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A N I

M A L I

F A N

T A S T I

C I
L’ I M P O S S I B I L E
di Emanuele Farneti

Nella prima copertina di questo numero speciale, Jim Naughten che stiamo perdendo. Non è una coincidenza che le tre immagini
inscena un diorama psichedelico, immortalando un gorilla a passeg- abbiano in comune una dominante cromatica, il rosa. È un modo per
gio in una foresta rosa shocking. sottolineare, con evidente contrasto, che la vita reale a cui stiamo
condannando il pianeta è tutto fuorché un’arcadia, e le nostre pro-
Nella seconda, Simen Johan usa la tecnologia per mettere alla spettive di futuro certo non rosee.
prova la nostra percezione della realtà: quei fenicotteri esistono dav-
vero o li ha generati un computer? Abbiamo dedicato questo numero agli animali (fantastici, lo sono
tutti), ai loro diritti, alle loro aspettative di vita, ai loro sogni. Rac-
Per ritrarre i cavalli nel progetto da cui è tratta la terza immagine, contiamo di cani protagonisti nella storia dell’arte o che fanno car-
Gareth McConnell ha usato le stesse sfumature, lo stesso approccio riera nella moda, di celeberrimi roditori e di nuove stelle da social
psicologico che di solito vengono dedicati agli esseri umani. media. Diamo la voce, con il magnifico racconto scritto per i lettori di
d dal Premio Campiello Bernardo Zannoni, a un acaro costretto a fare
I loro sono tre diversi modi di rappresentare la catastrofe ambien- i conti con il suo ruolo nel tempo e con l’immensità del mondo.
tale del nostro tempo, non in via diretta ma per antitesi. Ci sono
infatti i fotoreporter che testimoniano con il loro obiettivo le soffe- Spiega l’etologa Jane Goodall, nel raccontarci la favolosa storia
renze che stiamo riservando a migliaia di specie animali. E poi c’è di Pigcasso, il maiale salvato dal macello perché sapeva dipingere e
chi, come i tre artisti di questa settimana, ha scelto invece di foto- pure bene: per sensibilizzare sulla questione ambientale servono di
grafare l’impossibile – di rappresentare cioè quello che potrebbe sicuro le inchieste, gli studi, le tabelle e i numeri – ma sono le storie
essere e non è, per farci sentire ancora più forte la nostalgia per ciò ad arrivare ai cuori. Q

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SOMMARIO

primo piano
I piccoli niente
Il racconto per d
di Bernardo Zannoni 015
Di sana e robusta Costituzione
di Paola Mastrocola 018
Dei (loro) diritti e dei (nostri) doveri
di Gabriele Rosana 020

un drink con d Bio-scienza


Vittoria Ferragamo: di Elena Cattaneo 042
È un’arca di famiglia Performer
di Giovanni Audiffredi 034 di Carlo Antonelli 043
parole storie
Casamatta Lo sguardo al futuro
di Concita De Gregorio 039 Intervista a Rob Dunn e Jim Naughten
È chiaro che siamo noi di Michele Neri 046
di Malcom Pagani 040 e di Cristina Kiran Piotti 050

Avrò cura di te Immaginandoci cane


di Elena Stancanelli 041 di Maurizio Fiorino 052

L’aragosta e il metaverso
di Antonella Matranga 056
Million Dollar Pets
di Deborah Ameri 060
Il ritorno del T-Rex
di Stefania Medetti 064
Questione di topi (e paperi)
Intervista ad Alex Bertani
di Carlotta Magnanini 068

moda
finale
Homer & I
di Paul Smith 074 Inseguendo la diva
di Magda Mutti 088
A touch of pink
di Beatrice Pretto 076 Le ospiti volanti
di Laura Taccari 092
beauty
Oroscopo
Nel loro nome di Marco Pesatori 096
di Deborah Ameri 082
Risponde
A spotted butterfly di Umberto Galimberti 098
di Alessandro Arena 092
Direttore responsabile Vicedirettori Caporedattore centrale
Maurizio Molinari Stefania Aloia Giancarlo Mola
Francesco Bei
Carlo Bonini
Gianluca Di Feo
Angelo Rinaldi (Art Director)

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Diretto da Senior Graphic Designer Creative Director & Redesign


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Marco Fecchio (Caposervizio) dalla serie
Eremozoic
Fashion Director Elena Silva (Caposervizio)
di Jim Naughten.
Rachele Bagnato Valeria Ghion

Caporedattore centrale Photoeditor


Marco Romani Manila Camarini (Vicecaposervizio)
Alfredo Albertone
Ufficio centrale Gilda Baldelli Untitled #163,
Giovanni N. Ciullo (Caposervizio) dal libro
Carlotta Magnanini (Caposervizio) Segreteria Simen Johan
(Powerhouse).
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Elisabetta Dini Ciacci
Redazione attualità Sabrina Vitale
Laura Piccinini (Caposervizio)
Mara Accettura (Vicecaposervizio) Casting e produzione
Ambra Radaelli Danilo Di Pasquale
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del 05-05-2021
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PRIMO PIANO

I P I CCO L I N I E N T E
di Bernardo Zannoni

Nel suo romanzo d’esordio, I miei stupidi intenti (Sellerio), Bernardo Zannoni
ha dato voce alla faina Archy conquistando l’ultimo Premio Campiello. Ora lo scrittore
torna con un racconto scritto per d. In cui il protagonista è un acaro in cerca di risposte

bitiamo un luogo davvero molto vasto. E vuole che lo dica, che mamma ci viene a Fredericksen di non lagnarsi, a darmi la sacro-

A Non potrei definirlo in altro modo, e


non che io perda troppo tempo a defini-
re le cose. Ovunque si guardi pare si estenda
prendere, che ci riporta nel Rosso. Se non lo
faccio Jean mi spinge. Alcune volte mi ribal-
ta, poi rimane a guardarmi dondolare, finché
santa ragione. Io e Fredericksen siamo nati vi-
cini, e dunque mangiavamo vicini. Continuava
a strillare che le rubavo il pulviscolo.
all’infinito, e spesso cambia forma, così da far- non mi rimette in piedi. Jean è forte perché fa «Allontanatevi un po’, voi due!», ci aveva sug-
ti credere perso. Casa per noi è dove poggia- esercizio. Allena ogni zampa in qualsiasi mo- gerito mamma, ma a noi non piace spostarci.
mo le zampe, oppure il dorso di chi conosci. mento, affronta nemici immaginari, fa tutto Non siamo una specie di grandi camminato-
Conosco Fredericksen, Jean, e poi c’è anche in corsa, mima versacci guerreschi. Frederi- ri: piuttosto che muovermi, avevo preferito
Tamburo. Siamo rimasti in pochi, solo noi, in cksen pensa anche per lui, e che questo non ignorare mia sorella, sperare in silenzio che
una coltre di Giallo. Anche il Giallo oramai è succeda con me, la offende molto. si strozzasse. Nel Rosso si stava bene, poi era
sinonimo di casa. «Mamma torna, vero?». arrivato quel rumore. Era un suono arrabbia-
«Mamma torna e ci riporta nel Rosso», dice Mi ostino a non dire quello che mia sorella to, denso e sottile.
sempre Fredericksen. «Vedrai». vuole. «Il risucchio!», ha gridato mamma. «Scappate!».
Fredericksen è mia sorella. È nata prima di Io ho visto, lei no. Prima abitavamo nel Rosso, In lontananza ho visto le fibre piegarsi, il cielo
me e non le sto simpatico, l’unico di settan- siamo nati tutti lì. Era alquanto affollato. Mam- farsi scuro. L’aria s’era agitata di colpo, cerca-
ta fratelli. ma ci invitava a non essere frenetici, a non fare va di portarti via con sé, sempre con maggio-
«Capito, microbo?», la supporta spesso Jean. i maleducati, perché tanto si mangiava sem- re forza. Ancora prima di potermi muovere,
«Smettila di dire fesserie». pre e comunque, appena usciti fuori dall’uo- Fredericksen mi era finita addosso, corren-
Jean è il fidanzato di Fredericksen: è tozzo e vo. Bastava poggiare la bocca, passo più, pas- do con tutte le zampe, finendo per caricar-
muscoloso, con le zampe a sventola, il dorso so meno. Ricordo mucchi di fratelli aggrappati mi sul suo addome.
Foto di BSIP/AGF

tutto abbronzato. Anche lui è nostro fratello; alle stesse fibre vermiglie, il via vai per un gra- «Lasciami, idiota!», le avevo detto.
loro si stanno simpatici. nello, un pezzo di forfora, toccarsi per guada- «Lasciami tu!», urlava lei. «Mamma, aiuto!».
«Jean!», frigna di solito Fredericksen. «Faglie- gnare spazio. Mamma era una femmina impe- Incastrato sulla schiena di mia sorella, avevo
lo dire!». gnata, eppure riusciva a gestirci tutti, a dire a potuto voltarmi indietro.

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PRIMO PIANO

Vidi il cielo scurirsi ancora, poi le fibre impen- Lui non è nostro fratello, e vive nel Giallo Quando torno mia sorella sta ancora sisteman-
narsi, l’aria vorticare impetuosa. Vidi i miei fra- da prima di noi, tutto solo. A dire la verità, do uova.
telli volare via, nel vuoto, assieme alla polve- Tamburo è completamente suonato: non fa «Tu sei Andrea, e tu pure. Andrea e Andrea».
re, scomparire nella bocca di un buco nero. altro che ridere, e se non ride, è perché sta «Che bei nomi, tesoro»
Le loro voci, le nostre, furono annientate dal prendendo respiro. Si spinge molto più in Ne ha già chiamati così una ventina. Forse
rumore: le succhiava a sé, assieme a tutto il là di me, e spesso trovarlo mi riesce proprio vuole ovviare al fatto che non si sappia se na-
resto. Vidi mamma aggrappata alla punta di difficile, mi fa sgambare parecchio. Ha il vi- sceranno maschi o femmine, ma per me, è
un pelo, cercare di resistere fino all’ultimo. zio di arrampicarsi fino in cima alle fibre, perché non ha fantasia.
«Mamma!», la chiamai, e per assurdo mi sentì. così devo tenere il muso sempre in alto: non «Come sarà contenta mamma», canticchia.
«Stai con tua sorella!», gridò. Mi volse uno so cosa ci trovi esattamente lassù, ma se lo «Quando torna li portiamo tutti nel Rosso».
sguardo impaurito, poi ebbe un accenno di chiamo scende. Mia sorella la odio, eppure non riesco a non
gioia, poi di tristezza. Sapeva che non ero uno «Hey, ciao», dice. Si mette a ridere. volerle un poco di bene. Fredericksen non ri-
sciocco, me lo disse senza parole. Perse la pre- Io e Tamburo mangiamo, poi ci facciamo due esce a vedere le cose, non è capace di farsene
sa, e ci lasciò da soli. passi assieme. Non mi spinge e condivide vo- una ragione, è come fosse cieca. Come si può
Fredericksen corse finché non sentimmo più lentieri il cibo. Gli racconto di mia sorella e odiare qualcuno che nemmeno ha gli occhi
suoni spaventosi. Era tornata la luce, e intor- mio fratello, di mia madre, del Rosso e del per vivere? Mi dispiace più per lei che per la
no a noi le fibre si erano fatte di un colore Risucchio, e lui trova le mie storie molto di- mamma. Ogni volta mi chiedo cosa ci faccio
chiaro. In giro non c’era nessuno. vertenti. Forse nemmeno mi ascolta. Mi pia- ancora qui, perché non partire, esplorare con
«Dove siamo?», aveva detto mia sorella. ce l’idea di sembrare simpatico, è una bella Tamburo, trovare una femmina che mi ami.
«Non lo so». sensazione. Ogni tanto Tamburo s’incupisce: È che ho promesso. Resto vicino a mia sorel-
«Voglio sapere dove siamo. Qui è tutto giallo». se sta mangiando smette, e se cammina si fer- la ancora un poco, la sopporto, perché mi è
Ci aveva raggiunti anche Jean. Era sbucato ma di colpo. Lo vedo venire inghiottito da vio- stato chiesto. È una prova durissima.
dalle fibre ancora in corsa, tozzo e abbron- lentissime visioni, coscienze così pesanti da «Smettila di masticare, mi svegli le uova!».
zato, le zampe a sventola. Ancora non lo co- schiacciargli l’addome. Con il suo sedere enorme, Fredericksen mi
noscevo, ma già dallo sguardo non promet- «Tamburo?», lo chiamo. È assente, in un al- fissa da distante, poi mi raggiunge. Il suo
teva grandi soddisfazioni. tro mondo. sguardo vacuo, irritato, di chi non capisce
«Dove siamo?», disse. «Siamo piccoli niente, lo sai?». niente, si somma a quello di Jean, fermo sul-
«Non lo so», risposi io. Se ne esce spesso con queste frasi. Le dice in la sua schiena.
Jean si incantò per un momento. Si riprese, un sussurro, trattenendo la voce dallo scon- «Mi svegli le uova», sibila.
mi diede una spinta. volgersi in pianto. Mi mette un po’ a disagio. Io lascio il mio pezzetto di fibra.
«Dimmi immediatamente dove siamo, mi- «Siamo niente». «Le uova non si svegliano», rispondo.
crobo». «Cosa?». «E invece sì».
Non ci siamo più spostati. Fra i miei fratelli è Tamburo riprende a sorridere, poi a ridere. «E invece no. Non sono nemmeno vive».
scoccato subito l’amore, e siccome da man- «Niente, niente. Dai, camminiamo». «Jean!».
giare c’è sempre, alla fine il Giallo è diventa- Non mi racconta mai nulla di sé; da una par- Dondolo sul mio dorso. Nel mentre che pro-
to un colore amico. La nostra vita non è cam- te credo perché non sia in grado, dall’altra ho vo a rialzarmi, decido: aspetto la schiusa e
biata di una virgola: si mangia, si sonnecchia, come l’impressione che gli piaccia farsi i fat- me ne vado.
ci si riempie di nuovo la pancia. C’è polve- ti suoi. Non so da quanto tempo si aggiri per Un giorno Tamburo mi passa un pezzo di
re, forfora, pelle morta, ogni tanto un pezzo il Giallo, né che storia abbia. Tamburo non è qualcosa: è una specie di granella, di colore
d’unghia, fibra gialla. La dieta è la stessa e ce della nostra specie. Ha il dorso più grande e marrone, dall’odore zuccheroso. La assaggio
la facciamo andare bene, è roba sana. L’uni- di un particolare colore arancione, le zampe ed è buonissima.
ca variante, è che ho preso a muovermi più più spesse e molleggiate, la testa triangola- «Che cos’è?», dico estasiato.
spesso. Da quando Fredericksen è rimasta in- re. Una volta gli ho chiesto se venisse da lon- «È biscotto», ride. «È buono buono, ma buo-
cinta, ho tutti i motivi per passeggiare. Li ave- tano, mi ha risposto di sì. no davvero».
vo anche prima. «Da dove?». Ed aveva ragione. Era qualcosa che con il pul-
«Mamma sarà così contenta», ripete. «Quan- «Da lontano». viscolo non aveva niente a che vedere, né con
do torna li portiamo tutti nel Rosso». Tamburo conosce tante zone, e si spinge an- la forfora, né con la pelle morta. Era dolce, lo
Le è cresciuto il sedere e non fa altro che la- che molto distante. Quando stiamo per esa- divoro in un attimo.
sciare uova in giro, a dargli i nomi una per una. gerare, io mi fermo. «Cos’è un biscotto?», gli chiedo.
«Verranno tutti intelligenti», chioccia. «Mi fermo qui, Tamburo». Lui se la ride e comincia a camminare. Mi por-
«Tutti quanti», le fa eco Jean. Ha un sorriset- «Va bene, allora ciao». ta ai piedi di un monolito, ruvido e irregolare,
to quadrato, aggrappato al suo dorso, men- Si allontana ridendo. Il nostro è un rapporto ab- così pesante da piegare le fibre gialle sotto di
tre finisce di fecondarla. bastanza semplice, ma genuino come un pez- lui. La sua ombra ci copriva già da distante, il
«Intelligenti come me», continua lei. zo di forfora. Mi dispiace vederlo scomparire, suo odore ammaliava da ancora più lontano.
«Come te, tesoro». ho sempre paura di non riuscire più a trovar- «Da dove viene?», balbetto.
Quando passeggio vado a cercare Tamburo. lo. Mi piacerebbe andare via con lui. «Dall’alto», risponde Tamburo, poi ha un altro

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PRIMO PIANO

dei suoi momenti tristi. «Tu lo sai che siamo di pelo, di forma rotonda, ai piedi di uno spa- di fecondarla e le sta accanto, fa esercizio sot-
nulla, vero?», dice. zio d’aria infinito?». tovoce. Mi fissa non appena mi sente arrivare.
Io non lo ascolto, sono perso nel contempla- Quelle parole mi confondono, faccio una «Vedi di masticare piano, microbo», ordina.
re la montagna. Era un gigantesco ammasso smorfia. Tamburo ha un’espressione alluci- «Anzi, non mangiare affatto».
di quella sostanza zuccherina, un’estasi gran- nata, continua a parlare senza aspettarmi. «Va bene», rispondo. Non ho testa per le sue
de quanto venti eternità. «Se ti dicessi che questo spazio è la casa di provocazioni: lo zucchero mi abbandona e mi
«Quando è arrivato?», chiedo. mostri inimmaginabili, di grandezze inimma- lascia desolato, sgomento, pieno di tristezza.
«Da un po’». ginabili, e noi ci nutriamo delle loro bricio- Mi posiziono lontano dalle uova. Penso davve-
Ci arrampichiamo, saliamo per un poco. le? Se ti dicessi che non siamo più importan- ro che il mio non è un significato, che nessuno
«È pazzesco! È bellissimo!», dico io con il fia- ti della polvere, che non siamo niente, che di noi lo ha. Penso a cosa possa farmi andare
tone. Ammiro la granella declinarsi in forme tutto quello che pensi, che vuoi, che deside- avanti, al senso che la mia vita può assumere,
ruvide, spingersi al cielo con una morbida sa- ri, è niente?». se è tangibile, o perlomeno appena percetti-
lita. Tamburo mi è davanti e intuisce che sto La voce gli si era strozzata, stava iniziando a bile. Povero Tamburo, sì è bevuto il cervello.
faticando, si ferma e mi aspetta. Ha la risata piangere. «Tamburo», gli dico, ma lui mi parla Cosa può fare un acaro, a cosa può aspirare,
un po’ rarefatta. sopra. Lo vedo al limite, tremava tutto. se non essere un piccolo niente? Quale è il
«Stanco?», mi chiede. «Io vengo da tanto lontano, che tu non puoi suo qui, se non il posto dove poggia le zam-
«Sì». averne un’idea», confessa. «E vengo da questo pe? Ci penso su parecchio, mi chiedo se que-
Ci mettiamo a mangiare. Avevo l’addome che biscotto, sul quale sono rimasto attaccato». sto possa giustificare la mia presenza a que-
scoppiava, le zampe mi reggevano a malape- Eccolo, ora piangeva. Tamburo piega le zampe sto mondo. Vale davvero la pena essere, ma
na; ero contento ed euforico, assonnato ed ec- a terra, si stende, ne mette un paio sugli occhi. essere invisibili? Davvero un desiderio ha una
citato allo stesso tempo. «Mi hanno portato via», biascica. «Mi hanno scala di misura?
«Tamburo lo sai, lo sai che sei mio amico?», strappato ai fratelli, a mia mamma, mi hanno «Cosa trami?».
bofonchio. Dico la verità; e dalla verità pas- fatto perdere per sempre. Sono caduto qui, Mi giro di soprassalto. Fredericksen mi è alle
so subito a tutto il resto. ma cosa è realmente qui, per noi? Niente. Sia- spalle, con il sedere enorme, che mi studia.
«Io voglio andarmene, Tamburo. Ho capito mo insignificanti». «Niente», le dico. Lo faccio con dolcezza: per-
che spostarmi mi piace. Voglio venire via con Mi sono avvicinato a lui, ho vinto l’imbarazzo, ché anche mia sorella, alla fine, è un piccolo
te, il più lontano possibile». ora gli appoggio una zampa sul dorso. niente. E così pure Jean. E gli Andrea.
Tamburo era pensieroso. «Ma no, Tamburo, no», dico. «Partiamo insie- «Sei sospetto», continua lei.
«Noi non ci spostiamo mica», dice. me», ma non ne sono più tanto convinto. Mi scruta con il suo muso idiota, inconsape-
«Ma lo faremo», rispondo. «Ci mettiamo in «Salgo sulle fibre per cercarli», si disperava. vole ed insensibile. Alla fine le voglio bene,
viaggio, lasciamo il Giallo, guardiamo nuo- «Ritorno qui in cima per provare a scorgere da decido che le posso fare un regalo.
ve cose». dove ho smesso di esistere. Ha senso urlare? «Penso a quando tornerà la mamma», sorri-
Tamburo guardava, sì, ma in alto. Che non ri- Mi possono sentire? C’è una vaga speranza?». do. «A quando torna e ci riporta nel Rosso».
desse da così tanto tempo, mi faceva una cer- Sono confuso e spaventato, incerto se dar- Fredericksen si scuote, si rilassa. Le scorgo
ta impressione. mela a gambe, oppure colpirlo, e poi darme- un barlume di affetto tra gli occhi, tutti e tre.
«Ti va di salire ancora più su?», domanda. la a gambe. Lo preferivo quando rideva, quan- «Allora hai capito», dice.
Lo zucchero mi aveva intorpidito, sentivo le do apriva la bocca solo per quello. Come mi «Sì».
zampe pesanti, prossime al collasso, eppure avesse letto nel pensiero, Tamburo inizia un «Che ho ragione».
ero pieno di energie. lieve gorgoglio. «Sì».
«E perché?», chiedo. «C’è la stessa cosa anche «Pensare mi uccide, amico», dice. «E che mi hai rubato il pulviscolo, appena
qui, sotto di noi, intorno a noi». Si alza d’improvviso e io mi scanso immedia- usciti dall’uovo».
Picchietto il biscotto con la zampa. tamente. Tamburo ride di nuovo, ma non na- «Sì».
«Ne facciamo scorta, poi partiamo. Appena le sconde l’amaro in volto. Fredericksen si ferma, decide d’improvviso
uova si schiudono tagliamo la corda». «Vuoi farmi un favore? Sali fino in cima, ren- di non infierire. Arriva Jean in corsa, chiede
Tamburo non mi ascoltava. Manteneva la sua ditene conto. Così capirai che viaggiare non cosa stia succedendo.
domanda con gli occhi, riproponendola ai serve». «Niente», dice lei. «Tutto bene»≠.
mei. A questo punto glielo chiedo. Mi supera, si mette a scendere. Lo zucchero E senza spintoni, senza ribaltarmi sul dorso,
«Perché vuoi salire?». mi aveva reso ancora più agitato, e stavo tre- mi danno la schiena entrambi, e mi lasciano
Il mio amico aspetta un attimo prima di ri- mando tutto. Tamburo d’improvviso si fer- in pace. Bastava davvero poco per ammansir-
spondere. Lo scorgo soppesare le parole, va- ma e si volta. la, meno di un granello di polvere. Sulle mie
lutarne la gravità, sia per me che per lui, come «Tu non puoi andare da nessuna parte!», gri- zampe, ben stabile, me lo ripeto: aspetto la
non volesse farle uscire troppo in fretta, come da. Riprende a scendere. schiusa e me ne vado. Q
non volesse morirne. Quando torno mia sorella sta sistemando le
«Se ti dicessi che il Giallo non è che un ghiri- uova. Ne chiama un’altra Andrea proprio sot- In apertura, acari al microscopio. L’autore del racconto
goro, fra infiniti ghirigori gialli e rossi?», mi to il mio naso, così da ricordarmi che di An- è il 27enne di Sarzana che, con I miei stupidi intenti
dice. «Se ti dicessi che viviamo in un manto drea ha formato un esercito. Jean ha smesso (Sellerio, 16 euro) ha vinto il Premio Campiello 2022.

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PRIMO PIANO

D I SA NA E RO B U STA CO ST I T UZ I O N E
di Paola Mastrocola foto di Nikita Teryoshin

Ci piace dire che amiamo gli animali. Ma è poi vero? Li riconosciamo come esseri senzienti,
ai quali vanno garantite salute e vita? Ora finalmente lo prevede un nuovo comma all’articolo 9
della Carta. E allora iniziamo osservandoli sul serio. Per cogliere la meraviglia del loro mondo

G
li animali vivono con noi. Anche gli ani- la nostra Costituzione. Nel 2022 appena pas- gua, che però noi non capiamo. Sono portatori
mali che non vediamo perché troppo sato è stato aggiunto un comma all’articolo 9, di un segreto misterioso. Abbiamo imparato a
piccoli o perché abitano lontano, leo- in cui si li si riconosce come “esseri senzienti” conoscere i loro gesti e i loro versi; sappiamo
ni, gazzelle, elefanti, coccodrilli, di cui abbia- ai quali va garantita “la vita, la salute e un’e- che provano paura e rabbia, che hanno fame,
mo un’idea solo libresca, fotografica, filmica: sistenza compatibile con le proprie caratteri- che accudiscono i cuccioli, che forse s’inna-
tutti vivono insieme a noi nello stesso mon- stiche etologiche”. Spero che questa aggiunta morano… Ma restano un universo incognito.
do. E vivono nella nostra mente. ci aiuterà a cambiare il nostro atteggiamento Non sappiamo se pensano, se hanno no-
Sono gli animali immaginari dei fumetti e mentale. La bioetica, come ci insegnano gli in- stalgia, rimpianti, se temono la morte come
delle favole, che hanno nutrito la nostra in- teressanti libri di Luisella Battaglia, è l’etica noi. Hanno di sicuro la memoria, l’imma-
fanzia e spero nutrano ancora la nostra men- che riguarda tutto ciò che è bios, l’intero mon- ginazione e anche la capacità di program-
te adulta: il lupo, l’orso Baloo, il Gatto con gli do vivente, a cui dovremmo applicare, allar- mare azioni. E sentimenti. Arrivano addirit-
stivali, la volpe del Piccolo Principe, l’ippo- gandolo, l’imperativo kantiano: “Tratta nella tura a suicidarsi: Aristotele racconta, nella
grifo… Fino alla faina di Bernardo Zannoni, misura del possibile ogni essere vivente sem- sua Historia animalium, che il re degli Sci-
che ha vinto l’ultimo Campiello (a pag. 21 un pre anche come fine e mai solo come mezzo”. ti fece accoppiare una sua splendida caval-
suo racconto inedito per d ). Nella misura del possibile… Cosa ci è pos- la purosangue col migliore dei suoi cuccio-
Amiamo molto gli animali. Amiamo so- sibile fare? Io penso che, per cominciare, po- li, coprendola con un velo; ma il velo a un
prattutto dire che amiamo gli animali. Ma tremmo guardare molto gli animali intorno certo punto cadde e il giovane cavallo, ri-
non so se sia vero. Forse il nostro è un amo- a noi. Guardarli e basta, perdendoci a osser- conoscendo la sua mamma, fuggì e andò
re astratto, che non costa nulla. Li amiamo vare la loro vita, anche senza coglierne fino a gettarsi in un burrone. Gli animali han-
in forma di peluche e nelle pagine dei libri, il fondo il segreto. La parola rispetto, non a no un’anima. Come le piante. Così ci dice
o amiamo quelli che abitano con noi, che caso, ha in sé il verbo spectare, guardare. Gli un grande fisico e filosofo tedesco dell’ot-
compriamo al negozio o prendiamo al ca- animali ci incantano. Proprio nel senso di in- tocento, Gustav Theodor Fechner, in un
nile. Gli animali da compagnia. Ecco, è quel canto, qualcosa che si scosta dalla normalità piccolo delizioso libro pubblicato anni fa
“da” che mi insospettisce: animali da passeg- delle nostre vite: un ragno che s’inerpica sul da Adelphi, Nanna o l’anima delle piante.
gio, da allevamento, da laboratorio, da pel- suo filo invisibile, un cane che aspetta fuori Partiamo dalla meraviglia. Gli animali, come
liccia. Noi usiamo gli animali. Li adoperia- dal negozio il padrone, le cimici che ci entra- tutti gli esseri viventi di cui percepiamo accan-
mo come mezzo per i nostri fini, che siano no in casa per trovare un po’ di caldo, lo sco- to a noi il mistero, rinnovano la nostra meravi-
affettivi, scientifici o commerciali. Ma non iattolo che corre a fare incetta di nocciole. E glia del mondo. Abbiamone cura, e rispetto. Q
so se li amiamo in sé, come esseri dotati di le anatre, la mia passione. Le guardo naviga-
una loro vita indipendente e misteriosa. Ve- re sul Po come barchette tirate dal vento: il
niamo da una lunga storia di sopraffazione e massimo di fatica per dar l’idea del massimo Paola Mastrocola, Torino 1956, è una scrittrice italiana.
asservimento, a partire da quando li sacrifi- di leggerezza, le loro zampette che mulinella- Autrice, tra gli altri, di La gallina volante, Che animale sei?
Storia di una pennuta, Diario di una talpa, La saggezza
cavamo sugli altari degli Dei fino ad arrivare no sott’acqua e che noi non vediamo.
del lupo, Storia dell’orso che scappa (tutti editi da Guanda).
ai nostri mattatoi e allevamenti industriali. Forse gli animali ci incantano proprio per- Nella foto a destra: uno scatto del progetto fotografico di Nikita
Ora finalmente gli animali sono entrati nel- ché non hanno la parola. Parlano una loro lin- Teryoshin: Backyard Diaries – Hidden Worlds of Urban Cats.

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D E I ( L O RO) D I R I TT I E D E I ( N O ST R I ) D OV E R I
di Gabriele Rosana da Bruxelles foto di Nikita Teryoshin

L’Unione europea punta a un protocollo sul welfare degli animali, vietando allevamenti in gabbia,
sperimentazioni crudeli, pratiche inutili su etichettature e trasporti. Per dare l’esempio su scala globale
ruxelles dice finalmente basta agli alle- oltre un milione e mezzo di cittadini di tutta dimostrazione dell’attenzione per il tema nel-

B vamenti in gabbia. E per il 2023 si pone


come obiettivo la messa a punto di una
strategia dedicata all’animal welfare, il benes-
Europa, per dire addio all’uso delle gabbie per
galline, scrofe e vitelli, ma pure per conigli,
quaglie, polli, anatre e oche. Si tratta di uno
la società civile, un’altra “Iniziativa dei cittadi-
ni europei”, per la quale s’è da poco chiusa la
raccolta firme, chiede a Bruxelles di rafforza-
sere degli animali. Farà parte del più genera- dei pochissimi casi – il sesto in dieci anni – in re i divieti e proibire in blocco la sperimenta-
le Farm to Fork, il piano dell’Unione europea cui va in porto una “Iniziativa dei cittadini eu- zione animale anche per le sostanze chimiche.
sull’agricoltura e l’alimentazione sostenibi- ropei” (Ice), lo strumento di democrazia par- Nel resto del mondo, l’80% dei Paesi consen-
le, contenuto nel Green Deal, in nome della tecipativa previsto nella complessa architet- te ancora la vendita dei prodotti testati sugli
protezione della biodiversità e del contributo tura istituzionale dell’Unione. Per i circa 200 animali: un quadro in bianco e nero che ha
alla riduzione delle emissioni di Co2. enti promotori della raccolta di sottoscrizio- spinto gli europarlamentari a proporre una
Nei fatti, sarà l’ennesimo tassello destina- ni, sono oltre 300 milioni gli esemplari alleva- moratoria globale all’Onu e puntare a inclu-
to a comporre un mosaico sempre più com- ti in gabbia nell’Unione (45 milioni solo in Ita- dere il bando nei trattati commerciali. Pro-
posito di regole volte a tutelare non solo il be- lia): «Una pratica crudele e inutile. È giunto il prio all’interno del Parlamento europeo c’è
stiame, ma anche gli animali da laboratorio, momento che la zootecnia si evolva, introdu- una coalizione bipartisan di un centinaio di
quelli selvatici o di compagnia. Già negli anni cendo sistemi alternativi ed etici di allevamen- deputate e deputati che segue da vicino tutti
Settanta Bruxelles aveva cominciato a norma- to». Tra le altre misure che rientreranno nel i dossier con implicazioni sul benessere ani-
re il fenomeno – dalle condizioni di trasporto pacchetto sull’animal welfare, pure una stret- male. In prima linea per invocare – insieme
fino ai macelli –, in risposta a una crescente ta sul trasporto degli esemplari vivi, in parti- a un gruppo di governi – regole apposite per
pressione proveniente dal basso che si è con- colare riducendone i tempi di viaggio, e l’ado- le specie esotiche o selvatiche “usate” come
solidata nei decenni a venire, con l’obiettivo zione di un sistema di etichettatura che tenga animali domestici. I promotori sono convinti
di fare la prima mossa e influenzare così gli conto del loro benessere, in modo da orienta- che ci sia bisogno di un elenco valido in tutta
altri Paesi del mondo. Soprattutto ora che la re anche scelte di consumo più consapevole. l’Ue, che superi le frammentazioni nazionali,
pandemia di Covid-19 ha dimostrato la ne- C’è poi un ambito in cui l’Europa è stori- spesso troppo centrate sui mammiferi. E indi-
cessità di adottare nelle politiche pubbliche camente all’avanguardia e ha l’ambizione di chi tassativamente quali animali possono es-
l’approccio One Health, che mette sullo stes- dare l’esempio su scala globale: pur essendo sere tenuti tra le mura di casa, vietando tutti
so piano la salute globale dell’intero pianeta il più grande mercato al mondo per i cosme- quelli non inclusi nella lista. Dopotutto, non
e quella dei singoli individui. tici, già da quasi 20 anni ha messo al bando parliamo solo di rettili e pappagalli tropicali,
Secondo Eurobarometro, che misura l’o- i test di trucchi, creme, saponi e profumi su ma persino di alligatori, pipistrelli, tigri e scim-
rientamento dell’opinione pubblica nel Vec- cavie animali, impedendo la vendita dei pro- panzé: gli attivisti per i diritti degli animali de-
chio continente, un miglioramento del be- dotti testati anche al di fuori del suo territo- nunciano che nell’Ue circa 100 milioni di ani-
nessere degli animali è ritenuto necessario rio e rivolgendosi, semmai, a metodi alterna- mali domestici non sono né cani né gatti. Q
dall’82% degli europei. Numeri che si fanno tivi per assicurare che gli articoli siano sicuri
azione. E spiegano il successo di End The Cage per i consumatori. Maglie rigide non sempre A sinistra, ancora uno scatto dal progetto di Nikita
Age, la petizione partita dal basso, firmata da rispettate dalle autorità nazionali, tanto che, a Teryoshin: Backyard Diaries – Hidden Worlds of Urban Cats.

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L A NAT U R A È R E S I L I E N T E
di Mara Accettura

Jane Goodall, la grande etologa e attivista, sfodera un po’ di ottimismo sul futuro del pianeta.
E su certe azioni-shock degli ambientalisti dice: «Attenti, solo le storie arrivano al cuore della gente»
iamo all’inizio di un tunnel buio e lun- lezza dell’impronta ambientale che lasciamo ingegnosi nella crudeltà. E però possiamo sce-

S go». Invitata dall’Unione Buddhista Italia-


na a Milano, Jane Goodall – famosa etolo-
ga e attivista che di recente ha scritto Il libro
ogni giorno. Molta gente si chiede se quello
che acquista ha danneggiato ambiente o ani-
mali, se costa poco perché i salari sono ingiu-
gliere, cambiare il nostro comportamento, con-
trollare i nostri impulsi aggressivi perché sap-
piamo ciò che è moralmente sbagliato».
della speranza con Douglas Abrams (Bompia- sti dall’altra parte del mondo. Le scelte che fac- Com’è cambiato l’attivismo?
ni) – parla in modo appassionato di un piane- ciamo sono importanti e l’effetto cumulativo di «Oggi non è più possibile dar loro da mangia-
ta devastato dai cambiamenti climatici, dalla tante piccole scelte etiche fa la differenza. Non re come facevamo noi, né avvicinarli per il ri-
perdita degli ecosistemi, dalla povertà e dal- dimentichiamo mai che la natura è resiliente». schio di trasmettere malattie infettive. Ma allo-
la guerra. «La gente mi chiede sempre se c’è Negli anni Sessanta ha anche vissuto due ra nessuno studiava gli animali ed era normale.
speranza. Alla fine del tunnel c’è una piccola anni con gli scimpanzé in Tanzania. Che cosa Come era normale per i primi antropologi offri-
luce brillante. Ma non dobbiamo rimanere se- ha imparato da loro? re alle tribù le perline per comunicare. Quando
duti e aspettare che quella stella venga da noi. «Che sono come noi. Mi piaceva osservare morì Flo, una delle scimpanzé, suo figlio Flint
Dobbiamo rimuovere gli ostacoli tra noi e lei». cadde in una profonda depressione e noi or-
dinammo persino antidepressivi per aiutarlo.
Oggi gli ambientalisti usano tattiche ag- Alla fine morì tra le braccia di uno dello staff.
gressive per chiedere cambiamenti radica- Sono stata criticata per questo. La gente allora
li, occupano strade, si incatenano a edifici, diceva che non dovevamo intervenire, ma non
“sporcano” le opere d’arte. accetto la critica. Noi umani abbiamo causato
«Sono troppo violenti. Prendiamo Extinction molti problemi, dall’inquinamento alla distru-
Rebellion che a Londra blocca il traffico im- zione delle foreste. È nostro dovere aiutare gli
pedendo alla gente di andare a lavorare e cre- animali che soffrono. Se ci fosse stata una per-
ando colonne di auto che con i motori accesi sona a soffrire non la avremmo aiutata? Qual è
inquinano l’aria. Il risultato è che tutti sono fu- la differenza? Gli animali sono esseri senzien-
ribondi. Non è con questi mezzi che si cambia ti, provano gioia, paura, rabbia, frustrazione,
l’opinione pubblica. Bisogna arrivare al cuore». depressione, dolore».
Lei sostiene che una delle cose che pos- La maggior parte di noi però vive nelle cit-
siamo fare è smettere di mangiare animali. tà e ha perso il rapporto diretto con la natura.
«Io sono diventata vegetariana già nei Sessan- «Nessuno che abbia una relazione seria con
ta dopo aver visitato un allevamento intensi- un gatto o un cane può dubitare che abbiano
vo. Ma non condanno chi mangia animali. Non personalità diverse, intelligenza, emozioni. Bi-
serve. Piuttosto racconto storie. Una volta ero sogna solo osservarli, interagire. Rusty, il mio

Foto di Everett/Contrasto - Marcus Simaitis/laif/Contrasto


seduta vicino a una signora che mangiava del cane, è stato il mio primo insegnante. Roots &
maiale. Le ho mostrato il video di Pigcasso, sal- Shoots, uno dei programmi del Jane Goodall In-
vato dal macello perché sapeva dipingere. Le come si sviluppava la relazione tra madri e fi- stitute, incoraggia i ragazzi a osservare i pro-
sue tele sono bellissime e in vendita per miglia- gli. I piccoli cavalcavano la schiena delle ma- pri animali anche solo per mezz’ora al giorno.
ia di dollari! Mi ha detto: “Oh dear, non man- dri che li allattano per i primi 5 anni, perché Sembra noioso, ma mi ricordo di questo bam-
gerò più maiale in vita mia!”. Ecco ciò che in- hanno tanto da imparare. All’epoca pensavo bino che alla fine disse: “Abbiamo due gatti,
tendo: bisogna raccontare per convincere le che fossero più buoni di noi. Ma non era così. ma non avevo mai notato quanto sono diversi”.
persone, solo le storie arrivano al cuore». Possono essere anche molto crudeli tra loro. Un altro, dopo aver visto il proprio cane dor-
E la tecnologia può salvare il pianeta? La differenza è che gli scimpanzé agiscono in mire, mi disse che “rizzava le orecchie come
«Può giocare un ruolo, ma non sostituire la po- modo impulsivo. Vedono uno sconosciuto nel se ascoltasse e contraeva il naso come se an-
litica o compensare il comportamento distrut- loro territorio, si guardano e gli danno la cac- nusasse. Era chiaro che stesse sognando”». Q
tivo delle grandi corporation. È il modo di vive- cia, noi ci sediamo e pianifichiamo delibera-
re che deve cambiare. E ci sono buone ragioni tamente, a sangue freddo, come vendicarci. A destra, Jane Goodall, etologa oggi 88enne. Sopra, negli anni
per sperare. È cresciuto il livello di consapevo- Magari dal comfort delle nostre case. Siamo Sessanta con il marito, il regista Hugo van Lawick.

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U NA P O ET I CA F E RO C I A
di Cristina Kiran Piotti

Un concetto molto caro al grande scritto-

A
Delhi l’aria che ti avvolge d’inverno è do le loro conoscenze sulla muscolatura uma-

Foto courtesy sububmarine Deluxe - Saumya Khandelwal/NYT/Contrasto


opaca e densa. Una distesa monocro- na, in un centro di riabilitazione improvvisato re Amitav Ghosh , che su Instagram ha scrit-
matica intervallata da minuscoli punti- nell’angusto quartiere musulmano dove vivo- to che lei meriterebbe l’Oscar.
ni. Sono nibbi bruni, uccelli di cui la città vanta no. Voraci consumatori di rifiuti, i nibbi bru- «Penso che sia un tema diventato centrale
la più alta densità al mondo, in grado di fende- ni sono vitali per l’ecosistema della città, ma nell’ultimo decennio, a causa del cambiamen-
re la caligine con poetica ferocia. Se li fissi ab- l’incessante opera di soccorso è quasi donchi- to climatico. Come sostiene Amitav Ghosh ne
bastanza a lungo, ne vedrai uno cadere a terra, sciottesca. «Mi ha entusiasmato questa genu- La Grande Cecità (Neri Pozza), per anni abbia-
come un’inerme divinità perduta. L’aria nociva ina storia d’amore tra uomo e uccello, un in- mo pensato e agito come se fossimo il punto
avviluppa i rapaci che, a centinaia, si scontrano canto ipnotico nei confronti del nibbio, con la di riferimento assoluto del mondo, come se la
con gli edifici, restano impigliati nei cavi o fini- sua aura incredibile e potente», premette Sen. nostra relazione con la natura fosse una tele-
scono intossicati. «Delhi è una ferita aperta, e fonata e solo noi fossimo in linea. Solo ora ci
noi siamo un semplice cerotto», dicono i prota- Perché era importante raccontarla? stiamo rendendo conto che non siamo gli uni-
gonisti del pluripremiato All That Breathes del «Mi interessava l’intreccio umano-non uma- ci alla cornetta, e che altre forme di vita ascol-
regista indiano Shaunak Sen (Grand Jury Pri- no. Questa non è affatto la storia zuccherosa tano e parlano».
ze in the World Cinema Documentary Competi- di due persone che fanno cose buone, piutto- Vivere a Delhi significa imbattersi occa-
tion al Sundance e L’Oeil d’or a Cannes). Il film sto della loro capacità di focalizzarsi, di pensa- sionalmente in scimmie, topi, cani, muc-
segue la vita di Saud e Nadeem, due fratelli ex re in modo quasi trascendentale all’affinità tra che. Lei ribalta la prospettiva, punta la luce
bodybuilder che curano gli uccelli feriti usan- la vita umana e quella non umana». su “tutto ciò che respira”, quindi anche tar-

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È quella dei nibbi bruni nel cielo di Delhi, in pericolo a causa dell’inquinamento. Ma anche quella di un film,
che racconta la vicenda di due fratelli dediti a salvare questi rapaci. E a lanciare un monito al mondo

tarughe, pecore, maiali, rane, gufi. nea temporale di qualsiasi megalopoli come rocia e ho cercato di catturarla, nelle immagi-
«Mi interessava il modo in cui questa città è di- New York, Tokyo o Parigi. Forse è questo uno ni, per evocare l’appassionato incanto prova-
venta una sorta di tela per la vita, volevo pro- dei motivi per cui il mio film ha colpito mol- to dai fratelli, fin da quando erano bambini».
vare a mostrare la simultaneità di queste pre- te persone in varie città del mondo: guardan- Febbraio 2020. Nel corso della narrazio-
senze. Di solito pensiamo alla natura come a dolo hanno percepito il pericolo imminente. ne, un’ondata di violenza settaria devasta la
qualcosa di lontano, nella giungla, nella fore- Quando abbiamo proiettato il film a Los Ange- capitale. “La vita è fratellanza. Facciamo tut-
sta, nelle spiagge. Persino all’interno dei nostri les, a causa di tutti gli incendi, le persone han- ti parte di una comunità d’aria”, dicono i fra-
corpi. Ma non a qualcosa che pervade l’interno no compreso bene la sensazione di quest’aria telli. All That Breathes una metafora?
della città. Oggi invece molte ricerche ci dico- palpabile, viscerale, tattile, pesante». «Sebbene il film sia dedicato all’ambiente,
no che la città è spesso la sola responsabile di In una scena da pelle d’oca, un nibbio bru- non potevo evitare del tutto la società. Anche
molti cambiamenti rivoluzionari». no fissa la camera in un condensato di misti- perché i fratelli sono profondamente umani
Delhi è una delle più inquinate al mondo, ca energia tipico di certi grandi felini. Qual nel loro lavoro e nella loro visione del mon-
di quelle in grado di mostrarci verso cosa sia- è stata la sua relazione con questi uccelli? do, contraria a qualsiasi divisione su basi set-
mo diretti. I fratelli protagonisti del docu- «Non sono simpatici uccelli canterini, sono ra- tarie. Sono per una profonda comunanza uma-
mentario sono testimoni di notevoli cambia- paci feroci, con artigli e unghie affilati. Devi na, tra tutto ciò che respira». Q
menti ecologici, voleva lanciare un monito? guadagnarti il loro rispetto. Non davo per scon-
«In un ecosistema estremo come quello di tata la mia presenza in mezzo a loro. I rapaci Sopra, nibbi bruni nel cielo di Delhi. A sinistra, una scena
Delhi si assiste a una versione futura della li- sono portatori di una innegabile, maestosa fe- del doc All That Breathes del regista indiano Shaunak Sen.

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U N S E N S O D I I N F I N I TA G R AT I T U D I N E
di Simone Cosimi

Sara Turetta ha ribaltato la sua esistenza per aiutare i randagi nel sud Italia, in Romania e ai confini
dell’Ucraina in guerra. Qui parla della sua lotta quotidiana, con un vocabolario nuovo: quello dei diritti
ollare tutto all’inizio dei Duemila – i cani, con il loro senso di infinita gratitudine si dovrebbe concentrare sul controllo delle

M carriera in un grande gruppo pubbli-


citario, vita agiata a Milano, serenità
economica e soddisfazioni professionali e fa-
verso chi li salva, gratitudine che raramente
ho trovato tra gli esseri umani. La loro fiducia
ostinata nelle persone, anche dopo aver subi-
nascite e sull’educazione ad una convivenza
responsabile con i nostri animali, attività to-
talmente affidate al terzo settore».
miliari – per mettere il proprio tempo a dispo- to le cose peggiori, mi commuove ogni gior- Ha trascorso molte settimane degli ultimi
sizione dei cani randagi in Romania, stermi- no. Abbandonare al proprio destino i randagi mesi al confine con l’Ucraina, per soccorrere
nati da politiche locali senza scrupoli. Per poi di una sperduta cittadina rumena, dove pri- gli animali in fuga con i padroni: come si fa a
costruire un’organizzazione che da quella lot- ma del mio arrivo venivano sistematicamen- trasmettere il messaggio che ogni vita è im-
ta ha allargato i propri obiettivi alla tutela di te uccisi, era inaccettabile. Avrei tradito la portante, anche mentre cadono le bombe?
tutti gli animali. Sara Turetta, classe 1973, è fiducia delle creature più belle del mondo». «Noi di Save the Dogs siamo stati al confine
una protagonista dell’attivismo internazionale La tutela degli animali deve fare passi ogni giorno per 4 mesi e ne siamo stati testi-
in questo campo. Fondatrice nel 2005 di Save importanti in termini legislativi, ma le leg- moni: quei cani e quei gatti hanno un valore af-
the Dogs & other Animals, che oggi dà lavoro gi spesso non vengono fatte rispettare: qual fettivo immenso per le famiglie in fuga. Ne ab-
a 70 persone, Cavaliere della Stella d’Italia, au- è l’urgenza principale in Europa? biamo assistiti, fornendo materiale prezioso,
trice del best-seller I cani, la mia vita (appena «In primo luogo regolamentare in modo rigo- cibo, assistenza burocratica, oltre un migliaio.
uscito anche in Romania), racconta come «il roso e restrittivo a livello europeo la commer- Aiutando rifugiati che hanno rinunciato a un
destino di chi vive ai margini della nostra so- cializzazione degli animali allevati. Servono bagaglio pieno di oggetti per portare via il pro-
cietà è unito dalla stessa mancanza di diritti». un’anagrafe canina comune agli Stati mem- prio quattrozampe. Il destino degli animali è
bri che funzioni, magari con l’aiuto delle tec- sempre interconnesso con quello di noi uma-
Che cosa succede nella testa di chi cam- nologie più avanzate come la blockchain, e ni: se noi soffriamo, anche loro soffrono; se noi
bia vita all’improvviso? E come si salta dal una vera tracciabilità. Fino a quando i canili e siamo vittime di una guerra, anche loro pati-
mondo della pubblicità all’attivismo più i gattili di mezza Europa saranno pieni di ani- scono fame, freddo e malattie. Proteggere la re-
estremo in un paese ostile a questo genere mali destinati a morire o a vivere una vita di lazione con queste creature e fare in modo che
di volontariato? stenti, il commercio di queste specie dovreb- possano rimanere accanto ai loro compagni
«Succede “più in basso” della testa, all’altezza be essere ridotto ai minimi e affidato a pochi umani non è solo un gesto eticamente nobile:
del cuore e della pancia. Senti improvvisamen- allevatori ufficiali e autorizzati, che garanti- è qualcosa che fa bene allo spirito quando vie-
te l’urgenza di fare qualcosa di fronte a una sof- scano standard di benessere elevati. I consu- ne piegato da eventi tragici come una guerra».
ferenza grande, ingiusta, inaccettabile. Ti ren- matori purtroppo si lasciano guidare nelle Save the Dogs & other Animals è oggi
di conto che tu, proprio tu che hai fatto quel proprie scelte dagli influencer, non dalle as- un’organizzazione grande e radicata: qual
viaggio a tanti km da casa tua, devi impegnar- sociazioni per la protezione degli animali, e è il progetto che ancora le manca e su cui
ti in prima persona e che la tua vita non può continuano ad alimentare un business carico sta mettendo le sue energie?
continuare come se nulla fosse. Quel dolore di di sofferenza. È desolante che non siano ser- «Tra un mese compirò 50 anni e abbiamo de-
cui sei stato testimone diventa uno spartiac- viti a nulla i tanti reportage su questo tema». ciso, con il team internazionale di Save the
que tra un “prima” e un “dopo” e le priorità im- E in Italia? Dogs, di lanciare una campagna di coinvolgi-
provvisamente cambiano. Poi tutto questo tor- «Andrebbe rivista la legge sul randagismo, mento delle comunità locali dove operiamo.
na in alto, alla testa, perché senza razionalità la 281/91, che va migliorata e resa più strin- Vogliamo porre l’accento su progetti che sia-
non si costruiscono progetti complessi e strut- gente, perché la situazione nelle regioni del no di beneficio per gli animali, ma anche per
turati, che diventano una vera impresa sociale. Sud è davvero drammatica a 30 anni dalla le persone fragili, dai detenuti ai bimbi disa-
Ma prima arriva l’adesione, intuitiva e irrazio- sua approvazione. Ricordiamoci che in Italia bili, dai pensionati soli a coloro che vivono in
Foto di Francesco Cito

nale, a quella che è la tua vocazione: una mis- ci sono almeno 130mila cani rinchiusi e molti povertà. Solo tenendo tutti insieme possiamo
sione che è come una calamita che ti chiama». di loro sono destinati a morire in quelle gab- costruire una società migliore». Q
Ha mai pensato di mollare tutto? O peg- bie. Significa che qualcosa non funziona e la
gio che questa battaglia non avesse senso? legge non dà indicazioni sufficienti alle au- Sara Turetta, 49 anni, attivista, fondatrice di Save the Dogs &
«Sarò molto onesta: mi hanno trattenuto solo torità locali sulla prevenzione. Quest’ultima other Animals. A destra, tra i suoi randagi salvati in Romania.

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PRIMO PIANO

FA N N O B E I S O G N I
di Simone Cosimi foto di Gareth McConnell

Le ricerche dimostrano che oltre ai mammiferi anche ragni o fringuelli hanno una (più o meno intensa)
attività onirica. E dire che 20 anni fa si pensava che i pesci nemmeno dormissero
ltre mezzo secolo fa il maestro della ne ha evidenziato che i ratti possono riper- ci, ma sfoggia un’attività cerebrale simile a

O fantascienza Philip K. Dick si doman-


dava – in uno dei suoi più celebri ro-
manzi, Il cacciatore di androidi, da cui sareb-
correre di notte, in sogno, lo stesso itinerario
svolto e memorizzato da svegli all’interno di
un labirinto. E lo fanno in modo vivido, ric-
quella di un esemplare sveglio. Un indizio
di come quel momento, il più ricco di sogni,
possa essersi evoluto 450 milioni di anni fa,
be stato tratto poi Blade runner – se i replicanti co di immagini e persino di suggestioni udi- quando le specie terrestri e acquatiche ini-
sognassero pecore (elettriche). Un gruppo di tive. Qualcosa di molto simile ai sogni umani. ziarono a differenziare il proprio sviluppo.
scienziati, più modestamente e fuori da im- È quello che succede anche a un’altra spe- Ma tutto ciò che cosa significa? Si trat-
pegnative metafore filosofiche, si chiede inve- cie, molto diversa, il fringuello: uno studio ha ta davvero di sogni e che ruolo giocano per
ce oggi se le pecore (in carne e ossa) sognino. scoperto infatti che lo stesso “pattern” neu- gli animali? «Vent’anni fa molti avrebbero
Gli animali sognano? Lo fanno come gli ronale registrato da svegli durante l’esecu- scommesso che i pesci non dormissero ne-
esseri umani? Condividono con noi alcune zione di una serie di versi veniva replicato anche», spiega il neurobiologo di Stanford
delle fasi tipiche del sonno? E a cosa ci serve quando l’uccello dormiva, come se nel son- Philippe Mourrain, «ora sappiamo che quel-
cogliere a pieno le loro dinamiche oniriche? no ripassasse e facesse pratica su quel canto. le caratteristiche comportamentali che cre-
David M. Peña-Guzmán, filosofo della scien- Ma quanto di tutto questo è il frutto di sogni devamo solo umane, si trovano invece anche
za alla San Francisco State University, ci ha complessi e quanto, invece, di un meccani- negli insetti, nei ragni, nei pesci appunto».
scritto un libro: «Penso che indagando i so- smo automatico? Vent’anni di lavoro hanno L’uomo non è poi così speciale, insomma, è
gni degli animali si possa arrivare a estende- condotto alla conclusione: i fringuelli sono il caso di dire: non può più dormire sugli al-
re loro un certo numero di capacità cognitive, stati i primi non mammiferi nei quali è sta- lori. «Nella fase Rem si perde il controllo dei
aspetti come l’emozione, la memoria e persi- ta individuata una struttura del sonno simile sistemi regolatori», conclude Mourrain. «E
no l’immaginazione». a quella umana, inclusa la fase Rem. E lavo- l’evoluzione delle varie specie non avrebbe
Indagini e studi hanno dimostrato che le ri ancora più recenti hanno dimostrato che conservato uno stato così fragile se non aves-
pecore, o i cavalli, e vari altri mammiferi, so- gli uccelli muovono anche i muscoli vocali se avuto un’importanza vitale per tutti». Q
gnano. Ma sembrerebbero confermare que- per adattarsi alla musica nel loro cervello e
ste attività oniriche anche per altre specie, possono effettivamente “cantare” una can-
arricchendo una nuova letteratura scientifi- zone mentre dormono. Fase Rem che ritor- A sinistra: Untitled V, 2022, di Gareth McConnell. Dal progetto
The Horses è tratta una delle tre copertine di questo numero
ca sul genere. Una delle scoperte più recenti na anche nel danio rerio, meglio noto come
di d. Il fotografo ha ritratto i cavalli con le sfumature solitamente
riguarda i ragni e la loro capacità mnemoni- pesce zebra, che durante il sonno perde tono riservate ai soggetti umani, nel tentativo di farne emergere
ca spazio-temporale, mentre un’altra indagi- muscolare, sviluppa battiti cardiaci aritmi- la natura mistica. Per saperne di più: garethmcconnell.com.

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U N A M I CO P E R S E M P R E
di Deborah Ameri foto di Mathias de Lattre

Scienziata e startupper, Celine Halioua ha fondato un’impresa biotech dedicata allo studio di farmaci
in grado di far vivere più a lungo i nostri animali domestici. E, chissà, un domani anche noi
ul braccio ha tatuato un verme, un topo- Il secondo è un farmaco che viene rilascia- La speranza dell’imprenditrice è di arriva-

S lino e un cane: i tre animali usati nei la-


boratori che studiano il processo di in-
vecchiamento e come rallentarlo. È il chiodo
to lentamente tramite un dispositivo medico
che viene amministrato dal veterinario ogni
3-6 mesi ed è mirato per i cani di grossa ta-
re sul mercato entro 2-3 anni, forse in tempo
per ritardare la dipartita del suo Wolfie, un
husky di 10 anni dal quale è ormai insepara-
fisso di Celine Halioua, 28 anni, studi in neu- glia, che vivono in genere meno dei piccoli. bile (aspettativa di vita: 12-14 anni).
roscienze e nanotecnologie, fondatrice e Ceo Un alano ha un’aspettativa di vita di 8-10 anni E se queste terapie fossero davvero effica-
di Cellular Longevity, startup biotech della Si- mentre un chihuahua di circa 18. Entrambe le ci sui cani? Estenderle anche alle vite uma-
licon Valley con un obiettivo non solo ambi- preparazioni entreranno in fase di trial clini- ne sarebbe possibile, ne è convinta Halioua:
zioso ma, all’apparenza, irraggiungibile: sin- co il prossimo anno e Cellular Longevity sta «Non ha senso fare ricerca sui topi, che vi-
tetizzare l’elisir di lunga vita per gli animali. reclutando volontari per testarle. vono in laboratorio la loro intera esistenza. I
Una pasticca miracolosa che possa allunga- «Nessuno dei due farmaci ha come target cani sono più simili a noi, sviluppano malat-
re la vita dei cani dai 6 mesi ai 3 anni. E poi, una malattia specifica, ma mira a rallentare tie legate alla vecchiaia, come noi. Sono sem-
in futuro, passare agli umani. il processo di invecchiamento generale». Ha- plicemente un modello migliore».
Altri laboratori nel mondo – come Dog lioua non vuole rivelare di più, ma è noto che Se la neuroscienziata riuscisse nel suo pri-
Aging Project, sostenuto da più università la ricerca sia partita da uno studio di qualche mo intento, il potenziale economico sarebbe
americane – stanno studiando i processi cel- anno fa sulla restrizione calorica nei labrador. enorme. Il mercato del pet care quest’anno
lulari dell’invecchiamento degli animali, ma Si è visto che può aumentare l’aspettativa di si attesta sui 160 miliardi di dollari in tutto
ancora nessuno è arrivato a produrre dei far- vita fino a due anni e ritardare l’insorgere di il mondo. Entro il 2030 salirà a 236 miliardi.
maci. Halioua invece ha mostrato ai suoi in- cancro, osteoartrite e altre malattie. Gli animali domestici sono ormai diven-
vestitori gli studi effettuati in questi anni su «Non esiste un Santo Graal della longevi- tati, soprattutto dopo la pandemia e il lock-
migliaia di cani per trovare i marker più co- tà», spiega Halioua. «Quello che stiamo cer- down casalingo, quello che la sociologa An-
muni dell’invecchiamento. È partita da sola cando di fare è compensare tutti gli errori drea Laurent-Simpson definisce la “famiglia
nel 2019 e ha già raccolto 58 milioni di dol- genetici che abbiamo generato quando ab- multi-specie”. E averli più a lungo e il più
lari di finanziamenti. Per lei lavorano veteri- biamo iniziato a manipolare le varie razze possibile con sé, nelle proprie case, è quel-
nari, ingegneri, scienziati che adesso sono dei nostri cani. Per esempio, i pastori tede- lo che ogni padrone si augura. E forse è un
arrivati al prodotto finito. Due terapie: Loy- schi soffrono spesso di displasia dell’anca, i sogno davvero possibile. Non è fantascienza,
001 e Loy-002. golden retriever sviluppano più facilmente il questa è solo biologia, assicurano Halioua e
La prima è una pillola che potrebbe ritar- cancro. I nostri farmaci hanno l’obiettivo di il suo team. Q
dare il sopraggiungere di demenza e blocco neutralizzare quello che noi crediamo sia il
renale, due tra le cause più diffuse per l’eu- principale errore genetico che causa ai nostri A destra, un levriero ritratto da Mathias de Lattre per il suo
tanasia dei quattrozampe. animali invecchiamento precoce e morte». progetto sui cani abbandonati, tra la Spagna e il Portogallo.

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31
THE BIG PICTURE

A N I M A L C RO S S I N G
foto di Simen Johan testo di Laura Piccinini

Il fotografo norvegese, autore di una delle tre copertine di questo numero di d, ritrae gli abitanti
di giungle, tundre e foreste e poi li rielabora in digitale. Tra visioni psichedeliche e pop
osa cerchiamo quando guardiamo le di foche con fondale alla Géricault, fenicotteri sua monografia per powerHouse è sugli ulti-

C foto di creature selvagge o esotiche? Ne-


gli universi fantastici di Simen Johan, fo-
tografo della “natura reinventata” e autore di
in love che neanche Sorrentino o John Waters.
«Per crearne una ci vogliono due anni, come
scrivere un libro o dipingere una tela», spie-
mi 15 anni di esplorazioni). «Gli animali come
i bambini sono guidati più dalle intuizioni
che dalle intenzioni». Ma per entrambi è im-
una delle tre copertine di questo numero di d, ga lui, classe ’73, pioniere della manipolazio- possibile sfuggire a influenze social e pop. Q
si trova tutto. Gli animali di Johan, immortalati ne digitale (ha lavorato per Louis Vuitton e Oli-
originariamente nel loro ambiente, in parchi o ver Stone). Simen lavora con una Hasselblad
Sopra, una foto dal libro monografico Simen Johan, in uscita
zoo, vengono poi rielaborati in digitale e cala- 503CW, mezza tradizionale e mezza ipertec- a marzo per powerHouse Books, da cui è tratta anche la foto
ti in scenari stranianti. Ecco quindi un branco nologica, tra Photoshop e scatti sul campo (la dei fenicotteri di una delle tre copertine di questo numero.

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UN DRINK CON D

L’A RCA D I FA M I G L I A
di Giovanni Audiffredi illustrazioni di Karin Kellner

Mucche, galline, fagiani, cinghiali. Cavalli, che alleva, e cani, per i quali sta studiando osteopatia. Vittoria
Ferragamo è, tra i sei figli di Ferruccio, quella che ha scelto la vita di campagna: questione di imprinting
repitio di caminetti e un mondo bri- nel 2013, con la responsabilità delle attività di Lucca, fare ricotta e pecorino. Ma soprat-

C nato fuori dalla finestra. Una grande


massa bianca impossibile da non scor-
gere, ma difficile da decifrare. In realtà è una
di allevamento connesse ai cavalli, dei pro-
getti speciali della tenuta e dei tre ettari di
Orto biologico. «Ricordo bene quando papà,
tutto entrare in connessione con gli anima-
li e il ciclo della terra, vedere crescere i ca-
valli, che svezziamo, domiamo, alleniamo
mucca chianina che si raspa la schiena sul- emozionato e affascinato dalla storia di que- con totale devozione. È la mia scelta di vita».
la corteccia porosa di un ulivo, al limite del- sto luogo, ci disse che avrebbe comprato le Mai pensato di occuparsi di moda?
la campagna che bordeggia uno dei boschi terre per trasformarle in un’azienda capa- «Da ragazza ho trascorso un’estate bellissi-
de Il Borro. Trent’anni fa Ferruccio Ferraga- ce di produrre e ospitare». L’orto di Vittoria ma a spostare l’archivio delle scarpe storiche
mo acquistò questo polmone toscano in pro- comprende anche 300 galline bianche livor- del nonno, che erano nel sottotetto di Palaz-
vincia di Arezzo, facendo rinascere un borgo nesi: «Le loro uova hanno un sapore speciale zo Feroni. Fotografare e catalogare migliaia
medievale di 1100 ettari, di cui 85 di vigneti e e fanno parte del paniere della spesa di fa- di calzature fu emozionante. Mi sono occu-
29 di uliveti. L’atmosfera da gigantesco giar- miglia. Sono trattate come regine e papà le pata anche del museo, perché accogliere è
dino d’inverno, i cui gialli brillano più dei adora. Ciascuna ha la sua casetta nel polla- un gesto di umanità che mi è sempre piaciu-
sabbia e delle pietre rosate delle mura dei io, dove covare, nutrirsi con cibo e acqua fre- to. Poi sono andata a fare un’esperienza alla
casali, è animata dalla presenza di un’arca schi, scorrazzare prepotenti nel terreno che Locanda dell’Amorosa a Sinalunga, dove ho
agricola di animali, che comprende scuderie viene costantemente riseminato». imparato a gestire reception, camere, risto-
e paddock con cento cavalli, la produzione rante. Sono stata la factotum della villa per
di formaggi con 300 pecore, vacche e le te- Nata a New York, studi a Parigi e Lon- gli ospiti de Il Borro, ma proprio perché far
nute di caccia popolate da cinghiali, daini, dra, Università Americana a Roma, laurea vivere un’esperienza alle persone è qualcosa
caprioli, fagiani, lepri e beccacce. in comunicazione internazionale e poi... che mi affascina».
«Avevo circa nove anni quando ho inizia- una vita agreste? Quinta di sei fratelli come è cresciuta?
to a passeggiare per questi boschi con mio «È il richiamo della campagna, un ritorno do- «Sono stata a lungo la più piccola, la più
padre, che allora aveva affittato la riserva», vuto forse a un imprinting della mia infan-
racconta davanti a un ballon di Syrah Tosca- zia. Convertire la terra al biologico, osser- Vittoria Ferragamo, 38 anni, quinta di sei fratelli,
na IGT Bio, ovviamente Il Borro 2016, Vittoria vare diversi metodi biodinamici, coltivare i è la responsabile dei progetti speciali della tenuta Il Borro,
Ferragamo. 38 anni, è entrata nell’azienda pomodori costoluti di Firenze o i canestrini delle attività di allevamento dei cavalli e dell’Orto biologico.

34
«La mia è un “prigionia” felice.
Sono fortunata e grata di essere
circondata da una tale varietà di bello,
che mi insegna di continuo»
UN DRINK CON D

coccolata e la più spronata a darsi una mossa. gli ex cavalli da corsa. E delle passeggiate in belga, Joris De Bravander. Marco importa il
I più grandi Salvatore e James sono gemelli Arizona tra i cactus, indimenticabili». seme di alcuni stalloni importanti in esclusi-
e hanno 51 anni, Vivia, 49 è stilista, Olivia, 41, Ci vuole la mano per questi animali. Si va per l’Italia e a Il Borro c’è una stazione di
poi ci sono io e Francesco 21. Insieme abbia- impara o è un dono? monta, un centro di inseminazione e fecon-
mo una chat sportiva qui a Il Borro, per co- «Bisogna avere voglia di costruire un lega- dazione. Le fattrici vengono mandate qui sia
municarci gite, passeggiate, giochi vari. Se me. Solo così ci si trasmette a vicenda sen- per essere fecondate, sia per essere segui-
ci mettiamo anche i cugini siamo una fami- sazioni speciali. Quando monti un cavallo te fino al parto. Cresciamo i puledri, li do-
glia immensa. Siamo tutti l’uno per l’altro. Io con il quale hai trovato sintonia senti un miamo… Ora sono un centinaio di animali».
sono cresciuta a Fiesole, accanto a Villa Il Pa- brivido particolare, perché diventi parte di C’è stata anche un’asta di embrioni di
lagio, casa di nonna Wanda, e mi rimangono qualcosa, di un movimento, un istinto. Io cavallo da voi. Come funziona?
care cose semplici, come il ricordo di quando sono molto attratta da questi animali, dai «Abbiamo usato l’anfiteatro creato nella
con lei andavo a messa a piedi la domenica». loro occhi profondi, dalla loro dimensione cantina nuova durante il lockdown. Di so-
Invece la passione per i cavalli come in rapporto con la straordinaria sensibilità lito le aste si fanno in contemporanea alle
si è accesa? che hanno nel comunicare tra loro e con le gare sportive. In questo caso abbiamo dato
«Merito di mia madre, Amanda Peat (prima persone. Hanno comportamenti complessi alle persone un’esperienza di vacanza a Il
moglie di Ferruccio Ferragamo, ndr). Quan- e affascinanti. Vale la pena di dedicarsi per- Borro. Un catalogo di puledri in vendita con
do avevo quattro anni ho iniziato a montare ché trovare la chiave giusta in un mazzo di il massimo della qualità. Nel cavallo la fe-
Pony, quando andavo a Londra o nella casa possibilità ti consente di aprire un mondo condazione è molto evoluta. L’ovocita e il
dei nonni nella campagna inglese. Lei era che commuove». seme vengono assemblati per fare embrio-
abituata da bambina a trasportare il suo con Per lei è stato anche uno sport agoni- ni che vengono impiantati nella portatrice,
il treno. Quello è un paese con una cultura stico. Cosa cambia? che fa da mamma. In questo caso si acqui-
equestre diversa. Avevo idee precise su come «Ci sono molti cavali che autenticamente si stava lei e il futuro puledro».
sarebbe stato il mio primo cavallo: baio, coda divertono a gareggiare. Per loro, come per Ma quale è il vantaggio?
e criniera nera, femmina. Così a 12 anni arri- me, quando suona la campana si dà tutto. «La riproduzione con monta naturale è piut-
va Valentine, cavalla francese, figlia di Nar- Devi essere brava a farli rilassare. Io venivo tosto violenta e gli animali di un certo valo-
cos, uno stallone piuttosto famoso. A Il Bor- ad allenarmi al Il Borro in treno tre volte la re rischiano di farsi male. In più, spesso la
ro c’è ancora una sua figlia. Ormai va per i 20 settimana da Firenze. Poi, acquisito un buon migliore fertilità corrisponde con la stagio-
anni, si chiama Beverly, ha un carattere piut- livello, sono passata al Centro Ippico Tosca- ne della vita sportiva più competitiva. Sen-
tosto ombroso e si fa toccare solo da me». no, con un cavallo morello bellissimo che si za tenere conto che la gravidanza è sem-
Ha mai viaggiato a cavallo? chiamava Gold Bay Moschino. Con lui ho fat- pre un rischio».
«Mi manca. Ma ho dei bellissimi ricordi di to tante gare, fino all’europeo junior a Gijon Sul lato del business invece?
galoppate nel deserto vicino Dubai con de- in Spagna a 16 anni. Dopo i 18 ho smesso con «Onestamente si possono generare cinque
i salti, era ora di pensare all’istruzione. E poi puledri al posto che uno ogni anno. E si può
sono diventata mamma abbastanza presto». scegliere se congelare il tutto».
I suoi figli come se la cavano in sella? Quale è l’evoluzione del suo lavoro?
«Pietro ha 13 anni e gareggia con buoni ri- «Ora mi sto occupando di osteopatia anima-
sultati e anche Beatrice, 11, è molto appas- le. Lavoriamo sui cani. Qui ne abbiamo una
sionata. Ho un ricordo bellissimo di lei a 4 decina. Impariamo a sviluppare la sensibi-
anni che monta il pony Trilly. Doveva far lità, a toccare lo scheletro, le fasce musco-
prendere al cavallo una pallina nel secchio lari, il sistema nervoso e cercare di capire
e in quel bidoncino ci è finita lei scivolan- dove ci sono rigidità e tensioni. Quello che
do dal collo del cavallo. Li allena Marco (De- mi piacerebbe fare è connettere una parte
molini, ndr), il loro papà. Ci siamo sposati di lavoro sul corpo con la componente emo-
nel 2009 e ora ci stiamo separando, ma per tiva. Nei cavalli viene spesso trascurata. In-
il momento quello che abbiamo creato in- vece è fondamentale conoscere le loro pau-
sieme funziona. Non vorrei essere troppo re per aiutarli a liberarsene».
sognatrice…». C’è un tocco Ferragamo nel fare le cose?
È con il suo ex marito che avete inizia- «Credo il desiderio di fare meglio con one-
to l’allevamento a Il Borro? stà e pulizia. C’è un orgoglio di famiglia che
«Marco è molto bravo nel suo lavoro. Ha tan- traspare con moderazione».
tissima esperienza e ho imparato molto da Ma una donna che ha viaggiato e stu-
lui. Con la sua famiglia, nel senese, ha alleva- diato nel mondo, non si sente mai sola in
to per tanti anni. Così alle passeggiate e alle queste campagne?
lezioni che offriamo agli ospiti del relais, tre «La mia è una “prigionia” felice. Sono fortu-
anni fa abbiamo iniziato ad affiancare que- nata e grata di essere circondata da una va-
sta attività collaborando con lo stalloniere rietà di bello, che mi insegna di continuo». Q

36
parole
Il castigo della “gente meccanica”. Se in auto ogni metro è un rodeo. L’immensa collezione d’arte
privata dell’umanità. L’innovazione agricola di ieri è la tradizione di oggi. Aspettando il 7 febbraio
illustrazioni di Rebecca Clarke

er una serie di imprevedibili eventi mi

P son trovata, di recente, a fare parte di


una commissione che doveva esamina-
re i candidati a un posto di lavoro. Del grup-
po facevano parte naturalmente i professio-
nisti del settore: responsabile risorse umane
(di quali altre disponiamo, del resto, esatta-
mente?), capo del marketing, coach specia-
lizzato in team building e altre figure definite
in inglese che ora non ricordo, ma ho presen-
te gli sguardi. Poi c’ero io, immagino in quo-
ta eccentricità: quella metti che veda qualco-
sa che ti sfugge, un dettaglio un particolare
periferico, inseriamola. Erano colloqui basa-
ti non sulle competenze – date per scontate –
ma sulle caratteristiche psicoattitudinali del
soggetto: cose tipo velocità di reazione, capa-
cità di sostenere una provocazione, disponi-
bilità al cambiamento e insomma tutte le doti
giudicate indispensabili a vivere in un mon-
do precario, competitivo e sostanzialmente
non solidale. Difatti ne assumi uno, è una gara
a esclusione. A fine colloquio la valutazione
in base alla quale il candidato passava o era
escluso dal girone successivo era sempre: «Sa
quello che vuole». Ho
obiettato che «preferi- CASAMAT TA ne basata su un attento dove stanno andando. Non possono saper-
sco quelli che non san- calcolo di vie e di mezzi, lo. Conoscere se stessi, come diceva l’oraco-
no quello che vogliono».
È seguita una discussio-
C H I SA S E M P R E sa sempre dove sta an-
dando: e ci va. Parte con
lo greco, è necessario: è anzi il primo passo
del Sapere. Ma riconoscere che l’animo uma-
ne in cui sono stata esa-
minata a mia volta: in
CO SA V U O L E l’idea di diventare maz-
ziere della parrocchia e,
no è inconoscibile, questo è il risultato supre-
mo della sapienza. Il mistero finale risiede in
che senso, se non san- di Concita De Gregorio in qualunque ambien- noi”. Conosco “gente meccanica” a profusio-
no quello che vogliono te venga a trovarsi, riu- ne. Sanno quello che vogliono, lo realizzano,
come possono esserci utili. Ho fatto del mio scirà a diventare mazziere della parrocchia fanno cose che “funzionano”. Continuo a pre-
meglio, ma sono sicura di non averli convin- e nulla più. Colui che desidera (...) diventare ferire chi costeggia i bordi e rischia di perde-
ti. È stato scelto un giovane assertivo e mol- un membro del Parlamento un droghiere ar- re a costo di capire. Il libro s’intitola A voce
to sorridente, quando ho detto che il sorriso ricchito, un avvocato di grido o un giudice, spiegata, l’ha scritto Francesca Della Monica:
dei denti non corrispondeva a quello degli riesce immancabilmente a diventare quello una cantante e filosofa della musica, di for-
occhi era già finito il loro tempo dell’ascolto. che vuole. È il suo castigo. Chi vuole una ma- mazione archeologa, che studia e insegna le
Tempo dopo ho trovato in un libro una ci- schera è costretto a portarla. Ma con le forze possibilità della voce. È un tesoro di intuizio-
tazione di Oscar Wilde dal De Profundis, è un dinamiche della vita, con coloro in cui quelle ni, strade che si inerpicano, sentieri. La voce,
po’ lunga ma vale la pena: “La gente mecca- forze si incarnano, è diverso. Coloro che am- il corpo, l’identità. Esplorare l’inconoscibile.
nica, quella per cui la vita è una speculazio- biscono a realizzare se stessi non sanno mai Non basta una vita, la riempie di senso. Q

39
PA R O L E

È CHIARO CHE SIAMO NOI riposo che fendono le strade a piedi superan- le, un ponte o un tramonto. Gli irrequieti in-
do le carovane di macchine incolonnate e il vece, soprattutto nel traffico, non rinunciano
I PEGGIORI festival dei clacson suonati senza apparente
ragione, attraversano l’inferno con sorpren-
quasi mai alla rappresentazione della minac-
cia. Accade infatti che ci si dicano cose terribi-
ISTINTI dente leggerezza. Confusi tra i genitori con
prole alla ricerca di un’attività che acceleri
li dai finestrini e che a volte si trascenda, ma
è più prosa che poesia, più teatro che realtà.
di Malcom Pagani gli orologi e incanali verso la tregua serale e i «Siamo tutti uguali», notava Moravia «tra
coriandoli di umanità che competono con la le mille maniere di fare un’azione scegliamo
udito selettivo è uno dei tanti talenti dea Kali e riportano a riva, dal mare tempe- sempre istintivamente la peggiore». Così è

L’ inconsapevoli che i romani hanno sa-


puto affinare nel corso dei millenni.
Dagli zoccoli dei cavalli al Califfo scarburato si
stoso dei negozi agghindati per le feste, mol-
ti più doni di quanto due sole braccia possa-
no ragionevolmente trascinare, i camminatori
certamente vero – c’ero, posso testimoniar-
lo- che la possibilità di essere quasi assaliti a
colpi di cric per una coincidenza non rispet-
sono adattati. Intorno a loro come direbbe un della domenica sembrano padroni ancor più tata si possa presentare quotidianamente in
giovane poeta cresciuto a compresse di Bri- che della città, di un sentimento che il solito centro storico come in periferia e che una
oschi e malinconie trasteverine «ci sta il Ma- Flaiano aveva fotografato in anticipo: «Ci sono certa aggressività, tra un semaforo e l’altro,
racanà», ma l’indifferenza è una risorsa che molti modi di arrivare, il migliore è di non par- tracimi come il grande fiume verde ingrossa-
annulla qualsiasi fastidio. Lo ingloba, lo ab- tire». Roma non parte mai. Si ritrova. Gira in- to dalla pioggia. Ma è altrettanto vero che in
braccia, lo trasforma in rumore di sottofondo. torno a se stessa. I suoi riti hanno il vizio della questo Roma non è poi così diversa da Busto
Il Lungotevere in un giorno di festa è quin- prevedibilità e il pregio di trovare nella litur- Arsizio. La strada è un palcoscenico per i peg-
di simile al caos senza redenzione che già gia ripetuta una soddisfazione sempre nuova. giori istinti a qualsiasi latitudine e per fortuna
Dino Risi fotografò ne I mostri, ma i romani a I sognatori si fanno bastare un gioco di nuvo- il bau-bau lascia spesso in aria soltanto l’eco
di un innocuo vaffanculo. Alberto Arbasino,
che a Roma viveva e Roma sapeva leggere in
profondità, lo considerava «accettabilissimo»
perché «in macchina ogni metro è un rodeo
e non si corre mai in solitudine, ma sempre
per un pubblico immaginario». Ho pensato
a quanto avesse ragione pochi giorni fa. Per-
suasa Ilaria – devota al Glovo e ai surgelati
– di avere al suo fianco un cuoco sopraffino
per uno spaghetto che avrebbe avuto le pro-
prie motivate censure anche in una comu-
ne studentesca, avevo vigliaccamente caval-
cato l’onda della benevolenza proponendole
di accompagnarmi a una mostra che le spac-
ciavo senza esito da mesi. Lei non è convinta
che l’arte stia nei musei, ma finalmente cede.
Andiamo, parcheggiamo, ripartiamo e ve-
diamo un’altra auto affiancarsi pronta a su-
bentrare. Leggo il labiale del guidatore. Dice
«che culo». Sorride alla sua compagna. Si di-
strae e per una frazione infinitesimale si crea
una sorta di imbuto. Lievi proteste. Un’altra
macchina condotta da un pilota più nervo-
so di altri cerca di passare comunque ed ef-
fettivamente sguiscia. Lieto fine, anzi no. La
quadriglia è già in scena. Dall’auto roteando il
pugno scende un energumeno con un amico.
Avranno 130 anni in due: parolacce, intimida-
zioni, illusionismi verbali. Il compare ride. È
il suo spettatore. Non succede niente. Il ser-
pentone riprende il suo lento caracollare. Ila-
ria chiede conferma di ciò che ha appena vi-
sto: «Gli ha urlato proprio figlio di una gran
puttana, così, a freddo?». Annuisco. Com’è fa-
cile sentirsi migliori, a Natale. Q

40
PA R O L E

AVRÒ CURA DI TE

I L CO N F I N E
TRA NOI E NOI
di Elena Stancanelli

ei tu? Sei tu confine? Dove ti ho già vi-

S sto? Possibile tra un’opera d’arte e un


corpo non tutelato? Tra stato di abban-
dono e un’opera uomo? Tra il bello e il male?
Confine?”. Alessandro Bergonzoni saltellando
come sempre tra suono e senso, tra significa-
to e significante si diceva un tempo, ci spinge
stavolta verso qualcosa di ineffabile e quindi
difficile da identificare. Il confine, cos’è? Tute-
la dei beni: corpi del (c)reato ad arte (il valore
di un’opera, in persona) è il titolo – prende-
tevela con lui – della performance che Ber-
gonzoni porta in giro per musei. Brera, Uffi-
zi, Capodimonte, a Roma era all’Aristaios, un
museo archeologico nascosto dentro il Par-
co della Musica. Un concentrato di bellezza
da svenire che approfitto per scoprire insie-
me a voi. Si tratta di opere acquistate dal Mi-
BACT dagli eredi del maestro Giuseppe Sino-
poli, appassionato collezionista. Ceramiche
minoiche del 3200 a.C. accanto a opere d’arte
provenienti dalla Magna Grecia del 300 a.C.,
vasi, piatti, statue votive. C’è anche un cubo
di terracotta dipinta, a lati concavi, di incerta
destinazione d’uso, forse un gioco per bam-
bini e una brocchetta di impasto con beccuc-
cio, forse un biberon. In mezzo alle opere, tra
le vetrine, Bergonzoni piazza uno schermo e
su questo schermo rimane immobile, in pie- la crudeltà della geografia politica: di qua sia- tà, un tempo era anonima, una preghiera, un
di, fino a che l’immagine, con straziante len- mo noi, di là sono loro e in mezzo questa linea voto. La nostra azione dunque, è minuscola ri-
tezza, non si palesa in tutto il suo orrore: è invisibile oltrepassando la quale si muore. E spetto alla protezione di cui gode qualunque
il volto tumefatto di Stefano Cucchi, morto, l’arte, dove sta l’arte? Le città contengono i mu- manufatto sia sotto la tutela del divino. Cosa ci
massacrato da chi avrebbe dovuto custodirlo. sei e i musei contengono le opere. È questo il resta? Ci resta l’umano, con tutto il suo carico
Nell’infinito silenzio, nella condivisione del- modo che abbiamo immaginato per preserva- di odori, fatica, corpi. Con l’inciampo ulteriore
lo sguardo su quell’indicibile, finiamo per ri- re la memoria del bello. Lo separiamo (produ- che l’umano avviene, e avviene ora o mai più,
cordarci che quello Stato siamo noi. Gli stessi ciamo un confine) e lo mettiamo al sicuro, lo e quindi è difficile da interpretare così al volo.
che poi processano i colpevoli, li condanna- teniamo alla giusta temperatura e eseguiamo Nel dubbio, meglio salvare che interpretare. E
no, dimenticano, ripetono… In una specie di le manutenzioni e i restauri quando è necessa- meglio ancora amare. “Che differenza c’è tra
giostra demente che non vogliamo fermare. rio. Ci interroghiamo su cosa accada quando, un bene e il bene? Vi voglio un gran bene! Vi
E dunque: il confine? Qual è il confine tra quei musei, si svuotano la notte, e ci dimen- voglio un bene storico! Un bene comune, cul-
noi e noi? Nei monologhi, negli stream of con- tichiamo che sono spazi dedicati alle Muse e turale. Un bene paesaggistico, etico. Vi voglio
sciousness, nelle corse linguistiche sfrenate, dunque sacri. E che in quanto sacri sono do- un bene sociale! Un bene raro, concettuale, in-
la spericolata intelligenza e la faconda empa- tati di immortalità, contro e per la quale noi formale. Vi voglio anche un bene archeologico,
tia di Bergonzoni producono domande ango- possiamo fare ben poco. sepolto da anni di guerre, di terre, di colpi e di
late, sorprendenti. Sei tu, confine? Per esem- Ogni cosa che c’è cara, in arte, è stata sacra. colpe. L’umanità ha la più immensa collezione
pio. Che guarda caso mi sembra la domanda Dal teatro alla letteratura, dalla pittura alla mu- d’arte privata: gli esseri viventi. Finché non di-
più importante da farsi in questi anni. Perché sica: ogni espressione dell’essere umano che venta una collezione privata: privata di atten-
sei ancora lì? Si chiede, e noi con lui. E poi c’è oggi ci sembra necessario ancorare all’identi- zione, cura, veri, infinito. Privata di arte”. Q

41
PA R O L E

BIO - S CIENZA

MENO S OVR ANITÀ,


PIÙ INNOVAZIONE
di Elena Cattaneo

N
ei mesi scorsi ha fatto discutere la scel-
ta del nuovo governo di modificare la
denominazione del ministero dedi-
cato alle politiche agricole, oggi Ministero
dell’Agricoltura, della sovranità alimentare
e delle foreste. Il concetto di sovranità – da
intendersi, ha chiarito il ministro Francesco
Lollobrigida, in senso contrario a quello di
“autarchia” – rimanda a un modello di gestio-
ne delle risorse agroalimentari che difenda e
valorizzi i prodotti nazionali e la nostra cultu-
ra alimentare, anche nell’ottica dell’indipen-
denza dall’estero.
Ma quali sono questi “prodotti nazionali
italiani” da difendere? Qual è la loro storia?
Studiando, si capisce come pomodoro, mela,
ciliegia, melanzana, patata, mais, riso e agru-
mi, che percepiamo come “nostri” prodotti,
e che negli anni hanno guadagnato certifica-
zioni di provenienza e qualità, hanno un fat-
tore in comune: non sono originari dell’Italia
e nemmeno dell’Europa. Gli odierni frutti del-
la terra sono peraltro anche il risultato di de-
cenni di adattamento e miglioramento geneti-
co, tramite incroci, innesti, impianti di colture
“aliene” in terreni dove non si erano mai viste
prima. Rappresentano perciò un’innovazione stra storia per diventare uno spauracchio da dei ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambien-
rispetto a quello che naturalmente crescereb- combattere a tutti i costi, al di là di ogni evi- te. Mai sottoscritto. Stessa sorte toccata a tan-
be sul territorio italiano. Prendiamo le mele, denza scientifica. te altre varietà italiane oggi a rischio a causa
oggi orgoglio e tipicità di tante nostre regio- Fin dal 1908, la produzione di limoni nel di malattie, parassiti, cambiamenti climatici.
ni. Non sono nate vicino a noi, ma a 7.000 me- nostro Paese è minacciata dal malsecco, che Per inerzia e miopia, le istituzioni italia-
tri, sulle montagne del Kazakhstan e “migra- colpisce soprattutto le varietà italiane più ne da due decenni assecondano narrazioni
te” verso Ovest lungo migliaia di anni, grazie pregiate. Nel 2021, Alessandra Gentile – do- passatiste e talvolta terroristiche, sbarrando
anche a orsi e cervi che di esse si nutrivano e cente di arboricoltura all’Università di Cata- la strada a possibili innovazioni in agricol-
i cui escrementi contribuivano a spargerne i nia – con il suo gruppo di ricerca, in collabo- tura, quelle sì 100% made in Italy, realizzate
semi sempre più lontano dall’ambiente origi- razione con la Fondazione Mach di Trento, dai ricercatori pubblici, che consentirebbero
nario. O il riso, pianta originaria dei climi tro- ha sequenziato, prima al mondo, il genoma di salvaguardare e valorizzare le coltivazioni
picali del Sudest asiatico, oggi coltivata, grazie del limone. Nel suo laboratorio in Sicilia si del territorio – e quindi, in ultima analisi, la
alla selezione operata dall’uomo, anche nei studiano da anni tecniche di miglioramento nostra “sovranità alimentare”. Proprio quella
climi freddi delle zone umide del Nord Italia. genetico per rendere resistenti al malsecco che, ogni giorno, i nostri studiosi e imprendi-
In altre parole, la tradizione “sovrana” da questi tipici limoni italiani preservandone le tori agricoli vorrebbero essere liberi di assi- Si ringrazia Mariangela Modafferi

difendere oggi non è che l’innovazione di ieri. caratteristiche di qualità. L’obiettivo sembra- curare al Paese con scienza, intelligenza, in-
Un processo che va avanti da quando la spe- va vicino: i ricercatori avevano sperimentato vestimenti e lavoro. Q
cie umana ha iniziato a praticare l’agricoltu- in serra, con successo, un limone transgeni-
ra. Viene da chiedersi, quindi, sulla base di co con queste caratteristiche. La verifica sul
Farmacologa e biologa, è senatrice a vita dal 2013.
quali criteri questa innovazione, che nel tem- campo, però, non è mai stata possibile: trat-
Insegna all’Università di Milano e dirige il laboratorio
po ha aiutato a sfamarci sempre di più e me- tandosi di un Ogm, serviva infatti uno speci- di biologia delle cellule staminali. Ha scritto
glio, abbia smesso di essere parte della no- fico protocollo di sperimentazione da parte Armati di scienza (Raffaello Cortina Editore).

42
PA R O L E

PERFORMER per discografici, artisti e impresari. E ora – insieme alla banda della 42 del corposo Emi-
dopo gli ultimi botti di audience da tele dei liano Colasanti. Poi ci sono gli editori+agenti,
NELLA GIUNGLA vecchi tempi, magnificati dall’occhio da mo- sinuosamente furbacchioni e che forniscono
sca impazzita dei sette social imperanti – con- il petrolio di melodie e parole, oggi terreno
D I SA N R E M O ta ancora di più e per tutti, GenZ compresa. di precisione quasi scientifica: tipo Pietro Ca-
Per cui, come in un Libro della Giungla, quel- monchia, che ha in scuderia soprattutto Da-
di Carlo Antonelli li che vedrete performare di fronte a voi sa- rio “Dardust” Faini (lui sì ne ha scritte di su-
ranno più o meno gazzelle o agnellini o fin- percanzoni) e ha il pezzo di Giorgia siglato
l 7 Febbraio inizia a Sanremo l’ennesimo fe- te pantere o vecchi cagnoni, ma il bestiario Bianco-Fish e poi porta sul palcoscenico pure

I stival della Canzone Italiana. L’umile scri-


vano c’è stato tante volte. Anni e anni fa.
Quante primavere sono passate. Eppure an-
vero è tornato nel retro della scena e negli al-
berghi (per i turisti russi che non vengon più).
È lì che bisogna guardare e infatti eccoli:
Levante e le revenant Paola&Chiara.
Poi c’è la ballotta che ruota intorno al ma-
nagement di Machete (vedi il supercampione
cora un sentimento di adrenalina pre-mortem da Max Brigante – dj e impresario di Elodie, Lazza e la Mara Sattei) fino ai simpaticoni ro-
corre dentro le fibre di queste vecchie membra Ultimo e altri – e il suo nuovo socio Jacopo mani di BombaDischi e ai milanesi di Asian
e le riporta dietro ai camerini spogli di quel te- Pesce (che dirigeva artisticamente l’etichet- Fake, che parzialmente resistono alla disso-
atro o nello stanzone delle signore del trucco e ta Island di Universal, dove ha pescato ogget- luzione dentro il kapitale (i primi hanno Arie-
parrucco (per chi non se lo è portato da casa) tivamente di tutto, vedi Mahmood/Blanco ed te, fluidarella; e i secondi i giudiziosi Coma
o nello spazietto da rodeo dove si aspetta pri- Elisa l’edizione scorsa), cui dovrebbe esser- Cose). E infine l’accoppiata delle accoppiate
ma di essere scaraventati dentro il palco in re- si aggiunto come consulente Andrea Fava- e grazie al cielo: la Signora Caterina Caselli/
altà piccoletto dell’Ariston. E che solo tecnolo- le, deus-ex-machina musicale di Spotify. Alla Sugar (non servono presentazioni) e la ma-
gia e scenografie sovietiche di Gaetano Castelli Universal rimane l’astuto Federico Cirillo, in nagerona Paola Zukar (regina da vent’anni e
hanno reso stagione dopo stagione più gigan- Sony la sgambettante Sara Potente, che diri- oltre dell’hip hop, c’è lei dietro Marracash e
te e invece è un cinema di provincia durante ge la storica etichetta di Mogol-Battisti “Nu- Fabri Fibra): insieme presentano Madame.
il resto dell’anno, con le lettere di plastica per mero Uno” e riporta Colapesce-Di Martino, Semanticamente, siamo alla perfezione. Q
il titolo del film. Lì dentro e là fuori circolano
strani animali che a volte si presentano subi-
to tutti tronfi (perché si sentono già vincitori
e col passare dei giorni li vedi ossidarsi nello
sguardo e nella tenuta delle spalle, quando i
rosari delle classifiche iniziano a dare calci in
faccia) e altre creature che da terrorizzate cam-
biano piumaggio e si illuminano sempre più.
Sono quelli venuti a giocarsi una parte consi-
stente della loro vita. Non solo professionale.
Con un capovolgimento della fortuna che
tutte le altre industrie dovrebbero studiare,
il business musicale (dato per morto all’ini-
zio dei Duemila con la scomparsa del prodot-
to fisico) è risorto, superando quest’anno i ri-
cavi della seconda metà degli anni Novanta.
Cui si unisce un ritorno post-covidico di en-
tusiasmo per gli show dal vivo con un +40%
rispetto al 2019 e due sole multinazionali Li-
veNation e Eventim a provare a monopoliz-
zare il mercato. E persino una “viuuulenza”
(scusate, ho fatto di recente vedere ai bambi-
ni Eccezziunale Veramente) da parte delle al-
trettanto ringalluzzite major dell’entertain-
ment- Universal e Sony hanno pure il 20% di
Spotify- che sono tornate a dominare. Con
buona pace di tanto speranzoso mondo in-
die neocantautorale e trap sorto da dieci anni
in qua. E ora assorbito con accordi e risucchi
vari. Tanti e tanti anni fa (figurarsi nei 60 e
nei 70) fare il grano con una canzone sanre-
mese voleva dire mettersi a posto l’annata,

43
Foto Shutterstock OCCHIELLO

Pappagalli (nella foto), i cani e l’arte (pag. 52),


le aragoste nel metaverso (56), i dinosauri
di ritorno (64), Topolino e Paperino (68). Creature
fantastiche nelle pagine del nostro speciale. STORIE
sguard
OCCHIELLO

46
do al fu OCCHIELLO

Lo sguardo al futuro
Intervista a Rob Dunn
di Michele Neri foto di Jim Naughten

47
STORIE

e diverse iniziative per la conservazio- Lei sottolinea quanto sia fondamentale

L ne della biodiversità hanno una carat-


teristica comune: si rivolgono al passa-
to, al ripristino di condizioni preesistenti. Ma
Un domani, per evitare
il collasso, dovremo
ricordare che anche noi obbediamo a leggi
biologiche universali. La più importante?
«Quella della nicchia. Dice che per ogni spe-
è un approccio parziale e che “congela” la
nostra conoscenza a ciò che è già noto. Non
imparare a rispettare cie esiste un insieme di condizioni climati-
che in cui sopravvive al meglio. È per questa
considera quanto la sopravvivenza della spe- tutte le forme di vita legge, che la maggioranza delle specie dovrà
cie umana e di quelle per noi fondamentali spostarsi, umani inclusi».
siano legate al futuro dell’evoluzione dell’e- Lei scrive che gli animali stanno cam-
cosistema e alle leggi che regolano l’esisten- biando nelle isole dell’urbanizzazione.
za, senza considerare che conosciamo una specie su otto. Si tratta di «Sì, è incredibile come si assista sempre più spesso a popolazioni ur-
puntare lo sguardo sul futuro in cui, per evitare il collasso, dovremo bane che, a seconda delle città dove vivono, mutano radicalmente
rispettare tutte le forme di vita, anche quelle non ancora scoperte. caratteristiche. Ai topi di New York e di New Orleans, adattatisi alle
Questo radicale cambiamento di prospettiva è contenuto in un te- circostanze locali, manca poco per diventare specie differenti. Lo
sto che indirizza la nostra curiosità verso tempi lontani e prospetti- stesso vale per i piccioni di Boston e New York. Mentre siamo seduti
ve inesplorate: A Natural History of the Future di Rob Dunn, biologo a colazione bevendo un espresso, l’evoluzione continua il processo».
al Dipartimento di Ecologia della North Carolina State University. Ci Chi potrebbero essere vincitori e sconfitti?
ha parlato delle diverse forme di vita che, in base alle nostre scelte, «Discutendo anche con scrittori più visionari, ho immaginato scena-
potrebbero imporsi un domani. «Crediamo di conoscere il mondo ri fantastici: città con palazzi vivi e fotosintetici, connesse a foreste e
quando la maggioranza delle specie non ha nome. Pensiamo di avere praterie, in cui le specie prevalenti saranno uccelli selvatici, mammi-
il controllo, ma è minimo. E di essere autonomi quando dipendiamo feri e farfalle. C’è poi lo scenario più probabile, in cui non modifiche-
da altre specie. Riteniamo di poter disporre delle nostre vite quando remo i comportamenti e progetteremo città grigie in cui gli animali
siamo controllati dal passato evolutivo. O che le altre specie non in- dipenderanno dalla nostra alimentazione, dai nostri corpi e dai rifiu-
fluiscano su di noi: poi arriva il Covid a umiliarci». ti. Favoriremmo le specie più resistenti e che cenano a spese nostre».

48
STORIE

Lei prevede che gran parte delle specie dovrà trovare una nuo- sull’intelligenza inventiva. Gli animali dotati di un cervello più gran-
va casa. Cosa accadrà? de e di un’intelligenza inventiva si adattano meglio a condizioni di
«Si chiama homing: il meccanismo per cui, se il clima muta, le spe- variabilità. E sappiamo che in futuro le condizioni lo saranno molto,
cie devono fare casa dove è più adatto. Possiamo prevedere già dove tra ondate di calore e gelo estremo. Uccelli e mammiferi con cervel-
si dirigeranno. In Italia molte specie si sposteranno a nord e a quo- lo abbastanza grande sapranno immagazzinare il cibo, cambiare pre-
te superiori. E così Torino sarà la nuova Roma Specie che proven- ferenze alimentari, usare strumenti per aggirare ostacoli: se la cave-
gono da zone più calde ancora, raggiungeranno l’Italia meridio- ranno. Tra questi, ci sono corvi, gufi e pappagalli. Roma ne è invasa.
nale: farfalle, uccelli, fiori. Le nostre colture dovranno traslocare Le specie capaci di fare bene una cosa sola faticheranno».
e noi dovremo aiutarle, così come dovremo fare con gli animali». Scrive che uno dei nostri obiettivi è trasmettere alla discenden-
C’è chi propone di dividere il pianeta in due per lasciarne metà za le specie di cui abbiamo bisogno e amiamo.
agli animali. È un’utopia? «Quando Elon Musk o Jeff Bezos flirtano con il cosmo, enfatizzano
«In quanto biologo dell’evoluzione mi permetto di pensare al futuro tra il potere di essere liberi dalla Terra. Se mai Musk riuscisse ad arriva-
milioni di anni. Così è facile credere di salvare mezzo pianeta. Ma basta re su Marte, sarebbe grazie ai microbi alla base del suo sistema im-
andare avanti un secolo. È però più importante sottolineare come la munitario: quelli intestinali trasmessi da sua madre e i cutanei rice-
conservazione sarebbe più efficace abbandonando l’approccio europeo vuti dall’ambiente. Più comprendiamo la vita umana, più è evidente
e Usa che si limita a mettere una barriera attorno alla natura, per adot- quanto dipenda da migliaia di specie, anche quelle non conosciute».
tare la gestione degli ecosistemi delle popolazioni indigene. Pensan- Come potrebbero diventare gli animali in un futuro lontano?
do all’Italia, ci si potrebbe domandare qual è l’obiettivo più ambizioso «Quelli affermati saranno nelle condizioni in cui lasceremo il mondo.
per reinserire i processi ecologici originari nella campagna o in città». Se sarà più caldo e inquinato, la maggior parte dei carnivori si sarà
Le specie vincenti nel prossimo futuro? estinta, mentre si imporranno i roditori, i mammiferi marini, lasciando
«Noi abbiamo introdotto nel clima una forte variabilità. Alcune spe- il campo ai batteri, felici di prosperare e di riprendersi il Pianeta». Q
cie potrebbero prosperare solo perché prolifiche. Se un topo fa tan-
ti figli, uno nascerà al momento giusto o con i geni adattati. È il suc- In queste pagine, le immagini di Eremozoic: il progetto del fotografo Jim Naughten denuncia
cesso basato sulla fecondità. Più interessante è l’adattamento basato la drammatica alterazione dell’uomo sugli equilibri naturali. La sua intervista è a pagina 51.

49
OCCHIELLO

50
STORIE

I tableaux di Eremozoic, il progetto di Jim Naughten che pubblichiamo


in queste pagine, raffigurano l’impossibile. Lui li racconta così
di Cristina Kiran Piotti

occhio del fotografo non basta più? A prima vista, su clima e Per raccontare l’isolamento che potrebbe seguire alla distruzio-

L’ animali, la fotografia sembra avere smarrito la forza di fissare


l’indicibile – e non per sua imperizia. Le cifre sono traumatiz-
zanti, le calamità incessanti, eppure il cedimento della natura che
ne delle altre specie, è partito da diorami. Perché?
«Gli animali sono esemplari da museo: così ben fatti che è molto dif-
ficile dire se siano vivi o meno. Quel senso di ambiguità è potente, e
ci circonda è impercettibile al distratto sguardo umano, tanto che credo funzioni bene per il progetto. Allo stesso modo, il fatto che si
i singoli scatti di un orso polare che peregrina scheletrico tra fram- tratti di esemplari da museo funziona bene per un progetto che ri-
menti di ghiaccio marino o di un koala infagottato da teli antifiamme guarda finzione e fantasia, perché sono anche costrutti umani. Ed è
in Australia rischiano di non farci indignare al punto da ammettere più facile lavorarci insieme, perché non scappano, né ti attaccano».
la globalità del problema. Eppure, oggi un numero crescente di fo- Cervi, gorilla, ricci di mare, orsi, polpi, rinoceronti... Con quali
tografi abbandona l’approccio di mera documentazione per abbrac- specie sente una più forte connessione?
ciare un gravoso attivismo: raffigurare l’impossibile, trovare nuove «Provo una certa affinità con le grandi scimmie: gorilla, scimpanzé,
strade per farci spalancare gli occhi sugli effetti visivi delle crisi am- oranghi, poiché sono i nostri cugini più stretti e condividiamo oltre
bientali. Ed è impossibile ignorare la potenza dei tableaux chimerici il 95% del Dna con tutti loro».
di Eremozoic, progetto di Jim Naughten (saranno in mostra per tut- Tra chi lavora a questi temi si parla spesso di eco-grief, dolore
to il mese di marzo 2023 alla Rebecca Hossack Gallery di Londra). ecologico. È il suo caso?
Naughten ha preso a prestito un termine coniato dal biologo «Provo dolore prima di tutto per le estinzioni di massa e per la distru-
americano Edward Osborne Wilson per descrivere l’attuale era del- zione del mondo naturale, ma forse ancor di più per via della nostra
lo sviluppo della Terra, caratterizzata dall’estinzione di massa do- reazione. Ignoriamo e andiamo avanti, come se nulla fosse. Ma cerco
vuta all’attività umana. Omaggi ai diorami dei musei di storia natu- di rimanere positivo, di godermi la vita, di agire. Creare opere d’ar-
rale, le reimmaginazioni digitali del fotografo ci immergono in un te per aumentare la consapevolezza delle persone mi è sembrata la
mondo familiare quanto in-credibile, fantasia perduta di oranghi cosa migliore da fare».
che oscillano attraverso foreste psichedeliche, cervi che vagano per Parte del ricavato della vendita del libro Eremozoic (Hatje Can-
canyon color pastello, orsi che avanzano su prati color caramella, tz editore) sarà devoluto al Jane Goodall Institute inglese. Perché?
metafora rosata di un mondo naturale dal quale ci siamo perduta- «L’approccio di Jane Goodall (la sua intervista è a pag. 22) è molto
mente allontanati: «Ho deciso di realizzare immagini sorprenden- efficace quando ci si sente delusi o si perde la speranza di fronte
ti e fantastiche che riflettano un’idea fittizia della natura, in primo all’incessante distruzione e al disprezzo nei confronti di altre spe-
luogo per attirare l’attenzione degli spettatori e poi, spero, per met- cie con cui condividiamo la casa, perché lei sa mantenere una for-
tere in discussione quella che considero la nostra idea fittizia e ro- te positività. La sua fondazione gestisce un gruppo chiamato Roots
sea del mondo naturale». and Shoots, che aiuta a educare i bambini e li introduce all’impor-
tanza del mondo naturale. Crede, giustamente, che il futuro sia nel-
Rosa: una palette tanto accattivante quanto rassicurante. le mani dei bambini. È anche molto brava a lavorare con i gruppi in-
«La mia non è semplicemente una visione rosa del futuro. Quello che digeni, i migliori protettori della fauna selvatica e degli ecosistemi».
sto facendo, e che rende fantastico il mio lavoro, è mettere in discus- In cosa spera, qui e ora?
sione la nostra idea del mondo naturale e suggerire che è falsa, fittizia, «Spero di vedere più consapevolezza e azioni positive. Wilson ha
addirittura immaginaria: la realtà è che il mondo naturale è nei guai. scritto un libro, intitolato Half Earth, in cui raccomanda di restituire
Le specie si estinguono ogni giorno e stiamo perdendo fauna selvati- metà della Terra alla natura, così da garantire il futuro della biosfe-
ca a un ritmo senza precedenti». ra. È un obiettivo enorme, ma sarebbe fantastico. Mi piacerebbe as-
Non a caso il sottotitolo del progetto è L’età della solitudine. sistere alla rinaturalizzazione, al ritorno della natura insieme all’a-
«Distruggendo le altre specie sul Pianeta, mettiamo sempre più in pe- gricoltura rigenerativa, alla fine dei dannosi metodi di agricoltura
ricolo la nostra stessa esistenza, poiché la nostra sopravvivenza dipen- industriale. Penso che ci sia speranza, poiché un numero crescente
de da una biosfera sana. Eremozoico è un termine coniato dal biologo di persone sta iniziando ad aprire gli occhi su ciò che sta accadendo.
E.O. Wilson come alternativa ad Antropocene. Significa era della soli- Sono grato a Jane Goodall, a Greta (Thunberg, ndr) e a chiunque la-
tudine, o della desolazione, perché per la prima volta in 542 milioni di vori per educare su questi temi, o proteggere il mondo naturale». Q
anni di vita sulla Terra una singola specie è responsabile di un evento
di estinzione di massa. Essenzialmente, 30mila specie si estinguono Eremozoic di Jim Naughten, da cui è tratta una delle tre copertine di questo numero di d,
ogni anno, mentre l’uomo si espande in modo esponenziale». è un libro che sostiene la Jane Goodall Institute. A marzo sarà alla Hossack Gallery di Londra.

51
Immaginandoci cane
di Maurizio Fiorino

52
OCCHIELLO

54
STORIE

Un saggio esplora la rappresentazione canina nella storia dell’arte. E trova


una demarcazione nel tempo: tra la pazienza “animale” e le nostre ansie

ssere”, ha scritto una volta Paul Gilbert, “implica il tempo, ma il tichità, Argo, eccezion fatta per l’unica decorazione rimasta intatta di

E nostro tempo non ha più la pazienza d’essere”. Sembra un gioco


di parole, eppure tra il tempo del mondo – quello, per intender-
ci, comune e condiviso della società – e quello della vita di ogni singo-
un sarcofago romano conservato al Museo Nazionale di San Martino,
a Napoli. In esso scorgiamo Ulisse, con il volto danneggiato, nell’atto
di chinarsi verso il fedele amico che lo ha atteso per tutta la vita. «Per
lo, c’è un gap sempre più abissale, soprattutto se riferito al dinamismo i Greci, il cane era da un lato l’emblema della fedeltà, dall’altro quello
di quest’epoca. Per analizzarlo Andrea Tagliapietra, filosofo e saggista, della spudoratezza», ci dice Tagliapietra. A proposito di spudoratezza,
ha dato alle stampe un singolare saggio dal titolo I cani del tempo (Don- chissà se l’opera dell’84 di Basquiat e Warhol, Untitled, che raffigura
zelli Editore) in cui filosofia e mondo animale, sociologia e storia dell’ar- appunto due cani – l’uno nell’atto di defecare, l’altro in quello di ori-
te si fondono. «Mi piace occuparmi delle questioni attraverso la por- nare – non sia un omaggio a Diogene, autore della corrente più scan-
ta di servizio della filosofia. Bisognerebbe recuperarne il senso come dalosa (e animalesca) del pensiero antico, ovvero quella dei cinici?
esperienza di vita e non solo come tecnica di lavoro poiché, è bene ri- «Da un certo punto di vista, il modello cinico è stato ripreso dai “pun-
badirlo, la filosofia non è diventare virtuosi: i virtuosi accadono e fiori- kabbestia” che andavano in giro con i loro cani», spiega l’autore del li-
scono come la rosa», premette il filosofo che, bro, «ma era un fenomeno collettivo, che non
nella carriera da accademico, ha finora scritto si è distinto come quello dei cinici. Un conto
libri su cartoon, bugie, azzardo, giochi, risate. è una vita fuori dalle regole, un altro è cerca-
L’ultimo è sulla pazienza dei cani e, di ri- re di presentare il proprio modello come an-
flesso, sulla nostra impazienza. «Noi siamo titesi di potere. Se penso a Diogene, mi viene
animali, animali umani che, a differenza delle in mente l’orso Baloo del Libro della Giungla
piante, prendono direzioni», continua Taglia- e il concetto di “stretto indispensabile” oppo-
pietra. «Aristotele diceva che anche gli anima- sto alla sovranità della tigre». Il cane dei cinici
li possono contraddirsi poiché, se scelgono non custodisce il gregge, né fa la guardia, ben-
una strada più che un’altra, fanno un’osser- sì incalza, infastidisce, morde. Diogene, d’al-
vazione. Gli animali, insomma, sono logici». tronde, ha vissuto la propria vita da randagio,
Tornando all’arte, il cane (con il cavallo) è ai margini della città, dormendo per strada.
l’animale più raffigurato nella storia occiden- Pare che a un pranzo alcuni invitati gli lancia-
Foto di Scala/MBACT - National Gallery of Art Washington DC - in apertura Norton Simon Museum Pasadena

tale. Dalla preistoria appare a fianco di noi rono delle ossa e lui ci orinò sopra. Tra i dipin-
umani mentre fa la guardia, la caccia, custo- ti più suggestivi c’è quello di Edward Henry
disce il bestiame, ci tiene compagnia. «Ana- Landseer, alla Tate di Londra, che reinterpre-
lizzando le opere della pittura europea mi ta la celeberrima risposta di Diogene ad Ales-
sono reso conto di un senso più profondo, sandro Magno, quando gli chiese cosa deside-
che associa la rappresentazione del cane alla rasse di più al mondo: il sole, perciò spostati.
nozione del tempo», spiega Tagliapietra. Se Siamo, insomma, più simili agli animali di
i Due cani legati a un ceppo di Jacopo Bassa- quanto crediamo. «Se pensiamo all’uso dei
no del 1548 - magnifichi bracchi muscolosi, nomi degli animali come insulto viene da ri-
fieri e attenti, esposti nella stessa sala della dere», dice Tagliapietra. Il termine “cagna”,
Gioconda al Louvre – sono probabilmente il per esempio, era dispregiativo già nell’Ilia-
primo ritratto di cani della storia dell’arte, de, da Elena verso se stessa, e nell’Odissea, da
intesi come protagonisti assoluti senza altre Ulisse verso le ancelle infedeli di Penelope. «Il
presenze umane, cosa dire degli otto ritratti paradosso è la parola “asino” se si pensa che
dei suoi quattrozampe che Luigi XV commis- simboleggiavano il sapere. E poi chi ha detto
sionò nel 1729 al pittore di corte Jean-Bapti- che l’asino è così asino?». Si dice che quando
ste Oudry? Di questo ciclo fa parte Misse et Luttine, oggi alla National il cane di Schopenhauer facesse qualche birichinata, il filosofo tede-
Gallery of Art di Washington. Un cane è anche l’oggetto di uno dei sco lo insultasse dandogli del mensh, umano. «Il nostro rapporto con
prim dipinti di Picasso, Clipper, del 1895. Benché il pittore non aves- gli animali», conclude Tagliapietra, «è il tentativo di sintonizzarci con
se nemmeno 15 anni, il cane, di cui è raffigurata solo la testa, è colto una dimensione che ci riconduce a qualcosa che ci appartiene. Con
mentre guarda obliquamente fuori dal quadro, verso lo spettatore, con gli animali immaginiamo, e la differenza sta qui. Se guardiamo una
la stessa inclinazione degli occhi della già citata Gioconda. E ancora stella, siamo quella stella. Il computer non può farlo». Q
Goya, Piero della Francesca, Carpaccio, Lautrec: tutti hanno dipinto
animali, a volte rendendoli protagonisti, altre presenze periferiche. Sopra: Giovanni Battista Moroni, Gian Federico Madruzzo (1560). Pagina accanto: Tiziano,
Non sono tante, invece, le raffigurazioni del cane più celebre dell’an- L’arcangelo Raffaele e Tobiolo (1512-1514). In apertura: Guercino, Cane Aldrovandi (1625).

55
L’ARAG

L’aragosta e il metaverso

56
GOSTA

di Antonella Matranga
58
STORIE

ioniere del metaverso, pittore, scultore, designer e attivista per dall’élite inglese: come e quando è entrata la creatività nella sua vita?

P l’ambiente con l’associazione Platform Earth, Philip Colbert, 42


anni, ha creato un seguito globale con le sue opere hyperpop
in cui è protagonista un’aragosta che sembra uscita da un cartone
«In realtà non sono del tutto inglese: sono nato in Scozia, i miei ge-
nitori sono irlandesi con cognome francese. Ho sempre vissuto nel
mio mondo, non ero bravo a scuola... Ma fumare erba mi ha fatto leg-
animato. L’artista, le cui opere sono esposte nei più importanti mu- gere più libri di filosofia. Mi sono imbattuto in Nietzsche a 16 anni e
sei del mondo, è a Roma con The Lobster Empire, personale allestita mi ha aperto gli occhi, motivandomi. Sono stato fortunato a entra-
presso il Complesso di San Salvatore in Lauro, che vede – tra le ope- re all’università di Saint Andrews per studiare filosofia. Quando ero
re – anche la serie di sculture in marmo bianco di Carrara, che ripro- più giovane ho sempre sognato di diventare un artista, ma ci sono vo-
ducono il crostaceo in scene classiche, come il combattimento con luti anni per avere la fiducia necessaria per diventarlo veramente».
il Minotauro o il taglio della testa di Medusa. Per Philip Colbert, l’a- Dice di volere una democratizzazione dell’arte per favorire la
ragosta è l’alter ego. «Da bambino amavo andare al mare, era la mia discussione su questioni sociali, politiche e ambientali.
porta d’accesso a un altro mondo. E le aragoste erano creature alie- «Credo che l’arte sia un modo brillante per dare potere alle persone
ne che avevano poteri telepatici. Crescendo mi sono appassionato e celebrarne la forza. La storia della creatività è una parte straordi-
alla pittura e alla scultura, leggevo tanti libri di storia dell’arte e ve- naria della cultura e l’apprendimento della storia è la nostra rispo-
devo le aragoste rappresentate ovunque, dall’antica anfora greca ai sta alla condizione umana. Amo l’idea che metaforicamente viviamo
dipinti olandesi e Dalí, che ne era ossessionato. Nella mia immagina- tra le rovine del passato. Ogni essere umano può dialogare con la sto-
zione l’aragosta è diventata un simbolo surreale di vita e di morte». ria dell’arte, ed è libero di contribuire a fare cultura. Questo dialogo
è un bene prezioso dell’umanità».
Nella mostra a Roma le sue aragoste rein- Vive con sua moglie, anche lei artista,
terpretano alcuni capolavori in modo dis- in una casa che è come una galleria in cui
sacrante.
«Per me l’arte è creare un nuovo linguaggio
Philip Colbert i vostri figli sono liberi di correre, gioca-
re... Non ha paura che rompano qualcosa?
che possa dialogare con le opere del passato, ha portato a Roma «In casa nostra vige un caos che, di tanto in
aggiungendo sempre qualcosa. L’umorismo è tanto, viene riordinato. Mia moglie Charlot-
un elemento importante nel mio lavoro e, fi- The Lobster Empire. te spesso monta i suoi film da casa e abbiamo
losoficamente parlando, credo possa scuote- pile di sceneggiature e moodboard ovunque.
re la gabbia della nostra comprensione e av- Le sue opere ultrapop Durante il montaggio del suo ultimo proget-
vicinarsi a un senso di verità». to, She Will, i bambini hanno afferrato il sen-
Lei è stato il primo artista a utilizzare il
vengono da lontano: so della storia senza nemmeno vederla, solo
metaverso creando una città di aragoste. Ci
spieghi meglio...
«Da bambino vedevo ascoltando i rumori che provenivano dal-
la sala di montaggio. Sono spugne! Abbia-
«Credo nella possibilità di utilizzare le tecno- i crostacei come alieni» mo due ragazzini che corrono in giro tutto il
logie per spingere la visione e la diffusione tempo, adoro sentire i loro pensieri sull’arte.
dell’arte. Avevo già sviluppato la realtà virtuale E sono cresciuti con l’aragosta, che per loro
nelle mie opere all’interno di musei e gallerie. rappresenta una figura di casa, rassicurante».
Mi piaceva l’idea che lo spettatore fosse in grado di entrare in un dipin- Philip Colbert aka Lobster, come vede il futuro?
to ed esplorarlo in modo interattivo. Sviluppare il mio mondo nel me- «Con un possibile e continuo aumento della popolazione di aragoste
taverso è stato il passo successivo. Con il supporto di Vegas City ho co- nel metaverso. Ho iniziato a lavorare con la robotica e l’intelligenza
Foto di D. Benett/Getty - In apertura courtesy P. Colbert

struito LOBSTEROPOLIS: una città al cui interno c’è un museo d’arte, artificiale e sto lanciando un nuovo progetto, THE LOBSTARBOT’S,
un laboratorio di robotica, l’istituto di scienze dell’aragosta, un negozio una collezione di Nft che consente ai titolari di utilizzare un vero ro-
di abbigliamento per avatar, eccetera. Il progetto Lobstars NFT è stato bot per la telepresenza. È la prima volta che un’opera d’arte viene cre-
poi rilasciato per popolare ulteriormente la città con 7.777 cittadini. Con ata con tale mix di elementi. Ho sviluppato un cervello con l’intelli-
ogni opera d’arte di Lobstar NFT abbiamo sostenuto finanziariamente genza artificiale robotica ispirato agli studi che abbiamo condotto
fondazioni inglesi per la ricerca e salvaguardia dell’ecosistema marino». su aragoste reali. Gli utenti realizzeranno opere d’arte performative
Prima dell’aragosta, lei amava come simbolo l’uovo fritto. assistite dal cervello AI. L’arte è una risposta alla nostra situazione e
«Come un Mondrian traballante. Amo l’estetica del cibo, lo trovo la credo che, come esseri umani, dobbiamo sempre sforzarci di sfidare
forma più potente e significativa, per noi umani. Pensate al simbolo la nostra condizione umana, superare la tragedia. Ecco, questa per
della carne per Chaïm Soutine o Francis Bacon. Il guscio d’uovo è la me è l’essenza ultima dell’arte». Q
perfezione imperfetta, la forma surreale... Ancora una volta appar-
tiene molto a Dalí nella sua energia surreale». Chiude domani The Lobster Empire, la mostra di Philippe Colbert al Complesso
Ha studiato filosofia alla Saint Andrews di Londra, ora fa parte di San Salvatore in Lauro, Roma. In apertura, Dark Hunt Triptych, 2018.

59
M

L
MILLION DO
Million Dollar Pets

LAR PETS MI
di Deborah Ameri
STORIE

Volpi, porcospini, scoiattoli, cavalli influencer...


Hanno follower, merchandising, editori.
E padroni-manager che ne fanno delle star. Troppo?

zzy ha uno stilista personale, ex designer di Dior, che cura tutti i suoi se, mentre Hamlet il maialino è un animale da terapia: la sua padrona,

I outfit. È una delle icone virali dei social, ha “scritto” un libro (Wear
The Damn Mask), è apparsa su Vogue Usa e il suo fidanzamento è sta-
to annunciato sul sito di gossip Tmz. Ambassador dell’Hotel Plaza di
Melanie Gomez, soffre di epilessia e Hamlet riesce ad avvertirla a modo
suo quando le sta per venire una crisi. Ognuno ha le sue particolarità
e un’identità ben precisa. È questo che rende un semplice animale do-
New York, vive agli Hamptons (follower: 1,1 milioni, @izzythe.frenchie). mestico una celebrità. Il mezzo chihuahua e mezzo bassotto Tuna Mel-
Jiff ama lo skateboard, i suoi gadget sono in vendita nei grandi ma- ts My Heart, abbandonato a San Diego e poi adottato a Los Angeles, ha
gazzini Walmart, è stato guest star in un video di Katy Perry e ha una la personalità del nonno con i denti sporgenti, Izzy è la fashionista, Po-
sua linea di cibo gourmet (follower: 9,5 milioni, @jiffpomcutelife). peye the Foodie è il cagnolino buongustaio che frequenta ristoranti.
Star social, anzi pet influencer: Izzy è un bulldog francese, Jiff un Spiegano che per accumulare follower non bastano foto “cute”. «Die-
pomerania. Tra gli animali più seguiti e adorati del web, con contratti, tro c’è molto lavoro. È importante trovare qualcosa che interessi al pa-
collaborazioni e sponsorship da migliaia di dollari, una vita glamour drone e partire da lì. Bisogna creare contenuti regolarmente, foto e vi-
e padroni che per seguirli hanno mollato i loro vecchi lavori. «C’è una deo, avere idee creative per coinvolgere la community, dare alla gente
connessione naturale tra umani e animali. Sono un concentrato di buo- qualcosa di valore», dice Edwards, che adesso è proprietaria di Emma,
numore, creano endorfine, ci fanno felici, hanno qualcosa che gli al- bulldog francese di 4 anni. Un account da 100mila affezionati può gua-
tri influencer non possiedono. Non combinano guai, non provocano dagnare 1.000-2mila dollari a post, che diventano 5mila e oltre se si rag-
scandali, non insultano, non possono nuocere al brand. Sono uno stru- giunge il mezzo milione di follower e 10-20mila per oltre un milione.
mento di marketing perfetto». A dirlo è una pioniera del settore: Loni L’angolo fashion è particolarmente apprezzato: Bodhi (@men-
Edwards, ex avvocato, che nel 2015 ha aperto la prima (e a oggi la più sweardog) è il cane più stiloso del mondo. Le sue immagini surrea-
popolare) agenzia di social marketing per clienti non umani, The Dog li, abbigliato di tutto punto, hanno conquistato 400mila fan. Stel-
Agency. «Avevo un bulldog, Chloe, che ora non c’è più. L’avevo mes- le nascenti sono i modelli canini della Iggy Family, quattro levrieri
sa su Instagram per farla vedere ad amici e parenti. Era il 2013 ed è di- italiani a Londra con un debole per cappellini e pom-pon. «Ho ini-
ventata una delle prime pet influencer», racconta a d Edwards da New ziato quando è arrivato Winston, 6 anni fa», racconta Tess Scotland,
York. «La gente di quel mondo ha cominciato a chiedermi consigli le- australiana di 28 anni trapiantata a Londra per studiare all’accade-
gali sulle collaborazioni con i marchi, il mercato cresceva. Io lavoravo mia di moda. «Poi si sono aggiunti Twiggy, Cindy e Claudia. Ho vi-
nella moda, ho mollato tutto e ho aperto la mia agenzia. Da allora sia- sto la razza su Pinterest e me ne sono innamorata. Durante il lock-
mo cresciuti in modo esponenziale. Prima avevamo solo gattini. Adesso down l’interesse è esploso e ho iniziato le prime collaborazioni. È
c’è di tutto, ranocchi, maiali, scoiattoli. Centosettanta clienti che rap- divertente andare a caccia di outfit. In inverno loro ne hanno biso-
presentiamo in esclusiva. Da poco ci siamo allargati anche in Europa». gno per non sentire freddo ed esiste una piccola industria di nicchia
La pandemia ha fatto da detonatore. I cuccioli sono diventati una sor- che li produce per questa razza. I cappellini invece li scovo su Etsy.
ta di terapia psicologica antistress. Ma non solo. In tanti si sono accor- Mi piacerebbe se questo diventasse un lavoro full time».
ti che potevano pure essere un business. E qui inziano i primi dubbi: se E in Italia? I tempi sono ancora acerbi: «Nel 2021 sono stati 300mila
postare la foto del proprio gatto è un gesto innocente, renderlo protago- i contenuti social sugli animali domestici, ma solo lo 0,4% era spon-
nista di una “vita in diretta social” è maltrattamento? Il tema è emerso sorizzato», spiega a d Gianluca Perrelli, amministratore delegato di
anche a proposito delle attività di zoo clandestini che in molti paesi for- Buzzoole, azienda che sviluppa campagne di influencer marketing.
niscono ai turisti animali esotici da esibire nei propri selfie. E le associa- «Il mondo dei pets suscita molto interesse ma sono ancora poche le
zioni per la protezione degli animali hanno iniziato a vigilare. aziende che li sfruttano. E quindi vediamo una grande potenziali-

Foto Instagram, M. Raelee, M. Harvey


Certo ne è passato di tempo da Grumpy Cat, la gatta che nel 2012 tà, soprattutto su Instagram (dove si raccoglie il 57% dei contenuti
è diventata la prima star social del genere. Gattini e cuccioli sono an- a tema) e a seguire Facebook, Twitter e TikTok». Eccezione, Matilda
cora la maggioranza degli acchiappalike, ma lo zoo si arricchisce. Ju- Ferragni: la bulldog da 400mila follower di Chiara, il cui guardaroba
niper la volpe e i suoi amici (cani, procioni, puzzole) hanno una linea compete con quello della padrona. Q
di merchandising e libri, Mr. Pokee il porcospino-star è scomparso nel
2019 ma vende ancora calendari e sul suo profilo resistono 1,7 milioni
Pagina accanto, dall’alto: il porcospino Mr. Pokee (anche in apertura); uno dei levrieri italiani
di fan. Jill, lo scoiattolo con 700mila follower, è stato salvato dall’ura-
della Iggy Family; il micio-star Nala the Cat. Al centro, da sinistra: il pomerania Jiff; il cavallo
gano Isaac, è vegetariano, ama il parkour e Starbucks e vende T-shirt. Teddy the Shetland; il maialino Hamlet the Piggy. In basso, da sinistra: lo scoiattolo This Girl
Teddy il mini-pony vive in casa dei suoi umani nella campagna ingle- is a Squirrel; il mezzo chihuahua e mezzo bassotto Tuna Melts My Heart; la volpe Juniper.

62
63
IL RITORNO

Il ritorno del T-Rex


di Stefania Medetti foto di Matthew Pillsbury
O DEL T-REX
STORIE

New York, nel dicembre 1915, avvenne un fatto straordinario: nana». Nel conto, secondo Francesco Invernizzi, produttore e regi-

A un Tyrannosaurus Rex si riaffacciò nel mondo, alcune ere


dopo. Riaccendendo l’interesse per la paleontologia. La sua
silhouette si impose come un’icona, ma anche come un oscuro pre-
sta del docu-film Dinosaurs, c’è dell’altro: «Il T-Rex è il mostro per de-
finizione, un archetipo della lotta del bene contro il male presente
da sempre, spesso sotto forma di drago, nella cultura occidentale».
sagio del Novecento. Una storia che ora il giornalista americano Da- Se fino alla metà dell’Ottocento i dinosauri non avevano neanche un
vid K. Randall ripercorre nel libro The Monster’s Bones: The Disco- nome (i reperti erano classificati banalmente come “rettili estinti”),
very of T-Rex and How It Shook Our World (Le ossa del mostro - La oggi occupano addirittura un posto d’onore fin dalla prima infanzia.
scoperta del T. Rex e come ha scosso il no- «Fra tutti gli animali, il dinosauro è quello
stro mondo, ndr) in cui narra i personaggi e che attira di più il bambino in quell’età in cui
le vicende che hanno portato il dinosauro a si affaccia al mondo esterno e inizia a identi-

In queste pag. Contrasto - Getty. Nelle pag. prec. courtesy Edwynn Houk Gallery
spalancare le sue fauci nelle sale dell’Ame- ficare le emozioni per lui ancora incompren-
rican Museum of Natural History. I dinosauri incarnano sibili, come paura e aggressività», osserva
«Un po’ come per la corsa allo spazio dei
miliardari contemporanei, così i dinosauri
i mostri per definizione, Erica Neri, professoressa associata di psico-
logia dinamica all’Università di Bologna. «Im-
sono stati nel Novecento il trofeo più esclu-
sivo», spiega Randall dalla sua casa nel New
l’archetipo della lotta mergersi in un mondo immaginario tenen-
do in mano il dinosauro giocattolo, simbolo
Jersey. «I musei li desideravano perché sa- tra bene e male, fin dell’aggressività, può rappresentare così un
pevano che avrebbero attratto visitatori, ma primo atto di controllo. Una pecorella, per
anche dato lustro al loro nome e a quello dei dalla nostra infanzia capirci, non susciterebbe gli stessi echi».
filantropi che li sostenevano». E dietro alla Anche il nome – “re delle lucertole tiran-
corsa al reperto, di miliardari ce ne erano ne” – coniato per indicare la dominanza di
parecchi, come Andrew Carnegie, il com- questa creatura del Cretaceo è un passepar-
merciante Marshall Field e J.P. Morgan. Tutti avevano travasato par- tout per la pop culture. «Tecnicamente è perfetto: T-Rex, appena
te delle loro fortune nei musei di storia naturale, rimasti per lungo quattro lettere, semplici da ricordare, richiamano il nome scientifi-
tempo pieni di ambizioni ma vuoti di fossili. co, con il plus di essere pronunciate facilmente in qualsiasi lingua»,
Ma come si spiega il fascino del Tyrannosaurus Rex? «In parte, di- sintetizza Armelle Sabba, direttrice linguistica di Nomen, agenzia
pende dal fatto che è uno dei più grandi carnivori terrestri mai esi- di brand naming. Una qualità che nessun altra specie animale può
stiti», continua Randall. «Tutto nella sua figura è superlativo, dalla vantare. Addirittura, per Randall, «quel nome fa apparire il T-Rex
mandibola lunga oltre un metro ai denti delle dimensioni di una ba- come una star nel mondo dei dinosauri». E, infatti, Hollywood gli

66
STORIE

ha spalancato le proprie porte già nel 1918 con The Ghost of Slumber familiare. Tutto merito o colpa di Chip Kidd, il designer della copertina
Mountain, preludio al celebre The Lost World, fantasy muto ispirato di Jurassic Park. Che ha riprodotto lo scheletro del T-Rex esposto a New
al libro di Arthur Conan Doyle, il “padre” di Sherlock Holmes. Op- York. Spielberg, poi, ha scelto lo stesso “logosauro” per il film, cementan-
tando per la versione a tre dita, successivamente smentita dai pa- do definitivamente l’inquietante silhouette nell’immaginario collettivo.
leontologi, Disney inserisce il T. Rex fra i protagonisti di Fantasia e Il disegno originale, in realtà, porta la firma di Henry Fairfield
più recentemente anche Google strizza l’occhio al ritorno alla prei- Osborn, figlio di un magnate delle ferrovie e presidente dell’American
storia con il suo Chrome Dino, videogioco che si attiva in assenza di Museum of Natural History che, per una di quelle alchimie del destino,
connessione. Non stupisce così che quan- incrociò la strada di Barnum Brown. Sopran-
do la casa d’arte Christie’s, qualche anno nominato “Mr. Bones”, Brown aveva fiuto da
fa, batté un esemplare accanto a una col- vendere e fu lui a rintracciare nella landa
lezione di Picasso, Monet e Pollock, incas- desolata di Hell Creek Formation, Montana,
sò la cifra record di 32 milioni di dollari, La fine di queste creature quel dinosauro sconosciuto: lo stesso T-Rex
tre volte in più della stima iniziale. Mesi fa
il National Geographic svelò la destinazio-
preistoriche ci dice molto che dall’alto della sua imponenza accoglierà i
visitatori in una mattina di dicembre del 1915.
ne del misterioso acquisto e il Natural Hi-
story Museum di Abu Dhabi ha conferma-
anche sul destino della Un secolo più tardi i paleontologi hanno
finalmente sanato l’errore e il T-Rex oggi, si
to: rivedremo “Stan” (questo il suo nome) nostra specie riguardo presenta nella posizione corretta, con la co-
nel 2025, quando il museo aprirà i battenti. lonna vertebrale quasi parallela al terreno e
Da qui a diventare un’icona, però, ce ne al climate change la coda che fa da contrappeso al cranio. An-
passa. «Per entrare nell’immaginario delle che la nostra visione è cambiata. Conclude
persone, devi aprire la porta della loro imma- Randall: «La storia del T-Rex è la storia del-
ginazione», suggerisce Michela Sartorio, di- la nostra interpretazione del mondo. Con
rettrice creativa dell’agenzia di pubblicità Armando Testa di Milano. «La le temperature che continuano a crescere, guardandolo possiamo
chiave per farlo è sempre una connessione emotiva. Nel caso del T-Rex, vedere le conseguenze per il futuro della nostra specie. Nella lotta
è l’irresistibile fascino del dettaglio sbagliato, la cosa che sfugge alle re- per la vita sulla Terra, il clima vince sempre». Q
gole e, dunque, intriga, come i suoi arti anteriori». Ma in questo caso c’è
un grossolano errore. Il primo esemplare esposto, infatti, era stato com-
Dall’alto, da sinistra: locandine dedicate al T-Rex e ai dinosauri da The Lost Continent, Planet
posto in posizione eretta, con le fauci spalancate e le piccole mani ra- Of Dinosaurs, Unknown Island, One Million Years B.C , Dinosaurus!, El Mundo De Los Animales.
paci all’altezza dello sterno, nell’immagine antropomorfizzata che ci è Nella pagina precedente, un’immagine del T-Rex al Natural History Museum di New York.

67
questio OCCHIELLO

Questione di topi (e paperi)


Intervista ad Alex Bertani

editopi
di Carlotta Magnanini

68
one OCCHIELLO

i
69
OCCHIELLO

70
STORIE

roppo umani per essere animali, troppo animali per essere straordinaria gamma di sfumature». Se questi animali di carta han-

T umani; troppo poco “cuccioli” da farti squittire e intenerire,


troppo buffi e irresistibili per non volerli sempre accanto. Sono
paperi e topi, del resto, mica gattini e cagnetti: eppure sono le pre-
no avuto tanta fortuna, insomma, «è perché non li abbiamo mai per-
cepiti come animali». E, in quanto proiezione delle nostre sfortune,
fortune, ricchezze, curiosità, gioie e tristezze, «devono tornare a vive-
senze “bestiali” più domestiche che abbiano mai razzolato nelle no- re storie a cui ti puoi appassionare». Per realizzarle, c’è una squadra
stre case, nelle nostre vite: animali da cortile piuttosto che da salot- di una cinquantina di disegnatori che per Topolino produce «6mila
to. I più tramandati, i più letti e anche i più resilienti nel mantenere tavole all’anno». Ogni storia è il risultato di un processo di «circa sei
intatta la loro personalità nel corso dei decenni. mesi: si parte dal soggetto, poi la sceneggiatura, che viene dettaglia-
Paperino e Topolino sono fumetti d’acciaio in un mondo fragile ta dal team». Si usa la china, niente computer. «Salvo nella fase suc-
come carta, dove i cambiamenti vanno veloci: partono dalle edicole cessiva e finale: la colorazione». Per oltre 100 pagine di fumetto ine-
imbottite di bustine, plastica e Pokémon, passano sui tablet che am- dite in ogni numero di Topolino.
maliano con l’intrattenimento interattivo e arrivano ai ragazzini che Alla cura dei contenuti editoriali e alle storie («meglio a puntate
– se leggono – leggono sempre più digitale. Tranne in un caso: quan- per fidelizzare i lettori»), Bertani ha unito un altro ingrediente: «Nuo-
do leggono fumetti come Topolino. Un universo di duecentoventicin- vi personaggi, che sono una ricchezza». Creata intorno a Qui, Quo e
que cm quadrati (12,5 per 18 è il suo formato) in cui Paperopoli e To- Qua («i miei preferiti», ammette finalmente) è la serie Area 51, in cui i
polinia restano ben salde, le roccaforti di un “giornaletto” che dal 31 tre nipotini, da sempre rappresentati come triade tutt’uno, assumono
dicembre del 1932 ha avuto alti e bassi: ha prosperato nella gloria de- le proprie identità. «Volevo approfondire l’aspetto psicologico della
gli anni 60 e 70, quando il magic touch di gi- crescita». Un’attenzione alla Generazione Al-
ganti – Carl Barks, Don Rosa o i nostri Roma- pha che ha anche la forma di Newton, nipote
no Scarpa e Giorgio Cavazzano – produceva di Archimede Pitagorico, o della teen-pape-
capolavori a strisce, ha varcato il Millennio
entrando nella gabbia del merchandising e
Il direttore racconta ra Vanessa e di Ray, l’amico di Qua. New en-
try che convivono in armonia con i soggetti
della rincorsa alla multimedialità e ai Grandi il giornalino più amato: e le sceneggiature del passato, pietre miliari
Fratelli (con reali “vip” che si cercava di intru- preziose anche per il futuro.
folare tra le pagine e farli convivere con Qui, «Palmipedi e roditori Zio Paperone, amatissimo fin dalla sua
Quo, Qua e compagnia Disney), fino a vivere comparsa (era Il Natale di Paperino sul Mon-
una nuova era con un’inversione di marcia. non sono animali, te Orso, del 1947) si presta bene a portare la
Oggi il colosso dei fumetti acquisito da Pa-
nini Comics nel 2013 (la Casa Disney si è tra-
siamo noi, con tutte staffetta della golden age dei tempi di Barks:
«Il taccagno ispirato al vecchio Scrooge di-
sferita a casa Modena) sta tornando a risali-
re la china. Sono 1 milione e 296mila i lettori
le nostre sfumature» ckensiano è un accumulatore di dollari, pec-
ca di ubris, ma è capace di slanci sorpren-
settimanali di quel “giornaletto”, secondo gli denti». I festeggiamenti della Panini Comics
ultimi dati Audipress disponibili. «Per il 50% per i suoi 75 anni sono culminati con il nu-
sono adulti. La cosa che pochi sanno è che nel resto del mondo circa mero speciale del mensile Zio Paperone, con piccoli capolavori in
il 70% delle storie che vengono pubblicate, soprattutto in Germania, equilibrio con temi contemporanei. Anche inclusivi? «Anche inclu-
Francia e Paesi nordici, sono di origine italiana realizzate proprio per sivi. La differenziazione è fondamentale».
Topolino, una nostra eccellenza», dice Alex Bertani, seduto al tavolo Nel 2023 altri caratteri in cui immedesimarsi debutteranno sulle
di una sala riunioni nella redazione-quartier generale di Topolino a pagine di Topolino: «L’universo di Paperopoli è più affollato, faranno
Milano. Direttore editoriale dal 2018, Bertani ha modi e aspetto man- parte del mondo di Mickey». Ma la vera differenza tra le storie di oggi
sueti da emiliano: nello sguardo ci intravedi le tracce del bambino e quelle di ieri - a parte l’introduzione di soggetti “inclusivi” con band
Tutte le immagini del servizio © Walt Disney

che leggeva in spiaggia Zio Paperone e il ventino fatale o Paperino e e ragazzini dediti al cosplay? «È sparita la semplificazione del duali-
la scavatrice. Ma è evidente che la scavatrice ora è lui. smo», riflette Bertani. «Oggi la realtà è più variegata, non c’è più solo
Un panzer dei comics, un manager ostinato (con la “testa quadra”, la lotta tra il bene e il male, i buoni e i cattivi». E aggiunge: «Ma è que-
si dice di chi è nato a Reggio Emilia come lui) nel portare avanti quel- sto il bello: il fatto che Topolino, Cuordipietra, Paperino, Doretta Do-
la che è una missione: il rinnovamento del settimanale. Ad animare remi, Tip e Tap... vivano tutti in una sorta di zona grigia». Come noi,
le storie e il successo di Topolino, fin dagli inizi, non sono stati certo i che sull’altalena di emozioni, stati d’animo e oscillazioni, siamo tutti
mini-depositi di Paperone in regalo, gadget da assemblare a puntate, un po’ pendolari di quella Terra di Mezzo descritta da J.R.R. Tolkien. Q
o le pagine riempite con selfie e stelle teen, ma sentimenti «che han-
no sempre incarnato valori universali», dice Bertani. «Paperi e topi In apertura, illustrazione per Topolino Extra “Foglie Rosse” di Claudio Sciarrone. Accanto, Giorgio
sono come noi, con il nostro carattere, le nostre emozioni e la loro Cavazzano riprende il Manuale delle Giovani Marmotte del ’69 per Topolino (Panini Comics).

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MODA
Cuccia di tessuto, Gucci Pet Collection.
foto Federico Miletto
styling Roberto Ciminaghi
MODA

al momento che verso la fine degli anni I levrieri afgani non erano molto facili da trova- scappasse e spesso a ritrovarlo era la polizia

D Sessanta ero un dandy vestito in una


maniera un po’ hippy, con i capelli lun-
ghi, i pantaloni in velluto e camicie a fiori, uno
re in quel periodo, sebbene fossero piuttosto
alla moda tra i dandy di Londra. Il loro arrivo in
Inghilterra risale alla fine del XIX secolo; erano
cittadina. Gli avevo messo una targhetta che ri-
portava il numero di telefono del negozio sot-
to il suo nome, e quando sollevavo la cornetta
degli “accessori” che più avrei potuto deside- i cani della famiglia reale afgana, da sempre dell’apparecchio in bachelite che squillava im-
rare all’epoca era senza dubbio un bellissimo utilizzati per la caccia perché capaci di velo- paziente, dall’altra parte c’era sempre lo stesso
cane. Avrebbe però dovuto trattarsi invaria- cissime corse grazie alla loro corporatura slan- poliziotto: «Mr Smith, abbiamo preso di nuo-
bilmente di un borzoi, un levriero irlandese o ciata. Questo aspetto può rappresentare una vo Homer! Può venire a recuperarlo?». Insom-
un levriero afgano, poiché tutte e tre queste piccola complicazione: è praticamente impos- ma, era famoso anche presso il commissariato.
razze hanno in comune una grande eleganza. sibile levargli il guinzaglio senza che scappino. La cosa che amo dei cani è che… sapete
Così mi dotai di un levriero afgano biondo oro Fortunatamente dove vivevo, a Nottingham, come si dice, no? È il migliore amico dell’uo-
a cui diedi nome Homer, come il famoso poe- c’era una piccola area a prato recintata nella mo. E certamente nei nostri lunghi viaggi fino
Foto courtesy Paul Smith

ta dell’Iliade e dell’Odissea. quale Homer poteva fare movimento. a Londra gli parlavo, proprio come si fa a un
La cosa interessante di Homer è che era Quando andavamo in macchina fino a Lon- amico, e c’era nei suoi modi di fare, nel seguire
nell’aspetto esattamente come me: alto e sot- dra, nel periodo in cui mi arrabattavo tra vari ogni mio cenno, pur senza voler replicare, qual-
tile, con un lungo naso e capelli fluenti; a chi ci lavoretti da stilista e compravo abbigliamento cosa che faceva pensare a un’intima compren-
vedeva passeggiare l’uno accanto all’altro do- per un negozio in città, Homer viaggiava sul se- sione dei miei pensieri e dei miei sentimenti.
veva sembrare ci fosse una certa “gemellanza”. dile del passeggero. Doveva essere divertente Quando se n’è andato mi è rimasta una bel-
per chi guidava l’auto dietro la mia, scoprire a lissima foto di Homer. L’aveva scattata mio pa-
un certo punto che con me non c’era una bella dre, che non era un fotografo professionista
bionda ma un levriero afgano! Di certo era un ma fotografava con grande passione e aveva
cane ad alto mantenimento perché quel pelo anche una camera oscura in casa, nel sotto-
setoso aveva costantemente bisogno di cure. tetto. Quell’immagine alla fine l’ho stampa-
Ecco, proprio a Nottingham nell’ottobre del ta sulle T-shirt, sui portafogli, è diventata l’i-
1970 ho aperto il mio primo negozio. Era vera- cona della campagna per il 50° anniversario
mente minuscolo, un quadrato di tre metri per del marchio nel 2020, essendo stato Homer il
tre, che funzionava solamente il venerdì e il sa- primo vero manager del primo negozio Paul
bato. Homer veniva al lavoro con me, mentre Smith. La mascotte vivente del mio marchio.
avevo un altro levriero afgano dal manto nero, Ma soprattutto, senza credere che sarebbe
chiamato Lancelot, che stava a casa di una mia stato possibile, ero molto affezionato a lui.
amica durante il giorno. Così divenne il mana- (testo raccolto da Marta Galli) Q
ger del negozio; chiunque entrasse rivolgeva
per prima cosa la parola a lui: «Ciao Homer!
In alto: frame tratti da The story of Homer – Meet Paul’s
Come stai?!». E poi toccava a me: «Ciao Paul. first shop manager, delizioso corto dedicato al levriero,
Come stai?». Ero invidioso della sua popolari- si trova su YouTube. Nella pagina accanto: Paul Smith
tà. Se la porta rimaneva aperta succedeva che con Homer nella casa di Nottingham, primi anni 70.

HOMER & I di Paul Smith


Lo stilista ricorda quando un levriero afgano divenne... manager
del suo primo negozio a Nottingham: «Era molto più popolare di me»

75
Medaglietta
di metallo smaltata,
MyFamily.

Ciotole di resina
e acciaio inossidabile,
Alessi.

Telecamera
con visione notturna,
Imou.

A TOUCH OF PINK
La grinta di nero, argento, borchie.
E un morbido abbraccio rosa
a cura di Beatrice Pretto
foto Federico Miletto
ACCESSORI

Guinzaglio di pelle
con borchie,
Valentino Garavani.

Porta-sacchetti
di pelle, Celine
by Hedi Slimane.

Pettorina di tecnotessuto
matelassé, Miu Miu.

Ciotola di marmo
personalizzabile,
Poldo Dog Couture.

Cuccia di velluto
sfoderabile,
Kentucky Dogwear. Trasportino di pelle
con tracolla removibile,
Fendi.

77
ACCESSORI

Gioco di gomma
aromatizzato,
Hundog.

Guinzaglio
di nylon multicolore,
Gallo.
Doppia cuccia
per gatto con zona gioco,
Qeeboo.

MORE IS MORE
Un’esplosione gioiosa
di righe, disegni e colori
Trasportino
di cotone stampato
e alcantara, Etro.

Spazzola di legno
con setole naturali,
Animal One.

Collare di pelle con


ciondolo di metallo,
Paul Smith.

Tappetino
di gomma per ciotole,
Primark.

Crema lenitiva
ed idratante, Jampy.

Pettorina di denim
e jersey, Poldo Dog
Couture x Dsquared2.
Collection.
Frisbee di plastica
riciclata, Hermès.

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Profumo Panthère di Cartier.
foto Mattia Iotti
servizio Alessandro Arena BEAUTY
BEAUTY

oniglietti e topolini erano le cavie più cisi, ma si stima che ogni anno in Cina ven- standard in tutto il mondo, in Italia gestito

C usate. Ma anche pesci, porcellini d’in-


dia, ratti, cani. Su di loro si testavano
le nostre creme, gli shampoo, le lozioni. Ogni
gano usati per questo scopo circa 200.000
animali», ci dice Julia Baines, manager delle
politiche scientifiche di Peta, organizzazione
da Lav. «Per ottenerla bisogna impegnarsi a
non effettuare test su animali né a commissio-
narli», prosegue Sasso. «Dobbiamo monito-
prodotto cosmetico (e, ovviamente, non solo internazionale per il trattamento etico degli rare tutti i nostri fornitori per accertarci che
quelli). Poi sono iniziate le battaglie animali- animali. «Ma si stanno facendo progressi: dal le materie prime siano conformi e non pro-
ste e la coscienza della gente si è risvegliata. maggio 2021 la Cina permette alle aziende di vengano dall’uccisione di animali. L’ente ter-
In Europa dal 2004 vige il divieto di testare vendere, senza aver fatto test animali, pro- zo certificatore, che ispeziona gli ingredienti
su qualsiasi animale tutti i prodotti cosmetici dotti di uso generico come shampoo, bagno- tutti gli anni, è l’Icea (l’Istituto per la Certifi-
finiti. Nel 2009, il bando si è allargato ai sin- schiuma, lozioni e makeup. Mentre cosmeti- cazione Etica ed Ambientale con sede a Bo-
goli componenti di creme & Co. ma è il mar- ci con uso specifico, come shampoo contro la logna, ndr). Il costo della certificazione? Lo
zo 2013 ad aver segnato uno spartiacque. «Da forfora, sbiancanti per la pelle e tinte per ca- 0,1% del fatturato». Ma non tutti i marchi sen-
quella data è partito anche il divieto di im- pelli, vanno ancora sperimentati prima del- tono il bisogno di ottenere questo logo a tut-
portare in Europa prodotti cosmetici testa- la loro commercializzazione». In questi casi ti i costi. «L’Europa ha la legge più tutelativa
ti in altri Paesi, dove le leggi locali lo consen- gli animali vengono trattati in modo disuma- del mondo, i consumatori sanno che il pro-
tono», spiega a d Michela Kuan, responsabile no. I test tossicologici sono molto invasivi e dotto commercializzato in Ue non è testato
della Ricerca senza animali della Lav, la Lega possono durare mesi, anche quando le cavie su animali quindi le certificazioni sono con-
anti vivisezione. «Va detto che quel divieto si sono in stato di gravidanza. Alcune sostanze siderate inutili e superflue», commenta Rita
è trasformato in un’opportunità: da quel mo- vengono iniettate negli occhi o spalmate sulla Rizzi, chimica di formazione e amministra-
mento l’industria cosmetica è esplosa, il ban- pelle rasata mentre gli animali sono immobi- trice delegata di RF Cosmetici, terzista che
do è stato motore di cambiamento, le aziende lizzati. Soffrono di irritazioni, corrosioni, bru- produce anche per grandi brand del beauty.
hanno investito tantissimo sulle tecniche in ciature e al termine degli esperimenti spesso
vitro per costruire in laboratorio pelle uma- vengono uccisi, spiega Kuan. Per accedere al Ma come vengono fatti i test alternativi?
na sulla quale fare i test alternativi. E da quei lucroso mercato cinese non c’è via d’uscita e I consumatori possono stare tranquilli? La
laboratori sono nati brevetti che poi sono sta- molte case cosmetiche non rinunciano, an- sicurezza delle sostanze viene testata su pel-
ti utilizzati, anche in campo farmaceutico e che se vengono costrette a sperimentare su le coltivata in vitro con tecniche che si sono
chimico. Non esagero quando dico che è sta- cavie vive alcuni prodotti. evolute in questi anni e che ormai sono in
ta una rivoluzione scientifica». Anche in Europa, del resto, ci sono anco- grado di permettere la ricostruzione in labo-
ra alcuni gap normativi e in certi casi, ormai ratorio di tessuti completi tridimensionali e
La direttiva Ue, la prima nel suo genere al rari, è possibile eludere il divieto di test. «Se stratificati in epidermide e derma. È possibi-
mondo, è stata importante perché ha condi- all’interno di un prodotto sono contenuti in- le anche diversificare l’incarnato producen-
zionato il mercato globale: così anche Brasi- gredienti di origine non cosmetica, ma per do modelli di pelle invecchiata e pigmenta-
Foto Ag. Trunk Archive

le, India, Corea del Sud, parte della Russia, esempio chimica o farmaceutica – come al- ta ad hoc, secondo l’interesse dei ricercatori.
Stati Uniti, come conseguenza, hanno cam- cuni filtri solari –, questi non seguono la nor- Aziende leader come Episkin (del gruppo
biato le proprie leggi in difesa degli animali. ma del marzo 2013 e quindi possono essere L’Oréal, con sede a Lione) ed EpiDerm han-
Tra i grandi Paesi solo uno rimane a favore testati sugli animali», segnala la rappresen- no sviluppato protocolli (riconosciuti e vali-
delle cavie: la Cina. «Non abbiamo dati pre- tante di Lav. dati dall’agenzia regolatoria europea Ecvam)
«Per le aziende può essere complicato», che utilizzano le case cosmetiche e farma-
spiega Clara Sasso, responsabile regulatory ceutiche di tutto il mondo. Esistono anche
affairs di L’Erbolario. «Ma quelle certificate tecniche basate su modelli computerizza-
cruelty free come noi, dal momento in cui sot- ti in grado di predire, una volta conosciuti
toscrivono lo standard internazionale “Stop gli ingredienti, che cosa potrebbe succedere
ai test su animali”, non possono utilizzare alla pelle se trattata con un prodotto speci-
ingredienti testati su cavie anche per sco- fico. Infine, superati i test di sicurezza in vi-
pi differenti da quello cosmetico (per esem- tro, si passa a quelli sugli uomini. E solo per
pio componenti di origine chimica)». L’unica valutare l’efficacia. Q
certificazione cruelty free riconosciuta glo-
balmente è quella dell’associazione Leaping L’Ue proibisce i test sugli animali per i cosmetici, per i loro
Bunny (il famoso coniglietto che salta), gold ingredienti e il commercio di prodotti testati in altri Paesi.

NEL LORO NOME di Deborah Ameri foto Marta Bevacqua


Banditi in Europa i test sugli animali, i laboratori cosmetici vivono una vera
rivoluzione scientifica. Grazie a sofisticate tecniche di ingegneria tissutale

83
BEAUTY

A spotted butterfly
foto di Mattia Iotti
servizio di Alessandro Arena

Da sinistra, kit quattro ombretti


Felineyes di Dolce & Gabbana (69 euro)
e rossetto ricaricabile Phyto Rouge
in Rose Delhi di Sisley (48 euro).

84
BEAUTY

SU E G I Ù
DA L PA LCO
e c’è una cosa che Milano rispetta e ama

S è il suo teatro d’opera. Ed è per la Sta-


gione artistica 2022–2023 che La Scala
ha scelto il brand cosmetico Collistar Milano
come fornitore ufficiale di makeup e di skin-
care per gli artisti che lì si esibiranno. Non
potrebbe esserci partner più azzeccato, vi-
sto che la casa è nata all’ombra della Madon-
nina nel 1983. Q

7 GIORNI
E 7 N OT T I
ra le molecole più note per l’azione idra-

T tante e rimpolpante, l’acido ialuroni-


co è spesso protagonista degli antietà.
Filorga, che da oltre 40 anni si ispira alla me-
dicina estetica per le sue formule, potenzia la
linea Hydra-Hyal con 5 diverse tipologie di ia-
luronico per un’azione booster. Il siero e la cre-
ma (in farmacia, 45 euro l’uno), usati in siner-
gia, levigano e rimpolpano in sette giorni. Q

ammorbidisce i lineamenti. La collezione


NIENTE Don’t You Dare di Franck Provost lo propo-
ne su capelli rossi, nuance a cui ha ceduto
D I CASUA L E un fitto elenco di star, da Levante a Lily Ja-
mes fino alla più recente Camila Cabello. La
ccanto ad haircut più esuberanti, tecnica di colorazione dei loro saloni si chia-

A il 2023 vede il ritorno dei capelli lun-


ghi leggermente scalati. E forse il me-
rito va a Lily Collins, alias Emily in Paris, pro-
ma Duo Cashmere e gioca con le profondi-
tà creando un mélange di toni ramati inten-
si in radice e più chiari in punta. A esaltare
tagonista della serie arrivata a fine dicembre taglio e colore ci pensa il wavy loose, ovve-
su Netflix con la terza stagione: il suo nuovo ro lo styling delle parigine dalle onde deli-
taglio, con capelli oltre le clavicole e fran- cate, che si realizza con il ferro per poi es-
gia a tendina, a detta di molti hair stylist, sere “spettinato” ad arte. Q di Alice Abbiadati

85
Un dettaglio di un’arnia nella comunità
di api sul tetto dell’hotel The Mercer,
Soho, New York. Servizio a pagina 92.
FINALE

In viaggio nella foresta del Madhya Pradesh, India,


alla ricerca dell’energia ancestrale della tigre
Baghvan. Per fotografare lei e ritrovare noi stessi
di Magda Mutti

INSEGUENDO
L A D I VA
88
89
FINALE

Foto di Frank Heuer/laif/Contrasto - in apertura Frank Heuer/laif/Contrasto - IPA


È
la foresta indiana del Madhya Pradesh il luogo dove è più fa- gla per vedere una fauna mai vista, di notte si riposa in campi co-
cile vedere le tigri, 2.967 esemplari censiti. Pare poco e inve- loniali, luxury o meno, per riprendersi dallo straniamento e rialli-
ce secondo il Wwf Italia è un buon segno. Il merito è di Tiger neare i sensi scossi dal contatto con questo mondo primitivo. Ma
project, il piano di conservazione della tigre del Bengala iniziato nel se cerchiamo la tigre delle fantasticherie infantili – quella di San-
1973, che ne ha vietato la caccia e istituito 50 riserve con un risulta- dokan, Mowgli o di Vita di Pi, quasi dolce come un gattone –, do-
to evidente sul lungo periodo: negli ultimi anni la popolazione è au- vremo venire a patti con il fatto che quella vera è un’altra cosa.
mentata del 20%. Esiste anche la Giornata Mondiale della Tigre, il 29 Il Pench National Park è una barriera di teak, bambù, banyan e
luglio, e poi non tutti gli animali possono vantare un ambasciatore ghost tree, gli alberi “fantasma” distinguibili di notte per la chio-
come Leonardo DiCaprio che, dopo varie ricognizioni nelle foreste ma bianca, i preferiti dalle tigri per affilare gli artigli. Capita spes-
per constatare di persona i pericoli che affliggono questi felini, ha so che durante il primo safari sua maestà non si presenti, ma in
collaborato con il Wwf americano per la campagna di sensibilizza- compenso si affaccino tutti gli altri inquilini della selva, leopardi,
zione e raccolta fondi Save Tigers Now. cani, gazzelle e volatili – oltre 200 specie, dicono le guide. Nel no-
Quando parliamo di Madhya Pradesh, bisogna pensare che il più stro secondo giorno di safari si manifestano i cervi, prede preferi-
grande felino del mondo abita più parchi chiamati wildlife sanctuary, te dalla tigre, ma di loro non c’è traccia. Ci vuole pazienza, occor-
aree protette un tempo riserve di caccia dei Maharaja. “La giungla re che il turista si sintonizzi con la natura selvaggia: immergendosi
è piena di parole che sembrano una cosa, ma ne significano un’al- in questo mondo nuovo se ne percepisce l’insieme, ma si rischia
tra”, ha scritto Rudyard Kipling. Certo è che in questo viaggio wil- di ignorare i dettagli. Sono necessari più esplorazioni per coglier-
dlife ci vogliono guide forestali esperte che accompagnano nella li, meglio non fotografare, piuttosto occorre seguire l’alfabetizza-
giungla in jeep o a dorso di elefante. Di giorno si entra nella giun- zione che forniscono i rangers.

90
FINALE

Baghvan è il termine indiano per la razza Royal Bengal, il maschio Alt. I rangers ricordano di non scendere mai dalle jeep, nessun mo-
fa tre metri da capo a inizio coda e da adulto somma 200 chili di mu- vimento brusco, tutti zitti, gesti e suoni inquietano la tigre.
scoli. Eppure nulla rappresenta per lui una minaccia quanto l’uo- Il safari dà un senso pieno alla parola natura che neppure un do-
mo. Incontrare una tigre nelle immense foreste asiatiche è possibi- cumentario di David Attenborough può trasmettere. L’ultima tappa
le ma non probabile. Questo animale percorre anche 100 chilometri è a Kahna, tra le riserve più estese dell’India, peraltro proprio quel-
al giorno e ha bisogno di spazi immensi, nelle riserve sono stati trac- la che ha fatto da sfondo ai racconti di Kipling. I soggetti non man-
ciati corridoi per la sua mobilità in tutta sicurezza, per evitare i brac- cano ma c’è di più, l’esperienza nella prima riserva ha ammaestrato
conieri e per l’incolumità degli stessi indigeni. È un animale territo- l’olfatto, si distinguono gli odori del mattino da quelli del tramonto,
riale a cui la natura detta regole rigide: per ogni maschio due o tre e l’orecchio traduce il chiasso degli uccelli e le grida delle scimmie
femmine, nessun branco, ragion per cui gli animali adulti si sparti- che urlano diversamente se avvistano la tigre o il leopardo, e il bra-
scono il territorio, con sfide feroci oppure scegliendo di migrare. La mito del sambar, il grande cervo, il suono più forte di tutta la fauna.
femmina è cacciatrice formidabile ma elusiva, è lei a scegliere a chi Poi è silenzio. Baghvan esce dalla vegetazione come una diva, con i
mostrarsi, si muove solitaria. suoi occhi truccati. Emana un’energia ancestrale, comunica con lo
Baghvan dorme di giorno e va a caccia al fresco, dunque all’alba sguardo e i muscoli. Pochi secondi. Si fotografa immobili e a cellula-
e nel tardo pomeriggio. Sorge la luna, è il nostro terzo safari: versi re silenzioso. Lei con un balzo ci traguarda, gira il muso per accertar-
animaleschi, scimmie urlanti e lo sbatter d’ali degli uccelli in capo si di non avere alle spalle il nemico e scompare. Q
alla foresta 30 metri sopra di noi segnalano il pericolo: la tigre. Ri-
conosciamo gli alberi scortecciati e le impronte sul terreno, alla lun- Alcuni lodge dove dormire durante il safari nella foresta indiana. Sopra, il Banjaar Tola,
ga la giungla sta diventando più leggibile. Pronti all’inquadratura. nella pagina accanto, il Pashan Garh. In apertura, il Taj Safari Lodge e la tigre Baghvan.

91
FINALE

l peso di un hotel non si misura in grammi di lusso. A fare la dif-

I ferenza sono i valori che lo animano: dall’autenticità al rispetto


per il pianeta, dalla ricerca della qualità all’impegno nei confron-
ti della comunità che lo circonda. Esemplare è il caso del The Mer-
cer di New York, che ha deciso di adottare una comunità di api per
incentivare le fioriture in città attraverso l’impollinazione. Il cam-
biamento climatico sta facendo strage di api nel mondo e la loro
presenza nella Grande Mela ha subito un calo del 95% negli ultimi
anni. L’idea di Ansell Hawkins, general manager dell’hotel, nasce
proprio da questa consapevolezza, parte di una visione più ampia
che ormai è scritta nel Dna dell’albergo.
«Nessuno indirizzo diventa iconico da un giorno all’altro», spiega
Michel Heredia, director of sales & marketing dell’hotel. «È questio-
ne di cura, dedizione, semplicità. Occorre investire sulla qualità dei
materiali, pensare a come invecchieranno, tessere relazioni con par-
tner che rispecchiano gli stessi valori. La nostra biblioteca, per esem-
pio, è “curata” dalla Dashwood Books, una storica libreria newyorke-
se che ogni mese ci consiglia edizioni speciali».
La Mercer beehive – così è stata battezzata la comunità di arnie
predisposta sul tetto –, si inserisce in questo panorama di dettagli,
gesti, intuizioni, che hanno reso unico l’hotel negli anni. Una vera
e propria missione a supporto dell’ecosistema di New York City e,
allo stesso tempo un’idea che punta a sensibilizzare l’opinione pub-
blica su questa problematica ambientale. Nessun altro albergo al-
leva api esclusivamente per scopi di impollinazione dell’ambiente
circostante. «L’aspetto più importante del progetto è proprio quel-
lo di dimostrare quanto sia semplice allevare api, fare una picco-
la differenza», prosegue Michel. Se vi capita di avvistare uno scia-
me a zonzo tra i palazzi di Soho, sappiate che non è un caso. Gli
esemplari che hanno preso dimora al The Mercer sono circa ses-
santamila. Vagano di cortile in cortile, solitamente entro un raggio
di tre miglia, al massimo raggiungono Chinatown e la ventitreesi-
ma e poi volano “a casa”, tra i cespugli di lavanda piantati apposi-
tamente per loro. La specie che viene allevata è l’Apis mellifera, ma
chi si aspetta che verrà servito miele nostrano a colazione, resterà
deluso. Ogni ape produce solo un cucchiaino di miele nell’arco del-
Sul tetto di un hotel che ha fatto la storia di Soho la propria esistenza e sfruttare gli insetti non è assolutamente tra
vivono 60mila api. Protagoniste di un progetto le priorità dell’hotel. Il progetto è stato inaugurato in occasione di
una ricorrenza importante, i venticinque anni dalla fondazione.
di “educazione” che rende il The Mercer un caso unico
Tutto cominciò infatti nel 1997, quando André Balazs, all’epoca già
titolare dello Chateau Marmont di Los Angeles, aprì l’albergo tra
Prince e Mercer, nel cuore di una Soho ancora non “emergente”.
di Laura Taccari foto di Bobby Doherty
Il resto è storia. In questo quarto di secolo l’hotel disegnato da Chri-
stian Liaigre è diventato l’approdo sicuro per le vite sregolate di tan-

LE OSPITI te celebrities e artisti in cerca di privacy e calore domestico. E oggi


anche per una comunità di api in cerca di fiori (mercerhotel.com). Q

VOLA NTI Sopra e a destra, due immagini scattate sul tetto dell’hotel The Mercer che ospita
una comunità di api, la cui presenza, a New York, è diminuta del 95% negli ultimi anni.

92
93
FINALE

ACC ES S O R I P E R
L A ZO NA CO CO O N

D
urante l’inverno anche gli animali di casa soffrono l’abbas-
samento delle temperature. Arcaplanet propone tante so-
luzioni anti-freddo: materassi XXS e cucce autoriscaldan-
ti, copertine per i cani, amache da calorifero e cucce accoglienti
come un’alcova per i gatti (nella foto, il modello Luna e Teo Cuc-
cia Royal Blu). E per le uscite caldi cappottini. arcaplanet.it Q

S E A N C H E I GAT T I
H A N N O L’ H A N G OV E R

A
rchiviati i giorni di festa, è il momento per tutti di tornare a
una sana routine. Anche per i gatti, come ci ricorda il team
di esperti Schesir: «Per una corretta alimentazione, meglio
alimenti umidi, naturali e ad alta inclusione di proteine animali»,
A L P I T T I D E B U T TA spiega il veterinario nutrizionista Vittorio Saettone. Importante
è anche allestire una comfort zone casalinga, dove il micio possa
L A M O DA P E R LO RO ritrovare tutto ciò di cui ha bisogno per il suo relax. schesir.com Q

D
al 10 al 13 gennaio a Firenze, all’interno di Pitti Uomo 103,
debutta PittiPets: uno spazio appositamente dedicato ad ab-
bigliamento, accessori, oggetti e arredi per gli animali. Per
questa prima edizione, tra i quindici brand presenti, selezionati
per il loro approccio innovativo, anche Genuina Pet Food. Fonda-
ta nel 2019 e specializzata nell’alimentazione sostenibile per cani,
l’azienda valorizza la relazione sempre più stretta tra animali e
umani nella vita domestica e sociale. Oltre ai prodotti da tenere
in bella vista in casa, per i loro packaging ipercurati e customiz-
zabili, il brand incentiva la condivisione di esperienze social, tipo
uscire a cena. Nei locali della catena Crazy Pizza, i clienti quat-
trozampe accompagnati ricevono un pasto Genuina in omaggio,
da gustare accanto all’umano. genuinapetfood.it Q
Foto di Getty - D. Nhan

PET NEWS a cura di Carlotta Magnanini testi di Gaia Passi

94
FINALE

L’A N I M A L I E R
V E RS I O N E. . . A N I M A L
e fantasie “animalier”, must-have per l’autunno inverno,

L conquistano anche gli animali. La nuova collezione Viva


Pets! Fashion Revolution del marchio Croci propone due
confortevoli felpe in ecopelliccia nelle fantasie Guepard e Ze-
bra Punk, con cappuccio removibile, fodera felpata e rifinitu-
re a costine. In abbinamento, la pochette dedicata ai dog ow-
ners che amano vestire abbinati al proprio cagnolino. croci.net Q

CO N I SU P E R F O O D
L A D I ETA È A L T O P
e amate l’alimentazione sana e bilanciata, conoscete i cosi-

NUTRIMENTI
S detti “superfood”, quei cibi ricchi di nutrienti dalle molte pro-
prietà benefiche che da qualche anno sono protagonisti sul-
le nostre tavole. Ora entrano anche nella dieta dei gatti: la nuova
linea Monge Supreme propone 25 ricette preparate con materie
S O L I DA L I prime dall’elevato valore nutrizionale, studiate per gatti di tutte
le età. Tanti i superfood utilizzati, tra cui bacche di goji, mirtilli
on sempre l’uomo è il migliore amico del cane o del gatto: in rossi, gingko biloba, alghe uniti a verdure e legumi, baby-carrots,

N Italia, sono oltre 57mila i quattrozampe che vivono in un ri-


fugio perché abbandonati (dati Enpa). Per sostenere le ado-
zioni, da anni Almo Nature promuove #AdoptMe, campagna con
spinaci e piselli, e pesci selezionati e cotti a vapore, come tonnetto
striato, spigola, cozze, triglia, granchio, calamari, spigola e orata.
La proposta comprende anche ricette a base di quinoa, un altro
donazioni a sostegno di chi adotta un cane o un gatto, e alla Love super-cibo che è ricco di antiossidanti ed è quindi una importan-
Food Bank, che distribuisce pasti ai quattrozampe senza famiglia. te fonte di calcio, ideale per chi segue un’alimentazione priva di
Finora il progetto ha permesso di sostenere oltre 36mila adozio- cereali. Menu differenziati e di alta qualità, dedicati a gatti (e pa-
ni, aiutando più di 156mila animali in difficoltà. almonature.com Q droni) gourmand. monge.it Q

95
FINALE

A R I ET E TO RO GEMELLI
21 MAR ZO –20 APRILE 21 APRILE–20 MAGGIO 21 MAGGIO –21 GIUGNO

Buon Anno! È tua caratteristica la velocità di Buon Anno! Per tutto il mese, Mercurio è in Buon Anno! Come Bob Dylan, come Allen Gin-
pensiero, sintetico ed essenziale, e la rapidità trigono e il transito è un ottimo segnale per il sberg, come Walt Whitman, come Margue-
di una pratica che non si perde a vaneggiare quoziente intellettivo, per la concatenazione rite Yourcenar (tutti del segno, come Dante
guardando a bocca aperta l’infinito. Con Mar- logica, per la rapidità e la precisione della de- Alighieri), sei una nomade vivace e irrequie-
te, Giove e Saturno a favore, il nuovo anno finizione, per la capacità di sintesi e di brillan- ta che, appena arriva in un luogo, non vede
parte in sintonia con la tua natura. È sprint, tezza comunicativa. Se il buon giorno si vede l’ora di ripartire per seguire una visione, un
volo, volata, un fluire privo di gorghi e spi- dal mattino, il lucidissimo Mercurio inaugura lampo, una idea folle. E flutti nell’aria anche
rali ingannevoli. Diretta al punto, eliminan- un anno in cui la profondità e la solidità di Sa- nell’amore che vivi intensamente, e quest’an-
do il marginale. Sono anche pianeti d’amo- turno cominceranno a rafforzarti, a riportarti no ti potrà forse fare dolcemente barcollare.
re, questi, per chi ha sete d’affetto autentico a quella visione realistica e concreta che an- “Quali colombe dal desio chiamate / con l’a-
e passione vera. Chi ti sta vicino, non si ad- che tra le onde calde della passione mai ti la- li alzate e ferme al dolce nido / vegnon per
dormenta sbadigliando tra le tue braccia. n scia senza orientamento. n l’aere dal voler portate” (Inferno, V, 82). n

CA N C RO LEONE V E RG I N E
22 GIUGNO –22 LUGLIO 23 LUGLIO –23 AGOSTO 24 AGOSTO –22 SET TEMBRE

Buon Anno! Mercurio in opposizione confer- Buon Anno! Nella tua foresta, nel regno ani- Buon Anno! Anche se a volte sei ipercinetica
ma la tua abitudine di iniziare ogni caso con male dove da sempre sei re, tutti hanno sfila- e non sei capace di stare ferma, nei primi due
calma, piano piano, senza lanciarrti in uno to portandoti auguri devoti, con occhi brillan- mesi dell’anno sarebbe il caso che ti sedessi
spritn, in una scatto, in un rush assatanato. Te ti di ammirazione. I nati in luglio e quelli che sulla panchina circondata dai rami intricati
la prendi comoda e l’anno decolla in progres- compiono gli anni tra 1 e 6 si sono lasciati alle e meravigliosi dei banyan, che si affiancano
sione, dandoti via via la sensazione della stabi- spalle definitivamente Urano e Saturno. Tut- ai bouganville e agli ibiscus, o in un bosco di
lità, della conquista di sapienza, della postura to è più leggero. Nella prima parte i restan- alloro vicino alle orchidee per placare la fre-
non più incerta, dell’emozione incontrollata. ti di seconda e terza decade potranno avere nesia nervosa. Marte in quadratura. Nel giar-
Sarà equilibrio saldo di valutazioni e proget- isolati momenti di fatica e irritazione, ma le dino della tua mente c’è ampio spazio per col-
to. Saturno in trigono per tutto l’anno (prima giraffe tenere, gli elefanti saggi, le scimmie tivare la bellezza. Puoi anche metterci una fila
decade) e Urano (seconda e terza), ti consen- divertenti, le gazzelle leggiadre non smette- di ginkgo biloba, dove far passeggiare i pen-
tiranno anche sorprendenti rivoluzioni. n ranno un attimo di amarti. n sieri quando si appesantiscono. n

OROSCOPO di Marco Pesatori

96
FINALE

BILANCIA S CO R P I O N E SAG I TTA R I O


23 SET TEMBRE–22 OT TOBRE 23 OT TOBRE–22 NOVEMBRE 23 NOVEMBRE–21 DICEMBRE

Buon Anno! Stima e prestigio sono il risulta- Buon Anno! La tua natura plutonica, che ama Buon Anno! Vigore, impulso, pathos sono
to di impegno, esperienza e competenza. An- arrotolarsi su di sé scivolando nell’ombra sempre su livelli qualitativi e quantitativi ben
che se verso te stessa non abbassi mai il livello come un’anaconda, sonnecchia con un oc- sopra la media. Generosità inesauribile, mal-
della critica e non ti dai tregua nel corregger- chio chiuso e l’altro aperto. Nell’inquietante grado Marte in opposizione costringa parec-
ti, sai che la perfezione si raggiunge quando movimento spiraloide, penetra negli strati chi del tuo segno, specie di seconda decade, a
non c’è più separazione tra chi si muove e chi più profondi dell’inconscio, laddove nem- modulare la grande carica, con la consapevo-
giudica e osserva. Il giudice interiore a un cer- meno lo psicanalista ha coraggio di inoltrar- lezza che lo spreco di energie non può essere
to punto deve lasciare spazio e fare silenzio. si. Tu sai che da quegli abissi di sofferenza, eterno. Nati in novembre avvantaggiati in que-
Con Marte e Saturno in perfetto trigono an- ma anche di intensissimo piacere, alla fine sta prima parte dell’anno, grazie a Giove che
cora per settimane, puoi mandare in ferie chi emergi con il diamante di qualche scoperta o bilancia e sistema gli stati d’animo su onde
soppesa, analizza e valuta, perché ha il timo- conoscenza, che per anni ti darà vera carica che tengono svegli, ma nello stesso tempo sal-
re di mettersi davvero in gioco. n per affrontare qualunque tipo di battaglia. n vaguardano equilibrio e serenità interiore. n

CA P R I CO R N O ACQ UA R I O PESCI
22 DICEMBRE–20 GENNAIO 21 GENNAIO –19 FEBBRAIO 20 FEBBRAIO –20 MAR ZO

Buon Anno! Togliersi regolarmente e quoti- Buon Anno! Giove ti regala la scioltezza, in Buon Anno! Attorno alla tua figura si sente un
dianamente la corazza del guerriero non solo questi primi mesi, per esporti e fronteggiare profumo marino che inebria e affascina. Si ge-
è salutare, ma protegge il guerriero da se stes- ogni situazione professionale, esistenziale o nera un sentimental mood delicato e sensua-
so, consentendo all’essere che ci vive di libe- sentimentale senza ansia e agitazione. Dina- le con effetti psichedelici da innamoramento
rare l’innocenza, la dolcezza, la natura infan- mismo e creatività, freschezza di idee e slan- folle. Questa potenza magica sa anche tra-
tile, a volte anche le piccole paure e i timori. cio privo di pesantezze, confermano lo stile sformarsi in gesto e parola secchi e perentori,
L’orgoglio e l’inflessibilità li spingevano con fluido, aperto alla comunicazione, ma nello con colpo di tacco che dà il via al zapateado
forza tutto il giorno in un angolo dell’incon- stesso tempo indipendente e pienamente au- della bailaora flamenca implacabile e auste-
scio. Il candore non è affatto essere ingenui o tonomo. Puoi partire forte, anche Marte in por- ra. Da una parte il cuore, che ascolta, assiste
sprovveduti. È la mente che si libera dei mil- tentoso trigono aiuta a dare un senso inten- e innesca l’empatia. Dall’altra lo scatto ine-
le pensieri e torna a splendere in una dimen- so alle cose con sfumature vive e desideranti sorabile, che con gesto improvviso, di colpo
sione rigenerante di poesia. n e ritmi sostenuti. Anche in tempo dispari. n è in grado di rivoluzionare ogni scenario. n

illustrazioni di Amyisla McCombie

97
RISPONDE

P E R U N ’ ET I CA CO S M O P O L I TA
di Umberto Galimberti

È quella che può essere realizzata solo se si supera e si lascia alle spalle il concetto di Stato

Con il varo del governo Meloni si è imposto il tema dei respingimenti e degli abbandoni dei scriminazione, mentre l’etica dello Stato ne
migranti in mare. Noi tutti diciamo di condividere l’unità dell’umano, ma tolleriamo quelle ver- limita la disponibilità al rispetto della pro-
gognose distinzioni tra i disperati nostri e non nostri, bianchi e/o con sfumature di colore, puliti prietà delimitata dai confini Stato. L’etica co-
e/o sporchi, in salute e/o in malattia. Ma cosa ci è successo? In chi e in che cosa abbiamo creduto e smopolita impone di rispettare la vita in tutte
crediamo? Le nostre verità, dove sono andate a finire? Eppure apparteniamo a un’Italia/Europa le sue forme, ivi comprese quelle che la ren-
cattolica che, con i suoi comportamenti, palesemente nega le sue radici cristiane e gli stessi ide- dono possibile, come l’aria, l’acqua, la flora,
ali illuministi condensati in uguaglianza, giustizia e fraternità. Ogni popolazione è sempre por- la fauna, l’atmosfera, di cui l’etica degli Stati
tatrice di una sua verità in cammino. Non dimentichiamolo. non si e mai occupata, perché ha limitato il
Angelo Botturi angelobotturi@hotmail.it suo raggio d’azione alla riduzione della con-
flittualità tra gli abitanti garantiti e tutelati

P
er realizzare una sincera accoglienza classe che, pur rivendicando la transnaziona- dai confini dello Stato, dove la pace promos-
c’è una sola strada da percorrere che lità, limitava la fratellanza a quanti apparte- sa all’interno è subito contradetta dalla guer-
prende avvio innanzitutto dalla rinun- nevano alla stessa classe. ra dichiarata al nemico esterno.
cia da parte dell’Occidente di pensare che la Forse è giunto il momento di rinunciare Affinché questa meta da raggiungere non
propria cultura sia la forma più alta di civiltà una volta per tutte all’idea di Stato. Un’enti- sia solo una speranza, un auspicio o una uto-
finora raggiunta dall’uomo, e quindi in diritto tà costruita sulla cultura del nemico, che ha pia è necessario scendere sul piano pratico e,
di essere esportata e imposta alle altre cultu- assegnato allo Stato il monopolio della vio- se è impossibile, risolvere il conflitto dei valo-
re, come si è cominciato a fare su grande sca- lenza: al suo interno con la repressione delle ri sui quali ogni etnia fonda la sua identità e
la con la scoperta del Nuovo Mondo, e da al- differenze etniche, e all’esterno con la guer- la sua appartenenza. Forse è possibile trova-
lora in poi si è continuato a fare senza alcun ra agli altri Stati. Il diritto dello Stato, infatti, re un accordo sul conflitto di interessi che, a
risparmio di massacri e genocidi. confligge con il diritto delle genti che per ra- differenza dei valori, non escludono, ma spes-
Il carattere etnocentrico dell’orizzon- gioni di sopravvivenza si spostano da un luo- so addirittura auspicano, una mediazione.
te occidentale ha fatto perdere il messag- go all’altro della terra. Dove è evidente che Paradossalmente possono essere d’aiuto
gio cristiano dell’amore per il prossimo da l’obbligo giuridico di rispettare le leggi del- il mercato e la tecnica che, anche se la loro
estendere fino al nemico, e i valori di liber- lo Stato confligge con l’obbligo di trasgredir- espansione, senza limitazione e senza misu-
tà, uguaglianza e fraternità rivendicati in età le in nome di un’etica superiore che si ispira ra, li ha resi responsabili del progressivo de-
moderna dall’Illuminismo. Di questi tre va- a una solidarietà cosmopolita. grado – per molti aspetti irreversibile – del- illustrazione di Rebecca Clarke

lori l’Occidente si è concentrato sui poli del- L’etica cosmopolita infatti proibisce di uc- la vita sulla terra, operano nel segno della
la libertà e dell’uguaglianza che con la libe- cidere, mentre l’etica dello Stato limita que- de-territorializzazione, e misconoscendo i
ral-democrazia e la social-democrazia si sono sta proibizione solo all’interno dei propri con- confini dei territori, possono depotenziare
divisi l’orizzonte politico. La fratellanza si è fini, sospendendola quando gli abitanti oltre la forza degli Stati, se non in nome dei valori
persa per strada, la prima col nazionalismo confine sono percepiti come nemici. L’etica almeno in nome degli interessi. Q
che non le ha consentito di estendersi fuori cosmopolita ritiene che i beni della terra sono
dalla Nazione, la seconda con la logica della a disposizione dell’intera umanità senza di- Scrivi una mail a: umbertogalimberti@repubblica.it

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