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Nella terapia Vojta il terapista esercita una pressione mirata su determinate zone del corpo del paziente,
che si trova in posizione prona, supina o decubito laterale. Tali stimoli conducono nelle persone di
qualunque età automaticamente e senza un impulso proprio, quindi senza la collaborazione volontaria del
paziente, a due complessi locomotori:
Lo strisciamento riflesso in posizione prona e il rotolamento riflesso in posizione supina e decubito
laterale. Lo strisciamento riflesso conduce ad un tipo di movimento strisciante, mentre il rotolamento
riflesso inizia dalla posizione supina e passa attraverso la posizione di decubito laterale al cosiddetto
andamento quadrupede.
Il prof. Vojta presupponeva che nel paziente tramite la ripetuta stimolazione di tali movimenti di “tipo
riflesso” si generano delle “liberazioni” e delle “nuove strade” all’interno delle reti nervosi che collegano
l’encefalo al midollo spinale, la cui funzione è bloccata.
Con l’applicazione della locomozione riflessa gli elementi della verticalizzazione e dello spostamento si
renderebbero cosi nuovamente accessibili e utilizzabili. Essi sono:
1. l’equilibrio del corpo durante i movimenti (“controllo posturale”)
2. Il raddrizzamento del corpo contro la forza di gravità
3. I movimenti ciclici e determinati di prensione e deambulazione delle estremità (“mobilità fasica”)
La terapia Vojta può essere applicata sia nei lattanti che nei bambini allo stesso modo. L’indicazione
avviene in base ad una diagnosi medica e alla formulazione di un corrispondente obiettivo terapeutico.
I migliori risultati si ottengono quando nel paziente non si sono ancora sviluppati e fissati i cosiddetti
compensi motori. Nel paziente con “ compenso motorio” fissato, l’obiettivo del trattamento è l’attivazione
e il mantenimento degli schemi motori fisiologici e inoltre la riconduzione e l’integrazione di schemi
motori anormali non fissati in sequenze motorie normali fino al completo controllo della motilità
volontaria.
Durante il trattamento lo stato di attivazione desiderato dalla terapia nei neonati spesso si esprime
tramite un pianto. Ciò crea delle comprensibili irritazioni nei genitori che credono stiano facendo male al
proprio bambino. Il pianto invece ad ogni età è un importante e adeguato mezzo di espressione dei piccoli
pazienti, che reagiscono così alla insolita stimolazione. Di regola già dopo un breve periodo di trattamento
il pianto non è più così intenso e nelle pause dell’esercizio nonché dopo la terapia i neonati si calmano
subito. Nei bambini più grandi, che sanno già esprimersi parlando, il pianto non compare più.
paralisi cerebrale
scoliosi
displasie dell’articolazione dell’anca e lussazioni dell’anca
Anche in gravi alterazioni cerebrali della motilità la terapia Vojta influisce e cambia positivamente i
meccanismi di raddrizzamento o le funzioni di appoggio e le capacità comunicative. La terapia Vojta può
essere applicata come terapia base nella fisioterapia per quasi tutte le alterazioni motorie e numerose
patologie come ad es.:
Affinché la terapia Vojta possa avere successo, dovrebbe essere eseguita sul neonato o su bambini piccoli
di regola più volte al giorno. Un unità terapeutica dura dai 5 ai 20 minuti.