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Fotografia digitale:

Lezione: 09/11/2022
Pellicole-Sensori
(fotocamere analogiche e digitali)

Tutt’oggi ci sono fotografi che alle volte preferiscono


la pellicola alla fotografia digitale. Questo perché la
pellicola è qualcosa di “toccabile” e può dare risultati
molto diversi dalla fotografia digitale grazie
all’imprevedibilità dei risultati che può offrire.
Da qui bisogna fare una distinzione tra pellicola in
bianco e nero e pellicola a colori:

Pellicola a colori Pellicola in bianco e nero


Registra più informazioni e ha più impatto Registra meno informazioni e interpreta la
sull’osservatore, ma si deve fare attenzione alla realtà. Ha molta tolleranza all’esposizione e allo
variazione di tonalità che farebbero apparire la sviluppo, ma richiede un differente approccio
fotografia strana. compositivo.

Aspetti comune delle pellicole: sensibilità, relazione fra grana e definizione, resa del colore,
contrasto.

Pellicole fotografiche a colori:

Pellicola negativa: Pellicola invertibile:


Restituisce dopo lo sviluppo un’immagine in Chiamate anche diapositive, il suo processo di
negativo che deve essere poi stampata su carta sviluppo fornisce sulla pellicola un’immagine in
fotografica per avere un’immagine positiva. positivo e colorata.

Bilanciamento cromatico:
Il bilanciamento cromatico delle diapositive sarà molto più curato e preciso rispetto alle negative, in
quanto un processo che non ammette correzioni successive.
Le diapositive solitamente sono bilanciate per la luce del giorno, perciò hanno bisogno di un filto
blu. Per la luce artificiale invece servirà un filtro arancione.

Usando la pellicola è molto facile sbagliare bruciando i colori sovraesponendoli, oppure scurire i
colori sottoesponendoli.
Formati fotografici (pellicole e sensori)

In fotografia l’espressione fattore di crop indica il rapporto fra la diagonale di un negativo 35mm e
la diagonale del sensore di una fotocamera digitale.
Si chiamano full frame le fotocamere che hanno sensore di dimensioni pari al negativo 35mm
(crop=1);
Sono a formato ridotto quelli più piccoli (crop<1)

Sviluppo pellicola
Sviluppare una pellicola richiede una sicurezza che viene acquisita solamente con anni di pratica ed
esperienza. La gelatina dell’emulsione assorbe i prodotti chimici che reagiscono con quelli già
presenti nella pellicola, differenziando così le parti esposte e quelle non esposte dell’immagine.
Lo sviluppo di pellicole a colori è molto complicato e per essere eseguito a mano c’è bisogno di
precisione e diversi prodotti chimici specifici, per questo molti professionisti affidano lo sviluppo
ad un laboratorio specializzato, garantendo la sicurezza e riproducibilità delle foto.

In tutte le fasi de trattamento si possono


usare taniche a tenuta di luce.
Non è nemmeno indispensabile possedere
una camera oscura a meno che non si abbia
già una stanza già buia.
Per avere ottimi risultati la pellicola deve
essere trattata con tempi precisi,
temperature e agitazione della soluzione.

Si può pure aumentare o diminuire lo sviluppo attraverso una modifica del tempo, alterando così le
caratteristiche dell’immagine finale. Queste variazioni influiscono sulla densità, il contrasto e l
grana della pellicola.
Sviluppo negativi bianco/nero
Il primo bagno della pellicola è uno sviluppo, contenente agenti rivelatori, integratori alcalini e
conservanti e prodotti chimici. Durante lo sviluppo i granuli d’alogenuro d’argento colpiti dalla luce
cedono elettroni e formano atomi d’argento. Questo porta alla formazione di un numero crescente di
atomi d’argento, finché l’immagine diventa visibile in argento metallico nero.
All’interno della tanica verranno rivelati prima i dettagli più luminosi del soggetto, poi i mezzi toni
e infine le zone d’ombra.
Una volta completo lo sviluppo, la reazione chimica verrà interrotta con un bagno di acido
d’arresto, che neutralizzerà qualsiasi traccia di rivelatore residuo. In più questo bagno preparerà la
pellicola per la prossima fase: il fissaggio.
Il fissaggio è una soluzione di tiosolfato di sodio o ammonio acidificato che trasforma tutti i granuli
rimasti in sottoprodotti solubili, facilmente lavabili.

Valutare i risultati
Una pellicola esposta e sviluppata correttamente deve rappresentare i dettagli nelle zone d’ombra
più scure quasi indistinguibili dalle zone non esposte. I toni che rappresentano i dettagli più
luminosi non devono essere così scuri da non poter essere stampati.
Sviluppo immediato
Esistono materiali/pellicole che contengono al loro interno tutti i prodotti chimici che servono allo
sviluppo, in questo modo è possibile vedere il risultato dello scatto senza alcuno sviluppo.
Esistono due tipi di prodotti:
A strappo: Integrale:
formato da due fogli sovrapposti che vengono Principalmente il processo di una Polaroid, dove
separati dopo un breve tempo rivelando l’immagine viene impressa immediatamente
l’immagine positiva sulla pellicola senza doverla sviluppare.

Smartphone
Grazie alla diffusione e sviluppo di cellulari sempre più all’avanguardia, sempre più perone hanno
con se una “macchina fotografica digitale”.
Grazie all’avanzamento della tecnologia ormai alcuni cellulari posseggono delle fotocamere che si
avvicinano molto alle fotocamere professionali, venendo così usate da molti professionisti in quanto
più pratici e leggere rispetto ad una fotocamera professionale.

Fotocamere compatte
Il loro scopo è di semplificare il processo fotografico, rendendolo più accessibile anche a persone
che non hanno mai usato una fotocamera. Possono raggiungere ottimi risultati, persino in condizioni
non ottimali.
Fotocamere reflex
Fotocamere DSLR (Digital Single-Lens Reflex)
Le reflex hanno lo stesso aspetto delle loro controparti analogiche, infatti alcuni modelli derivano
direttamente da quelli a pellicola, altri sono del tutto nuovi. Esiste un’ampia gamma di modelli,
alcuni adatti ai principiante e altre per professionisti.
Reflex binoculari (TLR)
Le fotocamere reflex trovano le loro origini nelle prime versioni della “camera oscura”utilizzate per
riprodurre soggetti a matita.
Grazie a uno specchio posto a 45° dietro l’obbiettivo, l’immagine viene riflessa verso l’alto, su una
superficie orizzontale. Questo porterà lo sviluppo e la realizzazione delle SRL più accurate.

Grande formato (fotocamere a soffietto)


Il predecessore della fotocamera a soffietto consisteva in due scatole, l’una scorrevole dentro l’altra
per la messa a fuoco, con l’obbiettivo da una parte e dalla parte opposta un alloggiamento per la
lastra sensibile.
Tutt’oggi però si usa la fotocamera a soffietto, col formato 4x5”.
Ad una fotocamera a soffietto occorre usare un panno scuro per inquadrare e mettere a fuoco,
questo permette al fotografo di vedere lo schermo molto visibile.

Componenti essenziali
1. Sistema di puntamento per il controllo dell’inquadratura e composizione del sogetto;
2. Sistema di otturazione;
3. Diaframma variabile per controllare la luminosità;
4. Un sistema di misurazione della luce.

1.Puntamento e inquadratura
Tutte le fotocamere digitali hanno un display LCD dove consultare le foto scattate, mentre per le
fotocamere compatte solitamente è l’unico modo per osservare l’inquadratura prima di scattare la
foto.
Poche fotocamere compatte dispongono di mirino, invece le reflex a pellicola o digitali hanno un
mirino ottico.
Questo avviene grazie ad uno specchio a 45° e un prisma, che consento di osservare la scena
attraverso l’obbiettivo. L’immagine sarà chiara e nitida.
Il mirino consente di comporre l'inquadratura e conoscere alcuni parametri di scatto, ma non può
mostrare l’esposizione della foto appena scattata.

Un’alternativa potrebbe essere il mirino elettronico (EVF),


presente nelle fotocamere con sistema Micro System o
quelle mono obiettivo
EVF non è altro che un piccolo schermo all’interno del
mirino, eliminando così la necessità di un prisma e di uno
specchio.

2.Otturatore
L’otturatore è progettato per controllare la quantità di luce che entra nella fotocamera e insieme al
diaframma consente di controllare anche l’esposizione. Solitamente il meccanismo dell’otturatore è
collocato in una delle due posizioni: la prima è nell’obbiettivo fra due gruppi di lenti; la seconda è
subito davanti al piano focale.
L’otturatore centrale è costituito da diverse lamelle che si aprono e
chiudono premendo il pulsante di scatto, permettendo alla luce di raggiungere la pellicola.
Trovandosi al centro provoca un’esposizione uniforme su tutto il fotogramma.
La velocità di scatto è espressa in secondi anche se le macchine digitali tendono a interporre valori
intermedi per garantire un’esposizione più precisa.
( 1, ½, ¼,1/8, 1/15, 1/30, 1/60, 1/125, 1/250, 1/500 s)
Le fotocamere moderne con otturatore focale possono raggiungere perfino i 1/8000 di secondo.
Combinando le varie velocità con le varie aperture del diaframma si può ottenere l’esposizione
voluta

Le macchine a banco ottico invece hanno una


levetta apposita che deve essere caricata prima
che l’otturatore possa scattare.

3.Diaframma variabile per controllare la luminosità


Quasi tutte le moderne fotocamere piccole e medie hanno un dispositivo per misurare la luminosità
e indicare l’esposizione corretta.
Lo strumento segnala quando la combinazione diaframma-tempo è accettabile, oppure sceglie
automaticamente tra:
a)corretto tempo di posa per il diaframma impostato
b)corretta apertura per il tempo di posa
c)una combinazione accettabile tra i due valori

APS-C (Advanced Photo System Classic)


L’APS-C è molto più economico di un sensore full frame e per questo sono montati sulla maggior
parte delle fotocamere digitali.
Le reflex professionali usano un sensore full frame.

4.Rumore e densità di pixel


Il corrispondente della grana nella fotografia digitale è il rumore di fondo presente in ogni
immagine scattata.
Il disturbo è causato quando il calore “libera” dalla superficie del sensore degli elettroni nella zona
dell’immagine. Più il sensore è piccolo o più elevata è la sensibilitàimpostata, maggiore sarà il
rumore.
È il numero di megapixel a determinare la quantità del disturbo, dato che più pixel sono presenti più
ci sarà un accumulo di elettroni sul piano focale.
Tutte le fotocamere hanno incorporate algoritmi di riduzione del rumore, capaci di renderlo quasi
invisibile, volendo si può ridurre anche in post-produzione con programmi appositi.
La quantità di disturbo varia da macchina a macchina, ma solitamente più è alta la sensibiltà o lunga
l’esposizione, più aumenta.
Profondità di bit

Un bit è la più piccola unità di memorizzazione digitale:


può assumere valore 0 o 1, bianco o nero.
Un gruppo di 8 bit è detto byte (256 diversi gradi di
luminosità)
Un'immagine a colori è definita “24 bit”, composta da 3
canali di colori, ognuno descritto con 8 bit.

Se le foto vengono scattate in formato RAW si ottiene un’immagine descritta con 12, 14 o 16 bit, a
seconda del produttore.
Il formato RAW permette di mantenere tutte le informazioni che la fotocamera cattura, persino
quelle invisibili a occhio nudo, permettendo così una modifica più efficace dell’immagine in post-
produzione.
Processo di demosaicizzazione (debuyering) che
permette di dare colore alla foto digitale, in quanto
il sensore vede in toni di grigio

Risoluzione
Quando si usa una fotocamera digitale bisogna
imparare a comprendere due aspetti importanti: la
risoluzione e la qualità che si vuole ottenere da un’immagine.
A seconda della macchina digitale si può scegliere il numero di pixel con i quali vogliamo
“costruire” la dimensione dell’immagine. Maggiore sarà il numero di pixel, maggiore sarà la
quantità di informazione che potranno essere portate in stampa.
A questo punto conviene impostare la macchina alla massima risoluzione disponibile a seconda del
sensore.

Autofocus (AF)
Quasi tutti i sistemi di messa a fuoco utilizzano diodi a infrarossi per trasmettere e ricevere
informazioni. Una finestrella invia un raggio IR verso il soggetto, l’altro lo riceve.
Alla pressione parziale del tasto dell’otturatore un motore elettrico imposta la corretta messa a
fuoco attraverso le informazioni raccolte dal sistema. In pratica la messa a fuoco avviene nei “passi”
successivi tra l’infinito e la distanza minima di messa a fuoco.

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