Sei sulla pagina 1di 8

Corso di Fotografia Analogica

Prof. Luciano Ferrara

Elaborato di ricerca
SVILUPPO E STAMPA DI
UNA PELLICOLA IN
BIANCO E NERO

Antonio Thiago Pagano


49221

Anno accademico 2022/2023


Con il termine "sviluppo" si fa riferimento ad una fase del processo di
realizzazione dell'immagine, che, mediante alcuni trattamenti chimici subiti
dalla pellicola, consente di visualizzare l'immagine latente presente sul lato del
negativo impressionato dalla luce in fase di scatto, la quale resta invisibile
all'occhio umano sino al momento in cui subisce questo trattamento.

La pellicola fotografica è fatta di un materiale chimicamente reattivo che


registra un’immagine quando la pellicola stessa viene esposta alla luce, ed è
composta sostanzialmente da un’emulsione di argento, acido nitrico, e
gelatina.La pellicola che abbiamo sviluppato è pari a 35mm ( dimensione
effettiva della singola posa ), la quale viene avvolta in un rocchetto di metallo.
Ma in commercio possiamo trovare diverse pellicole con altre dimensioni, ad
esempio il 120 con una dimensione approssimativa di 60 mm, il quale è avvolto
anch’esso in un rocchetto, e con una carta protettiva.
Tipicamente una pellicola viene posizionata all’interno di una macchina
fotografica, e la luce, entra tramite un foro relativamente piccolo posto dinanzi
alla pellicola stessa, che con l’accoppiata di otturatore e diaframma, possiamo
decidere la quantità di luce che colpirà la pellicola. Dopo aver realizzato le 36
esposizioni di cui è composta la nostra pellicola, essa viene estratta dalla
macchina fotografica completamente avvolta, poiché bisogna evitare in ogni
modo che vada a finire della luce sulla pellicola ormai scattata. Per fare in modo
che nessun raggio di luce colpisca appunto la pellicola si lavora in camera
oscura o almeno in una stanza completamente buia , all’interno della quale
avremo bisogno di specifici strumenti i quali ci aiuteranno nello sviluppo:

1. Un Tank con una o più spirali


2. Un termometro per liquidi
3. Un recipiente graduato
4. Chimiche ( sviluppo, arresto, fissaggio e imbibente )
5. Pinze per appendere la pellicola

Come già detto in precedenza dopo aver scattato tutta la nostra pellicola
fotografica carichiamo il film nella spirale di una Tank per lo sviluppo. Questo
procedimento deve avvenire alla completa oscurità e per fare ciò abbiamo
appunto bisogno di una stanza completamente al buio oppure di una sacca nera
tenuta di luce . Il procedimento per avvolgere la pellicola nella spirale non è
molto difficile, ma è consigliabile provare più volte l’inserimento alla luce con
un rullino scaduto o già usato per avere un po’ di pratica dato che al buio
risulterà sicuramente un po’ ostile. È utile tagliare con le forbici il primo tratto
di pellicola per evitare possibili inceppamenti, e iniziare a tirare la pellicola
all’interno della spirale, arrivati alla fine dovremmo tagliare la pellicola dal
supporto metallico del rullino. Infine una volta completato il caricamento
dovremmo inserire la spirale all’interno della Tank e chiuderla, assicurandoci
che il tappo non rischi di aprirsi, e una volta chiusa la luce non avrà più
possibilità di colpire la pellicola.

SVILUPPO PELLICOLA

PRELAVAGGIO
la fase di pre lavaggio serve a prevenire la formazione di bolle d’aria sulla
pellicola. Grazie al prelavaggio lo Stato Anthea solubile della pellicola non va a
contaminare il bagno sviluppo. Sull’utilità del prelavaggio si dibatte parecchio
c’è chi lo fa, e c’è chi non lo fa, ma alcune istruzioni di pellicole rivelatore lo
consigliano. Per la prima fase di prelavaggio dobbiamo versare acqua 20° nel
foro della tenga sviluppatrice riempirla fino all’orlo a questo punto, possiamo
usare un movimento di agitazione continua per 30 secondi per la durata di due
minuti. Acqua troppo calda o di temperature troppo alte potrebbe danneggiare la
pellicola, mentre l’aggiunta di acqua fredda può provocare dei reticoli sulla
nostra pellicola fotografica.

SVILUPPO
Per sviluppare le nostre pellicole abbiamo utilizzato una sviluppo chiamato
D76, prodotto dalla Kodak, il quale ci permette di sviluppare pellicole come il
TMAX o il TRI-X, in bianco e nero. Questo sviluppo ci viene dato sotto forma
di polvere, la quale dovrà essere disciolta in acqua, tale quantità ci viene sempre
indicata. Lo sviluppo bisogna prepararlo 24 ore prima dell’utilizzo, ma può
restare chiuso ermeticamente per almeno un mese, dato che facendo ossigenare
questa miscela potrebbe perdersi l’effetto dello sviluppo. Una volta ottenuto il
nostro sviluppo, possiamo trovare due valori di utilizzo, in stock, ossia quando
lo sviluppo non è stato diluito con acqua, e diluito dove troveremo tutte le
proporzioni di diluizione ( 1 a 4, 1 a 9 ), per il D76 è stata effettuata una
diluizione di 1 a 1, ossia in 300ml necessari per sviluppare una pellicola, sono
stati usati 150 ml di acqua e 150ml di sviluppo.
Una volta diluito il nostro sviluppo, possiamo versarlo nella tank, fatto ciò
diamo dei colpi al contenitore per evitare la formazione di bolle d’aria che
potrebbero ostacolare il totale sviluppo della pellicola. La nostra pellicola aveva
un tempo di sviluppo di 9 minuti, abbiamo agitato la tank una volta ogni 1/2
minuti, in questo modo ci assicuriamo che tutta la pellicola sia colpita dallo
sviluppo. Scaduto il tempo richiesto dalla pellicola, possiamo togliere la
sostanza e sciacquare con acqua.

ARRESTO E FISSAGGIO
Dopo aver usato il rivelatore, arrestiamo il processo di sviluppo, per fare ciò
utilizziamo dell’acido citrico diluito, e si passa alla fase di fissaggio.
Il fissaggio consiste nella rimozione, dopo la fase di sviluppo, degli alogenuri
d’argento che sono rimasti sulla pellicola. un corretto fissaggio aiuterà nella
durata della nostra immagine nel tempo. La diluizione del fissaggio è di 1+7,
oppure 1+9, e dopo aver rimosso l’arresto versiamo all’interno della tank il
fissaggio, la quale deve essere agitato per 1 minuto continuo e poi da tenere in
posa per lo stesso tempo di sviluppo, noi abbiamo usato un ILFORD IPAM. Il
fissaggio può essere utilizzato per lo sviluppo di molte pellicole, però dopo
alcuni utilizzi perde di efficacia, e per ovviare a questo problema possiamo
aumentare il tempo dopo ogni utilizzo.

RISCIACQUO FINALE
L’ultima fase dello sviluppo è appunto il lavaggio finale, nel quale laviamo la
pellicola sotto acqua corrente per circa 10/15 minuti, ma questo getto non deve
essere molto forte. Dopo aver fatto ciò apriamo la tank e sciacquiamo
direttamente la pellicola, infine attuiamo un lavaggio con imbibente, che serve a
proteggere la pellicola, eliminare la sua elettrostaticità e a prevenire la presenza
di calcare.

ASCIUGATURA PELLICOLA E CONSERVAZIONE


Alla fine di tutto il processo di sviluppo, concludiamo con l’asciugatura della
pellicola e cerchiamo di togliere l’acqua in eccesso, per evitare macchie. Il
posto migliore per asciugare una pellicola è una stanza umida e priva di polvere,
e bisogna appenderla dall’alto verso il basso utilizzando delle mollette è un
piccolo peso all’estremità inferiore, in modo tale da avere il negativo
completamente dritto e teso. Di solito per asciugare le pellicole ci vuole un po’
di tempo, ma noi abbiamo utilizzato l’asciugatrice per velocizzare il processo.
Finita la fase di asciugatura possiamo iniziare a tagliare la pellicola in porzioni
da 6 fotogrammi, e conservarle in dei pergamini di plastica, fatti appositamente
per facilitare la conservazione della pellicola e l’archiviazione.
PROCESSO DI STAMPA

INGRANDITORE
Dopo aver concluso tutta la fase dello sviluppo, si passa alla stampa avvalendoci
dell’uso dell’ingranditore. Quest’ultimo è un oggetto abbastanza semplice da
utilizzare, non è altro che un proiettore, che disegna un fascio di luce sul piano
di stampa, il quale è controllato da un timer, ma se vogliamo è un macchina
fotografica. è composto da tre elementi: testa, colonna e base.

Testa: si trovano la lampada e i vari dispositivi che permettono di creare un


fascio luminoso il più possibile uniforme. Solitamente la testa è provvista di un
cassettino che ospita i filtri di contrasto ( che vanno da 1 a 5 ), e ospita anche il
porta negativo ( chassis ) che alloggia il negativo da stampare, tenendolo piano
e parallelo al piano di stampa. Sotto troviamo l'obiettivo avvitato su una piastra
intercambiabile, essa è fissata su un soffietto che serve per la messa a fuoco,
infatti non troviamo la ghiera di messa a fuoco solita delle macchine
fotografiche, ma solo quelle dei diagrammi e tempi. Tra l'obiettivo è la base vi è
un filtro di sicurezza rosso, il suo scopo è quello di assicurare che i fogli
fotosensibili, posti sul piano di stampa, non vengano investiti dalla luce
dell’obiettivo.
Colonna: dovendo sostenere la testa è bene che sia rigida e robusta, su di essa
troviamo una dentatura su cui è montata la testa, la quale può essere sollevata e
abbassata grazie ad una manovella. A volte sulla colonna possiamo trovare
anche una scala metrica che indica l’altezza della testa sul piano di stampa.
Base: sostiene testa e colonna, e deve essere abbastanza pesante e ampia per
sostenere il tutto.
CARTA FOTOSENSIBILE
Nella stampa analogiche ci sono due tipologie di carte utilizzate, e sono la carta
baritata e quella politenata. La principale differenza tra le due è il supporto:
quello delle baritate è la carta, mentre quello delle politenate è di materiale
plastico e speciali resine. Le carte baritate sono fatte di carte di alta gamma,
costituite di pura cellulosa e a grammatura spessa, e sono rivestite da uno strato
di solfato di bario ( barite), quest’ultima viene usata per dare alle carte il punto
di estremo bianco della gamma tonale, come tipologia di carta è molto delicata e
ha bisogno di tempo di sviluppo e lavaggio più lunghi, e può essere lucida o
matte. Le carte politenate, o chiamate anche carte RC ( resin coated) sono delle
carte da stampa più economiche e diffuse sul mercato; questa tipologia di carta è
costituita da una base di polietilene ( plastica ) su cui viene steso uno strato
sottile di alogenuri d’argento, infine questa tipologia di carta è molto sottile,
semi rigide e facili da usare, inoltre anch’essi possono essere lucide, satinate e
perlate. Noi in fase di stampa abbiamo impiegato un’altra tipologia di carta, più
versatile ed è la Multigrade ILFORD ( a contrasto variabile ), la quale in fase di
stampa ci da totale libertà regolando i filtri di contrasto, e facendo ciò possiamo
decidere se ottenere un contrasto più delicato o più deciso, in base alle nostre
esigenze creative. Può essere di diverse superfici come lucida, satinata e opaca,
e infine ha un'elevata sensibilità tonale consentendoci un’ottima resa nelle
sfumature.

STAMPA
Come prima cosa per iniziare il processo dovremo prepararci le chimiche che ci
serviranno per lo sviluppo ( dovranno stare a 20° ), l’arresto è il fissaggio della
stampa, per poi successivamente stare al buio, l’unica fonte di luce che ci può
aiutare è la luce rossa, poiché la sua lunghezza d’onda non andrà a inficiare
sulla carta fotosensibile. Successivamente immettiamo all’interno dello chassis
il nostro negativo individuando la posa da voler imprimere, e dopo questo
passaggio accendiamo la luce dell’ingranditore assicurandoci che dinanzi ad
esso ci sia un filtro rosso di sicurezza. Avendo individuato la posa da stampare
bisogna decidere il formato della nostra stampa, che può variare in base alle
proprie esigenze, ma nel nostro caso abbiamo scelto il formato 18x24, e posare
sotto l’ingranditore il nostro foglio assicurandoci che sia girato dal lato
dell’emulsione. Regoliamo la grandezza in base al foglio, e con l’ausilio del
focometro controlliamo se la stampa è messa correttamente a fuoco, per poi
impostare filtro di contrasto, tempo di otturazione e diaframma. Una volta
controllato tutto possiamo spegnere la luce dell’ingranditore, togliere il filtro e
avviare il timer, il quale doserà la quantità di luce che deve colpire il foglio
fotosensibile, infine quando il timer sarà scattato si può passare alla fase di
sviluppo della stampa.

SVILUPPO STAMPA
Subito dopo aver usato l’ingranditore immergiamo la nostra stampa nella
bacinella dello sviluppo, che abbiamo preparato precedentemente usando una
diluizione di 1+7, in questa fase dovremmo assicurarci che la soluzione vada a
coprire tutta l’immagine, munendosi di pinzette per agitare la stampa, non
lasciandola per troppo tempo. Successivamente passiamo alla bacinella
dell’arresto, diluito di 1+9, composto da acido citrico, il quale ferma l’effetto
dello sviluppo. Infine, facendo attenzione che lo sviluppo e il fissante non
entrino in contatto, possiamo passare all’ultimo step che ci consentirà appunto il
fissaggio dell’immagine sulla nostra carta fotografica, tale soluzione è stata
preparata con un ILFORD RAPID FIXER, diluito di 1+6. Per concludere il
processo sciacquiamo in un’altra bacinella sotto acqua corrente per 1 o 2 minuti
la nostra stampa, per poi successivamente lasciare asciugare.

Potrebbero piacerti anche