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RESITENZA e PROPULSIONE

La velocità del nuotatore è il risultato di 2 FORZE: una tende a frenarlo (RESISTENZA); una lo spinge
in avanti (PROPULSIONE) generata dalle braccia prevalentemente e molto meno dalle gambe (solo
nella rana la spinta delle gambe è del 70%).
Quindi un nuotatore per andare veloce deve: DIMINUIRE R e AUMENTARE P o conseguire una
combinazione dei 2.

Nello studio della MECCANICA DELLA NUOTATA si cerca di individuare le TECNICHE esatte per
riuscire a realizzare la combinazione delle due forze.
RESISTENZA
In acqua si possono avere 3 tipi di resistenza:
1) Resistenza Frontale - che si oppone all’avanzamento, causata dall’acqua a contatto con la
parte anteriore del nuotatore o altre parti. Molto importante quando si passa a
considerare le tecniche dei vari stili di nuoto.
2) Attrito superficiale – causato dalla resistenza dell’acqua aderente al corpo (si ritiene che
tale effetto possa essere diminuito dalla rasatura del corpo degli atleti o dall’utilizzo di
costumi tecnici omologati)
3) Resistenza di risucchio o vortice – è causata dall’acqua che non riesce a scivolare dietro le
parti del corpo scarsamente idrodinamiche e quindi il corpo è costretto a trascinare un
certo numero di molecole di acqua.
IDRODINAMICITA’
L’evoluzione della tecnica delle nuotate negli ultimi cinquanta anni (in modo più evidente negli
ultimi 30) ha iniziato a modificare la posizione del corpo in acqua in modo da renderlo più
efficiente e idrodinamico e quindi produrre – R (in prevalenza la RF e di Risucchio)
PROPULSIONE
È la FORZA che spinge in avanti il nuotatore ed è generata dalle braccia e qualche volta dalle
gambe. In effetti è causata dalla resistenza generata dalle mani e dei piedi quando spingono
indietro l’acqua.
(Principio di Newton o legge dell’azione e reazione: egli affermava che ogni azione genera una
reazione uguale e contraria come ad esempio un atleta che corre. Egli spinge il terreno indietro e
verso il basso con la gamba, da qui la reazione che spinge il corridore in avanti e in alto con la
stessa quantità di forza.)
Stessa cosa per il nuoto
APPLICAZIONE UNIFORME DELLA PROPULSIONE o PRINCIPIO DELLA “CONTINUITA’ DI
MOVIMENTO”

L’applicazione uniforme della propulsione è più efficace per la spinta in avanti del corpo di quanto
non sia una forza applicata ad intermittenza. Questa è la ragione per cui il crawl è più veloce del
delfino o della rana.
Le tecniche dei vari stili devono essere proposte permettendo al corpo di spostarsi ad una velocità
quanto più possibile uniforme. In altre parole deve essere evitata la nuotata a scatti.
Se il nuotatore procede a intermittenza molta della forza a sua disposizione per vincere la resistenza
dell’acqua verrà perduta per vincere l’inerzia. Nel crawl e nel dorso questo può essere realizzato
iniziando a “tirare” un braccio prima o immediatamente dopo che l’altro braccio finisca la sua
trazione, ottenendo in tal modo una propulsione costante e scorrevole. (Nel delfino la “trazione”
inizia non appena le braccia entrano nell’acqua, mentre ogni prolungamento nella scivolata delle
braccia in avanti causa la decelerazione del corpo.)
LA LEGGE QUADRATICA
La resistenza che un corpo crea in acqua (o in qualsiasi fluido) varia approssimativamente secondo
il quadrato della velocità. Ad esempio se un aeroplano viaggia a 100 miglia/h e sviluppa 1000 libbre
di resistenza, quando l’aereo raddoppia la velocità a 200 miglia/h la resistenza non raddoppia ma
aumenta 4 volte e cioè diventa 4000 kg, se poi l’aereo arriva a 300 miglia/h la resistenza aumenta 9
volte.

Possiamo applicare questa legge anche alla velocità del nuotatore e alla resistenza all’acqua: Se un
nuotatore spinge il braccio nell’acqua con il doppio della velocità precedente genera una resistenza
4 volte superiore. Quindi un recupero affrettato, non solo rompe il ritmo ma tende anche a frenare
il nuotatore e a rallentare la nuotata aumentando la resistenza all’avanzamento

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