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INDIRIZZO MUSICALE:
la prima norma che prevede la possibilità di avviare corsi sperimentai triennali ad
orientamento musicale è il D.M. (decreto ministeriale) P.I. (pubblica istruzione) 89\1975
ministro Malfatti.
D.M. P.I. 03\08\1979 razionalizza la sperimentazione crea omogeneità sul piano
organizzativo e strutturale e prevede per ogni scuola da tre a cinque strumenti.
A metà degli anni ottanta il ministero verifica l’andamento della sperimentazione (finalità
positiva).
Anno 1985, 92 S.M.I.M. (scuole medie indirizzo musicale) 282 CATTEDRE E 8000 ALUNNI, su
questa base inizia il dibattito per trasformarli da sperimentali ad ordinamentali, solo che
dobbiamo aspettare 17 anni prima di avere un nuovo provvedimento:
(D.M. 13\02\1996) stabilisce il valore propedeutico dei corsi per la continuazione dello
studio dello strumento, per la prima volta i gruppi strumentali vengono ripartiti in quattro
gruppi: strumenti a tastiera, a corda, a fiato e a percussioni (percussione nuovo gruppo).
Articolo 5 prede la possibilità di istituzionalizzare i corsi e di realizzarne una diffusione
equilibrata su tutto il territorio nazionale (visti i risultati positivi). L’insegnamento dello
strumento si colloca nel quadro del progetto complessivo di formazione della persona e la
musica viene definita come veicolo di comunicazione, quindi opportunità di conoscenza e
di espansione della propria cultura che consentono una maggiore capacità di lettura attiva
e critica della realtà.
L.124 (legge relativa al riordino del personale scolastico) del 1999, legge chiave perché all’
art.11 co.9 letteralmente statuisce “I corsi ad indirizzo musicale, autorizzati in via
sperimentale, sono ricondotti ad ordinamento”. Tale legge, insieme al D.M. 201 istituisce
ufficialmente i corsi ad indirizzo musicale per la scuola media.
Articoli di riferimento D.M. 201:
Art.1 stabilisce che l’insegnamento dello strumento musicale costituisce integrazione
interdisciplinare ed arricchimento dell’insegnamento dell’educazione musicale.
Art.2 attribuisce la scelta degli strumenti al collegio dei docenti.
Art.3 dotazione organica:
4 cattedre articolate su tre classi,
ore di insegnamento destinate a: lezione individuale o a piccoli gruppi;
musica d’insieme;
ascolto partecipativo e teoria e lettura della musica quest’ultimo insegnamento
almeno un’ora alla settimana anche per gruppo classe.
Art.4 prevede che la fase transitoria termini con l’anno scolastico 2004\05. Per arrivare a 4
cattedre.
Art.5 prevede incrementi delle dotazioni provinciali in relazione alle esigenze dei corsi.
Art.6 la tipologia degli strumenti e la programmazione dei programmi di insegnamento
secondo la tabella A.
Art.7 il docente di SM esprime un giudizio analitico su ciascun alunno in sede di valutazione
periodica e finale.
Art.8 esami di licenza medi: viene verificata la competenza musicale, sia attraverso la
pratica esecutiva (individuale e\o di gruppo), che attraverso il versante teorico.
Art.9 istituisce la classe di concorso A077 e prevede come titolo di accesso il diploma di
conservatorio.
Art.10 rinvia a un successivo decreto le procedure concorsuali.
Allegato A del decreto 201
Indicazioni generali:
musica = contatti con le discipline letterarie, scientifiche e storiche;
Dimensione sociale e culturale dell’evento musicale;
Adeguata attenzione a quegli aspetti (come la pratica corale e la pratica
strumentale d’insieme) che pongono l’alunno in relazione consapevole e fattiva con
altri soggetti;
L’autonomia scolastica consente una maggiore possibilità di diffusione della cultura
musicale;
Orientamenti formativi
L’insegnamento strumentale conduce all’acquisizione di capacità cognitive in ordine
alle categorie musicali fondamentali (melodia, ritmo, timbro, dinamica e agogica)
ed alla loro traduzione operativa nella pratica musicale.
L’insegnamento strumentale promuove la formazione globale dell’alunno
offrendogli ulteriori occasioni di orientamento e di sviluppo delle proprie
potenzialità e fornendogli occasioni di integrazione e di crescita (anche per gli
alunni in situazione di svantaggio).
Obiettivi di apprendimento
Dominio tecnico del proprio strumento;
Capacità di produrre autonome elaborazioni di materiali sonori;
Acquisizione di abilità in ordine alla lettura ritmica ed intonata;
Conoscenza di base della teoria musicale;
Primo livello di capacità performative con controllo del proprio stato emotivo.
Contenuti fondamentali
Ricerca di un corretto assetto psicofisico (postura, rilassamento, percezione
corporea, coordinamento e respirazione;
Decodificazione allo strumento della notazione musicale (ritmo dinamica timbro
agogica ecc.);
Padronanza dello strumento attraverso la lettura, ma anche l’intonazione e
l’improvvisazione (deve essere rafforzata la lettura a prima vista);
Lettura ed esecuzione del testo musicale;
Acquisizione di un metodo di studio basato sull’individualizzazione dell’errore e
della sua correzione.
Competenze:
Riconoscimento e descrizione degli elementi fondamentali della sintassi musicale;
Riconoscimento e descrizione di generi musicali e forme elementari;
Capacità di collocare in ambito storico-stilistico gli eventi musicali;
Produzione di melodie attraverso il mezzo vocale, con il supporto della lettura
ritmica ed intonata;
Lo studio strumentale si fonda su:
1. Capacità di lettura allo strumento;
2. Capacità di esecuzione ed ascolto nella pratica individuale e collettiva;
3. Esecuzione, interpretazione ed eventuale elaborazione autonoma allo
strumento del materiale sonoro.
Esemplificazioni metodologiche
La lezione;
Ascolto;
Pratica vocale;
Pratica ritmica;
Apporto delle tecnologie elettroniche e multimediali.
Verifica
Si base sull’accertamento delle competenze intese come dominio, ai livelli stabiliti,
del sistema operativo del proprio strumento in funzione di una corretta produzione
dell’evento musicale rispetto ai suoi parametri costitutivi.
Alla fine del triennio gli alunni dovranno sapere eseguire con consapevolezza brani
solistici e di insieme appartenenti a diversi generi, epoche, stili, di difficoltà tecnica
adeguata al percorso compiuto.
Obiettivi minimi
Principali figurazioni ritmiche in tempi semplici e composti;
Utilizzo di tutta l’estensione dello strumento con passaggi diatonici e cromatici;
Staccato e legato;
Variazioni dinamiche e agogiche.
Nota 1391 del MIUR in data 18\02\2015 2CLASSI UNITARIE”. La nota sottolinea come distribuire gli
alunni che hanno superato l’apposita prova orientativo-attitudinale in più classi, oltre a snaturare
l’identità delle classi ad indirizzo musicale, rende difficoltosa l’organizzazione concreta delle
attività (in particolare la musica d’insieme) comportando una dispersione delle risorse
professionali.
ORGANI COLLEGGIALI:
dopo i moti studenteschi del 1968\69 nasce la volontà di coinvolgere nella funzione di
trasmissione della cultura e formazione degli alunni tutte le componenti:
1. Alunni;
2. Famigli;
3. Associazioni sindacali;
4. Rappresentanti degli enti locali.
AUTONOMIA SCOLASTICA:
Introdotta con la legge delega 59 del 1997 e relativi decreti delegati indica la capacità di auto
determinarsi e di amministrarsi liberamente senza ingerenze sotto il controllo di organi preposte.
Non si deve intendere come isolamento autarchico, ma come capacità di dialogare di interagire
con le esigenze del territorio, valorizzando la natura e l’identità di ogni singolo istituto. Le regioni
attuano il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche per garantire l’equilibrio tra la
domanda di istruzione e l’organizzazione dell’offerta formativa (tenendo conto anche delle
caratteristiche del bacino d’utenza, dei fenomeni di devianza giovanile e criminalità minorile),
conferendo personalità giuridica alle scuole che acquisiscono o mantengono un numero di alunni
compreso tra 500 e 900 nel quinquennio. Fondamentalmente l’autonomia si estrinseca in
autonomia finanziaria (a ciascuna scuola viene fornita un’assegnazione ordinaria attribuita in
funzione di: tipologia dell’istituto, popolazione scolastica, sedi aggiuntive, numero alunni H ed una
perequativa, con l’unico vincolo costituito dalla destinazione ad attività di istruzione, formazione
ed orientamento) e autonomia organizzativo-didattica. Possibile anche promuovere accordi tra
due o più scuole (reti di scuole) nonché introdurre i laboratori per consentire: il miglioramento
dell’offerta formativa, la prevenzione dell’abbandono scolastico con conseguente lotta alla
dispersione e infine l’istruzione per gli adulti. Quest’ultima prevista per perseguire: obiettivi
generali del sistema di istruzione, il diritto di apprendere e le scelte educative delle famiglie, il
tutto, ovviamente nel rispetto dei vincoli stabiliti dalle leggi statali (ad esempio la durata annuale
del servizio o la durata della settimana scolastica mai inferiore a cinque giorni). I conetti
fondamentali dell’autonomia scolastica sono:
o Flessibilità:
- Unità oraria;
- Trimestri o quadrimestri;
- Superare le disuguaglianze.
o Efficienza.
GESTIONE SOCIALE DELLA SCUOLA:
La scuola diviene una vera e propria comunità, un anello di congiunzione tra famiglia e società.
Con i decreti delegati del 1974 vengono istituiti tutta una serie di organi collegiali, che fanno
cadere la barriera tra docenti ed alunni e rendono più paritario il dialogo educativo. Prima il
rapporto docenti alunni e preside docenti era autoritario, disciplinare e monolitico. Con la riforma
del 74 vengono istituiti gli organi collegiali (ristrutturati nel 1999), che consentono la
partecipazione democratica alla vita collegiale della scuola. Gli organi sono:
1. Consiglio di intersezione (scuola dell’infanzia),
2. Consiglio di interclasse nella scuola primaria;
3. Consigli di classe, è costituito da tutti i docenti e gli insegnanti teorico pratici di ciascuna
classe, con pienezza di voto (gli assistenti alle esercitazioni di laboratorio hanno solo
poteri consultivi), i rappresentanti dei genitori sono 4 nella scuola secondari di primo
grado; 2 nella scuola secondaria di secondo grado più 2 alunni, nei corsi per adulti sono 3
alunni e un genitore. Presiede le sedute il dirigente scolastico o un suo delegato. Si tratta
di organo che dura in carica un anno a struttura differenziata, in quanto per alcune
materie (valutazione periodica e rapporti disciplinari) non prendono parte alle sedute i
rappresentanti dei genitori e degli alunni. E un organo fondamentale sulle seguenti
materie:
Pianificazione delle attività;
Valutazione dei risultati;
Scelta dei libri di testo e dei sussidi didattici;
Proposta delle visite guidate e dei viaggi di istruzione.
In oltre delibera a maggioranza l’ammissione agli esami di stato.
4. Collegio dei docenti: organo omogeneo (solo personale insegnante) a formazione
automatica (non necessita di alcuna nomina) e si insedia all’inizio di ogni anno scolastico.
Viene presieduto dal dirigente scolastico (segretario uno dei suoi collaboratori), e si
riunisce ogni qualvolta il dirigente ne ravvisi la necessità o lo richieda un terzo dei membri,
comunque almeno una volta ogni quadrimestre. Il collegio dei docenti ha i seguenti
poteri:
Poteri deliberanti:
- Elaborazione del PTOF: il PTOF è stato introdotto dalla legge 107 del 2015.
Viene predisposto entro il 16 gennaio di ogni anno programmando il
lavoro scolastico del successivo triennio e può definirsi come il
“documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale
di ogni scuola”, in sostanza è lo strumento di progettazione delle attività
curriculari ed extra curriculari, con l’obiettivo di fornire maggiori
opportunità per i giovani ed un contatto più efficace con il territorio. Il
dirigente esplicita gli indirizzi, il collegio dei docenti lo elabora e il consiglio
di istituto lo approva rendendolo efficace. Nel PTOF vengono definiti: le
discipline e le attività scelte, la possibilità di opzione delle offerte, azioni di
continuità, orientamento e recupero. Articolazione del monte ore annuale
per ciascuna disciplina. Per far ciò gli istituti devono: adattare il calendario
scolastico, progettare l’attività di sperimentazione e ricerca, confrontarsi
con il territorio e promuovere accordi di rete. Il PTOF deve anche
contenere le iniziative di potenziamento. Il piano può essere rivisto
annualmente entro il mese di ottobre.
A partire degli anni settanta nascono in tutto il territorio nazionale diverse sperimentazioni di licei
musicali e danza. Alcune di queste coinvolgevano i conservatori (Parma o Milano), mentre la gran
parte delle sperimentazioni ha previsto l’implemento di alcune discipline musicali all’interno del
piano orario di altri indirizzi liceali. Mantenuta la sperimentalità fino all’anno 2009, o Licei musicali
sono stati definitivamente istituzionalizzati dalla riforma Gelmini. Le materie caratterizzanti sono
rispettivamente: lo studio di uno o più strumenti, il laboratorio di musica d’insieme, la storia della
musica, la TAC, e la TEC. Il piano di studi prevede: TAC 3 ore per tutta la durata del liceo TEC 2 ore,
Storia della Musica 2 ore, laboratorio di musica d’insieme 2 ore il primo biennio e poi 3 ore per il
resto del corso di studi, esecuzione ed interpretazione fino all’anno scolastico 2016\17 primo
biennio 2 ore primo strumento e 1 ora secondo strumento, secondo biennio 1 ora ed 1 ora, ultimo
anno abbandonato il primo strumento solo 2 ore il primo strumento. Nell’anno scolastico 17\18
viene tolta un’ora di primo strumento nel primo biennio e viene sostituita in un’ora di ascolto
(ascolto partecipativo). In seguito a ricorsi anche di comitati di famiglie il TAR si è espresso
dichiarando l’illegittimità di tale novità, si che il MIUR dovrebbe ripristinare la seconda ora
all’interno del primo biennio. Il liceo musicale è suddiviso in due bienni ed un monoennio finale, al
termine dei due bienni certificazione delle competenze.
Rapporto del 2016: bilancio positivo, ed i risultati acquisiti consentono di fornire un prezioso
corpus di dati che permetterà di compiere scelte ponderate e consapevole rispetto all’assetto che i
licei, terminata la fase di avvio sperimentale, potranno avere nel più generale riordino del
funzionamento dell’intero settore della formazione musicale e coreutica. Il percorso del liceo
musicale è indirizzato all’apprendimento tecnico-pratico della musica e dallo studio del suo ruolo
nel suo ruolo e nella cultura. Lo studio della musica guida lo studente ad approfondire ed a
sviluppare le conoscenze e le abilità, ed a maturare le competenze necessarie per acquisire, anche
attraverso specifiche attività funzionali, la padronanza del linguaggio musicale sotto gli aspetti
della esecuzione, interpretazione e composizione, maturando la necessaria prospettiva culturale,
storica, estetica, teorica e tecnica. Assicura altresì la continuità dei percorsi formativi per gli
studenti provenienti dai corsi ad indirizzo musicale della scuola media. Gli studenti a conclusione
dei percorsi di studio, oltre a raggiungere i risultati di apprendimento comuni, dovranno:
1. Eseguire ed interpretare opere di epoche, generi e stili diversi, con autonomia nello studio
e capacità di auto-valutazione;
2. Partecipare ad insiemi vocali e strumentali con adeguata capacità di interazione con il
gruppo;
3. Conoscere i fondamenti della corretta emissione vocale;
4. Utilizzare ad integrazione dello strumento principale (monodico o polifonico) un secondo
strumento (polifonico o monodico);
5. Usare le principali tecnologie informatiche ed elettro-acustiche relative alla musica;
6. Conoscere ed utilizzare i principali codici della scrittura musicale;
7. Conoscere ed analizzare opere significative del repertorio musicale;
8. Cogliere i valori estetici in opere musicali di vario genere ed epoca;
9. Conoscere l’evoluzione morfologica e tecnologica degli strumenti musicali;
10. Conoscere lo sviluppo storico della musica nelle sue linee essenziali, nonché le principali
categorie sistematiche applicate alla descrizione delle musiche di tradizione scritta ed
orale;
11. Individuare le tradizioni ed i contesti relativi ad opere, generi, autori, artisti, movimenti
riferiti alla musica, anche in relazione agli sviluppi storici, culturali e sociali.