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« e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, per-
ché mi persé guiti? » (diō
keis) Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli:
«Io sono Gesù, che tu persé guiti! (diō
keis) » 31.
Paolo viene reso partecipe del mondo divino che gli si disvela
attraverso le parole di una persona che appartiene a quel mondo.
Questo faccia a faccia ci restituisce le rispettive identità: di fronte
l’uno all’altro si trovano il crocifisso risuscitato e glorificato da Dio e
il suo persecutore. Elementi simbolici, quali la luce accecante, l’atter-
ramento e la voce, sono parte integrante di un racconto di stile epifa-
nico, proteso ad affermare l’irruzione del divino nella vita e nella sto-
ria umana. La Bibbia ebraica aveva già raccontato in termini simili
un’altra teofania, quella sul monte Sinai 32 e, ancor prima, quella nel
roveto ardente in cui Mosè aveva parlato «faccia a faccia» con Dio 33.
Paolo sembra, a quel punto, aver fatto luce dentro se stesso : luce su
Gesù e luce su se stesso, ma questo non ci autorizza a parlare di un
processo di autocoscienza o di un prodigio di grazia. Siamo in realtà
dinanzi ad un cambiamento esistenziale nella vita del persecutore,
letto alla luce della fede del cristianesimo primitivo. In questo senso
siamo certamente autorizzati a parlare di una sua « conversione ».
At 9 prosegue con un racconto di guarigione. Paolo, accecato
dalla luce celeste, visibilmente sconvolto, recupera la vista dopo aver
ricevuto il battesimo e viene accolto, per intervento del cristiano
Anania, a sua volta illuminato dal Signore Gesù, nella comunità cri-
stiana damascena 34. Ad Anania il Signore rivela in At 9,15 anche la
missione di Paolo :
« egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinan-
zi ai popoli » 35
Come gli altri apostoli anche Paolo – « Sia io che loro, cosi pre-
dichiamo » 46 – annuncia un Vangelo incentrato su : morte - sepoltu-
ra di Gesu e resurrezione-apparizioni 47. Nell’elenco dei destinatari
delle apparizioni del Risorto, Paolo mette anche se stesso :
oppure :
« Ma [...] questo l’ho ritenuto per Cristo una perdita. e .[...] perche
anche io sono stato raggiunto da Cristo Gesù » 65.
«Non che già abbia raggiunto (la meta), o già sia giunto a perfezione,
mi sforzo, se eventualmente (la) raggiunga [...] ».
E aggiunge, a questo punto, il secondo riferimento a Damasco:
Dalla lettura del testo della lettera ai Filippesi, capiamo che per
Paolo l’evento di Damasco è prima di tutto conversione, da inten-
dersi come capovolgimento di valori e scelte morali. Per questa ra-
gione i Filippesi che possono essere disorientati da un insegnamento
nuovo o da modelli di vita sbagliati, come quelli introdotti dagli av-
versari di Paolo, possono trovare nell’Apostolo un modello da segui-
re. Più avanti infatti sentirà il bisogno di invitarli ad imitarlo, sottoli-
neando che tale imitazione deve essere in conclusione un atto comu-
nitario. I membri della comunità di Filippi sono chiamati ad ispirarsi
(« guardate ») alle persone che già assumono questa regola di vita. Il
« noi » finale del versetto può essero letto come il desiderio dell’Apo-
stolo di associare a sé i suoi collaboratori più stretti, proposti a loro
volta come esempio :
« visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, co-
me a Pietro quello per i circoncisi - poiché colui che aveva agito in
Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me
per i pagani - e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Ce-
fa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro
destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani
ed essi verso i circoncisi » 92.
«colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la
sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annun-
ziassi in mezzo ai pagani » 93.
«Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: cir-
conciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniami-
no, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge; quanto a zelo, persecu-
tore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva
dall’osservanza della legge »
Visto anche sul piano morale, l’evento sulla strada di Damasco
non può essere propriamente assimilato a « conversione ». Allo stes-
so non potremmo parlare di un reale cambiamento anche se consi-
deriamo la cosa dal punto di vista sociologico o etnico: Paolo, infatti,
ha continuato a considerarsi ebreo e, come tale, parte integrante del
popolo di Israele 97, anche se, va detto, a onor del vero, che il suo
mondo di relazioni e abitudini ha comunque subito importanti tra-
sformazioni.
Ci chiediamo quindi come sia possibile caratterizzare l’esperien-
za fondante la fede cristiana di Paolo ? Un’importante indicazione, a
questo proposito, ci proviene da Paolo stesso, che nella lettera ai Ga-
lati. L’ambito lessicale di riferimento nel passo che andiamo a pren-
dere in considerazione non è quello della « conversione », ma più
propriamente quello della « vocazione » o « chiamata » :
«colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la
sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio» 98.
« tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della co-
noscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perde-
re tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guada-
gnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia deri-
vante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè
con la giustizia che deriva da Dio, basatasulla fede. E questo perché
io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipa-
zione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la
speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io ab-
bia gia conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; so-
lo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato
conquistato da Gesù Cristo » 102.
«Vivo, non più io però, ma Cristo vive in me. O ra infatti ciò che vi-
vo nella carne lo vivo nella fede del Figliodi Dio che mi ha amato e
ha consegnato se stesso per me » 105.