 34,17) col sign. « per sempre, in eter­
Oltre alla coniugazione fondamentale si incon­ no » ecc. In certi casi si tratta di abitare in ten­
trano nell’AT anche il pi. «insediare» (cfr. de (p.e. Gen 9,27; Giud 8,11; cfr. Gen 14,13;
JeStìf HP 92s.) e l’hi. «fare abitare», inoltre 16,12).
l’aggettivo verbale sostantivato sàkèn « vicino, La forma participiale sàkèn significa anzitutto
confinante » (BL 464) ed il sost. miskàn « abi­ « abitante » (così in Is 33,24 par. jòsèb « dimo­
tazione». NelParam. bibl. compaiono con il rante»); il contesto o l’uso di un suffisso confe­
medesimo significato }kn q., pa. e miskàn. Per riscono spesso il sign. «vicino, confinante»
il nome di persona S*kanjàfhù) cfr. Noth, IP (così Ger 6,21; Sai 31,12 par. mejitddà‘ «per­
194.215.219 (ma anche idMJSS 1, 1956, 325); sona nota »; 44,14; Prov 27,10 ecc.).
inoltre Grondahl 192: J.K.Stark, Personal Nella lingua profana miskàn significa « abita­
Names in Palmyrene Inscriptions, 1971, 114a. zione, dimora», p.e. Is 22,16; 32,18; Ger
51,30; Ab 1,6; Sai 78,28; Cant 1,8; par -bàjit
2/ skn q. compare nelPAT ebr. 11 lx (Sai «casa»: Sai 49,12; Giob 39,6^ par. màqòm
20x, Is 13x, Ger e Giob lOx ciascuno, Num «luogo»: Giob 18,21; par. 'òhcel «tenda»:
9x, Gen 7x, Deut 6x, [solo 12,5 txt? e Num 24,5; par. tira «accampamento»: Ez
33,12-28, non quindi nel Deut vero e proprio], 25,4. Dall’analisi dei testi risulta che miskàn
Es, Ez e Prov 5x ciascuno), pi. 12x (di cui 6x in sé non significa « tenda » ma piuttosto « abi­

817 p t f skn ABITARE 818


tazione » in senso generale, anche se una tenda pera dtr. nè in quella del cron. (qui con sùm o
può essere designata col termine miskàn. hjh senza differenza nel significato). Si sottoli­
nea che la dimora di Jahwe è limitata all’abita­
Resta incerto se nel difficile testo di Sai 68,19 si pos­ zione del suo nome (cd. teologia del Nome,
sa supporre per skn il sign. «sottomettersi» (KBL —sèm). Sembra che in questa formula si tratti
971a secondo G.R.Driver, JThSt 33, 193 1/32, 43).
di un ampliamento tardivo del l’antica formula
4/ Anche per l’uso di skn nel linguaggio reli­ cultuale; l’idea skn non sarà certo proto-
gioso bisogna partire dal sign. «abitare». Dio deuteronomica. Bisognerebbe vedere se una
abita neH’accampamento in mezzo al suo po­ nozione proveniente dalla tradizione del tem­
polo (Num 5,3), nella terra in mezzo agli israe­ pio di Gerusalemme non sia stata inserita più
liti (Num 35,34), in Israele (Es 25,8; 29,45.46; tardi nel testo. Rimane tuttora dubbio se per
Num 35,34; IRe 6,13; Ez 43,9), sul monte spiegare la nostra formula si possa ricorrere al­
Sion (->Sijjòn 4b; Is 8,18; Gioe 4,17.21; Zac l’espressione sakan sumsu, nota dalle tavole di
8,3; Sai 74,2; cfr. Sai 68,17), in Gerusalemme Amarna (EA nr. 287,60; 288,5s.).
(Zac 2,14.15; 8,3; Sai 135,21; ICron 23,25), in c) Col nome miskàn P suppone già per il tem­
luogo eccelso e tra coloro che hanno lo spirito po del deserto un santuario, come esso è inteso
contrito (Is 57,15, cfr. però Westermann, ATD dalla successiva tradizione del tempio di Geru­
19,260.262 = ital. 391.394). Si tratta di una salemme. Certo determinare quale rapporto
vera abitazione, di un soggiorno duraturo, e esista con un’antica tradizione della tenda
non di una sosta provvisoria. Secondo IRe (’éhcel mò'èd, —f d 4b; pensato come un san­
8.12 Jahwe abita nell’oscurità della nube tuario dove la divinità appare?) è un problema
('aràfosl, cfr. ug. 'rpt «nube»; si veda Es 20,21; difficile (bibliogr. scelta: A.Kuschke, Die
24,15; Sai 18,12; 97,2; vd. Noth, BK IX, 182; Lagervorstellung der priesterschriftlichen
-> ‘ànàn). Erzahlung. ZAW 63, 1951, 74-105; F.Dumer-
Di difficile spiegazione è l'affermazione di Deut 33,16 muth, Zur deuteronomischen Kulttheologie
sókèn sencè « che abita nel roveto » (GK § 901). Se qui und ihren Voraussetzungen, ZAW 70, 1958,
si pensa a Dio, il richiamo spontaneo a Es 3,2ss. non 59-98; L.Rost, Die Wohstatte des Zeugnisses,
può apportare niente di decisivo per la spiegazione del FS Baumgartel 1959, 158-165; W.(H.) Schmidt,
testo; niente infatti fa pensare che in Deut 33,16 si miskàn als Ausdruck Jerusalemer Kultsprache,
pensi ad una dimora provvisoria, come pare invece es­ ZAW 75, 1963, 91 s.; S.Lehming, Erwàgungen
sere il caso per Es 3. Come sempre quando si tratta zur Zelttradition, FS Hertzberg 1965, 110-132;
della dimora di Dio, anche in questo testo skn ha il
sign. «abitare» (S.R.Driver, Deuteronomy, 31902 M.Gorg, Das Zelt der Begegnung, 1967; R.de
[1952],406: « possibly survival of an ancient. belief » [= Vaux, « Le lieu que Yahvé a choisi pour y éta-
« forse sopravvivenza di una credenza antica »]; M.A. blir son nom », FS Rost 1967, 219-228, con
Beek, Der Dombusch als Wohnsitz Gottes, OTS 14, bibliogr.; M.Metzger, Himmlische und irdische
1965, 155-161, pensa che l'immagine derivi dalle con­ Wohnstatt Jahwes, UF 2, 1970, 139-158;
cezioni religiose dei nomadi). R.von Ungern-Sternberg, Das « Wohnen im
Hause Gottes», KuD 17, 1971, 209-223;
In Es 40,35 la nube dimora sulla tenda del K.Koch, art 'hi, ThWAT, 1,128-141 = GLAT
convegno, in Num 9,I5ss. sul miskàn (il fatto 1,254-280, con bibliogr.).
che in questi casi si tratti di qualcosa di prov­ Non è assolutamente necessario che Ja tradi­
visorio non ha niente a che fare col significato zione della tenda e la tradizione-mrè/càw siano
del verbo skn in sé). Secondo Es 24,16 la « glo­ entrambe israelitiche; è possibile che la tradi­
ria » di Jahwe (kàbòd) abita sul monte Sinai; zione della tenda fosse genuinamente isr. e l’al­
in Sai 85,10 sembra si parli di una dimora del tra no. Si può supporre che gli israeliti abbiano
kàbòd nella terra (1 kebòdò « la sua gloria »?). conosciuto la parola miskàn col sign. speciale
b) Per quanto riguarda i testi con skn pi. si di «abitazione di D io» a Gerusalemme, e
deve ricordare anzitutto la formula «fare abi­ quindi all’inizio della monarchia. È possibile
tare il suo nome » (vd. sp. 2). Fuori del Deut la forse che essa sia stata ripresa da una tradizio­
formula si trova solo in Neem 1,9 (dipendente ne gebusea? Allora anche la formula con skn
dal Deut). Non sono certo che anche in Ger pi. potrebbe in ultima analisi essere riportata a
7.12 (Silo, il luogo dove Jahwe un tempo fece questo ambiente religioso-cultuale.
abitare il suo nome) si abbia una fraseologia In questo contesto cir. miskenè ’aljòn « abitazioni
dtn. (cfr. Ger 7,3.7 dove si può leggere il pi. o dell’Altissimo» Sai 46,5 e Pug. dr il Imsknthm «la
il q.; da questi due passi potrebbe essere deter­ stirpe degli dei verso le loro dimore » (128 [= III K =
minato l’uso del verbo nel v. 12). Nel Deut la Herdner, CTA 15] IIF, 19; cfr. H.Schmid, Jahwe und
formula si alterna con làsùm semò « porre il die Kulttraditionen von Jerusalem, ZA W 67, 1955,
suo nome» (Deut 12,21; 14,24; questa espres­ 168-197; Schmidt, l.c. 91).
sione potrebbe essere un’aggiunta dtr.), oppure
essa manca dopo « il luogo che Jahwe... sce­ d) Come altri termini che esprimono l’idea di
glie». L’espressione non è attestata nè nell’o­ abitazione di Dio si possono ricordare: jsb

819 p t f skn ABITARE 820


«abitare» e «sedere in trono» (vd. sp. 2; p.e. 300-302; come cananeismo forse sulufatu
IRe 8,13 riferito al tempio di Gerusalemme; «missione» in EA 265,8; cfr. KBL II30b; LS
Sai 9,12 jòseb Sijjòn «che siede sul trono in 780b). Le supposte corrispondenze acc. e arab.
Sion»; Sai 2,4 jòsèb bàssàmàjim «che siede sono incerte o troppo distanti (cfr. f. gli a.
sul trono nel cielo»; cfr. Sai 123,1) e mòsàb G.Dossin, Studia Mariana, 1950. 58; Zorell
«abitazione» (Sai 132,13; cfr. anche Ez 28,2; 849b; L.Kopf, VT 8, 1958, 207-209); fuori del
l’immagine del « sedere in trono » che conver­ semNO., ad ogni modo, l’idea dell’inviare vie­
ge con quella di «dimorare» risulta chiara ne espressa mediante altri verbi, ncH’acc. p.e.
dall’uso del termine lassi1’ \ <seggio, trono», mediante sapóni (cfr. anche —sSjcer 1), nel
p.e. ls 6,1 [kissè, nell’AT 135x, di cui in IRe sem. meridionale mediante l ’k (anche ug.;
34x, Sai 18x, Ger I7x]), inoltre màkón «luo­ —mal’àk).
go » (màkòn lesibtckà « luogo dove siedi in tro­ Nell’AT si incontrano Pebr. slh q., ni., pi., pu.
no» Es 15,17; IRe 8,13 = 2Cron 6,2; simil­ e hi., l’aram. slh q. (anche pass.). Derivazioni
mente nfkòn sibVkà IRe 8,39.43.49 par. Sai nominali sono i sostantivi verbali che corri­
33,14; —kfin), mà'òn «luogo di soggiorno» spondono ai diversi usi di slh: mislàh nelle
(Deut 26,15; Ger 25,30; Zac 2,17; Sai 26,8 espressioni mislah sòr « luogo dove si manda­
ecc.); cfr. anche neH’aram. bibl. srh q. Dan no (a pascolare) i buoi» (Is 7,25) e mislah jàd
2,22 «la luce dimora presso di lui»; —bàjit', «dove si mette la mano» («guadagno» Deut
—qds. Per il materiale e per lo studio del rap­ 12,7.18; «affare» Deut 15,10; 23,21; 28,8.20),
porto storico esistente tra le diverse concezioni, mislòah «invio, spedizione» (Est 9,19.22) e
cfr. Metzger, l.c. mislòah jàd « dove si stende la mano » (Is
11,14), mislàhat «emissione, delegazione» (Sai
5/ Dio abita nel cielo. Per indicare la sua pre­ 78,49) e «congedo» (Eccle 8,8). Al significato
senza e la sua manifestazione sulla terra sarà particolare di slh pi. «metter fuori (radici, ger­
usato in seguito soprattutto il termine S*kìnò mogli) » corrisponde il plur. selùhòi « tralci »
(F« abitare »). In questo modo da una parte (Is 16,8) e presumibilmente selàhìm «germo­
si conserva pienamente la trascendenza di Dio, gli» in Cant 4,13 txt? (cfr. Gerleman, BK
dall’altra si esprime la sua presenza sulla terra. XVIII, I59s.; diversamente Rudolph, KAT
In un senso speciale la sekìnà si manifesta nel XVII/2,151). II sostantivo verbale sillùhJm
santuario ed in determinate circostanze perce­ (plur.), derivato dalla coniugazione con rad­
pite come più o meno sacre. Serva come esem­ doppiamento della seconda radicale, significa
pio Es 25,8 TM «abiterò in mezzo a loro», probabilmente «dono, dote» (IRe 9,16 e Mi
nel targum Onkelos « farò abitare tra loro la 1,14, secondo G. del Olmo Lete, Bibl 51,
mia sekìnà ». Resta da vedere fino a che punto 1970, 414-416, anche in Es 18,2, dove normal­
si voglia indicare una ipostatizzazione con que­ mente si traduce con «congedo»), anche qui
sto termine. Per Ykìnù. cfr. p.e. StrB 11,314s.; in conformità con le sfumature di significato di
A.Cohen, Everyman’s Talmud, 1949, 42ss. slh pi. (IRc 20,34 «regalare», cfr. A.S.van der
Nei LXX e nelle altre traduzioni gr. per rende­ Woude, ZAW 76, 1964, 188-191, che cita l’ug.
re skn si usa nella maggior parte dei casi slh in 2Aqht [= IID] VI,18.28 e 77 [= NK],2I;
(xaTa)crxT]voOv, per sàkèn y^twv. Come tra­ ma cfr. anche (Ih, UT nr. 2682).
duzione di miskàn si trova enciqvT) (circa lOOx;
questa parola traduce solitamente anche È incerto se appartenga alla nostra radice stélah
« dardo (o sim.) » (Gioe 2,8, cfr. Rudolph, KAT
'òhcel), più raramente cncrivfjj[ia. Da queste tra­ XIII/2,52s; Giob 33,18 e 36,12, cfr. Fohrer, KAT
duzioni non si può concludere che ci sia stato XVI,453s.473; Neem 4,11.17 txt?; 2Cron 23,10;
più tardi un mutamento della concezione della 32,5) e forse anche sAtah «acquedotto» (Neem 3,15,
dimora, nel senso di un abitare provvisorio in­ cfr. Rudolph, HAT 20,118; cfr. sìlò“h Is 8,6, Wild­
vece di un’abitazione duratura. La traduzione berger, BK X,323). Invece non appartiene certamen­
dei LXX potrebbe essere influenzata dalla somi­ te alla nostra radice sulhan «tavolo» (71x; cfr. ug.
glianza fonetica tra Pebr. skn ed il gr. cntTivT).Cfr. llhn, WUS nr. 2870; UT nr. 2681) che a motivo del
W.Michaelis, art. cntr|VT|, ThW VII,369-396 (= corrispondente ug. non va nemmeno accostato all’a-
GLNT XII,449-522), anche per i passi nts. ram. .^//i/arab. sl(j «scuoiare» (KBL 976s., corretto
in Suppl. 190a).
A.RJfulst Per i nomi di persona formati con slh cfr. Noth, IP
173; F.L.Benz, Personal Names in thè Phocnician
and Punic Inscriptions, 1972, 416.

2/ Il verbo ebr. si trova nell’AT 847x (inoltre


rb ti 'slh (NVIARE nell’aram. I4x); in particolare q. 564x (incl.
ICron 8,8, cfr. Rudolph, HAT 21,76; frequen­
te soprattutto nelle parti narrative: 2Re 63x,
1/ La radice slh «inviare» è diffusa nel sem­ Ger 62x, 2Sam 53x, ISam 45x, IRe 40x, Gen
NO. (ug.: WUS nr. 2610; UT nr. 2419; iscri­ 36x, 2Cron 33x, Es 27x, Giud 26x, Sai 24x,
zioni e papiri fen., ebr. e aram.: DISO Num 23x, Is 20x, Gios 19x, Est e ICron I4x

821 nbti slh INVIARE 822


ciascuno, Ez I3x, Nccm 12x, Zac e Giob 8x 9,14; 23,28; Gios 24,12; Ger 25,16.27; Sai
ciascuno, Deut 6x, Prov 5x, Gioe e Mal 2x 105,28; 135,9; Lam 1,13) o benefici (Gioe
ciascuno, Os, Am, Abd, Mi, Agg, Cant, Lara, 2,19; Sai 20,3; 43,3; 57,4b; 78,25; 111,9; Giob
Dan ed Esd lx ciascuno), pi. 267x (Es 46x, 5,10; vd. st. 4b).
Gen 29x, Ger 27x, ISam 22x, Deut 16x, Ez
14x, Giud e Giob llx ciascuno, Is lOx, Lev, c) Nel maggior numero dei casi (circa 450x)
2Sam e Sai 9x ciascuno, IRe 8x, 2Re e Am 7x slh q. ha il sign. « mandare qualcuno (con un
ciascuno, Num 6x, Prov 5x, Gios e 2Cron 4x incarico definito, come messaggero ecc.) » (Gen
ciascuno, Mal e ICron 3x ciascuno, Zac 2x, 24,7.40; 32,4; 37,13.14 ecc.) o, frequentemente
Os, Gioe, Abd, Eccle e Neem lx ciascuno), con ellissi dell’oggetto personale e solitamente
inoltre pu. lOx, hi. 5x e ni. lx. Per i sostantivi senza menzione delPogg. «parola» (Prov 26,6)
vd. sp. L o «lettera» (2Sam 11,14; 2Re 5,5), col sign.
«mandare un messaggio» o «affidare un inca­
3/ Comune a tutti i diversi usi del verbo slh è rico» (Gen 20,2; 27,42.45; 31,4; 32,6; 38,25;
il fatto che un oggetto appare posto in movi­ 41,8.14 ecc.). Per l’uso delle preposizioni e per
mento in una direzione che lo allontana dall’a­ le singole costruzioni vd. i dizionari.
gente. Se l’oggetto mantiene un legame con l’a­ d) Nel pi. (pu.) i significati della coniugazione
gente risulta in italiano il sign. «stendere (la fondamentale assumono una trasformazione in
mano/il bastone)» (a); nel significato fonda­ senso terminativo (cfr. Jenni, HP 193-199), e
mentale «inviare, mandare», che implica una corrispondono relativamente di rado ad (a) col
separazione completa, si può distinguere tra un sign. «stendere (la mano)» (Prov 31,19.20
invio di oggetti pensati come passivi (b) ed un «tenere steso») e «tenere steso, allargato (ra­
invio tale che l’oggetto (soprattutto personale) dici, rami, tralci)» (Ger 17,8; Ez 17,6.7; 31,5
esegue attivamente un ordine (c). I significati txt?; Sai 44,3 txt?; 80,12; vd. sp. I per selùhòt e
corrispondenti del pi./pu. hanno valore termi­ selàhìm) o corrispondono a (c) col sign. « man­
nativo (d). dare qualcuno» (p.e. ls 57,9; 66,19; pu. «esse­
a) Circa 70x slh ha il sign. « stendere ». Accan­ re mandato» Abd 1; Prov 17,11; Dan 10,11),
to all’ogg. «m ano» (jàd Gen 3,22; 8,9; 19,10; più spesso corrispondono a (b) col sign. « man­
22,10.12; 37,22; Es 3,20; 4,4.4; 9,15; 22,7.10; dare qualcosa, spedire» o sim. (circa 70x: per
24,11; Deut 25,11 ecc.; jàmìn «destra» Gen il sign. «regalare» vd. sp. I; con sogg. Jahwe
48,14; con ellissi dell’ogg. 2Sam 6,6; 22,17 = «scatenare [una piaga] su qualcuno/qualcosa»
Sai 18,17; Abd 13 txt?; Sai 57,4a txt?; cfr. Es 15,7; 23,27; Lev 26,25; Num 21,6 ecc., vd.
P.Humbert, Etendre la main, VT 12, 1962, st. 4b). Nel pi. ricorre più frequentemente —in
383-395, che enumera i diversi usi e delimita il corrispondenza con il raro significato qal « la­
significato del verbo rispetto a nth q./hi. « in­ sciare andare» (Gen 42,4; 43,8; 49,21 part.
clinare, staccare, deviare» e «stendere»; un pass, «cerva fuggitiva[?j ») - il sign. « manda­
altro sinonimo con ogg. jàd è l’apaxlegomenon re via, accompagnare via, lasciar andare, libe­
hdh q. in Is 11,8, cfr. Wildberger X,438, con­ rare, far volare, lasciar libero corso, rilasciare,
tro J.Reider, VT’2, 1952, 115; —jàd Ac), a vol­ far andare via» (circa 175x; Gen 3,23;
te in espressioni con significato traslato per de­ 8,7.8.10.12; 12,20; 18,16 ecc.; del ripudio di
signare un’impresa ostile (« mettere le mani su una donna Deut 22,19; 24,1.3; Is 50,1; Ger
qualcuno/qualcosa, usurpare» Gen 37,22; Es 3,1.8; ICron 8,8 txt em; pu. Is 50,1; vd. sp. 1
22,7.10; 24,11; Est 2,21 ecc.; aram. Esd 6,12 per sillùhìm).
«osare») o più raramente un’impresa neutrale L’hi. è causativo-intcmo c perciò viene ad essere
o amica (Sai 144,7; Giob 28,9; cfr. 2Sam 22,17 molto vicino al qal nel sign. «mandare, scatenare
= Sai 18,17 e l’espressione mislah jàd , vd. sp. (piaghe) su» (Es 8,17; Lev 26,22; 2Re 15,37; Ez
1; aram. Dan 5,24), si incontrano come ogg. 14,13; Am 8,11; ogni volta con Jahwe come soggetto
anchi; Jcesba‘ «d ito» (Is 58,9 segni col dito e con accentuazione depistante in cui l’azione inizia,
come gesti di derisione), mattct « bastone » cfr. Jenni, HP 252s.).
(ISam 14,27; Sai 110,2 «scettro»; cfr. Giud
6,21 mis'ancet «bastone»), maggàl «falce» 4/ Circa un quarto dei testi al qal e al pi.
(Gioe 4,13) e z'mòrà «tralcio(?)» (Ez 8,17, hanno Jahwe/Dio come soggetto. La maggior
cfr. Zimmerli, BK XI1J, 195.222). parte dei significati del verbo sono attestati an­
che nell’uso teologico; nel qal (a) il significato
b) In circa 40 casi slh q. con un oggetto imper­ più importante è « mandare qualcuno », nel pi.
sonale indica l’invio di regali e di merci (Gen (b) quello di « mandare/lasciar andare qualcosa
32,19; 38,17.20.23; 45,23.27; 46,5; Giud 3,15; contro ».
ISam 16,20; IRe 15,9; 2Re 16,8; Is 16,1; Est
4,4; Neem 8,10; ICron 19,6; 2Cron 2,2.7.14; a) Tra i significati del qal presentati in 3a rien­
8,18; 16,3), il lancio di frecce (2Sam 22,15 = trano in questo contesto le espressioni usate
Sai 18,15; Sai 144,6) e, sempre con Dio come metaforicamente «stendere (la mano)» in sen­
soggetto, if mandare ed il far cadere piaghe (Es so ostile (Es 3,20; 9,15; 24,11; Sai 138,7; Giob

823 Vbù slh INVIARE 824


1,11; 2,5; cfr. 2Sam 24,16 delPangelo stermi­ (Is 9,7; 55,11; Zac 7,12; Sai 107,20;
natore) o amichevole (Sai 144,7 dall’alto; cfr. 147,15.18).
2Sam 22,17 = Sai 18,17; Sai 57,4a; in Ger 1,9
quando al profeta viene data la capacità di b) Nel pi. con soggetto Dio troviamo solo
parlare) e « stendere (lo scettro) » (Sai 110,2). qualche volta alcuni significati trattati in 3d;
Un po’ più frequenti sono gli esempi di « man­ così «condurre via» (Gen 19,29 Lot; ISam
dare qualcosa » (vd. sp. 3b), cioè « tirare (frec­ 20,22 Davide), «affrancare» (Ez 13,20 perso­
ce)» (2Sam 22,15 = Sai 18,15; Sai 144,6) e, an­ ne; Zac 9,11 prigionieri), «espellere» (Gen
cora con significato ostile, « mandare elementi 3,23 dal giardino di Eden; Lev 18,24 e 20,23
di punizione)» (Es 9,14 piaghe; Es 23,28 e gli abitanti pagani della terra, cfr. Sai 44,3;
Gios 24,12 sir'à, secondo la tradizione «cala­ Ger 24,5 e 29,20 in esilio; 28,16 Anania via
broni », invece secondo KBL 817a; cfr. L.Kòh- dal paese), «ripudiare (una donna)» (Is 50,1;
ler, ZAW 54, 1936, 291; id., Kleine Lichter, Ger 3,8 Israele), « rigettare » (1 Re 9,7 txt? tem­
1945, 17-22, «scoraggiamento», Ger 25,16.27 pio), «abbandonare» (Sai 81,13 l’ostinazione;
spada; Sai 105,28 tenebre; 135,9 segni e prodi­ Giob 8,4 in potere dell’iniquità; 14,20 nella
gi; Lam 1,13 fuoco) come pure, con significato morte), «mandare» (Sai 104,30 il soffio vita­
positivo, «mandare (del bene)» (Gioe 2,19 le); «fare scaturire (l’acqua)» (Sai 104,10 sor­
grano; Sai 20,3 aiuto; 43,3 luce; 57,4b grazia; genti; Giob 12,15. far irrompere l’acqua),
78,25 cibo; 111,9 liberazione; Giob 5,10 ac­ «mandare (con un incarico)» (Gen 19,13 un
qua). Con questo gruppo vanno confrontati i angelo; Is 43,14 senza oggetto) e «mandare
numerosi casi di pi. col medesimo significato. (come messaggeri)» (Is 66,19 gli scampati ai
Il significato più frequente e quello indicato in popoli; cfr. inoltre i numerosi esempi di qal
3c « mandare qualcuno », ed a seconda dell’og­ con questo significato).
getto si possono suddividere i seguenti gruppi: Tutti gli altri esempi di pi. - soprattutto nelle
invio di potenze divine come protezione o per maledizioni e nelle minacce di calamità dei
altri incarichi (angelo: Gen 24,7.40; Es 23,20; profeti - trattano del fatto che Dio « scatena »
33,2; Num 20,16; Giud 13,8; Zac 1,10; ICron diversi elementi di punizione (riassunti in
21,15; 2Cron 32,21; il «volto» [—pànlm] di quattro piaghe in Ez 14,21; descritti generica­
Dio: Es 33,12, cfr. v. 14), invio di persone con mente in Mal 2,4 «decreto di calamità» o
commissioni che non sono in rapporto con la sim.), tra cui la spada (Ger 9,15; 24,10; 29,17;
funzione del messaggero (il popolo per una via: 49,37), i nemici (Deut 28,48; 2Re 24,2; Is 10,6
Deut 9,23; IRe 8,44 = 2Cron 6,34; singole per­ gli assiri; Ger 48,12 i « travasatori »; 51,2; Zac
sone come strumend della provvidenza; Gen 8,10 uomini gli uni contro gli altri), la carestia
45,5.7 e Sai 105,17 Giuseppe; ISam 25,32 (Ez 5,16.17), la consunzione (Is 10,16; Sai
Abigail; come salvatori: Giud 6,14 Gedeone; 106,15), animali feroci, serpenti e cavallette
ISam 12,11 la serie dei giudici; il futuro re per (Num 21,6; Deut 32,24; 2Re 17,25.26; Ger
l’unzione: ISam 9,16; persone determinate con 8,17; Gioe 2,25; Sai 78,45), la peste (Lev
una commissione: ISam 15,18.20 Saul; Is 26,25; Ez 14,19; 28,23; Am 4,10; 2Cron 7,13),
19,20 un soccorritore; Ger 16,16 «pescatori» il fuoco (Ez 39,6; Os 8,14; Am 1,4.7.10.12;
e « cacciatori » per inseguire gli empi; Ger 2,2.5), la propria ira (Es 15,7; Ez 7,3; Sai
43,10 Nabucodonosor, cfr. 25,9), ed infine l’in­ 78,49; Giob 20,23), la maledizione (Deut
vio di messaggeri di Dio, soprattutto di profeti 28,20; Mal 2,2), lo spavento e lo scoraggia­
(Mosè: Es 3,14.15; 4,13.28; 5,22; 7,16; Num mento (Es 23,27; Deut 7,20 sir'a vd. sp. 4a).
16,28.29; Deut 34,11; Gios 24,5; ISam 12,8; 1 casi con l’hi. in un contesto simile indicano
Mi 6,4; Sai 105,26; figure anonime: Giud 6,8; come piaghe i tafani (Es 8,17 ‘àròb), gli anima­
ls 42,19; 48,16; 61,1; Mal 3,1; singoli profeti li feroci (Lev 26,22), e nemici Rczin c Pecach
noti: ISam 15,1 e 16,1 Samuele; 2Sam 12,1 (2Re 15,37) e la fame (Ez 14,13; Am 8,11).
Natan; 2Sam 24,13 Gad; 2Rc 2,2.4.6 e Mal Cfr. anche nel trattato contenuto nell’iscrizione
3,23 Elia; ls 6,8 Isaia; Ger 1,7; 19,14; aram. di Sefire del sec. 8° l’elenco degli insetti
25,15.17; 26,12.15; 42,5.21; 43,1.2 Geremia; nocivi che gli dei manderanno contro Arpad
Ger 28,15 Anania; Ger 29,31 Semaia; Ez 2,3.4 nel caso di violazione del trattato (Sef. IA [=
e 3,6 Ezechiele; Agg 1,12 Aggeo; Zac 2,12 KAI nr. 222], r. 30-32, con il verbo slh).
txt?. 13.15; 4,9; 6,15 Zaccaria; Neem 6,10 Se­
maia ben Delaia; veri e falsi profeti al plurale: 5/ Nell’ebr. di Qumran bisogna sottolineare
Ger 7,25; 14,14.15; 23,21.32.38; 25.4; 26,5; l’uso speciale delPespressione slh jàd in IQS
27,15; 28,9; 29,9,19; 35,15; 44,4; Éz 13,6; 6,5, dove il sacerdote stende la mano per bene­
2Cron 24,19; 25,15; 36,15; cfr. W.Richter, Die dire il pasto. Il membro della setta che parla
sogenannten vorprophetischen Berufungsbe- contro la comunità deve essere espulso (IQS
richte, 1970, 156-158). Sono da allegare qui 7,16.17.25; 8,22). Il verbo slh pi. appartiene
anche i testi dove si parla dello spirito manda­ qui al linguaggio della scomunica; come con­
to da Dio (Giud 9,23 uno spirito cattivo), della trari si hanno —qrb «accostarsi» (IQS
sua istruzione (2Re 17,13) e della sua parola 6,16.19.22, insieme —rhq «allontanarsi») e

825 nbt27 slh INVIARE 826


ngs hi, «portare vicino» (—qrb 3a; IQS 9,16 anche il nome di una porta in ICron 26,16, ed
assieme a qrb\ cfr. 11,13; IQH 12,23; al riguardo Rudolph, HAT 21,172).
14,13.18.19; 16,12; cfr. M.Dclcor, Le vocabu-
laire juridique, cultuel et mystique de « l’initia- 3/ a) Il significato fondamentale «gettare» è
tion » dans la secte de Qumran, in: H.Bardtke chiaro ovunque. Come oggetto dell’azione può
(ed.), Qumran-Probleme, 1963, 118-123). trovarsi qualunque cosa: un bastone (Es 4,3;
Solo nelPebr. post-vtrt. si incontrano i sostanti­ 7,9.10.12), un pezzo di legno (Es 15,25), delle
vi sàlùah (vtrt. solo part. pass.) e sàllah « man­ tavole di pietra (Es 32,19), un amo (ls 19,8),
dato, à7rócrroXo<; » (sull’istituto giuridico lar­ una corda (Mi 2,5) ecc. Può anche subentrare
do-giudaico del sàlìah con la nota affermazione la sfumatura «gettar via» (p.e. Lev 14,40; 2Re
diBerakot 5,5 selùhò sai 'àdàm kfmòtò « il 7,15; Sai 2,3). Come meta dell’azione sono no­
mandato di una persona è come la persona minati con particolare frequenza il fuoco (Num
stessa», cfr. K.H. Rengstorf, art. dnroo'TÉXÀ.u), 19,6; Ger 36,23 ecc.; per fondere il metallo Es
ThW I,414ss. (= GLNT 1,1108ss.). 32,24) e l’acqua (Es 1,22; Deut 9,21; Ger
Nei LX X slh viene tradotto soprattutto con 51,63 ecc.). II verbo può avere anche il sign. di
(è^)à-KO(TTÉ)v.)tELv, più raramente con (ÈK^Énuew, « far cadere » (« versare » sale o farina sul cibo:
cfr, Rengstorf, l.c., 399-401 (= 1069-1077). 2Re 2,21; 4,41; Ez 43,24; cfr. viceversa npl hi.
«C iò che era caratteristico della parola nel­ « far cadere » e « gettare [la sorte] », Giona l ,7;
l’ambito del greco profano, non va perduto nel Sai 22,19 ecc.; similmente Giob 15,33 dell’al­
passaggio al greco biblico, ma rimane e si col­ bero che fa cadere i fiori dove il processo è in­
lega con ciò che deriva alla parola stessa dal teso in senso causativo e non - come in italia­
suo equivalente nell’AT. Bisogna tener presen­ no - concessivo [« indurre a cadere », non « la­
te inoltre che la parola nei LXX ha solo in mi­ sciar cadere»], come mostra il verbo parallelo
nima parte una coloritura specificamente reli­ hms « usare forza [= allontanare con forza] »).
giosa, così come nell’AT. ebraico» (l.c. 401 = Infine il verbo vuol dire anche « rovesciare, ab­
1074). Per il NT cfr. Rengstorf, Le. 397-448 (= battere» (Ger 9,18; Gioe 1,7, ma cfr. W.Ru­
1063-1 196); E.von Eicken - H.Lindner - dolph, FS Baumgartner 1967, 244: correzione
D.Muller, art. Apostel, ThBNT 1,31-38 (= apo­ del testo secondo l’aram. slh « togliere la scor­
stolo, DCB 127-136), con bibliogr. za », accanto a hsp « sbucciare »).
M. Delcor/E.Jenni Se meta dell’azione del gettare è un uomo e so­
pravviene come conseguenza la morte, allora
bisogna distinguere tra un’azione deliberata,
intenzionale (Num 35,20 con fdìjjà «persecu­
zione, cattiva intenzione », da sdh « perseguita­
re», che compare solo in Es 21,13 e ISam
■fi® slk hi. GETTARE 24,12; cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, 196s.) ed un’a­
zione colposa (bl'lÒ fdijja). .
Insolitamente numerosi sono i casi in cui si
1/ 11 verbo slk hi. «gettare» è attestato con dice che degli uomini sono gettati in qualche
sicurezza solo in ebr. (ho. « essere gettato »; posto: si tratta soprattutto di cadaveri (Gios
come astratto in Is 6,13 sallcékcet «abbattere» 8,29; 10,27; 2Sam 18,17; 2Re 9,25.26; ho.:
IRe 13,24.25.28; Is 34,3), ma anche di persone
o « essere abbattuto » [di un albero], cfr. BL
477; Wildberger, BK X,233s.258); va tenuta vive (Gen 37,20.22.24; Es 1,22). Il verbo può
presente anche una parola che si trova nell’i­ allora avere un significato più ampio come
scrizione di Mesa (= KAI nr. 181), r. 4, ma la «abbandonare, esporre» (Gen 21,15; Ger
cui lettura ed il cui significato rimangono in­ 38,6.9; ho. Ez 16,5), ma, soprattutto nel testo
certi: slkn « aggressore (?) ». di Geremia, è chiaro che non si tratta di un
«gettare» in senso proprio (efir. M.Cogan, A
Dal verbo qui trattato va distinta la radice slk che Technical Term for Exposure, JNES 27, 1968,
compare nei nomi di persona fen. pun., e che va in­ 133-135). In ogni caso slk hi. opp. ho. indica
dicata come slk 11 (cfr. Noth, TP 181 n. I « liberare »; in questi contesti un’azione umiliante, violen­
KAI 11,66.132: «salvare, proteggere»; F.L.Benz, Per­ ta, compiuta contro la persona.
sonal Names in thè Phoenician and Punic Inscrip- In altri due contesti particolari il processo del
tions, 1972, 416 «lo nourish. provide» [= «nutrire,
provvedere»], con rimando a M.Dahood, Psalms, II,
gettare assume un certo rilievo: le sorti vengo­
1968, 37s.80, a proposito di Sai 55,23; cfr. anche no decise gettando dei bastoni (Gios 18,8.10;
G.R.Driver, SVT 3, 1955, 85, e Zorell 852a [slk II] —goral 3a), ed il cambiamento di proprietà
per Giob 29,17). viene manifestato gettando via un sandalo del
compratore (Sai 60,10 = 108,10; per questa
2/ La statistica rileva 112 esempi dell’hi. usanza - senza il verbo - anche Deut 25,9 e
(2Re 15x, Ger 12x, Es lOx, Sai 9x, Ez 8x ecc., Rut 4,7; cfr. Rudolph, KAT XVII/1, 67s. [con
senza particolarità nella distribuzione), 13 bibliogr.]).
esempi dell’ho., più lx sallàkcet (Is 6,13; cfr.

827 Tfttf slk hi. GETTARE 828


b) In alcuni testi non si può distinguere tra un (così si può ricavare dal contesto; per l’imma­
significato proprio del verbo ed un significato gine cfr. forse le teofanie descritte sul modello
traslato. Ciò avviene quando si parla di «getta­ del temporale Sai 18,15; 48,8); secondo Ez
re via gli idoli» (Is 2,20 tiìim :; Ez 20,7.8 28,17 Jahwe precipita dal monte di Dio l’uo­
siqqùfim); ciò a cui si pensa qui non è solo mo primordiale; cfr. anche 2Re 2,16 dove la
una realtà fisica, ma anche una realtà spiritua­ ->rù°h Jhwh «getta» qualcuno da qualche
le. In parecchi testi slk hi. si riferisce solo a parte.
quest’ultima. Va qui richiamata l’espressione L’azione del gettare che Jahwe compie è rap­
slk hi. ’a ìfrè gaw/gèw «gettare dietro di sé presentata in modo meno concreto quando si
(opp. dietro le spalle)» 3a). In tre casi dice che Jahwe sradica (nts) Israele e lo getta in
oggetto è Jahwe (IRe 14,9; Èz 23,35) opp. la un’altra terra (in esilio) (Deut 29,27; anche
sua torà (Neem 9,26); si tratta di un’espressio­ passivo con slk ho. Ger 22,28 par. tùl ho.) o
ne dtr. o di un’espressione dipendente da essa che egli getta dell’immondizia su Assur (Nah
(cfr. similmente Sai 50,17, dove si ha solo slk 3,6).
hi. ’aharè). D ’altra parte l’espressione si trova Altrimenti il verbo è applicato completamente
in Is 38,17 nel linguaggio della lode individua­ all’ambito spirituale; quasi sempre esso espri­
le (rendimento di grazie del salvato, perché me un comportamento infausto di Jahwe. Ci si
Jahwe ha « gettato dietro di sé » i peccati del­ lamenta che Jahwe ha « rigettato» l’orante (Sai
l’orante). Il sign. «gettare via» è chiaro anche 71,9; 102,11; in Giona 2,4 con mc‘sùlà «nel
in s/lc pi. né/ws minncégctd « mettere in gioco profondo»); in Lam 2,1 si legge che Jahwe ha
la vita » Giud 9,17, ed inoltre nell’espressione scagliato la gloria (lifàmC) di Israele dal cielo
- qualificata positivamente dal lato religioso - sulla terra (qui si percepisce sullo sfondo l’idea
slk hi. pésa' «togliere i peccati» Ez 18,31 di «gettare via»). Si può parlare nello stesso
(inversamente Dan 8,12 «e si gettò a terra la modo anche del comportamento verso i nemici
verità »). di Israele (Neem 9,11). Frequente è la formula
- comune nel Deuteronomista - slk hi.
Anche il « gettare » intenzionale può essere in­
mc'al/mippàriim «rigettare dal proprio volto»
teso in senso traslato; si invita l’orante a getta­
(2Re 13,23; 17,20; 24,20 = Ger 52,3; Ger 7,15;
re in Dio le sue preoccupazioni (Sai 55,23, in­
2Cron 7,20); si tratta sempre del rigetto di
vito ad una confessione di fiducia nella lamen­
Israele. L’espressione slk hi. millejamm (Sai
tazione; altrimenti con lo stesso valore gli q.
51,13 con uguale significato) si ambienta nella
’cel/'al «volgere su» in Sai 22,9; 37,5; Prov lamentazione individuale.
16,3), oppure l’orante sa di essere gettato su
Un’eco positiva ha il verbo in Mi 7,19; Jahwe
Dio (slk ho. nella confessione di fiducia Sai
getta via i peccati di Israele, cioè li perdona;
22, 11).
qui va collocato anche il testo in cui Jahwe è
L’immagine del « rovesciare » sta alla base di
soggetto, nell’espressione slk hi. 'ah0rè gèw (vd.
Giob 18,7: la sua stessa risoluzione rovescerà il
sp. 3b).
malvagio.
* —
5/ Nei LX X per rendere slk hi. viene solita­
c) Accanto al verbo slk hi., usato con valore genera­ mente usato p i t s t e l v (e composti), più raramen­
le, si incontrano ncll’AT questi altri verbi che indi­
cano l’azione del gettare, in parte con un significato
te PaXXfiv (e composti). Per il materiale del
più specifico: liti hi. « gettare (lontano) », (9x; ho. 4x, NT cfr. F.Hauck, art. pàUw, ThW 1,524-527
pilpel «gettar via» Is 22,17 col sost. tallèlà «la n ­ (= GLNT U,35-42); W.Bieder. art. p u ™ , ThW
cio»), jdd q. -> góral (3a) «gettare la sorte» (Gioe VI,991-993 (= GLNT XI,985-988).
4,3; Abd 11; Nah 3,10),jdh q. «tirare» (Ger 50,14), F.Stolz
pi. «gettare (giù)» (Zac 2,4; Lam 3,53); jrh q. «get­
tare, tirare» (15x incl. part. jòm «tiratore, arciere»
ICron 10,3; 2Cron 35,23), ni. «essere colpito» (Es
19,13), hi. «tirare» (15x incl. part. mòra «tiratore,
arciere», ISam 31,3.3; 2Sam 11,24; ICron 10,3);
rmh q. «gettare» (Es 15,1.25; Ger 4,29, Sai 78,9; 0*7B slm AVERE A SUFFICIEN­
aram. bibl. q. 7x, hitpe. 5x).
ZA
4/ In un quinto dei passi il soggetto di slk hi.
è Jahwe. Raramente il verbo è usato in senso
proprio: secondo una immagine molto arcaica, 1/ La radice slm è saldamente radicata in tut­
in Gios 10,11 Jahwe fa irruzione nell’evento ta l’area linguistica sem. fin dall’epoca più an­
bellico gettando sul nemico delle pietre (secon­ tica, dove ha conosciuto un vigoroso sviluppo
dariamente interpretate come grandine); secon­ (Bergstr. Einf. 189; P.Fronzaroli, AANLR
do Sai 147,17 egli getta sulla terra del ghiaccio VIII/20, 1965, 251.263.267; W.Eisenbeis, Die
(intendendo con ciò la grandine); secondo Giob Wurzel slm im AT, 1969, 8-51). Nell’acc. si
27,22 (non è del tutto certo che il soggetto sia trova in tutti i periodi storici una molteplicità
Jahwe) egli probabilmente scaglia dei fulmini di forme verbali e nominali; accanto a salàmu

829 obti slm AVERE A SUFFICIENZA 830


esiste anche salàmu (AHw 1013s. 1015s,: radi­ q. pi./pu. hi./ho. sàldm salèm sàlcem al.
ce secondaria di slm, « essere, divenire ben di­
Gen 1 15 3
sposto, pacifico», satinili «pace, amicizia»;
— — —

Es — 18 — 3 4
cfr. Noth, GesStud f,!48s.). Nell'ug. la radice è Lev — 4 — 1 — 30
frequente e come nome e come verbo (WUS Num * — — 2 —
19
nr. 2614; UT nr. 2424; per il suo uso nell’in­ Deut — 4 1 5 3 1
troduzione delle lettere-*nsr 3 [bibliogr.]). Per Gios — -
3 2 1 3
gli esempi nel fen. pun. e nell’ebr. extrabiblico, Giud — 1 — 10 — 2
e per il vasto uso della radice nelle iscrizioni ISam — 1 — 18 — 3
aram., si veda DISO 303-305. Nei papiri di 2Sam 1 3 1 16 — 3
IRe 1 1 i 11 5 4
Elefantina slm pa. « pagare » è attestato come
2Re - 2 — 20 1 1
termine del commercio; il nome selàm viene ls 1 7/1 4 29 1 _

usato frequentemente come formula all’inizio Ger - 8/1 — 31 —

delle lettere. Anche nel sir., arab. ed et. la radi­ Ez — 1 — 7 — 6


ce assume molte forme, che ricoprono un’am­ Os — 1 — — _ —

pia area semantica. Gioe — 2 — _ — _

A iti — — — —
2 1
Il problema dell’etimologia della radice è passato di Abd — — — 1 — —

gran lunga in secondo piano, dato che maggior im­ Giona — 1 — _ —

portanza ha assunto nella ricerca la questione del si­ Mi *— — — 2 _ —

gnificato fondamentale. Per un legame etimologico di Nah — 1 —


1 1 __

slm con slh «essere senza preoccupazioni, tranquil­ Ab — — — — — _

lo», cfr. H.Torczyner, Die Entstehung des sem. Sof — — — — —

Sprachtypus l, 1916, 243. L’ambito semantico di Agg — — — 1 — —

slm. che presenta stranamente tratti costanti attraver­ Zac — — — 6 — —

so tempi e lingue diverse, fa pensare che si tratti di Mal — — — 2 — __

una dimensione elementare della vita umana, la cui Sai I I5/I —


27 _ _

designazione linguistica non può essere fatta derivare Giob 2 7 i/i 4 — —

da qualcosa d’altro. Prov — 7/2 i 3 1 1


Rut — I — —
1
NelPAT ebr. sono attestati per il verbo il qal, Cant — — — 1 _ —

il pi./pu. e Phi./ho.; vengono poi l’agg. sàlém Eccle — 3 — ì _ —

ed i sost. sàlòm, sé!asm (per designare il sacri­ Lam — — _ 1 __ __

ficio il sing. solo in Am 5,22, altrimenti il Est - — — 3 — —

plur. selàmìm) ed i sost. verbali relativi al pi. Dan — — — I — __

sillùm, sillùmà e siIlem « ricompensa », e Esd — — — 1 — —

Neem i — — — —
salmònlm « doni ». L’aram. bibl. possiede slm ICron i 6 4
— —
3
q. «essere finito» (Esd 5,16), ha. «render 2Cron i - - 6 5 5
completo» (Esd 7,19) e «abbandonare» (Dan
AT 8 89/5 13/1 237 28 87
5,26; come aramaismo slm hi. in Is 38,12.13,
cfr. Wagner nr. 310) ed il sost. Ylàm «benes­
sere, salute» (KBL 1131 b). 3/ Molto ampia è la bibliografia sulla radice
Per i nomi di persona vtrt. composti con slm slm, e soprattutto sul sost. sàlòm; citiamo solo
(trascurati in Eisenbeis, l.c.) vd. st. 3h; per il i seguenti studi: W.Caspari, Vorstellung und
materiale extrabiblico cfr. Stamm, AN Wort «Friede» im AT, 1910; J.Nibef, Der
152s.l76.294ss.; Huffmon 246s.; Buccellati Friedensgedanke des AT, 1914: Pedersen,
182; Grondahl 193; F.L.Bcnz, Personal Names Israel 1-11,311-335; G. von Rad, ThW
in thè Phoenician and Punic Inscriptions, 11,400-405 (= GLNT IH, 195-207); W.Eichrodt,
1972, 417s.; J.K.Stark, Personal Names in Pal- Die Hoffnung des ewigen Friedens im alten
myrene Inscriptions, 1971, 144b, per il dio Sa­ Israel, 1920; H. GroB, Die Idee des ewigen und
lini cfr. Haussig 306s.; F.Stolz, Strukturen und allgemeinen Weltfriedens im Alten Orient und
Figuren im Kult von Jerusalem, 1970, 181­ im AT, (1956) 21967; J.J.Stamm - H.
218. Bietenhard, Der Weltfriede im Lichte der Bi-
bel, 1959; J.Scharbert, SLM im AT. FS Jun­
2/ Il quadro seguente offre un prospetto della ker, 1961, 209-229 = K.Koch (ed.), Um das
distribuzione delle 116 attestazioni del verbo e Prinzip der Vergeltung in Religion und Rechi
delle 358 attestazioni dei nomi nelPAT ebr. des AT, 1972, 300-324; W.Eisenbeis, Die
(incl. q. di 2Sam 20,19 txt?; sotto la colonna Wurzel slm im AT, 1969; C.Westermann, Der
« a l.» sono compresi: sillùm ls 34,8; Os 9,7; Frieden (shalom) im AT, in: Studien zur
Mi 7,3; sillùmà Sai 91,8; sillém Deut 32,35; Friedensforschung 1, hrsg. von G.Picht -
salmònlm Is 1,23; cfr. anche Eisenbeis, l.c. H.E.Tòdt, 1969, 144-177; D.J.IIarris, Shalom:
57-80). L’aram. bibl. presenta 7 casi: q. lx, ha. The Biblical Concept of Peace, 1970; J.I.Dur-
2x (vd. sp. I), selàm 4x (Dan 3,31; 6,26; Esd ham, sàlòm and thè Presence of God, FS
4,17; 5,7). Davies 1970, 272-293; L.M.Pàkozdy, Der Be-

831 Ubti slm AVERE A SUFFICIENZA 832


grifi « Frieden » im AT und sein Verhaltnis nuto. Solo con un esame accurato di tutta l’a­
zum Kampfe, CV 14, 1971, 253-266; L.Rost, rea in cui il termine viene usato si può sperare
Erwàgungen zum Begriff sàlòm, FS Jepsen di trovare un impiego del termine concreto e
1971, 41-44; H.H.Schmid, salòm «Frieden» chiaro, riconoscibile come il nucleo centrale e
im Alten Orient und im AT 1971 (= Salòm, la il punto di partenza di uno sviluppo semantico
pace nell’Antico Oriente c nell’AT, 1977; bi­ documentabile.
bliogr.); O.H.Steck, Friedensvorstellungen im Risulta immediatamente che il nome sàlòm,
alten Jerusalem, 1972. Ciò che esporremo in con la sua ricca articolazione di significati, non
3a-g è frattanto apparso come articolo: G.Ger­ offre nessun punto di partenza favorevole. 11 si­
leman, Die Wurzel slm, ZAW 85, 1973, 1-14. gnificato originario e proprio di questo vocabo­
lo è stato soffocato da una molteplicità di usi
a) Un’occhiata ai dizionari dà l’impressione chiaramente secondari, ed è divenuto perciò
che l’area semantica del sost. sàlòm racchiuda difficilmente riconoscibile; cfr. G.von Rad: « E
fondamentalmente due idee apparentemente difficile trovare nell’AT un altro concetto così
affini: da una parte « pace, benevolenza », trito e comune nella vita quotidiana, e tuttavia
spesso chiaramente in opposizione a guerra e non di rado carico di pregnante contenuto reli­
inimicizia; dall’altra parte «benessere, prospe­ gioso e capace di elevarsi al di sopra del piano
rità, fortuna », dove l’accento è posto spesso delle immagini comuni, come sàlòm... Se
con forza su beni materiali concreti. Mentre sàlòm è un concetto generico della più vasta
un’opinione notevolmente antica, riscontrabile estensione, ne consegue che in quasi tutti i casi
già nei Settanta, considera come significato la parola assume un che di vago e di sfuggen­
fondamentale l’idea di « pace », oggi l’area se­ te » (ThW 11,400 = GLNT Ul,l95s.).
mantica del termine viene considerata general­ È più facile definire chiaramente un significato
mente come molto più vasta; ci si riferisce in per il verbo, e soprattutto per slm pi., il cui
particolare al complesso di idee che ruotano ambito di impiego è fissato chiaramente e con
attorno a « fortuna » e « benessere ». Come si­ precisione: slm pi. significa sempre « pagare,
gnificalo fondamentale del termine si pensa ripagare ». Come vedremo, l’idea del ripagare
quasi sempre all’idea di « completezza »: così sta al fondo di tutte le formazioni della radice
già Caspari (l.c.), e con grande efficacia Peder­ slm, e questo concetto, facilmente suscettibile
sen (l.c.), che descrive sàlòm come un concetto di sviluppi dal punto di vista semasiologico, ha
base del pensiero e della vita spirituale dell’an­ lasciato libero corso ad una grande quantità di
tico Israele. Secondo Pedersen sàlòm designa usi possibili per un sostantivo comunissimo
tutto ciò che fa parte di una vita sana, armo­ come sàlòm. A questo punto, nel considerare
niosa, il pieno sviluppo della forza di un ani­ le diverse derivazioni della radice è convenien­
mo sano. Questa spiegazione è stata accettata te partire dalla forma con raddoppiamento, sia
quasi unanimemente come un dato acquisito; perché essa è attestata con frequenza sia perché
cfr. p.e. Eisenbeis, l.c., che trova sempre il me­ il suo uso è delineato con precisione.
desimo significato fondamentale di « pienezza
e integrità » dovunque la radice sim appare b) Già nel Codice dell’alleanza slm pi. è ab­
nell’area linguistica semitica, intendendo il ter­ bondantemente attestato come termine giuridi­
mine in modo del tutto formale come qualcosa co pregnante: « pagare, risarcire ». Si tratta di
che può essere riempito di contenuti diversi determinazioni legali riguardanti il diritto di
(vd. particol. p. 355s.). proprietà che si occupano dell’indennizzo e
Ciò che rende sospetta questa interpretazione è della riparazione: « Se qualcuno lascia aperta
anzitutto la natura generica e formale dell’idea una cisterna, oppure se qualcuno scava una ci­
di « completezza ». Si tratta di un’astrazione sterna e non la copre, e vi cade dentro un bue
che veniva postulata quasi intuitivamente o un asino, il proprietario della cisterna deve
come minimo comune denominatore dei diver­ pagare l’indennizzo» (Es 21,33s.). Complessi­
si usi del termine. Ora, grazie alla sua generici­ vamente si trovano in Es 21-22 quattordici
tà ed indeterminatezza questa idea astratta ha proposizioni legali di contenuto simile nelle
potuto essere accettata come traduzione passa­ quali viene usato slm pi.
bile di sàlòm nei singoli testi concreti. Il con­ Anche nei testi legali bab. e ass., c già nel codice di
cetto di « completezza » è troppo indefinito e Hammurabi, compare salamu, come termine fìsso
generico perché possa servire a descrivere il del linguaggio giuridico e significa, come nel Codice
contenuto concreto di sàlòm. Anziché cercare dell’alleanza, «pagare, risarcire». Con questo signifi­
- servendosi di un’astrazione - un significato cato sono usate frequentemente in tutti i periodi del­
formale minimo che vada bene per tutti i casi, la storia mesopotamica tanto le forme semplici della
sembra più giusto, dal punto di vista metodo­ radice che quelle col raddoppiamento (cfr. Eisenbeis,
l.c. 303s.). Nei testi ug. compare la radice slm col
logico, il cammino inverso; bisogna cioè cerca­ raddoppiamento come termine tecnico del linguaggio
re il significato fondamentale della radice nel­ commerciale, « pagare » (cfr. WUS nr. 2614).
l’uso effettivo del linguaggio, e proprio là dove
si delinea un significato chiaro nel suo conte­ Ci si può chiedere se l’uso giuridico rifletta il

833 d it i slm AVERE A SUFFICIENZA 834


significato fondamentale proprio e originario di appare chiara a prima vista è IRe 9,25. Partendo
slm pi., o se invece lo si debba considerare un dall’ipotesi che il significato fondamentale sia « esse­
uso particolare secondario di un’idea più am­ re completo», si sono spesso considerate le ultime
pia. In ogni modo slm pi. non si limita affatto parole del versetto come una glossa tardiva o una ri­
petizione non necessaria: « Egli completò il tempio »
all’uso giuridico ma si riferisce a un ambito se­ oppure « realizzò compiutamente lo scopo per cui il
mantico molto più esteso. « Pagare » ha vari tempio era stato costruito » (Noth, BK IX,220s.). Se
significati, come soddisfare i doveri, i diritti, le però si intende l’ogg. come abbreviazione di « lavoro
promesse di ogni genere. In ciò slm pi. - come di costruzione del tempio», anche in questo testo si
il nostro « ripagare » - può avere due significa­ ha ancora una derivazione dall’idea di « soddisfazio­
ti: quello positivo di « soddisfare » e quello ne­ ne »; cfr. l’espressione corrispondente - con la radice
gativo di «vendicare». « Il Signore ti ricom­ usata nella sua coniugazione fondamentale - in
Neem 6,15; di un muro, cioè in realtà del « lavoro di
pensi il bene» dice Saul a Davide che gli ha
costruzione di un muro », si può dire che se ne è fat­
fatto dono della vita (ISam 24,20). Ma in Deut to abbastanza; con melàkà « lavoro, compito », come
32,41 il significato è: «M i vendicherò dei miei soggetto nel qal in IRe 7,51.
nemici ». Non raramente il verbo è usato con
valore assoluto: « pagare un indennizzo » opp. c) Il qal - scarsamente attestato - è intransiti­
« esercitare vendetta ». Più spesso, però, il ver­ vo e viene usato solo con valore traslato: « ave­
bo è collegato direttamente ad un oggetto, e re soddisfazione, avere a sufficienza, essere ap­
nella maggior parte dei casi con I’accus. di ciò pagato », opp. negativamente « sopportare,
con cui si paga; perciò il verbo viene a signifi­ scontare vendetta (punizione)». Due volte il
care propriamente «dare come riparazione». verbo si trova con un soggetto personale. In
L’oggetto è allora quasi sempre qualcosa di Giob 9,4 il verbo significa chiaramente « essere
concreto (Es 21,37: «Darà come indennizzo abbastanza per qualcuno », cioè essere pari a
cinque buoi per un bue»; invece in Is 57,18 lui nella forza (« chi lo ha sfidato e può essere
l’oggetto è astratto). uguale a lui?»). In Giob 22,21 pare che il qal
Spostando un poco la prospettiva, il verbo vie­ abbia valore negativo: « cedi a lui e abbi quan­
ne ad essere seguito dall’accus. di ciò che deve to basta », cioè sopporta vendetta, espia.
essere sostituito. Anche in questo caso l’oggetto « Avere a sufficienza, essere sufficiente » può
può essere qualcosa di concreto (2Sam 12,6: dirsi anche di soggetti non personali, come di
« Pagherà quattro volte l’agnello»); per lo più, un compito o di un lavoro (melàka) che viene
si tratta di azioni e di comportamenti che qual­ terminato (IRe 7,51 = 2Cron 5,1); inoltre « i
cuno ricompensa, opp. punisce (Rut 2,12: «Il giorni della tua tristezza » (Is 60,20) e « il
Signore ti ricompensi quanto hai fatto »; Sai muro », cioè « il lavoro di costruzione del
137,8: «Beato chi ti ripagherà quanto hai fat­ muro» (Neem 6,15; vd. sp. 3b per Gioe 2,25 e
to »). Solo in due testi troviamo come comple­ IRe 9,25).
mento ogg. la persona chc sperimenta il risar­
cimento o la vendetta (Sai 31,24; Prov 13,21; d) slm hi. si contraddistingue grammatical­
per slm hi. vd. st. 3d). mente da slm pi. perché muta il riferimento al­
Come oggetto del pagamento va menzionato l’oggetto. Mentre slm pi. quasi sempre ha
soprattutto nédeer «voto» (Deut 23,22; 2Sam come suo oggetto ciò che viene pagato, Phi. si
15,7; Is 19,21; Nah 2,1; Sai 22,26; 50,14; 61,9; riferisce alla persona o alla cosa che riceve ri­
66,13; 76,12; 116,14.18; Giob 22,27; Prov compensa. Significa cosi propriamente « rende­
7,14; Eccle 5,3). «Pagare un voto» significa re ricevitore di pagamento». Si può trattare di
molto concretamente: consegnare le cose pro­ pagamenti molto diversi. L’hi. viene usato nel
messe (cfr. Giona 2,10; Eccle 5,4s.). Di indole linguaggio politico per designare il pagamento
simile è l’espressione « pagare un debito », cioè coatto da parte di un suddito, ed in particolare
restituire ciò di cui si è debitori (2Re 4,7), opp. il pagamento di un tributo (Gios 10,1.4; 2Sam
saldare qualcosa che ancora manca (Ger 16,18; 10,19). Tre volte il complemento ogg. è un
32,18). Ulteriori applicazioni sono «rendere astratto, cioè qualcosa che ha delle potenzialità
azioni di grazie» (Sai 56,13), «offrire il frutto non ancora espresse, ma che ora invece riceve
delle nostre labbra» (Os 14,3), «compensare « validità » (Is 44,26 « il piano dei suoi messag­
gli anni di sofferenza » (Gioe 2,25). geri»; 44,28 «il mio progetto»; Giob 23,14
« ciò che mi riguarda è stato concluso »). In
Solo in due testi si potrebbe dubitare che rimanga questi testi la forma causativa significa che
ancora viva l’idea del pagamento. Una volta in Giob Jahwe opp. Ciro rende validi, mette in opera i
8,6, dove Bildad parla del ristabilimento di Giobbe o piani o le risoluzioni. ,
più esattamente del ristabilimento della «dimora Il carattere denominativo del causativo (BrSynt
della sua giustizia » che ha subito danno ed è stata
lesa nel suo dintto. Il ristabilimento non va inteso
§ 39c) risulta particolarmente chiaro quando
come un «rendere completo», ma ha chiaramente il esso è unito ad una preposizione: la migliore
carattere di un risarcimento di danni da parte di Dio spiegazione di slm hi. con 'im, 'èl o 'al è con­
(cfr. Horst, BK XVI, 130). siderarlo sinonimo di 'ih sàlòm «concludere
Il secondo testo nel quale l’idea del « pagare » non un accordo» (Deut 20,12; Gios 11,19; IRe

835 dyÒ slm AVERE A SUFFICIENZA 836


22,45; Prov 16,7; ICron 19,19). Anche in Is solo 'céban selémà (IRe 6,7). La qualità richie­
38,12(. 13) slm hi. significa « far avere a uno la sta per le pietre del tempio viene illustrata me­
ricompensa », però col significato negativo di glio con l’aggiunta di massa’: esse debbono es­
«punire» (diversamente vd. sp. 1). sere « cedevoli, arrendevoli » già nella cava di
pietre, cioè senza che ci sia bisogno di usare
e) Dal punto di vista semasiologico, al verbo si degli strumenti per lavorarle.
collega strettamente l’aggettivo verbale sàlém. I sàlém riceve un significato totalmente diverso
rapporti esistono sia col qal che con la coniu­ quando l’accento non cade sulla costrizione a
gazione intensiva. IJ riferimento al qal si trova pagare, ma sul potere, la capacità di pagare. E
in Gen 15,16 a proposito della colpa degli questo il caso quando sàlém viene usato come
amorrei che non è ripagata, non ha ancora ri­ espressione del linguaggio commerciale per de­
cevuto una ricompensa. Anche in Am 1,6.9 si finire un peso o una misura. Pietra ed efa deb­
parla di ricompensa negativa, punitiva. Le de­ bono essere selémà, cioè validi (Deut 25,15;
portazioni (gàlùt Yìèma) di cui Gaza e Tiro si Prov 11,1); debbono essere fatti in modo tale
sono rese colpevoli non sono da intendere da essere atti a pagare, da avere con la merce
come reclutamenti in massa di interi villaggi di scambio una parità di valore riconosciuta da
(cosi Wolff, BK XIV/2,161.191), ma come tutti.
«deportazioni punitive» (per un’altra interpre­
tazione vd. R.H.Smith, ZAW 77, 1965, 144). 0 Anche il sost. sàlòm, che di solito viene in­
Talvolta sàlém varia il suo significato, venen­ terpretato come « completezza, integrità » opp.
do ad accentuare maggiormente lo stato inter­ come « pace», è strettamente connesso con l’i­
no del soggetto. Chi ha a sufficienza di ciò che dea fondamentale di pagare e compensare;
è necessario per la vita ecc. è « soddisfatto (= come nelle altre forme del termine la « ricom­
satis-factus)», sano e salvo: «Giacobbe arrivò pensa» è anche qui ambivalente: può essere
sano e salvo alla città di Sichem » (Gen 33,18). positiva (1) o negativa (2).
sàlém è qui sinonimo di besàlòm che è usato (I) Più frequente è il significato positivo:
molto più frequentemente; va qui collocato an­ « soddisfazione, sufficienza », astratto per desi­
che Gen 34,21 dove l’espressione descrive il gnare la situazione nella quale uno ha abba­
rapporto tra i sichemiti e gli israeliti. stanza; concreto per designare ciò che è suffi­
Di gran lunga più frequente appare sàlém ciente, soddisfacente per qualcuno. Non c’è
come sostantivo verbale della coniugazione in­ però qui una delimitazione precisa tra l’astrat­
tensiva, per designare quindi colui che paga. Il to e il concreto. Per il concetto di sàlòm è ca­
significato « colui che paga » può racchiudere ratteristico il fatto che esso trascende ciò che è
in sé un’importante differenza, a seconda che solo bastante secondo una misura precisa, desi­
l’accento cada sulla facoltà di pagare o sul do­ gnando invece quanto « è sufficiente » secondo
vere di pagare. Chi è in g r a d o di pagare è una misura piena o abbondante. Per un con­
una persona che « vale », cioè possiede valore. fronto si dovrebbe citare qui il vocabolo sino­
Chi d c y e pagare è un dipendente cd un su­ nimo daj, che indica la «sufficienza esatta», il
bordinato. Accenniamo qui alla interessante puro fabbisogno. Come daj nega che ci sia
ipotesi di R.H.Smith, che vuole interpretare qualcosa di più, così sàlòm nega che manchi
màlcek sàlém in Gen 14,18 come designazione qualcosa.
di un vassallo o di un re disposto a sottomet­ La complessità di sàlòm si dimostra anche nel
tersi (l.c. 129-153). fatto che esso comprende sia la sufficienza
Per designare un subordinato che paga, sàlém esterna che quella interna. Il passaggio dall’e­
viene usato soprattutto come termine che qua­ sterno all'interno avviene facilmente: chi ha a
lifica il cuore. L’espressione léb(àb) sàlém, at­ sufficienza di ciò che è necessario per la vita o
testata 14x, che designa sempre un atteggia­ sim., ha anche la sufficienza in se stesso, è
mento deH’animo verso Dio, non significa un «soddisfatto», tranquillo (cfr. l’affinità tra
cuore « indiviso », ma un cuore « che paga », « soddisfatto » e « appagato »). La soddisfazio­
cioè sottomesso, volenteroso. L’interpretazione ne interiore è concettualmente vicina a «piace­
« con il cuore intero, indiviso » non può essere re, gioia, diletto». Qui vanno collocate le
sostenuta richiamandosi all’acc. libbu garnru, espressioni besàlòm e isàlòm che si legano
perché anche nel termine acc. è presente l’idea particolarmente ai verbi di movimento: «anda­
del pagare (vd. AHw 279s.). re serenamente, con contentezza » ecc. Non
Un sorprendente ampliamento semantico nella pare ci sia una diversità di significato tra le
direzione del sensibile appare nei testi in cui due espressioni. Mentre besàlòm è collegato
sàlém è un termine della tecnica edilizia, dove preferibilmente a sub « tornare indietro» e bò'
in particolare definisce ’cebcen « pietra ». Per la «venire», lesàlòm è usato soprattutto insieme
costruzione dell’altare si debbono usare pietre con hlk « andare ».
che siano sel5mòt, cioè pietre « che non siano Come oggetto diretto o indiretto sàlòm può es­
state ancora toccate dal ferro» (Gios 8,31). sere costruito con numerosi verbi. Quando è
Così pure quando fu costruito il tempio, si usò unito ai verba dicendi il suo significato si spo­

837 Ubti slm AVERE A SUFFICIENZA 838


sta nella direzione di «piacere, diletto», p.e. renze subite da Israele; queste non sono affatto
dbr pi. [csàlòm « parlare a uno secondo ciò che presentate come una punizione meritata, ma
gli fa piacere» (Gen 37,4); inoltre come com­ come una spiacevole conseguenza dell’ira divi­
plemento ogg. Ger 9,7; Sai 35,20; Est 10,3. na (54,7), che rende assolutamente necessario
La formula —s‘l Fsàlòm significa propriamen­ un ristabilimento dell’equilibrio. Di sofferenze
te « informarsi dello stato di soddisfazione sopportate immeritatamente parla anche Ez
(esteriore ed interiore) di qualcuno». Quasi 34. Le pecore sono state angariate da cattivi
sempre, però, l’espressione è attenuata fino a pastori senza loro colpa. Come in Is 54, anche
diventare una pura e semplice formula di salu­ qui la promessa di salvezza è da intendere
to, p.e. Giud 18,15; ISam 10,4; 17,22; 25,5; come un risarcimento di danni da parte di
30,21; 2Re 10,13. La formula di saluto può es­ Dio. Ez 37,15 fa ugualmente riferimento al
sere anche senza verbo, particolarmente con le: passato sebbene qui l’idea di indennizzo sia
«soddisfazione (sia) a te» (Giud 6,23; 19,20 meno chiara. Essenziale è il fatto che in tutti
ecc.) o avere funzione aggettivale come in questi testi si esprime una particolare idea di
ISam 25,6 (per le formule di saluto cfr. Lande patto, che non si fonda in primo luogo su im­
3-9; Schmid, l.c. 47-53 = ital. 49-54; inoltre pegni che si assumono per il futuro, ma va in­
E.Salonen, Die Grufi- und HòflichkeitsformeJn tesa come l’accomodamento di un evento del
in bab.-ass. Briefen, 1967; H.Grapow, Wie die passato; si tratta quindi di un «patto di con­
Alten Àgypter sich anredeten, wie sie sich traccambio, obbligo di risarcimento» (per l’i­
griifiten und wie sie miteinander sprachen, dea di una riparazione da parte di Dio, cfr.
1960). Gioe 2,25; per una presentazione di due diver­
Uno spostamento di significato di altro genere se concezioni del patto - quello centrato su un
risulta quando la soddisfazione viene conside­ obbligo e quello centrato su una promessa
rata anzitutto come qualcosa che sta accaden­ («thè obligatory type» e «thè promissory
do. Se l’accento cade sull’azione ed il modo type»! - vd. M.Weinfeld, The Covenant of
della soddisfazione, sàlòm può indicare un pat­ Grant in thè Old Testament and in thè An­
to, un accordo. Sarebbe qui da ricordare anzi­ cient Near East, JAOS 90, 1970, 184-203).
tutto l’espressione «fare sàlòm» (Gios 9,15; ls
27,5); cfr. Noth, GesStud 148s. Si veda inoltre (2) sàlòm significa dunque « ricompensa », e
il fen. st slm ’l « concludere un accordo (un tri­ finora il significato fondamentale è stato sem­
buto?)» neH’iscrizione di Karatepe (KAI nr. 26 pre positivo: «soddisfazione, sufficienza» ecc.
1,11). Con un significato simile compare sàlòm Vi sono però dei casi nei quali sàlòm indica la
unito a ->qr' e -►‘nh (I) «proporre opp. accet­ ricompensa nella sua accezione negativa, cioè
tare un accordo di pace » (Deut 20,I0s.). come punizione, vendetta, castigo. Vanno col­
Se si sottolinea •più fortemente la situazione locati qui alcuni testi importanti nei quali tradi­
prodotta attraverso il pagamento di un inden­ zionalmente sàlòm viene inteso come « pace » o
nizzo, soprattutto quando l’accordo viene ot­ «salvezza», sebbene il contesto sia decisamente
tenuto superando la discordia, la guerra ecc., contrario a questa interpretazione.
il significato di sàlòm si sposta nella direzione In Mi 5,4 la traduzione usuale offre notevoli
di « pace », cioè di una situazione che deriva difficoltà: wfhàjà zet sàlòm «così vi sarà la
da prestazioni reciprocamente rese. Talvolta pace». Ciò che il quadro successivo descrive
sàlòm risulta chiaramente come il contrario come un ipotetico futuro non ha niente a che
della guerra, p.e. IRe 2,5; 20,18; Is 59,8; Sai fare con una qualsivoglia situazione di pace.
120,6.7; Eccle 3,8. Va da sé che non è sempre Esattamente il contrario: una eventuale irru­
possibile distinguere con esattezza tra «accor­ zione degli assiri in Israele produrrà un’azione
do» e « pace», ov. tra sàlòm come atto singo­ di ritorsione in piena regola: « Se gli assiri in­
lo e come situazione duratura, tanto più che la vaderanno la nostra terra e calpesteranno i no­
« pace » quasi sempre viene pensata come ac­ stri palazzi, noi schiereremo contro di loro set­
compagnata o preceduta da un qualche tipo di te pastori e otto capi di uomini. Essi pascole­
accordo. ranno la terra degli assiri con la spada... ».
In questo contesto va menzionata anche l’e­ Altrettanto problematica è la interpretazione
spressione berlt sàlòm attestata quattro volte usuale di sàlòm in Is 53,5, a proposito del ser­
(Num 25,12; Is 54,10; Ez 34,25; 37,26). In vo di Jahwe. musar Ylòmènù ‘àlàw « il castigo
questi testi ci si riferisce ad avvenimenti vissuti del nostro sàlòm è venuto sopra di lui» solo
nel passato, che in un modo o nell’altro si pre­ forzatamente può essere interpretato come una
sentano come non appianati. Finees aveva punizione che porta a noi la salvezza. Molto
compiuto un’azione meritoria mediante la qua­ probabilmente il significato è: « il castigo che
le Israele fu preservato dallo sterminio (Num noi avevamo meritato come ricompensa ».
25,5ss.). Quando egli sotto forma di una berìt In Is 9,5 iar-sàlòm va inteso come « principe
sàlòm ottiene il diritto al sacerdozio, ciò viene di pace» solo se si è in grado di interpretare
chiaramente considerato come un compenso gli altri titoli regali, e soprattutto *bl-'ad « pa­
che gli spettava. In Is 54 si tratta delle soffe­ dre deireternità » oppure « padre della preda ».

839 slm AVERE A SUFFICIENZA 840


In questo secondo caso (cfr. Is 53,12!) « princi­ co del Codice sacerdotale (Lev 3,1; 7,1 ecc.),
pe della vendetta » o « principe del tributo » ma viene confermato anche da numerosi esem­
offrirebbe la migliore analogia (per i titoli rega­ pi fuori di P (Es 20,24; 32,6; 2Sam 24,25; IRe
li messianici di ls 9,5 cfr. H.Wildberger, ThZ 3,15; 9,25 ecc.). Com’era da attendersi, la desi­
16, 1960, 314-332; id., BK X,381-385). gnazione si estende spesso ad indicare l’intero
Anche in Sai 37,37 è dubbio se sàlòm sia da svolgimento del sacrificio o l’intera vittima sa­
interpretare come «pace, prosperità». In que­ crificata, come si può dedurre p.e. da espres­
sto salmo si tratta della sorte diversa dei giusti sioni quali « le parti grasse degli sflàmìm »
e degli empi. Alla fine ciascuno otterrà la sorte (IRe 8,64), «il sangue dei suoi selàmlm (2Re
che gli spetta (« la fine per un uomo è la ri­ 16,13). È chiaro però che si tratta di un uso se­
compensa»). Se questa interpretazione è giu­ condario, con il quale si designa la parte per il
sta, «ricompensa» avrebbe qui un doppio si­ tutto, e dietro il quale sta un uso linguistico
gnificato: « punizione » e « soddisfazione ». originario chc collega selàmJm col sacrificio
vero e proprio, cioè con la parte di Jahwe, o
g) Alla radice slm appartiene anche il « plurale più esattamente con le parti grasse elencate e
tantum » selàmlm o zàbah selàmìm usato descritte con precisione e che dovevano essere
come termine sacrificale (il sing. solo in Am bruciate sull’altare. Queste, e solo queste, sono
5,22). Non solo il significato del termine, ma state chiamate in origine Ylàmlm.
anche la funzione ed il valore ideale di questa Ciò permette di chiarire anche la forma plura­
specie particolare di sacrifici rimangono pro­ le, che viene solitamente considerata un cd.
fondamente oscuri. Per chiarire il vocabolo ci plurale di astrazione che dovrebbe rafforzare il
si richiama di solito al supposto significato concetto di base (« essere salvo » o sim.). Si
fondamentale «completezza»: «sacrificio tota­ può però vedere più esattamente nel plurale un
le, sacrificio della comunità, sacrificio conclu­ riferimento alle singole parti della vittima, che
sivo » o anche (a partire da « pace ») « sacrifi­ vengono offerte.
cio di salvezza, sacrificio di pace » (cfr. f. gli a. Ma come chiarire la derivazione di questo ter­
R.de Vaux, Les sacrifices de l’Ancien Testa- mine sacrificale dalla radice j/m? Di per sé è
ment, 1964, 31-48; R.Schmid, Das Bundesopfer probabile che Ylàmim, come le altre forme
in Israel, 1964; AXharbel, RivBibl 18, 1970, della radice, possa essere spiegato partendo
185-193; id., BeO 12, 1970, 91-94.132-137; dall’idea di «pagare». L’ipotesi più semplice
J.C.de Moor, FS Gispen, 1970, 112-117). sembra essere allora che le parti grasse offerte
Dalla torà dei sacrifici di Lev 1-7, dove a Jahwe erano considerate come sostituzione
flàm in i viene descritto come il terzo tipo di dell’intera vittima sacrificale che, in linea di
sacrifici, risulta che l’olTerta di questo sacrificio principio, apparteneva a Jahwe; mediante que­
coincide esattamente con quella dell’olocausto sta sostituzione la carne da consumare nel pa­
con una importante differenza: non tutta la sto comune veniva «pagata» e nello stesso
carne dell’animale sacrificato viene offerta e tempo riscattata.
bruciata sull’altare, ma solo le parti grasse. La
combustione del grasso, come risulta da Lev h) La radice slm compare molto spesso quale
6,5, può essere considerata come un sacrificio elemento costitutivo dei nomi di persona (cfr.
a sé stante, e cioè come un olocausto. Eviden­ Noth, IP 145.165.174), p.e. in ’absàlòm/
temente bisogna pensare chc nel linguaggio ybi'sàlòm «(il mio) padre è sufficienza»,
cultuale sacerdotale, ed anche fuori di esso, l’o­ Sclùm l’èl «la mia sufficienza è D io» (cfr.
locausto può indicare un elemento particolare Giud 6,24 Jhwh sàlòm), (M°)scelcemjà(hù)
dei sacrifici splàmim. A ciò corrisponde il fatto « Jahwe compensa, rende soddisfatto » ecc. I
che questi due sacrifici molto spesso sono ac­ nomi costruiti con slm pi. vanno intesi come
coppiati e compaiono uniti (Deut 27,6s.; ISam cd. nomi di sostituzione (Stamm, HEN
10,8; 13,9; 2Sam 6,17s.; 24,25; IRe 3,15; 421s.424); lo stesso vale anche per la forma
2Cron 29,35). breve Giórno « il suo compenso » (cfr.
A quanto pare il sacrificio Ylàmìm ha avuto J.J.Stamm. Der Name des Kònigs Salomo,
nei primi tempi di Israele un’importanza molto ThZ 16, 1960, 285-297: « la sua integrità »).
maggiore di quanto lascino supporre gli accen­
ni relativamente rari di P. Soprattutto sembra 4/ a) Il riesame del significato della radice
che questa celebrazione cultuale sia stata un slm ha posto in evidenza che non è possibile
fatto sociale, il banchetto sacrificale per eccel­ distinguere nettamente tra un uso profano ed
lenza c come tale il sacrificio sic et simpliciter un uso teologico. Il concetto di pagamento e di
(von Rad 1,270 = ital. 295s.). ricompensa - che ha un’importanza fondamen­
Per quanto riguarda il nome se!àmim, esso tale per il problema della correlazione tra ciò
sembra però riferirsi esclusivamente all’offerta che l’uomo fa e la conseguenza del suo agire -
che spetta a Jahwe, mentre il banchetto cultua­ è intimamente collegato con la fede in Jahwe.
le comune degli offerenti rimane fuori conside­ Esplicitamente o implicitamente è Jahwe l’ef­
razione. Ciò non risulta solo dall’uso linguisti­ fettivo garante della relazione che esiste tra

841 slm AVERE A SUFFICIENZA 842


azione e conseguenza. Se Dio ripaga, ciò signi­ descritto come quello che sussiste tra «effi-
fica che egli ricompensa o punisce. In più di ciens » ed « effectum »: « opera della fdàqà
un terzo dei testi col pi. Jahwe/Dio è il sogget­ sarà sàlòm » (Is 32,17), ossia a fdàqà è legata
to; ciò si verifica in particolare nel libro di Ge­ l'idea di una prestazione, mentre sàlòm indica
remia e nel Tritoisaia. Nella maggioranza dei un possesso da godere o più esattamente una
testi la ricompensa di Jahwe è punitiva. Il sen­ ricompensa dovuta.
so fondamentale di slm pi. «restituire qualcosa La differenza di significato tra i due termini si
dovuto in contraccambio» è però chiaro anche esprime anche nel fatto che fdàqà viene usato
quando Jahwe compare come rimuneratore, molto più spesso come soggetto che non
p.e. Is 57,18; Gioe 2,25; Giob 8,6; 41,3; Rut sàlòm. Mentre fdàqà viene collegato con nu­
2,12. In questi passi la ricompensa di Jahwe si merosi verbi attivi, chiari nella loro concretez­
presenta come un risarcimento di danni (su za (abitare, uscire, raggiungere, stare lontano,
berìt sàlòm vd. sp, 3f). appianare la via, scaturire fuori, germogliare,
Di una ricompensa che l’uomo dà a Dio si può accrescere, custodire, salvare, testimoniare
parlare solo limitatamente; voto, sacrificio di ecc.), come predicati verbali di sàlòm si han­
grazie (Sai 56,13), il frutto delle labbra (Os no quasi solo espressioni con hjh «essere». Solo
14,3) sono «pagati». Cfr. inoltre Gioe 4,4 e in un testo - ma insieme con sàdeeq - si trova
Giob 21,31, dove la possibilità di una restitu­ come predicato di sàlòm un verbo pieno: « giu­
zione umana di fronte a Dio è negata in radice. stizia e sàlòm si baciano» (Sai 85,11).
Si può fare un’osservazione corrispondente per
b) Il nome sàlòm nel senso di « accordo » opp. l’uso dei due termini come complemento og­
« ricompensa » appartiene al linguaggio teolo­ getto. fdàqà compare circa 20x come oggetto
gico, senza però che nei pochi esempi che ab­ di 'sii « fare », mentre con sàlòm sono preferiti
biamo questo uso si sia impiantato solidamen­ altri verbi, soprattutto ntn «dare» (Lev 26,6;
te. Vano è il tentativo di ritrovare in sàlòm un Ger 14,13 ecc.; anche slm Num 6,26; spt Is
termine cultuale, riferito soprattutto alla pre­ 26,12) e —bqs pi ./drs «cercare» (Deut 23,7;
senza di Jahwe nel culto (così Durham, l.c.). Ez 7,25 ecc.). L’uso dei due termini come sog­
11 sostantivo è usato frequentemente col signifi­ getto opp. come oggetto sembra confermare
cato di « sufficienza »; in questi casi è partico­ che fdàqà viene inteso come qualcosa di effi­
larmente difficile fare una netta distinzione tra ciente opp. da realizzarsi, mentre con sàlòm
un ambito semantico profano ed uno teologico. sta in primo piano l’idea di un possesso da go­
Per far risaltare maggiormente il profilo di dere opp. di una retribuzione da subire.
questo importante uso di sàlòm il vocabolo va L’ambito semantico di sàlòm confina con quel­
confrontato con altri termini affini. lo di —tòb «buono». Talvolta i due termini
Anzitutto bisogna citare fdàqà {—sdq), che sta compaiono in parallelo: « speravamo in sàlòm,
talvolta in parallelo con sàlòm (ls 48,18 «si­ ma non venne il bene» (Ger 8,15; cfr. 14,19).
mile a un fiume sarebbe divenuto il tuo sàlòm, Anche tra questi due vocaboli esiste però una
e la tua fdàqà come le onde del mare»; 60,17 chiara distinzione, sàlòm è anzitutto inteso
« costituirò il sàlòm come tuo sovrano e la come una realtà oggettiva, come un valore che
fdàqà come tuo governatore»). Va da sé che ha una validità sua propria, mentre tòb indica
da questi testi profondamente poetici non è anzitutto un modo di vedere soggettivo: esso
possibile ricavare una effettiva simmetria. Per designa ciò che è percepito come buono dal
10 più la differenza tra i due vocaboli è perce­ sentimento. Grammaticalmente questa diffe­
pibile, sebbene non la si possa esprimere facil­ renza si esprime nel fatto che con (òh il sogget­
mente con una formula precisa. Una differenza to che percepisce è introdotto molto spesso dal
abbastanza rilevante pare consistere nel fatto l" del dativo o da be‘5nS « agli occhi di qualcu­
che fdàqà è sempre riferito ad una persona e no». Con sàlòm manca un’espressione corri­
si presenta come una forza o un complesso di spondente.
realtà proprie di una persona opp. di Dio;
sàlòm invece prescinde ampiamente da ogni 5/ Negli scritti di Qumran il verbo ed i nomi
soggetto personale e non dipende dall’azione vengono usati con Io stesso significato dell’AT
della persona interessata. Questa differenza si (Kuhn, Konk. 22ls.; per slwm, oltre che a
esprime grammaticalmente nel fatto che fdàqà sàlòm, bisogna pensare anche a sillùm « retri­
è munita di suffisso possessivo molto più spes­ buzione», p.e. IQM 4,12). In CD 9,20 sàlém
so di sàlòm1, quindi fdàqà viene considerata in mispàtò significa « la sua condanna sarà vali­
base ad un soggetto che la pratica mentre in da ».
sàlòm sta in primo piano il beneficio passivo. Nel linguaggio giuridico della Misna si trovano
11 saddìq è un uomo che « riconosceva rivendi­ diverse forme di slm\ particolarmente frequen­
cazioni emananti dalla comunità a cui apparte­ te è il pi., usato per indicare il pagamento di
neva e vi rispondeva » (G. von Rad, Weisheit un indennizzo dovuto.
in Israel, 1970, 108 = La sapienza in Israele, Nella maggioranza dei casi sàlòm è tradotto
1975, 79). Talora il legame tra i due termini è dai LXX con eipr)vrj, il che denota una forte

843 slm AVERE A SUFFICIENZA 844


9

restrizione dell’area semantica del vocabolo nell’AT: S'm uèl (Samuele, sempre riferito al
ebr. Una connessione con l’idea di « pagamen­ noto profeta eccetto in Num 34,20 e ICron
to» non emerge mai nelle traduzioni gr. del 7.2: il significato del nome è in realtà contro­
sostantivo, tanto meno nella traduzione del- verso, cfr. L.Kòhler, ZAW 32, 1912, 16; L.
l’agg. sàlèm (TtXripTiq, 'téXeiiOq ecc.). Più della Kopf, VT 8, 1958, 209s.; H.J.Stoebe, BHH
metà dei passi con slm pi. viene tradotta nei 111,1663; sm non dovrebbe essere interpretato
LXX con (àvT)a-rtoSiSóvai. Circa 25x si trova come elemento teoforico, contro Noth, IP 123)
il termine - giuridicamente più preciso - e STmidÙ' (Num 26.32; Gips 17,2; ICron 7,19;
tt7toTtv£tiV « pagare l’indennizzo ». da sèm +jd ‘). Il n. pers. Sèm (Gen 5,32 ecc.)
Un prolungamento della riflessione fino al NT non va collocato in quest’ambito (Noth, IP 123
deve collegarsi soprattutto a ELp^vti; cfr. n. 5; KBL 984b).
W.Foerster - G.von Rad, art. apriva, ThW Per i nomi di persona acc. composti con sumu
11,398-418 (= GLNT m , 191-244). 11 significato cfr. Stamm, AN 40-42.236.261.303s.366s. e
del termine gr. coincide però solo in parte con C.Saporetti, Onomastica Medio-Assira II, 1970,
quello di sàfdm. 162s.; per i n. pers. nel semNO. vd. sp.
G.Gerleman
2/ Come era da attendersi, sèm riferito a uo­
mini e cose si trova soprattutto nei libri storici,
mentre del nome di Dio opp. di Jahwe si parla
05? sèm NOME soprattutto in Lev (lOx), Deut (23x), nell’opera
dtr. (cfr. 1Re 26x), in Is (oltre 30x), Ger (oltre
40x), Ez (14x), nella maggior parte dei profeti
minori (Am 7x, Mal lOx), in 2Cron (27x) ed in
1/ 11 sost. a due radicali *yim- «nom e» ap­ particolare nel salterio (circa lOOx); complessi­
partiene al semitico comune (Noldeke, NB vamente si tratta dei 3/7 di tutte le attestazio­
140-143; Bergstr. Einf. 188; P.Fronzaroli, ni. L'espressione sèm Jhwh vi compare 87x.
AANLR Vni/20, 1965, 264.268). Le Torme sm
del can. antico, dell’ug. e del fen. contenevano sìng. plur. totale sèm J
probabilmente la vocale -u (cfr. la trascrizione
di nomi di persona come Su-um-a-na-ti, vd. Gen 103 10 113 6
Es 30 13 43 3
UT nr. 2426; WUS nr. 2620; Gròndahl Lev 11 - 11 1
31.34.193s.; F.L.Benz, Personal Names in thè Num 17 32 49 -
Phoenician and Punic Inscriptions, 1972, 419; Deut 36 — 36 7
per i n. pers. amor. cfr. Huffmon 247-249), Gios 11 1 12 1
come l’acc. sumu e l’aram. bibl. sum (aram. Giud 19 — 19 —
giud. som; per l’assimilazione dell’/ originario ISam 33 - 33 2
alla labiale successiva m, cfr. BLA 41). Nell’a- 2Sam 32 2 34 2
ram. antico accanto a sm s’incontra anche 'sm IRe 45 1 46 9
2Re 23 - 23 2
con alef prostetico (Sef. I C 25; II B 7, cfr. Is 54 — 54 8
R.Degen, Altaram. Grammatik, 1969, 42; cfr. Ger 55 — 55 6
anche giaud. 'Sm, DISO 306), come nell’arab. Ez 24 4 28 —
ism (cfr. mand. ‘usma, ‘surna, Drower-Macuch Os 4 I 5 —
454s.). Gioe 2 - 2 2
Am 7 — 7 I
Per l’etimologìa di sèm cfr. J.Boehmer, Das biblische Abd — - -
« Im Namen», 1898, 20-27; O.Grether, Name und Giona - — — —
Wort Gottes im AT, 1934,1; GB 839b; KBL 983a. Mi 4 — 4 2
Secondo Noldeke, l.c. 141, il sir. smh pa. «nomina­ Nah 1 — 1 —
re» (LS 784b) è un verbo denominativo, cfr. arab. Ab — — - -
sammà « nominare » (Wehr 394) e il sudarabico an­ Sof 5 i- 5 2
tico smj « essere nominato» (W.W.Miiller, Die Wur- Agg - - - -
zeln Mediae und Tertiae y/w im Altsiidarab., 1962, Zac 6 1 7 1
63). L’arab. wsm «contrassegnare» potrebbe far pen­ Mal 10 — 10 —
sare che il sign. originario di sem fosse «segno di ri­ Sai 106 3 109 20
conoscimento » (Boehmer, Grether). Giob 7 - 7 1
L’alef prostetico si trova probabilmente anche nel Prov 7 _ 7 I
nome divino ’smbjt'l di Elefantina (Cowley nr. 22, r. Rut 14 — 14 —
124), cfr. luppÉTuXoq nella iscrizione dedicatoria di Cant 1 - 1 -
Kafr Ncbo presso Aleppo (EiCfeldt, KS I,224s.; Eccle 3 — 3 -
J.T.Milik, Bibl 48, 1967, 565-570). "smbjfl significa Lam 1 - 1 —
in questo caso « nome del (Dio) Betel » e corrisponde Est 8 — 8 —
al nome sm b'I attribuito ad Astarte (KAI 11,23). Dan 5 1 6 —
Esd 1 3 4 —
Nomi di persona composti con sèm sono rari Neem 7 — 7 -

845 OC? sèm NOME 846


ICron 43 12 55 4 un elemento dinamico (il valore che un nome
2Cron 43 2 45 6 ha per la sua forza e la sua efficacia; vd. st. 3h,
AT ebr. 778 86 864 87 cfr. O.Procksch, Theologie des AT, 1949, 451;
A.-Besnard, Le mystère du nom, 1962, 18ss.);
Nell’aram. bibl. sum si trova 12x (6x ciascuno a loro volta il significato, l’azione e la « forza »
in Dan ed Hsd), di cui 2x al plur. (Esd 5,4.10), di un nome non si fondano sul carattere magi­
e 4x riferito a Dio (Dan 2,20; 4,5; Esd 5,1; co del nome in quanto tale, ma piuttosto sulla
6 , 12). significatività, l’azione e la «forza» di colui
che lo porta.
3/ a) Ha bisogno di essere corretta la tesi se­ La conoscenza del nome rende possibile entra­
condo la quale in tutto l’antico Oriente il re in comunicazione con gli altri; se si conosce
nome « non è solo un contrassegno per distin­ il nome di un uomo o di un dio lo si può far
guere realtà diverse, ma una definizione della venire, lo si può « citare ». Da questo punto di
natura della realtà che viene nominata » (J. vista conoscenza del nome significa in un certo
Fichtner, Die etymologische Àtiologie in den senso potere sulla persona conosciuta. Se que­
Namengebungen der geschichtlichen Biicher sta possiede una grande forza, conseguente­
des AT, VT 6, 1956, 372; cfr. H.Bietenhard, mente anche il nome possiede una efficacia
ThW V,253 = GLNT Vili, 713; id., BHH corrispondente e può venire utilizzato per sco­
11,1284, e soprattutto Pedersen, Israel 1-11,245: pi buoni e cattivi. Ne deriva anche il fatto che
« thè name is thè soul » = [«il nome è l’ani­ i nomi di persone importanti e soprattutto il
ma»]), In realtà, a prescindere dal fatto che il nome di Jahwe vengono usati nelle pratiche
significato di alcuni nomi propri non era chia­ magiche (cfr. O.EiBfeldt, Jahwe-Name und
ro nemmeno per gli ebrei (soprattutto nomi di Zaubenvesen, KS 1,150-171 ).
terre straniere e nomi di persona di epoca più Poiché il nome è indice della personalità, chi
antica), il nome «molto spesso anche presso lo porta può essere considerato a partire dal
popoli primitivi non designa affatto la natura suo nome, cioè dalla sua buona reputazione.
di chi lo porta, ma ne mette in rilievo caso Quando si ingrandisce il proprio onore (—kbd)
mai una sola proprietà distintiva, oppure ricor­ compiendo grandi imprese e aumentando i
da lo stato d’animo dei genitori al momento di propri possessi, e tra questi vi è anche l’abbon­
dare il nome al bambino appena nato, oppure danza dei figli, si ottiene un nome, nel senso di
ricorda importanti avvenimenti politici acca­ rinomanza/fama. Soprattutto attraverso la di­
duti al tempo della nascita, oppure, nel caso scendenza il nome di una persona sopravvive
dei nomi di persona teoforici, fa un’affermazio­ anche dopo la morte (Gen 48,16). Se però una
ne su Dio » (O.Grether, Name und Wort Got­ persona viene colpita da una condanna (Ez
tes im AT, 1934, 2). Per i nomi di persona che 23,10), non ha figli (cfr. 2Sam 18,18) o perde
designano animali o piante non si può affatto le sue proprietà (cfr. Num 27,4), il suo nome
pensare che nome e natura della persona no­ viene cancellato dalla terra. In questi casi e se­
minata si identifichino, nemmeno a livello di condo questo valore dinamico il nome può di­
interpretazione simbolica (per Caleb « cane », venire concetto sostitutivo della persona.
Debora «ape», Culda «talpa», cfr. J.Barr, Nomi divini segreti non esistono in Israele,
The Symbolism of Names in thè OT, BJRL perché l’uso magico del nome di Dio è proibi­
52, 1969/70, 11-29, particol. 20s.). Per fondare to, mentre invocare Jahwe nella preghiera è
la tesi secondo cui il nome sarebbe definizione possibile a tutti i credenti e non solo ad una
della natura di chi lo porta ci si richiama erro­ classe determinata, come potrebbero essere i
neamente a ISam 25,25, dove nel caso di Na- sacerdoti.
bal non è scritto, come spesso si dice: « Secon­
do il nome che uno porta, così egli c» (così b) In senso d i a n o e t i c o sèm viene usato
Fichtner, l.c. 372; Grether, l.c. 2; Bietenhard, per i nomi propri delle divinità e degli uomini,
l.c. 253 =713), ma: «Quale è il suo nome, così per i nomi delle specie animali (Gen 2,20) e
è egli stesso; egli si chiama Nabal e compie per i nomi di città (Gen 4,17; 11,9; 19,22;
nebàlà ». C ’è un gioco di parole tra il nome di 26,33; 28,19; 36,32.35.39; 50,11; Gios 14,15;
persona (difficile da spiegare dal lato etimolo­ 15,15; Giud 1,10.11.17.23.26; 18,29; IRe
gico) e rfbàlà, mentre per di più quest’ultimo 16,24; 2Re 14,7; Ez 48,35; ICron 1.43.46.50),
termine appartiene ad un ambito semantico luoghi (Gen 32,3.31; 33,17; 35,15; Es 15,23;
(quello cultuale) del tutto diverso da quello dì 17,7; Num 11,3.34; 21,3; Gios 5,9; 7,26; Giud
nàbàl «stolto» (cfr. J.Barr, l.c. 25-28). Le pa­ 2,5; 2Sam 5,20; ICron 14,11; 2Cron 20,26),
role di ISam 25,25 non hanno assolutamente monti (Gen 22,14), sporgenze rocciose (ISam
nulla a che fare con una affermazione generale 14,4), mucchi di sassi (Gen 31,48s.), pietre
sul rapporto tra nome e natura di una persona. (ISam 7,12), alture (Ez 20,29), fiumi (Gen
Dobbiamo piuttosto distinguere nel concetto di 2,11.13.14), sorgenti (Gen 26,18.20-22; Giud
nome un elemento dianoetico (il valore che un 15,19), alberi (Gen 35,8), altari (Es 17,15), ste­
nome ha per il suo significato; vd. st. 3b-g) ed le (2Sam 18,18), pilastri (IRe 7,21 = 2Cron

847 DEf sèm NOME 848


3,17) e giorni (Ez 24,2, cfr. -*jòm 3b e kib sm Nei nomi legati alle antiche religioni tribali
hjm «scrivi il nome del giorno» in un ostraco compaiono come elementi teoforici del nome
di Teli Arad, J.C.L.Gibson, Textbook of Syr- le parole che indicano parentela -►’àb « padre
ian Semitic Inscriptions, 1, 1971, 51 r.4; cfr. (divino) », -» ’òh « fratello (divino) » e -►‘am
Est 9,26). « parente (divino) », mentre -* ’èl « Dio » come
Secondo la tradizione vtrt. nei tempi più anti­ elemento teoforico nei nomi di persona recede
chi era soprattutto la madre che dava il nome fortemente durante il tempo della monarchia
al neonato (Gen 4,25; 19,37.38; 29,32.33; per ritornare ad essere corrente dopo l’esilio
30,8.11.13.18.20.21.24; 35,18; 38,3 [txt (Noth, l.c. 90). Come elemento teoforico
em].4.5.29 [txt em].30 [txt em]; cfr. Es 2,10; JahwW non è mai trasmesso nella sua forza
Giud 13,24; ISam 1,20; cfr. 4,21). Al contrario completa ma o come -ja.hu/-ja, o come
in Gen 4,26 J; 5,29 J; 16.15 P; 21,3 P; Es J'hò-/Jò- (cfr. Noth, l.c. ' 101-108). I nomi
2,22J; 2Sam 12,24 l’imposizione del nome vie­ composti con questo elemento vengono in uso
ne attribuita al padre. In questo le regole per solo molto gradualmente nell’Israele premo­
l’imposizione del nome nell’AT corrispondono narchico, mentre predominano completamente
ampiamente a quelle dell’antico Oriente. nell’onomastica isr. a partire dall’inizio della
Non possiamo trattare qui nei particolari i monarchia. Elementi teoforici di origine cana­
problemi dell’onomastica isr. opp. antico­ nea (prescindendo dalle parole ab, 'ah e ‘am
orientale. Bastino alcuni brevi accenni. Secon­ comuni a tutta l’area semitica) sono -* ’àdón
do la forma grammaticale i n. pers. si possono «signore», -*■mcelcek «re » e -*bà‘al «signo­
dividere in nomi formati da una proposizione re ».
o in nomi che contengono una designazione. I Contrariamente all’ambiente circostante, non
nomi-proposizione « secondo la loro origine compaiono in Israele nomi di persona che de­
sono dei detti chc vengono pronunciati dal pa­ signano il portatore del nome come figlio o fi­
dre o dalla madre al momento della nascita del glia di Jahwe, cfr. invece nell’area extra-isr.
bambino (cfr. Ruben, cioè r*'fi béri «guardate Bcen-'anQt «figlio di Anat», designazione del-
un figlio!»), oppure contengono preghiere, de­ l’hurrita Samgar (Giud 3,31; 5,6) c Bcen-hadad
sideri o espressioni di fiducia che venivano « figlio di Adad », nome di tre re di Aram (1 Re
messe sulla bocca di chi portava il nome (cfr. 15,18.20; IRe 20,2lss.; 2Rc 13,3.24s. ecc.). Si
J erahmeel «voglia El avere pietà»; '"lizzar tratta in questi casi di soprannomi che, attra­
« il mio Dio è aiuto ») » (J.J.Stamm, RGG verso il richiamo ad una divinità, indicano che
IV,1301). 1 nomi-proposizione possono essere il proprietario del nome possiede o almeno
costruiti come proposizioni nominali o verbali. aspira a certe qualità caratteristiche della divi­
In Israele i nomi formati da una proposizione nità in questione (O.EiBfeldt, Gottesnamen in
nominale erano più frequenti in epoca antica Personennamen als Symbole menschlicher
che non in seguito (Noth, IP 16). In questi Qualitàten, KS IV,276-284).
nomi l’ordine normale è soggetto-predicato. 1 nomi di persona Gad e Aser non vanno spie­
Più tardi il predicato è stato anteposto: ciò gati come nomi di persona teoforici (cosi Noth,
sembra dipendere dal fatto che l’accento prin­ l.c. 126s.l31) ma, secondo la spiegazione del-
cipale fu posto sull’affermazione del predicato, l’AT, come nomi di acclamazione (« Buona
mentre l’elemento teoforico del nome che desi­ fortuna»), cfr. EiBfeldt, KS IV,73-78.
gnava sempre e solo Jahwe « perse importanza Come si verifica ovunque, anche in Israele i
in quanto ovvio in se stesso » (Noth, l.c. 20). I nomi vengono frequentemente abbreviati: nei
nomi costituiti da una proposizione verbale nomi composti con due membri spesso un
hanno il verbo o in una forma finita (perf e elemento viene omesso (spesso l’elemento teo­
impf.) o in una forma participiale (solo rara­ forico, cfr. Ja 'aqòb «Giacobbe» invece di
mente e tardi). Nei nomi costituiti da forme Ja ‘aqòb-’èl, ma cfr. Deut 33,28) mentre l’altro
del perf. predomina anticamente l’ordine no­ viene lasciato immutalo, oppure viene mutato
me-verbo. Nei nomi costituiti da forme del- nella sua vocalizzazione, oppure viene munito
l’impf. normalmente rimpf. precede il nome. di una vocale finale (cfr. Noth, l.c. 36-41).
Nei nomi che contengono una designazione La papponimia si incontra per la prima volta
«chi porta il nome viene nominato ora secon­ presso i giudei di Elefantina (forse sotto l’in­
do il giorno in cui è nato (cfr. Haggaj « nato in flusso eg.). In Palestina essa venne in uso solo
giorno di festa »), ora secondo la sua posizione nel 3° sec. a.C. (Noth, l.c. 56-60). Nell’AT
nella famiglia come primogenito ecc. Inoltre in sono testimoniati nomi stranieri: eg. (soprattut­
questi nomi viene espresso l’amore dei genitori to nei membri della tribù di Levi: Mosè, Aron-
per il bambino (cfr. i nomi composti con jàdìd ne(?), Finees, Ofni), aram., acc. e persi. (Noth,
q caro »), come pure la gioia per lui (cfr. l.c. 63s.).
Sirnsòn «piccolo sole»). Numerose sono an­
che le designazioni ricavate da qualità fisiche Per designare il conferimento del nome l’ebr. usa qr’
positive o negative, come pure da animali e sèrti le opp. qr‘ semò/semàh « dare a uno un nome »
piante » (Stamm, l.c.). opp. «chiamare il suo nome» o sim sèni F (Dan

849 DD serri NOME 850


1.7) opp. sim Ym ò (Giud 8,31; 2Re 17,34; Neem cfr. anche la lista dei prefetti di epoca salomo­
9.7) «conferire a uno un nome» opp. «conferire il nica in IRe 4,7-19a, nella quale si incontrano
suo nome». II verbo knh pi. significa «dare un 5 persone senza nome proprio, che hanno con­
nome onorifico» (Is 44,5 proseliti; 45,4 un re al mo­ servato solo la designazione « figlio di Y »).
mento delFintronizzazione; Giob 32,2 ls.; Eccli
36,17; 44,23; 47,6). _ b
Per domandare a uno il suo nome (s'I lcsèm), invece d) Nei libri dei Re e delle Cron, tranne che in
di ma-ssemcèkà « qual è il tuo nome? », « come ti pochi casi (Ioram, Acaz), ai dati ufficiali ri­
chiami?» (Gen 32^28; cfr. Es 3,13; Prov 30,4), si guardanti il periodo di reggenza ed i sincroni­
dice anche mi semcèkà (Giud 13,17). Joìion 446 n. 2 smi dei re di Giuda viene aggiunto il nome
spiega quest’ultima espressione come una contamina­ della madre del re (IRe 11,26; 14,21; 15,2
zione di due locuzioni: mi 'atta «chi sei tu?» e ecc.; 2Cron 12,13; 13,2; 20,31 ecc.). Non si
ma-ssemèèkà «qual è il tuo nome?» («contamina- tratta necessariamente in questo caso della ma­
tion d’autant plus explicable que pour le Sémite le
nom est congu comme une sorte d’équivalent de la dre naturale del re, poiché può trattarsi anche
personne », cfr. aram. man Esd 5,4). della nonna (IRe 15,10, cfr. Noth, BK IX /1,
335s.); in ogni caso è la regina madre (jfblrà ,
c) Nello stile narrativo dell’AT le persone ven­ -» ’5m 4b) che di solito esercitava un grande in­
gono designate spesso in modo apparentemente flusso sulla politica e sulla posizione teologica
promiscuo ora col loro nome proprio, ora del re (cfr. de Vaux I,180s.338s. = ital.
come « X figlio di Y » (Abner 2Sam 2 ,14ss. ac­ 124s.510s. [bibliogr.]; sulla posizione della re­
canto a Abner, figlio di Ner 2Sam 2,8; 3,37; gina madre (tavannanà) nell’impero itt. vd.
Geroboamo 1Re l i ,28ss. accanto a Gcroboa- A.A.Kampman, JEOL 7, 1940, 432-442; G.
mo, figlio di Nebat, IRe 11,26; 15,1; 16,31 Molin, ThZ 10, 1954, 161-175; H.Donner, FS
ecc.). Friedrich 1959, 105-145).
Secondo D.J.A.Clines, VT 22, 1972, 266-287,
la forma più lunga « X figlio di Y » viene usata e) II cambiamento di nome di località e di per­
(1) per distinguere un certo « X , figlio di Y » sone si incontra spesso nell’AT ed è fondato
da un omonimo « X, figlio di Z » (2Re 23,15?); sul diritto di sovranità che chi opera il cambia­
(2) a motivo dello stile narrativo (per introdur­ mento esercita sulla persona il cui nome viene
re nel racconto un nuovo personaggio: Giud cambiato. « Il modo in cui questo diritto di so­
3,15; 4,6; 9,26 ecc.; per introdurre una nuova vranità viene percepito può essere diverso: a
scena nella quale il personaggio ha una funzio­ volte esso comporta dominio, anzi sfruttamen­
ne: Giud 5,1; 2Sam 2,[8.] 12 ecc.; in compendi to della persona che riceve il nome o il cui
introduttori o conclusivi: Giud 8,29.32); (3) nome viene cambiato; altre volte invece com­
per motivi formali (in formulazioni giuridiche: porta un patrocinio» (O.EiBfeldt, Umnennun-
Giud 6,29; in oracoli profetici: IRe 16,3; gen im AT, KS V,69). I cambiamenti di nome
21,22; in altre espressioni stereotipe: IRe di località sono dovuti soprattutto al fatto che
15,1); (4) per motivi di contesto (quando la re­ le località in questione hanno cambiato pro­
lazione di parentela espressa attraverso la for­ prietario (Kiriat-Arba/Ebron Gen 23,2; Kenat/
mula « X, figlio di Y » è significativa nel con­ Nobach Num 32,42; Lesem opp. Lais/Dan
testo: ISam 18,20; 2Sam 3,13 ecc., o quando il Gios 19,47; Giud 18,29; Kiriat-Sefer/Debir
nome Y è significativo per la narrazione: Giud Gios 15,15 ecc.; nel caso di Betel il nome di
9,28.30.31.35). un luogo, fino a quel momento non abitato e
È un po’ strano il fatto che una persona possa chiamato appunto “Betel” a motivo di una
essere designata solo come « figlio di Y ». In teofania, viene trasferito alla popolosa città di
questo caso se si tratta di maschi anziani l’e­ Luz situata a occidente di esso, cfr. Gios 16,2;
spressione ha un valore denigratorio (ISam Gen 28,19; Giud 1,22-26). Anche altri eventi
22,12), mentre non lo ha se si tratta di giovani possono causare un cambiamento di nome
(ISam 20,27; 22,9 ecc. figlio di lesse; ISam (così Refidim/Massa-Meriba Es 17,1.7; in ora­
10,11 figlio di Kis), come pure se si tratta di coli profetici: Tofet opp. valle di Ben Innom/
donne (IRe 14,6). In altri casi «figlio di Y » si valle della strage Ger 7,32; 19,6; valle dei
alterna per motivi stilistici con X e allora si viandanti/valle delle schiere di Gog: Ez 39,11).
verifica uno sdoppiamento della espressione Il cambiamento di nome delle persone si verifi­
stereotipa « X , figlio di Y » (Giud 5,12; 2Sam ca spesso quando queste cambiano sovrano
20,1; cfr. Clines, l.c. 282-287). Nel caso di « fi­ (Eliakim/Ioiakim 2Re 23,34; Mattania/Sedecia
glio di Romelia » (ls 7,4ss.; 8,6) e « figlio di 2Re 24,17). Almeno in certi casi può essere
Tabeel » (Is 7,6) la maggior parte dei commen­ anche segno di onore particolare (Giuseppe/
tatori pensa ad una espressione denigratoria, Zafnat-Paneach: Gen 41,45; Daniele/Baltazzar
ma A.Alt, Menschen ohne Namen, KS IIT, Dan 1,7 ecc.). Come per le località, anche altre
198-213, ha reso probabile l’ipotesi che « figlio vicende possono determinare i cambiamenti di
di Y » sia un’espressione particolare di origine nome (Ben-Oni « figlio del dolore »/Benia mi no
antica chc designerebbe persone al servizio del «figlio di buon augurio» Gen 35,18; Noemi
re per successione ereditaria (così in liste ug.; « amabile »/Mara « amara » Rut 1,20). In tali

851 0$ sèm NOME 852


casi i vecchi nomi e quelli nuovi hanno spesso primitivo, mentre la narrazione che si collega
tra loro una relazione fonetica o semantica ad esso o la spiegazione sono secondarie.
(Abram/Abraham [Àbramo]; Noemi/Mara, cfr. Esempi di eziologie di nomi si ritrovano so­
EiBfeldt, l.c. 72s.), in altri casi invece il rap­ prattutto in Gen (più di 40x, soprattutto J), poi
porto rimane oscuro. in Es e Num (12x, soprattutto J), Gios (2x),
Come termine tecnico per « cambiare nome » Giud (5x), ISam (5x), 2Sam (3x), IRe (lx, ma
i’ebr. usa sbb hi. (2Re 23,34; 24,17; 2Cron incerto: 9,13), 2Re (lx, ugualmente incerto;
36,4; Num 32,38 txt? ho.); talvolta possono 14,7), ICron (5x), 2Cron (lx), Rut (lx) ed Est
avere questo significato anche qr’ «chiamare» (lx), cfr. J.Fichtner, Die etymologische Àtiolo­
(Giud 1,17) e sìm sèm «metter nome» (Dan gie in den Naniengebungen der geschichtlichen
1*7 ). Biicher des AT, VT 6, 1956, 372-396. Tra le
molteplici formulazioni di eziologie etimologi­
1) All’inizio del regno di un faraone eg. gli dei che che accompagnano l’imposizione del nome
gli assegnavano una serie di cinque « grandi si possono isolare due forme principali: (1)
nomi »; sotto l’influsso di questo uso, come in­ « egli chiamò il suo nome così e cosi, perché
dica ls 9,5s., anche al re di Giuda venivano disse (pensò)... », segue l’eziologia etimologica
conferiti nomi regali al momento della sua in­ (cfr. Es 2,22). Questa forma è stata conservata
tronizzazione. Il significato profondo di alme­ completa solo sporadicamente, perché alcuni
no alcuni dei titoli attestati in questo brano si elementi costitutivi possono venire omessi, cfr.
fonda su un modello eg. (’èl gibbór, cfr. eg. k‘ le formulazioni di Gen 3,20; 5,29; 26,22; 31,49
nbt « toro forte»). Non è chiaro se all’inizio di ecc.; (2) dopo il racconto di un avvenimento
Is 9,6 (corrotto) vi sia anche un quinto nome, segue in conclusione l’imposizione del nome:
in conformità con la titolatura regale egiziana. «perciò (‘al-kèn) si chiama il nome (di quel
Di alcuni re di Giuda ci sono stati conservati i luogo) così e così» (Es 15,23), talora aggiun­
nomi regali (Ioacaz per Sallum 2Re 23,31, cfr. gendo «fino ad oggi» (Gios 7,26). Per lo più
Ger 22,11; ICron 3,15; Ozia per Azaria [o vi­ questa formulazione compare in forma amplia­
ceversa, così Montgomery, Kings 446] 2Re ta con inserito ancora una volta il motivo ezio­
15,13; Is 1,1 ecc.; cfr. 2Re 14,21; 15,1 ecc.; an­ logico (Gen 11,9). Mentre la forma (1) è carat­
che Ioiakim 2Re 23,34 e Sedecia 2Re 24,17 teristica per le eziologie di nomi di persona, la
sono nomi regali, cfr. A.M.Honeyman, JBL 67, forma (2) - con poche eccezioni (Gen 25,30;
1948, 12-25; sui doppi nomi ass. cfr. W.von 29,34s.; 30,5s.) - è legata solo a luoghi deter­
Soden, ZA 58, 1967, 243s.). Secondo M.Da­ minati. L’imposizione del nome con eziologia
hood, Psalms I, 1966, 11, gli israeliti avrebbero etimologica si ambienta propriamente nella
conosciuto il conferimento di nomi regali an­ tradizione delle saghe. Perciò eziologie di nomi
che in base alla tradizione cananea, cfr. UT di persona si incontrano soprattutto in Gen
1007, r. 4-7; b‘l sdq skn bt mlk tgr mlk bny dove (in J), diversamente da tutti gli altri libri
(« legitimate lord, governor of thè palace, king vtrt., vengono spiegati i nomi di tutte le perso­
of thè city, builder king» (= « signore legittimo, ne più importanti. Le eziologie dei nomi di
governatore del palazzo, re della città, re co­ luogo si collegano o a leggende cultuali (Gen
struttore»). In realtà in questo caso dovrebbe 22,14 Moria; Gen 28,10ss. Betel; Gen 32,31
trattarsi piuttosto di titoli onorifici, quali ci Penuel, ecc.) o a luoghi che furono importanti
sono noli anche da iscrizioni ass. nella storia delle tribù di Israele prima o dopo
Bibliogr.: S.Morenz, Àgyptische und davidische K.Ò- la conquista (Es 15,23 Mara; 17,7 Massa e Me-
nigstitulatur, ZÀS 49, 1954, 73s.; G.von Rad, Das riba; Gios 7,26 Acor ecc.), cfr. Fichtner, l.c. Le
judaische Kònigsritual, GesStud 205-213; A.Alt, KS eziologie del tipo (1) non sono mai determi­
11,206-225; S.Herrmann, Die prophelischen Heilser- nanti per la narrazione nella quale sono inseri­
wartungen im AT, 1965, 131-135; H.Wildberger, te. Il tipo (2) non conduce mai ad una narra­
Die Thronnamen des Messias, Jes. 9,5bj ThZ 16, zione dettagliata (cfr. B.O.Long, The Problem
I960, 314-332 (bibliogr.); id., BK X,379s.; R.de of Etiological Narrative in thè OT, 1968).
Vaux, Le roi d’Israél, vassal de Yahvé, Mélanges
E.Tisseranf I, 1964, 119-133; A.M.Honeyman, The I giochi di parole nell’AT sono caratteristici
Evidence for Regnai Names among thè Hebrews, per le spiegazioni etimologiche del nome (Gen
JBL 67, 1948, 13-25; W.Zimmerli, VT 22, 1972, 2,7 'àdàm - >adàmà\ 3,20 Hawwà « Èva »
249-252; K.-D.Schunck, VT 23, 1973, 108-110. come « madre di tutti i viventi » [haj], vd. inol­
tre Gen 4,1 [cfr. R.Borger, VT 9, 1959, 85s.];
g) Eziologie etimologiche compaiono nell’im­ 5,29; 25,25s., ecc.), per le allusioni a nomi già
posizione del nome quando nell’AT un nome esistenti che come tali possono conservare il
viene fatto derivare da un avvenimento verifi­ valore di parole-motivo (cfr. p.e. Gen 32,21
catosi alla nascita di una persona o alla fonda­ pànìm e v. 31s. Penuel; Gen 19,17-22 Lot-
zione di una città o di un santuario, oppure mlt ni.; inoltre Mi 1,10-16), per le espressio­
anche da una parola pronunciata in quell’occa­ ni a doppio senso (cfr. «(sol)levare il capo»
sione, oppure da un altro avvenimento. In che significa sia reinserimento nell’ufficio sia
realtà, però, quasi sempre è il nome ad essere esecuzione capitale Gen 40,13.19.20.22; su Sof

853 00 sèm NOME 854


3,1.3 cfr. B.Jongeling, VT 21, 1971, 541-547) siasi valore. Ciò che non ha un nome è nullo,
ed infine per le deformazioni dei nomi propri caotico (efr. Enuma elis 1,1) e senza ordine. Il
di divinità, di nemici e di località (nomi di di­ primo uomo dà il nome agli animali come
vinità: bóseet «vergogna» anziché bà'al cfr. «atto dell’attività ordinatrice» (G.von Rad,
Ger 3,24; 11,13; Os 9,10 e i n. pers. Ts-bóscet ATD 2,67 = ital. 2,99; cfr. Westermann, BK
2Sam 3,14s. al posto di Is-Baal ICron 8,33, 1,311), non per ottenere potere su di essi (Gen
Mefìbóscet 2Sam 21,8 al posto di Meri(b)-Baal 2 ,20).
ICron 8,34; 9,40; probabilmente vi è una vo­ Poiché sèm in senso dinamico significa ciò che
calizzazione tendenziosa (per via di bóseet) an­ appartiene ad una persona corporalmente (la
che nei nomi divini 'àstòmt (Astarte) e Mólcek propria esistenza, la famiglia), materialmente
(Melek, come epiteto di Baal), ->bds 3d; H.- (la proprietà, il possesso) e spiritualmente
F.WeiB, BHH 1,267; GB 429b.627b; cfr. anche (fama, onore), il nome può anche sopravvivere
Bohl 17 per i nomi dei re nemici in Gen alla morte di un uomo e viene tenuto in consi­
14,1-2 e per Ger 50,21. derazione. Poiché Assalonne era senza figli,
per far conoscere (zkr hi.) il suo nome dopo la
Dei nomi propri possono venire alterati anche attra­ morte, eresse una stele mentre era in vita
verso la sostituzione della prima lettera dell’alfabeto (2Sam 18,18; —jàd 3b). Jahwe promette agli
ebr. con l’ultima, della seconda con la penultima ecc. eunuchi un ricordo (jcid wàsèm) nel tempio (Is
(atbas), cfr. Ger 25,26 Sésak in luogo di Babilo­ 56,5), mediante il quale essi rimarranno nel ri­
nia. (Bibliogr.: Bòhl 11-25; C.Westermann, cordo della comunità di Dio. Se rimane una
Forschung am AT, 1964, 39-47; B.S.Childs, A Study
of thè Formula “UntiL this Day”, JBL 82, 1963, discendenza, rimane anche il nome (Is 66,22).
279-292; J.Brighi, Early Israel in Recent Histoiry Distruggere completamente una persona, una
Writing, 1956; M.Noth, SVT 7, I960, 278ss. e la bi­ famiglia, un gruppo o un popolo significa can­
bliogr. citata sopra in questo paragrafo). cellare il nome e perciò quello che appartiene
loro corporalmente, materialmente e spiritual­
h) L’effetto che un nome produce dipende dal mente (krt hi. Gios 7,9; Is 14,22; Sof 1,4; Rut
potere della persona che lo porta. Deriva di 4,10 ni.; di idoli Zac 13,2; gr‘ ni. Num 27,4;
qui l’uso di sèrti in senso d i n a m i c o come 'bd q. Sai 41,6; hi. Deut 7,24; pi. Deut 1,2,3;
incarnazione delle azioni e delle prestazioni, mhh Deut 9,14; 2Re 14,27; cfr. mhh zèkeer
del potere e della fama di una persona Deut 25,19; smd ni. Is 48,19; hi. ISam 24,22;
(Besnard, l.c. 22ss.; cfr. Pedersen, Israel sur hi. Os 2,19 di dei; cfr. Th. e D.Thompson,
1-11,245-259). In quanto « indice della persona­ VT 18, 1968, 79-99, particol. 84ss.). Se un
lità » sèm in senso dinamico non significa per­ uomo sposato muore senza lasciare figli, sua
ciò solo «discendenza» (ls 66,22; cfr. acc. moglie deve appartenere al cognato ed il pri­
sumu nel senso di « progenie, figlio ») o « pro­ mogenito che essa dà alla luce deve portare il
prietà » (Num 27,4) ma soprattutto anche nome del defunto, deve cioè valere come figlio
(come in alcune lingue moderne) «gloria, ono­ di lui (qùm ’al-sèrh Deut 25,6). 11 cognato « dà
re, fama»; per questo motivo sèm si alterna una discendenza » (qùm hi. sèm) al fratello de­
spesso con termini come fhillci « gloria, lode » funto (Deut 25,7; cfr. anche Rut 4,5.10 e slm
(Deut 26,19; Ger 13,11; Sof 3,19.20; detto di sèm ùse’èrìt le « lasciare nome c discendenza a
Jahwe Sai 66,2; 102,22; 145,21; Is 48,9; Ger qualcuno» 2Sam 14,7). Con queste prescrizio­
33,9 ecc.) e tifàrcel «splendore, onore» (Deut ni si voleva anche provvedere alla conservazio­
26,19; Ger 13,11; detto di Jahwe Ger 33,9; cfr. ne del patrimonio familiare (von Rad, ATD
ICron 29,13). Gli eroi famosi dell’antichità 8,1 lOs. = ital. 171 s.; Thompson, Le.).
(Gen 6,4), persone rispettate e stimate (Num Chi compie grandi cose si fa un nome (‘sh sèm
16.2), uomini famosi (ICron 5,24; 12,31) ven­ Gen 11,4; 2Sam 8,13) e rimane perciò onorato
gono designati come ’ansè (hàsjsèm opp. 'anse (per i paralleli sum. e acc. cfr. Thompson, l.c.
semài, cfr. anche ISam 18,30; 2Sam 23,18.22. 85-87).
Un nome onorato (s<v«) vale più di una grande Poiché il nome è indice della personalità, si
ricchezza (Prov 22,1), è meglio dell’unguento può sottolineare ora questo ora quell’aspetto di
profumato (Eccle 7,1); cfr. anche Cant 1,3 sèm. In tutti questi casi è il contesto che deci­
dove però sèm è quasi sostituto della persona. de. Così può essere rilevato l’aspetto della glo­
Un mat[à‘ l€sèm (Ez 34,29 txt?) designa un ria (ISam 18,30; IRe 5,11; Ez 16,15; 39,13;
giardino di cui tutti parlano magnificandolo. Sai 72,17), della forza (2Sam 23,18.22), e del
Cfr. anche sèm nel senso di onore di un re potere (Ger 48,17), ma anche quello della di­
(IRe 1,47); 5,11; Sai 72,17; ICron 14,17), ono­ scendenza (ISam 24,22; 2Sam 14,7; Is 66,22;
re di Israele (Ez 39,13), fama di Gerusalemme Sof 1,4), della proprietà (Num 27,4) e del ri­
(Ez 16,14) e reputazione di Abramo (Gen cordo della persona dopo la morte (Giob
12.2). La gente di poca importanza e spregevo­ 18,17; Prov 10,7; cfr. zèkeer, ed in proposito
le è invece « senza nome » (benè beIl-sèm Giob W.Schottroff, Gedenken im Alten Orient und
30,8). Il nome di un aborto umano è coperto im AT, 1964, 287ss., e —zkr).
dalle tenebre (Eccle 6,4), cioè è privo di qual­ Invece di un buon nome si può avere anche

855 DB sèm NOME 856


una cattiva fama, perché si è « famosi per im­ 326), ma Jahwe. Si tratta perciò della procla­
purità» (lemè'al hassèm Ez 22,5), si diviene mazione del nome di Jahwe da parte di Jahwe
oggetto di dicerie (Ez 23,10), o perché si deve stesso, non di una invocazione del nome di
lasciare che altri usino ii proprio nome come Jahwe (cfr. Es 33,19 e sotto 4b). P, che (diver­
formula di maledizione (ls 65,15). L’espressio­ samente da Gen 17,1!) non parla di una teofa­
ne sèm rà' significa la cattiva fama che si getta nia ma di un discorso di Dio a Mosè in Egitto,
sugli altri (Deut 22,14.19) o anche si procura a evidenzia la rivelazione del nuovo nome Jhwh
se stessi (Neem 6,13). al posto di ’èl saddaj come proseguimento del­
la rivelazione patriarcale di Gen 17,lss., ed
4/ Il significato teologico del nome verrà trat­ esalta la promessa di alleanza di Jahwe ai pa­
tato nei seguenti paragrafi: a) la rivelazione del triarchi; in questo modo si è ridotto il valore
nome di Jahwe, b) l’invocazione del nome di della rivelazione del nome di Jahwe a Mosè a
Jahwe, c) il nome di Jahwe nella letteratura favore della tradizione dei padri di Gen 17,lss.
dtn. e dtr.-cron., d) il nome di Jahwe come so­ (N. Lohfink, Bib 49, 1968, 1-8). Conseguente­
stitutivo di Jahwe stesso, e) il nome di Jahwe mente P non considera la rivelazione a Mosè
come ipostasi?, f) la proclamazione del nome come una rivelazione superiore (Lohfink, l.c.
di Jahwe come atto giuridico, g) il nome di 2ss., contro R.Rendtorff, Offenbarung als
Jahwe come sinonimo della gloria di Jahwe, h) Geschichte, 1961,25 = Rivelazione come storia,
«Jahwe (Sabaot) è il suo nome», i) «nel 1969,67, il quale ritiene che al r’h di Gen 17,1
nome» come formula di autorizzazione, I) è contrapposto lo jd ‘ ni. di Es 6,3, e perciò
« chiamare per nome » come vocazione divina, conclude: « La apparizione di Jahwe viene col­
m) cambiamento del nome come atto di sovra­ locata su un gradino provvisorio; con Mosè
nità divina. inizia qualcosa di nuovo: Jahwe si fa conoscere
come se stesso »), ma vede la rivelazione del
a) Poiché il nome divino c di per sé ignoto agli nome di Jahwe a Mosè come prosecuzione del­
uomini e la divinità non si lascia carpire il suo la manifestazione divina che era già iniziata al
nome (cfr. Gen 32,30s.; Giud 13,17s.), deve es­ tempo dei patriarchi attraverso la comunica­
sere lo stesso Dio ignoto ad uscire dal suo mi­ zione del nome (Lohfink, l.c. 5).
stero per rivelare il suo nome all’uomo facen­ Per la formula di autopresentazione usata ad
dosi conoscere ( —jd ) in una teofania ( —r'h esempio in Gen 17,1 ed Es 6,2 ni 'èI saddaj
ni.); in tal modo egli può essere chiamato ed opp. '“ni Jhwh e la sua storia opp. le espressio­
invocato con questo nome (cfr. Es 3,13 e 15: ni simili che compaiono nella proclamazione
sèm par. di zèkeer). Tre volte in Es si parla di della legge, nella formula di riconoscimento
una rivelazione del nome di Jahwe ( —Jhwh; («sapere che io sono Jahwe») e nella lode di
R.de Vaux, FS Davies 1970, 48-75): in E (Es se stesso -*■’ani e cfr. W.Zimmerli, Ich bin Jah­
3,14s.), in J (Es 34,5ss.) ed in P (Es 6,2), cfr. we, GO 11-40 = Rivelazione di Dio, 19-44; id.,
Besnard, l.c. 32-61. E, che colloca la rivelazio­ Erkenntnis Gottes nach dem Buche Ezechiel,
ne del nome di Jahwe all’Oreb prima dell’eso­ GO 41-119 = ital. 45-107; id., Das Wort des
do dall’Egitto, oltre all’elemento del Dio inde­ gòttlichen Selbsterweises (Erweiswort), cine
finibile e misterioso per natura, sottolinea il si­ prophetische Gattung, GO 120-132 = ital.
gnificato attivo e dinamico dell’azione con cui 109-119; id. «Offenbarung» im AT, EvTh 22,
Dio si dona al suo popolo, azione affermata 1962, 15-31; K.Elliger, Ich bin der Herr - euer
nel nome Jhwh (—hjh 4c; Besnard, Le. 34ss.: Gott, Klcine Schriflen zum AT, 1966, 211-231
« Il est vain de nous demander si nous sommes (questi definisce la dichiarazione « io sono Jah­
en présence du “Deus revelatus” ou du “Deus we» come «formula di santità o di maestà»,
absconditus” . Nous sommes devant une dialec- l’espressione corrispondente « io sono Jahwe,
tique divine plus profonde que cette alterna­ vostro Dio » come « formula della storia della
tive... », l.c. 37). In J, che rende noto il nome salvezza » o « formula di favore », e suppone
Jhwh già nella storia primordiale (Gen 4,26) e che le due formule abbiano un diverso Sitz im
pone la teofania in relazione col dono della Leben); Th.C.Vriezen, Exode, X X ,2, Rccher-
legge sul Sinai, il fatto che Jahwe manifesti il ches Bibliques 8, 1966, 35-50.
suo nome significa la rivelazione della natura Una menzione a parte meritano le parole della
benevola di Dio, che viene espressa con attri­ legge per la costruzione dell’altare, che si tro­
buti divini (Besnard, l.c. 43ss.; per la storia dei vano nel Codice dell’alleanza Es 20,24:
termini di Es 34,6s., usati in Israele in contesto belcol-mùqóm (txt em!) ’°scer ’azklr ’(vt-sf,mì
liturgico, cfr. R.C.Dentan, VT 13, 1963, 34­ « in ogni luogo in cui io (Jahwe) proclamo il
51, che li interpreta come prodotto della scuo­ mio nome ». In questo testo ’azkir non va mu­
la sapienziale). Inoltre J usa per la proclama­ tato in tazkìr (così con la versione sir. Beer,
zione del nome qr' besém Jhwh con Jahwe HAT 3,104; H.Bietenhard, ThW V,254 n. 98 =
come soggetto (Es 33,19; 34,5; —qr’ 3a); in GLNT VIII.717s. n.98; A.Jepsen, Untersu-
34,5b non c Mosè soggetto di qr' (diversamente chungen zum Bundesbuch, 1927, 53 n. 4) né
Beer HAT 3,160; Noth, ATD 5,215 = ital. va inteso in senso causativo («dove io faccio

857 □$ sèm NOME 858


chiamare», così più o meno Noth, ATD 5,142 cfr. anche Ger 15,1); (3) con valore di dossolo­
= ital. 218), cfr. Sai 45,18 e J.J.Stamm, ThZ 1, gia «annunciare/confessare il nome di Jahwe
1945, 306; H.Cazelles, Etudes sur le Code de magnificandolo»: Sai 80,19; 116,13.17 (cfr.
TAiliance, 1946, 43; W.Schottroff, l.c. 248. tòdà); Is 12,4 (par. jdh hi.); Sai 105,1 = ICron
Questa dichiarazione indica che Dio manife­ 16,8 (par. jdh hi.), cfr, anche Sai 75,2 (txt em,
standosi legittima per sé il luogo di culto. L’e­ cfr. BHS; Kraus, BK XV,520). Un significato
spressione zkr hi. sèm corrisponde come con­ simile ha qr' sèm Jhwh in Deut 32,3,
tenuto alla formula dtn. skn pi. sèm e sìm sém
(cfr. sotto 4c). Par. a queste espressioni si incontra zkr hi. besèm
Jhwh Is 48,1 («invocare»; dì dei stranieri Gios
b) L’uomo si rivolge a Dio pregando, lodando, 23,7); Sai 20,8 (« noi ci gloriamo del nome di Jah­
we», cfr. Brongers, l.c. I7s.); Am 6,10 (con valore
cercando aiuto, soprattutto nel luogo in cui
superstizioso, detto della proclamazione del nome di
Dio si è rivelato attraverso la proclamazione Dio, cfr. WolfT, BK XIV/2,328; Rudolph, KAT
del suo nome. Per indicare questo Pebr. usa di­ XIII/2,225; SchottrofT, l.c. 250ss.; Brongers, l.c. 17) e
verse espressioni (—qr ’ 4), ma soprattutto, ol­ zkr hi. sém (cfr, acc. zakàru sunto., —zkr 3c) ls
tre a qr’ 'cel~/leJhwh e qr' Jhwh (espressioni che 26,13 (confessare Jahwe), cfr. Es 23,13 (pronunciare
vengono usate per invocare Jahwe nella pre­ il nome di dei stranieri). Per Es 20,24 vd. sp. 4a. Per
ghiera Giud 16,28; ISam 12,17.18; IRe l’uso profano di zkr hi. sèm 2Sam 18,18; Sai 45,18,
8,43.52 ecc., e perciò sono caratteristiche della cfr. Schottroff, l.c. 246s.
lamentazione individuale, Sai 17,6; 18,4.7; Per brk pi. besém Jhwh « benedire nel nome di Jah­
we », che viene usato solo riferito alle benedizioni sa­
31,18; 86,5 ecc.), le espressioni qr’ sèm Jhwh cerdotali (Deut 10,8; 21,5; 2Sam 6,18 - ICron 16,2;
(Deut 32,3; Sai 99,6; Lam 3,55) e qr’ besém Sai 129,8; ICron 23,13) —brk e Brongers, l.c. 8s.;
Jhwh (Gen 4,26; 12,8; 13,4; 21,33; 26,25; IRe per cill pi. besèm Jhwh « maledire nel nome di Jah­
18,24; 2Re 5,11; ls 12,4; 64,6; 65,1; Ger we» (2Re 2,24, cfr. ISam 17,43) —qll e Brongers,
10,25; Gioe 3,5; Sof 3,9; Zac 13,9; Sai 79,6; l.c. 9s.; per Sb' ni. besèm Jhwh « giurare nel nome di
80,19; 105,1; 116,4.13.17; ICron 16,8; cfr. Sai Jahwe» Lev 19,12; Deut 6,13; 10,20; ISam 20,42; ls
75,2 txt em). Solitamente qr’ besèm Jhwh viene 48,1; Ger 44,26, cfr. Gios 23,7; vd. anche Ger 12,16;
interpretato come « chiamare (invocare) usan­ Zac 5,4 e Gen 21,23; ISam 30,15; Is 65,16, cfr.
Brongers, l.c. 10s., e ->sb'.
do il nome di Jahwe », « chiamare Jahwe per
nome» (così Grether, l.c. 19; H.Bictcnhard, Poiché il nome di Jahwe è santo (qds) e per
ThW V.254 = GLNT Vili,716; H.A.Brongers, farne uso bisogna essere autorizzati, si mette
ZAW 77, 1965, 12; Besnard, l.c. 100; diversa­ seriamente in guardia contro l’abuso del suo
mente B.Jacob, lm Namen Gottes, 1903, 27), nome nella maledizione (Lev 24,11.15s. nqb
tuttavia con maggiore probabilità be(sèm) - se­ par. di qll; cfr. J.Hempel, Apoxysmata, 1961,
condo G K § 119k —non va inteso come stru­ 97 n. 306; Elliger, HAT 4, 1966, 331) e nel
mentale (—qr’ 4), ma introduce il complemen­ giuramento (Lev 19,12), perché in tal modo il
to ogg. (cfr. anche BrSynt § 106a); confermano nome di Jahwe viene profanato (—hll pi., cfr.
questa ipotesi gli usi semanticamente simili di tpÉ «violare» Prov 30,9). Nemmeno si deve
qr’ besém Jhwh e qr’ sèm Jhwh. Perciò non si abusare del nome di Jahwe per scopi magici
può concludere che alla prima espressione fos­ (Es 20,7; Deut 5,11 lassàw’ «per niente» cfr.
se collegata l’idea primitiva di una costrizione J.J.Stamm, Der Dekalog im Lichte der neueren
magica alla quale si poteva sottomettere la di­ Forschung, 21962, 47; H.Reventlow, Gebot
vinità pronunciandone il nome» (Bietenhard, und Predigt im Dekalog, 1962, 44; il comanda­
l.c. 254 = 716s.; cfr. Grether, l.c. 19). - mento, almeno nell’interpretazione posteriore,
L’espressione qr' besèm Jhwh ha vari significati si dirige anche contro l’abuso nel giuramento e
(cfr. H.A.Brongers, l.c. 12ss.; Besnard, l.c. nella maledizione, cfr. Os 4,2 e WolfT, BK
101 ss.): (1) è termine tecnico per indicare l’a­ XIV/1,84s.; Stamm, l.c.; Reventlow, l.c.).
dorazione di Jahwe nel culto, soprattutto in J In molti dei casi sopra menzionati è difficile
(Gen 4,26; 12,8; 13,4; 21,33; 26,25), o anche decidere se sèm Jhwh sia da interpretare dia­
più in generale indica la venerazione e il rico­ noeticamente come nome di Jahwe o piuttosto
noscimento di Jahwe senza essere ristretta al dinamicamente come sostitutivo di Jahwe (vd.
culto (Ger 10,25; cfr. Sai 79,6 par jd'; Gioe st. 4d), perché accanto a sb' ni. besèm Jhwh
3,5, cfr. Rudolph, KAT XII 1/2,73; dettagliata­ compare l’espressione (forse più antica) sb' ni.
mente Besnard 128-148; Sof 3,9 par. ‘bd); (2) beJhwh (Gios 2,12; 9,18; Giud 21,7; ÌRe 1,17
quando si attende una risposta di Jahwe l’e­ ecc.), e accanto a qll pi. besèm Jhwh appare qll
spressione significa « implorare l’aiuto di Jah­ pi. bèlòhùw (ISam 17,43). Soprattutto in testi
we»; IRe 18,24 (termine opposto 'nh « rispon­ posteriori sèm Jhwh dovrebbe essere sostituti­
dere»); Zac 13,9 (‘nh); Sai 116,4 (così anche vo di Jahwe.
qr" sèm Jhwh Lam 2,55, cfr. sm‘ «ascoltare»
v. 56), o « intercedere presso Jahwe »: 2Re c) A partire dai lavori di O.Grether (Name
5,11; Sai 99,6 (per questo testo cfr. P.A.H.de und Wort Gottes im AT, 1934, 31-35) e di
Boer, OTS 3, 1943, 107; Kraus; BK XV,685; G.von Rad (Das Gottesvolk im Deuterono-

859 0# sèm NOME 860


mium, 1929, 37 = GesStud 1,109-129; von Rad dAciad-suma-iskun, dBèl-suma-iskun, che per
I,197s. = ital. 216; von Rad, ATD 8,64 = ital. quanto riguarda gli elementi non teoforici han­
99s.) esiste tra gli studiosi un ampio accordo no lo stesso significato di altri n. pers. come
sul fatto che le frasi stereotipe dtn. « il luogo dEnlil-suma-imbì fnabù/J e Sin-suma-izkur
che Jahwe sceglierà » lesakkèn semò sàm « per [zakàru!\, cfr. Stamm, AN 141-142). Perciò
farvi abitare il suo nome» (Deut 12,11; 14,23; skn pi. sèm opp. sìm sèm corrispondono a zkr
16,2.6.11; 26,2; cfr. Neem 1,9) e « il luogo che hi. sèm nella legge sull’altare di Es 20,24, dove
Jahwe sceglierà» làsùm semò sàm «per collo­ (non con valore causativo!) si tratta della solen­
carvi il suo nome» (12,5.21; 14,24; cfr. 2Cron ne proclamazione del nome di Dio fatta da
6,20) vanno interpretate come espressioni di Dio stesso nel luogo di culto (cfr. sp. 4a).
una costruzione teologica astratta, tipicamente Quindi nelle suddette espressioni dtn. « non si
dtn,, aH’interno della quale il sèm di Jahwe ve­ deve pensare anzitutto al luogo di una manife­
niva preso per sostituire, ora materialmente stazione oggettiva di Jahwe che rende il suo
ora come una personificazione, Jahwe percepi­ nome invocabile come oggetto, ma piuttosto al
to come trascendente. Mediante l’idea di sèm, luogo in cui sulla base di una manifestazione
contro le idee popolari sulla presenza persona­ di Jahwe viene pronunciato potentemente lo
le di Jahwe nel luogo di culto, e soprattutto in ’anì Jhwh (« io sono Jahwe ») e da lui viene
conflitto con la teologia dell’area (F. Dumer- proclamato un atto di favore e il diritto » (così
muth, ZAW 70, 1958, 59-98; R.E.Clements, Zimmerli, GO 126 = ital. 113). Non esiste
VT 15, 1965, 300-312; E.W.Nicholson, Deute- quindi una teologia del nome specificamente
ronomy and Tradition, 1967, 7lss.), sotto l’in­ dtn. (cfr. la negazione di una tale teologia da
flusso profetico (Grether, l.c. 33; Vriczcn, parte di R.de Vaux, FS Rost 1967, 219-288,
Theol. 212s.) si sarebbe sviluppato un luogo che però sulla base di EA 287, 60-63; 288,5-7,
teologico col quale « proseguendo arditamente interpreta in modo inesatto sakànu suma
le tendenze già esistenti si è ottenuta una for­ come «prendre possession», p. 221). Perciò
ma di apparizione di Jahwe nella quale opera anche Dtr. e Cron. poterono riprendere le sud­
Jahwe stesso, nel limite però da lui voluto; tale dette espressioni dtn. senza mettere in pericolo
forma di apparizione può essere designata il modo tradizionale con cui esse intendevano
come ipostasi» (Eichrodt 11,20-21; cfr. anche il culto, ossia che la presenza di Jahwe si opera
Jacob 67; Bietenhard, l.c. 255s. = 718ss.; mediante il kàbòd e l’arca (skn pi, sèm Neem
H.Ringgren, Israelitische Religion, 1963, 81s.; 1,9; sìm sèm IRe 9,3; 2Re 21,7; 2Cron 6,20;
R.E.Clements, God and Tempie, 1965, 94s.; 33,7, riferito a Gerusalemme IRe 11,36; 14,21
G.Fohrer, Geschichte der isr. Religion, 1969, = 2Cron 12,13; 2Re 21,4.7 = 2Cron 33,7).
306; id.; Theol. Grundstrukturen des AT, Quindi anche altri testi negli scritti dtr. e cron.
1972, 40; K.Balzer, RGG IV,1303). Diversa­ nei quali si dice che Jahwe consacra il tempio
mente che nella formula usata dallo Jahwista per il suo sèm (IRe 9,7 = 2Cron 7,20), che una
qr’ bes2m (Es 34,5) e zkr hi. sèm (Es 20,24). casa sarà costruita per il suo sèm (2Sam 7,13;
nelle espressioni ricordate sèm non designereb­ IRe 3,2: 5,17.19; 8,17.18.19.20.44.48 = 2Cron
be il nome pronunciato; il suo compito consi­ 6,7.8.9.10.34.38; ICron 22,7.8.10.19; 28,3;
sterebbe invece « nelfessere presente nel luogo 29,16; 2Cron 1,18; 2,3, cfr. 20,8 [per IRe 10,1
di culto rappresentando Jahwe e ricevendo il txt? cfr. Noth, BK IX,203]) e che il suo sèm è
culto a lui offerto » (Grether, l.c. 34). A questa nel tempio (IRe 8,16 = 2Cron 6,5; IRe 8,29;
interpretazione però si oppone non solo il fatto 2Re 23,27; 2Cron 7,16; 20,9) o in Gerusalem­
che gli atti di culto anche nel Deut hanno luo­ me (2Cron 6,6; 33,4, sempre sèm Jhwh oppure
go Hfnè Jhwh «davanti al volto di Jahwe», e sèm con un suffisso riferito a Jahwe), non deb­
non già « davanti al volto del nome di Jahwe » bono essere interpretati alla luce di una teolo­
(12,7.12.18; 14.23.26; 16,11; 26,10; cfr. 27,7), gia del nome coniata dal Deut, ma piuttosto
e che Fuso della formula « dove io prima stabi­ vanno riferiti alla presenza personale di Jahwe
lii il mio nome» (slot pi. Ger 7,12) in riferi­ che si manifesta nel culto (cfr. anche -+pàriim
mento a Silo non indica certo un conflitto con IV/1), per cui sèm Jhwh soprattutto nella ter­
la teologia dell’arca, ma anche il fatto che minologia cultuale diventa un sostitutivo di
l’ebr. éìm sèm significa la pronuncia stessa del Jahwe.
nome (nell’imposizione del nome: Giud 8,31;
2Rc 17,34; Neem 9,7; cfr. Dan 1,7; nella bene­ d) Come nell’uso profano della letteratura po­
dizione aaronitica Num 6,27), e similmente steriore sèm può diventare un sostitutivo di
skn pi. sèm va inteso - sulla base dei paralleli una persona umana (Num 1,2.18.20.22 ecc.;
acc. - come riferito al nome pronunciato (cfr. ICron 23,24; cfr. Atti 1,15; Apoc 3,4; 11,13),
nel testo di giuramento KAR 196, Rs. 111,3ls.: così nell’AT sèm Jhwh può comparire come
Amar-ga istcìkan sum buri « egli chiamò sostitutivo di Jahwe. A prescindere da alcuni
Amarga il nome del pìccolo vitello»; vd. testi peraltro sospetti (Am 2,7; Mi 5,3; Is
Stamm, AN 366; F.Tli.M.BÒhl, JEOL 4, 1936, 30,27, vd. i comm.) e dai numerosi esempi nel
204, inoltre i n. pers. dNabu-suma-ìskun, salterio (cfr. Grether, l.c. 36ss.), l’espressione si

861 Q# sèm NOME 862


trova solo nella letteratura profetica recente e un influsso dtn.-dtr.). Neppure si può ricorrere
nell’ulteriore letteratura post-dtn. (Is 24,15; a Es 23,21 per dimostrare che sèm Jhwh è
25,1; 26,13; 52,5.6; 56,6; 60,9 txt?; 64,1.6; un’ipostasi: ivi si parla del messaggero
Ger 10,6; 23,27.27; 34,16; Ez 20,9.14.22.39; (->mal’àk) di Dio verso il quale gli israeliti
36,20.21.22.23; 39,7; 43,7.8; Gioe 2,26; Mal non debbono mostrarsi ribelli « perché il mio
1,6.6; 2,2; 3,16.20; fuori della letteratura pro­ (= di Dio) nome è in lui »; infatti è l’angelo
fetica: Lev 18,21; 19,12; 20,3; 21,6; 22,2.32; stesso che rappresenta Jahwe, mentre le parole
24,11.16; 2Sam 22,50 = Sai 18,50; IRe «perché il mio nome è in lu i» indicano solo
8,33.35.43 = 2Cron 6,24.26.33; Giob 1,21; la presenza personale di Dio nel suo messagge­
Lam 3,55; Dan 2,20; Neem 1,11; 9,5; ICron ro (così giustamente Beer, HAT 3,121: «Come
29,13). Il «nome di Jahwe» che appartiene un re è considerato personalmente presente in
alla topica dell’inno e perciò viene usato nel colui che egli ha mandato, così lo è anche Jah­
« parallelismus membrorum » come sinonimo we nel suo angelo»; diversamente H.J.van
di Jahwe si trova « quasi esclusivamente come Dijk, VT 18, 1968, 20s.).
oggetto di quei verbi... che designano modi di­
versi in cui l’uomo esprime l’adorazione opp. f) Almeno lino a quando non entrarono in uso
la profanazione ed il disprezzo di Dio. Il con­ i contratti scritti, una regolare compravendita
cetto di sèm usato con questo valore si trova comprendeva come atto giuridico ufficiale la
principalmente nel linguaggio del culto, e pre­ proclamazione del nome del nuovo proprieta­
cisamente non nel linguaggio sacrificale ma so­ rio sull’oggetto comperato (qr’ ni. sèm N.N.
prattutto, anche se non esclusivamente, in Vi/); lo scopo non era di far conoscere il cam­
quello del culto che si effettua mediante la pa­ biamento di proprietà a chi avesse il diritto di
rola » (Grether, l.c. 38s.; un elenco dei numerosi sollevare obiezioni (così K.Galling, Die
verbi usati con sèm Jhwh è in Grether, l.c. Ausrufung des Namens als Rechtsakt in Israel,
37-38). In questo uso di sèm Jhwh risuona tutto ThLZ 81, 1956, 65-70), ma di ratificare defini­
ciò che per i suoi adoratori significa Jahwe in tivamente la compravendita (così H.Boecker,
quanto Dio santo (perciò spesso sèm Redeformen des Rechtslebens im AT, 1964,
qodsù/qodsàkà « il suo/tuo santo nome »: Sai 165-168), cfr. ls 4,1. L’espressione qr’ ni. sèm
103,1; 105,3; 106,47; 145,21; ICron 16,35; N.N. 'al diviene così termine tecnico per indi­
29,16; cfr. zèkoer qodsò « il suo santo nome» care qualsiasi cambiamento di proprietà (2Sam
Sai 30,5; 97,12) e glorioso (cfr. sèm kebòdó « il 12,28; cfr. anche W.Heitmuller, «Im Namen
suo nome glorioso» Sai 72,19; sèm tif’ancèkà Jesu», 1903, 171). Essa è riferita spesso a Jah­
« il tuo nome glorioso » ICron 29,13). Per que­ we nell’AT per esprimere il suo diritto di pro­
sto si può talora parlare anche della gloria del prietà e di sovranità, ed è caratteristica della
nome di Jahwe (k^bód Fmó Sai 29,2; 66,2; letteratura dtn.-dtr. e posteriore (riferita ad
96,8 = ICron 16,29). Israele: Deut 28,10; Is 63,19; Ger 14,9; Dan
9,19; 2Cron 7,14; all’arca: 2Sam 6,2; al tem­
e) Non è chiaro se il nome di Jahwe, anche pio: IRe 8,43; Ger 7,10.11.14.30; 32,34;
prescindendo dal Deut (vd. sp. 4c), ricorra nel- 34,15; 2Cron 6,33; a Gerusalemme: Ger 25,29;
Ì’AT come un’essenza quasi autonoma nel sen­ Dan 9,18.19; ai popoli: Am 9,12; a Geremia;
so di un’ipostasi (è l’opinione, espressa d’al­ Ger 15,16); qr’ 3c.
tronde con una certa cautela, di Grether, l.c.
44ss.; A.R.Johnson, The One and thè Many in L’espressione che abbiamo discusso sopra deve essere
distinta molto chiaramente da qr' 'al seino «chiama­
thè Fsraelite Conception of God, 21961, 17ss.; re col suo (proprio) nome» (Deut 3,14; 2Sam 18,18
K.Baltzer, RGG IV, 1303; per il concetto di ecc.) opp. qr’ ‘al sèm N.N. « chiamare secondo qual­
ipostasi cfr. G.Pfeifer, Ursprung und Wessen cuno/qualcosa » (Est 9,26, Purim in base a pur, cfr.
der Hypostasenvorstellungen im Judentm, Gen 4,17; ni. «chiamarsi secondo il nome di qualcu­
1967, 11-16, con bibliogr.). Si ha però l’im­ no » Esd 2,61 [1 semò\ - Neem 7,63). Invece bisogna
pressione che negli esempi addotti per provare vedere seriamente se non sia il caso di intendere Sai
questa tesi il concetto sèm Jhwh, come pure 49,12 come espressione di presa di possesso di terre
pené Jhwh {—pànìm IV), significhi «Jahwe in (cfr. Kraus, BK XV,363; d’altronde non è necessario
cancellare il be davanti a s^mòlàm se si interpreta il
persona» (Ger 10,6; Mal 1,1 l[3x].14; 2,5; Sai b come «het essentiae»): «essi proclamarono il loro
54,8; 76,2; 135,3; Prov 18,10) opp. Jahwe nel­ nome su delle terre », cioè « presero delle terre in
la sua gloria (Is 12,4; Zac 14,9; Sai 8,2.10; possesso ».
20,2; 111,9; 148,13). Anche in questo caso,
perciò, l’espressione è da intendere riferita al g) Poiché nel suo valore dinamico il nome in­
Dio che si dimostra glorioso nella storia e nella dica ciò che distingue chi lo porta, sèm Jhwh
creazione. Perciò anche Is 30,27 («ecco, il (come nell’uso profano, per il quale vd. sp. 3c)
nome di Jahwe viene da lontano») va inteso di significa spesso la gloria, la fama e la potenza
Jahwe che viene personalmente per operare il di Jahwe quali si rivelano nella creazione (Sai
giudizio contro i popoli (diversamente Grether, 8,2.10) e nella storia (Es 9,16). In alcuni casi
l.c. 29s., e Kaiser, ATD 18,244, che suppone questo uso di sèm Jhwh si distingue difficil­

863 sèm NOME 864


mente dall’uso dell’espressione come sostituti­ misericordia (Sai 25,11; 79,9; Ger 14,7) o alla
vo di Jahwe. . sua potenza salvatrice (Sai 109,21; 143,11; cfr.
Così la migliore interpretazione di sèm Jhwh 31,4 e H.A.Brongers, OTS 18, 1973, 93s.).
in ls 30,27 (per il problema dell’autenticità del D ’altra parte ls 66,5 può significare semplice­
testo cfr. H.Donner, Israel unter den Vòlkern, mente « a causa di Jahwe » (Grether, l.c. 54).
1964, 164) è di intenderlo come la persona di In modo simile viene usato ba'abùr semò
Jahwe e quindi sostitutivo di Jahwe; nello stes­ (haggàdòl) «a causa del suo (grande) nome»
so tempo, però, nel concetto di sèm si sente ri­ ISam 12,22 (dtr.): Jahwe non ripudierà il suo
suonare l’idea della sua maestà che incute ter­ popolo poiché egli ha voluto farlo suo popolo.
rore. Quando il nome di Jahwe viene profana­
to {hll pi. sèm Jhwh Lev 18,21; 19,12; 20,3; Nell’espressione bd ’ besèm Jhwh fb à ’òt I Sara 17,45
(cfr. 2Cron 14,10) besèm va interpretato come « fi­
22,2.32; Ger 34,16; Ez 20,39; 36,20; Am 2,7; dando nella forza (di Jahwe)», cfr. Sai 54,3 (par.
cfr. con tm’ pi. «contaminare» Ez 43,7.8; con gebùrà, —gbr) e Sai 89,25; 124,8; cfr. anche mùl hi.
riqb «maledire» Lev 24,11.16.16; con n’$ hit­ besèm Jhwh «difendersi mediante il potere di Jah­
po. «essere bestemmiato» Is 52,5; con hzh we» Sai 118,10.12 (vd. H.A.Brongers, ZAW 77,
«disprezzare» Mal 1,6; con tpi «profanare» 1965, 3). Parimenti la migliore interpretazione di
Prov 30,9, cfr. Gemser, HAT 16,114) è egli bàrùk habbà‘ bL'sèm Jhwh in Sai i 18,26 è « benedet­
stesso che viene bestemmiato e perciò il suo to chi è sceso in campo con la forza di Jahwe»
onore viene offeso. (Brongers, l.c. 4). Sebbene hsh besèm Jhwh Sof 3,12
possa significare « trovare rifugio nella protezione di
Poiché Jahwe salvando il suo popolo dall’Egit­ Jahwe», cfr. Prov 18,10, è meglio pensare che Sof
to «si è fatto un nome» {'sh sém Is 63,12.14; 3,12 (come aggiunta posteriore, cfr. Elliger, ATD
Ger 32,20; Dan 9,15; Neem 9,10; cfr. Es 9,16; 25,79), ai pari di Sai 20,2, usi sèm Jhwh come sosti­
sìm sèm 2Sam 7,23), i gabaoniti pretendono di tutivo di Jahwe. Lo stesso va detto di ls 50,10 bth
essere venuti da una terra lontana mossi dalla b^sèm Jhwh « confidare nel nome di Jahwe ». Al
reputazione (sèm) di cui Jahwe ivi gode (Gios contrario l’espressione hlk besèm Jhwh di Mi 4,5 in
9,9). Così anche degli stranieri verranno da base a Zac 10,12 (1 gebùràtàm) può significare
«camminare con la forza di Jahwe» (Brongers, l.c.
lontano al tempio di Gerusalemme per la fama 5s.). Per dgl besèm Jhwh «levare il vessillo nel nome
di cui gode Jahwe (IRe 8,41; cfr. Ger 3,17). di Jahwe» Sai 20,6 txt? cfr. Brongers, l.c. 6.
Poiché al nome di Jahwe è collegata la gloria
(fhìllà, Sai 48,11), sèm Jhwh può diventare si­ h) L’espressione Jhwh f b à ’òt semò «Jahwe
nonimo della sua «gloria» (kàbòd, Is 59,19; Sabaot è il suo nome» (Is 47,4; 48,2; 51,15;
Sai 102,16; cfr. Sai 72,19; Neem 9,5), del suo 54,5; Ger 10,16; 31,35; 32,18; 46,18; 48,15;
«onore» (fhillà , Is 48,9; Ger 13,11; Sai 50,34; 51,19.57) opp. Jhwh ’Klòhè f b à ’òt semò
102,22; 106,47 = ICron 16,35; Sai 145,21), (Am 4,13; 5,27) oppure anche Jhwh semò (Es
della sua «maestà» (tifàrvet, Ger 13,11) e del 15,3; Ger 33,2; Am 5,8; 9,6; cfr. Jhwh zikrò
segno ('òt) della sua opera di salvezza (Is 55,13; Os 12,6) costituisce come la « firma» dell’« in­
cfr. anche Is 26,8, dove sèm è sinonimo di no participiale» (F.Crusemann, Studien zur
zSkcer e indica la «gloria, l’onore» di Dio, cfr. Formgeschichte von Hymnus und Danklied in
Grether, l.c. 52; W.Schottroff, l.c. 295). L’o­ Israel, 1969, 95-114). In questo tipo particolare
rante si può appellare all’onore (sèm) di Jahwe di inno isr. le affermazioni participiali - che
per indurlo ad allontanare una minaccia di an­ sono costitutive dell’inno dell’antico Oriente e
nientamento (Gios 7,9) o a realizzare le sue si riferiscono fondamentalmente all’azione di­
promesse (2Sam 7,26; lCron 17,24). vina nella creazione e nella natura - costitui­
Anche nelPespressione post-dtn. Iem à‘an scmì scono il corpo dell’imio; scopo della « firma »
« a causa del mio nome» (Is 48,9; 66,5; Ger è rivendicare per Jahwe tutte quelle afferma­
14,7^21; Ez 20,9.14.22.44) opp. lemà'an zioni (cfr. Am 4,13; 5,8; 9,5s.). Questo tipo di
scmcekà «a causa del tuo nome» (Sai 25,11; inno ebbe origine nella controversia con gli
31,4; 79,9; 109,21; 143,11; 2Cron 6,32) o an­ idoli e si dissolse quando questa fu sostituita
che lemd'an semò «a causa del suo nome» da una polemica razionale contro gli idoli (cfr.
(Sai 23,3; 106,8), dove si intende sempre il ls 44,9-20; 46,5ss. ecc.); è perciò da considera­
nome di Jahwe (cfr. le espressioni ugualmente re un genere tipicamente preesilico. Il fatto che
riferite a lui «per amore di me stesso» 2Ré vengano rivendicate a Jahwe le affermazioni
19,34; 20,6; ls 37,35; 43,25; 48,11 e «per sulla sua attività nella creazione e nella natura
amore di te stesso » Dan 9,19, che sotto parec­ - affermazioni che per forma e contenuto cor­
chi punti di vista hanno lo stesso significato di rispondono ai canti in onore degli dei nell’anti­
quelle precedenti), vediamo spesso unirsi al co Oriente - mostra chiaramente il significato
nome l’idea della potenza (IRe 8,42) e della che assume la « firma » nell'inno participiale:
gloria di Jahwe (Is 48,9; Ger 14,21 par. «non Jhwh semò vuol dire che Jahwe e nessun altro
disonorare il trono del tuo kàbòd»). Poiché è l’unico creatore, ed egli è il solo che opera
Jahwe non pensa di mettere a repentaglio la negli eventi della natura. Poiché queste e simili
sua gloria ed il suo onore (Ez 20,9.14.22.44), espressioni si incontrano anche altre volte in
nelle lamentazioni ci si può appellare alla sua un contesto innico (Es 15,3 Jhwh semò\ Sai

865 OC? sèm NOME 866


68,5 beJàh semò [b essentiae] ed in connessio­ 1) L’espressione qr' besèm, usata con moltepli­
ne con la polemica contro gli idoli Es 34,14 ci significali (vd. 4 ab), quando ha il valore di
Jhwh qannà’ semò «Jahwe, Geloso è il suo «chiamare per nome», «designare per nome»
nome»), è probabile che Jhwh scmd nelle af­ (in contesto profano: Gios 21,9; Est 2,14;
fermazioni dossologiche menzionate significhi ICron 6,50) e ha Jahwe come soggetto, si rife­
« egli si chiama Jahwe », corrispondentemente risce — come l’acc. zakàru stima ana (cfr.
all’uso profano (cfr. Giob 1,1 «Giobbe era il Schottroff, l.c. 25s.245s.) - alla vocazione per­
suo nome»). L’espressione sottolinea quindi sonale (= per nome) di qualcuno per un certo
che quegli stesso che opera nella creazione e compito (Bezaleel Es 31,2; 35,30; le stelle Is
nella natura non può essere designato con nes­ 40,26, cfr. Sai 147,4; il servo di Dio [senza
sun altro nome che Jahwe, poiché egli è il solo sèm] Is 49,1). Questa espressione è talvolta
creatore e signore del mondo. collegata con la nascita (Is 49,1; cfr. i par. acc.)
Perciò semó pare avvicinarsi spesso al signifi­ e la creazione (ls 40,26) e corrisponde a jd '
cato del pronome personale, cfr. Is 63,16 dove b^sèm (Es 33,12 Mosè) opp. jd' (Gen 18,19;
Ymàkà non va attribuito al copista (così fl. Ger 1,5 par. «ti ho santificato, ti ho posto
Duhm, Das Buch Jesaja, 51968, 469), ma come profeta delle nazioni»; - jd' 1V/1). Per
esprime ciò che veramente è Jahwe in contrap­ Is 45,3.4, dove l'imposizione del nome da par­
posizione ad Abramo, non ciò che Jahwe viene te di Dio si rifa al rituale di intronizzazione re­
considerato (così giustamente Duhm, l.c.). Cfr. gale (cfr. knh pi. «dare un nome onorifico»!),
anche Es 34,14: «Perché Jahwe si chiama Ge­ cfr. il cilindro di Ciro ANET 315s. e i comm.;
loso, è un Dio geloso ». cfr. anche Is 41,9 (di Israele; <qr' par. hzq hi.,
Questa spiegazione è confermata dal fatto che cfr. Is 45,1.3s.).
nella espressione più completa « Jahwe Sabaot
è il suo nome» il potere di Jahwe viene sotto­ m) Come neU’ambito profano delle persone
lineato con f b à ’ot (—fàbà’). Meno probabile è possono ricevere un nuovo nome da parte dei
perciò la tesi secondo cui in queste espressioni loro superiori (vd. sp.), così secondo I’AT an­
semò indicherebbe il nome di rivelazione (usa­ che Jahwe o i suoi rappresentanti cambiano il
to come nome proprio di persona; così nome di una persona o di un popolo (ls 62,2)
J.L.Crenshaw, ZAW 81, 1969, 156-175; cfr. quando questi entrano in una nuova situazio­
anche ZAW 80, 1968, 203-215). ne. Così nel caso del cambiamento del nome
Abram («il [dio del] padre è eccelso») in
i) Come gli altri messaggeri (ISam 25,9; Est Abramo (= Abraham, « padre di una moltitudi­
2,22) i profeti di Jahwe parlano (—dbr pi.; ne di popoli ») Gen 17,5, di Sarai (« principes­
— 'mr; Es 5,23E; Deut 18,19; IRe 22,16 = sa») in Sara (regina, «chc diventerà nazioni e
2Cron 18,15; Ger 20,9; 26,16; 44,16; Dan 9,6; darà alla luce dei re») Gen 17,15, di Giacobbe
ICron 21,19) e profetizzano (—nb’ ni.; Ger in Israele (« poiché hai combattuto con Dio e
11,21; 26,9.20, cfr. Est 5,1) «nel nome» con uomini e hai vinto») Gen 32,29, cfr.
(besèm) di chi li manda. Per quei profeti di 35,10; 2Re 17,34; Os 12,4-5, di Salomone in
Jahwe che predicano o parlano falsamente in Iedidia 2Sam 12,25 (cfr. v. 24b; per il v. 25 cfr.
nome di Jahwe (Ger 29,23; Zac 13,3; sdqar P.A.H. de Boer, FS Vriezen 1966, 25-29), Jah­
Ger 14,14; 23,25; 29,21; lassàqar 27,15; we conferisce un grande onore ad una per­
bassxqcer 29,9), senza essere stati mandati da sona oppure la prende sotto il suo patrocinio.
lui (Ger 14,15; 27,15; 29,9), Deut 18,20 stabi­ Nel caso di Pascur che riceve il nome « terrore
lisce la pena di morte, come per i profeti che aH’intomo », si indica invece la minaccia della
profetizzano nel nome di altri dei; cfr. Zac catastrofe imminente (Ger 20,3).
13,3 (vd. i comm.). Israele si è confrontato du­ Di tutt’altro genere sono invece i nomi imposti
ramente col problema dei falsi profeti, soprat­ per ordine di Dio ai figli di determinati profeti
tutto Deut (18,21 s.) e Ger, senza potere trovare e che servono come slogans per richiamare7il
una risposta oggettiva soddisfacente, poiché di messaggio di Jahwe che i profeti stessi hanno
fatto una simile risposta non esiste (per il pro­ annunciato: è il caso dei figli del profeta Isaia
blema del falso profetismo cfr. J.L.Crenshaw, Se‘àr JasUb («[solo] un resto ritorna» Is 7,3;
Prophetie Conflict, 1971 [bibliogr.]; C.J.Labu- cfr. S.H.Blank, HUCA 27, 1956, 86ss.; Wild­
schagne, Schriftprofetie en volksideologie, 1968; berger, BK. X,277s.) e Mahèr-sàlàl Hùs-baz
A.S.van der Woude, VT 19. 1969, 244-260). (« presto saccheggia - rapido depreda » Is 8,3,
Cfr. H.A.Brongers, ZAW 77, 1965, 7s. cfr. v. 1; per l’Emmanuele Is 7,14; 8,8 cfr.
Anche il sacerdote è autorizzato da Jahwe. Wildberger, l.c. 292ss.), ed è il caso anche dei
Perciò si può dire che egli esercita il suo servi­ figli del profeta Osea: Izreel Os 1,4, Lo-
zio nel nome di Jahwe (srt pi. besèm Jhwh Ruchama « non-amata » 1,6 e Lo-ammi « non-
Deut 18,5.7). mio-popolo» 1,9.
Lettere ufficiali sono scritte in nome proprio (Ger 1 profeti possono sottolineare minacciosamente l’an­
29,25) o da altre persone autorizzate (besèm N.N. nuncio della catastrofe imminente usando giochi di
IRe 21,8; Est 3,12; 8,8.8.10). parole con nomi di località, cfr. M i 1,10-16 e Is

867 □$ sèm NOME 868


I0,28ss. (per Mi 1,1Oss. cfr. K.EIIiger, ZDPV 57, Dal lato semasiologico si avvicinano a smd hi.
1934, 81-152 = Kleine Schriften zuni AT, 1966, i verbi -+krl hi. «sterminare» (Lev 26,30;
9-71; G.Fohrer, FS Rost 1967, 74ss.; SJ.Schwantes,
VT 14, 1964, 456-461; A.S.van der Woude, FS Du-
ISam 24,22; Is 10,7; Ez 25,7; cfr. krt ni. assie­
pont-Sommer 1971, 347-353; per Is 10,28ss. cfr. me a smd ni. ls 48,19 e Sai 37,38), ->‘bd pi.
H.Donner, l.c. 30-38, id., ZDPV 84, 1968, 46-54: «annientare» (Num 33,52; Is 26,14; Est 3,13;
Wildberger, BIC X ,423-435, con bibliogr.). 7,4; 8,11; hi. Deut 28,63; Ez 25,7; aram. ha.
Il cambiamento del nome di Osea, figlio di Nun, in Dan 7,26; cfr. smd ni. assieme a ’bd q. «anda­
Giosuè (Num 13,16) manifesta che dopo l’accettazio­ re in rovina» in Deut 4,26; 28,20; Ger 48,8),
ne del culto di Jahwe i nomi antichi furono sostituiti nkh hi. «colpire» (Gios 11,14; IRe 15,29;
con altri nome teoforici costruiti con Jahwe, cfr. EiJJ- 2Re 10,17; cfr. Gen 34,30 ni.), hrg « uccidere »
feldt, KS V,74s.
(Est 3,13; 7,4; 8,11), -*hrm hi. «annientare»
5/ Per tradurre sèni i LXX usano quasi (Dan 11,44; 2Cron 20,23); cfr. ancora oltre a
esclusivamente ovovia. Alcuni dei significati di —>.y/i/ pi./hi. paralleli isolati come mhh ‘cet-sèm
sèm che abbiamo ricordato sopra si ritrovano «distruggere il nome» (Deut 9,14), -*klh pi.
negli scritti di Qumran (cfr. Kuhn, Konk. «annientare» (2Sam 22,38), nts «sterminare»
222s.). Sull’uso di sèm e ovop-a nel periodo (Mi 5,13), sdd «devastare» (Ez 32,12 ni.). Cfr.
tardo-giudaico e rabbinico, e sulla designazione anche come contrario -*s'r ni. «rimanere»
di Dio come hassèm («il Nome», forse già (2Sam 14,7).
Lev 24,11 txt?. 16 txt?) vd. Bietenhard, art.
ovo|xa, ThW V,242-28 3 (= GLNT VIII, 4/ La formula di scomunica del diritto sacro
681-794); Bousset-Gressmann, 307-320 e (P e H), costruita con -+krt hi./ni. e la preposi­
G.F.Moore, Judaism l , 91962, 424ss. zione min indicante separazione, dichiara l’e­
A.S.van der Woude sclusione di una persona dalla comunità cul­
tuale e la sua consegna a Jahwe come agente
della «estirpazione». Troviamo questa dichia­
razione di scomunica espressa con smd hi. al
posto di krt hi. in Deut 4,3, formulazione che
-TQE7 smd hi. DISTRUGGERE riecheggia quella sopra menzionata, ed in Ez
14,9, formulazione tardiva dal punto della sto­
ria delle forme (cfr. Zimmerli GO 148-177 =
Rivelazione di Dio, 135-159). Il cambiamento
1/ Il verbo smd è attestato con sicurezza nel-
del verbo in questi due testi porta ad una cor­
Febr. vtrt. (hi. e ni.) e post-vtrt. (anche pi,), ed
altrove solo nelParam. rezione del contenuto; la formula di scomunica
viene interpretata come annuncio di esecuzio­
Nell’aram. bibl. smd ha. «distruggere» è attestato in ne della pena, smd hi., infatti, indica l’elimina­
Dan 7,26; neiraram. giud. smd pa. « costringere al­ zione visibile (ni. pass. Deut 4,26; Giud 21,16):
l’apostasia» (KBL 1132a). Incerta è la forma plurale 10 dimostra il suo uso assieme ad espressioni
di un nome smd «distruzione» in una iscrizione come «via dalla terra» (Deut 6,15; IRe 13,34
nab. (DISO 307). Per il sir. smd pa. cfr. LS 785a. ecc.), «lontano da qualcuno» (Deut 2,2ls.;
Del tutto aperta rimane l’ipotesi di un legame con Gios 24,8 ecc.; ni. Deut 12,30), oppure il suo
l’acc. masàdu « percuotere, bastonare » (AHw 623a)
e l’arab. msd II « massaggiare » (cfr. GB 84la). uso per definire con maggiore precisione «fino
allo sterminio» (Deut 7,24; Gios 11,14 ecc.;
2/ smd è attestato nell’AT ebr. 90x: ni. 21x ni. Deut 28,20). Esso corrisponde al comando
(di cui Deut 9x, Sai 3x), hi. 69x (di cui Deut di anatema chc esige dalla comunità cultuale la
20x, Gios 6x, Is, Am ed Est 5x ciascuno, 2Sam eliminazione fisica (smd hi.) dello scomunicato
4x), inoltre lx in aram. smd ha. Il punto focale (-»hèrcem) di mezzo ad essa (Gios 7,12), così
dell’uso di smd è l’opera dtr.; solo in secondo come la vendetta di sangue esige che un paren­
piano vengono i libri profetici. te nell’ambito della famiglia eseguisca la ven­
detta stessa (2Sam 14,7.11.16; cfr. ISam
3/ Come per altri verbi che indicano l’impie­ 14,22).
go della violenza (Jenni, HP 205), anche per 11 comando dell’anatema spiega anche perché
smd è usuale l’hi. Forse con l’hi. causativo in­ il verbo sia usato in relazione alla guerra santa
terno (« indurre se stesso a distruggere qualco­ (G.von Rad, Der heilige Krieg im alten Israel,
sa ») - corrispondente a un supposto significato 1951, 13.19.68ss.) ed alla tradizione della con­
fondamentale transitivo - si sottolinea partico­ quista: il significato originario del comando
larmente l’intenzionalità dell’azione (2Sam dell’anatema si esprime ancora quando degli
14,7.11.16; cfr. Jenni, HP 250ss.; -*sht). smd uomini eseguono l’ordine (Num 33,52; Deut
ni. «venire distrutto, sterminato» esprime l’a­ 2,12.23; 7,24; 33,27; Gios 9,24; 11,14.20;
zione opposta a quella della coniugazione fon­ 2Sam 22,38; Sai 106,34); quando invece è Jah­
damentale transitiva; in questo caso l’azione si we stesso che esegue l’anatema mediante l’eli­
attua nel soggetto passivo (Gen 34,30; 2Sam minazione fisica (Deul 2,21s.; 9,3; 31,3s.; Gios
21,5). 24,8; 2Re 21,9) si ha una trasformazione dovu­

869 “IQZ? smd hi. DISTRUGGERE 870


ta all’influsso di quella tendenza che attribui­ però trattarsi tutt’al più di un’etimologia popo­
sce a Jahwe ogni azione della battaglia, e si ha lare fondata sull’assonanza (cfr. Fronzaroli, l.c.
pure un’assimilazione alla tradizione della con­ 136) e secondo la quale il « cielo » viene iden­
quista. tificato col firmamento (ràqìat) che trattiene le
La concezione di Jahwe come colui che esegue acque cosmiche.
direttamente l’anatema si è introdotta anche
nelle affermazioni dtr.-dtn. sulla distruzione 2/ sàmdjim compare nell’AT 420x (Sai 74x,
degli empi (Deut 6,15; 7,4; 9,8.14.19.25; Deut 44x, Gen 41x, Is e Ger 33x ciascuno,
28,48.63; cfr. Lev 26,30; Gios 23,15; IRe 2Cron 28x, Giob 23x, IRe 20x, 2Re 16x, Es e
13,34); l’opera dtr. fa intervenire degli esecuto­ Neem I4x ciascuno, Ez 9x, 2Sam, Prov e
ri umani che collaborano all’attuazione del ICron 6x ciascuno, Zac, Eccle, Lam e Dan 5x
giudizio di Dio (IRe 15,29; 16,12; 2Re ciascuno, Gios, Giud, ISam e Os 4x ciascuno,
10,17.28). Gioe e Agg 3x ciascuno, Am, Sof ed Esd 2x
All’esecuzione deH’anatema nella guerra santa ciascuno, Lev, Giona, Nah, Ab e Mal lx cia­
si riallaccia anche l’uso profetico di smd (hi.: scuno), l’aram. bibl. Ymajjà 38x (Ger 10,11
Am 2,9, cfr. Wolff, BK XIV/2,204s.; 9,8, cfr. 2x, Dan 28x, Esd 8x).
IRe 13,34; Mi 5,13, nei vv. 9-13 variazione
della formula di anatema; Is 10,7, cfr. Wildber­ 3/ a) sàmdjim designa il cielo come spazio
ger, BK X,396; 13,9 eco della formula di sco­ distinto dalla terra e dal mare (cfr. f. gli a. Pe­
munica; 14,23; 23,11; Ez 25,7, per il testo cfr. dersen, Israel I-II,453ss.; T.Fltigge, Die
Zimmerli, BK X11I,585; Zac 12,9; Dan 11,8; Vorstellung iiber den Himmel im AT, 1937;
ni.: ls 48,19; Ger 48,8.42; Ez 32,12; Os 10,8). U.E.Simon, Heaven in thè Christian Tradition,
Nel periodo persiano smd hi. designa il po­ 1959; G.von Rad, ThW V,501-509 = GLNT
grom contro i giudei (Est 3,6.13; 4,8; 7,4), ma VIII, 1405-1425; S.Morenz - G. Gloege, RGG
anche la rappresaglia dei giudei contro i loro 111,328-333; T.H.Gaster, IDB 11,55Is.; L.Rost,
nemici, autorizzata dallo stato (Est 8,11). BHH 11,719; H.Bietenhard, ThBNT II, 686­
695 = DCB 283-291), secondo la nota visione
5/ I LXX traducono molto spesso smd hi./ni. tripartita del mondo diffusa nell’antico Orien­
con (kQo'kedpE'jEiM. Per l’uso del verbo nei testi te: sopra il cielo, in mezzo la terra, intorno e
di Qumran cfr. Kuhn, Konk. 223; RQ 14, sotto l’acqua.
1963, 23la (circa lOx), per il NT cfr. J.Schnei- Non sono attestati dei veri sinonimi di
dcr, art. òXe^peuw ThW V,168-171 (= GLNT sàmdjim. Il termine più vicino a sàmdjim è il
VIJ1,471-482). più specifico ràqla‘ «firmamento» (nell’AT
D. Vetter 17x, di cui 9x in Gen 1,6-20, 5x in Ez 1,22-26
e 10,1, inoltre Sai 19,2; 150,1; Dan 12,3; cfr.
rq‘ q. « pestare, calcare, distendere», detto del­
la terra in Is 42,5; 44,24; Sai 136,6; cfr. anche
’aguddà «volta» Am 9,6). In parecchi testi
D'W sa màjim CIELO sàmdjim è in parallelo con sehàqim « nubi »
(Deut 33,26; Is 45,8; Ger 51,9; Sai 36,6; 57,11;
108,5; Giob 35,5; cfr. Sai 78,23; Giob 38,37;
M II sost. *samàj- «cielo» appartiene al se­ -* ’ànàn), e si oppone a ’&ras « terra » e sc’òl
mitico comune (Bergstr. Einf. 185; P.Fronzaro­ « mondo sotterraneo » (vd. st. d).
li, AANLR V1II/20, 1965, 136.144.149). D i­ I vari modi con cui è inteso il cielo, per quanto
versamente dal sem. meridionale (arab. scimà', possono riflettersi in locuzioni ed espressioni
Wehr 394a; et. samàj, Dillmann 341), esso tipiche vtrt., sono presentati abbastanza detta­
compare come plurale tantum (per la spiega­ gliatamente nel lessico di Kòhler-Baumgartner
zione cfr. GVG 1,479; Fronzaroli, l.c. 149) nel (KBL 986-988); bastano perciò qui alcuni ac­
semNO. (WUS nr. 2627; UT nr. 2427; Gròn- cenni. Come la terra, anche il cielo ha contorni
dahl 194s.; DISO 308; E.Vogt, Lexicon linguae stabili, solidi: esso viene disteso (nlh q. «d i­
Aramaicae Veteris Testamenti, 1971, 170s.) e stendere, piegare, curvare » 136x, di cui 20x in
nel sem. orientale (GAG § 6 Ih: samù < Es; ni. «venire piegato, dilatarsi» 3x; hi. «d i­
samà’ìi, nel bab. antico anche sing. samum col stendere, piegare, flettere» 75x, di cui 15x in
sign. « pioggia »; derivato è anche il sign. « bal­ Sai; nth q. con ogg. il cielo 9x: Is 40,22; 42,5;
dacchino»), L’apparente forma duale dell’ebr. 44,24; 45,12; 51,13; Ger 10,12; 51,15; Zac
è in realtà una forma plurale insolita (GK § 12,1; Sai 104,2; Giob 9,8) opp. arrotolato (gli
88d; Joiion 219; Meyer 11,83). La derivazione ni. Is 34,4), ha delle finestre (’arubbòt Gen
dal sost. màjim «acqua», che ha la medesima 7,11; 8,2; 2Re 7,2.19; Mal 3,10; cfr. ls 24,18),
finale, viene presa in seria considerazione da poggia su delle colonne ('ammùdìm Giob
BL 621 (*sa - pronome relativo + *mùju «ac­ 26,11) opp. su dei sostegni (mòsedòt
qua», quindi, «luogo dell’acqua») e viene hàssàmàjim 2Sam 22,8; diversamente Sai
considerata possibile da KBL 986b; dovrebbe 18,8), può venire lacerato (qr' q. Is 63,19), ecc.

871 O titi sàmdjim CIELO 872


Ln questi testi si ha una perfetta equivalenza intende rafforzare. Siamo di fronte ad una pa­
con ràqia‘ «Firmamento» (cfr. Gen 1,8; Sai rafrasi del superlativo, sul modello di sìr
148,4). Cfr. anche F.Lentzen-Deis, Das Motiv hassìrlm « il miglior canto » (Cant 1,1) o h°bèl
der « Himmelsòffnung» in veschiedenen Gat- habàllm «vanità assoluta» (Eccle 1,2); l’e­
tungen der Llmweltliteratur des NT, Bibl 50, spressione sembra perciò designare il cielo nel­
1969, 301-327. la sua totalità in senso assoluto, non una sua
b) In ebr. non esiste un’espressione particolare area particolare (la zona più alta).
che indichi « aria, atmosfera » (l’ebr. medio ha
per questo '“wèr/'awìr < gr. ò.r\p, Dalman lOb; 4/ a) Con la parola creatrice di Gen 1,1 e la
cfr. T.W.Rosmarin, The Terms for « A ir » in creazione del ràqia' di Gen 1,6 il cielo viene
thè Bible, JBL 51, 1932, 71s.). L’AT si aiuta sottratto a qualsiasi ambito sacrale autonomo e
con sàmàjim quando parla degli « uccelli del viene trasferito nella categoria delle opere di
cielo» ecc. (’òf hassàmàjim 38x su 71 esempi Dio. Questo fatto trova espressione in molti te­
di 'òf «uccello»; cfr. Deut 4,17; Ger 8,7; Sai sti (Gen 2,4b; 14,19.22; is 42,5; 45,18; Sai 8,4;
8,9; Lam 4,19 ecc.). Assalonne nel suo inci­ 33,6; Prov 3,19; 8,27 ecc.); cfr. i verbi che ven­
dente penzola « tra cielo e terra » (2Sam 18,9), gono usati quando si parla della creazione
fenomeni naturali di ogni specie si verificano — br\ —kùn, —'sh, —qnh. Benché il cielo
«tra terra e cielo» (Ez 8,3; Zac 5,9; ICron esprima sostanzialmente una durata (Deut
21,16). 11,21; Sai 89,30; Eccli 45,15; cfr. KAI nr. 266,
r. 3 « come i giorni del cielo »), anche per esso
c) Il cielo appare inoltre in rapporto con « fe­ è prevista una fine (ls 51,6; Giob 14,12), un
nomeni nel cielo e dal cielo » di ogni specie tratto, questo, che si è conservato attraverso
(KBL 986s., nr. 2): acqua (Ger 10,13 = 51,16; tutto il tardo giudaismo ed il NT; il ciclo deve
Sai 148,4), pioggia (Gen 8,2; Deut 11,11; Ger essere «arrotolato» (Is 34,4) e sostituito con la
14,22 ecc.), rugiada (tal Gen 27,28; Deut creazione di un nuovo cielo che non avrà ter­
33,28), brina (ke]br Giob 38,29), neve (sdelceg ls mine (Is 65,17; 66,22; —hàdàs 4a[3]).
55,10), ma anche fuoco (Gen 19,24), polvere Concezioni posteriori, che affiorano già nel­
(Deut 28,24) o grandine (Gios 10,11) ecc. C’è l’AT (p.e. Zac 1,8G e 6,1, dove la porta del
l’idea del cielo come casa di Dio con le sue ca­ cielo viene descritta con l’immagine di due
mere del tesoro ('osar Deul 28,12; cfr. 32,34), montagne e collega tra loro plasticamente cielo
che contengono il vento (Ger 10,13 = Ger e terra; cfr. G.von Rad, ThW V,508 = GLNT
51,13; Sai 135,7), la neve e la grandine (Giob Vili, 1422-1423), conducono ad una specie di
38,22); cfr. Sai 33,7 -fhòm . re-mitizzazione del cielo, che d’ora in poi di­
Al cielo appartengono anche gli astri (—sdmas viene il luogo dove Dio tiene pronto il suo re­
«sole»; jàrè“h «luna», nell’AT 27x, inoltre gno nell’attesa della sua imminente irruzione
rbànà ls 24,23; 30,26; Cant 6,10 e kàsce’/kèscè (cfr. anche Dan 7,13 con l’immagine dell’uomo
Sai 81,4; Prov 7,20 col sign. «luna piena»; che viene sulle « nubi del cielo »).
kòkàb «stella» nell’AT 37x, di cui lOx nell’e­
spressione « stelle del cielo »). b) Il cielo appare spesso come l’abitazione di
In Sai 78,24 si parla di un segno particolare Jahwe e delle sue schiere {—sàbà’), cosicché
della grazia divina che viene dal cielo, la man­ egli opera anche dal cielo (p.e. Deut 4,39;
na (mùn 14x: Es 16,15.31.33.35.35; Num 10,14; 26,15; IRe 8,23.30 ecc.; Is 63,15; 66,1;
11,6.7.9; Deul 8,3.16; Gios 5,12.12; Sai 78,24: Sai 2,4; 11,4; 20,7; 89,12; 102,20; 115,3.16;
Neem 9,20; cfr. J.Feliks, BHH II, 1141-1143); Lam 3,41 ecc.; —skn', C.Barth, Die Errettung
cfr. Es 16,4 «pane dal cielo»; Sai 105,40 vom Tode, 1947, 46; M.Metzger, Himmlische
« pane del cielo ». und irdische Wohnstatt Jahwes, UF 2, 1970,
139-158). Una volta si incontra l’antica espres­
d) La serie « cielo-terra » oppure « terra-cielo » sione mitica ròkèb sàmàjim «che viene nel
e le espressioni meristiche che designano l’uni­ cielo» riferita a Jahwe (Deut 33,26; —rkb 4).
verso sono trattate sotto -*■'tirasi3b); cfr. inol­ Come luogo di soggiorno di Dio il ciclo appar­
tre anche —se'òl «mondo sotterraneo» e tiene naturalmente alla sfera del culto (cfr. Es
-» fhòm « massa d’acqua » (sotto questa voce è 24,10; —{hr). 11 cielo non può però contenere
trattato anche mabbùl « oceano celeste »). Dio, perché egli sta al di là di ogni limite co­
Un’espressione particolare ancora non chiarita smico (IRc 8,27; 2Cron 2,5; 6,18; cfr. Ger
del tutto è Yme haisàmàjim «cieli dei cieli» 23,24).
(Deut 10,14; IRe 8,27; Sai 148,4; Neem 9,6; Almeno teoricamente, l’uomo può salire fino a
2Cron 2,5; 6,18; cfr. Eccli 16,18; cfr. Dio (p.e. Sai 139,8; Giob 20,6; Prov 30,4; cfr.
B.Alfrink, in: Mélanges E.Tisserant 1, 1964, anche Gen 11,4; 28,12; 2Re 2,11; - ‘Ih 4a);
1-7). Essa compare sempre in proposizioni di Dio scende dal cielo (p.e. Gen 11,5; 2Sam
siile elevato (inni, preghiere, detti sapienziali) 22,10 = Sai 18,10; Sai 144,5; per jrd cfr. anco­
e, con l’eccezione di Sai 148,4, sempre prece­ ra -» 'Ih 4a), e dal ciclo parla, egli opp. il suo
duta da (has)sàmdjim che evidentemente essa messaggero (p.e. Gen 21,17; 22,11.15; Es

873 sàmàjim CIELO 874


20,22; Neem 9,13; -*mal'àk), oppure guarda prima j (nel nome fsim òn « deserto » e in Ez
in basso (p.e. Deul 26,15 sqp hi.). 6,6 dove si suppone un verbo jsm - smm, cfr.
BL 439).
c) A partire dall’epoca persiana Jahwe viene Di smm si usano numerose coniugazioni ver­
insignito spesso del titolo « Dio del cielo » (Sai bali e derivazioni nominali: q., ni., hi., ho., po.
136,26, cfr. - ’èl IV/3; Giona 1,9; Esd 1,2 = e hitpo., inoltre l’agg. sàmèm «deserto, spopo­
2Cron 36,23; Neem 1,4 ecc.; -*’alòhìm IV/4; lato» ed i sostantivi in larga parte sinonimi
cfr. anche l’espressione aram. corrispondente sammà, semàmù (Ez 35,7 simemà è dovuto
Dan 2,18s. ecc. e nei papiri di Elefantina). In alla corruzione del testo, cfr. Zimmerli, BK
base a Gen 24,3.7 non si dovrebbe però esclu­ XUI,852), simmàmòn e mesammà; l’aram.
dere che questo titolo sia stato usato, benché bibl. presenta un itpo'al (Dan 4,16).
raramente, in un tempo più antico, tanto più
che il predicato «D io del cielo» non è ignoto
nell’ambiente dell’AT (per il dio Ba‘alsamèm, 2/ La radice si incontra prevalentemente nel­
attestato a partire dal sec. 10° a.C. in una iscri­ la letteratura profetica, il verbo è particolar­
zione fen. di Biblo [KAI nr. 4, r. 3] cfr. p.e. mente frequente in Ez: qal 35x (di cui Ez 1lx,
O.EiBfeldt, Ba'alsamém und Jahwe, ZAW 57, incl. Ez 6,6; Is 6x, Ger 5x, Lam 4x), ni. 25x (di
1939, 1-31 = KS 11,171-198; id., R G G l,805s.; cui Ez 1lx, Ger 3x), hi. I7x (di cui Ez 5x, Ger
H.Gese [ed al.], Die Religionen Altsyriens..., 3x), ho. 4x (esci. Giob 21,5 hi.), poi. 7x (di cui
1970, 182ss.226ss.; H.J.W.Drijvers, Ba‘al Sha- Dan 5x, incl. Dan 8,13; 9,27; 12,11) e hitpo.
mìn, de Heer van de Hemel, 1971; per Astarte 5x (più lx aram.), inoltre fsim òn 13x, sàmèm
la « regina del cielo», menzionata in Ger 7,18; 3x, sammà 39x (di cui Ger 24x), semàmà 56x
44,17ss. e in Hermop. 1V,1, cfr. Rudolph, (di cui Ez 21x, Ger I5x, Is 6x, Gioe e Sof 4x
HAT, 12,55s.; J.T.Milik, Bibl 48, 1967, ciascuno), simmàmòn 2x (in Ez), mesammà 7x
560ss.; M.Weinfeld, UF 4, 1972, 133-154; per (di cui Ez 5x) e simemà lx (vd. sp. I).
la convocazione di cielo e terra come testimoni
cfr. -* ’drces 4a; Fitzmyer, Sef. 38 con bi­ 3/ 4/ 11 significato fondamentale della radi­
bliogr.). ce si può cogliere con l’espressione « essere ab­
bandonalo, reciso dalla vita ». Bisogna però te­
5/ Nel giudaismo sàmàjim opp. oùpavóg (nei ner presente che all’intemo di questo ampio si­
LXX e nel NT anche il plur. semitizzante oi gnificato può prevalere un aspetto soggettivo o
oùpavoO può diventare una parafrasi della pa­ un aspetto oggettivo. Così, p.e., nel qal il verbo
rola « Dio » (così già neU’aram. di Dan 4,27 significa « sentirsi come senza vita, irrigidirsi »
« quando tu riconoscerai che il Cielo ha il do­ (davanti alla paura o al dolore), ma anche « re­
minio»; cfr. Montgomery, Dan. 242 con bi­ stare incolto, senza vita» (detto della natura,
bliogr.; nel NT « regno dei Cieli » = « regno di di uomini ecc.). Lo stesso vale p.e. per il nome
Dio » f. I’a., cfr. J.Jeremias, Ntl. Theologie 1, sammà: la gamma di significati va da «deva­
1971, 20 = Teologia del Nuovo Testamento, stazione» (in senso oggettivo) fino a «irrigidi­
21976, 17), mentre il cielo diventa oggetto di mento, spavento» (in senso soggettivo). In ebr.
parecchie speculazioni, soprattutto extrabibli­ i due aspetti si compenetrano a vicenda, cosa
che. Per i dettagli cfr. G.von Rad - H.Traub, che una traduzione per lo più non è in grado
art. oùpavóg, ThW V,496-543 (= GLNT di rendere (come nel caso di -> ’b! « essere in
389-1518); H.Bietenhard, Die himmli- pena »; cfr. J.Scharbert, Der Schmerz im AT,
sche Welt im Urchristentum und Spàtjuden- 1955, 55 n. 115; N.Lohfmk, VT 12, 1962,
tum, 1951; id., ThBNT il,686-695 (= DCB 267-275).
283-291); C.R.Schoonhoven, The Wrath of a) Nel qal, quando predomina l'aspetto sogget­
Heaven, 1966. tivo, il verbo significa «spaventarsi ». Ne è oc­
J.A.Soggin casione spesso la disgrazia di un’altra persona;
termine parallelo è talvolta srq q. « fischiare »
(IRe 9,8 [= 2Cron 7,21 senza srq], cfr. Noth,
BK IX /1,199: «con l’intento apotropaico di
difendersi contro azioni demoniache»; Ger
DQ27 smm ESSERE DESERTO 19,8; 49,17; 50,13; cfr. Yrèqà «fischio» ac­
canto a sammà in Ger 18,16 txt em; 19,8;
25,9.18; 29,18; 51,37; Mi 6,16; 2Cron 29,8),
1/ l a radice smm « essere deserto, irrigidirsi, anche nùd hi. beros « scuotere il capo » (Ger
spaventarsi » ecc. è attestata solo in ebr. e nel­ 18,16; -*ròs 3a), s'r q. « rabbrividire» e r'm q.
l’aram. (post-)vtrt. (KBL 988b.ll32a; incerto «essere turbato» (Ez 27,35; cfr. anche 28,19).
WUS nr. 2631 e DISO 308); la base è a due Secondo Ez 26,16s. lo spavento porta all’affli­
radicali 'sm, che prevalentemente si presenta zione (v. 27 qlnà « lamentazione »). Anche la
con la seconda radicale geminata, ma può an­ sorte del servo sofferente suscita spavento (Is
che dilatarsi in modo da formare una radice di 52,14). In Lev 26,32 lo spavento dei nemici

875 Otìtf smm ESSERE DESERTO 876


per la disgrazia di Israele viene minacciato tere la mano sulla bocca»). In ISam 5,6 smm
come una maledizione. L’idea è invece un po’ viene usato in un contesto nel quale altrimenti
diversa rispetto ai testi discussi finora quando compare -*hmm (ev. il testo è da correggere,
uno si stupisce sdegnato di fronte all’agire del­ cfr. BH3) ed anche Ez 3,15 è problematico dal
l’empio (Giob 17,8; similmente Ger 2,12: cielo punto di vista della critica testuale (cfr. i
e terra vengono invitati a stupirsi come testi­ comm.).
moni dell’empietà di Israele, par. i'r). Secondo Per il resto il verbo all’hi. ha il significato og­
Sai 40,16, infine, l’empio si stupisce della sua gettivo di « devastare, lasciare spopolato » (Lev
propria disgrazia (par. —bòs «vergognarsi», 26,31 par. «ridurre in rovina»; Ger 49,20 =
hpr «essere confuso, imbarazzato» e klrn ni. 50,45 txt?; Ez 30,12.14 ecc.).
«essere smascherato» nel v. 15; cfr. M.A.KJop- L’ho, significa « essere lasciato deserto » e si
fenstein, Scham und Schande nach dem AT, incontra solo come designazione di campi ri­
1972, 96s.166.179). masti incolti a seguito detrazione dei nemici;
Quando prevale l’aspetto oggettivo il verbo va nella minaccia di maledizione ciò viene inter­
reso anzitutto con « restare abbandonato ». pretato come punizione per avere trascurato di
Soggetto sono soprattutto la terra, i campi ecc. osservare il precetto dell’anno sabbatico (Lev
(Gen 47,19; Ez 12,19 ecc.; così pure sàmém 26,34.35.43; 2Cron 36,21).
«deserto, spopolato» in Ger 12,11; Lam 5,18;
Dan 9,17 riferito al santuario). Si usano in pa­ d) Nel poi. (solo il part. mesdmèm e > sàtnem,
rallelismo derivazioni di hrb «essere asciutto» cfr. GB 843b) il verbo significa in Esd 9,3.4
(ls 61,4; Ez 6,6) e di ‘zb «abbandonare» (Ez « stordito », in Dan « devastatore, profanato­
36,4). L’idea si incontra nel lamento di Israele re »; qui esso qualifica la profanazione del tem­
(Lam 1,4.13 ecc.) e anche nell’annuncio profe­ pio di Gerusalemme intrapresa da Antioco IV
tico di giudizio (Ez 6,6; 12,19; 33,28 ecc.). An­ Epifanc (in 8,13 unito a pàsa' «empietà», in
che l’uomo può essere soggetto del verbo, così 9,27; 11,31; 12,11 con siqqùs « orrore »).
pure la donna che non ha rapporti sessuali L’hitpo. significa da una parte «irrigidirsi»
(2Sam 13,20, cfr. LXX; Is 54,1 insieme a come espressione di stupore (Is 59,16; 63,5), di
‘aqùrù « sterile »). sofferenza (Sai 143,4 par. ‘lp hitp. «langui­
re »), di sgomento (per una visione Dan 8,27
b) Nel ni. prevale l’aspetto soggettivo in Ger insieme a hlh « sentirsi male »; cfr. l’aram. Dan
4.9 (par. Imh «stupirsi») e in Giob 18,20 (ac­ 4.16 in un sogno), ma d’altra parte in Eccle
canto a sà‘ar «orrore»). Il significato è qui 7.16 « rovinarsi ».
molto simile a quello del qal. Ciò vale anche
per i testi nei quali predomina l’aspetto ogget­ e) I nomi attinenti alla radice compaiono in
tivo: compare ancora come termine parallelo contesti simili (cfr. anche A.Schwarzenbach,
hrb (Ez 29,12; Am 7,9). Più ancora forse che Die geographische Terminologie im Hebrài-
nel qal l’espressione va intesa passivamente: schendes AT, 1954, 109-112):
« essere abbandonato » (di città e strade: Lev (1) svmàmà «devastazione» (in Ez 7,27 «spa­
26,22; Is 33,8; Ger 33,10; della terra: Ger vento») si incontra nelle minacce di maledi­
12,11; Zac 7,14; di edifici e di altari: Ez 6,4; zione (Es 23,29; Lev 26,33; cfr. anche Gios
Gioe 1,17; Sof 3,6); in Lam 4,5, dove soggetto 8,28, dove al fondo c’è l’idea che una città abi­
sono gli uomini, bisogna però tenere conto di tata in passato viene maledetta e consegnata a
un sign. « andare in rovina, perire » (diversa­ perpetua devastazione; cfr. S.Gevirtz, VT 13,
mente J.V.K. Wilson, JSS 7, 1966, 178s.). Que­ 1963, 52-62), nelPannuncio profetico di giudi­
sto concetto ritorna prevalentemente nell’an­ zio (Is 6,11; Ger 4,27; 10,22 e passim in Ger;
nuncio profetico di giudizio (Ez 4,17; 6,4; Am Ez 6,14; 12,10 e passim in Ez; Mi 1,7 ecc.) e,
7.9 ecc.), ma anche nell’annuncio di salvezza al contrario, nell’annuncio di salvezza (Is
che descrive la fine deirafflizione presente (Is 62,4).
54,3; Ez 36,34-36; Am 9,14). Ancora più origi­
naria è forse la collocazione del termine nella (2) sammà « devastazione, distruzione » (in
maledizione (Lev 26,22; cfr. Sai 69,26, dove il Ger 8,21 «spavento, turbamento») compare
vocabolario della maledizione è riconoscibile ugualmente nella minaccia di maledizione
nel lamento contro il nemico). (Deut 28,37), nell’annuncio profetico di giudi­
zio (ls 5,9 nella cornice dei «guai! »; Os 5,9) e
c) Nell’hi., in corrispondenza all’aspetto sog­ soprattutto nel complesso Ger-Dtr., qui di pre­
gettivo, il verbo ha il sign. causativo « sconvol­ ferenza in combinazione con espressioni simili
gere» (Ez 20,26 effetto di un’azione di giudizio come ser£qCi (vd. sp. a), horab « devastazione »
di Jahwe nella storia passata di Israele; 32,10 (Ger 49,13), 'àlà «maledizione» (Ger 29,18
reazione ad una disgrazia causata da Jahwe nel ecc.), qelàlà « maledizione (2Re 22,19 ecc.),
presente). In Giob 16,7 l’ogg. ‘èdà ha un signi­ harpà «ignominia» (Ger 42,18 ecc.) ecc. Per
ficato incerto (par. ih hi. « stancare », cfr. i conto proprio sta Sai 46,9: l’opera di Jahwe,
comm.). In Giob 21,5 il verbo è usato intransi­ che partendo da Gerusalemme procede contro
tivamente (come q. « spaventarsi », par. « met­ i popoli stranieri nemici, viene designata come

877 OBtf smm ESSERE DESERTO 878


Éim sammòl «compiere azioni che suscitano Anche come elemento costitutivo dei nomi personali
terrore» (terminologia dell’inno). im* è diffuso iti tutta l’area semitica (cfr. Noth, IP
185; J.J.Stamm, FS Baumgartner 1967, 31 ls.; F.Vat-
(3) m'sammù «devastazione» (in Ez 5,15 tioni, Bibl 50, 1969, 36lss.; Huflmon 249s.; Gròn-
«spavento») compare nell’annuncio profetico dahl 194). Come elemento predicativo esso compare
di giudizio (Ez 5,15; 6,14; 33,28.29; 35,3) e nel in 13 nomi vtrt. interi o abbreviati (f. gli a. in Simeo­
vocabolario della lamentazione (ls 15,6; Ger ne e Ismaele; per il nome di luogo 'cùtemò(“ « puogo
48,34), dell’] apprendere notizia» cfr. Noth, HAT 7,143).
(4) simmàmòn « spavento » si incontra in Ez
4,16 e 12,19 in relazione con una minaccia di 2/ Del verbo sm‘ sono attestate nell’AT 1159
giudizio. forme ebr. e 9 aram.: ebr. qal 105lx (incl.
Giob 26,14; esci. Dan 10,12 e Neem 13,27
(5) fsim òn « deserto » viene usato non solo [contro Lis.]; Ger 158x, Deut e Is 86x ciascu­
con valore neutro come termine geografico no, Gen 61x, ISam 60x, IRe 58x, Es 47x, Ez e
(Num 21,20; 23,28; ISam 23,19.24; 26,1.3, nei 2Cron 46x ciascuno, 2Re 42x, Giob 39x, Num
singoli casi con l’articolo riferito ad una locali­ e 2Sam 32x ciascuno, Prov 30x), ni. 43x (incl.
tà determinata; cfr. anche il nome di luogo Dan 10,12; Neem 13,27; Ger llx , Neem 5x),
Bèt-tìajeslmòt Num 33,49; Gios 12,3; 13,20; pi. 2x (ISam 15,4; 23,8), hi. 63x (Is 17x, Ger
Ez 25,9), ma anche per indicare un luogo di 15x, Sai 6x); aram. qal 8x, hitpe. lx. Dei nomi
miseria (Sai 68,8; 78,40; 106,14; 107,4, negli sono attestati: sèma' 17x, sòma' 4x, sèma' lx
ultimi tre testi par. midbàr «deserto»). In (Sai 150,5), semU'à 27x, mismà' lx (Is 11,3),
Deut 32,10 vi si contrappone l’elezione salvifi­ mismà'al 4x, hasmà'ùt lx (Ez 24,26); di questi
ca che Jahwe ha operato nel deserto, e l’an­ sèma' 13x, sòma' 2x e semù'à lOx sono usati
nuncio profetico di salvezza dice che in futuro insieme a sm' q./ni. e danno cosi luogo a paro­
il deserto sarà irrigato (Is 43,19.20). nomasia.
Come mostra l’analisi statistica, sm' q. è pre­
5/ Questo gruppo terminologico viene tradotto sente spesso nei libri narrativi (cfr. invece le
nei LXX anzitutto con àcpavi^ELv/àcpavi(rp.óq, sole 7x in Lev) e nei libri sapienziali (Giob e
secondariamente con epTjp.oq e derivati (cfr. Prov); la frequenza è addirittura sproporziona­
G.Kittei, art. 'ép-r)[Lo<;, ThW 11,654-657 = ta in Deut e Ger; sm' sembra essere una paro­
GLNT 111,889-898); esso non ha alcuna conti­ la-chiave nella scuola dtn.-dtr. e nei suoi eredi;
nuazione specifica ne) NT. lo fa supporre la sua frequente comparsa in se­
F. Stolz zioni programmatiche non solo in Deut e Ger
(41 x in Deut 4; 5; 13; 28; 30 [inoltre 30,16G];
44x in Ger 7; 11 ; 26; 35; 42), ma anche altrove
(Lev 26; Num 14; ISam 8; 15; IRe 8 [14x]
par. 2Cron 6 [12x]; Ez 2-3 [14x]; 33; Zac 7;
m iti sm1ASCOLTARE Dan 9; Neem 9), forse anche nel Dtis (q. 29x,
hi. 14x). Sorprendente è il fatto che sm' q.
manchi in interi complessi di detti profetici (Is
2-5; 8-15; 25-27; Ez 26-32; Zac 9,14) ed in cir­
1/ La radice sm' «ascoltare» appartiene al ca i due terzi dei salmi.
semitico comune (Bergstr. Einf. 183; cfr. f. gli
a. WUS nr. 2639; DISO 171.309s.). 3/ La gamma di significati di sm‘ q./ni. viene
Del verbo sono attestate nell’ebr. bibl. le co­ quasi completamente ricoperta dall’it. «ascol­
niugazioni qal, ni (passivo), hi. (causativo tare » con la sua altrettanto amplissima esten­
« fare ascoltare, annunziare ») e pi. (« convoca­ sione semantica; perciò solo in casi eccezionali
re», cfr. Jenni, HP 220.251), nell’aram. bibl. le sm' non è traducibile con «ascoltare». Va da
coniugazioni qal e hitpe. («ubbidire», BLA sé che per rendere sm' al posto del generico
275; KBL I I32b: hitpa.). Si hanno inoltre sette «ascoltare» si possano scegliere espressioni-
derivazioni nominali: come astratti dell’inf. che ne danno una interpretazione più precisa
(« l’ascoltare; ciò che si ascolta »; GVG (il complesso di testi che allegheremo offre solo
I,339ss.) scéma' «suono bello/forte», sèma' degli esempi). Un mutamento nel significato di
« notizia, annunci?; ciò che si ascolta da parte sm' non si verifica all’interno dell’AT.
di qualcuno» e sòma' «fama, notorietà, repu­
tazione»; come part. pass. fem. semù'à «ciò a) sm' può designare la capacità fisica di per­
che viene ascoltato = notizia »; come sostantivo cezione acustica (2Sam 19,36; Ez 12,2; Sai
verbale astratto mismà' «ascolto = l’azione di 38,14; 115,6) e questa percezione stessa (lin­
percepire con le orecchie » e concreto guaggio: Is 6,9s.; Dan 12,7s.; musica: Giud
mismà'at « sudditi; guardia del corpo (?)» (cfr. 5,16; rumori: IRe 6,7 ni.; 14,6); dall’altra par­
moab. msm't, KAI nr. 181, n* 28); come astrat­ te non si dà ascolto in se stesso senza riferi­
to dell’hi. hasmà'ùt « il fare ascoltare; l’annun­ mento o reazione positiva o negativa al conte­
ciare ». nuto di ciò che si è udito, con pensieri, parole

879 ÌìtXf sin ASCOLTARE 880


0 azioni. Ciò è chiaro anche dal fatto che sm' è Rimane incerto se sm' hattòb wehàra‘ in 2Sam
usato raramente con valore assoluto (Gen 14,17 sia da intendere in senso giuridico («riu­
35,22; Num 12,2). Di regola si indicano anche scire a trarre fuori tutto nell'interroga torio ») o
1 presupposti (Es 4,31), le conseguenze (ISam se significhi qualcosa come «essere onniscien­
7,7) o i completamenti (p.e. nel parallelismo) te» (cfr. 2Sam 14,20).
decisivi per il contesto. Soggetti dell’ascolto sono uomini, singolarmen­
Il contesto e/o l’interpretazione di quel rappor­ te o collettivamente; soggetto grammaticale
to tra parlante e ascoltatore, che il lettore del sono anche gli organi dell’ascolto, orecchio e
testo biblico presuppone, sono determinanti cuore. Il Dio di Israele «ascolta», e ciò corri­
per capire il valore di sm' nei singoli casi; qui sponde al modo personale e antropomorfico in
segnaliamo solo alcune possibilità: in quasi tut­ cui egli viene rappresentato; gli dei stranieri, al
ti i casi per rendere sm' entrano in gioco anche contrario, sono considerati nella polemica (Sai
altre espressioni: «afferrare (il discorso di un 115,6; cfr. Is 44,9ss.) come materia senza vita
altro)» (Gen 37,17), «ascoltare di nascosto o ( ^ ’alòhxm IV/5; *7il), e solo in Gios 24,27
per caso (origliare, spiare?) » (Gen 18,10), « ac­ una pietra « ascolta » come testimone la deci­
cingersi ad ascoltare qualcosa» (Gen 37,6), sione con cui il popolo si impegna al servizio
«prestare ascolto» (Giob 15,8; ICron 28,2), di Jahwe.
«ottenere conoscenza di qualcosa» (Gen Viene ascoltato ciò che oggettivamente o sog­
21,26), «sperimentare qualcosa di qualcuno» gettivamente (p.e. 2Re 7,6 hi.) è udibile. II
(Gen 37,5 con sèma'1 , Ger 6,24 con sòma'), contenuto dell’ascolto si deduce naturalmente
«venire a sapere» (Num 9,8), «avere notizia da quanto viene fornito dai molteplici contesti
(di qualcosa) » (Gen 41,15 con ‘al « su »); in cui tale ascolto si verifica.
«percepire» nell’ascolto con l’orecchio inte­
Per le varie costruzioni di sm\ non sempre distingui­
riore (Num 24,4; Ez 3,12; Giob 4,16); fare ciò bili chiaramente l’una dall’altra, si veda GB 845s.;
che qualcuno dice o chiede, desidera, consiglia, ICBL 990s. Circa 200x sm' q. viene costruito con
comanda (molto spesso con be/leqòl « ascoltare qòl « voce » (direttamente o con 'al-, t o ma
la voce»), e quindi secondo i casi: «esaudire rispetto al contenuto molto spesso non si riesce a di­
una richiesta, un desiderio », « seguire un con­ stinguere tra sm' (a l-) qòl «ascoltare qualcosa/qual­
siglio», « ubbidire ad un comando, ad un ordi­ cuno » e sm' f / F q ò ì « fare attenzione a qualcosa/
ne, ad una legge», «acconsentire, aderire ad qualcuno»; a sua volta quest’ultimo appare sinoni­
mo di sm' Ie « fare attenzione a qualcosa/qualcuno »,
una proposta», «conformarsi a qualcosa, dar
Per sm' be‘òzan ->’òzcen 3.
retta a qualcosa» (Ez 13,19), «eseguire» (Ger
35,14), «prestar fede a qualcuno» (Deut b) Come è ovvio, l’ascolto - e perciò il verbo
18,14s.). sm' - non si restringe ad un singolo campo di
Poiché l’effettivo significato di sm' - in sé neu­ esperienza. Il concetto e l’atto dcU’« ascolto »
trale - dipende in notevole misura dal conte­ hanno un’importanza centrale per la sapienza
sto, bisogna sempre controllare se con una cer­ sia in Israele che in Egitto: «La prima condi­
ta traduzione non vengano introdotte delle va­ zione perché l’insegnamento diventi fruttuoso è
lenze non giustificate dal contesto, p.e. Gen l’ascolto chc si trasforma in obbedienza »
18,10: Sara origlia e sta a sentire di nascosto, o (H.Brunner, Altàgyptische Erziehung, 1957,
invece è possibile sentir parlare gli uomini an­ 131). Perciò il maestro (« padre ») non si stan­
che stando nella sezione della tenda riservata ca mai di invitare il discepolo {« figlio») all’a­
alle donne?; ISam 8,7.9.22: «ubbidisci alla scolto, e l’ascoltare poi non è acquisire una co­
voce del popolo» - Samuele si trova in una noscenza senza conseguenze per la vita, ma ha
condizione di subordinazione rispetto al popo­ come scopo l’essere sapiente (Prov 23,19); per
lo, o si intende semplicemente «dà ascolto al questo viene lodato « colui che ascolta » (Prov
popolo» nel senso di «adempì il suo deside­ 8,34) opp. che ha «un orecchio che ascolta»;
rio»? (similmente IRe 3,9 ->lèb sòme0' «cuo­ si mette in guardia dal trascurare l’ascolto
re ubbidiente, docile »). (Prov 19,27). All’ambito della sapienza appar­
In alcuni casi sm' viene usato con valore idio­ tiene anche l’espressione « cuore docile (che
matico. Ad esempio in Gen 11,7; Deut 28,49 ascolta)», che risale ad un influsso eg. (IRe
ecc. vuol dire « comprendere una lingua ». In 3,9; cfr. v. 12); su questo argomento e sull’«a-
IRe 3,11 hàbin lismòa‘ mispàt appartiene al scolto» nella tradizione sapienzale eg. cfr.
linguaggio giuridico e designa la capacità di Brunner, l.c., e ->lèb 3e, inoltre ->•hkm, ->jsr.
emettere un giudizio attraverso l’escussione Gli appelli all’ascolto del libro di Giobbe (13x)
delle parti e dei testimoni (similmente Deut non sono classificabili univocamente: mentre
1,16); nel giuramento imprecatorio contro se forse Giob 13,6.17 sembrano riprodurre l’ar­
stesso di Giud 11,10 Jahwe è sòmèa‘ bénotènù, ringa delle parti litiganti, 15,8.17; 33,1.31.33;
colui che ascolta/interroga le parti (e poi giudi­ 34,2.10.16 rispecchiano invece la disputa dei
ca); all’escussione delle parti nel processo sono « sapienti ».
collegati anche 2Sam 15,3 e Giob 31,35 (cfr.
G.Ch.Macholz, ZAW 84, 1972, 314s. n. 3). c) Al campo semantico di sm' appartengono

881 sm' ASCOLTARE 882


(1) ’zn hi. (-» ’òzcen) e —qsb hi., sinonimi chc ni, soprattutto accanto a —ngd hi. (Is
stanno in parallelo con sm' quando l’invito ad 41,22.26; 42,9; 43,9.12; 44,8; 45,21;
ascoltare è espresso p.e. con due (Is 1,2) o tre 48,3.5.6.20; Ger 4,5.15; 5,20; 46,14; 50,2); cfr.
membri (Os 5,1); (2) un dare ascolto dimo­ inoltre p.e. —qr' «chiamare» (Am 4,5),
strando attenzione viene espresso con nth hi. —s'q/z'q «gridare» (Is 42,2; Ez 27,30), —ns’
- ’òzcen «prestare orecchio» (cfr. p.e. 2Re «levare la voce» (Is 42,2), bsr pi. «annuncia­
19,16 = Is 37,17); (3) —bìn hi. «capire» indica re» (Is 52,7; Nah 2,1), —jd ' hi. «far conosce­
piuttosto il processo di comprensione (Is 6,9; re» (Sai 143,8) ecc.; sm' hi. sta in par. cpn r’h
Dan 12,8; ma cfr. Neem 8,2 kdl mèbìn lismòu‘ hi. «far vedere» in Giud 13,23; Is 30,30; Cant
«tutti quelli che potevano comprendere»), 2,14.
-> 'nh I « esaudire » insiste di più sulla reazione
a ciò che si ascolta (ls 30,19) e, come gli altri 4/ Nei testi teologicamente rilevanti smr non
verbi, può stare in parallelo con sm' (Is ha nessuna altra funzione che quella solita:
65,12.24; Ger 7,13.27); (4) all’ambito di sm' esso designa (a) Dio che ascolta ciò chc l’uomo
appartengono anche —r’h «vedere» (Is 6,10; dice, (b) gli uomini che ascoltano ciò che Dio
Ger 23,18; Ez 44,5; Giob 13,1; cfr. sull’argo­ dice (direttamente o indirettamente).
mento H.-J.Kraus, Hòren und Sehen in der alt-
hebr. Tradition, Studium Generale 19, 1966, a) In nessun testo dell’AT Dio viene invitato
115-123 = Biblisch-tcologischc Aufsàtzc, 1972, ad « ascoltare » la lode dell’orante; tanto meno
84-101; va notato qui che nell’AT l’ascolto si dice - all’indicativo —che Dio «ascolta» la
prevale sulla visione, cfr. Kraus, l.c. 89-94; lode. Come «ascoltatore» (—’òzcen) Dio ha a
G.Kittel, ThW 1,218-220 = GLNT 1,586-591; che fare soprattutto col chiamare, gridare, la­
W.Michaelis, ThW V,328-330 = GLNT Vili, mentarsi, piangere, chiedere, desiderare; da
922-929; J.Horst, ThW V,547s. = GLNT Dio si impetra oppure di lui si afferma che
Vili, 1530-1534) e —jd ' «conoscere»; (5) un «ascolta», cioè aiuta, salva, perdona ecc.,
po’ più distanti stanno éfm lèb « fare attenzio­ come spesso viene precisato nel contesto (Es
ne, badare» (Ez 44,5 con r’h e sm‘\ls 41,20 22,26 «se egli grida a me, io l’ascolto, poiché
con r’h e jd 4) e —hlk ’aJfrè «andar dietro», sono pietoso » cfr. Sai 4,2 ecc.).
infine anche —smr e —'sh\r (6) chi non può In Num 11,lss. Dio «ascolta» un lamento in­
sentire c hèrès « sordo » {—’òzcen 3; —hrs 3; Is giustificato, va perciò in collera e castiga; in
29,18; Sai 38,14), chi non vuole sentire è spie­ Lam 3,61 e Sof 2,8 egli «ascolta» nell’interes­
tato (Gen 42,21) opp. « ritroso, ostinato, recal­ se del supplicante le ingiurie dei nemici (un
citrante» come il figlio incorreggibile di Deut elemento della lamentazione); in Mal 3,16 egli
21,18ss.: in questo senso —mrh «essere ostina­ «ascolta» la bontà dei giusti (cfr. v. 18), in
to » è il termine tipico che si contrappone a Gen 16,11 la muta miseria di Agar, m Gios
sm' (cfr. anche —mrh 3c). 10,14 il comando di Giosuè al sole ed alla
luna perché si fermino.
d) Quello che vale per il qal vale anche per «Non ascoltare» indica l’azione contraria: l’o­
l’hi.: il significato fondamentale «fare ascolta­ rante viene ignorato e lasciato a se stesso con
re » è nella maggior parte dei casi anche la tra­ la sua preghiera. Il non ascolto può essere rim­
duzione più adatta; oltre a « fare ascoltare, sen­ proverato a Dio per muoverlo finalmente al­
tire» (2Re 7,6 riferito ad una allucinazione l’intervento desiderato (Ab 1,2); certo non si
prodotta da Dio) a seconda del contesto può si­ usa sempre sm1 per indicare questo, cfr. Sai
gnificare anche: « comunicare » delle parole 22,2 ecc. Dio non vuole ascoltare e non ascolta
(Deut 4,10; ISam 9,27), «annunciare» pace, colui che si comporta diversamente da ciò che
salvezza (ls 52,7), «far risuonare» la voce (Is egli dice: Dio « non è duro d’orecchi; sono in­
30,30), « levare» il grido di guerra (Ger 49,2), vece i vostri misfatti che creano un fossato tra
« portare (qualcosa) all’orecchio, farla ricono­ voi e D io» (Is 59,ls.). Dio ascolta i pii, non gli
scere» (Is 58,4), «predire» il futuro (Is 41,22; empi (Prov 15,29; cfr. Sai 34,16.18G; 66,18);
48,5). In Geremia e nel Deuteroisaia sm' hi. è così pure nella polemica dei profeti contro il
uno dei termini che indicano l’annuncio profe­ culto di Jahwe (Is 1,15; Ger 14,12; Is 58,1-4)
tico; per questo sm' hi. ha qualcosa di solenne ed i culti stranieri (Ger 7,16; 11,11.14; Ez
e non compare nelle narrazioni (la «grave» 8,18) viene minacciato il non-(volere-) ascolta­
minaccia di Giud 18,25 è una eccezione). re di Jahwe; perché l’ascolto è un avvenimento
sm‘ hi. è usato nell'opera cron. come espressione tec­ che richiede reciprocità: Dio ascolta chi lo
nica per «fare della musica» (Neem 12,42; ICron ascolta. Le traduzioni che distinguono tra Dio
15,16.19.28; 16,5.42; 2Cron 5,13); come termine mi­ che « esaudisce » e l’uomo che « ubbidisce »
litare significa «arruolare» (IRe 15,22; Ger 50,29; non permettono di riconoscere con sufficiente
5 1,27; cfr. sm' pi. ISam 15,4; 23,8). chiarezza questo fatto.
sm' hi. sta spesso in parallelo con altri verbi b) Prescindendo dagli inviti all’ascolto (p.e.
che esprimono una articolazione di suoni uma­ « ascoltate questo », « ascoltate le mie parole »,

883 Vfttì ^ « ‘ ASCOLTARE 884


« ascoltale] la parola di Jahwe ») che fanno da oggetto di ascolto; anche in questo si dimostra
introduzione a testi molto diversi 'Òzcen 3), la « prevalenza dell’ascolto » (sui Fenomeni del­
e che a volte sono originari, a volte aggiunti se­ la visione e dell’audizione cfr. Kraus, l.c.
condariamente, l’uomo come «ascoltatore» di 97-101). Come nessun altro, Mosè fu giudicato
Dio è impegnato soprattutto di fronte ai coman­ degno da parte di Dio di «ascoltare» «la
damenti (cfr. J.Schreiner, Hòren auf Gott und voce» (cioè di Dio) come tale (Num 7,89; cfr.
sein Wort in der Sicht des Deuteronomiums, anche Es 33,11). Poiché il popolo poteva per­
Miscellanea Erfordiana, 1962, 27-47; cepire il suo dialogo con Dio (Es 19,9), egli ot­
N.Lohfink, Das Hauptgebot, 1963, 66ss.229ss.). tiene credibilità e legittimazione per sempre. In
«Ascoltare» Jahwe o i suoi rappresentanti Es 20,19 il popolo riconosce la mediazione di
(p.e. Mose, Giosuè, un profeta [Ez 3,7!]) signi­ Mosè: mentre questi parla (direttamente) con
fica fare ciò che Jahwe dice o vuole. Non pos­ Dio, il popolo si limita ad « ascoltare » ciò che
siamo qui esporre nei dettagli il contenuto di da Mosè viene trasmesso. Come mediatore (sa­
ciò che deve essere ascoltalo, opp. di ciò che cerdotale?) di Jahwe, Mosè « ascolta » anche la
non viene ascoltato: dipende dalla situazione soluzione di un problema riguardante il culto
(esempi: Es 6,12; 16,19s.; Num 14,22s.; Giud (Num 9,8). Forse anche in Is 21,10 (un verset­
2,2; IRe 20,35s.; Sof 3,2; Agg 1,12; Zac 7,7ss.). to isolato con la l a pers. sing.) si vuol presenta­
Talvolta il contenuto non viene affatto nomi­ re un ascolto diretto di Dio; rimane però oscu­
nato (nemmeno nel contesto) ed «ascoltare» ro se e come si parli di una differenza tra l’a-
viene usato in modo assoluto, per cui l’inter­ scolto-di-Dio diretto ed il fenomeno dell’audi­
pellato o deve sapere già esattamente ciò che si zione (Num 24,4; Is 6,8; 21,3; 50,4s.?; Ez 1,28
intende o non può venirlo a sapere (ISam ecc.; Giob 4,16; Dan 8,13.16; sm' può però
15,22: «ascoltare è meglio che il sacrificio»; Is anche non essere usato, cfr. ISam 9,15; ls
1,19: «se vorrete ascoltare mangerete il meglio 40,3.6?; 50,5).
della terra»), oppure si inserisce: «la mia
voce », « me/la mia parola/le mie parole » 5/ 1 LXX rendono sm‘ e le sue coniugazioni
(Ger 7,23.28; Os 9,17; Zac 1,4; cfr. A.K.Fenz, con più di 30 vocaboli diversi; in circa i tre
Auf Jahwes Stimine hòren, 1964 [derivazione quarti dei casi con ì x o u e l v , altrimenti per lo
dal « formulario dell’alleanza »]). più con una decina di vocaboli di radice affine
Frequentemente, soprattutto in espressioni (ca. 200x EÙraxoùcw, circa 30x ù t c o o c o u e l v ).
dtn.-dtr., si tratta dell'ascoltare in genere (an­ L’uso linguistico dei testi di Qumran non diffe­
che qui sm' non è l’unica parola ricorrente; risce da quello dell’ebr. bibl. Per l’«ascoltare»
—smr, —‘sh, —jd', —bin, cfr. Lohfink, l.c.) i nel NT, in Filone, Giuseppe e i Rabbini cfr.
comandamenti, le direttive, la —ber$t ecc. di G.Kittel, art. àxoùu, ThW 1,216-225 (= GLNT
Jahwe, ed anche qui spesso senza specificazio­ 1,581-606); J.Horst, art. ovq, ThW V,543-558
ne ulteriore (cfr. Gen 26,5; IRe 11,38; 2Re (= GLNT y ill, 1517-1562); inoltre J.Gnilka,
18,12; Is 30,9). Con sorprendente frequenza Zur Theologie des Hòrens nach den Aussagen
dietro la richiesta apparentemente generica del­ des NT, Bibel und I^ben II/2, 1961, 71-81;
l’ascolto delle parole di Jahwe si trova, come si R.Deichgràber, Gehorsam und Gehorchen in
deduce dal contesto, la richiesta dell’adorazio­ der Verkundigung Jesu, ZNW 52, 1961,
ne esclusiva di Jahwe (p.e. Deut 11,13; cfr. 119-122.
16.27s.; 30,16G.17s.; Giud 2,17.20; 3,4; 2Re H.Schult
21,8s.; 22,13 cfr. 17; Ger 9,12s.; cfr. anche Sai
81,9s.12.14).
In quanto l’ascolto di Jahwe avviene all’inter­
no di un rapporto di superiorità e di subordi­
nazione, esso significa « ubbidire, essere ubbi­ smr CUSTODIRE
diente» o sim. L’uso linguistico di sm' (e di
j eqàhà «obbedienza», solo in Gen 49,10 e
Prov 30,17) non permette di fare nessuna affer­
mazione sul problema teologico dcll’obbcdien- 1/ La radice smr è riscontrabile in parecchie
za/disobbedienza verso Dio e sul modo in cui lingue sem. (acc. samàru « onorare », C.J.Mul-
l’AT lo ha risolto; per questo è necessaria l’e­ lo Weir, A Lexicon of Accadian Prayers, 1934,
segesi di testi affini con i loro diversi modi di 323; GAG § 92f; ug. una volta smrm «sorve­
dire (bibliogr.: vd. l’art. «Gehorsam» in EKL glianti », UT nr. 2443; EiBfeldt, KS 11,385; al­
1,1463-1465; BHH 1,533). Lo stesso vaie per il trimenti ngr [—nsr 1]; fen. pun. e lettere di La-
non-ascoltare e il non-volere-ascoltare voluto chis: DISO 171.310; aram. antico: solo Ah.
da Dio, in riferimento al cd. problema dell’in­ 97.101 ’stmr «guardati», DISO 310; Leander
durimento nell’AT {—hzq 4; —Ièb 4d [con bi­ 56; ebraismo?).
bliogr.]). Sui tentativi più antichi di fissare l'etimologia riferi­
La rivelazione di Dio nell’AT, anche quando è sce GB 847b, su quelli più recenti Barr, CPT
legata con esperienze di visioni, è soprattutto I19s.141s.336; cfr. anche L.Kopf, VT 9, 1959,

885 Ititi smr CUSTODIRE 886


278-280. È in qualche modo probabile solo un riferi­ grano; Eccle 5,12 un regno; Es 22,6 danaro e
mento al verbo omonimo smr « essere in collera » in utensili, ecc., anche con valore traslato: Ger
Àm 1,11 (txt em) e Ger 3,5 secondo Tace, samàru 8,7; Giob 39,1 osservare il tempo; Ger 20,10;
«essere furioso» (GB 847s.; G.R.Driver, JThSt 32, Sai 56,7; Eccle 4,17 i passi di un uomo; Sai
1931, 361-363; D.W.Thomas, JSS 2, 1957, 390s.;
M.Held, Journal of thè Ancient Near Eastem Society
39,2, Giob 13,27; 22,15; 33,11 le vie, cfr. an­
of Columbia University 3, 1970/71, 47-55; per la che il fen. KAI nr. 38, r. 2; Gen 37,11; Eccle
tradizionale ipotesi di una ellissi «essere adirato» < 8,2 parole). La sapienza protegge l’uomo (Prov
« conservare [l’ira] » cfr. p.e. BrSynt § 127b). 2,11), e inversamente il sapiente accetta consi­
glio e rimprovero (Prov 5,2; 13,18; 15,5; 19,8;
Nell’AT ebr. smr viene usato nelle coniugazio­ 22,18; cfr. l’ostraco di Lachis KAI nr. 194, r.
ni q. «custodire, sorvegliare, proteggere», ni. 11).
« guardarsi, essere protetto », pi. « onorare » e Collegato con un altro verbo che esprima un’a­
hitp. « guardarsi ». Si hanno inoltre come deri­ zione, viene a significare « agire con cura »
vazioni di smr. plur. semàrìm « sedimento del (Num 23,12; Deut 4,6; 5,1 ecc.). Infine in due
vino, feccia» (KBL 994a; cfr. anche P.Hum­ testi traspare anche il significato « onorare »,
bert, ZAW 62, 1949/50, 207), somrà «senti­ noto dall’acc. (Sai 31,7 idoli; Prov 27,18 signo­
nella », semùrà « palpebra », plur. simmùrìm ri, par. kbd pu.; vd. st. 4d per Giona 2,9 pi.).
« veglia notturna », ’asmùrà e ’asmdrcet (BL Nel part. (sòmèr), oltre all’usuale esercizio del
487) «veglia notturna», mismàr e mismcercet custodire, il verbo designa in molti casi un
«sentinella, sorveglianza». compito che viene assegnato. In questo modo
Tra i numerosi nomi propri composti con smr esso forma un titolo ufficiale di funzionari di
(cfr. Noth, IP 177.259; J.J.Stammv FS Baum­ corte (e del culto): sentinella (Is 21,1 ls.; 62,6
gartner 1967, 319.338) vi è anche Sòmeròn (in ecc.), sorvegliante della porta (IRe 14,27 ecc.),
BRL 437 come suo equivalente viene dato il custode di un campo (Ger 4,17), guardiano del
nome del castello-fortezza di «Wartburg»), = parco (Neem 2,8), guardarobiere (2Re 22,14 =
Samaria (aram. bibl. Sàmeràjin, Esd 4,10.17). 2Cron 34,22), sorvegliante dell’harem (Est
2,3.8.14s.). Un titolo corrispondente è noto an­
2/ Il verbo smr è attestato nelPAT 468x: qal che nell’ambiente extrabiblico in una iscrizione
427x (incl. il part. sostantivato sòmèr «custo­ pun. di Malta: smr mhsb «ispettore della cava
de» 54x; Lis. 1477a 1 Dan 9,4 invece di Est di pietre » (KAI nr. 62, r. 7).
9,4), di cui Sai 69x, Deut 60x, Prov 31x, IRe
23x, Es ed Ez 20x ciascuno, Num 19x, Lev e b) 11 ni. va tradotto per lo più col riflessivo
2Re 16x ciascuno; ni. 37x (Deut 13x, Es 5x), (« guardarsi ») ed è perciò frequente nell’imp. e
pi. lx (Giona 2,9), hitp. 3x (2Sam 22,24 = Sai insieme con pan «che non» (Gen 24,6;
18,24; Mi 6,16). Per quanto riguarda le deriva­ 31,24.29 ecc.; cfr. l’ostraco di Lachis KAI nr.
zioni: Ymàrìm 5x (Is 25,6.6; Ger 48,11; Sof 193, r. 21). Solo in due testi il verbo può esse­
1,12; Sai 75,9), somrà lx (Sai 141,3), semùrà re tradotto col passivo (Os 12,14; Sai 37,28
lx (Sai 77,5),. sìmmùrìm 2x (Es 12 ,42 .42), txt?; vd. st. 4d).
’asmùrà/’asmDrcet 7x (Es 14,24; Giud 7,19; c) Il sost. ’asmUrà/’asmórcet «veglia nottur­
ISam 11,11; Sai 63,7; 90,4; 119,148; Lam na» deriva dall’uso profano (diversamente da
2,19), mismàr 22x (Neem 8x, Gen 6x), simmùr vd. st. 40, ma viene usato anche nel
mism&rcet 78x (Num 29x, Ez e ICron 8x cia­ linguaggio religioso. Poiché in Lam 2,19 si
scuno, 2Cron 7x, Es e Neem 5x ciascuno). menziona la prima veglia notturna (leròs
’asmùròt), nella quale deve cominciare il la­
3/ a) Nell’ambito profano smr q., allo stesso mento su Gerusalemme, poiché inoltre Giud
modo di —nsr, viene usato dovunque si tratta 7,19 ricorda la veglia di mezzo (hà’asmòrcet
di custodire e di proteggere (e anche di tenere hattìkònà) come il momento dell’assalto di Ge­
in serbo) un bene. Oggetti sono: uomini (Gen deone, e poiché infine è nota anche la veglia
4,9 il fratello, cfr. anche D.Daube, FS EiBfeldt del mattino ( ’asmòrat habbòqcer Es 14,24:
1958, 32s., per la cd. responsabilità di custo­ Jahwe annienta l’esercito del faraone; ISam
dia; ISam 26,15s. re; ISam 19,11; 28,2; IRe 11,11: Saul attacca gli ammoniti), si può pre­
20,39 altre persone; Deut 4,9; Sai 71,10; Giob sumere che Israele conoscesse una divisione
2,6; Prov 13,3; 16,17; 21,23; 22,5 l’anima = la della notte in tre parti.
vita; Mi 7,5; Prov 14,3; 21,23 la bocca; Is 56,2
la mano), animali (Gen 30,31 pecore; Es d) mismàr significa la guardia militare di una
21,29.36 il bue che è solito cozzare; 22,9; Os città (Ger 51,12; Neem 4,3.16.17; 7,3; 12,25) o
12,13; —r'h) e cose (Gen 2,15 un giardino; la guardia in genere (Giob 7,12), che si esercita
3,24 una via; 2Sam 11,16; 2Re 9,14 una città; con cura (Prov 4,23); può servire anche per de­
2Re 11,5-7 un palazzo; 2Sam 15,16; 16,21; signare il luogo di custodia (la prigione; Gen
20,3; Sai 59,1 una casa; Gios 10,18 una grotta; 40,3.4.7; 41,10; 42,17.19; Lev 24,12; Num
Prov 8,34 gli stipiti della porta; ISam 25,21 15.34). Infine anche il reparto di servizio inca­
una proprietà; ISam 9,24 carne; Gen 41,35 ricato di fare la guardia porta questo nome (Ez

887 smr CUSTODIRE 888


38,7 va inteso in questo modo); nell’AT il ter­ 12,10 ecc.). Talvolta vengono menzionati come
mine viene usato soprattutto per indicare il formanti un gruppo di tre (2Re 25,18 = Ger
servizio del tempio (vd. st. 4g). 52,24; Neem 12,25).
La forma fem. mismércp.1 possiede significati In Is 62,6 ci si rivolge ai profeti come sentinel­
analoghi: « guardia » (Neem 7,3 par. mismàr, le (cfr. anche Westermann, ATD 19,300 = ital.
2Re 11,5-7 nel palazzo; Is 21,8, cfr. Ab 2,1), 449s.; altrimenti per questo si usa piuttosto sph
«ciò che si custodisce, si protegge» (Es 12,6; «sorvegliare», p.e. Ez 3,17; cfr. H.Bardtke, FS
16,23.32-34; Num 17,25; 18,8; 19,9; ISam EiBfeldt 1958, 19-21; C.U.Wolf, IDB IV,806).
22,23; ICron 12,30), cfr. anche «casa di custo­
dia = prigione» (2Sam 20,3). Nell’ambito reli­ d) Dei 35 esempi del ni. con significato rifles­
gioso però si constata un uso sostanzialmente sivo 22 sono da assegnare all’ambito religioso.
più ampio del termine (vd. st. 4g), Viene detto che ci si dovrebbe guardare dal
trasgredire i comandamenti di Dio; anche qui
4/ a) smr q. ha la medesima ampiezza di si­ spesso si usa l’imperativo (F,s 19,12 ecc.). Sono
gnificato nel linguaggio religioso. Il santuario menzionati anche singoli comandamenti: per
deve essere custodito e sorvegliato (ISam 7,1 esempio il portare dei pesi di sabato (Ger
l’arca; più tardi chiaramente un compito a sé, 17,21), l’astinenza (Giud 13,4.13; ISam 21,5).
vd. st. c). In senso traslato i pii custodiscono e I due testi nei quali il ni. va tradotto col passi­
osservano l’alleanza (Gen 17,9s. ecc.), il diritto vo appartengono al linguaggio religioso: Israele
(ls 56,1), l’amore e il diritto (Os 12,7) e soprat­ nell’esodo dall’Egitto fu protetto da un profeta
tutto i comandamenti, gli ordini e le istruzioni mandato da Dio (Os 12,14); i giusti sono pro­
di Dio (Gen 26,5 ecc.). tetti da Dio (Sai 37,28; qui tuttavia si potrebbe
Quest’ultima idea domina l’intero campo se­ leggere nismedù con i LXX, sulla base del pa-
mantico neH’ambito religioso. Essa è riscontra­ rallelismus membrorum).
bile in quasi tutte le parti dell’AT con una am­ L’unica forma pi., in Giona 2,9 txt?, descrive il
pia varietà di espressioni, di formazioni gram­ comportamento di coloro che si attaccano a
maticali e di persone alle quali ci si rivolge. ciò che ha valore e così abbandonano il loro
Possiamo solo accennare ad alcuni punti fon­ Dio (cfr. Jenni, HP 223s.).
damentali. In Lev si tratta soprattutto del com­ L’hitp., attestato solo 3x, si avvicina come si­
pilo dei leviti (Lev 8,35 ecc.), e così pure in gnificato al ni. L’orante si guarda dal peccato
Num (Num 1,53 ecc., cfr. Elliger, HAT 4, 256 (2Sam 22,24 = Sai 18,24). Mi 6,16 rimprovera
n. 6). Il Deut si allontana da questo significato il popolo che aderisce al comportamento delit­
in quanto tratta dell’osservanza dei comanda­ tuoso di Omri e annuncia che per questo subi­
menti alla quale tutti sono chiamati (Deut 4,2 rà la punizione.
ecc., circa 50x); queste idee si ritrovano molto
frequentemente nei libri rielaborati dalla mano e) Il sost. semàrìm indica la feccia de! vino che fer­
dtr. e nei salmi (21 x nel solo Sai 119). Anche menta e in questo modo si purifica; normalmente
la letteratura sapienziale fa suo questo discorso non viene bevuta. Gli empi, tuttavia, debbono vuota­
(Prov 4,4 ecc.). In particolare si tratta di osser­ re del tutto la coppa dell’ira di Jahwe (cfr. Ger
vare il sabato (Es 31,13.14 ecc.) e altre feste 25,l5ss.), fino alla feccia (Sai 75,9). 11 vino normal­
mente non rimane sulla feccia. Non è perciò un
(Es 12,17 ecc. la Pasqua; Lev 19,3 ecc. i giorni buon segno quando il popolo (metaforicamente) resta
festivi); complessivamente si hanno circa 20 te­ a giacere sulla sua feccia (Ger 48,11 di Moab, con
sti. Con una espressione sintetica si può anche sqt q. «riposare», Sof 1,12 degli abitanti di Gerusa­
parlare di custodire le vie di Dio (Gen 18,19; lemme, con qp' q. «diventare grosso, rigido»). Alla
2Sam 22,22 = Sai 18,22; Giob 23,11 ecc., circa fine dei giorni, però, Jahwe accoglierà i popoli of­
lOx; -*dàra>k). frendo vino raffinato (zqq pu. «essere filtrato» Is
25,6.6).
b) Si sottolinea continuamente che Dio fa ave­
re agli uomini la sua assistenza. Egli custodisce
e protegge i suoi pii (Gen 28,15.20 ecc.). So­ 0 somrà « guardia » indica il morso che l’o­
prattutto gli oranti dei salmi in ogni necessità rante chiede a Dio di mettere alla sua bocca
vengono confortati da questo pensiero, enun­ (Sai 141,3, par. -*«.sr)- Ymùrà «custodia (scil.
ciato spesso sotto forma di promessa (Sai 12,8 dell’occhio)» designa le palpebre (Sai 77,5 nel
ecc., complessivamente oltre 20x). Jahwe è il salmo di lamento: « tu tieni aperte le palpebre
«custode di Israele» (Sai 121,4; smr 6x in dei miei occhi »). simmùr è la veglia (di Jahwe)
questo salmo). Questa affermazione trova la nella notte di Pasqua (Es 12,42), che viene
sua espressione più bella nella benedizione aa- chiamata la « notte di veglia » (cfr. Noth, ATD
ronitica (Num 6,24). 5,78 = ital 124). Con ’dsmùrà/’asmòrat si vuol
dire che le veglie della notte sono tempi parti­
c) Anche nell’ambito religioso il part. sómèr colarmente adatti al colloquio con Dio (Sai
serve per designare un ufficio. Si tratta soprat­ 63,7; 119,148; lam 2,19). Mille anni sono da­
tutto dei custodi della soglia nel tempio, i quali vanti a Dio come una veglia notturna (Sai
sembrano aver avuto un ruolo importante (2Re 90,4).

889 -lQtf smr CUSTODIRE 890


g) mismàr designa a volte il reparto di servizio ritica V,249). Una corrispondenza si ha anche
che è di guardia nel tempio (Neem 12,24.24; nell’amor. (vd I.J.Gelb, AANLR VIII/13, 1958,
ICron 26,16.16), una volta anche al plurale 151: sp/ms; Huffmon 251) ed ev. nell’ebr. (Is
(Neem 13,14). Più spesso però per questo vie­ 3,18 sàbls « piccolo sole » come ornamento pre­
ne utilizzato mismàrcel (24x in Num, 8x in Ez, zioso; cfr. C.F.- A.Schaefler, The Cuneiform
Zac 7,3 riferito a Giosuè, 4x in Neem, 7x in Texts of Ras Shamra-Ugarit, 1939, 62: « sun
ICron e 5x in 2Cron). In questa parola si deve pendant»; Wildberger, BK X,135.141; diversa­
perciò vedere il termine tecnico per indicare il mente KBL 942a: « frontale »).
servizio del santuario (tabernacolo, tempio
ecc.), che veniva effettuato soprattutto dai levi­ L ’etimologia è molto incerta. Ricordiamo qui solo
ti. Come verbo si fa ricorso frequentemente a pochi tentativi che si muovono approssimativamente
smr: smr mi'smàrcet « provvedere al servizio » su uno stesso piano. J.Levy, Chaldiiisches Wòrter-
buch iiber die Targumim 11,1867s., vuole vedere una
(cfr. anche J.Milgrom, Studies in Levitical Ter- relazione con la radice verbale sms (vd. st. 2) sulla
minology 1,1970). Infine il sostantivo serve a base dell’idea di « movimento veloce, attivo »;
designare Fobbendienza ai comandamenti di F.Schulthess, Zurufe an Tiere im Arabischen,
Jahwe (anche in questo caso spesso insieme col Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wis-
verbo: Gen 26,5; Lev 8,35; 18,30; 22,9; Num senschaften 1912, Anhang, Abh. Ili, p. 56, fa deriva­
9,19.23; Deut 11,1; Gios 22,3; IRe 2,3; Mal re il nome dall’arab. samsam « svelto », che dovreb­
3,14; 2Cron 13,11; 23,6; vd. sp. 3a). be riferirsi ai raggi vibranti del sole; cfr. GVG 1,260.

5/ Il giudaismo antico usa molto spesso la ra­ Il genere di s&mces è masc. o fem. Solo nel se­
dice, con lo stesso significato dell’AT (Jastrow condo caso è possibile un computo esatto (17x:
1600s.). Come i profeti dell’AT, ora i rabbini Gen 15,17; Es 22,2; Deut 24,15; Giud 19,14;
sono «sentinelle» (’rìsj msmr, Bik 13,12). Nel­ 2Sam 2,24 ecc.), perché una forma masc. del
la stessa tradizione si colloca anche la comuni­ verbo che preceda il sost. non può essere con­
tà di Qumran (cfr. Kuhn, Konk. 135c.224s.; siderata una prova che il sost. è usato come
G.Bertram, ThW IX,234). masc. (cfr. G K § 145,7a). Ad ogni modo è que­
I LXX traducono meno spesso con TrjpElv, per sta la situazione in testi come Gen 19,23; Giud
lo più invccc con <puX,àcrcr£iv (Bertram, l.c. 5,31; Gios 10,12; Is 13,10 ecc.; cfr. i computi
232s.). Per il NT cfr. H.Riesenfeld, art. Trpéw, diversi in K.AIbrecht, ZAW 15, 1895, 324
ThW V à i,139-151; G.Bertram, art. cpuXàcrcrw, (14x) e KBL 995a (23x). In ebr. quindi il sost.
ThW IX,232-240. «sole» occupa un posto intermedio tra il fem­
G-Saver minile dell’ug.-arab. cd il maschile dell’acc.
(ma cfr. C.H.Gordon, Or 22, 1953, 247, che
dal sigillo Princeton 70 trae un esempio in cui
il dio-sole Samas possiede un determinativo
fem).
• •
scemcESSOLE Il plur. simsòt, attestato solo una volta in ls
54,12, non può essere utilizzato a questo ri­
guardo per giungere ad una conclusione certa,
1/ In quasi tutte le lingue sem. le designazio­ poiché si tratta di una espressione della tecnica
ni dell’astro solare risalgono ad una radice co­ edilizia (par. se‘àrìm «porte»; cfr. B.Meissner,
mune (secondo Bergstr. Einf. 185 Èms\ cfr. Mitteilungen der Vorderasiatischen Gesell-
inoltre P.Fronzaroli, AANLR V1II/20, 1965, schaft 15, 1910, fase. 5, 46s.: acc. samsàti « d i­
137s.l44.149; DISO 310). Fa eccezione l’et. schi votivi rotondi »; nell’ebr. possono forse es­
con dahàj (Dillmann 1322), che sarebbe da ac­ sere considerati come « emblemi [del sole] »;
costare all’arab. dahija « essere colpito dai rag­ Zorell 867a « pinnacula moenium »), che solo
gi del sole » (Wehr 486a). Le consonanti dell’a- indirettamente ha a che fare con sdemees
rab. sams (Wehr 442a) potrebbero essere il ri­ « sole ».
sultato di una dissimilazione (GVG 1,159.234: Come nomi di persona, nell’AT si hanno
da un originario *sams). Al contrario l’ug sps Simsaj (Esd 4,8.9.17.23; Noth, IP 223 «[figlio
(UT nr. 2468 e p. 538) è stato considerato del] sole»; cfr. neobab. Samsaìa in K.
come una forma particolare. A.F.L.Beeston, Or Tallqvist, Assyrian Personal Names, 1914,
22, 1953, 416s., cita sfs> una forma secondaria 191; W.F.Albright, JAOS 74,^1954, 231: n.
del sudarabico antico; cfr. anche M.J.Dahood, pers. di AJalach Sapsi/%;), Savwfà’ (ICron
in: S.Moscati (ed.), Le antiche divinità semiti­ 18,16; cfr. KBL 958b: < *Samsà\ diversamen­
che, 1958, 91. Si tratta però della medesima te GB 793b; Noth, IP 40s.: non va più conside­
parola, la cui consonante mediana muta all’in­ rato una deformazione del nome con valore
terno del gruppo bilabiale p-b-m (così Moscati, vezzeggiativo) e Simsòn (Giud 13,24 ecc. nei
Introduction 25), o è il risultato di un’inserzio­ capitoli 14.15.16; Noth, l.c. 38: forma abbre­
ne (« transitional intrusion», UT 33: sams- > viata con desinenza del diminutivo -on\vvd. an­
*samps- > scips-\su questa pronuncia cfr. Uga­ che Mcycr 11,37^ cfr. Albright, l.c.: ug. Spsyn\

891 Bfotf sémees SOLE 892


GB 85Qa: acc. Samsànu; KAI nr. 257, r. 2: prattutto a mezzogiorno (cfr. kfìibm/'ad-hòm
aram. Smjsw col corrispondente gr. Eo^ea-oq, hàssàmces ISam 11,9Q; Neem 7,3 come desi­
una « forma abbreviata del diminutivo di tipo gnazione approssimativa dell’ora di mezzogior­
qutail con desinenza ipocoristica -m», l.c. 303). no); così hammà «calore» (in Sai 19,7 quello
Non è più possibile sapere in quale rapporto del sole) nei testi poetici può diventare diretta­
stessero questi nomi con la divinità solare inte­ mente sinonimo di «sole» (Giob 30,28; par.
sa come colei che conferisce il nome (per un lebànà «lun a» Is 24,23; 30,26; Cant 6,10).
mito solare legato a Sansone vd. st. 4a); è però Esso colpisce l’uomo (nkh hi. Is 49,10; Giona
probabile che un tale rapporto ci fosse, poiché 4,8: Sai 121,6) e gli brucia la pelle (szp Cant
numerosi e chiari sono i nomi teoforici esisten­ 1,6). Eppure la sua scomparsa (qdr « essere of­
ti nelfambiente di Israele (cfr. Stamm, AN fuscato » Gioe 2,10 = 4,15; hsk « diventare scu­
349s.; Huffmon 250s.; Gròndahl 195; F.L.Benz, ro» Is 13,10; traslato Eccle 12,2; cfr. hpk ni.
Personal Names in thè Phoenician and Punic lehómk Gioe 3,4) è sentita come di cattivo au­
Inscriptions, 1972, 422s.; J.K.Stark, Personal spicio; vd. st. 4c. È interessante il fatto che il
Names in Palmyrene Inscriptions, 1971, 115). sole non è considerato come la fonte primaria
della luce. La luce esiste in se stessa prima del
Lo stesso vale per i nomi di luogo delI’AT; Bèt sole (Gen 1,3-5 P). Così è l’alba che determina
Ècimces, però, per il suo nome reggente (-»bàjit 3b) è
inteso chiaramente come un antico luogo di culto l'inizio del giorno, mentre per la sera è decisi­
dedicato a una divinità solare. Ad ogni modo abbia­ vo il tramonto del sole (vd. particol. S.Aalen,
mo qui a che Tare con due località indipendenti l’una Die Begritfe Licht und Finstemis im AT...,
dall’altra e che vanno ben separate nei testi: (a) Gios 1951, I9s.38s.42; id. in: ThWAT I, 164-166 =
15,JO; 21,16 = lCmn 6,44; ISam 6,9.12.12.13.15.19.20; GLAT 1,322-329).
IRe 4,9; 2Re 14,11.13 = 2Cron 25,21.23; 2Cron Il termine che indica il « crepuscolo del matti­
28,18; cfr. ISam 6,14.18 Béi-hassimsl con termina­ no » o sim. (J.Robertson, The « Dawn » in He-
zione nisbe per designare il luogo di provenienza: brew, The Expositor 3, 1912, 86-96, particol.
«(uomo) betsemita »; (b) Gios 19,22.38; Giud 1,33.33.
Per la localizzazione di 'èri Sàmàs (Gios 15,7;
88: «le prime luci dell’alba»; L.Kòhler, ZAW
18,17) e di "ir Sckmces (Gios 19,41) vd. G.Dalman, 44, 1926, 56ss. « l ’aurora»; Dalman, AuS
Jerusaiem und sein Gelande, 1930, 156-159 (diversa­ 1,601: «la luce del mattino») è sàhar, la cui
mente Noth, HAT 7,88) opp. Noth, l.c. 121 (identi­ etimologia è oscura (GB 819b contrappone ad
co con Bèl Sémce's [a]). Per tutta la questione cfr. an­ un shr 1 «diventare nero» una seconda radice
che K. Elliger, BHH 1,229. nel pi. col sign. « cercare »; KBL 962a indica
Con massebùt Bèt Sémces di Ger 43,13 vengono in­ come significato di shr II q. « tendere a qualco­
dicati gli obelischi della città del basso Egitto On/E- sa»), Anche il confronto con le altre lingue
liopoli (cfr. Rudolph, HAT 12,259).
sem. non porta ad alcun risultato soddisfacente
(cfr. P.FronzaroIi, AANLR VfII/20, 1965,
2/ Escludendo i nomi di luogo, scémces è atte­ 141.147.150). Gli altri due supposti derivati
stato nell’AT I34x. La distribuzione è la se­ della radice shr sono incerti. II nome astratto
guente: Eccle 35x (esci. 1,13 txt em); Sai I4x; sah°rùt (Eccle 11,10) viene interpretato in
Gios 13x; Deut e Is lOx ciascuno; Gen e Giud modi diversi come «aurora (della vita)», «ca­
6x ciascuno; 2Sam e 2Re 5x ciascuno; Es 4x; pelli neri », « fiore della giovinezza » (cfr. GB
Ger e Gioe 3x ciascuno (esci. Ger 43,13; con­ 820; KBL 962b; Hertzberg, KAT XVII/4,206);
tro Lis. I477c); Num, Ez, Giona e Mal 2x; mishàr «mattino» (Sai I 10,3) si trova in un
Lev, ISam, IRe, Am, Mi, Nah, Ab, Zac, Giob, contesto non chiaro e va forse considerato il ri­
Cant, Neem e 2Cron lx ciascuno. Il termine sultato di una dittografia (cfr. Kraus, BK
manca nei libri di Os, Abd, Sof, Agg, Prov, XV,753; per i! significato vd. Aalen, l.c. 38). I
Rut, Lam, Est, Dan, Esd e ICron. gomi di persona ’ahTs4har (ICron 7,10),
La parte aram. dell’AT contiene due attesta­ Saffrajini (ICron 8,8) e S^harjà (ICron 8,26)
zioni: Ymas di Dan 6,15 e il verbo sms pa. secondo Noth, IP 169 (cfr. anche 223; in am­
«servire» in Dan 7,10 (per la forma vd. BLA biente extrabiblico: Diringer 194s.l98) vanno
123 n. 1), la cui etimologia è incerta, come intesi metaforicamente e non si possono colle­
pure il suo rapporto col nome (cfr. GB 928b; gare con la divinità ug. Shr, personificazione
KBL 1132b; DISO 310s.; J.T.Milik, Studii Bi­ dell’aurora (cfr. il testo 52 [= CTA 23] con la
blici Franciscani Liber Annuus 10, 1959/60, descrizione della sua nascita; H.Gese, in: Die
160: n. pers. crist. pai. Eap.{j.aamoq e sim. = Religionen Altsyriens..., 1970, 80-82; diversa­
diaconus; vd. anche Wehr 442a; arab. samma- mente A.Jirku, ZAW 65, 1953, 85). Come
sa « esercitare il servizio diaconale », sarnmùs nome di luogo si ha Sàrcet hassdhar in Gios
« diacono di grado inferiore »). 13,19.
Le 23 attestazioni si ritrovano più di frequente
3/ a) Corrispondentemente alla posizione nel dato cronologico « quando si levò l’auro­
geografica della Palestina, sono collegati col ra» o sim. (Gen 19,15; 32,25.27; Gios 6,15
sole fatti spiacevoli. Il sole è caldo (hmm Es par. skm hi. «alzarsi presto»; Giud 19,25;
16,21) e splende inesorabilmente dal cielo, so­ ISam 9,26; Giona 4,7; Neem 4,15, sempre con

893 E7Q27 sàmees SOLE 894


VA; una precisa spiegazione grammaticale si J.Heller, ArOr 26, 1958, 636ss.: J.S.Holladay, JBL
trova in Kòhler, l.c. 57s.; per Os 10,15 vd. Ru­ 87, 1968, 166-178, P.D.Miller, th è Divine Warrior
dolph, KAT XIII/1, 205s.). Testi come Gen in Early Israel, 1973, 123-128.
19,23; 32,31; Giud 19,26; Giona 4,8 mostrano
che tra il crepuscolo del mattino ed il sorgere Verbi che indicano il venire e l’andare contras­
del sole intercorre uno spazio di tempo abba­ segnano i punti estremi del corso giornaliero
stanza grande che, per le sue condizioni di del sole. Il più frequente è -*bò' «entrare»,
luce, viene utilizzato appunto in quelle regioni che con iàmces indica il tramonto del sole
dove il caldo aumenta rapidamente. Giud (19x: Gen 15,12.17; 28,11; Es 17,12; 22,25;
19,25s. esprime la relazione esistente tra bòqcer Lev 22,7; Deut 16,6 ecc.). Con le preposizioni
« mattino » e sàhar. ‘al (Deut 24,15) opp. 1° (Giud 19,14) si espri­
Il termine viene usato metaforicamente in Is me il rapporto con una cosa o una persona.
8,20 « per essi non c’è nessuna aurora » ed in Ciò può portare ad un uso traslato come in Mi
58,8 « la tua luce sorgerà come l’aurora ». 3,6: sui profeti che hanno fatto errare Israele
Vanno qui ricordate le affermazioni simili con tramonterà il sole «e il giorno diventerà nero
bòqcer (—'òr 3; cfr. Ch.Barth, ThWAT 1,751­ per loro», cosicché essi non potranno più pro­
754, che riprende anche J.Ziegler, Die Hilfe fetare. Questa condizione infelice e senza Dio
Gottes «am Morgen», FS Nòtscher 1950, viene illustrata dall’espressione « il suo/tuo
281-288) e le espressioni con scèmees nominate sole tramonta» (Ger 15,9; cfr. positivamente ls
sotto 3a. Due volte si parla degli «occhi sfol­ 60,20). Col sostantivo màbò’ « ingresso », deri­
goranti dell’aurora» (Giob 3,9 con r’h «vede­ vato dal verbo, si opera uno spostamento verso
re» usato col sign. di «vivere»; 41,10), dove il sign. locale «luogo dell’ingresso (del sole)»
però non è chiara l’immagine a cui ci si riferi­ > «occidente»: Deut 11,30; Gios 1,4; 23,4;
sce (diversamente Aalen, ThWAT 1,166s. = Zac 8,7; Sai 50,1; 104,19; 113,3; cfr. Mal 1,11
GLAT 1,326-329). In Cant 6,10 l’aurora serve (per l’acc. e l’arab., per designazioni simili dei
per descrivere la bellezza giovanile di una ra­ punti cardinali secondo l’orientamento del sole
gazza. Gioe 22 va forse vocalizzato in modo cfr. K.Tallqvist, StOr 2, 1928, 134.136; per il
diverso, come suggerisce BH* (cfr. al contrario fen. vd. KAI nr. 26A, I, r. 5.18/19). Il corri­
Rudolph, KAT X III/1,51). spondente di bd’ è —js ’ «uscire» Gen 19,23;
Per Ts 14,12 con Hèlèl been-Sàhar e Sai 139,9 Giud 5,31 (cfr. Is 13,10; Sai 19,6.7 [mòsà’
che parla delle ali dell’aurora, nonché per i «uscita» = «salita, levata»; vd. anche fen.:
miti chc soggiaciono a queste espressioni cfr. KAI nr. 26A, 1, r. 4/5.21]; ug. sai spi CTA 3,
K.L.Schmidt, Lucifer als gefallene Engelmacht, B [= ‘nt IH, 8; Tallqvist, l.c. 131: acc. sii
ThZ 7, 1951, 16lss., opp. Kraus, BK XV, 919. sanisi), più spesso zrh « risplendere », che è at­
In Sai 22,1 «secondo la cerva dell’aurora» si testato nelPAT I8x, in 11 delle quali insieme
ha un’indicazione musicale per noi incompren­ con scèmas: Gen 32,32; Es 22,2; Giud 9,33;
sibile (vd. Kraus, l.c. § 4, nr. 20; partieoi. Jir- 2Re 3,22; Gion 4,8; Nah 3,17; Sai 104,22; Ec­
ku, l.c. 85s.). cle 1,5.5. Quello che vale per bò\ ma ora con
Solo tre testi collegano Dio con sàhar. Per significato positivo, si ha qui per la promessa
quanto riguarda Os 6,3, con l’incerta traduzio­ di Mal 3,20 «su di voi che temete il mio (di
ne «come l’aurora, (così) è certa la sua (di Jahwe) nome, risplenderà il sole della giustizia,
Dio) venuta (mó$à’)» e l’ipotesi di un suo che porta la salvezza con le sue ali » (per la re­
rapporto con la sentenza giudiziaria, vd. la di­ lazione tra il sorgere del sole e il diritto nel-
scussione dettagliata in Rudolph, KAT l’acc. cfr. L.Dilrr, FS Sellm, 1927, 4 1s.; sulla
XIII/1,13ls. Nell’aggiunta innica di Am 4,13, rappresentazione del sole come disco alato cfr.
nella prospettiva di una teologia della creazio­ EiBfeldt, KS 11,416-419; per l’area can. ANEP
ne, Jahwe viene designato come lo ‘òsa del­ nr. 477.486). Lo stesso vale per il sovrano giu­
l’aurora (con in par. i verbi jsr e br’)-, cfr. Giob sto in 2Sam 23,4 « il quale risplende... come il
38,12 dove Dio assegna il suo posto al sàhar, sole di un mattino senza nuvole » (cfr. Is
von Rad, GesStud,21971, 139. 58,10; Sai 112,4 - ‘òr, Diirr, Le. 45.46s.; con
js’ Giud 5,31). Tra i sette casi rimanenti solo
Su Gios 10,12.13 con dmm «stare fermo» e ’md Giob 9,7 sn muove ancora nella stessa linea;
« stare (fermarsi) » riferiti al sole e alla luna, le opi­ qui zrh è attribuito al sost. sinonimo hérces
nioni divergono. Noth, HAT 7,64s. vorrebbe vedere « sole » (vd. st. 3d; cfr. però anche Is 60,3,
in quelle espressioni un oscuramento di entrambi gli dove ztxrah «splendore» è unito a nògah
astri. J.Dus, VT 10, 1960, 353-370 va più avanti: «fulgore»). In 2Cron 26,19 zrh indica il com­
dmm designerebbe il silenzio chc sarebbe stato inti­ parire (= scoppiare) della lebbra. Viene poi la
mato con una maledizione contro Sms e Jrh, divinità
protettrici di Gabaon e Aialon. Per la problematica
derivazione nominale mizràh « luogo del ri­
del passo e la sua discussione cfr. anche J.C.Matthes, splendere (del sole)» > «oriente» (74x; 19x
ZAW 29, 1909, 259-267; R.Risler, AJSL 42, 1926, con scèmces: Num 21,11; Deut 4,41 txt em. 47;
73-85; M.J.Gruenthaner, CBQ 10, 1948, 271-290; Gios 1,15; 12,1; 13,5 ecc., per Deut 4,41 vd.
B.J.Alfrink, Studia Catholica 24, 1949, 238-269; BL 182.547; per lo più con la prep. min, ma

895 iémces SOLE 896


anche da solo, col sign. di « ad oriente »; cfr. per gli occhi vedere il sole»), che non entra
anche l’avverbio di luogo mizràhà accanto a nello schema sopra menzionato (cfr. Hertzberg,
qédmà «verso oriente» [-qcédcem] Es 27,13; KAT XVII/4,203s.). Nel canto regale di Sai
38,13; Num 2,3; 3,38; 34,15; Gios 19,13; in Is 72,5.17, una preghiera di intercessione a favore
41,25 insieme a —sàjòn «nord» per indicare del re composta secondo il solito stile aulico
la direzione «nord-est»; cfr. Tallqvist, l.c. dell’antico Oriente, ’rk hi. (txt em) ‘im sémees
153). Più spesso esso compare insieme con «vivere a lungo col sole» c hjh le‘òlàm lifnè
ma‘aràb «occidente» (Is 43,5; 45,6; 59,19; Sai sdtrmes « essere in eterno davanti al sole »
107,13) o mabò' (Zac 8,7; Mal 1,11 par. esprimono l’augurio di una lunga durata del
bekol-màqòm « dovunque ») e, insieme col sovrano, opp. del suo nome (cfr. Kraus, BK
punto cardinale opposto, designa la totalità XV,496s.; vd. anche Sai 89,37 con ke par.
dell’orizzonte geografico (ma vd. Am 8,12 par. Ie'òlànr, Giob 8,16 con lifnè però col sign.
a sàjòn col medesimo significato). « nel sole »).
La radice è inoltre elemento costitutivo dei nomi di c) La traduzione corrente di sàmas in ls 38,8 con
persona Zàrah (21x: Gen 38,30; 46,12; ICron « meridiana » (così p.e. KBL 995b) non è certa, a
1,37.44 ecc.; cfr. Noth, IP 184: forma abbreviala di motivo di difficoltà testuali (cfr. 2Re 20,11; Mont­
Zerahjà\ KBL 267a; HAL 270a) col gentilizio Zarhì gomery, Kings, 508s.512; G.Fohrer, BH11 III,1822s.:
(Num 26,13.20; Gios 7,17.17; ICron 27,8cj.l 1.13) il sole si muove su « una scala del palazzo, collocata
opp. ’cezràhi (IRe 5,11; Sai 88,1; 89,1), Z erahjà all’aria aperta »).
(ICron 5,32.32; 6,36; 7,3.3; Esd 7,4; 8,4; cfr. acc. d) Come unico vero sinonimo di scimces si tro­
Zariji-ilu in K.TalIqvist, Assyrian Personal Names, va hàrces (Giob 9,7 par. kòkàbim « stelle »; v.
1914, 247) e Jizrahjà (Neem 12,42). È incerto se
’azràh «indigeno» (17x, quasi sempre contrapposto 9 l<*sìl « Orione »), che altrove è attestato solo
in par. a gèr «straniero» [—gùr 3cl: Es 12,19.48.49; in nomi di luogo (Giud 1,35 Har-h«ms\ 2,9
Lev 16,29; 17,15; 18,26; Ez 47,22 ecc.; per Sai 37,35 Timnat-hàrces\ 8,13 txt em M a‘alè hahàrces\ ls
txt? cfr. Kraus, BK. XV,287; per la forma vd. BL 19,18 txt em ‘Ir hahceras\ vd. in proposito J.Si-
487; cfr. anche KAI nr. 69, r. 16: pun. mzrh mons, The Geographical and Topographical
«clan») appartenga a questa radice (cosi KBL 266s); Tcxts of thè OT, 1959, 200.287.295.438s.). Per
HAL 270a collega il termine con una radice zrh II hammà «calore» vd. sp. 3a.
che viene fatta derivare dall’arab. saruha «essere
puro, non mescolato» (Wehr 464a); similmente GB hammàn, appartenente alla radice hmm (p.e. Is 17,8;
206s. 27,9; Ez 6,4.6), viene spesso erroneamente tradotto
b) Con la prep. nàgeed, séinces forma l’espres­ con « colonna (stele) solare », ma è stato identificato
come « altare per l’incenso » (vd. K.ElIiger, ZA W 57,
sione stereotipa « davanti al sole », cioè aperta­ 1939, 256-265; BRL 20; HAL 315s.).
mente (Num 25,4; diversamente Dus, l.c. 370;
2Sam 12,12 accanto a hasscélar « in segreto» e 4/ a) Teologicamente il sole ha importanza
ncégced kol-Jisrà ‘èl «davanti a tutto Israele»), nell’AT per l’adorazione che gli veniva tributa­
quando qualcosa non è tenuto nascosto a nes­ ta e che lo poneva in conflitto con lo Jahwi-
suno. In questo caso potrebbero essere servite smo. Può ritenersi certo che tale fenomeno sia
come modello antiche immagini del sole rap­ presente sul suolo palestinese già in un tempo
presentato come colui che custodisce la verità molto antico, per via dei nomi di luogo eliofori
esposta apertamente (2Sam 12,11 «davanti (vd. sp. 1). Sul problema di un supposto luogo
agli occhi di questo sole»; cfr. Sai 19,7 «nien­ di culto di Sms a Gabaon vd. T.Dus, l.c. La
te rimane nascosto [s/r ni.] davanti al suo [del questione è più difficile per quella figura di sal­
sole] calore); nel testo attuale, però, simili rap­ vatore che fu Sansone nell’antico Israele; egli
presentazioni non emergono più chiaramente spesso è stato messo in rapporto con dei miti
(vd. anche st. 4b). In Eccle compare 30x làhat solari, ma si tratta di esagerazione neH’inter-
hassdèmces «sotto il sole» (Eccle 1,3.9.13cj.Ì4; pretare le narrazioni (cfr. già R. Hartmann,
2,11.17-20.22; 3,16; 4,1.3.7.15 ecc.) che di per ZAW 31, 1911, 69-72; H.Gunkel, Reden und
sé viene giustamente interpretato come «nel Aufsàtze, 1913, 38-64, particol. 6lss.). Pari­
mondo» (vd. fen. ihi sms in KAI nr. 13, r. menti si può considerare fallito il tentativo di
7/8; nr. 14, r. 12; cfr. col medesimo significato considerare il tempio salomonico come un luo­
l’espressione gr. ùcp’ eiamitico nafifrunte go destinato in origine al culto del sole, con
irsaràra\ vd. J.Friedrich, Or 18, 1949, 15-29; motivazioni sia architettoniche sia ideologiche
O.Loretz, Qohelet und der Alte Orient, 1964, (cfr. soprattutto J.Morgenstern, HUCA 6,
46s.). Solo perché l’Ecclesiaste non valuta bene 1929, 1-37; id., HUCA 21, 1948, 454ss.; F.J.
la vita e l’esistenza l’espressione viene ad assu­ Hollis, The Sun-Cult and thè Tempie at Jeru-
mere in questo libro una connotazione negati­ salem, in: S.H.Hooke [ed.], Myth and Ritual,
va (cfr. Eccle 6,4s.: è felice l’aborto che non 1933, 87-110; F.Petrie, Syro-Egypt 3, 1936,
vede il sole). L’espressione è neutra in 7,11 1ls.; H.G.May, ZAW 55, 1937, 269-281; per
rò‘è haYsàmoes «coloro che vedono il sole» = IRe 8,53 G vd. Dus, l.c. 361-369; al contrario
« i viventi ». Invece si colloca su un piano pro­ Kraus, BK XV, 157). Pianta e struttura sono
prio la norma sapienziale di 11,7s. (« è bene quelle di un tempio che deve servire come abi­

897 BDG7 sàmce's SOLE 898


tazione della divinità e non di un tempio aper­ schichtliche Studien, 31967, 38s.) e 17,3 (di­
to come sono invece i templi solari (vd. su sposizione riguardante Peliminazione dalla co­
questo punto Th. A. Busink, Der Tempel von munità di chi rende culto agli idoli). Cfr. anche
Jerusalem I, 1970, 651-656 con bibliogr. e di­ Giob 31,26-28.
scussione delle diverse ipotesi). Altrettanto fra­ Nelle altre grandi religioni dell’antico Oriente
gile è perciò il tentativo di vedere in Jahwe il sole ha una importanza molto maggiore che
una divinità solare (cfr. D.Vòlter, Die Her- in Israele. Si veda per l’Egitto: A.Erman, Die
kunft Jahwes, ZAW 37, 1917, 128; J.llempel, Religion der Àgypter, (1934) 21968, 17-22.27;
ZAW 42, 1924, 88-100; J.Morgenstern, VT 5, H.Bonnet, Reallexikon der àg. Religionsge-
1955, 68s.; similmente Dus, l.c.). schichte, 21971, 729-733; W.Helck, in: Gòtter
In Sai 84,12 a Jahwe viene dato il titolo «sole und Mythen im Vorderen Orient = Wòrterbuch
e scudo». La traduzione corrente di sdnue's der Mythologie I, 1965, 389-393 (Re).339s.
con « pinnacolo » (probabilmente per analogia (Aton); Mesopotamia: E.Dhorme, Les religions
con ls 54,12) è ingiustificata. Come màgùn de Babylonie et d’Assyrie, 1945, 60-67.86-89;
«scudo», anche scemces appartiene agli attri­ J.Bottéro, in: S.Moscati (ed.), I.e antiche divinità
buti regali dell’antico Oriente (p.e. come titolo semitiche, 1958, 47-50.53-55; D.O.Edzard, in:
del faraone: EA nr. 45,1; 85,66; 103,2 ecc.; cfr. Wòrterbuch der Mythologie I, 1965, 126s. (con
Kraus, BK XV,586; M.Dahood, Bibl 54, 1973, bibliogr.); R.Labat, in: Les religions du Proche-
361: *màgàn «suzerain »). Orient asiatique, 1970, 266-279 (testi); Ca­
La situazione è un po’ diversa per i passi con­ naan: H.Gese, in; Die Religionen Altsyriens...,
tenuti nella narrazione della riforma di Giosia 1970, 166.
(2Re 23,5.11); essi affermano che il re rimosse
coloro «che facevano salire il fumo dei sacrifi­ b) In Israele quegli astri che in origine erano
ci (q(r pi.) a Baal, al sole, alla luna, alle costel­ considerati divini furono privati di questa qua­
lazioni di animali (mazzàlót) e a tutto l’eserci­ lifica; l’esempio più noto è il racconto della
to del cielo (—sàbà') ». I cavalli che erano stati creazione di P dove in realtà manca il termine
eretti « al sole » alPingresso del tempio furono « sole », sostituito, non senza un motivo, da
portati via ed i « carri del sole » furono brucia­ ma or<< luminare » (cfr. la formula ug. nrt ilm
ti. Secondo l’interpretazione tradizionale in spi «Saps, il luminare degli dei» 49 [= CTA
questo modo Giosia allontanò personale e og­ 6]v n,24; IV,32.41 ecc.; gli epiteti acc. per Sin
getti del culto del dio ass. Samas, che erano e Samas in Tallqvist 444.456; il titolo eg. « la
stati accolti nel tempio in seguito alla supre­ lampada eterna » riferito ai dio-sole; vd. Gun-
mazia ass. su Giuda e come riconoscimento di kel, Gen 109); viene però a mancare, in questo
essa (così p.e. Noth, Gl 247 = ital. 334; S.Herr­ modo, ogni traccia di poesia. Questo testo tar­
mann, Geschichte Israels, 1973, 326 = Storia di divo, profondamente elaborato dal punto di vi­
Israele, 1977, 354s.; Zorell 867a; cfr. anche sta teologico, ha i suoi paralleli soprattutto
Busink, l.c. 651 n. 104; 2Re 23,5 Ifmàrìm nell’inno, nel rendimento di grazie collettivo e
«sacerdoti» con l’acc. kumru [AHw 506a; nella lamentazione collettiva, dove Jahwe vie­
KBL 442al). Contro questa interpretazione si è ne riconosciuto come creatore; Sai 104,19
dichiarato recentemente J.Mc Kay, Religion in «egli ha fatto (\ih) la luna per segnare le date,
Judah under thè Assyrians, 1973, 32-36, se­ il sole conosce il suo tramonto»; Sai 136,7s.
condo il quale l’idea del dio sole che procede « rendete grazie... a colui che ha fatto i grandi
su un carro proviene dal culto can. (cfr. la di­ luminari (’òrlm), il sole per dominare il gior­
vinità Rkb’l accanto ad Adad, Samas e altri no»; Sai 74,16 «tuo è il giorno, tua anche la
nell’iscrizione di Panammuwa I [= KAI nr, notte; tu hai collocato (kun hi.) luminare
2141, r- 2.3.11.18); sulla stessa linea già Mont­ (mà’òr) e sole»; cfr. Gen 31,35. AH’intemo di
gomery, Kings, 530; Zimmerli, BK X1TI,221 questa visione il punto più saliente si raggiunge
per Ez 8,16; Busink, l.c. 655; cfr. M.Cogan, in Sai 148,3: sole, luna e stelle vengono invita­
Imperialism and Religion, 1971 (tesi), 121­ ti ad offrire la lode al loro creatore. Certo non
131.221 s. 146-191. Se dunque è da escludere dobbiamo dimenticare che qui siamo di fronte
l’adorazione di una divinità ass., non si può ad uno stadio finale della riflessione teologica.
però escludere l’esistenza di un culto del sole Lo stesso vale anche per Sai l9,5b-7, che è
nel tempio di Gerusalemme; questo è infatti ugualmente deniitologizzato ma pure lascia an­
attestato anche da Ez 8,16 per il tempo che cora intravedere chiaramente la originaria indi­
precede di poco la fine deU’indipendenza dello pendenza del dio sole come giudice (cfr. Kraus,
stato di Giuda. L’esistenza di questo culto vie­ BK XV,156s.; A.Ohler, Mythologische Eie-
ne riconosciuta nei passi dtn.-dtr. chc vi si op­ mente im AT, 1969, 138 = Elementi mitologici
pongono: Ger 8,2 (cfr. ivi i verbi che esprimo­ nell’AT, 1970, 150; per l’acc. vd. O.
no attaccamento: hb «amare»; ‘bd «servire»; Schroeder ZAW 34, 1914, 69s.; SAHG
hlk ’ahfrè « andar dietro »; drs « interrogare »; 221s.243 ecc.), quale è attestata nelle iscrizioni
hwh histaPal «prostrarsi»), Deut 4,19 (aggiun­ di Karatepe (K\I nr. 26A, III, r.l8s.) e di Afis
ta posteriore?, cfr. M.Noth, (jberlieferungsge- (KAI nr. 202B, r. 24).

899 sa mas SOLE 900


c) In quanto creatore Jahwe è signore degli 102-104.158-163 opp. 258-262. L’immagine
astri. Ciò diviene importante nell’annuncio del vtrt. del sole che brilla su qualcuno appare nel
suo giorno: « perché io faccio tramontare NT nella forma « risplendere come il sole »
(bò ' hi.) il sole a mezzogiorno e porto le tene­ (Mt 13,43 i giusti; Mi 17,2; Apoc 1,16 Cristo
bre (hsk hi.) sulla terra in pieno giorno» Am trasfigurato opp. epifanico; cfr. Apoc 10,1 un
8,9; inoltre Ts 13,10; Gioe 2,10 = 3,15; 3,4 (cfr. angelo, ma senza verbo). Le immagini della
il lamento funebre profetico sul re d’Egitto di trasformazione cosmica che avverrà nel giorno
Ez 32,7). In questo modo sarebbero abrogati di Jahwe vengono assunte per descrivere il ri­
gli ordinamenti (cfr. Ger 31,36 huqqlm) stabili­ torno escatologico del figlio dell’uomo (Mt
ti con la creazione. Resta incerto se in Is 60,20 24,29 come citazione di Is 13,10), i fenomeni
l’annuncio del Tritoisaia riferito al tempo della della Pentecoste (Atti 2,20; cfr. Gioe 3,4) e gli
salvezza (« il tuo sole non tramonterà più e la eventi apocalittici (Apoc 6,12; cfr. v. 17: « il
tua luna non si dileguerà, poiché Jahwe sarà la gran giorno della sua [= di Cristo] ira è venu­
tua luce eterna, ed i giorni del tuo lutto hanno to»; 8,12; 9,2). La nuova Gerusalemme di
termine») vada inteso come un rovesciamento Apoc 21,23 viene descritta secondo ls 60,1.19s.
positivo di quel processo giudiziario o come (cfr. StrB 111,853). Alle teofanie vtrt. si richia­
una « cessazione del ritmo attuale del tempo », ma Ebr 7,14 « il nostro Signore è uscito da
un’allusione ad un «al di là del tempo» (così Giuda » (diversamente H.Schlier, art.
von Rad 11,117 n. 16 = ital. 11,133s. n.16; cfr. àvaxÉXXw, ThW 1,354 = GLNT 1,948). Per l’u­
Westermann, ATD 19,290 = ital. 434); vd. in­ sanza di pregare rivolti verso il sole nel cristia­
vece il v. 19. Alla base vi sta l’espressione «il nesimo primitivo vd. F.Vattioni, Augustinia-
sole di qualcuno tramonta », che descrive la si­ num 9, 1969, 475-483.
tuazione di sventura (cfr. S.Aalen, Die Begriife Th.Hartmann
Licht und Finstemis im AT..., 1951, 70s.7l ti.
1). Secondo Is 49,10 quando verrà il servo di
Dio gli uomini non saranno colpiti dal sole
(cfr. il salmo di conversione 121,6, dove Jahwe
viene designato come sòmPr).
CDS2? spt G IU D IC A R E
d) Nelle descrizioni delle teofanie il sole non
assume alcuna importanza (vd. anche Aalen,
l.c. 80ss.; J.Jeremias, Theophanie, 1965, 62­ 1/ La radice spt ( *tpt) oltre che nell’AT si
64). Il verbo zrh « risplendere » usato in questo trova in acc., ug., fen. pun. e aram. (cfr. KBL
contesto (Deut 33,2; Is 60,1.2) viene impiegato 579s. 1002.1134; M.S.Rozenberg, The Stem
negli altri casi soprattutto (12x) per indicare il spt, Univ. of Pennsylvania, 1963 [tesi di dotto­
sorgere mattutino del sole; solamente due vol­ rato in filosofia]; Huffmon 268; W.Richter,
te, però, si trova unito a 'òr « luce », per cui si ZAW 1965, 59-72, particol. 70 n. 122;
può concludere che zrh non significa solo «che H.W.Schmidt, Komgtum Gottes in Ugarit und
una luce risplende, appare» (così Aalen, l.c. Israel, 21966, 36-43; A.Marzal, JNES 30,
39). In Deut 33,2 (par. ->jp ' hi. « risplendere») 1971, 186-217).
è possibile riconoscere elementi che servivano Nell’AT si ha spt q., ed inoltre il ni. ed il po‘el
a descrivere l’apparizione del sole e che furono del verbo. Da spt derivano i seguenti sostanti­
trasferiti a Jahwe. Nel contesto attuale, però, i vi: mispàt (vd. st. 3d; formato con preformante
tratti solari non sono più presenti (cfr. m- e con valore di nome verbale; cfr. GVG
F.Schnutenhaus, Das Kommen und Erscheinen I,375s.), sòjet «giudice» (participio sostantiva­
GotLes im AT, ZAW 76, 1964,8s.; Ohler, l.c. to), sejatim «giudizi, punizioni» (plurale della
23 = ital. 24). forma scèfcet che però non è attestata) e sejot
«giudizio, punizione».
5/ 1 LXX traducono sdmces e hàrces (a pre­
scindere da poche eccezioni; in Is 54,12 spt si trova inoltre in una serie di nomi che esprimo­
no un rendimento di grazie: trfisàjat, J(eh)òsàjat,
è piuttosto un'interpretazione) sempre S*fatjà(hù) e le forme brevi Sàjat, Si/iàn (cfr. Noth,
con -riXiot;, zrh per lo più con (EE)ava^iXk£iv IP 187s).
( 16x); Deut 33,2 e ls 60,2 significativamente
con (ém-)(paLmv. Negli scritti di Qumran il 2/ Nell’AT il verbo si trova 144x: 126x al q.
sole non ha alcuna importanza particolare. De­ (tenendo separato il part. del verbo dal sost.
gni di nota sono solo i testi di CD 10,15 glgl sòfèt, seguendo Lis.), 17x al ni. e lx al po‘el
hsms «disco solare», 1Q27, I, 6, dove come (Giob 9,15, cfr. Horst, BK XVI, 140). I testi
segno della fine del l’ingiustizia « la giustizia di­ con il qal compaiono con maggior frequenza in
verrà luminosa come il sole e sarà principio Ez (23x), Sai (20x), Giud (14x), ISam (13x), Is
ordinatore (tkwri) del mondo» (cfr. Ger 31,36), (8x), Es (7x).
e 4Qplsd 1,6 su Is 54,1 ls.Per il tardo giudai­ Per quanto riguarda i sostantivi, mispàt si in­
smo ed il rabbinismo cfr. Aalen, l.c. contra 422x (Sai 65x, Ez 43x, Is 42x, Deut

901 BDttf spt GIUDICARE 902


37x, Ger 32x, Giob 23x, Prov 20x, Num I9x, cfr. Seeligmann, l.c. 273; Liedke, l.c. 63-68; in
IRe 18x, Lev 14x, 2Cron 13x, Es e 2Re llx questa lista si trovano i passi con spt letteraria­
ciascuno), sòjet, 58x (Sai 9x, Deut 8x, Giud mente più antichi, ma anche dei passi relativa­
7x), s'Jàtìm ióx (Ez lOx) e Y'fbt 2x (Ez 23,10, mente recenti). In questi casi soggetto di spt è
cfr. Zimmerli, BK XU1,531; 2Cron 20,9). soprattutto Jahwe, ma anche delle persone (Es
18,16; Num 35,24; Deut 1,16; Is 5,3). Oggetto
3/ a) Sul «significato fondamentale» della sono due persone o due gruppi di persone (p.e.
radice spi si discute da molto tempo. Gen 16,5 Abramo-Sara; Giud 11,27 Israele-
H.W.Hertzberg, ZAW 40, 1922, 256-287; 41, Ammon). 11 spt avviene quando la causa del
1923, 16-76, ìndica come significato fonda­ perturbamento tra X e Y viene eliminata attra­
mentale «far valere la propria volontà»; da verso l’intervento del «giudicante»: Jahwe in­
questo deriverebbero i significati «giudicare, duce Àbramo a sottomettere di nuovo Agar a
decidere (una volta per tutte) » e « dominare, Sara come schiava; in questo modo viene eli­
reggere (permanentemente)». L.Kòhler, Deute­ minata la causa della lite tra Abramo e Sara
rojesaja stilkritisch untersucht, 1923, 110; id., (Gen 16,5; Liedke, l.c. 65). Quando è uno dei
Die hebr. Rechtsgemeinde (1931), in: Der litiganti la causa della perturbazione, egli stes­
hebr. Mensch, 1953, 151, e K.Fahlgren, so dovrà per conseguenza essere « eliminato »:
sedala, nahestehende und entgegengesetzte Be- un assassino viene consegnato al vendicatore
griflfe im AT, 1932, I24s., sostengono il signifi­ del sangue attraverso il spt della comunità
cato «decidere tra». V.Herntrich, ThW (Num 35,24); gli ammoniti vengono «conse­
111,922-933 (= GLNT V,1027-1052) segue gnati nelle mani» degli israeliti (Giud 11,32;
Hertzberg. O.Grether, ZAW 57, 1939, cfr. ISam 24,13). Appare qui il doppio valore
110-121, continua ad intendere spt come « de­ della preposizione ben (essa può servire a unire
cidere, giudicare nell’ambito giuridico». Lo se­ o a separare, cfr. BrSynt § 112): da una parte il
gue J.van der Ploeg, OTS 2, 1943, 144-155; spt ben unisce di nuovo i litiganti, dall’altra li
id., CBQ 12, 1950, 248s., ed anche I.L.Seelig- separa in quanto ne esclude uno dalla istituzio­
mann, FS Baumgartner 1967, 251-278. I paral­ ne giuridica in questione (famiglia, tribù, popo­
leli p.e. di Ugarit e Mari mostrano, secondo lo, comunità di popoli).
Schmidt, l.c. 36ss. e Richter, l.c. 40ss., chc spt Solo in parte, quindi, si potrà consentire alla
è « un termine del semitico occidentale che si tesi di Kòhler, divenuta classica: «Giudicare
riferisce al governo », ed abbraccia « l’ammmi- non significa constatare comportamenti delit­
nistrazione civile e la sentenza giudiziaria » tuosi e sulla base di queste constatazioni sen­
(cfr. Noth, BK IX 1,51; Rozenberg, l.c.). tenziare e condannare; in ebraico “giudice” ed
Questo quadro mostra che non è giustificato “assistente” sono invece termini paralleli ».
restringere il termine alla sola decisione giudi­ Considerato dal punto di vista dei suoi oggetti,
ziaria. spt sembra appartenere a quelle radici sp( ha da una parte il valore di «condannare»
che non si spiegano con la ricerca di un « si­ (ISam 3,13; Is 66,16 ecc., in Ez sempre con
gnificato fondamentale^» (cfr. H.H.Schmid, questo significato), dall’altra quello di « ricono­
salóm, 1971, 46 n. 4 = Sslóm. La pace nell’an­ scere giusto, aiutare a ottenere giustizia» (vd.
tico Oriente e nell’Antico Testamento, 1977, st.). Lo si esprime chiaramente in Deut 25,1:
p. 48 n. 4); è perciò più opportuno partire dal­ «Quando tra alcuni uomini pende una lite
le espressioni contenenti spt per tentare di ab­ (—rìb), essi andranno al mispat e li si giudi­
bracciare tutta l’ampia gamma dei diversi si­ cherà (spf): si assolverà (—sdq hi.) il giusto e si
gnificati (G.Liedke, Gestalt und Bezeichnung dichiarerà colpevole (-*r.v‘ hi.) il colpevole»
atl. Rechtssatze, 1971,63). (cfr. 2Sam 15,4; H.J.Boecker, Redeformen des
Rechtslebens im AT, 1964, 122ss.). Si capisce
b) spt, secondo la definizione forse più genera­ allora perché l’accusato (consapevole della pro­
le, designa un’azione attraverso la quale viene pria innocenza) nel suo appello al «giudican­
ristabilito l’ordine di una comunità (di diritto), te» chieda il spt: chi ha da sopportare le catti­
che era stato turbato. ve conseguenze di una relazione turbata, invo­
L’azione del spt si colloca in una «relazione ca soffirii «fammi giustizia!» (Sai 7,9; 26,1 ;
triangolare»: due persone o due gruppi di per­ 35,24; 43,1; cfr. Lam 3,59 e Gen 16,5; Es 5,21;
sone il cui rapporto reciproco è stato turbato Giud ll,27b; ISam 24,13.16; Kraus, BK
vengono riportati nella situazione di sàlòm at­ XV,55s.59s.; A.Gamper, Gott als Richter in
traverso il spi di una terza persona o di un ter­ Mesopotamien und im AT, 1966). In una tale
zo gruppo di persone (von Rad 1,383 n. 6.144 situazione spt assume il valore di « salvare »;
= ital. 1,420 n. 6.159; H.H.Schmid, Gerechtig­ lo dimostrano l’espressione spt mijjàda’kà in
keit als Weltordnung, 1968, 68). Ciò è chiaris­ ISam 24,l6b; cfr. 2Sam 18,19.31 (—jàd 3d.4;
simo nell’espressione spt bèn X iibèn Y « giu­ Liedke, l.c. 69s.), i passi in cui poveri, piccoli,
dicare tra X e Y » (Gen 16,5; 31,53; Es 18,16; oppressi sono oggetto del spt (Is 1,17.23; 11,4;
Num 35,24; Deut 1,16; Giud 11,27; ISam Sai 10,18; 72,4; Prov 29,14; cfr. Wildberger,
24,13.16a; Is 2,4 = Mi 4,3; Is 5,3; Ez 34,20.22; BK X,48) ed i nomi composti con spt che in­

903 spt GIUDICARE 904


tendono esprimere un rendimento di grazie c) Il part. sòj'èt come titolo per indicare la fun­
(vd. sp. 1). È perciò comprensibile come più zione di « giudice » si trova solo a partire dalla
tardi il Dtr. nel libro dei Giud. possa identifi­ metà del periodo monarchico e soprattutto in
care i «salvatori» (-»js' 4c) coi «giudici» testi che provengono dal regno meridionale.
(sòftim ; Giud 2,16-19; cfr. Giud 3,9.15; 2Sam Ancora in 2Sam 15,4 si può dubitare se sòfèt
7,11; Abd 21; M.Noth, Uberlieferungsge- sia da intendere come verbo o come sostantivo
schìchtliche Studien, 1943, 49.55). (ISam 8,1 è sicuramente dtr.; cfr. Noth, l.c.
La restaurazione dell’ordine in una comunità 57). Nella lista dei funzionari di Davide e di
non va intesa solo come un’azione isolata, ma Salomone il titolo non emerge ancora (Ma-
anche come un’attività duratura, come la pre­ cholz, l.c. 314). Solo nelle liste profetiche si in­
servazione continua del sàlòm; ne deriva così contra «giudice» in Is 1,26 accanto a jò ’e$
il significato di « reggere, governare » (Liedke, « consigliere » (- j‘s 3b) e sar « funzionario »
l.c. 70-72). LI re (ISam 8,5s.20; IRe 3,9.28; (1,23), in Is 3,2s. tra i «sostegni» (Wildberger
2Re 15,5; Dan 9,12), Jahwe (Sai 67,5; 82,8; BK X, 121-123), accanto a sar opp. mceicek in
96,13 = 1Cron 16,33; Sai 98,9; Giob 21,22), i Es 2,14; Os 7,7; Am 2,3; Sai 2,10; nelle liste di
sàrim (Os 13,10 txt em) sono soggetti di spt, Sof 3,3 (nel commento espresso in Ez 22,23ss.
quando esso viene usato con questo significato. i sòftim sono sostituiti con sàrim, cfr. Zim­
Anche la formula frequentemente ripetuta merli,’ BK XIII, 525), Giob 12,17-24; ICron
«giudicare Israele» (Giud 3,10; 4,4; 10,2.3; 23,3-5 (qui i sòfrim compaiono in par. ai
12,7-9.11.13s.; 15,20; 16,31; ISam 4,18; sòftim, de Vaux 1,239 = ital. 162; cfr. ICron
7,6.15-17; 8,2; 2Re 23,22) si riferisce anche al 26,29). Le enumerazioni dtr. di Gios 8,33;
governo su Israele (Richter, l.c. 59). F, interes­ 23,2; 24,1 dipendono dalle discusse disposizio­
sante osservare che il Cron. in 2Cron 1,1Os. in­ ni di Deut 16,18; 17,9ss.; 19,16ss.; 21,lss.;
terpreta il spt giuridico di 1Re 3,9.11 nel senso 25,2, nelle quali rimane diffìcile da spiegare
di «governare» (G.Ch.Macholz, ZAW 84, soprattutto l'accostamento di sacerdoti e giudi­
1972, 319 n. 10). ci, opp. di giudici e sòfrim (von Rad, ATD
Dallo studio di spi non si può dedurre alcuna con­
8,81.84 = ital. 127.131;' H.Cazclles, SVT 15,
clusione sul problema dei « giudici » del periodo pre­ 1966, 108ss.). Portando avanti le tesi di
monarchico di Israele, cfr. K.Elliger, R G G V,1095; R.Knierim, ZAW 73, 1961, 146-171, Macholz,
G.Ch.Macholz, Untersuchungen zur Geschichte der l.c. 333-338, ha mostrato che questo accosta­
Samueluberlieferungen, Heidelberg, 1966 [tesi], mento è comprensibile sullo sfondo della rifor­
I22ss. (bibliogr.); C.H.J. de Geus NedThT 20, ma giudiziaria operata da Giosafat (2Cron
1965/66, 81-100; K.D.Schunck, SVT 15, 1966, 19,5ss.), e che le disposizioni del Deut intendo­
252-262. no sottrarre di nuovo al re il potere su tutta
spt si trova in parallelo con —din (3), —rlb, l’organizzazione della giustizia nel regno di
—jkh hi. (3a), —nqm (ISam 24,13). Espressio­ Giuda.
ni tipiche che dicono il contrario si trovano in T « giudici » (dtr.?) del tempo premonarchico
Ger 5,28. Spesso spt è legato a —sdq: nelle for­ sono designati come sòftim solo in Giud
mule spt besédeeq (Lev 19,15; Is 11,4; Sai 9,9; 2,16-19; 4,4 (Debora); 2Sam 7,11; 2Re 23,22;
96,13; 98,9), spt sàdeeq (Deut 1,16; Ger 11,20; ICron 17,6.10; Rut 1,1; altrimenti vd. sp. 3b
Sai 9,5; Prov 31,9; cfr. Liedke, l.c. 68s.); si per la formula «giudicare Israele». In Mi 4,14
possono vedere anche: spt bce’"mùnà (ls 59,4; non si deve vedere nessun riferimento ai « giu­
— 'mn D III/7), spt bee’^meet (Prov 29,14; dici » (Richter, l.c. 50).
-» ’mn E/II1/4.7), spt mèsarim, spt mlsòr (—jsr
d) Anche mispàt designa l’atto del spt: lo di­
4), spt 'àwcel (Sai 82,2). In Ez compare la for­
mostra il suo uso come oggetto interno di spt
mula spt bemispàtìm (Ez 7,27; 23,24; 44,24).
in Deut 16,18; IRe 3,28; Ger 5,28; Ez 16,38;
L’ampiezza di significato di spi spiega perché
23,45; Zac 7,9; 8,16; Lam 3,59. Con lo stesso
spt - diversamente p.e. da din (—din 3) - si sia
significato di spt mispàt. si trova ‘i h mispàt
adattato a tutti gli stadi della storia del diritto
e della storia delle istituzioni: esso designa tan­ (cfr. IRe 3,28): Gen 18J25; Deut 10,18; IRe
8,45.49.59 = 2Cron 6,35.39; Ger 5,1; 7,5; Ez
to il « giudicare » nel processo di arbitrato con­
18,8; 39,21; Mi 6,8; 7,9; Sai 9,5.17; 119,84;
dotto dagli anziani della tribù e presso la porta
140,13; 146,7; 149,9; Prov 21,7.15 (cfr. Sof
della città (Liedke, l.c. 40-42), quanto le deci­
2,3).
sioni autorevoli del padre di famiglia (Liedke,
Come spi non ha soltanto un significato giuri­
l.c. 130), del re (G.Ch.Macholz, ZAW 84,
dico, così neppure mispàt può essere circoscrit­
1972, 157-181) e dei giudici del tempo succes­
to alla sfera del diritto. Lo indicano già i geni­
sivo (vd. st.). Perciò spt è anche il termine
usuale per «^giudicare » nell’AT. tivi di appartenenza dipendenti da mispàt:
mispàt dei poveri o sim. (—'bh 4b; Es 23,6;
Il ni. del verbo ha prevalentemente un valore
Deut 10,18; 24,17; 27,19; Is 10,2; Ger 5,28:
tollerativo: « lasciarsi giudicare »; per le con­
Sai 140,13; Giob 36,6), degli israeliti (Es
nessioni sintattiche vd. KBL 1003b. Tipico è
28,30; IRe 8,59; Is 40,27; Mi 7,9), dei sacerdo­
ISam 12,7.

905 B B spt GIUDICARE 906


ti (Deut 18,3; ISam 2,13; ICron 6,17; 24,19; inteso come sentenza (Liedke, l.c. 87). Il con­
2Cron 30,16), dei prefetti (IRe 5,8) ecc. Essi trario di mispàt come sentenza è espresso da
mostrano che mispàt non designa solo l’atto ’af « ira », Ger 10,24.
del spt, ma anche ciò che « appartiene » ai po­ In parallelo con —rìb (Is 3,13s.; Mi 7,9; Sai
veri ecc. 35,23; Lam 3,35s.; 2Cron 19,8) e —din (Is
Il parallelo frequente tra $cedceq/fdàqà e 3,14; 10,2; Ger 22,15s.; Sai 9,5; 76,9s.; 140,13;
mispùl (sàdceq: Is 16,5; 26,9; 32,1; 51,4s.; Os Giob 36,17) mispàl ha un significato giuridico;
2,21; Sof 2,3; Sai 72,2; 89,15; 97,2; Giob 8,3; lo stesso vale per l’espressione bò‘ bemispàt
29,14; 35,2; Prov 1,3; 2,9; Eccle 5,7; fdàqà: Is ( ‘im) «andare in giudizio (con)» (Is 3,14; Sai
5,7; 9,6; 28,17; 32,16; 33,5; 54,17; 56,1; 58,2; 143,2; Giob 9,32; 22,4; cfr. 2Sam 15,2.6; —bò’
59,9; Ger 4,2; Am 5,7.24; 6,12; Sai 33,5; 4a; Boecker, l.c. 85; D.A.McKenzie, VT 14,
36,7; 99,4; 106,3; Giob 37,23; Prov 8,20; 1964, 100; cfr. Eccle 3,16 «luogo del mispàt»
16,8; la formula 'Sh mispàt Ufdàqà: Gen e Gen 14,7 'èn-mispàl, von Rad 1,25 = ital.
18,19; 2Sam 8,15 = lCron 18,14; IRe 10,9 = 1,32), per le espressioni ‘md lammispàt « en­
2Cron 9,8; Ger 9,23; 22,3.15; 23,5; 33,15; Ez trare in giudizio» (Num 35,12; Gios 20,6; Ez
18,5.19.21.27; 33,14.16.19; 45,9; Sai 99,4; per 44,24Q; cfr. 2Cron 19,8); -> 'Ih lammispàt
l’evoluzione di questa fonnula nella tradizione (Giud 4,5); --qrb lammispàt (Is 41,1; Mal 3,5),
cfr. Wolff, BK XIV/2,287s.; id., Amos’ geistige — qùm lammispàt (ls 54,17; Sai 76,10). Inteso
Heimat, 1964, 40-46) indica che mispàt, come come sentenza, mispàt - come spt (vd. sp.) -
già fdàqà, va inteso come un «ambito» può significare salvezza o condanna. Salvezza:
(K.Koch, sdq im AT, Heidelberg 1953 [tesi], Deut 32,4; Is 4,4; 30,18; 51,4; 58,2; Ger 9,23;
35ss.; Liedke, l.c. 77). Giob 29,14 e 2Re 1,7 10,24; Sai 17,2; 33,5; 36,7; 76,10; 101,1; 111,7
sottolineano questo significato, cfr. anche (anche il mispàt di Is 42,1-4 va collocato qui,
mispàt par. hcésced (Ger 9,23; Os 2,21; 12,7; con J.Begrich, Studien zu Deuterojesaja, 1938,
Mi 6,8; Sai 33,5; 89,15; 101,1) e par. ->tpb (ls 161-170; cfr. J.Jeremias, VT 22, 1972, 31-42).
1,17; Giob 34,4). Come ambito, mispàt signifi­ Condanna, distruzione: Is 34,5; Ger 48,21;
ca in questi passi « ciò che spetta a qualcuno »: 51,9; Ez 23,24; 39,21; Mi 3,8; Sof 3,8; Sai
può essere un «diritto» (IRe 6,38; 2Re 9,17; 48,12; 97,8; Giob 36,17. Cfr. anche
17,26s.; Ger 5,4s.; 30,18), un «dovere» mispàt-màwcel «condanna a morte» (Deut
(«quello chc conviene fare per qualcuno» 19,6; 21,22; Ger 26,11.16). Unico è l’uso di
(Giud 13,12), il «giusto, adatto» (Es 26,30; mispàt in Ger 48,47b per designare un detto
IRe 18,28; Is 28,25s.), l’« ordinamento » (Gen profetico.
40,13; IRe 5,8; 2Re 11,14; Ger 8,7; cfr. per Conformemente alle modalità della procedura
Osea Wolff, BK X IV /1,121; a differenza del­ israelitica, mispàt designa la proposta che, nel
l'ordinamento espresso col termine hòq, fissato procedimento arbitrale, può essere avanzata
una volta, l’ordinamento che viene espresso dall’accusato, dall’accusatore (Boecker, l.c. 72),
con mispàt è qualcosa di presente, ed un spt lo ma anche dal giudice, (Num 27,4s.; 2Sam
ristabilisce soltanto, -+hqq 3c; Liedke, l.c. 174; 15,4; IRe 3,24, cfr. v. 27; 20,39s.). L’espressio­
termine opposto di mispàt in questo significato ne 'rk mispàt in Giob 13,18; 23,4 va intesa
è mirmà « inganno» Prov 12,5), e può in ulti­ come « presentare la proposta di sentenza nella
ma analisi significare «ricompensa o punizio­ disputa»; anche in Ger 12,1 è possibile inten­
ne» (Ez 16,38; 23,45). Per queste interpreta­ dere mispàt come «proposta di sentenza»
zioni cfr. Fahlgren, l.c. 124-138; Liedke, l.c. (Liedke, l.c. 91s.).
73ss. La proposta del querelante è di fatto una prete­
In questo ampio orizzonte semantico (« ciò che sa di ottenere giustizia: cioè che spetta al que­
spetta a qualcuno») si inserisce mispàt come relante. mispàl ha questo significato soprattut­
termine giuridico: qui mispàl designa in primo to quando è unito ad un genitivo di persona
luogo la sentenza del giudizio. Questa sentenza con valore attributivo: il mispàt dei poveri e
è orale (Deut 17,9ss.; 2Re 25,6; Ger 1,16; Sai dei miseri, dei sacerdoti (vd. sp.), del re (ISam
105,5; Prov 16,10; 2Cron 19,6), viene pronun­ 8,9.11; 10,25), dell’orante (Giob 27,2; 35,2),
ciata dal giudice in carica (Ger 21,12, -»<//« 3; dello schiavo (Giob 31,13), del primogenito
Num 35,12 par. Gios 20,6; Deut 16,18; IRe (Deut 21,17), del servo (li Dio (Is 49,4; 50,8),
3,28, cfr. v. 27). Il tenore di questi mispàtim ci di Israele (Is 40,27). A questo contesto appar­
è noto da Num 35,16ss.; Deut 19,6; IRe 3,27; tiene anche la formula nth hi. mispàt « deviare,
20,39s.: consistono in una dichiarazione di col­ mettere da parte la richiesta di giustizia (di un
pevolezza o di innocenza e nella conseguente povero o sim.), infrangere il diritto» (Es 23,6;
sentenza (Boecker, l.c. 122-143; Liedke, l.c. Deut 16,19; 24,17; ISam 8,3; Prov 17,23; Lam
84ss.). Ulteriori esempi: Lev 19,15; Deut 1,17; 3,35; cfr. Giob 8,3). Un genitivo per indicare il
25,1; 2Sam 15,2.6; Is 3,14; 5,7; 10,2; Ez 5,8; contenuto di ciò che viene rivendicato si trova
16,38; 21,32; 23,45; Am 5,7.15.24; Ab 1,4.12; in mispàt hagge’ullà/hajerussa (Ger 32,7.8
Sof 3,5.8.15; Sai 10,5; 17,2; Giob 19,7; 32,9; —jrs 3).
40,8; Prov 24,23. anche in Is 53,8 mispàt va In Es I5,25b; Gios 24,25b; ISam 30,25b l’e­

907 spi GIUDICARE 908


spressione sìm (le)hòq Q(Ì)mispàt va intesa spe­ me il contenuto dell’annuncio di un ordina­
cificamente come «ordinamento che pone dei mento salvifico in ls 2,4 = Mi 4,3; ls 51,5 (per
lim iti» e «rivendicazione» {—hqq 4d; cfr. Es le nazioni); Ez 34,17.20.22 (per Israele); come
21,1; Is 28,17; 42,4; Ab 1,12; Sai 81,5). contenuto dell’annuncio di un giudizio definiti­
Poiché le leggi casistiche traggono origine dalle vo e annientatore si trova in ISam 3,13 (per la
sentenze e dalle richieste avanzate nel procedi­ casa di Eli); ls 66,16; Ger 25,31 (per ogni car­
mento arbitrale (Liedke, l.c. 54ss.59), mispat ne); Ez 7,3.8.27; ll,10s.; 16,38; 18,30; 24,14;
viene a designare anche la legge casistica (cfr. 33,20; 36,19 (per Israele); Ez 21,35 (per Babi­
Alt, KS 1,289 « mispàtìm, cioè principi giuridi­ lonia); Ez 38,22 (per Gog); Gioe 4,2.12 (per le
ci ad uso delle giurie popolari locali»); anche nazioni); Sai 75,3 (per gli empi). Anche il nuo­
I’acc. dl.nu(m), equivalente nel contenuto a vo Davide « giudica i miseri con giustizia » e
mispài. (—din 3), designa sia la « sentenza » sia « non secondo ciò che vedono gli occhi » (Is
I’« ordinamento giuridico» (AHw 171s.). In 1 l,3s.; 16,5; von Rad TI,156ss. = ital. II, 178ss.;
Es 21,1.31; Num 35,24 c nella formula P Wildberger, BK X ,450-455, che cita paralleli
kammispàt(ìm) (Lev 5,10; 9,16; Num 15,24; nell’antico Oriente). Vd. anche sp. 3b.
29,6.18.21.24.27.30.33.37) mispài. (soprattutto Jahwe viene designato come sòjet in Gen
nel plur.) si riferisce a leggi casistiche (dimo­ 18,25; Giud 11,27; Is 33,22 (-hqq 4a), Sai 9,5;
strazione in Liedke, l.c. 94-98); nel Cron. la 50,6; qui sembra chc «giudice della terra» sia
formula ha perduto questo riferimento: Esd una formula (cfr. Sai 82,8; 96,13 = ICron
3,4; Neem 8,18; ICron 15,13; 23,31; 24,19; 16,33; Sai 98,9). Cfr. per il resto sopra 3c.
2Cron 4,7.20; 35,13; cfr. Gios 6,15. Inoltre in
Es 21,2-11 mispat designa un istituto giuridico, b) Quando si parla del mispat di Jahwe si pen­
il « diritto di schiavitù »; anche in questa va­ sa ad una sentenza (Is 3,14; 30,18; Ez 39,21;
riante ci troviamo sempre entro l’orizzonte se­ Sof 3,5.8; Giob 40,8 ecc.), ad un ordinamento,
mantico di « ciò che spetta a qualcuno ». un modo di essere, un diritto di Jahwe (2Re
I7,26s.; Is 51,4; 58,2; Ger 5,4s.; 8,7; Os 6,5;
4/ L’uso teologico dei termini derivati dalla cfr. WolfT, BK X IV /1,152), non alla «legge».
radice spt non si distingue dall’uso abituale; ri­ Quando si usa il plur. mispàtìm in rapporto a
corderemo perciò qui solo alcune particolarità Jahwe - e questo succede in quasi tutti i testi
dell’uso teologico. col plur. - allora ci si riferisce soprattutto alle
leggi casistiche incorporate nel diritto di Jah­
a) Quando soggetto di spt è Jahwe (p.e. Gen we (Liedke, l.c. 29-31). Si veda Sai 19,10
16,5; 19,25; Es 5,21; Giud 11,27; ISam (mispàtìm di Jahwe); Lev 18,4ss.; 26,15.43;
24,13.16; 2Sam 18,19.31; Is 33,22; Ger 11,20; IRe 6,Ì2; 9,4; 11,33; Ger 1,16; Ez 5,6s.; 11,20;
Ez 7,3.8.27 ecc.; Sai 7,9; 9,9.20; 10,18; 26,1; Sai 89,31 ecc. (i miei mispàtlm)\ Deut 33,10;
35,24; 43,1; 50,6; 51,6; 58,12; 67,5; 75,3.8; Is 26,8s.; Sai 10,5; 36,7; 119,20.39 ecc. (i tuoi
82,1.8; 94,2; 96,13; 98,9; Giob 21,22; 22,13; mispàtìm)-, Deut 8,11; 11,1; 26,17; 30,16;
23,7; Lam 3,59; ICron 16,33; 2Cron 20,12) 33,21; 2Sam 22,23 = Sai 18,23; IRe 2,3; 8,58;
oppure gli dei (Sai 58,2; 82,2.3; cfr. Gen Sai 105,7 = ICron 16,14 ecc. (i suoi mispàtìm,
31,53), spt designa naturalmente «giudicare» particol. dtn.-dtr.).
con autorità. La richiesta, formulata nella pre­ Quando mispàllm/mispàt si trova in una serie
ghiera di Salomone per la consacrazione del di termini che indicano comandamenti e leggi,
tempio, che Jahwe voglia «giudicare (i suoi il suo significato viene a collocarsi per lo più
servi) dichiarando colpevole (->r.y‘ hi.) un col­ sul loro stesso piano; i termini diventano allora
pevole per far ricadere sul suo stesso capo la sinonimi, ed indicano le disposizioni ed i co­
sua condotta, e dichiarando giusto (—sdq hi.) mandamenti di Jahwe. Per il Deut è caratteri­
un giusto perché egli possa avere quello che stica la serie mispàtlm/huqqìm (vd. su questo
corrisponde alla sua giustizia» (IRe 8,3ls. = punto —hqq 4d), per H ed Ez mispàfim/huqqàt,
2Cron 6,22s.), che corrisponde esattamente a nel Dtr. si incontrano i termini mispàtìm/
Deut 25,1 (vd. sp. 3b; cfr. Eccle 3,17), mostra huqqìm/huqqòt/m.iswòt (—sw'h) in quasi tutte le
chiaramente che non c’è nessuna differenza tra combinazioni possibili; il Cron. si ricollega
il spt del giudizio che aveva luogo presso la strettamente a Deut (esempi in Liedke, l.c. ta­
porla della città e il spt di Dio (Liedke, l.c. vola 13-16.185). Per la formula huqqat mispàt
67s,). I testi dei salmi presentano una figura di —hqq 4c.
Jahwe come giudice, che deriva certamente
dalla tradizione cultuale di Gerusalemme: mispàtìm/mispàt con questo significato si trovano
come creatore e signore del mondo egli è anche spesso uniti ai seguenti verbi: ‘sh mispàtìm (Lev
suo giudice (Kraus, BK XV,200.463.569-574; 18,4; 19,37; 20,22; 25,18; Deut 4,1.5.14; 5.L3I; 6,1;
7,1 Is.; 11,32; 12,1; 26,16; IRe 6,12; 11,33; 2Re
O.H.Steck, Friedensvorstellungen im alten Je- 17,37; Ez 5,7s.; 11,12.20; 18,17; 20,11.13.19.21;
rusalem, 1972,19). Di qui trae origine l’uso di 36,27; Sai 103,6; 105,5; Neem 10,39; lCron 22' ìy >
spt negli annunci escatologici di salvezza o di 28,7); per 'sh mispàt e §h mispat ùfdaqa vd. sp. 3d
giudizio (A.Jepsen, RGG II,657ss.); esso espri­ e — 'ih; smr mispàtìm (Lev 18,5.26; 19,37; 20,22;

909 D2E7 spt GRJDICARE 910


25,18; Deut 5,1.31; 7,1 ls.; 8,11; 11,1.32; 12,1; 2/ sqr q. compare lx (Gen 21,23), pi. 5x (Lev
26,16s.; 30,16; IRe 2,3; 8,58; 9,4; 2Re 17,37; Is 19,11 P; ISam 15,29; Is 63,8; Sai 44,18;
56,1; Ez 11,20; 18,9; 20,l8ss.; 36,27; Os 12,7; Sai 89,34), sduqcer 113x (plur. seqàrim 5x: Ger
106,3; Neem 1.7; 10,30; ICron 22,13; 2Cron 7,17;
23,32; Sai 101,7; Prov 12,17; 19,5.9). La di­
—smr. Oltre a «lare» c «custodire» ì mispàtim si
ha anche «ascoltare» (-+sm' Deut 4,1; 5,1; 7,12; stribuzione delle complessive 119 attestazioni
26,17; IRe 3,11 .28)le «dire» i mispàtim (—dbr pi. presenta concentrazioni perspicue e significati­
Deut 4,45; 5,1.31; ISam 10,25; 2Re '25,6; Is 32,7; ve in Ger (37x, 2x ciascuno in 8,8 e 23,32), Sai
Ger 1,16; 12,1; Sai 37,30; —swh pi. Num 36,13; (24x) e Prov (20x) (vd. st. 4). I rimanenti 38
Deut 6,20; 8,11; 26,16; IRe 8,58; Mal 3,22; Sai 7,7; casi si ripartiscono tra Is (8x), Lev e Zac (4x
Neem 1,7; ICron 22,13; 24,19; 2Cron 7,17; spr pi. ciascuno), Es (3x), Deut, ISam, IRe, Mi, Giob
«narrare» Es 24,3; Sai 119,13). Termini opposti: di­ e 2Cron (2x ciascuno), Gen, 2Sam, 2Re, Ez,
sprezzare i mispàtim (-*m’s Lev 26,15; Ez 5,6; Os, Ab e Mal (1 x ciascuno).
20,13.16; Giob 31,13), dimenticare (-*skh Deut
8,11), abbandonare (-* 'zb Is 58,2) ecc.
3/ a) sqr pi. è usato due volte da solo, sem­
5/ Nei testi di Qumran mispàt/mispàtim vie­ pre in proposizioni negative: una volta per de­
ne usato soprattutto nel significato esposto al scrivere la natura di Jahwe (ISam 15,29 «egli
numero 4 (cfr. M.Delcor, RB 61, 1954, 541; non sarà infedele »), ed una seconda volta per
J.Becker, Das Heil Gottes, 1964, 7 lss. esprimere la fedeltà che giustamente Jahwe si
83.91.103ss.122ss.143.162ss.169.188s.). Per la attendeva da coloro chc erano stati liberati dal­
traduzione di spi e mispàt nei LX X e per il l’Egitto (Is 63,8 « figli che non saranno infede­
NT vd. F.Biichsel - V.Hemtrich, art. xpwoo, li »). Quattro volte sqr q./pi. regge delle prepo­
ThW IU,920-955 (= GLNT V, 1021-1110). sizioni: se oggetto è una persona, si trova le
G.Liedke (Gen 21,23 Abimelech ad Àbramo: «se tu do­
vessi comportarti con me contrariamente al
patto»), ina anche be (Lev 19,11 «non dovete
comportarvi infedelmente l’uno verso l’altro»);
se oggetto è una cosa, si trova esclusivamente
"ìptf sqr INGANNARE he Sai 89,34 Jahwe riguardo a Davide « non
verrò meno alla mia fedeltà»; Sai 44,18 «non
abbiamo infranto la tua alleanza »). Già solo
1/ La radice sqr «ingannare, tradire» è atte­ da questo uso sintattico opp. dall’assenza di
stata, oltre che in ebr., soprattutto nelParam, oggetti in accusativo risulta chiaro che sqr non
antico delle iscrizioni di Sefire (KAI nr. è un « verbum dicendi » ma un « verbum agen-
222-224 con bibliogr.; Fitzmyer, Sef. 40.107; di »; esprime cioè un’azione o un modo di ope­
DISO 319; M.A.Klopfenstein, Die Liige nach rare sociale. Lo stesso vale per il nome sàqeer.
dem AT, 1964,6-8), in pochi casi come prst. Tn 35 casi su 113 il sostantivo dipende come
protoaramaico nell’acc. di Mari (sikarum « in ­ accusativo da un « verbum dicendi » (dbr q./pi.
ganno, tradimento»; M.Noth, Die Urspriinge «parlare», Is 59,3; Is 40,16; 43,2; Mi 6,12;
des alten Israel im Lichte neuer Quellen, 1961, Zac 13,3; Sai 63,12; \0\J;jrh hi. «pronuncia­
89; Kiopfenstein, l.c. 175s.; cfr. M.Wagner, FS re oracoli » Is 9,14; Ab 2,19; nb’ ni. «profeta­
Baumgartner 1967, 364s.), ed anche nell’aram. re» Ger 14,14; 23,25.26; 27,10.14.16; 29,21;
giud. (Dalman 434) ed in sir. (LS 80ls.). L’a- kzb pi. «mentire» Mi 2,11; in totale 17x) o
rab. suqar/suqar è forse prst. aram. (LS 80 Ib), dipende come genitivo da un «nomen dicen­
l’acc. lasqirlu rimane incerto (ibid.). d i» (dàbàr «parola» Es 5,9; 23,7; Is 59,13;
Ger 7,4.8; 29,23; Prov 29,12; 13,5; ‘émoer
Nell’aram. delle iscrizioni di Sefire sqr pa. è un ter­ « parola » Is 32,7; similmente Giob 36,4; in to­
mine che indica la rottura di un trattato o il venir tale lOx) opp. da un « membrum dicendi»
meno della lealtà e della fedeltà a cui si è tenuti in (làsòti «lingua» Sai 109,2; Prov 6,17; 12,19;
base ad un trattato, significa quindi « comportarsi 21,6; Sàfà «labbro» Sai 31,19; 120,2; Prov
con infedeltà e con slealtà, rompendo un trattato». 11 10,18; 12,22; in totale 8x). Da ciò non si può
verbo regge la prep. I* quando il tradimento ha di
mira delle persone; quando invece oggetto è il tratta­ dedurre che sdeqcer designi la menzogna verbale
to stesso viene usata la prep. be (Fitzmyer, l.c. 107; nel senso di falsità, incongruenza; per indicare
KJopfenstein, l.c. 8). questo si trova piuttosto —kzb. Al contrario
sàqcer indica l’inganno, l’infedeltà, la perfidia
L’ebr. sqr si incontra al qal e al pi., in ambe­ aggressiva, chc tende a danneggiare il prossimo
due i casi con lo stesso significato di «agire (vd. st. b), anche quando ciò si realizza solo a
contro un trattato, agire infedelmente». Molto parole. Nella maggioranza dei casi, però, sce-
più frequentemente del verbo compare l’unica qwr, come il verbo sqr, caratterizza un’azione o
forma nominale attestata, il segolato scéqcer un comportamento. Esso perciò può essere
« violazione della legge, infedeltà, inganno », l’oggetto diretto oppure può essere legato con
mentre la congettura proposta per Prov 17,4 una preposizione o dei verbi d’azione come 'sh
saqqàr (KBL 101Ob) rimane del tutto incerta. «fare» (2Sam 18,13; Ger 6,13; 8,8.10), p ‘l

911 “lptf sqr INGANNARE 912


«fare» (Os 7,1; cfr. Prov 11,18), bth bV'al -+’mn e derivati ( amùnà/’amcet Ger 9,2.4;
(Ger 13,25; 28,15; 29,31; cfr. 7,4.8), o può es­ Prov 11,18; 12,17.22; 14,5.25), con possibile
sere il genitivo che specifica un nome d’azione integrazione mediante mispàt (Ger 5,1-3; Zac
come ‘èd «testimone» (Es 20,16; Deut 19,18; 8,17; Sai 119,29s.86) o mispàt + fdàqà (Is
Prov 6,19; 25,18 ecc.), sebù‘à «giuramento» 28,15-17); cfr. anche sb‘ ni. bce'amcet (Sai
(Zac 8,17) opp. jàtnln «mano destra (con cui 132,1 \)lbce,aemùnà (Sai 89,50)/bce,atmcet
si giura)» (Sai 144,8.11), dàrcck «v ia» (Sai bemispà( Ubifdàqà (Ger 4,2) in contrasto con
119,29) opp. ’drah «sentiero» (Sai giurare lassàqcer/‘al-sàqcer (vd. sp. a) e l’azione
119,104.128), Iflom «sogno» (Ger 23,32), profetica bce,ermcet (Ger 23,28; 26,15; 28,9) in
hàzòn «visione» (Ger 14,14), ‘èt «stilo» (Ger contrasto con nb’ ni. bàssàqcer/iassàqcer (vd.
8,8), mattat «dono» (Prov 25,14). Come accu­ sp. a). Il carattere « aggressivo » di sqr viene
sativo avverbiale esso può inoltre caratterizzare sottolineato soprattutto dai vocaboli paralleli:
con maggior precisione comportamenti come «azione violenta» hàmàs (Deut 19,16.18; Sai
W j pi. «opprimere» (Sai 119,78), rdp «perse­ 27,12; Mi 6,12), mirmà/i'mijjàJtarmlt «ingan­
guitare» (Sai 119,86), j’b «avversare» (Sai no» (Ger 9,4s.; 14,14; Sai 52,5s.; 109,2;
35,19; 69,5), sn' «odiare» (Sai 38,20), e so­ 120,2s.; Prov 12,17), rà'à «m ale» (Zac 8,17;
prattutto nelle espressioni fisse sb ' ni. lassàqaer/ Sai 52,5), sn' «odiare» (Sai 109,2; Prov 10,18;
'al sàqcer (bis*mi) « giurare slealmente (sul mio 26,28), rs‘ «empietà» (Sai 109,2 txt em),
nome)» (Lev 5,22.24; 19,12; Ger 5,2; 7,9; Mal ’àwcen «iniquità» (Is 59,3s.; Zac 10,Is.; Sai
3,5), e nb' ni. bàssàqcer/iassàqcer (bis*mi) 7,15), pàsci' «peccato» (Is 57,4); cfr. inoltre le
« presentarsi ingannevolmente come profeta espressioni «... per rovinare i miseri con paro­
(nel mio nome)» (Ger 5,31; 20,6; 27,15; 29,9) le sleali » (Is 32,7); « il giusto odia la parola
il termine può qualificare negativamente due falsa, l’ingiusto invece calunnia e disonora »
comportamenti rilevanti dal punto di vista teo­ (Prov 13,5; similmente Prov 10,18); «tu dici
logico. contro Ismaele sàqcer subdolo » (Ger 40,16).

b) Il significato di sqr riscontrato nelParam. di


Sefire « violare un trattato, tradire » può valere 4/ Difficilmente si può tener distinto un uso
anche come significato fondamentale di sqr teologico da un uso profano, poiché in genere
nell’ebr. dell’AT; ciò risulta chiaramente dal­ il punto di riferimento ultimo è nell’AT il di­
l’esempio più antico, Gen 21,23: quando Abi- ritto fondato sull’alleanza e l’aspetto etico­
melech ed Abramo stringono un patto (Gen sociale rimane strettamente legato a quello re­
21,22-31), Abimelech impone alPaltro con­ ligioso. Suddividiamo perciò il materiale se­
traente un giuramento: « se tu dovessi compor­ condo i più importanti settori di applicazione
tarti con me contrariamente al patto... » (KJo- della radice sqr.
pfenstein, l.c. 3ss.). Lo « Sitz im Leben » pri­
a) 11 verbo sqr, secondo quanto dimostrano le
mitivo è dunque da ricercarsi nel diritto con­
iscrizioni di Sefire e Gen 21,23, si fonda sul di­
trattuale, ed il significato originario può essere
ritto contrattuale (vd. sp. 3b); ciò viene messo
parafrasato con « rottura di un rapporto di fe­
in risalto nell’ambito teologico da Sai 44,18:
deltà e di fiducia regolato da un patto o sem­
« Non ti (Jahwe) abbiamo dimenticato né ab­
plicemente presupposto». Questo significato
biamo violato il tuo patto». Corrispondente­
giuridico, che è ancora direttamente percepibi­
mente anche lo sqr senza oggetto in Is 63,8
le in certi usi secondari come la falsa testimo­
deve essere inteso, nella prospettiva del diritto
nianza in tribunale ed il giuramento falso, si
sacro, come violazione del patto da parte di
trasforma poi nel significato teologico di «rot­
Israele. Facendo ugualmente riferimento al di­
tura dell’alleanza » e nel significato morale di
ritto sacro si afferma invece di Jahwe che egli
«venir meno alla fedeltà ed alla fiducia»; la
non tradisce la sua fedeltà (sqr bce,(tmùnà Sai
trasformazione è fluida e dietro al termine tra­
89,34), né si comporta infedelmente (sqr senza
spare sempre la sua dimensione giuridica ed il
ogg. ISam 15,29). In Lev 19,11 rimane incerto
suo contenuto attivo-aggressivo. Solo marginal­
se il testo sia da intendere in un senso morale
mente il termine può attenuare il suo senso,
più largo, ossia se si tratti di un comportamen­
fino a significare «inesattezza» (sàqcer come
to infedele, o in un senso giuridico più stretto,
interiezione durante la conversazione: 2Re
ossia se si tratti di un comportamento contra­
9,12; Ger 37,14) ed a designare infine solo più
rio al diritto: i verbi paralleli « rubare » e « na­
la mancanza di sostanza e di efficacia di qual­
cosa (ISam 25,21; Prov 11,18; 25,14; 31,30). scondere» (~>khs) in Lev 19,11, come pure l’e­
sempio di Lev 5,21-24, favoriscono piuttosto
quest’ultima ipotesi; forse ci si riferisce ad una
c) Uno sguardo ai campi semantici di sàqcer falsa testimonianza a scopo di ricettazione (vd.
pone in rilievo sia il significato fondamentale st. b),
« tradimento » sia il carattere « aggressivo »
dell’azione. II significato fondamentale emerge b) Il primo settore di applicazione del nome
soprattutto attraverso i termini opposti: radice sàqcer è la f a l s a t e s t i m o n i a n z a in tri­

913 "Ipitf sqr INGANNARE 914


bunale (Klopfenstein, l.c. 18ss.). La figura dello illegalmente, violando il patto ». Infatti « il
'èd sàqcer, frequentemente nominata e partico­ giuramento prestato davanti a Jahwe (è) anche
larmente riprovevole per le concezioni giuridi­ il segno che si riconosce di appartenere a lui...
che dell’AT, fa la sua comparsa anzitutto nel Giurare per altre divinità è comunque segno di
nono comandamento del decalogo (Es 20,16; apostasia » (Horst, l.c. 297). Più vicino all’am­
per il mutamento in 'èd sàw‘ in Deut 5,20 vd. bito profano è l’uso dello spergiuro nelle al­
J.J.Stamm, Der Dekalog im Lichte der neueren leanze politiche (Sai 144,8.11 j emln sàqcer
Forschung, 21962, 9), ma anche nei Prov (6,19; « destra infedele [che si leva in segno di giura­
12,17; 14,5; 19,5.9; 25,18), e in Deut 19,18 e mento?] », vd. Klopfenstein, l.c. 38ss.) o nei
Sai 27,12; poiché secondo Deut 19,16 egli può contratti tra il colono e il proprietario di un
essere chiamato anche ‘èd hàntàs, e secondo territorio (Sai 120,2?, vd. Klopfenstein, l.c.
Sai 27,12 egli spira hàmàs, è chiaro che sàqcer 5 lss.).
definisce il testimone come colui che aggressi­
vamente danneggia il prossimo e viola il dirit­ d) sàqcer esprime un giudizio quando lo si tro­
to, e che «si comporta illegalmente contro il va riferito al c u l t o d e g l i i d o l i ed
proprio fratello» (Deut 19,18; similmente Prov a lla , m a g i a ; esso definisce gli adoratori de­
25,18). Mentre egli distrugge la vita compor­ gli idoli come una «genia di infedeltà» (zàra‘
tandosi come « mazza e spada e freccia acuta » sàqcer), oppure considera una inutile stupidità
(Prov 25,18), per la figura contraria, lo ‘èd la predizione e la magia collegato con l’idola­
* mcet, vale il detto che egli «salva la vita» tria (Ab 2,18; Zac 10,2), oppure infine giudica
(Prov 14,25; cfr. ‘èd ’umùriim Prov 14,5). Nei gli idoli stessi come nullità ingannevoli (Is
salmi manca la costruzione genitivale 'èd 44,20; Ger 10,14; I6,19s.; 51,17). In quest’ulti­
sàqcer, però sàqcer si riferisce alla falsa accusa mo uso, e soprattutto in parallelo con hàbcel
o alla falsa testimonianza ogni qualvolta com­ (Ger 10,14s.; 16,19; Zac 10,2), sàqcer caratte­
pare nelle « preghiere di accusati » (H.Schmidt, rizza non più un comportamento o un rappor­
Das Cìebet der Angeklagten im AT, 1928) opp. to, ma piuttosto la natura, l’essenza stessa degli
in elementi tradizionali di tali preghiere (13x; idoli, ed attenua il suo significato fino ad espri­
Klopfenstein, l.c. 79s.). È possibile che ancora mere una mancanza di essere e di efficacia; in
in Mi 6,12 si parli di falsa testimonianza o so­ questo modo da una valutazione esistenziale,
prattutto di prassi giudiziaria corrotta, mentre che è quella originaria di sàqcer, si passa ad
si menzionano anche altre manovre disoneste una valutazione essenziale. Tuttavia anche qui
praticate nella vita economica; lo stesso vale l’elemento originario che esprimeva l’attività
forse per Is 32,7 (B.Duhm, Das Buch Jesaja, menzognera non è scomparso del tutto, poiché
41922, 211). la polemica contro gli idoli condotta con
sàqcer verte essenzialmente attorno al proble­
ma fondamentale del vero aiuto (Ger 3,23),
c) Un altro settore è quello del g i u r a m e n ­ della fiducia meritata (Ger 13,25; Ab 2,18) e
t o f a l s o (Klopfenstein, l.c. 32ss.; F.Horst, dell’utilità (Ger 10,14; 16,19; Ab 2,18; Zac
Der Eid im AT, EvTh 17, 1957, 366-384 = I0,ls.). La risposta teologica l’ha pronta Ger
Gottes Recht, 1961, 292-314). Più ancora della 3,23 in una formulazione concisa: « In verità,
falsa testimonianza, ed al di là della sfera mo­ all’inganno (lassàqcer) (conducono) le alture...;
rale-giuridica, esso interferisce nella sfera sa­ in verità, presso Jahwe... (sta) l’aiuto di Israele
crale, poiché è sempre accompagnato da una (tesu a)\ ».
falsa invocazione del nome di Jahwe (bisctnì
Lev 19,12; Zac 5,4) o dall’invocazione di falsi e) Nell’ambito della f a I s a p r o f e z i a sàqcer
dei (belò wlòhim Ger 5,7); nel primo caso vie­ viene usato particolarmente da Geremia (G.
ne violato il terzo comandamento del decalogo, Quell, Wahre und falsche Propheten, 1952; G.
nel secondo caso il primo comandamento. È von Rad, ZAW 51, 1933, 109-120; E.Osswald,
chiaro qui il riferimento all’antico diritto israe­ Falsche Prophctie im AT, 1962; IGopfenstein,
lita, fondato sul patto, dove lo spergiuro viene Le. 95ss.). Per primo Geremia ha fatto del fe­
menzionato in «serie di leggi simili a quella nomeno dello pseudoprofetismo un vero e pro­
del decalogo» (Horst, l.c. 312) assieme al fur­ prio tema a sé stante. Lo ha seguito, in misura
to, aH’omicidio, all’adulterio e all’idolatria un po’ minore, Ezechiele, che però sostituisce
(Ger 7,9; similmente Mal 3,5), oppure viene ri­ il termine sàqcer, usuale in Geremia, con la
cordato anche in un elenco parenetico che ri­ terminologia di —kàzàb e/o «In Ez
corda le note liturgie della torà del Sai 15 e del 13,1-6 non si sente l’atmosfera calda di un
Sai 24 (Zac 8,17). Ciò vale anche per lo sper­ conflitto diretto e personale, analoga a quella
giuro che tende a conservare un bene del quale che si percepisce in Ger 28s.? dove il conflitto
si è ricettatori (Lev 5,22.24) o a convalidare le è contro dei profeti chiamati con il loro
dichiarazioni degli accusati o dei testimoni da­ nome... Qui un giudizio complessivo rivela che
vanti al tribunale (Sai 63,12?. vd. Klopfenstein, ormai si è distanti dal profetismo di Israele»
l.c. 41 ss.). La formula sb" ni. lassàqcer/'aì (Zimmerli, BK XIII,289). Alla « calda atmosfe­
sàqcer va tradotta espressamente con «giurare ra» di Geremia si addice il termine dinamico-

915 nptf sqr INGANNARE 916


aggressivo sàqcer che esprime la slealtà perico­ si (Ger 9,2.4). Lo stilo menzognero ‘é( sceqcer
losa, mentre alla riflessione teologica di Eze­ secondo Ger 8,8 riduce a menzogna la torà;
chiele sono commisurate le valutazioni più qui l’istituzionalismo conservatore del sacerdo­
fredde espresse da sàw’ e kàzàb. TI termine sà­ zio si contrappone al carisma profetico che
qcer, preferito da Geremia, definisce le afferma­ solo sarebbe in grado di attualizzare continua­
zioni (Is 9,14; Ger 14,14s. ecc.; Mi 2,11; Zac mente la torà. Una rivelazione che non viene
13,3), i sogni (Ger 23,32), la visione (Ger da Dio (Giob 36,4), una fiducia riposta sull’E­
14,14), lo spirito (IRe 22,22s.) o l’intera opera gitto, alleato politico, invece che in Jahwe (ls
(Ger 5,31 ecc.) degli pseudoprofeti come una 28,15), una conversione che non avviene con
slealtà nei confronti del popolo che riteneva di tutto il cuore (Ger 3,10), una bellezza femmi­
potersi fidare dell’insegnamento dei profeti. Ci­ nile alla quale non si accompagna il timore di
tazioni esplicite di tali detti profetici, che si Dio (Prov 31,30), tutto questo è sàqcer. Tesori
trovano in Ger (Ger 6,13s.; 14,14s.; 27,10.16; afferrati con sàqcer (Prov 21,6), pane carpito
28,2ss.l 1; cfr. IRe 22,15-17), fanno vedere che con sceqcer (Prov 20,17), profitto realizzato con
si trattava essenzialmente di una profezia che sceqcer Prov 11,18), in ultima analisi non man­
annunciava la salvezza della nazione. Se si pre­ tengono quello che promettono (cfr. Prov
scinde da Mi 2,11, non si attribuisce a questi 20,17). In questo molteplice uso si apre per la
profeti un inganno consapevole e voluto. Non radice sqr un’ampia gamma di significati, che
si hanno d’altra parte criteri oggettivi, anzi in va da « slealtà » e da « non credibilità », « ipo­
ultima analisi solo la profezia autentica è in crisia », « inganno », fino al significato indebo­
grado di smascherare quella falsa, come Rimo­ lito di « inezia ».
stra nel modo più chiaro la discussione tra Ge­
remia e Anania in Ger 28. Nella fattispecie è 5/ a) Negli scritti di Qumran il verbo sqr pi.
significativo che Geremia fondi teologicamente è attestato lx, il nome sàqcer con sicurezza 8x
il suo ripetuto giudizio «costoro annunciano (IQ H 8,37 è incerto; vd. Kuhn, Konk. 228). Il
sàqcer (nel mio nome) » (= « formula di menzo­ verbo ha perduto il suo contenuto specifico e
gna», Klopfenstein, l.c. 107) con la frase ste­ significa «fare dichiarazioni false», a proposi­
reotipa ripetuta otto volte: « Io (Jahwe) non li to della situazione patrimoniale da dichiarare
ho mandati» («formula della non-missione», all’ingresso nella comunità (IQS 6,24). L’uso
Klopfenstein, l.c. 107.103; ampliata in Ger del nome segue più da vicino il modello vtrt. Il
23,32 con « non li ho chiamati », in Ger 23,21 Documento di Damasco descrive la comparsa
con «non ho parlato loro», in Ger 14,14 con di eretici con l’espressione consueta nb’ ni.
entrambe le aggiunte); inversamente egli 15x sàqcer (CD 6,1). Nei canti di ringraziamento ri­
adduce come segno caratteristico della vera suona il lamento, noto da Sai 109,2, sulla
profezia esattamente questa missione, della «lingua ingannatrice» degli avversari (IQH
quale due volte si afferma che essa' è avvenuta 5,27), e l’ammutolire delle loro «labbra ingan­
bce'amcet (Ger 26,15; 28,9; cfr. 23,28; Klopfen­ natrici», richiesto in Sai 31,19, diventa in
stein, l.c. 103). Un tale fondamento teologico è IQH 7,12 un fatto già realizzatosi nella certa
però possibile solo per un vero profeta e non è speranza dell’orante. Tocca al «profeta di
verificabile dal di fuori. Solo in Zac 13,3, un menzogna» (-»kzb), come sottolinea il com­
testo tardivo, compare come criterio dogmatico mento ad Abacuc, raccogliere « con inganno »
la conformità con la tradizione scritturistica; una comunità alternativa e « renderla pregna
qui sceqcer diviene un giudizio di condanna su di opere di menzogna» (lQpAb 10,10.12;
ogni profetismo di tipo ispiratorio in generale e l’immagine del rendere pregno deriva da Sai
diventa una precisa definizione della « eresia ». 7,15; Is 59,4). Perciò la Regola della comunità
Su una sponda completamente opposta si col- x pretende, citando Es 23,7 («ti terrai lontano
loca invece l’antichissimo testo di IRe 22,22s., da ciò che è menzognero»), che i figli della
dove lo spirito ipostatizzato del profetismo ca­ luce evitino il contatto con gli uomini dell’abo­
rismatico ispirato che esce da Jahwe si trasfor­ minio (IQS 5,15), che possiedono uno spirito
ma appositamente nella rù°h hassàqcer, al fine di peccato, in cui si trovano anche « perversità
di eseguire una missione definita e ristretta. ed inganno» (IQS 4,9). La comunità stessa,
ancora debole per l’impurità, attende il mo­
I) Accanto agli usi specifici che abbiamo no­ mento in cui Dio mediante lo « spirito di veri­
minato, sàqcer si riscontra in v a r i a l t r i set­ tà » la purificherà da ogni « abominio dell’in­
tori religiosi e morali. Osea usa p'I sàqcer come ganno » (IQS 4,21).
espressione generale che definisce il comporta­
mento fondamentale di infedeltà verso Jahwe e b) Le traduzioni dei LXX (Klopfenstein, l.c.
verso il prossimo, quale si concretizza nelle 174s.) confermano l’area semantica della radi­
trasgressioni religiose e morali che vengono poi ce sqr sopra delineata: delle 114 traduzioni
elencate (Os 7,lss.). Geremia lamenta che nel esatte, 54 hanno la radice «Slx- «comportarsi
paese regni sàqcer invece che ’arnùnà, cosa che ingiustamente, fare ingiustizia » (50x), opp.
si manifesta soprattutto nella falsità dei discor­ àvojjL- «comportarsi illegalmente, contro la

917 ip tf sqr INGANNARE 918


legge » (4x); nella stessa direzione vanno le tra­
duzioni del verbo sqr con o v x o c p o v T E Ì v « accu­
mtf srt pi. SERVIRE
sare ingiustamente» (lx), ó &e t e ì v «rigettare,
rinnegare (Jahwe)» (lx) e ànocnpéyEiv «vol­
1/ Il verbo srt pi. «servire» è attestato solo
gersi ». Nella metà dei casi la traduzione coglie
perciò giustamente il sign. della radice ebr. in ebr. (inoltre medioebr. ed aram. giud.
sèrùt/sSrùlù «servizio», Dalman 422b), una
(«violazione di un contratto, del diritto, della
fedeltà»). 47 testi traducono con la radice derivazione nominale msrt « servizio » è atte­
4»euS- « mentire, essere bugiardo », ed in questo stata in fen. (DISO 171.321; KAI nr. 60, r.
4.8). L’inf. pi. sàrèt nell’AT è anche sostanti­
modo tengono conto dell’uso di sqr per indica­
vato.
re un impiego sleale della parola. Si trovano
anche: 2x Bàikioq, lx xevóq, lx eù; p.à-rqv, lx Tra le etimologie proposte (cfr. KBL 1012b; Suppl.
8(jjpeav, espressioni che racchiudono quei signi­ I92a) è degna di considerazione, ma incerta, quella
ficati di sqr chc sono marginali, ossia « ipocri­ di H.Bauer, ZD M G 71, 1917, 411 (relazione col
sia, inganno, cosa da nulla». Per quanto ri­ nome della dea Asera = *‘alirat, cfr. aram. sm's pa.
guarda i salmi, i LXX traducono 16x con àSut- « servire » in relazione al dio Samas). In ug. la radice
(15x) opp. àvoij,- (lx) e confermano così le no­ non è stata riscontrata con sicurezza (cfr. WUS nr.
2684; al contrario UT nr. 1150; c fr . inoltre P.J. van
stre conclusioni: in questi testi si tratta princi­ Zijl, Baal, 1972, 110).
palmente di una accusa falsa, quando l’orante
si lamenta per il sàqcer. 2/ Il verbo compare 97x (Ez 17x, Es, Num e
c) Il NT si richiama chiaramente alle conce­ 2Cron lOx ciascuno, ICron 8x); circa due terzi
zioni ed al linguaggio dell’AT, quando a sua dei casi si riferiscono all’uso cultuale (per lo
volta tratta della falsa testimonianza (cfr. più in P e nel Cron.). È singolare il fatto che
H.Strathmann, art. |a<xo t u <;, ThW I V , 477-520, tra tutte le forme del verbo compaia prevalen­
particol. 519s. = GLNT VI, 1269-1392, parti- temente il part. (45x) e l’inf. (32x). sàrèt come
col. 1387-92), del giuramento falso (J.Schnei- sost. si trova 2x (Num 4,12; 2Cron 24,14).
der, art. ófjtww, ThW V,177-185 = GLNT
Vili,495-520; id., art. òpxoq, ThW V,458-467, 3/ Come significato il verbo srt pi. «servire»
particol. 466s. = GLNT Vili, 1281-1308, parti- è vicino al verbo -*■‘bel « servire », ma possiede
col. 1305ss.) e dei falsi profeti (H.Kramer - delle caratteristiche che Io diversificano da
R.RendtorlT - R.Meyer - G.Friedrich, art. quello e solo nell’uso tardivo ne diviene un si­
TCpocpTiTiìq, ThW Vl,781-863, particol. 857s. = nonimo. Mentre 'bd significa anche « coltivare
GLNT XI,439-652, particol. 635-638; cfr. la terra » e in genere « lavorare, servire », srt
inoltre sotto ->lczb 5c). L’atteggiamento ripro­ pi. indica anzitutto e propriamente il servizio
vevole dei falsi testimoni nel processo contro di una persona. La differenza risulta subito
Stefano (Atti 6,13) e Gesù (Me 14,56s.) viene chiara quando si vede che il servizio di Gia­
sottolineato con la citazione del nono coman­ cobbe presso Labano è chiamato ‘bd (Gen
damento del decalogo in Mt 15,19; 19,18. 29,15.18.20 ecc.), mentre il servizio che Giu­
Inoltre, come già avviene per il concetto di te­ seppe in carcere esercita verso i prigionieri no­
stimone, anche quello di falso testimone viene bili è srt (Gen 39,4; 40,4). Così Giosuè è il ser­
trasferito nel contesto dell’annuncio cristiano vo di Mosè (part. pi. mesàrèt Es 24,13; 33,11;
(ICor 15,15). II discorso della montagna cita la Num 11,28; Gios 1,1), Eliseo il servo o il di­
proibizione dello spergiuro che’si trova in Lev scepolo di Elia (IRe 19,21; 2Re 4,43; 6,15).
19,12 e, prendendo le mosse da quel testo, Questo servizio personale trova una sua im­
giunge al rifiuto totale del giuramento (Mt portante manifestazione alla corte regale
5,33-37; cfr. Giac 5,12); Pietro che mentisce come servizio reso dal paggio o dall’attenden­
sotto giuramento (Mt 26,27) ne offre l’esempio. te. È questo il caso del servo di Amnon (2Sam
Gli pseudoprofeti nts. (Mt 7,15; 24,11.24 par.) 13,17.18); i nipoti di Acazia lo servono (2Cron
vengono messi sullo stesso piano dei loro pre­ 22.8); Abisag di Sunem serve il re Davide (IRe
cursori vtrt. (Le 6,26). Partendo da Is 57,4, 1,4.15); degli amministratori servono personal­
dove sàqcer appare come una potenza sovra- mente il re Assuero (Est 1,10; 2,2; 6,3); cfr.
personale che fa uscire da se stessa la sua catti­ inoltre IRe 10,5 = 2Cron 9,4; Sai 101,6; Prov
va progenie, una linea diretta conduce forse 29,12. Raramente il verbo viene usato per in­
fino a Gv 8,44 (Klopfenstein, l.c. 83). - Per gli dicare un alto servizio politico o militare
altri usi del NT cfr. G.Schrenk, art. aSucoq, (ICron 27,1; 28,1; 2Cron 17,19); in questo
ThW 1-150-163 (= GLNT 1,401-440); W. caso bisogna supporre che la parola sia usata
Gutbrod, art. devota, ThW IV, 1077-1080 (= come sinonimo di 'bd. In tutti questi casi con
GLNT VII, 1401-1408). srt pi. viene designato il servìzio di un superio­
M. A.Klopfenstein re da parte di un inferiore, cosa questa che si
diversifica secondo la situazione sociale. II ser­
vizio è qualcosa di continuo (cfr. la prevalenza
di part. e inf.) ma cronologicamente delimitato;
919 m t f srt pi. SERVIRE 920
è il servizio prestato da uomini liberi, spesso Neem 10,37.40; ICron 26,12; 2Cron 31,2),
un’attività che onora il servo. La differenza con l’altare (Es 30,20; Gioe 1,9.13; cfr. 2,17;
decisiva rispetto a ‘bd sta nel fatto che 2Cron 5,14), con gli arredi sacri (Num 3,31;
mesàrèt non viene mai usato per designare 4,9.12.14; 2Re 25,14 = Ger 52,18; kflè
uno schiavo. [hasfsàrSt «arredi per il servizio» Num 4,12 e
2Cron 24,14), con i paramenti dei sacerdoti
4/ a) Dal gruppo principale di testi, nei quali (Es 28,35.43; 29,30; 35,19; 39,1.26.41; Ez
srt pi. designa il servizio cultuale (vd. st. b), bi­ 42,14; 44,17.19), col servizio dei cantori
sogna tener distinto un piccolo gruppo dove (ICron 6,17), dei guardiani (Ez 44,11), pres­
traspare ancora lo stesso significato fondamen­ so l’arca (ICron 16,4.37). La gerarchia sacer­
tale di «servire», come nel paragrafo 3. Del dotale comporta che i gradi inferiori nella
ragazzo Samuele si racconta che egli serviva loro qualità di inservienti del culto siano al
Jahwe (ISam 2,1 I; 3,1) opp. « il volto di Jah­ servizio dei gradi superiori (Num 3,6; 8,26;
we» (2,18; cfr. Hertzberg, ATD 10,20 n. 6). 18,2; 2Cron 8,14). Si può parlare anche di
Questo servizio di Jahwe può riferirsi solo ad servizio della comunità cultuale (Num 16,9;
un oggetto concreto, probabilmente l’arca. Si è Ez 44,11).
conservata qui la traccia di un significato che La cosa più significativa, in questo uso cultuale
altrimenti in Israele è andato completamente di srt pi., è l’uso assoluto del verbo, che è sorto
perduto: quando si serve una divinità, ci si ri­ e si è sviluppato gradualmente. Nei testi cen­
ferisce con questa espressione alla sua statua; trali del Deut (vd. sp.) il riferimento al servizio
così sappiamo che in Egitto si serviva un simu­ di Jahwe è ancora chiaro ed univoco: «stare
lacro della divinità. Che questo tipo di servizio davanti a Jahwe per servirlo». Questo riferi­
fosse conosciuto in Israele lo dimostrano Ez mento si trova anche in un gruppo di testi di
20,32 e 44,12, dove srt pi. è usato per indicare Ez (vd. sp.) e, benché solo di rado, in alcune
il servizio degli idoli e vengono nominati espressioni del Cronista (ICron 15,2; 23,13;
espressamente i simulacri. Si può parlare inol­ 2Cron 13,10). L’uso assoluto, staccato dalla re­
tre (molto raramente) dei servi celesti di Jahwe lazione personale, prevale p.e. in Es 30,20
(Sai 103,21; 104,4 «che fa dei venti i suoi «quando si avvicinano all’altare per compiere
messaggeri, delle fiamme di fuoco i suoi ser­ il servizio»; 2Cron 23,6 parla dei «leviti
vi »). che prestano servizio». Se questa concezione
Un altro gruppo di testi, limitato al Tritoisaia, di un servizio assoluto viene posta in relazione
promette questo servizio per il tempo finale (Is da una parte con l’aumento quantitativo degli
56,6: «gli stranieri chc hanno aderito a Jahwe atti di culto, e soprattutto dei sacrifici, dall’al­
per servirlo»; 60,7.10; 61,6); come mostra tra con l’articolazione gerarchica in classi sa­
56,6, qui srt pi. è usato come sinonimo di ‘bd. cerdotali, in cui gli inferiori sono al servizio
Il significato fondamentale « servire (un supe­ dei superiori, si può constatare come ci si al­
riore) » fa capire perché non si abbia per il ver­ lontani molto qui da Deut 10,8, e come il cul­
bo srt pi. quell’uso teologico che è invece il più ' to possa correre il pericolo di svilupparsi in
importante per ‘bd ed in cui il verbo significa modo tale che la prestazione del servizio su­
« servire Dio con tutta la vita » (- ‘bd IV/2b). bentri al rapporto personale. Dal punto di vi­
sta della storia della civiltà è interessante nota­
b) Quando non si fa riferimento a persone re in questi fenomeni linguistici una tecnicizza-
umane ma a Dio, il verbo srt pi. designa inve- 1 zione del culto che in un certo modo (e ciò do­
ce l’esercizio del culto. Per questo scopo il ver­ vrebbe essere posto in evidenza da un confron­
bo specifico è srt pi., non ‘bd, che più tardi fu to con i culti principali dell’Oriente antico) è
assimilato a srt pi. Di qui anche l’impiego un remoto preludio alla tecnicizzazione del la­
molto più frequente di srt pi. con questo signi­ voro profano nell’era deirindustrializzazione.
ficato.
Al di fuori di P e del Cron. srt pi. per indicare Oltre a —‘bd, vocaboli sinonimi sono -*sb‘ (3a) e
il servizio cultuale si trova in Deut 10,8, nelle —smr, in arami, sms pa. «servire» (Dan 7,10; cfr.
KBL 1132b) e plh q. (Dan 3,12.14.17.18.28; 6,17.21;
disposizioni programmatiche per il servizio dei 7,14.27; sost. polhàn «culto» Esd 7,19; cfr. KBL
leviti, che Jahwe ha messo da parte «perché 1113a); cfr. R.Meyer, ThW IV,229s. (-= GLNT
stiano davanti a Jahwe per servirlo» (così an­ Vl,610s.).
che Deut 17,12; 18,5.7; 21,5; cfr. IRe 8,11;
Ger 33,21.22; 2Cron 29,11.11). Così pure in 5/ Nei testi di Qumran si nota sia l’uso cul­
Ez 40-48 l’espressione «avvicinarsi a Jahwe tuale più ampio di srt pi. sia l’uso più ristretto
per servirlo» (Ez 40,46; 43,19; 44,15.16; 45,4) (Kuhn, Konk. 229). Nei LXX il verbo è tra­
è molto vicina al significato fondamentale. dotto nella grande maggioranza dei casi con
Soprattutto in P e nel Cron. srt pi. diviene ter­ Xeltodpyeìv (e derivati); cfr. anche la bibliogr.
mine tecnico per indicare il servizio cultuale. indicata sotto -►‘bd V.
Questo servizio ha a che fare con il santuario C. Westermann
(Num 1,50; Ez 44,27; 45,4.5; 46,24; Esd 8,17;

921 srt pi. SERVIRE 922


nntf sth BERE niente dal cielo» (Deut 11,11). L’assunzione
della pioggia da parte del suolo o delle piante
non viene mai indicata altrove come un bere.
Gli oggetti invece sono molto più numerosi, e
1/ Nel semitico comune coesistono contem­ ciò fa acquistare al verbo una notevole ampiez­
poraneamente la radice *stj «bere» (KBL
za di significato. In un uso proprio si hanno
1014b; sostituita in arab. da srb) e la radice come oggetto delle bevande (acqua, vino, latte
*sqj «abbeverare» (KBL 1007a; Bergstr. Einf. ecc.) e dei liquidi (sangue da parte di animali
189; in acc. e nel sem. meridionale nella co­ Num 23,24; Ez 39,17.18.19; in senso metafori­
niugazione fondamentale, in ebr. ed in aram.
co ICron 11,19; per Sai 50,13 vd. st. 4; orina
nella coniugazione causativa, cfr. Barth 120; 2Re 18,27 = Is 36,12), oppure, raramente e
ug. sqy anche «bere», cfr. WUS nr. 2677; UT solo nei profeti, il «calice (dell’ira)» (Is
nr. 2471). In ebr. si completano reciprocamen­ 51,17.22; Ger 49,12; Ez 23,31-34; cfr. Ger
te sth q. «bere» (solo una volta ni.) e sqh hi. 25,15ss.; 51,7; Abd 16; Ab 2,16; Sai 11,6;
« abbeverare » (una sola volta pu.); il fatto che 75,9; Lam 4,21; oltre a kòs «calice» compare
appaia come causativo una radice che diverge anche saf «coppa» Zac 12,2 in un uso metafo­
dal qal, può dipendere f. l’a. dalla gamma dei rico per designare il giudizio d’ira di Dio, inve­
significati, che nel causativo è molto più ampia ce kòs con un significato salvifico in Sai 16,5;
rispetto al qal. 23,5; 116,13; per l’immagine del calice cfr.
Tra i derivati nominali ricorre con una certa Zimmerli, BK XIII,551s.; Kraus, BK XV,91;
frequenza il sostantivo verbale, col prefisso m, L.Goppelt, ThW VI,l48ss. = GLNT X, 263ss.;
mista (vd. st. 3b), si hanno inoltre una volta H.A.Brongers, OTS 15, 1969, 177-192). Un
sola setl (Eccle 10,17) e il fem. sftijjà (Est 1,8) uso improprio, con oggetti astratti, si incontra
« il bere ». nella letteratura sapienziale: ‘awlà « iniquità »
L’aram. bibl. possiede sth q. e il sost. miste (Giob 15,16), héma « ira » (Giob 6,4; 21,20),
« banchetto » (Dan 5,10). là'ag «insulto» (Giob 34,7), hàmàs «azione
Da sqh derivano: siqqitj «bevanda» (Os 2,7; Sai violenta» (Prov 26,6). In tutti questi esempi il
102,10; Prov 3,8 «refrigerio», sòqcet «abbeverato­ bere viene usato metaforicamente per descrive­
io » (BL 451.615; Gen 24,20; 30,38) e masqa «be­ re con toni più forti alcune attività giudicate in
vanda» (Gen 40,21; Lev 11,34; IRe 10,5.21 =2Cron modo negativo. Tale uso vien reso possibile at­
9,4.20; Is 32,6; Ez 45,15 txt?) e «irrigato» (Gen
13,10). il quale non sempre si distingue chiaramente
traverso l’immagine del bere il calice dell’ira di
dal part. hi. sostantivato mcùqìè «coppiere» (cfr. p.e. Jahwe.
Noth. BK IX,203). La radice è racchiusa anche nella In un solo caso il modo di bere viene precisato
designazione di funzionario, proveniente dalPacc., ulteriormente con un aggettivo: sth sikkòr
rab-sàqà (propr. «gran coppiere», cfr. Zimmem 6; « bere fino a diventare ubriaco » (part. 1Re
16x in 2Rc 18,17-19,8 = ls 32,6-37,8). 16,9; 20,16).
Un modo di dire che sembra proverbiale ed ha
2/ Il verbo sth q. compare in ebr. 216x con senso erotico compare in Prov 5,15 «bevi ac­
una distribuzione normale (Ger 22x, IRe 21x, qua dalla tua propria fonte » (cfr. Cant
Gen e Is 17x ciascuno, Ez 16x), in aram. 5x 4,12.15; Eccli 26,12).
(Dan 5,1-4.23), al ni. lx (Lev 11,34), mistct Una connessione che ritorna spesso è « man­
46x (Est 20x, Gen 5x, Dan 4x), miste aram. lx giare e bere », specialmente quando i verbi
(Dan 5,10); setz e s'tijjà sono hapaxlegomena stanno in assoluto (Gen 24,54; 25,34; 26,30;
(vd. sp.). Es 24,11 ecc.), ma anche quando sono seguiti
sqh hi. (incl. il part. masqcè «coppiere», lOx in Gen da un oggetto, di solito pane e acqua (Es 34,28;
40,1-41,9 e Neem 1,11) ricorre 70x (Gen 9 + lOx, Deut 9,9.18; IRe 13,18 ecc.). Sia in questa
Ger e Sai 7x ciascuno), il pu. lx (Giob 21,24), siqqùj connessione come anche quando sta da solo,
3x, sòqtxt 2x, masqcè 9x, rab-sàqè 16x {vd. sp. 1). sth designa non raramente un avvenimento so­
ciale (p.e. Giud 9,27; IRe 1,25; 4,20 ecc.). In
3/ a) 11 verbo può stare in assoluto oppure Est 3,15 e 7,1 sth da solo indica «banchetta­
può venir determinato da un oggetto all’accu­ re»,
sativo o retto da preposizione. Come -♦’kl
« mangiare », che gli è ampiamente parallelo sqh hi. « dare da bere, abbeverare » ha un senso più
ampio rispetto a sth, soprattutto per il fatto che vie­
quanto a significato, sth designa in primo luo­ ne riferito anche ad oggetti impersonali ed inanimati
go e soprattutto una funzione fondamentale (p.e. “ dama « suolo » Gen 2,6; hàrìm « monti » Sai
della vita umana ed animale: l’assunzione di­ 104,13; gan «giardino» Gen 2,10; Deut 11,10; kà-
retta di un liquido attraverso la bocca. Come ratn « vigna » Is 27,2s.; jà'ar « bosco » Eccle 2,6; gà-
soggetto si hanno quasi esclusivamente uomini feen « vite » Ez 17,7).
o animali (Gen 24,19.22; 30,38; 2Sam 12,3
ecc.). Solo una volta, con un soggetto non per­ b) Il sostantivo verbale mista (aram. miste) è
sonale, si ottiene un senso metaforico: «una usato come nome d’azione e sottolinea per lo
terra... che beve l’acqua della pioggia prove­ più la concretezza dell'azione espressa dal ver-

923 nntf sth BERE 924


ta compare l’immagine del bere di Dio, nella

n
bo: « il bere, l’orgia, il banchetto ». Raramente
ed in epoca tardiva il termine designa l’oggetto forma di una domanda retorica: Sai 50,13
del bere: «bevanda» (Dan 1,10; Esd 3,7), ( - ’kl 4; cfr. Deut 32,37s. «dove sono i loro
mentre in Eccle 10,17 e Est 1,8, anch’essi testi dei... che bevevano il vino della loro libazio­
tardivi, compaiono i semplici nomi d’azione ne? »). v
i etl e setijjà. Più spesso Dio è soggetto di iqh hi. in frasi
parzialmente metaforiche che si riferiscono alla
c) Il campo semantico del bere racchiude i se­ sua azione benedicente e salvatrice (Is 27,3;
guenti verbi, che hanno un senso più specifico: 43,20; Sai 36,9; 78,15; 104,11.13) o anche pu-
1) Iqq q. «lambire (cane)» (Giud 7,5.5; IRe nitrice (Ger 8,14; 9,14; 23,15 sempre con
21,19.19.38; pi. Giud 7,6.7, cfr. Jenni, IIP mè-ròs «acqua avvelenata», cfr. Num 5,11ss.
193); /" q. «sorbire» (Abd 16 accanto a ith; l’ordalia della bevanda; Ez 32,6; con jàjin
ló°‘ «gola» Prov 23,2); 3) gm‘ pi. «sorbire» tar'èlà « vino da vertigine » Sai 60,5, cfr. Is
(Giob 39,24 applicato al cavallo veloce, che 51,17.22 kós tar'èlà «calice della vertigine» e
«sorbe in sé» la strada; hi. «far sorbire» Gen Zac 12,2 saf rà'al «coppa della vertigine»; Sai
24,17, accanto a iqh hi. in v. 18s. è espressione 80,6 con lacrime). Similmente vengono usati in
di richiesta umile); 4) msh q. «sorbire fino in senso salvifico rwh pi./hi. (Ger 31,4.25; Sai
fondo» (ogg. «calice», sempre accanto a sth: 65,11), in senso contrario rwh hi. (Lam 3,15) e
Is 51,17; Ez 23,34; Sai 75,9; propr. «spreme­ ikr pi./hi. (Deut 32.42; Is 63,6 txt?; Ger
re», cosi Giud 6,38; ni. Lev 1,15; 5,9; Sai 51,39.57).
73,10; forma secondaria mss q. «sorbire» Is Per il bere e il non bere (cfr. Es 34,28; Est
66,11); 5) rwh q. «bere a sazietà» (Ger 46,10 4,16) come azione religiosa cfr. —'kl 4 e
sangue; Sai 36,9 grasso; Prov 7,18 in senso tra­ —sùm; specialmente il bere vino poteva subire
slato: amore; pi. «abbeverare» Is 16,9; Ger limitazioni provvisorie o durature per motivi
31,14; Sai 65,11; Prov 5,19; in Is 34,5.7 txt em religiosi e cultuali (Lev 10,9 e Ez 44,21 per il
I q.; hi. «abbeverare» Is 43,24; 55,10; Ger sacerdote che compie il suo servizio; Num 6,3;
31,25; Prov 11,25; Lam 3,15; cfr. Jenni, HP Giud 13,4.7.14, cfr. Am 2,12 per i nazirei,
71.109; ràwce «abbeverato a sazietà» Deut -nàzlr, Ger 35,5ss. i recabiti; Dan 1,12, cfr.
29,18; Is 58,11; Ger 31,12; t^wàjà «bevanda v. 5.8, Daniele).
sovrabbondante» Sai 23,5; 66,12; ri «um idi­
tà » Giob 37,11); 6) sh’ q. «bere smodatamen­ 5/ Le attestazioni di ith negli scritti di Qum­
te» (Is 56,12; Os 4,18, cfr. Rudolph, KAT ran (Kuhn, Konk. 229c) si mantengono nel­
XIlI/1, 108; Nah 1,10; part. sostantivato sóbè ‘ l’ambito degli usi vtrt. I LXX hanno per ith q.
«bevitore» Deut 21,20; Prov 23,20.21; del t c i v e i v , per sqh hi. t c o t l ^ e i v ; per il NT e il suo
tutto insicuro è sàbet « bevitore » in Ez 23,42 ambiente cfr. L.Goppelt, art. t c i v w , ThW
txt?; verbo, forse denominativo di sóbce' «bir­ VI,135-160 (= GLNT X ,223-296); inoltre
ra» Is 1,22; Nah 1,10; cfr. KBL 646a; BRL H.Preisker, art. pitbi, ThW IV,550-554 (=
llOs.); 7) skr q. «diventare/essere ubriaco» GLNT VI, 1475-1486).
(9x, in Cant 5,1 accanto a ith in senso traslato G.Gerleman
«di amore»; pi. «far ubriacare» 2Sam 11,13;
Is 63,6; Ger 51,7; Ab 2,15; hi. « far inebriare»
Deut 32,42; Ger 48,26; 51,39.57; hitp. «com ­
portarsi come un ubriaco» ISam 1,14; sàkùr
Is 51,21 e sikkòr 13x «ubriaco»; ièkàr «be­ Oinn ehóm MASSA D’ACQUA
vanda inebriante» 23x; sikkùròn «ebbrezza»
3x). - Vanno menzionati infine i verbi opposti,
appartenenti al campo semantico del mangiare 1/ tehóm è la forma ebr. (senza la finale del
(—'kl) e del bere, sm' q. «aver sete» (lOx; fem.; plur. -ót) della parola del semitico comu­
sànie' «assetato» 9x; sàmà' «sete» 17x; ne *tìhàm-(at-) « mare », che in acc. compare
simmà’on «terra assetata» 3x; cfr. anche iqq come termine normale per «mare» (GAG §
q. part. « ardente (di sete) » o sim. in Is 29,8 e 55j: ti’amtum [più recente tàmtu] «mare»),
Sai 107,9) e r'b q. « aver fame » (12x; hi. « ren­ nel can. (ug.: WUS nr. 2749; UT nr. 2537;
dere affamato» 2x; rà'èb «affamato» 19x; NJ.Tromp, Primitive Conceptions of Death
rà'àb «fame» 10lx; re‘àbòn «fame» 3x; per and thè Nether World in thè Old Testament,
kpn q. «aver fame» Ez 17,7 e kàfan «fam e» 1969, 59) per via di *jamm- «mare» (ug.:
Giob 5,22; 30,3 cfr. Wagner nr. 132/133), che WUS nr. 1172/1173; UT nr. 1106; fen.: DISO
spesso ricorrono insieme (p.e. Is 49,10; cfr. 107; ebr. jàm «mare, occidente»; aram.
Deut 28,48; 29,18; 2Sam 17,29; Is 29,8; Sai jammà, DISO 107; LS 303a; aram. bibl. in
107,5; assieme a ’kl e ith in ls 65,13).* Dan 7,2.3; acc. solo come prst. in un nome di
pianta, CAD I/J 322a; arab. solo come prst.
4/ Tra i molti soggetti del verbo ith manca aram., Fraenkel 231) è stata ridotta al sign. co­
quasi completamente Dio/Jahwe. Solo una vol­ smologico « oceano (superiore ed inferiore) » e

925 Dìnfl fhòm MASSA D ’ACQUA 926


nel sem. meridionale, dove il « mare » è desi­ Giona 1 12 2
gnato con bahr, ricorre solo più come nome Mi — 3 l
proprio geografico ( Tihàma «pianura costiera Nah — 3 3
Ab I 4 3
nella parte occidentale e meridionale dell’Ara­ Sof — 3 —

bia », Wehr 87a) (così P.Fronzaroli, AANLR Agg — 1 -

V1I1/20, 1965, 136s.144.149; VI11/23, 1968, Zac — 8 2


273). fhòm pertanto, già solo per ragioni fone­ Mal — — —

tiche, non deriva dalPacc. (Zimmern 44: « for­ Sai 12 38 (5) 53


se anticamente »); invece lehòmà « profondità, Giob 4 12 25
abisso» dell’aram. giud. e del sir. è un prst. Prov 4 3 14
dall’ebr. che corrisponde al senso più tardivo Rut — — —

Cant 3
del termine (vd. st. 5; LS 816b; Fronzaroli, l.c.
— —

Eccle — 2 2
149). Non si può dimostrare che vi sia un lega­ Lam — I 5
me con una radice verbale (p.e. GB 87la: hùm Est — 1 —

« far rumore » o sim.).* Dan — 2 3


Esd — 1 1
2/ tehòm nell’AT ricorre 36x (Sai 42,8 due Neem — 4 (1) 10
volte; 22x al sing., 14x al plur.), ed è costruito ICron — 3 3
sia come fem. (Gen 49,25; 33,13; Is 51,10; Ez 2Cron - II 4
31,4; Am 7,4; Sai 36,7; 78,15) sia come rnasc. AT ebr. 36 395 (24) 582
(Es 15,5; Giona 2,6; Ab 3,10; Sai 42,8; 77,17; AT aram, 2
Giob 28,14; 41,42). fhòm, tranne che in ls
63,13 e Sai 106,9 , è sempre senza articolo 3/ fhòm significa « massa d’acqua » o « flut­
(come tèbèl «orbe terracqueo» [~>'bl 1/2] e ti » e designa per lo più, secondo l’antica im­
-+se'òl «mondo sotterraneo»; cfr. Meyer magine del mondo, l’oceano che sta attorno
111,26), ma non è perciò stesso un nome pro­ alla terra e sotto la terra (cfr. Ph.Reymond,
prio. L’eau, sa vie, et sa signification dans l’AT,
Per la distribuzione delle ricorrenze cfr. la ta­ 1958, 167ss.; in Sai 33,7 fhòm sembra rac­
vola statistica, nella quale sono stati inclusi an­ chiudere anche l’oceano celeste, per il quale
che jàm «mare» (395x, di cui 24x jam-sùf esiste il termine tecnico mabbùl, cfr. Sai 29,10
« Mar rosso ») e màjim « acqua » (582x, incl. e J.Begrich, ZS 6, 1928, 135-153; per l’evolu­
Is 25,10 K). tehòir\ ricorre prevalentemente nel zione di significato mabbul « oceano celeste »
linguaggio dei salmi (Sai 12x, inoltre Es 15,5.8; > «diluvio» [Gen 6,17-11,20 12x] cfr. J.H.
Deut 33,13; Is 51,10; 63,10; Giona 2,6; Ab Marks, 1DB II,279s.). La suddivisione dei si­
3,10 in generi letterari tipici dei salmi). Tutta­ gnificati in KBL 1019: 1“ sing. la massa d’ac­
via il vocabolo non è proprio di una particola­ qua primordiale, 2° plur. le masse d’acqua pri­
re forma dei salmi, ma si incontra in Sai e mordiali, 3° acqua del sottosuolo, porta fuori
Giob, come anche altrove, in contesti del tutto strada; solo in pochi passi, dove il contesto lo
diversi. Come espressione fissa si ha solo indica chiaramente, il termine ha il sign.
tehóm rabbà « la grande massa d’acqua » (Gen « massa d’acqua primordiale » (cfr.
7,11; ls 51,10; Am 7,4; Sai 36,7); si tratta chia­ W.H.Schmidt, Die Schòpfungsgeschichte der
ramente di un’espressione poetica, e del resto il Priesterschrift, 21967, 80 n. 5; Westermann,
vocabolo tehòm compare quasi esclusivamente BK 1,145-147).
in testi poetici.
a) In un gruppo di testi si parla di fhòm in
fhòm jàm (di cui jam-sùf) màjim modo neutrale, come di un fenomeno naturale;
Gen 4 13 54 così in Giob 38,30 «come pietra le acque in­
Es 2 39 (5) 44 duriscono, e la superficie delle onde si rap­
Lev —
2 43 prende »; fhòm è qui la massa d’acqua che di­
Num 19 (4) 45
venta ghiaccio per il grande freddo. Come qui,
-

Deut 2 14 (3) 21
Gios — 52 (3) 24 così anche altrove fhòm è spesso parallelo di
Giud - 3 (1) 13 màjim «acqua» (Gen 1,2; Es 15,8; Ez 26,19;
ISam - 1 8 31,4; Giona 2,6; Ab 3,10; Sai 77,17; in Sai
2Sam — 2 10 42,8 par. sinnòr «getto d’acqua?») o di jàm
IRe — 16 (I) 19 «m are» (ìs 51,10; Sai 106,9; 135,6; Giob
2Re — 4 24 28,14; 38,16). Come semplice fenomeno natu­
Is 2 31 56 rale fhòm ricorre anche in Sai 135,6, dove con
Ger 18 (1) 29
gli altri elementi descrive il mondo nella sua

Ez 3 59 48
Os — 3 3 totalità (~*sàmàjim « cielo », -> ’àras « terra »);
Gioe — 2 2 in Sai 148,7 «tutte le onde» vengono chiama­
Am 1 5 5 te con le altre creature a lodare dalla terra;
Abd — — - così pure fhòm è usato neutralmente in Ab

927 Dinn fhòm MASSA D ’ACQUA 928


3,10; Sai 77,17; 107,26; Giob 28,14; 38,16; ciò supposto un significato fondamentale di or­
4 1,24. dine mitico anche in Gen 1,2. Questa deriva­
zione diretta non è sostenibile (vd. sp. I; cfr.
b) fhòm può poi assumere l’aspetto particola­ A.Heidel, The Babylonian Genesis, 21951,
re della massa d’acqua profonda, della profon­ 98-101). Nell’AT fhòm non ha mai il senso di
dità, come in Sai 107,26 «salivano fino al cie­ una figura mitica (come Rùhab Is 30,7; 51,9;
lo, scendevano in fhòm , la loro anima langui­ Sai 87,4; 89,11; Giob 9,13; 26,12; Liwjàtàn Is
va nell’affanno ». Qui si può tradurre fhòm 27,1; Sai 74,14; 104,26; Giob 3,8; cfr. 40,25
con « profondità », e perciò in determinati con­ tannìn «drago marino» Is 27,1; 51,9; Sai
testi fhòm assume il significato della massa 74,13). L’espressione 'al-p^né fhòm «sulla su­
d’acqua o della profondità che minaccia l’esi­ perficie del fhòm » indica già che non si pensa
stenza (cfr. m1'sòlà/m1'$ùlà « profondità » assie­ qui ad un essere mitico, ma ad una massa d’ac­
me a fhòm in Es 15,5; Giona 2,4; Sai 107,24; qua.
Giob 41,23; altrove in Mi 7,19; Zac 1,8; 10,11; In contesto di creazione il termine ricorre an­
Sai 68,23; 69,3.16; 88,7; Neem 9,11; sàia che in Sai 33,7 « raccolse, come in serbatoi, le
« profondità marina » Is 44,27; anche masse d’acqua»; 104,6 « la massa d’acqua pri­
ma'amaqqìm «profondità» (plur.) assieme a mordiale la (= terra) ricoprì come un manto »;
fhòm in Is 51,10; altrove in Ez 27,34; Sai Prov 8,24 «quando ancora non esistevano i
69,3.15; 130,1). Con questo significato fhòm flutti»; 8,27 «quando fissava la volta sulla
compare nel cantico del Mar rosso di Es 15, massa acquosa »; 8,28 « ... e rafforzava le fonti
nella descrizione del naufragio degli egiziani (v. del fhòm ». In Prov 3,20 «dalla sua scienza
5 « le onde le ricoprirono, precipitarono in scaturirono i flutti e le nubi stillano rugiada »
profondità come pietre») e della salvezza di si pensa al fhòm che elargisce benedizione.
Israele (v. 8 «... si rappresero le onde in fondo Nel racconto del diluvio fhòm è usato in
al mare»; cfr. anche Is 63,13 e Sai 106,9). AI Gen 7,11 «eruppero tutte le sorgenti della
fatto del Mar rosso allude anche Is 51,10: grande profondità/massa d’acqua» e in 8,2
« Non sei forse tu che hai prosciugato il mare, « furono chiuse le fonti della massa d’acqua e
le acque dei grandi flutti?», ma qui assieme al­ le finestre del cielo». In P (in J il termine non
l'idea della lotta contro il caos al v. 9. Al è usato né per la creazione né per il diluvio)
fhòm che minaccia l’esistenza si accenna an­ per descrivere l’inizio e la fine del diluvio si
che nei salmi di lamento individuale, quando dice che « le fonti della grande massa d’acqua »
si ripensa alla pena sofferta: Giona 2,6 « le ac­ si aprono e si richiudono. Pertanto anche qui
que mi sono arrivate alla gola, l’onda/la pro­ l’uso di fhòm non è per nulla mitico; fhòm
fondità mi ha avvolto»; anche Sai 42,8.8 e indica l’acqua sotterranea che erompe sulla su­
71,20. perficie terrestre ed opera così la catastrofe. Il
c) L’aspetto della profondità può assumere giudizio profetico di Ez 26,19 « ... quando avrà
però anche un significato propizio, quando fatto salire su di te la massa d’acqua e le gran­
cioè la massa d’acqua nella profondità è rite­ di acque ti avranno ricoperto », richiama anco­
nuta inesauribile. Cosi fhòm in un gruppo di ra questa forza distruttrice dei flutti che si spri­
testi diventa fonte di benedizione: Gen 49,25 gionano.
«con benedizioni dal profondo delle acque,
che giacciono sotto» par. Deut 33,13; anche 4/ Se si vuol definire il significato teologico
Deut 8,7; Sai 78,15; Ez 31,4 « le acque lo ave­ di fhòm , bisogna anzitutto sottolineare ancora
vano fatto crescere, i flutti avevano operato il una volta in sintesi che fhòm non ha mai nel-
suo sviluppo»; in Ez. 31,15; Am 7,4; Sai 36,7; l’AT il senso di una potenza ostile a Dio,
Prov 8,28 resta incerto se il senso sia quello come si riteneva in passato; esso non è mai
della massa d’acqua che dà benedizione o se personificato e non ha una funzione mitica.
sia neutrale. I passi in cui fhòm è inteso come fhòm fa parte del mondo creato (tranne che in
fonte di benedizione rendono insostenibile l’o­ Gen 1,2) e cade perciò sotto l’azione di Jahwe:
pinione, ancora diffusa, che il significato fon­ « Tutto ciò che vuole Jahwe lo compie in cielo
damentale della parola in ebr. sia quello di una e sulla terra, nel mare e in tutte le profondità »
potenza mitica ostile. (Sai 135,6). Anche nel racconto del diluvio è la
décisione di Dio di distruggere che fa riversare
d) I testi più noti da cui si parte di solito per le acque del fhòm sulla terra; è il suo « ricor­
spiegare la parola fhòm , sono quelli del rac­ do» che chiude nuovamente le sue fonti. Cosi
conto P della creazione (Gen 1,2) e del diluvio anche l’azione di Dio nella storia può servirsi
(7,11; 8,2). Sull’esegesi di fhòm di Gen 1,2 ha del fhòm (Es 15,5.8; Ez 26,19), come pure
esercitato un influsso decisivo H. Gunkel, Jahwe si serve della forza di benedizione posse­
Schòpfung und Chaos in Urzeit und Endzeit, duta dal fhòm (Deut 8,7; Sai 78,15). L’agire
1895. che ha fatto derivare direttamente il ter­ creativo e quello storico sono stréttamente le­
mine dal bab. Tiamat, l’essere mitico primor­ gati tra loro in Is 51,9-10: la vittoria sulle forze
diale e principio femminile del caos, ed ha per­ del caos forma una sola cosa con la salvezza di

929 Oini^ fhòm MASSA D ’ACQUA 930


Israele al Mar rosso. Bisogna tuttavia osservare sorte» (jrh I; unico caso in Gios 18,6), oggi in genere
che proprio qui, contrariamente a quanto ci si viene respinta (p.e, J.Begrich, BZAW 66, 1936, 68s.
attenderebbe, fhòm non designa una potenza = GesStud 238; G.Óstborn, Torà in thè OT, 1945,
del caos, ma appunto come in Es 15,5.8 la 95ss.; R.Rendtorff, RG G VI,950; solo Kòhler, Theol.
195, la difende ancora). Un’altra possibilità di far de­
massa d’acqua o la profondità del Mar rosso. rivare jrh III da jrh I è la proposta di Gesenius
Lo stesso vale per la descrizione del l'epifania « stendere la mano, (e dita, per indicare la via » (GB
di Sai 77,14-21, dove l’avvicinarsi di Dio in 318a; cfr. Prov 6,13; Sai 45,5; Gen 46,28?). Óstborn,
aiuto al suo popolo scuote il cosmo (v. 17 « le che è l’ultimo ad aver esaminato a fondo il proble­
acque ti videro e furon sconvolte, le profondità ma, concorda con questa soluzione (l.c. 4ss.33.169).
del mare sussultarono»; similmente in Ab Una terza possibilità è quella di separare nettamente
3,10). Se in Sai 148,7 i fhòm òt vengono chia­ tra loro jrh I e jrh III; si pone allora il problema del­
mati a lodare il creatore e se in Sai 77,17 i la provenienza di jrh III: l’acc. (w)arii «condurre»
(CAD A/11,313-316) è il termine a cui subito si pen­
fhòmòt tremano, quando Dio viene in soccor­ sa (anche Ostborn non può escludere questa variante,
so al suo popolo, ciò significa che fhòm fa l.c. 33 n. 3.169). E inoltre discutibile la tesi, sostenu­
parte del mondo che Dio ha creato e nel quale ta per primo da Delitzsch, che torà sia un prst. dal­
agisce. l’acc. (térìu\ cfr. Zimmern 67s.: « segno premonitore,
presagio»; GAG § 56 1: « l ’istruzione») e che jrh sia
Per il significato dell’acqua e del mare nella fede jah- quindi denominativo di torà (cfr, I.Engncll, Israel
wistica e per il tema della “lotta contro il mostro del and thè Law, 1946, lss.; Ostborn, l.c. I7ss.; Begrich,
caos” e dei “mito della lotta contro il mare” cfr. f. l.c. 238 n. 45). Per altre proposte vd. KI3L 403a;
gli a. Ph. Reymond, L’eau, sa vie, el sa signification Ostborn, l.c. 4ss.; G.Rinaldi, BeO 14, 1972, 142; - ii
dans l’AT, 1958; O. Kaiser, Die mythische Bedeutung problema potrà essere ulteriormente approfondito
des Meeres in Àgypten, Ugarit und Israel, 1959; solo con la scoperta di nuovo materiale.
W.H.Schmidt, Kònigtum Gottes in Ugarit und Israel,
1961, 35-43; id., Atl. Glaube und seine Umwelt, 2/ torà nell’AT si trova 220x (di cui solo 12x
1968, 152-156; H.Gese (ed altri), Die Religionen Al-
nel plur. tòròt: forse solo Es 16,28 dtr. e Es
tsyriens..., 1970, 59ss.l34s.
18,16.20 E sono preesilici; inoltre Gen 26,5;
5/ Negli scritti di Qumran fhòm viene usato Lev 26,46; Is 24,5; Ez 43,11; 44,5.24; Sai
spesso, specialmente in IQH, sulla stessa linea 105,45; Dan 9,10; Neem 9,13): Sai 36x (di cui
del linguaggio dei salmi (Kuhn, Konk. 230). 1 25x in Sai 119; in altri salmi con caratteristi­
L X X traducono quasi sempre con a|3wcroq. che sapienziali: 1,2.2; 19,8, 37,31; 78,1.5.10;
Nel tardogiudaismo e nel NT il significato di cfr. anche 40,9; 94,12; inoltre 89,31; 105,45),
fhòm e di à(3ucrcroq si sposta a quello di pro­ Deut 22x, Neem 2lx, 2Cron 17x, Lev 16x,
fondità terrestre intesa come prigione degli spi­ Prov 13x, ls 12x (Dtis 5x), Ger 1lx (di cui 5x
riti e come regno dei morti, cfr. l’esegesi di Sai nello strato C), Num e 2Re lOx ciascuno, Gios
107,26 in Rom 10,7; cfr. J.Jeremias, art. àpw- 9x, Es e Ez 7x ciascuno, Mal 5x, Dan e Esd 4x
troq, ThW 1,9 (= GLNT 1,27-30); anche ciascuno, Os 3x, ICron 2x, isolatamente in
L.Goppelt, art. uScop, ThW V ili,313-333. Gen 26,5; 2Sam 7,19 txt? (cfr. in proposilo
C. Westermann EiBfeldt, KS V ,143-151); IRe 2,3; Am 2,4; Mi
4,2; Ab 1,4; Sof 3,4; Agg 2,11; Zac 7,12; Giob
22,22; Lam 2,9. La letteratura cron. e quella
dtn.-dtr., con poco più di 40 casi ciascuna, è
quella in cui il termine è maggiormente atte­
stato; seguono i salmi (vd. sp.) e lo scritto sa­
rrrin torà ISTRUZIONE cerdotale (circa 30x).
jrh hi. e il part. mòrct (sostantivato in Is
30,20.20; Gioe 2,23a; Ab 2,18; Giob 36,22;
1/ Della radice jrh III (*wrj) si hanno nellAT Prov 5,13, ma in alcuni casi si può dubitare se
il sost. torà « istruzione, legge » (sostantivo ver­ il part. sia già inteso come sostantivo, p.e. Ab
bale fem. con prefisso t, vd. BL 495), il verbo 2,18) compaiono 51x (esci. Gioe 2,23b; Sai
jrh hi. «insegnare» (perf. hòra) e il part. hi. 84,7 e mòra; nei nomi di luogo di Gen 12,6;
sostantivato màrce « maestro ». Deut 11,30; Giud 7,1), di cui 8x in Sai, 7x in
Giob, 6x in Is, 5x in Es, 4x ciascuno in Deut e
jrh solleva sempre un problema linguistico. KBL Prov, ecc.
402s., GB 317s. e Zorell 329 elencano tre radici jrh,
e secondo KBL 403 tutti i passi con jrh II hi./ho.
3/ Un uso non specificamente teologico di jrh
«irrigare, essere irrigato» (hi. Os 6,3; 10,12; ho.
Proy 11,25) vanno eliminati con delle emendazioni hiJtòrà si trova quasi esclusivamente in Prov
(cfr. jorcè «prima pioggia» Deut 11,14; Ger 5,24 Q; (a) e Giob (b), raramente in altri passi (c).
anche mòra II « prima pioggia » in Gioe 2,23b e Sai
84,7 è incerto dal lato testuale ed esegetico, cfr. KBL a) Nei Proverbi, in parallelo con hòg (-♦hqq),
506a). Non è chiaro se e come jrh III sia collegato miswà (-+swh pi.) e ->dàbàr, torà non ha mai
con jrh 1 «gettare, scagliare». La tesi di Wellhausen un senso «nomistico» (per Prov 28,4.9; 29,18
che jrh III «insegnare» sia derivato da «gettare la cfr. Gemser, HAT 16, 21, e G.Bauckmann,

931 rnin tòra ISTRUZIONE 932


ZAW 72, 1960, 37), ma ha sempre un senso profetico e dtn.-dtr. del termine tòrà sembra
«hokmatico» (J.Fichtner, Die altorientalische intluenzato più da quello sapienziale che da
Weisheit in ihrer isr.-jiid. Auspràgung, 1933. quello sacerdotale (Lindars, l.c. 128ss.; Jensen,
83; in Prov torà non ha mai l’articolo determi­ l.c. 17 lss.). G.Liedke, Gestalt und Bezeichnung
nativo, vd. A. von Rohr Sauer, Concordia atl. Rechtssàtze, 1971, 195ss., fa valere inoltre
Theological Monthly 43, 1972, 606). Normal­ alcuni argomenti sui quali si potrebbe fondare
mente viene indicata con tòrà l'« istruzione » la tesi che la tòrà dei genitori, in particolare
del «saggio» (—hkm 3b): Prov 13,14 « la torà della madre, sia proprio l’origine del proce­
del saggio è fonte di vita »; 7,2 « osserva le mie dimento indicato con tòrà, cfr. Òstbom, l.c. 115:
mifwòt e vivrai, e la mia istruzione come la « thè earliest instruction was given by thè par-
pupilla dei tuoi occhi»; 3,1 «figlio mio, non ents» («nei tempi più antichi l’istruzione era
dimenticare la mia istruzione». Va collocato impartita dai genitori »). Se questo fosse vero, i
qui anche Prov 5,13 «la voce dei miei maestri vetitivi e gli imperativi, così frequenti particol.
(mòra:)». Poiché è facile il passaggio da ’àb in Prov 22,17-24,21, potrebbero essere ritenuti
come designazione del maestro di sapienza ad i modi originari con cui la tòrà veniva imparti­
’àb come padre fisico (— ab IIl/2b), torà viene ta (Liedke, l.c. 198s.). Cfr. Am 4,4s.;
usato anche per l’istruzione del padre di fami­ 5,4-6.14s.23s. (H.W.WolIT, Amos’ geistige Hei-
glia: Prov 4,ls. «ascoltate, o figli miei, l’am­ mat, 1964, 30-36).
monizione (mùsàr) del padre e state attenti ad
imparare l’intendimento, poiché io vi do una b) Uno stadio più recente di «insegnamento»
buona dottrina; non abbandonate la mia sapienziale è nel libro di Giobbe. In Giob 6,24
tòrà\», cfr. Prov 4,4.11. È singolare torà come Giobbe esorta gli amici: « Istruitemi (jrh hi.) ed
istruzione della madre (Prov 1,8 «ascolta, fi­ io tacerò, fatemi comprendere (bìn hi.) in che
glio mio, l’ammonimento (mùsàr) di tuo pa­ cosa ho sbagliato ». In Giob 27,11 Giobbe pro­
dre, e non respingere la torà di tua madre»; mette agli amici di « istruirli sulla mano di
6,20 «osserva, figlio mio, la mi.ywà di tuo pa­ D io» (Fohrer, KAT XVI,380). In Giob 8,10
dre e non trascurare la torà di tua madre»). Bildad ingiunge di ascoltare gli insegnamenti
Della donna abile si dice: « torà di bontà è sul­ delle generazioni passate (par. di jrh hi. è ’mr
la sua lingua» (Prov 31,26). Cfr. -►’èm 4a e la « dire »). Eliu in 34,32 pone in evidenza quan­
sentenza accadica: « À la parole de la mère to sia ridicola l’idea che Giobbe possa insegna­
comme à la parole de ton dieu, l'ais attention!» re a Dio. Giob 12,7s. nell’ambito di una
(J.J.A. van Dijk, La sagesse suméro-accadien- «theologia animalium» dice che persino gli
ne, 1953, 105). animali potrebbero insegnare (par. —ngd hi. e
In parallelo con tòrà (jhr hi.) si ha tutta la -spr pi.).
gamma dei termini che vengono usati per « sa­ c) Una connessione positiva con l’insegnamen­
pienza» (cfr. G. von Rad, Weisheit in Israel, to sapienziale si ha in Es 35,34 Ps, dove par­
1970, 26 = La sapienza in Israele, 1975, 2ls.): lando della costruzione del tabernacolo l’azio­
miswà/òt Prov 3,1; 4,4; 6,20; 7,2; hokmà 4,11; ne di guida degli artigiani viene indicata con
31,26; mùsàr 1,8; 4,1; 6,23; làqah 42', binà jrh hi. (Òstborn, l.c. 116; von Rad, l.c. 34s. =
4,1; dàbàr 4,4; dàrcek 4,11; tòkàhat 6,23. La ital. 27s.; —hkm). In Sai 45,5 la «destra» del
tòrà sapienziale non va trascurata («te 1,8; re è considerata una forza autonoma, che deve
6,20), dimenticata (skh 3,1), abbandonata (‘zb «insegnare» al re cose terribili (Kraus, BK
4,2), ma va custodita (smr 7,2). 31,26 - come XV,334). Un uso profano di jrh hi. è anche in
le esortazioni ad ascoltare (p.e. Prov 1,8 ecc.) - Gen 46,28, che tuttavia è incerto come testo
indica che la tòrà si esprime oralmente. L ’uso (Gunkel, Gen. 463; von Rad, ATD 4,353 [=
di jrh hi. in Prov 6,13 «fa cenni con le dita », *1972, 331] = ital. 4,570 [= 1978, 545]).
per indicare «intese segrete» (Gemser, IIAT
16,39), completa il quadro. 4/ In tutti gli altri passi non ancora citati tòrà
La tesi, sostenuta in molte opere, che nell’AT è in un contesto teologico. Si possono trattare
tòrà sia sempre all’origine un’istruzione divina separatamente: a) la tòrà del sacerdote, b) la
e che l’uso non teologico di tòrà sia derivato torà di Jahwe e accanto ad essa c) la tòrà di
da essa (vd. st. 4; Òstbom, l.c. 89ss.; Begrich, Mosè.
l.c. 233ss.; Rendtorlf, l.c. 950; KBL 1023b;
G.Sauer, BHH III, 1494s.; O.Procksch, Theo­ a) Anche se bisogna contestare che « la torà è
logie des AT, 1950, 563), non regge ad un’ese­ in origine solo una prerogativa dei sacerdoti »
gesi più approfondita dei passi di Prov sopra (Begrich, l.c. 233; BHH Ul,1494s. con bi­
citati; in altri termini, la tòrà sapienziale va bliogr.; vd. st. 3a), è tuttavia evidente che l’in­
considerata una realtà indipendente dalla tòrà segnamento della tòrà è una delle funzioni es­
sacerdotale e profetica (con B.Lindars, Torah senziali dell’ u f f i c i o s a c e r d o t a le (cfr.
in Deuteronomy, FS Thomas 1968, 122; J.Jen- von Rad I,257ss. ,= ital. 28lss.; W.Zimmerli,
sen, The Use of tòrà by Isaiah, 1973, 67ss.; cfr. Grundriss der atl. Theologie, 1972, 79ss.;
H.Schmid, Judaica 25, 1969, 12). Anche l ’uso Òstborn, l.c. 89ss.). Per i profeti dell’8’ e del 7°

933 n iin tòrà ISTRUZIONE 934


sec. la torà è una caratteristica del sacerdote 15,16.29), la lebbra (Lev 13,59; 14,2.32.54.57,
così come il —dàbàr lo è per il profeta (Ger cfr. Deut 24,8), il flusso sessuale (Lev 15,32),
18,18; Ez 7,26; cfr. jrh hi. in Mi 3,11). I sacer­ l’ordalia (Num 5,29s.), il nazireato (Num
doti vengono accusati perché hanno dimentica­ 6,13.21), cfr. Begrich, l.c. 235s. .
to la torà di Jahwe (Os 4,6), perché le hanno In realtà in questi brani Ps sono stati qccolti
fatto violenza (> hàmàs 4; Sof 3,4 e il com­ sotto il titolo di torà dei contenuti che in origi­
mento di Sof 3,4 in Ez 22,26; cfr. Horst, HAT ne non avevano nulla a che fare con la torà, e
14,197; Zimmerli, BK XIII,524s.), perché con che provengono da altri settori dell’attività sa­
(errata) torà hanno indotto a cadere molti cerdotale.
israeliti (Mal 2,8). Begrich, l.c. 243ss., in base alle cd. imitazioni
profetiche della torà e ad alcuni testi dell’esa-
Dal Iato esegetico resta aperta la questione se in Ger teuco, ha tentato di delineare una forma origi­
2,8; 8,8 si parli della torà sacerdotale (così Rudolph,
HAT 12,16.61; cfr. anche Weiser, ATD 20,72), o se
naria della torà sacerdotale, caratterizzata so­
gli «scrittori» di 8,8 siano i precursori degli scribi prattutto da precetti e proibizioni espressi con
postesilici (W.Gutbrod, ThW IV, 1038 = GLNT la 2° pers. plur. dell’imperativo (p.e. Lev
VII,1296s.; J.P.Hyatt, Torah in thè Book of Jere- 7,22-25). Oltre a questo insegnamento imparti­
miah, JBL 60, 1941, 382ss.; W.Richter, Recht und to ai laici su questioni cultuali (torà), Begrich
Ethos, 1966, 189 n. 126). Così pure è aperta la que­ nomina la scienza professionale propria dei sa­
stione se in Deut 17,11 la torà sia impartita (jrh hi.) cerdoti, formulata in modo impersonale (se­
solo dal sacerdote levitico, da sacerdoti e giudici in­ condo Os 4,6; Mal 2,7 chiamata dd'at, Be­
sieme (17,9), oppure in origine solo dal giudice (così
suppone von Rad, ATD 8,84 = ital. 131). Non è
grich, l.c. 25 lss.; —jd ‘ rV/2a). R.Rendtorff,
chiaro se i «maestri di menzogna» di Js 9,14 siano Die Gesetze in der Priesterschrifì, 21963, e K.
profèti (del tempio) o sacerdoti (cfr. Wildberger, BK Koch, Die Priesterschrifì von Ex 25 - Lev 16,
X,205.219s.). 1959, hanno apportato ulteriori precisazioni:
Rendtorff ha fatto emergere dal materiale di
Il testo forse più antico per quanto riguarda il Begrich relativo alla dà ‘at la forma del « ritua­
legame tra la torà e il sacerdote è il detto su le », con cui vengono precisate le singole azioni
Levi della benedizione di Mosè, dove si dice necessarie per il sacrificio, nella misura in cui
dei leviti: « insegnano (jrh hi.) a Giacobbe i esse riguardano il laico. Il rituale veniva comu­
tuoi mispàtim e ad Israele la lua torà» (Deut nicato ai laici come la torà. Koch ha suddistin­
33,10; cfr. Noth, GesStud 1,316 n. 16; Begrich, to la torà di Begrich in torà semplice e torà
l.c. 233 n. 10, vuole mutare in tòròt). Ad esso ampliata, trovandovi anche norme sacerdotali
corrisponde il passo recente di Mal 2,6-9, dove apodittiche (Koch, l.c. 97s.). Liedke, l.c. I98s.,
l’abuso della torà da parte dei sacerdoti (2,9) ha posto il problema se solo i vetitivi e gli im­
viene bollato come una «rottura dell’alleanza perativi debbano essere designati come torà,
di Levi » (2,8). 2Cron 15,3 (cfr. Lam 2,9) chia­ mentre i proibitivi e i presenti esortativi do­
risce che l’assenza di un « sacerdote che inse­ vrebbero essere designati come miswòt (—swh)
gna» (kòhèn mòra) equivale in Israele all’as­ sacerdotali. - Cfr. anche T.Lescow, ZAW 82,
senza del vero Dio e all’assenza della torà. Cfr. 1970, 362-379.
l’insegnamento del sacerdote in Lev 10,11; Il fatto che tutti questi materiali siano stati de­
14,57; Deut 24,8; 2Re 17,27s.; Ger 5,31?. signati con torà nella elaborazione finale di P,
La torà sacerdotale - quando è incorrotta - è indica che il significato di torà ha subito un
torà di Jahwe (vd. st. b). « Il sacerdote comuni­ mutamento. La da'at è naturalmente in con­
ca un testo di Jahwe» (Begrich, l.c. 234). La nessione stretta con l’insegnamento ai laici: il
torà è impartita oralmente (Mal 2,6s.; Agg sacerdote, quando impartisce l’insegnamento ai
2,11-13 ecc.; Begrich, l.c. 236; per la distinzio­ laici (torà), attinge alla tradizione della dd'at.
ne tra jrh hi. e Imd pi. vd. —Imd 3). Il modo È perciò comprensibile che anche dei rituali ed
con cui si svolge l’insegnamento della torà ci è altri elementi della dd'at possano essere indica­
chiarito in Agg 2,11-13 (O.EiBfeldt, Einlcitung ti con torà (Begrich, l.c. 257s.; Rendtorff, l.c.
in das AT, 31964, 98s. = Introduzione all’Anti­ 70s.). La formula, isolata dal lato sintattico,
co Testamento, 1970, 162 s.). Secondo Sof 3,4; zòt tòrat + nome retto, usata come introduzio­
Ez 22,26; 44,23; Agg 2,11-13; Lev ll,46s.; ne in Lev 6,2.7.18; 7,1.11; (14,2); Num 6,13;
12,17s. la torà del sacerdote istruisce i laici 19,14 e come conclusione in Lev 7,37; 11,46;
ignari sulla retta distinzione tra sacro e profa­ 12,7; 13,59; (14,32); 14,54.57; 15,32; Num
no, puro e impuro (cfr. anche Lev 10,10s.; 5,29; 6,21; (Ez 43,12), indica che vi è un colle­
14,57); come esempio si nomina in Ez 22,26 gamento secondario tra questi testi e il termine
l’osservanza del sabato (Zimmerli, BK XITI, torà (Rendtorff, l.c. 71s.). Secondo Begrich, l.c.
524s.; P.J.Budd, VT 23, 1973, 4-7.14). Dai 258 n. 174, all’epoca di Esdra tutta la tradizio­
brani Ps introdotti o conclusi dal termine torà ne didattica sacerdotale è stata promulgata uf­
si ricavano come ulteriori argomenti di inse­ ficialmente ed è diventata così legge dello Sta­
gnamento della torà: la pasqua (Es 12,49), de­ to, mentre fino ad allora torà sacerdotale e di­
terminati sacrifici (Lev 6,2.7.18; 7,1.11.37; Num ritto erano due cose distinte (Begrich, l.c. 237).

935 r n in torà ISTRUZIONE 936


Come sinonimi di tòrà vengono usati nelle in­ Jahwe (Is 51,4; 42,4); Is 51,7 suppone in que­
troduzioni e nelle conclusioni di Ps hòq e sto Ger 31,33.
huqqà {—hqq). Mentre tòrà prevale nelle rac­ tòrà di Jahwe nei profeti sopra citati è spesso
colte più ampie Lev 1-7 e 11-15, huqqà si tro­ parallelo di —dàbàr, ’imrà (-» ‘mr) e —bcrlt, in
va per lo più in brani isolati (RendtorlT, l.c., Dtis è 2x par. di mispài (testi in Liedke, l.c.
73s.; per Num 19,2; 31,21 huqqat hattòrà cfr. 15- 17).
—hqq 4c). Nell’espressione tòrà ’ahat (Es Non è del tutto chiaro a quali tradizioni si ri­
12,49; Lev 7,7; Num 15,16), che esige la vali­ colleghi questo parlare accentuato della tòrà di
dità unitaria di una tòri3, si suppone già il mu­ Jahwe: certamente un posto determinante spet­
tamento di significato di tòrà che si manifesta ta alla tradizione del Sinai (cfr. Os 8,12 con la
nelle introduzioni e nelle conclusioni in ambi­ glossa di Es 24,12 e con Gios 24,26; G.Schmitt,
to sacerdotale (RendtorfT, l.c. 72 n. 38). Der Landtag zu Sichem, 1964, 13ss.; H.Rob-
Va sottolineato che torà - che del resto non scheit, Die thora bei Amos und Osea, EvTh
compare nello scritto fondamentale P (Rend­ 10, 1950/51, 26-38; H.Schmid, Judaica 25,
torlT, Le. 72 n. 38) - in Ps indica sempre una 1969, 14s.); già abbiamo accennato all’opposi­
singola legge cultuale, pei cui può essere usato zione contro la tòrà sacerdotale; di recente si
in senso riassuntivo anche il plurale tòròt (Lev sono supposti anche influssi della tradizione
26,46 H; Ez 44,5 Q; 44,24). Si intravede già sapienziale (particol. Jensen, l.c.): in realtà l’u­
qui la casistica rabbinica posteriore (vd. st. 5; • so di tòrà per designare la volontà di Jahwe nel
R.RendtorlT, RGG VI,95I). suo insieme (solo in Es 18,16.20 E, Gen 26,5 e
Sai 105,45 si parla di tòròt di Jahwe; questi te­
b) Osea e Geremia parlano con insistenza del­ sti restano condizionati dalle esigenze della se­
la tòrà di J a h w e , forse per contrapporsi alla rie) ricorda da vicino il parlare che si fa nei
monopolizzazione ed alla falsificazione della Proverbi della torà dei genitori (vd. sp. 3a; cfr.
tòrà da parte dei sacerdoti (altri, tra i primi ls 30,9 con Prov 4,1 s.; cfr. Giob 22,22). - L’u­
profeti, evitano a quanto pare la parola tòrà, so di mòra nell’espressione « terebinto dell’o­
p.e. Amos; Am 2,4 è un complemento dtr. del racolo» (Gen 12,6; Deut 11,30 e nel nome di
detto su Giuda, cfr, Wolff, BK XIV/2,198s.). luogo Giud 7,1) rientra anch’esso nella preisto­
Osea intende con tòrà di Jahwe non singole ria, del resto non più sussistente, della tòrà di
istruzioni, ma già « l’intera manifestazione del­ Jahwe (Òstbom, l.c. 23ss., sopravvaluta que­
la volontà di Jahwe, ormai fissata per iscritto » st’aspetto nel suo capitolo « The Deity as Im-
(Os 4,6 par. dà'af, 8,1.12 par. —berìt\ vd. parter of Torà»). - Tra le premesse della for­
Wolff, BK XrV/l,176s.). Isaia (cfr. Jensen, l.c. mula « torà di Jahwe» vi è anche il parlare
17lss.) accusa gli israeliti perché «disprezzano dell’« insegnamento di Jahwe », che si trova già
la tòrà di Jahwe» (5,24), perché «sono figli nello Jahwista: Es 4,12 Jahwe dice a Mosè: « ti
che non vogliono ascoltare la torà di Jahwe» insegnerò quello che dovrai dire», cfr. v. 15
(30,9). tòrà indica ancora in Isaia la singola (cfr. Noth, ATD 5,33 = ital. 57s.). In Giud
istruzione, come mostra ls 1,10, dove un detto 13,8 l’uomo di Dio nei riguardi dei genitori di
del profeta viene designato con « tòrà del no­ Sansone deve « insegnare cosa devono fare per
stro D io» (cfr. Wildberger, BK X,36s.). In Is il bambino». Questo modo di parlare viene ri­
8,16 si prosegue ulteriormente su questa linea preso nella parabola del contadino di Isaia
e l’intero messaggio di Isaia viene indicato da (28.26), c anche nella preghiera dei salmi « in­
lui stesso con « f'ùdà e tòrà» (cfr. Zac 7,12; segnami, Jahwe, la tua via» (Sai 86,11; 27,11;
Òstbom, l.c. 127ss.). In 8,20 poi un rielabora­ 119,33; cfr. 25,8.12; 32,8; ls 2,3 = Mi 4,2). A
tore tardivo con la stessa coppia di termini ciò corrisponde la concezione di Jahwe come
esorta ad attenersi alla parola profetica che è « maestro» {mòra) in Giob 36,22 e Is 30,20.
stata tramandata (Wildberger, BK X ,342.352; tòrà di Jahwe è anche la parola chiave dei cd.
von Rad U,52s. = ital. U,63s.). A quest’idea «salmi della tòrà» (1; 19B; 119). Essi non
corrisponde il fatto che anche i profeti possono vanno intesi in senso « nomistico » (cfr. gli
essere «maestri di menzogna» (Is 9,14), come excursus in Kraus, BK XV, 157-159.821-823),
gli idoli (Ab 2,18s.). Anche Geremia rivolge poiché in essi tòrà equivale ad una manifesta­
polemicamente la formula tòrà di Jahwe con­ zione della volontà di Jahwe che comunica
tro i sacerdoti ed il popolo (Ger 6,19; 8,8; cfr. , vita, e la buona disposizione dell’uomo verso
Rudolph, HAI' 12,47; Hyatt, l.c.); corrispon­ la tòrà significa gioia e delizia. In questi salmi
dentemente, nell’annuncio della nuova allean­ la religiosità che si ispira alla tòrà si riferisce
za Jahwe dice: « porrò la mia torà nel loro in­ anzitutto al singolo, non al popolo, in contrap­
timo» (Ger 31,33; per l’interpretazione cfr. posizione alla concezione più antica della tòrà
von Rad II, 244ss. = ital. II,255ss.). Secondo Is (Sai 1,2; 19,8; la formula «la tua tòrà» è ca­
2,3 (= Mi 4,2) nel tempo finale da Sion « uscirà ratteristica del Sai 119; in Sai 119 torà si alter­
tòrà »; tale tòrà decide nel senso di Deut 17,11 na con gli altri termini che indicano «legge»,
i conflitti tra i popoli (Wildberger, BK X,84s.). cfr. Liedke, l.c. 12). Is 42,21.24b è una glossa
Cosi pure per i popoli uscirà tòrà dal servo di che si ispira ai « salmi della tòrà » (Wester-

937 mT i n tòrà ISTRUZIONE 938


mann, ATD I9,92s. = ital. 139.141s.). Sai mentale nella teologia dell’opera dtr.: i re di
37,31 e 40,9 ricordano Ger 31,33 (cfr. IQH Israele e di Giuda vengono giudicali in base
4,10); Sai 94,12 mostra come questa religiosità alla tòrà di Mosè (IRc 2,3; 2Re 10,31; 14,6;
fondata sulla tòrà sìa collegata alla sapienza. 21,8; 23,24s.), e così pure Giosuè (Gios l,7s.)
Nei salmi, solo in Sai 78,1.5.10 e 89,31 tòrti è ed anche il popolo (Gios 8,3lss.; 22,5; 23,6;
riferita al popolo di Israele (par. - beiit, 2Re 17,13.34.37; cfr. von Rad 1,35lss. = ital.
mispàtim). I,384ss.; II.J. Kraus, EvTh 11, 1951/52,
415-428; R.Smend, FS von Rad, 1971,
c) Nella letteratura dtr. e cron. dell’AT è ca­ 494-497). Nei testi dtn.-dtr. tòrà è spesso ogg.
ratteristica la stretta connessione tra il termine dei verbi —smr, —'sh, —hlk, —‘zb, —$v\ ’h pi-,
tòrà e il nome di M osè. Ad eccezione di ktb, —ntn (cfr. KBL 1024).
Deut 17,11.18s., tòrà non si trova nel corpo Per il Dtr. è fondamentale in questo senso il
delle leggi del Deut (e in Deut 17,11 essa signi­ (ri)trovamento della tòrà di Mosè sotto il re
fica la singola istruzione del sacerdote o del Giosia (2Re 22,8.11; 23,24s.). Questa tòrà di
giudice; 17,18s. sono forse un’aggiunta poste- ' Mosè è per il Dtr. il Deut (M.Noth, Uberliefe-
riore, von Rad ATD 8,85 = ital. 133). Nelle rungsgeschichtliche Studien, 1943, 86 n. 2).
parti che fanno da cornice al Deut (Deut 1-4; Una concezione simile di tòrà si trova nel cd.
27-32) si trova però quell’uso di tòrà che è « di strato C del libro di Geremia (Ger 9,12; 16,11;
particolare importanza per la grande unifica­ [26,4]; 32,23; 44,10.23), e in glosse dtr. del
zione, specie delle tradizioni della legge » (von Pentateuco (Es 13,9; 16,4.28); come nel Dtr.,
Rad 1,234 = ital. 1,256). Mentre fino ad allora così qui tòrà è par. di huqqòt, miswòt,
soprattutto la tòrà sacerdotale era un’istruzione mispàtim, ’èditt, berìt, mismércet (vd. la tavola
singola, il Deut accoglie l’idea, iniziatasi con di Liedke, l.c. 13s.). Anche Mal 3,22 e forse
Osea e forse con Isaia, che la rivelazione della Dan 9,10ss. rientrano nella tradizione linguisti­
volontà di Jahwe ad Israele è da intendersi ca dtr.
come unità (von Rad 1,235 = ital. 1,257). Nel Cron. si ritrovano le stesse espressioni lin­
Si hanno le seguenti espressioni: « (tutta) que­ guistiche (« questa torà », « libro della torà »
sta tòrà » (1,5; 4,8; 17,18; 31,9.11; 32,46); «il ecc.); coesistono parallelamente le formule
libro di questa tòrà » (28,61; 29,20; 30,10; «tòrà di Mose» (Esd 3,2; 7,6; 2Cron 23,18;
31,26); « (tutte) le parole di questa tòrà » 25,4; 30,16) e «tòrà di Jahwe / di D io» (Esd
(17,19; 27,3.8.26; 28,58; 29,28; 31,12.24); ' 7,10; Neem 8,8; 10,29; ICron 16,40; 22,12;
« tòrà di Mosè / che Mosè ha dato» o sim. 2Cron 12,1; 17,9; 31,3s.; 34,14; 35,26). È sin­
(1,5; 4,8.44; 31,9). golare che il Cron. abbia aggiunto spesso al
Nel Deut, diversamente da quanto accade per suo originale dtr. un accenno alla tòrà (cfr.
gli altri termini denotanti «legge», tòrà non 2Cron 6,16 con IRe 8,25; 2Cron 23,18 con
viene mai riferito direttamente a Jahwe con 2Re 11,18c; 2Cron 35,26 con 2Re 23,28). È
una catena costrutta, un suffisso o in altra ma­ interessante anche che si continui ad usare l’e­
niera (G.Braulik, Biblica 51, 1970, 65). Forse spressione « tòrà di Mosè », benché la figura dì
ciò si deve da un Iato alla posizione intermedia Mosè non compaia per nulla nella storia de­
occupata da Mosè e dall’altro forse alla deriva­ scritta dal Cron. «C iò che il Dtr. aveva ancora
zione del termine tòrà da un ambito sapienzia­ fondato storicamente era ormai per il Cron.
le: Lindars, l.c. 135, ha mostrato che gli autori una cosa ovvia, valida universalmente » (Noth,
dtr. preferiscono tòrà in quanto termine tecni­ l.c. 163, cfr. 172.175 n. 3). Il Cron. ha certo di
co molto ampio «because of their didactic fronte a sé l’intero Pentateuco. Come il Deut e
purpose » (= « per via del loro intento didatti­ il Dtr., così anche il Cron. può ancora conside­
co »). rare la tòrà come unità (ICron 22,12; 2Cron
Deut 4,8.44 indicano che tòrà comprende anzi­ 12,1; 14,3; 15,3; 35,26), «m a più spesso si
tutto i ->•huqqim e i mispà(ìm di 5,1-26,16 tratta di un tipo di riferimento molto più for­
(Braulik, l.c. 64s.; Liedke, l.c. 185), ma anche male ed esteriore, nei molti casi cioè in cui si
le maledizioni dei c. 28 (cfr. 29,20). 27,3.8.26 parla della concordanza di una qualche usanza
racchiudono già insieme queste due realtà. cultuale con una disposizione rituale canoni­
32,46 fa rientrare nella tòrà anche il canto di ca» (ICron 16,40; 2Cron 23,18, 31,3; Esd 3,2
Mosè, ossia tòrà si riferisce qui a Deut 1-32 ecc.; von Rad 1,364 = ital. 398s.). Inizia così
(Braulik, l.c. 65). una tendenza a dissolvere la tòrà universale in
Come nei salmi legali, così anche in Deut resta singoli precetti, la quale si collegherà alla casi­
esclusa ogni «legalità» (von Rad 1,232-244 = stica di Ps (vd. sp. 4a).
ital. 1,254-268); tuttavia il Deut nei suoi am­
pliamenti più recenti intende se stesso come In uno stadio tardivo dell'AT per designare « legge
(statale), ordinanza (regale)» o sim. si incontra il
«scritto», ossia come volontà di Jahwe fissata prst. dàt, derivato dall’antico persi, (ebr. 21x: Est
per iscritto (17,18; 28,51.61; 29,19s.; von Rad 20x, più Esd 8,36; esci. Deut 33,2 Q txt?, cfr. HAL
ATD 8,21 = ital. 33s.). 90a; aram. 14x: Dan 8x, Esd 6x; cfr. KIÌL I067b;
Questa tòrà scritta ha un’importanza fonda- Wagner nr. 71). Nell’uso linguistico del Cron.. (cfr.

939 rnin torà i s t r u z i o n e 940


Esd 7,6.10) questo termine, appartenente al linguag­ {tqn q. «essere diritto» Fede 1,15, da vocaliz­
gio ddl'amministrazione statale, sostituisce torà nel zarsi forse al ni. « essere raddrizzato »; pi.
titolo «scriba della legge del Dio del cielo» (Esd «raddrizzare» Eccle 7,13; 12,9; Eccli 47,9;
7,12.21 aram., cfr. v. 14.25.26 «leggi del tuo D io» e Wagner nr. 328 con bibliogr.) ed ha influenza­
Dan 6,6 « legge del suo Dio » = « la sua religione »),
riferito ad Esdra in quanto « relatore presso il gover­
to anche tkn dal lato semasiologico, soprattut­
no persiano degli affari concernenti la religione giu­ to nelle coniugazioni derivate (cfr. invece il
daica» (Rudolph, HAT 20,73, seguendo H.H.Schae- transitivo tkn q. [di fronte all’intransitivo tqn
der, Esra der Schreiber, 1930, 49).* q.] e i significati sostantivali). È stato anche
proposto (cfr. M.Z.Kaddari, RQ 18, 1965, 220)
5/ Per l’evoluzione posteriore di torà sono di vedere in tkn un derivato denominativo se­
determinanti due linee che iniziano già nel- condario di tekùnà « luogo, fondazione » (sost.
l’AT: a) il separare tra loro le singole istruzioni della radice -*kùn).
della torà, che già si nota in Sai e nel Cron., Nell’AT si ha tkn q., ni., pi. e pu., e i sost.
conduce alla casistica dei rabbini (anche IMac tòkan «quantità», tokriit «misura(?)» (BL
si colloca su questa linea; cfr. D.Ròssler, Ge- 505) e matkòniet « misura, importo» (BL 493).
setz und Geschichte, 21962, 12-42; Noth, Ges-
Stud 112-136; K.Hruby, Judaica 25, 1969, 2/ tkn q. ricorre 3x (in Prov), ni. lOx (ISam
30-63); b) l’idea dell’unità della « legge », che 2,3 e 9x in Ez 18,25.29 e 33,17.20), pi. 4x (Is
sorge in Os, Is e soprattutto in Deut, fa sì che 40,12.13;, Sai 75,4; Giob 28,25), pu. lx (2Re
si venga ad indicare con torà non solo il Penta­ 12,12), tòkten 2x (Es 5,18; Ez 45,11), toknìt 2x
teuco, ma anche il canone dcll’AT nel suo in­ (Es 28,12 e 43,10 in un testo difficile, cfr. Zim­
sieme: questa linea prosegue nei salmi nella re­ merli, BK XIll,672.l072s.) e matkòncet 5x (Es
ligiosità fondata sulla torà (vd. sp. 4b; H.Gese, 5,8; 30,32.37; Ez 45,11; 2Cron 24,13), la radi­
RGG VI,1581), nella tradizione sapienziale più ce in tutto 27x.
recente (Fichtner, l.c. 93ss.; Bauckmann, l.c.
47-55; inoltre von Rad, Weisheit in Israel, 3/ Il significato fondamentale della radice
1970, 314ss. = La sapienza in Israele, 1975, sembra essere « misurare, determinare secondo
219ss.) e soprattutto nella cd. apocalittica la misura, il peso ecc. ». In senso concreto tkn
(Ròssler, l.c. 43ss.). - Per Qumran cfr. M.Del- pi. è usato in testi poetici in Is 40,12 (par. mdd
cor, RB 61, 1954, 533-553; 62, 1955, 66-75; «misurare») e Giob 28,25 (accanto a misqàl
spec. per il «maestro {màrce) di giustizia» cfr. « peso » e middà « misura ») per esprimere la
Wolff, BK XIV/2,75s. (bibliogr.); G.Harder, grandezza della creazione (in modo un po’ di­
BHH II, 1064-66 (bibliogr.). - Per ì LXX, Giu­ verso forse in Sai 75,4 «tenere saldo», in con­
seppe, Filone e il NT cfr. H.K.Kleinchnecht trapposizione a mùg ni. « vacillare »; cfr. an­
-W.Gutbrod, art. vópot;, ThW IV, 1016-1084 che G.R.Driver, VT 1, 1951, 242s.» e Elliger,
(= GLNT VII, 1233-1418); E.Lohse-O.Bauem- BK XI,48 n.l). Su questa linea è il part. pu. di
feind, RG G 11,1515-1519; L.M.Pasinya, La no- 2Re 12,12 «(denaro) contato».
tion de «nomos» dans le Pentateuque gree, Negli altri passi il verbo è usato di più in senso
1973. Per l’intero paragrafo 5: J.Maier, Miscel­ traslato: q. « pesare (gli spiriti / i cuori) = esa­
lanea Midiaevalia 6, 1969, 65-83. minare» (Prov 16,2; 21,2; 24,12), pi. «deter­
G.Liedke/C. Pelersen minare (lo spirito di Jahwe)» (Is 40,13) e ni.
«essere pesato, esaminato (le azioni)» (ISam
2,3) e « essere misurato, retto (la via, il cammi­
no)» (Ez 18,25.29; 33,17.20).

pn tkn MISURARE Come sinonimi vanno citali da un lato mdd « misu­


rare» ( ->spr 3a) e sql «pesare, soppesare» (q. 19x.,
ni. 3x; misqòl [Ez 4,10] e misqàl [49x] «peso»,
misqólat [Is 28,17] e rnisqùhet [2Re 21,13] «livel­
la», e anche scèqcel «unità di misura, siclo» 88x e
1/ La radice tkn «misurare, esaminare» o l’aram. bibl. l'qel Dan 5,25.27; aram. bibl. tql q. Dan
sim. si incontra al di fuori dell’ebr. solo nell’a- 5,27), e dall’altro in senso traslato -+blin «esamina­
ram. targumico (p.e. pa. Sai 78,20 e 107,36 per re» e i vocaboli ivi citati (3b); cfr. anche -*j'd.
I’ebr. kùn hi./poi. «preparare», quindi nel si­
gnificato di iqn pa.; così pure l’acc. lakmi 4/ Non si può scorgere un significato teologi­
«preparato con cura», che è solo una variante co specifico del verbo tkn in quei passi in cui
di tqn). Nell’acc. e nell’aram. è nota la radice Dio è soggetto od oggetto dell’azione. Prov
tqn «essere saldo, essere in ordine» (D «siste­ 21,2; 24,12 (cfr. 16,2) ricorda la concezione eg.
mare, porre in ordine»; cfr. DISO 172.333; del pesare i cuori, ma si potrebbe anche tra­
aram. bibl. tqn ho. « essere riposto nello stato durre direttamente con « misurare, determina­
precedente» Dan 4,33, cfr. KBL 1137s.; arab. re, esaminare» (cfr. Gemscr, HAT 16,70). In
tqn IV «rendere saldo, perfetto», Wehr 84; Is 40, 12; Sai 75,4 e Giob 28,25 si rispecchia
per I'ug. cfr. WUS nr. 2759 e Gròndahl 201); la lode della grandezza della creazione, espres­
1aram. tqn è passato come prst. anche nell’ebr. sa negli inni. Il testo di Is 40,13, un po’ oscuro

941 p H tkn MISURARE 942


dal lato esegetico, «chi ha determinato lo spi­ 329-331), nell’aram. (solo in quello postbibli­
rito di D io» opp. «chi misura lo spirito di co) e in arab. (Wehr 86); essa si alterna anche
Jahwe», è una domanda retorica, come il v. con gmr (->gmf 1), —klh/kll {—kòl) e —slm.
12: nessuno può misurare la creazione, tanto Del verbo si usano nell’AT il qal, l’hi. (causa­
meno la forza di Dio che agisce in modo mera­ tivo) e l’hitp. («trattare qualcuno in pienezza
viglioso (Westermann, ATD 19,44s. = ital. di relazione [= integer] », solo 2Sam 22,26 =
67-69; Elliger, BK Xl,50s.). Dal sign. «essere Sai 18,26); l’uso del verbo in ug. è problemati­
misurato, determinato » si passa facilmente dal co (per 49 1,24 = CTA 6 11,52 secondo Driver,
lato semasiologico al sign. «essere in ordine, CML 111 a. 153b, cfr. P.J. van Zijl, Baal, 1972,
essere retto », che si addice al ni. di tkn (tutta­ 193s,), in fen. pun. è raro (DISO 331).
via si deve anche tener presente un eventuale Come aggettivi si hanno tàmim (anche sostan­
influsso di tqn). tkn ni. descrive il comporta­ tivato: Gios 24,24; Giud 9,16.19; Am 5,10
mento {dcercek « via, cammino ») di Jahwe ver­ ecc.) e tàm {*tamm-\ pun. tm per designare
so Israele. Mentre la « casa di Israele » contesta animali sacrificali senza difetti, cfr. J.Hoftijzer,
che la via di Jahwe sia retta, Jahwe chiede a VT 8, 1958, 288-292; similmente forse in ug.
sua volta se la via del popolo sia retta (Ez nel testo 1, r. 2, cfr. però Herdner, CTA 118
18,25.29; 33,17.20). In ISam 2,3 Q si tratta o fn. 1], 292, e J.C. de Moor, UF 2, 1970,
delle azioni di Dio (« e le sue azioni sono ret­ 322.325; inoltre il testo ug. 52 [= SS], r. 66s.
te», cfr. p.e. G.Bressan, Samuele. 1954, 72) o snt tmt « anni interi »), come sostantivi tórri
più probabilmente delle azioni umane («e da {*tumm-, in ug. in Krt [= I K] 24 e pun.
lui vengono esaminate le azioni », così la mag­ [DISO 329] nell’espressione frequente anche
gior patte dei comm. e delle traduzioni). nell’AT be + tm + suffisso «nella totalità/pie­
nezza di qlcn./qlcs. »), fem. tummà (forse an­
5/ A Qumran il verbo compare 4 volte, e qui che pun., DISO 330) e mctóm (con il significa­
si incontra anche un sost. che è nuovo rispetto to particolare «parte intatta/sana del corpo»
all’ebr. dell’AT: tikkùn «determinazione, ordi­ Is 1,6; Sai 38,4.8; in Giud 20,48 bisogna legge­
ne, grado» (Kuhn, Konk. 233; RQ 14, 1963, re metìm «uomini, gente» [—'is 111/1]); è in­
233; M.Z.Kaddari, The Root Tkn in thè Qum­ certa l'etimologia di iummìm «oracolo tum-
ran Texts, RQ 18, 1965, 219-277); questo ter­ m im » (che ad eccezione di ISam 14,41 G
mine (che è un sostantivo verbale del pi.) viene compare solo unito a ‘iirim. Es 28,30; Lev 8,8;
usato per le determinazioni del tempo, il com­ Deut 33,8; Esd 2,63; Neem 7,65; per questa
portamento morale ed il posto fissato a qualcu­ istituzione cfr. de Vaux ll,204s.447 [= ital.
no. 11 significato di tikkùn, nella sua evoluzio­ 348s.532]; BHH lll,2066s.).
ne nell’ebr. di Qumran, fa supporre che siano
La radice tmm si trova infine nel nome di persona
confluiti insieme i significati di —kun, tkn e
Jòtàm (Noth, IP 189s.: «Jahwe si è mostrato leale,
tqn (cfr. M.Delcor, Contribution à l’étude de la retto »; per nomi ug. e fen. pun. come Jltm opp.
législation des sectaires de Damas et de Qum­ Tmb'ì e B'ilm cfr. Grondahl 201; F.L.Benz, Personal
ran, RB 61, 1954, 543s.; A.Haldar, Studies in Names in thè Phoenician and Punic Inscriptions,
thè Book of Nahum, 1947, 57). 1972,429).
I LXX in Is 40,13 (vd. sp. 4) traducono tkn
pi. liberamente, ma in modo giusto, con 2/ Statistica: tmm q. ricorre 54x (Ger llx ,
YiyvóxTKELV (cfr. Prov 24,12 q.), in Prov 21,2 Gios 9x, Deut e Sai 6x ciascuno [incl. Sai
traducono tkn q. con il transitivo xa,Teuì)uv£LV 19,14]), hi. 8x, hitp. 2x (vd. sp.), tàmim 91x
«raddrizzare, dirigere» (contaminazione con (Lev 22x, Num 19x. Ez 13x, Sai 12x, Prov 6x),
tqn pi., cfr. Eccle 7.13). In Ez 18,27 invece tàm 15x (Giob 7x), tòm 23x (Sai e Prov 7x cia­
l’intransitivo xaxEuìhjvEiv «essere retto» rende scuno), tummà 5x (Giob 4x, Prov lx), metòm
tkn ni. (v. 29 xaTopfroùv; 33,17.20 eùOuc;). Nel 4x (vd. sp. 1); la radice (senza tummìm e il
NT 2Tess 3,5 « il Signore diriga i vostri cuori nome proprio Jòtàm) ricorre quindi complessi­
nell’amore di D io» con il transitivo xciteuì)uvelv vamente 202x. Questi dati indicano che il ver­
può essere una reminiscenza di Prov 21,2 bo viene usato un po’ ovunque, mentre le for­
(LXX, con un senso diverso rispetto al TM). me nominali - se si prescinde da un uso di
M.Delcor tàmim come termine sacrificale (vd. st. 3d) - si
concentrano in Sai, Giob e Prov.

3/ a) 11 verbo, con la sua distribuzione abba­


DttD tmm ESSERE COMPLETO stanza regolare, faceva parte probabilmente
della lingua comune. Esso indica l’« essere fini­
to » di un discorso (Giob 31,40), di un progetto
(Sai 64,7 G), di un’azione (Gios 3,17; 5,8), ma
1/ La radice tmm « di ventare/essere comple­ anche della costruzione del tempio (IRe 6,22),
to» si trova al di fuori dell’ebr. nell’ug. (WUS della disponibilità del danaro (Gen 47,15);
nr. 2770; UT nr. 2563), nel fen. pun. (DISO inoltre esso indica il « terminare » di un perio­

943 □Or tmm ESSERE COMPLETO 944


do di tempo (Gen 47,18; Lev 25,29; Deut 34,8 versale secondo la quale un’azione buona pro­
ecc.) o il «diventare/essere completo» di un duce fatalmente uno stato di benessere; il ter­
determinato gruppo (ISam 16,11) e anche il mine potrebbe quindi essere tradotto con « per­
maturare di una pianta (Is 18,5; Ez 47,12) e fezione di una vita felice » (« la perfezione dei
perfino l’esecuzione di una parola divina (Gios retti [tummat fsàrìm ] li guida, ma la perversi­
4,10). tà dei perfidi li rovina... La giustizia delFinte-
Come nel nostro linguaggio comune, l’« essere gro \tàmlm] gli spiana [jsr pi.] la via; per la
finito » può avere anche un senso peggiorativo: sua empietà cade l’empio», Prov 11,3.5). Per­
uno è « alla fine » delle sue forze (Lev 26,20). ciò tummà è un bene che l’uomo cerca in ogni
Un terzo dei passi con il qal si riferisce al caso di mantenere saldo (Giob 2,3.9; 27,5).
« morire di una brutta morte », spesso « di spa­
da e di fame» (Ger 14,15; 44,12.18 ecc.). d) Tra i due aggettivi, tàmìm è il più frequen­
In tmm non è' determinante l’idea di un uomo te. La forma nominale qatll ha forse anzitutto
che sta di fronte alla sua opera e la porta a ter­ un senso stativo (BL 470). E per questo che
mine; si tratta invece di un procedimento che è nella quasi totalità dei casi tàmìm qualifica
già avviato nell’oggetto o nell’uomo in questio­ un’offerta cultuale (qrb hi., bò‘ hi. qorbàn, 'sh;
ne e che per necessità interna porta ad un esito così più di 40x in P/H e llx in Ez); quest’uso
buono o cattivo. Ciò è evidente quando si trat­ è testimoniato dall’epoca dell’esilio. Si tratta di
ta della morte, p.e. « dovete portare il peso un’espressione fissa dei rituali sacerdotali, nella
della vostra fornicazione (zenùt) finché i vostri quale tàmìm non viene mai sostituito con una
cadaveri non siano alla fine (= si decomponga­ altra parola, ma ha come opposto ’ascer mùm
no?) nel deserto » (Num 14,33, e ciò si ottiene bò «che ha un difetto» (Lev 22,18-21; Num
con intervento di Jahwe, v. 15). Similmente in 19,2). Se si offrisse un animale che non è
Lam 4,22, dove con la distruzione di Gerusa­ tàmìm , l’azione sacrificale sarebbe inutile, ad­
lemme la colpa (‘àwòn) della città è giunta ne­ dirittura dannosa (Lev 22,19-21). Pertanto
cessariamente al suo stadio finale. Sulla stessa tàmìm indica una condizione corporea inecce­
linea è anche il salmista quando porta se stesso pibile e verificabile, in opposizione ad un ani­
a compimento prendendo le distanze dagli uo­ male mutilato o malato. Tuttavia non si giudi­
mini malvagi (Sai 19,14; cfr. Giob 22,3). Rara­ ca da un punto di vista agricolo neutrale (« un
mente Dio è soggetto causativo del verbo al- animale utile, sano »), ma da un lato stretta­
l’hi. (Ez 22,15; cfr. Dan 8,23; 9,24 Q). mente cultuale. Ciò risulta chiaro da due for­
b) Il sost. tòm, se si prescinde da tre casi in me che indicano lo scopo, introducendolo con
Prov e Giob e da Sai 25,21, è sempre precedu­ le. L’animale in questione deve essere da un
to da preposizione, e descrive perciò il modo lato senza difetto (tàmìm) «per un sacrificio
con cui è eseguita un’attività, soprattutto la (olocausto)» (Lev 9,2s.; Num 6,14), e dall’altro
compiutezza di un’azione (p.e. Is 47,9 « intera­ senza difetto «per voi (che partecipate all’of­
mente giungerà su di te ») o la disposizione ferta cultuale)» (Es 12,5; Num 28,19.31;
soggettiva di chi la compie (f. l’a. anche « inav­ 29,8.13 txt em). tàmìm è perciò un termine di
vertenza, innocenza», p.e. IRe 22,34 = 2Cron relazione.
18,33). , Cinque volte compare l’espressione
bhtom ÌSbàb « con l’integrità del proprio cuore e) In uno stretto numero di casi l’agg. tàmìm e
(= pensiero e volontà) fare qualcosa» (‘ih Gen riferito agli uomini. Nel tetrateuco esso è usato
20,5,6; efr. lke 9,4) o «camminare» (IRe 9,4; in questo senso solo in P ed in relazione a Dio
S^l U ,Ì1 ; 101,2). Il verbo hlk « camminare » (Gen 6,9; 17,1). Una relazione serena con Dio
quando indica un’azione isolata o un compor­ è espressa anche da Deut 18,13 e Gios 24,14.
tamento permanente viene unito spesso a tòm Nei libri storici tàmìm compare in questo sen­
(2Sam 15,11; Sai 26,1.11; 101,2; Prov 2,7; so solo in Giud 9,16.19 per indicare relazioni
10,9,; 19,1; 20,7; 28,6). Come termine parallelo tra uomini. Dai libri profetici si possono citare
si ha jòscer «rettitudine» (IRe 9,4; Sai 25,21). solo Am 5,10, dove tàmìm esprime il parlare
Anche tòm designa una qualità comune espres­ fidato, sincero e integro tra uomini, e Ez
sa epn il linguaggio ordinario. Tuttavia in am- 28,15, dove il re di Tiro viene paragonato al­
bìtò safnenziale tòm diventa un termine tema­ l’uomo primordiale: « tàmìm (senza difetto/fe­
tica ed esprime P«integrità» di un uomo che lice) eri tu nella tua condotta, da quando sei
permane giusto, il quale secondo l’opinione dei stato creato, finché non fu trovata in te l’ini­
Proverbi dà garanzia di un futuro salutare quità ».
(Prov 10,9; 13,6; 19,1; 20,7). Solo in Sai e Prov diventano più numerose le
espressioni sull’uomo come tàmìm. Eichrodt
c) Il sost. fem. tummà tranne che in Prov 11,3 111,274, ritiene perciò che l’uso riferito all’uo­
è usato solo in Giob. Esso dovrebbe indicare mo derivi dal linguaggio cultuale. Ma contro
l’esito di una condotta umana permanente, de- tale opinione sta il fatto che il campo semanti­
fijrtjb^e,come.tòm/tàmìm, meno l’agire quanto co relativo al secondo uso è del tutto diverso
i V f t p H ’àiyibitò di una concezione uni­ da quello degli ordinamenti cultuali e tàmìm si

045' Hferi t ò ESSERE COMPLETO 946


unisce ora di preferenza a termini che indicano agire umano conforme alla relazione di comu­
via (id&rcek) e comportamento (hlk) (Gen 6,9; nità con Dio, dall’altro uno stato di felicità e
17,1; Ez 28,15 ecc.). Inoltre, invece che dalla di armonia - si può constatare, oltre che in
prep. le tàmlm è ora seguito da ‘im (Deut
j lòm/tàmlm , anche in altre espressioni simili.
18,13; Sai 18,24), e ciò indica ancora che si Koch lo spiega in base alla concezione fonda­
tratta di un termine di relazione (von Rad mentale di una sfera d’azione che agisce sul de­
1,383 n. 6 = ital. 1,420 n. 6), benché quest’ulti- stino; secondo il punto di vista degli ebrei ogni
ma si configuri diversamente. azione, buona o cattiva, determina attorno a
Anche per il giudizio, la torà, la via, l’opera di chi la compie una sfera invisibile, la quale gra­
Dio - ma non direttamente per Dio - si usa dualmente si riversa su di lui determinando
talvolta il predicato tàmlm (Deut 32,4; 2Sam una situazione corrispondente. Il passaggio de­
22,31 = Sai 18,31; 19,8; Giob 37,16). Persino finitivo dalla sfera d’azione alla situazione fi­
un pezzo di legno, che può essere lavorato, nale viene attribuito in molti passi all’interven­
può definirsi tàmlm e così pure tempi determi­ to di Jahwe (vd. la discussione in: Um das
nati che vanno verso la loro scadenza (Lev Prinzip der Vergeltung in Religion und Recht
23,15; 25,30; Gios 10,13). des AT, ed. da FCKoch, 1972, per tmm p.
0 L’agg. tàm (BL 453) nei libri storici si trova 163.178). Per una spiegazione adeguata di que­
(prescindendo da Es 26,24 - 36,29 txt?) solo in sto procedimento sarebbe necessario studiare
Gen 25,27, dove Giacobbe viene contrapposto più a fondo l’uso tematico della radice in Sai,
al vagabondo Esaù in quanto Ts tàm, in quan­ Giob e Prov.
to «uomo civile» (cfr. G.R.Driver, JThSt 31,
1929/39, 281) che abita sotto le tende. I libri 5/ Negli scritti di Qumran tmm ha una fre­
profetici non contengono affatto tàm. Esso in­ quenza ed un’importanza che non è dato tro­
vece è abbastanza frequente in Giobbe (7x ri­ vare nell’AT. Si riprende l’uso di Sai e Prov e
spetto a 3x tàmlm). Non vi è una relazione né si unisce spesso tàmlm a hlk « camminare »
con l’animale sacrificale né con l’idea di com­ (IQS 1,8; 9,6.8 ecc.), ma soprattutto a dcercek
portamento, e così pure tàm non indica mai il «v ia » (1QM 14,7; IQ H 1,36; IQS 8,10 ecc.).
comportamento di Dio. Sembra perciò che È nuovo un collegamento con qds « santità »,
questo aggettivo abbia meno importanza di per il quale il senso tende ad essere quello di
tàmlm e designi « l’uomo per bene ». In Cant « perfezione santa », che contraddistingue la
5,2 e 6,9 l’amata viene celebrata come « co­ comunità di Qumran rispetto a tutti gli altri
lomba mia, perfetta (tammàtì) mia». Solo in uomini (CD 7,5; 20,2.5.7 ecc.).
Giob e in Sai 37,37 tàm si avvicina a tàmlm e I LXX, sorprendentemente, hanno tradotto
viene usato con un senso uguale a quello di tmm solo eccezionalmente con teX.ei.oc; «per­
jàsàr (-*jsr.; Giob 1,1.8; 2,3) e contrario a fetto », ma di regola con otp.wpo^ « senza difet­
quello di 'qs « contorcere ». to». Per il NT (f. I’a. per Mt 6,22s.; Le
11,34s.) e il suo ambiente cfr. C.Edlund, Das
4/ La radice tmm non è stata ancora presa in Auge der Einfalt, 1952; O.Bauernfeind, art.
dovuta considerazione dalla letteratura esegeti­ àizlo uq, ThW 1,385s. (= GLNT 1,1031-1034);
ca (cfr. p.e. C.Edlund, Das Auge der Einfalt, F.Hauck, art. pùp,o<;, ThW IV,835s. (= GLNT
1952, 28ss.). Pedersen, Israel l/il, ha trattato VII,719-724); G.Delling, art. xÉXoq, ThW
un po’ più diffusamente questa materia, nel­ VIII,50-5 8.
l’ambito di una teoria animistica primitiva che K.Koch
starebbe alla base del pensiero ebr. Secondo
tale teoria per gli ebrei l’uomo non ha anima,
ma è anima, e tutte le sue manifestazioni vitali
sono dovute ai moti di quest’anima, tòm/
tàmlm è perciò «integrity as a quality of thè
soul » (= « integrità in quanto qualità dell’ani­ 2VD t‘b pi. DETESTARE
ma») (p. 359). Non solo, ma l’uomo retto
« acts in integrity, and his acts are integrity,
i.e. entirety; this is expressed by his way beeing 1/ tò'èbà «abominio» e il verbo denominati­
whole» (= « agisce con integrità, e le sue azioni vo che ne deriva t’b (ni. «venir detestato»; pi.
sono integrità, ossia totalità; ciò si esprime di­ dichiarativo-estimativo « detestare » [solo in Ez
cendo che la sua via è completa») (p. 337). 16,25 fattitivo «rendere detestabile»; Is 49,27
Inoltre tòm/tàmìm designano anche il risultato da correggere in part. pu.]; hi. « agire in modo
di un tale moto dell’anima, ossia « happiness » detestabile ») sono noti al di fuori dell’ebr. solo
(= « felicità ») (p. 531). nell’aram. targumico (sost. e t'b af., Jastrow
K.Koch ha però fatto notare che il significato 1655a.l683b) e nel fen. (sost. t'bt, DISO 332).
basilare dell’anima non si riscontra in nessun La forma metà‘èb di Am 6,8 viene spiegata o
luogo delI’AT, ma che tuttavia il duplice come forma secondaria t’b II (GB 868a; Ru­
aspetto espresso da quest’idea - da un lato un dolph, KAT XIII/2,222) o come mutazione

947 2 I7D t'b pi. DETESTARE 948


eufemistica de! part. pi. di t'b (KBL 10l5b; tico il verbo è in ogni caso un denominativo.
Wolff, BK XIV/2,327). Inoltre non si può distinguere adeguatamente
tra un uso profano ed un uso religioso di que­
Lo studio dell’etimologia di questo gruppo resta an­ sto gruppo: il presunto uso profano può con­
cora sul piano delle ipotesi. II verbo t'b sembra deri­
vare dal sostantivo tò'èbà (Barth 305; P.Humbert,
cernere un tabù religioso (opp. magico) ed un
L’étymologie du substantif tó'èbà, FS Rudolph 1961, modo di parlare che si suppone religioso può
157-160; Zorell 892b.905a separa tuttavia nettamen­ fornire dei contenuti che appartengono ad un
te tra loro verbo e sostantivo), e quest’ultimo a sua significato puramente « profano ».
volta dovrebbe provenire come l'orma taqtil (BL 495)
da una radice *w/j'b (oppure ’ùb/'lb hi. Lam 2,1 Il verbo ed il sostantivo posseggono un numero rile­
«oscurare»?, cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, I88s.; vante di sinonimi. Per il verbo si possono citare:
Rudolph, KAT XVII/3,218: «disonorare»), W.F.A1- bzh/bitz «disprezzare» (cfr. Is 49,7), -*m’s «respin­
bright, Von der Steinzeit zum Christentum, 1949, gere» (Giob I9,l8s.), -fin ' «odiare» (Am 5,10; cfr.
423, richiama la stretta correlazione che esiste tra l'i­ 6,8; Sai 5,6s.; 119,163) e pi. «detestare in quanto
dea di tabù e quella di sacro e collega tó'èbà « tabù impuro cultualmente» (Deut 7,26). Nel campo se­
negativo, abominio » con l’eg. w’b « purificare » (Er­ mantico del sostantivo rientrano f. gli a. zimmà « in ­
man-Grapow 1,280). Humbert, Le. 158, preferisce famia» (Lev 20,13s.; Ez 16,43.58; 22,21; Prov 21,27;
stabilire un collegamento con l’arab. ’àba « essere di­ 24,9; zimmà 28x nelPAT, di cui 14x in Ez), middà
fettoso, manchevole» (Wehr 59ls.), mentre Barth «abominevole, (escremento, secrezione)» (Ez7,20;
305 sostiene un’affinità con l’arab. 'afa «contrarietà, Esd 9,11; nell’AT 30x, di cui 13x in Lev), siqqus
avversione» (Wehr 593b; così pure Zorell 892b). Al­ «abominevole (statua cultuale)» (Ger 16,18; Ez
tre lingue semitiche non forniscono elenienLi utili a 5,11; 7,20; 11,18.21; nelPAT 28x, inoltre llx stiqas
risolvere la questione. L ’iscrizione tombale fen. KAI «cosa abominevole»), tébal «mescolanza vitupere­
nr. 13 del 6° sec. a.C. (r. 6 proibizione di violare la vole» (Lev 18,23; 20,12), inoltre ogni tipo di espres­
tomba: « poiché tale azione è un abominio per sioni relative alla polemica cultuale (gillùtim «ido­
Astarte») rivela solo che il termine, in base alPAT, li » Ez 14,6; 16,36; 18,12; nelPAT 48x, di cui 39x in
era usato correntemente in determinate formule. Ez) e di termini che indicano peccato ed infamia. È
L’acc. e l’ug. non forniscono radici udii per un con­ singolare che nei detti dei Proverbi fondati su tò'èbà
fronto. Bisogna quindi spiegare il gruppo to'èbà/t'b venga meno il parallelismo sinonimico e al suo posto
restando all'interno delPAT. subentrino espressioni antitetiche: ràsòn «compia­
cenza» (Prov 11,1.20; 12,22; 15,8; ->rsh)i -*sòd
2/ Nell’AT si possono scorgere per il verbo «comunione» (3,32), tàhór «puro » (15,26; cfr.
J.L’Hour, Les interdits to'eba dans le Deutéronome,
tre forme ni., 4 hi. e 15 pi. (e in più Am 6,8, RB 71, 1964,484).
vd. sp.). Passi antichi sono certamente Am
5,10; Mi 3,1; la distribuzione non rivela parti­ a) Ciò che per sua definizione è escluso, ciò
colarità rilevanti. che quindi può sembrare pericoloso o inquie­
Invece il sostantivo tò'èbà ricorre 117x e si tante, può essere indicato nelPAT con tò'èbà.
concentra chiaramente da un lato nei testi esi­ Ad esempio l’inconciliabilità tra due gruppi di
lici, specialmente dtn.-dtr. (Deut 17x, l/2Re uomini è presentata nel suo significato in Prov
5x, Ger 5x dtr. su 8 casi), ed in Ez (43x), e dal­ 29,27 con un duplice tò'èbà: « Il giusto non
l’altro nei Prov (Prov 21x). È singolare la sua può sopportare l’iniquo; il cattivo non quadra
assenza nelle leggi più antiche, p.e. nel codice con l’onesto». Cfr. anche Prov 13,19; 16,12:
dell’alleanza (cfr. invece le 6 formule declara­ certi valori si escludono a vicenda, tò'èbà si
torie di Lev 18,22-30 e 20,13), nelle narrazioni usa quindi anzitutto in senso del tutto neutrale
preesiliche (solo Gen 43,32; 46,34; Es 8,22.22 per delle cose chc per loro natura non fanno
in riferimento agli egiziani; per gli israeliti si parte di una determinata realtà, ma che la fa­
usa altrimenti nebàlà «infamia» [~*nàbàl\ e la rebbero scomparire o la porrebbero in discus­
formula « questo non si fa in Israele » in 2Sam sione qualora essa fosse presente. I pasti in co­
13,12; cfr. anche H.J.Boecker, Redeformen des mune tra egiziani ed ebrei sono impossibili
Rechtslcbcns im AT, 21970, 18s. 14ls.), nei (Gen 43,32; 46,34; cfr. Es 8,22; Sai 107,18).
primi profeti (propriamente solo ls 1,13; ev. Poiché il proprio gruppo cadrebbe in pericolo,
anche Ger 2,7; 6,15; 8,12) e nei diversi generi si fa valere la proibizione: « G li egiziani non
dei salmi (solo Sai 88,9). La qualifica emozio­ possono mangiare assieme agli ebrei » (Gen
nale di oggetti o persone come tò'èbà sembra 43,32; cfr. Deut 14,3: «Non puoi mangiare al­
pertanto che sia stata abituale in epoca recente; cuna tò ‘èbà »).
essa prevale in quelle opere letterarie il cui in­ Su questa base si può capire l’uso «teologico»
tento teologico era di stabilire le varie specie di di questi termini: alcune cose sono inconcilia­
tabù (cfr. per la statistica e l’inquadramento bili con la natura di Jahwe e vengono da lui
cronologico anche P.Humbert, Le substantif respinte. «Jahwe detesta (t'b pi.) sanguinari ed
tò'èbà e le verbe t‘b dans l’Ancien Testament, ingannatori » (Sai 5,7; cfr. 106,40). Un’espres­
ZAW, 72, I960, 217-237), sione parallela frequente è «Jahwe odia {àn\
opp. disprezza, m’s) questo o quello» (cfr.
3/ 4/ Lo sviluppo del significato va descrit­ Deut 12,31; Is 61,8; Ger 12,8; Am 5,21; 6,8
to in base al sostantivo, poiché dal lato seman­ ecc.). L’inconciliabilità di determinate cose con

949 3JN1 t'b pi. DETESTARE 950


la natura di Jahwe si è espressa in Deut e Prov qualità (tò'èbàt) che portano il gruppo alla ro­
nella formula tò'abat Jhwh (cfr. l’esempio fen. vina (cfr. Prov 6,16-19). Il cinico guasta la co­
di KAI nr. 13, r. 6, citato sopra al paragrafo I; munione con gli altri uomini ed è perciò intol­
la formula, quanto a significato, equivale all’e­ lerabile (Prov 24,9). Lo stesso vale per coloro
spressione tò'èbà le, Is 1,13; L’Hour, l.c. che falsificano il peso (Prov 11,1; 20,10.23), i
481-503). L’inganno, la menzogna ed altri depravati (11,20), i bugiardi (12,22), i superbi
comportamenti asociali (cfr. Prov 6,16-19; (16,5), i giudici ingiusti (17,15). Costoro sono
17,15; 20,10: proverbi numerici, formazione di «abominevoli e corrotti» (Giob 15,16 part. ni.
serie!: 11,1.20; 12,22; 16,5 ecc.) sono odiati da di t'b e 'Ih; 'Ih ni. «essere corrotto» altrove
Jahwe alla stessa maniera delle trasgressioni solo in Sai 14,3 = 53,4) e se ne restano isolati
cultuali e deU’idolatria (cfr. Deut 7,25; 17,1; (cfr. Giob 19,19; 30,10 t'b pi.). La comunità
Prov 15,8; 28,9). Per la questione delle raccol­ giuridica li proscrive a volte con sentenze di
te primitive delle leggi di tò'èbà cfr. G.Seitz, tò'èbà (cfr. Deut 22,5; 25,15s.; Seitz, l.c.).
Redaktionsgeschichtliche Studien zum Deute- La parola tò'èbà indica dunque originariamen­
ronomium, 1971, 185ss. Naturalmente anche il te ciò che sulla base di norme che riguardano
colpevole incorre nel verdetto (cfr. la formula una comunità deve essere ritenuto pericoloso e
generale: « è un abominio per Jahwe colui che perciò fonte di paura e di disgusto. Forse l’uso
fa questo», Deut 22,5; 25,16 ecc.). In Ez, nelle cultuale ha attratto a sé anche quello giuridico
accuse di Dio, si fa spesso riferimento alle infa­ e quello etico; può darsi però che la parola sia
mie di Israele («le tue/vostre azioni nefande» stata usata contemporaneamente in diversi set­
Ez 5,9.11; 7,3.4.9; 14,6; 16,22 ecc.). tori per respingere ciò che è estraneo. Il verbo
L’allontanamento o l’esclusione di ciò che per t'b nel part. ni. ha un uso parallelo a quello
sua natura è estraneo ha evidentemente lo sco­ del sostantivo; al pi. esprime l’avversione emo­
po di assicurare l’omogeneità e la funzionalità tiva contro quanto è estraneo e all’hi. (IRe
del gruppo. Coloro che hanno uno stesso culto 21,26; Ez 16,52; Sai 14,1 = 53,2) descrive il
ed uno stesso diritto, i gruppi che posseggono comportamento conforme alla tò'èbà.
una stessa parentela o una stessa abitazione
sono interessati a fare in modo che ciò che è 5/ Soprattutto l’evoluzione cultuale esercita
straniero (->zàr 3b: « L ’altro è l’“outsider”, la sua influenza sulla storia posteriore del
uno la cui condotta mette in pericolo l’esisten­ gruppo t'b. Nei giudaismo ortodosso si acuisce
za del gruppo») sia contraddistinto come l’esclusione di ciò che rende impuro: la Misna
tò'èbà e venga perciò escluso. e il Talmud citano in questo anche le norme
relative alla tò'èbà, soprattutto quelle del Deut
b) In ambito cultuale usi ed oggetti di culto (cfr. Aboda Zara 1,9; 3,6). Negli scritti di
estranei vengono resi tabù (cfr. specialmente Qumran il verbo ricorre 15x, il sostantivo 11x
Deut ed Ez): il salario di una prostituta (Deut (Kuhn, Konk. 232a.235a; RQ 14, 1963, 233a).
23,19), statue di dei (Deut 7,25s.), riti sessuali Il giudaismo di lingua greca (LXX) usa per
(Ez 22,11), il bruciare bambini (Deut 12,31), tò'èbà soprattutto fiSéXuYpa, in Ez àvopóa (cfr.
animali sacrificali difettosi (Deut 17,1) o cibi W.Foerster, art. f:J8EX,óacropai, ThW 1,598-600
(Deut 14,3) ecc. annullano quanto si intrapren­ = GLNT 11,221-226). Nel NT lo sforzo di defi­
de per il culto. Per infrazioni, rilevanti dal lato nire i limiti della comunità è «svincolato dal
cultuale, contro principi etici vd. sp. Spesso piano nazionalistico e naturalistico» (Foerster,
tò'èbà al sing. o al plur. viene usato quando si ThW 1,600 = GLNT 11,225). Il nuovo atteggia­
guarda al passato in modo sommario, per dire mento verso l’ambiente circostante non si fon­
«errori cultuali commessi», cfr. le espressioni da (almeno in linea teorica) su prospettive etni­
kol-tò'°bòtàjik «tutte le tue infamie» (Ez 5,9; che o che riguardano la dinamica dei singoli
7,3 ecc.), kol-tò‘abòt rà'òt «tutte le empie tra­ gruppi (cfr. Mt 5,11; Rom 12,2; lGv 2,15ss.).
sgressioni cultuali» (Ez 6,11; cfr. 8,9 ecc.), 'àh E.Gerstenberger
tò'èbà « commettere un delitto cultuale » (Deut
12,31; 18,9.12; Ger 32,35; 44,22; Ez 16,47.50;
22,11 ecc.). Coloro che si intromettono in ciò
che è proibito diventano intollerabili dal lato
cultuale e vengono espulsi dalla comunità (cfr. n»n t'h VAGARE
Deut 18,12; 22,5; 25,16).

c) Anche i gruppi sottoposti ad uno stesso di­ 1/ La radice ebr. t'h con la sua forma secon­
ritto o legati da una stessa parentela utilizzano daria aramaizzante ( h (solo in Ez 13,10 hi.
i limiti posti dalla tò'èbà per la propria sicu­ «traviare»; cfr. Zimmerli RK XIII,283; Wag­
rezza. Per la comunanza di parentado o di abi­ ner nr. 116; sullo scambio tra t e t cfr. htp/
tazione ciò si esprime p.e. in Prov 26,24s.: non htp, sbt/sbt, qst/qs(\ KBL 1015a; CML 128; UT
ci si deve immischiare con un uomo astioso, 33) ha corrispondenti in aram. (aram. giud.
poiché in lui si nascondono sette « vizi », ossia accanto al più raro e targumico t" «errare»,

951 JW I t'h VAGARE 952


Dalman 172b.445b; palm. e sir. t” «errare», dolph, HAT 12,256; Am 2,4; Sai 58,4; 95,10)
DISO 102; LS 282a) e in arab. (tagà «oltre­ vengono descritte con t'h q./hi., e così pure la
passare la misura », Wehr 508a). lussuria (Prov 7,25) e la malvagità (Prov 14,22)
individuale (cfr. M.McKane, Proverbs, 1970,
Una ricorrenza in ug. (51 [= IIAB] IV,33 tgy «jour-
473). Il popolo viene fuorviato dai suoi capi
neyed afar » [= « viaggiato lontano »] secondo CML
96a.l52b) non è chiara per lettura e spiegazione. Nel
politici (2Re 21,9; cfr. 2Cron 33,9; Is 3,12) e
neoebr. t'h nel senso comune di «errare» è più fre­ dai profeti (Is 9,15; Ger 23,13.22; Ez 13,10;
quente di t'h, che è limitato al sign. « vagare ». Mi 3,5), e nei momenti di disgrazia anche dal­
l’ira di Dio (Is 30,28; 63,17; Sai 107,40).
In ebr. t'h compare al qal, ni. («essere sviato») Nella letteratura sapienziale la via del sapiente
e hi. («sviare», in Ger 44,20 Q e Prov 10,17 e del pio conduce alla vita, per cui il deviare
causativo interno « sviarsi »); come derivazione da tale via equivale alla morte (Prov 10,17, cfr.
nominale si ha tò'à «confusione». Gemser, HAT 16,112; 12,26; 21,16). Ma si ve­
rifica anche il contrario: Is 29,24: «gli spiriti
2/ t'h è attestato al qal 27x (Is 8x, Ez 7x, Sai traviati apprenderanno la sapienza»; 35,8 «e
5x, Prov 3x, inoltre Gen 21,14 E; 37,15 J; Es gli stolti non vagheranno»; Sai 119,110 «non
23,4; Giob 38,41), all’hi. 21x (Is 6x, Ger 4x, voglio deviare dai tuoi precetti ».
Giob e Prov 2x ciascuno, inoltre Gen 20,13 E;
2Re 21,9; Os 4,12; Am 2,4; Mi 3,5; Sai 5/ Nei testi di Qumran il verbo t'h ed il sost.
107,40; 2Cron 33,9). Il ni. compare solo nel tà'ùt «smarrimento, errore» ricorrono abba­
verso oscuro Giob 15,31 (vd. BH3) ed in con­ stanza spesso in contesto religioso (Kuhn,
nessione poetica con l’hi. in Is 19,14, il sost. Konk. 235; RQ 14, 1963, 234). Nei LX X t'h
tò'à 2x (Is 32,6; Neem 4,2); per t'h hi. in Ez viene tradotto quasi sempre con TcXavàv e i
13,10 vd. sp. 1. suoi derivati; in proposito, e per il NT, cfr.
H.Braun, art. uXavàu, ThW VI,230-2 54 (=
3/ In alcuni passi t'h ha ancora il sign. con­ GLNT X,487-554).
creto «aggirarsi, vagare, ricercare invano» J.F.A.Sawyer
(Gen 20,13 lontano dalla casa paterna; 21,14
per il deserto; 37,15 per la campagna; Es 23,4
bue ed asino; Is 16,8 metaforicamente i tralci
per il deserto; Sai 107,4 per il deserto; Giob
38,41 i piccoli del corvo). I paragoni con le pe­
core smarrite (Is 56,3; Sai 119,176 ecc.) o con
O’Enjp eràflm IDOLO/I
il brancolare degli ubriachi (Is 19,14; 28,7;
Giob 12,25) conducono al sign. traslato 1/ Il termine fràfim , che nell’AT è usato sia
« sviarsi » (causativo « sviare, traviare, sedur­ al sing. (ISam 19,13.16) sia al plur. (Gen
re»), se il sogg. è «cuore» o «spirito» anche 31,19.34s.) è con ogni probabilità la forma
« essere confuso » (Is 21,4; 29,24; Sai 95,10). ebraizzata della parola itt.-hurritica tarpis (ra­
dice tarpi-, > semO. *tarpi/-u, > ebr. teràjim\
Come termini sinonimi, oltre a -*■’bd « sviarsi » e
—sgg « errare » con i loro derivati, vanno menziona­ [B.Landsberger-] II.A.Hoffher, Bibliotheca Sa­
ti: ndd «vagare» (Giob 15,23; altrimenti «fuggire», cra 124, 1967,230-238; JNES 27, 1968, 61-68;
-nùs)] bùie ni. «vagare in agitazione» (Es 14,3; per la forma plur. nei prestiti come residuo
Gioe 1,18; Est 3,15; mebitkà «confusione» Is 22,5; della mimazione can. cfr. A.Jirku, Bibl 34,
Mi 7,4); slp pi. darkà «storcere la propria via = 1953, 78-80), che significa «spirito, demone»
sviarsi» Prov 19,3; neldzlm (part. ni. di lùz) «strade (ctonio), assieme a annaris (come in acc. la-
sbagliate» (Prov 2,15; cfr. Eccli 34,8); tohuIà «erro­ massu e sèdu) « spirito protettore, genio ».
re » (Giob 4,18).
Vengono così a cadere i tentativi fatti in passato di
4/ Nel sign. traslato «sviarsi/sviare» t'h di­ far derivare il termine: I) dall'ebr. —rp' «guarire»
venta perciò un termine importante per espri­ (Gb per ISam 15,23: depaizeLa; cfr. P.R.Ackroyd, ET
mere il peccato e le conseguenze del peccato 62, 1950/51, 378-380) e rpp opp. rph «essere debo­
le, fiacco, penzolare» (cfr. G.Hoffmann”- H.Grcfl-
(cfr. f. gli a. - ‘àwòn sàw’, —sgg, e anche mann, ZAW 40, 1922, 135s.); l’ug. ttrp (congiunto a
-dércek « via », —hlk « andare », —nhh « con­ p’ d) sembra essere una forma di rph (W.T7A1 brighi,
durre »). BASOR 83, 1941, 39-42); 2) da trp «putrefarsi»
Il peccatore viene paragonato alle pecore smar­ opp. t ò r c e / e sim. (solo in epoca postbiblica), una pa­
rite (Is 53,6; Sai 119,176), mentre l’ignoranza e rola oscena (già nei Targum, citata da G.F.Moore,
la stoltezza dei sapienti (Is 19,13s.), dei profeti Judges, 21898,382); 3) da ptrjm «commentatori, in­
e dei sacerdoti (Is 28,7) e dei capi del paese terpreti di sogni», con metatesi (già nell’ant, giud.;
(Giob 12,24) vengono equiparate al barcollare cfr. C.JLLabuschagne, VT 16, 1966, 115-117). Bi­
bliogr. in A.RJohnson, The Cultic Prophet in An­
degli ubriachi. L’idolatria (Ez 14,11; 44,10.15; cient Israel, 1944,3ls. n. 3; H.J.Stoebe, FS EiOfeldt
48,11; Os 4,12) e la peccaminosità comune del 1958,238ss; H.A.HofTner, l.c.; G. Fohrer, BHH
popolo di Dio (Is 47,15; Ger 42,20, cfr. Ru­ 111,1952; O.Keel, BLex2 173ls.

953 ETEnri Pràfim IDOLO/I 954


2/ fràfìm ricorre 15x nell’AT (2x al sing., ‘alòhìm (v. 30.32) dagli interessati. Se è vero
11 x con l’art., sempre in st. assol.). Le attesta­ che a questo modo si pone in secondo piano la
zioni si trovano nei testi di Gen 31 (3x), Giud figura del patrono dell’arameo, il resto della
17-18 (5x), ISam 19 (2x) e in ISam 15,23, 2Re narrazione d’altra parte espone completamente
23,24 (dtr.?), nella letteratura profetica in Os al ridicolo quei fràfìm rubati, poiché una don­
3,4; Ez 21,26; Zac 10,2. na nella sua asserita impurità vi siede sopra (v.
34); essi in ogni caso sono divenuti del tutto
3/ Bisogna anzitutto tener presente che que­ superflui, mentre un altro Dio, incomparabile,
sta parola (straniera) in epoca vtrt. non deve domina la situazione (v. 50ss.). Anche i fràfìm
necessariamente riferirsi in tutti i testi alla me­ di Giud 17,5 e 18,14.17s.20, provenienti da un
desima realtà. Sono chiare le seguenti connes­ culto privato e domestico, dovrebbero suscitare
sioni: a) fràfìm nel racconto di Giacobbe e di derisione nei confronti deU’origine e della
Labano in Gen 31,19ss. indica degli dei-idoli grandezza del santuario di Dan, indegno di
(plur.) familiari, il cui possesso secondo il co­ Jahwe. E pure burlesca la descrizione della
stume hurritico conferisce il diritto di essere funzione del tutto profana di un fràfìm priva­
capo c padrone della famiglia (cfr. i testi di to, usato come tranello che salva Davide fuggi­
Nuzi, dove essi f. l’a. sono detti ilàni, i quali tivo (ISam 19,13.16; cfr. PreuB, l.c. 56 ss.).
assieme agli spiriti degli antenati esercitavano Osea tuttavia pone ancora ’éjod e fràfìm tra le
in quanto dei tutelari delle funzioni giuridiche istituzioni che, come il regno e la classe dei
di ordine sacro; cfr. in proposito C.H.Gordon, pubblici funzionari, i sacrifici e il culto delle
RB 44, 1935, 34-41; BA 3, 1940, 1-12 con il­ stele, sono in se stesse delle realtà ambivalenti
lustrazioni; A.E.Draffkom, JBL 76, 1957, dal lato teologico, ma che essendo divenute un
216-224). Si tratta di statuette che si possono pericolo di sincretismo, vengono sottratte tem­
nascondere sotto la sella di un cammello (Gen poraneamente al popolo di Jahwe che vi è in­
31,34). b) In ISam 19 sembra invece che cline (3,4). Ez 21,26 pone la consultazione dei
fràfìm si riferisca ad un idolo (sing.) di gran­ fràfìm tra le pratiche manticlle che il re di Ba­
dezza umana, e anzi secondo 19,13 forse ad bilonia esercita al bivio, ma osa affermare che
una maschera del volto, che ha bisogno di una Jahwe si serve di essa come di un mezzo attra­
treccia di pelo di capra per sostituire i capelli verso cui comunica ed esegue le sue decisioni
(cfr. K.Elliger, RGG VI,690s.) - sul tipo della (v.28).
maschera cultuale trovata ad Azor (illustrazio­ ISam 15,23 (txt em) e 2Re 23,24 possono già
ne in A.Jirku, Die Welt der Bibel, 1957, tavola supporre il deprezzamento comune: 'àwòn (cj)
58; BHH 111,1931). c) In Giud 17s. si possono fràfìm è il peccato per eccellenza; i fràfìm
tener presenti ambedue le possibilità, anche se fanno parte di una serie che contiene proibiti
è più verosimile pensare ad una maschera cul­ « requisiti mantici del mondo sotterraneo »
tuale che a piccole statue, dato che si parla già (H.A.HofTner, ThWAT 1,143 = GLAT 1,284;
della statua scolpita e di quella di metallo fuso H.Wohlstein, ZRGG 19, 1967, 353-355) ed il
e dell’efod. Lo stesso vale per gli altri testi, dai dileggio degli idoli. Tuttavia Zac 10,2 ha nuo­
quali si può solo dedurre che essi intendono vamente motivo di squalificare moralmente
fràfìm come una fonte oracolare (assieme al- come falsità ed inganno gli oracoli dei fràfìm ,
l’efod Giud 17s.; Os 3,4 ed in contesti mantici assieme ai vaticini.
2Re 23,24; Ez 21,26; Zac 10,2). Sembra perciò
che fràfim , come ’èfbd, esprima nelFAT qual­ 5/ I LXX in parte lasciano il termine come
cosa che evoca l’idea di « figura, simbolo degli sta (Giud 17s.), in parte cercano delle perifrasi
dei, idolo » - parz. anche con la coscienza del­ (xevoTacpiov « monumento funebre »; eiSaAa
la sua estraneità - e per il suo preteso significa­ Gen 31; cfr. i testi con senso mantico). Il ter­
to religioso provoca sempre una presa di posi­ mine ebraico cade lentamente nella «cacofe-
zione. Lo stesso accade chiaramente per 'òb mia». Per l’evoluzione posteriore cfr. L.Kòh­
«spirito del morto» (H.A.Hoffner, ThWAT ler, RG G 2 V,1051; H.A.Hoffner, l.c.
1,141-145 = GLAT 1,279-288; J.Lust, SYT 26, K.Seybold
1974, 133-142, anche per jidde'5nìm), diversa­
mente invece per gìUutim « idoli », siqqùslm
«abominazioni» (cfì*. 2Re 23,24) ed altri ter­
mini peggiorativi (-► ‘“III; cfr. EiBfeldt, KS
1,27ls.; H.D.PreuB, Verspottung fremder Reli-
gionen im AT, 1971; id., ThWAT 1,305-308 =
GLAT 1,609-616; K.Seybold, ThWAT Il,339s.
per ->hàbcel).

4/ Il termine acquista un senso teologico solo


in base al contesto. Gen 31,19.34 usa fràfìm
per i simboli che nel dialogo vengono detti

955 □ 'Sin
T ;
fràfìm IDOLO/I 956
"

«
IN D IC E E B R A IC O

italiano autore traduttore col.

detto D. Vetter S. Lanza I


disprezzare H. Wildberger S. Lanza 3
profeta J. Jeremias S. Lanza 6
stolto M. Saeba S. Lanza 24
comunicare C. Westermann S. Lanza 29
toccare M. Delcor S. I^anza 34
far voto C. A. Keller S. Lanza 36
riposare F. Stolz S. Lanza 40
fuggire S. Schwertner S. Lanza 43
consacrato J. Kuhlewein S. Lanza 46
condurre E. Jenni S. Lanza 49
(parte di) possesso G. Wanke S. Lanza 51
consolare H. J. Stoebe S. Lanza 55
straniero R. Martin - Achard S. Lanza 61
tentare G. Gerleman S. Lanza 64
anima C. Westermann S. Lanza 66
salvare U. Bergmann S. Lanza 89
sorvegliare G. Sauer S. Lanza 92
essere innocente C. van Leeuwen S. Lanza 94
vendicare G. Sauer S. Lanza 98
alzare, portare F. Stolz G. Massi 101
dare C. J. Labuschagne G. Massi 108
proprietà H. Wildberger G. Massi 130
segreto M. Sìeb0 - G. Massi 132
allontanarsi S. Schwertner G. Massi 136
perdonare J. J. Stamm G. Massi 138
appoggiare F. Stolz G. Massi 146
libro J. Kuhlewein G. Massi 148
nascondere G. Wehmeier G. Massi 158
servo C. Westermann G. Massi 165
passare, oltrepassare H.-P. Stàhli G. Massi 181
ira G. Sauer G. Massi 185
sempre E. Jenni G. Massi 187

INDICE EBRAICO
ebraico italiano autore traduttore col

‘èd testimone C. van Leeuwcn G. Massi 190


‘ùz cercare rifugio E. Gerstenberger G. Massi 200
‘àwcel perversità R. Knierim G. Massi 203
“òlàm eternità E. Jenni G. Massi 206
'àwòn perversità R. Knierim G. Massi 219
4zb abbandonare H.-P. Stahli G. Massi 225
‘zz essere forte A. S. van der Woude G. Massi 228
‘zr aiutare U. Bergmann G. Massi 232
‘àjin occhio E. Jenni (1-3)/
D. Vctter (4-5) G. Massi 235
‘ir città A. R. Hulst G. Massi 242
‘Ih salire G. Wehmeier G. Massi 246
'am/gòj popolo A. R. Hulst F. Frezza 261
‘im con D. Vetter F. Frezza 292
'md stare S. Amslcr F. Frezza 295
'àmàl fatica S. Schwertner F. Frezza 298
‘nh I rispondere C. J. Labuschagne F. Frezza 301
'nhU essere misero R. Martin -Achard F. Frezza 307
‘ànàn nube E. Jenni F. Frezza 315
‘àjar polvere G. Wanke F. Frezza 318
'H albero . J. A. Soggin F. Frezza 320
*ih fare, agire J. Vollmer F. Frezza 323
*èt tempo E. Jenni F. Frezza 333
‘tr pregare R. Albertz F. Frezza 346
p'r pi. glorificare D. Vetter F. Frezza 348
pdh redimere, liberare J. J. Stamm M. Sampaolo 350
pcè bocca C. J. Labuschagne F. Frezza 366
phd tremare H.-P. Stahli F. Frezza 370
p i ni. essere meraviglioso R. Albertz R. Gelio 372
pii pi. salvare E. Ruprecht R. Gelio 379
pii hitp. pregare H.-P. Stàlhi R. Gelio 384
pànìm volto A. S. van der Woude R. Gelio 390
P‘l fare, agire J. Vollmer R. Gelio 415
pqd visitare W. Schottroff R. Gelio 420
prr hi. rompere E. Kutsch R. Gelio 438
pàsa' delitto R. Knierim R. Gelio 440
pth essere traviabile M. Sceb0 R. Gelio 445
sàbà’ esercito A. S. van der Woude R. Gelio 448
sdq essere fedele alla
comunità/essere
salutare K. Koch R. Gelio 456
swh pi. comandare G. Liedke R. Gelio 477
sum digiunare F. Stolz R. Gelio 482
sur roccia A. S. van der Woude R. Gelio 484
Sijjòn Sion F. Stolz R. Gelio 489

[480] INDICE EBRAICO


ebraico italiano autore traduttore col.

slh riuscire M. S<eb0 R. Gelio 496


sàlam immagine H. Wildberger R. Gelio 500
smh germogliare S. Amsler R. Gelio 507
m‘ essere cauto H. J. Stoebe R. Gelio 509
s‘q gridare R. Albertz R. Gelio 511
sàfon nord W. H. Schmidt R. Gelio 517
srr avversare E. Jenni R. Gelio 523
qbs raccogliere J. F. A. Sawyer R. Gelio 525
qàdcem tempo antico E. Jenni R. Gelio 528
qds ' santo H.-P. Mùller R. Gelio 530
qàhàl assemblea H.-P. Mùller R. Gelio 549
qwh pi. sperare C. Westermann R. Gelio 558
qòl voce C. J. Labuschagne R. Gelio 567
qùm sorgere S. Amsler R. Gelio 572
qll essere leggero C. A. Keller R. Gelio 578
qin a zelo G. Sauer R. Gelio 582
qnh acquistare W. H. Schmidt R. Gelio 585
qès fine M. Wagner R. Gelio 593
qsp essere adirato G. Sauer R. Gelio 597
qr’ chiamare C. J. Labuschagne G. Conte 600
qrb accostarsi J. Kiihlewein G. Conte 607
qrh accadere S. Amsler G. Conte 613
qsb hi. fare attenzione W. SchottrolF G. Conte 616
qsh essere duro A. S. van der Woude G. Conte 620
r’h vedere D. Vetter G. Conte 622
ròs capo H.-P. Mùller G. Conte 631
rab molto Th. Hartmann G. Conte 644
rù°h spirito R. Albertz/
C. Westermann G. Conte 654
Ch
rum essere alto H.-P. Stahli M. Sampaolo co
rhm pi. avere misericordia H. J. Stoebe M. Sampaolo 685
rhq essere lontano J. Kiihlewein M. Sampaolo 692
rib contendere G. Liedke M. Sampaolo 695
rkb cavalcare, viaggiare R. Ficker M. Sampaolo 701
rnn esultare R. Ficker M. Sampaolo 704
rèa' prossimo J. Kuhlewein M. Sampaolo 709
r‘h pascolare J. A. Soggin M. Sampaolo 713
r“ essere cattivo H. J. Stoebe M. Sampaolo 716
rp’ guarire H. J. Stoebe M. Sampaolo 724
rsh compiacersi G. Gerleman S. Lanza 730
rs‘ essere empio/colpevole C. van Leeuwen S. Lanza 733
sb‘ saziarsi G. Gerleman S. Lanza 738
sàtàn avversario G. Wanke S. Lanza 741
skl hi. essere accorto M. Ssebo S. Lanza 743
smh. rallegrarsi E. Ruprecht S. Lanza 747

INDICE EBRAICO [481]


ebraico italiano autore traduttore col

sn’ odiare E. Jenni S. Lanza 754


se’5l regno dei morti G. Gerleman S. Lanza 756
s’I domandare, chiedere G. Gerleman S. Lanza 760
s'r essere d’avanzo H. Wildberger S. Lanza 762
sb' ni. giurare C. A. Keller S. Lanza 772
sbt terminare, riposare F. Stolz S. Lanza 779
sgg errare R. Knierim L. Monari 785
V

Saddaj nome divino M. Weippert L. Monari 788


sàw’ inganno J. F. A. Sawyer L. Monari 796
sub ritornare J. A. Soggin L. Monari 798
sht pi./hi. rovinare D. Vetter L. Monari 804
Sir cantare R. Ficker L. Monari 808
skh dimenticare W. Schottroff L. Monari 811
skn abitare A. R. Hulst L. Monari 817
slh inviare M. Delcor/E. Jenni L. Monari 821
slk hi. gettare F. Stolz L. Monari 827
slm avere a sufficienza G. Gerleman L. Monari 830
sèm nome A. S. van der Woude L. Monari 845
smd hi. distruggere D. Vetter L. Monari 869
samàjim cielo J. A. Soggin L. Monari 871
smm essere deserto F. Stolz L. Monari 875
* ascoltare L. Monari 879
sm H. Schult
<

smr custodire G. Sauer L. Monari 886


scémas sole Th. Hartmann L. Monari 891
spi giudicare G. Liedke L. Monari 902
sqr ingannare M. A. Klopfenstein L. Monari 911
srt pi. servire C. Westermann L. Monari 920
sth bere G. Gerleman G. L. Prato 923
fhòm massa d’acqua C. Westermann G. L. Prato 926
torà istruzione G. Liedke/C. Petersen G. L. Prato 931
tkn misurare M. Delcor G. L. Prato 941
tmm essere completo K. Koch G. L. Prato 943
t‘b pi. detestare E. Gerstenberger G. L. Prato 948
t'h vagare J. F. A. Sawyer G. L. Prato 952
fràfìm idolo/i K. Seybold G. L. Prato 954

[482] INDICE EBRAICO


IN D IC E IT A L IA N O

abbandonare............................................ 225 colpevole (essere c.)................................. 733


abitare..................................................... 817 comandare............................................... 477
accadere................................................... 613 compiacersi.............................................. 730
accorto (essere a.).......................... .......... 743 completo (essere c .)................................. 943
accostarsi................................................. 607 comunicare................................................ 29
acqua (massa d’a .)................................... 926 c o n .......................................................... 292
acquistare................................................ 585 condurre...................................... ............. 49
adirato (essere a.)..................................... 597 consacrato.................................................. 46
agire................................................... 323.415 consolare................................................... 55
aiutare................................................... 232 contendere............................................... 695
albero...................................................... 320 custodire............................... ................ 886
allontanarsi............................................. 136
alto (essere a.)............................ ............. 678 dare.......................................................... 108
alzare........................................ ............. 101 delitto...................................................... 440
anima........................................................ 66 deserto (essere d.)..................................... 875
appoggiare............................................... 146 detestare................................................... 948
ascoltare................................................... 879 detto................................................................. 1
assemblea................................................. 549 digiunare................................................. 482
attenzione (fare a.)................................... 616 dimenticare.............................................. 811
avanzo (essere d’a .) ................................. 762 disprezzare.. ( ( , • . . ( . . . • ( ( ( ( ( ■■■■■i >«■ 3
avversare................................................. 523 distruggere............................................... 869
avversario.......... ................................... 741 domandare............................................... 760
duro (essere d .)........................................ 620
bere.......................................................... 923
bocca...................................................... 366 empio (essere e.)....................................... 733
errare...................................................... 785
cantare.................................................... 808 esercito.................................................... 448
capo........................................................ 631 esultare................................................... 704
cattivo (essere c .)..................................... 716 eternità.......................... .. t r .... 206
cauto (essere c.)........................................ 509
cavalcare............................................. 701 fare..................................................... 323.415
chiamare................................................. 600 fatica........................................................ 298
chiedere.......................................... ........ 760 fedele (essere f. alla comunità).................. 456
cielo........................................................ 871 fine.......................................................... 593
città.......................................................... 242 forte (essere f.).......................................... 228

INDICE ITALIANO [483]


fuggire........................................................ 43 portare..................................................... 101
possesso (parte di p.)................................. 51
germogliare............................................. 507 pregare............................................... 346.384
gettare...................................................... 827 profeta ............................................................. 6
giudicare................................................. 902 proprietà.................................................. 130
giurare.................................................... 772 prossimo.................................................. 709
glorificare................................................. 348
gridare.........'.......................................... 511 raccogliere................................................. 525
guarire.................................................... 724 rallegrarsi.................................................. 747
redimere.................................................... 350
idolo/i...................................................... 954 rifugio (cercare r.)...................................... 200
immagine................................................. 500 riposare............................................... 40.779
„ingannare................................................. 911 rispondere................................................. 301
inganno................................................... 796 . ritornare.................................................... 798
innocente (essere i)..................................... 94 riuscire...................................................... 496
inviare.................................................... 821 roccia....................................................... 484
ira .................................................... 185 rompere.................................................... 438
istruzione................................................. 931 rovinare.................................................... 804

leggero (essere 1.).................................... 578 salire......................................................... 246


liberare.................................................... 350 salutare (essere s.)...................................... 456
libro...................................................... . 148 salvare................................................. 89.379
lontano (essere 1.)..................................... 692 santo........................ ............................... 530
saziarsi................................. .................... 738
meraviglioso (essere m .).......................... 372 segreto..................................................... 132
misericordia (avere m .)............................ 685 sempre...................................................... 187
misero (essere m.)..................................... 307 servire....................................................... 920
misurare................................................... 941 servo......................................................... 165
m olto...................................................... 644 Sion........................................................... 489
morti (regno deim.)................................... 756 sole........................................................... 891
sorgere...................................................... 572
nascondere............................................... 158 sorvegliare.................................................. 92
nome........................................................ 845 sperare...................................................... 558
nome divino............................................ 788 spirito....................................................... 654
nord ........................................................ 517 stare......................................................... 295
nube........................................................ 315 stolto........................................................... 24
straniero............ •••••,................................ 61
occhio...................................................... 235 sufficienza (avere a s.)............................... 830
odiare...................................................... 754
oltrepassare............................................. 181 tempo....................................................... 333
tempo antico___ : ..................................... 528
pascolare................................................. 713 tentare....................................................... 64
passare................................................. 181 terminare.............................................. 779
perdonare................................................. 138 testimone.................................................. 190
perversità............................................203.219 toccare....................................................... 34
polvere............ ......... «........................... 318 traviabile (essere t .) .................................. 445
popolo.................................................... 261 tremare..................................................... 370

[484] INDICE ITALIANO


vagare...................................................... 952 voce......................................................... 567
vedere...................................................... 622 volto........................................................ 390
vendicare................................................... 98 voto (far v .)................................................ 36
viaggiare................................................... 701
visitare..................................................... 420 zelo.......................................................... 582

INDICE ITALIANO [485]


A PPEN DICE STATISTICA

1. Per rendere più facilmente accessibile la statistica dei termini contenuti nel DTAT, aggiungia­
mo una tavola di tutti i termini ebraici con cento e più ricorrenze, ordinata secondo la loro fre­
quenza. I dati numerici si fondano, per quanto è possibile, sulle due concordanze di Mandelkem
e di Lisowsky (cfr. voi. I, p. XI-XIT); per i termini che mancano in Lisowsky il riferimento è al
solo Mandelkern, per le particelle che non sono elencate neppure in Mandelkem, come ’èl I (se­
gno dell’accus.), ’èt II («con, presso») ed i prefissi formati da una sola consonante w-, h-, b-, l-,
k-, m-, hu-, e sa:, si sono effettuati conteggi originali sul testo, ma per evitare una eccessiva preci­
sione i dati sono stati quasi sempre arrotondati.
Talvolta è difficile determinare esattamente un vocabolo, ad esempio quando si tratta di participi
più o meno sostantivati, per i quali è incerto se collocarli ancora sotto il verbo o se darli come
termini autonomi. La mancanza di spazio non ha reso possibile, del resto, motivare ogni singola
decisione. Per i nomi propri si sono incluse anche le varianti minori delle forme; i dati si riferi­
scono solo alle parti ebraiche dclFAT cd a tutti i soggetti che portano quel nome.
Per quanto riguarda la statistica lessicografica, la tavola conferma anche per l’ebraico una serie di
risultati già raggiund in altra sede. I 26 vocaboli più frequenti (con più di 2000 ricorrenze) costi­
tuiscono già la metà di tutto quanto il testo; se si tralasciano i prefissi e si prendono in considera­
zione solo le unità grafiche, i vocaboli con più di 1000 ricorrenze uguagliano tutti gli altri. I se­
guaci della legge di Zipf (cfr. Ch.Muiler, Einfùhning in die Sprachstatistik, 1972, 200ss.) possono
verificare come rimanga costante il prodotto della frequenza per il rango. Nessun vocabolo pos­
siede ricorrenze distribuite in modo approssimativo e casuale.
Per i vocaboli la cui statistica non è stata rilevata con precisione nel DTAT, viene data per lo
meno l’attestazione più alta in un libro vtrt. Più significative sarebbero naturalmente le frequenze
relative, in rapporto all’ampiezza dei libri; in questo senso il libro di Giobbe sta al primo posto
con i seguenti vocaboli, rilevanti dal lato stilistico: ’ak (l lx), ‘im (108x), '<j/(20x), ha- (94x), hèn
(32x), lò (320x), ma (62x), mi (62x).

Tavola dei termini ebraici più frequenti

l, w- e poco più di 50.000 (Gen ca. 4l20x), di cui solo


15000 impf. cons. (Gen'ca. 2100x)
2. h- articolo poco più di 30.000 (Ger ca. 2150x)
3. l- per ca. 20700, di cui ca. 4400 parole indipendenti (for­
mate con suffissi)
4, b- in ca. 15500, di cui 1400 parole indipendenti (formate
con suffissi)
5. ’èt segno dell’accus. ca. 10900 (Esca. 1020)
6. min- da ca 7.550, di cui ca. 1332 parole indipendenti
7. Jhwh nome di Dio 6828 (->1, 607 s.)
8. *al- su ca. 5700 (Ger ca. 510)
9. ’cel- a ca. 5500 (Ger ca. 525)
10. 'am r congiunz. ca. 5500 (Deut ca. 585x)
11. kòl totalità ca. 5400 (->1, 715)
12, ’mr q. dire 5282 t ^ I, 185)
13. lò non ca. 5200 (Ger ca. 515)
14. ben figlio 4929 (-1,275)

APPENDICE STATISTICA [487]


15. kì che ca. 4470 (Sai ca. 440)
16. hjh q. essere 3540 (-*1,414)
17. k- come ca. 3030, di cui ca. 150 forme indipendenti
18. ,<flòhìm Dio 2600 (-1, 134)
19. 'sh q. fare, agire 2527 (-H, 323 s.)
20. màlcek re 2526 (-1, 782)
21. Jièrà 'èl Israel 2506 (più 8x aram.; -»I, 676)
22. ’àrees terra/paese 2504 M , 199)
23. jòm giorno 2304 (-1,612)
24. Vs uomo 2183 (-1, 113)
25. pànìm volto 2127 (II, 390)
26. bàjit casa 2048 (I, 268)
27. bò‘ q. venire 1997 0, 231)
28. ntn q. dare 1919 (-*11, 108s.)
29. ‘am popolo 1868 (-11, 26ls.)
30. jàd mano 1618 (-1, 578)
31. dàbàr parola 1440 (->1,375)
32. hlk q. andare 1412 (-»!, 421)
33. hù’ egli 1390 (Gen 120x)
34. 'ad- fino a 1263 (Gios 98x)
35. ’àb padre 1211 (-1, ls.)
36. za questo 1171 (Ger 135x)
37. r'h q. vedere 1129 (-11, 622s.)
38. 7/71- con 1093 (-11, 292)
39. 1r città 1092 (-D, 242 s.)
40. dbr pi. parlare 1084 (—1, 375 s.)
41. Dàwìd Davide 1075 (ISam 291x, 2Sam 285x)
42. 'im se 1060 (Giob 108x)
43. hinnè ecco! 1057 (-1, 437)
44. sm*q. ascoltare 1051 (-H, 879)
45. jsb q. sedere 1034 (-11,817)
46. léhàd uno 970 (-1,90)
47. Iqh q. prendere 939 (-1, 755
48. jèt con/vicino ca. 900 (II, 292)
49. sana anno 876 (->1, 625)
50. ’am io 870 (-1, 189$.)
51. *àjin occhio 866 (- fi, 235)
52. sém nome 864 (-11, 845s.)
53. jd ‘ q. conoscere 822 (->I> 591)
54. J ehùdà Giuda 814 (Ger I83x)
55. 'àbced servo 800 (-11, 165s.)
56. 'àjin non esserci 789 (-1,111)
57. JY q-
J.vv -
uscire 785 (-1, 653)
58. issa donna 781 (—1, 216)
59. gam anche 767 (Gen 95x)
60. Mósce Mosè 766 (più lx aram.; Es 290x)
61. senàjim due 762 (Es H lx )
62. ’éim questi/queste 756 (Gen 96x)
63. nàfces anima 754 (II, 66)
64. kohèn sacerdote 750 (Lev 194x)
65. mà che cosa? 747 (incl. làmmà ecc.)
66. ha~ particella interrogativa 746 (Giob 94x)
67. ‘attà tu 743 (Sai 117x)
68. ’kl q. mangiare 739 (-1, 121)
69. ’al non 730 (Sai 117x)
70. dàrcek via 706 (-1, 395s.)
71. kSn così 695 (-»Ii 702)
72. sàm là 691 (Gen 83x)
73. sub q. ritornare 683 ( *II, 798)
74. Misràjim Egitto 681 (Es 175x)
75. Qr’ q. chiamare 661 (-11, 600)
76. J erusàlèm Gerusalemme 643 (-11, 489)

[488] APPENDICE STATISTICA


77. rnut q. morire 630 (-1, 769s.)
78. ’àh fratello 629 (-1, 85s.)
79, 'abrè dopo 617 (-1,96)
80. ‘Ih q. salire 612 (-11, 246s.)
81. zot questa 603 (Ger 94 x)
82. Ièb cuore 601 (-*1, 743; cfr. nr. 190)
83. né' q. alzare, portare 597 (-11, 101)
84. ròs capo 596 (- n , 63i)
85. me‘a cento 583 (Num 98x)
86. màjim acqua 582 (-11, 926s.)
87. sim q. porre 582 (Is 54x)
88. kò cosi 581 (Ger 166x)
89. bai figlia 579 (-1, 329s.)
90. sth q. inviare 564 (-11, 821s.)
91. gòj popolo 561 (-11, 26ls.)
92. tòb buono 559 (-1, 565)
93. har monte 558 (-11, 489)
94. 'àdàm uomo 554 (-1,36) ,
95. hèm(mà) essi 551 (Ez 69x; hemmà 282x)
96. bò’ hi. portare 549 (-1, 231)
97. gàdòl grande 525 (-1, 348s.)
98. ‘cesar dieci 511 (ICron 61x)
99. qòl voce 505 (-11, 567)
100. tàhat sotto 505 (Es 52x)
101. ’ceìaf mille 504 (Num 104x)
102. pa bocca 500 (-11, 366s.)
103. 'od ancóra 490 (Ez 58x)
104. sàbà‘ esercito 486 (—11, 448s.)
105. hV ella 485 (Lev 66x)
106. swh pi. comandare 485 (-11, 477)
107. nkh Ivi. colpire 480 (2Re 55x)
108. rab mollo 474 (-^11, 644)
109. qòdas santità 469 (-11, 530)
no. ■br q. passare, oltrepassare 465 (-11, 181)
111. qùm q. sorgere 460 (-11, 572s.)
112. ‘òlàm eternità 440 (-11, 206)
113. 'adònàj il Signore 439 (-1,27)
114. ’md q. stare 435 (-11, 295s.)
115. ‘atta ora 433 (-11, 333)
116. smr q. custodire 427 (-11, 886)
117. sàlòs tre 426 (ICron 40x)
118. mi chi? 422 (Giob 62x)
119. mispàt giudizio 422 (-11,902)
120. sar funzionario 421 (-(, 802)
121. sàmàjim cieìo 420 (-11, 871)
122. tàwak mezzo/centro 418 (Ez 116x)
123. hàrab spada 413 (Ez 91x)
124. ben tra 408 (Gen 76x)
125. S àul Saul 406 (ISam 291x)
126. nà’ deh/di grazia 405 (Gen 76x)
127. kàsaf argento 403 (Gen/Es 41 x ciasc.)
128. màqòm luogo 401 (-11, 572)
129. sàba‘ sette 401 (Gen 64x)
130. mizbèah altare 400 (-1, 590)
131. jàm mare 395 (-11, 926)
132. zàhàb oro 389 (Es 105x)
133. ’ès fuoco 378 (-1, 2 12-)
134. rìfh spirito 378 (-11, 654s.)
135. ne’ùm detto 376 (-11, 1)
136. sà'ar porta 374 (Ez 99x)
137. npl q. cadere 367 (Ez 46 x)
138. dàm sangue 360 (-1, 388)

APPENDICE STATISTICA [489]


139. sub hi. ricondurre, riportare 360 (- II, 798)
140. ’ànóki io 358 (-1, 189)
141. ra‘ cattivo 356 (-11,716)
142. Lem Levi(U) 350 (Num 75x)
143. Ja ‘aqòb Giacobbe 349 (Gen 180x)
144. ’aharòn Aronne 346 (Es 115x)
145. bnh q. costruire 346 (—1, 282)
146, hàmès cinque 346 (Num 73x)
147. ’óhal tenda 345 (-1, 269)
148. sàbib intorno 336 (—II, 800; compì. Es 31x)
149. ngd hi. comunicare 335 (- n , 29)
150. ‘àdòn signore 334 (-1, 27s.)
151. ‘ès albero 330 (- II, 320)
152. kf'n utensile 325 (Es 34x)
153. éàdce campo 320 (Gen 48x)
154. ‘ò 0 319 (Lev 136x)
155. milhàmà guerra 319 (- II, 451)
156. ’arba' quattro 318 (Ez 52x)
157. nàbi’ profeta 315 (- II, 6s.)
158. ‘cesrlm venti 315 (ICron 40x)
159. rà'à male 311 (- II, 716)
160. ‘nh I q. rispondere 309 (-II, 30ls.)
161. jrd q. discendere 307 (-H, 249)
162. ms’ q. trovare 306 (-1, 794)
163. me’òd molto 300 (-1,711)
164. mispàhà famiglia 300 (-II, 261)
165, Icehcem pane 299 ( - 1, 121)
166. mlk q. essere re 297 (-1, 783)
167. ‘èt tempo 296 (- n , 333)
168. hattà ’t peccato 293 (-1, 469)
169. Sclòmn Salomone 293 (IRe 158x)
170. berit impegno 287 (-1= 295)
171. ‘olà olocausto 287 (-11, 246)
172. Pelistl filisteo 287 (ISam 152x)
173. temere 284 (-1, 661)
174. hódces mese 283 (-1, 455)
175. ojèb nemico 282 (-1, 103)
176. ’attcem voi 282 (Ger 38x)
177. js' hi. condurre fuori 278 (-1, 653)
178. ’af ira 277 (-1, 193)
179. par'a faraone 274 (Es 115x)
180. són bestiame minuto 274 (- n , 713)
181. ‘bd q. servire 271 (- II, 165)
182. basar carne 270 (-1,326)
183. midbar deserto 270 (Num 48x)
184. lemà ‘an affinché 270 (-11, 301; Deut 48x)
185. ’cèbcen pietra 269 (-II, 484)
186. slh pi. inviare 267 (-II, 821)
187. rasa' malvagio 263 (-11, 733)
188. Babai Babele 262 (Ger 169x; più 25x aram.)
189. ‘Ih hi. salire 255 (- II, 246)
190. lèbàb cuore 252 (I, 743; cfr. nr. 82)
191. matta bastone 252 (- II, 261)
192. rctgcel piede 247 (Sai 3Ix)
193. ‘ammà braccio 246 (Ez 88x)
194. hàsoed bontà 245 (-1, 520)
195. hàjil forza 245 (-1, 483)
196. gebùl confine 240 (Gios 83x)
197. nà'ar ragazzo 239 (-II, 165)
198. ’èl ' Dìo 238 (-1, 124)
199. l ld generare 237 (-1, 633s.)
200. sàlòm pace 237 (- II, 830s.)

[490] .APPENDICE STATISTICA


201. haj vivente 236 (-1, 475)
202. ma ‘asx azione 235 (-II, 323s.)
203. pqd q. visitare 234 (-11, 420)
204. brk pi. benedire 233 (—1, 306)
205. lajtà notte 233 (-1,612)
206. 'hb q. amare 231 (-1, 53s.)
207. 'àwòn perversità 231 (-*11, 219)
208. zceru’ seme 229 (Gen 59x)
209. qcerceb interno 227 (-.II, 607)
210. dàmà suolo 225 (-.1, 49s.)
211. mò’èd tempo stabilito 223 (-1, 642)
212. bqs pi. cercare 222 (—I, 289)
213. nahalà (parte di) possesso 282 ( - n , s i)
214. ’èm madre 220 (-1, 151)
215. tòrà istruzione 220 (-II, 931)
216. J ehòw"‘ Giosuè 218 (Gios 168x)
217. malfnoè
V _ V
accampamento 216 (- II, 448)
218. ses sei 216 (Es/Num 28x ciasc.)
219. sth q. bere 216 (-11, 923)
220. bcegad vestito 215 (—1. 228; Lev 55x)
221. bòqcer mattino 214 (-*1, 612)
222. Jòsèf Giuseppe 214 (Gen !56x)
223. m al’àk messaggero 213 (-1, 776)
224. minhà offerta 211 (- II, 108; Num 62x)
225. saddìq giusto 206 (-11,456)
226. hjh q. vivere 205 ( - 1 , 475)
227. ktb q. scrivere 204 (- II, 148)
228. ‘zb q. abbandonare 203 (-II, 225)
229. ’aròn cassa 202 (ISam 40x)
230. kàbòd gloria/splendore 200 ( - 1, 686)
231. skb q. giacere 198 (Gen 21x)
232. hàsèr cortile 195 (Ez 52x)
233. jk ì q- potere 193 (Gen 22x)
234. sàmcen olio 193 (Lev 42x)
235. kaf palma della mano 192 (-1, 578)
236. nsl hi. salvare 191 (-11, 89)
237. behèmà animale 190 (Lev 31 x)
238. sébcet tribù/bastone 190 ( - n , 261 )
239. ’òzcen orecchio 187 (-1, 83s.; Ger 28x)
240. M ò'àb Moab 187 (Ger 38x)
241. ré*' prossimo 187 (-11, 709)
242. sèfcer libro 185 (-II, 148)
243. js ‘ hi. aiutare 184 (-1, 679)
244. bàqàr bovini (collettivo) 183 (->0, 791)
245. rìsòn primo 182 (-11, 631)
246. h i q. mancare 181 (-1, 469)
247. miswà comandamento 181 (-II, 477)
248. ’cefràjim. Efraim 180 (Os 37x)
249. zàqèn vecchio 178 (Deut 21 x)
250. qrb hi. accostarsi 177 ( - I I , 607)
251. jld hi. generare 176 (-*1, 633)
252. sàja labbro 176 (Prov 46x)
253. jsp hi, aggiungere 173 (2Sam 14x)
254. sflòsìm trenta 172 (Num 37x)
255 zkr q. ricordare 171 ( - 1 , 440)
256. hwh hist. prostrarsi 170 (-1, 459)
257. r'h q. pascolare 168 ( - n , 713)
258. Ihm ni. combattere 167 (- II, 448)
259. melà ’kà lavoro 167 (-1, 776)
260. 'ahèr altro 166 (-1, 96s.)
261. Binjàmìn Beniamino 166 (Giud 45x)
262. dòr generazione 166 (-1, 384)

APPENDICE STATISTICA [491}


263. hilS fuori 164 (Lev 20x)
264. pcetah apertura 164 (Ez 30x)
265. Ifmissìm cinquanta 163 (Num 33x)
266. ’àjU ariete 162 (Num 66x)
267. hrg q. uccidere 162 (-1, 769)
268, ztébah sacrificio 162 (-*1, 584)
269. rbh hi. aumentare 162 (-11, 644)
270. r i q. chiedere 162 (-11, 760)
271. ’ak solamente 161 (Sai 24x)
272. gibbòr eroe 159 (-L 345)
273. jrs q. ereditare 159 (-1, 673)
274. sur q. allontanarsi 159 (-11, 136)
275. bad essere solo 158 (-1,90; Num 18x)
276. fdàqà giustizia 157 (-11, 456)
277. sèni secondo 156 (Es 26x)
278. drs q. cercare 155 (-1, 399)
279. nùs q. fuggire 155 (-11, 43)
280. $ijjòn Sion 154 (-11, 489)
281. sb' ni. giurare 154 (-11, 772)
282. sàjbn nord 152 (-11, 517)
283. rób quantità 152 (-11, 644)
284, ‘assùr assi ria 151 (2Re 49x)
285. nàgad di fronte 151 (-11, 29)
286. màwcet morte 150 (-L 769)
287. vràm Aram 149 (2Re 43x)
288. hokma sapienza 149 (-1, 483)
289. 'èdà comunità 149 (-1, 642)
290. hajjim vita 148 ( >L 475)
291. Jirm ejà(hù) Geremia 147 (Ger n i x )
292. bhr q. scegliere 146 (-1, 241)
29J. Jó ’àb Ioab 146 (2Sam lOlx)
294. AF nassa Manasse 146 (Gios 43x)
295. qum hi. erigere 146 (-11, 572)
296. ‘abódà servizio 145 (-11, 165)
297. hnh q. abitare 143 (Num 74x)
298. jàjìn vino 141 (Ger 15x)
299. klh pi. terminare 141 (—1, 717; Gen/Ez 14x ciasc.)
300, md4al sopra 141 (-11, 246)
301. ms' ni. essere trovato 141 (-1, 794)
302. nàhal ruscello 141 (Deut 20x)
303. sàmmà là (moto a) 141 (Deut 35x)
304. jfs esserci 140 (—I, U D
305. Sem ù’èl Samuele 140 (ISam I29x)
306. jàmTn mano destra 139 (Sai 42x)
307. miskàn abitazione 139 (-11, 817)
308. nchòscet rame 139 (Es 39x)
309. ’àz allora 138 (-1,619)
310. hàkàm saggio 138 (-1, 483)
311. mùt hi. uccidere 138 (-1, 769s.)
312. sa- congiunz. 138 (Eccli 68x)
313. sùs cavallo 137 2Re 20x)
314. n(h q. piegare 136 (-11, 871)
315. ns' q. viaggiare 136 (Num 89x)
316. ’arbà'ìm quaranta 135 (Num 20x)
317. kissS ’ trono 135
7

OC

318. •af anche 134 (Is 30x)


319. ksh pi. nascondere/coprire 134 (Ez 20x)
320. krt q. tagliare 134 (-1, 739)
321. mispàr numero 134 (-11, 148)
322. sùr hi. allontanare 134 ( —TI, 136)
323, 'dentò sera 134 (-1, 612)
324. sàm&s sole 134 (- n , 89ls.)

[492] APPENDICE STATISTICA


325. Gii ad Gilead 133 (Giud 3lx)
326. hòmà muro 133 (Neem 32x)
327. pan affinché non 133 (Deut 28x)
328. par toro 133 (Num 52x)
329. (F)hizqijja(hu) Ezechia 131 (2Re 44x)
330. rdp q. inseguire 131 (Sai 20x)
331. nàsV principe 130 (-11, 101)
332. hòq disposizione 129 (-1, 543)
333. sn1q. odiare 129 (-11, 754)
334. **mcet verità 127 (-1, 155s.)
335. bìn q./hi. capire 126 (-1,266)
336. Smh q. rallegrarsi 126 (-11, 747)
337. spt q. giudicare 126 (-11, 902)
338. (v)nahnù noi 125 (Gen 18x)
339. hema eccitazione 125 (-1, 503)
340. 'òr luce 124 74>
341. J(eh)ònàtàn Gionata 124 (ISam 73x)
342. kò h forza 124 (—1, 711)
343. ‘àsam osso 123 (-1, 326)
344. qàhàl assemblea 123 (-n , 549)
345. bekòr primogenito 122 (-11, 631)
346. ffsl metà 122 (Gios 29x)
347. liqrat incontro a 121 (-11,613)
348. jàsàr retto, probo 119 (-1, 683)
349. perì frutto 119 (Deut 21 x)
350. sàdceq giustizia 119 (- 0 , 456)
351. ràkceb cocchio 119 (- lì, 701)
352. hzq hi. essere saldo 118 (-1, 466)
353. pà'am volta 118 (-11, 333; Giud 13x)
354. ’bd q. andare in rovina 117 (-1, 15)
355. làsòn lingua 117 (-ti, 366)
356. mamlàkà potere regale 117 (-1, 782)
357. nàhàr fiume 117 (Is21x)
358. tò'èbà abominio 117 (-11, 948)
359. pnh q. voltarsi 116 (-11, 390)
360. qàdòs santo 116 ( - n , 530)
361, sht hi. rovinare 115 (-11, 804)
362. ’àhòt sorella 114 (-1, 85)
363. migràs terreno libero 114 (-11,713)
364. bth q. confidare 113 (-1, 261)
365. hìì pi. lodare 113 (-!> 427)
366. sàqcer inganno 113 (—11, 911)
367. bkh q. piangere 112 (-1, 273)
368. biltl senza 112 (Ger 25x)
369. zbh q. sacrificare 112 (-1, 589; Es 18x)
370. Jishàq Isacco 112 (Gen 80x)
371. slk hi. gettare 112 (-11, 827)
372. ’absàlòm Assalonne 111 (2Sam 102x)
373. mi" pi. riempire 111 (—1, 773)
374. ’ammùd colonna 111 (-11, 295)
375. sabbàt sabato IH (-11, 779s.)
376. skn q. abitare 111 (-11, 817)
377, kùn hi. provvedere 110 (-1, 701)
378. nàgceb Sud 110 (Gios 26x)
379. ‘àjar polvere 110 (-11,318)
380. kànàf ala 109 (—1, 719)
381. raq solo 109 (Deut 20x)
382. scmorite otto 109 (Neem 15x)
383. Sòmeròn Samaria 109 (2Re 49x)
384. kàbces agnello 107 (Num 68x)
385. rtg’ q. toccare 107 (- 0 , 34)
186. qrb q. accostarsi 107 (-11, 607)

APPENDICE STATISTICA
387. selisi ter/.o 107 (ICron 15x)
388. ’ammòn Ammon 106 (Giud 27x)
389. huqqà statuto 104 {^1, 543}
390. Jàrob ‘àm Geroboamo 104 (IRe 55x)
391. tàmìd perpetuo 104 (Sai 23x)
392. ’sp q. raccogliere 104 (-»U, 525)
393. bàmà altura 103 (2Re 27x)
394. mar‘à> aspetto 103 (^11, 622s.)
395. r’h ni. apparire 102 (->11, 622s.)
396. srp q. bruciare 102 (-*1, 212; Ger 22x)
397. be‘ad/bà‘ad in favore di 101 (Lev/Ger 12x ciasc.)
398. n f'at poco 101 (Gen 11x)
399. róhab larghezza 101 (Ez 55x)
400. rà'àb carestia 101 (Ger 33x)
401. spk q. versare 101 (Ez 32x)
402. ‘“dóni Edom 100 (Gen 13x)
403. hèn esse 100 (-L 437)
404. jdh hi. esaltare 100 (-1, 584)

2. La tavola precedente contiene 105 coniugazioni verbali di 93 verbi. Se però la statistica viene
effettuata su tutte quante le coniugazioni di un verbo, allora altri 27 verbi, e quindi in totale 120,
raggiungono il livello di 100 ricorrenze.

Tavola alfabetica dei verbi più frequenti

'bd 184 (nr. 354) tm' 160 (->1, 576)


’hb 248 (nr. 206) ìdh 111 (nr.‘ 404)
‘kl 809 (nr. 68) ]d‘ 947 (nr. 53)
'mr 5305 (nr. 12) jtb 117 (-1, 631)
’sp 200 (nr. 392) jk l 193 (nr. 233)
bò’ 2570 (nr. 27/96) jld 492 (nr. 199/251)
bàs 129 (-1, 236s.) jsp 213 (nr. 253)
bhr 153 (nr. 292) is’ 1068 (nr. 57/177)
bth 118 (nr. 364) jr ' 334 (nr. 173)
bìn 171 (nr. 335) jrd 380 (nr. 161)
hkh 114 (nr. 367) jrs 231 (nr. 273)
bnh 376 (nr. 145) jsb 1083 (nr. 45)
bqs 225 (nr. 212) js ‘ 205 (nr. 243)
brk 327 (nr. 204) jtr 106 (->11, 762)
gài 118 (->1, 348s.) kbd 114 (-1, 686)
glh 187 (-*1, 363s.) kiin 217 (nr. 377)
dbr 1135 (nr. 40) klh 207 (nr. 299)
drs 164 (nr. 278) ksh 155 (nr. 319)
hjh 3561 (nr. 16) kpr 101 (-1, 727)
hlk 1547 (nr. 32) krt 288 (nr. 320)
hll 146 (nr. 365) ktb 223 (nr. 227)
hrg 167 (nr. 267) Ihm 170 (nr. 258)
zbh 134 (nr. 369) Ikd 121 (-1, 755s.)
zkr 222 (nr. 255) Iqh 966 (nr. 47)
hwh 170 (nr. 256) mùt 845 (nr. 77/311)
hzq 290 (nr. 352) mi 246 (nr. 373)
hi 237 (nr. 246) mlk 347 (nr. 166)
hjh 284 (nr. 226) ms' 454 (nr. 162/301)
hll 134 (-1, 494) nb' 115 (->1L 6)
hnh 143 (nr. 297) ngd 370 (nr. 149)
hsb 112 (-*1. 556) ng‘ 150 (nr. 385)
|4941 APPENDICE STATISTICA
ngs 125 (-11, 607) qtr 115 (hi. 70x)
nùh 144 (—, 40s.) qr' 730 (nr. 75)
nùs 159 (nr. 279) qrb 293 (nr. 250/386)
nhm 108 (-U, 55s.) r’h 1303 (nr. 37/395)
nth 214 (nr. 314) rbh 225 (nr. 269)
nkh 499 (nr. 107) rdp 143 (nr. 330)
ns' 146 (nr. 315) rum 189 (-11, 678)
npl 434 (nr. 137) r'h 168 (nr. 257)
nsl 21-3 (nr. 236) sìm 586 (nr. 87)
ns‘ 654 (nr. 83) smh 154 (nr. 336)
ntn 2010 (nr. 28) sn’ 146 (nr. 333)
sbb 161 (-11, 798) srp 117 (nr. 396)
sur 299 (nr. 274/322) si 171 (nr. 270)
spr 107 (-11, 148) s’r 133 (-n, 762)
‘bd 289 (nr. 181) sb‘ 185 (nr. 281)
'br 548 (nr. 110) sbr 146 (ni. 56x, □. 52x)
‘zb 2)4 (nr. 228) sub 1060 (nr. 73/139)
‘Ih 888 (nr. 80/189) sht 162 (nr. 361)
'md 522 (nr. 114) skb 212 (nr. 231)
‘nh I 316 (nr. 160) skh 102 (-11, 811)
*ih 2627 (nr. 19) • skn 129 (nr. 376)
pnh 134 (nr. 359) slh 847 (nr. 90/186)
pqd 303 (nr. 203) slk 125 (nr. 371)
pth 135 (q- 97x) slm 116 (-11, 830s.)
swh 494 (nr. 106) sm‘ 1159 (nr. 44)
qbs 127 (-11, 525) smr 468 (nr. 116)
qbr 133 (q. 87x) spt 144 (nr. 337)
qds 172 (-D , 530s.) spk 115 (nr. 401)
qùm 628 (nr. 111/295) sth 217 (nr. 219)

3. La tavola che nel voi. I, p. XII contiene l’inventario complessivo di tutti i libri vtrt., e che è
necessaria per il conteggio delle frequenze relative (percentuale per mille e relativa a tutte le parti
dell’AT, comprese quelle aramaiche), può essere sostituita ora da una lista che ci è stata fornita
cortesemente da Padre H.Th.Willers (O.P.), del Portorico, e che citiamo, con il suo permesso,
dalla sua pubblicazione « General Statistics of thè Hebrew Bible ».

BH3 vocaboli % dell’AT ebr. BH3 vocaboli % dell'’AT ebr.


Gen 20611 6,86 (6,84) Nah 558 0,19 (0,18)
Es 16712 5,56 (5,64) Ab 671 0,22 (0,21)
Lev 11950 3,98 (4,05) Sof 767 0,26 (0,25)
Num 16413 5,46 (5,51) Agg 600 0,20 (0,21)
Deut 14294 4,75 (4,78) Zac 3128 1,04 (1,06)
Gios 10051 3,34 (3,48) Mal 876 0,29 (0,28)
Giud 9884 3,29 (3,36) Sai 19531 6,50 (6,01)
ISam 13264 4,41 (4.51) Giob 8343 2,78 (2,63)
2Sam 11036 3,67 (3,72) Prov 6915 2,30 (2,10)
IRe 13140 4,37 (4,45) Rut 1294 0,43 (0,43)
2 Re 12280 4,08 (4,12) Cant 1250 0,42 (0,40)
Is 16930 5,63 (5,45) Eccli 2987 0,99 (1,00)
Ger 21819 7,26 (7,07) Lam 1542 0,51 (0,46)
Ez 18731 6,23 (6,23) Est 3045 1,01 (1,09)
°s 2383 0,79 (0,75) Dan (II) 2324 0,77 (0,83)
Gioe 957 0,32 (0,31) Esd (H) 2541 0,85 (0,89)
Am 2042 0,68 (0,66) Neem 5313 1,77 (1,87)
Abd 291 0,10 (0,08) ICron 10744 3,57 (3,71)
Giona 688 0,23 (0,23) 2Cron 13312 4,43 (4,69)
Mi 1396 0,46 (0,45)

APPENDICE STATISTICA [495]


AT hebr. 300613 100,00 Dan aram. 3599
Gen - Deut 79980 26,61 (26,82) Esd aram. 1212
Gios-2Re 69655 23,17 (23,64) Ger 10,11 15
ls - Mal 71837 23,90 (23,43) Gen 31,47 2
Sai - 2Cron 79141 26,33 (26,12)
Is 1-39 9900 3,29 (3,21) AT aram. 4828
ls 40-55 4333 1,44 (1,36) AT ebr. 300613
Is 56-66 2697 0,90 (,088)
Os - Mal 14357 4,78 (4,67)
Rut-Est 10118 3,37 (3,39) AT totale 305441

Il totale di 305441 vocaboli dell’AT, dato da Willers, si riferisce alle unità grafiche della BH1 (vo­
caboli separati da uno spazio o dal maqqel). Se si contano a parte le particelle prefisse (p.e.
yflammdzlcek come quattro unità), si hanno allora più di 421000 unità nell’AT ebr. (300613 più
i nr. 1-4,6,17,66,312 della tavola delle frequenze, e prescindendo dalle forme indipendenti
dei nr. 3,4,6,17). Tenendo conto delle particelle, la percentuale varia in ciascun libro, spostandosi
verso l’alto nei libri in prosa e in basso in quelli poetici, soprattutto perché nella prosa l’articolo
viene usato più spesso, lx percentuali corrispettive sono date tra parentesi.

4. Per completare le prime due tavole vengono dati qui altri dati statistici sull’ordine di frequen­
za dei vocaboli ebr. e sulla distribuzione delle varie categorie grammaticali nel lessico ebraico.
Come già la dptarminazione dei vocaboli, così anche la collocazione dei lemmi, una volta indivi­
duati, nella rispettiva categoria grammaticale e persino l’individuazione dei nomi propri costitui­
scono spesso un problema complesso (p.e. me'òd è sostantivo o avverbio, par'ò è un titolo o un
nome?). A seconda delle norme che si seguono, e pur prescindendo dai possibili errori di calcolo,
si hanno delle statistiche abbastanza divergenti, alle quali non si può chiedere una precisione as­
soluta. Anche a scapito di una esattezza completa nei particolari, è meglio dare i risultati solo in
cifre tonde e, quando si vogliono trarre deduzioni dalle statistiche, occorre tener presenti i fattori
di insicurezza.
I nomi propri composti di due parole (p.e. Bét-'èl) vengono calcolati qui come due unità (circa
800x); sono omessi i nomi propri delle parti aram. dell’AT (un po’ più di 300). Le varie coniuga­
zioni dei verbi sono riunite insieme.

Tavola degli ordini di frequenza

frequenza vocaboli ricorrenze nomi propri ricorrenze totale ricorrenze

l 1630 1630 900 900 2530 2530


(28,4%) (0,4%) (35,9%) (2,6%) (30,7%) (0,6%)
2-9 2190 8960 1120 4320 3310 13280
(38,1%) (2,3%) 44,7%) (12,5%) (40,1%) (3,2%)
10-99 1530 48050 450 10750 1980 58800
(26,6%) (12,4%) (18,0%) (31,1%) (24,0%) (14,0%)
>100 396 328170 35 18630 431 346800
(6,9%) (84,8%) (1,4%) (53,8%) (5,2%) (82,3%)

ca. 5750 ca. 386800 ca. 2500 ca. 34600 ca. 8250 ca. 421400

[496] APPENDICE STATISTICA


Distribuzione degli apaxlegomena

I vocaboli che compaiono una volta sola nell’AT si distribuiscono nei vari libri vtrt. in modi di­
versi. La frequenza relativa (numero degli apaxlegomena di un libro rapportato all’ampiezza del
libro stesso) presenta una divergenza rispetto alla media lino a sci volte sia verso l’alto (Cant) sia
verso il basso (ICron); uno dei fattori determinanti è qui naturalmente la differenza tra poesia e
prosa.

numero frequenza relativa numero frequenza relativa


Gen 68 0,61 Nah 14 4,78
Es 37 0,40 Ab 16 4,46
Lev 53 0,81 Sof 9 2,20
Num 32 0,36 Agg 1 0,29
Deut 57 0,73 Zac 15 0,87
Gios 12 0,21 Mal 3 0,64
Giud 33 0,60 Sai 164 1,68
ISam 36 0,49 Giob 170 3,97
2Sam 25 0,41 Prov 78 2,28
IRe 32 0,44 Rut 5 0,72
2Re 30 0,45 Cant 43 6,60
ls 265 2,99 Eccli 25 1,54
Ger 88 0,77 Lam 33 4,41
Ez 126 1,24 Est 15 0,84
Os 20 1,64 Dan 12 0,89
Gioe 12 2,39 Esd 13 0,90
Am 16 1,49 Neem 16 0,52
Abd 4 3,13 ICron 10 0,16
Giona 4 1,09 2Cron 26 0,34
Mi 4 1,36 AT 1628 1,00

In base alla categoria grammaticale gli apaxlegomena si dividono come segue (le percentuali si ri­
feriscono al numero totale dei vocaboli che appartengono alla relativa categoria grammaticale):

sost. agg- pron. num. nomi verbi altri voc. totale n. pr.
1136 100 3 1 1240 377 11 1628 902
(31%) (28%) ( %)31 (24%) (28%) (36%)

Tavola delle categorie grammaticali

Il lessico dell’AT ebraico è costituito da:


ca. 3640 sost. (44,1%) con ca. 105300 ricorrenze (25,0%)
ca. 360 agg- ( 4,4%) con ca. 7000 ricorrenze ( 1,7%)
ca. 20 pron. ( 0,24%) con ca. 8600 ricorrenze ( 2,0%)
ca. 30 num. ( 0,36%) con ca. 6800 ricorrenze ( 1,6%)

ca. 4050 nomi (49,1%) con ca. 127700 ricorrenze (30,3%)


ca. 1570 verbi (19,0%) con ca. 71500 ricorrenze (17,0%)
ca. 130 altri vocaboli ( 1,6%) con ca. 187600 ricorrenze (44,5%)

ca. 5750 vocaboli (69,7%) con ca. 386800 ricorrenze (91,8%)


ca. 2500 nomi propri (30,3%) con ca. 34600 ricorrenze ( 8,2%)

ca. 8250 lemmi (100%) con ca. 421400 ricorrenze (100%)

APPENDICE STATISTICA [497]


Tavola delle coniugazioni verbali

L’elenco delle coniugazioni verbali ebr. (includendo anche l’inf. c il part.) si presenta così (con
qualche approssimazione):
qal 49180 ricorrenze in 1115 verbi, di cui 304 apaxlegomena (27%)
(68,8%) (71,2%)
ni. 4140 435 145 (33%)
(5,8%) (27,8%)
P* 6450 415 134 (32%)
(9,0%) (26,5%)
pu. 460 190 111 (58%)
(0,64%) (12,1%)
hitp. 830 175 78 (45%)
(1,16%) (lì ,2%)
hi. 9370 505 163 (32%)
(13,1%) (32,2%)
ho, 400 100 45 (45%)
(0,56%) (6,4%)
altri 170 680 130 108 (64%)
(0,95%) (8,3%)

totale 71510 ricorrenze in 1565 verbi, di cui 377 apaxlegomena (24%)


3105 coniuga/ioni, di cui 1088apaxlegomena (35%)

[498] APPENDICE STATISTICA


INDICE DEI TERMINI EBRAICI

I numeri tondi rimandano alle colonne del primo volume, i numeri in corsivo a quelle del secon­
do.
Con * vengono indicate le voci corrispondenti o il rimando di maggior rilievo.
All’interno di una voce è indicata solo la prima attestazione, pertanto ulteriori informazioni si
possono trovare spesso anche nel seguito della stessa voce.

’àb *1.271.340.634. . ‘èbar/1cebrà 22.721 ’awwà 65.72


1S8.276.933 ’abfàm 678 ‘ój/’òjà 412
’èb 507 ’absàlòm 842 “*wìl *67,722.25
'bd *15.237.81.296. ’aguddà 872 67
953 ’àgèm 26.75 ’ùlaj *69.19
‘òbèd 15.173.210 ,am f 452 ‘iwwcèlcet 67.489
,abèdà 15 ’agròf 580 ’ò mcer 185
’abaddòn 15.758 ’iggàrcet 152 ’òmàr 185
’abdàn/'obdàn 15 'èd 107 ‘àween *10.\41.204.299.
’bh *18 'àdòn 3 *27.116./67 416
’aboj 19.413 ‘“dònàj 28.608 'òn 71.711.659
’°battìhìm 262 'addir *34.349.407 ‘òn n.pr. 71
’àbl 1.19 ‘dm 37.49.388 ’ònàm/’ònàn 71
’abrèì e ’àdàrn *36320 .82 ’ùs 66
’ab ì’àsàf 525 'àdàm n.pr. 50 ’òsàr 544.873
’abigàjil 360 'àdàm 50 ’òr q./hi. 74.213
’abldàn 8.386 ’adàmà 37.*49.388.568. 'òr *74.350.614.652.
’abijjà 8 674, m 697.
'ablhùd 410 >adàmà 50 ur 74.213
'cebjòn 20.310 ’admà n.pr. 50 ‘ùr n.pr. 74
’abìtùb 566 ’adòmjjà 32 'óra 74
‘“bìmcelcek 8.783 'adòm-sàdceq 32.458 ‘uri ’è l 78
,abìnèr 78 ’adònìqàm 32,572 ’urijjà 78
‘àbìr 22 ’adònlràm 32.678 ’ùrim 14.944
’abblr *22 'dr 34 ‘ót *19.444.596.66.
rabìwm 678 'àdcer 34.408 373
,ablsùr 127 ’adrammé/cek 34 ’à z/'azaj 619
'“blSGj 8 J2 7 'addércet 34.70 ’azkàrà 441
bìsàlòm 842 ’hb *53.375.535.76. 'zi 422
’cebjàtàr 764 754 ’zn hi. 84.6/7.555
‘bl *24.274.876 ’Óhèb 51.710 ’zn pi. 239
’àbél 25 ’°hàbì m 53 ’òzcen *83.256.555
’ébcel 25 '°hàblm 53 ’°zanjà 83
’cebcen 512.543.747. 'ahubcì 37.53 ’zr 749
102*485.552.637. ‘ahàh 64.411 ’cezròa‘ 453
795.837 ’èhùd 410 'cezràh 357.597
mbànà 157 *hì 110.414 ‘ah *85.91.411
’obnàjim 485 'hi 76 ‘ah ab 8.90
'abnèr 78 ’ohceì 269.643.160.196. ■hd 90
'hq 452 244.818 ’iehàd *90.118.567
’àbàq 318 ’ò 69.350 ’hh 86
,abàqà 318 ’òb 286.402.593.955 ’èhùd 91
1br 22.721 ‘wh *65.502.7/ 'ahawà 85.300

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [4991


hitmaj 90 105.213.230.491. ’amasjà(lni) m
‘àhòr 96s.J 99 788.850 ‘mr *185.277.376.2.
’àhòt 86.218 Ih 1 131.550 144.303.368
’hz *93.756 ih n 513 ’mr II 185
’àhàz 96 ‘àia *131.299.742 ‘ornar 185.779
'àhùz 94 'èia 134.321 ’émar 185.379
’ahuzzà 94.359.Gl 5.114. '"lóhìm *134.480.9.497. 'immèr 185
218 504.580 ’imra 185. WS
Jielòah - -
’ahzaj/’ahazjà 95s. 134.141 mori 203
,ahuzzàm 96 ‘èlòti 134.321 'imri 185
’ahuzzat 96 'allón 213.321 ’amarjàflifi) 185
*hijjà 90 ‘attitf 710 "*mat * 175.522.602./y j
,ahihùd 410 ‘tflhànàn 509 ‘atniiLaj 157
’ahitùb 566 “eH'òb 8 ’àn 108.804
’ahìmàlak 90.783 'csljàdà ' 599 ’ànnà 64
‘ahjàn 85 ’alfhò 'èttaj 235 nh 25.513
“’hìsàmàk 146 ‘*111 *146 'nh n , 615
‘ahìqàm 90.572 Ttmalak 783 anà/'àna 109.804
'ahlràm 678 ‘àzar 849 ’àniìs 493.618
‘aìiisàhar 894 ,<rnflèhù 373 ‘anòs 37
'ahisàr 684 wrifilai 379 ’nws 116
'hr 96s. wlisùr ' 485 ’nh 25.509.41.512
'ahèr 97.147.288.620. '^Ijaqhn 572 *nàhà 513
16.576 risébà ‘ 739 ‘anJ *189.611.672.858
’ahar 97.424.449 ’aljàsib 799 ’òni 11.513
‘aharòn 97.620 '"lisa1 680 ’anijjà 513
’aharè 96.288 ‘"lisàfat 902 ’ànòki 189
■aharU 97.624.562.595 'liti 378 ’nrt 513
,0hòrannìl 97 ’illém 555 ’np 193
‘“hasfràn 786 ’almàn/’almón 148 ’anàjà 193
’tm 84 ’almànà *148 'nq 513
'è-za 109 'almònùi 148 10nàqà 513
‘è-mizzcè 109 ’celnàtàn 108 ’àsòn 615
7 411 ’aYàlè 247 m r 526
jb 103 'al'àsà 324 ‘sp 4.364.582.756.
’òjèb 55.* 103..524 ’lp 485.752 11 81.267*525
’èbà 103 ’alpà al 415 ’àsàf . 525
‘èd *106 ’alqònà 586 ’àsòf/’òsaf 525
‘ajjè *108 'allò/ad 634 ’asèjà 525
’ijjòb 8.103 'im 597.57.777 ,asuppò 526
‘èk/'èkà/’ékó 109 ‘em *151.634.955 msafsùf 526
’èkàkà 109 ‘ama 634./70 ‘issar 37
l-kabod 108.687 ’ammà 117.453 191
’àjil 321 ’ummà 286 ‘af/'appàjim *193.343.69.92.
"Tjà l/“rjàlùl 230 ‘amò n 157 187.665.908
'mal 393 ,<rmùnà *171.522.795 ’appàdan 269
ajjàlà 56.393 ‘àmós n.pr. 183 ’ph 116
’èmà 147.436J72 ’àm ì/’atmnòn 157 ’èfo 108
’àjin Cèri) 108 *1 11.394.750 ’amtnis 651 -ejod 955
’èjò 109 ’àmlr 185 ’appàjim n. pr. 193
Ts 38.88.111 *113. ‘mi 25.236 ’àjiq 230
216.278.286.346. ’mn *155 ’òfal/’àjèl 76
393.52 'mn ni. *160 76
’ìs-bósat 113.237.555 ’mn hi. 164.264.762 'ofan 339
Tahod 113 ‘ommàn 157 ‘ps 718
Tsòn 113.236 'àmen *169.209 ’àfas 111.202.394.595.
Ts-tòb 114 'àmen 156 658
'iti ’él 292 ’ònuèneet 156 ’PM 555
'èlàn 157.108 ‘òmtEn/’èmùn 157 ‘èfar 318.642
’ak 767 mànà 157.299.742 'afer 238
'akzàb 157.706 ’°mànà n.pr. 157 ’ajràjim 203
’akzìb 706 ’ùmnò/ ‘asba‘ 823
’akzàr (ijjùl) 689 ’omnàm 157 'si 756
’akzàrì 528.689 'umnàm 157 ’ceqdàh 214
«kìlà 121 ’amnòn 157 ’rb 57
kl *\2\.81.310.739. 'ómenót 157 ’arba 645
923 ‘ms *183.467.668.747 «mbbà 330.872
’o ka l/’oklà 121 'àmós 183 ’arba' 656
'al 109.663 ’òmas/'amsà 183 'rii 527
èl *124.480 /0/. ’amsà 183 ‘arùkà 508 726

[500] INDICE DEI TERMINI EBRAICI


■"rów 196.231 bùz 579.634.950 Bèl 284
'cernì 321 bùzà 579 hlh 542
'rh 398 bùk 953 bàia 455
’òrah 397 bus 806 ballàhà 786
’órehà 398 bòqèr 714 beìl lll.594.tf55
’arùhà 121 bùr 239 belijjà'al 238.279.646.193.
'ar i / ‘arjè *197.393 bór 487.759 735
’rk 622.69.665 bòi *236.493 bl' 806
’àrak busa 236 biltl 111
( ’appàjim) 194.344.531 bzh 132.381.558.760. bàmà 288
’orak 194.343.622 579.865.950 bèn 38.128.139.*275.
‘armòn 148.269 bzz 103 282.634.677.//.
àras 52.*199.460.568. bizzàjón 579 276.487
674.72 ì.269.318. bàhòn 238 bnh *282.288.392,
759 bàhùr 242 455.574
’arjà 200 bahùrìm 242 Ban-Hndad 219.850
’rr *207.309.372. b'hùròt 242 Binnùj 283
4 \3.580.744 bàhlr 242 binjà 269.283
'ri ^ *210 hhì 77 BL'nàjà(liù) 283
’aràsat 66.210 bhn *238.64.942 bènàjim 117.266
’es *212.393.183.487 bàhan 239 Binjàmln 203.279
’asbà'al 113 bóhan 139.487 binjàn 269.283
'issò 88.113 *216.286. bhr 54.238 *241.600. Besòdejà 133
634.114 759 bà'ad/be‘ad 313.129.12.347.
'issa 212.129 behùrlm 242 386
*sùn 337 Bahùrìm 242 b‘h 761
’askàr 116 bt’/bth 786 be'ùlà 285
‘àsa! 321 bàtùah 262 be'ìr 723
‘sm 220.288.787 bth 166 *261.146 b! 211.285.415
'asàm *220.729.80 bàtah/bithà 262 bà'al 29.116.127 *284.
’àsém/'asmà 220 bitlàhòn 262.562 295.380.71
’asmùrà 614.5S7 battùhòt 262 Bà'al 285.855
'asme rat 887 buttati ì 53.211.74 ba '“là 285
’sr *225 hi 30 Bà'al SFJòn 518
10sar 597.6 X6.83.575 bin 244*266.485. b‘r 1 213
‘osar 226 123.156.883 b‘r 11 450.722
'aìre 225.309.413 bèn(bjn) 266.296.578.614. 67 III 123.744
‘ss 113 236.903 bà'ar 723
'asta 75/ 760 bina 266.606 be'èrà 213
’astemòa' 880 blrà 269 be'àtà 728
’èl (’iu-) 301.228.*292 bàjit 6 *268.283.635. bàfùr 595
'th 232.652 611.68.169.219 Besal'èl 202
‘ài on 221.701 491 basa' 754
'Mai 262 Bèt- ‘èl 125.272 basar 240
’attam 192 Bèt-Dàgon 268 bq‘ 363.251657
’aimòl 620 bàjlà 270 bqq 806
‘atnà/'atnan 108 Bèt Haggàn 268 bqr 240.290
'ami 108 Bèt-Hafsìmòt 879 bàqàr 211.714
Bèt bòqar 15.614.888.895
Hakkdram 268 bìqqorat 353
he 503.588 Bét Millo 268 bqs *289.381.400.
b la 233 bltàn 268 582.795.76.5/.
babà 236 Bèt-‘anàt 268 409
bgd *228.449.508.685 Bèt-Sùr 485 baqqàsà 66.289
bàgad 1 228 Bèt-Sàmas 26(1.893 bar 1 276
bàgad II 228.749 bàkù' 213.637 bar II 562.746
bógfdòt 228 bkh *213.104.239483. bór 562
bàgòd 228 512 br’ I 282*292.455
(le)bad 93 bàka 273 br' [II 292
bàdàd 93 bikkùrà 638 brh I 121.296
bàdil 486 bikkùrlm 638 brh II 296
bdl 54 bàkùt 213 Bàrùk 307
badai 83 bekì 273.518 . bàrin 562
bàhlr 76 bòklm 273 bpròs 321
bhl 236.57/ bekìrà 350.6JS bàrùt 121.296
bchèmà 38.46.479.70/ beklt 273 brh 539 *44.296.380
bò1 10.81.217,*231. bkr 638 bàri°h 44
457.624.652.653. bèkar 638 b*ri 'ài 292
7.249.336.581. bekòr 350.638 birjà 121.296
886.992 bekdrà/bikrà 638 berlt 127.131.229.285.

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [501 ]


*295.522.602. gàdel 349 e f’àbòn 75
140.120.134.156 gàdìl 349.721 dà a 623
185.197.213.227. Giddèl 349 clóba’ 230
439.577.839.938. Giddahi 349 dibbà 376
brk I 460 Gedaljà(hù) 349 clebórà 376
brk II 186.207.*306. gdp 193.580.679 tfb ìr 375.544
545.580.652.860 gbh 726 dbq 54.265.*373.539.
bàrak 307 gèhà 726 76
Barak’èl 307 gaw 4.813.829 dàbèq 374
beràkà 301.114.581 géw I 829 débceq 374
berèkà 307 gèw n 264 d b rl 375
Bcercekjà(hù) 307 gèwà 329 dbr il 186.*375.744.
brr 239.562 gùz 184 760.57.303.368.
besàmim 638 gój 354.21.131.*261 911.
bsr 314.326.778s.884 gewijjà 328 dàbàr *375.467.620.9.
basar *326.389.478. góla 363 152.576.800.932
747.78.236.663 gw' 771 débcer 375.389
beÈòrà 611.119.113 gùjà 328 dò beer 375
bosnà 236 g ù rl *355.160 dibbèr 375
bòscet 147.236.288.791. gùr II 355 dabbàrce.l 375
355 gùr III 355.664 dibrà 375
bai 215.236.489 gór/gùr 197 doberól 375
belìllà 211.242.489 góral *358.500.55.525 dgh 651
blr v 740 gzz 634 dgl 866
Bal-Sàba1 739 gzl 156.310 dégcsl 80
gzr I 442.740 dàgàn 23
gzr n 121 dùb 81
gii *360.708.749 dód 55.86.710
gè' 329 gìl/gì là 360 Dàwid 90.243.490
g'h *329.343./#6 gulgólat 635 dòdà 86
ge ’à/gè 'a 329 glh 217*363.381.595. Dòdo 90
Ge’ù ‘èt 329 691.133.159.221. dwh 492
ga^wà 329 238 dàwS/dawwqj 492
ge'ùrini 332 gillidìm 148.450.577.950 dewaj 492
gà’òn 329.408.229 gàlùl 363.837 dùr 384
gè ui/ga ’ajòn 329 glh 634 dòr I 384
fT'/I 89 *332.582.79 gillàjdn 358.363 dòr II *384.209
99.233.350 gli 829.872 daj 791.838
gó'èl 332.390.276 gl' 696 din q. 386.696
g in 332.576 G ii‘ad 203 din 386.598.905
go'al 576 gam 191 dajjàn 386
g f’ullà 332.122.218 gm‘ 925 Dina 386
gab 236.681 Gàmùl 370 dak 3J0
gbh *342.103 gemùl/gcmùlà 370 dk' 310
gàbèah/gàbòah 342 gml 370 dakkà ' 319.664
góbah 195.342 gàmàl 701 dal 149.310
gabhùl 342 Gentam 370 dalla 312
gebù! 205.545 Garriti‘è1 370 di! 184.312
gibbór 345.680 gnu 370.718 dlq 213
gcbùrà 345.454 gan 924 daliàqal 213
lfb ìr 29.345 gnb 503.756 dàm 291.333.387.
gebìrà 29.153.345.852. gnn 90.202.381 *388.6994.99.205
gib'à 486 490 gì 332.760.4.77 dmh I *391.558
gib'òl 507 gó 'al 300.50 dmh II 556
gbr *345 g\ *371 demùl 391.505
gébar 115.279.345 ge‘àrà 371 demi 391
Gàbcer 345 gaf 327 d°mi 555
Gibbàr 345 gàfcen 321.924 dimjòn 391
Gabri’èl 345 gèr 59.149 *373.451. dmm 556.296.895
Gàd 203 610.897 dernàmà 568
gdd 81.385 gargeròt 70 dm' 273.259
gedùd 452.636 gàròn 70 dama' 259
gàdòl 35.129*348.614. geriti 355 dìm‘à 213.239.389
665.101.651 grz 756 Dàn 386
ff dùlà 349 545.756 Dàniijèl 386
-
g*dulia 349 gcrusà 149 dè°' 593
gìddùf 580 gàscem 656 dè’à 593
giddùfà 580 Gat 673 d'k 214
gài 34.348.528.634 dà'at 593.671.522.956
goda! 349 d ’b 75.237 daq 568

[502] INDICE DEI TERMINI EBRAICI


deràr 602 hemmà 437 zànàb 636
cirk 395.398 hàmòn 280.648.757 Ztìh 288 *449.227
dàrcek 154.350 *395. hmm *435.372.878 zenùnìnt 449
426.573.112.469. hèn 437 zemi( 449.945
497.943.947 hinnè 191.233.411. znh 160.81
drs 290.381 *399. *437.626.238.628 zè'à 592
795.11.37.76.81. hanàhà 40 z'k 214
410.673.760 has 411.556 z ‘m 313.J94.5SO
àsti 73 hsh 556 zà‘am 196.5S0
dal 598.940 hpk 296.802.806.894 z'p 394
hassàlà 89 zà 'af 196
ha 597 har 644,188.*491. z'Q 577
he' 437 543.924 ze,àqà 511
ha1‘ah 411.70 hrg 11 \.81.806.870 zàqàn 508
hab 110 hcérceg/harègà 771 zàqèn 3.242.622.101
hb! 405 hrh 152.217.277.634 zqp 146
hcebcel 147*405.708.656. hàrce 634 zqq 890
Hcebcel 405 hrs 283.806 zar 147.213.356.
hbr 460 hasmà ‘Ut 880 *451.62.951
hgh 442.558.J69. zrh 365.656
*513.601.605 zerò°’ *453.467.578.
hcègcé/hàgiU 513 191.350 101.214
hàgig 513 wàzàr 451 zrh 75,652,596
higgàjón 513 wàlàd 633 zérai} 896
H adad 850 Zoerah 897
hdh 823 Z erahjà 897
hadùrìm 407 zbd 126 z&rcem 656
hdr 407.707 zèbced 116 zr' 51
hàdàr 331.*407 zebùb 285 zèra‘ 385.279 507 546
hadàrà 407 zbh 288.589.25J zrq 76
hàh 64 zàbah 590.135.129.147.
ho 411 468.841
hù' 619 zbl 102
hòd 27,408.*410 zéd 330.735 hb’ 161
Hòd/Hòdejà 410 zàdòn 330.570 hbb 54
tìòdawjà 584 za 6I2.618.2S5 hbh 161
Hódijjà 410 zàhàb 41I.568.J/S hbl 150
hwh 414 zhm 77 hctbcel 359.500.674.10.
hawwà I/II 65.72/300 zhr 76.561 796
hòwà 735 zòhar 76.411.561 hóbèl 649
hòj *411 zùb 217 hàbèr 88.242.7/0
hòlelòt 489 zùn 121 habbàr 770
httm 435 zòna 449.536 habàrcel 710
Hóséa' 680 zùr 451 ./J6.S/J hbi 726
Hòsa’j à 680 zhl 662 hag 38.325.781
hi 513 zld 330 hoggà 371
hujj'dal 584 ziqót 212 Haggaj 849
hjh 211.217.358.381. zàjit 321 hgr 749
391 *414.608. zak 562.685.4/7 had 91
196.275.293.296 zkh 562 hdh 748
hèk 109 zekùr 115 hcedwà 748
hèkàl 269 zàkùr 441 ’hdl 780.813
hèlèl 42 7.895 Zakkaj 562 hadèl/hdda'l 780
hakkàrà 62 zkk 562 hds 455.
hale ’à 619 zkr *440.558.58.221. hàdas 148.304.*455
hullàdcel 617 812.859 ho das 45 5.616.624.638.
hUlùtim 427 zàkàr *1 15.279.440. 781
hàlik 422 599.634.502 H°dàsà 455
hulikà 398.422 zékar 440.856 Hods'i 455
hlk 10.99.232.288. zikkàròn 80.440 Ifdattà 455
396.*421.655. Z ekarjà(hii) 445 hùg 202
771.791.77.249. zimmà 449.26.950 hud 94
947. zemdrà 823 hwh pi. 459.30
hèlcek 424 zàmlr 809 hwh hist. *459.389
MI 76.427 zmm 558.26 hawwà 476
hU 11 226 *427.584. zmn 644.JJ7 Hawwà 153.854
610.749 zcmàn 644.JJ7 hù! 635
h iim 735 zmr 428.705.809 ho! 393.J79
Hdlèl 427 zimrà I 809 ho ma 244
limh 435.573 zimrà II 230 hù.i 688

INDICE DEI TERMINI EBRAICI 15031


hùs 270.657 hlq 1 16.499.632 hàjè$ 541
Hùràm I hlq II 16 *499.52.126 héfas 541.495
hòtàm m js i hàlàq 117.499 Hafsi-bàh 541
ti'z à ’è! 462 hclceq 359.499.674.52 hpr 1 291.57
hzh 239.244.296. Hélaq 501 hpr II 236.394.877
*462.9.409.625 ìtcelqà/haluqqà 499 hps 291
haz/T 743.655 Halqaj 501 hps 95
hòzà 296.462.9.629 Hilqijjà(hù) 501 hufsà 95
hàzón 462.9 if)alias 346 hojsì/hojsìt 95
hazòt 462 hàm 153 hès 704
hàzut 296.462 hóm 614.894 hsb 544
hizzàjòn 462.676 hmd 66.*501.744 Hàsbr 455
haztz 316 hamad 408.502 hasóserà 568.810
hzq 455 *466.747. hcemda 502 hàsèr 244
756 hamùdbt 502.455 hbq *544-/22.797.
hàzàq/hàzèq 466 ìlamdàn 502 213.910.932
hezaq/hòzaq 466 hammà 894 hqh 543
hazqà/hozqà 466 hèmà 289.*503 huqqà 544.273.970
Hizqi 466 Hàmùl 655 hqq *543.644.740.
tìizqijjà(hu) 466 hàmàs 506 122.481
hi' *469.734.444.786 h°mòr 635.701 hqr 240.64.164.183
hattà ’ 469 hàmòt 153 hrb 1 877
hgl' 469.102 hml 655 hrb II 251
hcet'à 469 hamlà 54.655 hàrab 367
' baltà’à 469 humlà 655 hórab 878
hattà a 469 hmm 503.593 hrd 644.724.57.377
hattà't 147.469.729.147. hammàn 595 hàrèd 664
184.222 hms 505.506 harùdà 436.664.371
htp 310 hàmàs *505.726.793. hrh 196.*549.757
hòleer 787 203.514.914 If'rùm af 193
haj 128.191.476.336 hms 505.203 hàròn 196.549
Hi’èl 90 ÌPmàt 232.645 hànel 39
filila 94 iteri 509.522.240 h°rt ‘ 195.549
hjh 336.*475.75 hnh 509.614.257 hrm 551.257.535
hajjà 476.52 ìlannà 509 hércem *551.535.870
hàjòt/hajjùt 476 hannùn 129.509.531.655 Hàrìm 551
hajjim 476.574.52.52/. Ilanrit 'èl 509 11°rem 551
728 hànik 170 Hormà 551
hill 634 Ìfnìnà 509 Harmon 551
hll 111 629 h°nukkà 570 hàras 898
hdjìl 117.279.346.581. hinnàm 509.795 Hàras 491
711452 hnn I *509.126.347.688 hrp 4.80.580.679
hèq 153 hnn II 509 harpà 237.101.580.878
Hiràm 678 Ifnanjù(hit) 509 hrs 644.740
Hiràm 90.678 hnp c *518 hrq 724
hkh 76.563 hàttèf/honcef 27.518 hrr 549.696
hkm *483 hanuppà 518 hrs 1 554.573.72/
hàkàm 483.606.722 hsd 520 hrs II 84.*544
hokmà 483.603.745.459. hàsad 54.173.176*520 hàras 554
640 574.602.272.464. Hàras 555
hokmòt 483 690 Harsà 555
hot 397.494.551.555 Hàsad 521 hàràs 485.554.325
hV 491 ìfsadjà 521 hérés 84.554.883
hèlab 393.640 ftsh 264 *539.79 hik 79.337369
hàlad 201 Hbsà 539 hip 828
hlh 1 363.*491.878 hàsùt 539 hsb 71.167.291 442.
hlh n 491.411 hàsìd 521.557 *556
h°lbm 287.439.629.676 hasidà 521 hè'sab 557
492.727 h°sìn/hàsón 230 hasbòn 557
hàttlà 64.494 hsr 346.373 hissàbòn 557
M I 300.449 *494. hàsèr 68.375 Ifsabjà(hù) 560
718.37.546 hàsar/hósar 313 hsh 378.555
Affli 373.494 hasròn 313 hàsùq 374
hàlàl 494 haf 562 hsk 16,237.894
hlm I 646 hph 23 7394 hósak 16.894
hlm U 439.9.676. huppà 161 hasèkà 76
hallàmìs 486 Ììpz 44 54.250.374.79
hip 183 hojhàjim 580 hèsaq/hissùq 374
his I 79.90 hps 1 54.*541.558.76 hai 664.
his U 451 hps 11 541 hiltà 436.664

[504] INDICE DEI TERMINI EBRAICI


halhattim 664 jàgòn 649.725.JOO jhd 91
hitàt 664.120 jjàgor 664 jàhad 91
htk 740 m i1 300 jahdàw 91.648
htm 151 ÌM 299 J ehl el 476
hótóemcel 151 JcgVi 364 JàhazVèl 462
htn .153 jg ’ 300 J cfuzzqèi 466
hàtàn 153 jàgà '/jàgéa< 300 J ehizqijjà(hù) 466
hip 756 fg i'à 300 jàhìd 91.SO
hit 236.664 jgr 664.371 J hìjjà 476
hatat 664 jàd 124.453.467. jàhìl 629
*578.773.90.727. jhl *629.560
328.671.680.823 ìa h f è l 629
75be’èl 566 jdd . 358.584.c929 jhm 503
' Tàbe'al 566 fd id ù t 54 jib 565.42
tabbùr 202 jdh I 584.529 jàjin 615.926
tabbàh 649 jdh II 410*584.749 jkh *631.905
Tabrimmòn 566 jadùr“ 593 Jàkln 702
iàhor 561.950 jàdid 54.849 J ekonjà(hù) 702
ih/ *561.734.97 J edidEjà 61 jld 152.217.277.363.
tó har/fhàr 561 fdidòt 54 626*633
loh°rà 561 fd id ù t 54.76 jàittà 276.633
tòb 291.526 *565.596 jd ' 54.217.239.244. jaldà 633
617.6 85.239.322. 267.277.363.558. jaldùt 634
716.844 571 *591.152. jillòd 633
Job 566 761.786 jàlid 633.170
iùb 526.566.698 J eda‘j à 559 513
Jbbijjà(hù) 566 jidd^'ònì 593 j ereì 513
tòtàfbl 80 Jàh 607 jlà là 513
luì 358.659.829 fh à b 109 jòm 144.183.518.656.
ihh 595.238 J ‘\hò1àhàz 95 927
ihn 310 J ehò ’as 126 jàmìn 454.580 521.823.
tira 818 J ehùda 584 Jimlà 773
tal 873 Jhwh 414.480*607. Jimrà 799
toltela 829 850 jnh 150
ìm ' ■ 449.561.*576. Jehòjàdà ‘ 599 Jànòah 40
546 J ehdjàkìn 702 jnq 217
tòme ’ 576 J ehòjàqìtn 572 jsd I *637.644.495
lum'à 576.555 J ehòjànb 695 jsd n 631.132
tmn 162 Jèhònàtàn 108 fsù d /jesòd 637
t‘h 952 J^hòràm 678 j esùdà 637
t‘m 121.239 J ehòsàba ' 739 jìssór 639
tà'am 121 J ehosàJàt 902 Jismakjàhù 146
taf 277 jàhìr 330 jsr *638.754
l.ph 647 J eballal e! 427 j ‘d *642.740 790
tìfsàr 153 Jà'àb 8 j% 756
tari 456 Jò'àh 90 j'z 228
PV 727 Jà 'àhàz 95 j'I 493 *646.90
Jò'as 126 jà ‘èl 646
jùbàl 100 jà ialà 646
j'b 18 Jòjàdà ' 599 jà'an 502
Ja^zanjàfhù) 83 Jójàkln 702 jà '“ nà 276
m ' 67 Jòjàqim 572 Ja'naj 505
jU l 19.245.65 Jòjàrìb 695 j ‘s 559*647 906
js 563 Jókàba’d 687 Ja ‘aqób 850
jbb 513 jòm 233.379.569. jà 'or 924
fb ù ì 100.119 *612.188.192.208. Ja^àìel 324
Jibhàr 242 335.435.849 jph 568
Jàbln 266 jòmàm 612 jàJS 568
jbt 100 jònà 277.393 ffè-fijjà 568
jàbàl 100 Jónàtàn 108 ì°fi 568
fbàm à 86 Jò'èd 190 jàfiah 707.795
J a b ife ì 283 jósér 659 Jaflèl 379
Jibnejà 283 jòrcè 931 jp r *652.901
J ebcerakjàhii 307 Jòràm 678 jifò 76.652
jbs 25.236 Jiisab-Hàsced 521 Jàfait 446
Jig'àl 332 Jòsàfal 902 )?' 75.233.338.358.
tgb 173 Jótàm 944 381*653.79.81.
jàgèb 173 jòlèr 764 112.249.365.896
Jigdaljàhù 349 J ezanjà(hù) 83 jsb 296
jgh 125.81 Jizf'txl 617 jishàr 786

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [5051


jàsi' 653 jàtòfn 149.688 killàjàn 718
jsq 676 Jatm'èì 109 kiljòn 237
jsr *658 Jitnàn 109 Kiljòn 492.718
jé$CEr 659 jtr 764 kàlil 715
Jescer/Jisri 659 jàtar 383 764 kll 715
fM irini 659 jitrà 422 K elàt 715
213.504 Jìlró 764 klm 236.877
jqd 213 - jitrdn 406.500.764 kelimmà 68.237
fq b d 213 jdtórcel 764 kammà 805
fqàhci 885 kL'mò 392
jàqùd 213 lanr 60
jeqùm 572 ke 59.350*392.618. kòtncEr 899
Jàqìm 572 503 kèn 1 58.702.720
JQ‘ 77 ke’èb 493 kèn II 702
w 687.79 ka^scer 392 kèn III 702
jàqàr 687.79.241.614 kbd 84.154.468.664. knh 101.851
fq à r 687 747.*686.2J7. ■ kinnòr 568.810
jiqrà 613 578.651 K enànì 702
jr ' 54.381.*661.5/. kàbèd 687.745.70.272. K enànjà(hù) 702
371.376 368.651 kns 526,550
jàré’ 662 kdbced 687 kn‘ 330
j i r ’à 662 kebèdùt 687 kenà'à/kin'à 100
Jirort 662 kbh 214 knp 719
Jir'ijjà 623 kàbòd 127.214.408. kànàf 202 *719.764
jàréb 695 *687.775.70.184. késce’ 616.57J
J erubbà‘al 645.695 819 kissé’ 789.52/
Jàrob'àm 263.645 kL'budda 687 ksh 749.103.393
J erubbàscel 231.645 kabbìr 349.657 kesùt 238
.irci 614.654. *249 kbs 803.504.698 ffsit I 68*721.25
Jardèn 330.184 kd 186.777,17 k*sil II 122.898 •
jrh I 358.829.931 khh 640.237.664 kesìlut 722
jrh II 931 kèh« 237 ksl 721
jrh [Il 640.753.9/2.931 kàhèn 163.9.282.636.809 kàsarl I 722
rfJ -
Jru.sa 673 kwh 213 ktksal II 489.722.562
J erùsàlém 490 k^wijjà 213 kislà 489.722.562
jórah 624 kòkàb 451.637.873 Kislòn 722
jàrèah 873 kiin 13.158.283.414. kss 150
J eróhàm 686 614.644*701. ksp 66
J erahme‘è l 686.849 493.590 kàscef 761.183.544.588
jàrìb 695 Kònanjahù 702 k's *724.745
Jàrlb/Jerlbaj 695 kós 57.924 kà'as/kà'as 124.300
jòrèk/jarkà 96 Kusan kaf 580.80.90.97.123
Jirm‘jà(hit) 127.678 ris'àlàjim 733 kèf 486
jr' 81 kzb *706.713.193. kcJòr 129.873
Jìrpe"el 725 912 kefu 197.393.729
jrq 393 kàzàb 406.106.203 kpn 925
jrs *673.756.251.313 kòzèbà 706 kàjàii 925
frèsa
.p VV .
673 Kezib 706 kpp 460.529
j russa 359.673 kdah 408.454*711 kpr 563 *727.50.705.
Jisrà ’èl 52.203.278*676. khd 595.713.762 139
488 khl 236 kàjàr 729
Jissàkàr 113 kks 707.*712 kòjar I-IH 729
jes Il 1.124.71.499 kàhds 713 kófar IV 12%.80.129.354
jsb 2 \7 .539.492,*818 keehas 713 kippùrim 617.728
josèb 117.286.5/5 là ì 597.30.82,278. kippdrcet 728
fsu a 173.680 707 kar 714
fsìm dn 50.876 ki 11 213 krh 140.81
jsm 876 Kéwàn 502 kerà 616
jasàn 455. kìlaj 27.310 kvnib 720
js ‘ 336.582.*679.79. kòl 201.328.392.619. Karl 35
90.118.233.381 *715.76 K cri! 740
jésa ‘ 680 kV 717 kerilùt 140.151
.fisi 680 kàlaib 638 kàreem 756.924
J esajà(hù) 680 k/h *1\1.237 karm&l 756
js r *683 kàla/kàlà 718 kr‘ 460.389.574
jàsàr 684.152.240.719 k*lùb 59.5 Icrt 295.450*739.81.
Jèsar 684 kélah 711 267.293.870
jósar 250.684.945 m ' 379.543.570 kl'rùtòt 740
jisrà 684 kélaj 310 Kasdim 502
Fsùrim 684 kìtja 745 ksl 237

[506] • INDICE DEI TERMINI EBRAICI


kassàf 9 582.640*755.81. midràk 395
kb 499 100.114.151.256. midràs 399
kà'sèr 499 361.661 mà/ma- 597.805.55/
kfsròn 499 ìèqah 485.755 mehùmà 435.645
klh *151.368 Liqhi 758 màhìr 153
ketàb/kL‘tòbcei 151 M ' 527 mhl 562
kàtcem 568.5Ì5 làqmi 527 mah°làk 422
kàlèf 123 tqq 121.925 mahalàl 427
HqraCH 613 Mah*2lai e1 427
lasàd 121 mahalùmòt 696
r 301.310.205 làsón 367.706.912 Mahèr-sàlàl
lo 69.128.147.25.5 Ifskà 544 Has-baz 868
Lò dàbàr 377 mhr II 211.259
Vh 300.877 móhar 211
fò m 16.286 mc’òd 663.711.647 mòbà’ 232
lébAébàb 187.327.343.442. ma *waj 65 mùg 145.942
468.558.569.595. mùrn 120 946 miti 1 146.567
685.703 *743.57. ma ‘òr 14.900 mùl II 866
77.102 124.252. me‘iirà 74 Mòlàdà 634
293.621.665.680. mÒzenàjim 239.99 mòlàdirt 203.634
945 ma ’“kàl 121 M oM 634
U bò ’ Ifm àt 232 ma ^kàlcei 121 mòsàd 637.572
Ibb ' 743 ma* kò Ieri 121 mùsàd 637
labbà 214 ma *mas 183 musadà 637
libbà 743 marmar 185 musar 632.639.933
lebusAàbus 748 mJn 19.800 mò'èd 617.*642.337.
labi‘ 197.393 m ‘s 1 245.381.558. 491.545.550.781
lebijjà 197 *758.4.911.950 mò ‘àd 642
Fbànà 873.894 m ‘s II 758 mù'àdà 642
Ibs *148.669 ml‘ era 207 mti'àf 76
lèda 633 màbó’ 232.596 mò'èsà 648
làhabAcehàbà 214 mebàkà 436.953 mòjèt 81.120.373
Iht 121.213 mabbul 873.928 mòsà ’ 653.895
riiàllm 213 1 mibhòr 242 Mòsà ' 654
in ' 69 mibhàr 242 mòsà'à 653
Iwh 513 Mibhàr 242 mòqéd 213
luz q./ni. 220.953 mabbàt 562.625 mòqès 57
lùz 321 mìbtàh 262.563 mur 296
Iùah 151.197 mèbin 266 mòra' 662.376
lù( 394 mibna 283 mòràd 249
lem 809 mibsàr 240 mòrW 1 829
liwjàlàn 634.930 mcbusim 236 mòra 11 932
lùn *750 màgeed 116 mòràs 1 673
1(17-ilt 220 migdàl 269.349 mòrà's II 66.673
lahAèah 456 Migdòl 349 mòràsà 673
Ihk ' 121 màgòr/megòra 664 Mòrcesat Gat 673
ihm I 250.293.452 megùrim 203.355 mus 136.296 369.780
Ihm IT 121 maggàl 823 mòsàb 818
Icehcem 23.121.413.535 mcgillà 152 mòsì°‘ 680
làhas 300 mgn 126 mòsà'à 680
Its 239 màgén 160202.899 mùl 412 *169.81.296
làjlàAàjil 613 mig'àrcet 371 ma wa'i 219.617.769.759.
liti 268.539.750 maggèjà 617 908
485.517 migràs 715 mòlàr 764
làjis 197 m ig lià i 715 mizbè“h 590
tkd 756 midbàr I 50.375.656. màzòn 121
làkced 756 midbàr 11 375 màzòr 727
làkèn 702 mdd 150.942 mazkìr 441
Inni 277.640.*752.935 middà ì 150 942 mazzàlòt 899
limmùd 752 middà II 116 mezimmà 606.26.499
làmmà/làmà 593.806 madwà 492 mizmòr 809
lóa‘ 70.925 màdón 386.696 mizràh 896
l ‘b 634 Màdòn 386 mòah 635
là'ag 924 maddùa‘ 593.806 mh‘ 706
n 12] midjàn 386 mahabé' 160
r 121.925 Midjàn 617 mhh I 442.144.164.856.
lijnè 96.570.240.297 medinà 386 870
lès 487.723.735 maddà' 593 mhh II 614
làsón 487 moda' 593 m a h GZ(è 462
tqh 21 1.217.277.485. moda al 593 m/ih^zà 462

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [507]


mihjà 476 millà 380 mss 745
maiflcÈ 492 millò’ 773 mis'àd 147
mah°là 492 Maltùk 783 mispèd 412
Mahlòn 492 melukà 783.243 mispò ’ 121
mahalùfim 492 milhàmà 117.346.617.152. mispàr 621.100.150
malflóqcèi 499 250.272*452 mistòr/mistàr 158
mahmàd 502 m iti 539.45.79.90. master 158
mahmàd 502 356*379 ma‘abàd 166
mahmàl 73.689 mll 11 379 ma"ahàr(à) 182
maharue 250.452 Mélatjà 379 ma'gài 398
mah(a)sa 160.201 mlk I 782 ma adannlm 75
mahsòr 313 mlk II 648 ma ’óz 539.200.228
Mahséjà 539 mcelàk 31.478.680. mà'ón 220.492.575
mhs 373.727 *782.32 Ma'azjà(hù) 200
mah°sit 614 M àlak 783 me‘at 354
màhàr 98.620.536 Mòlcek 213.237.783.35.5 me7 220
moh°ràt 98.620 malkódat 756 mCril 192
mah°'sàbà 557.134 malkà 783 mèlm 153.686
mahìàk 76 Milka 783 ma'jàn 235
mchittà 408,664 malkut 783 m'I 449.792
mafia 1.287.823 Malki el 783 mà'al I 792
matmón 162 Malkijjà (hit) 783 mà’al II 246
matta ' 855 Malkisàdaq 783.455 mó ‘al 246
mtr 118 Milkom 783 ma‘alà 246.810
màtàr 118.656 melàkal 783 mà'là 619
mà((àrà 92 Mòlàkcel 422.783 ma'Vàl 513.418
mi 70.394.593.122. mll 380 ma ,amàd 295.575
851 malmàd 752 mo'°màd 295.575
mèfàb 566 malqóah 755 ma’amàsà 99
Mìkà ’è l 394 malqòhàjim 755 ma'amaqqìm 929
Mìkà(hù) 394 mcelqàhàjim 755 (l )mà‘an 302.865
Mikàjàfhil) 394 mcmàd 150 ma'unà I 302
M ikàfhù 394 memótlm 769 ma ‘ancè II 302.307
mÀjim 393.648.871. mimkàr 588 ma'°nà 302
*927 mimkàr(et 588 ma‘uràb I 113
mìs 136 mamlàkà 103.279 ma°ràb U 233.897.
mìsór 684.458 mamlàkùt 703 ma'nris 664
Mésa'/Mesa' 680 mèmcer 725 ma'l,ràkcet 414
mèsàrìm 684 mimsàl 801 madrasa 664
makkà 493 mcemsàlà 801 ma‘a£a 324
mikwà 2)3 màn 873 Ma'asè.jà (hit) 324
màkòn 638.702.575.821 min 340.350.570.615. mappàh 81
mekònà 702 89.208.334. M fibosat 231.855
miklà/miklà ‘ 718 mnh 500.55^.150.659 mi/là ’à 373
miklòl 715 móna 500 mijlàt 379
miklòl 718 mónlm 340 m ifàì 415
mikJàl 715 mànòd 57.634 mifqàd 422
rnaklùtim 715 mànòah 40 mò$ 393.(557
makkólat 121 MànÒah 40 ms’ 510*794.240.
M ekònà 702 menùhà 40.118.128 614
màkces 115 mànós 43.202.383 massàb 575
mkr 582.113.126.588 menùsà 43 massébà 212.486.679.893
màkar 588 menòrà 322 mesàd 202
makkàr 62 minhà 734.33.115 m$h 925
miktàb 151 M°rtàhèm 56 massa 696
m i’ 381.507.581. Mànàhal 40 màsòd 202
*773.70.122. mn1 19 m'sùdà 202
369.675 menaqqìt 94 miswà 117.546.*475.
màlè' 773 menàt 359.500.115 910.932
melà‘ 202.773 mas 173 mesùlà 830.929
melè à 773 massàd 637 mèsah 468.393
millù'à 773 massa 64 ml‘siltàjim 810
millù’ìm 773 Massa 617 mispct 625
mal’àk msk 111 mss 925
m'’tà ’kà 380.603*776. massèkà 147 ma$sàrà 92
327.547.836 miskèn 313 Misràjim 203
mal’àkut 776 miskenùt 313 miqdàs 210.245.533
Maiala 776 mesukkàn 313.683 maqhélim/-òl 549
mille 7 773 mcsiila 398 miqwà I 559
malbus 748 maslùl 398 miqwcè II 527.559

[508] INDICE DEI TERMINI EBRAICI


nuqwà 527.559 mis 'àlà 66.117.760 n'm 1
màqòm 350.572 mesitbà 729 ne’ùm 463.*1.629
màqdr 389.600 misbàt 779 n’p 217.449
miqqàh 755 misgèé 785 n’s *3.227.865
maqqàhòt 755 Mósce 153 ne’àsà/na asa 3
miqlàt 540.243 nf'sò ’à 757 rt'q 512
miqnà 359.586 mass ù ’òl 796 ne’àqà 513
miqnà 151.586 mesugà 785 nb’ 7.671
Afiqnèjàhù 586 msh 786 nebù’à 7
rniqsàm 359.709 mishà 1 786 nàbòn 266.723
rnqq 237 mishà II 500 nbl 366.465.101.56J.
miqrà' 549.600 móshà 786 625
miqrà 563.614.728 ma'shit 410.505 nàbV *6.629
meqàrà 614 mishàr 894 nebì ’à 7
miqsà/miqsà 620 mashèt 805 nbl I 15.24
mar 618.74 mishàt 805 nb! [I 24
mòr 183 moshàt 805 nàbàl 122 *24.204.
mr‘ 799 mi'stàr 153 285
mar Ti 393.623 màsieh 784 Nàbàl 25
mar’à 623 m'sk 624 ncbcel 1 24
mera'asòl 632 miskàb 599 nébcel II 24.810
Mèrab 645 miskàn 196.817 nebàlà 449.24.949
mirbà/marbà 645 msl 1 391.801 nebèlà 328.24
marbit 113.645 msl II 31.784*801. nablùt 24
margóa' 42 504 nb‘ 7
margelòl 632 masàl 80.391.2.101 ncégceb 518
margé'à 42 mosa! 801 ngd 277.381.778.
mrd *797 mislò°h 822 *29.161 ,
màrced 793.797 mislah 822 nàgeed 595.29.80.240.
mardùl 797 mtslàlml 822 588.897
mrh *199.883 Mescelcem- ngh 76.653
mòra 74 jà (hù) 842 nógah 76.4! 1.653
màròm 255.678 mesammà 876 negòhà 76
Méròm 678 mismà‘ 879 ngh 34
mcerhàq 692 mismà ‘at 879 nàgid 247.29
n fri 27 L.799 mismàr 887 ngn 34
M erìb Bà'al 695 mismércel 887.940 ng* *34.182.337.609
menbà 695 mima 636 nàga' 381.34
Mcrìbà 695 mii'àn 147 ngp 34.728
M cri-Bà'al 695 mas’èn(à) 147 ngr 364
M eràjà 799 mts‘denoti 147.823 ngt 422.608
M eràjòt 799 mispàhà 1.385.170.286 ngs 249.608
Mirjàm 127 mispàt 546.176.902.938 ndb 126
morale 621 masqà 923 ncdàbà 60.38.115.602
mcerkàb(à) 701 misqòl 942 ndd 44.442.953
mirmà 123.203.696.907. masqoj 625 nedùdim 45
914 misqàì 942 nédii 113
mèra‘ 717 misqólal 942 niddà 950
mère0' 709 mtsqàlai 942 nàdìb 27.288.735
mir'à 713 mista; 923 nàdàn 108
marìt 713 mét 84 ndp 657
marpè ' 725 mctìm 115.797.944 ndr r *36
mrs 492 Metusà e! 115 nàdar/nédcer 5%9.36.115.375.
mirqàhai 727 M ctusàlah i 15 835.
mrr 14 màtaj *804.334 nhg I 50.714
mirsà'at 733 matkó nat 942 nhg II 513
M eràiàjim 799 mctÓm 944 nhh 513
massa’ 73.101.116 mattàn 108 nehì 412.598.101.513
masso1 101 Mattàn(à) 109 nhl 49.714
massà ’à 101 mattana 38.108 nhm 435.513
mai'di 101 Matfnaj 109 nàham 513
mas’cl 101.115.389 Mattanjà(hù) 109 nhq 513
misgàb 540.201.230 Mitredàl 127 nhr 76
màsòi 781 mattat 108 nàhàr 184
mastèmà 741 Mattalia 109 nehàrà 76.652
maskìl 744 Mattitjà(hù) 109 nùd 213.45.57.634.
maskìt \48.503 876
mitra 803 nà' 64.109 riàwa; I 576.714
misràjot 214 Nò' 157 nàwà II 568
massa ‘òn 796 n 'h 65 nàwà 714

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [509]


nùak *40.49.118.296. nph 231.81.663 sibbà 615
675 npl 358s.460.114. sàbib 802
Nòah/Nòhù 40 389.669.828 sebak 321
nùs 539 *43.380 nps 506 sebok 321
mt' 634 nps 66.780 sb) r 99
Nò'adjà 642 nàfces 57.66.270.290. sèbcel/sóbcel 99.173
nùf 116 327.390.478.740. sabbài 99
nòrà' 662 *66.104.127.380 siblà 99
nàzir *46.535.926 naftòlim 452 sgd 460.389
nzr 213.2S8.36.46. nès 507 Scgùr 743
53.5 nsb 573 segullà 249.359.*/.?0.
nèzcer 47.191.535.547 nissà 507 277
nhh *■49.714 nesùrìm 92 sgr 582
Nahùm 56 nèsah/nàsah 76.411.188.209 sùg 802
nhl 51.118 ncsah II 389 sòd 366 *132.551.
nàhat (57 nsl 336.582.79 *89. 950
nahalà 359.500.674. *51 118.233.356.381 Sòdi 133
114.118.131 nissànìm 507 sùs 23.393.702
nhm 53.336 *55 n$s 507 gùfhi. 526
Nàham 56 nsr 595 *92.161.887 sof 595
nòham 56 nqb 644.368.580.860 sùf 927
ncxhàmà 56 neqèbà 115.634 sufi. 657
Nchcemjà 56 riòqèd 714 sur 364314 *136.
nihùmim 56 686 nqh *94.105.776 407.802
Nahamàni 56 nàqì 685.94 shh 806
nàhnù 40 nìqqàjòn 94 sehi 759
nhr 549 nqm 582.59.*98 sètjm 709
nhs 81 nàqàm 99 Sinaj 612
nùhas 81 ncqàmà 99.120 sòk. 160.492
nàhàs 323 nq- 77.755 sukkà 269.160
nhi 40 nqp 634 skl 743
nàhal/Nàhat 40 nqr 237 sàkàl 4SI .743
mh 84.150.583.614 nqs 81 sàkccl 743
617.813.823 nèr 75.107 siklùt 489.743
*872.883.908 Nèrijjà(hù) 78 skr 369
nàlil J00 ns' ■ 344.472.523.581. skl 556
Mi 100 73. *101.139.221. slh 4
nè tal 100 237.398425.634 slh 532.105*138
Ht* 283 nsg 795 sallàh 138
n (rl 92 nesit ‘à 148 selihà 138
ntr II 92 nasi11 7.803.707.755 sii ' 330.398
nts 160.26.227.830 nàSì ‘ II 101.316 sàia' 485
ni 513 nsq 213 sìp 953
nìd 57 ns’ 796 slq 246
mhòah 40.655 nsb 657 smk 264.79.146
nk‘ 34 nsh 812 S'makjàhù 146
nhh 11 \.34.81.251. nàsim 216 sàmcel/sèmal 148.584
727.870.894 nà.stzk 113.651 senà 819
nàkòn 102 nsm 53.661 sanwèrìm 237
Nàkòn 702 nLsàmà 68.659 s'd 144.147
nòkah 631.31.125.240 nsp 659 s'r 103
347. nàsce/ 76 sà'ar 657
nàkòah 631.684 nsq 312.367 se'àrà 103.657
nkr 596.62.103.238 nàscer 393 saf 924
397 nisfwàn 152 spd 30.273.428
nékcer 107.62 nàtib 398 sph 756
nèkàr 147.279.451. nc‘tìbà 268.398 spn 161
*61.556 nàtìn 108.809 spr 277.381.558,148.
nokrì 59.356.451.62. ntn 11.186.217.358. 911
352 546.749. *108. sòjvr 148
nès 80.580.64 396.676 séfeer 544.625.685.
ncsibhà 675 Nàtàn 108 *148.588
nsh 239.600. *64s. N eian 'èl 108 seJar 144
nàscek/nèscek 148.7/6 Netanjà(hù) 109 sifrà/sl'Jorà 149
ns' 40.296.657 Netari-màlcek 109 Sofàrat 149
nà'im 55 nts 870 sql 487
n'm 75 sàràb 800
nò 'ani 626 sb' 925 sàrà I 136
nà'ar 634.170 sòbteVsàbà' 925 sarà II 800
na‘arà 211.770 ' sbb 393*802 srr 800./ 23

[510] INDICE DEI TERMINI EBRAICI


Setùr 158 US 648 ,ardà 418
str 539 *158.394. 'wr 237 *ttim 418
787 ur ] 749 in 418
setter 595.158 ‘ur 11 85.(567 7/ Il 232
sitrà 158 ‘òr 327 ’dlèlòl 418
Siirl 158 ‘iwwer 257 ■Ini 84.595.161.207.
‘iwwàron 257 238.786
'awwxrat 257 àlam 170.211
■àb 720.164*315. ‘az 71228 ‘almà 170.211
656 'àz 228 7-y 706.749
‘bd 54.99.288.375. 'òz 408.540.113.200. am 4.86.249.278.
46[.77*165.173. *228 644.54.131.
296.920 ’èz 228 *261.653
’ébad 29.248.797. ’zb I 374.57.762. 'im 301.350.228.
*165.213. *225.877.911 *292
,abàd 166 ‘zb II 225 ’md 389.415.*295.
‘òbéd- ’adòm 166 'izzebònìm 113.225. 389.572.693.895
,abòdà 166.621 'azgàd 778 ‘òmeed 295
,abuddà 166 ‘‘’zùbà 225 'immàd 292.295
‘abdòn 166 ‘"zuz 228 'a mela 295
‘abdi’cl 166 ’izzuz 228 ’ammùd 215.295.317.872
‘óbadjà(hù) 166 ‘zz 200.228 ‘ammòn 90.263
‘abdùt 166 ^zazjàfhu) 229 ’àmòs 107
‘bh 349 ‘uzzijjà 229 'ammVèl 263
,abùr 866 'uzzi’è l 229 'ammìhùd 410.265
ìèri 213.614.27.705. 'uzzijjà(hù) 229 ‘amminàdàb 263
139*181.221. 10zìzà 229 ‘ammisaddaj 263.789
340.657 ‘zr 336.90 *252 ’àmìt 269
‘br II 160.185 ‘èzeer 252 ‘mi 485
‘ebar 182 'cezrà 255 ’àmàl 71*298
'ùbàrà 182 'azàrà 255 'àmel 298
’abrà 196 *185 ‘th 749 ,amàlèq 243
'ibrl 182.352 'tp 75.878 ‘mm 392
‘abàrìm 182 ‘“làrà 349.643 'imrnànù ‘è l 292
‘gb 54 aì 220 ‘ms 102
‘agàlà 398 7 220 'umasjà 107
‘gm 26.76.689 w 513 'mq 595.159
'ad I *187.208 ’àjit 513 'arnràm 263
‘ad li 350.615.804.187. 'èlóm 207 '“màsà 107
208.334 > 235 ‘amàsaj 107
‘èd 505.707.*/90. 'àjin 343.569.104.123. ‘nh 1 632.193*301.
797.915 *235.396.681. 306.601.697.883
’dh I 187 689.718 'hn 11 150.217.205.50/
•dhU 749.79/ ‘èn Scémces 893 *307.483
‘èdà I 127 *642.277. Ir I 614*242.490 'nh 111 301.307
549s,877 I r II 243 'nh IV 301.307
‘èdà II 190 ‘àjir 243.701 'òna 302
’èdut 48*190.940 eròm 749 'ànàw 307
'èdar 714 ‘àkòr 553 'anàwà/'anwà 307
‘ùb 949 ‘kr 553 'anùt 307
’ùgab 568 ‘al 246 ‘ànì 22.149.307
'ùd 226.643.790 'al-kèn 854 10ni 300
‘od 112.614./90.690 ‘Ih 338.358.374.442. nàjà 303
‘wh 219.444 558.654.79. ‘injàn 302.307
’awwà 220 *246.365 'nn 9.315
'ùz 539.*200.228 ‘àlà 246 'ànàn 50*315s.
'wl 203 'olà 716.'734.147.246. ‘anànà 315
'«/ 277 841 ,anài 303.850
'awwàl 203 ‘awlà 203 ‘afappàjim 236
‘àwal 193*224 'alwà 247 'pr 318
'awlà 219.224 'alùmJm 211 ’àjàr 5 1.660. *318.638
'òlàm 125.201.270.624. 'lz 361.706.749 'ès 568.649 .*320
188*206.355 ‘alàtà 76 'sb 725
'àwòn 11.444.471./05. 'èli 247 'àsàb 148
139.184.204. '«fi 246 'òsceb 148.527
*219.444.797. 'illi 246 ‘assàbal 725
945 ’aljà 247 239
'iwlm 220 lijjà 246.261 'èsà 1 559.632*648
w 342 ‘aljòn 127.204.352.24(5. 'èsà II 520
‘of 873 794 'àsùm 350.230.279.651

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [5111


'asjòn Gàbar 345 paga ‘ 334.615 pà’am 585.340
’àsèl 487 pagar 328 p'r 368.597
'sm I 230.651 pdh 336.582.79.90. psh 90.368.381
'sm n 238 129.233*350 psh 749
‘risani 327.618 Pedàsùr 485 psr 800
'ósam 230 pL’dùfim 351 pqd 239.363.539.598.
’osmà 230 pedùt 338J57 99.150.183.221
711.226 pidjòm 351 *509
i’asàrà 231.536.602 pidjòn 80.351 pequddà 99.422
àqòb 684 pa *366.393 piqqàdón 423
,aqàrà 634.877 Poti-fàra' 127 peqìdut 423
‘aqràb 607 pùk 236 peqùdim 424
'aqròn
i * 489 pus 365.657.694 piqqudim 423
‘qs 947 pur hi. 438 pqh 85.595.238
’ér 302 pùr/pùrlm 359 piqqè°h 238
’rb ili 733 pah 81.371 peqah-qàlìh 238
•rb IV 233 phd 236.664 *369 pàqìd 423
‘cerab 614.338 pàhad 408.436.664.370 para' 38
'èrab 556 pahdà 664J70 pérad/pirdà 701
’àròb 826 pahà 284 prh 320.652
,aràbà 50 pàhal 371 pcràzi 244
’rg 66 pàtar/pilrà 686 prh 470.507
rh 81.676 più 107 parah 507
arwà 217.366 péjót 366 p €ri~ 277.779
'àròm 749 pim 366 pr' 640.642
'àritm 68.723 pìfijjàl 366 Par'd 271
’cerjà 749 pokàrat 553 prs 652
’àrts 346.524.7i5 pV I *372 prr 1 300.735.742.37.
’rk ' 392.908 p i' Il 37.373 227*438
’érak 39 pàlce' 373 prr II 438
'àrél 746.62 p ili 373 prs 347.389
"orma 606 Pelà(’)jà 373 pàràs 701
‘oraf 800.72JJ9i.62/ pìlàga's 218.634 pòràt 277
’°ràfal 76.316 plh 373 pst 749
>s 664 Pallù ' 373 ps' 798.440
's'h I 283.346.378.468. Pii 582.79.90. pésa1 414.102.144.184.
525.546.573.685. *379.764 203. *440.878
718.203. *323. Paltì'él 379 péscer 598
592.719.910.945 Pelatjà(hù) 379 pòi 366
■sh tt 324 pàlit/pàlèi 379 pilgàm 380
’àiòr 621.S/O p elètà 379.767 pth l 508.25.*445.674
,aiàjà 324 petìià 385 pth II 445
‘àsàr 90 pelili(nt) 385 Pelù ’ct 446
’aslr 313.735 pefilijjà 385 pth 85.595.32.238.
’àsàn 330 pii 313.461.72.347. 368
rsq 150.760.310. *384.516.762 pàtah 368.562
'ir 313 pan 390.888 pittò hòn 368
‘osar
w 313 pnh 614.45.249.391. pàti 446
ss 237 802 petajjùt 446
‘aste 90 pinna 391.637 ptl 487.452
‘aitò m i 855 PenU‘èl 126.390 plr 37
%t 479.615.642.208. Perù’é l 126.390 pittàrón 37
302*333 pànìm 51.290.468.491
'atta 333 698.101.124.159.
’altùd 23 229.336*390
'itti 333 535 (-+lifnè)
‘attaj 333 periimà 390
‘àiàq 331 p eriimi 390 sò(‘)n 393.654.574.774
tr *346.516 perimim 543 sa * sà i m 653
‘àtàr 346 Peninnà 597 sb’ 449
«tarai 346 pàsah 325 sàbà’ 172*448.899
pissèah 493 f b i\ 408.350
pàsil 147.288 f b ì II 553
pàscti 147 sdh 81.828
P'h 514 fd ijià 828
pè'à 366.634 P'I 71.285.203. *415 saddiq 685.787.457.505
p'r 348 p ò ‘al 113.415.649 sdq *456.734.904
pe’èr 348 pe‘ullà 415 sàdaq 113.457.907
pà()rùr 394 Pc‘ullL’taj 415 fdàqà 167.681.457.545.
pg‘ 17 614 p'm 669 907

[512] INDICE DEI TERMINI EBRAICI


shj 23.571.705.749 sir'à 825 qàiòn/qàtàn 349
sóhar 56 J srp 239 qtr 99.288.116.253.
soh°ràjim 56I.614.55S s rrì 619.523 899
sud 81 srr II 104.81.524 qilòr 316
swh 644 *477.910 Sàrat 894 qim/qimà 572
swh 512.705 qìnà 101.876
fwàhà 512 qìs 577
siila 929 Qàjis 595
sùm 273. *482.926 qisòn 101.594
som 611.484.602 gbb 313.580 qiqàlòn 578
sQs 507 qibbùs 525 qir 242
sur I 250 qbl 640.756 qal 578.701
sur li 523 qbs 394*525 qól (qll) 578
sur 161.201.*484 Q a bf ’él 525 qlh 579
Sùrìsaddaj 789 ql'bùsà 525 qàlòn 579
sul 213 Qibsàjim 525 qll *578.860
sah 76 qbr 10 qàlàl 578
sfihìah 76 qàbcer 759 qelà!à 311.578
sàjid 121.598 Qibròt qV 81
sedò 121 halta^wà 65 qelòqèi 578
$ijjón 245*489 qdd 460 qàmà 572
sìs 48 ■qeditmìm 528 qmt 94
fisa 507 qàdós 129.249.339.665. qm$ 756
sisii 721 276.*530.584. qà mas 756
sir 1 778 677 q rì 61.101.582
$ir 11 (48 qdh 214 qannà' 128.583
sèi 406.202.501 qaddàhai 214 qin a *582
slh 496.669 qàdìm 100.528.656 qnh 127.285.582.255.
s lìl 85 qdm 399.412.528614 *585
sii II 76 qàdcem 278.624.528 qannò’ 583
sèla'm 148.392.50/ qédmà 528.897 qinjàn 586
salmà wau 76 qadmà/qidmà 528 qinsè 594
flofhàd 370 qadmòn 528 qsm 359.709.9
sm‘ 925 Qadmiel 528 qàscem 359
sòma ’ 925 qadmòm 4.624.528 4P' 890
same ' 925 qodqòd 635 qps 369.813
sim ’à 925 qdr 26.16.894 qc? 100.235.621.221.
smh 51 *507 qadrùl 76 345*593
sàmah 1*1.507 qds ^ 495.564 *530 qsb 503
smt 450.556 qàdés 530 qàsmb 503
tvnff 714 qàdces 270.55 [.48.129. qsh 593
sànù 510 245.491.530 qàsa; 202.595
sinnòr 928 qhl 550 qàsà/qésà 595
sànùm 621 qàhal 6\1.644.133.271. qàsù/qesdt 202.595
srt' *509 *549.567 qasin 635
sàlr 35.350.649 qehiilà 551 qàpr 6 11.640
s'Q 372.680.547. qòhàlal 549.568 qsp 196 *597
*511 qaw 558 qàscef 597
fà q à 511 qwh I 265.629.76.81. qcsàjà 597
s'r 352 *558 qss 100.593
sph 517.562.625.890 qwh II 527.559 qsr 69.665
sàjon *517.656.893 qwh III 560 qàsèr 195
fjò rii 518 qui 77.399.755 qesàt 624.595
sippòr 393 qòì 350.101.119.513. qar 665
sippijjà 625 549.*567.679. qr‘ I 186.381.444 75/
ffirà 643 705.881 512.*600.857
spn 81.161.517 Qólàjà 568 qr‘ II 613
Se/ànjà 161 • qùm 299.381.415.797. qòrèVQdrè' 600
sar 104.451.524 22.37191.237. qrb 211.115.296.607
sòr 485 249.295*572. 693
Sòr 485 776 qàrèb 607
srb 213 qòmà 343.572.679 qc’ràb 452.607
sàràb 213 qòmemijjùt 572 qàrteb 145.607
sàràbcel 213 qus 160.77 qirbà 607
sarà 1 618.75.523 qòrà 614 qorbàn 38.115.607.946
sarà 11 524 Qusàjà 127 qurbàn 607
frò r 79 Qfl 771.5/0 qrh I 346*613
srh 512 qàtwl 771 qrh II 614
sàrah 373.5/5 m 352 qàrà 614
fri ' 727 qotarn 354 qàròb 54.334 607.693

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [513]


q,:ri 614 rdd 697 remijjà 7 15.204.914
qàrV 600 rdh I 802.504 R emaljàhu 678
q ri ‘à 600 rdh II 756 rmm 678
qirjà 242.614 rdp 81.326.657 rnh 705
qàrcen 2%1.230.327.470. Ràhab 930 ritmò 389.705
680 rhh 371 Rinnà 705
qr' 872 rùb 695 rnn 36\.512.*704.
qrs 632.239 rwh 73.739.925 749
qthm 242 ràwcè 925 renànà 705
qds 657 rwh 654 renànim 705
qsb 84.760. *6/6 rnh 654 m‘ 566.596,618.2J9.
qàsceb 616 rcewah 654 717
qassàb/qassùb 616 m ah 140.327.343.405. rèa‘ I 513
qsh 141J760.800.123. 595.614.6S.700. rèa' II 54.89 *709.717
*620 497.622*654 rè0' m 709.730
qàscè 800.620 rL‘wàhà 654 rda‘ 717
qsh 620 fwàjà 925 r'b 740.925
qost 178 rùm 343.581.705.775. rà'àb 925
qesi 620 548.634.*678 rà'èb 740.925.
qsr 76 rùm/ròm 678 i^'àbòn 925
qss 527 rómà/ròtnàm 678 rà'ad/f'àdà 371
qàsat 703 ròrrfmxil 678 r'h I 50*713.795.887
m a' 361.512.571.705. r'h II 709.713
749 rà'à 73.290.618.60.
rùs 424.31.296 *717
rus 614.313 rè‘a 593.709
r'h 239.296.381 438. Rùt 709 rè'à 709
462.595.409. ràzón 77 re'ùt I 218.709
*622.883 rzm 239 r*'ùt II 658.730
rò’cè 9.623 ròzèn 786 re1 713
rà'à 623 rhb 368 ra'jà 55.88.709
ra^wà 623 rohab 343 ra'jón 658.730
r°7 125.378.623 ràhàb 330.343.77 rà'al 926
R ‘J ajà 623 R ehab 'àrn 263 r'm 876
re,ùt 623 Rehùm 686 rà'am 164.
r ’tn 678 rahùm 129.531.655.697 r" 474.485.26.2J9.
rós I 1.100.122. ràìiòq 161.334.692 *716
*631.680 rhm 55,58.*685 rp' 79.139 *724.954
WS II 926 Ràham 686 rifui 725
mà/ròsà 632 ràham/ràham 685 fjà lm 554.725
rìsoti 4.92.457.22. rahamìm 153.522.722.686 R (>fà ’èl 725
632 rahàm 686 rpd 147
rèsi! 490.129.632 rahamàni 685 rph 184.614.227.725.
risóni 4.11.624.632 rhp 657 780.954
rab I 349.531.622.280. rhq *692 rL'Jii‘à 725
416.*644.927 ràhèq 692 rpp 954
rab El 645 ri 925 rpq 147
ròb 221.645 rìb 387.632 *695.904 rsh I 58.558.*730
rbb I 644 rib/ribòl 695 rsh II 730
rbh II 645 Rìbaj 695 ràsòn 731.950
r*bàbà 645 ' rèah 43.654S. rsh 771.5/
rbh 1 320.353.622.645 rim 548 rà\wh 771
rbh II 645 rìq 774 Risjò 731
Rabbà 645 rèq/riq 406.774.70 raq 765
ribbò 645 réqàm 230.774.729.795 rqh 727
rebìbim 645 rès/ri s 313.813 raqqàh 727
reb n 614 ròk 621 ràqV" 330.872
Rabbìl 645 rak 621 ras 310.
rab-màg 649 rkb *701 rs *733.904
rab-sàris 649 rdekieb 701 rasa ' 203.733.
rbs 132 rakkàb 701 ràsà' 471.685.27.203.
rab-sàqè 649.923 rikbà 701 733
rgz 41.371 rekùb 701 ris'à 733
raggàz 745 f ’kus 350.280.527 ràsaf 214
rgl 778 rkk 668.627 rààat 673
ràgcel 123.340 rks 527
ragli 117 ràm 678s.
rgm 487 rmh 645.829
rs‘ 113.188 ràmà/Ràmà 678 f'è t 10J
ràga ' 335 ràmùt 678 to' 70*738

[5I4J INDICE DEI TERMINI EBRAICI


sàbà' 739 sò‘ 757 688 *798
sòba' 73.739 s ‘g 199.512s.571 sòbàbAóbèb 798
sàbèa' 73.739 Vaga 513 sùbà 798
iob'à 739 s ‘h u n 757.796 swh I 391
sìb’à 739 s ’h 111 595.757 swh II 126
ébr 240.559 se’òl 201.772.256.320 suah 459
sé bar 559 367:*756.927 sùhà 81
ig ‘ 651 Sa ut 760 sw‘ 512s.
sgb 202.684 sa ’òn 757 s(ewa‘ 513
sgh 651 Vài 77 saw'à. 681.389.513
saggi ‘ 353.651 se’ijjà 757 so ’ér 809
sòda; 487.794 11 211.402.38.81. sòjàr 183.568
sàdaj 794 116.673 *760. sòq 683
iti 366 839 sur 304.625
iàhèd 191 117.760 sòr 822
sùm ->fun & ‘a lti‘è! 760 \òrèr 104
Sui 361 s'n 371 Sawsà 892
shq 274 sa’anàn 42 szp 625.894
ièiim/sàùm 709 Ì'P 53.561.662 sah 330
sth 193.136 sW r’rij_ 628.383*762 shd 126
sim 74Is. s ar 763s.799.868 sòhad 104.116
sin 55.181.741 s*e•-er 327 shh 459
éà{àn *741 sa10rà 328 shh 421.459
sitnà 741 ¥ ‘è rìì 383.763 siAhai 197.393
si" 101 S€‘t 757 sàhaq 316.872
siah I 442 sbh 365.801 shr I 894
Siah II 125.75.813 sàbu°‘ 615.775 shr II 66290.399.894
Sim 195.546.744.///. Ybìt'à 132.299J7.576. sàhar 15.894
120.396.861 773 \ahariu 894
SIS 361 sebùt 688.799 § eìiarià 894
skl I 485.606.499. sbh 428 Saharàjim 894
*743 sébcet 116.639.*257 ìht ' 330 *804
skl 11 743 sàbtb 214 sàhat 15.759
sé kccl/sàkcel 512.723.743s. sibjà 203 ì-r 153.635.906
siklùl 489 sebìl 398 saj 116
sàkàr 114.113 sàbls 892 Sibà 798
sékar 116.116 sebìl 798s. sir 705. *808
scmòl 580.757 sb‘ \ 9,6.37.*772. sir/slrà 808
smh 237.361.118.688. 860.915 sii 644.144.111.120
706 *747 stvba1 739.772.779 skb 9.211.217.4/.
sàmèah 569.748 sbr 330.746,237.664. 120.574.612
simhà 569.118.748 727.780 sokébcei 120
semìkà 146 sàbcer 515.729 ’f k ó l 148
su’ 54.503.77.226. sbl 41*779 sakkùt 149.634
*754.950 sà'bcet 818 sàkvl 634
sin ’à 754 'sabbài 616.325.779 sikkòr 925
sani' 754 \abbàtòn 779 skh 442.603./62.
sà'ìr 111 147 Sabbeiaj 7 79 *811.911
i'r l 724 sgg *785.953 sàkèah 812
i ‘r II 796 Ygàgà 581.73.5 sklc 346.504
sà'ar 877 sgh 785 skl 634.744
sà lr I 117 sgh 625 skm 894
se ‘àr 10,508 Y g i’à 160.785 skn 212.102.188.492.
sàja 367.706.912 siggàjón 785 *817.861
$aq 149.483 sgl 211.217 sakèn 817
sqr 239 séga! 218 S*kanjà(hù) 817
iar 786.*802.451 ■vj?' 68 skr 925
636.906 sàdàjim 153.792 sèkàr 925
srd 382 séd 141.791 sikkàròn 925
sarà/Sarà 803 sòd 506.514.790 scétceg 873
Sàraj 803 sdd 236.506.251.806. slh 41.831
sàrid 382.765 870 séta 760
srp 214.450.251 Saddaj 126.258. *788 Silo 235
i erèjà 214 Sedé ’ùr 789 salh&bcet 214
srr 802 sw‘ 796 salhcebaljà 610
tir 158 sàw' I47.708./9J. salwà 696
*796.860 sillùhini 114.822
sò'à 757 sàlòm 299.21.761.
siib 37 1 640.73. I l 2. *831.903
S(€- 597.616.79/ 305.398.431 635. sillùm 831

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [515]


sth [ 211.582.777.79. s" 238 fhillà 411.427.38
IJJ.J51.603. sà'ar 674.892 tah°lùkòt 422
*821 m 902 lo^mim 88
sjh II 126 sijhà 511.770 tuga 525
sàlah 183.822 spi 239.386.582.632. loda 584.55.//5
m °'h 822 466.696.*902 tòhàlcet 560
suihàn 414.822 sòfèt 682.902 tòkèhà 632
sii ' 802 sàfoEi 902 tókàhat 632.640
siltòn 802 §àjat 902 Tòlàd 634
sallétat 802 S*fatjà(h&) 902 tólèdòt 385.634.752
saìlit 802 Siftàn 902 tò'èbà 147.726.77.755.
slk 358.4.80102. spk 75.81.111.676 948
*827 spi 330.664.781 lò'à 519.27.953
sallàkm 827 sàfal 330.579 iòsa ’òl 654
sii 103 spr 569 tur 291.595
salai 79 spi 126.844 torà 546.153.156.197.
sfm 31 \.37.431.*830 sqh 923 480. *931
Mlam 734.147.831 siqqùj 923 tósàb 356.5/5
lem 831 ’siqgùs 147.288.450.575. tusijjà 499
Salem 490 950 taznùt 449
siile m 831 sqt 263.555.124.41. tahbùlòt 488
lillùmà 83J 696.890 tahalii 1m 492
giórno 152.842 sql 102.942 fhillà 494
F iu m i U 842 sàqal 544.942 tehinnà 510.555
Salamjàfhu) 842 siqmà 321 tahanùnim/-òt 510.555,
salmònim 116.831 sqp 625 tubai 80.897
sàm 818 sqs 950 tahtón 254
sém 63.251.323.353. ’séqas 950 tahtì 201
382.444.611.615. sqq ' 70.925 tìkón 254.888
28.104.603.818. sqr 707.713.*9/7 tiròs 673
*845 sàqatr 147.75.193.673. T ìrejà 662
Sém 846 797.911 tòk 500.696
smd *869 sòqat 923 fkùnà 101.942
stimma 876 Sàròti 684 tiklà 718
Fmù'él 846 srs 65? lakRt 718
scmù 'à 880 srq 576 tkn 240.702. *94/
semìltà 602 serèqà 576 lòkcen 942
Ymìdà ' 846 serìrùt 746 toknit 942
sàmàjim 201.744.783.755. srt 170*920 telà ’à 300
451.758.*871 \àrèt 920 tilbósat 748
smm 25.286.724. Sésak 855 talmid 753
634*875 Sth 739 *923 lelunnòt 750
sàmèm/ selì 923 tàm 944
semùmà 876 ’f iijjà 923 tóm 944
sirrfmà 876 stm 238 tmh 373.877
simmàmòn 876 sf 664 tummà 944
smn 747 timmàhòn 373
sàmatn/sàm<xn 279,786.544 lemùnà 503
sm' 83.378.595.640. fmulà 770
37517.617. l ’b I 18 tàmid 188.414
*879.911 i ‘b II 948 tàmirn M I.944
scéma' 879 ta^bà 18 tummim 944
sèma* 83.104.879 la uh/và 65.72 tmk 94
sòma1 879 le’ó mini 88 imm 685 *943
sèmces 757 fa "“là 131 Timnat-hcèrc&s 898
smr 381.79.93.714. teenà 321 tàmàr 243.321
*886.910 la ,aniiìà 513 tnh 108
semàrìm 887 te unlm 71 fnùk 83
sortirà 887 ló ’ar 503.623 tanhùmòt 56
\ emùrà 236.887 tebù ’à 233.640 tanhùmìm 56
Sòmeròn 887 tebùnà 266.603 tanhùmcel 56
simmùrìm 887 tébèl 25.318.638.927 lannìn 634.930
sàmm 233.243*891 làbal 950 l'b 77.755*948
fìirnìdn 849.892 fballul 237 Vh 59 5.786. *852
Simsaj 892 tàboen 657 f'ùdà 190.937
sèri 124.94.367 tabnìt 283.392 te‘àlà 246.726
sànà 278.624.656.6i5 tagmfil 370 la,aM m 418
snn 277.754 là hù 111.658 ta'anil 307
s'h 625 fhòm 201.350.*926 ta‘asùmòt 230
s‘n 264.762.147 toh°là 953 iòf 119.810

[5161 INDICE DEI TERMINI EBRAICI


lìfàrà/tifàrm 408.230.*348 taqqlf 230 frtifa 725
rjillà 104.384 tqn 684.941 tarmìi 708.9/4
tps 9AJ5b.251.860 tq' 123 là ran 80
tdftrt 213.791 tqp 230 tar'èlà 926
liqwò I 558 tòqcef 230 fra firn *954
iìqwà li 559 larbtit/Larbìt 645 Ttrsà 731
fqumà 572 f ritma 734.115.548678 rsu'à 757
teqòmém 572 terumijjà 678 fsubii 799
fqùfa 625 teni ’à 311.513.568 iesù'à 6S0.J18
iesùrà 116

INDICE DEI TERMINI EBRAICI [517J


INDICE DEI TERMINI ARAMAICI

‘ab 2 gèwà 329 hnn 509


’bà 15 gzr 740 hassir 313
’ìjfifrà 152 glh. 364 h*seh 408
’adrà' 453 gà/ù 364 hrk 214
'zh 214 gmr 370 hasòk 76
'zi 422 g^sem 327
'ah 86 l'b/làb 566
*hìdà 94 debah 590 tur 485.491
’ah"ri 98.595 dibrà 376 fwàt 483
'oh11ri/ cfhab 568 121
‘oh°ràn 98 diir 384 f'em 121.284
Ilari 320 dhl 662
Itaj 111 dì 597 jad 579
’k l 122 din 386 jdh 389
* l&h 135 dajjàti 386 jd ' 592
m 437 dìkrón 440 jhb 109
'liinmà 286 dokràn 440 jom 612
‘mn 160 dlq 214 n 647
'mr 186 dmh 391 ]qd 213
«nà 190 dar 384 fqèdà 213
*naf 193.JW.50/ efrà' 453 jaqqìr 687
"nas 37 dal 940 fq à r 408.687
’à ' 320 Jeruflcem 490
*TÙ 437 hà' 437 Jisrà ’èl 677
'arie 197 hè-kedi 109 jtb 818
"“ra'/^raq 200 hdr/hudar 407 jatnr 764
‘a r'ì 200 hwh 608
‘eessà 212 hlk 422 ke 392
’a'siaddùr 797 ha.làk 422.116 kìdbà 706
'ài 79 hèn 437 kòl 715
ih 232 harhòr 643 idi 715.718
■°tar 575 kèn/kc'nèmà 702
zbn 588 kris 525
bis 717 zùn 121 kenàt 710
b's 717 z/w 76.410 ke,an/ke‘àruzt 192.333
bit 780 zeman 337 ke'ai 392.333
bìrà 269 klb/ketàb 152
bàjit 268 habar/habrà 710
bV 542 hàd 90.367 lèb/lebab 743
belò 116 hadè 743 rb & 748
bnh 283 hadwà 748 Ibs 748
binjàn 283 hwh 459.30 rhènà 218
b'h 291 hzh 462.595 Ussari 367
be'el 284 hazù/hazol 462
bqr 811 ìftàj 469J/9 madbah 590
bar 275 haltàjà 469 middà 116
brk 308 haj/hèwà 476 mcdor/m(‘dàr 384
besar 326 hjh ' 476 mot 769
hakklm 483 màzón 121
g'bùrà 345.408 hokmà 483 mahleqà 499
gebar 345 h"làq 499 mt‘ 794
gibbàr 345 harnà 504 mì’ 773

INDICE DEI TERMINI ARAMAICI [519]


mal'ak 776 àjin 235 rèah 654
millà 380 'ìr 542 re'ù 658.730
mélaek 784 ‘élla 247 ra'jà n 730
melak 648.783 'Uh 246
malkà 783 ‘celjòn 247.542 ig ' 651
malkù 408.783 'fi 232 saggi ‘ 651
mll 380 ‘àlam 207 iàhadù 190
man 851 ‘nh 302 skì 744
mindà 116 1anè 307 sokFlànù 744
mnh 150 mnàn 315 in ' 103.524.754
minjàn 150 ‘òr 103.524
ma‘abàd 166 si 558
mòre ' 27.285 sVse'élà 760
meracl/màràd 797 jjcehà 284 'fa r 763
miskàn 817 plh 922 sbh 428
miste 923 polhàfi 922 sebib 214
matfnà 108 pum ^ 366 shq 225
pir/p(!sar 31 segai 218
nebV 6 swh 391
ngd 29 fbh 66 shl 804
nàgtrd 30 sidqà 459.477 sèzib 225
negah 76 slh 389 sèsi’ 654
ndd 44 slh 497 skh 795.811
nehòr 74 flem 501 skn 817
nehar 184 Uh 822
nùd 45 q°bel 392 sii 802
nùr 212 qaddis 258.530 siltòn 802
ntl 102.238 q°dàm 528 soìtàn 802
ntr 92 qadmà 528 saflit 802
nìhdah 40 qadmàj 528 slm 831
npq 653 qùm 295.572 ¥làm 831
neqè 94 Qll 771 sum 845
rìs‘ 755 qejàm 572 smd 869
nesìn 217 qajjùm 572 Ymàjin 872
mima 661 qòl 567 smrn 876
nefin 108 qn’ 586 sm' 879
ntn 108 qsp/qesaf 597 Sàmeràjin 887
qesàt 624.5P5 sms
V fi V
893.920
sbl 102 qrb 607 s mas 893
sbr 559 qeras 122 sii‘à 335
sgd 460.389 qesol 178 sappi r 569
sòf 595.637 spr 569
slq 246 rèi 633 srh 821
sfar/sàfar 149 rab 646 sth 923
str 158 rbh 646
ribbò 646 ledìr 384
‘bd 165s. fb ù 646 tub 799
,abed 166 regaz 196 lemah 82.373
" bìdù 166 rùah 654 tql 942
«bar 182 rum 342.678 fqel 942
‘iddàn 642.337 ràz 133 tqn 941
,a\vàjà 219 rahìq 692 tqp 230
‘èia 647 rahamìn 685 fq òf/fqà f 230

[520] INDICE DEI TERMINI ARAMAIC1


IN DICE D EI TERM INI ITALIANI

Questo indice, composto sulla traduzione italiana e in analogia con quello tedesco, elenca i signi­
ficati principali dei vocaboli trattati nel dizionario.
Sono pertanto indicate quasi tutte le traduzioni dei termini ebraici e aramaici, anche quelle tratte
da commentari, articoli ecc. Sono dati inoltre i supposti significati fondamentali che naturalmente
si estendono spesso anche alle lingue semitiche affini. Quando a un termine ebraico o aramaico
corrispondono più significati italiani, questi sono stati elencati singolarmente. I sostantivi vengo­
no dati sempre al singolare, anche quando l’ebraico possiede solo il plurale.
Non vengono elencati termini che sono solo citati nel corso del testo, preposizioni ed esclamazio­
ni senza una voce propria.
Le forme costruite in italiano con i verbi « fare », « lasciare » ecc. sono state registrate in succes­
sione alla voce verbale principale, lasciandone però il riferimento specifico.
Per maggior completezza sono stati elencati talvolta anche i termini appartenenti allo stesso cam­
po semantico, come pure gli opposti, i sinonimi, i paralleli e i passivi.
Per i significati espressi con più vocaboli si è preferito segnalare la traduzione nella sua formula­
zione completa, dando peraltro riferimenti anche alle sue singole componenti, al fine di facilitar­
ne la ricerca.
Quando un significato fondamentale equivale al titolo della voce, viene stampato in neretto e il
numero è seguito da ss. I numeri tondi si riferiscono al primo volume, quelli corsivi al secondo.

abbandonare 300.798.125.136. accordo 151.439.839 adulterio 230


22Sss.826.828 831 accorgersi 594, 624 adultero 229
abbandono 136 accortezza 499.744.746 adunanza del consiglio 649
abbassare 681 accorto 743ss. aflare 376,54 ls.776.J07
abbattere 828 accostamento 607 affaticarsi 298
abbattuto 827 accostarsi 607ss.6l0 afferrare 93ss.467.756
abbeverare 923 accreditare 167 affezione 513
abbondante 566 accusa 133.742 affidare 427
abile 498 accusare 366,76/ affidare un incarico 824
abilità 266 acqua 24.655.7.871.926as, affilare 575
abitante 117.286.5/5 acquedotto 822 affinché non 390
abitare 212M4.102.817ss.861 acquietamento 40 affliggere 150.724
abitazione 3H4.102.817s. acquifero 108 afflitto 659
abito 268.748 acquisire 325 afflizione 25.724
abituarsi 752 acquistare 416,585ss.589 affla tei larei 86
abominio 949 acropoli 773 aggirarsi 953
aborto 653 adattarsi 65 aggravio 690
accadere 415.296.327.329.574. adatto 462s. aggressione 299
613ss. addestrarsi alle armi 65 agile 44
accadimento 613 addurre testimoni 190 agire 415.422.573.203.323ss.
accatastare in cerchio 384 adempiere un voto 373 415ss.499.717.911
accecare 237 adempimento 775 agire in modo delittuoso 442
accendersi 195, 549ss. aderente 374 agire in modo riprovevole 26
accettare 756,4/1,731 aderire 54,62,373ss. agitarsi 724
acccttazione 755 adirarsi 724ss.92 agitazione 504
accingersi a 65 adirato 185s.597ss. ah! 32.64.41 Is.
accolta di popoli 553 adoperarsi 290 ahimè 4 12
accompagnare via 824 adorare 461 aiutante 232
acconciatura 80 adoratore 165 aiutare 467.646.679ss.746
accondiscendenza 312 adulare 494 232ss.904
accondiscendere 103 adulteratore 205 aiuto 680,231.233.515.606
acconsentire 881 adulterazione 205 ala 22.719ss.

i INDICE DEI TERMINI ITALIANI [521]


alba 894 anima 327.390.478.687.66^. asino 243
albero 134.320ss. animale 197.476.479 aspettante 629
albero della vita 321 annali 379 aspettare 629ss.41.563
al di fuori di 93 annientare 15s.391.43S.v725 aspettativa 629
alito 68 annientato 236 aspetto 327.463.592.625
allargarsi 67 anno 625.642 aspirare a 400
alleanza 297.602.756.198.577 annunciare 459.593.3fts.55. aspirazione 730
allestire 702 559.602.879 assalire 355.796
allevare 184.351.478 annunciatore 441.7 assassinio 771
aJlontanarare 183.407.680.692.780 annuncio 119.600 assegnare 114.426.604
allontanarsi 451.136ss.254.692 annuncio di sventura 107 assemblea b44.133.549ss.567
allora 619 annunziare un messaggio 326 assennato 743s
altare 590.898 antenato 3 asserire 190
alterazione 808 anteriore 638 assicurare 702
altezza 329.342.346.572.678 antichissimo 210 assieme 9 1
altezzoso 747 Antico (!’) 214 assistente Pegale 337
Altissimo 257 anziano 242.349 assurdo 406
alto 329ss.432ss.567.30.246ss. aperto 367* astinenza 48
678ss.748 apertura per la luce 561 astio 186
altrimenti 390 appagato 556 atmosfera 873
altro 86s.96.128.147.452.7/1 apparenza 394 atrio 233
altura 681 apparire 652.574.625 attaccato 54.60.374
alzare 10Iss.572 apparizione 409.623 attardarsi 96
alzare gli occhi 238 appartenente a una stirpe 87 atteggiamento di inimicizia 741
alzare il capo 103 appartenere 415 atteggiarsi 7 14
alzare le mani 103 appassionarsi 582 attendere 166
alzarsi 655.254 appassire 24 attendibile 156.182
amabile 54 appoggiare 146ss. attenersi a 374.415
amabilità 53.513 appoggiarsi 264 attento 6/6
amante 55.710 apprendimento 755s. attenzione 463.514.704.266 302.
amare 53ss.250.375.535.655. apprezzare 558 429.616ss.
731.754s. appropriarsi 463.624 attesa 629.41.563
amaro 74 appropriato 391 attitudine 711
amata 55.88.710 appuntamento finale 597 attività 328
amato 54s.710 appunto 618 attività giornaliera 418
ambiente familiare 42 aprire 366.32.238 attivo 527
ambito in cui si esercita il aprire le labbra 446 attrattiva 542
dominio 801 araldo 441 attraversare 185
amen 157.169 arare 210.554 attribuire 559.689.113
amica 88 arbitro 385 attuare 122s.
amicizia 709 arca 561 augurare felicità 312
amico 53.55.86.593.709s. arciere 645 autore 2
ammalarsi 493 ardente (molto) 504 autorità tutoria 422
ammalato 491ss.411 ardere 213 autorizzare 787
ammansile 731 ardore di collera 550 autorizzato (non-) 452
ammenda 222 aria 873 avambraccio 453
ammettere 590 arido 489 avanzare 496
amministrare 802 arie (darsi delle) 185.352 avanzo 100.226.762ss.
amministrazione 422 armare 774 avere 18.415.52
ammirare 588 armi 65 avere a sufficienza 740.830ss.
ammonire 632.639s. arpa 24 avere come resto 764
ammonizione 639.640.649 arrabbiarsi 26 avere consistenza 156
amore 53 arrecare danno 723 aver di mira 124
amoreggiare 55 arredamento 702 avere discendenza 375.377
ampiezza 645 arrendevole 838 aver fiducia 164
ampio 14.445.654 arrestarsi 296 aver giudizio 499
anatema 131.336 arrivare a 794.35.65/ aver godimento 58
anca 96 arrivare alla gloria 681 avere in mente di 559
anche se 70 arrogante 342 avere in onore 664
ancora 190 arroganza 330 avere interesse 542
ancorato 703 arruolare per la guerra 450.603 avere misericordia 55.655.M-
andare 232s.288.396 421ss.424. arte 620.746 aver riguardo 103
567.757.185226.248s.358.450. . artefice 157 aver soggezione 664
598.824 artificialmente 327 averi 574
andare a prendere 347.757 artigiano 157.554 avidità 68
andare in esilio 363 ascendere 255 avido 66.502
andare in rovina 15ss.805.877 ascesa 246 avvedersi 594
andare via 136 ascoltare 20.83.595.616s.879ss. avvenimento 351.379
angelo 23.137.776 ascolto 617.879 avvenire 81.417.574
angolo 391 asfalto 728 avversare 55.523ss.

1522] INDICE DEI TERMINI ITALIANI


avversario 572.695.74lss. cadavere 328.24.68 116.409.421.894
avversione 754 cadere 385 cercare di procurarsi 290.795
avvertire 594.624 cadere (far-) 828 cercar rifugio 200
avviare Ì18 cadere a terra 262 cerchio 384.715
avvicinare 607 cadere in oblio 812 cereali 572
avvicinarsi 296.529.608 caduco 406 certificato di divorzio 169
avvicinarsi alla morte 424 calcare 398 certo 157
avvilire 30S calcolare 557s. cessazione 136
avvisare Ì90 caldo 503.504 chiamante 549
avvocato 337 calore (essere in-) 504 chiamare 444.7.304.512.549.
avvoltoio 686 calpestare 398.675 600ss.
azione 370.166.415 calvo 342 chiamare a raccolta 600
azioni di ritorsione 99. cambiar nome 853 chiamare in aiuto 606
cambio (in-) 730 chiamare per nome 603
camminare 395.424.187.945 chiamata 600
badare a 266.429 cammino 422 chiamata a raccolta 600
bambino 217.277.346 campagna militare 391.451 chiaro 74
banchettare 122.924 campo di tende 384.476 chiasso 435.707.757
banchetto 923.925 campo 51.500 chiedere 186.514.760ss.
banchi di nebbia 101 cancellare 16.735 chiedere attenzione 514
banda 553 cancellare la colpa 184 chiedere conto 632
bandiera 80 cantante 808 chiedere grazia 514
barcollamento 220 cantare 301.307.808ss. chiudere 25.717
base 702 canto 808 chiunque 115.217
basso 307.37/ canto composto con arte 746 ciascuno 38.83
bastone 545 canto di lode 584 cicogna 521
battaglia 250.252 canto popolare 810 cieco 237
bava 503 capacità 580.711 ciclo 143.201.255.871ss.
beato 225ss.309 capanna 269,272 cielo nuvoloso 518
bellezza 503.574 capanne di guardia 92 cima 185.637
beilo 65.566 capello 48.894 cingere 466.749.190
bene 566s.573.596.322.496 capigliatura intrecciata con cippo commemorativo 580
benedetto 309 arte 620 circolo 133
benedire 208.306ss.550 capire 266ss.486.595 circoncidere 567
benedizione 317s.574 capo 7.23.103.545.801.48.103. circondare 94
beneficiare del frutto 122 631ss.680.704 circondare con cura 190
benessere 566.831.833 capostipite 4 circonferenza 715
benestante 349.351 capra 228 circoscrizione amministrativa
benevolenza 176.529.833 caprone 147 387
benevolmente 731 caricare 105 circospezione 499
benevolo 566 carico 690.109 citare 642
beni 271 carne 50.326ss.389.478 città 478,242ss.614
benigno 509 caro 687 cittadella 269
bere 923ss. carovana 398.422 cittadella di Sion 245
bersaglio 92.444 carrello 702 cittadino 286
bestiame piccolo 654 carro da combattimento 701 civile 947
bevanda 923 casa 6.268ss.270.635 clemente 509.566.690
biasimatore 639 caso 613.728 cliente 355
bisognoso 18.3/3 catapulta 557 cocchio 384
blocco di pietra 148 catena montuosa 491 cocomeri 262
bocca 375,366ss.393 cattiveria 717 collega 86.7/0
boccone 368 cattivo 406.571,716ss. collegamento 374
bontà 176.520ss.566 causa (a - di) 302 collera 215.504.550.598.887
bosco d’alto fusto 330 causa giudiziaria 386 collocare 102.110.296
bottino 755 causare 110.112.417 collocare saldamente 702
braccio 453.578 cauto 509ss. collocarsi 818
brama 65.760 cavalcare 701 ss. collocazione 295
bramare 18.425 cavalletta 645 collo duro 620
breve 69 cavallo 23 colonna 295
brillare 561.653 cecità 237 colonna solare 898
brina 729 cedere 129.136.760 color carne 50
brocca 24 cedevole 838 colore del viso 410
brontolare 435 celebrare 325 color terra 50
bruciare 99.213.288.549 celebrazione di lode 589 colpa 223.224.94.184.221.733
bugiardo 713 cenere 318 colpevole 224.288.733ss.
buio 76 cenno 380 colpire 11 [.34.35
buone condizioni 496 censimento 149 colpire con anatema 131
buono 565ss.239.731 censura 353 colpo 34.182
buono a nulla 498 centro 744.607 coltello 121
buon esito 575 cercare 264.289ss.399ss.704. coltello di selce 485

INDICE DEI TERMINI ITALIANI [523]


coltivazione 49 congratularsi 312 convocare 511.550.603
comandamento 382.546.190.423 colloquio 134 convocare in giudizio 552
comandante 29 con 97.292ss.295 convocazione 600
comandare 185.631.477ss. connazionale 269 coperta 146
comando 368.478 connettere 557 copertura dell’arca 561
combattente 607 conoscente 593.62 copia 391 s.
combattere 250.452 conoscenza coppa 729
combattimento 701 489.593.642.671.624 coppiere 923
come 109.392 conoscere 166.217.267.463. coprire 442
cominciare 19.637 591ss.596s .430.624 coprirsi di vergogna 237
commettere adulterio 230 conquista della terra 127 coraggio 113
commettere errore 469 consacrare 551.112 coraggioso 467
commettere ingiustizia 203 consacrarsi 288.46.533 corda 558
commiserazione 60 consacrato 46ss. 108.112.536 corno 680
commissario 153 consacrazione 773.47 corona 715s.4S
compagno 593.709.710 consanguineo 262 coronato di successo 744
compassione 56.688 consegnare 112.121.125.427 corpo 326.328.659.78.879
compenso 108 conseguenze 122 corpo luminoso 74
comperare 586.587 conseguire 811 corporazione 264
competente 598 consentire 19 correre 567
compiacersi 58.245 541ss.7J0«. conservare 478.427.517 correre pericolo 291
compiangere 273 conservare in vita 478 correr via 16
compiere 654.715.327 consesso dei giusti 134 correzione 639
compiersi 233 considerare 391.430.757 corrispondente (sessualmente)
compilatore 153 considerare appropriato 391 303
compimento 718 considerato 104 corruzione 728
completare 370 considerazione 512s.558./0/ corsa dei cocchi 384
completézza 833 consigliare 647ss.783 corso 24
completo 715s.7I8.5J/.94.Jm. consigliarsi 647s. corso d’acqua 24
comportamento 397.943 consigliere 647.782s.7/7.906 corso dei tempi 340
comportarsi 415 consiglio 647ss.783.J5J corte 271
comportarsi infedelmente 229 consistenza ( 56 corteo 422
comprendere 595.499 consolare 55ss. cosa 185.375.307
comunicare 29ss.883 consolazione 55s. cosa decisa 719
comunione 147 consuetudine 327 coscienza 745
comunità 7.642.645.649.133.264. consulente 649.783 così 702
269.456.ss.553.555.735.841 consultarsi 649 cosmo 201
concittadino 269 consultarsi con se stesso costruire 282ss.325.614
concludere 718 648.783 costruire artigianalmente 554
concluso 327 consultazione dell’oracolo 359 costruire con travi 614
concordare 65 consumare 121 costruzione 283
concubina 523 consumare un rapporto 120 costume 397
condannare 388.904 contaminàre 576 creare 204.282.292ss.300.585s.
condiscendere 19 contare 557.103.148.151 590
condizione di forestiero 355 contendere 695ss. creare confusione 435ss.
condoglianza 57 contenitore 270 creare difficoltà 723
condonare 226 contesa 386s.695 creatore 331
condono fiscale 40 contesa giudiziaria 387 creazione 332
condotta 397 contestare 7 13 credente 162.546
condurre 49ss. contestazione 440.742 credere 164.264
condurre a battaglia 252 continuare 187 credibilità (non-) 918
condurre di là 183 continuazione 102 crepuscolo del mattino 894
condurre fuori 338.656 continuità 219 crescere 351.646,6555.
condurre via 365 conto 557.632.149 crescita 343.645
condur via legato 365 contorcere 444 cruccio 598
condurre su 252 contorcimento 220 culto 922
conduttore 701 contorni 545 cuore 327.569.595.685.743ss.
conferimento di un servizio 422 contraccambio 370 76.124.665
confessare 584 contrafforte 665 cupidigia 65
confessione di lode 585 contrario 30 cura 244.109.190
confidare 156.261 ss. 146.560 contrassegnare 845 curvatura 220
confidente 269.710 contrassegno 8 1 custode 161
confinare 374 contristare 725 custodia 400.422.423
confine 545.149 contro 30.246 custodire 300,92.886ss,
confondere 435 controllare 183.421 custodito 156.422
confusione 435.953 controllo 99.422
confuso 877 convegno 642.133.559
congedarsi 312 convenire 65.907 da dove I08s.
congedo 822 convenzione 157 danaro di corruzione 728
congiunto 262 conversatore stolto 446 danno 222.353.723

[524] INDICE DEI TERMINI ITALIANI


dardo 645.822 devastatore 878 distoreere 205
dare 300.314.108ss.850 devastazione 757.878.879 distorsione 205
dar da mangiare 121 diadema 47.48 distorto 219
dare il nome 604 diceria 376 distretto giudiziario 386
dare l’illusione 713 dichiarare impuro 576 distruggere 554.719 439.869ss.
dare un compenso 108 dichiarare la propria 723
dare una spiegazione 648 partecipazione 57 distruzione 718.805.878
darsi convegno 642 diecimila 645 divenire 414.415.608.275
darsi da fare 327 dietro 96.97.288.375 diventare (far-) 118.120
darsi delle arie 185.352 difetto (senza-) 946 diventar forte 70.l24.l83ss.345.
darsi pensiero 421 difficile 687 467.228ss.232
davanti 631.31.J25.400.528 difficoltà 687.723 diventar visibile risplendendo
dea 136 diffidenza 235 652
debito 224.835 digiunare 72.482ss. diversamente 390
debitore 224 digiuno 308.483 diverso 373
debole 411.954 dignità 351.503.687 divezzare 370
decadere 183 dignità regale 783 dividere 292.499ss.740,52.422
decantare 351 dignitario 786 dividersi 499
decidere 648.719.740.90J dilatazione 656 divinazione 315
decidersi 19 dileguarsi 578 divino 137.216
decisione 633.648.649.133 diletto 55 divisione 499
deciso 7 19 diluvio 928 divorare 121.435
decretare 296 dimagrire 712..593 divorzio 169
decreto 121 dimenticare 300 811ss. documento 149.151
dedicare 533 dimenticato 812 dolce (agg.) 491.411
definitività 208 dimentico 812 dolore 720
deformazione 805 dimora 384.702 domanda 760
degno 687 dimorare 818 domandare 116.756.760ss.
degno di fede 165 dimorare come forestiero 355ss. domani 98
degno di nota 373 dimostrarsi 796 dominare 286.288.801ss.536
delegato 600 dinastia 271.283 903
delegazione 822 Dio 8.119.124ss.l 34ss.270.281s. dominatore 285
deliberare 649 608.550 dominio 801./53
delimitare 717s. Dio (non-) 147 donato 108
delitto 12.1'3.440ss.733 dipendente 167 donna 2J6ss.2l8
delittuoso 442 dire 185ss.376.324 dono 38.108.111.115.116.822
deliziarsi 465 direttiva 640 831
delizioso 245 diritto (raw) 173.387.489.684. dono nuziale 211
demone 147.666.791.954 326.460.907 dopo 96ss. 101
demoniaco 137 diritto di liberazione 332 dote 822
dentro 390 diritto (agg,) 942 dottrina 755.756
dentro a 270 discendente 653 dove 108ss,
deperire 25 discendenza 96.271.283.375.377 dovere 907
deporre 40 385.634.503.64J. 765 dovere di liberazione 332
deporre le uova 380 discepolo 752.7/ drago marino 930
deportare 364 disciplina 489 drizzare 5/7
deportato 796 disconoscere 3 drudo 55
depositare 427 discorso 187 duce 633
deposito 423 disegnare 544 durare 156
depredare 103 disegno 544.134 durata 385.188.208.218
deretano 96 disgrazia 71?s.757.35.717.719 durata della vita 201.479.52
derubare 91 disobbedienza 648 duraturo 160.203
descrizione 426.422 disonorare 949 durevole 108.572
deserto (sost.) 50.876 disperazione 725 duro 620ss.
deserto {agg.) 756s.796.875ss. disperdere 16.365.500
desiderare 18.65ss.224.501ss. disperdersi 183
desiderato 245 dispiacere 56.60.720
desiderio 65.210.289.374.541.63 dispiacersi 56 ebreo 182
desolarsi 25 dispiaciuto 718 eccesso I85s.
destinare 113 disporre 421.574 eccitazione 503ss.
destino 359.6/3 disporre di 323 ecco 191.41 1.437ss.
detenuto 796 disposizione 306.112.422 edificare 275
determinare 544.642ss.704.740. disposto alla lotta 607 edificio 269.283
118.337.942 disposto (sessualmente ben -) educazione 639
determinazione 296 303 efficace 498
detestare 754.948ss. disprezzabile 578 effigie 148
dettare 605 disprezzare 51%.759.3ss.5.226.579 effondere 75
detto 185./aa./0/ disprezzo 3.26.579 egregio 687
devastare 714 dissodare 292 elaborare 165
devastalo 796 distinguere 266.624 eleggere 60.241ss.757

INDICE DEI TERMINI ITALIANI [525]


elemosina 457.477 essere in osservazione 517 femmina di struzzo 705
elemosinare 399 essere vivente 332 ferire 495
elenco 149 est 528 fermarsi 96.817.895
eletto 242 estasi 6.7. fermo 165.461.296.895
elevarsi 30.251 estensione 656 festa 42 1.616
elevato 342.35330.106 estinguersi 183 festa del sabato 779
elevazione 101.246.678 estirpare 674.526 fetido 509
emblemi del sole 892 estraneo 451 fiacco 491 .725.954
emettere odore 592 estremità 101.637 fiamma 214
emigrare 363.655 estremo 594 fiamma d’ira 549
emigrazione 655 esultanza 705 fianco 96
empietà 68.520.646.733.914 esultare .36Oss.704j\y. fiato 68
empio 331.286.447.733ss. 737. eternità 206ss. fidanzarsi 2 1 0 ss.
745 eternità (per 1’ -) 211 fiducia 164.263s.722.563.9/3
entrare 794.7 eterno 208.214 fiducioso 262
enumerare 149 eterno (in) 17.211 fiero 747
enunciato 185 Eterno 189.214 figli 283
equipaggiamento 702 evitare 136.755 figlia 275.276.329
ereditare 673ss.52 figliare 379
erigere 574 figlio 275ss.281.287.633.4S7.
erigersi 573 fabbricare 283.674 851s.
eroe 23.35.346.232 faccenda 54 ls. figlio prediletto 157
errare 785ss.952 falsificazione 713 figura 327.39ls.463.955
erroneità 203 falsità 797 figurarsi 391
errore 469.755 fama 421.879 filo 558
esaltare 314.351,410.584ss. tàme 68 fine 97.100.122.235.370.717ss.
681.685 famiglia 6.271.283.770.269 183.593ss.
esaltazione 421.678 fanciulla 685 finestra 462
esaltazione mistica 11 fare 150.204.417.567.571.659. fingere 713.62
esame di controllo 99 I10.165s.225.323ss.415ss. fingere sottomissione 7 13
esaminare 238ss.244.64.421. far andar bene 496 finito 718.831.944
624.941 far andare in collera 598 fino 187
esaminatore 238 fare a pezzi 292.593 finzione 7 ! 3
esaudire 302 fare cenno 380 fiocco 349
esaurirsi 25 .183 fare chiasso 435.707.757 fiore 729
esausto 493 fare dono 111 fiore della giovinezza 894
eseguire 370 fare esperienza 463.624 firmamento 872
esercitare (far -) 753 fare fino alla fine 370 forza 450
esercitare il sortilegio 315 fare giustizia 387 fissare 642.704
esercitare la divinazione 315 fare per la prima volta 528 flusso di sangue 389
esercitare la prostituzione 449 fare qualcosa accuratamente 571 [lutti 928
esercitarsi alle armi 65 far riconoscere la propria focolare 213
esercito 581.711.266.448ss.637 origine 633 fogliame 246
esercito celeste 451 far rumore 927 folla 757
esigenza 592 fare un regalo 105 folla radunata 549
esigere 291.400.762 fare visita 421.624 folle (agg.) 24
esiliato 363 farmaco 725 fondamento 637
esilio 363 farsi coraggio 1 13 fondare 283.637ss.702
esistenza 419.574 farsi garante intercedendo per fondare una dinastia 283
esistere (non -) 111 385 fondare una famiglia 283
esitare 236 farsi passare per 713 fondato 703
esito 100.575 fascia per la testa 348 fondazione 637.942
esortare 190 fatica 298ss.418 fondere 239
espellere 826 fatto artificialmente 327 fonditore 659
espellere dal possesso 674 fatto memorabile 80 fondo 499
esperienza 463.624 fattura 328 fonte 2J5
esperto 94.483.593 Crx■
|r*■7SS/lOf foraggio 121.713
esperto in una professione 266 favore 509.5l'3.522.542.598.609 forestiero 59.147.149.355.373
espiare 727ss.735s. favorevole 566 forgiatore 659
espiazione 223.728.733 favorire 233 forma 623.744
esplicarsi 41 favorito 538 formare 659
esplorare 240 fede 165 fornicare 230.288.449ss.
esportazione 655 fedele 156.158.536 fornire merci di scambio 113
espressione 656 fedele alla comunità 456ss.735 fornitura 607 '
esserci 11 ls. 123.572.625 fedeltà 173 forra 182
essere 327.414ss.608.275.324 fedeltà nei rapporti comunitari
essere alla fine 7I8./53 204 forte 22ss.34.70.124.183ss.262.
essere consuetudine 327 fegato 687.70.764 345s.349.466s .228ss.232.498
essere in buone condizioni 496 felice 946 fortezza 201.228
essere in ordine 943 ■ felicità 255.312.318.575 fortuna 833

[526] INDICE DEI TERMINI ITALIANI


forza 53.71. lH3.308.346.453s. giubilo 360 guardia del corpo 879
466 .5 8 0 Jllss 328.450 giubilo di festa 427 guardingo 664
forza fisica 71 giudicare 386ss.902ss. guarigione 246.725
forza funesta 72 giudici 137.386.786.902 guarire 139.724ss.954
forza procrealiva 71 giudizio 743.499 552.712.907 guerra 389.450.452.697
forza salutare 308 giudizioso 744 guerrieri 242.346.232.272
forza salvifica 308.470 giungere 794.35 guidare 398.424,70.?
forza vitate 74 giungere a compimento 7 18 guizzare 755
fragore 757 giungere alla mòta 499
frantumare 438 giuntura 374
fratellanza 85 giuramento 132.300.772.774 ideare 506.557
fratello l.85ss. 152.279 giurare 10.288.300.772jtj.9/5.y idolo 147.288.405.450.577.709.
fremere d ’ira 193.549 giurare per Jahwe 777 502.954ss.
frontale 892 giusto 69.77.489.631 ss.683ss. idoneità 711
fronte 366 702.703.96 134 460.734.907 idoneo 566
fronte (di -) 29s.l82 400 528 giusto (il -) 907 ignominia .520.79 1.3
frutto \22.328 giustificare 632 illegittimo 452
fuga 43 giustizia 112.173.387.681.460. illuminare 74
fuggiasco 44.382 904 illusione 713
fuggire 43ss.200 giustizia punitiva 466 imbarazzato 877
filmo 101 gleba 167 imbattersi 614
funzionario mW2.167.423.906 gloria 427.775.681.855 immagine 148.288.392.5005J.503
funzione del messaggero 776 gloriarsi 428:348 immagine che si porta in
fuoco 75.212ss. glorificare 348ss. processione 148
fuoco della collera 2 15 glorioso 34 immagine di metallo fuso 148
fuorché 93 godere 624 immagine di toro 27
Tuori 93.338.656.J0.S9 godere del frutto 122 immagine intagliata 148
fuorviare 469 godimento 58 immobile 158
futuro 97.100.457 gola 68 immutabilità 208
gonfiore della pelle 101 impadronirsi 795.91.251
governare 544.801.7/4 imparare 752ss.
governatore 284 impegno 295ss.439
gabinetto 580 governo 801 imporre 300.426
gara 384 gradevole 566 importante 351.691
garante 385 gradino 246 importo 942
gareggiare 549 gradito 491.514 impossessarsi 673
gelosia 582 grande 35.311.348ss.665.25/ imposta 683
geloso 5S2.583 644-646 impresa 396.776
gemelli 88 grandezza 349.688.646 impresa gloriosa 432
genealogia 634 grandiosità 34.407 impresa storica 348
generare 282.633ss.732ss.379s. grandioso 34 impresa terribile 665
586s. grasso 349.661.722 imprigionamento 525s.
generazione 384ss.634 gravato da colpa 224 impunito 94
genere umano 38 gravoso 688 impurità 576
genitori 2.152 grazia 503.509.514.520.529.598 impuro 576ss.531
gentaglia 526 grazioso 65 inaridirsi 25
gente 83.291.944 grembo materno 685 inaudito 452
germogliare 507ss. gridare 372.304.Slhs.601 704 incaricato della guardia 423
germoglio 507.822.910 grido 512.549.600.705 incarico 824
gestione 166 grido di aiuto 680.515 incastonatura con pietre 773
gettare 645.792.827ss.931 grido di gioia 706 incendiare 213
gettare terra 318 grido di invocazione 706 incenso 99.im.346.898
gettar via 828 grido di lamento 706 inchinarsi 460
gettarsi sopra 40 gruppo tribale 269 inchinarsi profondamente 460
ghirlanda l\b.48. guadagnarsi 589 incidere 543ss.
giardino alberato 756 guadagno 232.406.4/5.418.764 incirconciso 531
ginocchio 307 guado 182 inclinazione 512
giogo 172 guai* 19.64.41 lss. incolto <576
gioia 361.706.748 guardare 462ss.709.373.409. incominciare 494
gioia d’amore 53 624.627.714.791 inconsueto 63
gioioso 748 guardare attentamente 266.744. incontrare 529.613
giorno 75.612ss.334 guardare con attenzione 463. incontro 613
giorno (di -) 708 266.429 incostante 406
giorni di vita 621 guardare con cura 244 incremento 651
giovane 211.445 guardar fisso 241 incrociare 743
giovani guerrieri 242 guardare con interesse 421 incutere paura 662
giovare 646ss. guardare con preoccupazione indagare 290.704.64
giovinezza 360.894 421 indenizzo 222
girato 5 19 guardarsi con stupore 373 indicazione 80
giro in una gara 384 guardia 239.92.423.517 indicazione stradale 580

INDICE DEI TERMINI ITALIANI [527]


ndietro 97.764 interpretazione 31 latrina 653
ndifTerente 555 interrogare 400./ 7 lavorare 165.298.920
ndigeno 897 intervenire 327 lavoratore 298
ndividuo 52 intimare 437 lavoro 3%0.116.166.299.328.
ndovinello 94 intonaco 318 415
ndulgenza 140 intraprendere 655 lavoro battuto 620
ndurito 688 intrecciare 349 lavoro giornaliero 418
nesattezza 913 intrigo 714 lealtà 62
nettitudine 238 introdurre 574.607 legare 124.557
nezia 212.797.918 inutile 406 legare saldamente intorno 466
nfamia 949 inutilmente 797 legato (agg.) 250.365
nfedeltà 228.798.911 invano 509.797 legge 482.93 l .940.156.190.
nfedele 7l3.792ss. invenzione 557 213.911
nfedelmente 228.97/ inversione 390 legge statale 940
nfelice 309 inviare 148.82lss.823 leggere 605
nferiore 313 invidia 584 leggerezza 578
nfine 101 invidiare 583 leggero 578ss.654
nfliggere un male 207 inviolabile 316 legno 649.Ì20
n formarsi 290.400 invitare 603 lento 722
nfrangersi 439 invitare alla festa 616 leone 197ss.
nfuriarsi 597.598 invocare 403.iS7.S59 lesione 120
ngannare 405.706.796.5*/Iss. invocazione 44 l . 706 lettera 149
ngannatore 706 io 189ss lettura 600
nganno 73.147.228.708.796ss. ipocrisia 918 levare 254
911.918 ira 193ss. 504.549.92./0Ó.7S5ss. levare il capo 680
nginocchiarsi 460 187.597.598 liberare 336.494.657.35tìss.357
ngiustamente 203 irragionevole 29 526.824
«giustizia 12.101.203.204 irrigare 931 liberarsi di 91.183
ngi usto 203 irrigato 923 liberatore 682
ngrandirsi 646 irrigidirsi 875 liberazione 332.i57.654
ngresso 232.896 irritazione 598 libero 95.226
nimicare 103 iscrizione 149 libero da colpa 94
nimicizia 103.74/ isolare 373 libro 382.148ss.152
niquità 70ss.72 ispettore 423 libro dell’alleanza 156
niziare 637 ispezionare 42/ lieto 566
nizio 100.494 ispezione 422, 424 linea che segna i contorni 545
nizio del mondo 633 Israele 676ss. liscio 499.578
nnalzare 678s. issare 680 lite 387
nnalzarsi 678s. istruire 266.639.673.753 litigare 386
nnocente 94ss. istruito 94 litigarsi 387
nnoeenza 94 istruzione 301.596.93Iss. lobo del fegato 764
nnumerevole 150 istupidire 26 lodare 3I3.351.427ss.585.6S5
noltrarsi 182 lode 427.584.585.589
noperoso 555 lombo 722
nquieto 435 Jahwe 697ss.557 lontananza 692
nquietudine 435.45 lontano 692ss.46.184.
nsediare 427 lontano! 64
nsegna 580 labbra 446 lotta 607
nsegna militare 80.64 lacerare 773 luce 74ss.5 61,614.567.894
nsegnamento 596 lacrimare 239 luce dell’alba 894
nsegnante 266 laico 452 luce del giorno 75
nsegnare 152.93] lamentarsi 26.213.4ì luminare 900
nsignifìcante 141.578 lamento 706 luminoso 652
nsuperbirsi 185 lanciare 584 lungi! 494
nsurrezione 330 lanciare un richiamo 602 luogo 295.335.572.942
ntegrità 175.Sii.94J languido 718 luogo abitato 575
ntelligenza 121.489.593.606 lapidare 487 luogo di convegno 559
ntemperanza 186 lasciare 41.227 luogo di protezione 201
nlendersela 709 lasciare a 729 luogo di raccolta 600
ntcndersi di 598 lasciare andare 226.358.824 luogo di raduno 642
ntendimento 489 lasciare con testamento 114 luogo di rifugio 539.43.158.200
Menzione 649.709.730 lasciare d’avanzo 226 201.228.231.379.383.
ntercedere 385 lasciar fare 225 luogo di riparo 201
ntercessione 386s. lasciare impunito 94 luogo di riposo 40 42.128
nte resse 542.421 lasciare indietro 764 luogo di rovina 16
ntcressarsi di 430 lasciare libero 226 luogo di soggiorno 270
nteriora 686 lasciar stare 225 luogo di sosta 4 1s.
nterno 270.390607 lasciarsi fuorviare 469 luogo d’uscita 655
utero 716 lasciarsi trasportare 185 luogo nascosto 517
ntcrpretare 31 lato 366 luogo stabile 295

[528] INDICE DEI TERMINI ITALIANI


luogo stabilito 642 membra del corpo 659 modo 397
lusingare 713 membro 88 modo di agire 422
lussurioso 66 membro della tribù 87 moglie 212.217.286
lutto 71 membro dello stesso popolo 59. molle (le -) 755
269 moltitudine 645
membro di un gruppo tribale moltitudine (grande -) 451
macchia della pelle 101 269 mollo 644.764
macchia (senza -) 94 membro virile 580 momento 615.554.555.
macchiare 332 memorabile 80 momento determinato 334
macellare 590 memore 441 mondo 201.717.655.
macerie 318 memoria 440 mondo sotterraneo 201.927
macigno 455 mendicante 18 montagna rocciosa 485
maona 703 mendicare 760 montare 703
madre 1.151ss.218.276 mentire 706ss. monte 439.485.491
madre di tutti i viventi 153 mentitore 713 morire 9.424.472.769ss./55
maestà 351.407.410.695.257 menzionare 186.440 mormorare 750
maestoso in santità 36 menzione 440 morte 424.769
maestro 6.754.95/ menzogna 706,713.205 morti 756ss. 758
maggiorenne 226 menzognero 706 mortificarsi 72
magia 72.797 meraviglioso 664.665.372ss. morto 593.769.725.955
magnate 35 merce 755.225 mosto 675
magnificare 407 merce di scambio 113 mostrare favore 509.609
magnificenza 330.407s.687 mercede 415 mostrarsi 309.608.625
magnifico 349.665 mercenario 167 mostrarsi spavaldo 185
mago 9 meridiana 898 motivo (senza -) 509
malattia 492 mese 455 moto 110
male 107.207.571.597.505.522 messaggero 776ss.779 movimento 110
326.717.798.805 messaggio 380.779 mozzicone 597
maledire messo da parte 422 multa 222
13l.207ss.3Il.3l3.55tf metà 391 muovere a battaglia 250
maledizione mèta 92.499 muoversi su un mezzo 701
131 ss. 170.207.300.55/ metallo 149 muoversi velocemente 578
malfattore 27.7/7 metallo fuso 148 muro 242
malignità 717s. mettere 422.823 mutamento 801
malizia 797 mettere a disposizione 112 muto 554
malta 318 mettere al sicuro 200
maltempo 757 mettere alla prova 64
malvagio 68s.519.723 mettere davanti 125 nascondere l\3.158ss.407.517
malvagità 72.73.204 mettere giudizio 743 nascondersi 539.719
mancante 5/5 mettere in fuga 43 nascondiglio 159
mancanza 32.313 mettere in movimento 110 nascosto 554.160.207
mancare 230.469ss.J/J mettere in moto 110 naso 193
mancare di 18 mettere in ordine 573 nastro 557
mancare il bersaglio 444 mettere sottosopra 435 natica 96
mandare 776 mettersi al sicuro 160 nazione 261.264
mandare in rovina 435 mettersi all’opera 527 nebbia 101
mandar via 390.524 mezzogiorno 561 necessità 523.720
mangiare 121ss.296 migliorare 573 negare 712
maniera 397 minacciare 372 negromanzia 286
manifestarsi 366 ministro 248 .167 neonato 633
mano 453.578ss.592.103.123. minorenne 226 nemico 55.103ss.451.525.742.
328.332.680.823. mira 124 754
mantello 34.228 miracolo 373 nero (diventar -) 894
mantenersi inoperoso 555 mirare a 66 nessuno 38.49.92.1 17.716
marciare per combattere 250 miriade 646 niente (per -) 860
mare 926 miserevole 309 nipote 277
margine 566 miseria 311 nobile 34
maritata 286 misericordia 509.514.58.685ss. nobilita 498.410ss
marito 29.116.285.286.289 misericordioso 509ss.515.531. nome 251.382.440.604.608.605
maschile 115.440 685.748 604.845ss.
maschio 440 misero 18.22.149.307ss. nominare 186.440.118
massa 450 misfatto 718 non 69
massa d'acqua 926ss.928 misura 942 nonna 153
massa innumerevole 650 misurare 941ss. nonno 3.152
mattino 75.614.594 mite 311 nord 248.517ss.
maturare 370 mitezza 5/2 norma 571
medico 725 mitigare 411 norme della legge 190
meditare 558 modellare 204.658ss. noia 575
mediatore 385 modello 283 notare 266.594.62.624
meglio (il-) 242.566 640 modesto 5/2 notizia 185.569579

INDICE DEI TERMINI ITALIANI [529]


noto 366.648.50$ 720.60/ onesto 566 pagani 287
nolorietà 879 onorare 409.687.556 pagare / / 3.730.831 834.837
notte 268 onorare con riconoscenza 312 pagare un debito 835
novilunio 455 onore 664.687.348.579.855 palazzo 268
nube 101.215,3I5ss. opera 173.327.415.417 palla 384
nudità 366 opera buona 477 palpebra SS7
nulla 73.147.760 opera delle mani 332 pane 23.121 413s.
nullità 146ss.405 operaio 167 panico 435
nullo 147.405 operare 608 paragonare 391
numerare 425 operare malvagiamente 7/7 paragonarsi 391
numero 149s.425 operare un mutamento 801 paragone 239
numeroso 349.6)44s. opinione 239 parente 86.335.593.262,570.
nuovo 148.455ss. opporsi 750ss.798.528. 609.850
nuovo (di -) 190 614. 741 parentela 634.262
nutrimento 121 s. oppositore 524 parlare 185.186.375./.J6S
nutrire 714 opposto 30 parlare con disprezzo 3
nuvole 315 oppresso 506 parola I85.l87.375ss.464./Ó.
oppressore 506 196.368.576
opprimere 150.506.688.505 parola di maledizione 581
o 69 oppugnare 713 parola profetica 7
obbedire 19 ora 333.339 parte 96.500.580.52.422.595
obbligazione 22 (lss. oracolo 359.709.2.S parte anteriore 392s.528
obbligo 741.213.840 orbe terracqueo 927 parte di fronte 182
obbligo di risarcire i danni ordinamento 157 parte di possesso 51ss.
353.840 ordinamento cultuale 547s. parte posteriore 96
obbligo imposto su di sé ordinamento giuridico 909 parte di proprietà 359
298 ordinanza regale 940 parti pudende 236
oblazione 734 ordinare 702.426 partecipazione 57
oblazione totale 715 ordinatore 153 partenza 656
oblio 812 ordine 185.573.945 partigiano 58
occasione 339 orecchio 83ss.6/7 partito 103
occhio 235ss.329.406.238.754 orfano 149 partner 7/2
occidentale 97 orgia 925 partorire 633.653
occidente 97.896.926 orgoglio 329.342.348.678 parziale 103
occultare 712 orgoglioso 329 pascersi 465
occupare supcrfici 122 orientale 528 pascolare 713ss.
occupare spazio 122 oriente 896s pascolo 375.7/5
occuparsi 301 origine 633.653.528 passare 181ss.
occuparsi di 598s. orina 924 passare (farsi - per) 7 13
occuparsi di nullità 405 orione 722 passare da parte a parte 551
occupazione 302 orma 395 passare in rassegna 425
oceano 926 ornamento 407 .191.231.348 passar la notte 268
oceano celeste 928 ornarsi 191 passar oltre 184.187
oculare 239 orribile 666 passeggiare 424
odiante 754 oiTore 147.S7S passibilità di pena 224
odiare \03.754sx.9I4 orsù 424 passione 186
odiato/a 754 oscillare 438 passo 422
odiatore 61 oscurare 949 pasto 121
odio 754 oscurità 76 pastore 30.713s.
odioso 754 ospite 355 patera 94
odorare 654 osservare 463 .624 patria 52
odore 592.654 osservare il sabato 779 patrimonio 271.574.300
offerta 414.607 osservare sincera lealtà 62 patio 299.462.794.439.913
offrire 253.533.607.680 osservazione 517 paura 662
oggetto 379 osteggiare 74/ paziente 555
oggetto affidato 423 ostile 452 peccare 469
oggetto depositato 423 ostilità 74/ peccato 68.147.469.184.221.444
oggi 618.545 ostinarsi 469 peccatore 469
ogni 716 ostinato 798.799ss. pegno 80.150
ognuna 218 ottenere 811.904 pelle 37.50.53.328.101
ognuno 117.346 ottenere figli 283 pellegrinaggio 249
olezzare 592 ottenere in moglie 212 pelo 48
olocausto 716.734.747.246 ovest 5/S pena 24ss.224.290
oltraggiare 131.520 pendenti dell’acconciatura 80
oltre 184 pendere (far -) 541
oltrepassare 18Iss. pace 176.41.833 841 penetrare 496
omaggio 317.47/ padre 1ss.27.86.il 6.152.//. penna 22
ombelico 2 Ò2 850.933 pensare 187.442.556ss.
ombra 501 padrona 29.347 pensiero 659.421.709.730
omicidio 387.389.771 padrone 29.284ss.347.545 pentirsi 26 .56.60

[530] FNDICE DEI TERMINI ITALIANI


penzolare 954 pioggia 74 prescrizione 198
percepire 594 pioggia (prima -) 931 presen tare 120.125.610.680
perché 302 placare 491.736 presentare in maniera falsa
perdonare 472.532,735.105. pochi 151 62
138ss. 184 poiché 302 presentarsi 15
perdono 138 polvere 182.318ss. presentazione 4/4
perduto 15.16 ponderare 64 presente 196.191
perfetto 370.774 popolazione 264 presenza 239
perfezione 715.718.946 popolo 59.86 249.354ss.26/*.!. presso 91.292.295
pericolo 291.371.379 266.269.553.653 prestare 111.761
pericoloso 452 porre 111.125 prestar ascolto 6/7
periodo 621.82 porre fine 718 prestar attenzione 302
perire 16.719.183.877 porre un indovinello 94 prestare giuramento 774
perizoma 158 porsi in piedi 295 prestare servizio militare 450
permanente 173 portare 148.326.370.424.779. presto (fare -) 528
permettere 122 3L43.101ss.252.379.610 presumere 385
pernottare 268.750 portare al sicuro 43.160.200 presuntuoso 329
però 64 portare alla fine 370.717ss. presunzione 329
perseverare 41 portare le conseguenze 122 pretesa 592
persona 82s.393 portare un messaggio 326.779 prevenire 528
perspicacia 266 portar via 156.89J0ls.183.525s. prezioso 502.661ss.687.6/4
persuadere 447 801 prezzo del riscatto 353
persuasione 757 portavoce 106 prigionia 311.801
pervaso 7 porzione 359.499.580.52.i67 prigioniero 95 .801
pervenire 794 posarsi 40 prima 96 .391
pervenire (far -) 110.1 13 posizione 295 primizie 640
perversione 519.205 posizione elevata 351 primo 92.124.528.632
perversità 203ss.219ss. posizione eretta 572 primogenito 537.638
pervertire 205 possedere 52.323.585s. primordiale 210
pervertito 5l8ss posseduto 7 principe 35.545.101
pesante 70.661 ss.686ss.721 possedimento 95.514.131.527 privo 646.J/J
pesantezza 690 possesso 94s.359.6T3s.51ss.300. procacciare 702.795
peso 687.689s. 101.450.578 586 procedere 496
peso (di poco -) 578 possessore 286.588 procedimento giudiziario 698
peste bubbonica 375 posto 102.295 processare 387
pestello 246 potente 22.34ss.349.351.802. processione 148.422
petto 743.792 2^8 processo 387
pezzi (fare a -) 292 .593 potenza 453.581.201.232 procinto (in -) 2 9 1
piacere 244.374.541.68.239. 838 potenza maligna 147 proclamare 225ss.532.604
piacevole 566 potere 581 procurare 118
piaga 35 potere magico 797 procurarsi 283.290.795
piangere 273ss.239.512 potere regie 783 prodigio 82
piano 134 povero 18.22ss.l49.388ss.674. prodotto 328
piantare in asso 226 309.311ss. produrre 656.325.327
pianto 273 povertà 313 profanare 494ss.
pianura 683 pratico 566 profanatore 878
piazzale dell’ispezione 422 precedente 124.528 profano 494
piccino 313 precetto 423.478 proferire oracoli 709
piccolo 25.101.344.311.578 predire 81.9 professione 266
piccolo (di animale) 74 preferire 244.409 profeta 119.6s ì .//./5.629
piccolo sole 892 preferito 639 profetare 16
piede 395,422.295 pregare 346ss.387 profetessa 7
piegamento 220.222 pregevole 502 profezia 593
piegare 461.346ss.2/9s.iS4.s.9. preghiera 514.384.760 profondità 929
444.516 premere.451.i24 profumato 566
piegarsi 509 prendere 8l.94s.374.755ss. profumo 566
piegarsi profondamente 460 102s. 117.624 profumo d’incenso 346
piegato 301.307 prendere conoscenza 642 progenie 653
pienezza 113.740.833 prendere fiato 68 progenitore/i 4.153
pieno 507.773ss. prendere in considerazione 558 progenitrice 153
pietà 60.688.748 prendere in custodia 400 progettare 391.557.559.648
pietra 21A4H.113.485s. prendere in pegno 150 progetto 557.648
pietra di paragone 239 prender possesso 95 progetto di costruzione 283
pietra focaia 214 prendere una decisione 633.648 proibito 452
pietra superiore della macina preoccuparsi 400.491.761 prole 149
703 preoccupazione 435.649.42/.SJ/ promessa 297s.
pigiare 675 preparare 122.702 promettere 10
pilastro 295 preparare la fine 122 pronto 103.138.333
pinnacolo 899 presagio 81 propizio 411
pio 536.309 prescrivere 463 proprietà 249.359.51.130ss.276.

INDICE DEI TERMINI ITALIANI [531 ]


299,586 ragione 667 ribellione 648.797.798.440
proprietà particolare 256 rallegrarsi 706.747ss. ribollire 330
proprietà terriera 95.52.309 rame 149 ributtante 451
proprietario 29 ramo 185.597 ricamatore 557
proprio 618 rampollo 507 ricavo 574
proporzionato 566 rannicchiarsi 308 ricchezza 71.690.299.313.346.
proposito (di -) 649 rapporti comunitari 204 764
proposta di sentenza 908 rapporto 121 .120 ricco 349.313
prorompere 158 rapporto coniugale 302 ricercare 166.290.400.421
prosperare 496 raro 687 ricercare con preoccupazione o
prossimo 90,709ss. rassegna 425 interesse 421
prostituirsi 288.450 rassicurato 158 ricercare invano 953
prostituta 449.551 re 3l .782ss.115850 ricevere in cambio 730
prostituzione 449 reagire 302.601 ricevere la proprietà 51
prostrarsi 459ss.46l.255 reagire favorevolmente 304 richiamare 602
proteggere 332.158.233.510.887 realmente 173 richiamo 602
protetto 355 recare vicino 608 richiedere 756
protezione 82,264.201.228.370 recinto 718.233.244 ricompensa 831.840
prova 65s. reclutare 252 ricompensa del messaggero 779
prova a discarico 194 redimere 332ss.336.339J50.v.v. ricondurre 798.800
provare 239.632.65 regale 786 riconoscenza 312
provare avversione per 754 regalo 105.108.683 riconoscere 192.585.595.602.
provare dispiacere 60 regina 783 62.430
provento intero 773 regina madre 153.552 riconoscere(far/farsi—)601.633
proverbio 391.2 registrare 425 riconoscere Jahwe 777s.
provincia 386 registrazione 426 riconoscimento 427
provocare confusione 435 regnare 387.802 ricoprire 94
provocare scompiglio 435 regno 783.801.252 ricordare 300.440ss.
provvista per il viaggio 121 regno dei morti 756ss.758 ricordarsi 447
pst! 411 regno di sacerdoti 252 ricordo 82.440
puledro d’asino 243 regolamento 572 ricorrere a un rifugio 225
pulito 94 remissione 138 ricostruire 283
pungere 753 rendere 370ss.327.532 ridurre in rovina 575
pungolo 753 rendere completo 831 riedificare 478
punire 370.638ssJ5J00.SJ7 rendere gradito 514 riempire 773ss.
punizione 638 .221 419.836 render grande 31 1.646 rifiutare I9.758ss.i
punto di osservazione 517 render noto 366.30 rifiutarsi 800
punto di partenza 656 rendere numeroso 645 riflettere 624
pupilla 113 rendere omaggio 411 rifugiarsi 539ss.
purezza 561.94 rendere propizio 411 rifugio 539.43.158.200ss.228.
purificare 239 rendere testimonianza 32 231.379.383
purificarsi 562 rendersi gradito 731 rifulgere 652
purificazione 561 rendersi impuro 576 rigettare 300.526
puro 56lss.94.97 reni 745 riguardo 103
putrefarsi 954 reparto militare 80.637 rilasciare 524
puzzare 451 reparto della tribù 80 rilasciato 95
reputazione 879 rimanere 5/5
qua e là 424 residente 94.355.356 rimanere impunito 94
qualcosa 380.392 residuo 764 rimborsare 113
qualcuno 1 15.217.52. J92 resistenza 572 rimproverare 371ss.
qualunque (uno -) 91 respirare 53.476.66 rimprovero 640
quando 804ss.JJ4 respiro 68.654.655 rimuovere 136.183
quantità 545,690.150.644. responsabile 224 rinforzare 510.574
650 942 responsabilità 224 rinfrescare 147
quiete 40 restare fermo 156 ringraziare 312.585
restare incolto 576 rinnegare 798
rabbrividire 666 restare senza vita 576 rinnegamento 713
raccattare 526 restaurare 637 rinnegato 136
raccogliere 525ss. restauro 466 rinnovarsi 455
raccolta 525.527.559.600 restituire 371 rinunciate 226
raccontare 149 resto 100.762.764 ripagare 370s.736.554.5.?5
racconto 149 restringersi 476 riparazione 222
raccordo 374 rete 551.673 riparo 201
radunare le nubi 315 rettamente 573 ripartire 52
radunarsi 242.558 rettitudine 171 175.683.945 ripetere continuamente parole
raduno 642 rettitudine di cuore 685 196
rafforzare 467 retto 566.632.683ss.703.945 ripetizione 190
ragazza 633.211 ribattere 632 riposare 40ss.779ss.
ragazzo 633 ribellarsi 797ss.441 riposo 40-42.128
raggiungere 124.374.795 ribelle 798 riprensione 640

[532] INDICE DEI T E R M IN I ITALIANI


riproduzione 392 sabato 779 schiuma 597
riprovevole 26 saccheggiare 91 schivare 43
ripudiare 21 1.826 sacerdote 9.282.899.935 sciame 645
ripudiata 754 sacrificare 288.590.129 scienza 489.755
ripudiato 149 sacrificio 212.222.590.38.115. scindere 496.497
risarcimento 224.728.540 116.610.682.841 sciogliere 494.32.357
risarcimento del danno 222 sacrificio conclusivo 841 scivolare 44
risarcire 353.834 sacrificio cruento 735 scivolar via 379
riscaldarsi 550 sacrificio della comunità 841 scivoloso 15
riscattare 336.390.358 sacrificio delle primizie 640 scolaro 752
riscatto 338.728.35/J53 sacrificio di comunione 147 scomparire 16.25.779
risoluto 18.184.195 sacrificio di lode 584 scompigliare 136
risoluzione 649 sacrificio di Molok 791 scompiglio 435
risparmiare 90.381.688 sacrificio di pace 841 scomunica 551ss.
rispettato 349 sacrificio di salvezza 841 sconosciuto 99
risplendere 642ss.652ss.747. sacrificio espiatorio 147 sconsolato 25
896 sacrificio per il peccato 469 scontare 224.536
rispondere 186.301ss.307.800 saggezza 746 scoperto 366
risposta 302.799 saggio 266.483.557ss, 744s. scopo 302.307
ristabilire 73 saldo 158.466ss.701 ss. 942 scoprire 290.363ss.
ristorare 73.714 salire 246ss.248.703 scorpione 607
ristoro 730 salire (fare -) 338.252 scorrere 422 .29
risultato 557 salita 246 screziato 183
risuonarc 423 salutare (verbo) 312 scriba 148
risuonare (far -) 183 salutare (agg.) 456ss. scritto 148
ritardare 96 salute 308.465.53/ scrittore 148
ritenere 532 salvare 336.655 89ss.225.233. scrittura 149
ritenere degno di fede 165 379ss. 904 scrivere 544.149
ritirarsi 469.25/ salvezza 225.574.680.749.21. scudo 202.899
ritornare 230.233 .I90.798ss. 89.840$. scuotere 438.578
ritorsione 99 salvo (in -) 379 scuotere il capo 634
ritrattare 759 sangue 333.335.388ss.69.94 scuro 26
ritto 817 santificare 352 sdegnarsi 449.7/5
riunione 91 .133 santità 36.533 se 437
riunire 525.549 santo 49S.266.530ss.534s. se mai 69
riunirsi 91.637.132.267 santuario 533.576 seccare 24s,
riuscire 4!)6ss,498 sanzione di maledizione 132 secco 237
riuscire gravoso 688 sapere 591.592.598 sedere {verbo) 818
riuscita 499 sapiente 483 sedimento del vino 557
riva 580 sapienza 48 3.746 sedurre 446.798
rivale 523 saziarsi 73.738ss. segnalare 31
rivelare 366.133 sazietà 73.739 segnale di fumo 101
rilevarsi 644 sazio 738.739 segnare 545
rivelazione 408 sbagliare 786 segno 79ss.81s. 176.596.66.
rivendicazione 909 sbocciare 747 80.373.376
(ri)versare 792 sbranare 773 segno ammonitore 82
rivolgere la propria attenzione sbriciolare 438 segno commemorativo 80
704 scacciare 674.759.43 segretamente 161
rivolgersi a 402.760 scadenze stabilite 597 segretario 149
rivolta 797 scagliare 584 segreto 132ss.l59 161
rivolto 381.104 scambiare 567 segnare 61 .169
rocca 201 scambio 113 seguente 97.186.777
rocca di rifugio 201 scampo 655.379 seguire 99.374.424.183
roccaforte 202 scappar via 382 seguire con Io sguardo 421
roccia 484ss. scaturire 655.7 selce 455
rompere 300.37.438ss.717 scavare 544.756 sella 70/
rompere con 231.798.44/ scegliere 238.241.244.290.296. sembianze di caprone 147
rompere un patto 794 600.348.624 seminare 453
rompere un trattato 911 scegliere per un ufficio 465 semplicità 446
rosso 37.49.388 scegliersi 615 sempre 93 .173.187ss.211
rotolo del libro 152 scelta 242 senno 266.489
rottura di un patto 9/3 scendere 40.255 seno materno 155
rovesciamento 220 scettro 545 senso (senza -) 406
rovesciare 828 schiatta 476 sentenza 387 .368.385.908s.
rovina 15ss.435.720.505,577.575 schiava 170 sentenza del giudizio 907
rovinare 804ss. schiavo 30.190.165 sentiero 398
rovinarsi 439.878 schiena 561 sentinella 557
rovine 220.796 schiera 476 sentire 624
rugiada 74.645 schiera di guerrieri 272 sentire commiserazione 60
rumore. 927 schiera di superstiti 379 sentire compassione 655

INDfCE DEI TERMINI ITALIANI [533J


sentirsi come senza vita 876 sorella 85 stanza superiore 246
separare 551.422 sorgente 655 stare 225.295ss.
separato 557 sorgere 75.656.295.572ss. stare accanto 415
separazione 740 sorprendente 452 star dalla parte di 374.403
sera 614 sorte 358ss.5OO.5i.ff07 stare fermo 165.467.295.296.895
serpente 323 sortilegio 315 stare immobile 158
serrare 7 18 sorvegliante 153.423 stare ritto 817
serva 170 sorveglianza 887 stare saldo I58.701ss.
servire 62.99.288.415.461.765. sorvegliare 92ss.887 stato 397.264
893.320ss.920xs. sospirare 509.572 stato del vindice 332
servitù 166 sosta 4 1s. stato primitivo 528
servizio 166.422 sostegno 295 statua 507
servizio militare 450.451 sostenere 158.147.233 statura 572
servo 253.165ss.920ss. sottomesso 307.592.767 statuto 303
servo della gleba 167 sottomettere 308 statuto di alleanza 297
sete di vendetta 68 sottomettersi 819 stele solare 898
sette 739.772.779 sottomisione 713 stendere 823
settentrionale 518 sottoporre 428 steppa 50.375
settimana 615 sottrarre 526 sterminare 375.674.739
settimo 615 sottrarre all’uso comune 46 stimare 558.430
sfigurato 808 sovrapprezza 645 stimato 104
sfortuna 299 sovrastare 342 stimolare 753
sforzo 183 spalle 375 stipite 157
sfruttare 122.435 spargimento di sangue 389 stirpe 87.27I./70.2625.
sfuggire 183.379.382 sparire 184 stoltezza 67s.489.722.24.745
sguardo 393.421 spartire 499 stolto 67ss.721ss.24is.255.
sgusciare 379.380 spavaldo 185 445ss.743.745
sicurezza 157.172.176.262s.684 spaventare 662 stordito 878
sicuro 15Sss. 169.262.702. spaventarsi 371.875 storia 625
160.200 spavento 662.370 storto 519
sicuro (al -) 43 spazio 122.270.654 strada 397.422
sigillo 152 spazio di un piede 395 straniero 59.99.128.147-149.
signora 29.154.347 spazio di tempo 218.334s.340 4 5 J ss .6 / s ì .
signore 27ss.284s.347.608.80ls. spazio libero 41 strano 452
5S6.588.850 spazio retrostante 375 straordinario 764
signore della totalità 33 specchio 62J strappare 89 183.438
signore universale 33 specialista nel l'oracolo 8 strappar via 89.97
signoria 801 specialista nel sogno 8 stravolto 220
silenzio 554 specie 328 strepitare 435
sinceramente 173.177 spedizione 822 stretto 94.525
sincerità 177 speranza 264.629.559 stringere 94.525
sinistra (a -) 757 sperare 166.55&W. strumento per parlare 375
Sion 245.489ss. sperimentare 121.463.594.624 struzzo 705
slealtà 977 spettare a 907 stupido 67
smascherato 236ss. spezzare 595 stupire 373
sobbalzare 435 spiare 577 stupirsi 877
soccorritore 57 spiccare il volo 22 stupore 373
soddisfacente 566 spiegazione 399.648 su 246.401
soddisfare 835 spingere 435 .43 su! 412.424
soddisfatto 740.837 spirito 147.327.603.654w. successo 497-499.744
soddisfazione 836.838 spirito del morto 593.725.955 sud 518
sofferenza 312.720s. spirito di profezia 593 suddito 879
soffiare 53 splendere 74 sudore 592
soffio 147.405ss. splendore 346.407ss.410.561. sufficiente 836
soffio vitale 663 652.690.240.348 sufficienza 740.830ss.838
soffrire 308 spopolato 225.876 suocera 153
soggezione 664 sporco 26 suocero 153
soggiorno 270 sporgere 655 suolo 49ss.270.286
sogno 8 sposa 218 suonare 34.809
solco 302 sposare 211.286.757 suono 367.567
sole 89lss. sprizzare 579 suono forte 879
solido 262 sprovvisto 509 superare 257
sollevare m.64.238.679 stabile 155ss. 160.164.703.746 superficie 50.392
solo 90-93 stabilire 544ss.633.637.72/./90 superficie terrestre 37-51
somiglianza 391 stabilire ciò che è giusto 63lss. superfici 122
somma 639 stabilirsi 95 superfluo 740.764
sommossa 797 stabilità 171 superiore 184.345ss.786.246
sopra 246s.401 staccare 823 superiorità 346
sopportare 104 stagno 307 superstiti 379.382
sordo 554 stancarsi 307 supplemento 645

[534] INDICE DEI TERMINI ITALIANI


supplica 509.514 tessere 557 traviabile 445ss.
supplicante 346 tessitore 557 traviare 446 952s
supplicare 762 testa 348 travisamenti 714
sussistere 415.572 testamento 114 tremare 662>.370ss.
sussistenza 476 testardo 752 tremito 370
sussurro 7 testimone 182./90.Ì05 tremore 370
suvvia 7/0 testimonianza 32.190.239 tribolazione 720
svelare 625 testimoniale 643 .305 tribù di Giuda 678s.
svelare mancanze 32 timoroso 663 tribù 1 M .H .2 6 3
svetto 44 tintinnare 705 tributare 370ss.
sventura 106ss.7l9 tipo (di altro -) 97 tributo 101.678.682
svergognare 237 tiranno 23.346 triste 26
sviar(si) 953 tirar Fuori 30.89 tristezza 598
toccare 34ss. trovare 366.794ss.67/
tacere 391.554ss.71 3 togliere 135.139.187.526 trovar buona qlc.737
tagliare 100.292.298.551.739ss. 680 trovare forza 598
497.501. 593 tomba 576 trovare grazia 598
tardare 236 torcere 349.220 trova rei 415.642.327.613
tardi 96 tormento 35 trovarsi in stato di
tassa 422 .683 tornare alla vita 478 esaltazione estatica I I
tavola 363 tornare indietro 424 truppa 266
tavoletta 153 loro 23.27 tumulto 757
tavolo 822 torre 349 tutela 156
tecnico 557 torre angolare 391 tutore 156
telaio 702 torre di guardia 239 turbante 348
temerario 228 torrente ingannevole 706 tutti 38.217.350.7 \6.83.648
temere 54.166.355.661ss.666 torto 733 tutto 716
tempesta 657 totale 639
tempio 269 totalità 33.715ss.717 ubbidiente 885
tempo 547,615.621.642.27# tra 266 ubbidire 620.879.885
302.333ss.340 traccia 575 uccidere 769.771
tempo (in ogni -) 211 tracotanza 186 udire 381.624
tempo antico 528ss. trafiggere 494 ufficio 465.422
tempo del vindice 332 tralasciare 813 ufficio stabile 171s.
tempo della vita 621.211 tralcio 822 uguaglianza 392.505
tempo finale 595 tramare 648 uguale 391ss.801
tempo lontanissimo 206 trambusto 435 ultimo 97.101.594
tempo primitivo 210 tramontare 233 umile 307.344.Ì0 9 J7 7
tempo primordiale 210 tranquillità 725 umiliare 308
temuto 662 tranquillizzarsi 59 umiliato 592
tenda 269.384.476.244 tranquillo 555.831 umiltà 312
tendere a 290.400.594 transitare (far -) 183 undici 90
tenere 94 transitare dall’altra parte ungere 786
tener conto 184 182 unguento 786
tener fermo 467 trapassare 111.496
unico 90s.93
tener lontano 184 trarre 81 universo 717
tener saldo 158.942 trascinare via 43 uno 90ss.
tener segreto 159 trascorrere 183.326 unto 786
tener stretto 94 trascurare 226 unzione 787
tener testa 296 trasferire 110 uomo 36ss.4f.l]3ss.189,216,
tenero 686 trasferire la proprietà 51 286.346.83 944
tenersi lontano 46 trasgredire 300,794.183.219 uomo di Dio 137
tentare 64ss. 439 uovo 380
tergo 96 trasgressione 221.472.2/9 urlare 512
terminare 7 1ls.779ss. 994 trasmettere 126 urlo 512
termine 642 .333 tras(portare) 111.185 usare indigenza 140
terra 10.50.199ss.262.359. trattamento 370 uscire 653ss.
614.127.266.318 trattare 120
uscire a battaglia 250
terra sciolta 318 trattare con diffidenza 235 uscita 653.655
terra sterile 758 trattare con disprezzo 26
uso comune 46
terraferma 25.202 trattare con violenza 505 usuale 462,327
terreno 51.286.499 trattare duramente 620 usufruire 122
terreno da coltivazione 49 trattar male 308 usurpare 823
terreno del campo 51 trattato 198.911.913 utensile/i 379.659
terribile 662 trattenere 97.207.717 utile 566
terrificante 664.666 trattenersi 96 utilità 646
terrore di Dio 436 tratto di strada 397.422
terzo (un -) 366 travatura 614
teso 559 trave 740.320.614 vacuo 406
tesoro 502 traversata 182 vagare 16.952.va-.

INDICE DEI TERMINI ITALIANI [535]


valere 557 vento 405.054.5. visita (far -) 421.624
valere (far -) 903 vento orientale 528 visitare 420ss.
valle abitata 262 veracità 172 visitatore 422
valore 346.351.639 vergogna 147.236.336.24.575, viso 410
valoroso 566 855 vista 463.623
valutare 385 vergognarsi 236.577 vistoso 373
valutazione 385 verità 176 vita 201.476s.478s.621.68.
vanità 147 vero I60.566.702s. 82.211.321.876
vantaggio 764 versare 111 vitalità 74.662
varcare 182 veste 748 vivente 128.416.68.332.572
vassallo 167 veste esterna 792 vivere 475ss.770
vastità 654 veste della salvezza 749 viveri 480
vaticinare 359 veste della vendetta 749 voce 367.567ss.578.882
vecchio 349 veste splendida 715 voglia 65
vedere 185.191.239.296.438. vestirsi 748ss. volere 1.18ss.244.542.759
4Ó2S.595.622ss. vestito 228.748 volgere 801
veduta 239.623 via 395ss.422.943 volger le spalle 375
vedova 148ss. viaggiare 701ss. volgersi 136.390ss.
vedovanza 148 viaggio 121.397 volgere al contrario 219
vedovo 148 vicendevolmente 118 volgimento 390
veggente 119.462.9.623 vicino 314.607s.817 volo 22
veglia notturna 887 vigneto 756 volontà 730.732.903
veicolo 701 vigoroso 183 volta 340.872
velare 158.238 vile 29 volta (per la prima -) 528
veleno 503 vilipendere 578 volta (una -) 92
velo 158 villaggio 729 volta (una - per sempre) 93
veloce 578 vincere 737 voltare 302
vendetta 749.61.68.99 836 vincolo 295 volto 103.124.159.193.366.
vendicare 370.835.:9&m. vindice 332.333 390ss.392.409.4I3
vendicarsi 56.59.99 vino 615.692.887 votato alla scomunica 551
vendicatore 390 violare il trattato 913 voto 36ss.373.835
venerare 666.411 violazione della legge 911 vuotare 94
venerazione cultuale 670 violentare 366.308
venire 231ss.234.794 violenza 150.505ss./86
venire al l’esistenza 574 virgulto 507 zattera 375
venir incontro 528.609 visceri 685 zelante 583
venir meno 656.183 visibile 652.240 625 zelo 582ss.
venir meno alla fiducia 913 visione 462.109.239.623.625 zio 86
venire su 248 visir 248 zio paterno 262

[536] I N D IC E DEI T E R M I N I IT A L IA N I
IN D IC E D E G L I A U T O R I

1 numeri tondi si riferiscono al primo volume, quelli in corsivo al secondo. Non vengono elencati i dizionari
citati spesso, come p. e. AHw, BL, DISO, GB, H AL, KAI, K.BL, LS, Lis. , Mand. , Noth, IP, ecc.

Aalders 655 Asting 548 Basset R .796


Aalen 75-79.70\.894s.901 Astour 675.5(55 Bauckmann 382,491.480.932.
Aartun 229.309 Auvray 119.236 941
Abel E.L. 793 Avigad 791.485 Bauder 225
Abel F.M. 645 Avi-Yonah 422 Baudissin X X IV . 7.2328.30.
Ackroyd 27.1.408.592 .576.954 Azzi 549 32s.35.A7.165.313.457.626.726
Aharoni 396.66 Bauer H. X X I. (BL passim),8 .
Ahlstròm 34.163.488.523.5S5s. Bach L. 164s. 31.566.1X.149.499.519.549.567s.
590.746 Bach R. 284.796.45.200J50. 586.650.760.920
Ahrens 593.385.558 434.436.453.603 Bauer J.B. 391.1AS.282 639.748 ■
Aistleitner X X X II. (WUS passim). Bacher 684 .34 Bauer W. 584.686.644.5/2.57 7
91.46Q.XX Badè 83 Bauernfeind AQ6.43 453.700.793.
Albert 597 Bachli I0.54.60.89s.99.354.266 941.948
Albrecht 193.395.544.475.5/5. Baentsch 50.297.498.564 Baumann A .143
892 Baethgen 29. 791 Baumann E. 594.597.599.601.
Albrektson 495 Baetke XXIV.A7. 603,805.590.507
Albright X X III.8 ,23.30.70.103. Bailey H.W. 422 Baumgàrtel XXIV.32s.64.139.
156.169.204.295.384.397. Bailey LI. R. 126.793 166,188.328.748 .X I.I-3.450.
444.463.483.550.572.675. Baldwin 509 456.665.673.678
7I9.783.A7.2.7.5/.207.2/4. Baltzer 448.548.669.128.861.863 Baumgartncr X X 1 V .X X V I (H A L
370.404.454.51Hs.549.567. Balz 673 passim). X X V II (KBL pas-
586.592.678.682.695.756.789. Bammel 18.20-22.307.309.315.711 sim).200.342.78ls.A7/.A7K
792s.892.949.954. Bange 333 X V 232 351.596.743.756.872
Alfrink 9 .10.771.267.518.520. Bardike 99.359.435.788.40.29S. Becker J, 661s.665-672.J70-J72.
873.895 394.575.625.827.890 911
Allegro 422 Barr V1II.IX.XXI.37.75.107.156. Becker J H. <57
Alleman X X III .X I 158.164.176.225.285.375s. Beegle 675
Alien 592 415.449.452.491.551.592. Beek 484.819
Alonso-Schòkel 438 1 AH.VI II.44 132 149.208.219. Beer XXI.XXIV.498.732 J X
Alt XX.XXl.XXIV.8s.24.60.98s. 226.232.301.324 327.336.339. XII.25l.348.401s.4I3.450.
138.205.269.279.284.287. 341.343.346s.415.525.548. 857s864
355.359.486.546.579.619. 567.576.598.616.624.645.744. Beeston 126.891
772.785.788.790s. V llI.IX . 847.886 Begrich X X I.X X V . 104.130.226.
X I.32.57.137.156.236.352. Bartels 449 265.298.324.44 ls.444.495.
370.782.795.851.853.909 Barth C. 105.446.48 ls.657.679. 602s.668.681.788.805./A".
Altmann 245.256.600 15%112.89.91.14l.257.302. XIV.J44.153.156.202.388.
Amusin 448 306s.360.758s.874.895 619.697-699.707s.814.816
Andersen 138 Barth J. X X I. 108.242,476.503. 908.928 932.934-936
Anderson 12.267.555 549.718.722.769.P///./. 7. Behm 124.210.305.391.448.
Andreasen 782 24s.28.299.348.366.424 559. 459.554.742.748.67./i0 .454.
Andrew 503 616.623.923.949 804
Ap-Thomas 460.491.509s.514.5l7. Barth K.42.AT/.505 Ben-Hayyim 296
229.298.346.385.389 Barthélemy X IX . VII Ben-Jehuda XXI.494.498./A'
Armstrong 561 Bartina 391.637 Benoit 333
Arnold 453 Bartlett 122.554.635 Bentzen 182.788.449
Asensio 110.523.531 Basse! H. X X IV . X I Benveniste E. 596

INDICE DEGLI AUTORI [537|


Ben veniste G- 415 de Boer 305.440.44ls.444.449. Buis 143
Benz 25.55.98.109.J66.229.263. 478.485.650.12.107.119.134. Bultmann 27.79.172.182s.238,
292.324.362.391.446.458.485. 276.297.346.368.385.414.488 264s.268.363.483.518.523.
487.496.518.526.572.599.678. 559s.567.868.878 539.541.607.653.673.773.
709.822.827.831.845.893.944. Bogaert 111 108 145.350.477.560.567.
Berger 636 Boismard 607 606.692.708s.753.788
van den Bcrghc 308 Boman 415 .342 Bunte 123
Bergmeier 649 Boneschi 776 Burchard X IX . VII
Bergmann 89 Bonnet 459.900 Burchardt XX1.23.1X.632.789
Bergstràsser X X I.l 5s.54.85.90. Bonningues 182 Burney 750.556
93.123.193.197.199.266. fìorchert 454 Bums 367
273.275.422.455.469.503. Bordreuil 507 Burrows 792s.
565.578.592.612.629.653. Boréc 645 Busink 599
701.715.719,743.748.750. Boiger m.27.182.310.428.801. van den Bussche 506
769.773.782.799.804.7*40, 854 Buxtorf d.J. 791s.
58.66.92.101.108.170.228s. Bomkamm 135
235.295.320.366.511.523.528. Bostròm 63.452.723.63
530.533.578.607.631.646.650. Bottero 182 900 Calice XXII.18.156.7J'
685.701.713.760.830.845 871 Botterweck 292.592.594.597.600s. Campbell J,C. 722
879.891.923. X I.578.715 Campbell J.Y. 555
Bemhardt 13.281.610.636.786. Bousset X X I. 15.33 JX.456.869 Cantineau 44O.447.42J.507
lS8.417.583s.715 Boyd 97 Caquot 7.78.163.214.279.
Berridge 507 van den Branden 458.500 307.408.447.558.788.24.
Berry 41 Brandon 342 28.166.520
Berthier 36 Brandt 181 Cardasela 423
Bertholet X X I. X X IV . X X V I. Braslavi 535 Carmignac 645.654
(HSAT passim) 357.452.670. Bratsiotis 187.55 Carro! 746
IX. X II. XIV. 148.403. Braulik 42.198.939
Bertram 69.226s.332.345.407. Braun 261.295.66I.739.JJ2. Caspari 23.69.106.693.722s.
475.483.633.639.642.673. 420.433.557.954 24.26.28s.832s.
7 11.122&.150.6.29.135.181. Breit 60s.89.92 Cassuto 225.401
225.261.292.332.372.378.420. Brekelmans 551.542 Castellino 573
445.448.489.685.790.804.891 Brentjes 199 Catheart 703
Besnard 848.855.857.859 Bresciani XXI.XXVl.156.7Jf.A7K Causse 266.308
Betz 414.568.571.607 Bressan 943 Cazelles 124.166.172.445.668.
Beuken 468. /^ Brichto 131-133.207.575 . 125.446.586.689.801.859.906
Bewer 7 Briggs 609.743.X I.67.705 Cerny 626
Beyer H.W. 103.326.*?7.750 Bright 8.555 Charbel 841
Beyer K. 421.333.632 Brock 703s. Charlier 37
Beyerlin 123.137.234.448.682. Brock-Utne 743 Chelhod 307.551
146.294.317.363 Brockelmann X X I (Br Synl Childs 81.264.442.446-448.
Beyreuther 576.716 passim). X X V (GVG passim). 469.619.658.522.555
Biard 454.712.232 X X V II (LS passim). 1.290. 476. Chouémi X X II.Jf
Bi(c)kermann(n) 323.741 799. IX. XIV. XVI. 817 Christ 491
Bieder 678.830 Brongers 323.350.445.496.537s. Christian XXlV.Jf/7
Bietenhard X X X I. XIX.292.759. 571.597.88.302.34 l.488.583s. Claassen 485
832.847.858s.861.869.872.875 859s.866s.924 Clark 597.552
Billerbcck X X X I. X IX (Str B pas­ Branno XX1.395./J' Clavier 376.378
sim) Brown F. 609.XI. 705 Clemen 257
Birkeland 104.307-309 Brown R.E. 132.135 Clemente 295.264.861
Birnbaum 616 Browne X X IV .J7 / Clifford 413
BischolT390 Bruti 133.210 Clines 851
von Bissing 175.762 Brunner E. 342 Coats 752
Blachère X X II. *6 6 . Brunner H. 5s.l21.489.639. Cody 284
Blank 14.314.497.769.565 145.343.369.459.618.882 Coenen X X X L 26 1 .155.XIX.506
Blass X X I. 111 .IX Brunotte XXIH.JT/ Cogan 525.599
Blau 197.213.262.330.332.349. Bruppacher 313.709 Cohen A. 821
391.438.440.460.549.562. Buber 182.224.227.597.685. Cohen C. 597
712.496s.568.597.743.788. 142.323.421.702 Cohen M. 156.307
Boccaccio 350.655 Buccellati XXL509.575.785s.7Jf. Cohen M.A. 57
Bodenheimer 521 25.66.232.457.678.831 Colpe 38.28ls.64J
Bòcher 183 Buchanan 97.101s.572.597 Conrad 605
Boecker 235.252.387.442s.447. Buck 60 Conti Rossini XXII.37.407.
506.632s.658.680.789.772. Budd 935 5bf).619.X.49.66.98.146.
114.l43.192s.260.305.365. Budde 23.591.326.328.359.418 149.225.228.232.242.262.
514.516.588.601.603.618.635. Buchsel 67.93.133.148.196.210. 292350.448 458.496.501.644.
697- 700.737.864.904.90 7s. 949 341.371.386.388.421.452. 724.739.754.763
BohI XXl.292.IX.855.861 (cfr.de 633.636.739.804.101.130. Conzelmann 76.182.792.7J0.
Liagre Bòhl) 145.234.306.582.700.911 747.753.798
Boehmer 266.405.411.845 Buhl X X V (GB passim).376.J777 Cook 267

[538] INDICE DEGLI AUTORI


CookeG . 123.281 s.135 Duden X X III. 184s.A'.579s.
347.482.530.597 644.741.811
Cooke G.A. XXI1.53.J.6Ì5 Dùnner 466
948
Coote 687 Dùrr 5.359.380.383.481.487.
Dcnizeau X X I I *
Coppens 6I.597.788.XJ Dentan 129.601.691.857
639.120.66s.69.662.664.766.
Couroyer 399.367.369 Dequeker 542
896
Cowley X X .X X U .6.53.89.96. Duhm 13.101.181.297.372.649.
Deutsch 265
149.156.195.197.207.262. 670.741.331.354.387.403.
Dévand 756
279.284.326.363.443.593. 454.521.673.791.867.915
Devescovi 399
607 639.649.797. VIIl.X. Dulière 7/7
Devoto 614
138.146.200.299.362.389. Dumermuth 820.861
Dexjnger 137
421.423.477.482.497.511. Dumortier 746
Dhorme XXII.194.307.327s.389.
613.687.756.811.845 453.578.583.687.720.722. Dunand 447
Cramer 603 Dupont J. 221.601.448
743 -746.79 Ì.X.66J0.149.
Cremer 464 236240.366.390.397.399.405. Dupont-Sommer 355.607.804.
Crenshaw 76.412.184.867 537.635.680.685s.900 XI 1.548
Croatto 575 Durham 832.843
Diepold 124.127
Cross 40Ì.94.108.214.230.257. Duru 447
Dietrich A. 153
333.454.730.78 9.793- 795 Dns 895.897-899
Dietrich E.K. 800-802
Crowfoot 616 Dussaud X X IV . 127.441.791.
Dietrich E.L. 34
Criisemann 428.585.589.602. Dietrich M. 15.105.130
XII.450
702.707s.753.866 692.695
Cullmann 489
Dihle 89 Eaton 561.195
van Dijk H.J. 111.225.864 Ebeling E. 806.428.437.811
van Dijk J.J.A. 955 Ebeling G. 182
Dah! 4 9 .6 3 .2 6 266.283 Dihnann X X II. 197.345. Edeltnann 305
Dahood X X II. 1.3.16.28.35.50. 469.491.495.503.539.647. Edlund 947s.
88.91.97.106.122s.156.160. 701.752.795.JT 64.66. Edsman 148
185.201.212.240.242.283. 89.98s.138.146.149. Edzard 241.264.714.900
285.349.370.375.384.397. 225.320.350.390.421. Eerdmans 419.537.754
422.462.556.592s.649.653. 448.525.572.582.644.b85. Ehrlich 530.59.131.192
661.675.704.707-709. X.I09. 724.733.756.779.785.796. Eichhom 488
111. 117.130.189.201.212.214 805.871.891 Eichrodt XXIII.XXIV.8.30.54.
220.225.237.258.304.306.325 Dion 192 60.92.123.145.167.196.289.
367.406.408.415.523.529.541. Dinnger XX11.53.83.A’.523 894 297.321.420.523.603.644.
543.568s.576.587.600.602. Dodd 413 lM.Xl.XII.47.67.7l.139s.222.
632.649s.687.748.750.795s. Doeve 654 254.257.259.266.342.345.364.
827.853.891.899. Dombrowski 199 3/5.386.435.454.464.584.592.
Dalman XXII.50.75.183.197. Donald 67 .123.2529.446 6ll.638.665s. 743.783 802.
242.317.358.398.557.638. Doimer X X V II (KAI passini).5. 832.861.946
701.713.724.794. JT JO J. 86.103.125.154.272.407s. von Eicken 827
316.477.509638650 715.873 593.151.XV.40.44.367.427. Eilers X XIV .543 .X1J.423
893s.9ll.920,953 432.711.852.865.871 Eisenbeis 830-833
Danell 676 van Dorssen 164.167 Eisler 895
Daniel 181 Dossi n 89 .264.822 EiBfeldl X IX .X X l.X X H l.X X rV .
Daniélou 435 Dotan 207 X X V I.X X X H . 12.27.30.32.
Dantinne 292 Draflkorn 137.955 35.8I.86.I25 s.I28.I30.134.
Daube 183.579.887 Dreyer 242 142.147.201.213.237.272.
Daumoser 261 Dreyfus 500.675.52 279.287.342.391.420.545.
David 105.602 Drijvers 219.875 549.579.608.625.659.676.
Davies X X I V.XII.317 Driver G .R . X XII.XX IV .3.5.9. 685.716.720.788.791. VII.1X.
Dcak 60 12.16.24.37.53.75.88.96.106. XI.X1I.XIV.XX40.65.
Debrunner X X I. 1 11.383./* 109.146.156.193.212.216. 79 144.152.157.214.257s.266.
Degen 355.422.462.673.32.. 262.284.330.385s.395.441. 370.404.428.450.453.455.
66.186.307.845 449.452.462.465s.476.491. 517-521.531 6S1.794.845.848.
Deichgraber 886 505.513.519.521.549.551. 850.852s.875.886s.890.896.
Deissler 516.55 557.570.592.596.610.612. 935.955
Delcor 33.204.549.580s./9ó. 642.648.706.712.716.722. Eitan 74.748.502
346.482.618.827.911.941.943 743.753.771.794.797. Elbogen 523.536
Delekat F. X X IV X II X.XII.40.43.89 95.102.111. Eliade 204
Delekat L. 26.83.86.327.476. 132.153.187.219.226.233.248. Ellenbogen X XIII.218 .X I.153.649
48l.539s.614.40./29./49. 307,327.379.390.423.452.525. Ellermeier 406.6 I8.218s.
226.237.302.304.307s.486. 598.624.649.683.705.725.744. Elliger XXl.XXVlL2.16s.59.83.
715.746.810 748 796.819.887.942.944,947.952. 87.113.142.143.188.192.
Delitzsch Franz 181.707 Driver S.R. 92.555.609.1X41. 213.222.232.324.329.333.
Delilzsch Friedrich X XII.18.13l. 220.226.286.288.705.819. 355.389s.447.452.496.498.
554.X.501.56 7.729.815.932 Drower XXII.329.421.495.701. 531.533.544.578.653.684.
Deller 35 106.194.X.29.34.I58.307. 699.721.727.729.732.741.
Delling 241.435.549.628.645. 620.772.845 778.787.794./*. AT.25.
719.758.776.804.49.55/.54/. Duchrow 85 43.46.69.72.82.84.100,148.

INDICE DEGLI AUTORI [539]


180 236.247.269.270s.313 28s.44.47.50.113.129. 26.123.133.184.186.209.229.
3534l6.418s.434450.452. 131-134.149.153.183.226.282. 232.322.339.367.394.397.499.
495.524.537.580.586.597.649. 300.319 328.330.340.353.363. 591.637.645.656.697s.725.
683.698.738.755.757.787.798. 367.370.379.384.393.406.412. 745-747.865.932s.942.954
818.858.860.866.869.889.893. 416s.428.430.432 485.489. Genung 500
898.905.942s.955 491s.494 496.500s.521.536. George 22S.619.309
Eltester 506 557.572.591.629.637.649.682. Gerber 407.7 \2.30.62.64.348
Emerton 561.592.693.185.336. 684.705.712.735.743.758.76 7. Gerleman 54.56.80.335.383.
535 784.801s.861.869.898.934, 607.614.640.729.754.773.
Engnell 597.'788.322,406.932 954 183.286.645.649.757.822.833
Erman X X III.8 3 .156.329.557. Fraenkel M. 779. Gerstenberger 413.487.756
591. X I.478.620.900.949 Fraenkel S. XX11I.26.349.373. Gese X IX . 17.489.557.611.791.
Esh 656 391 .XI. 149.153.503.6 92.725. VII.32.214.257.263 428.458.
Esser 692 926 466.519.592.704.725.793.875.
Euler 149.151 de Fraine 49.748.786.788.7/5 894.900.931.941
Evans 655 Frankena 334.198 Genesius X X V (GB passim).228.
Frankfort 246.784 295.476.741 s.X III. 7.438.756.
Franz 153 791S.932
Fahigren 112.25-29.421.441. Freedman 108.333.454 Gess 506
465.718.734.903.907 Friedrich G. XXXI.779 J 7 * de Geus 905
Falk 388.544.<59.556 607.919 Gevirtz 201.486.878
Falkenstein XXX.269.742. Friedrich J. X X IV . 1.17.90.201. Geyer 595
X V I I I 130.264 280.307.42 ls.437.440.476. Gibson 333.849
Fascher 24 89 543).X II.24.390.421.487.542._ Gierlich 77.79
Faulhaber X II 553.632.779.852.897 Gils 24
Feiner 267 Frings X I I Gilula 600
Feliks 873 Fronzaroli 37.113.123.193.197. Ginsberg 454.462.744.70.55.67.
Fensham 17.77.150.207.287. 207.212.216.273.326.328. 232.277.285.299.321.536.586.
721 . 342.345.384.413.440.453. 748
Fenz 885 469.475.492.504.551.561, Gispen 565.X II.
Feudi t 496 578.612.614.633.646.687. Glaser 420
Février 36.53.575 743.769.794.36.46.66.235. Gloege 872
Fey 70 318.320.366 379.390.485 Glueck N. 520.523.521s.XlI.5I9
Fichtner 59.90.196.491.571. 529s.631.644.651.654.685. Gliìck J.J. 197.30
650.72 7.89.185.480.709 711- 692.830.845.87ls.891.894. Gnilka 261.556
713.847.854.933.941 927 Gòrg 520
Fiedler 439 Fiìglister 267 Goetze 109.600.7i0
Filson 519 Fiirst H. 421.424.426.438 Goetzmann 272
Finesinger 810 Fiirst J. 422 Goitein 220
Finet 483 Fufì 322 Gold 39
Fmkelstein 220.789 Goldman 9.1 9 1.557.153.385
Fishbane 687 Goldziher 796
Fisher L.R. 305.367.405.519.531. Gaboriau 592.594.597.599 Good 63 .586
541.600.649. Gadd 715 Goppell 124.924.926.931
Fisher R.W . 779 von Gali 693 Gordis 5 20.578.591.326.725
Fit7.gerald 580 Galling X X I (BRL passim).XXIV. Gordon X IX .X X X I. (UT passim).
Fitzmyer XXIII.XXX.33.50.71. XXX,XXI,5.33.50.245.247s. 88.91.310.696. V II.X IX .108.
86s. 127.204.212.261.272. 287.296.358.444.447.523.580. 138.225.580.892.955
462.541.618.642.673. 637.684.712.786.792./^//. Goshen-Gottstein 752.706
7 16.742.791 .XI.XVUI.32.42s. XVIII.XIX.65.2I9.344.426. Gowan 302.305
93.198.209.219.238.257.390. 449.486.554.604.616.864 Gradwohl 50.721.595
445.511.525.654.798.801.812. Gamoran 113 Grasser 182
875.911 Gamper 690.904 Grapow X X m .X X IV .X X V .8 3 .
Flack 523 Garbini 18.791.794.455 88.156.191.329.557.591.
Fleischer 476 Garcia de la Fuente 627.762 X I.X II.X I V478.620.839.949
Flender 506 Gardiner 6.591 Gray X X V .3.15.97.146.148.
Fliigge 872 GasterM, X X IV .X II 196.199s.355.566.611.785.
Foerster 34.106.289.292.295. Gaster Th.H. 30.131.222.788. 788.790s.À7 V 62.95.138 270.
360.501.638.673.675s.683. 742.758.761.872 336.600
686.705.804.55.92.330.384. Gaston 289 Grebe X XIII.64.Jr
445.491.523.586.738.743.845. Greenberg 419.65.130.132.182
952 Gehman X XV III.606..m .95.455 Greenfield 152s.296.748
Fohrer XIX.XXIU .XXX.6.74.81. Geiger 237 Greeven 90.292.405.462.3949
I07s.129.181.199.226s.240. Geist 299 390.713.762
262.272.282.298.330-332. Gelb 592 GreifF 321
351.392.397.456.483-486. Gelin 22 .X I1.308.3I I Grelot 351Ù04.95.295.497.717.
489-491.495.499.544.577. Gelston 637.788 743.779.811
603.608s.626.641.644.651 s. Gemser 67.69.106.109.228.268. Gressmann X X (AOT passi rii). XXI.
670s.679.683.702.722,736. 342.372.387s.410.452.489. 15.33.101.199.627.668.
749.776. VII.X1.XVIII.8.17.26. 507s.639.64l.671.709.754. Vili.IX.345.456.518.520.630.

[540] INDICE DEGLI AUTORI


702.766.810.869.954 Hartmann R. 898 Heyde 610
Grether 193.196.380.382s.727. Harvey 6 18.700.751 Hillers 17.122.198.207.225.
116.185.845.847.859-863. Hasel 763 765s. 312.562.575.776
86 5s. 903 Hasler 182s. Hintze 744
Grimm J./W. 375 s.555j . Haspecker 672 Hirschberg 53.568
Grimm K.J. 500 Hauck 20.228 427.450.498. Hirzel 457
Griinme 585 539.565.578.658.95.295.50/. Hobbs X X W .X II
Gròndahl XXV.7.23.27.34.74.185. 315.567.830.948 Hòfner X X V II.X X X I.495.611.
197,279.284.345.371.386. Hauìotte 749 139.X VI.XIX.257.263.79j
440.476.508.551.652.658.673. Haupt X X IV .591.675. A7/.422. Hòhne 566
679.684.686.702.783.794. 792s. Hòlscher 10,241.468.7.9./'/9.
XIV.55.98.108s. 166.170.229. Hauret 556 499.629.743
232.263.351.366.390.415.507, Haussig X X V I. 155.283.287. Hònig 34.749
568.573.587.644.695.709.725.760. X IV .519.592.831 Hoflmann 791.954
799.817.831.845.871.880.893. Hecht 586 Hofiher 954-956
941.944 Hegermann 506 Hofius 378
Groilenberg 545 Hehn 134.394.405.654.662.664. Hoftijzer X X II (DISO passim).8
Gros 397s. 666.739.792 24.212.326.388. A". 729.445.
Gross 409.442.769.552 Heidel 758.930 647.944
Grossouw 567 Heidland 558.561 Hogg 183
Gruenthaner 895 Heidt 781 Holladay 413.436.798-802.804.
Grundmann 36.182.241.354. Heim X X IV X II 896
358.469.475.569.576.705. Heintz 612 Hollenberg 266
712.760.782.202.225.232. Heitmuller 564 Hollis 898
292.295.298.315.356.511.607. Helberg 328 Holma 242.578.566.590.595
724 Helck 83.448.505.519.592.789. HoJntan 59/
Gunther 225.772 900 Holzinger 511.742.476
Guidi 109 Held 122.498.105.130.887 Hommel 148.792
Guillaume 183.758.7.303.319. Helfgott 261 Honeyman 18.350.453.562.555
598.801 Helfmeyer 425s, Hooke 595
Guiìn 426.4';/ Heller J. 676.5/5.596 Honier 357
Gulkowitsch XXV.34.332.537s. Heller R. X X TV.XI Hornung 785.65.275J45.504.
776.X IV .166.190.572 Hempel 13,75.170.199.271. 555 .
Gunkel X X V .93 .104,136.172. 308.310s.313.492s.665.720. Horovitz 156.74/
226.259.265.316.324.372s. 743.666.726s. 729.860.899 Horst F. 14.25.88.95.107.131.
602.672.781.788.805. Hengel 427.557.555 207.211.217.229s.268.270.
X IV .200-202.388.401.541.619. H enke287 299.308s.313.323.332.357.
637.663.680.707s.743.782. Henninger 741.642 372s.387.444.447.463.500.
802.814.816.898.900.929.934 Henry 403 543.548.552.556.590.609.
Gunneweg 464.610.13 Hentschke 464.505.543-546. 632.652.685.741.786.5Z-55.
Gutbrod 508.549.679.22J.443'. 548s.788.116.129.628 99.113.1 Iós.122.192.301.305.
738.919.935.941 Herdner X IX .X X V I.I4 6 .K //Jf/K . 352.393.412.422.432 434.466.
Guy 24 138.277.820.944 499.505.533.618.628.681.698.
Guzzo Amadasi 448 Hermann A . 88.745 712.737.742.774.777.835.902.
Gyllenberg 14 Hermann R. XXIV.A77 915S.936
Hermisson 85.95.413.484.486s. Horst J. 85 .883.886
489.501.556.5fiOs.589.746. Hort 656
Haag X X i m . m . l X 33.794 113 Houtsma 806
Haase 3 34 Hemer XI.735.740 Hruby 941
Hackmann 7 Hemtrich 368.700.768.772.903. Huber 717
Hànel 464.592.60 [.584.628.672 911 Huflmon XXVI.3.7.27.74.86.
Hàussermann 583.625 Herrmann J. 32.360.46ls.501s. 185.197.241.279.386.414.
Hahn 282 .24 676.727s. 739.52.55.745.546: 440.476.501.509.551.566.
Haldar 50.945 389 600.603.611.653.658.679.
Mammerich 514 Herrmann L. X X IV .X II 102.U 2 .194.X IV .40.55.66.
Hamp 383.715.748 Herrmann S. 75.284.447s.604. 98.101.108S.130.138.14 7.158.
Hanhart 259.542 609s.627.750.72.79.745.456. 166.225.229.232.262s.324.
Hanse 373.700 711.853.899 457.485.525.572.618.644.678.
Hanssen 129 Herrmann W. 97,123.128.282. 685.695.709.725.730s. 799.831.
Haran 138.64/ 556.25.755.257 845.880.892s.902
Hardcr 148.724.808.941 Hertz 510 Hugger 2.02
Harnisch 435 Hertzberg XXIV.50.56s.98.407. Hulst 169.328.679.725.
Harris D ,J. 832 486.517.595.6 \1150.X11.65. 266.782s.
Harris Z.S. XXVI.23.28.34.74. 247.266.316 326.433.440.450. Humbert 13.18.20.79.106.277.
156.307.355.422.509.541. 608.737.820.894.898.903.921 293.296.330.338.360.413.
557.599.686.702.783. Herwegen X X IV X II 438.452.493.583.597.636s.
X IV .108.146.211.232.421,423 Hesse XXVI1.20.184.468.595. 657-659.62s.l32.285.309.322.
Hartmann B. 1.112.201.394, 141 .XV.12.347.386-388.620 365.415.417.419.501.505.513.
615.1 \2 .93.302.651 622 586.592.638.650.708.726.729.
Hartmann L.F. 597 Hester 676 748.751.823.887.949
i

INDICE DEGLI AUTORI [541]


Hunger 149.428 Johannson 386 Kluge X X V II.201 JCV.299
Hunzinger 345 Johnson 332.340.391.463s.523. Knierim 12.98s.231.2.80.
Huppenbauer 79.329.538,565 786.788.790.7.923.67s. 74. 470-475.506s.604.105.221.
Hvidberg 274 82.84394.399414.628.654. 223.413.440.906
Hyatt 9.53%.402.487.510. 665s.863.954 Knight 92
935.937 Johnston 63 Knudtzon X X III (EA passim).
Jones 547 599.X. '
Jongeling 122.855 Knutson 579
Ihromi 270.308. Joiion XXVII.5.7.186.225.228. Koch VII.68.l08.178.188.226s.
Iken 791 242.331372s.392.459.483. 245.250.335.390.438.447.
van Imschoot 654.660.663.665s. 580.662.669.721.744.748. 489.523.559.564.727.730.
669.672s.675.791 750.XV. 7.24.28s.40.49.108. 735.738.25.128.182 212 352.
lrwin XXIWA6.X1I.587.600 Ill.119s.122.l90.228.295. 426.432.438.464-466.468.470.
Iwry 796 303.333.367.370.446.553.569. 472.492.500.718.736s.747.
571.603.678.760.779.800.871. 820.832.907.936.947s.
893 Kòbert 88
Jacob B. 441s.444.559 Jovino 548 Kòhler XXVTT (KBL passim). 1.4s
Jacob E. XXVI.60.196.A'J/.<?9. Jiingling 137 18.30s.37s.75.84.121s. 148.
463.533M I Junker XXIV.315s.318.329.464. 151.188.190.197.238.262.
Jacob G. X X I V .X II XII.639 296.332.392.416.420.523.
Jacoby X X III .X I 597.608.658.668.675.716.
Ja h n o w X X V l,4 l2 .r r 745.786.788.790.XV.67.82.
James 322 Kaddari 118.942s. 104.133.138.140.144.168.253.
Jamme 448.730 Kaser 228 141.413.440.444.453.464.505.
Janzen 225.227.413 Kahle X X IV .X II 587.592.605.607.613.618.651.
Jastrow XXVI.427.638.724. Kahn 524 656.672.689.698s.756s.825.
XV.98.117.186.199.315.457. Kaiser 74.166.65ì . 66%.340.363. 846.872.894s. 903s. 932 956
525.585.597.599.891.948 403.427.432.434.437.494.614. Kònig E. XXV11 67.92.134.136.
Jaubert 305 863.931 145.646.XV.7.35.413.454.605
Jean XXII.JT Kamìl X X I.X X V I. 156.1X.XIV Konig F.E. 464
Jeffery 307 Kammenhuber 67 Kòster 686.692
JeUicoe 132 Kampman 852 Kob ut X X ÌV .X 1I
Jenni XXVI.16.19.55.96s.102s. Kapelrud 101.287.788.303.487. Konopàsek 111
164.186.207.210.213.226. 519.523 Kopf 106.213.236.262.360.370.
234.266.270.274.290s.309. Karge 295 455.539.541.629.648.719.
313.351.366.377s.391.424. Kasch 92 783.46.71.101.149.170.315.
427.467-469.478.484s.500s. Kalz 608.183.292.587.600 370.390.478.616.688.747.822.
514.562.593.629.633.637. Kautzsch X X V .(G K passim).781. 828.846.886.949
639.673.684.724.729.752. X III.454.463 Kopp X X IV ,X II
795.XV.4s.26s.30.35.49.52. Kayatz 63.84.88.227.482.491. Kornfeld 86.88.563
55.58.66.90 99.U8s.133s. 744 231.322 Koschaker X X IV . 1.88.A77
151.183.206.209.213.218-220. Keck 22 Koschmieder 186
324.341.370.373.381.436 439. Kedar-Kopfstein 118 Kosmala 10 ls.183.346.348.
447.457 478.507.511.527.532. Kee 373 426s.555
536.559.583.607.645.647.688. , Keel 704.807.954 Kraeling X X I. (BMAP passim).
691.725.733.754.761.782.784 Kees 6 607. IX
805.812.817.824.831.869.879. ‘ Keil 741 Kràmer 24.919
890.925. Keller 79s.82.182.226.596.312 Kraetzschmar 295.297.583.741
Jensen J. 933s.93/s. Kellermann D. 220.457 795 Kramer 784
Jensen P, 59 Is. Kellermann U. 447 Kramers 482.741
Jepsen 98.297s.333.337.339s. Kennett 487 Kraus F.R. XX.444.J//7
463s.522,524-526.530.533s. Kenyon 490.616 Kraus H.-J. 12.33.36.54.62.78.80
537.593.672.686.806.À7.2. Kessler 456 85.99.105.113.117.178s.l81.
16.170.307.352.356.457 464. Kienasl 108 184.227.240.281.325.344.
467.583.629.669.686s.833. Kikawada 593 352.388.408.458.483.513.
858.909 Kilian 495.481 526.536.548.564.601.607.636.
Jeremias A. 201.544.454 King 405 642.644.649.664.666.669s.
Jeremias Joachim 15.17.49.120. Kingsbury 135 672.686.702.721.788.790.47.
50.108.181.228.489.535.653. Kittei G. X X X I. 15.85.103.188,383. 75.101.124.132.135.141.182.
715s.756.759.772.875.931 409.41 [A26s.782.XlX.350. 196.241.246.255.257.277s.
Jeremias Jòrg 78.214s.234.372s. 506.597.791.879.883.887 306.308.354.360.372.388.403.
628.653.656,12.14.17.21.41. Kittei H. 693.701 418-420.423.429.453.485.
176.184.433s.494.514.519. Kittei R. X X I.X X I V.IX.XI1.309 492s.519 594.596.620.625.649.
660.901.908 Klauber 423.427.649 680.684.691.704s.746.784s.
Jervell 506 Kleinknecht 146.383.549.792. 810.859s.864.883.S86.894s.
Jestin2J5 506.673.941 897-900.904.909.924.934.938.
Jirku 114.566.721.367.485.642. Klima 423 940
894.954s. Klopfenstein 172.176s.l81.706s. Krenkel 266
Jocz 261 710.713.21.394.596.797.877. Krieger 370
Jokannessohn 421 911.913.915-919 Krienke 772

[5,42] INDICE DEGLI AUTORI


Krinetzki 520 Leander XXI.XXV1I.438. Lorelz 15.370.405,407.479.718.
Kritzinger 266 IX.XV.597.709.743.756 2.105.122.130189.218s.299.
Kroeber 783 Lebram 491 302.321.326.344.503.553.583.
Kronasser 185 Leder 323 639.692.695.897
Kriiger X II van der Leeuw X X V II. 148.204. Lubscyk 658
Kiìchler 583s. 372.564.781 X V I von Liicken 32
Kummel H.M, 733 van Leeuwen 108.303 Liihrmann 369.653
Kummel W .G. 182 Lehmann M .R. 480.498.772.777 Luker 778
Kiinstlinger 15.173.689 Lehmann 274 Lussier 40
Kuhl 119 Lehraing 463.64,520 Lust 955
Kuhn G. 500 Leibel 449 .183 Lutz 33.36.628.266.432.494.
Kuhn K.G. XXVI1.34.69.73.106. di Leila 24 519S.522
146.184.210.221.235.240.260. Lemaire 782 Luz 261.505.772
357s.363.371.383.386.390. Lentzen-Deis 873 Luzarraga 316s.
404.435.475.491.498.505. Lerch 65 Lyonnet 727.759
508.538.541.543.550.607. Lescow 511.529.936 Lys 326.328.67.88.654
653.679.712.739.750.755. Leslau XXVII.67.376.701.
169.192.194.196.XV.6.29.36. X V I.228.248.318
. 61.64.94.101.130.135.145. Levi della Vida X X X I. 127. Maag 8.24.26.32.73.238.632.
219.234.306.365.370.372.378. X IX .257.587.592 646.709.758.454.504.7/5.746
389.414.421.439.448.477.528. Levine 112.798 Maass 60
548.572.585.600.606.692 695. Lévy I. X X I W.XIl MacDonald 108
700.738.741.747.756.762.771 Levy J. XXVTI.74.427.494.498. MacLaurin 692
788.804.808.844.871.891.918. 612.139.XVI.320.389.438. Mach 477
922.926.931.943.952.954 457.532.647.796.892 Macholz 12.107.386.514.
Kupper \ 51.264.426 Levy M.A. X X V T L 5 3 Jm 881.9Q5s.
Kurylowicz 644 LewyJ. 15.151.359.182 Macintosh 312.352
Kuschke 18.20.573.308.820 L ’Hour 252.122.950s. Macuch X X II.329.421.495.701.
Kutsch 24-26.211.296S.306.446, de Liagre Bòhl XXVII.37.788. 106.194.X.29.34.158.307.
656.711-74 is.7Us.123.226. 790 J W (cfr. Bohl) 620.632.772.845
293.307s.314.319.483.494. Liano 308.315 Maier 140.272.638.650.673.
600.602.605.779.784 Lichtenstein 67 1 [0.315.519.941
Kutscher 1.23.31.2 U .295.485 Lidzbarski XXVII.XXVI11.292. Malamat 635.51.264.286.302.
Kuyper 183.527s.759 462.54 l.A'K/. 524 715
Liebmann 487 Maltroy 490
Liebreich 592 Malige-Klappenbach 299
Labat 246.900 Liedke 544.546.548s.99.722. Mandelkem X I.X X V III
Labuschagne 92.111.144.393s. 478-482,903-905.907-910.933. (Mand. passim)
I08x. 117.126.488.567.604. 936.938s. Manning 5/7
867.954 Lifshitz 66 Mansfeld 753
Lack 257 Limburg 700 Manson X II
Lambdin 19 Lindars 933s.939 Mansoor 539
Lamberigts 548 Lindblom 5.188.358.464s.627. Many 700
Lambert G. 107 772./. 10.571.762.801s. Marchel 8.15
Lambert M. 251 Lindhagen 165s.169s.174 Marcus 491.654
Lambert W .G . XX1.XXVII.5. Lindner 827 Margoulies 405
2 1.27.202.426.IX.XV428. Link 597 Margulis 690
618.779 Lipinski 226.I M . 311.391 Marin 15
Land 7 Lisowsky X I.X X V II. (Lis. passim). Marks 40.928
Landbeig 18.228 565.XVI. 389 Marmardji 501
Lande XXWW30.XV.168.215 Littmann XXV II.XXXI.495.739. Marrow 507
Landman X X X I X V I.X IX .313 Marschall 104
Landmann 178 Ljungman 182 Marsh 341
Landsberger XX1V.XXX.306. Lods781 Marti 182.498.605.À7/.4/6.4J6
387.593.599.639.76 l.AY/. Lòhr 46.702 Martin-Achard 245.45.266.
X IX • Lohrer 267 311.758
Lane E.W. XXV1I.79.307.727. Loewe 61.219 Martinet VII
XV.262.350.550.765 von Loewenclau 84.6/5 Marzal 902
Lane W .R. 639 Loewenstamm 35.460.554.707. Masing 521,523s.
Lang 2l4s. 741.93.20ls.231.568.839 Massari 350
Langdon 405 Loffreda 330 Masson 741
Lange 606.618 Lofthouse 510.512.523 Matthes 895
de Langhe 788.182.308.518 Lohfink 10.25.61s.92.184.375. Maucbline 91
Langkammer 52.55 391.425.448.461.468.548. Maurer 148.332.420.567
Laroche X X X I 555.154.162.65.121.126.137. May X I I I 266.898
Larsson 506 170.179 198.273-275.480.815. Maycr 215.679
Laruc 523 858.876.885 McCarthy 13.448.734.741
Lauha 518.520.522 Lohse 282.731.89.135.147.148. McCuIlough 788.790
Laurentin 341 415.496.654.785.941 McDaniel 437
Lazure 183 Long 80.619.505.5.14 McHardy 183

INDICE DEGLI AUTORI [543]


McKane 485-487.26.28.134.148. 199.376.384.459.791.804 655.657.663s.672.676.679.
446.744.746.954 XVI.292.362.891.900 702.706.714.721.738.740.
McKay 520.889 Mowinckel XXIV.21.71s.101. 773.775.788.790./A'. A'Ff. 70.
McKenzie D.A. 698.908 105.193.197.226s.265.308. 12.25.32.40.47s.56.102.
McKenzie J.L. 603 314.323.413.447.464.544. 106-109.122.124.133.138.144
Meek 367 549.601.627.714.787.789. 146s.156-158.166.18is.200
Meger 693 X I I I 1.17.20.23.393.493.518. 202.225s.229.232.234-236.
Meinhold 679.768.784 542.702s. 715.72 7.746.766. 244.247.251.256.259.263.278.
Meissncr 758.592 797s.810 282.317.328.331.336.352.354,
Mendelsohn 5.168 Mowvley 114 361 387.391.402 416.451.479.
Mendenhall 246.248 Mùhlau 741 485-487542.555.576.589.610.
Mensching 12 M iihhnann 390 625.657.671.678.680.686.688.
Merendino 247.249.280.722 Miiller C. 772 695 698.7U.731.760s.764.
Merli 552 Miiller D. 246.715.827 779.789.791.797-799.801.
van der Merwe 130.148 Miiller H.-P. 94.483.485.554. 816-819.822.827.831.836.839.
Merz 99 135.232.317.332.485.538.725.813 842.846.849s.852.857.859.
Mettinger I02.148s.l53.173 Miiller W.E. 552.766 862.880.887.890.892-895.897.
Metzger 42.520.820s. Miiller W.M. 18.649 899.903.905s.911.923.935.
von Meyenfddt 743s.747 Miiller W.W. 113.49.229.307. 938.940s.944
Meyer B.F. 772 323.446.550.572.644.678.695. Nougayrol XX X i.X IX .192
Meyer E. 35.295 730.845 Nowack 5 13
Meyer R. XIV .XXI.XXV III.4.24. Miiller-Schwefe H.R. 178 Nyberg XXVI11.67.123.187.378.
90.97.215.329.358.422.459. Muilenburg 788.ATI I I . 302.342 476.509. X V11.108.760
509.549.565.59 l-593.608s. Mulder 125.305.403.519
612.633.664.722./A". A'K/.J. Munch 621.313
24s.98.108.18l.203.212.269. Mundle 378.506 Obermann 51.454
271.292.363.390.422.478.489. Muntingh 351.246 Odendaal 92
532.583.607.632.644.650.779. Murphy 329.661 Oelssner 367
798.812.871.892.919.922.927 Murtonen 307s.313.316s.320. Oepke 17.120.220.235.369.494.
Michaelis 96.199.269.272.399. 610 .67 636.150.165.181.298.316.
439.466.469.658.80 51.232. Musil 358.436.655 372.577.730.798
242.457.500.626.821.883 Òstborn 478.932-934.937s.
Michaud 237 Ohler 519.521.900s.
Michel D. X. J76.186.788. Nauck 548 Oikonomos 64
190.361 Neher 523.527 Oldenburg 125.519.592
Michel O. 272.284.354.449.591. Neiman 328 del Olm o Lete 822
633.XW.61.730.756 Neubauer 510.512-515.293 Oppenheim 444.79
Mildenberger 611 Neuberg 384 von Orelli 384 .208.341
Miles XX11.5.X.181 Neufeld 211..357.726 Osswald 188.27.976
Milgrom 181.450.786.891 Neugebauer 182 Otten 204.600
Milik X IX .53.156.376. VII. Neumann X X IV .X III Otto 215.343.504
66.153.333.423.757.812.845. Newman 606 Otzen 61.703
875.893 Nibe! 832 Ouellette 793
Millard 428 Nicholson 270.861 Overholt 21
Miller 2\4.635.124.126s,232. Nicolsky 46 van Oyen 60
793.896 Nielsen 295.413.782s.
Minette de Tillesse 52 Nilsson 342
Mitchell 661 Nober 395.397 Pakizdy 832
Mitzka X X V U .X V Nòldeke XXVIII.4.16-I8.37.65. Palache 65.274.349.466.494.
Moiin 154.743.852 156.193.197.236.307.388. 561.578.679.121.192.385
Moltmann 468 399.520.59 ls.632.659,750. Pannenberg 178.630
Montgomery XXV H I.26.146.200. 116.XVI.30 56.59.62.348. Parker 600 .130
523. X VI. 95.337.587.623.853.875. 482.501.686.741.791.845 Parrot 423
-898.833 Nòtscher X X IV .79 .183.261268. Pasinya 947
de Moor 91.675.42.108.119.158. 360.395-399.560.573.607. Pax 441.430
182.189.214.232.301.333.385. 645M I . 169.X I lì.241.390. Pedersen X X IV .X X IX .4 1 .59.
519.651.704.763.841.944 413.466.548.552.626.631.677.747 131.308.323.372.442.495.
Moore 869.954 Norden 193 591.650.142.X lll.X VII.37.67.
Moraldi 727s,731.509 Nordholt 261 75.129.294.341.395.465.500.
Moran 57.62.65.375.440 575. North C.R. 448.717.488.641 734.736.774.8325.847.855.
626.220.678 North F.S. 625 872.947
Morawe 698 North R. 781.706.779 Penna 146.711
Morenz 13.246.352.605.459, Noth X X l.X X V III.(N oth.IP pas­ Perles 14 711
853.872 sim )^.7s.13.27.32s.53.55. Perii tt 14.31.162.281.354.408
Morgenstem 70.213.422.546. 57.61.77S.80.83.91.93.99. Peters 569s.637
481.653.898s. Il3.141.156s.180.184s.188. Petrie 789.898
Morgenthaler X I 190.193.200.214.229.232. Pfeifer 454.606s.56j
Moriarty 652 234.241 s.272.28ls.295.299. Pfeiffer E. 158.164,169.607.671
Morris 391 307.385.419.448.486.545. PfeifTer R.H. 667
Moscati XXVIII.83.108.185.189. 551.568.579.607.619.642. •Phillips 5.487.570.797

[544] INDICE DEGLI AUTORI


Picht 832 184.246.263.266s.288.291. de Robert 715
Picloux 234 .322.342 331.344.350.361.365.372.378. Robertson 894
Pinckaers 560 401.403.419,426.453.466.470. Robinson H.W. 134
Plassmann 308 472.482-484.494.500.505.514. Robinson J.M . 591
Plath 663,667.669-671 527.551.576.585.587.591.611. Robinson Th.H. XXV.592.
Plautz 152.218.757.424 615.626s.631.640.653.673. X I I 1.2.483
Plein 442 732.736.741- 743.747.759.797. Robinson W.C. 483
van der Ploeg 20,292.347. 832.834.841.843.845.853.856. Robscheit 938
386.544.106.153.308.481.560. 860s.870.872.874s.895.901. Rocco 126
567.903 903.906.908.910.916.933-935. Ròllig X X V II (KAI passim). 125.
Plòger J.G. 52.181s.233.674. 937.939s.946 114.XI.XV.485.542.553.632
124.127.344 Rahlfs 106.197.308 Ròssler 591.92.941
Plòger O . 201.451A64.9.23.142. Rainey XXUI.X.93. 793 Rohland 196.492
340.403.452.595 Ramsey 605 von Rohr Sauer 933
Poebel 192 Ranke 61.279. Romaniuk 673
Pope 12.125.363.773.257. Ratschow 4 16s.342.687 Rordorf 755
519.592 Redslob 592 Rosenberg 458
Porteous 182.448.486.26(5 Reed 510.512 Rosenthal 3.422.493,30.477,
Porubcan 156.171.176.229.474. Rehm 146 501 681
221.440.797 Reichmann VII Rosniarin 873
Poulssen 790 Reicke X X I. 123.597.607. Ross 455
Preiser 736 717./X Rost X X I.X X V .X X X .6 s. 12.50.
Preisker 686.705.796.6.707.757. Reider 15.592.595.748.4SS.S2J. 52.86.89.123.162.201.205.
420.612.695.926 Reif 111 304.642.645.678.685.687.
Press 132.358.788 Reindl 390-413 IX. X I11X V ili.253.266.280.433.
Preuschen 801 Reinelt 505 549.764.795.870.820.833.862s.
Preuss 468489.611.626-628. Reincr 567 872
292-294.345.500.652.801.955 Reiser 327.77 Roth C. 405
Priest 87 Reisner 600 Roth W .M .W . 121.24-29
Prignaud 98 Reiss 601 Rowley 245.110.8.148.492.521
Prìjs 762.798 Renaud 583s. Rozenberg 902s.
Pritchard X X . VI I I RendtorfT 125.140.192.222.438. Rubinstein 40
Procksch XXIV.85.89.185.I87s. 441.542.548.559.589.601. Rudolph K. XXV.611.Jt77/.
205.316.333.335.372.383. 603.695.699.729.2.7.9.7J. 257.793
524.592.611.642,X1II.1.256. 20.24.137.139.257.411.419. Rudolph W. X X I.X X V .X X V I1.4.
274.276.356-358.3 75.401 480. 481.520.587.592.629.733. 6.10.13.28.37.53.56.62-64.
538.542.548.848.933 786s.858.919.932s.936s. 79s,8 8.9 ls.95.97.99-102.
van Proosdij 405 Renger .5J6 115.119.148.151.153.172,
Prucker 607 Rengstorf 34.83.275.541.636. 177.199.212.240.262.272.
Puech 496-498 152.155.181.567.738.827 289.297.316.325.330.332.
Puukko 105 Renner 359 335.343.346.349.380.391.
Repo 383.399 397.400.518.521.534.557,
Reventlow 390.442.444.447. 566.569.575s.584.598.623s.
496.559.649.111.12.468.522. 643.684.702.714.717.739.
Quell 2.6.12-15.30.54s.57.
61.63.92.146.177.183.242. 782s.785.860 750.753.766.787.796.799.
245s.261.282.475.549.609.709 Reymond 151.111.316.651. lX.XIII.XV.13.27.40.51s.61.
928.930 74.84.95.136.159.161.207.
741 s.712.21.225.373.375,
378.445.469.477.700.731. Rhodokanakis 420 246.257.268.286.320.336.340.
788.916 Ricca 183 345.363.36 7.370.394.403.426.
Richards 734 429.434.436.449.495.497.
Richardson G.L. 584 521s.541.544.552.578.588.
Richardson H.N. 723 594.615.620.645.649.652.678,
Rabin 71 .214.262.615.92.101. Richter 247.486.571.612.658. 685.687.689.695.714.733.742.
201,237.319.348.616.761 26s.30.32.37.124.293.512. 744.793.801.822.828.859s.
Rabinowitz 558.213.635.761 733.825.902s.905s.935 875.893.895.925.935.937.
von Rad X X V .X X IX .X X X .8 .1 0 , Ridderbos 105.292.508.788.790. 941.948s.953
26.50.57.60.68.78.81.89. 97.320 Riigcr 225
92.96.119.138.163s.167s. Riedel 505 Riihle 157
187.203-205.214.248.264. Riesenfeld 94,891 Ruthy 321.507
281s.284.316.321.338.359. Rin 112.567 Rundgren 240.422.126.237.367
385.409.411.420.436s439. Rinaldi XXV-4.15.26.94.215. Ruppert 294
446448.461.482.484.486. 234.239.400.542.581.688. Rupprechf 251
491.506.533s.547s.552.559s. 757 .X III.46.107.148.324.587. Ruprechl: 176.671
565.569.605.608.611.627. 600.761. 785.808.932 Ruzicka 275
632.636.640s.644.657.663.666. Ringgren 8.69.99.158.196.342. Ryckmans 7.86.241 441.599,
668.672.679s.683.685.699. 359.383.491.593.664.671. 66.420.525
701.721.723.746s.758.772. 182.XIX.370.372.435.458.488.
lils.192.196.XHI.XVni. 10 587.684.758.861
12.19.26.28.42.43.45.47s. 50. Risch 3 Sabourin 122
52.105.128s. 143.152.\ 155.176. Robert X X V .X III Sachau X X V .X III

INDICE DEGLI AUTORI [545]


Sceb0 78.107.10.269.716 Schnackenburg 368 593.X lll.64.246.291.685.709.
Salomonsen 555 Schneemelcher 282 711.725
Salonen A. 437.649 Schneider 133.235.395.409.658. Seux 33.61.246.653.786.
Saloncn E. 839 701.142.185.261.323.613. X V III. 7.130.715
Sander 62.672.67 779.871.919 Seybold 955
Sandcrs 492.641.747 Schniewind 34 Shibayama 248
Saporetti 846 Schnutenhaus 78.234.652.656. Siedi 638
Sama 109.108 576.630 901 Siegfried 742
Sarsowsky 210 Schònweiss 390 Simon 572
Sasse 52.206.216.219 Schòtz 441.727 Simons 184.422.645.899
Sauer 754.773.100.933 Schollmeyer 437 Sjóberg 121.677s.
de Savignac 518.587 Schoonhoven 875 Skinner 255
Sawyer J.F.A. 6*0.49.90.118.726 Schoors 641 Skladny 67-69.489.605.723.25.
Schaeder 148.153.941 Schorr 334 28.446.735s.
Schafer 677 Schott X X X .X V III Smend 126.143.162.164.166.
Schàferdiek 743 SchottrofT 207.306.309.311.324. 187.304.418.605.45.266.275.
Schaeffer XXXX.440.XIX.892 413.440.443s.447s,559.556. 453.515.670.940
Scharbert 1ls.24s.62.124.131. 859S.865 Smith M. 555
207-209.280.308.310.312s. Schrade 162 Smith R.H. 557
317s.328.492.531 s,724s.5.6 7. Schrader 758 Smith R.P. X X IX .1 9 .X V II
421.425.432s.578.689.69l. Schrage 645.555 Smith W .R, 741
736.755.832.876 Schreiner 316.788.790.494.555 Snaith 333.511.523.55.776.657.
Scharf 3 Schrenk 12.15.20.182.258261. 661.672.801
Schatz 258 508.543.549.651.101.135. Snijders 451 s.63.270
Schedi 520.541 158.206.225.476.482.700.733. Socin 599
Scheepers 654.660.666.672 738.772.919 von Soden H. 90.159.178
Schei kl e 593 Schroeder 900 von Soden W. X X (AHw passim)
Schenk 326 Sehiirer 670 X XV .X XX .18.69.81.159.177.
Schild 419 Sehiitz 1 399.460.466.609s. V ili.X III.
Schildenbexger 311 Schult 25.56.379.586 XVII1.1.68.115.127.485.536.
Schille 792 Schultens 53 548.607.6 78.683.705.756.791.
Schilling 9 Schulthess 193.521.592 853
Schlatter 182.234 Schulz H. 112.484 Sòhngcn XXV.A777
Schlier 170.182s.435.454.715. Schulz S. 427.450.658.575.755 Soggin 76.225.287.295.459.
799.509.525.644.811.902 Schulze 514 591.185.19 \.30.148.151.270.
Schtogl 801 Schunck 219.626s.278.853.905 323.534
Schmaus XXVJf/77 Schwab 67 Speiser 107.207.317.581.655.
Schmid H. 258.483.587.758.839. Scbwally 53.441.592.599.454. 132.106.112.117.130 192.237.
903 933.938 484.792 264.266.385.401.421.426
Schmid H.H. VIII.67.77.102. Schwantes 274.569 Sperber 81.725
158.172s.206.267.484.489s. Schwanz 506 Spicq 63
501.639.681.717.720. Schwarzenbach 50.323.486. Spiegelberg 727
457-460.464.466.469s.472s. 491.878 Sprey 795
691.833.903 Schweizer 193.282.327.329.421. Spuler X X V LX 1V
Schmid J. 739 59.675 Stade 273.742.781.427.666
Schmid R. 841 Schwer 21 Stadelmann 557 •
Schmidt E. X X V .X III Schwertner 369 Stàhiin 27.93.196,383.395.452.
Schmidt Hans 227.597.708. Scott 91^.486.2.101.282.316. 475.494.505.727.742.67.225.
181.190.124.146.485.541.782. 486.757 445.762
820.915 Scullion 474 Staerk 101.522.545
Schmidt Helmut 256 Sebeok 295 Stamm XXX.6-8.53.55.86.90.
Schmidt J. 208 Seebafl 126.145.329.294 477 98.103.105.108.215.262.
Schmidt J.M. 448 Seeligmann 375.387.454.680.52. 333.336.341.360.386-388,
Schmidt K.L. 20.358.375.645, 97.103.192s.196.385.398.514. 410.441.445.455,502.566.
192.292.606.613.622.895 696.903s 599.642.657.673,683.702.
Schmidt M.A. 358.625 Seely 372 121.135.11\.188.XIX.56.91.
Schmidt W. 334 Seesemann 6.66 104s.138s.141.144.170.185.
Schmidt W.H. 13.75.127.145. Segai 3 225.263.308.352.354 357.360.
188.283.287.292.392.408. Sega Ila 755.755 362.385.391.413.503.572.645.
572.597.603.608s.610.6I5. Segert 139.108.714 685.695.709.728.739.763.782.
674.696.745.788.790.75.67. Seibert 775 831s.842.846.849.859.86ls.
82.135.257.280.322.331.430. Seidenstricker 557 880.887.893.915
453.455.492.501.505.519s. Seitz 957 Staples 542
538.584.592.782s.820.902. Sckinc 304.342 Starcky 557s.525.577
928.931 Seligson 67.84 Stark 109.166.229.299.446.
Schmithals 49.556 Scllin X IX.XX V .X XX .226.391. 725.731.760.779.796.811.817.
Schmitt E. 478 4 4 1.456.495,513.714. VII. 831 873
Schmitt G. 266.290.938 X I I I X VI II.363.649.684.766s. Stauffer 63.93.146.193.373.
Schmitz 61.482 896 421.607
Schmuttermayr 685s.688 van Selms 3.34.87s. 150.456. Steadman 2J6

[546] INDICE DEGLI AUTORI


Steck 144.23.479.833.909 Tur-Sinai 50.743 586.595.607.614.650.678.685.
Stegemann 768 Tushingham 63 706 709.730.748.763.780.831.
Stein 693 911.925.940.942.952
Steiner 331 Wagner N.E. 705
Steininger 24 van Uchelen 488 Wagner S. 601.481
Steinmetzer 103 UllendorfT 3 .197.460./26.4/6. Wagner V. 112.80
Stendahl 726 568.608.701 von Waldow 293.618
Stern 597 Ullmann X X X II. A'* Walker 733.793
Steuernagel 87.141.269.403 von Ungem-Sternberg 149.820 Wallenstein 597
Stevenson 253 van Unnik 293.295.597 Wallis 684.245.5/0
Slodcs 518 Walter XXIV.I82.JT/
Stoebe 507.510s.513.523.527. Walton 758
530s.533.571.574.597.37. Valeton 297.741 Wambacq 449.451453.456
366J73.492.5I0.687s.714. Vattioni 55.322.324.362.525. Wanke 17.138.412.415.402.494.
846.954 586.880.902 519.522
Stolz 124.258.266.320.453.492. de Vaux XXXI.5s.88.123.2{1. Ward 19.384.302.523 .
494.519.587.592.785.831 2 13.347.355s.441.460.498. Warne 765
Strack X.XX1.Ì36.XIX 564.597.608.610.614.649. Waszink 390
Strathmann 181.200.244.246. 716.720.730.775.788.791.ZA'i>5, Watts 788.790
292.919 129.153.168.170.182.214.253. Weber XXIII.A7
Slreck 437 257.262.267.269.272.333.370. Wedemcycr X X V . X I I I
Strobel 486.585 454s.638.703.711.733.820. Wegenast 755
Stroes 615 841.852s.857.862.906.944 Wegner 773
Stuhlmacher 182.779.477 Veenhof 355 Wehmeier 308s.2944/J
Stummer 743 Verger 642.755 Wehr X X X II. 193s. 197.241.469.
S tum pfl 585 Vergote 6 509.549.554.578.634.642.
SutclifTe 316 Vetter D./.293.500.6J2 647.743 .X X 43.46 49.66.89.
Swetnam 458.474 Vetter P. 609 92.94.98.101.185.186.200.
Sznycer X X X 1.111.156.220,329, Viau 607 225.229.232.262.295.299.302.
411.XIX.575.613.747.760 Victor 544 307.385.421.478.523.550.572.
Vincent 120.420.428 597.620.644.724.730.739.747.
Virolleaud XXX1.A7A' 763.779.796.845.871.891.897.
Tachau 341 Vischer XXV.89.608.6I0.A77/ 927.944.949.953
Tacke 605 Volter 899 Weidmann 370
Tallqvist X XX I.33.20l XIX. 130. Vogel X X V .X III Weinfeld 128s.604.840.875
428.758s.892.896s.900 Vogt E. 40S.29.333.436.485.518. Weingreen 523
Talmon 91.169.525 8IIs.87J Weinreich 619
Tasker 196 Vogt H.C.M. 89.271.553 Weippert 126.345.386.610.66.182.
Tawil 219 de Vogiié 758 600.790s.793
Terrien 149.493 Volck 742 Weir 886
Thausing 215 Volkwein 190s.l96-198 Weiser XX1.XXV .62.85.101.
Thiel 163.439 Vollbom 341.375 158.162.164.176.182.184.
Thierry 419.817 Vollers 7/7 261.447.534.670.709.714.
Tholuck 513 Volten 605 788.790. V ili.X III. 286.317
Thomas XXV.53.76.137.332. Volz 101.426.544.583.628.730, 363.403.406.416 435s.491.
385.528.592.772.774.A7/7.5.5. 787.789.148.361.434 489. 935
59.67.229.510.537.654.657. 522.603.666.672 Wetss D.H. 2 11.587
887 de Vries 672 Weiss H.F. 555
Thomsen X X V X I I I Vriezen XXV.XXXI.37.57.59. Weiss K. 108.370.613
Thompson J.A. 190 92.164,187.245.248.250. Weiss M. 27.628.7/5
Thompson J.G.S.S. 716 419.474.517.600.788. Wellhausen XXV.2.93.584.597.
Thompson R.J. 356 X III. XX. 138-140.246.266.274. X III.346.385.454.536.640.672.
Thompson Th./D. 856 276.282.298.322.411.455.560. 792.931
Thureau-Dangin 421 584.858.861.868 Wendel 39
Thurian 449 Vyeichl 23.557 Wensinck 214.482.741
Tkyen 731.477 Wcmbeig-M 0 ller 1.210.451
Tilt 83 453.J6
Ti ssera nt 853.873 Wachter 137.112.201.758.817 Werner 810
Tòdt 282.832 Wagner H. 23 Westerinann 39s.42.77.l05.112.
Torczyner 23.81.236.593.7. Wagner M. X X X II. 15.18.54.76, 155.165.170.181.188.207.
743.831 94.109.111.146.157.178. 218.234.280.289-292.308.
Torge 665s 185.189.197.214.232.238. 314s.320-322.324.326.338s.
Tonrey 387.659 240s.268s.275s.290.384.386.405. 372s.385.392.400s.404.4l0.
Towner 324 428.44 L455.459s.462.500. 413.428.430.438.447.458.
Traub 875 520.542.644.648.684.687. 465.481.547.555.585.588.
Tromp 69.758.926 722.753.756.772.800. AT.4 619.629.635.693.697.700.
Tsevat I62s .107.183.452. 30.37.40.80.90.109.149.152. 777.779.787.792.805./5,/2 j .
455.487.650 166.183s.187.l91.225.230. 17 58.99.107.142-144.153s.
Tucker 192 232.246.302.307.313.337.424. 163.176.227.231.244 293 319.
Turbessi 762 446.452.486.499.513.528.563. 322.331.349.364.387.396.402.

INDICE DEGLI AUTORI [547]


410.4I6.479s.499.503.560. Winter G. 61 920 944
566.593.627.630.639.649.652. Winter P, 282 Zimmerli XXXII.25.32.46.52
657.660.663.673.675.694.697. Wiseman 51.198 54.63.71.83.85.87.91.95-97.
699.708.751.760-762.785. de W it 199 lOOs,112.143.148.153-155.
807-810.819.832.855s.890. Wohlstein 956 I68.187.192.195.201s.216.
901.928.938.943 Wol f 314.890 227.235.248.256.268.270s.
Westphal 518 W olff X X I.X X X II. 13.32.37.53. 281.283.304.324s.343.368.
Wetzstein 241 56.64.70.74.84.99.119.153s. 381.391.412.447s.461.482.
Wheeler 408 199.205.212.219.223.271. 486.488.490.496s.500.548.
Whitley 11 273.278.281.288s.299.320. 559.577.580.583.601.604s.
Whybray 591.305 362.365.404.412s.4l9s.438. 628.647.652.671.684.
Wibbing 314 448.464.487.495.497.517. 699.702.710.720.734.749.
Widengren 408.788.66-68.190. 577.597.603.61 1.628.632. lS6s.196m0.XX3.19s.27.
322.337 636.641.668.674.685.690. 44.55.73.86.105.113.115.125.
Wieder 597 709.714.796 .IX.XX.2.13.19. 127s.131.134.155.165.167.
Wiegand 489 22.67.95.136.142.153.227. 174-176.181.183.201,218.225.
Wiéner 6 1.533 251.266.303.331.342.344.363. 236.268-270.291.324.336.
Wiesner 703 36 7 417.434.441.450.478.492. 344s.395s.403.433.435.480.
Wijngaards 657.127.259$. 495.523.536.557.602.618.628s. 491.495.502.514.521.523.529,
269.277 649.658.677,679.698s.713s. 560.567.584.588.596.626-630.
Wilch 218.303.333.346 749.751.759.768.802.815.837. 633.645 652.661.678.682.689.
Wilckens 69.491.724.29 860.871.890 907.910.934.937. 732.759.772.788.807.823.853.
Wildberger 6.13.15.24.32.39. 941.949 858.862.870s.876.899.902.
45.60.101.146s.l50.158. Worden 124 - 916.924.935.942.952.
163-167.169.188.206.245. Worrel 650 Zimmermann 2 7.124.134,149
248.250.259.270.282.331. van der Woude 235.653.778.781. Zimm em XXXII.25.295.675.
344.358s.381.387.409,412s. 192.114.126.450.456.487.822. X X ,130.153.165.190.427.607.
464.506.555.566.577,600. 867.869 649,651,923.927.932
628.632.634.649.651.668. Wright 123 Zink 565
680.696.727.767.775.805.2. Wtinsche 53 Zirker 397.447.602
40.52.62.65.68.94,131.147. Wurthwein 163.204.347.542. Zobel H.J. 245.248
157.188.227.239.266,292.294. 559.18.61.101.269.698.700. Zobcl J. 6.87.:279
317.331.334.427.494.503. 732.804 Zohary 321
505s.583.598.600.620.628s.684. Zoller 792s.
688.760.769.781,796.799. Zolli 592
822s.827.841.853.868s.871. Yadin X XX II.80.565.ZX Zorell YII.XXXII.67.74.106.I58,
892.904.906.910.935.937 Yalon 422 169.171.225.242.316.408s.
Wildeboer 710 Yaron 285.479.,211.350.755 491.608.646.655.712,792.
Wilke 518.522 Young 108 XX.3.24s.30.55.62.68.92.110.
Willi 616 Youngblood 605 132.136.I48s.187.200.220.
Williams 5.413.303 301307.315.324.333.348.366.
Williger 548 379.385.411.421.445.496.500.511
Willis 267 ZeitJin Ì15 559.567.569.571.623.634.654.
Wilpert 67 Ziegler 60.75.614.595 730.733.746.808.822.827.892.
Wilson 877 van Zijl 44.323.519.704.725.747. 899.931.949

[548] INDICE DEGLI AUTORI


IN D IC E

Premessa.................................................................................................................................. V

Abbreviazioni......................................................................................................................... vi

Dizionario.................................................................................................................. col. 1-956

Indice ebraico................................................................................................................... [479]

Indice italiano....................................................................................................... ............ [483]

Appendice statistica........................................................................................................... [487]

Indice dei termini ebraici................................................................................................ [499]

Indice dei termini aramaici............................................................................................. [519]

Indice dei termini italiani............................................................................................... [521]

Indice degli autori............................................................................................................. [537]

INDICE [549]
ISBN 88-211-7305-4

788821 173059

L. 85.000
I V A in c lu s a

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