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I BIOMATERIALI

Generalità:
I Biomateriali sono materiali concepiti per interfacciarsi con i sistemi biologici al fine di valutare, dare
supporto o sostituire un qualsiasi tessuto, organo o funzione del corpo.
Perché vengono utilizzati?
L’utilizzo dei biomateriali in campo medico è in continua crescita.
 MERCATO MONDIALE: 160 miliardi di euro nell’anno 2000
L’Europa è il secondo mercato in termini di fatturato dopo gli Stati Uniti.

 MERCATO EUROPEO: 39 miliardi di euro nell’anno 2000


con un tasso incremento del 5-7% all’anno.
MERCATO ITALIANO:
terzo in Europa, con un bilancio
importazioni/esportazioni sfavorevole.
SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN
ITALIA:
Circa 700 imprese medio-piccole, situate
soprattutto nelle regioni settentrionali, e
moltissime aziende artigianali, soprattutto in
ortopedia ed odontoiatria.

DISPOSITIVO MEDICO:
Uno strumento, un apparato, una macchina, un’invenzione, un reagente in vitro o un altro oggetto similare o
correlato, compreso ciascun componente ciascuna parte e ciascun accessorio, per il quale è previsto l’uso in
medicina. Tale uso può riferirsi alla diagnosi di una malattia o di un altro stato, o alla cura, alleviamento,
trattamento o prevenzione di malattie dell’uomo.
I DISPOSITIVI MEDICI POSSONO ESSERE:
1. TOTALMENTE IMPIANTABILI.
(protesi oculari, protesi valvolari cardiache, protesi vascolari, protesi articolari, placche ossee).

2. PARZIALMENTE IMPIANTABILI.
(protesi dentali, suture, cateteri)

3. DEL TUTTO ESTERNI ALL’ORGANISMO.


(lenti a contatto, dializzatori, ossigenatori)

Inoltre si distinguono in:


a. Periodiche: dializzatori
b. Temporanee: ossigenatori, cateteri
c. Permanenti: protesi in genere
PRINCIPALI FUNZIONI DEI BIOMATERIALI:
1. Sostituzione di organi o parti del corpo umano che hanno perso la loro funzionalità.
( ex. Protesi totale dell’anca, cuore artificiale)
2. Aumento o ripristino funzionalita’ biologiche danneggiate.
(ex. Pacemaker cardiaci, stent coronarici)
3. Assistenza nella guarigione.
Assistenza strutturale: placche e viti, chiodi endomidollari, suture
Effetto farmaceutico: veicolazione e rilascio controllato di farmaci.
4. Sostegno psicologico: Chirurgia estetica.
I BIOMATERIALI SONO BIOFUNZINALI E BIOCOMPATIBILI!

 Biofunzionalità: Capacità di un dispositivo medico di riprodurre una determinata funzione


fisiologica dal punto di vista fisico e meccanico.

 Biocompatibilità: Capacità di un materiale di coesistere con un tessuto vivente senza danneggiarlo.

BIOFUNZIONALITA’:

 Trasmissione del carico e distribuzione dello sforzo.


Proprietà meccaniche statiche, comportamento a fatica, proprietà meccaniche dinamiche resistenza
alla frattura.
 Capacità articolare.
Basso coefficiente di attrito e alta resistenza all’usura.
 Generazione e trasmissione di stimoli elettrici.
 Correzione della funzione visiva o uditiva.
 Riempimento di cavità.
BIOCOMPATIBILITA’
In passato:
Capacità di un materiale di generare una “minima” risposta biologica.
Oggi:
Capacità di un materiale di determinare, da parte di un sistema vivente, una favorevole reazione alla
sua presenza in una specifica applicazione.

 Si parla di interazione materiale/ambiente biologico:


non solo il materiale influenza l’ambiente biologico, ma anche il sistema vivente influenza il materiale.
Un materiale biocompatibile deve:
1. Disturbare le normali funzioni del corpo il meno possibile.
2. Non essere trombogenico, tossico, o causare risposte infiammatorie o allergiche quando posto in vivo.
3. Non alterare proteine o enzimi plasmatici.
4. Essere chimicamente inerte e mantenere le proprie caratteristiche nel tempo.
5. Non causare reazioni immunologiche.
6. Non causare effetti carcinogenici, mutagenici o teratogenici.

BIOCOMPATIBILITA’ DI UN DISPOSITIVO BIOMEDICO:


La biocompatibilità di un dispositivo medico dipende da diversi fattori:
 proprietà del biomateriale
 forma del dispositivo
 condizioni e tempo di utilizzo
 stato del paziente
Interazione tra la superficie del dispositivo medico e l’ambiente biologico con cui viene a contatto.
Resistenza del materiale ai processi degradativi in ambiente biologico.
Effetti dei prodotti di degradazione sui tessuti.
METALLI:
I metalli sono ampiamente usati come biomateriali per le loro ottime caratteristiche meccaniche e la loro
elevata inerzia chimica.
I principali usi sono come mezzi di osteosintesi, nelle protesi ortopediche e dentali e negli stent coronarici.
I metalli utilizzati come biomateriali sono:
1. ACCIAIO INOSSIDABILE
2. TITANIO
3. LEGHE DI CROMO E COBALTO.
Sono generalmente ben tollerati, anche se alcune leghe possono rilasciare ioni metallici tossici o allergenici.
Hanno scarsa resistenza all’usura e possono formare piccole particelle da usura che causano infiammazione e
rigetto dell’impianto.
CERAMICHE:
Le ceramiche sono dure, resistenti alla compressione, chimicamente stabili e hanno una buona resistenza
all’usura.
 Sono facilmente lavorabili e hanno una buona biocompatibilità.
 Sono però fragili e hanno bassa resistenza alla trazione.
Vengono utilizzate soprattutto nelle protesi dentali ed ortopediche.
Si dividono in:
 CERAMICHE BIOINERTI:
Allumina (Al2O3), Zirconia (ZrO2)
 CERAMICHE BIOATTIVE:
Vetro bioattivo (Bioglass), vetro ceramica bioattiva (Ceravital), Calcite, compositi bioattivi.
 CERAMICHE BIODEGRADABILI

MATERIALI BIOLOGICI:
Materiali biologici di origine sia umana che non umana.
Possono essere trattati chimicamente per aumentarne la stabilità.

Comprendono:

Valvole cardiache porcine, arterie carotidee bovine, vena ombelicale umana, fibre di collagene ricostruite.
Sono utilizzati soprattutto in applicazioni cardiovascolari, in quanto sono altamente emocompatibili e non
richiedono l’uso di terapie anticoagulanti.
Sia le protesi di origine umana che di origine animale possono provocare fenomeni di rigetto antigenico.

POLIMERI:

I polimeri sono ampiamente usati come biomateriali poiché hanno proprietà fisiche molto simili ai tessuti
naturali e sono facilmente lavorabili.

I campi di applicazione sono molto vasti e comprendono:

 Controllo del flusso sanguigno e di altri fluidi corporali (cateteri, cannule, drenaggi…),
 Superfici articolari nelle protesi ortopediche,
 Cementi ossei,
 Lenti a contatto e lenti intraoculari,
 Membrane per dializzatori ed ossigenatori,
 Riempimento di cavità (chirurgia estetica),
 Protesi cardiache e vascolari,
 Sistemi per la somministrazione controllata di farmaci,
 Rivestimenti per sensori e dispositivi elettronici impiantabili.

VANTAGGI DEI POLIMERI:


 Maggiore biocompatibilità
 Possibilità di modificarne ampiamente composizione e proprietà fisico meccaniche
 Facile processabilità e lavorabilità
 Possibilità di modificarne chimicamente e fisicamente la superficie

SVANTAGGI DEI POLIMERI:

 Presenza di sostanze che possono essere rilasciate nell’organismo (monomeri ed oligomeri, additivi,
prodotti di degradazione, ecc.)
 Facilità di assorbimento di acqua e molecole biologiche dall’ambiente circostante
 Basse proprietà meccaniche
 Difficoltà di sterilizzazione
 Degradazione nel tempo

COMPOSITI:
Combinazione su scala macroscopica di due o più materiali, tra loro insolubili che mantengono la loro
integrità e contribuiscono in modo sinergico alle proprietà chimiche fisiche e meccaniche del materiale
risultante.
I campi di applicazione sono principalmente ortopedia e odontoiatria e comprendono:
 Innesti ossei,
 mezzi di osteosintesi,
 Protesi articolari,
 Cementi ossei,
 sostituzione di tendini e legamenti,
 otturazioni e restauri dentali.
ESEMPI DI DISPOSITIVI MEDICI IN CUI SONO UTILIZZATI I POLIMERI:
 Protesi Ortopediche
 Protesi Vascolari
 Lenti A Contatto
 Lenti Intraoculari
 Sistemi Per La Veicolazione Di Farmaci
 Materiali Per Suture
PROTESI ORTOPEDICHE:
Il settore ortopedico rappresenta uno dei principali campi di applicazione dei biomateriali sia dal punto di
vista commerciale, sia dal punto di vista della ricerca, anche se i materiali utilizzati sono ormai ben
consolidati.
Gli impianti ortopedici si dividono in:
 Impianti protesici permanenti (protesi d’anca, ginocchio, spalla…)
 Mezzi di sintesi (placche e viti, chiodi endomidollari …)
 Tendini e legamenti artificiali.
Le protesi possono essere cementate o ad ancoraggio diretto:
 PROTESI CEMENTATE: La connessione stelo/osso viene effettuata mediante un cemento
polimerico.
Il CEMENTO è costituito da una miscela di POLIMETILMETACRILATO e
METILMETACRILATO MONOMERO polimerizzato in loco con un INIZIATORE (BENZOIL
PEROSSIDO) e un ACCELLERATORE (DIMETILPARATOLUIDINA).
Due problemi: RITIRO VOLUMETRICO in seguito alla polimerizzazione e ESOTERMICITA’
della reazione (si raggiungono temperature di circa 80-90°C).
Si ha un danno MECCANICO, TERMICO e CHIMICO che porta alla necrosi irregolare del tessuto
osseo.
L’intervento è più semplice e la degenza post-operatoria del paziente minore.

 PROTESI NON CEMENTATE: Per la connessione stelo/osso vengono utilizzate varie geometrie
(PRESS-FIT) e rivestimenti o trattamenti superficiali bioattivi (IDROSSIAPATITE) della protesi.
L’intervento è più complesso, la protesi molto più costosa e la degenza post-operatoria del paziente
più lunga in quanto deve essere dato tempo all’osso per ricrescere attorno alla protesi.
PROTESI VASCOLARI:
Materiali a diretto contatto con il flusso sanguigno.
Principale problema EMOCOMPATIBILTA’:
 Il materiale NON DEVE provocare fenomeni di COAGULAZIONE, EMOLISI,
INFIAMMAZIONE CRONICA o rilasciare SOSTANZE TOSSICHE.
 La DURATA dell’impianto deve essere maggiore della life-expectancy del paziente.
 La protesi non deve dare REAZIONI di INTOLLERANZA o subire MODIFICHE dopo l’impianto.
Sostituzione di tratti vasali con protesi di forma e dimensioni corrette, congiungimento (by-pass) di due punti
di un’arteria a monte e a valle di una lesione, inserimento di una protesi all’interno di un aneurisma.
DEVONO PRESENTARE:
 Elevata elasticità (COMPLIANCE), adeguata flessibilità, buona stabilità, non innescare fenomeni di
coagulazione del sangue, facile maneggiabilità.
 Le protesi più problematiche sono quelle per le arterie di piccolo calibro
(ID inferiore ai 6 mm) in quanto:
 Lo strato fluido vicino alla parete (strato limite) è proporzionalmente più spesso nei vasi più piccoli;
 Il rivestimento biologico che si forma sulla parete riduce il lume e può agire come una stenosi.
MATERIALI UTILIZZATI:
 VASI E TESSUTI NATURALI, sia di origine umana che naturale.
 POLIMERI.
MATERIALI SINTETICI UTILIZZATI:

 DACRON (polietilentereftalato): larghi vasi.


 PTFE (politetrafluoroetilene): vasi di medio calibro.
 POLIURETANI: ottime proprietà, anche per vasi di piccolo calibro.
DACRON:
Tipologia:
 KNITTED tessuto lavorato a
maglia

 WOVEN tessuto intrecciato regolare

Si deve evitare che il tessuto una volta tagliato si sfilacci peggiorando la situazione al sito
di anastomosi.
Le protesi WOVEN sono meno porose e quindi più rigide con facilità di calcificazione. Questo porta anche
ad un cattivo accoppiamento col vaso naturale e quindi un più facile fallimento all’anastomosi.
PTFE:
PTFE TESSUTO: Le protesi in PTFE sono state disegnate in origine
con struttura tessuta, che oggi non è più utilizzata perché imputata di
emorragie e formazione di falsi aneurismi all’anastomosi.
PTFE ESPANSO (Impra, Goretex, Vitagraft): La struttura espansa viene realizzata con un processo di
stiramento ad alta temperatura che genera noduli di PTFE interconnessi con fibrille altamente orientate.
PROBLEMI:
 Scarsa COMPLIANCE
 La protesi è TROMBOGENICA in situazioni di scarso flusso.
La BIOSTABILITÀ in situ del PTFE espanso è impressionante e le rotture occasionali finora osservate sono
dovute ad un trauma chirurgico
POLIURETANI:
Sono copolimeri a blocchi ottenuti da DIISOCIANATI, MACROGLICOLI ed
estensori di catena.
La sintesi altamente versatile permette di ottenere materiali flessibili rigidi o
semirigidi, la cui superficie può essere idrofilica o idrofobica.
PREGI:
 Elevata emocompatibiltà,
 Eccellente resistenza all’abrasione,
 Proprietà meccaniche eccezionali,
 Ottima compliance,
 Resistenza a fatica senza pari.
DIFETTI:
 ESC (environmental stress-cracking): l’ambiente aggressivo del corpo umano provoca
microfessurazione superficiale che porta a rottura catastrofica dell’impianto.
 Introduzione di nuovi copolimeri dotati di maggiore biostabilità. Tra i più recenti copolimeri Silicone-
Poliuretano (Pur-Sil e Carbo-Sil) con promettenti requisiti.
LENTI A CONTATTO:
Sono protesi a tutti gli effetti, circondate da film lacrimale e a contatto con l’epitelio corneale.
PROPRIETA’ DEI MATERIALI:
 Permeabilità all’ossigeno
 Bagnabilità
 Buone proprietà meccaniche
 Trasmissione della radiazione visibile ed ultravioletta
 Resistenza alle contaminazioni
LENTI A CONTATTO RIGIDE: PMMA, STIRENE
LENTI A CONTATTO MORBIDE: HEMA
LENTI INTRAOCULARI (IOL):
Vengono impiantate in seguito cataratta. La cataratta viene asportata chirurgicamente e viene inserita una
IOL.
Le lenti intraoculari più usate sono costituite da un corpo ottico centrale in
PMMA e da due anse di supporto di forma arcuata in polipropilene o
PMMA.

VANTAGGI DEL PMMA:


 Perfetta trasparenza, ottima stabilità dimensionale.
SVANTAGGI:
 Idrofobicità superficiale che porta a fenomeni di adesività con le cellule dell’endotelio e della
cornea.
 MODIFICHE SUPERFICIALI (eparina o trattamento al plasma che produce gruppi fluorurati).

VEICOLAZIONE DI FARMACI:
I sistemi di veicolazione consentono una elevata attività del farmaco anche a basse dosi di somministrazione.
 Consentono la veicolazione ad un opportuno tessuto od organo bersaglio.

Aumentano l’efficacia del farmaco e riducono gli effetti collaterali.


Il sistema di veicolazione deve interagire con la molecola farmaco senza alterarne struttura e attività e
proteggerla e veicolarla nell’ambiente biologico.
Deve essere privo di tossicità e biocompatibile.
Deve essere facilmente sintetizzabile, anche in grandi quantità, e la sua sintesi deve essere riproducibile.
MATERIALE PER SUTURA
FUNZIONE DELLA SUTURA:
Le suture servono per aiutare il processo di guarigione.
Le funzioni sono principalmente 4:
1. Chiudere lo spazio vuoto tra i lembi delle ferite;
2. Dal punto di vista meccanico, devono supportare la ferita fino a che il tessuto non riprende
l’adeguata consistenza durante la guarigione;
3. Ragione estetica: ridurre al minimo le cicatrici ovvero diminuire l’impatto estetico;
4. Minimizzare il più possibile il rischio di infezioni e sanguinamento;
TECNICHE DI SUTURA:
le varie tipologie di sutura dipendono da diversi aspetti:
 La posizione anatomica della ferita;
 Lo spessore/ resistenza della pelle;
 Grado di tensione che bisogna esercitare sui lembi delle ferite;
 Risultato estetico desiderato;
Le suture sono di 4 tipi principali:
1. IL PUNTO SINGOLO: con questa tecnica si fa passare un ago
con il filo; ad ogni giro del filo corrisponde un nodo. È la
tecnica più usata in quanto è la più versatile.
VANTAGGI:
a. Facile da usare;
b. Può essere aggiustata in modo diverso punto per
punto; ovvero è possibile regolarla sulla base dello
spessore della pelle e in base alla zona anatomica della
ferita,
Lo SVANTAGGIO è la velocità di esecuzione lenta.

2. IL PUNTO PASSANTE: si ha un nodo solo e poi il filo attraversa


la ferita con una serie di giri continui di sutura.
VANTAGGI:
a. Metodo veloce;
b. Utile per ferite lunghe i cui bordi sono netti e dunque si
chiudono facilmente;
SVANTAGGI:
a. Se la ferita attraversa zone della pelle con diversa elasticità, è difficile modulare la sutura in
modo diverso a seconda della posizione anatomica della ferita;
b. È di facile rottura; se si rompe in un punto, c’è il rischio che la ferita si apra per tutta la sua
lunghezza;

3. SUTURA PASSANTE BLOCCATA: Simile a quella


precedente; si ha però per ogni punto un avvolgimento del filo
che è così bloccato dal punto precedente.
VANTAGGI:
a. Meccanicamente più stabile;
b. È possibile modulare in maniera diversa la sutura in base
alla capacità meccanica del tessuto; questo perché si può
agire sulla tensione esercitata dal nodo della spira
precedente;
SVANTAGGIO:
 Bisogna far attenzione a non chiudere troppo la ferita per evitare problemi di circolazione
sanguigna . ecco perché questa tecnica è adatta solo in zone ben vascolarizzate.

4. SUTURA LONTANO-VICINO: è una tipologia di sutura


caratterizzata da un doppio avvolgimento con una spira stretta ed
una più larga.
VANTAGGIO:
 Meccanicamente molto stabile, la si può applicare anche
in zone in cui il tessuto tende ad esempio ad espandersi e
perciò è necessaria una sutura molto resistente;
SVANTAGGI:
a. Velocità di esecuzione lenta dato che per ogni punto
devo fare un doppio giro;
b. Facendo passare il punto doppiamente nella stessa zona, è probabile che si formi una
cicatrice piuttosto consistente;

MORFOLOGIA/ TIPI DI FILO PER SUTURA:


I fili per sutura sono principalmente 3:
1. MONOFILAMENTO;
2. MONOFILAMENTO INTRECCIATO;
3. STRUTTURA A TRECCIA/ INTRECCIATA;
MONOFILAMENTO

È un unico filo che costituisce la sutura.


Il suo VANTAGGIO è che scivola bene lungo i tessuti siccome ha una superficie
di contatto minima; questo inoltre fa diminuire il rischio di infezioni batteriche.
SVANTAGGI:
a. Tutte le suture che abbiamo visto, in qualche modo sono avvolte in uno o più nodi. Il monofilamento
è piuttosto resistente perciò difficile da piegare.
b. Se durante l’avvolgimento venisse per sbaglio creato un taglio sul filamento, questo graffio si
comporterebbe da difetto. Il difetto può generare una precoce frattura del filo attraverso il
MECCANISMO TIPICO DELLA FRATTURA (vedi meccanica).
STRUTTURA A TRECCIA/ INTRECCIATA
Costituita da molti piccoli monofilamenti intrecciati assieme.
VANTAGGI:
1. Maggiore resistenza meccanica (risente meno del problema dei graffi);
2. Più flessibile e perciò facile da piegare;
3. Più facile da maneggiare rispetto al monofilamento,
SVANTAGGIO: Questo filamento tende ad assorbire liquidi e perciò può
generare proliferazione batterica che causa infezioni.
MONOFILAMENTO INTRECCIATO
Costituito da un intreccio di una piccola quantità di filoni di monofilamento.
È a metà tra le altre due tipologie. Combina i vantaggi del monofilamento e
della treccia però sono pochi i materiali che possono essere lavorati per
ottenere questo filamento. Inoltre persiste il problema, anche se ridotto,
dell’assorbimento dei liquidi.

MATERIALI UTILIZZATI PER LA SUTURA:


Si tratta di materiali polimerici. Possono essere di origine naturale (ex. seta) o sintetici (ex. polipropilene,
nylon 6/ 6.6, poligalattina …).
Sono di solito preferiti quelli sintetici perché causano minor livello di interazione con il tessuto.
Questi materiali sono suddivisi in :
1. RIASSORBIBILI;
2. NON RIASSORBIBILI;
Quelli non – riassorbibili sono utilizzati per filamenti per cui bisogna ad esempio tornare in ospedale a fine
guarigione per togliere la sutura.
Ci sono invece delle suture che vengono fatte con materiali assorbibili; significa che la parte di materiale
interna al corpo umano, viene degradata per effetto idrolitico o per azione degli enzimi. In questo modo il
nodo esterno cade da solo.
Il catgut è un tipo di filo chirurgico che viene assorbito dai tessuti. Attualmente si ricava dal tessuto
connettivo dell'intestino tenue di ovini, bovini, equini o maiali. È una corda molto tenace soprattutto
all’inizio.
Notare che gli ultimi 3 oltre al catgut sono assorbibili e sono tutti poliesteri.

PROPRIETA’ DEI MATERIALI


PER SUTURA:
Osservando un grafico sforzo –
deformazione, si nota a sinistra una
zona più scura che è tipica di
materiali con modulo alto (  il
modulo corrisponde alla pendenza
della curva nel grafico). Si tratta di
materiali usati per tenere assieme
ferite che devono supportare grandi
sforzi di tipo meccanico (tendini,
ossa).
A destra invece la pendenza,
dunque il modulo, diminuisce e si hanno materiali con possibilità di allungamento e moduli bassi. Si tratta di
materiali duttili usati per suturare pelle o muscoli.
Questo è lo stesso grafico per alcuno
materiali.
Vediamo che il Vicryl, la seta,
l’acido poliglicolico e il propilene
hanno le caratteristiche della prima
zona, ovvero modulo alto.
Il nylon invece ha un modulo più
basso ed un allungamento che è
inferiore solo al polipropilene.
Questo perché il nylon tende ad
assorbire l’acqua; questa, genera plastificazione interna del materiale per cui anche se il Nylon di natura
avrebbe un modulo alto, l’acqua lo riduce.
EVOLUZIONE MATERIALI
NEL TEMPO:
Nel grafico, lo strenght retention è
il rapporto tra il modulo ad un dato
tempo e quello iniziale di Young.
Il Vicryl, perde le sue proprietà
meccaniche in tempi brevi (35
giorni).
Il Polidiossanone
dopo 6 mesi.
La seta all’inizio perde lentamente le sue proprietà meccaniche e poi le mantiene per tempi lunghi (anni).
Il Nylon dopo l’effetto dell’acqua che ne riduce le proprietà, diventa stabile nel tempo. Per questo motivo
bisogna poi intervenire per togliere le suture.
Il polipropilene invece non sente l’influenza del tempo e perciò le sue proprietà restano costanti (è il tipico
materiale non assorbibile).
LENTI INTRAOCULARI
L’OCCHIO UMANO:
Gli occhi permettono di vedere grazie ad una
porzione esterna chiamata CORNEA.
La cornea  è una membrana trasparente convessa
anteriormente che costituisce la lente più potente
dell'apparato visivo. Assieme al cristallino forma
il diottro oculare.
L’immagine è messa a fuoco tramite il Cristallino
ovvero un organo trasparente, situato all'interno
del bulbo oculare. Si tratta di una lente naturale
dell'occhio che, insieme alla cornea, consente di
mettere a fuoco i raggi luminosi sulla retina.
La qualità della messa a fuoco dipende dalla forma
e dimensione dell’occhio e dalla trasparenza della
cornea e della lente cristallino.
L’occhio lavora come una semplice
camera analogica; La luce passa
attraverso l’occhio per focalizzarsi sulla
retina. Poi l’immagine è trasmessa al
cervello.
( = La retina è la più interna del bulbo
oculare. E’ deputata alla ricezione degli
stimoli luminosi, alla loro
trasformazione in segnali nervosi che,
quindi, vengono trasmessi fino alle
strutture cerebrali).
La cornea è la prima superficie colpita
dai raggi; essa è chiara e non blocca i
raggi ma fa si che essi si pieghino in modo che possano passare dalla pupilla alla retina.
La lente mette a fuoco mentre l’iride (parte colorata) si comporta come l’apertura di una camera regolando la
quantità di luce che entra nell’occhio.

UTILIZZO DELLE IOL:


La prima patologia per cui vengono impiegate le IOL è la cataratta.
La cataratta è un processo di progressiva perdita di trasparenza del cristallino nell'occhio che comporta una
diminuzione della vista (minor passaggio della luce).
A causa della cataratta, il cristallino perde progressivamente il suo potere di messa a fuoco. Ciò può portare
alla miopia o ad un ingiallimento della lente che causa una peggiore percezione dei colori. Può interessare
uno o entrambi gli occhi. Spesso si sviluppa lentamente e si verifica soprattutto con l'aumentare dell'età. Se
non curata, il suo peggioramento può causare cecità.
Sintomi della cataratta:
Quando la luce entra in un occhio affetto da
cataratta, essa non viene focalizzata dalla lente
ma si disperde. La luce colpisce la retina ed il
risultato è un’immagine sfocata.
I sintomi sono:
 Perdita di acutezza visiva;
 Perdita di sensibilità del contrasto;
 Diminuzione della nitidezza dei
colori;
 Luce dispersa nell’occhio;
Cause della cataratta:
Le ragioni sono molte tra cui:
 Invecchiamento;
 Trauma fisico o ferite agli occhi;
 Lunga esposizione ai raggi UV;
 Esposizione alle radiazioni;
 Effetto secondario del diabete, ipertensione o età avanzata;
LA DENATURAZIONE DELLE PROTEINE E LA CATARATTA
La denaturazione delle proteine è un fenomeno chimico che consiste nel cambiamento della struttura proteica
nativa con conseguente perdita della funzione originaria della molecola.
Il cristallino è composto al 50% di proteine. Il 90% di queste è conosciuta come CRISTALLINE. Il loro
compito principale è quello di mantenere la trasparenza della lente aiutando ad assemblare altre proteine.
Con gli anni, queste proteine tendono a dividersi / rompersi in singoli peptidi di 10/ 15 amminoacidi.
L’aumento di questi peptidi e la diminuzione delle proteine porta alla formazione di aggregati che causano
opacità e dunque cataratta.
TIPI DI CATARATTA

 SENILE
 TRAUMATICA
 METABOLICA : dovuta a disfunzioni metaboliche.
INFORMAZIONI

 Il 48% della cecità mondiale è


causato da cataratta;
 Più di 20 milioni di persone ne sono
colpite negli USA;
 Colpisce il 42% delle persone tra 70
e 80 anni;
 Colpisce il 68% degli over 80;
 È la prima ragione di rimborso spese
mediche;

Le IOL sono inoltre impiegate per correggere problemi di rifrazione (ametropia: insieme delle anomalie di
rifrazione dell’occhio).
 MIOPIA  La miopia è un'ametropia o un'anomalia refrattiva, a causa della quale i raggi luminosi
provenienti da un oggetto posto all'infinito non si focalizzano correttamente sulla retina, ma davanti
a essa.  Ciò dipende dalla lunghezza dell’occhio e dalla ripidità della cornea. Le persone miopi
hanno difficoltà nel visualizzare oggetti lontani.
 IPERMETROPIA I raggi di luce provenienti da oggetti non molto distanti, anziché arrivare
correttamente sulla retina dell'occhio, si focalizzerebbero in una zona dietro di essa, rendendo quindi
sfocata la visione.  Questo avviene se la cornea è molto piatta e l’occhio corto.
 ASTIGMATISMO è un disturbo strutturale dell’occhio che si ha quando la sua superficie
anteriore, la cornea, non è regolare o sufficientemente sferica.
I raggi sono deviati in diverse direzioni una volta oltrepassata la cornea; gli effetti di questa anomalia
causano una visione offuscata o distorta a qualsiasi distanza, che varia molto in funzione del grado di
astigmatismo.
Vi è poi la PRESBIOPIA che non fa parte delle ametropie. Si tratta di una patologia che si presenta con l’età.
Consiste nella diminuzione dell’abilità dell’occhio di focalizzare un’oggetto nello spazio visivo. Il cristallino
si irrigidisce con l’età, l’occhio perde il suo potenziale di focalizzazione siccome i muscoli presenti
nell’occhio non sono più in grado di cambiare la forma della lente.
CRITERI DI SCELTA DEI PAZIENTI PER APPLICAZIONE DELLE IOL
 Cecità;
 Problemi di vista dovuti all’abbagliamento;
 Problemi di lettura;
 Problemi di messa a fuoco;
 Perdita della vista non compensabile con lenti prescritte o occhiali da vista;
 Di solito over 50;
 Problemi gravi di miopia, presbiopia, astigmatismo, ipermetropia;
STORIA DELLE IOL
Durante i suoi 60 anni di pratica, Harold Ridley fu il primo ad impiantare nel novembre 1949 una IOL. Le
prime lenti erano fatte di vetro e dunque forti, inflessibili/ rigide e inclini alla rottura.
Ridley operò su molti piloti della II Guerra Mondiale, molti dei quali portavano ferite di guerra agli occhi
causate da frammenti di plastica dei parabrezza. Il dottore notò che questa plastica era inerte ovvero, non
causava infezioni o aggravamenti sulle ferite e perciò pensò che la plastica potesse rappresentare un
miglioramento alle IOL in vetro.
La plastica di questi parabrezza degli aeroplani era fatta in PMMA
cioè polimetilmetacrilato. Il PMMA era molto più resistente alla
frattura e trasparente del vetro.
I materiali rigidi non possono piegarsi; il motivo per cui oggi le
IOL sono così famose ed importanti è che possono essere arrotolate
e piegate in piccoli pacchetti. Ciò permette di inserirle attraverso
incisioni molto più piccole di quelle che venivano fatte in principio.

Oggi le IOL sono prodotte in silicone e acrilati. Le moderne


formule del PMMA sono incluse nella categoria degli acrilati e sono molto più flessibili rispetto alle
L’impiantazione delle IOL divenne molto comune nel 1970 con il miglioramento della chirurgia
nell’inserimento e la generale esperienza coi dispositivi. Oggi, più di un milione di IOL sono impiantate ogni
anno solo negli USA.

COME SCEGLIERE I MATERIALI PER LE IOL?


I materiali devono essere:
1. Biocompatibili;
2. Pieghevoli in modo da poter permettere incisioni di 2.8 mm o minori. Il 96% delle operazioni
chirurgiche per cataratta negli USA nel 2002 utilizzarono lenti pieghevoli per questo motivo;
3. Regolamento Governativo;
4. Costi dei materiali e dei metodi di produzione;
5. Facilità di lavorazione dei materiali;
6. Negli USA ed in Europa, le lenti in PMMA sono inferiori al 10% del mercato. In Asia invece sono il
90% dello scambio di mercato.
PMMA

Materiale termoplastico comunemente utilizzato per finestre, lavelli, additivo per vernici e per fluidi
idraulici…
Introdotto nel 1928 e usato fino al 1949 per le IOL.
È leggero, duraturo, resistente ai cambiamenti climatici o dovuti al tempo (aging). Inoltre è rigido,
inflessibile e presenta buona resistenza alla trazione. Può essere resistente agli UV e il tattile può
rompersi sotto pressione .

FABBRICAZIONE IOL IN PMMA


PMMA ad alto PM (un esempio è il PERSPEX CQ) : difficile da fondere; inoltre comprende la maggior
parte delle IOL in PMMA. Questo composto particolarmente rigido è generalmente tornito da un blocco
per ottenere una forma generale che poi viene fresata (lavorata) e lucidata.
PMMA a basso PM (esempio VS-100  Copolimero di MMA e di etil acrilato EA) può essere
modellato ad iniezione ma ciò è raramente fatto.
SILICONE
Materiale morbido e flessibile. Il suo nome è polidimetilsilossano (PDMS). Utilizzato per pentole,
sigillanti, protesi mammarie e dispositivi medici.
Il silicone non medico formato con atomi di cloro richiede l’utilizzo di acido cloridrico (rischioso).
La formula per applicazioni mediche spesso rimpiazza il cloro con il gruppo acetato che indurisce più
lentamente ma è più sicuro.
Può essere UV resistente. Gli additivi influenzano l’efficacia delle proprietà.
FABBRICAZIONE IOL IN SILICONE
Queste IOL possono essere interamente in silicone o 3 parti con un materiale diverso (Polipropilene,
PMMA estruso, poliammide).
Il supporto di silossano può ricevere additivi come il vinile, metile, fenile che determinano l’indice di
rifrazione, la forza meccanica, la trasparenza. Aumentando il contenuto di fenile aumenta l’indice di
rifrazione. Queste IOL in
silicone sono fabbricate
tramite getto o stampaggio
ad iniezione liquida. Se la
IOL si compone di 2
materiali, i tattili sono fusi
alla lente con un laser o una
lampada ad arco allo xenon.

ACRILATI SOFT
(IDROGEL)
L’idrogel è un gel polimerico, generalmente con contenuto d’acqua relativamente elevato. Questa
idratazione rende gli acrilati soft degli idrogel flessibili diversamente dal PMMA hard.
Sono generalmente idrofili; anche se il rivestimento superficiale può renderli idrofobici se necessario.
Ciò migliora la tolleranza all’interno dell’occhio, anche se a volte porta ad una calcificazione che
opacizza la lente. In certe casi è invece ottima.
Queste IOL sono prodotte da Alcon, Medennium, AMO ognuno con una propria formula.
Una formula rappresentativa è la poli-idrossietil metacrilato PHEMA (inventata da Drashoslav Lim)

UTILIZZO COMUNE DEGLI IDROGEL


Si tratta di polimeri acrilici con un alto contenuto di acqua; flessibili o con una consistenza tipica di un gel.
Queste IOL sono infatti morbide e flessibili.
FABBRICAZIONE IOL IN IDROGEL
L’utilizzo del PHEMA come idrogel deriva dalla rotazione attorno al suo carbonio centrale. In aria, il metile
non polare mostra una superfice fragile e lavorabile. In acqua (l’interno), l’idrossimetile polare forma una
macrostruttura flessibile.
Le IOL prodotte con gli acrilati soft sono di solito modellate a getto, iniezione o compressione ma a volte
posso anche essere tornite come nel caso del PMMA. Prima della formazione, la lente è lucidata di solito
agitandola in un liquame di perline di vetro e idrossido di sodio.
COMPARAZIONE DEI MATERIALI

COMPARAZIONE DELLE PROPRIETA’ FISICHE


L’indice di rifrazione del PMMA, silicone, HEMA e dell’occhio umano è simile (= 1.376 per l’occhio fino a
1.49 del PMMA).
Il PMMA il maggior valore del modulo di Young (rigidità) rispetto al silicone. Gli acrilati e l’HEMA sono
simili nei valori al silicone.
Ne consegue la rugosità dei materiali e dunque la ricettività delle cellule endoteliali.
IMPLANT DESIGN
Le IOL sono fatte in maniera molto precisa ma l’idea è molto semplice.
Le parti che la compongono sono:

 La parte ottica: si tratta della lente stessa,; è la parte circolare che rimpiazza il cristallino dell’occhio
e mette a fuoco la luca.
 Il tattile: si tratta delle braccia sottili ( di solito 2) che ancora l’impianto in modo sicuro.
STERILIZZAZIONE
Secondo il regolamento della FDA, gli apparecchi
devono essere sterilizzati come parte finale (terminal
sterilization). Ciò significa che non è sufficiente
sterilizzare singolarmente l’ottica e il tattile ma, l’intero
prodotto finito deve essere poi sterilizzato un’ altra
volta per garantire la sicurezza.
I materiali per le IOL sembra non siano responsabili di
fenomeni di infiammazione dell’occhio.

MODERNI METODI DI STERILIZZAZIONE


Oggi, molte IOL sono sterilizzate con ossido di etilene gassoso. Questo metodo, fu inizialmente associato ad
un aumento dell’infiammazione del segmento anteriore ovvero la parte più esterna dell’occhio che include la
cornea, l’iride, il corpo ciliare  muscoli e fluidi prodotti, cristallino.
I produttori hanno però appreso il giusto metodo di aerazione per eliminare il problema.
OSSIDO DI ETILENE
Si tratta di un epossido con una struttura ciclica molto reattiva.
La reattività è dovuta alla tensione degli angoli a 60°
nell’anello.
Questa reattività è il motivo per cui si tratta di un buon agente
sterilizzante. Il problema si questa reattività è che potrebbe
divenire instabile una volta che ha reagito con le proteine del
microrganismo.
Per questo motivo, l’apparecchio deve essere propriamente
aerato per evitare interazione con il tessuto del paziente.

COSA REAGISCE ESATTAMENTE?


La molecola tende alla stabilità e perciò i nucleofili reagiscono con i 2 carboni per aprire la molecola.
VEICOLAZIONE DI FARMACI
È un argomento all’interfaccia tra la biologia e la chimica.
Vediamo un grafico della concentrazione di farmaco nel plasma in funzione del tempo:
le linee tratteggiate indicano 2 concentrazioni
limite del farmaco. Al di sotto della prima linea
il farmaco non ha effetti terapeutici e dunque
non è efficace.
Tra le due linee invece siamo nella FINESTRA
TERAPEUTICA in cui il farmaco risulta avere
effetto. Si passa poi nella zona di tossicità.

Assumendo un farmaco nel tempo, la sua


concentrazione varia in maniera periodica tra
un’assunzione e l’altra. Nella linea più in alto dopo
solo 3 assunzioni il farmaco diventa tossico. Una
somministrazione di questo tipo è inefficace tranne
che per pochi momenti iniziali in cui siamo ancora
nella zona efficace.
Nella linea bassa invece il farmaco è nella finestra
terapeutica quindi si tratta di una TERAPIA
EFFICACE.

SISTEMI DI VEICOLAZIONE (DRUG DELIVERY)


Sono sistemi in cui il farmaco è somministrato in modo da mantenere la sua concentrazione sempre nella
finestra terapeutica.
A volte sono intesi come sistemi di veicolazione anche i SISTEMI DI TARGETING in quanto il farmaco
non viene disperso nel corpo ma è veicolato in maniera selettiva verso un obbiettivo ben preciso.
Ci sono molti termini usati oggi come sinonimi di drug delivery:
1. Controlled release: rilascio controllato;
2. Sustained release: rilascio sostenuto;
3. Prolonged release: rilascio contenuto e prolungato nel tempo;
4. Zero-order: velocità di rilascio costante ovvero viene mantenuta costante la concentrazione di
farmaco rilasciata nel corpo;
5. Monolithic: si riferisce al tipo di device verso cui è veicolato il farmaco;
6. Smart: intelligente;
7. Stealth: invisibile (= si riferisce al fatto che i veicolanti a volte sono ricoperti da catene polimeriche
poliossietileniche che le rendono invisibili al RES cioè al reticolo endoteliale in modo da non essere
attaccati dalle cellule killer che ne impedirebbero l’effetto farmacologico).
8. Resevoir: contenitore;
RATE-CONTROLLED RELEASE: sono sistemi che veicolano il farmaco con una velocità
predeterminata ovvero rendendo la concentrazione del farmaco costante e predeterminandone la velocità
di rilascio.
TARGETED-DRUG DELIVERY: è la veicolazione del farmaco quando questo viene mandato in un sito
specifico in cui deve svolgere la sua funzione senza disperdersi in tutto il corpo.
VANTAGGI SISTEMI DI VEICOLAZIONE
Si tratta di un metodo mirato che migliora l’efficacia della terapia.
Inoltre viene utilizzata una quantità di farmaco inferiore e ho meno effetti collaterali sia locali che
generali.
Quando la somministrazione è prolungata nel tempo, l’accumulo del farmaco nel corpo e minimo.
L’efficacia non diminuisce dopo più somministrazioni.
Questi sistemi di delivery costano molto ma anche i farmaci in se’ sono costosi dunque utilizzando i
sistemi di veicolazione, ho un risparmi perché la quantità di farmaco necessaria per la terapia è inferiore.
MECCANISMI DI DELIVERY
1. Diffusion controlled release: il farmaco rilasciato diffonde attraverso i fluidi del corpo;
2. Dissolution controlled release: il sistema di delivery si dissolve per effetti di semplice solubilità
o per degradazione e dunque libera il farmaco che entra perciò nel corpo umano;
3. Osmosis- controlled release: fenomeni di osmosi legati perciò ad alte e basse concentrazioni;
4. Mechanical- controlled release: si tratta del rilascio meccanico per cui ho un’erosione del
sistema di delivery che permette la fuoriuscita del farmaco;
5. Bio-responsive controlled release: sono sistemi in cui ho un rilascio del farmaco in funzione
della risposta biologica;
TARGETING SYSTEMS
Vantaggi: il farmaco raggiunge direttamente il sito interessato minimizzando gli effetti collaterali.
Inoltre, aumenta l’efficacia del farmaco che si concentra appunto sul sito in questione e aumenta quindi la
capacità di guarigione del paziente.
I sistemi di targeting sono di vario genere:
1. Somministrazione locale tramite la pelle utilizzando creme e lozioni;
2. Iniezioni dirette, ad esempio di antiinfiammatori direttamente sul punto interessato;
3. Sistemi si somministrazione enterale attraverso dunque assorbimento intestinale (assunzione orale di
compresse o sistemi colloidali o idrogelici; cioè sistemi che tendono a proteggere il farmaco
dall’intestino per evitare che venga demolito e possa poi raggiungere il sito per la terapia).
4. Somministrazione parentale: ingresso della medicina nell’organismo tramite qualsiasi via diversa
dall’assorbimento intestinale (spesso si intendono le iniezioni). Questo targeting è l’espressione più
avanzata dell’uso dei profarmaci (=farmaci a somministrazione controllata).
I veicolanti sono costituiti in vario modo:
1. Sistemi solubili: esempio sono gli anticorpi monoclonali, polimeri idrosolubili …
2. Particelle di vario genere: esempio sono i liposomi, le microparticelle, le nanoparticelle e le
microsfere;
3. Sistemi con un sito di riconoscimento specifico ovvero si tratta di un sistema di somministrazione
caratterizzato da un punto in cui viene collocato il farmaco e una zona che va a reagire
selettivamente con l’obbiettivo. Significa che libera il farmaco una volta raggiunto e riconosciuto
l’obbiettivo.
Tipi di supporti a rilascio controllato:

1. Supporti inorganici;
2. Supporti polimerici (sottoforma di idrogeli);
3. Particelle solide lipidiche;
4. Liposomi: membrane che circondano un ambiente acquoso;
5. Nanocristalli;
6. Nanotubi;
7. Sistemi complessi detti dendrimeri. Si tratta di sistemi ramificati ottenuti per generazione
successiva; la crescita mi da una struttura regolare in 3D formando delle cavitò interne molto
precise. Possono essere progettati in maniera da avere cavità adatte al tipo di farmaco che
devono veicolare.

NANOPARTICELLE E MICROPARTICELLE
Le nanoparticelle sono solidi colloidali di 20-200nm. Vengono utilizzate per via parentale.
Sono di varia natura e le più studiate sono quelle a base di poli alchil-cianacrilati perché presentano un
problema importante. In genere, nella veicolazione dei farmaci è necessario che il veicolante non sia tossico
e lo stesso deve valere per le sostanze che rilascia degradando. Gli alchilciano acrilati però rilasciano
sostanze tossiche durante la degradazione.
LIPOSOMI
Strutture vescicolari costituite da membrane che
ricoprono un microambiente acquoso.
Vantaggi: il corpo umano è ricco di membrane di questo
tipo (ex. fosfolipidi) e dunque i liposomi sono ATOSSICI
e ben tollerati dal corpo perché si possono fondere con
altre membrane e rilasciare il farmaco.
Svantaggio: quando viene prodotto un farmaco è
necessario che le formulazioni siano riproducibili.
Quando vengono prodotti i liposomi in laboratorio, ogni
volta la dispersione è diversa.
Questo è un problema perché se i liposomi variano nel
tempo allora la risposta terapeutica è diversa in base al
tempo trascorso tra la produzione del liposoma e il suo
utilizzo (PROBLEMA DI RIPRODUCIBILITA’).
MICROPARTICELLE
Sempre colloidali ma sono più grandi da 200nm a 100 micron. Possono essere prodotte attraverso polimeri
sintetici degradabili come il l’acido polilattico copoliglicolico o con polimeri naturali come gelatina ed
albumina…
PROPRIETA’ DI UN TIPICO SISTEMA DI SOMMINISTRAZIONE
Devono essere in grado di massimizzare la quantità di farmaco che giunge al sito interessato.
Caratteristiche:
1. Ampia area superficiale;
2. Bassa attività metabolica;
3. Lungo tempo di contatto (stabili);
4. Devono poter circolare nel flusso sanguigno senza ostruirlo;
5. Devono essere riproducibili (problema dei liposomi);
6. Devono permettere la diffusione del farmaco dall’interno all’esterno (permeabilità);
NANOPARTICELLE POLIMERICHE
Sono solidi colloidali da 10 a 1000 nm e sono fatte da materiali sintetici o naturali. Hanno una grande area
superficiale.
2 tipi di strutture:
1. Nanosfere
2. Nanocapsule
Le nanosfere sono fatte da una matrice in cui il farmaco è disperso oppure il farmaco è posizionato sulla
superficie della nanosfera.
Le nanocapsule sono delle membrane di contenimento al cui interno viene posizionata la soluzione acquosa
che contine il farmaco. Funge perciò da semplice barriera che ricopre il farmaco.
MECCANISMI DI POLIMERIZZAZIONE IN EMULSIONE

Grazie a questo meccanismo si ottengono micelle che crescono tutte allo stesso modo e simultaneamente
grazie al flusso di monomero. Questa tecnica permette di controllare la quantità di emulsionante, monomero
e iniziatore per avere una dimensione controllata delle particelle finali. Si ottengono particelle tutte uguali
(CRITERIO VARIABILITA’).
Le nanosfere preparate da polimeri sintetici sono costituite ad ex da:
acido poliglicolico; copolimeri di acido polilattico e poliglicolico ( variando la quantità di acido polilattico e
poliglicolico si può far variare la cinetica di dissoluzione del sistema e dunque arrivare ad una dissoluzione
controllata di rilascio del farmaco.
C’è poi il poli(e-caprolattone =PCL ) che può essere idrolizzato; il poliidrossibutirati PHM…
Sono polimeri biodegradabili; questi materiali degradano in tempi diversi e sono usati per capsule e
particelle.
Vengono adattati in basse al farmaco e in più non sono tossici dato che liberano acido lattico e acido
glicolico che già sono presenti nel corpo umano.

MATERIALI PER ORTOPEDIA E CURA DI TRAUMI


Il settore ortopedico rappresenta uno dei principali campi di applicazione dei biomateriali sia dal punto
di vista commerciale(volume di mercato), sia dal punto di vista della ricerca in quanto i sistemi che
vengono utilizzati sono molto complessi e quindi è necessario introdurre e studiare continuamente
materiali nuovi.
Gli impianti ortopedici si dividono fondamentalmente in 3 categorie:

 Impianti protesici permanenti (protesi d’anca, ginocchio, spalla…)


 Mezzi di sintesi che servono a ridurre e saldare una ferita(placche e viti,
chiodi endomidollari …)
 Tendini e legamenti artificiali.
PROTESI ORTOPEDICHE
Le protesi d’anca vengono impiegate dopo eventi traumatici o quando si ha la
caduta della persona in seguito a rottura dell’anca. È necessario in questo caso rimette in piedi al più presto
la persona (entro 2 giorni) per evitare problemi polmonari causati da permanenza a letto.
Dal punto di vista funzionale queste protesi devo saper rispondere bene a sollecitazioni simili a quelle
fisiologiche (nel caso della gamba si tratta di sollecitazioni cicliche); allo stesso tempo devono mantenere
integro l’osso su cui sono poste. È necessario quindi considerare il modulo, il comportamento a fatica e tutte
le interazioni tra materiali diversi che costituiscono la protesi.
Componenti della protesi d’anca sono:

 STELO PROTESICO: Ha la funzione di


assorbire il carico agente distribuendolo
nel modo più fisiologico possibile alla
struttura ossea.
Generalmente sono in leghe di COBALTO o
TITANIO.
Si stanno studiando steli protesici in materiali
compositi (resina epossidica rinforzata con fibre
di vetro, polieterechetone rinforzato con fibre di
carbonio)


TESTA PROTESICA: Può essere di metallo
o ceramici; METALLICHE: Leghe di
COBALTO o TITANIO, hanno un costo
minore, ma una lavorazione più complicata. Subiscono fenomeni di corrosione per sfregamento e di
usura.
CERAMICHE: Realizzate con ALLUMINA o ZIRCONIA stabilizzata. Riducono i fenomeni di usura,
ma sono più costose e fragili. Sono meglio bagnabili dai fluidi lubrificanti del corpo migliorando il
comportamento tribologico della protesi.

 COTILE: permette il moto dell’articolazione e dunque lo scorrimento del materiale del cotile sulla
testina. Realizzato generalmente in UHMWPE, il materiale con le migliori proprietà antiusura.
L’usura è il problema tecnologico principale sia per il consumo meccanico del cotile che per la
produzione di detriti che hanno effetti infiammatori. Esistono anche cotili in ceramica ma hanno
problemi di fragilità, e connessione troppo rigida femore/bacino.
 GUSCIO ACETABOLARE: Generalmente sono in leghe di COBALTO o TITANIO. Permettono il
fissaggio al bacino.
Vediamo nel grafico che per il comportamento fragile ho un aumento consistente del carico per piccoli
allungamenti fino alla rottura.
Nel comportamento plastico ho modulo in aumento nella prima zona, poi lo scorrimento plastico con
formazione del NECK e infine rottura.
Nel caso elastomerico ho modulo basso fino alla rottura.
La tenacità è la quantità di energia che il materiale può assorbire prima di rompersi. Corrisponde all’area
sottesa alle curve. La tenacità maggiore si ha nel caso duttile.

MECCANICA DELLE OSSA


Le ossa sono di 2 tipi in base alla densità:

 Osso corticale;
 Osso spugnoso/ spongioso;
la differenza è che quello corticale è più rigido e compatto mentre quello spugnoso ha molte cavità. La
percentuale di osso spugnoso aumenta nel corpo a causa dell’invecchiamento o a causa di malattie o mal
utilizzo del corpo.
Nel grafico vediamo le differenze tra le 2 tipologie di ossa. Quello corticale ha comportamento fragile con
modulo elevato e rottura a basse deformazioni per trazione.
Quello spugnoso diminuisce il modulo al
diminuire della densità e così la tenacità.
Nella tabella vediamo come per l’osso corticale
il modulo elastico in tensione che va da 11.4 a
19.1 mentre quello in compressione è maggiore;
da 15.1 a 19.7. questo perché in compressione
non ho localizzazione dello sforzo e perciò i
difetti interni sono meno efficaci nel causare
rottura. Lo sforzo a rottura è anche quello più
alto in compressione mentre lo shear ovvero il
modulo di taglio è basso.
Nel caso dell’osso spugnoso in modulo diminuisce di 2 ordini di grandezza nel caso di tensione e
compressione; invece nel caso di shear diminuisce di 1 ordine di grandezza. Lo sforzo a rottura può arrivare
a 50 perché ho meno localizzazione di sforzo e quindi più resistenza del materiale.

MODULO ELASTICO PER I MATERIALI USATI NELLE PROTESI ORTOPEDICHE


Vediamo i valori per acciaio inossidabile, titanio, osso
corticale, cemento osseo, osso spugnoso e UHMWPE.
Sono espressi in GPa ovvero 109Pa.
Per il UHMWPE ho modulo tra cemento osseo e osso
spugnoso. La funzione è legata all’effeto di scivolamento
ovvero riguarda le caratteristiche antiabrasive del materiale.
L’acciaio inossidabile ha modulo alto; inoltre è poco costoso,
relativamente duttile e biocompatibile.
Tende a subire corrosione e dunque il problema è il rilascio di frammenti nel corpo che possono causare
infiammazioni.
Il titanio e le sue leghe; le leghe di titanio siglate ELI: extra low interstitial, hanno modulo più alto
dell’acciaio.
Il titanio resiste bene alla corrosione ed è estremamente biocompatibile.
Ha 2 problemi:
Costa molto più dell’acciaio e non ha grande resistenza all’abrasione che mi può causare fenomeni
infiammatori.
CERAMICI
Materiali ceramici sono ad esempio la zirconia e l’alluminia.
Si tratta di materiali inorganici lavorati per sinterizzazione. Hanno moduli alti ma allungamento a rottura
basso e bassa tenacità (fragili). Adatti in compressione.
Il vantaggio è l’ottima resistenza all’abrasione soprattutto se sono messe a contatto con UHMWPE.
Quest’ultimo, ha un PM altissimo fino a 2-3 milioni.
Vantaggi: si tratta di un materiale organico facilmente sterilizzabile con raggi gamma senza avere problemi
di reticolazione (cross-linking). È un materiale con buona resistenza a fatica e frattura (buon resistenza).
Ha comportamento duttile e resiste all’abrasione solo tra 2 superfici. Se ho 3 corpi in abrasione allora la sua
resistenza diminuisce. Si tratta di un termoplastico perciò subisce variazione dimensionale se non viene
conservato bene ovvero se messo a T maggiori di quelle consentite.
CEMENTO OSSEO
È una miscela fatta principalmente da PMMA. Quando deve essere impiantato lo stelo protesico nell’osso
della gamba, il chirurgo svuota l’osso e lo riempie di questo cemento.
Si prende monomero di MMA si aggiunge un po’ di polimero che si scioglie e viene stabilizzato dal MMA.
Si aggiunge poi un sistema reattivo che fa avvenire la polimerizzazione radicalica. Si mescola rapidamente
per ottenere il cemento.
La reazione di polimerizzazione inizia dentro l’osso che si salda dunque allo stelo.
Vantaggio: la reazione è rapida e dunque lo stelo si salda subito.
Svantaggio: la reazione è molto esotermica quindi l’osso e i tessuti circostanti sono sottoposti ad alte
temperature da 100 a 110°C. i tessuti possono perciò andare in contro a NECROSI. Si aggiunge il polimero
per diminuire la dose di monomero che deve polimerizzare e quindi diminuire l’esotermicità del processo
ovvero diminuire l’entalpia. Inoltre il monomero da solo è molto liquidi e difficile da lavorare; l’aggiunta del
polimero rende più viscoso il cemento e perciò più facile da modellare / lavorare.
FORMULAZIONE DEL CEMENTO OSSEO
Si hanno 2 buste; una con una formulazione liquida e l’altra in polvere.
La busta 1 (liquida) contiene: monomero, accelleratore, stabilizzatore (idrochinone) che serve ad impedire al
monomero di polimerizzare prima del suo utilizzo.
La busta 2 (polvere) contiene: PMMA, iniziatore BPO, solfato di bario (componente radio opaco).
Le buste sono miscelate tra loro per ottenere il cemento che riempie l’osso e lo salda allo stelo.
Vantaggi cemento osseo:

 Saldatura efficiente;
 Modulo alto già a 20 minuti dall’applicazione con raggiunta del massimo del modulo dopo 24 ore
(tempo ragionevole dato che il paziente deve essere in piedi dopo 48 ore dall’infortunio).
 Materiale resistente in compressione;
 Modulo di young intermedio tra osso corticale e spugnodo (adatto per non avere differenze di
deformazione elevate durante il moto)
Svantaggi:

 Non resiste in trazione e shear; questo vale però anche per le ossa umane quindi questo difetto è
irrilevante;
 Può fratturarsi in presenza di microfessure o difetti (comportamento tipico dei materiali fragili).
PUNTI CRITICI DEI MATERILI PER ORTOPEDIA
1. Corrosione;
2. Poca resistenza a fatica;
3. Abrasione;
se un materiale subisce corrosione, c’è il rischio che vengano rilasciati frammenti nei fluidi del corpo
entrando quindi in circolo. Inoltre la protesi perde materiale e si indebolisce.
La fatica invece riguarda la sollecitazione ciclica. Un materiale poco resistente a fatica si rompe facilmente;
significa che i difetti subcritici si propagano e diventano critici causando rottura.
L’abrasione si ha quando 2/3 superfici entrano a contatto causando rimozione di materiale dalla superficie
più suscettibile al fenomeno.
tutte le superfici hanno un certo livello di rugosità. Quando 2 superfici
entrano a contatto in moto una sull’altra, si staccano dei frammenti da uno
dei 2 corpi.

Se ho 3 oggetti; ovvero un corpo tra le 2 superfici, questo


terzo oggetto causa una maggior abrasione del materiale
meno resistente al fenomeno. Ecco perché nei materiali per
ortopedia di usa UHMWPE + una superficie di materiali
ceramici che resiste bene allabrasione.

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