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ENERGIA DEL MARE

È possibile convertire almeno cinque tipi di energia presenti nel mare: quella delle
correnti, delle onde, delle maree, delle correnti di marea e del gradiente termico tra
superficie e fondale. Si può anche recuperare per osmosi l’energia dissipata quando
l’acqua dolce dei fiumi si versa in mare. L’Unione Europea ha stimato circa 100 siti
suscettibili di essere utilizzati per la produzione di energia elettrica delle correnti
marine.
Si studiano ipotesi per concentrare e focalizzare le onde in modo da aumentarne
l’altezza e il potenziale di conversione in energia elettrica. Altre ipotesi includono
l’utilizzo delle variazioni di pressione che avvengono sotto la superficie del mare. Il
principio della colonna d’acqua oscillante (OWC) è adottato dallo scozzese Wavegen
e dalla australiana Energetech per degli impianti. Il turbogeneratore ha la
funzionalità di mantenere lo stesso senso di rotazione indipendentemente dal flusso
d’aria, mentre le turbine ricevono la spinta sia nella fase di compressione che in
quella opposta. Gli impianti vengono progettati per una potenza di 2MW, con
piattaforme al largo si potrà raccogliere la spinta delle onde lunghe del mare. Si
possono inoltre abbinare agli impianti eolici “offshore” rendendo migliore la rendita
commerciale di tutte e due le tecnologie. Ogni metro di fronte ondoso riesce a
sviluppare circa 70 Kw al largo e 20 Kw sottocosta, il progetto LIMPET è collegato
alla rete elettrica e il costo del kWh è di 0,075€, oggi invece si hanno costi di 0,04€,
in prospettiva di arrivare a meno 3 centesimi. L’efficienza del sistema è buona, circa
il 50%.
Sistemi con apparati galleggianti:
il progetto Pelamis è un sistema con galleggianti e utilizza l’ampiezza dell’onda. È
formato da una struttura semisommersa che grazie al movimento delle onde agisce
su dei pistoni idraulici accoppiati a dei generatori. I materiali devono essere
resistenti all’azione corrosiva dell’acqua del mare. Particolare del pistone idraulico,
una pompa ad olio ad alta pressione aziona dei motori idraulici accoppiati al
generatore.
Sistemi con impianti sommersi:
il principio di Archimede si presta allo sfruttamento del moto ondoso. Più di un
sistema si presta su principi idrostatici, come l’AWS (Archimedes Wave Swing).
Questo progetto consiste in una struttura ancorata al fondo marino nella quale una
camera d’aria è compressa al momento del passaggio dell’onda sopra il sistema e
risale quando l’onda è passata. Si dovrebbe avere una potenza di 2 MW con una
struttura alta 30 metri. Nel 2004 l’americana Ocean Power Technologies ha
realizzato un impianto pilota al largo delle coste spagnole e prevede un elemento
affiorante. Il costo qui è stimato di 3-4 centesimi per un impianto di 100 MW.
Sistemi di superficie con bacino di raccolta:
la Wave Dragon ha studiato come catturare l’onda in un bacino sopraelevato
tramite una rampa e la fa passare per delle turbine ad elica posizionate poco sopra
il livello medio/inferiore dell’onda e al centro del bacino.
Il sistema frangiflutto si distingue dagli altri in corso di sperimentazione per la
presenza di un serbatoio idropneumatico, che si ritiene in grado di regolarizzare il
flusso e di trasformare l’energia delle onde in energia che si mantiene costante in
durata compatibile ai suoi fini idroelettrici. L’ampiezza di marea rappresenta la
cosiddetta tecnica energetica che sfrutta il dislivello tra l’alta marea e bassa marea.
Le centrali di marea costiere presentano un limite nell’erosione nelle coste e nella
sedimentazione all’interno del bacino, per questo si pensa a degli impianti offshore
per modulare la produzione di energia dividendo la struttura in più bacini. Sono
individuati 21 siti dove le caratteristiche delle maree sono adatta all’installazione di
queste centrali. Solo in Inghilterra si stima un potenziale di 6.000 MW di impianti
realizzabili. L’energia delle correnti di marea è una delle fonti più interessanti tra le
fonti di energia rinnovabili. In Europa la disponibilità di questa energia è pari circa a
75 GW. Le turbine per lo sfruttamento delle correnti marine possono essere ad asse
orizzontale, più adatte alle correnti marine costanti, e ad asse verticale.
Energia del gradiente termico:
nel 1996 nasce la prima centrale per la conversazione dell’energia termica degli
oceani (otec), e produce energia sfruttando la differenza di temperatura tra i diversi
strati dell’oceano. L’energia solare assorbita dalla superficie del mare la riscalda
creando differenze di temperature che possono essere 25-28 gradi, mentre quelle
situate ad esempio a 600 mt di profondità non superano i 6-7 gradi.
Una differenza di 20 gradi basta a garantire produzione di energia sfruttabile.
Energia da osmosi:
quando un fiume si versa in mare e le acque si mischiano, si produce grande
energia. Le due tecniche più interessanti per trasformare in energia utile l’energia
dissipata quando l’acqua dolce si mischia a quella del mare, sono:

- Ritardo pressione per osmosi


- Elettrodialisi inversa

La realizzazione di queste tecniche dipende molto dalla riduzione di costo della


membrana osmotica necessaria ai due sistemi. Le membrane osmotiche hanno
avuto buon sviluppo grazie all’applicazione nella desalinizzazione dell’acqua per usi
potabili, ora si comincia a pensare alla possibilità di utilizzare le membrane anche
per la produzione di energia.

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