Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Giuliano Girelli
Settembre 2017
edizione
videomakeronetoone.com
INDICE
1 INTRODUZIONE
5 ATTREZZATURE
5 CAMERA E SENSORE
14 Risoluzione, frame rate
19 Altri fattori da considerare nell'acquisto
di una camera
23 Adattatori per lenti
25 Schede di registrazione
27 Manutenzione e trasporto delle attrezzature
29 LE LENTI
31 Lunghezza focale, diaframma
38 Grandangolo e Telefoto
39 Grandangolo
41 Lente Telefoto
47 STABILIZZARE LE RIPRESE
47 Riprese a mano libera
49 Stabilizzazione in camera
50 Cavalletto
51 Monopiede
52 Stabilizzatore meccanico o elettronico:
mini Crane, gimbal.
53 Slider
54 Dolly e Jib
55 Rig e Cage
57 Stabilizzazione in post-produzione.
60 MICROFONI
61 Registrazione audio “in camera”
62 Registrazione su supporti esterni
63 Microfoni per il video
68 LUCI
68 Kit Luci
73 MONITOR
78 LUT, esposizione, fuoco
82 LA RIPRESA
82 Regolazioni di ripresa,
82 Frame per seconds (fps)
84 Il sacro graal dell'esposizione:
apertura, shutter speed, ISO
89 Agire sugli ISO
92 La messa a fuoco
93 Filtri ND e filtri polarizzati
94 Come verificare l'esposizione
97 Strumenti per verifica esposizione e
bilanciamento bianco
101 Waveform
105 Grey card: esposizione e bilanciamento del bianco
106 Bilanciamento del bianco
108 Tecniche di ripresa
110 Composizione e inquadratura
111 La regola dei terzi
112 Altri riferimenti
114 Inquadratura, campi e piani
121 Movimenti di camera
122 Pan
122 Tilt
124 Scivolare, traslare
125 Camera car
126 Emozione nel movimento
128 Cambio di fuoco
130 LA LUCE
135 Illuminazione a 2 e a 3 punti
139 Kit luci
141 Set luci LED di base
144 Come usare il kit nell'illuminazione a tre punti
148 Riprese in luce naturale
150 Location e luce ideale
153 AUDIO
154 La dotazione di microfoni e la loro scelta
157 Livelli audio e rumore
162 Editing audio
1
e mirato a sviluppare la nostra cultura in questo ambito, solo in
quel momento l'accessibilità alle apparecchiature diventa un
problema secondario.
La tecnologia non si è limitata a rimodellare completamente il
mondo delle attrezzature video, ma ha modificato
definitivamente anche il mondo dei mezzi e delle infrastrutture
dedicate alla distribuzione dei contenuti, grazie all'avvento di
internet e dei social media in particolare (su tutti YouTube,
Vimeo e Facebook).
La diffusione di internet ha radicalmente cambiato anche le
regole dell'apprendimento, consentendo a milioni di persone di
scambiarsi in tempo reale informazioni e consigli circa l'uso
delle macchine, ma anche reperire informazioni sulla teoria del
cinema, sulle tecniche di ripresa e su tutto quello che attiene
alla produzione video.
Insomma: oggi non ci sono più scuse! Le attrezzature
professionali o semi-professionali sono disponibili a prezzi
accessibili e raggiungono qualità elevatissime, la cultura e gli
strumenti per imparare non sono mai stati così diffusi e la
possibilità di far conoscere il nostro lavoro è a portata di clic.
Tutto quello che ci viene chiesto è l'impegno e la competenza,
accompagnati ad una buona dose di talento. Dobbiamo dunque
2
lavorare sodo per tenere il passo, per trarre il meglio da questo
mondo incredibilmente affascinante ed in continua evoluzione.
3
tondo, ci sono una serie di concetti fondamentali che voglio
condividere con voi, dalla A alla Z. Questo manuale vuole
mettervi della condizione di fare scelte utili e ben indirizzate,
aiutandovi a capire come “imparare meglio” e nel minor tempo
possibile. Il mio obiettivo è quello di fare in modo che – una
volta terminato il manuale – siate in grado di procedere al
meglio nel vostro percorso di videomaker, con grande
soddisfazione da parte di chi vedrà i vostri lavori, ma
soprattutto vostra. Buona lettura!
4
ATTREZZATURE
CAMERA E SENSORE
5
è stata fatta la gran parte della storia del cinema. Le camere
dotate di questo tipo di sensore rientrano nella categoria più
costosa tra le DSLR (acronimo di Digital Single Lens Reflex
Camera).
6
Scendendo nella dimensione del sensore, troviamo le camere
dotate dei cosiddetti CROP sensor, ovvero sensori di
dimensioni ridotte rispetto al full frame.
7
Torniamo a noi, cosa significa usare un sensore full frame
oppure un sensore più piccolo? Immaginate di trovarvi al
centro di una stanza, siete fermi e guardate fuori da una
finestra. Riducendo l'area della finestra (ovvero l'effettiva
grandezza della superficie che vi consente di guardare fuori), si
ridurrà anche la porzione di panorama che riuscirete a catturare
con la vista.
La stessa cosa succede cambiando la dimensione del sensore. Il
sensore più gramde vi consente di accogliere più informazioni.
8
Nel contempo, una lente di una certa lunghezza focale montata
su una camera con sensore ridotto risulterà più “lunga” di un
certo fattore (esempio x1,5 oppure x2) rispetto alla stessa lente
(lunghezza focale) montata su una camera con sensore full-
frame.
Cerchiamo di capire meglio: una lente da 25mm montata su un
sensore Micro 4/3 restituirà un campo visivo più stretto (2x =
50mm) rispetto alla stessa lente montata su sensore full-frame.
Montando dunque la stessa lente su una camera con sensore
full-frame, il campo visivo non verrà modificato, e resterà
quindi un 25mm. Detta in altri termini, la nostra lente da 25mm
montata su un camera dotata di sensore Micro 4/3 diventa una
lente da 50mm (fattore di conversione sensore 35mm vs micro
4/3 = x2 “crop factor”). Una lente da 10mm su sensore Micro
4/3 restituisce una porzione di campo identica ad una lente da
20mm montata su camera full-frame.
Se vedete una ripresa che vi piace molto e capite che è stata
fatta con una lente da 50mm su una camera full-frame, per
ottenere qualcosa di simile sulla vostra micro 4/3 non dovete
utilizzare una lente da 50mm bensì una lente da 25mm.
9
sulla nostra immagine: il singolo pixel si riduce e, di
conseguenza, è minore la quantità di informazioni “di luce” che
questo pixel è in grado di catturare. Questo spiega perché le
immagini scattate in condizioni di scarsa luminosità saranno
più rumorose se riprese con un sensore piccolo rispetto ad un
full-frame. Questo rumore è ancora più evidente quando si va
ad incrementare il livello di ISO nel tentativo di aggiungere
luminosità all'immagine.
10
Ecco un piccolo elenco dei sensori più comuni e dei relativi
fattori di CROP:
11
Esistono ovviamente sensori ancora più piccoli, come ad
12
esempio quelli da 1 pollice (presenti nelle piccole fotocamere
ultra-compatte) o addirittura da 1/3 di pollice (presenti nelle
fotocamere dei cellulari).
13
TIP. È il talento creativo a fare la differenza nei nostri video,
non solo la qualità della camera, non dobbiamo mai trascurare
questo aspetto.
14
A prescindere dalla dimensione del nostro sensore, dobbiamo
sapere che le camere possono offrirci determinati formati e
risoluzioni video. Partiamo da questo concetto: la nitidezza
delle immagini sarà tanto più alta quanto più è grande la
risoluzione disponibile sulla nostra camera. Bisogna però
tenere in considerazione alcuni fattori prima di procedere con
le nostre analisi.
Generalmente le camere più diffuse consentono di disporre di
più risoluzioni/formati in combinazione con alcune opzioni di
frame rate, ovvero il numero di fotogrammi al secondo che
esse sono in grado di registrare (fps).
I formati più diffusi sono il 24fps (molto usato nel cinema e per
questo in grado di restituire immagini che più si avvicinano al
“look cinematografico”), il 25fps, il 30fps (usato
principalmente negli Stati Uniti), il 50fps (Europa) e il 60fps
(Stati Uniti).
Fatta questa premessa risulta evidente che una camera che offre
il formato 4k sia a 24 che a 25 e 50fps, sarà più versatile di una
camera che offre il 4k solo a 25fps.
Se per esempio volessimo fare uno slow motion (ovvero
rallentare le immagini) e la nostra camera non disponesse del
15
50fps, questo sarebbe certamente un limite.
Il motivo è semplice: se rallentiamo del 50% un frame rate di
50fps otteniamo 25 fotogrammi al secondo, ovvero una buona
fluidità di immagine. Se rallentiamo del 50% un 24fps
otteniamo 12 fotogrammi al secondo, decisamente pochi per
pensare di ottenere un'immagine qualitativamente decente (il
nostro occhio percepirà degli scatti allo scorrere delle
immagini, questo perchè nel singolo secondo sono presenti
pochi fotogrammi ed il nostro cervello inizia a notarlo).
Esistono poi camere in grado di fornire frame rate ancora più
alti, in particolare su risoluzioni più piccole come il Full HD
(ad esempio la camera GoPro è in grado di girare a 120fps in
FullHD, mentre la Panasonic GH5 arriva a 180fps in FullHD e
a 50fps in 4K).
16
La risoluzione ed il frame rate sono dunque due elementi che
possono farci propendere per una camera piuttosto che per
un'altra, a seconda della tipologia di lavori che vogliamo
realizzare.
Prima di chiudere il capitolo dobbiamo ricordare che il nostro
lavoro si completa con la gestione del materiale video in post-
produzione (attività di editing e color correction). È quindi di
fondamentale importanza aver chiari quali saranno i mezzi con
cui distribuiremo i nostri video: questo ci permetterà di capire
se vale la pena girare in 4K, o se è sufficiente il Full HD.
17
Molti sottovalutano questo aspetto, non rendendosi conto che
girare in 4K comporterà tempi di rendering (finalizzazione
digitale del video) più alti e l'utilizzo di computer
maggiormente performanti. Non solo. A seconda di quale sarà
il canale scelto per la diffusione del video, potrebbe non essere
garantita una completa fruizione della qualità del girato (ad
esempio un video in 4K visto sul web con connessione e banda
insufficienti sarà impossibile da godere pienamente).
Nonostante queste doverose note, è bene sapere che la tendenza
per il futuro favorisce l'uso del 4K, seguito nel breve dall'8K.
Tenetene conto.
18
Altri fattori da considerare nell'acquisto di una camera
Gli argomenti fin qui trattati, pur essendo i più importanti per
procedere alla scelta di un corpo macchina, non sono
certamente gli unici da tenere in considerazione in previsione
di un acquisto. Ci sono infatti altre caratteristiche che, seppur
secondarie, possono rivelarsi estremamente importanti per le
nostre specifiche esigenze:
19
generalmente piccoli. I disagi maggiori si presentano in
particolare quando si lavora sul focus e sull'esposizione,
ovvero i due elementi più complessi da valutare su un
piccolo schermo. Uno schermo di dimensioni dignitose
(ed orientabile) ci consente di poter tenere sotto
controllo l'inquadratura, anche nel caso in cui ci
trovassimo a riprendere da angolazioni dove non
avremmo la possibilità di vedere direttamente un
display fisso (non orientabile). Il problema dello
schermo poco performante è risolvibile grazie all'uso di
monitor esterni, ma è comunque importante capire bene
le potenzialità del display di cui è dotata la nostra
macchina.
20
esistono soluzioni alternative che consentono di
registrare l'audio su altri supporti e non in camera. In
alcune circostanze, l'uso di questo escamotage potrebbe
rivelarsi la scelta migliore anche nel caso in cui la
nostra macchina disponga comunque di ingressi e uscite
audio.
21
Una volta definite le priorità, è bene visionare molti
video realizzati con le differenti camere, in modo da
capire quale ci colpisce di più in termini di colore e di
resa complessiva. Pur sapendo che i risultati sono
determinati da molti fattori (lenti, capacità tecniche,
etc...) anche quello il timbro ed il pasta del colore
saranno fattori da tenere presente. Scansionando il web
comprenderete che le macchine hanno rese cromatiche
diverse, e che sono dotate di specifici profili colore
(argomento che tratteremo in seguito). Uno di questi
profili potrebbe risultare per voi più performante
rispetto ad altri, ed incontrare alla perfezione i vostri
gusti.
22
8) Prezzo. A differenza di quello che pensano in molti, il
prezzo è un elemento importante anche per chi ha
risorse economiche illimitate. Online è possibile
incappare in video realizzati con camere e lenti davvero
economiche, in grado di lasciare comunque a bocca
aperta. Questo ci riporta alla frase che ha aperto questo
capitolo: non è la camera a garantire il risultato, ma la
nostra competenza e il nostro talento. Va detto anche
che l'evoluzione tecnologica è estremamente rapida e,
di conseguenza, prima di fare una spesa è importante
capire anche se riusciremo ad ammortizzare
l'investimento in non più di tre anni.
23
Panasonic o Olympus). Come risolvere? Basta ricordare che
esistono degli adattatori, strumenti in grado di eliminare
l'incompatibilità tra lente e corpo macchina. Essi sono di due
tipi:
24
utilizzare i controlli eletrronici della lente presenti in macchina,
dunque la soluzione è valida solo qualora la vostra lente
disponga di controlli manuali (diaframma).
Schede di registrazione
25
due schede contemporaneamente (es. Panasonic GH5, Canon
5D mark 4), mentre tutte sono in grado di registrare su supporti
esterni come il famoso Atomos Shogun, un hard disk nel quale
è incorporato un monitor esterno. Si tratta di uno strumento
davvero utile, anche se non è per tutte le tasche.
Parlando di schede di registrazione non si può evitare di
dedicare qualche riga ad un argomento purtroppo
costantemente sottovalutato: la conservazione delle schede. È
importante prestare molta attenzione al modo in cui le schede
di registrazione vengono trattate, perché al loro interno è
presente tutto il vostro lavoro. Danneggiare o gestire in modo
poco ordinato una scheda vuol dire perdere tempo e denaro.
Abbiate particolare cura nello scegliere come gestire il
materiale registrato. Il mio consiglio è quello di riportare
almeno due copie sul vostro computer: su una copia lavorerete,
l'altra invece vi servirà come salva vita nel malaugurato caso in
cui succeda qualcosa al materiale che state elaborando. Fatevi
un favore, non sottovalutate mai questo aspetto!
26
Le Sd card della Sandisk, la versione extreme PRO in
particolare, hanno ormai raggiunto un buon livello di test da
parte degli utenti video. Può essere un modello da cui partire
per la propria analisi. Tenete sempre conto del valore del
flusso dati in scrittura, fornito dai costruttori della camera,
per capire quale tipologia di scheda è più adatta. La capacità
media delle schede per video va dai 32/64 Gb ai 128 Gb.
27
quello di dotarvi di un kit di pulizia da portare sempre con voi,
e di controllare con attenzione lo stato delle lenti prima di
montarle sul corpo macchina e dopo averle usate. Basta l'ombra
un granello di polvere al centro della vostra lente per
compromettere ore di lavoro, non lo avete visto prima ma
diventerà una presenza imbarazzante durante il montaggio.
La stessa cura deve essere dedicata anche alla pulizia delle
attrezzature accessorie, come ad esempio il cavalletto, lo
stabilizzatore e tutto quanto vi è necessario.
Dotarsi di buone borse per trasportare le attrezzature è
fondamentale, e vi risparmierà fatica e problemi. Esistono
decine di zaini e borse in commercio: prendetevi il tempo
necessario per analizzarle prima di procedere all'acquisto. È
infatti importante tenere in considerazione l'uso che farete della
borsa, il parco attrezzature che essa dovrà ospitare, le
condizioni in cui vi troverete a lavorare, etc..
28
LE LENTI
29
Possiamo scegliere una lente in base alla qualità costruttiva o
per la specificità dell'immagine che restituisce. Possiamo
scegliere una lente in base all'ampiezza del campo che
vogliamo catturare (lunghezza focale), per la quantità di luce di
cui vogliamo beneficiare (apertura diaframma f/stop) o per il
fatto che si tratti o meno di una lente stabilizzata.
30
Lunghezza focale, diaframma
31
Prima di approfondire questo aspetto esploriamo però un altro
aspetto, ovvero la suddivisione delle lenti in fisse e zoom.
Le lenti fisse hanno una lunghezza focale determinata, che non
può variare (ad esempio 35mm). Le lenti zoom hanno una
lunghezza che possiamo variare a nostra discrezione in un certo
range che varia da lente a lente (ad esempio una lente 16-
35mm).
Con la lente fissa l'angolo di visuale non cambia, dunque se
vogliamo catturare una scena più ampia dobbiamo
necessariamente allontanarci dal soggetto (o avvicinarci se
vogliamo stringere). Viceversa con la lente zoom abbiamo la
possibilità di variare l'angolo di visuale pur rimanendo fermi
nello stesso punto di ripresa (zoom-in o zoom-out).
32
diaframma (f-stop, l'apertura). Generalmente, i valori di
diaframma più grandi (un'apertura grande è rappresentata da un
numero basso e non il contrario!) catturano più luce e sono
solitamente una prerogativa delle lenti fisse. Poter riprendere
scene in situazioni di scarsa illuminazione può rivelarsi talvolta
un aspetto cruciale.
Recentemente sono state presentate lenti zoom di ottima
qualità, dotate di valori di diaframma molto alti (es. Panasonic
12-60 f2,8). Lenti fisse con valori F-stop di 1.8 o anche 0,95
sono invece più diffuse.
33
la nostra lente è in grado di restituire.
34
Una lente che non scende sotto 4 - 5,6 F-stop risulterà
problematica in caso di scarsa illuminazione, pur offrendo una
straordinaria performance in condizioni di luce ottimale:
scopriremo più avanti che sopperire alla mancanza di luce
aumentando gli ISO può non essere la soluzione più efficace.
Nello stesso tempo è utile sapere che ogni lente ha un valore di
apertura nel quale la performance complessiva della lente è
ottimale (sweet point), se dunque ricerchiamo dalla lente la
massima resa, può essere utile sperimentare qual'è questo
valore di apertura nella lente che prendiamo in esame.
Apertura e fuoco:
Ogni lente ha specifiche caratteristiche ottiche che, al variare
dell'apertura, conferiscono precisi valori relativi alla profondità
di campo. Proviamo a semplificare un concetto che semplice
non è: riducendo l'apertura del diaframma (es.5.6-11-16) tutta
la nostra scena sarà a fuoco, viceversa aprendo molto il
diaframma (es.2.8-1.8-0.95) il nostro fuoco sarà limitato in
spazi sempre più ristretti, l'effetto sfocato oggi molto (forse
troppo) di moda. Naturalmente in questa iper-semplificazione
non abbiamo volutamente citato altri fattori importanti quali la
distanza minima dal soggetto e le caratteristiche costruttive
35
della lente, per questo motivo è sempre importante testare sul
campo i nostri strumenti per capire qual'è la risposta specifica
della singola lente. Se volete iniziare ad approfondire il tema e
capire come gestire il fuoco e le distanze, può essere molto
utile utilizzare una delle molte applicazioni esistenti online
(ad esempio www.dofmaster.com/dofjs.html). Su questi siti o
app potrete simulare le varie impostazioni, per qualsiasi lente
su qualsiasi camera. Anche solo la simulazione può risultare
molto formativa, date un occhiata.
36
Abbiamo parlato del valore di apertura nella scelta della lente e
degli effetti che esso può avere sulle nostre immagini. È il
momento di concentrarci sulla lunghezza focale: è meglio un
grandangolo o un telefoto? Non c'è ovviamente una risposta
generica, dipende molto dalle vostre esigenze specifiche.
Una buona soluzione può per esempio essere quella di dotarsi
di uno o più zoom qualora abbiate bisogno di velocità e
praticità (ad esempio nel reportage), viceversa se siete dediti
alla cura fotografica dell'immagine può essere per voi molto
più indicato dotarvi di un buon set di lenti fisse, molto
luminose ed in grado di coprire i vari range di impiego (le varie
inquadrature in ambito cinematografico non vengono
certamente fatte con lenti zoom ma con lenti fisse e con
specifiche caratteristiche costruttive). Nei contesti medi in cui
opera il videomaker una buona soluzione può essere
rappresentata da un mix di opzioni che includa una buona lente
zoom e qualche lente fissa, in modo da essere versatili e veloci
quando necessario ed ottenere nel contempo una buona resa
estetica in situazioni più pianificabili.
Vediamo ora come lavorano in pratica il grandangolo e il tele.
37
Grandangolo e telefoto
Ricorderete dal primo capitolo sui corpi macchina che, a
seconda del sensore (full-frame o sensori CROP), i numeri che
identificano la lunghezza di una lente (25mm, 50mm, etc...)
dovranno essere letti diversamente e moltiplicati per un fattore
di conversione. Le lunghezze focali si riferiscono tutte al full-
frame: se la vostra camera ha un sensore Micro 4/3, una lente
da 20mm vi restituirà l'ampiezza di campo di un 40mm di una
full-frame (x2). Se montate la stessa lente su una camera con
sensore APS-C, essa vi restituirà l'ampiezza di campo di un
32mm di una full-frame (x1,6).
38
Il grandangolo
39
che vanno dai 14mm ai 35mm, considerando che il 35mm è
molto simile al campo visivo umano (parliamo dell'area su cui
si focalizza l'attenzione, non il campo completo).
40
Lente tele
41
figure lontane o fare dei dettagli (vedi il capitolo sulle
inquadrature). In sostanza, con le lenti telefoto andremo a
focalizzare l'attenzione visiva su qualcosa in particolare
piuttosto che su un conmtesto: un oggetto dunque, una persona,
un particolare.
42
tutte possibilmente con apertura di almeno f/1.8 o f/ 2.8.
43
Ricordate che le lenti vanno tenute con molta cura, un graffio
sulla lente la rende inservibile, ricordate sempre gli
avvertimenti che avete letto nella parte del libro dedicata alla
manutenzione.
Prima di chiudere il capitolo vorrei evidenziare il fatto che
molte lenti sono fatte appositamente per il video, hanno il
sistema di lenti e la ghiera del fuoco appositamente studiati,
così come la ghiera per la variazione degli stop; le case
producono apposite lenti per le proprie camere (lenti native), in
questi casi la performance dell'elettronica e del software
potrebbe avere qualche punto in più. Il “potrebbe” non è però
casuale, rimane infatti valida la regola principale che non va
mai dimenticata: se decidiamo di investire in attrezzature video
dobbiamo cercare esempi e test di macchine e lenti, studiare a
fondo le nostre esigenze e i nostri gusti, confrontarci online con
chi già possiede le stesse attrezzature, ma soprattutto provare,
provare, provare. Meglio annoiare il vostro negoziante qualche
volta in più piuttosto che rimanere insoddisfatti di un acquisto
che per voi sarà molto determinante.
44
telefoto, nel primo caso tendendo alla distorsione (più o meno
marcata) nel secondo riducono la profondità della prospettiva.
Se ponete tre oggetti in fila su un tavolo e li inquadrate con un
grandangolo avrete la sensazione che siano tra loro più lontani
rispetto alla stessa inquadratura fatta con una lente telefoto ad
una distanza proporzionale. Un volto ripreso da vicino con un
grandangolo potrebbe restituirvi un naso allungato, le pareti
tendono a curvare se riprese con un grandangolo eccessivo,
dunque di nuovo, guardare i test e maturare il proprio gusto
personale è davvero fondamentale.
45
Non trattiamo qui le lenti macro perchè decisamente meno
usate in ambito video. Ci basti qui dire che se volete riprendere
oggetti/particolari da molto vicino, una lente macro sarà più
adatta rispetto all'uso di una lente lunga o di uno zoom-in fatto
con una lente variabile.
Una voce a sé sembrerebbe qui opportuna per parlare dei filtri
da applicare sulla lente per determinati usi, ma anche questo è
un argomento che per scelta tratteremo nel capitolo dedicato
all'esposizione.
46
STABILIZZARE LE RIPRESE
47
ottenere un buon risultato finale. La postura, ad esempio,
ricopre un ruolo fondamentale nella stabilizzazione delle
riprese a mano libera. Una discreta riuscita con camera a mano
è possibile quasi unicamente nel caso di riprese fisse (no pan,
no movimenti). Per ottenere riprese a mano libera accettabili, la
camera deve essere tenuta saldamente con due mani ed i gomiti
devono aderire quanto più possibile al corpo. A questo punto
sarà necessario appoggiare il mirino all'occhio, stabilendo tra
voi e la macchina un terzo punto di contatto (meno consigliato
guardare il display). Il web pullula di trucchi e tecniche più o
meno valide per insegnarvi come effettuare riprese a mano ma,
se non siete particolarmente esperti e non vi sentite sicuri,
puntate su questa opzione solo in casi estremi, ovvero quando
non avete alcuna possibilità di fare diversamente. Siate severi
con voi stessi: se le riprese non sono ferme abbandonate la
tecnica ed adottate soluzioni più professionali. Questo vi
permetterà di non perdere tempo e vi eviterà di demoralizzarvi
inutilmente. Se riuscite a fare una ripresa stabile a mano, da
fermi, cercate di stare rilassati, a questo punto potrete
introdurre un leggero movimento semplicemente spostando il
peso del corpo da una gamba all'altra, molto molto lentamente.
I piedi devono essere entrambi ben piantati a terra, le ginocchia
48
leggermente piegate, gomiti appoggiati al corpo e occhio
contro il mirino (3 punti). Questo piccolo accorgimento vi
consentirà di ottenere brevi e leggeri movimenti traslatori
(dx/sx), molto utili a rendere le immagini più dinamiche, fate
qualche test per capire di cosa stiamo parlando.
Stabilizzazione in camera
49
Il cavalletto. Il cavalletto si usa per inquadrature fisse, pan
(destra-sinistra) e tilt (alto-basso). Attenzione però! Non tutti i
cavalletti sono fatti allo stesso modo e, di conseguenza, non
tutti sono in grado di servire allo scopo. Il cavalletto da usare
per i video deve avere gambe e snodi molto solidi ed avere una
testa con rotazione frizionata e fluida per movimenti morbidi e
calibrati di pan e tilt. Possibilmente la testa deve essere
removibile, nel caso risultasse necessario utilizzarla su uno
slider per esempio. Concentriamoci ora sulla praticità. Potreste
essere portati a scegliere un cavalletto poco ingombrante e
poco pesante per questioni di comodità, pensando che questo
non inciderà sulla stabilizzazione. Sbagliato: un cavalletto
leggero è un vantaggio solo se soddisfa prima le esigenze di
stabilità e robustezza, altrimenti è necessario caricarsi di un po'
di peso in più. Ricordate infine che la testa del cavalletto è il
cuore del sistema, e che è fondamentale acquistare un
cavalletto con misure adatte (altezza) alle vostre esigenze di
ripresa più comuni.
50
Monopiede. Può sostituire il cavalletto quando ci troviamo a
lavorare in contesti dove sono richieste velocità e leggerezza.
L'asse verticale del monopiede è sempre stabile, ma grazie alla
sua speciale forma, potremo effettuare alcuni piccoli
movimenti semicircolari inclinando l'asse del cavalletto,
ottenendo comunque immagini stabili. E' un sistema molto
pratico.
51
Stabilizzatore meccanico o elettronico: mini Crane, gimbal.
Lo stabilizzatore meccanico è molto utile quando la ripresa si
svolge in movimento, ad esempio per seguire una persona che
cammina. Un stabilizzatore meccanico a bilanciere molto noto
è il Glidecam, mentre un ottimo stabilizzatore elettronico è il
Ronin. Per chi cerca maggiore compattezza consiglio il più
piccolo Zhiyun Crane a impugnatura singola o doppia.
52
Slider. Utilissimo per piccoli movimenti della camera sull'asse
laterale, orizzontale o verticale, lo slider ci permette di traslare
la camera in una direzione, senza ruotare sull'asse (cosa
comunque possibile. Se abbiamo montato una testa frizionata
sulla slider, possiamo fare sia pan che tilt mentre stiamo
traslando).
53
Dolly e Jib. Il Dolly è sostanzialmente uno slider che copre
movimenti di più ampia portata. Avete presente le immagini dai
set in cui vedete la camera muoversi su binari? Ecco, quello è il
Dolly. Il Jib, invece, è un bilanciere a leva che consente altri
movimenti di camera di varia ampiezza a seconda della
dimensione del Jib stesso. Molto spesso questi due strumenti
vengono anche usati in combinazione tra loro.
54
Rig e Cage. Il Rig è un sistema di supporto per la camera, può
essere utilizzato in vari modi in base alle esigenze del
55
videomaker, e in funzione della quantità di accessori che
vogliamo aggiungere alla macchina (filtri per l'ottica,
microfono, monitor, viewfinder, etc...). Il Rig è generalmente
dotato di base, impugnature, attacchi modulari e piatto di
appoggio alla spalla. Se avete esigenza di aggiungere ulteriori
accessori alla vostra macchina, la soluzione perfetta potrebbe
essere l'utilizzo dei Cage, piccoli telai nei quali viene montata
la macchina, in grado di ospitare attacchi per i vari accessori
quali microfoni, monitor, batterie extra e così via. Sia i Cage
che i Rig (nomi che spesso vengono associati nei cataloghi di
accessori presenti online) possono a loro volta essere montati
su altri supporti, il cavalletto ad esempio.
56
Stabilizzazione in post-produzione. Alle soluzioni classiche
per la stabilizzazione che vi ho illustrato fino ad ora, possiamo
aggiungere anche l'aiuto dei software in post-produzione. Molti
sistemi di montaggio sono dotati di funzioni per la
stabilizzazione decisamente validi, perfettamente in grado di
rimuovere piccoli movimenti e vibrazioni. Per capirci, se avete
fatto riprese mentre ballavate la rumba, nessun software sarà in
grado di aiutarvi! Altro aspetto da tenere in considerazione
quando si parla di stabilizzazione in post-produzione è che, al
fine di rendere più stabile la scena, il software andrà a tagliare
l'inquadratura. In sostanza, questa ultima tecnica è più un
salvagente che un'effettiva soluzione.
57
(decisamente buono) e passate al secondo quando siete nella
condizione di farlo.
Non sapete da dove iniziare per costruire il vostro set? Un buon
cavalletto è la prima cosa di cui dovrete dotarvi.
Successivamente potete passare alla scelta di un buon
monopiede e/o un gimbal (meccanico o elettronico), sempre a
condizione che ne abbiate effettiva esigenza per i vostri lavori.
Ricordate che queste attrezzature non servono solamente per
stabilizzare le vostre riprese (e per fare movimenti di camera),
ma anche per velocizzare e semplificare il vostro lavoro,
rendendolo di conseguenza più performante.
L'obiettivo finale deve sempre essere quello di supportare
l'approccio visivo che avete scelto di perseguire, mai il
contrario. Per capirci: non sceglierete uno slider per
“stabilizzare” la macchina o perchè avete visto che lo usano in
molti; lo sceglierete perché per seguire le vostre esigenze
creative avete bisogno di quel preciso movimento di camera
(movimento che non vorrete mai fare se non in maniera
stabile!) e quindi decidete di attrezzarvi per poterlo fare al
meglio.
Come già detto e ripetuto diverse volte, prima ancora
dell'attrezzatura viene l'idea. È importante avere un risultato in
58
testa, un obiettivo da raggiungere, un'idea da sviluppare. Una
volta immaginato, si passa alla realizzazione: sapete che non
volete ottenere un risultato approssimativo e, di conseguenza,
sarà necessario utilizzare degli specifici strumenti. Non potete
permetterveli? In questo caso sarà il vostro genio creativo a
fare la differenza.
59
MICROFONI
60
Registrazione audio “in camera”. Il suono proveniente dal
microfono entra attraverso il cavo direttamente nella macchina.
La maggior parte delle camere è dotata di un ingresso jack e
talvolta di accessori che forniscono i più efficaci ingressi XLR.
Le camere più recenti, ad esempio, hanno sempre almeno un
ingresso jack ed un'uscita cuffie per monitorare quello che state
registrando.
61
Il menù audio della camera offre quasi sempre la possibilità di
visionare e gestire i valori di ingresso del volume, i valori di
limite (per evitare distorsioni), opzioni anti-vento e livelli per
regolare il volume delle cuffie. Il microfono che farete entrare
nella camera deve essere autonomamente alimentato (batteria)
e può, a seconda delle specifiche esigenze, passare prima
attraverso un piccolo mixer. La registrazione in camera è
certamente la soluzione ideale in molte situazioni; quando
invece emergerà l'esigenza di avere più fonti di registrazione in
contemporanea, o quando la qualità richiesta dovrà superare un
certo standard, allora sarà necessario passare all'opzione
successiva.
62
Registratore esterno
63
I microfoni panoramici (chiamati anche non-direzionali) sono
microfoni che non discriminano la fonte da cui proviene il
suono. Appartengono a questa categoria i microfoni a pulce.
64
Parliamo ora del flusso di lavoro con il suono. I segnali
provenienti dai microfoni possono andare direttamente in
camera o utilizzare dei trasmettitori radio: in questo caso il
microfono sarà collegato ad un primo apparecchio di
trasmissione che invierà il segnale radio ad un ricevitore
collegato via cavo alla camera o al registratore esterno.
65
Set radio, con microfono a pulce
66
il tipo di microfono più versatile per chi inizia, magari
accompagnato da un microfono a pulce.
Anche per il parco microfoni bisogna prestare particolare
attenzione alla scelta ed all'investimento che questa ci
richiederà. Il microfono è una parte essenziale dell'attrezzatura
del videomaker: molti scoprono davvero troppo tardi che
l'audio è importante quanto il video (se non di più, in molte
occasioni...). La regola, in ogni caso, rimane la stessa: leggere
recensioni e test comparativi prima di fare una scelta, tenendo
sempre conto dei parametri di base di cui vi ho parlato.
67
LUCI
Kit luci
68
se non lavorate prevalentemente su set, è bene che sappiate che
il kit luci per il videomaker deve essere prima di tutto leggero,
performante e versatile.
69
luce: qualora non fosse così, è bene dotarsene. Le lampade led
in commercio sono generalmente dotate di variatori di potenza
e di temperatura colore, ricordate inoltre che è bene scegliere
lampade dotate di alimentazione sia a batteria che a corrente.
I kit a lampade led che trattiamo qui sono molto pratici e
versatili, sarà solo il prezzo a fare la differenza tra lampade più
o meno potenti. Se avete intenzione di utilizzarle su set o su
progetti particolarmente impegnativi, è bene orientarvi fin da
subito su prodotti che dispongano di potenze più elevate (i più
costosi). Se invece quello che state cercando è un pacchetto
versatile e veloce da usare, il kit di cui faremo un esempio nel
prossimo capitolo potrebbe essere la soluzione migliore per
voi. Le lampade led di cui parliamo sono spesso dotate di
batterie classiche multiuso (formato Sony o simili), batterie che
magari già utilizzate per altre attrezzature. Inoltre, molti kit
funzionano anche con le classiche batterie stilo.
Quello che diremo in merito al Kit luci di base può essere
risolutivo per riprese in spazi relativamente ridotti, per un
intervista per esempio. Quando dovrete illuminare scene più
ampie invece, le regole di illuminazione rimarranno le stesse
ma la potenza dei fari dovrà essere più elevata per consentire
all'illuminazione di raggiungere distanze maggiori.
70
Scendiamo nel dettaglio: cosa comporta il fatto di disporre di
una potenza ridotta? comporta che queste luci andranno
posizionate più vicino al soggetto da riprendere. È importante
considerare che si tratta di lampade relativamente economiche
e leggere, due sono il minimo indispensabile per lavorare bene,
nulla vieta di aggiungerne una terza, anche di potenza
leggermente inferiore. Nella foto una lampada di esempio, la
Aputure Led 672.
71
Come detto, le lampade led più piccole possono essere anche
usate direttamente sulla camera, per esempio quando si gira un
reportage: sarete voi a dover valutare, in base alle vostre
esigenze, quale tipo di lampada scegliere. In ogni caso, per
essere davvero operativi ed in grado di affrontare buona parte
delle situazioni che possono presentarsi, è consigliabile avere a
portata di mano almeno un set base come quello descritto
descritto sopra (o simile).
72
MONITOR
73
quello di ottenere il massimo in termini fotografici dalla nostra
macchina, è bene eliminare sul nascere qualsiasi incertezza
sulla messa a fuoco e sull'esposizione, dovete dunque capire se,
in base alla qualità della vostra vista siete comunque in grado
di lavorare bene con il display interno.
74
Un'obiezione che potrebbe essere mossa contro l'utilizzo dei
monitor di ripresa esterni è certamente che questi non sono
molto comodi da usare. È innegabile: lo schermo esterno è un
accessorio in più da portarci dietro, ma è bene ricordare che si
tratta di uno strumento utile se non fondamentale in molti
contesti. Ciò che si percepisce grazie ad un monitor 7 pollici è
ben diverso rispetto ad un display da 3 pollici.
75
risoluzioni variabili. Come già accennato nel paragrafo relativo
alle schede di memoria, esistono sistemi integrati di
registrazione e monitoraggio come i prodotti della Atomos,
ottimi ma decisamente più costosi di un monitor base.
Il monitor esterno che stiamo cercando è un monitor con un
buon contrasto, un display che ci consenta di vedere bene
quello che stiamo girando anche in una giornata con molta luce
(generalmente i monitor esterni vengono comunque venduti
con le alette parasole). La risoluzione è importante per cogliere
al meglio i dettagli ma, ovviamente una maggiore qualità si
paga, così come le caratteristiche accessorie quali zebra pattern
ed assistenza alla messa a fuoco.
76
I monitor possono essere montati sulla camera grazie ad
appositi braccetti snodabili o su uno qualsiasi dei supporti citati
nel capitolo sulla stabilizzazione (cage, rig...). Pur essendo
ovviamente alimentati a batteria, i display esterni dispongono
(quasi tutti) di un ingresso per l'alimentazione a corrente. I
monitor esterni sono generalmente leggeri e sono disponibili in
diversi modelli: anche in questo caso, per assicurarsi l'acquisto
migliore vale la regola delle recensioni, dei test, dei consigli.
Un monitor economico sul quale iniziare a fare le prime
riflessioni e confronti può essere il Feelworld FW760 (quello
nella foto di inizio capitolo): da questo modello in su non c'è
che l'imbarazzo della scelta, sempre in base alle vostre
disponibilità economiche.
Il tipo di connessioni dei monitor sono generalmente HDMI e
SDI: ricordate di proteggere sempre questi ingressi nella
camera e nel monitor, poiché a lungo andare potrebbero
danneggiarsi o piegarsi. Generalmente le camere dispongono di
uscite HDMI o miniHDMI, inoltre sarà necessario effettuare
qualche settaggio per inviare il segnale corretto al monitor.
77
TIP. I concetti chiave nella ripresa video difficilmente
cambiano nel tempo. I prodotti invece cambiano ed evolvono
molto velocemente: per questo motivo tendo qui a citare
marche e modelli con il solo scopo esemplificativo. Se cercate
suggerimenti e consigli specifici, potete contattarci dal nostro
sito www.videomakeronetoone.com
Per quanto riguarda i monitor in particolare, il mio consiglio è
quello di provare prima a vedere come vi trovate con il display
della vostra macchina, se è completamente snodabile come
quello della panasonic GH5 siete già un passo avanti. Se
doveste poi rendervi conto che preferite vedere meglio e su uno
schermo di più grandi dimensioni, sapete ora che i monitor
esterni possono essere una buona soluzione.
78
produzione.
Alcune camere offrono la possibilità di ottenere una preview
(mentre giriamo) dei LUT che useremo in color correction
(devono prima essere caricati in camera). Si tratta di semplici
anteprime che non vengono impresse sul girato, ma è
importante sapere che esistono e che possono essere di aiuto
per visionare al meglio ciò che stiamo riprendendo. Le preview
dei LUT sono utili quando usiamo profili colore neutri (log),
profili quindi che ci daranno moltissime possibilità in color
correction ma che risulteranno molto poco contrastati e con
colori tenui in ripresa, dunque difficili da giudicare ad occhio,
specialmente se lavoriamo all'aperto e con molta luce (un LUT
di questo tipo è per esempio il Vlog-L della Panasonic GH5).
79
Profilo Vlog-L panasonic senza LUT e con LUT
80
in tutto il manuale ed in particolare in un apposito capitolo:
l'esposizione, il bilanciamento del bianco ed il fuoco sono
aspetti cruciali. Dovete mettervi nella condizione di sapere
come gestirli in maniera perfetta, ed essere sicuri di avere a
vostra disposizione gli strumenti più adatti per assistervi al
meglio.
81
LA RIPRESA
82
in 2 secondi di video avremo 100 fotogrammi (2 x 50fps). Se
rallentiamo del 50% la velocità otteniamo dunque 4 secondi di
video (più lento dell'originale). Allo stesso tempo, però, in ogni
secondo manterremo almeno 25 fotogrammi e la definizione
delle immagini rimarrà di altissima qualità.
Se volessimo fare lo stesso esperimento con un girato originale
a 25fps (anziché 50fps) ci troveremmo con un materiale
rallentato che contiene circa 12 fotogrammi al secondo (50fps
rallentati del 50%= 50/2=12,5). La conseguenza di ciò è chiara:
i fotogrammi sono troppo pochi in ogni secondo e sotto questa
soglia il video inizierà ad apparire meno fluido, stiamo
iniziando a percepirlo come un susseguirsi di singole
immagini. Scendendo sotto ai 12fps la cosa diventa
assolutamente macroscopica. Quanti più fotogrammi abbiamo
nel video originale, tanto più possiamo rallentare il nostro
video, pur mantenendo una quantità finale di fotogrammi tale
da renderlo fluido e nitido. Un movimento girato con una
camera in grado di darci 120fps in originale, può essere
rallentato fino a 4 volte (del 75%) continuando a restituendoci
una immagine di elevata qualità con 30fps finali. Immaginate
un gesto che si compie in 1 secondo, un salto per esempio,
potremmo vederlo durare ben 4 secondi rallentato in questo
83
modo, senza perdere un minimo di qualità e fluidità
nell'immagine.
84
Se non abbiamo luce naturale sufficiente, se le nostre lenti non
hanno la possibilità di aprire molto il diaframma (ovvero se
non sono abbastanza luminose), o ancora se la nostra macchina
produce immagini molto rumorose ad alti ISO, l'unica
alternativa possibile è quella di cambiare lente, oppure essere
dotati di un buon set di luci portatili o ancora cambiare il
momento e il luogo della ripresa per avere condizioni di luce
migliori.
85
Ricapitolando, la corretta esposizione si ottiene in due modi:
86
Lo shutter speed nel video non dovrebbe mai (o quasi) essere
troppo distante dal doppio del frame rate a cui state girando
(esempii: fps 25 = shutter speed 50, fps 50= shutter speed 100).
Si tratta di una regola basica che, ovviamente, può essere
derogata (se volete scurire l'immagine salite a 200 di shutter
speed o oltre). Il mio consiglio è di muovervi con disinvoltura
con lo shutter, solo DOPO aver fatto molte prove e quando vi
saranno chiari i risultati che questo comporta sulla nitidezza
dell'immagine e non solo sulla luminosità.
87
rinunciare al diaframma aperto, ne parliamo nel capitolo filtri.
88
rate, almeno fino a quando non vi sentirete tranquilli e sicuri
degli effetti che si produrranno sul vostro video.
89
anche oltre. E' bene sperimentare in base alla vostra
attrezzatura e alle vostre esigenze.
90
Rumore, la puntinatura che vedete in questo dettaglio
91
La messa a fuoco
92
perché questo comunque può rovinare la vostra scena e sullo
schermo del computer lo noterete di più. Ricordate che agire
delicatamente sul fuoco non è facilissimo su alcune lenti.
93
è dotato: un solo filtro sarà quindi sufficiente per tutte le
situazioni. Attenti alla qualità! Molti filtri ND a basso costo
tendono a colorare leggermente le immagini quindi è bene fare
qualche ricerca prima di procedere all'acquisto.
94
Le immagini troppo chiare ci fanno perdere informazioni nelle
zone in luce, mentre le immagini sottoesposte ci fanno perdere
informazioni nelle zone d'ombra, con il rischio di ritrovarci poi
con dati non recuperabili in post-produzione, quindi persi
definitivamente o quasi. Tutte le correzioni colore e luce che
faremo in post-produzione non avranno alcun effetto sulle aree
perse.
È proprio in queste informazioni, in questi dati, che sta il
dettaglio: più li preserveremo e meglio potremo lavorare in un
secondo momento sul colore e sull'insieme del quadro, con
l'obiettivo di restituire la migliore immagine possibile.
95
correzione colore. Questi ultimi sono profili che consentono
una più efficace manipolazione in post-produzione (ad esempio
il profilo Vlog-L della Panasonic Gh5) ma, per contro,
richiedono una più che ottima esposizione e bilanciamento del
bianco. Quando osserviamo sul display questi profili durante
la ripresa li percepiamo estremamente slavati e inconsistenti
rispetto ai profili colore pronti all'uso. Essi però sono in grado
di restituire colori e dinamiche di luce straordinari in fase di
correzione. Il fatto che siano così slavati comporta la necessità
di verificare molto bene l'esposizione, perché ad occhio nudo
ed usando il solo display della camera è facile sbagliarsi (vai a
rivedere al capitolo “monitor” la sezione relativa ai LUT e le
immagini di esempio).
96
Strumenti per verifica esposizione e bilanciamento bianco
97
Davanti al muso dell'elefante abbiamo un istogramma bilanciato, rileva la
luce sul corpo dell'elefante. Vediamo nel contempo l'indicatore zebra che
segnala molta luce sullo sfondo (le righe diagonali).
98
soprattutto il nostro soggetto principale.
99
(ombre).
Le camere moderne dispongono anche del cosiddetto zebra
pattern: si tratta di strisce inclinate che compaiono in
corrispondenza delle zone sovraesposte (le abbiamo viste nelle
foto precedenti). Attivando la funzione zebra riceverete un
aiuto in più. Di norma sono selezionabili due livelli, uno al
75% ed uno al 100%: quando vedete che su alcune aree
dell'inquadratura compaiono queste strisce significa che
quell'area è sovraesposta, è consigliata l'impostazione al 75%
per operare in sicurezza, la comparsa degli zebra ci avviserà
che alcune zone sono a rischio di bruciatura. Se sono aree
irrinunciabili dovete ridurre la luce, come ormai sapete fare,
fino a far sparire le linee zebra.
100
maggiormente ci interessa. Naturalmente potendo gestire le
luci a nostro piacimento possiamo fare in modo che il tutto
risulti comunque equilibrato, ma lo vedremo nell'apposito
paragrafo. Tenevo qui a darvi una precisa indicazione qualora
vi trovaste in condizioni critiche, se volete comunque portare a
casa buone immagini dovete dare priorità all'esposizione del
vostro soggetto principlae.
Waveform
La waveform è un altro strumento di verifica dell'esposizione
ormai disponibile in molte macchine.
Una waveform che scende sotto il livello 0 indica un'area
dell'immagine sottoesposta. Una waveform che sale sopra il
livello 100 indica un'area dell'immagine sovraesposta.
L'immagine d'onda che vedete sul diagramma della vostra
macchina, altro non è che la rappresentazione della luce nei
vari punti orizzontali che compongono la vostra inquadratura.
L'altezza dell'onda sul diagramma indica invece i livelli di luce
di ogni singolo punto (valori tra 0-100 appunto) integrati da
linee orizzontali che rappresentano livelli intermedi (25-50-75
etc).
101
102
Se in corrispondenza di un oggetto o di una finestra notate che
l'onda si sposta sotto o sopra i livelli d'emergenza (0-100),
significa che in quelle aree non viene registrato alcun dato:
quello che state ottenendo è pura luce o nero profondo.
Nella realtà, però, i livelli in cui vogliamo stare non sono mai
così estremi, e di conseguenza non basta stare sotto il 100 o
sopra lo 0 per avere una buona esposizione.
Per esempio è sempre bene che vengano esposte correttamente
e fedelmente le tonalità della pelle: per questo motivo molte
fonti suggeriscono per esempio che una corretta esposizione di
un volto caucasico dovrebbe sempre trovarsi tra i livelli 35 e 45
(il punto dell'immagine dove si trova il volto deve
corrispondere sulla waveform ad un onda che tocca quei
valori).
A questo punto, la cosa migliore da fare è osservare l'insieme
dell'immagine: andando a preservare il vostro soggetto
principale (ad esempio un volto sulla linea del 35 o 45%) ci
troveremo, con ogni probabilità, a dover scendere a
compromessi, perché probabilmente in altre aree saremo saliti
sopra al 100, quantomeno in situazioni di luce esterna non
controllabili da noi.
Consideriamo ora il livello 75 come limite superiore, ed il
103
livello 10 come limite inferiore, dimenticando i precedenti 100
e 0. Questa è un'accortezza molto utile da adottare,
specialmente con i profili colore dedicati alla color correction
di cui parlavamo nel precedente capitolo (log).
Operando una buona esposizione sulla pelle del soggetto potrà
capitarvi dunque di trovare nella scena qualche altra area
sovraesposta o sottoesposta. Se non si tratta di punti peculiari e
se l'insieme dell'immagine è proprio ciò che cercavate, ci sarà
un livello di compromesso a cui dovrete arrivare, perché per
rendere il tutto quanto più possibile bilanciato dovrete avere
disponibili luci extra da posizionare ad hoc e/o materiale per
oscurare le zone sovraesposte; sappiamo però che questa
disponibilità di mezzi non sempre è possibile, quello che
possiamo fare è quindi concentrarci sulle parti importanti
dell'immagine, e fare in modo che quelle siano sicuramente
restituite con un'esposizione corretta.
104
alcune situazioni classiche (ad esempio intervista, esterni,
notturno) e con i differenti profili prima di iniziare a lavorare
su un progetto importante.
105
Grey card
106
o anche ad un semplice foglio di carta bianco. Non lavorare al
bilanciamento del bianco è sempre un grave errore: se la luce
distorce i colori percepiti dalla macchina ci ritroveremo a
raccogliere dati colore errati, ovvero dati che non potranno
essere gestiti in modo ottimale in fase di color correction.
Per fare il bilanciamento del bianco entreremo
nell'impostazione del bianco nella nostra macchina e seguiremo
la specifica procedura, che varia da modello a modello. Non
fidatevi troppo dell'impostazione automatica del bianco (auto
white balance), fate da voi le verifiche necessarie per poi
procedere alla regolazione.
È bene ricordare che esistono alcuni strumenti specifici (anche
in post-produzione) che permettono di bilanciare il bianco su
software di correzione colore ed editing. A mio parere, è
sempre meglio partire con il piede giusto già in fase di ripresa e
ricorrere ai software in post produzione solo in casi particolari.
107
sempre da un bianco bilanciato specificatamente per quella
scena, per poi impostare eventuali modifiche al colore in post.
Tecniche di ripresa
108
Immaginiamo allora di vedere un flusso di immagini, quelle
stesse immagini che andranno a dare vita al nostro racconto,
piccolo o grande che sia, non importa se si tratta di un
videoclip musicale, di un documentario o quant'altro, in questo
momento stiamo parlando del processo di realizzazione, non
del contenuto in se.
109
Composizione e inquadratura
110
La regola dei terzi
111
Partiamo da una serie di semplici domande. Qual è il punto di
attenzione all'interno dell'immagine? Quale effetto ottengo
posizionando questo punto (un volto o un corpo ad esempio) in
una delle aree definite dalla regola dei terzi anziché in modo
casuale? Ho una ragione specifica per infrangere questa regola
(o meglio, infrangere la regola è un'azione giustificata da una
precisa ragione creativa o estetica)?
Altri riferimenti
112
Il nostro compito è quello di sperimentare, di capire, di cercare
un senso, non esistono errori, ma solo tentativi che ci aiutano a
migliorare. I veri nemici da evitare sono invece la superficialità
e l'approssimazione nel modo in cui affrontiamo questo
processo.
113
Inquadratura, campi e piani
114
beneficio.
115
nostro personaggio utilizzando varie tipologie di piano.
116
In quanto spettatori, siamo talmente abituati a transcodificare
inconsciamente il linguaggio cinematografico che esso è ormai
diventato un vero e proprio codice universale. Immaginate ora
di sostituire l'ambiente rurale con quello di una grande città, la
nostra contadina con un uomo con una valigetta: non esistono
limiti nell'applicare piani e campi a differenti contesti, così
come nulla vieta di dare loro un ordine diverso nel modo in cui
vengono presentati, purchè il tutto mantenga una certa
ragionevolezza.
117
TIP. Nel caso specifico della ripresa alla contadina, il percorso
logico è semplice: abbiamo presentato prima l'ambientazione,
poi un contesto (storico,sociale), poi un personaggio ed infine
uno stato emotivo.
118
119
Nella sequenza 4 inquadrature tipo; campo lungo, campo
medio, piano americano e primo piano.
120
Movimenti di camera
121
Il pan (da destra a sinistra o viceversa). Il mio punto di vista
è, ad esempio, quello di una persona posizionata sull'apice di
una collina che vuole vedere tutti i dettagli di un grande
panorama. Questa persona ruoterà la testa da destra a sinistra,
più o meno lentamente. Per restituire la stessa esperienza al
nostro spettatore replichiamo dunque questo movimento in
camera, facendola ruotare su un cavalletto molto lentamente da
destra a sinistra. Questo è un movimento intorno ad un asse
verticale. Cambiamo esempio: siamo fermi ed osserviamo una
persona muoversi lungo una via dall'altra parte della strada. Per
riprodurre questa situazione in camera, ci serviremo sempre del
pan.
122
cavalletto. Quando la camera non è ferma in un punto, vuol
dire che il tilt sta lavorando in combinazione con un altro
movimento (condizione motivata da una specifica scelta
creativa). Per esempio, facciamo un tilt per esplorare l'altezza
di una montagna o l'imponenza di un grattacielo, ma lo stesso
tilt lo possiamo fare MENTRE stiamo salendo (traslando in
diagonale) su una seggiovia in movimento, in questo caso
avremo due movimenti in contemporanea (tilt su cavalletto +
seggiovia che si sta muovendo).
123
Scivolare, traslare
124
cammina per strada entrando e uscendo dai negozi.
La grammatica della Steady Cam sta rapidamente evolvendosi
ed iniziamo a vederla un po' ovunque anche in contesti
inesplorati, grazie all'avvento dei mini-stabilizzatori e dei droni
(che ovviamente possono essere usati per riprese non solo
aeree, per esempio il piccolo drone Mavic ha una funzione
“tripod” che gli consente di fare movimenti lenti e molto simili
a quelli di uno slider anche ad un metro da terra).
125
possiamo poi effettuare il controcampo per vedere ciò che la
persona sta guardando, per esempio la città in movimento al di
fuori del finestrino.
126
stazione mentre il treno inizia a muovere, diventando sempre
più piccola pian piano che il vostro punto di osservazione si
allontana? Oppure, che effetto vi fa un'inquadratura in
movimento che si avvicina molto lentamente nel buio ad una
porta leggermente socchiusa? Analizzate queste sensazioni,
perché esse sono le ragioni per cui vorrete che la vostra camera
si muova o stia ferma in una scena, per dire qualcosa, per
evocare un'emozione.
127
TIP. Ovviamente anche l'azione con lo zoom è un modo di
muoversi all'interno di una scena, ed è stato a lungo usato nella
storia del cinema. Fate le vostre valutazioni e le vostre prove:
potrebbero esistere situazioni in cui questo tipo di movimento
fa al caso vostro ma, se proprio dovete usarlo, fatelo con
moltissima cautela! A meno che non siate geniali come
Quentin Tarantino, lo zoom restituirà un effetto datato e poco
professionale. Nelle camere DSLR o Mirrorless e nella
stragrande maggioranze delle lenti più comunemente usate non
esistono regolazioni per effettuare zoom morbidi e bilanciati,
quindi le cose si complicano ulteriormente.
Cambio di fuoco
128
modalità assistita. Un ausilio alla gestione del fuoco è
rappresentato dai Focus Assist, congegni che si applicano con
varie modalità alla macchina e, operando sulla lente,
consentono di manovrare il fuoco in maniera più pratica.
Possono essere gestiti dallo stesso operatore o da un assistente.
Naturalmente sono strumenti usati in genere per agevolare la
gestione del fuoco, e non solo per ottenere l'effetto qui indicato.
129
LA LUCE
130
Ovviamente, nelle grandi produzioni, anche la luce diurna può
essere gestita quasi a piacere con dotazioni infinite di lampade
e riflettori. È vero che possiamo sempre scegliere di aspettare
una situazione meteo e un'ora ideale per il nostro giorno di
riprese, ma se vogliamo risolvere il problema a monte,
dovremo sapere quali sono gli elementi cruciali per poter
illuminare correttamente una scena.
131
132
Ecco allora che se vogliamo realizzare un'intervista in una
stanza relativamente buia, inizieremo a incontrare qualche
difficoltà. Andremo allora ad aprire il diaframma al massimo,
ma probabilmente questo non basterà. Passeremo allora a
ridurre lo shutter, ma sappiamo mantenerlo vicino al doppio del
frame rate, proveremo allora ad aumentare gli ISO, ma questo
comporterà un aumento di rumore nell'immagine. Insomma,
non riusciamo ad illuminare in camera a sufficienza.
Nella migliore delle ipotesi riusciremo ad ottenere
un'esposizione discreta, ma con un risultato complessivamente
buio e una resa pessima dei colori. Se non vogliamo
accontentarci di questo risultato (e non dovremmo mai farlo se
non per ragioni creative!) vuol dire che è chiaro quanto sia
cruciale l'intervento di luce artificiale per ottenere un buon
risultato.
133
Cosa possiamo fare per risolvere il problema ?
134
Illuminazione a 2 e a 3 punti
135
è questo l'effetto che stiamo cercando, se questa poca luce ci
consente di avere una bella resa di luce sull'incarnato, allora
siamo già abbastanza fortunati. Si tratta di un primo risultato:
da ora in avanti potremo iniziare a curare i dettagli e a
migliorare l'effetto complessivo.
136
Useremo questa luce naturale come luce principale sul nostro
intervistato (magari leggermente laterale), mentre useremo
un'altra lampada per illuminare lo sfondo, ad esempio una
libreria. A questo punto, con una terza lampada, potremmo
provare ad aggiungere un po' di luminosità sul lato del volto
che non è investito dalla luce proveniente dalla finestra: il
problema è che magari non abbiamo una terza lampada! Ci
viene l'idea di sopperire a questa mancanza usando una
superficie riflettente, un pannello o un telo bianco per esempio,
che posizioneremo per cogliere la luce della finestra e
rimandarla là dove essa non arriva direttamente (nel nostro
caso, sul lato opposto del volto).
Siamo riusciti ad ottenere il risultato sperato: la scena ora è
meglio illuminata e possiamo esporre in macchina come
desideriamo, i colori forse ora emergono ed abbiamo nel
contempo fatto la nostra prima esperienza per capire la
relazione e le variabili esistenti tra la quantità di luce, il loro
posizionamento in funzione del soggetto che vogliamo
riprendere, semplicemente servendoci di ciò che avevamo a
portata di mano.
Abbiamo appena creato ed utilizzato il nostro primo set di
illuminazione di base con due o tre sorgenti che avevamo a
137
disposizione, per ottenere il massimo dell'equilibrio, della
dinamica e del contrasto pur non disponendo di attrezzature
professionali. Questa è una base di ragionamento volutamente
rudimentale per aiutarvi a comprendere che nell'apprendimento
c'è una progressione, che è sempre sbagliato pensare “non lo
faccio perchè non ho le attrezzature”. Bisogna fare e provare,
mettersi alla prova e capire; se vediamo che siamo in grado di
procedere con poco, tutto sarà poi più facile quando avremo a
disposizione le attrezzature più consone.
138
Abbiamo capito che la luce è fondamentale, così com'è
fondamentale saperla gestire al meglio. Ora è il momento di
valutare se dotarci di un set luci, per essere poi nella
condizione di affrontare al meglio i progetti che potrebbero
presentarsi. Avere un nostro set base aiuta molta e nel
contempo non toglie la possibilità di andare a noleggiare
materiale in più, qualora l'esigenza specifica e il budget
consentano uno sforzo maggiore.
Kit Luci
139
Per tutte queste ragioni un primo set sul quale dovreste
orientarvi è un set leggero ma sufficientemente robusto e
possibilmente alimentato sia a batteria che a corrente. Se
lavorerete solo ed esclusivamente nel vostro studio personale,
potrete da subito ragionare sulla costruzione di un set ad hoc,
anche alimentato solo a corrente e magari di maggior potenza.
140
Il vantaggio delle lampade LED è legato al fatto che esse sono
davvero molto pratiche, leggere e a basso consumo. Vediamo
quale potrebbe essere un set LED da cui partire, poi andremo a
chiudere descrivendo in dettaglio la tecnica di illuminazione a
tre punti.
141
sufficientemente robusti, non tanto per reggere le
lampade (perchè sono leggere), ma soprattutto per
affrontare con tranquillità i molti montaggi e trasporti.
3. Batterie di riserva.
142
Le luci che trovate in commercio spesso vengono vendute
anche in forma di kit completi, valutate se è più opportuno
costruire autonomamente il set o sfruttare queste offerte. Il set
di esempio in questa foto è dotato di ombrelli, diffusori, stativi
e borsa.
143
Questo breve esempio operativo ha il solo scopo di fornirvi un
colpo d'occhio su un set standard a prezzi accessibili; saranno
le vostre esigenze e specificità lavorative ad orientarvi verso la
scelta di prodotti più o meno sofisticati e/o costosi, non c'è che
l'imbarazzo della scelta.
144
Fill Light: la luce di riempimento, laterale al soggetto. Qui
possiamo usare una delle due HS198. La Fill Light copre o
riempie le ombre generate dalla Key Light, ma con una luce
più tenue.
145
Il passo successivo è quello di decidere se integrare o sostituire
una delle luci con il nostro telo riflettente. Allo stesso modo
possiamo scegliere di modificare la temperatura delle luci in
base alle nostre esigenze, o ancora cambiare inclinazioni o
interporre dei diffusori a una o più lampade. Ora che siamo
attrezzati, è davvero più facile sperimentare!
146
Un ulteriore tipo di intervento che possiamo fare è quello
legato al mascheramento dei coni di luce, ovvero introducendo
uno o più pannelli oscuranti tra il cono di luce e il soggetto:
esattamente quello che succede durante un eclissi. La
conseguenza è che - a seconda di quanto e come posizioniamo
il pannello per oscurare il cono di luce - andremo a modificare
la forma della luce (lasciando inalterati l'intensità e la potenza)
che colpirà il nostro soggetto nei punti di passaggio. Quello che
otterremo sarà un effetto simile ad una lama di luce o di ombra,
la stessa che vediamo filtrare - per esempio - da una porta
socchiusa, la quale sta proprio fungendo da maschera.
147
che è noto per evitare di avventurarsi in inutili complicazioni.
148
nella condizione per la quale esporre correttamente il volto del
soggetto significa sovraesporre il panorama sullo sfondo, o
viceversa.
149
soggetto principale a dover essere preservato nelle situazioni
difficili da risolvere altrimenti.
150
piuttosto che il luogo in cui farete le riprese deve sempre essere
studiato con la massima cura, anche se si tratta della più
semplice delle interviste. Deve essere il più evocativo che
riuscite a ricreare, il il più bello a cui possiate avere accesso,
non accontentatevi. Anche se state per fare un'intervista in un
salotto, non accontentatevi di un'inquadratura qualsiasi.
151
La bellezza che offrono certi luoghi a certe ore del giorno (in
particolare nell'ora che segue l'alba e in quella che precede il
tramonto) è qualcosa che non ha prezzo. Non sfruttare questa
grande risorsa sarebbe davvero sciocco: un videomaker che
vuole approcciarsi seriamente a questo lavoro deve aver cura di
questi aspetti con la massima serietà. Si tratta in fondo di scelte
importantissime, in grado di cambiare radicalmente la potenza
delle nostre immagini. Tutto ciò che facciamo con leggerezza
rimane, non dimentichiamolo mai.
152
AUDIO
153
La dotazione di microfoni e la loro scelta
154
sforziate, l'audio interno della camera non potrà mai restituirvi
un suono decente.
Le prime camere DSLR/Mirrorless non erano dotate di
ingresso microfono né di uscita cuffie, che invece sono oggi
uno standard, nel 90% dei casi gli ingressi microfono sono di
tipo jack e mini-jack e molte macchine sono dotate di accessori
per integrare ingressi tipo XLR. Negli anni si è anche ampliato
a dismisura il settore dei registratori esterni a cui abbiamo
accennato nel capitolo dedicato (i piccoli apparecchi della
Tascam o Zoom, ad esempio).
155
In una prima fase è comunque più che accettabile lavorare con
ingresso direttamente in camera, qualunque sia l'attacco
microfonico. Con l'esperienza e la pratica potremo poi iniziare
a valutare i benefici portati da un registratore esterno.
156
Livelli audio e rumore
157
bene utilizzarli tarando comunque i livelli di ingresso ben al di
sotto dello zero.
158
Controllo livelli durante la ripresa
159
soggetto, compatibilmente con il fatto che non dovrà essere
visibile nell'intervista se si tratta di uno shotgun. Un microfono
a pulce viene invece posizionato sulla camicia/colletto della
persona intervistata.
Se avete la possibilità di acquistare un mixer o un registratore
con almeno due tracce, potete combinare shotgun e microfono
a pulce. Il concetto, in ogni caso, non cambia: dovrete sempre
essere certi di avere i livelli sotto controllo prima di iniziare la
ripresa.
160
Il rumore di fondo è un altro problema a cui bisogna prestare
particolare attenzione: nella vostra attrezzatura non dovrà mai
mancare un buon paio di cuffie, da collegare alla camera o al
registrare esterno, a seconda della composizione del vostro set
audio.
161
Editing audio
162
materiale audio: una volta eliminate le tracce non utilizzabili,
andremo a lavorare su quelle buone, controllando e regolando i
livelli, equalizzando per dare più corpo o per evidenziare alcuni
suoni di fondo e di ambientazione. In questa fase potranno
entrare in gioco anche ulteriori suoni che raccoglieremo ad hoc
con nuove registrazioni o che potremo cercare in vendita
presso banche suoni e fonti specializzate.
163
far entrare con un leggero anticipo di qualche fotogramma il
rumore della strada sulla scena in interni, otterremo uno stacco
molto più morbido e saranno i nostri sensi a percepirlo per
primi: pur avendo modificato solo l'audio, anche visivamente ci
sembrerà che lo stacco avvenga in maniera più fluida.
Sperimentate voi stessi!
Il collegamento audio tra clip qui spiegato è tecnicamente
chiamato “J”, il suo contrario invece (se fatto in uscita dalla
clip) è chiamato “L” (quando l'audio della clip precedente si
allunga sulla clip successiva a favorirne la morbidezza del
collegamento). Il nome prende il nome della forma che assume
la clip audio rispetto al punto di taglio dei due clip video.
164
JL cuts
165
EDITING VIDEO
Abbiamo visto come attrezzarci ed gettato le basi per poter fare
buone riprese audio e video, sappiamo come gestire le lenti e la
camera in base ai risultati che vogliamo ottenere, ed abbiamo
capito che la luce non può e non deve mai essere trascurata
(naturale o artificiale che sia). Abbiamo più volte ribadito, e lo
facciamo ancora, che il più grande errore che un videomaker
possa fare è quello di non impegnarsi a fondo nell'apprendere i
concetti chiave, o nel non applicarli in maniera rigorosa. Essere
fedeli a quest'ultimo aspetto è IL passo fondamentale per
ottenere risultati ottimi sin dall'inizio.
166
che dobbiamo gestirlo al meglio e, sopratutto, proteggerlo.
Perdere il materiale a causa di un errore di cancellazione o per
via di un danno all'hard disk è qualcosa che si può e che si deve
evitare. Stessa cosa vale per il tempo perso nel cercare una
singola clip all'interno di decine di ore di girato non ben
catalogato.
167
importanti che avete perso. Valutate il vostro caso specifico e
decidete in base ad esso (e in base al vostro budget) come
orientare le vostre scelte di back-up. Senza un piano, prima o
poi potrebbe essere troppo tardi per correre ai ripari.
168
Programmi come Final Cut Pro X consentono di inserire tag e
nominare i files senza alcuna limitazione: ecco che allora sarà
possibile l'immediata differenziazione tra le riprese effettuate al
parco e quelle girate in montagna, e ancora tra quelle in cui
compaiono auto oppure no, dividere i tramonti dalla pioggia, i
dettegli dai primi piani. Basta ricercare i tag che abbiamo
inserito. Certo, si tratta di un processo più laborioso, ma è
importante sapere che questa accortezza può rivelarsi una
risorsa di enorme aiuto, soprattutto quando si lavora a progetti
complessi che contengono moltissime ore di girato.
169
Attrezzature e software per l'editing
170
Per quanto riguarda card ed hard-disk ci vengono in aiuto i
manuali delle macchine da ripresa, che indicano sempre le
caratteristiche dei files e che determineranno il peso ed i bit-
rate degli stessi. È consuetudine che sui manuali delle
macchine da ripresa siano indicate le caratteristiche minime
ottimali che devono avere i vari supporti da utilizzare per
scrivere i files (card di memoria in particolare per quanto
concerne la velocità di scrittura e la capienza in base alla
qualità video a cui stiamo girando).
171
colore) per un po' di anni.
172
lavorare al meglio, comodi e in maniera fluida. Questo vale per
la scelta dell'attrezzatura, per la postura che terrete sulla sedia,
per la gestione dei files, per il modo in cui terrete in ordine la
vostra scrivania.
L'approccio ideale è quello che parte da una buona
pianificazione: dobbiamo farci almeno una prima idea in
merito a dove vogliamo andare con la nostra carriera. In base a
questo si potranno fare acquisti commisurati, ipotizzando spese
modulate nel tempo ed in funzione del budget, lasciandoci
aperte le possibilità di ottimizzare la nostra attrezzatura mano a
mano, senza dar fondo al portafoglio ed anche evitando
acquisti inutili o troppo precoci, seppur economici.
173
Come sempre accade, le tifoserie di entrambi i software sono
piuttosto accanite ma, in realtà, sono tutte e due ottime
soluzioni (insieme a pochi altri programmi). Personalmente uso
FCPX: lo trovo estremamente veloce e semplice da usare.
Inoltre la politica del prezzo sulla nuova generazione è
totalmente cambiata, il software è oggi alla portata di ogni
tasca. L'unica nota dolente per FCPX è che non lavora su
Windows, mentre Premiere lavora sia su Windows che su
sistemi operativi Apple.
174
in FCPX si chiama evento: una finestra sempre presente
all'avvio del nostro software è quella relativa al singolo evento
più recente. In questa parte dello schermo vedremo tutte le clip
contenute nell'evento stesso. Normalmente sulla sinistra della
schermata principale vi è una seconda finestra con l'elenco di
tutti i nostri eventi divisi per locazione (hard disk interno o
esterno).
La terza finestra che domina il nostro schermo è il cuore dello
strumento, ovvero la timeline. Qui andremo a trascinare le clip
o le parti di esse che abbiamo selezionato all'interno della
finestra dell'evento, e sempre qui procederemo poi con il
montaggio vero e proprio: tagli, spostamenti ed eventuali
modifiche dei nostri video. Su questa finestra faremo lavorare
gli strumenti necessari, accessibili da apposite aree del
software (il taglio, l'applicazione di effetti, etc...).
175
Ecco ciò che vi si presenterà davanti ogni volta che monterete i
vostri video: questo è il vostro terreno di gioco ed è bene che lo
studiate a fondo una volta scelto il software che fa per voi, in
questo caso è FCPX, ma la logica non cambia di molto con
altri software.
176
di un documentario o della presentazione video di una azienda:
più o meno intensa sarà la fase di pianificazione, più o meno
grande sarà lo sforzo creativo, sensibilmente diversi potranno
essere il ritmo, la grammatica e la ricerca estetica. Ciò che
rimane inalterato è il gesto di comporre e dare forma ad un
intero partendo da frammenti. Invece di definire le varie
tecniche di costruzione del racconto, discorso che meriterebbe
di essere trattato in ben altri spazi, concentriamoci per ora
sull'essenziale.
Racconto e ritmo
177
Ovviamente, già nell'immaginare una storia possiamo
abbozzare un'idea di come la gireremo e monteremo, ma il
video prenderà vita solo in fase di editing. È infatti durante
questo processo che andremo a recuperare i singoli pezzi per
poi comporre l'insieme:
178
La durata delle singole clip nelle scene, la durata delle singole
scene composte da più clip, il diverso pulsare delle azioni che
hanno luogo nella singola clip, andranno invece a conferire al
nostro racconto il suo ritmo peculiare.
179
dell'editing avrà non poche difficoltà ad affrontare seriamente il
suo lavoro, senza contare che nelle piccole produzioni non
potrà far altro che montare da solo i suoi lavori.
180
3) inquadratura del vostro personaggio in auto, affannato;
4) inquadratura di una casa in fiamme con i pompieri al
lavoro;
5) inquadratura sul volto del vostro personaggio arrivato
sulla scena.
181
racconto.
182
chi mai vorrà perdere tempo e guardarlo fino alla fine?
183
di queste indicazioni, ma piuttosto di capire i messaggi che
ricevete per valutare se e come utilizzarli al fine di migliorare il
progetto. Ricordate sempre: più chiare saranno le vostre idee in
fase di ripresa, meno lavoro dovrete fare in montaggio. Avere
miliardi di ore di girato non è un salvagente per chiudere bene
un lavoro in fase di montaggio, può anzi rivelarsi un'esperienza
paralizzante.
184
Correzione Colore
185
vogliamo o non possiamo dedicare troppo tempo alla color in
post-produzione.
Il risultato finale che abbiamo in mente è in genere frutto della
nostra immaginazione e/o di un confronto con i tanti film e
video che abbiamo visto. Ci siamo posti un obiettivo e vorremo
raggiungerlo: ci troviamo nella situazione in cui il nostro
profilo colore è altamente modificabile e ottimizzabile in post-
produzione, quindi avremo un più ampio margine di manovra
per ottenere il look desiderato.
186
L'opposto è vero sui profili flat (raw), come ad esempio il
VLOG-L della Panasonic GH5, nel quale sono presenti
grandissime quantità di dati (luce e colore) che possiamo
elaborare e modificare. Come abbiamo fatto in fase di ripresa,
dobbiamo occuparci di controllare nuovamente l'esposizione
delle nostre clip, anche qui aiutandoci con waveform ed
istogrammi (strumenti che sui software di montaggio o di color
correction sono molto più sofisticati rispetto a quelli che
vediamo sul display delle macchine da ripresa).
187
necessaria sui profili flat, proprio per riportare in armonia il
risultato slavato che vedevate in fase di ripresa. Terminata
questa operazione, se avrete lavorato bene in ripresa, non è
detto che sia necessario lavorare anche al bilanciamento del
bianco.
Color grading
188
noi non basta. Ecco allora che potrebbe rivelarsi utile
intervenire con il color grading.
189
Esistono sistemi più semplici per fare la correzione colore?
Ovviamente sì, e questo è un vero e proprio paradigma della
tecnologia. I software di montaggio e di correzione colore
hanno la possibilità di essere implementati grazie ai plug-in,
ovvero mini-software che si integrano nel software preesistente
per lavorare a specifiche operazioni. Nel caso del colore
esistono moltissimi plug-in di terze parti che offrono pacchetti
color preimpostati e con infinite possibilità di scelte: sono i
cosiddetti LUT. Alcuni di questi sono piuttosto validi, altri
invece sono decisamente da scartare. Prendetevi il vostro
tempo per testarli, chi li produce offre molte versioni gratuite di
prova.
190
cultura sulla color personalizzata, o quantomeno che impariate
a personalizzare un LUT una volta applicato (sempre attraverso
gli strumenti di color correction che abbiamo citato). Budget
permettendo, tenete sempre a mente la possibilità di affidarvi
ad un professionista della color, cosa che vi garantirà senza
dubbio il massimo della qualità.
I plug-in aggiuntivi
191
semplici, mai per effetti da TV privata anni '90.
(*) le transizioni sono una gamma di effetti che potete usare per collegare
due clip. Può trattarsi di uno stacco netto (nessuna transizione), di una
dissolvenza, uno scivolamento laterale, uno zoom dal centro.. Le transizioni
vanno usate con grande intelligenza e parsimonia, come qualsiasi altro
effetto. Tenete conto che anche le transizioni fanno parte a pieno titolo della
sintassi del linguaggio cinematografico e, come tali, il pubblico è in grado
di interpretarle: il messaggio che percepiamo guardando una sequenza in cui
due clip sono collegate da uno stacco netto, ad esempio, non è lo stesso che
percepiamo se viene usata una lunga dissolvenza. Fate caso all'impiego
delle transizioni nel cinema e nei video. Non usatele a caso e siate semplici.
192
Conclusioni
193
Per finire:
194
Per info sui nostri corsi di formazione per videomaker online
in video-conferrenza e live:
www.videomakeronetoone.com
195