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Fotografia di interni

Cenni di storia della fotografia


contemporanea

A cura di: DOTT. SARA GENTILE


Introduzione

Elenco argomenti:

1. Luigi Ghirri

2. Vincenzo Castella

3. Fotografia tedesca: Thomas Demand e Candida Höfer

4. Mitch Epstein

5. Nick Waplington (John Berger)


Argomento 1

LUIGI GHIRRI
1.1 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri

Luigi Ghirri (Scandiano 1943, Reggio Emilia 1992)


è una delle figure più importanti della fotografia degli ultimi 50 anni.

I suoi scritti sono tuttora un documento fondamentale per la lettura della fotografia. (si
consiglia la lettura di «Lezioni di fotografia», Quodlibet ed.)
1.2 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Identikit

Identikit (1976-1979)

Il fotografo Luigi Ghirri, nel suo lavoro Identikit, costruisce un ritratto di sé.

Verso la fine dell’anno va a vivere con Paola Borgonzoni in un appartamento del centro storico
di Modena. Fotografando in luce naturale i propri oggetti, i dischi, i libri della sua libreria,
realizza una dichiarazione di identità ma al tempo stesso un diario intimista di quei giorni e di
quel luogo.
1.3 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Identikit

Identikit (1976-1979)

La fotografia per Ghirri è arte della memoria.


1.4 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Identikit

La serie Identikit è un viaggio attraverso la propria stanza, tra i suoi oggetti, i libri, qualche
cassettiera, che diventa viaggio dentro di sé, organizzazione della memoria.

Luigi Ghirri fa spesso riferimento a Borges per declinare il suo modus operandi concettuale.
1.5 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Identikit

Luigi Ghirri fa spesso riferimento a Borges, per declinare il suo modus operandi concettuale.

«Borges racconta di un pittore che volendo dipingere il mondo, comincia a fare quadri con
laghi, monti, barche, animali, volti, oggetti. Alla fine della vita, mettendo insieme tutti questi
quadri e disegni si accorge che questo immenso mosaico costituiva il suo volto. L’idea di
partenza del mio progetto-opera fotografica può paragonarsi a questo racconto. L’intenzione
cioè di trovare una cifra, una struttura per ogni singola immagine, ma che nell’insieme ne
determini un’altra. Un sottile filo che leghi autobiografia ed esterno.»
(Luigi Ghirri, L’opera aperta, 1984)
1.6 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Giorgio Morandi

Atelier Morandi (1989-90) e Studio di Aldo Rossi (1989-90)

Lettura intimista dei luoghi

Analisi del vissuto esistenziale di uno spazio


1.7 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Giorgio Morandi

Nel 1990 Luigi Ghirri era andato a visitare con lo scrittore Giorgio Messori i luoghi dove il
pittore Giorgio Morandi aveva vissuto e lavorato: le due case di Bologna, in cui abitava con la
madre e le sorelle, e di Grizzana, dove trascorreva i mesi estivi.

Le foto di Ghirri ci permettono di entrare non solo nello spazio fisico del luogo, ma anche
nello spazio mentale dell’artista, seguendone l’avventura spirituale, evocata attraverso gli
spazi e i luoghi che ne hanno accompagnato l’esistenza.
1.8 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Giorgio Morandi

«Quello che è l’essenza della


fotografia – lo scrivere con la luce
– Morandi lo faceva in modo
esemplare nella sua pittura. Ed è
anche un po’ quello che ha fatto
Luigi nelle sue ultime fotografie:
faceva delle fotografie intorno a
casa sua, spesso cercava queste
nebbie, queste luci per rendere più
evanescenti, quasi impalpabili le
apparizioni delle cose».
Giorgio Messori
1.9 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Giorgio Morandi

«L’insieme testimonia il particolare


sguardo che accomuna i due artisti,
uno stupore contemplativo che ci
mostra le cose stesse come
un’apparizione da ricordare,
un’esperienza estetica, o estatica,
che ci permette di riattivare una
sensibilità al mondo»
G.Messori
1.10 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Aldo Rossi

Luigi Ghirri ha lavorato con importanti testate come LOTUS, Domus e l'Arca ma è maggiormente
noto per la sua collaborazione con l'architetto Rossi con cui esistevano molte affinità.
1.11 – LUIGI GHIRRI

Luigi Ghirri - Aldo Rossi

Rossi fu uno dei più grandi rinnovatori ideologici e plastici dell’architettura contemporanea,
con la sua poesia metafisica e il culto verso la geometria e la memoria.
Argomento 2

VINCENZO CASTELLA
2.1 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella

Vincenzo Castella nasce a Napoli nel 1952.

Dopo studi di Antropologia Culturale, inizia la sua attività fotografica dal 1975.
2.2 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella

Dagli anni ‘90, approfondisce la sua ricerca sulle città e il loro cambiamento partendo dalla
convinzione che le città abbiano ormai intrapreso un percorso di sviluppo autonomo dal piano
urbanistico e dalla volontà dell’uomo.

Le sue fotografie sulle metropoli tentano di contribuire alla comprensione di quello che sta
accadendo nelle città che crescono e cambiano il loro assetto in base alle regole di
omogeneizzazione ed omologazione impostesi a seguito della competitività e dello sviluppo
globale tra le città del mondo.

Produce grandi stampe a colori e film di grande e grandissimo formato.

La sua ricerca è basata sull’indagine dei concetti di distanza e dislocazione, a cui si aggiunge
una particolare attenzione nei confronti delle possibilità identitarie dei materiali
della fotografia.
2.3 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella - Siti

SITI si presenta come una sorta di atlante urbano che raccoglie in modo sistematico la ricerca
sviluppata dall’autore negli ultimi quindici anni: una campionatura plurale e insieme
omogenea che ritrae città del Nord Europa e del Mediterraneo: Colonia, Amsterdam, Berlino,
Milano ma pure Marsiglia, Ramallah, Gerusalemme, Atene.
2.4 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella - Siti

Il punto di vista è sopraelevato, la veduta è prospettica.

Le immagini urbane di Castella lasciano riaffiorare tutto ciò che la rappresentazione


panoramica, per statuto, esclude e sopprime: la città abitata, le sue procedure impercettibili,
le sue funzioni reali, lo spazio vissuto. È come se una sorta di vertigine si insinuasse sulla
superficie orizzontale che satura, attraverso la sovrapposizione delle stratificazioni
architettoniche, il campo visivo dell’immagine.
2.5 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella - Siti

L’inquadratura è quasi sempre dall’alto, esclude il cielo per concentrarsi sulle linee e sulle
forme, lo sguardo parte da lontano e lentamente scopre i dettagli dell’immagine e la densità
del paesaggio.
La luce si diffonde in modo uniforme e definisce la nitidezza dei particolari, il colore non
prevarica mai.
Le immagini raccontano i luoghi e la loro complessità: uno studio etnografico fissato per il
tempo dello scatto, una ricerca che parte dalle selezione e dalla “presa di posizione” perfetta
dell’obiettivo della macchina fotografica.
2.6 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella - Siti

La vista è dall’alto ma non dall’elicottero, è alta ma non troppo.


2.7 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella - Siti


2.8 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella – Viaggio in Italia e Geografia Privata

Geografia Privata (1975-1982)


Lo sguardo di Castella non mira a fissare luoghi legati a una particolare vicenda privata o
familiare, quanto ad abbracciare un’intera realtà e accomunarla attraverso archetipi collettivi
immediatamente riconoscibili.

Una ricerca geografica e scientifica che ritrae i tratti comuni di un vivere domestico in luoghi
e spazi che fanno parte di un immaginario che percorre tutta realtà umana; corridoi, porte,
finestre, specchi, elementi di una quotidianità individuale portata a realtà oggettiva condivisa.
2.9 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella – Viaggio in Italia e Geografia Privata

Geografia Privata è un lavoro che non cerca di rimandare ad un passato sentimentale fatto di
vicende epico-familiari ma ad una biologia universale del vivere quotidiano.
2.10 – VINCENZO CASTELLA

Vincenzo Castella – Viaggio in Italia e Geografia Privata

Il focus del lavoro sono gli oggetti che appartengono alla struttura della casa: pavimenti,
muri, colori, porte, maniglie.
Tutte corrispondono a un’esperienza legata alla totalità delle persone.
Chi guarda il lavoro riconosce dettagli comuni: il pavimento è quello di una casa di famiglia,
un oggetto uguale a uno posseduto.
Argomento 3

FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e


CANDIDA HÖFER
3.1 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

La scuola di Düsseldorf

Nel 1976 i coniugi Becher istituiscono la Classe di Fotografia alla Accademia di Belle Arti di
Düsseldorf, dove formeranno diverse generazioni di fotografi.

Questo gruppo informale diventerà noto come la “Scuola di Düsseldorf”.

Seguendo il metodo documentario dei Becher, gli allievi della Scuola di Düsseldorf hanno
considerevolmente ampliato la visione fotografica contemporanea inoltrandosi nei territori
della sperimentazione multimediale e dell’arte digitale.
3.2 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Candida Höfer

Candida Höfer (Eberswalde 1944) è un’ artista tedesca, formata da Bernd e Hilla Becher.
Il suo lavoro è noto per la perfezione tecnica e l’approccio strettamente concettuale.
3.3 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Candida Höfer

Insieme a Thomas Ruff è stata una dei primi allievi del Becher ad utilizzare il colore.
3.4 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Candida Höfer

Si specializza in fotografie di grande formato di interni vuoti e spazi sociali che catturano la
“psicologia dell’architettura sociale”.
Le sue fotografie sono scattate con una classica e diritta angolazione frontale o al contrario
cercando una diagonale nella composizione.
3.5 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Candida Höfer
3.6 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Candida Höfer
3.7 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Candida Höfer
3.8 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Thomas Demand

Thomas Demand (Monaco di Baviera, 1964) è noto per le sue fotografie di modelli in tre
dimensioni fatte in modo da sembrare vere immagini di stanze o altri ambienti.
3.9 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Thomas Demand

In Staircase (1995) non ci sono persone e la trama di ogni materiale (come cemento o
metallo) sembra strana.
Demand ha costruito un modello a grandezza naturale di una scala in cartone colorato, basato
su un ricordo d'infanzia della sua scuola; lo ha poi fotografato usando l'illuminazione e le
angolazioni della telecamera che quasi ci inducono a credere che stiamo guardando l’oggetto
reale.
3.10 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Thomas Demand

Thomas Demand crea con grande realismo e attenzione modelli e architetture in carta e
cartone che, una volta fotografati in scala 1:1, vengono distrutti.
Demand si interessa a scene in cui hanno avuto luogo eventi politici o di cronaca mai del
tutto chiariti e attorno ai quali, nella memoria collettiva, è rimasto un alone di mistero.
3.11 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Thomas Demand

La serie Presidency è stata commissionata all’artista dal New York Times Magazine, che ha
pubblicato l’immagine frontale della scrivania dello Studio Ovale sulla copertina del
novembre 2008, immediatamente dopo le elezioni presidenziali. Ma l’immagine creata
dall’artista non permette di definire l’identità del presidente: la poltrona di pelle è ancora
occupata da George W. Bush, oppure a sedervi è ormai Barack Obama? Pur non sapendolo,
tuttavia, la stanza vuota è simbolo di gesta politiche e ideologiche di immensa portata. Si
pone così la questione di quale sia il collegamento tra lo Studio Ovale e il potere che incarna.
3.12 – FOTOGRAFIA TEDESCA: THOMAS DEMAND e CANDIDA HÖFER

Thomas Demand

Embassy (2007) è una serie fotografica dedicata alla sede dell’ambasciata nigeriana a Roma,
coinvolta in un affair attorno al furto di timbri ufficiali e documenti poi usati
dall’amministrazione di George W. Bush come prove del presunto possesso di armi di
distruzione di massa da parte di Saddam Hussein.
Argomento 4

MITCH EPSTEIN
4.1 – MITCH EPSTEIN

Mitch Epstein

Mitch Epstein (nato nel 1952, Holyoke, Massachusetts) è un fotografo che ha contribuito ad
affermare la fotografia a colori fine-art negli anni '70.
4.2 – MITCH EPSTEIN

Mitch Epstein – Family Business

Family Business (2003) è un progetto multimediale sul padre di Epstein e la fine del negozio di
mobili di famiglia e dell'attività immobiliare. Con fotografie, video, materiale d'archivio,
interviste, storyboard e un saggio personale, Epstein racconta la vita di William Epstein, che
rispecchia il successo e la rovina di Holyoke, Massachusetts, una fiorente città industriale del
nord-est. Attraverso la storia del padre dell'artista, Family Business si interroga su come il
sogno americano sia andato storto.
4.3 – MITCH EPSTEIN

Epstein – Family Business

Family Business (2003)


4.4 – MITCH EPSTEIN

Mitch Epstein – Family Business

Family Business (2003)


4.5 – MITCH EPSTEIN

Mitch Epstein – Family Business

Family Business (2003)


Argomento 5

NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)


5.1 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

John Peter Berger (Londra 1926- Parigi 2017) è stato un critico d'arte, scrittore e pittore.

Nick Waplington (Londra 1965) fotografo e pittore.


5.2 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

Dal 1984 Waplington visitò regolarmente suo nonno nella suburbia inglese vicino a
Nottingham dove iniziò a fotografare qualsiasi cosa. Gli amici e la sua famiglia divennero i suoi
soggetti principali.
Continuò con questo lavoro a fasi alterne per i successivi 15 anni, pubblicando tra gli altri nel
1991 Living room.
5.3 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

Living room (1991) di fatto è la biografia di due famiglie di Nottingham.


Le vediamo soprattutto il sabato ma le immaginiamo tutti gli altri giorni della settimana.
5.4 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

«….Se si guarda bene, ci si accorge che Nick ha


scattato queste foto nel corso di un lungo periodo di
tempo…»

«...Piacere da classe operaia di rimanersene a casa il


sabato. Benché queste fotografie sono state fatte
quando in Gran Bretagna la vita della classe senza
pietà stava impoverendo le vite di altri milioni di
persone, queste foto non sono icone di povertà ma
piuttosto giocose cupole dipinte..»

Capire una fotografia J. Berger (2013)


5.5 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

«…Non so come a Nick sia venuta


originariamente l'idea di usare una macchina
fotografica 6x9. Si tratta di un apparecchio
fotografico progettato per studi topografici
panoramici. Quando la si applica a interni di
piccole dimensioni e figure in primo piano, le
forme fotografate hanno lo spazio per
espandersi, trasformarsi in paesaggi, o
addirittura firmamenti e questo ricorda il
principio del barocco...»
Capire una fotografia J. Berger (2013)
5.6 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

«….se Nick non ci avesse messo


il suo piedone non ci sarebbe
nessun cerchio magico, ma solo
frammento di un sabato…»
Capire una fotografia J. Berger
(2013)
5.7 – NICK WAPLINGTON (JOHN BERGER)

Nick Waplington e John Berger

«…Nella fotografia delle bambine che


danno da mangiare al padre sul pavimento
della cucina, N. W. di proposito ha
stampato al contrario: sembrano tutti e tre
mancini perché in questo modo la bambina
sulla sinistra ci prende per mano e ci porta
con i nostri piedi dentro la foto, cosa che
non potrebbe mai fare se fosse stata sulla
destra ….»

«…. nella foto del volo, Nick era sdraiato


sul pavimento perché altrimenti non ci
sarebbe stata altezza e soffitto beige non
sarebbe mai potuto diventare oro…»

Capire una fotografia J. Berger (2013)

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