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Trattamenti termici dei materiali metallici


NORMA ITALIANA Tempra superficiale dei materiali ferrosi UNI 10932

OTTOBRE 2001

Heat treatment of metallic materials


Selective surface layer hardening of ferrous materials

CLASSIFICAZIONE ICS 25.200

SOMMARIO La norma stabilisce le caratteristiche degli strati induriti mediante tempra


dopo riscaldo superficiale di un materiale metallico.

RELAZIONI NAZIONALI

RELAZIONI INTERNAZIONALI

ORGANO COMPETENTE UNSIDER - Ente Italiano di Unificazione Siderurgica

RATIFICA Presidente dell’UNI, delibera del 9 marzo 2001

UNI © UNI - Milano


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Gr. 5 UNI 10932:2001 Pagina I


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PREMESSA
La presente norma è stata elaborata dall’UNSIDER, ente federato
all’UNI.
La Commissione Centrale Tecnica ha dato la sua approvazione il
23 marzo 2000.

Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubbli-


cazione di nuove edizioni o di aggiornamenti.
È importante pertanto che gli utilizzatori delle stesse si accertino di es-
sere in possesso dell’ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.
Si invitano inoltre gli utilizzatori a verificare l’esistenza di norme UNI
corrispondenti alle norme EN o ISO ove citate nei riferimenti normativi.

Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti
interessate e di conciliare ogni aspetto conflittuale, per rappresentare il reale stato
dell’arte della materia ed il necessario grado di consenso.
Chiunque ritenesse, a seguito dell’applicazione di questa norma, di poter fornire sug-
gerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dell’arte
in evoluzione è pregato di inviare i propri contributi all’UNI, Ente Nazionale Italiano di
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INDICE

1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE 1

2 RIFERIMENTI NORMATIVI 1

3 DEFINIZIONI 1

4 INDICAZIONI A DISEGNO 2

5 CLASSIFICAZIONI 3
prospetto 1 Classe di spessore di indurimento efficace ......................................................................................... 3
prospetto 2 Classi di durezza superficiale ................................................................................................................... 4

6 SCELTA DEI MATERIALI, DELLE CLASSI DI SPESSORE DI INDURIMENTO


EFFICACE E DI DUREZZA SUPERFICIALE 4
figura 1 Tempra di tutta la dentatura effettuata contemporaneamente ...................................................... 5
figura 2 Tempra dente per dente dei soli fianchi ................................................................................................ 5
figura 3 Tempra dente per dente dei fianchi e del fondo ................................................................................ 5
prospetto 3 Correlazione tra modulo di dentatura e simboli delle classi di spessore di indurimento
efficace ............................................................................................................................................................. 6

7 CARATTERISTICHE DEGLI STRATI TEMPRATI 6

8 METODI DI PROVA 7
prospetto 4 Metodi di determinazione della durezza superficiale........................................................................ 8

9 DEFORMAZIONI 8

10 CARATTERISTICHE VISIVE 9

11 TRATTAMENTI TERMICI CONNESSI CON LA TEMPRA SUPERFICIALE 9

12 DOCUMENTAZIONE DI CONTROLLO 10

APPENDICE A CORRISPONDENZA APPROSSIMATA TRA DUREZZE VICKERS


(informativa) E ROCKWELL 11
prospetto A.1 Corrispondenza approssimativa tra durezza Rockwell e Vickers ............................................. 11
prospetto A.2 Corrispondenza approssimativa tra durezza Vickers e Rockwell ............................................. 12

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1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE


La presente norma stabilisce le caratteristiche degli strati induriti mediante tempra dopo
riscaldo superficiale di un materiale ferroso.
La tempra superficiale è eseguita allo scopo di:
- aumentare la durezza superficiale;
- aumentare la resistenza all’usura;
- permettere alla superficie dei materiali ferrosi di resistere a medi ed elevati carichi -
specifici;
- aumentare la resistenza a fatica dei materiali ferrosi.
La tempra superficiale può essere eseguita solo sulle parti di cui è richiesto l’indurimento.

2 RIFERIMENTI NORMATIVI
UNI 3137 Esame microscopico dei materiali ferrosi - Prelievo dei saggi e del-
le provette, preparazione ed attacco delle provette (reattivi di at-
tacco)
UNI 3138 Esame microscopico dei materiali ferrosi - Prelievo dei saggi e del-
le provette, preparazione ed attacco delle provette (reagenti di at-
tacco)
UNI 4847 Misura dello spessore di strati superficiali induriti su elementi di
acciaio
UNI 7847 Prodotti finiti laminati a caldo in barre e rotoli di acciaio non legato
o legato speciale per tempra superficiale - Qualità, prescrizioni e
prove
UNI 8551 Prodotti finiti fucinati o stampati, allo stato bonificato o normalizza-
to di acciaio, non legato o legato, speciale, destinati a tempra su-
perficiale - Qualità, prescrizioni e prove
UNI 8930 Prove non distruttive - Controllo magnetoscopico con particelle
magnetiche - Tecniche di magnetizzazione, parametri relativi e ca-
ratterizzazione delle apparecchiature magnetoscopiche
UNI EN 571-1 Prove non distruttive - Esame con liquidi penetranti - Principi ge-
nerali
UNI EN 10052 Vocabolario del trattamento termico dei prodotti ferrosi
UNI EN 10109-1 Materiali metallici - Prova di durezza - Prova Rockwell (scale A, B,
C, D, E, F, G, H, K) e prova Rockwell superficiale (scale 15N, 30N,
45N, 15T, 30T e 45T)
UNI EN 10204 Prodotti metallici - Tipi di documenti di controllo
UNI EN ISO 6507-1 Materiali metallici - Prova di durezza Vickers - Metodo di prova

3 DEFINIZIONI
Ai fini della presente norma valgono le definizioni della UNI EN 10052 e le definizioni se-
guenti.

3.1 tempra superficiale: Trattamento di indurimento al quale è sottoposto un prodotto ferroso


riscaldato superficialmente ad una temperatura superficiale ad Ac3 e quindi sottoposto a
raffreddamento critico martensitico.
Generalmente il trattamento interessa solo le parti del pezzo ferroso destinate all’induri-
mento e il riscaldamento superficiale generalmente eseguito ad induzione, ma può essere
effettuato mediante raggio laser, fasci di elettroni e fiamme (questo metodo ormai quasi in
disuso).
La tempra superficiale è generalmente preceduta da un trattamento preliminare (ricottura,
normalizzazione, bonifica) e deve essere seguita da una distensione (vedere 11.3).

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3.2 spessori di indurimento

3.2.1 spessori di indurimento efficace (durezza limite): Per pezzi temprati superficialmente e sotto-
posti a rinvenimento di distensione (<180 °C) è la distanza tra la superficie esterna dello strato
indurito e la superficie interna in cui la durezza assume un valore convenzionale HV9,81N (de-
nominata durezza limite) calcolato in funzione della durezza minima superficiale richiesta.
Durezza limite (in HV) = Durezza minima in superficie × 0,80
Nei casi in cui la durezza a nucleo supera la durezza limite, si assume un valore convenziona-
le (in HV) pari a:
Durezza a cuore + 100
Se tale valore supera quello della durezza superficiale prescritta, si deve utilizzare un metodo
diverso da concordare tra le parti. Essendo la durezza superficiale generalmente espressa in
HRC per le relative corrispondenze in HV vedere il prospetto A.1. Per le modalità di prova ve-
dere UNI 4847.

3.2.2 spessore di indurimento totale: Per pezzi temprati superficialmente e sottoposti a rinveni-
mento di distensione (<180 °C) è la distanza tra la superficie esterna dello strato indurito
e la superficie interna in cui il gradiente di durezza HV9,81N si annulla.

3.3 microstruttura dello strato indurito

3.3.1 zona di transizione: Normalmente lo strato indurito è costituito da una zona più esterna
prevalentemente martensitica e da una zona di transizione, compresa tra questa e il ma-
teriale base, con durezza variabile in funzione dello stato del materiale trattato.

3.3.2 zona di sovrapposizione: È la zona (detta anche zona morta) in cui si sovrappone la fine con
l'inizio del trattamento superficiale eseguito in progressione non discontinua (per esempio su-
perficie esterna di un anello). In tale zona si ottengono valori di durezze inferiori e struttura va-
riabile rispetto alle zone indurite.

4 INDICAZIONI A DISEGNO

4.1 L’indicazione del trattamento di tempra superficiale deve essere effettuata indicando:
- il tipo di materiale trattato (acciaio o ghisa);
- il riferimento della norma di prodotto;
- la designazione simbolica o numerica del materiale prevista dalla norma di prodotto;
- il riferimento della presente norma;
- il simbolo della classe di spessore di indurimento efficace (vedere 5.1);
- la classe di durezza superficiale (vedere 5.2);
- la classe di durezza a cuore (vedere 7.4).
Esempio di indicazione dell’acciaio UNI 8551:C43 temprato e disteso secondo UNI 10932
con spessore di indurimento efficace (1,0 + 1,0) mm avente classe di durezza superficia-
le HRC = 52 e classe di durezza a cuore HV30 = 215 ÷ 250.
Acciaio UNI 8551:C43 - UNI 10932 Tps 10 HRC 52 HV30 = 215 ÷ 250

4.2 Devono essere indicate a disegno le superfici da indurire con l’eventuale andamento dello
stesso indurimento (per esempio ruote dentate) e le relative quote dimensionali.

4.3 Sul disegno deve essere indicato il punto dove eseguire il rilievo della durezza superficiale
e dello spessore di indurimento efficace, e l’eventuale zona di sovrapposizione di inizio e
fine riscaldamento (punto morto).

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5 CLASSIFICAZIONI

5.1 Spessore di indurimento efficace


La presente norma prescrive le classi di spessore di indurimento efficace e le relative tol-
leranze come indicato nel prospetto 1 (vedere 6).

prospetto 1 Classe di spessore di indurimento efficace

Simboli delle classi Classi di spessore Tolleranza


di indurimento efficace
mm mm
Tps 2 0,20 +0,20
Tps 3 0,30 +0,30
Tps 5 0,50 +0,50
Tps 10 1,0 +1,0
Tps 15 1,5 +1,0
Tps 20 2,0 +1,5
Tps 30 3,0 +2,0
Tps 40 4,0 +2,0
Tps 50 5,0 +2,0
Tps 60 6,0 +3,0
Tps 70 7,0 +3,0
Tps 80 8,0 +3,0
Tps 90 9,0 +4,0
Tps 100 10,0 +4,0
Tps 120 12,0 +5,0
Tps 150 15,0 +5,0

5.2 Durezza superficiale


La durezza superficiale dipende principalmente dalla percentuale di carbonio del materia-
le ferroso trattato.
Nel caso delle ghise si deve fare riferimento alla percentuale di carbonio combinato (della
matrice).
Sono proposte le classi riportate nel prospetto 2 con le relative tolleranze rimandando ad
accordi particolari all'ordine tra le parti per eventuali richieste diverse.

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prospetto 2 Classi di durezza superficiale

Simboli delle classi di spessore Classi e metodo di prova Tolleranza


di indurimento efficace della durezza superficiale
Tps 2 - Tps 3 - Tps 5 500 HV5 +100 HV
560 HV5 +100 HV
600 HV5 +150 HV

85 HR15N +3 HR15N
88 HR15N +2 HR15N
90 HR15N +2 HR15N
Tps 10 - Tps 150 50 HRC
51 HRC
52 HRC
53 HRC
54 HRC
55 HRC
56 HRC
57 HRC
+4 HRC
58 HRC
59 HRC
60 HRC
61 HRC
62 HRC
63 HRC
64 HRC
65 HRC

6 SCELTA DEI MATERIALI, DELLE CLASSI DI SPESSORE DI INDURIMENTO EFFICACE


E DI DUREZZA SUPERFICIALE

6.1 Scelta dei materiali


Gli acciai idonei alla tempra superficiale sono quelli delle UNI 8551 e UNI 7847. Si possono
comunque utilizzare altri materiali ferrosi (ghise, acciai per utensili, acciai nitrurati, acciai per
cuscinetti ecc.) le cui caratteristiche di indurimento (microstrutturali e meccaniche) devono es-
sere concordate tra le parti.

6.2 Scelta delle classi di spessore di indurimento efficace e di durezza superficiale


La scelta delle classi di spessore di indurimento efficace e di durezza superficiale dipende
dal tipo e dall’entità delle sollecitazioni a cui deve essere sottoposto il pezzo da trattare e
dalle sue dimensioni, dalla sua geometria e dalla temprabilità del materiale utilizzato.
Aumentando lo spessore di indurimento efficace e la durezza superficiale aumentano le
probabilità di formazione delle cricche di tempra e le deformazioni di particolari trattati.
Lo spessore di indurimento efficace massimo ammesso per mantenere il cuore ancora te-
nace è 1/4 della dimensione trasversale del pezzo.

6.3 Indurimento delle ruote dentate


Per le ruote dentate è consuetudine stabilire lo spessore di indurimento efficace in fun-
zione del modulo di dentatura prima della rettifica, ma, considerando la tecnica del riscal-
do occorre tener conto anche del profilo dell’indurimento.
Il profilo a sua volta dipende dalla dimensione del dente e quindi dal modulo.

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Salvo diversa prescrizione si distingue:


a) Tempra di tutta la dentatura effettuata contemporaneamente
Si applica alle dentature con moduli minori di 5 e l’indurimento può interessare solo
una parte dell’altezza dei denti o interessare il fondo dente.
figura 1 Tempra di tutta la dentatura effettuata contemporaneamente

b) Tempra dente per dente dei soli fianchi


Si applica alle dentature con modulo maggiore o uguale a 6.
figura 2 Tempra dente per dente dei soli fianchi

c) Tempra dente per dente dei fianchi e del fondo


Si applica alle dentature con modulo maggiore o uguale a 10 per denti diritti e a 10
per dentature elicoidali.
figura 3 Tempra dente per dente dei fianchi e del fondo

S = Spessore di indurimento efficace


Smax = Spessore di indurimento efficace massimo
Smin = Spessore di indurimento efficace minimo
So = Distanza minima accettabile non interessata all’indurimento
A titolo orientativo lo spessore di indurimento efficace (S) è quello riportato nel prospetto 3.

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prospetto 3 Correlazione tra modulo di dentatura e simboli delle classi di spessore di indurimento efficace

Modulo Simboli delle classi di


normale spessore di indurimento efficace
1 Tps 3
2 Tps 5
3 Tps 5
4 Tps 10
5 Tps 10
6 Tps 10
8 Tps 15
10 Tps 20
12 Tps 20
14 Tps 25
16 Tps 25
18 Tps 25
20 Tps 30
22 Tps 30
24 Tps 30
25 Tps 35
27 Tps 40
28 Tps 40
30 Tps 40
35 Tps 45

Nota Per gli ingranaggi conici, il modulo di dentatura da considerare è pari al modulo normale del prospetto
3 moltiplicato per 0,85.

6.4 Scelta delle durezze superficiali


Le durezze superficiali devono essere scelte in funzione dell’entità delle sollecitazioni a
cui sono sottoposti gli organi meccanici e della percentuale minima di carbonio (per le ghi-
se carbonio combinato) previsti per il materiale ferroso scelto (vedere prospetto 2).

7 CARATTERISTICHE DEGLI STRATI TEMPRATI


Si riferiscono a pezzi con superfici precedentemente lavorate di macchina. Nel caso di su-
perfici grezze (di stampaggio, laminazione, ecc.) devono essere presi accordi specifici
all'ordine tra le parti.
Generalmente le caratteristiche degli strati temprati soprattutto quelle relative al profilo e
agli spessori nelle zone interessate, sono determinate per mezzo di prove sperimentali ef-
fettuate d’accordo tra le parti.

7.1 Microstruttura
Lo strato temprato deve essere costituito prevalentemente da martensite con assenza di
ferrite libera.
È tollerata una leggera decarburazione superficiale parziale la cui entità deve essere comun-
que tale da garantire la durezza superficiale minima richiesta e l’assenza di ferrite libera.
La zona di transizione costituita da martensite, bainite, troostite e ferrite, deve essere la
più limitata possibile anche se la sua entità dipende oltre che dai parametri di trattamento
(potenza erogata, frequenza, ecc.) anche dalla temprabilità del materiale e dal tipo di trat-
tamento preliminare eseguito.

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7.2 Gradiente della durezza dalla superficie verso il cuore


Il decremento della durezza dalla superficie verso il cuore è funzione dei parametri di trat-
tamento adottati e delle caratteristiche metallurgiche del materiale ferroso trattato.
Tale gradiente può essere determinato mediante quanto previsto in 8 ed è utilizzato per
misurare lo spessore di indurimento efficace e totale.

7.3 Durezza superficiale


Come descritto in 5.2 la durezza superficiale dopo tempra superficiale è funzione del tipo
di materiale ferroso impiegato oltre che delle modalità operative di trattamento.
Queste devono essere tali da conferire la massima durezza possibile compatibilmente
con le garanzie d’integrità superficiale dei pezzi trattati, la massima durezza possibile de-
ve essere eventualmente ridotta al valore richiesto mediante rinvenimento.

7.4 Durezza a cuore


La durezza a cuore dopo tempra superficiale rimane quella conferita dai trattamenti preli-
minari e indicata a disegno.
Nelle zone di transizione si può verificare un abbassamento della suddetta durezza che
può risultare significativa nel caso di pezzi precedentemente bonificati per resistenze re-
lativamente elevate.

7.5 Profilo di indurimento


Rappresenta l’andamento dello spessore di indurimento efficace nella zona indicata a di-
segno.
A causa dell’influenza della forma dei pezzi nelle zone critiche (esempio raccordi) deve
essere quotato il minimo spessore ottenibile.
Deve essere indicata a disegno anche la lunghezza del profilo di indurimento che deve
possibilmente essere evitata sugli spigoli.
Nel caso di ruote dentate il profilo deve essere scelto ed indicato a disegno secondo
quanto riportato in 6.

7.6 Integrità superficiale


Data l’elevata velocità di riscaldo e di raffreddamento il rischio di criccatura è molto elevato
per cui deve essere previsto un controllo di integrità superficiale (metodo magnetoscopico,
liquidi penetranti) da eseguire con frequenza e modalità da concordare all'ordine tra le parti.

8 METODI DI PROVA

8.1 Misurazione della durezza dalla superficie verso il cuore


La durezza è misurata sulla sezione di un pezzo del lotto temprato e di un campione con-
cordato tra le parti nella zona e nella direzione richiesta dopo spianatura e opportuna lu-
cidatura.
La misurazione è eseguita con il sistema a scalare delle microdurezze Vickers
(o Rockwell HR 15N) dal bordo fino al raggiungimento del valore della durezza convenzio-
nale HV 1/5 dedotto in 3.2.1.
Il carico applicato è di 4,9 N per le classi TPS 2 -TPS 3 e di 9,8 N o 49,05 N per le classi
maggiori.
La distanza della prima impronta dal bordo deve essere di 0,10 mm per carichi di 4,9 N,
di 0,2 mm per carichi di 9,8 N e di 0,5 mm per carichi di 49,05 N le distanze delle impronte
successive devono rispettare quanto indicato nella UNI 1955.
La misurazione della durezza deve essere utilizzata per realizzare una curva durezza- di-
stanza dal bordo.

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8.2 Durezza superficiale


La durezza superficiale deve essere misurata su una superficie opportunamente prepara-
ta dove non compaiano righe di lavorazione meccanica ed ossidazioni e una lucidatura
adeguata per eseguire rilievi di durezza Vickers (UNI 1955).
La misurazione della durezza superficiale si effettua secondo il metodo Vickers o
Rockwell come indicato nel prospetto 4.

prospetto 4 Metodi di determinazione della durezza superficiale

Simboli delle classi di spessore di indurimento efficace Metodo di determinazione della durezza superficiale e carico
Tps 2 - Tps 5 HV5 - HR15N
Tps 10 e oltre HRC

Nel caso di prescrizioni della durezza superficiale in scala diversa deve essere adottato il
metodo e la scala suddetta eventualmente ricorrendo a scale di conversione da scegliere
d’accordo all'ordine tra le parti (vedere appendice A).
Le modalità di rilievo della durezza superficiale sono quelle specificate nella UNI 1955 per
il Metodo Vickers e nella UNI EN 10109-1 per il Metodo Rockwell.

8.3 Profilo di indurimento


Si rileva mediante esame macroscopico su una sezione longitudinale o trasversale del
pezzo o di un campione concordato tra le parti nella zona indicata procedendo in accordo
alla UNI 3138.
Dopo attacco con reattivo si deve procedere alla verifica del profilo di indurimento con-
frontandolo con quello richiesto eventualmente documentandolo fotograficamente o me-
diante schizzo.

8.4 Microstruttura
Sulla stessa sezione ricavata come al punto precedente, se richiesto all'ordine, si può pro-
cedere alla determinazione della microstruttura procedendo in accordo alla UNI 3137.
L’osservazione microscopica, eseguita a 500 X, deve rilevare la presenza in superficie di
martensite con assenza di ferrite.

8.5 Integrità superficiale


Deve essere verificata con metodo magnetoscopico (UNI 8930), o con liquido penetrante
(UNI EN 571-1) con frequenza da stabilire all'ordine tra le parti.
Nel caso si utilizzi il metodo magnetoscopico è consigliabile prevedere l’operazione di
smagnetizzazione.

9 DEFORMAZIONI
I manufatti temprati superficialmente subiscono deformazioni che dipendono oltre che
dalle modalità operative, anche dall’estensione dell’indurimento, dalla sua profondità, dal
suo profilo e dalle caratteristiche del pezzo trattato (forma, dimensioni, trattamenti prelimi-
nari subiti, ecc.).
Non è pertanto possibile fissare dei limiti se non in base a esperienze specifiche prece-
dentemente effettuate secondo accordi all'ordine tra committente e fornitore.
Può essere eseguita l’operazione di raddrizzamento se concordato all'ordine, in questo
caso deve essere eseguito un ulteriore rinvenimento di distensione.

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10 CARATTERISTICHE VISIVE
Generalmente le superfici temprate risultano essere ossidate. A causa del mezzo di tem-
pra a base acquosa utilizzato i pezzi tendono ad ossidare ulteriormente; il fornitore deve
quindi provvedere alla protezione dei pezzi immergendoli, dopo trattamento, in opportune
soluzioni passivanti preventivamente concordate all'ordine o spruzzando le soluzioni stes-
se sui pezzi.

11 TRATTAMENTI TERMICI CONNESSI CON LA TEMPRA SUPERFICIALE


I tipi di trattamento termico (vedere UNI EN 10052), le modalità di esecuzione e la loro po-
sizione nel ciclo produttivo devono essere stabiliti preventivamente all’atto della definizio-
ne del ciclo di fabbricazione.

11.1 Trattamenti preliminari


I trattamenti preliminari influenzano significativamente le caratteristiche metallografiche
degli strati temprati.
A parità di condizioni la bonifica permette di ottenere profondità di indurimento maggiori e
la ricottura di globulizzazione e sub-critica profondità di indurimento minori.
La normalizzazione, implica un abbassamento della durezza a cuore nella zona di transi-
zione minore di quella che si ottiene con la bonifica.

11.2 Trattamento di tempra superficiale


Il trattamento di tempra superficiale è effettuato riscaldando lo strato superficiale del ma-
teriale ad una temperatura di austenizzazione che è maggiore di quella prevista dal rela-
tivo prospetto contenuto nella norma di prodotto per la tempra a causa dello spostamento
in alto del punto critico Ac3 provocato dall’estrema velocità di riscaldo.
Esso è fatto generalmente con riscaldamento ad induzione ma può essere eseguito an-
che a laser con bombardamento elettronico e alla fiamma.
La tecnica laser e il bombardamento elettronico sono riservati all'indurimento di strati mol-
to sottili per i quali il raffreddamento è attuato dalla stessa massa non riscaldata del pezzo
a causa della quasi mancanza di gradiente termico, invece la fiammatura è riservata all’in-
durimento di pezzi di forma semplice e per profondità relativamente elevate.
I generatori per il riscaldamento ad induzione si distinguono in base alla frequenza: la me-
dia frequenza (3 000 ÷ 10 000 Hz) è utilizzata per profondità di indurimento medio - eleva-
te (>3 mm) e l'alta frequenza (>100 000 Hz) è utilizzata per profondità di indurimento mi-
nori (≤3 mm).
La tempra (riscaldamento e successivo spegnimento) può essere di tipo progressivo e
istantaneo a seconda dell’estensione dell’indurimento e della forma del pezzo.
Nel caso di acciai molto legati può nascere la necessità di dover spegnere i pezzi in olio
e quindi in questi casi dopo riscaldamento rapido superficiale i pezzi devono essere raf-
freddati immergendoli in vasca d’olio di cui l’impianto deve essere dotato.

11.3 Rinvenimento di distensione


La distensione di un acciaio temprato superficialmente ha lo scopo di ridurre le tensioni in-
terne che possono essere molto elevate soprattutto nei casi di spessori di indurimento
elevati e pezzi di forma complessa.
Si compone di un riscaldamento effettuato a temperature generalmente comprese tra
140 °C e 200 °C per una permanenza adeguata [normalmente (2 ÷ 3 h)] seguito da un raf-
freddamento lento in aria.
È consuetudine eseguire tale trattamento appena finita l’operazione di tempra di tutto il
lotto salvo diversamente concordato all'ordine.
Per accordi con il committente il suddetto trattamento può essere effettuato con riscalda-
mento localizzato (per esempio ad induzione) con modalità tali da garantire l’integrità su-
perficiale dei pezzi, le durezze e il gradiente delle microdurezze richieste.

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12 DOCUMENTAZIONE DI CONTROLLO
Per i manufatti sottoposti a trattamento di tempra superficiale deve essere rilasciato il do-
cumento tra quelli previsti dalla UNI EN 10204 concordato tra le parti interessate all’atto
dell’ordine e cioè uno dei seguenti documenti:
- attestato di conformità (2.1);
- attestato di controllo (2.2);
- attestato di controllo specifico (2.3);
- certificato di collaudo (3.1.A, 3.1.B o 3.1.C);
- verbale di collaudo (3.2).

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APPENDICE A CORRISPONDENZA APPROSSIMATA TRA DUREZZE VICKERS E ROCKWELL


(informativa)
I prospetti A.1 e A.2 forniscono, a titolo indicativo, una correlazione approssimata tra du-
rezze Rockwell e durezze Vickers e viceversa.
prospetto A.1 Corrispondenza approssimativa tra durezza Rockwell e Vickers

Durezze Rockwell Durezze Vickers

HRC HRA HR15N


68 85,6 93,2 940
67 85,0 92,9 900
66 84,5 92,5 865
65 83,9 92,2 832
64 83,4 91,8 800
63 82,8 91,4 772
62 82,3 91,1 746
61 81,8 90,7 720
60 81,2 90,2 697
59 80,7 89,8 674

58 80,1 89,3 653


57 79,6 88,9 633
56 79,0 88,3 613
55 78,5 87,9 595
54 78,0 87,4 577
53 77,4 86,9 560
52 76,8 86,4 544
51 76,3 85,9 528
50 75,9 85,5 513
49 75,2 85,0 498

48 74,7 84,5 484


47 74,1 83,9 471
46 73,6 83,5 458
45 73,1 83,0 446
44 72,5 82,5 434
43 72,0 82,0 423
42 71,5 81,5 412
41 70,9 80,9 402
40 70,4 80,4 392
39 69,9 79,9 382
38 69,4 79,4 372
37 68,9 79,8 363
36 68,4 78,3 354
35 67,9 77,7 345
34 67,4 77,2 336
33 66,8 76,6 327
32 66,3 76,1 318

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prospetto A.1 Corrispondenza approssimativa tra durezza Rockwell e Vickers (Continua)

Durezze Rockwell Durezze Vickers

HRC HRA HR15N


31 65,8 75,6 310
30 65,3 75,0 302
29 64,7 74,5 294

28 64,0 73,9 286


27 63,8 73,3 279
26 63,3 72,8 272
25 62,8 72,2 266
24 62,4 71,6 260
23 62,0 71,0 254
22 61,0 70,5 248
21 61,0 69,9 243
20 60,5 69,4 238

prospetto A.2 Corrispondenza approssimativa tra durezza Vickers e Rockwell

Durezze Vickers Durezze Rockwell


HV HRC HRA HR15N
300 29,8 65,2 74,9
310 31,0 65,8 75,6
320 32,2 66,4 76,1
330 33,3 67,0 76,8
340 34,4 67,6 77,4
350 35,5 68,1 78,0
360 36,6 68,7 78,6
370 37,7 69,5 79,2
380 38,8 69,8 79,8
390 39,8 70,3 80,3
400 40,8 70,8 81,0

410 41,8 71,4 81,4


420 42,7 71,8 81,8
430 43,6 72,3 82,3
440 44,5 72,8 82,8
450 45,3 73,3 83,2
460 46,1 73,6 83,6
470 46,9 74,1 83,9
480 47,7 74,5 84,3
490 48,4 74,9 84,7
500 49,1 75,3 85,0

510 49,8 75,7 85,4

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prospetto A.2 Corrispondenza approssimativa tra durezza Vickers e Rockwell (Continua)

Durezze Vickers Durezze Rockwell


HV HRC HRA HR15N
520 50,5 76,1 85,7
530 51,1 76,4 86,0
540 51,7 76,7 86,3
550 52,3 77,0 86,6
560 53,0 77,4 86,9
570 53,6 77,8 87,2
580 54,1 78,0 87,5
590 54,7 78,4 87,8
600 55,2 78,6 88,0
610 55,7 78,9 88,2
620 56,3 79,2 88,5
630 56,8 79,5 88,8
640 57,3 79,8 89,0
650 57,8 80,0 89,2
660 58,3 80,3 89,5
670 58,8 80,6 89,7
680 59,2 80,8 89,8
690 59,7 81,1 90,1
700 60,1 81,3 90,3

720 61,0 81,8 90,7


740 61,8 82,2 91,0
760 62,5 82,6 91,2
780 63,3 83,0 91,5
800 64,0 83,4 91,8

820 64,7 83,8 92,1


840 65,3 84,1 92,3
860 65,9 84,4 92,5
880 66,4 84,7 92,7
900 67,0 85,0 92,9

920 67,5 85,3 93,0


940 68,0 85,6 93,2

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di Unificazione dell’Industria e dei Ministeri.
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