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PROPULSIONE

Esistono due interessanti leggi della propulsione.


1) afferma che la spinta dipende sia dalla portata (quantità) di acqua spostata sia dall’incremento
di velocità dell'acqua. Ovvero, più acqua sposto, maggiore sarà la spinta.
2) afferma che il rendimento è inversamente proporzionale all’incremento di velocità del fluido.
Ovvero, spostare velocemente l'acqua genera perdite energetiche.

Ecco perchè se si vuole una nuotata con alto rendimento e si vuole andare velocemente è
preferibile spingere più acqua possibile, piuttosto che concentrarsi sulla velocità di spinta.

GALLEGGIAMENTO STATICO

Per galleggiamento statico


s'intende il galleggiamento che è
presente senza l'aiuto dell'azione
propulsiva degli arti, ovvero
stando completamente fermi.
Un corpo nell’acqua è sottoposto
a due forze, la FORZA PESO (in
rosso) che lo spinge verso il
basso e la
SPINTA DI ARCHIMEDE (in
verde).
La spinta di Archimede è una
forza rivolta verso l’alto, opposta
quindi al peso, ed è uguale al peso della quantità d’acqua che occupava il volume che adesso è
occupato dal corpo; solitamente si dice che la spinta di Archimede è pari al peso del liquido spostato.
Questo significa che se un oggetto completamente immerso ha un volume di 1 mc, la spinta di
Archimede sarà il peso di 1 mc di acqua, ovvero il peso di 1 tonnellata. La "lotta" tra queste due
forze determina quindi il galleggiamento o meno del corpo: se la spinta di Archimede è maggiore
del peso, il corpo viene spinto verso l’alto e quindi galleggia; viceversa, se il peso è maggiore, il corpo
affonda.
Nota bene: il volume del corpo che contribuisce al calcolo
della spinta di Archimede è soltanto quello immerso; ciò
significa che, tutte le parti che non sono immerse non
generano spinta di Archimede, tuttavia contribuiscono al
peso totale del corpo. Ecco perchè, quando facciamo
esercizi di nuoto con braccia alzate fuori dall'acqua,
facciamo più fatica a galleggiare: le braccia contribuiscono al
peso totale che ci spinge verso il basso, ma non
contribuiscono alla spinta di Archimede verso l'alto.

Considerando il corpo completamente immerso nell’acqua possiamo osservare che il confronto tra
le forze diventa un confronto tra densità: un corpo galleggia o meno se la sua densità è
rispettivamente minore o maggiore di
quella dell’acqua. Per un corpo formato
da tessuti (grasso, muscolo, ossa, etc..)
con differenti densità, conta la densità
media. Un corpo umano è costituito
principalmente da acqua, si capisce
quindi che la nostra densità è molto
simile a quella dell'acqua ed è per questo
che la tendenza del nostro corpo è quella
di rimanere in equilibrio. Tuttavia
ognuno è fatto diversamente e la densità
media dipenderà dalla propria
costituzione. Tenendo conto che la
densità è via via crescente passando dal
tessuto adiposo, a quello muscolare, per arrivare a quello osseo, si capisce quindi perchè un atleta
grasso galleggi meglio di uno muscoloso che a sua volta galleggia meglio di una persona molto
magra.

Si capisce anche perchè in mare si galleggi meglio rispetto che in piscina: l'acqua salata ha una
densità maggiore dell'acqua dolce, per cui la spinta di Archimede è maggiore.
GALLEGGIAMENTO DINAMICO NEL NUOTO
Di seguito una breve spiegazione del principio fisico alla base del galleggiamento dinamico di un
corpo immerso in acqua. Per galleggiamento dinamico s'intende il galleggiamento dovuto alla
spinta verso l'alto che si ottiene dall'acqua mentre si nuota.
Un oggetto che possiede una certa forma e che viaggia con una certa velocità attraversando un
fluido come l'aria o come l'acqua, è sottoposto a due forze. Una è rivolta verticalmente, prende il
nome di "PORTANZA" (lift); l'altra è rivolta orizzontalmente e si chiama "RESISTENZA"(drag).

Profilo alare con indicate le direzioni della portanza P, della resistenza R e quindi della forza totale Fa, data dalla somma
delle prime due

Se consideriamo l'esempio del profilo alare di un aereo, possiamo osservare che la forma del profilo
alare (vedi immagine), genera una deviazione del flusso di aria che a sua volta comporta una
maggiore pressione sotto l'ala rispetto a sopra. Questa differenza di pressione tra sotto e sopra si
manifesta complessivamente come una forza che spinge l'ala verso l'alto, la portanza. Questa forza
è strettamente legata alla velocità dell'aereo e all'inclinazione dell'ala: - più è grande la velocità e
maggiore sarà la portanza; ecco perchè gli aerei hanno bisogno di grande velocità per decollare e
per rimanere in quota - all'aumentare dell'inclinazione dell'ala aumenta sia la portanza sia la
resistenza, finchè non si raggiunge l'inclinazione di "stallo", in corrispondenza del quale la portanza
subisce un tracollo e diminuisce drasticamente (vedi immagine sotto)
Nel mondo automobilistico l'obiettivo è quello opposto, ovvero ottenere portanza negativa, rivolta
verso il basso, in modo da tenere l'auto saldamente ancorata a terra e poter scaricare tutta la
potenza del motore.
La resistenza è la forza che frena l'oggetto in movimento, è dovuta agli attriti con il fluido e, come
possiamo intuire, è fortemente influenzata dalla geometria e dalla posizione dell'oggetto durante il
moto.
Nel nuoto accade proprio la stessa cosa.
La forma del nostro corpo in acqua durante la nuotata genera una portanza verso l'alto che aiuta il
galleggiamento, ecco perchè più nuotiamo velocemente e più ci sentiamo sorretti verso l'alto;
viceversa nuotando lentamente facciamo più fatica a galleggiare e dobbiamo impiegare quota parte
delle nostre energie per sorreggerci verso l'alto, spingendo l'acqua anche verso il basso durante la
bracciata.
Nella nuotata a testa alta, tipo pallanuoto, inoltre si nota l'effetto della resistenza, per cui essendo
il corpo più inclinato e meno idrodinamico la forza resistente aumenta e facciamo più fatica ad
avanzare.
In definitiva un nuotatore dovrebbe assumere una posizione tale da avere quel poco di portanza
necessaria per avere un buon galleggiamento, senza quindi dover sprecare energia, e ridurre il più
possibile l'angolo d'inclinazione in modo da minimizzare la resistenza dell'acqua.

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