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Fotografia Digitale lezione: 16/11/2022

DECENTRAMENTO DELL’OTTICA

Verso l’alto:
Quando l’obbiettivo viene fatto slittare verso l’alto la stessa cosa
succede all’immagine: la parte più in basso della scena scompare e
in cambio si va a recuperare un pezzo in alto dello stesso
equivalente in altezza. (ES: se l’obbiettivo viene alzato di 1cm
l’immagine si alzerà di 1cm)

Verso il basso:
Facendo abbassare l’obbiettivo, si abbasserà l’asse rispetto al centro dell’immagine, inquadrando di
più la parte più bassa dell’immagine che quella alta. Questo può essere usato in alcune fotografie di
architettura dove l’unico punto possibile di ripresa potrebbe essere dall’alto per evitare problemi di
traffico.

Qualsiasi movimento della macchina comporta effetti collaterali, come per esempio la vignettatura e
l’allungamento delle forme del soggetto.
La vignettatura e facilmente risolvibile in quanto il difetto è meno evidente se il diaframma viene
chiuso.
In più bisogna fare attenzione agli oggetti presenti nella scena in quanto potrebbero essere allungati
innaturalmente.

Ruotare l’obbiettivo su asse orizzontale o verticale:


questo comporta lo spostamento del punto in cui l’asse ottico incontra il piano focale e un
inclinamento sul piano su cui il soggetto è riprodotto nitido. (Un oggetto perpendicolare all’asse
ottico risulta a fuoco su un piano anch’esso perpendicolare all’asse ottico)
Basculaggio dell’obiettivo:
Basculare l’ottica vuol dire inclinare verso l’alto o basso rispetto all’asse orizzontale, o a destra e
sinistra rispetto l’asse verticale, sempre su un piano perpendicolare all’asse ottico. Sulle macchine a
banco ottico si ottiene sbloccando il fissaggio dell’obbiettivo per ruotarlo a piacere e bloccandolo
nuovamente.

Alcune macchine reflex permettono di sostituire il corpo macchina con un sistema a soffietto,
ottenendo così un’ampia liberà di movimento, ma questo comporterà l’uso della reflex come un
banco ottico.
Basculaggio del dorso:
Significa ruotare il retro della macchina fotografica su un’asse orizzontale o verticale
perpendicolare all’asse.

L'importante è capire i movimenti della macchina e saperli sfruttare,


sempre con cautela. In più bisogna tenere presente che molte delle
correzioni prospettiche oggi si possono effettuare con software come
Photoshop o Capture One.

Quando si sceglie di fotografare in formato RAW si ottiene un file grezzo, nel quale l’immagine è
memorizzata in funzione del software usato dalla fotocamera e che varia da produttore a produttore.
Per questo motivo esistono software di RAW converter universali, capaci di leggere quasi tutti i
formati RAW.
Un esempio è Adobe Zamera RAW, software interno a Adobe Photoshop, che permette la lettura dei
file RAW indipendentemente dalla sorgente da cui proviene. Si tratta di un plug-in nato come
elaboratore di immagini RAW per permettere di lavorare in modo non distruttivo sull’immagine.
Dal momento che i file RAW possono essere letti ma ma non modificati, software come Camera
RAW memorizzano i metadati nei cosiddetti file collaterali, file che hanno lo stesso nome e
posizione dei file RAW a cui si riferiscono con estensione .xml

Cos’è un metadato:
Ne esistono due tipi: il primo chiamato EXIF (Exchangable Image File Format) creato dalla
fotocamera; il secondo tipo rientra in quelli relativi all’esposizione: copyright, didascalia,
geolocalizzazione e molte altre che vengono salvate nel formato XMP (Extensible Metadata
Platform), ideato da Adobe nel 2001.
Lavorando su formati come JPEG o TIFF, i metadati vengono memorizzati in uno spazio apposito
del file stesso. L’immagine originale rimane indipendente dal file XMP, ma i metadati
accompagnano le immagini anche quando vengono duplicate o spostate.
Se si dovesse cancella re il file XMP si perderebbe la taratura del file RAW oltre che i metadati
della conversione in TIFF o JPEG.

Il Diaframma:
Il controllo dell’obiettivo è l’apertura del
diaframma, riferito con numeri f.
L’apertura regola la quantità di luce che passa
attraverso. Nel rendere un’immagine è importante
creare nitidezza totale o concentrarsi solo su alcuni
dettagli.
Nella costruzione di obiettivi fotografici si usano
vari tipi di vetro ottico, ciascuno con differenti
proprietà di rifrazione e dispersione.
Un obiettivo è costituito da una serie di lenti di
varia forma e diversi tipi di vetro ottico, al fine di
neutralizzare le aberrazioni.

La centratura nel barilotto è molto critico, infatti un solo


colpo o una caduta potrebbero rovinarli. In più l’elevata
presenza di vetri ottici potrebbe risultare in una luce riflessa
da ogni superficie di vetro ne punto di rifrazione. Per quanto
motivo le lenti sono ricoperte da un sottile strato di materiale
trasparente antiriflesso, che va a diminuire questo problema.

Messa a fuoco:
La maggior parte degli obiettivi fotografici hanno una montatura dove ruotando una ghiera, la parte
anteriore di sposta in avanti e indietro di circa 1cm, oppure gruppi di lenti cambiano posizione
all’interno dell’obbiettivo.
La messa a fuoco si controlla attraverso un motorino all’interno di un sensore che riconosce quando
l’immagine è nitida.
Tutti gli obbiettivi possono essere regolati per mettere a fuoco all’infinito ∞ per i soggetti più
distanti.
Più lunga è la focale più grande è il movimento per focalizzare.
Per soggetti più vicini molto spesso occorrono obiettivi macro, in quanto gli obiettivi normali non
potrebbero mettere a fuoco soggetti troppo vicini.

Tempi di esposizione
Se vengono usati tempi di esposizioni veloci come 1/1000s l’immagine sarà come congelata: una
macchina in movimento risulterà ferma, le gocce di pioggia verranno bloccate in aria. È tramite la
ghiera che possiamo stabilire i tempi di esposizione.

Diaframma
Regolando l’apertura e la chiusura del diaframma si può decidere quanta luce far entrare nel sensore
in una data quantità di tempo. All’interno dell’obiettivo sono poste, al centro circa, delle lamelle
metalliche sovrapposte in cui il movimento allarga o restringe l’apertura del passaggio della luce.
Più l’apertura è più piccola, più grande diventa il numero in f, lasciando passare poca luce.
Numero f superiore (f/4 a f/5.6) dimezza la luce che entra nell’obbiettivo (STOP).
Numero f inferiore (f/5.6 a f/4) raddoppia la luce che entra nell’obbiettivo.
I numeri f seguono una scala adottata internazionalmente, relativa alla luminosità dell’immagine.

Il

raddoppiare o dimezzare la quantità di luce viene definito stop.


Le moderne SLR digitali consentono quasi sempre di regolare l’esposizione con incrementi di un
terzo di stop.

L’uso del diaframma controlla la profondità del campo.


La profondità di campo è la distanza tra il piano più vicino e quello più lontano che appaiono
nell’immagine.
Un diaframma più aperto conferisce una minore profondità di campo, invece un diaframma più
chiuso offre un’ampia profondità di campo.
La

profondità di campo dipende da altri due fattori:


1. La profondità è minore quando il soggetto è molto vicino e maggiore quando il soggetto è
lontano;
2. La profondità è minore con obiettivi di lunga focale e maggiore con quelli di corta focale.

Le aperture del diaframma molto piccole sono utili per aumentare la profondità di campo, ma
quando si raggiungono i limiti la diffrazione comincia a compromette la qualità dell’immagine,
per questo motivo non esistono obiettivi con diaframmi molto piccoli.

Quando usare un diaframma più aperto o più chiuso?


Per esempio quando si fotografa un paesaggio e si vuole avere tutti i particolari nitidi si usa un
diaframma più chiuso; quando invece si fa un ritratto si una un diaframma più aperto, per far
risaltare di più il soggetto.

Questa è la cosiddetta “distanza iperfocale”.


Se si mette a fuoco su questa distanza, la
profondità di campo si estenderà dalla metà
di questa distanza fino all’infinito ∞.

Profondità di fuoco
Spesso confusa con la profondità di campo, la profondità di fuoco riguarda la distanza posta tra
l’obiettivo e la superficie sensibile che cattura l’immagine.
La profondità di campo è esterna alla fotocamera, mentre quella di fuoco è interna.
Ponendo la messa a fuoco perfettamente parallelo all’obiettivo si può stare certi che non subirà
variazioni lungo tutta la superficie dell’immagine esposta. Se invece questo allineamento non viene
fatto, si noterà che parte dell’immagine scattata avrà una nitidezza diversa dal resto.

Lunghezza focale e angolo di ripresa:

Prospettiva
È molto importante sapere che gli obiettivi non cambieranno mai la prospettiva e che l’unico modo
per farlo è cambiare punto di ripresa.
La prospettiva è determinata dal rapporto tra le dimensioni degli oggetti di una scena rispetto alle
loro distanze e dalle linee, parallele nella realtà, che nell’immagine appaiono convergenti in un
punto lontano: il punto di fuga.
Questo produce nella fotografia un senso di profondità e di rilievo tridimensionale.
La

differenza tra le due altezze è direttamente proporzionale alla loro distanza dal punto di ripresa, così
se l’estremità vicina si trova a 3m e lontana 12m il rapporto sarà di 4:1.

La prospettiva cambia in relazione alla distanza tra punto di ripresa e soggetto.

Se si vogliono esaltare le distanze si userà una prospettiva accentuata (con un punto di vista vicino e
una lunghezza focale ridotta). In questo modo possiamo creare un punto di vista dinamico
(prospettiva dinamica).
Se invece usiamo una prospettiva schiacciata per comprimere lo spazio quasi a renderlo
claustrofobico, questo aiuterà nei panorami a evidenziare alcuni aspetti dello sfondo.
Specialmente nei ritratti questo tipo di prospettiva aiuta a non deformare alcuni aspetti del viso
come naso e orecchie.

Vantaggi di un obiettivo con zoom:


 Consente una variazione delle dimensioni dell’immagine equivalente a ben più di tre volte
degli obiettivi di focale fissa;
 Permette di inquadrare rapidamente quando il soggetto è inaspettatamente troppo lontano o
vicino e non si ha il tempo di cambiare obiettivo;
 Equivale a meno attrezzature da portare con sé, meno peso;
 Da la possibilità di cambiare focale durante l’esposizione per ottenere diversi effetti;
 Molti obiettivi zoom hanno la posizione ‘macro’ per riprese ravvicinate.
Svantaggi di un obiettivo con zoom:
 L’apertura massima è sempre attorno a circa 1/1.5 stop, mentre un obiettivo fisso ha per
esempio f/3.5 piuttosto che f/2;
 È molto più ingombrante e costoso di una focale fissa;
 La messa a fuoco continua non è adatta a riprese ravvicinate;
 Alcuni obiettivi economici hanno meno contrasto e definizione;
 Hanno distorsioni più marcate quando raggiungono i loro limiti.

Stabilizzare un’immagine:
La stabilizzazione di un’immagine è disponibile su alcuni biettivi SRL. Un sistema di sensori rileva
il movimento della macchina e lo compensa con un elemento ottico che si muove all’interno
dell’obiettivo, mantenendo l’immagine costantemente centrata.

Lenti addizionali:
Montando una lente convergente davanti all’obiettivo, la sua lunghezza focale cambia. Oppure la
combinazione tra più lenti consente di mettere a fuoco un soggetto a distanza pari alla lunghezza
focale della lente aggiunta, quando l’obiettivo della macchina è regolato per la messa a fuoco
all’infinito∞.

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