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Gli attrezzi

Gli attrezzi e il lavoro degli artigiani sono caratterizzati da un forte conservatorismo,


che ha contribuito a mantenere pressoché inalterati, fino quasi ad oggi, metodi di
lavoro e strumenti, con una certa resistenza all'introduzione di elementi innovativi.
Una prima difficoltà che si incontra nello studio degli attrezzi è di tipo linguistico, in
quanto, spesso, i loro nomi variano a seconda dei luoghi. Inoltre, talvolta, si presenta
il problema di porre in relazione i nomi citati nei documenti con gli oggetti giunti fino
a noi.
Gli attrezzi dei lavoratori dell'edilizia possono essere suddivisi in:
- attrezzi da carpentiere, usati per la lavorazione del legno;
- attrezzi da scalpellino, usati per per la lavorazione della pietra;
- attrezzi da muratore, usati durante la costruzione dell'edificio;
a questi ultimi vanno aggiunti gli strumenti di misurazione, usati anche nella fase
progettuale.
I committenti, generalmente, pretendono che i loro dipendenti, anche quelli non
specializzati, abbiano attrezzi propri. Questa clausola viene spesso espressa in modo
esplicito nei contratti. Nei progetti di ampie dimensioni, il committente paga le spese
necessarie alla manutenzione degli attrezzi e spesso si fa carico anche della fornitura
degli attrezzi necessari.

Attrezzi per la lavorazione del legno


Gli attrezzi usati dai carpentieri non mutano molto dal tempo dei Romani al XIX
secolo come, del resto, un po' tutti gli strumenti da lavoro.
L'unico rinnovamento in campo tecnico avviene con l'introduzione delle seghe
idrauliche nel XIII secolo.
Gli strumenti per la lavorazione del legno sono: la scure, l'accetta, l'ascia, la sega -
semplice e a telaio - il succhiello, la pialla, il martello, le tenaglie, il filo per segnare
le assi, la raspa, lo scalpello, il trapano ad archetto, il piccone e tutti quegli attrezzi
che servono per l'abbattimento, la scortecciatura, la diramatura, la sbozzatura, il
processo di trasformazione dal tronco al prodotto finito.
Le accette, con manico lungo o medio e tagliente medio, e con bordi concavi
divergenti, hanno una funzione più varia: diramare, sbozzare, in qualche caso
scortecciare.
Le asce, con manico generalmente corto, tranciante largo, con piano della lama
(spesso predisposta all'introduzione del manico) perpendicolare o parallelo all'asse
del manico, in alcuni casi con lama a forma di T, sono usate soprattutto per la
squadratura finale del legname e per ridurlo in travi o tavole.
Generalmente l'ascia viene tenuta con una mano ed il colpo viene inferto in maniera
lieve da poca distanza.
Un tipo particolare di ascia ha manico corto, ricurvo, più o meno spesso e con ferro
talvolta a T e viene usata nei lavori di rifinitura del legno. Forse il manico di questo
tipo di ascia era smontabile. Alcuni attrezzi sono venuti alla luce anche dagli scavi
archeologici: a Villa Clelia (Imola), ad esempio, sono state rinvenute asce di diverso
tipo, tutte datate alla fine del VI secolo.
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Nei lavori di carpenteria vengono usati anche martelli, chiodi, tenaglie, ed infine tutti
quegli strumenti impiegati per le misurazioni e per i tracciati, quali compassi,
squadre e fili a piombo, che sono indispensabili anche ai tagliapietre ed ai muratori.
La pialla (di dimensioni maggiori per le travi grezze e minori per la pulitura) ha
forma identica a quelle di oggi ed è già presente in epoca romana. Viene usata in
posizione orizzontale, appoggiata sulla tavola da livellare posta generalmente su un
cavalletto. Il falegname, in piedi, muove la pialla strofinandola avanti e indietro e fa
pressione appoggiando i due avambracci sulla pialla stessa, che viene mossa
impugnando due apposite maniglie applicate sull'attrezzo e poste una al centro ed una
all'estremità.
Il piccone, costituito da una lama leggermente ricurva sagomata a punta da
un'estremità e a taglio dall'altra, con un foro nel mezzo per inserirvi il manico di
legno, è talvolta utilizzato per sezionare i tronchi.
Per sgrezzare il legname semilavorato viene usata la raspa, una lima per legno dai
denti particolarmente grossi, che i carpentieri tengono inserita nella cintura perché sia
pronta all'occorrenza.
Lo scalpello serve al falegname per la sgrossatura del legno. Dallo scavo
archeologico di Montale (Modena) è emerso uno scalpello, datato tra il XIII e il XIV
secolo, di notevoli dimensioni, con un'estremità appiattita e tagliente per scalfire il
legno e l'altra estremità piana per permettere al falegname di batterlo con il martello.
Le scuri - a manico lungo, tagliente e stretto, con i bordi della lama paralleli al
manico - sono impiegate per abbattere gli alberi e per la lavorazione successiva dei
tronchi; spesso sono rappresentate, a partire dall'XI secolo, in mano ai falegnami
intenti a suddividere i grossi tronchi in assi.
Generalmente il falegname usa la scure a manico corto, stando in piedi e tenendo il
tronco appoggiato su un cavalletto, oppure si piega, seduto o in ginocchio, sul tronco
appoggiato a terra.
Negli scavi archeologici effettuati a Montale e a Gorzano, in provincia di Modena,
sono venute alla luce alcune scuri, usate probabilmente per la lavorazione del legno.
Due di esse presentano una forma detta "ad alabarda" e sono caratterizzate da una
lunga superficie di taglio, da una lama abbastanza sottile e di forma rettangolare e da
una cassa rettangolare per l'immanicatura. Questa forma è più adatta a squadrare
tavole di legno che per abbattere alberi ed è simile a quella di altre due scuri di età
altomedievale trovate a Villa Clelia (Imola). Il terzo esemplare ha una lama di forma
trapezoidale e superficie di taglio arrotondata parallela all'asse del manico ed è simile
ad attrezzi inglesi dei secoli IX-X, ma anche a strumenti italiani, francesi e tedeschi
dei secoli successivi.
La sega, per la squadratura del legname, è già ben conosciuta in epoca romana, ma
nell'Europa centro-settentrionale è attestata solamente dal XIII secolo, se non
successivamente. In Italia la sega a telaio è documentata dall'iconografia già nella
prima metà dell'XI secolo.
Questo strumento viene usato generalmente per suddividere una trave in assi. La lama
è tenuta tesa tra le due braccia del telaio ed è in genere molto lunga (oltre i 150 cm).
Seghe a telaio di dimensioni più ridotte, usate per segare travicelli o pezzi di legno
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piccoli, vengono impiegate anche da una sola persona, impugnando con entrambe le
mani un lato del telaio.
Per fare i fori nel legno vengono impiegati soprattutto i succhielli, costituiti da
un'asta in ferro, con punta elicoidale o a cucchiaio, inserita al centro di un manico di
legno e perpendicolare ad essa. Il succhiello viene fatto girare premendo sul legno,
impugnando il manico con entrambe le mani.
Il trapano ad archetto, o a violino, compare già nelle pitture egiziane ed è usato in
forma più perfezionata dai Romani. L'uso delle punte elicoidali, già conosciuto in
epoca romana, sembra essere generalizzato nel Medioevo.

Attrezzi da muratore
L'iconografia del cantiere permette di conoscere alcuni strumenti usati dai muratori
durante la costruzione dell'edificio.
I due attrezzi tipici del muratore, la cazzuola e la martellina, sono rappresentati in
quasi tutte le immagini di cantiere edile. Inoltre sono spesso presenti la marra, la
pala, lo sparaviere e tutti quegli oggetti come vassoi di legno, ceste e secchi,
utilizzati nel trasporto dei materiali sul cantiere. Talvolta compare anche la carriola.
La carriola fa la sua comparsa nei cantieri nordeuropei nel XIII secolo e si diffonde
nel secolo XIV. Negli Statuti quattrocenteschi dell'Arte dei Muratori modenesi, i
massari controllano le dimensioni delle carrette per il trasporto della calce.
La cazzuola, già presente in epoca romana, è costituita da una lama in ferro
semirigida, di forma triangolare o trapezoidale, talvolta con punta arrotondata, e con
un manico fissato ad angolo retto alla metà della base, spesso con impugnatura di
legno. La forma e l'utilizzo della cazzuola, con le varianti appena descritte, non
sembra subire modifiche fino ai nostri giorni. La cazzuola viene impiegata per
prendere la malta dagli appositi vassoi e stenderla.
Vassoi di legno, ceste di vimini, gerle, secchi di legno o di ferro, servono per il
trasporto dei materiali sul cantiere. Nelle miniature della “Relatio” il trasporto dei
mattoni avviene in grandi canestri portati a spalla, mentre la terra viene trasportata in
contenitori simili a gerle, legati sul dorso degli operai.
La marra, usata anche in epoca romana, è una sorta di zappa dalla lama posta ad
angolo acuto rispetto al manico con la quale il manovale effettua un movimento di
sfregamento per eliminare i grumi e far penetrare la sabbia nella massa elastica della
calce. Anche la zappa, la cui lama forma un angolo retto con il manico, viene usata
per mescolare la calce.
La martellina, o martello da muratore, è una sorta di martello, con manico ligneo e
testa metallica, che da una parte ha il piano per picchiare e dall'altra il taglio. La
martellina è usata dai muratori per fissare i conci o i laterizi nella malta appena stesa,
oppure per tagliare i laterizi stessi. Una variante della martellina da muratore è la
"polka", in cui le due estremità trancianti sono disposte tra loro perpendicolarmente.
La pala, oltre che per mescolare la calce nella fossa di spegnimento, viene usata per
ammucchiare la sabbia o per mettere la calcina negli appositi contenitori.Uno
strumento usato dai muratori, sia per sorreggere la malta sia per levigare la superficie

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dell'intonaco, è lo sparaviere: una tavoletta di legno piana, con manico lungo e
centrale fissato nella parte inferiore.

Attrezzi per la lavorazione della pietra


Gli attrezzi per la lavorazione della pietra possono essere divisi in due gruppi:
1 - strumenti per squadrare la pietra, come asce e martelli, da impugnare con una
mano o con due;
2 - strumenti per scolpire, come scalpelli in ferro, che vengono tenuti fermi con una
mano e sono fatti funzionare tramite un pesante mazzuolo, generalmente di legno.
La conoscenza di questi strumenti è per noi deducibile dall'iconografia e dalle tracce
lasciate sulla pietra, poiché sono pochi gli scavi archeologici che ci hanno restituito
attrezzi appartenenti all'età medievale: tra le rare eccezioni, il caso di Buda, in
Ungheria. Molti attrezzi, più numerosi di quelli riscontrabili attraverso le fonti scritte
ed iconografiche, sono stati evidenziati attraverso l'esame macroscopico delle
superfici lapidee, che ha permesso anche di individuare variazioni nell'uso.
È utile sottolineare che certi strumenti usati nella scultura, pur essendo simili a quelli
utilizzati contemporaneamente nel taglio della pietra, spesso se ne differenziano per
le dimensioni, in quanto le opere scultoree necessitano di strumenti molto precisi;
inoltre l'uso prevalente di uno strumento al posto di un altro, anche se originariamente
legato ad un particolare materiale, può diventare caratteristica di maestranze di un
certo territorio. Infatti i maestri di pietra custodivano gelosamente nelle proprie
cassette i loro strumenti, che portavano sempre con sé: martello, ascettino, scalpello,
piccone, picconcello e trapano.
L'ascettino, (difficile da distinguersi dal picconcello nei testi figurativi) un attrezzo
simile alla martellina da muratore, è provvisto di due trancianti piani, uno
perpendicolare e l'altro parallelo al manico è usato anche nella lavorazione della
pietra e corrisponde alla “polka” francese. La “polka” è similmente provvista di due
trancianti piani, uno perpendicolare e l'altro parallelo al manico; lascia tracce poco
profonde di lunghezza quasi sempre inferiore a 7-8 cm., parallele tra loro e disposte
spesso diagonalmente alla superficie del concio. È probabile che esistesse un certo
numero di varianti di questo attrezzo, in particolare una con tagliente dentato. La più
antica attestazione della martellina dentata è stata riscontrata nei paesi costieri del
Mediterraneo Orientale. In Italia le prime tracce di questo strumento sono state
rinvenute ad Aquileia, nel Battistero di Grado (V-VI secolo), a Torcello (VII secolo)
e a Venezia (X secolo); alcuni indizi ne attestano l'uso anche in Lunigiana. In
Toscana, probabilmente grazie ai contatti che la città ebbe con l'Oriente, le
attestazioni più antiche di questo attrezzo compaiono sui marmi della Cattedrale di
Pisa (1064) e di altre chiese pisane databili tra il XII e XIII secolo. L'uso della
martellina dentata è presente anche nell'architettura federiciana.
Il martello-piccone, più piccolo del piccone ma di forma simile, è attestato a partire
dal Medioevo. E' utilizzato per bloccare e sbozzare le pietre.
Il martello, con nuca piatta e taglio perpendicolare al manico, può essere usato anche
per sgrossare il concio prima della posa in opera o per fissarlo nella muratura.

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I martelli di legno o mazzuoli sono generalmente grandi e rotondi, con manici corti.
Sono usati per percuotere su appositi scalpelli.
Il picconcello, o picchiarello, è una sorta di piccolo piccone, la cui funzione non è
quella di abbozzare, ma di definire la forma in modo dettagliato. Un altro attrezzo
molto usato nella lavorazione della pietra, simile alla martellina da muratore, è
Il piccone è costituito da una lama leggermente ricurva sagomata a punta da
un'estremità e a taglio dall'altra, con un foro nel mezzo per inserirvi il manico di
legno.
Lo scalpello è rappresentato in Italia già agli inizi dell'VIII secolo nella transenna in
marmo di San Pietro in Valle (Ferentillo) e in seguito dagli inizi del secolo XII; a
Modena, nell'archivolto del Porta dei Principi, è raffigurato uno scalpellino al lavoro
che sembra impugnare uno scalpello con lama, strumento che in Francia appare verso
il 1170-80. Il mazzuolo, che esso impugna, di piccole dimensioni, ha testa quadrata.
Molto interessante è lo scalpellino raffigurato nel portale bronzeo di San Zeno a
Verona: con la destra tiene sollevato un mazzuolo a testa quadra, con cui sta per
colpire due scalpelli che stringe nella sinistra. La tecnica di usare
contemporaneamente due scalpelli è impiegata per scolpire il nastrino, cioè la
rifinitura dei bordi del concio, in maniera più veloce. Nella maggior parte dei casi,
quando lo scalpellino è bravo, sulla pietra non è possibile identificare questo tipo di
lavorazione rispetto a quello con uno scalpello solo. Lo scalpello è in genere
interamente di metallo, talvolta con un manico di legno, ed è usato per tagliare le
rocce dure. È l'attrezzo più comune.
Il trapano, usato anche nei lavori di carpenteria, nei contesti più vari e in stadi diversi
della lavorazione, è uno strumento molto utilizzato dagli scultori. Per lavorare la
pietra si usa in genere il trapano ad asta. Lo strumento funziona secondo il seguente
meccanismo: la traversa orizzontale viene premuta contro la superficie della pietra, in
modo tale che la correggia fissata alle sue estremità si svolga facendo ruotare l'asta
verticale. Il peso applicato sull'asta verticale provoca la rotazione per inerzia, dopo
che la traversa è stata spinta in basso, consentendo il riavvolgimento della correggia
intorno all'asta stessa. In questo modo è possibile imprimere all'asta una rotazione
continua in senso alternato che consente una certa rapidità nel lavoro. Lo strumento
deve essere usato in posizione perpendicolare, particolarità che consente di
distinguerne i fori da quelli ottenuti con un trapano ad archetto. Con il trapano
vengono anche effettuati dei solchi, praticando una serie di fori uno vicino all'altro.
Wiligelmo, ispirandosi alla scultura romana di età imperiale, fa un uso magistrale del
trapano, impiegato con grande sicurezza nelle occasioni più varie.

Strumenti per misurazioni e controlli


Strumenti di misurazione molto usati nei cantieri sono il filo a piombo e la squadra,
ma anche l'archipendolo, la corda e il compasso. Infine ricordiamo l'asta mensoria o
virga.

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L'archipendolo è una squadra munita di filo a piombo, utilizzata per verificare
l'orizzontalità di un piano o per seguire nella costruzione di un muro una pendenza
prestabilita.
L'asta mensoria o virga è un'asta per misurare. L'unità di misura variava da città a
città: a Modena si usavano il braccio, la pertica e il piede, di eredità romana. Spesso
l'asta mensoria viene rappresentata in mano all'architetto, come probabilmente nel
caso di Lanfranco nella nota miniatura della “Relatio”.
La “virga”, in mano all'architetto, può essere usata anche per indicare e dirigere,
come riportano anche alcuni testi scritti.
Il compasso è uno strumento usato sia dai muratori sia dai tagliapietre sia dai
carpentieri. Esso consente di disegnare circonferenze o archi di circonferenza, ma
anche di riportare le misure con estrema precisione. Già Isidoro di Siviglia, nel VI
secolo, scrive nel grande trattato enciclopedico, le “Etymologiae”, di un compasso
con punte fisse, forse simile a quelli in uso in epoca romana.
Nel XII secolo il monaco benedettino Teofilo nel suo trattato “De diversis artibus”
parla del compasso come strumento realizzato in ferro, a differenza dei compassi
romani, che erano in bronzo. Talvolta il "compasso grande" è usato per disegnare
archi o cerchi direttamente sul terreno o sul pavimento dell'edificio, disegni che
vengono poi usati come guida dai tagliapietre.
La corda è un altro strumento molto semplice usato sul cantiere: serve per tracciare
cerchi di qualsiasi dimensione e talvolta è utilizzata anche per misurare.
Uno strumento molto usato nei cantieri edili è il filo a piombo. Ci sono due tipi di filo
a piombo; il primo tipo è costituito da un piombo cilindrico e da un parallelepipedo
forato nel quale scorre il filo. Con una mano il muratore tiene il parallelepipedo,
appoggiandolo sulla parete da controllare, mentre con l'altra fa scorrere il filo a
piombo. Questo tipo di filo a piombo non necessita dell'aiuto dell'asta per evidenziare
la pendenza.
Il secondo tipo è privo del dispositivo assiale per fissare il filo: uno strumento di
misurazione molto semplice, usato dal tagliapietre, dal muratore e dal carpentiere.
La squadra è utilizzata per calcolare le proporzioni, più che per indicare o costruire
angoli. Essa è generalmente costruita in legno e solo nel Bassomedioevo vengono
usate squadre in ferro. Tra l'XI e il XIII secolo si diffondono tre tipi di squadre: la
prima con bracci di larghezza differente e bordi paralleli, la seconda con bordi
leggermente divergenti, la terza con bordi fortemente divergenti. La squadra è uno
strumento di misura usato da architetti, muratori, carpentieri e scalpellini e talvolta
essa viene rappresentata nell'iconografia per nobilitare il personaggio.

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