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ANGOLO DI CAMPO E LUNGHEZZA FOCALE

Questa puo essere l’ultima delle lezioni prettamente tecniche sul funzionamento delle macchine
fotografiche e degli obiettivi.

Qualche riga fa ho diviso le varie lunghezze focali degli obiettivi classificandole con dei nomi diversi.
Quello che succede fisicamente al variare della lunghezza focale, quindi del valore espresso in millimetri
relativo all’obiettivo e’, principalmente, la variazione dell’ ANGOLO DI CAMPO.

Consideriamo l’angolo di campo come l’ampiezza di un cono il cui vertice corrisponde al centro del
sensore e che fuoriesce dall’obiettivo riprendendo tutto quello che cade all’interno del suo fascio.

Minore e’ la lunghezza focale e maggiore sara’ l’angolo di campo.


Come si puo vedere nella foto dunque, un obiettivo da 8mm sara’ in grado di includere 180° di visuale
all’interno della foto ripresa. E cosi’ via sino ad arrivare au SUPERTELE che includeranno 2° o meno.

Quando si possiede un obiettivo zoom, in grado quindi di variare la lunghezza focale, questo e’ quello
che succede quando si “zoomma”, si riduce l’angolo di visuale proiettando l’immagine sempre sulla
stessa area del sensore. In realta’ dunque non ci si avvicina affatto al sogetto ripreso.

Ma una cosa ancor piu importante accade col variare della lunghezza focale e cio’ diventa di cruciale
importanza nella scelta di un determinato obiettivo in base al tipo di foto che si vuole realizzare:

All’aumentare della lunghezza focale, accade quello che in gergo viene chiamato APPIATTIMENTO DEI
PIANI.

Conoscendo qualche nozione di prospettiva, questo concetto e’ semplice da comprendere. Osservando


foto di edifici per esempio, ce ne sono alcune dove gli spigoli delle case sembrano molto acuti e le
dimensioni molto allungate. Questa per esempio:
Gli obiettivi grandangolari che vanno da 10mm fino a 30mm danno risultati simili. Minore sara’ la
lunghezza focale e piu accentuato sara’ questo effetto.

Altre foto invece, rappresentano le dimensioni piu schiacciate e gli angoli molto piu appiattiti. Questo
perche’ all’aumentare della lunghezza focale vi e’ appunto uno SCHIACCIAMENTO o APPIATTIMENTO
DEI PIANI.

I tre esempi seguenti rendono molto beno il concetto appena spiegato. Lo stesso edificio ripreso a
15mm, a 50mm ed a 200mm.

Il fotografo naturlamente ha dovuto allontanarsi dall’edificio per riprenderlo alle stesse proporzione in
tutte le foto e si nota moltissimo come varia il risultato al variare della focale.

Avviene appunto uno SCHIACCIAMENTO DEI PIANI. Se immaginiamo la realta’ ripresa suddivisa
mediante piani cartesiani ortogonali, allora possiamo dire che all’aumentare della lunghezza focale, la
distanza di questi piani, (soprattutto quelli trasversali alla direzione di rispresa) apparira’ minore al
nostro obiettivo.
Tale fenomeno diventa cruciale nella scelta dell’obiettivo rispetto al tipo di foto che vorremo realizzare. Nella
ritrattistica per esempio, il range focale miglire e’ quello che va da 35mm a 135mm. Scendendo al disotto dei
35mm, qualora si fosse troppo vicini al soggetto, si incorre in un distanziamento dei piani con conseguente
allungamento delle proporzioni del viso per esempio. Un naso pronunciato apparira’ ancora piu promimente.

Invece se superiamo focali di 135mm, otterremo l’effetto opposto. Uno schiacciamento dei piani con
conseguente allargamento delle proporzioni e quindi un ingrassamento del viso per esempio.

La prima foto e’ realizzata con un grndangolo. La seconda con un teleobiettivo. In entrambe l’omino e’ grande
uguale e la distanzza della macchina fotografica azzurra non e’ cambiata. Il risultato come vediamo e’
totalmente diverso.

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