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LAVANDARE

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero Nel campo che è per metà arato per metà no
resta un aratro senza buoi che pare c’è un aratro senza buoi che sembra
dimenticato, tra il vapor leggero. dimenticato, in mezzo alla nebbia.

E cadenzato dalla gora viene E scandito dalla riva del fiume si sente
lo sciabordare delle lavandare il rumore delle lavandaie che lavano i panni,
con tonfi spessi e lunghe cantilene: sbattendoli, e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca, Il vento soffia e ai rami cadono le foglie,


e tu non torni ancora al tuo paese! e tu non sei ancora tornato!
quando partisti, come son rimasta! da quando sei partito sono rimasta
come l’aratro in mezzo alla maggese. come un aratro abbandonato in mezzo al campo.

CARATTERISTICHE FORMALI

a)     Versi: Due terzine di endecasillabi seguite da una quartina, anch’essa di endecasillabi.

b)      Rime: Nelle terzine le rime sono incatenate (aba cbc) e nella quartina alternate (dede) con rima
imperfetta (frasca/rimasta), ci sono anche due rime interne (sciabordare – lavandare; dimenticato –
cadenzato)

c)      Le figure retoriche sono: allitterazione in f/s in soffia frasca, alterazione in r (resta, pare), anafora
(mezzo/aratro), onomatopea in sciabordare, parola che di per sé ha valore onomatopeico.

d)     Il lessico usato è semplice, nel titolo è presente addirittura un termine dialettale (lavandaie). La poesia
è circolare perchè si inizia con l’aratro e si termina sempre con esso.

e)     Le figure retoriche d’ordine sono: chiasmo (vento soffia/ nevica la frasca), iperbato(e cadenzato…
viene). Le figure retoriche di significato sono:similitudine (come l’aratro in mezzo alla maggese) e metafora
(nevica la frasca = le foglie cadono come neve dagli alberi) un chiasmo (in “tonfi spessi e lunghe cantilene”),
e una sinestesia (in “tonfi spessi”) metafora (nevica la frasca)

I campi semantici sono:

di colore: grigio e nero del campo (mancanza del lavoro dell’uomo)

di significato: l’aratro rappresenta la solitudine contrastata dal rumore del lavandare, che rompe l’illusione
del silenzio

percettivo: sonorità forti (rumore cadenzato, tonfi spessi, lunghe cantilene)

Dopo una lettura molto attenta della poesia si può dire che è composta da percezioni sensoriali, con cui
Pascoli ha creato una contrapposizione tra la prima strofa in cui si ha una percezione visiva, nella
descrizione dell’aratro abbandonato in mezzo al campo, mentre nella seconda strofa si presenta una
percezione uditiva, per via delle lavandaie che cantano, perciò si può dire che prima  mostra la solitudine
dal lato visivo; nell’ultima strofa, sceglie di contrapporre il lato uditivo a quello visivo all’interno dello stesso
verso, facendo sentire il soffio del vento e facendo vedere le foglie che cadono.
PROBLEMATICHE AFFRONTATE

In questa poesia mentre il significato primario parla di una grigia giornata delle lavandaie, che attendono il
ritorno dell’uomo amato, il significato spiega l’infelicità dell’essere soli e all’impossibilità di rimanere tali.

Lo scenario è la campagna autunnale con i suoi tristi colori e con gli echi della fatica umana: su tale scenario
il poeta proietta il suo stato d'animo, smarrito e malinconico. Gli oggetti quotidiani si caricano di significati
particolari: l'immagine dell'aratro in mezzo al campo,immagine con cui si apre e si chiude la lirica,diviene
SIMBOLO di abbandono e di tristezza. C'è nella poesia un senso di desolazione con cui il poeta esprime la
pena del proprio cuore.

Possiamo dire che Pascoli in questa poesia affronta la problematica della solitudine e della speranza
nell’attesa del ritorno di persone care, la cui attesa non è altro che una sofferenza.

ANALISI
In “Lavandare” il poeta si fa osservatore: nota la presenza di un aratro abbandonato in mezzo a un campo
arato per metà (mezzo grigio e mezzo nero, v. 1), sente il rumore dei panni immersi e sbattuti nell’acqua del
canale e le cantilene delle lavandaie mentre lavorano. L’ultima strofa riporta la cantilena recitata dalle
lavandaie, che fa riferimento alla stagione autunnale e al sentimento di solitudine provato da una donna
che pensa a quando l’amato ha lasciato il proprio paese.
L’aratro, nella prima strofa, è lo strumento di lavoro del contadino, lasciato in un campo senza che il lavoro
di aratura fosse terminato, tanto che sembra essere stato dimenticato (al v. 3, con forte enjambement) e
risulta inutile poiché privo dei buoi che lo trascinerebbero. Nel paesaggio descritto non ci sono esseri
viventi, ma solo una nebbiolina leggera che indica la stagione autunnale.
L’aratro torna nella terza strofa, com termine di paragone nella cantilena delle lavandaie: qui assume un
significato simbolico, perché non è più l’oggetto concreto, lo strumento di lavoro, ma è ciò attraverso cui il
poeta rappresenta il senso di solitudine di una donna che pensa al suo amato partito, forse emigrato
lontano. La donna ripensa alla propria desolazione, paragonandosi a un aratro lasciato in mezzo alla
maggese, abbandonato e forse dimenticato

RIASSUNTO
Il poeta passeggia in campagna in una giornata d’autunno. Il paesaggio è avvolto in una nebbiolina che sale
leggera dal terreno e Pascoli scorge nel mezzo di un campo, arato a metà, un aratro abbandonato. Da un
fosso  arriva il canto triste e lento delle lavandaie al lavoro. Il canto racconta di un’innamorata rimasta sola,
in attesa che l’amato ritorni, ella si sente triste e malinconica come l’aratro abbandonato in mezzo al
campo.

Metrica
La lirica “Lavandare” è in endecasillabi con la struttura di un madrigale con rime:
 Le due terzine hanno i versi esterni in rima e sono collegate dalla rima del verso centrale. Ci sono
anche rime interne: cadenzato (v.4) rima con dimenticato (v.3) in ato, verso 5 lo sciabordare delle
lavandare rima interna in are.
 La quartina è a rime alternate. I vv. 7 e 9 sono in quasi-rima in quanto frasca/rimasta non è una
rima perfetta ma un’assonanza basata sull’identità delle vocali.
Composto di due terzine e una quartina di endecasillabi.
Schema: ABA CBC DEDE.
La cadenza lenta e ripetitiva riproduce il ritmo monotono e sempre uguale proprio dei ritmi di lavoro delle
lavandaie e del loro canto. Le numerose allitterazioni e le onomatopee contribuiscono fonicamente a
rendere l’immagine della nebbia, dell’acqua e del vento.

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