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Lezione 1
Il concetto Bobath è un approccio che nasce per la riabilitazione dei pazienti con lesione del SNC, che ha causato un
deficit di movimento (noi riabilitatori ci occupiamo dei disturbi del movimento e dobbiamo individuare il motivo).
Tutte le volte che c’è un danno al motore (SNC) o alla periferia (muscolo-scheletrico) da un deficit di movimento.
Ogni approccio rappresenta un modello di ragionamento che si sposa in maniera ovvia con i pazienti neurologici, ma
questi approcci possono essere applicati anche su problematiche di origine ortopedico.
Il paziente NEUROLOGICO difficilmente tona alla normalità (SNC ha patrimonio cellulare definito e non si rigenera).
Il paziente ORTOPEDICO nella maggior parte dei casi torna alla normalità.
Riabilitazione: restituire la possibilità di muoversi ad un sistema che l’ha persa (più facile negli ortopedici in cui il
motore è sano e più difficile nei neurologici quando il motore non funziona)
Il SNC non si rigenera ma ha la caratteristica di RIORGANIZZARSI, solo quando vengono fatte delle richieste specifiche.
(Prima la riabilitazione neurologica era di tipo COMPENSATORIO si potenziava quello che avevamo).
E’ stato visto che se non mettiamo in una situazione in cui si richiede qualcosa (movimento, reclutamento), non si
riesce a recuperare.
Tutti gli approcci partono da una lesione del SNC in cui ho un deficit di movimento, e dobbiamo capire come far
sperimentare varie esperienze.
Per tutti gli approcci: “EVITARE COMPORTAMENTO COMPENSATORIO MA RIACQUISTARE CIO’ CHE MANCA”.
Tutte le metodiche hanno l’obbiettivo comune, ciò che cambia è come scegliere di raggiungerlo.
CONCETTO BOBATH (concetto abbastanza recente) nato da Karel e Berta Bobath (lei ballerina e lui
neurofisiologo). Lei lavorando su bambini con PCI videro che stimolando l’arto pelagico, facendo fare esperienze di
movimento, i bambini recuperavano.
Lui allora costruì il cappello teorico (che pian piano ha subito modifiche negli anni, adesso è tutto differente rispetto a
prima).
Definizione: APPROCCIO TERPEUTICA INDIVIDUALIZZATO, VOLTO ALL’OTTIMIZZAZIONE DEL RECUPERO MOTORIO E
DEL POTENZIALE DI PERSONE CON PATOLOGIE NEUROLOGICHE.
Ottimizzare il recupero motorio, perché con una lesione del SNC si ha una lesione, ma ne consegue un RECUPERO
SPONTANEO (perché l’ambiente in cui viviamo ci pone tutti i giorni di fronte stimoli che fanno in modo che il SNC si
modifiche per riprogrammare il movimento).
Il sistema però spesso sfrutta dei comportamenti compensatori che se vengo ripetuti troppo nel tempo si imparano ed
eseguiranno sempre quello, noi riabilitatori dobbiamo offrire la possibilità di avere un repertorio con più tipologie di
movimento.
Infatti, NON VOGLIAMO COMPENSI, perché questi portano ad un movimento obbligato, non efficiente e non variabile
(che quindi non permette di adattarsi alle richieste poste dall’ambiente).
Il movimento che viene definito normale: è un movimento che mi permette maggior adattabilità.
Il RUOLO DEL FISIOTERAPISTA è quello di restituire il maggior numero di possibilità di movimento.
Bobath fornisce un modello di riferimento per l’analisi del movimento funzionale basato sulla consapevolezza che la
patologia neurologica COLPISCE L’INTERA PERSONA (e come colpisce dipende da vari aspetti della persona).
E si concentra sul formulare il trattamento finalizzato a quella persona.
L’intervento si basa sul recupero del MOVIMENTO TIPICO (normale), minimizzando il MOVIMENTO ATIPICO
(patologico). Questo viene fatto minimizzando i comensi e influenzare il recupero con le esperienze di vita prima e
dopo la lesione.
Una caratteristica del Bobath è la FACILITAZIONE (manuale, verbale, ambientale) la preferita dal terapista
Bobathiano è la guida manuale, che aiuta a guidare il movimento secondo uno schema normale e allo stesso tempo mi
da informazioni sensoriali.
Nel concetto Bobath: Capisco il problema e perché si muove in quel modo in base a questo attraverso le facilitazioni
(che costituiscono il trattameto) cerco un recupero il più vicino possibile al normale.
Quindi VALUTAZIONE e TRATTAMENTO nel concetto Bobath, si basano sull’identificare le attività funzionali che
limitano la partecipazione del paziente alla normale condizione di vita:
1)Identificare l’attività funzionale, dalla quale partire con la valutazione (si parte chiedendo direttamente al paziente
stesso, creando un alleanza terapeutica col paziente, bisogna rispettare cosa al paziente interessa maggiormente
recuperare, da li si parte con la valutazione che mi permette di capire come il sistema ha reagito alla lesione).
2)Identificato il target, inizio a fare un’analisi dettagliata del movimento (valuto le caratteristiche del movimento che il
paziente mette in atto) (Permette di capire dov’è il problema e cosa manca a quel sistema).
3)Individuato questo, mi permette di aiutarlo a risolvere il problema (bisogna lavorare sul paziente nel periodo in cui le
recupero è più attivo per esempio in fase acuta, se lo indirizziamo nella strada giusta sin da subito sarà più facile
acquistare comportamenti funzionali e tipici).
Lo scopo del trattamento è quello di promuovere l’efficienza del MOVIMENTO: più variabile possibile, più adattabile a
contesti diversi.
Io ricerco il movimento non sopprimendo quello atipico, ma anzi sfrutto al massimo i potenziali di recupero per far
diventare quel movimento il più efficiente possibile.
Il centro del CONCETTO BOBATH è la restituzione della funzione (attività efficiente, adattabile e variabile).
Come funzione verrà scelta quella che in quel momento è più significativa per il paziente, che poi può continuare ad
allenare svolgendo le attività della vita quotidiana a casa (se lavoriamo sull’impugnatura di una forchetta per un ora, a
casa il paziente potrà continuare ad usare questa funzione continuando ad allenarla e migliorarla).
FACILITAZIONE:
L’interazione tra fisioterapista e paziente prevede 3 fasi:
-FASE 1 Rendere il movimento possibile, attraverso un’appropriata facilitazione manuale (HANDLING), per
raggiungere un corretto allineamento muscolare e articolare (sfruttando tecniche di stimolazione sensoriale e
mobilizzazione tissutale).
-FASE 2 Rendere il movimento necessario, sintonizzare la manualità del fisioterapista delle facilitazioni con il
movimento residuo del paziente.
-Fase 3 Permettere che il movimento avvenga , il fisioterapista anche attraverso le facilitazioni(come stabilizzazione,
mobilizzazione o trazione) rende capace il paziente di muoversi attivamente.
NEUTOPLASTICITA’: se il SNC viene sottoposto a degli stimoli si riorganizza per far fronte a questi stimoli/richieste.
La gravità della lesione ci costringe a creare un ambiente in cui il paziente sia protetto e ad adattare il movimento del
paziente a questo.
Bisogna lavorare in piedi per far si che le informazioni propriocettive che arrivano (da ginocchia, caviglie, fascia toraco
lombare), trasmettano informazioni sul controllo posturale al SNC (cosa che da supini non può avvenire).
Il paziente in base agli stimoli che riceve acquisisce informazioni e si riorganizza per rispondere a queste richieste
dell’ambiente.
Il sistema SOMATOSENSORIALE:
Il SNP conduce al SNC informazioni sensoriali del corpo nell’ambiente attraverso 2 vie in parallelo:
1) Sistema cordoni dorsali e lemnisco mediale per informazioni tattili e di propriocezione
Queste veicolano le informazioni al dagli arti al BULBO, dove fanno sinapsi con i nuclei delle colonne dorsali, da cui
prende origine la via lemnisco mediale, che decussa e ascende fino al TALAMO.
Le informazioni propriocettive dell’arto superiore vengono ritrasmesse alle colonne dorsali, mentre quelle degli asrti
inferiori alla parte dorsale delle colonne laterali.
2) Sistema antero-laterale per informazioni termiche e dolorifiche.
I neuroni del corno dorsale si incrociano e ascendono nella parte anterolaterale del midollo spinale terminando in tre
regioni:
-Sostanza reticolare di ponte e bulbo
-Mesencefalo
-Talamo
Questo sistema riceve informazioni da pelle, muscoli, articolazioni e aggiunge accuratezza e ricchezza all’esperienza
percettiva. Quindi il movimento si ha comunque ma avremo un deficit nella QUALITA’ del movimento.
Queste sono vie diverse, che però veicolano informazioni simili, quindi il caso di lesione ad una delle due, l’altra riesce
a compensare e a veicolare informazioni di quel tipo che non potrebbero essere più portate alla coscienza.
Integrazione SENSO-MOTORIA
Le aree associative, coordinano gli eventi che raggiungono la corteccia motoria e sensoriale del SNC (pianificazione
movimenti, pensieri, sentimenti, memoria, linguaggio).
Con L’ICTUS si perde l’organizzazione del SNC.
Il fisioterapista ha il compito di ripristinare l’organizzazione persa.
È importante trovare un’informazione sensoriale interessante attraverso il movimento che possa motivare il paziente.
È quindi importante lavorare in un ambiente ricco di informazioni per creare motivazioni al paziente che siano
riconducibili ad una funzione o ad un contesto (ad esempio aprire una maniglia o un cassetto, invece che usare un
bastone per gli esercizi).
Quindi è importante l’utilizzo di movimenti contestualizzandoli ad uno scopo ovvero qualcosa che il paziente può
ricondurre ad azioni della vita quotidiana
(prima di fare questo però bisogna preparare il movimento, valutare il controllo motorio del paziente, selezionare i
movimenti con o senza gravità).
Midollo spianale:
Riceve e modula informazione sia dai centri più alti che dalla periferia poi le trasmette ad altri sistemi o si traducono
in attività muscolari.
-Parte mediale controllo muscoli assiali
-Parte laterale controllo arti superiori
C’è connessione fra i neuroni delle corna anteriori, posteriori e laterali, a livello dei MUSCOLI DEL TRONCO; questo ci
fa capire quanto sia importante il controllo del tronco per avere movimenti funzionali nel resto del corpo.
Si ha maggior possibilità che lavorando sul tronco, attraverso una serie di connessioni, questo ricominci a funzionare.
Con lesione cerebrale si ha maggior probabilità di recuperare i muscoli del sistema assiale che invece i muscoli
dell’arto superiore compromesso (perché presenta meno connessioni).
Tronco encefalico:
Le vie motorie del tronco encefalico sono: (CHIEDE ALL’ESAME)
MEDIALI:
-Tratto tetto spinale coordinazione occhi testa
-Tratto reticolo spinale aggiustamenti posturali automatici, movimenti prossimali degli arti, anca e spalle.
-Tratto vestibolo sinale equilibrio dei muscoli assiali e aggiustamenti posturali automatici
LATERALI
-Tratto rubro spinalecontrollo muscoli distali (per movimenti fini della mano).
Un danno al tratto cortico spinale porta ad un deficit della destrezza distale (ciò che gestisce i movimenti distali degli
arti è rappresentato e gestito da poche vie).
Le vie discendenti MEDIALIper controllo posturale, stabilità e equilibri (automatico e meno sensibili all’esperienza),
LATERALIattività volontaria (più sensibile all’esperienza).
Lezione 2
Il fisioterapista deve creare richieste che siano adatte e giuste per il paziente (non troppo povere e nemmeno troppo
difficili).
Compito deve essere adeguato al trattamento riabilitativo:
Deve essere significativo e motivante per il paziente (far esercitare la prono supinazione con una maniglia e non con
un bastone).
Gli stimoli devono sempre essere nuovi (praticare ripetizione senza ripetizione).
La partecipazione deve essere attiva.
L’ambiente deve essere arricchito e interessante.
RECUPERO
Il SNC dopo una lesione si riorganizza subito (RECUPERO SPONTANEO), prendendo la strada più semplice (costano
meno fatica ma non sono molto funzionali).
Il rischio è che il sistema si strutturi in movimenti stereotipati con schemi semplici e compensi.
Il compenso è un adattamento della performance motoria: delle volte va INIBITO (perché non stimolante), delle volte
va SFRUTTATO (perché è una strategia motoria alternativa in assenza di altre possibilità).
Questo perché io ho: un SNC che ha modificato le priorità, il movimento non è tutto funzionale, il sistema muscolo
scheletrico crea dei vincoli derivanti da questa condizione (bisogna cercare di mantenerlo nella condizione migliore
riguardo ROM, Forza e flessibilità), l’ambiente arricchito causa numerose richieste ; queste condizioni portano allo
SVILUPPO DI COMPENSI.
La pratica e il trattamento del cervello lesionato producono adattamenti come nel cervello sano:
-Modificazioni anatomiche (sprouting)
-Modificazioni fisiologiche (aumento sensibilità a particolari neurotrasmettitori).
NO UTILIZZO DI OGGETTI ASTRATTI, come coni e palline. SI bottiglie, cassetti, porte, finestre, giornale, borse, cerniere.
Questi oggetti devono partecipare allo svolgimento di una funzione quotidiana finalizzata ad un obbiettivo specifico.
Una volta Riattivata una finzione questa viene mantenuta dal SNC, noi dovremo capire che il movimento sta
cambiando e adeguare l’esercizio a qualcosa di più evoluto per far emergere nuove capacità.
Il concetto Bobath costruisce un modello di ragionamento (non una serie di esercizi sempre uguali), che parte
dall’aspetto funzionale (grado di movimento che il paziente mostra), in base a questo capisce quali sono e causa che
hanno portato quel sistema a quella condizione.
Il fisioterapista decide la strada da intraprendere per restituire il movimento, e sarà lui a scegliere il trattamento da
eseguire (non esiste un trattamento bobathtiano, ma è un APPROCCIO dal quale il fisioterapista è libero di scegliere la
proposta terapeutica).
Il concetto BOBATH, da importanza al fatto che il SNC deve compiere sempre due azioni:
1) Programmare le sinergie per il movimento
2) Garantire il mantenimento di una postura corretta.
Quindi ogni volta che costruiamo un setting riabilitativo bisogna stare attenti alle richieste riguardo: movimento
volontario e la relazione con il controllo posturale.
Controllo posturale è la base per la costruzione di movimenti selettivi (si possono eseguire movimenti selettivi, solo
se il sistema è in grado di mettere in atto un controllo della postura efficace).
Movimenti funzionali (es. mettersi la maglia, la giacca) sono alla base del trattamento nel concetto Bobath, offrono
la possibilità di mettere in discussione il SNC con esercizi che richiedono allo stesso tempo un controllo posturale e
l’organizzazione di un movimento selettivo.
Una cosa particolare nel Bobath è l’utilizzo delle FACILITAZIONI (Attivo processo di apprendimento senso-motorio che
rende lo svolgimento di una funzione efficiente e variabile).
La facilitazione permette di: superare l’inerzia, iniziare il movimento, completare il compito.
Con queste fasi si rende capace il paziente di muoversi nella maniera più variabile possibile, stressiamo il SNC in modo
che si possa riorganizzare per produrre un nuovo programma motorio.
E la facilitazione è, lo strumento con il quale su danno informazioni ad un sistema che si muove male.
Si cerca di chiedere una risposta attiva al paz iente e la quantità di aiuto deve essere inversamente proporzionale a
quello che il paziente sta attivando per fare una determinata azione.
Lezione 3
TRONCO
Struttura formata da:
-una parte superiore circondata da una struttura ossa rigide che proteggono gli organi di importanza maggiore
-una parte inferiore delimitata da strutture muscolari e avvolge organi che hanno bisogno di motilità.
CORE STABILITY: “attività di stabilizzazione centrale della muscolatura del tronco che permetta al nostro
sistema muscolo scheletrico di agire come una catena cinematica poliarticolare per garantire che tutte le forze che
impattano sul nostro sistema non siano destabilizzanti ma che vengano scaricate correttamente a terra”.
Come CORE CONTROLL, intendiamo una coordinazione che permette un movimento funzionale
efficiente/anticipatorio/adeguato a rispondere a forze destabilizzanti.
(Consiste nell’abilità di generare la pressione intraddominale ideale per supportare: respirazione, controllo posturale e
controllo della pelvi sugli arti inferiori).
La pressione intraddominale si genera quando ho la contrazione del trasverso, combinata ai muscoli posteriori della
colonna e posteriori dell’addome (ileopsoas e quadrato dei lombi), pavimento pelvico e diaframma.
Questa costituisce una sorta di cuscinetto pneumatico che permette il miglior scarico delle forze proteggendo l’assetto
ed evitando il sovraccarico sulla colonna e sulla pelvi.
Una bilanciata attività tra tutti i muscoli addominali assicura un ideale allineamento toraco-pelvico e un core stabile
e “aperto” (non contratto, che permette la generazione di pressione intra addominale).
Fascia che riveste i muscoli addominali e la fascia toracolombare che avvolge la muscolatura posteriore sono una
COPPIA FUNZIONALE, la contrazione di una parte mette in tensione l’altra e viceversa.
Quindi: SIA NELLA RIABILITAZIONE NEUROLOGICA CHE ORTOPEDICA, NON CI DOBBIAMO CONCENTRARE SUL SINGOLO
MA RAGIONARE SULLA GLOBALITÀ: COME NASCE UN DISTURBO E QUALI SONO LE CONNESSIONI DA TENERE IN
CONSIDERAZIONE.
SIT TO STAND
= movimento che muove il centro di massa verso l’alto da una posizione seduta ad una in piedi senza la perdita di
equilibrio.
=movimento di transazione verso una postura eretta che richiede movimento del centro di massa da una posizione
stabile ad una meno stabile in appoggio sugli arti inferiori estesi, in cui devo costantemente modulare feedback che
arrivano per stare in piedi in una posizione di instabilità.
(Costituisce la prima parte del ritorno all’autonomia delle attività quotidiane ed è la parte essenziale di tanti compiti
motori come il cammino e utilizzo degli arti superiori).
Richiede come abilità: forza, equilibrio e stabilità se ne manca uno il movimento è complicato.
Il paziente deve essere abile di svolgere il passaggio in maniera AUTOMATICA e COORDINATA (in modo da diminuire il
dispendio energetico).
Descrizione dell’azione:
-CDG si muove verso l’alto da una BASE D’APPOGGIO GRANDE ad una PICCOLA.
-Arti inferiori devono COORDINARE: supporto, equilibrio e propulsione.
-Per fare ciò devo mantenere forza, lunghezze muscolari e disponibilità articolari.
(Alzarsi da una seduta è un atto apparentemente facile ma i fattori che influenzano la funzione sono molteplici, in caso
di lesione si ha la compromissione dei meccanismi di controllo e il passaggio non avviene con economicità).
CLASSIFICAZIONE IN 2 FASI:
1) Preparatoria in cui si ha la flessione del tronco e il SIT-OFF
2) Salita o estensione in cui si ha il sollevamento del bacino fino a quando la velocità verticale si riduce a 0.
(Fase più difficile da gestire è richiesta più forza e dura di più, è la fase più difficile da gestire che necessiterà di
maggiore facilitazione e preparazione.
-COMPONENTI ESTERNE:
1) Altezza della seduta: L’altezza ottimale dipende dalla leva, più è alta la seduta minor sforzo farò per alzarmi (è
inversamente proporzionale allo sforzo richiesto agli arti inferiori).
2) Posizione dei piedi: Più avanti sono più è difficile alzarsi. Nei pazienti instabili i piedi vanno posizionati prima del
passaggio in piedi.
3) Contributo del trono: Se è troppo INDIETRO quando ci alziamo ci si sbilancia, se è troppo AVANTI si fa fatica a tirarsi
su. La flessione del tronco sulle anche ottimale è dai 30° ai 60°.
4) Arti superiori per equilibrio e propulsione: se usa i braccioli scarica almeno il 50% del peso e usa la forza di
propulsione per staccare i glutei dalla sedia. Se le braccia sono vincolate o una si e l’altra no si crea asimmetria.
PAZIENTE EMIPLEGICO:
Componenti interne del sts
1) Angoli
-Deficit coordinazione anca e ginocchio il ginocchio si estende prima dell’anca che rimane flessa (per iperattività
gastrocnemio e debolezza del bacino).
-Tilt del tronco i pazienti emiplegici si alzano facendo il movimento ad elica, manca il contributo dell’arto inferiore e
il tronco viene portato verso il lato sano.
-Non raggiungono inclinazione in avanti da dare estensione, per protezione alle cadute in avanti.
2)Modificazione attività dei muscoli:
Timing alterato e i muscoli scoordinati causano comportamenti motori alterati (ridotta attività
TA/quadricipite/soleo, ritardo dell’attivazione del TA, attivazione simultanea quadricipite/ichiocrurali/soleo).
3)Controllo posturale:
-Centro di massa e carico deviato verso il lato sano.
-Hanno problemi di percezione, controllo e debolezza
-Sono a rischio di cadute
-FACILITAZIONE per richiedere accettazione del paso sul lato che non sente (metto il piede plegico dietro quello
sano in modo da affidargli più peso)
Problemi nell’emiplegico
-No allineamento tronco e arti
-No posizionamento dei piedi, generalmente c’è ipertono che porta all’estensione della gamba lesionata.
-Non hanno forza e lunghezze adeguate (periferia da gestire prima di rimetterla in movimento)
-Incapacità/paura di spostare l tronco in avanti (se non hanno un buon core non riescono a svincolare l’antiversione
del bacino dall’estensione di anca e il movimento non funziona)
-Anormalità della coordinazione neuromuscolare in entrambi i lati (entrambi i lati sono colpiti uno in modo più
evidente uno in modo più lieve.
-Compensazioni si strutturano anche nel alto meno affetto.