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Corso di Laurea: Scienze e Tecniche Psicologiche (D. M.

270/04)
Insegnamento: Psicologia Generale
n° Lezione: 5
Titolo: Sonno e sogni

Dispensa n.7. Sonno e sogni

La presente breve dispensa integra e approfondisce le videolezioni sugli


affascinanti fenomeni del sonno e dei sogni. Nello specifico si
affronteranno i seguenti punti:
- la funzione del sonno
- le fasi del sonno
- le principali teorie del sogno

7.1 La funzione del sonno


Il sonno è necessario per il buon funzionamento dell’essere umano: ha
prevalentemente funzione di risparmio energetico e di riposo.
In genere all’essere umano occorrono 7-8 ore di sonno per essere ben
riposato. Ci sono però delle grandi differenze interindividuali e ad alcune
persone basta dormire soltanto tre ore.
Il bisogno di sonno varia anche in uno stesso individuo durante le diverse
fasi della sua vita: in genere, con il progredire dell’età, la necessità di sonno
diminuisce.
È interessante notare come nel corso della vita cambino gli schemi di
sonno: il neonato dorme circa 16 ore al giorno, i giovani invece in genere
dalle 7 alle 8 ore; attorno ai 50 anni, possono essere sufficienti 6 ore di
sonno.
Anche se con il passare degli anni diminuisce il bisogno di sonno, esso è
sempre fondamentale per il benessere dell’individuo: una ricerca
longitudinale su persone dai 60 agli 80 anni ha per esempio dimostrato che
le persone con una più alta efficienza di sonno avevano una maggiore
aspettativa di vita (Dew et al., 2003).
La deprivazione di sonno porta inoltre a conseguenze negative sui compiti
di tipo cognitivo, come difficoltà di attenzione e problemi di memoria
(Banks e Dinges, 2007) e motorio (aumenta per esempio il rischio di
incidenti se ci si mette alla guida in condizioni di deprivazione di sonno).

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7.2 Le fasi del sonno


Ma che cosa avviene mentre dormiamo?
Una serie di studi che ha utilizzato l’elettroencefalogramma ha dimostrato
che il sonno è costituito da quattro fasi non REM e da una REM.
Di seguito verranno descritte nel dettaglio le caratteristiche di queste fasi,
ciascuna associata a specifiche onde cerebrali.
La Fase 1 è caratterizzata da uno stato di veglia rilassata, con gli occhi
chiusi, a cui corrispondono onde cerebrali piuttosto veloci e con ampiezza
ridotta. In questa fase possono comparire immagini, ma non si tratta
ancora del sonno vero e proprio.
La Fase 2 è caratterizzata da un sonno maggiormente profondo con onde
più lente e regolari. Si verificano tuttavia dei picchi di onde particolarmente
alte, i fusi.
Durante la Fase 3 il sonno diventa ancora più profondo e il cervello
procede lentamente.
La Fase 4 è caratterizzata da una tipologia di sonno molto profondo e
regolare; compare un’insensibilità agli stimoli esterni e diventa difficoltoso
svegliare il soggetto.
Le Fasi 3 e 4 compaiono in genere nella prima metà della notte,
avvicinandosi al mattino si verificano invece prevalentemente le prime due
fasi insieme alla fase REM, nella quale tipicamente si sogna.
Il sonno non REM possiede importanti funzioni ristorative e ripara i danni
che sono prodotti dal duro lavoro del cervello; quando ci sottoponiamo a
fatiche cognitive il metabolismo dell’ossigeno produce infatti delle
sostanze dannose per i neuroni del tronco cerebrale, dell’ippocampo e
dell’ipotalamo che possono essere eliminate grazie al sonno (Siegel, 2005).

La fase REM è caratterizzata invece da un sonno meno profondo, simile a


quello delle prime due fasi di sonno non REM. Durante questa fase, il
battito cardiaco accelera, la pressione sanguigna si alza, si verificano
erezioni nei maschi e soprattutto compaiono movimenti avanti e indietro
degli occhi, noti appunto come Rapid Eye Movements (REM) che danno il
nome a questa specifica fase.
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Il sonno REM viene anche definito sonno paradosso perché è associato a
onde cerebrali simili a quelle dello stato di veglia.
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Come accennato, questa fase del sonno è anche caratterizzata da sogni


maggiormente vividi e che è più facile ricordare; sogniamo infatti in tutte le
fasi del sonno, ma i sogni della fase REM si ricordano meglio.
Il sonno REM assolve inoltre ad alcune funzioni fondamentali.
Nei bambini l’attività neuronale che definisce il sonno REM sembra
necessaria per un corretto sviluppo del sistema visivo e forse anche di altri
sistemi sensoriali e del sistema motorio (Siegel, 2005).
Negli adulti il sonno REM ha invece un ruolo centrale nell’apprendimento e
nella memoria.
Permette anche di solidificare alcuni apprendimenti. Per dimostrare questa
ipotesi, è stato condotto un esperimento in cui 24 partecipanti hanno
trascorso una notte nel laboratorio del sonno per permettere ai ricercatori
di quantificare il loro sonno REM. La mattina successiva 6 partecipanti sono
stati assegnati al gruppo di controllo, sono rimasti cioè in laboratorio senza
svolgere nessuna particolare attività. Agli altri partecipanti sono state
presentate alcune attività di problem-solving.
Essi hanno passato poi una seconda notte in laboratorio; si è visto che i
partecipanti che erano stati impegnati in nuovi compiti di apprendimento
avevano incrementato la quantità di sonno REM rispetto alla notte
precedente; nel gruppo di controllo non si è verificata invece nessuna
variazione.
La settimana successiva il gruppo sperimentale è tornata in laboratorio per
ripetere le prove di problem-solving. Si è visto un miglioramento maggiore
in questi compiti, quanto più alto era stato l’incremento di sonno REM la
seconda notte.

7.3 Le teorie del sogno


Una domanda che a lungo si sono posti gli psicologi che si occupano di
queste tematiche riguarda il significato e le funzioni del sogno. Perché si
sogna? A che cosa serve?
Diverse teorie e approcci hanno cercato di rispondere a questo
interrogativo e di seguito verranno brevemente descritte.

La teoria della soddisfazione dei desideri inconsci Pag. 3


Freud ha dato un importante contributo per quanto riguarda i sogni nel suo
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celebre volume “L’interpretazione dei sogni” e, più in generale, con la sua


teoria della soddisfazione dei desideri inconsci. A suo parere, essi sono la
via regia per accedere all’inconscio.
Rappresentano cioè desideri non consapevoli che chi sogna vorrebbe
realizzare.
Tali desideri costituiscono il contenuto latente del sogno. Dato che esso
non è accettabile per la persona, viene mascherato dal contenuto
manifesto del sogno stesso, vale a dire la versione accettabile della storia
che viene costruita attraverso l’opera della censura.
Freud facendo raccontare i sogni ai propri pazienti cercava di associare i
simboli onirici che riscontrava con le vicende del passato di quella persona.
Sosteneva inoltre cha alcuni simboli sono universali, comuni ai diversi
individui.
Molti psicologi hanno rifiutato questa visione, ma recentemente alcuni
studi di neuroimmagine sembrano confermare la teoria della
soddisfazione dei desideri inconsci (Braun). Durante la fase REM, la PET ha
rilevato una particole attivazione delle aree del cervello implicate nelle
emozioni, nella memoria e nell’immaginazione visiva, vale a dire le aree
limbiche e paralimbiche. Le aree di associazione prefrontali che controllano
l’analisi logica e l’attenzione non sono invece attive.
Il fatto che si verifichi una forte attivazione delle aree del cervello legate a
emozione e motivazione può quindi far pensare che i sogni riflettano
desideri inconsci e bisogni istintuali. La disattivazione delle parti cerebrali
deputate alla logica fa invece presumere che le parti consce siano disattive;
tutte queste osservazioni sono a sostegno della teoria freudiana.

Gli approcci non occidentali dei sogni


Per molte culture non occidentali, ad esempio gli indiani Archur
dell’Ecuador, il sogno ha una funzione comunitaria. Per questa ragione, gli
uomini del villaggio si radunano al mattino e raccontano i loro sogni; gli
altri offrono la propria interpretazione, con l’obiettivo di arrivare a una
spiegazione condivisa del significato.
Molte culture credono inoltre, diversamente dalla teoria freudiana
secondo cui il sogno riguarda il passato, nello specifico i desideri repressi e
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le esperienze dell’infanzia, che i sogni rappresentino una visione del
futuro.
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Per altre culture esistono simboli presenti nei sogni che hanno un
significato condiviso.

La teoria dei sogni per la sopravvivenza


Secondo questa teoria, i sogni permettono di rielaborare alcune
informazioni assimilate durante la giornata.
Da un punto di vista evolutivo, è possibile pensare che questa funzione
fosse particolarmente importante per i nostri antenati animali che avevano
cervelli troppo piccoli per elaborare tutte le informazioni utili per la
sopravvivenza nelle ore di veglia.
In base a questa teoria, i sogni rappresentano preoccupazioni, insicurezze,
indecisioni, idee e desideri della vita quotidiana che vengono elaborate
meglio durante le ore di sonno. Le persone, attraverso il sogno, possono
anche consolidare alcune memorie.

La teoria della sintesi-attivazione


Lo psichiatra Hobson sostiene che il cervello produce energia in maniera
casuale durante la fase REM del sonno, probabilmente in seguito ai
cambiamenti nella produzione di alcuni neurotrasmettitori.
Tale energia stimola casualmente alcuni ricordi che sono conservati nel
cervello.
Tuttavia anche mentre dormiamo è necessario che vi sia un’attribuzione di
senso a ciò che accade. Per questa ragione, il cervello fornisce un filo
logico alle memorie attivate e crea uno scenario razionale per il sogno.
Questo scenario può essere la chiave per leggere paure, emozioni e
preoccupazioni personali.

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Lezione n°: 5/S3
Titolo: Disturbi sonno, ritmi circadiani, ipnosi, meditazione
Attività n°: 1

Disturbi del sonno,


ritmi circadiani, ipnosi e
meditazione
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Titolo: Disturbi sonno, ritmi circadiani, ipnosi, meditazione
Attività n°: 1

Disturbi del sonno, ritmi circadiani, ipnosi


e meditazione
• La presente breve dispensa conclude la trattazione sul sonno intrapresa nella
dispensa precedente e affronta altri temi legati ad esso e, più
in generale, agli stati alterati di coscienza.

• Nello specifico si analizzeranno i seguenti punti:

₋ i disturbi del sonno

₋ migliorare il proprio sonno

₋ i ritmi circadiani

₋ l’ipnosi

₋ la meditazione
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Attività n°: 1

Disturbi del sonno (1)


• Non sempre dormire è semplice e naturale

• L’insonnia è infatti il disturbo principale del sonno che colpisce oltre


il 30% della popolazione dell’Unione Europea

• Si tratta appunto della difficoltà ad addormentarsi e/o


di risvegli ripetuti durante la notte

• Diverse cause possono provocare l’insonnia: la fine di una relazione,


un grave problema sul lavoro, differenti forme di preoccupazione
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Disturbi del sonno (2)

• Altre volte l’insonnia insorge senza un’apparente ragione

• Bisogna fare attenzione alla percezione che le persone hanno


della propria esperienza di sonno

• Succede che riportino di essere state sveglie tutta la notte mentre


hanno soltanto avuto tempi di addormentamento più lunghi
di quelli usuali, ma hanno poi riposato senza interruzione fino
al mattino
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Disturbi del sonno (3)


• Vi sono anche altri disturbi del sonno meno noti, che di seguito saranno
brevemente descritti:

₋ l’apnea del sonno è una malattia che comporta difficoltà respiratorie


durante il sonno; le persone quindi si svegliano spessissimo per via
di questo problema e non riescono a riposare adeguatamente

Questa malattia sembra anche avere un ruolo nella sindrome


della morte infantile improvvisa (SIDS) che causa il decesso nel sonno
di bambini apparentemente sani (Gami et al., 2005)
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Disturbi del sonno (4)

₋ i terrori notturni sono un altro disturbo importante del sonno


che si manifesta di solito durante la Fase 4 e provoca un risveglio
improvviso notturno accompagnato da paure fortissime, panico
e un’importante attivazione fisiologica; non si conoscono ancora
le cause di questo disturbo, ma è stato dimostrato che non è associato a
problemi di carattere emotivo

Colpiscono soprattutto bambini fra 3 e 8 anni, ma possono verificarsi


anche negli adulti
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Disturbi del sonno (5)

₋ la narcolessia è un sonno incontrollato di breve durata e che insorge


nei soggetti in stato di veglia, indipendentemente dalle attività che stanno
svolgendo. Le persone affette da questo disturbo passano direttamente dalla
veglia alla fase REM; anche in questo caso le cause sono sconosciute ma c’è
una componente ereditaria

₋ il sonnambulismo e il sonniloquio, sono altri disturbi solitamente innocui che


si verificano nella fase 4 del sonno. Nello specifico i
sonnambuli hanno una vaga percezione del mondo intorno a loro e possono
muoversi con agilità anche in una stanza affollata
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Migliorare il sonno (1)


• L’insonnia è quindi un disturbo del sonno molto diffuso; per questo
gli psicologi hanno proposto negli anni una serie di suggerimenti
per migliorare il sonno (National Insitute of Health, 1996;
Edinger et al., 2001; Benca, 2005)

• Di seguito verranno riportati con alcuni semplici slogan:

₋ Fai esercizio fisico!: sembra che fare movimento almeno 6 ore


prima di dormire aiuti a riposare meglio; sicuramente entra
in gioco la stanchezza che si presenta dopo avere praticato
attività fisica.
Inoltre si possono apprendere alcune tecniche di rilassamento
per liberarsi dallo stress
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Migliorare il sonno (2)


₋ Scegli e mantieni un orario per andare a letto!: mantenere
un ritmo sonno-veglia costante permette di regolarizzare
le proprie funzioni corporee e di ottenere una migliore qualità
del sonno

₋ Usa il letto per dormire!: se il letto viene associato unicamente


al luogo in cui si dorme, diventerà un importante richiamo per
il sonno. Occorre quindi evitare di dedicare il letto ad altre attività
come mangiare, guardare la tv…

₋ Evita la caffeina dopo pranzo!: le bevande che contengono caffeina


protraggono infatti i loro effetti attivanti fino a 12 ore dopo la loro
assunzione
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Migliorare il sonno (3)


₋ Sì a un buon bicchiere di latte caldo prima di dormire!: il latte
contiene una sostanza che stimola la produzione di serotonina che
ha effetti rilassanti sull’organismo
₋ No ai sonniferi!: è stato dimostrato che a lungo termine essi
peggiorino la situazione in quanto deteriorano il ciclo naturale
del sonno
₋ Prova a non dormire!: se si soffre di insonnia, è inutile sforzarsi
a provare a dormire. È meglio andare a letto soltanto quando si ha
sonno. Se non ci si addormenta, ci si può alzare e dedicarsi ad altre
attività; il metodo può anche essere ripetuto più volte durante
la stessa notte. L’importante è poi mantenere costante l’orario
del risveglio e non fare sonnellini durante il giorno
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I ritmi circadiani (1)


• Si tratta dei cicli naturali della vita, l’orologio biologico interno
dell’essere umano

• Sono formati da processi biologici che hanno la durata di circa 24 ore

• Per la precisione, l’orologio interno sarebbe impostato su un ciclo di 24


ore e 18 minuti

• L’esposizione giornaliera alla luce solare e il nucleo sovrachiasmatico


del cervello sincronizzano però il ciclo sulle 24 ore
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I ritmi circadiani (2)


• La luce ha un’influenza molto importante sui ritmi circadiani;
alcune persone soffrono di un disturbo affettivo stagionale, una
forte forma di depressione che si manifesta in maniera prioritaria
in inverno

• A volte è sufficiente l’esposizione quotidiana alla luce per migliorare


l’umore di questi individui che sembra abbassarsi in maniera patologica
a causa della brevità e del buio delle giornate invernali

• Molte delle funzioni fisiologiche umane seguono i ritmi circadiani:


in primo luogo proprio il ritmo sonno-veglia, ma anche il metabolismo,
il battito cardiaco, la temperatura corporea e il ciclo mestruale
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I ritmi circadiani (3)


• Se alcune circostanze di vita portano a un allontanamento
tra l’orologio biologico e il ciclo del sonno, possono verificarsi
conseguenze negative

• Per esempio chi fa turni di notte presenta difficoltà cognitive e


motorie a causa di un’alterazione dei ritmi circadiani

• Un altro esempio riguarda il fenomeno del jet lag


che si sperimenta quando si intraprendono viaggi che comportano
un importante cambiamento di fuso orario.
Si tratta di una sintomatologia caratterizzata da fatica, sonnolenza e
ritmi sonno-veglia inusuali. Ciò è dovuto a un’asincronia
fra l’orologio interno e quello esterno
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L’ipnosi (1)
• L’ipnosi è uno stato simile alla trance caratterizzato dall’abilità
che hanno alcune persone di rispondere alle suggestioni
con cambiamenti di percezione, memoria, motivazione e senso
di controllo di sé

• In stato di ipnosi, le persone sembrano dormire, ma sono in realtà


molto attente ai suggerimenti dell’ipnotizzatore che seguono senza
grosse opposizioni, anche quando viene richiesto di fare qualcosa
di bizzarro

• Tuttavia non si perde completamente la volontà personale


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L’ipnosi (2)
• Esistono forti differenze interindividuali nell’ipnotizzabilità, vale a dire
nel grado di responsività della persona alla suggestione ipnotica.
Dal 5% al 25% delle persone non riesce ad essere ipnotizzata, mentre
il 15% è predisposta all’ipnosi. Gli altri occupano una posizione
intermedia

• I bambini tendono ad essere maggiormente ipnotizzabili


degli adulti, con un picco durante l’adolescenza cui segue
immediatamente un calo

• Inoltre sembra esserci una base genetica dell’ipnotizzabilità.


Una ricerca ha mostrato infatti come i risultati di due gemelli omozigoti
su una scala di ipnotizzabilità siano più simili ai risultati di due gemelli
eterozigoti (Morgan et al., 1970)
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L’ipnosi (3)
• In aggiunta certi tratti di personalità sembrano essere maggiormente
legati alla possibilità di essere ipnotizzati con facilità

Ad esempio la tendenza ad essere assorbiti in maniera totale


in quello che si sta facendo (leggere, ascoltare musica…) tanto
da diventare inconsapevoli di quello che accade attorno è un tratto
che predispone all’ipnotizzabilità

Un altro fattore che favorisce la possibilità di essere ipnotizzati è la


predisposizione a sognare molto ad occhi aperti, fantasticando circa
eventi della propria vita quotidiana.
Una percentuale fra il 2 e il 4% della popolazione fantastica però
per almeno metà del suo tempo libero. Sono proprio
questi soggetti ad essere maggiormente ipnotizzabili di altri
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L’ipnosi (4)
• Nel corso del tempo si sono confrontate e scontrate diverse teorie
relative all’ipnosi

• Lo psicologo Hilgard suggerì che l’ipnosi è uno stato di coscienza molto


diverso da altri, caratterizzato da una forte suggestionabilità, da una
più elevata capacità di ricordare e costruire immagini e da variazioni nell’attività
elettrica del cervello

• Altri autori sostengono invece che le diverse onde cerebrali non sono
un indizio sufficiente per ritenere che durante l’ipnosi vi sia uno stato
di coscienza differente rispetto ad altri; non si verifica infatti nessun altro
cambiamento di tipo fisiologico

• Approcci più recenti cercano di coniugare le diverse teorie assumendo


una posizione intermedia secondo cui l’ipnosi non è un fenomeno né totalmente
diverso né completamente simile ad altri stati di coscienza
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L’ipnosi (5)
• Al di là delle controversie sopra esposte, è certo che l’ipnosi possa dare
un contributo importante per risolvere alcuni problemi:
₋ controlla il dolore (analgesia ipnotica): soprattutto in caso
di patologie croniche; le persone possono anche imparare ad autoipnotizzarsi
per alleviare il dolore ed assumere un senso di controllo sullo stesso
Alcune ricerche hanno tuttavia dimostrato che gli individui
ad alta ipnotizzabilità sono quelli che ottengono un sollievo maggiore
Sembrano anche esserci delle basi cerebrali per questa differenza. Uno studio
ha per esempio dimostrato che le persone più ipnotizzabili hanno la parte
del corpo calloso maggiormente estesa (Horton et al., 2004)
È un’area che ha un ruolo importante nell’attenzione e nell’inibizione
degli stimoli indesiderati. Quindi le persone più ipnotizzabili sembrano avere
a disposizione più tessuto cerebrale per controllare il dolore attraverso l’ipnosi
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La meditazione (1)
• È una forma di alterazione della coscienza che aiuta a migliorare
la conoscenza di sé e il benessere, raggiungendo uno stato di profonda
tranquillità

• Si basa sull’utilizzo di un mantra (un suono, una parola,


una sillaba che occorre ripetere continuamente, ma anche un’immagine,
una fiamma o una specifica parte del corpo su cui è necessario
focalizzare l’attenzione)

• La concentrazione deve essere totalmente su di esso finché il soggetto


diventa inconsapevole di qualsiasi altro stimolo esterno e raggiunge
un diverso tipo di coscienza
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La meditazione (2)
• Esistono due differenti forme di meditazione:

₋ concentrativa: in cui una persona regola il proprio respiro, assume


determinate posizioni corporee, minimizza gli stimoli esterni, genera
immagini mentali e libera la mente dai pensieri

₋ mindfulness: oggi molto di moda, in cui l’individuo impara a lasciare


che i ricordi e i pensieri gli attraversino la mente senza reagire ad essi

• La meditazione può avere anche effetti positivi sulla salute


in quanto produce cambiamenti biologici: diminuisce il consumo
di ossigeno, il battito cardiaco e la pressione sanguinea e varia
l’andamento delle onde e delle caratteristiche cerebrali
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La meditazione (3)

• Alcuni ricercatori per verificare l’ipotesi che la meditazione


possa portare a variazioni positive sul cervello (Lazar et al., 2005) hanno
individuato due gruppi di soggetti, 20 persone esperte di meditazione
e 15 che non l’avevano mai praticata

Tutti i partecipanti furono sottoposti a risonanza magnetica:


i soggetti esperti di meditazione mostravano una corteccia cerebrale
più spessa nelle aree uditive e somatosensioriali
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La meditazione (4)
• A partire da questi risultati è possibile ipotizzare
che la meditazione sia in grado di contrastare la naturale
diminuzione di neuroni che si presenta con l’età

A questo fine uno studio ha confrontato 13 persone con almeno tre anni
di esperienza per quanto riguarda la meditazione (gruppo sperimentale)
e 13 soggetti di controllo, senza esperienza di meditazione
In questo gruppo si è registrata una correlazione negativa tra età e
spessore della corteccia cerebrale che non è invece stata rilevata
nel gruppo sperimentale (Pagnoni e Cekic, 2007)
I risultati di questa ricerca sembrano quindi confermare che
la meditazione può contrastare il fenomeno dello sfoltimento neuronale

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