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MANUALINO DI SOPRAVVIVENZA

suddiviso in tre parti: tecnologie primitive & fai da te (D.I.Y. “Do It


Yourself”), gestione delle comunità in 4 scenari critici base e vocabolarietto
italiano-inglese di termini essenziali

scritto da K.
revisionato da PDW

Introduzione
Questo manualino tripartito è un’introduzione ad alcune tecniche di sopravvivenza molto
basilari. Andando a esclusione, contiene molti spunti utili di tecnologie primitive che non
c’entrano con l’allevamento e itticoltura, ortoricoltura da terra o da balcone e coltivazioni
idroponiche e acquaponiche, algacoltura, funghicoltura, patologie di animali e piante,
primo soccorso, manuali dell’esercito/marines/alpini, ricette molto semplici, trappole per
animali e manualini elementari del piccolo chimico. Per questi topic, si rimanda a delle
pubblicazioni cartacee ad hoc. Se queste risorse sono trovate online e sono già buone, tale
per cui non serve prendere appunti, basta stamparle possibilmente in duplice copia e
conservarle in un posto sicuro. Qualora serva inserire delle aggiunte, queste ultime si
possono mette inframezzando il libro con dei fogli contenenti le aggiunte scritte in grafia
leggibile. Le tecnologie e spunti in questo manualino sono pensate per essere attuate in
contesti anche piuttosto estremi, per esempio se per una pandemia informatica saltano
tutte e tre le utenze (acqua, luce e dunque anche internet e le app di home banking, gas)
e bisogna o razionare l’energia accumulata con gli eventuali pannelli solari e/o la benzina
dell’automobile, tale per cui non ci potrà spostare liberamente in giro (ammesso che i
militari nelle strade principali e zone metropolitane lascino spostare la gente liberamente
sia di giorno che di notte).

In simili situazioni, sarà necessario anche impostare delle comunità autosufficienti e in cui
circolino le informazioni necessarie a svolgere attività, scambiarsi oggetti barattati o
chiedere assistenza. Bisognerà anche resistere all’eventuale impatto di orde di zombi
(gente impreparata e dall’aspetto scavato, lacero, sporco e ferito che vaga gemendo e
chiedendo aiuto) che, in massa, scapperanno dalle città nelle campagne e paesetti in cerca
di aiuto. Per simili problemi legati perlopiù alla gestione comunitaria, si rimanda alla
sezione ad hoc, messa dopo le tecnologie primitive ma non secondaria per importanza.

Sotto di essa, è presente un dizionarietto di vocaboli essenziali italiano-inglese se si


utilizza l’inglese di livello medio come interlingua (ma, come spiegato nella seconda
sezione, con parlanti neo-romanzi si può adattare l’italiano, che in dei punti è piuttosto
malleabile ed è anch’esso lingua neo-romanza). Più ci sono dei caratteri cinesi base e
generici compresi da parecchi asiatici che si possono ricopiare per esempio nei cartelli.

Tutto il resto si può prendere dalla consultazione di siti prepper, survivalisti, di


bushcrafter, appassionati di tecnologie primitive, archeologia e civilità antiche per
prendere ispirazione e dall’acquisto/stampa e lettura di opere menzionate nel primo
paragrafo dell’introduzione.

Il manualino deve essere stampato possibilmente in duplice copia e conservato in un luogo


sicuro. Si può espandere con aggiunte proprie e spedire a gente con un mindset analogo
al proprio ma attenzione: se gira voce che una persona è preparata, gli zombi andranno
ad assaltarlo tra i primi!

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Il manuale in questa prima versione contiene 170 capitoletti/tecniche e spunti.

MANUALE DI TECNOLOGIE PRIMITIVE E FAI DA TE (D.Y.I. “DO IT


YOURSELF”)

Produzione di un mortaio in pietra


https://www.youtube.com/watch?v=-RoJwej7ro0

 Prendere un sasso di dimensioni medie (a meno che si vuole fare un mortaio


davvero piccolo) con la superficie abbastanza liscia

 Picchiare la superficie con una pietra fino a creare un incavo abbastanza largo
da infilarci le dita per prendere e togliere oggetti

 Prendere un palo dal diametro largo quanto l’incavo, legarci intorno delle pietre
per creare peso, buttare sabbia e/o sassolini nell’incavo, metterci il palo e
girarlo in modo da trivellare la pietra

 Quando si finisce, pulire l’incavo (ormai diventato rotondo e profondo) con


acqua

 Una strategia più semplice per mortai piccoli è quella di battere una pietra di
modeste dimensioni con un’altra pietra: https://www.youtube.com/watch?
v=3MV3uL69w5s

Produzione di un mortaio in legno


https://www.youtube.com/watch?v=Q7bOMcF9VHw

 Prendere un ceppo largo

 Prendere dell’argilla (si può anche ottenere a partire da un terreno argilloso


innaffiato e filtrato), mescolarla con acqua e creare una forma a ciambella da
mettere in centro alla superficie del ceppo

 Accendere un fuoco, prendere della carbonella ardente e metterla in mezzo alla


ciambella di argilla

 Soffiarci sopra: la carbonella scaverà il legno consumandolo ma senza bruciarlo


interamente

 Quando un ampio buco si è formato, sciacquare il mortaio e ripulirlo dalle parti


incenerite

Produrre una lama d’ascia in pietra


https://www.youtube.com/watch?v=uuh_hAl_TGk

 Prendere una pietra sottile da levigare e un’altra pietra/masso con una


superficie liscia, adatta dunque per levigare

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 Bagnare la pietra da levigare e la superficie liscia e iniziare a strofinarla con
entrambe le mani sulla pietra liscia per levigarla e smussarla fino a ricavarci
una punta. Ci si può aiutare mettendo sassolini e sabbia sulla superficie liscia,
così aumenta l’attrito e lo smussamento, che può prendere almeno un’ora.

 La pietra sarà diventata tagliente e si usa per colpire un ramo abbastanza


grosso da tagliare.

Come accendere un fuoco (i tre metodi primitivi) e accenno


al legno resinoso
https://www.youtube.com/watch?v=Zg65rB-z66Q (con un pezzo di pietra focaia, ex.
selce/silice)

https://www.youtube.com/watch?v=qjV_lRjn_eI (pietra focaia e striker)

https://www.youtube.com/watch?v=pxagchOOj84 (pietra focaia e striker)

https://www.youtube.com/watch?v=4IpjRyTMvbI (solo pietre)

https://www.youtube.com/watch?v=ZPr-a8kht2E (bastoni sfregati)

https://www.youtube.com/watch?v=kD6-ILiy834 (sega a fuoco)

https://www.youtube.com/watch?v=O8yVT-PG9Zg (sega a fuoco con una canna


rotta)

Se non ci sono le utenze e salta la logistica e dunque non si può accendere un fuoco in
modo automatico con un fornello elettrico o a gas, ci sono tanti modi di accendere un
fuoco:

 con il ferrocerio o acciarino (ferro rod) e uno striker: vedere il paragrafo


apposito

 con la lente di Fresnel: vedere il paragrafo apposito

 con un fuoco già acceso: i fuochi già accesi non si sprecano mai

 con un pezzo di pietra focaia (flintstone) come la selce/silice o pirite di ferro, un


panno carbonizzato (char cloth) e uno striker, cioè un pezzo di ferro: si prende
un pezzo di panno e si tiene sopra la pietra focaia, che deve essere piatta e
sottile. Essa si colpisce a un lato con lo striker in modo tale da liberare scintille
incandescenti derivate dal ferro e dal suo attrito con la pietra. Esse da sole non
bastano per accendere un fuoco, ragion per cui si usa il panno come esca: esso
prenderà fuoco appena è colpito da una scintilla e lo prenderà facilmente perché
è carbonizzato. Per produrre un panno carbonizzato, prendere un pezzo di
panno/stoffa (ex. cotone), metterlo in un contenitore di metallo chiuso e
poggiarlo sul fuoco acceso per alcuni istanti: senza prendere fuoco e
polverizzarsi, si carbonizzerà diventando nero. Come pietra, si può anche
utilizzare una qualunque pietra, basta che sia più dura del ferro dello striker
perché la pietra non deve sfracellarsi ai primi colpi dati al bordo affilato della
pietra: deve consumarsi leggermente e nient’altro. Lo striker migliore è di
acciaio al carbonio (high carbon steel) e non è arrugginito. Anche la parte non

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affilata di alcune lame di coltelli sono di acciaio al carbonio. Se non si ha
nessuno striker, le due pietre focaie si colpiscono tra loro sul panno
carbonizzato. Una tra le pietre migliori è la pirite.

 Con un bastoncino non troppo sottile sfregato con forza su un altro bastoncino
secco e con un foro. Il bastoncino di base è secco, è sottile (o si assottiglia con
un coltello se è legno arrendevole) e ha un buco inciso con una lama o simili,
ex. una pietra appuntita in cima. Nel buco, deve entrare il secondo bastoncino
per l’accensione; il bastoncino base deve essere secco e tenuto fermo con un
piede o con il ginocchio (si accende stando inginocchiati o seduti) e non deve
essere di legno grasso/resinoso: niente conifere (hanno le foglie modellate
come degli aghi), cicuta, pino, abete rosso, abete bianco, ginepro e larice, bensì
legno non resinoso e modellabile, al punto tale che se ci premi contro l’unghia
resta il segno. Tra i legni utilizzabili ci sono per esempio il tiglio, il pioppo
tulipano e il cedro. Il bastoncino per l’accensione (perno/spindle) deve essere
secco, scortecciato e limato se ha dei nodi: devi passarci sopra i palmi delle
mani e deve roteare liberamente. Il perno dunque si sfrega con forza con tutta
la mano (dal palmo alle dita) e pressando più volte, fino anche a una dozzina di
volte. Pressando, le mani scivoleranno verso il basso: è normale. Sotto al buco
si predispone una foglia secca, un pezzo piatto di corteccia secca o simili. Si
creeranno dei trucioli infiammati che si depositano sulla foglia secca. Essi si
buttano in un bandolo di esche secche per accendere il fuoco (“tinder”):
muschio secco, trucioli di legno, polvere di segatura, erba secca, paglia, pelo
del tronco di palma, aghi di pino secchi, corteccia secca, rametti sottilissimi
secchi, fibre secche di corda di iuta, la parte superiore e morbida di funghi
secchi che crescono sulla corteccia delle betulle (sono pure sbriciolabili),
pezzettini sottili di cartone non umido, alcol o vino, cera, resina e legno
resinoso, cotone imbevuto di alcol e simili, benzina o petrolio… Le esche umide
e magari anche marcite sono inservibili. Quando l’esca a base di legno secco
prende fuoco, si copre tutt’intorno con le mani e ci si soffia sopra. Questo
metodo si chiama “trapano a mano” (hand drill), termine che si può confondere
con l’omonimo attrezzo.

 Con la sega a fuoco (fire saw): si sega una canna di bambù abbastanza grossa,
si gratta via la sua pelle e si apre in due verticalmente (per capire come si
maneggia il bambù, vedere il paragrafo apposito sul bambù). Una delle due
metà si perfora all’interno (ma la punta del coltello non deve andare oltre la
corteccia) e si incide con un taglio orizzontale all’esterno proprio in
corrispondenza del buco. In questa metà incisa si mettono dei trucioli e simili
esche per il fuoco. Le due metà si incastrano tra loro grazie all’incisione
all’esterno come se fossero due bastoni che formano una croce e quella con
l’esca dentro si sfrega spostandola su e giù, come se si stesse lavando un
panno o segando un oggetto. La frizione crea calore che poi si trasferisce
all’esca, che inizierà a fumare e prendere fuoco. Per avere più chiara
l’immagine, guardare il video.

Prima di accendere il fuoco, allontanare le foglie secche. Quando si finisce,


spegnere il fuoco completamente per sicurezza. Se non si vuole essere
rintracciati, bisogna riempire di terra il punto in cui si è acceso il fuoco.

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Come accennato in precedenza, il legno resinoso è quello che al suo interno
contiene resina, se si taglia si notano le chiazze di resina e il profumo
caratteristico ed è adatto ad essere bruciato e non per costruire. Degli esempi
base sono il legno delle conifere (hanno le foglie modellate come degli aghi e
sono “portatrici di coni” e pigne in un primo momento chiuse) come il pino, la
sequoia, il ginepro e il peccio, poi la cicuta, abete rosso, abete bianco e larice,
bensì legno non resinoso e modellabile, al punto tale che se ci premi contro
l’unghia resta il segno. Tra i legni utilizzabili ci sono per esempio il tiglio, il
pioppo tulipano e il cedro.

Produrre un coltello d’osso


https://www.youtube.com/watch?v=VZ2tiKSlbH8

 Prendere un frammento di osso spesso, trovare una superficie liscia su cui si


può sfregare e sfregarlo finché non si forma una punta e finché i bordi non si
smussano fino a formare grossomodo la forma di un coltellino da cucina o di un
piccolo pugnale.

 Con una pietra affilata, si possono scavare delle tacche in un lato per renderlo
leggermente seghettato.

 Tagliare un ramo cilindrico come manico, togliere la corteccia siccome marcisce


e degrada sfregandoci sopra una lama di pietra o simili, incidere la parte
superiore per aprirla leggermente in due

 Accendere un fuoco e fondere della resina in un pentolino: essa è una colla


naturale.

 Metti la resina fusa nell’apertura, inserisci poi la lama di osso e lega il tutto in
modo stretto con delle fibre.

Produzione di una lama di conchiglia


https://www.youtube.com/watch?v=Hlb2FjsQYqI

Prendere un pezzo singolo di conchiglia (si pensi a quelle che, quando si aprono,
contengono la perla) e prendere una pietra liscia che viene bagnata. Posizionarci sopra
la conchiglia con la parte concava verso il basso (è come vedere una cupola) e
sfregarla avanti e indietro per rendere il bordo affilato e tagliente. Dopodiché girarla e
continuare ad affilare il bordo. Con il bordo, si possono tagliare oggetti. La lama è più
tagliente se si cosparge di olio o simili materiali.

Produrre la farina con mortaio e pestello


https://www.youtube.com/watch?v=1i0foJKIrSc

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Prendere un grosso mortaio dall’apertura piuttosto larga, metterci dentro una quantità
non eccessiva di grano sgusciato, prendere un bastone cilindrico e pestare con forza
finché il grano diventa polvere.

Raccolta dell’acqua piovana, errori da evitare e la sua


purificazione
https://www.youtube.com/watch?v=fBc8uDw_vNw

Per raccogliere l’acqua piovana, si usa potenzialmente qualunque contenitore; quelli


appositi sono le cisterne e i barili puliti (se sono in metallo e sono arrugginiti, si
ripuliscono dalla ruggine con spazzole di ferro, bicarbonato, aceto bianco, carta
vetrata, limone ecc.). L’acqua si protegge dalle zanzare se si fissa una coperta pulita
sopra il barile o cisterna o, in alternativa, se si mette a mollo una rete antizanzare o
se si versa uno strato d’olio d’oliva sull’acqua. Altrimenti, l’acqua non è bevibile o
utilizzabile per cucinare, ripulire ferite, lavarsi e simili, ma si può usare solo nelle
costruzioni, nella siderurgia e nell’irrigazione: infatti, potrebbe contenere delle larve o
batteri fecali. L’acqua non va raccolta per pochi giorni a seguito, per esempio, di
eruzioni vulcaniche siccome la pioggia potrebbe essere inquinata o acida.

L’acqua piovana si rende potabile innanzitutto proteggendola dagli insetti come detto
in precedenza. Se c’è sporco all’interno, si lascia depositare in fondo. L’acqua limpida
dunque si sversa senza che si versi anche lo sporco. L’acqua limpida si può
successivamente filtrare attraverso un panno pulito. Dopodiché si bolle. Bollendo, i sali
minerali restano comunque. Se si bevesse sempre e solo acqua distillata, ci si
priverebbe di essi e rischierebbero dei cali pericolosi per la salute, se non la morte
dopo anni di privazioni. Per capire come integrarli, vedere il capitolo sulle ricette
(contiene delle dritte sull’alimentazione e anche sul sonno minimo e idratazione
minima standard).

Produzione della sabbia a partire dai sassolini


https://www.youtube.com/watch?v=0fAB7IJKv7o (con un macina-pietre grosso)

https://www.youtube.com/watch?v=ty0phvRN4MY (con un macina-pietre molto


piccolissimo)

https://www.youtube.com/watch?v=RrjFfsl0nPE (con un enorme pestello di ferro)

https://www.youtube.com/watch?v=fWZZpLVBtyg (con un enorme pestello di ferro)

La sabbia ha vari usi (si può usare nel produrre il cemento, in siderurgia, in
agricoltura, per togliere la ruggine grazie al suo attrito/frizione o per produrre una
cella frigorifera rudimentale con un doppio vaso) e si può sia raccogliere che produrre.
La sabbia della spiaggia si usa anche per produrre il vetro. La sabbia si può ottenere
macinando i sassolini con un enorme macina-pietre apposito o con un macina-pietre
più piccolo. Come terza alternativa, la sabbia a mano se si mettono i sassolini in un
contenitore simile a un enorme barattolo di ferro e si pestano con un martello con un
lungo manico e la punta cilindrica e spessa; si muove su e giù, come se si stesse

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pulendo un camino dalla fuliggine o se si stesse sturando un gabinetto con la ventosa.
Le pietre più friabili sono quelle che si rompono prima.

Produrre la farina con una macina a mano primitiva;


modifica per ottenere l’olio d’oliva
https://www.youtube.com/watch?v=1P7GJ2XBBoI

La farina si può anche produrre con una macina primitiva ottenibile dalla pietra
scalpellata oppure da due forme ottenute modellando il cemento attraverso delle
formelle. La prima in basso ha la superficie liscia e un perno in mezzo, mentre la parte
superiore ha la base liscia e un foro, tale per cui si incastra con il perno in basso. In
più, in cima, c’è una manovella inserita in un buco, così la parte superiore si gira a
mano in senso circolare. Così facendo, con il suo peso e movimento, macina i chicchi
messi tra i due componenti. La farina esce fuori da dove è stata inserita e si deposita
tutt’intorno alla macina, ragion per cui si mettono per esempio delle foglie verdi pulite
o delle tovaglie sotto alla macina. Le foglie sono visibili in
https://www.youtube.com/watch?v=otbI0qN377M . Oppure si mette un tavolo con
una parte segata per raccogliere a mano la farina e farla cadere in un contenitore:
https://www.youtube.com/watch?v=5WbYu9XHQPw .Si può usare per macinare
grano, riso e soia in modo da ottenere questi due tipi di farina. Se si modifica
mettendoci tutt’intorno un canale che raccoglie liquido che termina con un beccuccio
incurvato verso il basso o con un buco (si immagini uno spremiagrumi), si può usare
proprio per raccogliere liquido che si accumula nel canale tutt’intorno alla parte
inferiore e che converge nel beccuccio/buco per poi riversarsi in un secchio messo
sotto. In tal modo, si possono spremere le olive lavate e snocciolate e ottenere l’olio
d’oliva. Se questo canale è pendente verso il basso, il liquido vi scorre meglio. Altre
macine apposite sono https://www.youtube.com/watch?v=SJsx1o1EFGM .

Separare l’argilla da un terreno argilloso e utilizzi


dell’argilla
https://www.youtube.com/watch?v=dfo-Ndib_fg

 Prendere del terreno argilloso (si riconosce guardando le foto) e metterlo su


una tovaglia

 Innaffiarlo, impastarlo, legare la tovaglia come se si stesse creando un sacco o


un fagotto e strizzare il sacco in modo da far sgocciolare l’acqua mista a
polvere, sabbia e altro

 Lasciare sgocciolare al sole. Nella tovaglia resterà solo l’argilla, che si impasta
con acqua per creare un impasto denso (non liquido e fangoso) che si usa per
creare scodelle e vasi, forni, superfici bucherellate, rinforzi per giunture di
canne di bambù nei sistemi di irrigazione, tappi per le canne di bambù quando
non serve raccogliere acqua ecc.

 In tutti gli altri casi, l’argilla pura è direttamente pronta all’uso; casomai, se è
piena di impurità come sassolini o rametti secchi, si setaccia e filtra prima

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dell’uso. L’argilla pura si riconosce vedendola in foto, per esempio, e può essere
disponibile anche in polvere se il clima la rende secca e friabile.

Produrre vasellame di argilla senza la ruota


https://www.youtube.com/watch?v=_YDuLCIzbN4

https://www.youtube.com/watch?v=3Mhtd8mFwNM

 Prendere dell’argilla, bagnarla poco (l’impasto deve essere denso, non liquido o
fangoso) e, in base a quello che si vuole creare, modellare dei dischi molto
spessi o dei cilindri molto spessi messi in piedi.

 Se si vogliono modellare a mano delle scodelline, il disco spesso si modella fino


a ottenere tale forma. Se si vogliono creare scodelle molto ampie o vasi, il
cilindro molto spesso si perfora e allarga o modella a piacere, anche
restringendo delle parti (il liquido fuoriesce in modo controllato o l’impugnatura
è più ergonomica) e aggiungendo uno o due manici. Come terza tecnica, si
creano dei salsicciotti di argilla che si mettono l’uno sopra l’altro; per produrre
strozzature, dopo che si ammonticchiano i salsicciotti, l’artefatto si stringe con
una o due mani fino a formare la strozzatura. Al vasellame si possono
aggiungere anche i coperchi con manico in cima.

 Il vasellame si asciuga prima se si mette tutt’intorno a un fuoco acceso e tenuto


vivo facendogli vento. Secondo una tecnica usata in Nigeria, si mette insieme
tutto il vasellame sopra della legna a cui si dà fuoco e nel mentre si ricopre di
rami e sterpaglie. La legna viene lasciata bruciare finché il fuoco non si
estingue: https://www.youtube.com/watch?v=Nt5c_QOQx-I . Il colorito del
vasellame sarà bruno-nerastro, con questa tecnica.

 L’argilla si può anche accumulare in casa.

 Viene anche costruito un forno rudimentali con tre sporgenze su cui poggiare le
pentole di argilla e un buco in basso per la brace in
https://www.youtube.com/watch?v=_YDuLCIzbN4

Introduzione alla siderurgia primitiva; produrre una


formella per mattoni fatta in rame (o prodotta in argilla)
https://www.youtube.com/watch?v=fujtl1dlB9M (esempio di fusione di pezzi di
metallo)

https://www.youtube.com/watch?v=0_9rtqvl-iw (creazione della formella)

https://www.youtube.com/watch?v=d3uKr48g990 (produzione di attrezzi vari in


metallo battuto; in teoria, si può pure produrre la lama di una sega piena di denti)

https://www.youtube.com/watch?v=6LEAgMBzCTY (produzione di lama d’ascia e amo


con metallo colato)

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 Per fare siderurgia serve un forno per fondere i metalli, un cilindro vuoto in
ferro per raccogliere il metallo da fondere, carbonella da ardere e del metallo
come materia prima in pezzettini o pallini (o anche pezzi di ferro vecchio e
ripulito dalla ruggine o monete come gli euro di rame o ottone e le lire di
nichel); il ferro si può fare a pezzi prendendolo a martellate se è un pezzo
sottile e vecchio, per esempio. I pezzi sono messi in un contenitore rotondo
preso con le pinze e messi in mezzo alla carbonella accesa. Per fondere i
metalli, servono alte temperature (da metallo a metallo, possono cambiare: per
esempio, lo zinco si fonde a una bassa temperatura). Quanto alla forma
dell’oggetto, si riempie un contenitore di sabbia bagnata o oliata e si compatta
il più possibile. Dopodiché si prepara la formella/matrice con un qualunque
oggetto che ha la stessa sagoma di quello che si vuole ottenere (sennò si
produce in legno o argilla poi asciugata o si scava con il dito, per esempio) e si
imprime nella sabbia. Nella parte scavata dalla formella nella sabbia, si versa il
metallo fuso. Dopo alcuni minuti di attesa, quando si solidifica, il pezzo di
metallo si estrae dalla sabbia con un paio di pinze e si versa nell’acqua fredda.
Se ha sbavature esterne solidificate, si staccano a martellate con martelli o
pietre. Se il pezzo di metallo è ruvido e si vuole lisciare, si può limare
sfregandolo su una superficie liscia, per esempio una pietra liscia. Se è una
lama, si può affilare. Se si vuole fare un buco parziale in mezzo all’oggetto, in
modo tale che per esempio si può fissare a un manico, mentre si cola il metallo
si inserisce un bastone in mezzo.

 In alternativa, i pezzi di roccia contenente metallo si mettono in mezzo al


carbone a cui si da fuoco e si estrae infine un cumulo enorme e incandescente
di metallo che si può lasciare raffreddare o che si batte e appiattisce a
martellate. Se serve un piccolo pezzo di esso da modellare, per esempio per
fare un coltello, si taglia un pezzo di questo cumulo enorme. Per la precisione,
si mette una lama sopra (per esempio di ascia) e si picchia la lama con un
bastone finché il pezzo di ferro non si divide in due. Se il pezzo è sottile, è facile
da tagliare in tutti i modi: orizzontalmente, verticalmente, in diagonale... Per
fare un buco in un pezzo di metallo senza trapano elettrico, si rende
incandescente e si colpisce con uno scalpello appuntito preso a martellate.
Attraverso questi buchi possono passare altri pezzi di ferro o dei chiodi
rudimentali.

 Quando è ancora incandescente e malleabile, il metallo si può tagliare e


modellare: per esempio, si può piegare o appiattire a martellate su una
superficie che fa da incudine: può essere un grosso sasso liscio o un tronco
largo e segato o il classico incudine di ferro. Per il taglio, esso è già stato
esposto. Per il piegamento, il pezzo di metallo caldo si mette sull’incudine, se
ne fa sporgere un pezzo oltre l’incudine e si prende questo pezzo a martellate
per piegarlo verso l’alto o basso. (https://www.youtube.com/watch?v=tDN3-
MCRHHs ). Se il pezzo di metallo è spesso, prendendolo a martellate si
assottiglia. Anche un pezzo di metallo solido si può rimodellare se si riscalda
fino a renderlo incandescente: per esempio, se è spesso, si riscalda e si prende
a martellate per appiattirlo. Due pezzi di metallo, per esempio due cilindri di
ferro, si possono attaccare/saldare insieme se si rendono entrambi
incandescenti nel punto dell’attaccatura e si uniscono (oggi si usa la fiamma

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ossidrica o simili nel punto di attaccatura); se serve, si martella nel punto della
saldatura.

 Se si vuole creare una scodella di metallo in modo estremamente rudimentale,


si crea un disco perfettamente piatto di metallo colato, si mette all’interno di un
mortaio in legno o pietra e si prende a sassate o, al limite, a colpi di pestello se
è in pietra. Si otterrà una scodella che andrà pulita con dell’acqua. Se invece di
un disco si crea tramite colata un disco con manico direttamente attaccato, si
ottiene una sorta di rudimentale paletta per infornare le pizze fatta in metallo.
Se il disco in più si prende a sassate e il tutto si pulisce, si otterrà un mestolo
molto rudimentale utilizzabile per liquidi e anche oggetti solidi come grano e
riso.

 Quanto infine al contenitore spesso per raccogliere il metallo fuso e che si infila
in mezzo alla carbonella ardente, si ottiene ricavando la sagoma per esempio
dal cemento (è resistente alle alte temperature) e riempiendola direttamente di
pezzettini di ferro che, fondendo, si modelleranno a forma di cilindro vuoto. Il
principio è l’inverso della forma scavata nella sabbia: nella sabbia, si scava la
figura, mentre in questo modo si modella il cemento lasciando libero lo spazio
per la figura. Con quest’altro metodo si può creare anche altro.

 La formella per mattoni e con due piccoli manici in cima si può anche produrre
in argilla: una volta seccata, non si sfalda se si usa per produrci mattoni in
argilla o cemento dalla forma ben fatta (https://www.youtube.com/watch?
v=FwRFH7MH5N0 ). I mattoni si asciugano al sole e/o impilandoli intorno a un
fuoco acceso; se piove, si mettono sotto a un riparo.

Tecnica precisa per affilare le lame con l’affilatore e la


pietra pomice liscia
https://www.youtube.com/watch?v=Wk3scs5FqCY

Un coltello già posseduto o appena prodotto si può affilare tramite un affilatore o un


pezzo di pietra pomice liscia sfregandoci la lama sopra. L’angolo formato a partire
dalla superficie su cui poggia deve essere pari a 20°, quindi il coltello quando si sfrega
si tiene lievemente inclinato: tutta la lama quindi non toccherà mai la superficie.

Come affilare le lame senza affilatore o pietra pomice


https://www.youtube.com/watch?v=VKwpDJN5i20

https://www.youtube.com/watch?v=toTkLufv8tA (carta vetrata)

In assenza di un affilatore o della pietra pomice liscia, si può sfregare il coltello su un


pezzo di carta vetrata messo sull’orlo di una base piatta oppure si sfrega su una roccia
dalla superficie liscia, pure se la forma è tondeggiante. Anche la punta del finestrino in

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vetro di un’automobile si può usare per affilare un coltello, basta abbassare il vetro.
Anche il fondo di una tazza di ceramica offre una superficie per affilare il coltello.

Forno in argilla per cuocere i mattoni (e come cuocerli


impilandoli intorno a un fuoco)
https://www.youtube.com/watch?v=Ob9EDRcCaY4

https://www.youtube.com/watch?v=FwRFH7MH5N0 (come impilarli intorno al fuoco


senza forni)

https://www.youtube.com/watch?v=I9KHul8PdMY (idem)

Osservare i video e decidere se costruire un forno o meno. Se si impilano davanti a un


fuoco in base al secondo video, si creano due file parallele verticali e molto ravvicinate
a cui, a una certa altezza, se ne mettono altri in orizzontale (rispetto a quelli verticali,
sono dunque perpendicolari). Dopo che si impilano, nello spazio vuoto in basso si
accende un fuoco per cuocerli e asciugarli.

Produrre un pozzo
https://www.youtube.com/watch?v=-9-6259glPE

Nel video, da metà circa, viene anche prodotto un depuratore d’acqua dopo il pozzo.
Quanto al pozzo, si trova una location adatta e si scava per terra un buco profondo
poco più di una persona, in modo tale da poter essere sollevato da un compagno per
uscire; altrimenti, si scava un pozzo stretto in modo tale da poter uscire mettendo
mani e piedi sulla parete e arrampicandosi; come terza alternativa, si usa una corda
legata a qualcosa di solido o tenuta in mano da un compagno per risalire. Prima di
scavare, bisogna avere pronti dei mattoni di cemento e la sabbia con calcina per
fabbricare il cemento tramite il mescolamento con acqua (ma, se è troppa, esce solo
della fanghiglia inutile). Una volta che si scava fino alla profondità desiderata o finché
non si incontra l’acqua (il fango eventuale si toglie con un secchiello), le pareti si
foderano di mattoni messi in cerchio (niente cemento). Dopo che si fodera tutta la
parete esterna, si costruisce il muretto esterno circolare del pozzo e stavolta i mattoni
sono saldati con cemento. Questo muretto serve in primis per motivi di sicurezza
siccome qualcuno potrebbe cadere nel pozzo. Il pozzo si usa insieme a un secchio
calato tramite una corda. Al pozzo si può aggiungere un argano (anche solo un pezzo
di ferro piegato tre volte che funge da manovella) messo su due sostegni di stessa
altezza piantati nel suolo e a cui è collegata la corda. Si può aggiungere anche un
blocco sottile di argilla o cemento o legno come copertura quando non si vuole
riempire o per evitare che gli insetti ci entrino dentro o che qualcuno si arrampichi e ci
caschi accidentalmente. Nel video, il secchio è ottenuto da un tronco segato e scavato
con il carbone ardente messo in cima e circondato da una ciambella di argilla, come se
fosse un mortaio in legno.

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Produrre un forno con la parte superiore rettangolare
https://www.youtube.com/watch?v=tHMQ_QQJtbY

I mattoni si possono semplicemente impilare o saldare con cemento. Nel primo caso, il
forno è smontabile, trasportabile e rimontabile altrove, ma non è durevole e può
essere rubato. Di base, servono mattoni, cemento e una superficie che non si incolla
al cemento, per esempio un telo di plastica. Bisogna avere un metro o qualcosa di
simile (ex. un bastone) come punto di riferimento per non sbagliare le misure. Ad ogni
modo, si trova una superficie piatta e stabile e, su di essa, si pone una fila di mattoni
a forma di quadrato o rettangolo senza un lato (bisogna inserirci la legna da ardere).
Su questi mattoni si mette uno strato di cemento e si impilano altri mattoni senza
andare fuori bolla (sennò il muro esce storto). Sopra di esso, bisogna poggiare una
lastra di cemento (si deve lasciare un piccolo spazio libero dietro per fare fluire l’aria
calda, che aiuta la cottura). La lastra di cemento si ottiene nel seguente modo: si
stende su una superficie piatta e stabile un telo di plastica o simili e, con il cemento, si
crea una forma che possa poggiarsi sopra il muretto. Una volta asciugata, si stacca
dal telo e si poggia sopra ai mattoni (viene fissata con il cemento, se si usa). Sopra ai
mattoni, si costruisce di nuovo il muretto di base (in questo spazio, si inseriscono
pane, pizza, focacce e simili con la paletta usata dai pizzaioli). In cima, si mette di
nuovo una lastra in cemento fissata in cemento, a meno che si vuole rendere
smontabile. Dopo ogni utilizzo, il forno nella parte superiore deve essere ripulito. Il
forno ha un’altezza modesta se la legna poggia direttamente sul terreno e si usa
stando inginocchiati. Infine, un consiglio generico: quando si erigono dei muretti alti,
bisogna costruirli progressivamente siccome bisogna lasciare il tempo al cemento di
asciugarsi. Se è bagnato e si accumulano mattoni su mattoni e dunque peso, il peso
rischia di comprimere parte del muretto.

Produrre un barbecue in mattoni


https://www.youtube.com/watch?v=V8SzqfEk7Fo

Servono mattoni, cemento e la grata metallica del barbecue. Si trova una base piatta
e stabile, si dispone uno strato di cemento a forma di rettangolo senza lato (il
rettangolo, come dimensioni, deve formare il perimetro della grata messa a terra) e si
dispongono i mattoni, così si erge un muretto. La grata deve infilarsi e sfilarsi dentro
al barbecue, di base (in altri progetti, la grata è fissa, ma il ferro potrebbe
arrugginirsi. Per non rovinare il barbecue, il ferro andrebbe pulito e, quando si
arrugginisce, scrostato per esempio con bicarbonato, limone, bicarbonato di sodio,
aceto bianco, spazzola con setole di ferro ecc.). I mattoni si fissano in cemento, a
meno che si vuole rendere la struttura smontabile. Nel punto in cui si vuole mettere e
togliere la grata, si dispongono tre mattoni girati al contrario siccome devono sporgere
per sostenere la grata poggiata sopra. Se non si vogliono creare più ripiani l’uno
leggermente distanziato dall’altro, il barbecue è finito. La (prima) sporgenza per il
ripiano non deve essere troppo vicina al fuoco, altrimenti la carne o simili si bruciano.

Produrre un angolo cottura in mattoni


https://www.youtube.com/watch?v=8jJ8BY_J1wY

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Guardare il video.

Usare un vaso da fiori come barbecue improvvisato


https://www.youtube.com/watch?v=EmMVCRDHYgg (dal minuto 1:30 e simile al
commento. A inizio video si vede un vaso zeer: per quello, vedi avanti)

Prendere un vaso da fiori in terracotta molto grosso (se ha un buco, tapparlo),


metterlo su una superficie piatta e sicura, ricoprire il fondo di qualcosa di isolante
come la sabbia e accenderci sopra un fuoco. Sul vaso o vicino alla bocca si può
poggiare una grata da barbecue (la migliore in quanto più stabile è quella rotonda). In
tal modo, un vaso da fiori diventa un grosso barbecue rudimentale. Il barbecue, per
aiutare la cottura, si può ricoprire con un vaso della stessa grandezza capovolto.
Questo trucco del vaso capovolto si può usare anche con un comune barbecue, basta
che il vaso sia abbastanza largo.

Cuocere su una pietra liscia sul fuoco


https://www.youtube.com/watch?v=N7GsxUcJ93A

Semplicemente, si prende un sasso con la superficie liscia e alcuni sassi che si


accatastano l’uno sull’altro su una superficie stabile. Sopra i sassi accatastati (una pila
a sinistra e una a destra) si mette il sasso liscio. Sotto di esso si aggiunge il fuoco,
sopra di esso si cuoce il cibo, ragion per cui il sasso deve essere pulito. Per non fare
scivolare il cibo, specialmente se è tondeggiante (ex. un pezzo di salsiccia), la pietra
non deve essere troppo storta. Sulla pietra, se si teme che alcuni cibi possano
attaccarsi o non possano cuocersi bene, si può versare dell’olio. Come in ogni altra
simile situazione, le foglie secche vanno allontanate dal fuoco per evitare un possibile
grosso incendio.

Utilizzo di un buddy burner come fornello


https://www.youtube.com/watch?v=PIGYmINc5yc

Per costruire questo fornello rudimentale serve una scatoletta di metallo non rivestita
da vernici tossiche (quindi non deve essere di pomodoro), del cartone e un
combustibile. La scatoletta vuota si riempie interamente di un pezzo di cartone
arrotolato alto tanto quanto la scatoletta. Dopodiché, si ricopre di combustibile o
simili, per esempio si ricopre di cera fusa in un pentolino sul fuoco. Infine, al centro
della spirale di cartone, si mette un pezzettino di cartone che funge da stoppino.
Quando lo stoppino si accende, tutta la scatoletta si trasformerà in un fornello
rudimentale.

Come usare le bacchette cinesi per mangiare


https://www.youtube.com/watch?v=xFRzzSF_6gk

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Se mancano le forchette e non si può/vuole mangiare con le mani o con una punta di
coltello per sostituire la forchetta, si possono usare due bacchette cinesi, due
bacchette che si possono produrre a partire dal legno facilmente modellabile e
arrendevole (i cinesi le fanno, per esempio, in bambù ma possono anche essere in
ferro). Le bacchette vanno assottigliandosi in punta. Si tengono in mano nel seguente
modo: la prima bacchetta, che sta ferma e ben salda in mano, è messa
nell’interstizio/spazio tra il pollice e l’indice. La seconda, che è l’unica che ci muove (si
immagini molto alla lontana al becco di un uccello che si apre e chiude), è messa tra
l’indice e il medio e il pollice la aiuta a muoversi. La prima bacchetta fa da base, la
seconda si apre per raccogliere cibo solido (non liquido o, per esempio, condito con
abbondante salsa di soia) e stringerlo aiutandosi con la prima.

Produrre la corda intrecciata a treccina a partire dalla fibra


ritorta
https://www.youtube.com/watch?v=Z6HHnKFlzVY

La fibra della pianta rampicante (come il glicine/”wisteria”) è ottima per produrre delle
corde. Essa si tira dal fusto della pianta prendendola a sassate sopra una superficie: la
fibra esterna, detta “floema” (phloem), si separerà lasciando scoperto solo l’interno, il
“midollo” (pith). La fibra, quando si stacca, si divide per lungo in 2 parti parti. Per
capire come ritorcere e intrecciare queste una sola di queste due fibre su sé stessa
fino a ottenere una corda resistente, guardare il video. Di base, si parte afferrando
una sola lunga fibra a metà e torcendo verso sinistra in senso orario e verso destra in
senso antiorario (o viceversa, basta che le direzioni siano opposte). Questo modo di
piegare viene detto “piegamento inverso” (reverse wrap) e deve essere un
piegamento ben stretto e compatto: la fibra già inizierà ad assottigliarsi in una corda
e, pochi istanti dopo, la corda si attorciglierà su se stessa automaticamente come una
treccina. Da questo momento in poi si attorciglia la fibra ben stretta con il piegamento
inverso e a treccina fino alla fine. Il midollo invece si può usare come legaccio se si fa
seccare.

Cottura al vapore senza lo steamer (sostituire l’alluminio


con sassi)
https://www.youtube.com/watch?v=H77eDjRQrpk

https://www.youtube.com/watch?v=ACkyk7LmzvM (come si usa uno steamer in


bambù)

https://www.youtube.com/watch?v=M0VAC6JDSnU (produzione di uno steamer)

Se non si ha uno steamer di bambù, si può cuocere a vapore del seguente modo: si
prende una pentola o padella grossa, si riempie il fondo d’acqua, si mettono quattro
palline di alluminio della stessa grandezza sul fondo (oppure quattro sassi di altezza
simile) e sopra di esso si poggia un secondo contenitore con il cibo da cuocere al
vapore. Quando si accende il fuoco, si chiude la pentola o coperchio e il vapore
cuocerà il cibo. Invece, lo steamer si poggia direttamente sopra l’acqua, che non deve

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essere in enorme quantità: lo steamer è sufficientemente alto da non permettere
all’acqua di toccare il cibo, che altrimenti finirebbe bollito. Più steamer si possono
accatastare in modo perfetto l’uno sopra l’altro come una torretta. Lo steamer si può
anche riprodurre artigianalmente con due listelli alti di bambù incurvati con il calore
(quindi, per essere alti, la canna spaccata e aperta a metà deve essere grossa in
partenza), all’interno possiede un reticolo di listelli di bambù in orizzontale e verticale
rilegati con filo di acciaio inossidabile e in cima possiede un coperchio.

Utilizzo del forno solare portatile


https://www.youtube.com/watch?v=qgCgWa__efU

https://www.youtube.com/watch?v=5ReQHKLE2Pg (costruzione della Kyoto Box)

https://www.youtube.com/watch?v=dZLhLVW_Tog (costruzione della Kyoto Box con


plexiglas)

Il forno solare sembra uno zainetto con tutte le pareti trasparenti tranne una. In esso,
si inserisce per esempio una pentola di ferro con dell’acqua e cibo e si aspetta che il
sole venga concentrato su di essa per riscaldare il cibo. Questi forni si possono
riprodurre usando la carta stagnola: un esempio di forno solare rudimentale è proprio
la Kyoto Box. La Kyoto Box si costruisce dunque con una scatola di cartone con
l’apertura (una, due o quattro pezzi, dipende dal tipo di scatola) attaccate al corpo,
della carta stagnola, della pellicola trasparente (o una durevole lastra di plexiglas),
della colla e del colore nero. Innanzitutto, sopra la parte interna di ogni apertura si
incolla della carta stagnola come fodero interno. Poi l’interno della scatola si dipinge di
nero. Poi si mette dentro per esempio una pentola con acqua e si copre la scatola con
il plexiglas. L’apertura del pacco con la carta stagnola come fodero deve stare in piedi,
il fodero deve quasi puntare al cibo. Se si espone il tutto al sole, l’acqua inizierà a
bollire.

Utilizzo della lente di Fresnel


https://www.youtube.com/watch?v=yAgrpLzQo-s

La lente di Fresnel invece è un pezzo di vetro (uno specchio parabolico) che si può
anche installare su un telaio/base che concentra tutta la luce e calore del sole in un
solo punto. Esso è talmente forte che può fondere il metallo, scavare la legna e
distruggere i pannelli solari. La temperatura può anche arrivare a 200°. La lente di
Fresnel o i forni basati su di essa sono un po’ più costosi del comune forno solare.

Costruire un depuratore di acqua marina per ottenere


l’acqua dolce
https://www.youtube.com/watch?v=9hANno2Z9zk

https://www.youtube.com/watch?v=R_-wFiFdwAE (con 2 bottiglie)

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Dall’acqua salata, si può ottenere l’acqua dolce: l’azione base è riuscire a bollirla per
fare evaporare l’acqua e separarla dal sale e riuscire a conservare il vapore per farlo
condensare in acqua dolce. A parte il raccoglimento dell’acqua piovana in modo sicuro,
esiste un modo primitivo e un modo meno primitivo per ottenerla. Si prende
dell’acqua salata e si versa in una pentola o in pentole costruite in argilla e anche
enormi. In mezzo alla pentola si mette un ulteriore contenitore vuoto e pesante, così
non galleggia (sennò lo fermi con delle pietre pulite poggiate sul fondo). Accendi il
fuoco sotto alla pentola e coprila con un coperchio concavo invece che rotondeggiante
e convesso (oppure prendi il coperchio e poggiato capovolto sottosopra). Il vapore
tenderà a raccogliersi nel contenitore, che si estrae senza ustionarsi.

In alternativa, si prendono 2 contenitori, uno vuoto e uno pieno di acqua salata e


entrambi collegati lungo il collo/orlo e quello con l’acqua salata si mette a bollire sopra
il fuoco: l’acqua dolce, evaporando, si trasferirà e addenserà nel contenitore vuoto. Se
i contenitori sono in materiale fragile come il vetro (si pensi a due bottiglie o
damigiane di vetro), si mettono in un contenitore pieno di sabbia, che isola il
materiale. Sotto al contenitore contenente l’acqua salata serve un fuoco acceso.
Ispirandosi a questa struttura, si può creare un desalinizzatore in cemento e
sassi/mattoni duraturo e di grosse dimensioni. La sezione con l’acqua salata deve
avere un coperchio per essere coperta (accentra il calore) e, in basso, dello spazio
libero per accendere il fuoco e alimentarlo. Tra i due, come tubatura di contatto messa
in un punto alto (non deve arrivarci l’acqua salata), si può usare una canna di bambù
secca e isolata in superficie con argilla o cemento (ogni tanto si cambia) o un tubo di
ferro e simili materiali. L’acqua distillata si può attingere con secchi calati con la corda,
per esempio, e si versa acqua salata allo stesso modo.

Ma stabilirsi lungo i fiumi in zone sicure (possono esondare), come hanno fatto le
primissime civiltà, è una buona abitudine vecchia di molti millenni: tutte le prime
civiltà erano fluviali (Nilo, Eufrate e Tigri, Tevere…). L’acqua comunque va bollita e
filtrata.

Taglio e assottigliamento del bambù per produrre cestelli e


come tagliare e rendere più longevo il bambù
https://www.youtube.com/watch?v=z0IcPxCvIcA

Il bambù si usa pure per ricavare listelli, cioè rettangoli piatti, stretti e lunghi di
bambù che si possono anche curvare riscaldandoli. Essi si ottengono nel seguente
modo: la canna di bambù si sega alla base a metà per poi segare l’altra metà
rimanente a partire dal lato opposto (sennò si spezza e alla base si rovina). Se ci sono
dei rami e foglie sul bambù, si tolgono (un ottimo attrezzo per fare questo tipo di
lavoro è il machete o simili oppure un seghetto). I pali si possono usare verdi o si
possono fare seccare lasciandoli da uno a tre mesi in una zona all’ombra; seccando,
diventeranno marrone chiaro. Ma, se si vogliono usare i listelli per creare semplici
cestini di bambù non artistici o non usati per coltivarci fiori, il bambù verde va bene
ma dura di meno. Dopo il taglio e ripulitura del bambù, si tolgono gli oli dal bambù per
renderlo resistente agli insetti: basta bollire il palo per 8/10 minuti e strofinarlo con un
panno quando si estrae per eliminare gli oli. In alternativa, il bambù si riscalda con
una fiamma. In tal modo, il bambù rilascia gli oli che poi si asciugano con un panno. Il

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fuoco, se serve, permette anche ai pali di bambù di incurvarsi. Dopodiché, i pali si
fanno asciugare per un mese. Il palo di bambù, con un palo lungo inserito dentro e
usato come un ariete, si può privare dei tappi interni in corrispondenza dei nodi, cioè
dei rigonfiamenti circolari sulla superficie simili ad attaccature. Se il palo di bambù si
vuole tagliare in due verticalmente, si taglia dall’alto in basso con un coltello dalla
lama (deve essere lunga e spessa nella parte alta e di contro sottile e affilata nella
parte bassa) poggiato sopra; per affondare il coltello nel legno, il palo di bambù si
sbatte sul pavimento/terreno sollevandolo dal coltello. Il bambù si taglia a causa dello
spessore della parte alta del coltello: la lama taglia, lo spessore spezza con facilità. Il
bambù tagliato verticalmente si può usare come tubo per l’acqua ma è scoperto. Il
bambù si può tagliare direttamente in listelli se si taglia con una formella a forma di
cerchio con dei raggi dentro presa a martellate: dai pali corti si possono ottenere
massimo 8 listelli, dai pali lunghi 4. Una volta preso a martellate, la formella (bamboo
splitter) si affonda nel legno sollevando il palo dalla formella incastrata a martellate in
cima e sbattendolo per terra. Questi 4 o 8 listelli si possono a loro volta tagliare in
listelli ancora più sottili: nel punto desiderato in cima a un listello grosso tenuto in
piedi, si incide una tacca con il coltello (ci si aiuta sbattendo il palo a terra) e si
affonda nel legno colpendolo in cima con la mano (il coltello non è sottile in cima, ma
è spesso). I listelli più sottili infine si possono assottigliare (e dunque rendere meno
spessi) dividendoli in due. A questo punto si possono intrecciare, piegare ecc. per
creare artefatti,

Produzione di un canale di rifornimento acqua con le canne


di bambù
https://www.youtube.com/watch?v=qHzmISScv_4

https://www.youtube.com/watch?v=PapGEh82OVU (con una canna verticale)

Le canne di bambù si possono coltivare e fare crescere (crescono in fretta e possono


diventare molto alte e enormi) per una miriade di utilizzi, inclusa la costruzione di un
sistema di tubature per il rifornimento di acqua per irrigare, pulire ecc. Innanzitutto le
canne di bambù si segano e, tramite una canna di bambù lunga e sottile ma
resistente, si tolgono i tappi al suo interno colpendoli più volte. Dopodiché le canne si
incastrano tra loro, si mettono su dei bastoni a Y piantati nel suolo e, se ci sono buchi
o zone in cui possono avvenire perdite, si cospargono in quei punti di argilla densa (si
ricorda come sempre che l’argilla con troppa acqua forma una fanghiglia inutile). Il
gambo del bastone a Y si pianta meglio nel terreno se si rende appuntito. Se la prima
canna si mette sotto una cascata, nelle tubature passerà l’acqua. Se il canale diventa
fangoso a seguito di un acquazzone, l’acqua sarà utilizzabile solo per irrigare o simili;
se il canale è inquinato, l’acqua sarà molto probabilmente inservibile. La canna finale,
dalla quale sgorga l’acqua, si può tappare con sughero o argilla densa. Alle canne si
possono aggiungere ramificazioni se si perforano con coltelli o trapani anche manuali
(si azionano tramite manovella o se si girano in senso orario o antiorario e nel mentre
gli si applica pressione) e si incastrano ulteriori canne. Il buco, come terza via, si può
creare con scalpello e martello. Se queste ramificazioni si eliminano, il buco si tappa
con l’argilla densa. Se il punto di raccolta acqua è comune, si piazza in un punto
strategico. A una canna di bambù orizzontale da cui sgorga l’acqua si può collegare
una canna di bambù incurvata con il calore (vedi avanti) o una canna di bambù

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verticale che si incastra tramite un buco scavato su quella verticale (è come avere un
gigantesco flauto dolce davanti ai propri occhi). La canna verticale deve essere ben
salda sul terreno. Se a una canna si praticano più fori in cui si incastra una piccola
canna in ognuno, si creano più rubinetti rudimentali. Nel punto in cui l’acqua sgorga
fuori dalla canna, si può scavare un canale in modo tale da ottenere un piccolo
ruscello.

Come curvare la canna e il listello di bambù riscaldandolo


https://www.youtube.com/watch?v=r4IO3DVGRTw (canna di bambù)

https://www.youtube.com/watch?v=MHdgKI0Lhew (canna di bambù)

https://www.youtube.com/watch?v=zkBrSrsadas (listello di bambù)

Per curvare un palo di bambù o un listello, basta accendere un fuoco e riscaldare il


palo, che non va carbonizzato. Semplicemente, una volta che è caldo (ma non
carbonizzato), diventerà più malleabile. Se si applica uno sforzo, si può curvare fino a
90°, cioè ad angolo retto.

Come curvare il bambù segando via dei piccoli pezzi


https://www.youtube.com/watch?v=fWyMUQKn24o

In alternativa, si curva segando via dei piccoli pezzi (chiaramente non si taglia in due
il palo). Se si usa per trasportare acqua, questa parte va tappata con argilla densa
sennò è fonte di perdite d’acqua.

Produrre un cestino di steli di erba secca, paglia, fibre,


rametti o listelli di bambù
https://www.youtube.com/watch?v=z2UddsZfGvM (tipi di erba secca)

https://www.youtube.com/watch?v=SpYqs_ry_1I (cestini con rametti)

https://www.youtube.com/watch?v=Pa50Ag_bv6w (idem)

https://www.youtube.com/watch?v=mpF9Wu8IuZc (idem)

Ci sono molti materiali con cui realizzarli e, se il legno è secco, durano di più. Se si
usano i listelli di bambù, esso dovrebbe essere fatto seccare in una zona ombrosa per
almeno un mese (sennò durano di meno) e si dovrebbe ancora prima passare sul
fuoco per asciugare gli oli. Gli steli di erba secca, un po’ di tempo prima di essere
intrecciati, si ripuliscono dalle lunghe foglie ancora attaccate, dalla parte avente i semi
e si bagnano con acqua e tengono coperti con un panno in modo da ammorbidirsi:
saranno più maneggevoli e, per fare il corpo del cestino (tutto ciò che non è la base),
sono facili da piegare senza spezzarli. Se si usano legnetti scortecciati, non devono
essere eccessivamente storti e corti. I legnetti di salice vanno messi a bagno per un

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giorno per renderli più maneggevoli e pieghevoli. Se si riutilizza del legno messo a
bagno dell’acqua, si rimette di nuovo a bagno, ma è meno pregiato rispetto alla prima
volta in cui si utilizza. Se non si realizzano con le foglie di palma, bisogna avere un
legaccio per formare la base (un legaccio potrebbe essere, per esempio, il midollo di
una pianta rampicante: a sassate, l’interno della pianta, ovvero il midollo, si separa
dalla corteccia e si lascia seccare). Un cestino al suo interno si può foderare con una
pezza o tovaglia se si devono trasportare oggetti allo stato di polvere; per il liquidi, i
barattoli sono indispensabili, altrimenti si opta per il secchiello (o due secchielli messi
su un palo di albero comune o bambù poggiato su una o entrambe le spalle).

Per vedere come le fibre si intrecciano (e come eventualmente i rametti si


bucherellano e aprono/allargano in mezzo con un punteruolo o cacciavite per farci
passare altri rametti), osservare i video. In alternativa ai cestini di materiale secco, si
può ripiegare su secchielli, latte, vasi da fiori, vasi di argilla e simili. I rametti, se sono
troppo lunghi, si possono tagliare con le cesoie o un oggetto affilato.

Produzione di arco e frecce


https://www.youtube.com/watch?v=SLoukoBs8TE

Guardare il video e ricordarsi della faretra che, eventualmente, può essere camuffata
con colori naturali.

Funzionamento del kàng 炕 (letto riscaldato con il fuoco)


cinese
https://www.youtube.com/watch?v=IqPrMefWEvI

https://www.youtube.com/watch?v=5BPZcR8zdGM

Il kàng è un interessante letto cinese costruito interamente in mattoni. In basso ha un


incavo in cui inserire della legna poi accesa: quindi è un blocco a forma di
parallelepipedo con una sezione aperta in basso, apertura che poggia direttamente sul
terreno o reperibile a metà altezza (questa parte può avere anche uno sportellino che
si apre e chiude). Il calore riscalda i mattoni, in modo tale da addormentarsi su un
letto di mattoni caldi. Se il calore è eccessivo, si abbassa il quantitativo di legna; in
più, non si dorme a diretto contatto con i mattoni. Il kàng, con una modifica
sostanziale, si può collegare a un piano cottura alimentato con il fuoco: il calore
generato deve passare in mezzo al letto di mattoni. Se tra i due intercorre una parete,
deve avere un foro per consentire il passaggio di calore. Se il letto è enorme, è un
letto di famiglia e tutta la famiglia è riscaldata dal kàng. La struttura del kàng si può
usare anche per riscaldare muri e pavimenti.

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Produzione di una torcia con bastone, pigna e resina fusa
https://www.youtube.com/watch?v=FrHotss7w34

Procurarsi un bastone abbastanza spesso (si taglia con accette, coltelli, seghetti ecc.)
e fare un’incisione a croce sulla punta segata per aprirlo. Procurarsi una pigna (quelle
dalla forma snella e allungata sono le migliori) e della resina staccata dalla corteccia
degli alberi a mano o con coltellini (essa è una colla naturale, un isolante naturale
dall’acqua ed è anche altamente infiammabile). Fondere la resina in un pentolino sul
fuoco e immergerci la pigna. Dopodiché infilarla in cima al ramo aperto (spingere bene
in fondo senza spaccarlo) e darle fuoco. Attenzione alla resina calda che cola e
attenzione se cola sulle foglie secche, siccome potrebbero prendere fuoco. Questa
torcia è molto resistente al vento e alla pioggia. Il fuoco non solo serve a cucinare,
fare luce e bruciare, ma anche a tenere lontane le bestie selvatiche come ad esempio
gli orsi e i lupi laddove presenti.

Come affrontare un lupo o un branco di lupi


https://www.youtube.com/watch?v=t1MKqpv4bnw

https://www.youtube.com/watch?v=AyZNLOHPk2E (lupi amichevoli)

Di solito, una persona esperta e ben allenata può farlo, ma se serve, anche una
persona inesperta deve sapersi proteggere. Di base, i lupi sono elusivi e, di fronte a
un essere umano, possono scappare o limitarsi a seguirlo finché si allontanano dalla
loro zona. Trovando impronte fresche sul terreno, si può intuire o meno il passaggio di
un lupo. Se si notano dei lupi e il vento soffia non in loro direzione, il proprio odore (o
quello di pezzi di carne eventualmente trasportati) non dovrebbe allertarli. Se i lupi si
avvicinano mostrando in modo palese cattive intenzioni (se ruggiscono, mostrano i
denti e hanno una faccia rabbiosa e una posa sull’attenti), la prima strategia è quella
di atteggiarsi in modo sottomissivo inchinandosi leggermente e senza guardarli negli
occhi. In alternativa, ci si dimostra aggressivi mettendosi a urlare e applaudire con le
braccia stese verso l’alto e senza inchinarsi. Come terza strategia, si butta del cibo
come esca. Infine, si tengono lontani o aggrediscono con il fuoco o delle armi bianche
o da fuoco. Si può anche raggiungere un albero da scalare, ma i lupi si
apposterebbero sotto. Scappare direttamente è una pessima scelta siccome i lupi sono
molto veloci. Di solito, i lupi attaccano al collo le proprie prede, quindi bisogna
proteggere il collo; in alternativa, attaccano gli arti; in più, se sono presenti membri
deboli come anziani e bambini, sono attaccati per primi. Se i lupi sono amichevoli, si
avvicinano e provano a leccarvi la faccia, lasciateli fare; state inginocchiati per non
sembrare minacciosi. Non bisogna mai avvicinarsi alla tana del lupo e/o ai suoi cuccioli
siccome si viene percepiti come una minaccia.

Produzione del carbone


https://www.youtube.com/watch?v=SjK2XlNE39Q

Poggiare per terra del legname secondo una forma conica (i rami devono stare in piedi
accatastati l’uno sull’altro e ben vicini) e ricoprirli completamente di uno strato largo di
argilla densa, fino a formare un tumulo; in basso bisogna lasciare alcune parti

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scoperte per fare passare aria, idem in alto per fare fluire fumo e ossigeno. Si accende
in corrispondenza del buco in alto. Quando la brace ardente si vede nei buchi in basso,
essi si tappano, infine si tappa pure la parte in alto. Dopo che tutta la legna brucia, si
toglie l’argilla e si raccoglie il carbone e la cenere (entrambe sono utili); se serve, si
setaccia il carbone. Se tutta la struttura non si distrugge, è riciclabile. Se qualche
legno non si è bruciato o è parzialmente carbonizzato, si conserva per la prossima
volta. La carbonella non si deve conservare in luoghi scoperti, siccome per esempio si
bagnerebbe se piove: va conservata in un luogo coperto. Se la struttura di argilla si
riutilizza, si devono ricreare i buchi in basso e la legna si mette secondo uno strato
verticale, l’altro orizzontale, l’altro sopra verticale ecc. Stavolta la carbonella sarà più
piccola e di qualità inferiore per come la legna è stata impilata.

Produzione di una fornace per metalli da una latta o


secchio di ferro (e in argilla)
https://www.youtube.com/watch?v=hHD10DjxM1g

https://www.youtube.com/watch?v=h0MKwXttzq4

 Prendere un grosso secchiello di metallo e un contenitore cilindrico grosso con


dell’acqua o sassi dentro come peso. Il secchiello di metallo si riempie di
cemento e in mezzo, per creare un buco cilindrico, si tiene il contenitore
cilindrico. Dopo che il cemento si solidifica in parte, si può sfilare. Nel buco si
mette la carbonella e legname che poi si accendono e, in mezzo alla carbonella,
un cilindro di metallo con dentro la ferraglia ripulita da fondere, lingottini,
pezzettini di minerale o simili. Il cilindro di metallo per fondere si estrae con un
paio di pinze si ferro o con due bastoni; se ha un beccuccio, la colata di metallo
fuso migliora. Siccome il calore concentrato migliora la fusione del metallo
(insieme a sostanze che abbassano il punto di fusione, per esempio la cenere di
salicornia o calcina per la sabbia), il cilindro di metallo dovrebbe avere un
coperchio circolare. Anche tutto il secchiello di metallo dovrebbe averne uno con
un buco tale per cui si disperde meno calore ma comunque circolare l’ossigeno.
Il coperchio deve essere circolare, in cemento e con un buco in mezzo che si
scava facilmente se il cemento è ancora fresco o tenendoci un oggetto dalla
base rotonda in mezzo mentre si cola il cemento (tutto il coperchio si modella
con una formella rotonda anche costruita in argilla); come manico, due pezzi di
ferro piegati vanno bene, idem due pezzi di bambù incurvati con il calore,
asciugati dagli oli sempre con il calore e fatti seccare all’ombra. Sennò metti
due grossi mattoni in cemento sopra e non troppo ravvicinati per fare passare
ossigeno. Alcuni mettono una fiamma ossidrica in un buco in basso al secchiello
oppure qualcosa per ventilare il carbone e aumentarne il calore come soffietti e
simili.

 In https://www.youtube.com/watch?v=Nc0jJOTi0Eo si può vedere una fornace


costruita in terraccotta (come telaio, si usano dei bastoncini di legno ricoperti di
terracotta)

 Esempi di produzione di attrezzi: https://www.youtube.com/watch?


v=6LEAgMBzCTY (estrazione rame e produzione di un coltello, lama di un’ascia,
amo per canna da pesca, arma da caccia, piatto per cucinare e zappa)

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Produzione di una vasca per itticoltura in cemento
https://www.youtube.com/watch?v=T3LpUi_xg_M

(nel video si parte da una vasca già pronta, smontata e a partire da 12:30 rimontata)

Bisogna scavare una sorta di piscina dal fondo piatto e non eccessivamente profondo
su un terreno, dopodiché i bordi si foderano in mattoni (anche messi in verticale)
fissati con il cemento. Lungo i bordi si forma una specie di muretto protettivo in sassi
(oppure mattoni messi in verticale) e cemento. Il fondo della piscina si può non
foderare di cemento, ma lasciare così come è, ma se non si fodera l’acqua rischia di
diventare torbida e fangosa. La piscina si riempie di acqua a secchiate (deve essere
acqua salata o comunque acqua vivibile per i pesci) e viene infine riempita di pesci in
primis (si possono inserire dentro anche le tartarughe, per esempio), pesci che poi
vanno nutriti (si pensi per esempio al pane e ai vermiciattoli). I pesci si ottengono
andando a pesca o usando trappole per pesci; dal tragitto dal luogo di cattura alla
piscina devono essere tenuti al sicuro nell’acqua. L’acqua della piscina, quando si
prosciuga, va aggiunta.

Estrazione dello zucchero di canna dalle canne e


produzione del caramello
https://www.youtube.com/watch?v=e_Iw8yQvlg8

https://www.youtube.com/watch?v=OOKviXiutO0 (mangiare la canna grezza)

La canna da zucchero (assomiglia molto alla canna di bambù) si taglia, si priva della
buccia esterna e il corpo interno (la canna grezza/”raw sugarcane”, che non è vuota
come nel bambù) si schiaccia passandoci sopra un bastone come se fosse un
mattarello o una pressa. Da esso esce il liquido che, se messo in una pentola a bollire,
diventa caramello siccome si rapprende. Più si cuoce, più diventa scuro. Quando si
spegne il fuoco e la pentola si fa sbollentare immergendola nell’acqua fredda, il
caramello si può estrarre e lavorare a mano. Si può mangiare o fare essiccare anche
suddividendolo in pezzettini simili alle caramelle. Ma il succo si può bere direttamente
e l’interno della canna da zucchero (canna grezza) si può mangiare direttamente: si
mastica per estrarre il succo e la polpa si sputa.

Costruzione di un granaio circolare e sottoterra;


trebbiatura del grano con bastoni e correggiato
https://www.youtube.com/watch?v=afjewz8P1Dc

https://www.youtube.com/watch?v=XCPQIDBtrlE (granaio africano)

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https://www.youtube.com/watch?v=Y-CrVa3ZKjU Edificio costruito con canne di
bambù intrecciate e base circolare in cemento, mattoni e terra pressata

 I granai comunque si possono costruire anche in legno o cemento e


pietre/mattoni ed esistono vari modelli. Il più classico ma meno durevole è fatto
con la paglia, cioè gli steli del grano dopo che è mietuto e trebbiato. Come
base, si può usare qualche fila di mattoni fissati con cemento: se il granaio
tocca il terreno e piove, non è isolato. Si potrebbe usare l’argilla ma, se viene
un acquazzone troppo forte, potrebbe cedere, ammesso che il granaio stesso
resista bene. Sulle file di mattoni, si poggia una base circolare che può essere
fatta di canne di bambù seccate in un luogo ombroso, rilegate ben strette tra
loro e alle quali sono stati tolti gli oli. Sennò si crea in cemento modellato
intorno a una formella rotonda. Il corpo del granaio, se tradizionale, si può
costruire direttamente con i ciuffi di paglia ancorati a terra da un peso circolare
messo intorno, sopra la paglia piegata (può essere per esempio un cerchio in
bambù piegato con il fuoco o una corda realizzata con molto materiale
accorpato insieme e rilegato ben stretto). Ai ciuffi di paglia alla base se ne
aggiungono altri incastrati in alto e rilegati all’esterno con della corda. Tutto
l’esterno deve apparire rilegato sia per creare delle pareti resistenti, sia per
isolare il granaio. Il tetto ha un telaio in legno di forma conica e rinforzato con
delle fibre intrecciate in orizzontale. Tra di esse si mettono dei ciuffi di paglia
molto lunghi: così si forma il tetto. Se si usa il cemento, oltre alla sabbia,
calcina e acqua si può unire la buccia del grano possibilmente secca, che però
deve essere una parte modesta dell’impasto.

 In Africa i granai hanno il corpo non per forza in paglia rilegata con corde ma in
rami verticali e ben diritti che sono intrecciati con altri rami molto lunghi messi
in orizzontale: è come se fossero dei giganteschi cestini di rametti. Un edificio
simile si chiama “sidama”: ha una base circolare simile a un pozzo in cemento e
sassi/mattoni, in mezzo è riempito di terra poi pressata (sennò si riempie di una
colata in cemento poi levigato e/o piastrelle sottili e rudimentali per esempio in
cemento). Le pareti si costruiscono intrecciando canne di bambù sottili intorno a
dei pali piantati a terra (se appuntiti, si conficcano meglio) e canne di bambù
grosse piantate a terra (per renderle più resistenti, si ricorda di estrarre gli oli
con il fuoco). Anche in questo caso l’edificio sembra un enorme cesto fatto di
legno intrecciato. Il tetto si costruisce a terra e si solleva con delle canne di
bambù che poi si tolgono quando si fissa. Le finestre e porte si ricavano
segando parte del bambù intrecciato.

 Quanto al granaio sottoterra, si scava il terreno fino a creare un buco grosso e


profondo, ci si infila dentro una persona (serve poi una scala o una corda per
risalire) e scava un’enorme stanza sottoterra (il buco per entrare resta piccolo).
Questa stanza viene foderata in cemento (a cui si può aggiungere una modesta
quantità di buccia di grano) e sassi/mattoni per isolarla dall’acqua, umidità,
insetti ecc. Quando il tutto si asciuga, si riempie di sacchi di grano e il buco di
ingresso in cima si ricopre di bambù/legna ben rilegata, assi di legno piatte e
ricopre di argilla che poi si lascia essiccare: non deve entrare acqua. Il grano
può restare conservato per anni. In teoria, l’ingresso del granaio si può
mimetizzare.

 Come detto prima, un granaio può anche essere un edificio vero e proprio.

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Se la trebbiatura (separazione del grano non ancora sgusciato dallo
stelo/spiga/paglia) avviene con attrezzi, si può pestare con un bastone comune
o con la punta leggermente biforcuta, a Y. Ne esiste poi uno in particolare detto
“correggiato”, cioè un manico legato a un battente, entrambi con un buco e con
una striscia di cuoio che li unisce: https://www.youtube.com/watch?
v=n8sI5nZ5G6g ; per la tecnica descritta precisamente,
https://www.youtube.com/watch?v=aeqVS82PKlc .

Come rendere il legno impermeabile e longevo


 Il legno, per essere durevole, deve essere protetto dall’acqua, dagli insetti,
virus e batteri e pure muffe e fughi responsabili di fitopatologie e dal sole
battente. Il primo modo naturale è quello di spalmarlo di resina fusa con il
fuoco, tuttavia la resina è facilmente infiammabile.

 Si potrebbero usare la vernice e, per il legno verticale, l’impregnante, ma sono


sostanze industriali.

 Il legno secco (che non vuol dire “decrepito”) è più longevo e, nel caso del
bambù, si possono togliere gli oli se si riscalda e asciuga con un panno dopo
che viene segato. Il legno delle lance, se riscaldato, non solo si asciuga, ma ha
una fibra più resistente.

 Il legno secco si può proteggere, in alternativa alla vernice, con l’olio di semi di
lino (lineseeds oil) o con l’olio di noce (walnut oil). Il terzo, l’olio di tung, è
costoso e si usa solo per proteggere piccoli artefatti artistici o molto importanti.

 Il legno marcio, tale per cui sta diventando terriccio, il legno tarlato e il legno
malato sono da scartare o usare per altro, non per costruire, idem le parti
nodose di legno.

Costruzione di una canoa a partire da un grosso tronco


scortecciato
https://www.youtube.com/watch?v=ueFiy-uxI4Y (scavatura del tronco senza carboni
ardenti, ottenimento di un solo semi-cilindro; produzione del remo)

https://www.youtube.com/watch?v=-I4zkHgdw2w (scavatura con carboni ardenti,


parte 1)

https://www.youtube.com/watch?v=thD0V85Rs70 (parte 2)

https://www.youtube.com/watch?v=G8suyLb-ZTg (parte 3)

Si prende un largo e lungo tronco ben dritto, senza nodi (sembrano dei buchi larghi e
solitamente rigonfi ai margini) e dal diametro di oltre 60/70 cm e si sega o colpisce
con un’ascia finché non cade (attenzione a non trovarsi sotto). Dopodiché si segano

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via i rami, si rompe la corteccia a colpetti di ascia e si scorteccia e tira via il primo
strato superficiale di legno con una sorta di lima che si tiene con entrambe le mani (ci
si può sedere sul tronco come se fosse un cavallo), dopodiché la sezione anteriore si
assottiglia ai lati per dare l’aspetto di una punta, ovvero la prua (la poppa si può non
modellare). La parte interna per sedersi si ottiene da una divisione del tronco in due a
metà per lungo/in verticale. Il tronco dunque si divide in uno o due semi-cilindri in
base al metodo usato (lungo i nodi è veramente difficile tagliare, in più può filtrare
acqua dai nodi, ragion per cui i tronchi nodosi si scartano). Si divide o segandolo
(attenzione a non segarlo storto) o facendolo rotolare e prendendolo a colpi d’accetta
fino a rimuoverne pezzettino dopo pezzettino metà, ma in tal caso si ottiene un solo
semi-cilindro. Oppure, si incide a metà e ci si infila un paletto dalla punta assottigliata
che si prende a martellate (è un po’ come quando una pietra si divide in due a colpi di
scalpello: si crepa e, nella crepa, inserisci uno scalpello preso a martellate).
Dopodiché, esistono tre modi per scavare la parte in cui sedersi: nel primo, si batte il
legno con un attrezzo simile a una zappa dalla lama ricurva per scavare il legno, si
riempie di colpi di accetta tenuta in modo inclinato oppure si scava un piccolo solco
verticale con l’accetta e si riempie di legna sottile e secca poi accesa (dunque carboni
ardenti) su cui si soffia con le canne vuote e fa aria: il carbone ardente scava il legno;
man mano che il legno brucia e si secca (sarà umido all’interno), magari aiutato da
trucioli e foglie secche, se ne aggiunge altro numerose volte di fila. Ci si può aiutare
ad assottigliare le pareti interne con uno scalpello dalla punta piatta preso a
martellate. L’interno deve essere scavato in modo tale da riuscire a sedersi e stare
comodi o addirittura remare in piedi: deve esserci un largo e profondo buco, quindi il
tronco deve essere grosso e largo in partenza. Se si vuole bruciare oltre ma si ha
paura di distruggere il fondo della canoa, si può cospargere di sabbia (o magari argilla
densa) come isolante ma, se usi la sabbia, poi non puoi scavare con gli attrezzi perché
la sabbia li rovinerà. Nel buco, non devono esserci spuntoni di legno per non pungersi
o graffiarsi: se viene lisciato, è meglio. La canoa, come bordi, deve essere sottile.
L’esterno e interno si cosparge di resina poi fatta asciugare per rendere il legno più
durevole alle intemperie e termiti. Il colore è nerastro, quindi la barca, se usata di
notte, sarà poco visibile. Il remo si produce prendendo un legno molto lungo e
segando direttamente il remo intero e interamente piatto (ma si può anche ottenere
producendo l’impugnatura, il remo e unendoli con colla e fibre annodate se il remo
non si stacca per la corrente eccessiva). Se si ha paura di perdere un remo, si può
trasportare un remo extra nella canoa. In caso di falle e infiltrazioni, si può portare un
secchiello. Se si scava un foro in cima alla canoa, si può usare per farci passare della
corda e legare la canoa su un palo ben piantato in una riva o ad un masso molto
pesante, altrimenti, siccome è molto leggera, si trascina fuori dall’acqua e si mette in
un posto sicuro. Una canoa può essere lunga fino a 12-18 metri in base in primis alla
lunghezza del tronco e dunque possono ospitare moltissime persone che remano. Se
la canoa è troppo pesante se messa in acqua, si può scavare ancora al suo interno.

L’attrezzo usato per scavare il legno si chiama “ascia” (adze) e, nella parlata comune,
viene confusa quasi universalmente con l’accetta (axe) di grosse dimensioni: è
semplicemente un’accetta di grosse dimensioni, non un’”ascia”. Se si scava il legno, è
meglio imparare questa differenza terminologica importante. L’ascia può anche
scavare via la corteccia secca da un legno.

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Costruire un trogolo per animali
https://www.youtube.com/watch?v=ueFiy-uxI4Y (nel video, un bambino scava un
piccolo legno con una specie di zappa per scavare la legna malleabile. Un fotogramma
del legno scavato è a 1:47)

Di base, si può scavare il legno per ottenere un punto di raccolta acqua o cibo per
animali grossi (si pensi per esempio a un gruppo di mucche e cavalli in fila) in modo
analogo alla canoa. Oppure il trogolo si può costruire in mattoni/sassi e cemento,
l’importante è che arrivi grossomodo all’altezza della bocca dell’animale adulto o
cucciolo (per i cuccioli, si può costruire un trogolo più piccolo). Sennò, semplicemente,
si usa un piccolo secchiello o una tanica di latta tagliata a metà verticalmente e tenuta
ferma con il peso dell’acqua/cibo all’interno e qualche grosso sasso o se si interra
parzialmente.

Carta fabbricata a partire dalle fibre bollite della corteccia


degli alberi
https://www.youtube.com/watch?v=LFdqper6juk

Si toglie la corteccia non secca di un albero (non serve tagliarlo) e, da essa, si toglie la
fibra interna, appena sotto la corteccia in superficie. Questa fibra si mette in una
pentola d’acqua e, quando è ben inzuppata e macerata (diventa di colore scuro), si
svuota d’acqua, si riempie di nuova acqua mista a cenere e si mette sul fuoco a
bollire. Poi la fibra si sciacqua e, con sassi, bastoni e pestelli, si riduce in poltiglia.
Questa poltiglia si inzuppa di acqua (ma non deve diventare fanghiglia) e calcina, si
mette a bollire sul fuoco. La poltiglia densa si stende dunque su una superficie liscia
fino a formare un foglio che poi si fa asciugare sul fuoco per fare prima. Come
mattarello si può usare una canna di bambù. Il foglio si può arrotolare o tagliare in più
pezzi, se serve.

Carta fabbricata a partire dalla buccia di bambù bollita e


triturata
https://www.youtube.com/watch?v=A3efdpK-KCc

Il procedimento è analogo a quella prodotta con la fibra di albero e, in più, la poltiglia


si può mescolare con acqua e colla e raccogliere con un setaccio immerso nell’acqua.
Siccome il foglio è bagnato, si pressa per togliere l’acqua, poi si mette ad asciugare
anche aiutandosi con il fuoco. Se si producono tanti fogli della stessa grandezza (si
tagliano con lame o si strappano con cautela se sono umidi), si possono impilare in un
plico rilegato e ottenuto con due pezzi di corda sottili e legati ben stretti.

Carta fabbricata a partire dalle fibre di canapa/cannabis e


tintura
https://www.youtube.com/watch?v=hYoBQYJrs40

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Si raccolgono gli steli duri di canapa, si bollono in una pentola d’acqua sul fuoco e, con
un coltello, si separa la fibra dallo stelo. La fibra si tratta in modo analogo ai due tipi
di carta illustrati sopra: si riducono in poltiglia da cui si ottiene la carta con un telaio o
stendendo la poltiglia densa con un mattarello o canna di bambù che infine si fa
asciugare.

Produzione della calcina dalla pietra calcarea riscaldata (o


gusci di lumaca e conchiglie)
https://www.youtube.com/watch?v=Ek3aeUhHaFY (utilizzo di gusci di lumaca)

https://www.youtube.com/watch?v=OCmkg4pLmaU

https://www.youtube.com/watch?v=dqAuICMldy8

Bisogna cercare gusci di lumaca vuoti e conchiglie vuote (si possono trovare nelle
spiagge e coste) e metterli in mezzo a una fornace accesa: si buttano in mezzo ai
carboni accesi e si aggiunge legna sopra di essi (la legna aggiunta in alto crea un
fuoco che porta a una temperatura molto più alta, anche oltre i 1000°). I pezzi di
guscio cuociono, diventano incandescenti e, quando il fuoco si spegne e si
raffreddano, si raccolgono (saranno diventati bianchi). Essi, volendo, si pestano e/o
polverizzano con mortaio e pestello e gli si aggiunge l’acqua sopra (non troppa). Dopo
alcuni istanti, per un processo di idratazione, inizieranno a spezzettarsi, sciogliersi,
scoppiettare, sfrigolare, emettere vapore e molto calore (è una reazione esotermica
siccome l’ossido di calcio viene a contatto con l’acqua). Attenzione perché il processo
di idratazione è in parte corrosivo e può danneggiare gli occhi, per esempio. Si ottiene
dunque la calcina o “calce idrata” (sleaked lime), che apparirà come una pasta densa
e bianca. La pietra o gusci diventati bianchi dopo la cottura sono frammenti detti
“quick lime”, calce viva, da non confondere con la calcina (è idratata). Si può fare
seccare e fare riposare (più settimane o mesi riposa, più è durevole) e polverizzare
con pestello e mortaio, in modo tale da ottenere una polvere bianca che si può anche
accumulare. La calcina si usa per conservare le uova, come colorante bianco e come
ingrediente per creare il cemento (sabbia e calcina o, in alternativa, argilla in polvere
e calcina: per una quantità di calcina, se ne usano 2-2,5 di argilla, cioè un po’ più del
doppio; idem per la sabbia). La calcina si ottiene anche dalla pietra calcarea riscaldata
in un forno a circa 1000°, come se cuocesse. Una volta estratta e divenuta ossido di
calcio, se bagnata si idrata come i gusci. La pietra calcarea, vista da fuori, di solito ha
delle chiazze marroni simili a degli aloni e macchie di ruggine.

Produzione del cemento con sabbia, calcina, sassolini e


acqua
https://www.youtube.com/watch?v=tOhAfaFboNU

https://www.youtube.com/watch?v=CcWmpe-Jpao

Per produrre il cemento, si usa sabbia e calcina (per una dose di calcina, si usano 2,5
dosi di sabbia); in alternativa alla sabbia comune, si usa la cenere vulcanica. Come
collante, si possono aggiungere dei sassolini comuni o di roccia vulcanica o di tufo

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vulcanico (cenere vulcanica +detriti pressati insieme) o di pietra pomice (una pietra
leggera e piena di buchi formata da lava ricca di gas che si solidifica velocemente), ma
non sono strettamente necessari. Più la calcina ha riposato (per esempio per svariate
settimane), più sarà resistente. In alternativa, un cemento rudimentale si ottiene
mescolando la calcina con l’argilla in polvere seguendo le stesse dosi. Il cemento si
usa sia come collante tra sassi e mattoni o altri oggetti che come isolante (si pensi a
una fornace per fondere metalli ottenuta da una latta di metallo) che come materia
prima per produrre mattoni (basta una formella). Il cemento, quando è parzialmente
solidificato (ex. 2 ore dopo che si usa), è modellabile e friabile nonostante stia ancora
in piedi (si pensi a un castello di cemento costruito con un secchio come formella: una
volta estratto sta in piedi e si può perforare o bucare). Il mattone di cemento, se
immerso nell’acqua, emette bollicine siccome l’acqua vi filtra e si lega con i minerali
già presenti. Un mattone ben asciutto (1/2 giorni) e immerso nell’acqua è un buon
mattone.

Produrre vetro da sabbia e calcina e come soffiare il vetro


per produrre barattoli e lastre
https://www.youtube.com/watch?v=c9iNmQtU-zM

https://www.youtube.com/watch?v=Lg7kZpTVoms

https://www.youtube.com/watch?v=XxgIEeIBCFo (come si soffia il vetro)

https://www.youtube.com/watch?v=e0cWgOC9MfU (come si soffia il vetro 2)

https://www.youtube.com/watch?v=QXQMc0jsl2E (lastra di vetro senza rulli)

https://www.youtube.com/watch?v=S6hNFuaV7ro (lastra di vetro con i rulli)

Bisogna avere la calcina bagnata e la sabbia di mare di tipo fine e presa da sotto il
livello del mare ovviamente non profondo e evitando la fanghiglia al di sotto. Se si
setaccia, si tolgono le impurità eventuali, dopodiché si appiattisce e lascia ad
asciugare completamente. Si accende un fuoco, si mescola della sabbia asciutta con
una modesta quantità di calcina in polvere e si mette tutto a fondere in un contenitore
in mezzo alla carbonella (si può versare nel contenitore aiutandosi con una canna di
bambù aperta in due, come se fosse uno scivolo). Il tutto si fonderà in un impasto
denso e incandescente, che è vetro. La calcina è facoltativa ma abbassa parecchio il
punto di fusione della sabbia per ottenere il vetro; anche la cenere ha questo effetto
ma è più blando (la cenere migliore per il vetro e anche sapone è quella della pianta di
salicornia, “saltwort/glasswort”, una pianta molto diffusa che cresce lungo le zone
fangose e salate costiere: è cenere piena di alcalini. Le ceneri della pianta non si
confondono con le comuni ceneri se si mette in un contenitore messo sul fuoco: le
ceneri restano nel contenitore). La terza alternativa è quella di usare non la cenere ma
il carbonato di sodio (soda ash): la cenere si mescola con acqua e si mette a bollire
sul fuoco e filtra con un pezzo di stoffa. Il liquido nerastro filtrato si lascia asciugare e
resterà una polvere bianca simile alla calcina: essa è il carbonato di sodio di salicornia.
Quindi, o usi sabbia di mare +calcina in polvere/cenere possibilmente di
salicornia/carbonato di sodio in polvere possibilmente di salicornia. Il terzo ingrediente
facoltativo ma consigliato per abbassare il punto di fusione è il borace in polvere,
ottenibile da un minerale reperibile in natura. Il vetro, quando diventa completamente
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liquido, viene colato fuori dal contenitore e si può mettere in stampini per creare
oggetti o, se ci si soffia dentro, si ottengono oggetti cavi. L’ideale per fondere la
sabbia è un forno in mattoni che accentra bene il calore.

Per capire come si soffia il vetro e producono lastre secondo i 2 metodi base, guardare
i video. Per soffiare il vetro, in estrema sintesi, serve un tubo sottile di ferro cavo in
cui si soffia dentro e un oggetto lungo e sottile che si infila dentro: con una sua punta,
si raccoglie del vetro fuso e incandescente, con l’oggetto lungo e sottile si punzecchia
il vetro fuso così si buca e dunque, si soffia. In tal modo si possono creare vasetti e
bocce. A essi, se si attaccano pezzettini di vetro incandescenti e modellabili proprio
perché incandescenti, si può aggiungere una o un paio di maniglie. L’artefatto si
stacca ancora caldo con una grossa forbice, con cui si taglia anche il vetro
incandescente a pezzettini. Il vetro si modella, se si usa un utensile, con un paio di
pinzette molto lunghe e sottili, come quelle che si usano per le ciglia ma più lunghe e
grosse. Con un qualche tipo di pressa e formella, si possono ottenere forme
particolari. Per la lastra di vetro, il metodo più semplice è gonfiare del vetro fino a
formare una forma gonfia e lunga simile a un fagiolo di cui si riscalda l’estremità; se si
torna a soffiare, questo punto si buca. Si ottiene una specie di cilindro di vetro su cui
si pratica un’incisione. Se si riscalda, si apre da solo e stende. Dopodiché si tira dal
forno e si lascia asciugare. Per capire come si taglia il vetro (non è difficile), vedere il
capitolo apposito. Le lastre di vetro si usano non solo per le finestre, ma anche per
creare serre con i muri non di telo di plastica e telaio in legno a forma di casetta col
tetto appuntito (come colla, si potrebbe usare la resina fusa, altrimenti bisogna bucare
il vetro). Se si deve bucare il vetro tramite un qualcosa (una formella affilata, martello
e scalpello o un trapano a mano, qualunque cosa si usi), è meglio farlo mentre è
ancora molto caldo per evitare crepe e rotture.

Come produrre il borace


https://www.youtube.com/watch?v=o-IeJmXNWQs

https://www.youtube.com/watch?v=gAINCvodSC8

Il borace si trova in natura ma si può anche ottenere artificialmente: bisogna


mescolare del sale fine o bicarbonato di sodio con del detergente in polvere. In più, se
si desidera creare quello che sembra un curioso giocattolo, aggiungerci dell’acqua,
mescolare e aggiungerci la colla liquida. Si mescola energicamente finché la colla da
trasparente diventa bianca (ma la colla può essere già bianca in partenza) e infine una
specie di schiuma appiccicosa che si può impastare e modellare. Il materiale aggiunto
alla colla fa da attivatore (slime activator). Il borace si può usare per semplificare la
fusione della sabbia e calcina/cenere per produrre vetro.

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Tecnica di aratura di un campo con due buoi legati
all’aratro e produzione di un aratro da una bici
https://www.youtube.com/watch?v=Mdgn2KyDCYE

https://www.youtube.com/watch?v=HqSzrS6ksUM (produzione di un aratro)

https://www.youtube.com/watch?v=RAWamwKUqB8 (produzione del giogo parte 1)

https://www.youtube.com/watch?v=WLaQwchNJkw (produzione del giogo parte 2)

Il primo video è solo da osservare e fa utilizzo di due buoi.

Nel secondo, si vede come produrne uno da una grossa bici, il che è una strada
rapida: si prende la bicicletta e si taglia a metà: per la precisione, la parte posteriore,
cioè quella con il sellino e la ruota posteriore, non serve più, idem la catena. La parte
anteriore, avente la ruota anteriore e i manubri, si ribalta e le si attacca una punta in
metallo per arare. Il video è complicato da spiegare nei dettagli.

Nel terzo video, si mostra come si fabbrica il pezzo in metallo dell’aratro a partire da
una lastra sottile di ferro quadrata che viene riscaldata nella fornace fino a renderla
incandescente e viene incurvata a martellate fino a farle ottenere un aspetto
vagamente semi-cilindrico. Dopodiché si mostra come venga attaccata a un altro
pezzo tramite un chiodo e una guarnizione rudimentali. Il buco viene creato sulla
lastra e sul pezzo mettendoci uno scalpello sopra e prendendolo a martellate (se la
superficie metallica è sottile, si può creare in questo modo anche senza bisogno di
rendere incandescente il ferro o senza bisogno di creare il pezzo di ferro già con un
buco durante la colata). I due pezzi vengono uniti facendo passare il chiodo (è un
pezzo di ferro vagamente cilindrico) in mezzo ai due buchi a martellate, mettendoci la
guarnizione e prendendo i suoi bordi a martellate. Questo pezzo di ferro, che ara la
terra creando ampi solchi (un semplice cilindro di ferro dalla punta smussata o
appuntita creerebbe un solco più piccolo), si attacca al telaio in legno dell’aratro, di cui
esistono due modelli base: trainato a mano, come se fosse una bicicletta, e trainato
da uno o più buoi o cavalli. In quest’ultimo caso, si aggiunge un terzo componente, il
giogo.

Nel quarto e quinto, si mostra come creare i due pezzi di legno del giogo. Di base, è
un pezzo di legno diviso in due parti (superiore e inferiore) attraverso il quale passa il
collo dell’animale senza strozzarlo (prendere le misure aiuta). Ai lati ci sono altri 2
buchi ai quali, tramite corda, si lega l’aratro con telaio.

Fabbricazione di un innaffiatoio a partire da bottiglie di


plastica tappate
https://www.youtube.com/watch?v=z4Q-u_agZpE

https://www.youtube.com/watch?v=8qrL2ZBaU1U

Per innaffiare, di base si usa un contenitore pieno d’acqua che si versa direttamente
sulle piante. Ma, qualora non si abbia un innaffiatoio o serva innaffiare piante molto
piccole, bisogna regolare il flusso d’acqua. Pertanto, si può costruire un innaffiatoio
rudimentale: prendere delle bottiglie di plastica con tappo (possono anche essere

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enormi, per esempio quelle di olio o di detersivo) e perforare o il tappo o la bottiglia
nella zona vicina al tappo con un oggetto appuntito. La bottiglia si riempie d’acqua al
di sotto dei buchi (se sono sulla superficie della bottiglia), si tappa per bene e si
inclina (ed eventualmente stringe) per innaffiare; se ha un manico, è ancora più
comoda. Se si creano buchi grossi, ci sarà un getto grosso ma controllato. Se sono
piccoli, il getto sarà molto fine e, in base a quanti se ne fanno, sarà più o meno
ampio.

Tecnica base su come cucire a mano con ago e filo


https://www.youtube.com/watch?v=1FknfumFPX8

https://www.youtube.com/watch?v=ZvzMMcKHVR4

L’autore è un po’ imbranato con ago e filo, meglio guardare il video in silenzio.

Produzione del latte di soia interamente vegetale e


dell’okara
https://www.youtube.com/watch?v=wDdzSr7RqC8

Prendere della soia secca (assomiglia a dei ceci di colore giallo-marroncino, se alcuni
sono marroni si scartano) e metterla a bagno nell’acqua fresca per un giorno per
ammorbidire la buccia e la soia stessa. Se compare della schiuma sull’acqua, è
normale, idem se la soia si gonfia per l’idratazione fino ad assomigliare a dei piccoli
fagioli. Dopo un giorno, impastare la soia per tirare le bucce; se si impasta nell’acqua,
le bucce tendono a galleggiare, quindi si tolgono via facilmente e si possono usare
come compost. La soia dopodiché si può bollire in una pentola sul fuoco per 10/15
minuti per tirare via il retrogusto amaro e di pianta. La soia infine si tritura (altrimenti
si pesta con pestello e mortaio) e si mescola con acqua fresca. I due si impastano
finché l’acqua non diventa bianca come il latte: è il latte di soia interamente vegetale.
La soia, con un colino o coperta pulita o setaccio si estrae e si strizza. Ciò che ne
rimane, una poltiglia bianca molto addensata, in giapponese si chiama “okàra”.
L’okara si può mangiare siccome è ricco di proteine, fibre e calcio e si conserva in frigo
per 3 giorni; si usa pure nell’impasto del pane. Se il latte ha ancora uno sgradevole
retrogusto di pianta, si può bollire per alcuni minuti mescolandolo in continuazione per
non fare creare panna e per non fare attaccare il latte ai lati dell’attrezzo. Il latte di
soia si può anche condensare o usare per produrre un formaggio detto “tofu”. Il latte
si conserva in un luogo fresco per 2 mesi.

Produzione del formaggio di soia (tofu)


https://www.youtube.com/watch?v=IdGwL5dFgCQ

Il formaggio di soia è un’alternativa al formaggio di latte comune. Servono solo il latte


di soia e mezzo bicchiere d’acqua mescolato con mezzo bicchiere di succo di limone
come coagulante. Il latte di soia si porta a ebollizione mescolandolo in continuazione,
si spegne di colpo e si lascia raffreddare per 3 minuti. Dopodiché si versa il coagulante

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e si mescola. Quando il latte inizia a formare grumi, si lascia riposare per 10 minuti.
Dopodiché, si vedranno solo piccoli grumi in acqua quasi trasparente (se è ancora
color latte, si aggiunge altra acqua e limone). I grumi si raccolgono in un panno che si
pressa: uscirà poco liquido e i grumi, pressati e lasciati sotto qualcosa di pesante o
ammonticchiato che agisce da pressa, diventeranno una forma di formaggio (il tofu di
solito è rettangolare e, in delle ricette, si taglia a cubetti/quadratini) che si può
rinforzare se si infila nell’acqua fredda. Il formaggio si conserva per 2 settimane in
frigo o simili o nell’acqua fredda.

Produzione del latte di riso interamente vegetale e della


mucillagine di riso, del latte di mandorla, avena e
anacardio.
https://www.youtube.com/watch?v=CcJjPP-6vlg (latte di riso)

https://www.youtube.com/watch?v=WeZCMNB2YO0 (latte di mandorla)

https://www.youtube.com/watch?v=MTt_Mlj6YN8 (latte di avena)

Si può usare un qualunque tipo di riso; di base si usa quello bianco. Il riso si bolle
parecchio in una pentola sul fuoco fino a farlo diventare molto morbido. Serve molta
acqua perché evaporerà. Il riso poi si scola e si mescola con acqua e impasta finché
l’acqua non diventa torbida. Il tutto si strizza in un panno pulito per ottenere il latte di
riso. Si conserva in frigo o simili e dura da 2 a 5 giorni.

Il semplice riso molto cotto si può impastare con un cucchiaio e/o con le mani e/o
pestare dolcemente con un pestello e può diventare una pasta densa, la mucillagine di
riso, facile da mangiare. In Cina, si dava da mangiare ai bambini molto piccoli.

Il latte di soia e di riso hanno un metodo analogo per produrre il latte di molti
vegetali, come ad esempio la mandorla, l’avena e l’anacardio (le mandorle non devono
essere tostate o simili, sennò il latte ha un retrogusto di tostato. La buccia si può non
togliere. La polpa strizzata di mandorla e contenente ancora la buccia è grassa e
proteica e si può mangiare, tostare o spalmare. L’avena ha un aspetto piatto se è in
fiocchi tradizionali ed è meglio se è senza glutine; si tratta con acqua fresca, sennò si
cuoce, e se si frulla con un frullatore si frulla per poco tempo perché le lame che
girano producono calore a meno che si raffreddano tenendole al fresco. Anche la polpa
di avena è commestibile).

Dei dolcificanti naturali per il latte vegetale sono l’estratto di vaniglia mescolato con
un pizzico di sale, il miele, lo zucchero, la stevia lo sciroppo d’acero. Per capire quanta
acqua usare per l’estratto, bisogna calcolare che l’estratto deve stare dentro alla
bottiglia prescelta. Questo tipo di latte non si può usare per ricavare il formaggio
caseino, ma il latte di soia come già spiegato si usa per creare il formaggio vegetale, il
tofu. A volte il latte di mandorla viene additato come pericoloso o inutile, ma dipende
dagli sprechi durante la produzione e dalle sostanze nocive aggiunte a quello
industriale (lo stesso che può avvenire con qualunque prodotto). “Mandorla, avena,
ancardio” in inglese sono “almond, oat, cashew”.

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Costruzione di una zattera di canne di bambù e corda con
tettuccio e remo di bambù
https://www.youtube.com/watch?v=nt2eMWlLxsw

Guardare il video.

Costruzione di un pollaio e allevamento di galline ovaiole


https://www.youtube.com/watch?v=uZ7OVBHL4rs

Guardare il video. Ricordarsi di cercare le basi generiche di allevamento e informazioni


successivamente più mirate sui polli, sul loro mantenimento, riproduzione, malattie e
cure.

Produzione del lievito naturale dai datteri/uva passa/mela


https://www.youtube.com/watch?v=bM-GBUnnzGM

Serve acqua filtrata/distillata (non deve contenere cloro) a temperatura ambiente (se
bollente, uccide i microrganismi) e del cibo che contiene già lievito naturale come l’uva
passa, i datteri o una mela affettata in modo sottile non trattata con lo zolfo (per la
farina, vedi avanti) e dello zucchero bianco. Il contenitore con coperchio deve essere
sterilizzato con l’acqua bollente e, se si vuole, con una pulizia tramite bicarbonato di
sodio. Ebbene, si mette il frutto nel contenitore, si mette sopra un cucchiaio di
zucchero e l’acqua (basta anche solo metà contenitore). Il barattolo si chiude e si apre
una volta al giorno. Non deve essere chiuso in modo ermetico siccome deve passare
dell’aria: il lievito ha bisogno di ossigeno e di fare uscire la CO 2. Si conserva in un
luogo buio. Dopo pochi giorni l’acqua diventerà torbida e schiumosa: l’acqua contiene
lievito e si usa per fare lievitare pane, focacce, pasta per la pizza e dolciumi vari. Si
usa quando la schiuma diminuisce (deve almeno passare una settimana) e odora di
fermentato. Il frutto si può dunque tirare. Per ogni 4 bicchieri di farina si usa mezzo
bicchiere di acqua al lievito.

Produzione del lievito madre da farina e acqua distillata


https://www.youtube.com/watch?v=0wTt8VGyBdk

Il lievito madre sembra della pasta cruda ed è sempre rinnovabile, tant’è che si
chiama in inglese anche “sourdough starter”. Per ogni due cucchiai di acqua (meglio
se filtrata o distillata per evitare il cloro), si usano 3 cucchiai di farina (anche
comprata). Ebbene, si mescola l’acqua alla farina, si tappa il barattolo non troppo
forte e si mette al buio non in frigo ma a temperatura ambiente. Oppure la prima
volta, per aiutare il lievito, invece dell’acqua si usa il succo d’ananas (abbassa
l’acidità/pH). Il primo giorno si apre e rimescola 3 volte. Aggiungi acqua e farina ogni
giorno e mescola 3 volte al giorno per pochi giorni. Dopo pochi giorni, il lievito
assomiglierà a una pasta piena di buchi con aria e che farà odore di fermentato: il
lievito si è formato. Man mano che si usa, per esempio una volta a settimana, si
aggiungono farina e acqua (si “nutre” il lievito madre, come dice la parola “feed” in
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inglese) e sicuramente si apre il barattolo per fargli prendere aria. Se il lievito va a
male, sviluppa la muffa o puzza. Se sviluppa del liquido alcolico in cima detto “hooch”,
è normale ed è un prodotto della fermentazione e/o eccesso di acqua: si toglie e, per
nutrire il lievito, per una volta si usa meno acqua.

Produzione dei mattoncini d’inchiostro alla cinese (da


fuliggine e resina o gelatina)
https://www.youtube.com/watch?v=UYjN8E4LaOA (ricetta giapponese)

https://www.youtube.com/watch?v=aVH59VvPAGA (ricetta cinese)

https://www.youtube.com/watch?v=P582srfq_14 (ricette dal Medioevo al 1700)

Per ottenere il bastoncino d’inchiostro, si prende la fuliggine (quella ottenuta


bruciando il legno di pino o abete è tra le migliori, altrimenti si ottiene dalla bruciatura
di una piccola lampada ad olio messa sotto a un coperchio che si sporca di fuliggine),
la gelatina ottenuta dalla bollitura di ossa e pelle di animale come la mucca e cavallo
(bone glue) e del profumo se si vuole coprire l’odore di gelatina e inchiostro del
mattoncino. I cinesi anticamente usavano, invece della gelatina, la resina presa dagli
alberi aiutandosi con un coltello e fusa direttamente in pentolino sul fuoco. Ebbene, la
gelatina si fonde in un pentolino di acqua calda sul fuoco e si mescola a essa per
un’ora la fuliggine: per 6 parti di gelatina, 10 sono di fuliggine. Se si vuole, si
aggiunge del profumo. Si ottiene quindi un impasto nero e denso che si mescola.
Quest’impasto denso e colloso poi si estrae, si impasta a mano (per essere lavorabile
deve essere tiepida) e si versa e spinge a martellate dentro a una formella
rettangolare. Se serve, si tiene tiepido tenendolo in un sacco di plastica o trovando
modi per riscaldarlo leggermente e impastandolo in continuazione: per esempio, si
può impastare su un pezzo di ferro tenuto riscaldato. Si lascia infine raffreddare e
solidificare. Più si lascia ad asciugare, più il mattoncino è di buona qualità, ma di base
bastano circa 3-6 mesi in base alla grandezza del bastoncino (più è piccolo, meno
settimane servono). Il mattoncino è solidissimo ma basta scioglierlo se si bagna
un’estremità e si strofina su una superficie quasi levigata (può essere la pietra per
inchiostro prodotta con la pietra pomice incisa con scalpellini e coltellini). L’inchiostro
si raccoglie in una cunetta della pietra per inchiostro o in una scodella. Si scrive
intingendoci un bastoncino di bambù appuntito o rinforzato con un cappuccio di cuoio
o con un pennello. I bastoncini si conservano in un luogo fresco e buio.

La ricetta del Settecento dell’inchiostro liquido in boccetta è formata dalle mele di


quercia (una sostanza prodotta dalle querce per difendersi dalla vespa del fiele
quando tenta di nidificarci, è ricca di acidi tannini), solfato di ferro/vetriolo verde in
polvere (a partire da un cristallo) e gomma arabica come legante. La mela di quercia
peraltro rende l’inchiostro resistente all’acqua. Se l’inchiostro è troppo denso, si
aggiunge dell’acqua distillata. Nel Medioevo si usava il miele come addensante, poi
l’albume d’uovo e infine la gomma arabica, che peraltro non crea muffa (gli altri la
creano e si combatte aggiungendo alcol o vino rosso all’inchiostro). La gomma arabica
si prende dalle piante di acacia ed è anche commestibile.

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Produzione di un pennino per inchiostro interamente in
bambù
https://www.youtube.com/watch?v=fkPm6NGx0Hs

Guardare il video.

Scrivere con un pezzo di carbone


https://www.youtube.com/watch?v=T5_13OFfjas

Il video dà ispirazione per scrivere con un pezzo di carbone invece dell’inchiostro,


basta che la punta sia assottigliata (basta raschiarla con una lama)

Produzione di crema solare


https://www.youtube.com/watch?v=xkeXlASTBkw (gel di aloe e olio di cocco o di
oliva)

https://www.youtube.com/watch?v=P6S7Turdha8 (idem ma con aggiunta dell’ossido


di zinco)

https://www.youtube.com/watch?v=ZHV9z8dCNb0 (piante con sostanze analoghe alla


crema solare)

Il gel di aloe vera è già di suo una crema solare naturale. Secondo una prima ricetta, il
gel di aloe vera si mescola con una quantità dimezzata di l’olio di oliva. Per rendere
simili creme impermeabili si può usare la cera d’api fusa e lasciata poi a rapprendere
se non danneggia gli altri ingredienti. L’olio di agrumi va sempre evitato perché
fotosensibile, per il resto si possono aggiungere oli essenziali benefici per la pelle o
per profumare la lozione. Un ingrediente extra che si può aggiungere intanto che gli
ingredienti sono leggermente riscaldati in una pentola sul fuoco è un elemento chimico
che scherma la pelle dai raggi ultravioletti, l’ossido di zinco in polvere.

In generale, per proteggersi dal sole senza la crema, si può ripiegare sugli ombrelli,
cappelli con visiera (anche inzuppati di acqua, cosa si può fare anche con il cappello
conico asiatico), occhiali da sole e vestiti con colori chiari (rimbalzano molti raggi
solari; il migliore è il colore bianco, che li respinge tutti, mentre il peggiore è il nero,
che li attira tutti). Il solo gel di aloe o il solo olio di cocco spalmati sulla pelle bloccano
il 20% dei raggi ultravioletti, ma la protezione minima dovrebbe essere del 97% dei
raggi uv, ragion per cui si dovrebbero mescolare oppure optare per l’olio di semi di
carota, che da solo arriva oltre il 97%. Un altro olio molto utile che arriva quasi al
97% di protezione è l’olio di lampone rosso (gli oli possono pure mescolarsi tra loro).
Abbronzarsi con esposizioni via via più lunghe al sole (si può partire con massimo
15/20 minuti) evitando momenti della giornata come mezzogiorno, nel quale i raggi
solari sono perpendicolari al terreno e il sole è nel punto più alto del cielo (zenith),
aiuta la pelle ad abituarsi al sole, a proteggersi con la melanina e a non ustionarsi.
Quando la pelle si abitua, ci si può abbronzare pure con oggetti che riflettono il sole o
immergendosi prima nell’acqua salata (si pensi al bagno in mare): il sale sul proprio
colpo riflette i raggi solari. Alcuni cibi come l’avocado e il pomodoro aiutano

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l’abbronzatura. Il pericolo maggiore non è tanto l’ustione, quanto l’interazione tra DNA
delle cellule e i raggi ultravioletti: se il DNA impazzisce, potrebbe svilupparsi un
tumore della pelle.

Produzione di una rete da pesca senza telaio con il filo di


iuta
https://www.youtube.com/watch?v=sRJLAac86hg

Guardare il video per capire il tipo di nodo.

Produzione di un retino da pesca con manico


https://www.youtube.com/watch?v=Ncf9kxEJ0B4

Serve una rete da pesca abbastanza fitta e un telaio costituito da un manico e una
forma rotonda.

Produzione completa del cuoio secondo la tecnica dei popoli


canadesi
https://www.youtube.com/watch?v=SWUCC00yGd8 (Non vengono usati i trucioli di
quercia, ma il cervello di alce/moose brain, sapone e burro)

https://www.youtube.com/watch?v=JePHz7yVijk (produzione del cuoio con tannini


estratti dai trucioli di quercia)

Il procedimento si basa sulla pelle di alce ed è descritto in generale.

L’animale va ucciso e la carcassa va scuoiata, sennò si conserva congelata; si scuoia


tenendo della carne al di sotto: è più difficile che la pelle si rovini ed è più facile da
togliere. Se l’animale si uccide a colpi di arma da fuoco, la pelle si buca e rovina. La
pelle scuoiata va messa in un buco nel terreno e riempita di acqua tiepida e chiusa per
2 o 3 giorni: la carne si ammorbidisce, così si raschia via facilmente. La pelle viene poi
drenata e legata ben tesa a un telaio (servono per forza dei buchi ai margini) e la sua
parte interna, cioè la carne, si gratta via con un osso con a forma di lama larga e
smussata. Dopo 2-4 giorni di asciugatura, la pelle si rade dai peli con un raschietto. La
pelle poi si impregna nel lato in cui c’era il pelo di una miscela di sapone, burro e di
cervello di alce che, cuocendo, si spappola. Poi la pelle si piega e ci si mette una pietra
pesante sopra per due giorni. Poi si apre e si fa asciugare da quella miscela. Poi si
affumica: si costruisce una capanna conica in legno attorniata dalla pelle e dentro vi si
accende un fuoco che emette fumo. Il fumo deve colpire la parte che aveva i peli e
che è stata cosparsa di cervello, sapone e burro. Il legno marcio (per esempio di
abete rosso) è abbastanza buono proprio per ottenere fumo e deve essere controllato,
sennò la pelle si brucia. Si affumica per 2 giorni. Essa e si immerge nell’acqua tiepida
con rocce sopra per tenerla bene immersa per 2 giorni e si fa asciugare strizzandola e
“cullandola” aperta sopra un fuoco acceso. Se si affumica di nuovo, diventa resistente
all’acqua, sennò se a contatto con l’acqua diventa dura.

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Secondo una tecnica inglese, la pelle si immerge nell’acqua piena di tannini estratti
dai trucioli di quercia per ottenere il cuoio conciato (tanned leather).

Produzione di una lancia appuntita senza punta in pietra


smussata
https://www.youtube.com/watch?v=C_seRw05nA0

Per una lancia interamente in legno, si taglia con un’accetta, seghetto, coltello o
coltello colpito con un bastone un ramo dritto e sottile (deve essere più alto della
propria testa perché, se si poggia sulla spalla e si toglie oppure se si inciampa mentre
si tiene la lancia in mano, si rischia di farsi male al collo o alla testa) e si scorteccia
siccome la corteccia deperisce. Con una lama, si assottiglia un’estremità fino a fargli
una punta non troppo sottile (si spezza) e non smussata (non crea danno). La punta
poi, con un sasso levigato si leviga. La lancia è più resistente e dura di più se si mette
sul fuoco a togliere umidità dalle fibre (già la stessa levigatura crea calore e rinforza le
fibre). La punta è poi più scivolosa e capace di fare danni se si cosparge di sostanze
come il proprio sebo, olio, crema per le mani, burro cacao (chapstick) o grasso
animale. La lancia con la punta in pietra levigata e rilegata è più potente, ma la più
potente in assoluto è quella con la punta in metallo affilato (se necessario, si avvelena
con veleni anche naturali estratti da bacche, piante, animali come il serpente o si
avvelena intingendo la lama nelle proprie feci, che possono causare per esempio
un’infezione batterica).

Produzione di una lancia con punta in pietra smussata


https://www.youtube.com/watch?v=YQkP7KNrWq4

Servono un bastone (ci si può ispirare al capitoletto sopra, cioè alla lancia interamente
in legno) e una pietra dalla forma snella e allungata. Questa pietra si bagna e strofina
su un’altra pietra abbastanza levigata e si leviga su questa superficie (o sfregandoci
un’altra pietra sopra) fino a renderla più piatta, liscia e affusolata e farle ottenere una
punta. La sabbia aumenta l’attrito e aiuta a levigare la pietra. La punta si incastra in
cima a un bastone (il migliore è una lunga canna vuota, secca e resistente) e si legano
insieme legno e pietra con della fibra/cordicella annodata ben stretta. Si ricorda che,
in più, la resina fusa è un buon collante naturale.

Produzione della tavola cerata romana


https://www.youtube.com/watch?v=69WwEpZTh6c

https://www.youtube.com/watch?v=_RwR_nQ6SS4 (utilizzo)

Per produrre una tavola cerata (wax tablet), è sufficiente la cornice di una foto,
altrimenti si crea una cornice analoga interamente in legno o materiali simili. La
cornice si riempie di cera d’api fusa in un pentolino sul fuoco e si lascia rapprendere.
Questa tavola, conservata in un luogo buio, si incide con un oggetto appuntito con cui
si prendono appunti.

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Produzione di colori naturali per colorare e camuffare corpo
e edifici
https://www.youtube.com/watch?v=qZvEHTQ90yA (dalla terra, con farina come
addensante)

https://www.youtube.com/watch?v=0qorxIjPjfg (il verde dalle foglie di spinaci bolliti)

https://www.youtube.com/watch?v=xmOOcgoXrN4 (colori vari)

https://www.youtube.com/watch?v=nnxAzqvVvkg

https://www.youtube.com/watch?v=Q0dhvWA5iq4

 Per ottenere la vernice di argilla o di terre simili (e quindi varie sfumature e


gradazioni di marrone) si raccoglie la terra in esame, si setaccia per togliere
impurità, le zolle grosse si separano o si pestano con sassi o pestello e mortaio
e il tutto si tratta con un procedimento analogo a quello dell’ottenimento
dell’argilla dalla terra argillosa comune: la terra infatti a priori si bagna e
mescola con acqua e si mette in un sacco legato spremuto e lasciato ad
asciugare. Si otterrà dunque una sorta di estratto di terra chiamato “mastice di
argilla” (clay putty). Al mastice si mescola come addensante la pasta di grano
(wheatpaste), ovvero della farina mescolata con acqua fredda versata poi
direttamente a bollire in una pentola sul fuoco (bollendo, crea della schiuma, un
po’ come il latte). Quando la pasta di grano è ben concentrata (ma deve essere
liquida), si tira dal fuoco, si fa raffreddare e si mescola con il mastice di argilla.
Si otterrà dunque un impasto denso e colorato: la vernice d’argilla (clay paint).
Questa vernice si applica con un comune pennellone e può anche camuffare un
edificio per esempio se costruito nel medesimo terreno. Non impiega un tempo
eccessivo a asciugarsi, ma dipende anche dal vento e calore. Il marrone è utile
sia per mimetizzarsi con la terra che con la corteccia degli alberi e la sabbia. Il
marrone si potrebbe in teoria ottenere anche dal caffè e cioccolata, ma la terra
è sempre disponibile.

 Il verde naturale si ottiene dalle foglie (per esempio di spinaci) che vengono
bollite in una pentola con poca sul fuoco per alcuni minuti (mescolare ogni
tanto), strizzate in parte e rese poltiglia con pestello e mortaio. Il tutto si filtra
con un colino per togliere via liquido e addensarlo. Si otterrà della pasta verde
densa e del liquido verde entrambi utilizzabili (la pasta densa, se ben asciutta,
può seccare al sole e diventare polvere)

 Il rosso scuro (quasi rosso cremisi) naturale si ottiene dalla barbabietola: si


lava, si tolgono la parte superiore e inferiore (dove c’è la radice), si sbuccia e si
gratta con una grattugia dai buchi di grandezza media (né finissimi, né enormi).
La polpa di rapa grattugiata si fa seccare al sole per ¾ giorni. Seccandosi,
diventa molto scura ma il colore non viene comunque intaccato. I pezzi secchi si
pestano con pestello e mortaio fino a polverizzarsi. Se si filtra, la polvere sarà
finissima conservabile in boccettine. Se questo colore si mescola con l’acqua, si
ottiene un acquarello. Sennò, si addensa con grasso animale o olio. Tale colore
si può usare non solo per disegnare o pitturare, ma anche per camuffare il
proprio corpo o edifici.
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 Il verde sennò si ottiene semplicemente raccogliendo le foglie che, seccando,
restano ancora verdi (per esempio le foglie di spinacio o menta): dopo la
raccolta, si seccano al sole e si riducono in polvere.

 Il giallo scuro, quasi arancione molto smorzato si ottiene dalla buccia dei
mandarini e arance. Dalla polvere di arancia non trattata si ottiene anche il
dentifricio secondo una ricetta svedese.

 Il viola scuro si ottiene dal cavolo rosso, che si affetta e si mette a bollire in una
pentola d’acqua sul fuoco per 10 minuti a fiamma media. Si ottiene dunque un
liquido bluastro che, con l’aggiunta di poco bicarbonato di sodio, diventa
bluastro.

 L’arancione intenso si ottiene da una carota da cui sono tagliate le due


estremità, sbucciata e grattugiata. I pezzi come al solito sono lasciati a
essiccare al sole per 3 o 4 giorni. È normale che si scuriscano.

 Alcuni colori si possono ottenere anche tramite semplice mescolamento. Si


pensi al bianco e rosso, da cui si ottiene il rosa. Il bianco, in generale, permette
di schiarire i colori, tale per cui da un verde scuro e intenso si ottiene un verde
molto schiarito.

 Il nero si ottiene con la fuliggine o con la carbonella pestata e ridotta in polvere,


basta bruciare della legna in un tumulo di terra o in una stufa.

 Il bianco si ottiene in teoria dalla farina raffinata, ma si dovrebbe mescolare con


il grasso, non con l’olio (si otterrebbe l’impasto della pasta e pane all’incirca). In
alternativa, si ottiene dal gesso. Come terza possibilità, si ottiene dalla calcina
in polvere (attenzione: calcina, non calce viva! Se si mette l’acqua sopra la
calce viva, si rischia un’ustione! La calce viva deve essere già stata mescolata
con l’acqua).

 Il grigio si ottiene dall’argilla grigia o mescolando bianco e nero (in base alla
quantità dei due colori, si dosa la tonalità chiara o scura di grigio)

Ottenimento del grasso animale in forma cremosa


https://www.youtube.com/watch?v=tY9ZzJF5_xw (fa anche vedere il risultato finale)

https://www.youtube.com/watch?v=6oRfrYB1StQ

https://www.youtube.com/watch?v=M4UiZe4mjmg (viene purificato/filtrato due volte)

https://www.youtube.com/watch?v=ypRsO9KdxXk (trattamento specifico per il grasso


di rene di bue)

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Il grasso si ottiene dalla carne di animale ripulita, tipicamente sono zone bianche
invece che rosso scuro. Esse si tagliano via e separano totalmente dalla parte magra
della carne, si spezzettano/tagliuzzano e si mettono direttamente in una pentola sul
fuoco o nel forno preriscaldato a 100-120°C. Riscaldandosi, questo grasso solido
diventa liquido e simile all’olio (nel forno, ci impiegherà circa 4-5 ore; ogni tanto
mescola il contenuto); l’importante è che non si bruci. Se il grasso rilascia acqua, deve
evaporare. Il grasso liquido dunque si versa in un barattolo conservato al fresco; se
restano dei pezzettini cotti, si separano tramite un colino e si possono mangiare.
Rapprendendosi, il grasso diventa una specie di crema bianca. Il grasso animale
rappreso si usa per fabbricare sapone e candele oppure come ingrediente per le
creme, lubrificante o antiruggine naturale. Sennò si usa per friggere (ha un alto punto
di fumo) o come addensante per colori. Si conserva al fresco per 6 mesi, sennò
irrancidisce.

Il grasso del rene e lombi (kidney, loins) di bue è tra i più pregiati (si chiama “suet”,
in italiano “sugna”) e ha un trattamento tutto suo. La sugna si affetta e il tessuto
connettivo si toglie (se si fa restare, ha comunque un suo uso) insieme agli eventuali
vasi sanguigni. Dopo che i pezzi affettati sono ripuliti, si tagliuzzano in pezzi
piccolissimi. I pezzi si mettono in una pentola sul fuoco e si fanno sciogliere, ma la
pentola deve essere molto vicina o sospesa sopra il fuoco siccome la sugna non deve
cuocere ma deve sciogliersi nell’arco di alcune ore. Sennò si usa un fornello a fiamma
lenta. Ogni tanto si mescola. Dopo che si fonde, si filtra come al solito con un colino,
setaccio o un panno pulito. Se restano dei pezzi di tessuto connettivo, si possono
utilizzare come esca per pesci (fish bait). La sugna, dopo che si fa rapprendere, si può
impacchettare nella carta, come se fosse un panetto di burro.

Produzione di candele con grasso animale e stoppino


https://www.youtube.com/watch?v=U2BNUNLcQCM (inizia con la liquefazione del
grasso)

https://www.youtube.com/watch?v=XVUt1MYC_lk

Il grasso animale fuso, per esempio grasso di mucca, capra, maiale, cervo e alce (la
tecnica è indicata in un paragrafo apposito), a cui si possono aggiungere dei profumi
come l’essenza di lavanda (si rende profumato, ma non si può usare per altri scopi), si
versa direttamente in dei barattoli di vetro o alluminio vuoti (non devono essere
dipinti dentro con vernici nocive, possibilmente) insieme allo stoppino e si lascia
rapprendere. Si otterrà una candela di grasso animale e stoppino pronta per essere
bruciata. Più il contenitore è grande e grosso, più la candela dura ma serve più grasso
e uno stoppino più lungo in partenza. Lo stoppino, per rimanere dritto, si può ancorare
o incastrare in un qualcosa (uno o due oggetti) messo in cima al barattolo. Di solito, le
candele di grasso solidificato non puzzano ed erano più economiche di quelle di cera.

Produzione di candele con burro solido o fuso, sale e olio,


grasso, sapone, olio e vari tipi di stoppino testati
https://www.youtube.com/watch?v=7fFf-gtesH4

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Esistono vari modi per produrre le candele, oltre alla cera d’api fusa e colata in un
barattolo intorno a uno stoppino e alla candela interamente fatta di grasso animale. Il
terzo modo è quello di usare un pezzo di burro (se si vuole modellare, non deve
essere freddissimo): esso si buca con un oggetto molto sottile, per esempio un
bastoncino o uno stuzzicadenti, e dentro si inserisce lo stoppino, che può anche essere
un pezzo di carta da cucina passato sopra il burro e arrotolato in modo molto stretto
(ci si può aiutare a spingerlo nel burro proprio con lo stuzzicadenti). Ma la fiamma è
molto flebile. La carta, per rinforzare la fiamma e lo stoppino, si può arrotolare intorno
allo stuzzicadenti, che di fatto è in legno. In alternativa al burro, si può usare lo
strutto o il grasso vegetale (per esempio di palma) incluso il burro vegetale (ex. burro
di karitè): sono tutti e tre grassi alimentari.

Il quarto modo è quello di riempire un barattolino o simili di sale fine e olio vegetale
puro. Il tutto si mescola per esempio con una forchetta. Si crea un impasto denso di
sale e olio nel quale si inserisce lo stoppino. Se resta fermo, l’impasto è ben fatto. Uno
stoppino ottimo per questa candela è fatto di cotone bagnato nell’olio e arrotolato ben
stretto intorno, sennò si usa il classico stoppino spinto con uno stuzzicadenti. Sennò si
usa un pezzo di tovaglia tagliato e arrotolato e intinto nell’olio (la fiamma è molto
grossa).

Esiste un modo per allungare la durata di una comune candela alta e sottile di cera: si
infila in mezzo a un barattolo molto alto e pieno di burro vegetale cremoso (solo lo
stoppino resta scoperto) e le si dà fuoco. Simili candele possono anche durare un
giorno siccome si bruciano lentissimamente. Se questa candela si vuole tirare via dal
barattolo, si deve mettere sopra un contenitore di vetro come portacandela.

L’ultimo materiale per le candele è il sapone: si tagliuzza e fonde in un pentolino sul


fuoco e si versa in un barattolo con lo stoppino. Può essere sapone industriale o fatto
in casa con grasso animale o olio d’oliva mescolato con liscivia.

Produzione dello stoppino per le candele


https://www.youtube.com/watch?v=jbT6llFACik (filo spesso di cotone e cera d’api
fusa)

https://www.youtube.com/watch?v=XrflifL2dH4 (stoppino prodotto anche con borace)

Per produrre uno stoppino che resti perfettamente diritto, si prende del comune filo di
cotone, si scioglie in un pentolino sul fuoco della cera d’api anche spezzettata e si
immerge nella cera calda e liquida il filo di cotone, che sfrigolerà per alcuni istanti. Il
filo si gira per bene per inzupparlo di cera, dopodiché si spegne il fuoco, si estrae il
filo, si tende per metterlo perfettamente diritto e si lascia asciugare. Il filo, se servono
stoppini corti, si può tagliuzzare. La cera, siccome è un’esca per il fuoco usata anche
nel buddy burner, rende lo stoppino facilmente infiammabile. Siccome le candele si
possono fare con sapone, grasso animale, burro chiarificato oppure sale e olio, la cera
d’api è conveniente da usare solo per produrre stoppini o buddy burner.

Volendo, il filo di cotone si può prima immergere per un giorno nel borace con acqua a
temperatura ambiente e un pochino di sale fine (ogni 3 cucchiai di borace, se ne
mette 1 di sale). Poi si lascia ad asciugare e si immerge soltanto dopo nella cera d’api

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fusa. Il borace, come spiegato in una sezione apposita, si crea mescolando il detersivo
per piatti in polvere con il sale fine, qualora non si trovi in natura.

Produzione del filato di cotone con il fuso ma senza ruota


girevole
https://www.youtube.com/watch?v=bKAJTKvl0nE

Guardare il video. Bisogna avere un fuso (spindle) per ottenere il filato di cotone
(cotton yard).

Produzione di una slitta in legno per trainare massi


https://www.youtube.com/watch?v=Kdb0S6tCkkM

Guardare il video.

Costruzione di una balestra con dardi


https://www.youtube.com/watch?v=oksgEIgIQbo (parte 1)

https://www.youtube.com/watch?v=Zw4f301ueKc (parte 2)

Guardare il video.

Utilizzo del ferrocerio (ferro rod)


https://www.youtube.com/watch?v=a8jbc6_1304

l’acciarino, detto anche ferrocerio, è un bastoncino sottile di ferro e cerio che, se


sfregato con forza con la punta di una lama affilata o uno striker qualunque, provoca
scintille con cui si può accendere un fuoco. È un’alternativa al bastoncino spinto e
sfregato su un’asse di legno bucata e ai due pezzi di selce (pietra focaia) battuti
insieme. Si possono comprare a poco prezzo siccome di base sono piuttosto
economici. Ci sono vari modi di accenderlo: tenendo il bastoncino in mano
dall’impugnatura, appoggiando l’impugnatura sulla punta della scarpa o tenendo
poggiato il bastoncino sopra la superficie con il materiale infiammabile (come se la si
stesse perforando o pugnalando). Quando si generano le scintille, o si muove la lama
e si tiene fermo il ferrocerio o viceversa.

Costruzione di una casa dal tetto piatto con muri e tegole


in terracotta e struttura in legno
https://www.youtube.com/watch?v=P73REgj-3UE

https://www.youtube.com/watch?v=H0vs1-rOZ_Q Case tradizionali in India

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https://www.youtube.com/c/Thannal/videos L’intero canale in questione

Guardare il video. Nel video, si mostra anche come si fanno tegole ricurve di forma
vagamente semi-cilindrica: le tegole ancora non cotte si mettono sopra un ceppo di
legno rotondo e si piegano fino a fargli ottenere la forma desiderata. Se i muri non si
costruiscono in cemento e mattoni o sassi, si possono costruire interamente in argilla
densa ammonticchiata un po’ alla volta (si possono usare ancora sassi o mattoni,
ragion per cui si sostituisce il cemento con l’argilla anche mescolata con crusca o
paglia). Ma simili muri sono fangosi, meno durevoli e un acquazzone o terremoto li
distrugge facilmente. La cima di una porta si realizza mettendo l’argilla sopra un’asse
di legno (sennò ovviamente colerebbe per terra), come al solito. Se la casa è di fango,
si può sopraelevare con una base in sassi sennò in caso di acquazzone si può sfaldare
alla base. In più, serve un gradino davanti alla porta per bloccare l’ingresso
dell’acqua. I muri possono essere dipinti con colori particolari per mimetizzare la casa
anche con l’aiuto di piante. Oppure, per rendere i muri più resistenti, si possono
verniciare di calcina come si fa con alcune case rurali in India.

Costruzione di una casa (o ghiacciaia/burraia) con muri in


cemento e pietra e tetto in canne di bambù con resina
(e, a inizio video, di una scopa in bambù)
https://www.youtube.com/watch?v=4inMw8oTgGo (la costruzione della casa inizia al
minuto 6 circa)

La casetta, se si erige in un tumulo di terra scavato per ospitarla e se si interra quasi


interamente eccetto per l’ingresso (il tetto si ricopre di terra e erba/semi per
l’erba/foglie ecc.), può fungere da vecchia ghiacciaia o da burraia: siccome è ricoperta
di terra, non solo è sempre ombreggiata (dall’ingresso e/o da un buco come finestrina
entra della luce naturale), ma la temperatura sarà tendenzialmente sempre fresca e
costante. Si può usare come cella frigorifera.

In partenza serve il cemento, ovvero un misto di sabbia e calcina, e le pietre, che si


possono anche ottenere spaccando pietre enormi in pietre più piccole. La parte dove si
trova il pavimento si spiana e libera da alberi e simili. Poi si stabilisce il perimetro
della casa, si cola il cemento e si posa il primo strato di pietre e si ergono i muri; il
cemento si prende da un cumulo nelle vicinanze. In totale si fa un doppio strato di
pietre e cemento per ogni singola parete, sennò è troppo sottile. Per la cima della
porta, si poggia un’asse di legno sulla quale si mettono cemento e mattoni, idem per
la cima delle aperture che fungono da finestre. Come pavimento, la terra si può
ricoprire di uno strato levigato di cemento. Se davanti alla porta si costruisce una
specie di gradino, l’acqua non entra. Delle canne di bambù secche e ripulite dagli oli
possono fare da grata di protezione per le finestre se si mettono prima di iniziare a
mettere cemento e mattoni per la parte superiore della finestra. Per il tetto a punta,
quando i quattro muri sono costruiti, si costruiscono due punte triangolari, una nella
facciata anteriore e una in quella posteriore. Sopra di esse, in delle cunette create
apposta (non si mettono sassi dappertutto), si mettono dei pali tutti della stessa
lunghezza. Sui pali si stende un manto naturale e impermeabile che fa da tetto. Un
manto ideale è formato da canne di bambù fresche e della stessa lunghezza tagliate in
due verticalmente e appiattite a colpi di sasso. Si ottengono delle strisce verticali che

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si affiancano l’una all’altra e si intrecciano con altre strisce in orizzontale. Il tutto si
cosparge di resina fusa in un pentolino per rendere il tutto a prova di insetto e di
acqua. Con delle fibre, il tetto si fissa ai pali. In alternativa, si costruisce un tetto
verticale, tale per cui sul tetto si mette una specie di graticola o telaio costruito in
legno che viene poi ricoperto di cemento. Dentro la casa si possono creare o
precalcolare degli arredamenti: sedie, tavolino, una superficie sopraelevata per il
letto, angolo cottura, angolo per il focolare ecc. ma si prendono spazio. Se si mettono
delle assi di legno scortecciato, secco e coperto di resina per proteggerlo mentre si
ergono i muri con cemento e sassi, si fissano e creano degli scaffali rudimentali. Simili
casette si possono costruire per poi ricoprire sul tetto e tutt’intorno eccetto per
l’ingresso di terra e vegetazione per fungere da ghiacciaie naturali sul modello delle
burraie e antiche ghiacciaie. Oppure si costruiscono come capanno degli attrezzi, armi
e simili.

Produrre l’olio d’oliva in casa a partire da olive denocciolate


e pestate; produrre l’olio di avocado
https://www.youtube.com/watch?v=FUukpSC2Hrc (con le fruste elettriche)

https://www.youtube.com/watch?v=xGfgFnm7x7Y

https://www.youtube.com/watch?v=L1L5PWmPiDY (olio di avocado: 2 metodi)

L’olio d’oliva si può produrre (anche) senza particolari attrezzi o macine manuali o
macine enormi trascinate da uomini o bestie da soma: semplicemente, le olive
raccolte e ben selezionate si lavano, denocciolano (anche con lo snocciola-olive, sennò
si tagliano o pestano per renderle più arrendevoli e tirare il nòcciolo) e si riducono in
poltiglia marrone per esempio con pestello e mortaio. La poltiglia di olive si versa in
una pentola sul fuoco con un poco d’acqua e si fa riscaldare per 10 minuti mescolando
in continuazione. Infine, si cola in un panno pulito che poi si strizza: il succo nerastro
che esce è l’olio extra-vergine d’oliva (si specifica bene per non confonderlo con l’olio
di semi, di sesamo, di cocco… e con l’olio vergine d’oliva). L’olio si può depositare, per
cominciare, in un barattolo, caraffa, recipiente di vetro (si può vedere attraverso). Può
contenere polpa che si può togliere filtrando l’olio di nuovo con il panno o simili e
strizzando la polpa separata, ma un po’ di polpa non crea danni. L’olio, se esposto a
temperature fredde, può raggrumarsi esattamente come il miele, che a volte si
cristallizza e solidifica: è normale. La poltiglia di olive si può spremere più volte,
ottenendo l’olio vergine d’oliva, di qualità inferiore (ma della buona polpa di olive non
si spreca). La polpa di olive spremuta, detta “pasta di olive” (olive dough), si può
mangiare o spalmare. Se alle prime spremiture l’olio è marrone, deriva dai piccoli
pezzi di polpa che poi si depositeranno sul fondo, scoprendo l’olio giallo intenso in
cima. L’olio giallo si può separare con un cucchiaio dalla polpa finissima che si
deposita lentamente sul fondo del barattolo o caraffa o simili. Le olive usate possono
essere verdi, marrone e nere.

L’olio di avocado, nel metodo più semplice, è largamente analogo come procedimento:
si sbucciano degli avocado, si toglie l’enorme nocciolo e si pestano con pestello e
mortaio o simili (ma l’avocado è talmente tenero che si può anche strizzare con le
mani, esattamente come il burro a temperatura ambiente, le banane ecc.). La pasta di
avocado si stende su una superficie piatta metallica come una teglia e si lascia tre ore

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al sole a seccare siccome non deve contenere acqua; sennò ci si aiuta con altre fonti
di calore. Dopo 3 ore si sarà essiccata e sarà diventata verde scuro. Essa si gratta via
dalla superficie con un coltello, si mette in un panno pulito e si strizza con tutta la
propria forza sopra un contenitore: usciranno alcune gocce di liquido verde, che è
l’olio di avocado. L’olio si può estrarre più facilmente se l’avocado secco si mette in un
contenitore a mollo in una pentola d’acqua bollente: si riscalda senza entrare a
contatto con l’acqua.

Altrimenti la poltiglia di avocado non si secca ma si mette a friggere in una padella sul
fuoco fino a squagliarla; si frigge con olio di avocado che si mescola in continuazione.
Quando la poltiglia si scioglie e l’olio diventa verde scuro si scola su una coperta che
poi si strizza.

Come distillare l’acqua dolce per toglierle impurità chimiche


https://www.youtube.com/watch?v=-AhtVcnktOM

A volte, per produrre sostanze come l’alcol fatto in casa e simili, per non innescare
instabilità chimiche che danneggiano il prodotto finale bisogna distillare l’acqua con un
procedimento analogo a quello di desalinizzazione per ottenere l’acqua dolce/potabile
(per esempio, si distilla per toglierle sostanze disinfettanti come il cloro in riferimento
all’acqua di rubinetto). Il metodo base è prendere una pentola d’acqua, immergerci un
contenitore (può pure galleggiare), chiudere la pentola e metterla sul fuoco. L’acqua
distillata si accumulerà per condensa del vapore nel contenitore.

Produrre l’aceto di mele con mele, acqua distillata e


zucchero bianco; produrre il succo di mela fermentato e
riciclo dell’aceto madre
https://www.youtube.com/watch?v=Z9AeFZ5bFJk

https://www.youtube.com/watch?v=tPD148aV1Js

https://www.youtube.com/watch?v=53h7LmFJBso

Si prende dell’acqua e si distilla, dopodiché si affetta una mela pulita in fette sottili o
in cubetti/pezzettini (la buccia può restare) e si unisce all’acqua distillata in un
barattolo pulito (meglio se sterilizzato, così nulla interferisce con la fermentazione).
All’acqua e mele si aggiunge dello zucchero bianco e si mescola per innescare la
fermentazione (che parte prima se si aggiunge infine dell’aceto di mele già pronto,
aceto che peraltro impedisce la formazione di muffa) con un attrezzo lungo e sottile
per eliminare ogni tasca d’aria. L’acqua dovrebbe coprire tutti quanti i pezzettini di
mela. Il barattolo si lascia in una zona fresca e all’ombra. Ogni giorno il barattolo si
apre e si mescola il contenuto. Se si sviluppa della schiuma in cima è normale, è un
prodotto della fermentazione degli zuccheri in alcol: è normale, come anche il profumo
di alcol e l’intorbidimento dell’acqua. Quando la schiuma copre completamente la
superficie, formerà una specie di pellicola solida di cellulosa formata dai batteri detta
“aceto madre”. A questo punto l’aceto è quasi pronto e non serve più mescolare.
Quando il sapore è quello desiderato (bisogna aspettare da una settimana a un mese),

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si toglie la madre e si utilizza, se si usa come condimento (è anche antiruggine
siccome è una sostanza acida, può sbiancare i denti e si usa anche per conservare i
sottaceti, cioè dei vegetali affettati o interi: cetriolini, capperi, peperoni, cipolline,
verze, funghi, melanzane, zucchine, carote e cavolfiori). Le mele lasciate a macerare e
fermentare si possono conservare, idem l’aceto madre. L’aceto madre si può
riutilizzare per accelerare la formazione dell’aceto nuovo in alternativa all’aceto già
pronto. Se l’aceto non si è ancora formato (si capisce dall’odore blando di aceto e dal
liquido troppo torbido e non trasparente) e/o si conserva chiuso anche per dei mesi o
anni per esempio nelle botti: esso stagiona e invecchia. Se si vuole utilizzare subito,
anche solo 1 o 2 mesi bastano. Il colore diventa sempre più scuro man mano che
invecchia, ma di base è giallastro essendo aceto di mele; si formerà poi di nuovo la
madre dell’aceto. Dall’aceto si ottiene anche un balsamo utile per produrre cosmetici,
profumi e medicinali (da questa caratteristica deriva il termine “aceto balsamico”).
L’aceto si conserva in un posto buio, per esempio dentro all’anta di un mobile, e dura
anni.

Quanto al succo di mela fermentato, che però non è aceto, si ottiene riciclando i pezzi
di mela usati per produrre l’aceto di mela. Infatti essi si possono togliere, mettere in
un altro barattolo pulito e sterilizzato e ricoprire di succo di mela fresco. Si chiude e,
dopo 3 giorni di fermentazione, si filtra il tutto: si otterrà del succo di mela
fermentato. E’ nutriente, saporito, pieno di batteri salutari e ha una quantità minima
di alcol. Le donne incinte e i bambini molto piccoli devono astenersi dall’alcol in
qualunque forma.

La madre dell’aceto si può usare per accelerare la formazione dell’aceto sia in


composti di acqua, zucchero e mele che in un semplicissimo succo di mela: il barattolo
si chiude in modo blando per fare filtrare l’ossigeno e si lascia a fermentare per due
mesi.

Produrre l’alcol etilico con acqua distillata, zucchero bianco


e lievito e la camera d’aria (airlock)
https://www.youtube.com/watch?v=txm7eu8KxVI

Serve una damigiana di vetro pulita e sterilizzata (o un contenitore anche in plastica),


acqua distillata, zucchero bianco e lievito. Si usa l’equivalente di mezza bustina di
lievito in polvere e 0,25kg di zucchero per ogni litro di alcol che si otterrà (attenzione:
l’acqua nella damigiana cambia di volume se si aggiunge lo zucchero: non riempirla
tutta). Ebbene: l’acqua distillata si bolle su una pentola sul fuoco e, quando bolle, si
aggiunge lo zucchero e si mescola finché non si scioglie completamente. Quindi
togliere la pentola dal fuoco e fare raffreddare il tutto (se si continua a cuocere, si
ottiene altrimenti il caramello). Pertanto il liquido si versa nel contenitore preparato.
L’acqua e zucchero deve essere raffreddata e a temperatura ambiente. Dopodiché si
versa il lievito. Se l’acqua è bollente, i batteri nel lievito muoiono (lo stesso avviene
con la flora batterica nella preparazione dello yogurt). Se c’è una preparazione
particolare per il lievito in dei tempi precisi (se si compra in bustina, ci sono le
istruzioni), si prepara come illustrato e nei tempi richiesti. Ad ogni modo, il lievito va
messo nell’acqua e zucchero. Il composto si mescola con una bacchetta sterilizzata.
Come tappo, si usa la camera d’aria (airlock) riempita d’acqua, che si usa per fare

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fermentare numerosi alcolici, per esempio il vino di riso (sakè) e la birra: l’airlock,
come il nome stesso indica, non lascia entrare ossigeno ma fa traspirare la CO 2. Nel
tempo, si vedranno delle bolle nella camera d’aria derivate dalla fermentazione: è un
normale gorgoglìo da fermentazione. L’airlock si trova comunemente in giro a prezzo
molto basso anche in set di più pezzi in plastica: il prezzo supera di poco i 10€, come
per il ferrocerio/acciarino. La bottiglia si conserva in una zona fresca e buia, siccome il
calore del sole potrebbe interferire. Dopo alcune settimane, l’acqua apparirà torbida. A
quel punto, l’alcol etilico è quasi pronto: si distilla il liquido ottenuto per separarlo
dall’acqua e renderlo più puro (al massimo si raggiunge una purezza intorno al 95°).
L’etanolo bolle a 78°, l’acqua a 100°.

Produrre la crema pesante, panna montana, burro,


siero/”latte di burro”, burro chiarificato e latte solido a
partire dal latte crudo o intero
https://www.youtube.com/watch?v=JzKAvE8OP1I (crema pesante)

https://www.youtube.com/watch?v=fUmqC6vwWoY (crema pesante 2)

https://www.youtube.com/watch?v=Tj_bvpEbgjc (crema pesante 2)

https://www.youtube.com/watch?v=8elrr2tRWJY (panna montata con una frusta


girata a mano)

https://www.youtube.com/watch?v=Nqjw3jOmIEU (panna montata in un barattolo


agitato)

https://www.youtube.com/watch?v=Ap76J9CYMHs (burro e siero dalla crema in un


barattolo agitato)

https://www.youtube.com/watch?v=qKU4nynlIgo (3 modi per produrre il latte di


burro)

https://www.youtube.com/watch?v=jDq269e6w_c (ricapitolazione; con le fruste


elettriche)

https://www.youtube.com/watch?v=3a75ObmDsYM (burro e siero in un barattolo


agitato a mano)

https://www.youtube.com/watch?v=rt4eoqdXQdk (chiarificazione del burro comune)

https://www.youtube.com/watch?v=6l7fma_5n-I (chiarificazione del burro comune 2)

https://www.youtube.com/watch?v=yEABskmQVok (a fine video, mostra il burro


chiarificato)

https://www.youtube.com/watch?v=xsNhk0u-WcU (candela fatta con il burro


chiarificato)

 Per la crema pesante (heavy cream), che a sua volta è l’ingrediente base per
ottenere la panna montata e successivamente il burro con siero e il burro
chiarificato, serve il latte crudo o intero (entrambi contengono la parte grassa
del latte siccome non è né parzialmente né completamente scremato, ma quello

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intero ha già subito un primissimo trattamento). Se il latte è omogeneizzato,
non si formerà la crema pesante. Il latte si mette a bollire sul fuoco
mescolandolo ogni tanto e, da quando bolle e si forma la schiuma, si tiene per
15 minuti, dopodiché si tira e si fa raffreddare (se si sceglie un posto molto
fresco, si raffredda prima) per 3 o 4 ore. Dopodiché, quando è completamente
raffreddato, si formerà una piccola patina: essa si raccoglie ed è la crema
pesante. In fondo, resta il latte che si può bollire di nuovo. La crema pesante si
conserva in un luogo fresco, a meno che si vuole inacidire apposta per creare la
panna acida.

 Per la panna montata (whipped cream) o “crema Chantilly”, serve la crema


pesante fredda e una frusta in metallo (whisk). Si mette in un recipiente e si
mescola energicamente per montarla, cioè per riempirla di aria che la rende da
crema a spuma. Se si mescola troppo, inizia a ingiallire e diventare burro. Se
non si hanno le fruste, si mette la crema pesante fredda in un barattolo di vetro
freddo (va tenuto al fresco) riempito a metà, si chiude e si scuote finché non si
ottiene la panna montata. Il freddo aiuta la panna a montarsi, cioè a riempirsi
di bolle d’aria. Anche l’albume dell’uovo si monta in barattolo agitandolo. La
panna è montata se, agitando, non senti più rumore. In più, essendo piena
d’aria, è leggera, non è “crema pesante”.

 Per il burro a partire dalla crema pesante, si sbatte la crema energicamente e


con un altissimo numero di ripetizioni al minuto con la frusta o si agita in un
barattolo (non serve per forza la temperatura fresca, anzi, se avviene ad
almeno 30° il processo è aiutato) finché non si monta e diventa giallastra: inizia
a spuntare il burro. Quando la crema non è più montata, è interamente
giallastra (oppure bianca ma estremamente compatta) ed emette del liquido
biancastro dalla consistenza simile allo yoghurt, si strizza a mano o con l’aiuto
di un panno pulito (o della garza da cucina/cheesecloth): la parte cremosa che
si ottiene è il burro, mentre il liquido è il siero di latte o “latte di burro” o
“latticello” (whey/buttermilk). Il siero di latte si può usare per ammorbidire
torte, pizza, pane e simili o, pure se acidulo, si può bere perché nutriente; in
ultima alternativa, lo possono bere pure i gatti. Il burro si sciacqua con l’acqua
per togliere il siero restante, si ammucchia in un panetto o pallina incartata e si
conserva al fresco (sennò si usa un barattolo o vaschettina di plastica, come
quella industriale in cui si conserva la crema di formaggio spalmabile) o in
bicchieri e simili. Il burro si può anche modellare e pressare con l’aiuto di una
formella apposita o improvvisata. Il burro ottenuto corrisponde a metà della
panna, grossomodo; l’altra metà è siero.

 Un altro modo di produrre il latte di burro è prendere il latte intero e mescolarlo


in un barattolo con del succo di limone o aceto di qualunque tipo tranne quello
balsamico: il latte nel barattolo chiuso verrà infatti raggrumato, come avviene
nella produzione di tofu dal latte di soia vegetale. Bisogna aspettare circa 10
minuti per farlo raggrumare. Dopodiché si agita il barattolo. Il latte di burro
ottenuto con sostanza acida è pronto.

 Infine, il burro prodotto è sempre non chiarificato. Il burro, se si scalda (vedi


avanti), si trasforma infatti in burro chiarificato. Quest’ultimo ha il vantaggio di
avere un punto di fumo più alto, quindi resiste ad alte temperature prima di
bruciarsi; è anche il migliore per fare le candele con il burro se si opta per il

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burro: in Tibet, per esempio, le candele votive tradizionali sono dei calici
riempiti di burro di latte di yak chiarificato. Vi si può pure bagnare lo stoppino
se è di cotone (per farlo stare in piedi nel burro chiarificato, la base è rotonda e
gonfia). Il burro chiarificato (ghee) si produce sciogliendo il comune burro
(meglio se non salato) in una pentola sul fuoco tenue e possibilmente non
mescolando. Si creerà della leggera schiuma in cima derivante dalle proteine
del poco siero in esso contenuto. Se si tolgono con un colino o cucchiaio e si
lascia depositare una parte solida in fondo detta “latte solido” (milk solid), il
liquido giallo-arancione in cima si cola in un altro contenitore e si separa
dunque dalla componente solida. Il liquido in questione è il burro chiarificato,
che sembra olio ma che si rapprende al fresco (assomiglia vagamente al miele
leggermente cristallizzato). In alternativa, si cola il burro chiarificato attraverso
un panno pulito e si strizza se eventualmente ci finisce un poco di latte solido
dentro. Il latte solido rimasto si può usare come crema spalmabile o come
condimento del purè di patate. Anche la schiuma tolta si può spalmare per
esempio sopra il riso caldo, avena, pancakes…

Produzione della crema di formaggio o ricotta salata a


partire dal latte intero e aceto/limone e produzione
annessa di siero di latte
https://www.youtube.com/watch?v=utyzDUrd2Bw (senza la scorza tenera di
formaggio)

https://www.youtube.com/watch?v=L4ZBGX-6xug (con la scorza tenera di formaggio)

Siccome la crema di formaggio, come per la crema pesante, panna montata e burro si
basa sulla parte grassa del formaggio, si usa il latte crudo o intero. Il latte intero si
mette a bollire in una pentola su fuoco mescolandolo in continuazione finché non inizia
a bollire. Impostare dunque una fiamma media. Come addensante, si uniscono 3
cucchiai di aceto ogni litro di latte o, in alternativa, si usa il succo di limone.
Continuare a mescolare. Il latte inizierà a raggrumare, separandosi in grumi detti
“cagliata” (curds) e in siero di latte. Togliere dal fuoco la pentola, coprirla e lasciarla
riposare per un quarto d’ora. La cagliata si separa dal siero tramite un colino e/o
tramite un panno pulito, tipicamente il panno di garza da cucina. La cagliata dunque si
strizza e compatta. Il siero di latte si può conservare e usare, ma non è esattamente
latte di burro siccome è ottenuto direttamente dal latte e non dal burro strizzato,
entrambi di fatto sono siero. Il formaggio si può condire con grani di pepe o
peperoncino tritato e aromi se si inseriscono nella cagliata prima di compattarla. Si
conserva al fresco per una settimana oppure si taglia a dadini e si conserva nell’olio di
oliva con a mollo, se si desidera, del pepe, sale, spicchi d’aglio crudo, peperoncino e
rosmarino. Se alla cagliata si aggiunge il sale fine, non diventa più una semplice
crema di formaggio ma si ottiene la ricotta salata.

Esiste un terzo addensante per ottenere la crema di formaggio o ricotta salata: si usa
la scorza grattata di un formaggio (deve essere scorza tenera che si gratta via con
facilità estrema e non coperta di muffa). Essa infatti contiene un ingrediente chiave
del classico formaggio duro, cioè il caglio (rennet), che si ottiene dal latte digerito
nello stomaco di un agnellino non ancora svezzato (contiene particolari enzimi che

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formano la cagliata per il formaggio duro). La scorza quindi si usa al posto del limone
o aceto. Dal siero, che contiene ancora del caglio derivato dalla scorza, si può ottenere
altra crema di formaggio o ricotta salata: si può pensare come un siero madre. La
ricotta salata si può tenere al fresco e si può stagionare anche per un mese.
Stagionando, ingiallisce leggermente e si riempie leggermente di muffa in superficie.

Il quarto e ultimo addensante è il caglio vegetale (vegetable rennet), utilizzabile al


posto del caglio animale.

Produzione del latte condensato dal latte qualunque


https://www.youtube.com/watch?v=V5pddQGbHKQ (in hindi ma con sottotitoli)

Mettere il latte in una padella riscaldata sul fuoco a fiamma alta e mescolare in
continuazione. Se si mette subito dello zucchero abbondante come dolcificante, esso
in più lo renderà più cremoso. Quando il latte bolle e si riduce di metà circa,
continuare a mescolare e, se si vuole, aggiungere un pizzico di bicarbonato di sodio
(aiuta a renderlo cremoso), che in un primo momento creerà una schiuma che poi
andrà via da sola. Dopo 5 minuti, si può spegnere (ma si deve continuare a mescolare
il latte che si raffredda). Quando la crema ha la consistenza desiderata (il colore è
giallo pallido), si mette in un contenitore messo al fresco.

Produzione del latte in polvere dal latte condensato


essiccato e produzione del latte di burro in polvere
https://www.youtube.com/watch?v=Ymm1RUxwyVc

https://www.youtube.com/watch?v=Yvgu_Wv6KrE (uso del latte in polvere)

https://www.youtube.com/watch?v=pkFrqVxUWvk

https://www.youtube.com/watch?v=jb9KxD2HQEw

Si parte dal latte condensato o dal suo ottenimento: quando la consistenza diventa
cremosa, si continua a riscaldare ancora in una padella sul fuoco: da crema, diventerà
una pasta densa simile alla pasta cruda. Quindi, si spalma anche aiutandosi con un
mattarello o oggetto cilindrico qualunque (ex. una canna di bambù o un barattolo)
sulla carta da forno messa su una teglia (o sul fondo di una pentola o su simili
superfici metalliche pulite o su un contenitore dal fondo piatto e foderato di alluminio)
e si lascia ad essiccare anche al sole (sennò si usano altre fonti di calore). Volendo,
invece di spalmarlo, si può tagliuzzare in quadretti (basta incidere linee orizzontali e
poi verticali o viceversa). Si otterrà dopo alcune ore una crosta totalmente essiccata
anche all’interno che si gratta via e che si polverizza prima con le mani e poi con
pestello e mortaio. Se si scrostano i grumi più grossi e si nota che all’interno sono
ancora umidi, lasciare essiccare ancora. Se si lascia il tutto a essiccare all’aperto,
coprire con un panno ancorato a dei sassi o avvolgere il tutto con una rete
antizanzare.

Il latte in polvere si scioglie versandoci sopra dell’acqua bollente e mescolando. Si può


anche aggiungere al tè, caffè e cioccolata caldi. Il tè con latte è un’alternativa del tè al

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burro tibetano (il burro si mette e mescola mentre il tè bolle, sennò galleggia quasi
tutto in superficie), che si può anche salare e usare per bagnare il pane, come se
fosse una zuppa.

Anche il siero di latte si può condensare e ridurre in polvere ma, se si scioglie con
l’acqua calda, non si può usare come siero madre per formaggi e simili ma si può solo
dare da bere a persone e gatti.

Produzione del caglio vegetale di fico o ortica o cardo e


foderazione del formaggio con le foglie di ortica
https://www.youtube.com/watch?v=ciXBl9m4rg0 (caglio di fico)

https://www.youtube.com/watch?v=_3Pck1uCam8 (produzione della pampanella


pugliese, una crema di formaggio molto morbida, con due gocce di caglio di fico)

https://www.youtube.com/watch?v=qpVrJDddJYg (produzione del caglio di ortica, ma


è applicato al latte vegetale, per cui basterebbe il limone o aceto siccome non ha
caseina)

https://www.youtube.com/watch?v=Ua1rufEAnKE (foderazione del formaggio di


Cornovaglia con le foglie di ortica bagnate)

https://www.culturesforhealth.com/learn/cheese/make-thistle-rennet-cheesemaking/
(articolo su caglio di cardo)

https://www.youtube.com/watch?v=E1nWVn9Q4VE (produzione di formaggio duro)

Il caglio è l’ultima sostanza con cui si addensa il latte e si forma la cagliata che,
strizzata, diventa formaggio duro o crema di formaggio, che eventualmente può
diventare ricotta salata. Il caglio animale, tale per cui ogni volta si deve squartare un
vitellino per aprirgli lo stomaco, si può sostituire con due tipi di caglio vegetale: il
caglio di fico e il caglio di ortica. Il caglio di fico, semplicemente, è la linfa del fico (“fig
sap”) se non è secco: ha un colore bianchissimo ed è detta anche “latte di fico”. Si
estrae staccando una foglia verde di fico includendo il gambo della foglia (leaf stem) e
spremendo il gambo (non confondere il gambo della foglia con il picciolo del frutto).
Oppure, si fa lo stesso con un frutto di fico staccato includendo il picciolo (petiole). La
linfa di fico si può usare in modo diretto e quindi liquida oppure si può depositare su
un pezzo di garza sterile e li lascia essiccare. La garza si passa anche sul ramo
siccome cola anche dal punto in cui è stato tirato il picciolo. Il formaggio avrà un
gusto leggermente più amaro a quello formato con il caglio animale. La foglia di fico
verde, se aggiunta a una zuppa, le dà un retrogusto di fico.

L’alternativa al caglio di fico è il caglio di ortica, che è anche una pianta medicinale.
Esistono 2 modi di farlo e, a monte, servono solo le foglie di ortica, che si possono
strappare o tagliare dal gambo maneggiato con i guanti o preso in mano tenendo
qualcosa di isolante tra le dita, per esempio un pezzo di carta, una foglia spessa ecc.
Il primo modo è quello di pestare e triturare le foglie con pestello e mortaio e di
estrarre il succo di ortica, un liquido verde scuro. Il secondo modo è di produrre il tè di
ortica, tale per cui sulle foglie spezzettate in un bicchierino si versa l’acqua calda. Le

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foglie, appena si ammorbidiscono, si pressano e riducono in poltiglia. L’acqua dunque
si colorerà di marrone. Il migliore dei due è il succo puro di ortica.

Le foglie di ortica, oltre a essere usate come ingrediente, medicina e caglio, si usa
anche come fodero del formaggio: le foglie grandi ben lavate si passano nell’acqua e
si spennellano sopra il formaggio e dunque si fissano in modo molto aderente su di
esso. Tutta la superficie del formaggio deve essere ricoperta. Nel tempo, si copriranno
di una leggera muffa ma il formaggio verrà preservato e avrà un retrogusto di ortica.

Il caglio di cardo (un’erba selvatica infestante che produce un fiore viola), utilizzabile
solo con il latte di capra, si ottiene raccogliendo gli stami, ovvero la parte viola,
facendola essiccare e pestandola con pestello e mortaio fino a ridurla in polvere. La
polvere si mescola con l’acqua tiepida (non calda, sennò uccide gli enzimi) e, dopo 10
minuti, si riempie di enzimi siccome diventa marrone e torbida. Il liquido si cola e filtra
dalla polvere di cardo ed è caglio di cardo. Si conserva chiuso in un barattolo in frigo.
Se non si usa subito, è meglio conservare gli stami secchi in un barattolo chiuso
ermeticamente e messo in frigo.

Anche dall’achillea millefoglie e dalla malva si ottiene la caglia.

L’ultimo tipo di caglio è quello microbico, producibile per esempio dalla purificazione
industriale e fermentazione di un fungo detto (rhizo)mucor miehei. Il mucor è una
famiglia di muffe e il mucor miehei si trova sulla muffa sulla superficie esterna del
formaggio. Il mucor cresce tra 24 e 55°.

Se si vuole produrre il formaggio duro, bisogna usare il caglio non vegetale, uno
starter/coltura messo prima del caglio (si può usare il latte di burro o del siero di
formaggio prodotto con caglio animale, sennò si usa la coltura di fungo mesofilo non
patogeno) e bisogna pressarlo per comprimerlo bene e togliere molto bene tutto il
siero. Come pressa si può usare un macchinario o, se per esempio il formaggio viene
messo in un contenitore rotondo, un oggetto rotondo pulito e riempito di sassi o pezzi
di metallo come peso poggiato sopra il formaggio. Volendo, si può mettere un peso
non cavo sul quale ci si siede.

Attenzione a non confondere il limone con il lime (“làim”): il primo è giallo, il secondo
è più piccolo e verde.

Come fare il caffè e il tè senza macchina elettrica e senza


caffettiera
https://www.youtube.com/watch?v=lkOgYXhPUdg (con il panno)

https://www.youtube.com/watch?v=JWPFME-5fQI (con il colino)

https://www.youtube.com/watch?v=F898rbUvzV4 (tè)

Prendere una tazza o grosso bicchiere, mettere un panno pulito in cima, riempirlo di
caffè in polvere, fissarlo con qualcosa ai lati del bicchiere o tenerlo fermo con una
mano. Bollire dell’acqua in un pentolino o teiera sul fuoco (possibilmente poco più
dell’acqua che la tazza riesce a contenere) e versarla sul panno contenente il caffè. Il
panno fungerà da filtro rudimentale. Il panno infine si toglie e si strizza. I fondi di
caffè si usano per formare il compost. Il secondo modo è prendere una tazzina con

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acqua calda, buttarci dentro direttamente il caffè e mescolare per poi svuotare tutto in
un’altra tazzina con un colino in cima. Se si ha la caffettiera, comunque si può fare del
caffè senza fare affidamento totale all’energia elettrica. Lo zucchero sia bianco che di
canna addolcisce il caffè ma, se interessa solo la caffeina come stimolante, non è
strettamente necessario.

Il metodo appena esposto per il caffè tramite il panno pulito si può usare per bere il
tè: è sufficiente avere il tè già secco e sbriciolato o in polvere fine, come spesso si
trova nelle bustine. Se il tè è in forma di un bandolo di foglie completamente essiccate
e annerite, basta metterle direttamente in una tazza vuota (deve avere un coperchio o
simili) e versarci sopra l’acqua calda; la tazza si copre con un coperchio, si guarda
ogni tanto se l’acqua si colora e, quando è pronta, si sversa il contenuto in un’altra
tazza (il coperchio trattiene le foglie idratate). Al posto della tazza vuota, si può usare
una teiera con coperchio e becco stretto: anch’essa trattiene le foglie idratate. Se il tè
è di colore nero, serve l’acqua bollente, sennò basta qualche grado in meno.

Come produrre l’olio di noci


https://www.youtube.com/watch?v=bsj3qJOSRYU (non è in inglese ma si capisce)

https://www.youtube.com/watch?v=mA3GToQrSGA (qui si usa una pietra calda al


posto della padella)

https://www.youtube.com/watch?v=gFIrfMmccoA (inizia a 4:20 circa)

https://www.youtube.com/watch?v=ECeRl_Bmdbk

L’olio di noci è sia un genere alimentare che un olio che si spalma sul legno secco
versandolo su un panno e strofinandolo sopra in modo da proteggerlo (ci sono varie
soluzioni e, a loro volta, più tipi di olio: olio di semi di lino, olio di noci e olio di tung).
Ebbene, si prendono delle noci e si spaccano con lo schiaccianoci, sassi, mattoni o
martelli per estrarre il frutto (la buccia si può usare come combustibile o esca per il
fuoco, “tinder”). Il frutto (da ora in poi si indicherà come “noce”) con pestello e
mortaio si riduce in polvere fine. Essa si può tostare mettendolo in una padella sul
fuoco e mescolandolo in continuazione per mezz’ora per dargli una forte aroma se si
usa come genere alimentare, altrimenti non si tosta. Dopodiché, la polvere di noce si
mette una padella sul fuoco mescolata con un cucchiaio di sale fine e si mescola ogni
tanto. La polvere, riscaldandosi, diventerà un impasto denso che, quando non è
bollente e quando inizia a emettere liquido se strizzato, si estrae e si spreme tramite
un panno (per esempio, la garza da cucina) sopra un contenitore. Si otterrà un liquido
giallo e oleoso: è l’olio di noce. La pasta di noce si può conservare per dare un
retrogusto di noce agli impasti, sennò si usa come mangime per bestiame. L’olio di
noci non va esposto in zone luminose perché è sensibile alla luce. Sennò si inscatola in
una lattina o simili.

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Come proteggere la frutta dalla muffa
https://www.coltivazionebiologica.it/muffa-agrumi/#:~:text=Come%20prevenire
%20la%20muffa%20degli%20agrumi&text=La%20conservazione%20deve
%20avvenire%20in,o%20lo%20stipo%20della%20dispensa.

Le quattro più grandi accortezze sono: evitare i posti umidi e in cui l’aria non circola,
siccome questo ambiente è ottimo per permette alla frutta di riprodursi, in più
appurarsi che la frutta non sia bagnata (per esempio, se si raccoglie dopo un giorno di
pioggia, sarà bagnata): bisogna dunque asciugarla con un panno. Il quarto
accorgimento è quello di tenere la frutta in un posto fresco, siccome sotto al sole
battente si altererebbe. Se non si seguono le prime accortezze, si formerà la muffa,
che appare come una zona bianca o grigiastra con eventualmente della peluria (il
tutto si dice “feltro fungino”) dopo un cambio di colore nella zona infettata, che appare
più scura e molliccia. L’infezione passa da un frutto all’altro tramite contatto. Se un
posto è sporco di muffa o simili, va lavato e disinfettato prima di depositarci della
frutta, sennò la muffa residua la attaccherà. Se un frutto inizia a sviluppare muffa,
bisogna allontanarlo subito dagli altri.

Come ottenere lo zucchero dalla barbabietola


https://www.youtube.com/watch?v=s4nK8lnZEA4

https://www.youtube.com/watch?v=fJtvbicVEMk

Si piantano le barbabietole e, quando sono pronte, si raccolgono dal terreno (è come


estrarre dell’aglio, zenzero o patate), si separano dalle foglie e gambi che spuntano
dal terreno e si puliscono tenendole una notte a mollo nell’acqua a temperatura
ambiente per poi estrarle e spazzolarle. Dopodiché si sbucciano (ma non è
obbligatorio) e si tagliuzzano molto sottili, come se fossero patatine piatte da friggere.
Poi si immergono in una pentola d’acqua calda sul fuoco per estrarre il saccarosio, che
però è impuro (con trattamenti industriali a base di calce viva e carbonato di calcio si
fanno precipitare le impurità). L’acqua diventerà torbida e dal sapore zuccherino e,
quando bolle, le barbabietole si tengono a bollire per 15 minuti. Per tutto il tempo
andrebbero mescolate. In alternativa, le fettine di barbabietola si possono triturare
con pestello e mortaio e schiacciare con una pressa o macina per estrarre il succo,
siccome le barbabietole all’interno sono perlopiù formate da liquido. Si estrarrà
dunque e in ogni caso un liquido torbido contenente saccarosio detto “succo grezzo”
(raw juice). A prescindere dal metodo usato, il liquido si mette a bollire in un tegame
sul fuoco o simili fino a fare evaporare la componente d’acqua: man mano il liquido
rimanente diventerà giallo e poi marrone finché non diventerà molto denso. Poi li
lascia a raffreddare finché non si ottengono dei cristalli marroni o di un simile colore
che, una volta asciutti, si sbriciolano con le mani e/o con pestello e mortaio. Di solito,
ci si aiuta a formare i cristalli versando direttamente dello zucchero già pronto nel
succo grezzo lasciato a raffreddare. Questi cristalli come prodotto finito sono lo
zucchero, pure se il colore non è bianco candido. La polpa cucinata o spremuta di
barbabietola si può fare seccare, triturare e usare come nutrimento per gli animali.

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Conservazione della frutta con bollitura nello zucchero
https://www.youtube.com/watch?v=cWM0FxDihg4

https://www.youtube.com/watch?v=VkbqDqUtzVE

Bisogna prendere una padella, riempirla d’acqua e mescolarla con zucchero bianco: il
peso dello zucchero deve essere pari a quello della frutta fresca, tagliata, sbucciata e
denocciolata. L’acqua con zucchero disciolto si mette sul fuoco a bollire e si mescola
(se si mettesse direttamente lo zucchero sul fuoco, si otterrebbe il caramello) fino a
ottenere uno sciroppo di zucchero denso, dopodiché mentre bolle appena si immerge
la frutta, avendo cura di coprirla di sciroppo e rigirarla. La frutta si tiene poco tempo
siccome deve bollire a stento (altrimenti si sfalderebbe e diventerebbe marmellata).
Essa poi si mette dentro a un barattolo di vetro sterilizzato con l’acqua calda che poi si
riempie direttamente dalla padella di sciroppo, che nel mentre si sarà raffreddato e
colorato (la frutta non deve continuare a cucinare: non è marmellata). Lo sciroppo
deve coprire tutta la frutta. Volendo, sopra lo sciroppo si può mettere uno strato di
grasso rappreso come sigillo (gli antichi greci come sigillo usavano il gesso fatto poi
essiccare e, come contenitore, usavano le anfore). Il barattolo si chiude e si conserva
in un luogo fresco.

Produzione della marmellata come conserva e produzione


della pectina e della crema di tartaro (da cui ottenere
del lievito)
https://www.youtube.com/watch?v=KUGjgUA-BWU

https://www.youtube.com/watch?v=GjuN63EI96M

https://www.youtube.com/watch?v=YPkj7JHtFWU (utilizzo dell’albedo)

https://mywhitsend.org/2011/10/18/recipe-cream-of-tartar-101/ (cremor tartaro)

https://www.sciencedirect.com/topics/agricultural-and-biological-sciences/potassium-bitartrate

La marmellata è sia una confettura che una conserva e si ottiene bollendo la frutta
fino a sfaldarla. Per la precisione, si prende la frutta, si sbuccia e snocciola, si taglia a
pezzettini veramente piccoli e fini, si mette da parte lo zucchero bianco o di canna
(per ogni mezzo chilo di frutta, serve ¼-1/3 di bicchiere di zucchero circa) e i
pezzettini si mescolano con lo zucchero per poi essere lasciati da alcune ore a una
notte intera al fresco. Il tutto si mette dunque a bollire in una pentola sul fuoco con
del succo di mezzo limone di piccole dimensioni o aceto bianco come addensante
(cambia anche un po’ il sapore). Se si crea schiuma in cima, toglierla con un
cucchiaio. La pentola non va coperta, sennò l’acqua non evapora. La marmellata,
quando è pronta (ha il gusto e consistenza giusti) si versa in barattoli di vetro
sterilizzati con l’acqua calda, si lascia raffreddare a temperatura ambiente e si
conserva in un luogo fresco per 2 mesi al massimo. Se si fa addensare troppo oltre il
massimo possibile e si continua a cuocere, brucerà.

Per accelerare i tempi e/o quando si producono più conserve, si può fare ricorso alla
pectina, una sostanza addensante presente già in natura nella frutta che si aggiunge

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allo zucchero e limone. Tipicamente, si estrae nel seguente modo: si prendono delle
mele ancora un po’ acerbe e non bacate o marce (quelle molto piccole e gialle ne
contengono molta), si lavano per togliere lo sporco, si affettano senza bisogno di
sbucciarle o di togliere il torsolo (si toglie solo il picciolo) e si mettono a bollire in una
pentola di acqua distillata sul fuoco. In alternativa, bastano i torsoli e bucce pulite di
mela, ragion per cui non necessariamente si usano come compost umido ma si usano
per estrarre la pectina di frutta. Si può comunque ottenere pure da albicocche senza il
nocciolo, ciliegie, prugne, frutti di bosco, carote e l’albèdo, cioè la parte bianca della
buccia e interno di agrumi come l’arancia, il mandarino, il limone, il pompelmo, il
cedro, il mandarancio, il bergamino e il chinotto (si trova in superficie ma non in
mezzo agli spicchi: è la “colonna centrale”, non è l’albedo). La buccia è dunque
composta da flavedo (strato esterno) e albedo (strato bianco) sopra la polpa
(endocarpo). Le mele piccole e l’albedo sono le due fonti per eccellenza della pectina.
Ebbene, nel caso delle mele, esse si bollono affettate nell’acqua distillata (il suo livello
deve coprire tutti i pezzetti di frutto) a fiamma bassa per parecchie ore, finché le mele
non diventano una poltiglia, quasi una salsa di mela. Dopodiché il contenuto della
pentola si filtra su un panno pulito. Il liquido che cola sarà dell’acqua torbida con
pectina che si bollirà finché non si ridurrà a meno di metà e si colorerà: a questo
punto si otterrà la pectina, che si può conservare in un barattolo al fresco è la pectina.
I resti di frutta, se non si vogliono mangiare, si possono dare in pasto agli animali o
usare come compost. Anche dagli agrumi si estrae l’olio essenziale.

Per estrarre la pectina dall’albedo, si sbucciano gli agrumi e, sempre con il coltello, si
gratta l’albedo dalla superficie del frutto e si separa il flavedo dall’albedo della buccia.
L’albedo poi si tagliuzza in pezzetini piccoli e si mette a bollire nell’acqua distillata con
dell’acido tartarico o idrocloridico finché non esce un liquido colorato grossomodo di
arancione o biancastro e che è addensato al punto tale da sembrare un gel blando.
L’acido tartarico è un acido ottenibile dalla natura a partire dalla crema di tartaro. La
pectina si estrae filtrando il tutto per separare l’albedo cotto.

Quanto alla crema di tartaro (o cremortartaro), è un sottoprodotto della produzione


del vino rosso (vinificazione: per la precisione, si ottiene dal mosto/succo d’uva che
fermenta lasciato per alcuni giorni a temperature che rasentano lo zero, così precipita
nel fondo del contenitore sottoforma di cristalli viola scuro; per rimuoverli, si filtra il
liquido con un panno, a meno che si incollano nel fondo del contenitore). Si può poi
purificare per renderlo trasparente e inodore. Si usa per due scopi davvero
fondamentali: se si mescola con il bicarbonato di sodio, funge da lievito (la terza
possibilità insieme all’acqua di lievito e al lievito madre). Se si tratta in un certo modo,
si usa per produrre l’acido tartarico, usato per estrarre la pectina dall’albedo degli
agrumi, ma il procedimento è industriale.

Vademecum generale per la conservazione della frutta


https://www.youtube.com/watch?v=DkmI3Hyy2gU (parte 1)

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https://www.youtube.com/watch?v=WlSAir4GFs4 (parte 2)

https://www.youtube.com/watch?v=OQq_tq2nIfU (parte 3)

Guardare i video. Il grosso delle informazioni si trova nella parte 2 e 3.

Essiccazione della frutta con il forno e essiccatore solare e


produzione del cuoio di frutta
https://www.youtube.com/watch?v=f141C9Kw3jo (con il forno)

https://www.youtube.com/watch?v=zDt_G_Lpwyg (al sole)

https://www.youtube.com/watch?v=1kEWq6V1DkY (al sole n.2)

https://www.youtube.com/watch?v=mjZR7ZL3x1o (essiccatore solare)

https://www.youtube.com/watch?v=dUbGjFz_kNk (cuoio di frutta)

Per l’essicazione solare fatta al meglio, serve l’essiccatore solare (solar dryer) e anche
una rete antizanzare che lo avvolge completamente. Se al sole, si affetta la frutta in
fette molto sottili e uniformi finché resta solo il torsolo e si lascia al sole a essiccare.
Dopo 1 giorno già avrà un aspetto secco e rattrappito. Se non si consuma subito, si
mette in un barattolo sterilizzato. La frutta acerba o troppo matura o marcia non si
essicca mai. Le mele e pere cambiano colore se secche a meno che si immergono nel
succo di limone. Per l’uva, ciliegie e mirtilli e in generale per la frutta che ha una
copertura cerosa, i frutti vanno immersi nell’acqua bollente 30 secondi per togliere la
copertura, altrimenti non seccano.

Se si fa essiccare in forno la frutta frullata (o pestata con pestello e mortaio fino a


ottenere una poltiglia), bollita in una pentola sul fuoco per renderla estremamente
densa (con un procedimento simile a quello della marmellata) e spalmata sulla carta
da forno, si ottiene il cuoio di frutta (fruit leather). Il forno è impostato a 76° e si tiene
dentro due ore: deve essere una temperatura calda ma bassa. Il cuoio di frutta può
anche essere di più frutti mescolati insieme, si può arrotolare e la frutta frullata si può
insaporire con aromi, succo di limone e dolcificanti come lo zucchero e lo sciroppo
d’acero.

La frutta secca è anche un ingrediente (facoltativo, ma nutriente se non si toglie e/o si


aggiunge alle uova polverizzate) del pemmican, il super-cibo a lunga conservazione
inventato dagli Indiani d’America e usato anche nello spazio.

Bollitura dei barattoli per conservare il cibo sottovuoto


https://www.youtube.com/watch?v=qH6i9DyDb38

Semplicemente, la chiusura ermetica (tale per cui si toglie tutto l’ossigeno dentro a
una bottiglia e il tappo ha una tenuta migliore) si effettua tappando i contenitori (per
esempio i barattoli) e mettendoli direttamente in una pentola a bollire sul fuoco per
alcuni minuti.

57
Conservazione carne con il sale
https://www.youtube.com/watch?v=ozG06MFsGb4

https://www.youtube.com/watch?v=ZdmPIpQZPRg

https://www.youtube.com/watch?v=0N-6KBUXzE4 (pesce sotto sale)

https://www.youtube.com/watch?v=90bhL8B0ha8 (barattoli sottovuoti)

Per conservare la carne sotto sale, si prende ancora cruda, si taglia a fettine e si
mette in un barattolo di vetro sterilizzato mescolata con sale senza lasciare tasche
d’aria (la base deve essere cosparsa di sale in quanto è la base). A barattolo riempito,
si mette in cima una miscela di acqua calda e sale (ogni 4 tazze di acqua se ne mette
1 di sale ben mescolato: se ci si mette un uovo non per forza sgusciato, non andrà a
fondo della tazza ma galleggerà). Il sale per fare conserve non deve essere iodato
(deve contenere solo sodio). L’acqua con sale si aggiunge fino all’orlo per eliminare
ogni tasca d’aria. Con un oggetto lungo e sottile, la carne si muove un po’ sempre per
eliminare ogni tasca d’aria. Se si usa la tecnica di preservazione a base di solo sale o
di sola acqua salata, la carne potrebbe durare di meno a causa delle tasche d’aria.
Quando la carne sotto sale si vuole consumare, si deve immergere nell’acqua per
almeno due ore per togliere un po’ di sale. Il barattolo o botte si conserva in un luogo
fresco per alcune settimane.

In alternativa, la carne si taglia a cubetti, si mette in grossi barattoli di vetro


sterilizzati e si cosparge di sale non iodato. Infine, i barattoli si chiudono e si mettono
a bollire in una pentola sul fuoco per creare il sottovuoto.

Il pesce si conserva sotto sale ridotto a fette sottili, quindi non si conservano pesci
interi ma si ripuliscono dalle viscere e dalla spina dorsale. Anche in tal caso la base del
recipiente deve essere completamente coperta di sale. Quando si mette il sale sopra le
fette di pesce, il pesce può essere ancora visibile: non deve sparire sotto a un chilo di
sale. Il sale deve asciugare l’acqua del pesce e impedire ai batteri di attaccarlo. Il
contenitore si copre e si lascia che il sale essicchi la carne, che cambierà colore e
diventerà secca e dura. Il caldo del sole può aiutare la carne salata a seccarsi. Se si
nota del liquido emesso dai pesci e non assorbito dal sale, si sversa. Il pesce secco
può infine essere messo in barattoli chiusi ermeticamente tramite bollitura nell’acqua
per la massima sicurezza.

Essiccazione a caldo della carne con il fumo per conservarla


https://www.youtube.com/watch?v=qa3NDbgkSJA (telaio a capanna)

https://www.youtube.com/watch?v=1mfE1QqzvME

https://www.youtube.com/watch?v=-2zJvJn_Ihw (telaio a graticola)

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Di base, bisogna creare con i rami, canne di bambù o legno un telaio in cui appendere
oggetti, in questo caso i pezzi di carne, per esempio il costato o le fettine non troppo
sottili e non troppo corte se possibile. La carne si macella, si sciacqua con acqua pulita
e si buca per appenderla con legacci o ganci (si possono anche ottenere da cilindri di
ferro dalla punta levigata fino a renderla appuntita e incurvati dopo che si rendono
incandescenti, oppure si imprime la forma direttamente sulla sabbia e vi si cola il
metallo fuso). Sotto si accende un fuoco che comunque non deve toccare
direttamente la carne: il calore e fumo asciugheranno, essiccheranno e
affumicheranno la carne. Se si desidera solo il fumo e non il calore, la legna verde è
ottima per alimentare il fuoco. Se ci sono zanzare, il tutto si fa in un ambiente chiuso
(basta tenere una camera d’aria per fare uscire il fumo, una camera che si può
foderare con una rete anzizanzare) o si prova a circondare il tutto con una rete
antizanzare sorretta da una struttura conica fatta di rami, come se fosse una tenda da
indiani. Se al posto della rete antizanzare si usa un panno, il fumo si concentra intorno
alla carne (attenzione a non toccare il fuoco con il panno). Se si fa all’aperto, oltre alle
zanzare attirate dall’odore della carne e sangue, il secondo rischio è quello della
pioggia, evitabile se si va al chiuso o se si usa un tettuccio. Quando la carne è secca,
dura e annerita in superficie, è pronta.

Un telaio alternativo è simile a una grata da barbecue sorretta da quattro rami a Y


piantati nel terreno (se la punta in basso è appuntita, si piantano meglio): si piantano
i 4 rami, su di essi si mettono 4 rami quasi a formare il perimetro di un quadrato e
dentro se ne fissano altri che formano una graticola. Su di essa si possono adagiare
anche pezzi molto ampi e lunghi di carne e dei grossi pesci che possono essere già
ripuliti dalle viscere e ossa (sono solo fettine di carne) o che possono essere solo
ripuliti dalle viscere. I pezzi di carne poi si devono girare. Il primo telaio era a
capanna, quest’altro è a graticola. Una simile graticola si può riprodurre in ferro.

La carne deve essere fresca: preservare carne non fresca o addirittura avariata con
qualunque metodo è inutile e potenzialmente dannoso. L’affumicatura può prendere
alcune ore. La carne affumicata dura parecchie settimane. La carne avrà un sapore
fortemente affumicato e sarà dura da mangiare a meno che si immerge in una pentola
d’acqua calda sul fuoco: si ammorbidisce, reidrata ed espande.

Conservare vegetali (pickles) sotto aceto bianco e zucchero


bianco
https://www.youtube.com/watch?v=jVvqR4UMqN0

https://www.youtube.com/watch?v=H4HB7btDl_E (ma non usa pure lo zucchero)

Per creare i sottaceti, si prendono anche interi (non serve tagliuzzarli o sbucciarli) e si
mescolano in un contenitore bucherellato messo sopra un altro contenitore con del
sale fine e si lasciano a macerare al fresco per tre ore (per esempio, con i cetrioli si fa
così). Ebbene, butteranno dell’acqua, tale per cui si disidratano in parte. Poi si
sciacquano e si mettono in barattoli sterilizzati con l’acqua bollente. Ai sottaceti, si
aggiunge l’aceto bianco (o aceto di riso) e, eventualmente, dello zucchero bianco o di
canna (per ogni tre coppe di aceto bianco, se ne usa poco più di una di zucchero ben
mescolato) messi in una pentola d’acciaio sul fuoco finché non bollono. I sottaceti
devono essere completamente ricoperti dall’aceto e zucchero caldi versati fino quasi

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all’orlo del contenitore, sennò non sono completamente protetti. Con un attrezzo
lungo e sottile, si smuovono per togliere eventuali tasche d’aria. Il contenitore va poi
chiuso e conservato al fresco messo sottosopra.

I sottaceti possono essere cetrioli, fagiolini, pomodori e funghi. I funghi devono in più
essere puliti, tagliuzzati e bolliti con un miscuglio di acqua, olio e aceto prima di
essere conservati.

Conservare cibo nell’olio di oliva


https://www.youtube.com/watch?v=kgkOYdMkna0

https://www.youtube.com/watch?v=e4zXJzW6P2Y (funghi puliti, spezzettati e bolliti in


acqua, aceto e sale)

Il cibo che si vuole conservare sott’olio va pulito e bollito e i relativi contenitori vanno
sterilizzati. Il cibo si infila in questi contenitori e si riempie di una miscela avente 2/3
di olio (uno tra i migliori è l’olio extra-vergine di oliva) e 1/3 di aceto bianco più sale.
Il tutto va mescolato bene e non si bolle. Quando il cibo si ricopre di questa miscela a
base di olio, esso va interamente ricoperto altrimenti non sarà interamente protetto.
Se, per esempio, si sviluppa della muffa in cima al cibo, si rischia un avvelenamento
da botulino. Con un oggetto lungo e sottile, come al solito si tolgono le eventuali
tasche d’aria prima di chiudere il barattolo. I pomodori, se si vogliono conservare
sott’olio, vanno messi in forno a 200° per 10 minuti o vanno arrostiti in un modo
simile con un poco di sale cosparso sopra. Lo stesso va fatto a 230° per 45 con la
barbabietola rossa ricoperta di carta stagnola, altrimenti anche in questo caso si fa
cuocere in modo simile. I funghi vanno puliti, tagliuzzati e bolliti (2/3 di pentola pieno
d’acqua e 1/3 di aceto bianco con sale mescolati) prima della conservazione; i funghi
si buttano quando bolle e, quando sono cotti, è normale che diventino scuri e più
piccoli siccome buttano acqua.

In generale, si possono aggiungere aromi e spezie di ogni tipo: oltre che piante
officinali, sono anche ottimi conservanti, a prescindere dal sapore speziato o dal fatto
che le piante sono usate (e sottovalutate) perché usate come mera decorazione. Le
spezie, se sono seccate, conservano meglio il cibo perché non sono più umide:
rischierebbero di favorire lo sviluppo di funghi e muffe. Lo stesso vale con la
conservazione sott’aceto e con il mescolamento di spezie e carne quando si fabbrica la
salsiccia e altri insaccati.

Preparazione del budello per creare salsicce e salamini e


come preservativo
https://www.youtube.com/watch?v=zhqZ7jLtjBs

Il budello naturale (esiste anche quello sintetico) è l’intestino tenue (e talvolta crasso)
di un animale (bovini, ovini, suini, caprini e cavalli). Esso si estrae dall’animale senza

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danneggiarlo, si ripulisce dal grasso in superficie (si tira pian piano con le mani),
pulisce all’esterno con l’acqua e all’interno sempre con l’acqua: per la precisione, si
riempie d’acqua come se fosse un palloncino e quest’acqua, spremendo il budello, si fa
uscire siccome deve espellere le mucose intestinali. In alternativa, si rigira su se
stesso come un calzino e si strofina senza troppa forza sotto un getto d’acqua non
troppo forte. Una volta che è interamente pulito, si sciacqua in mezzo litro d’acqua
con 1 cucchiaio di aceto bianco e si conserva in una boccetta sotto sale (la base deve
essere ricoperta di sale; per le conserve, è indicato quello senza iodio) tenuta lontano
dal sole, in un luogo fresco. Se conservi più budelli nello stesso barattolino, alterni
sale (base) e budello, formando dunque strati continui; l’ultimo strato superficiale,
esattamente come la base, deve essere completamente ricoperto di sale. Se si crea
una salamoia di sale sciolto, non succede niente. Quando si vuole usare (entro 6
mesi), si estrae e si lava per togliersi il sale.

Anticamente, il budello di piccole dimensioni di un animale veniva usato come


preservativo, basta pensare la punta della macchina per salsicce come i genitali
maschili, basta soffiarci dentro come se fosse un palloncino e il grosso è già spiegato.

Preparazione delle salsicce con e senza la macchina


tradizionale
https://www.youtube.com/watch?v=E7lB47S3QBs

Il video mostra come si usa la macchina per creare le salsicce: avendo la carne
macinata e marinata pronta e il budello pronto, si mette interamente sul beccuccio sul
beccuccio e, girando una manovella, esso si riempie un po’ alla volta di carne. In
alcuni punti, si stringe e si lega con lo spago per creare dei salsicciotti (tutta quanta la
tecnica va bene pure per creare i salamini). Non si deve stringere troppo sennò il
budello, se ha delle microlesioni, può rompersi. Quando tutto il budello è pieno,
almeno la fine si rilega con lo spago. Il budello infine va bucherellato con degli aghi
per fare filtrare l’ossigeno.

Se non si ha la macchina per il budello, si prende il budello, vi si infila un piccolo


imbuto molto sottile, si mette la carne sull’imbuto e si spinge dentro con un oggetto
lungo e sottile.

Conservare le uova: 6 tecniche


https://www.youtube.com/watch?v=yUYgguMz1qI (la 2 e la 1 sono le migliori)

Le uova fresche si conservano al fresco e, senza frigo, in sei modi (il guscio dell’uovo
in calcio è poroso, quindi possono passarvi attraverso dei batteri patogeni). I primi
quattro, con cui fino a poco oltre metà delle uova possono marcire dopo 8 mesi, dal
peggiore al migliore solo: uova completamente ricoperte dal sale, dalla crusca di
frumento, dalla cenere, dalla gommalacca o vernice insieme poi a della carta,
cucinarle nel burro o meglio ancora nella sugna rappresa (il grasso intorno ai reni e
lombi dell’animale). Gli ultimi due, tali per cui si conservano dopo 8 mesi
rispettivamente l’80% e 100% delle uova, sono la cenere di legno comune e la calcina
in polvere sciolta nell’acqua (si riempie un contenitore come un vaso o barile di uova e

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si versa dentro l’acqua con la calcina che non scoppietta più: un quarto di acqua e tre
quarti di calcina. Il contenitore poi si chiude sennò la soluzione evapora subito,
altrimenti metti uno strato di olio d’oliva sulla superficie). Le uova nella calcina diluita
pare che durino fino a 2 anni. Le uova con delle crepe non possono essere conservate,
idem quelle sporche siccome si sciacquano: le uova da preservare nel lungo tempo
devono già essere pulite perché non devono essere sciacquate.

Disidratazione delle uova


https://www.youtube.com/watch?v=sCHcNLFTYg0

https://www.youtube.com/watch?v=FQK9cjbie7g

Si prendono delle uova fresche, si rompono e si frullano o mescolano, come se si


stesse facendo una frittata. Il composto si mette su una teglia per disidratazione e si
mettono in un disidratatore. In alternativa, si mettono su una teglia con carta da forno
(o altre fonti di calore) e si infornano a poco meno di 50° (il troppo calore distrugge le
proteine) e con il forno semi-aperto per fare uscire l’umidità. Usciranno delle croste
arancioni simili ai corn flakes che si staccano, spezzettano e riducono in polvere con
pestello e mortaio. Questa polvere proteica si può mescolare con il pemmican per
renderlo ulteriormente proteico. Le si vuole riottenere l’uovo sbattuto liquido, la
polvere si mescola con l’acqua fredda in una boccetta agitata qualche minuto.

Estrazione dell’amido dalle patate triturate con l’acqua


fredda e sale
https://www.youtube.com/watch?v=V8ye6CjmOMc

L’amido delle patate si estrae sbucciandole e tagliuzzandole a pezzettini molto piccoli


(o grattugiandole in pezzettoni sottili con la grattugia) e mettendole nell’acqua molto
fredda con un pugnetto di sale. Si mescolano tutti i pezzettini di patata immersi finché
l’acqua non diventa torbida: è l’amido emesso dalle patate. A sciacquo finito si tirano
via tutti i pezzi di patata (se le patate sono sbucciate e tagliuzzate, in teoria si
potrebbero friggere ma i pezzi troppo piccoli si brucerebbero) e si aspetta un’ora circa
siccome l’amido deve depositarsi sul fondo del recipiente. Oppure si scola l’acqua
torbida in un altro contenitore senza farci finire le patate, che si possono risciacquare
di nuovo (esce un altro po’ di amido). A sciacqui finiti, l’acqua ormai giallastra e
lasciata ferma per un’ora dunque, come già accennato, si scola inclinando il recipiente
in modo da eliminare l’acqua torbida. Deve restare solo il fondo bianco, l’amido, che si
stacca mescolandoci l’acqua e usando un cucchiaio per mescolare per poi aspettare
un’altra ora e versare l’aria ormai poco torbida (serve almeno un risciacquo). A
risciacquo finito, apparirà come una pasta bianca insolubile in acqua, infatti si deposita
in fondo ed è ben visibile. Questa pasta si fa asciugare e diventa una polvere.

Estrazione dell’amido di mais giallo e bianco


https://www.youtube.com/watch?v=nxqlqgWn93I

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Per estrarre l’amido dal mais giallo o bianco (il secondo è quello più antico), come
prima cosa si ammorbidisce mettendolo a bagno nell’acqua per una notte. Dopodiché
con pestello e mortaio rendi il mais in poltiglia bianca. La poltiglia viene poi messa su
un colino e mescolata. Il contenuto che si riversa, che è amido misto a acqua e
impurità, viene filtrato di nuovo. Il contenuto finale si lascia riposare, in modo tale che
l’amido (è insolubile) si depositi sul fondo del recipiente e si separi dall’acqua. L’acqua
dunque si versa inclinando il recipiente e aiutandosi poi con un cucchiaio. Si ottiene
dunque l’amido in forma di pastina bianca che si fa dunque asciugare, così si
trasforma in polvere. Il mais in poltiglia e strizzato si può conservare, fare essiccare e
usare in qualche modo.

Estrazione del sale dall’acqua marina senza bisogno dei


campi di sale e raffinazione del sale marino (con e senza
allume)
https://www.youtube.com/watch?v=gZQbQohCEW0

https://www.youtube.com/watch?v=g3jB52L3EXU (con una pietra scavata come


pentola)

Semplicemente, l’acqua di mare pulita e non torbida (se è torbida e si raccoglie lo


stesso si aspetta che la sabbia si depositi sul fondo) si raccoglie con pentole, secchi
puliti e simili e si versa attraverso un panno pulito come filtro a bollire in una pentola
messa sul fuoco. Bollendo, l’acqua evaporerà lasciando depositato sul fondo della
pentola un po’ di sale marino che ribolle. Il calore ucciderà anche molti batteri. Se si
lascia raffreddare, si solidifica, si raschia dal fondo della pentola e si sbriciola in sale
fine con pestello e mortaio.

Se non si hanno pentole, si può usare come pentola un sasso scavato messo sul
fuoco, ma è rudimentale.

Il sale appena ottenuto si deve poi raffinare: si aggrega e si mescola con dell’acqua
distillata e pulita. Il sale deve infatti sciogliersi di nuovo. L’acqua si lascia decantare e,
dopo alcune ore, si vedrà che sul fondo si depositeranno altre scorie, tipicamente la
sabbia. Un modo per farla depositare subito e bene è utilizzare la pietra d’allume.
L’allume è una sostanza utilizzabile in cucina e cosmesi facilmente reperibile e che si
può cristallizzare in un unico grosso cristallo detto “pietra d’allume”. La pietra si
intinge nell’acqua con molti movimenti circolari e ampi. Quando le scorie della
raffinazione si depositano sul fondo, l’acqua si versa di nuovo attraverso un filtro e
bolle di nuovo. Si otterrà dunque un sale filtrato, tipicamente senza iodio e pronto per
essere usato come condimento, come conserva, come integratore naturale di cloro e
sodio (il sale da cucina è il cloruro di sodio) e come ingrediente del dentifricio
(tipicamente è metà rispetto al bicarbonato di sodio).

Il sale, oltre a essere un condimento, serve anche a conservare la carne. Per


conservare le uova, è poco efficace.

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Costruzione di una rudimentale canna da pesca
https://www.youtube.com/watch?v=wdrlKNFPexY

Di base, si può usare una canna di bambù verde (se si riscalda e tolgono gli oli, è più
durevole) o un ramo piuttosto resistente e non troppo contorto. A esso, si lega ben
stretta una cordicella molto resistente e un amo con l’esca. L’amo si può ottenere da
un pezzettino lungo e molto sottile di metallo contorto (basta renderlo incandescente)
e limato in una punta per renderlo appuntito, oppure con il metallo colato si crea
direttamente un piccolo amo. Come esche si possono usare i vermi o dei pesciolini
molto piccoli. Se si usa la rete, i pesci si prendono vivi e interi e si possono usare per
fare itticoltura in una piscina protetta.

Estrazione della liscivia dalla cenere bagnata


https://www.youtube.com/watch?v=MsfskVr_raY

La liscivia (lye) si usa per fabbricare il sapone per abiti e corpo insieme all’olio d’oliva
o al grasso animale. Per ottenere la liscivia, bisogna prendere la cenere di legno duro
e non resinoso (ex. evitare il legno di pino) e filtrarla da impurità e pezzi di carbone.
Essa dunque si mette in un contenitore (magari non di metallo, siccome potrebbe
contaminare la liscivia se leggermente corroso) riempito di acqua e si mescola con
forza (il tutto deve essere non troppo denso siccome si deve estrarre un liquido e non
si sta fabbricando del cemento o simili). Attenzione a toccare l’acqua siccome la
liscivia è leggermente corrosiva: usare dei guanti resistenti e proteggersi. La cenere si
può lasciare a macerare nell’acqua per pochi giorni se si vuole estrarre anche tutto il
potassio possibile; nel mentre, la cenere tenderà a depositarsi sul fondo. Dopo che la
cenere è mescolata e ben amalgamata con l’acqua, si prende un secchio con una
vecchia maglietta o panno pulito fissata in cima e si versa la cenere mescolata. Del
liquido nerastro si depositerà nel contenitore, mentre la cenere resterà sopra il panno.
Il liquido, che può essere rifiltrato, è la liscivia. Il panno può essere chiuso intorno alla
cenere e strizzato se si svuota il contenitore e se si spinge un palo o un simile
oggetto/peso sopra. Se la cenere è ben setacciata, ripulita e finissima, è facile da
mescolare e filtrare. La liscivia si può condensare e ridurre in comodi cristalli: il liquido
nerastro si porta a ebollizione e mescola in continuazione in una pentola sul fuoco (ora
è lecito usarla) fino quasi a ottenere dei cristalli e schiuma senza più acqua. Dopo che
si spegne il fuoco, questi resti se raccolti insieme devono formare una pasta nera
molto densa che, seccando, si riduce in cristalli piccoli. Se la liscivia si lascia liquida
ma si bolle comunque, si concentra.

Fabbricazione del sapone per lavare la pelle e i vestiti con


liscivia, grasso animale fuso e sale
https://www.youtube.com/watch?v=YHzAjgGYtDI (parte con l’estrazione della liscivia)

https://www.youtube.com/watch?v=qGfXLznJJY0 (al posto del grasso, usa l’olio


d’oliva)

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Bisogna prendere il lardo rappreso di animale e metterlo a sciogliere in una pentola
sul fuoco a fiamma lenta. Dopodiché si aggiunge la liscivia liquida. Per ogni coppa di
lardo si usa poco meno di metà coppa di liscivia. Il tutto si mescola e si aggiunge un
cucchiaino di sale per addensare il tutto. Si mescola in continuazione per alcuni minuti
per amalgamare gli ingredienti e addensare il tutto (il composto non deve bollire). Per
evitare di rovinare le posate o di fare interagire la liscivia con il metallo, usare un
oggetto in legno per mescolare. Si otterrò un composto bianco e addensato. Il punto
giusto di addensamento si nota se, tracciandoci delle croci sopra con l’oggetto per
mescolare, per alcuni istanti rimane il segno. Il contenuto della pentola, che è
praticamente sapone fuso (in teoria il grasso e liscivia si possono profumare con
l’aggiunta di profumi e essenze naturali), si versa in degli stampini e si lascia ad
asciugare e raffreddare. Sennò si usano altri oggetti che fanno da formella, per
esempio barattoli. Si otterranno delle saponette bianche. Se si usa l’olio d’oliva e
l’acqua distillata (per non creare interferenze chimiche con la liscivia), usciranno di
colore giallo accesso. Le dosi sono: una dose di olio, ¼ di dose di acqua distillata e
1/8 di liscivia in cristalli. La liscivia tornata liquida si mescola con l’olio d’oliva, che
prenderà un po’ di tempo per amalgamarsi. Non si mette nulla sul fuoco e si mescola
fin quando non si ottiene anche in questo caso la traccia. Quindi il tutto si versa negli
stampini. Intanto che il sapone si solidifica (già in 24 ore inizia a solidificarsi), si
possono effettuare incisioni e impressioni in cima o gli si possono applicare petali
come decorazioni.

Produzione dello yoghurt in casa per la flora batterica


https://www.youtube.com/watch?v=tyZ5mv8kyik

https://www.youtube.com/watch?v=sUZdsRpzD2A

Lo yoghurt può essere prodotto e consumato come medicinale siccome reintegra la


flora batterica quando viene danneggiata. Per produrlo, bisogna prendere il latte
intero o crudo (sennò non avrebbe la parte grassa) e farlo bollire in un pentolino sul
fuoco mescolando ogni tanto, dopodiché abbassare di colpo la fiamma e farlo
sbollentare (si fa per sicurezza: il latte non deve mai bollire durante la produzione
dello yoghurt perché il calore eccessivo ucciderebbe la flora batterica). Dopo 15
minuti, quando il latte è a 42-43° circa (è tiepido e, se si immerge un dito, non ci si
scotta), si prende un cucchiaio di yoghurt già pronto siccome contiene la flora
batterica, si mescola in una scodella con del latte e si versa nel pentolino. Poi il tutto
si mescola, si copre con il coperchio e alcune tovaglie e si tiene al tiepido (intorno ai
35-40°) per 8-10 ore senza mai aprirlo. Infine, si mette in frigo o al fresco per una
notte. Uscirà uno yoghurt piuttosto denso, acidulo e con la flora batterica per
l’intestino.

Bicicletta con carretto a due ruote


https://www.youtube.com/watch?v=TLmPraNalgU

Il video mostra come si possa attaccare un utile carretto in legno a due ruote a una
bicicletta per trasportare per esempio cibo e medicine. Si può aggiungere a esso un
coperchio chiudibile e apribile e magari assicurabile con un laccio e, all’interno, si

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possono mettere dei vestiti per ammortizzare gli smottamenti del carico se è fragile o
instabile. Il carretto si può togliere e rimettere alla bici e si può magari unire a
catarifrangenti per migliorarne la visibilità, a meno che si dipinge di nero o con una
tinta mimetica per camuffarlo meglio. Con della resina o simili, si può rendere
impermeabile e più duraturo, però la resina è facilmente infiammabile.

Creare vasi e pentole di metallo fuso


https://www.youtube.com/watch?v=IXtI5XUbCtg

https://www.youtube.com/watch?v=dlGDhgYw65A

Creare i vasi e pentole in metallo è possibile è possibile con una tecnica che, anche se
all’inizio non è così intuitiva, è facile da comprendere. Per partire, bisogna avere il
vaso o pentola già pronta o una formella in metallo e simili che replica la forma
esterna. L’artefatto già pronto o la formella in metallo e simili va riempita di argilla
densa e posizionata su una superficie piatta (o su una base piatta creata anche solo in
argilla e cosparsa di cenere per non fare attaccare gli oggetti o, se deve essere
durevole, in cemento) ribaltata sottosopra (per esempio, il vaso o pentola avrà
l’apertura/bocca per terra): è come se si stesse creando un castello di sabbia con un
secchiello, ma il contenitore per ora non si deve togliere. Tutto l’artefatto o formella si
cosparge ancora di cenere e poi di argilla, che viene preventivamente tagliuzzata in
due verticalmente prima che secchi completamente: essa è uno stampo. In cima a
essa, con un bastone o oggetto cilindrico o canna di bambù si scava un buco. Quando
si solidifica l’argilla nella formella o artefatto e quella esterna, le due metà dello
stampo esterno si staccano, come se uno stampo si aprisse. La formella/artefatto si
alza come se fosse un secchiello mentre si costruisce un castello di sabbia e dunque si
otterranno due stampi duri e ricomponibili in cui si può colare il metallo e la forma
dura dell’artefatto messo a testa in giù. Ebbene, una volta tolto l’artefatto/formella,
intorno alla forma si ricompongono i due pezzi dello stampo esterno (non devono
essere totalmente attaccati alla forma: in mezzo deve esserci spazio siccome si cola il
metallo attraverso il buco in cima). Come appena accennato, appena lo stampo è
ricomposto, si versa il metallo fuso attraverso il buco, si versa acqua nel punto in cui
si è versato il metallo e si grattano via le sbavature (sennò delle sbavature di metallo
che si formano sempre durante la colata si solidificano subito) e si lascia raffreddare il
tutto. Quando è abbastanza raffreddato, gli stampi si tolgono (non serve conservarli e
riutilizzarli, si possono distruggere) e spunterà fuori l’oggetto desiderato in metallo
che si può afferrare con pinze o due bastoni e innaffiare d’acqua se si crede che è
ancora caldo pure se non è incandescente. Una volta sollevato, resterà la forma
originaria in terracotta, che si può distruggere. I vasi, se hanno imperfezioni, si
limano.

Costruzione di un recinto in legno


https://www.youtube.com/watch?v=iWAZux69vco (generico)

https://www.youtube.com/watch?v=1YyvDtivSBw (per privacy, ma rimodellabile)

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https://www.youtube.com/watch?v=CDFXVwIugcU (con rete metallica di filo
intrecciato)

Di base, si possono unire con chiodi e martello dei pali verticali con la base appuntita
(penetra meglio nel terreno) orizzontali e verticali secchi e resi più durevoli con la
resina, oppure si bucano dei grossi pali verticali con un carbone ardente o con uno
scalpello appuntito (in ferro o pietra) battuto con martelli o bastoni grossi e si
incastrano pali orizzontali, oppure si usa la fibra o corda per legare i pali. Come quarta
soluzione, si usa una rete metallica incastrata possibilmente con i chiodi o con fibre
ben strette.

Arrampicarsi sugli alberi senza rami


https://www.youtube.com/watch?v=5dNiLa0IMKg

https://www.youtube.com/watch?v=_0-7a6grJfU

Vedere i video. Di base, si afferrano tenendoci ancorate le mani (come se si


abbracciassero) e i piedi ai lati e si scalano facendo degli scatti (non si deve
immaginare di camminarci sopra, ma si deve fare uno scatto verso l’alto con le gambe
per salire e subito dopo si torna ad abbracciare l’albero e a metterci i piedi ben saldi ai
lati). Per scendere, si eseguono scatti discendenti. Intanto che si sta fermi sull’albero,
ci si può reggere con una mano e con l’altra per esempio si possono armeggiare
oggetti. L’albero non deve avere la corteccia completamente liscia e non deve essere
marcio, poco resistente al peso, troppo sottile o pericolante. Sennò si usa una scala.

Arrampicarsi sulla corda: tecnica per non fare fatica


https://www.youtube.com/watch?v=8euRsnemNRI

Il metodo meno faticoso per arrampicarsi su una corda è il ”metodo a S” quello di


tenere la corda stretta in mezzo ai due piedi l’uno sopra l’altro (la corda passa sotto la
suola di una scarpa per poi finire sul dorso dello stesso piede siccome l’altro la solleva
e in più la tiene stretta, creando un punto di pressione). Per scalarla, le gambe si
piegano verso l’alto, dopodiché i piedi tornano a stringere la corda. Scalare la corda
usando solo le braccia e senza tenerla stretta tra i due piedi sforza molto le braccia.
Per scendere, si fa il movimento completamente al contrario. I piedi in discesa si
possono calare un poco per volta o si fanno scorrere lungo la corda sempre tenendola
in mezzo ai piedi (ma non si stringe, sennò ci si ferma); in discesa, le mani si
muovono alternativamente verso il basso: non si dovrebbero lasciare scivolare lungo
la corda altrimenti riceveranno abrasioni e/o si potrebbe perdere la presa. Intanto che
si sta fermi a mezz’aria sulla corda, con una mano ci si può reggere e con l’altra si può
armeggiare un oggetto

Costruire una scala rudimentale


https://www.youtube.com/watch?v=nfSBz0Xk2Ms

67
Una scala rudimentale si costruisce prendendo due rami o tavole di legno molto
lunghe e di altezza uguale e perforandole con un trapano a mano (si gira e preme
tenendolo afferrato dai due manubri/manovelle come se fosse un enorme cavatappi, a
cui assomiglia alla lontana) o con i carboni ardenti. In mezzo ai buchi si infilano dei
cilindri di legno (anche dei rami cilindrici scortecciati, resistenti e sufficientemente
grandi per passare nel buco). Questa scala non è pieghevole.

Utilizzo di un ramo sulla spalla per trasportare oggetti


attaccati (secchi e simili)
https://www.youtube.com/watch?v=bk5CGqe2TZA

https://previews.123rf.com/images/naiyanab/naiyanab1703/naiyanab170300064/745
35110-thai-basket-bamboo-for-carry-a-yoke-on-a-shoulder-pole.jpg (foto)

https://waterbuckpump.com/wp-content/uploads/2013/09/pole-carrier.jpg (foto 2)

Chi ha visto simili pali che si poggiano su entrambe le spalle o lungo una spalla, può
ispirarsi per utilizzarli (i migliori sono i pali di bambù). Su di essi si possono appendere
o legare dei secchi e cestini contenenti liquidi (ex. acqua o olio), polveri (ex. argilla o
sabbia su un panno messo come fondo se sono secchi fatti di rametti intrecciati) e
oggetti solidi (ex. frutta o sassolini). Se si tiene su una sola spalla, attenzione al
secchio di dietro (qualcuno potrebbe metterci le mani se non è sorvegliato). Un palo
può anche essere portato sulla singola spalla di due persone l’una davanti all’altra e di
altezza simile o uguale se il carico è pesante e/o la canna di bambù o palo è lungo e
enorme (del resto, per oggetti pesanti serve un palo con queste caratteristiche).

Come costruire l’argano di un pozzo


https://image.shutterstock.com/image-illustration/3d-render-water-well-on-260nw-
610154534.jpg

La foto dà ispirazione su come costruire l’argano di un pozzo.

Produzione del dentifricio


https://www.youtube.com/watch?v=Lw0zOV0AOGY (dentifricio di melanzana)

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https://www.youtube.com/watch?v=e2V85Pf4Guo (dentifricio di melanzana, video
non in inglese)

https://www.youtube.com/watch?v=du5PvAtxkCU (estratto di menta, curcuma, olio


extra-vergine di cocco o sesamo)

https://www.youtube.com/watch?v=du5PvAtxkCU (bicarbonato di sodio, olio di cocco,


olio di menta e eucalipto)

https://www.youtube.com/watch?v=FysGbXuB1ls (dentifricio di neem)

https://www.youtube.com/watch?v=jAkkq_1L_NU (dentifricio svedese/d’arancia)

https://www.youtube.com/watch?v=Elb83dPPc0o (dentifricio con salvia e menta)

 Un primo dentifricio si ottiene dalla buccia di melanzana e olio di cocco. Si


prende una melanzana, si sbuccia e la buccia si mette ad arrostire in una teglia
nel forno o tramite un’altra fonte di calore: deve seccare, diventare dura,
scricchiolare al tatto e annerirsi. La buccia si strappa in pezzettini e si riduce in
polvere con pestello e mortaio. La polvere si filtra e i pezzettoni si pestano
ulteriormente. Si otterrà una polvere nera molto fine che si mescola con
dell’olio di cocco allo stato liquido. Il composto finale, una poltiglia nera molto
densa, è il dentifricio di melanzana. Non strofinare i denti e le gengive con
troppa forza. In alternativa all’olio di cocco si può usare l’olio d’oliva, ma l’olio di
cocco è apposito per la salute dentale. Al composto, come terzo ingrediente, si
può aggiungere del sale.

 Il secondo dentifricio è un misto di olio di cocco o sesamo (il secondo è forse più
reperibile), bicarbonato di sodio (se usato in eccesso, consuma i denti, idem il
limone e aceto in quanto corrosivi), curcuma in polvere e estratto di menta
(non solo per il gusto).

 Il terzo dentifricio è simile: olio di cocco, bicarbonato di sodio, eucalipto e olio di


menta. Se, per caso, si usano oli essenziali, nel tempo perdono la loro efficacia,
pure se il dentifricio si conserva lontano dalle luci.

 Il quarto dentifricio è molto semplice: bisogna prendere le foglie di neem


(“nìim”), farle essiccare, sminuzzarle e pestarle con pestello e mortaio fino a
ottenere una polvere molto fine che poi si setaccia. Questa polvere si mescola
con poco bicarbonato di sodio e dell’olio d’oliva fino a ottenere una pasta molto
densa e verde scuro: è il dentifricio di neem.

 Il quarto dentifricio deriva da un’antica ricetta degli svedesi: è formato da


buccia d’arancia, salvia, bicarbonato di sodio e sale marino (il sale marino, che
è il migliore per la ricetta e che è ancora migliore se non è raffinato, non è mai
iodato siccome evapora durante la bollitura dell’acqua: lo iodio, se si aggiunge,
lo rende “sale iodato”). Si prende un’arancia, si sbuccia e la buccia si fa
essiccare completamente al sole tenendola coperta; lo stesso si fa con le foglie
di salvia. Entrambe si sminuzzano e pestano con pestello e mortaio. I due si
mescolano insieme e gli si aggiunge il bicarbonato di sodio. Se si vuole, si
aggiunge poco estratto di limone e menta. Il risultato finale è una polvere
dentifricia che si può rendere densa e pastosa se si aggiunge l’olio d’oliva (di
base, si tiene come sola polvere, cosa che si può fare con qualunque dentifricio
per motivi di conservazione, di peso, per carenza di olio ecc.).
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 Il quinto è formato dalla polvere di salvia secca, sale marino (quindi non
iodato), bicarbonato e olio essenziale di menta. Un quinto ingrediente è l’argilla
bianca di varietà caolino, usata in cosmetica, ma è un ingrediente particolare.
Anche in questo caso si ottiene un dentifricio in polvere. Tipicamente, in ogni
ricetta, il sale è metà rispetto al bicarbonato di sodio.

Produrre l’olio essenziale di menta senza distillatore


https://www.youtube.com/watch?v=RJsXF3xnm2c

https://www.youtube.com/watch?v=7draT_6MlGY

https://www.youtube.com/watch?v=tFqq_BMvnj0 (ma non le affetta e pesta)

https://www.youtube.com/watch?v=Z34pXB0AIm0 (olio essenziale di fiori di lillà)

Si raccolgono le foglie di menta prima che essa fiorisca e quelle con imperfezioni,
come punti anneriti o buchi, si scartano o ripuliscono. Si sciacquano con acqua fresca
e si fanno asciugare. Dopodiché, si affettano con una lama e si pestano con pestello e
mortaio finché non rilasciano liquido. Il tutto si sversa in un barattolo in cui si
aggiunge dell’olio (i migliori sono l’olio di mandorla, olio di germe di grano, olio di
semi d’uva e olio di cocco siccome non sovrastano il sapore della menta, ma se non
interessa il sapore della menta ma i soli benefici dell’essenza, si può usare del comune
olio di oliva e simili). Il barattolo si chiude e scuote e si conserva lontano dal sole per
un giorno. Il giorno dopo, l’olio nerastro si versa sopra un panno pulito su un
contenitore. Il panno poi si strizza. Nell’olio accumulato, si mettono a bagno un pugno
foglie fresche di menta lavate (non devono galleggiare). Dopo 24 ore si tolgono. In tal
modo si raccoglie l’olio essenziale di menta. Più si desidera forte, più si ripete
l’inserimento delle foglie di menta per 24 ore. Consuma quindi molta menta, ma è un
ingrediente molto utile per i dentifrici naturali.

Si possono produrre altri oli essenziali senza distillatore, altrimenti se ne acquista uno.
Gli oli si producono anche a partire dai fiori bolliti in un olio quasi inodore. Per
esempio, in tale modo si ottiene l’olio essenziale di fiori di lillà.

Produzione dell’olio di cocco


https://www.youtube.com/watch?v=2Dq2G_XiQCY

https://www.youtube.com/watch?v=h95fAV-SdDQ

Chi vive in una zona che possiede le noci di cocco e le palme da cocco/nucifere può
usare il loro legno e il loro frutto per mangiare e anche per estrarre l’olio di cocco. Si
prende una noce di cocco, si apre (il guscio ha 2 strati, quello esterno peloso e quello
interno più liscio), si estrae il latte (si beve a meno che è rancido e emana un pessimo
odore) e si gratta via la polpa, che stavolta non si mangia. La polpa si tagliuzza,
pesta, tritura in poltiglia con pestello e mortaio e si impasta con un po’ d’acqua; poi si
trasferisce su un panno pulito, per esempio il classico panno di garza da cucina. Il
panno si strizza sopra un contenitore per estrarre del liquido. Il liquido si mette al
fresco, così in cima si formerà uno strato denso bianco e sotto resterà del liquido. Lo
strato denso e bianco è il latte di cocco rappreso. La polpa strizzata e il liquido in
70
fondo si possono mangiare. Il latte di cocco si riduce in una sostanza giallina e simile
all’olio se si fa bollire in un pentolino sul fuoco mescolando ogni tanto: la polpa
diventerà marroncina, il livello di liquido si abbasserà e la polpa, se spremuta, rilascia
olio. L’olio si separa dalla polpa cucinata usando un colino e strizzandola.

Presentazione della root cellar e della burraia e ghiacciaia


antica
https://www.youtube.com/watch?v=m70ZAXm00k0 (edificio)

https://s0.wklcdn.com/image_63/1900745/15342420/9541989Master.jpg Burraia Nannarino

https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?
q=tbn:ANd9GcQEP9npc4LYFQtGGxaf0W0g_m4UfZiZhc9TWdneQGQTxEh_QUTaVCIRkb26gPidIf6kN8M&usq
p=CAU Burraia Boccadirio

https://erbacanta.it/wp-content/uploads/2019/01/burraie.jpg Burraia di Santa Brigida

https://www.caiarezzo.it/wp-content/uploads/2016/01/Burraie.png Burraia di Santa


Brigida 2

https://citynews-firenzetoday.stgy.ovh/~media/original-
hi/40039805208975/itinerario-delle-burraie-nuovo-percorso-nel-comune-di-vaglia.jpg
Burraia di Vaglia

https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=652x10000:format=jpg/
path/s7be9f2baee33c7ee/image/i9d79873c58f77fe5/version/1516267383/image.jpg
Burraia di Madonna del Sasso

https://www.youtube.com/watch?v=03AGSH0vvUs Video di una burraia (poco oltre


3:30)

https://live.staticflickr.com/65535/50826286291_6cab15be3d_b.jpg Ghiacciaia del


Santuario della Verna

https://it.wikipedia.org/wiki/Ghiacciaia#/media/File:Ghiacciaia2.JPG Ghiacciaia di
Cascina Favaglie

https://it.wikipedia.org/wiki/Ghiacciaia#/media/File:Giazera01.jpg Ghiacciaia sul


Monte Grappa

https://www.youtube.com/watch?v=NedV9TPZCiQ (bidone metallico della spazzatura


interrato)

La root cellar è una cella frigorifera costruita come un edificio interrato o seminterrato
di cui esistono vari modelli a cui ispirarsi per costruirne una. Un’alternativa più
semplice è di creare un piccolo luogo fresco molto simile in una zona ombrosa e
avente un tumulo di terra scavabile, ovvero la burraia (o “casone” o “casa degli
gnomi”); alcune ghiacciaie sono costruite in modo analogo, cioè in una zona scavata
in un tumulo di terra o collinetta. Se sulle rocce crescono muschio e simili, la burraia
si integra molto bene con l’ambiente naturale ed è più difficilmente riconoscibile. La
terra si risistema ai lati (a meno che si è scavato via solo quello che basta per
costruire il pavimento e muri della burraia) e si ricopre di foglie o di semi di erba ecc.

71
ma sul tetto non si piantano piante che poi diventano enormi sennò danneggiano il
tetto. Se all’interno fa molto fresco e si entra per cercare ombra e fresco, attenzione
agli sbalzi termici in giornate molto soleggiate. Siccome la burraia può essere
derubata o vi possono entrare anche animali selvatici, non solo servirebbe qualcosa
che fa da porta, ma anche un paio di guardie armate minimo. Se sulla porta si mette
una specie di gradino, si impedisce all’acqua di entrare durante degli acquazzoni (il
rischio di inciampare si sopporta). Una terza soluzione è creare una root cellar
rudimentale ma piccola con un bidone in metallo della spazzatura tradizionale (quelli
cilindrici, senza buchi e con coperchio piatto dall’aspetto quasi stereotipato e old-
fashioned) che viene interrato. Siccome gli strati più bassi di terra mantengono una
temperatura costante a priori, il cibo non sarà mai sottoposto a sbalzi termici. Poco
sotto la superficie terrestre si trova il coperchio piatto del bidone, coperchio che viene
ricoperto da uno strato di terra. Se in più si cosparge di erba e simili, il tutto è
leggermente camuffato. In teoria, se non sono particolarmente fragili, lì si possono
anche nascondere piccoli oggetti di valore.

Costruzione di un freezer con due vasi, sabbia bagnata e


un panno umido (“vaso zeer”)
https://www.youtube.com/watch?v=VwiGuB7unWc

Un freezer molto rudimentale ma molto piccolo si costruisce con due vasi di grandezza
disuguale: l’uno deve stare nell’altro, ma non devono incastrarsi perfettamente: deve
esserci spazio tra la parete di un vaso e l’altra. Questo freezer antichissimo si chiama
“zeer” (pronuncia: “ziir”). Serve a ridurre la temperatura ambiente di circa 10 gradi.
Per costruirla, si prende il vaso grosso, si riempie di sabbia fine e sopra di essa si
mette il secondo vaso con un buco sul fondo. Le bocche dei due vasi devono essere
alla stessa altezza. Dopodiché, nello spazio vuoto tra i due vasi, metti la sabbia fino
all’orlo. La sabbia poi, un pochino alla volta, si bagna e inzuppa completamente fino
alla saturazione. Infine, il vaso in mezzo si riempie di cibo e si copre con il coperchio
di una pentola. Infine, tutto il vaso si copre con un panno bagnato. Il vaso zeer si
conserva in un luogo secco e caldo: l’evaporazione lenta dell’acqua tiene al fresco il
cibo, ragion per cui funziona come il sudore umano.

Costruzione di una panca in cemento (o in cemento e


legno)
https://www.youtube.com/watch?v=llEFbPtV4R4 (nel video, la panca è interamente
costruita in cemento, vi sono impresse delle forme per simulare le rughe e nodi del
legno ed è dipinta)

Per costruire una panca, si possono unire tre pezzi di legno (due ceppi larghi, di
altezza uguale, segati in modo non storto e non troppo alti come base più una tavola
lunga come superficie per sedersi) con chiodi o con un incastro di falegnameria
utilizzabile per molti artefatti detto “incastro a tenone e mortasa”: due pezzi di legno
si uniscono se uno ha una sezione sporgente e quello poggiato in cima ha una cavità

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perfetta per la sezione sporgente. Il terzo modo è quello di usare il cemento come
collante tra i pezzi.

Costruzione di una bussola


https://www.youtube.com/watch?v=yNrpxAv8SHQ (con il tappo di sughero come
base)

https://www.youtube.com/watch?v=eaop9Iatak8 (con la foglia secca come base)

Se non si ha una bussola e si conosce la rosa dei venti e un minimo la mappa della
zona in cui si vive con la rosa dei venti annessa, ci si può orientare bene o meglio con
una bussola rudimentale: serve una graffetta per fogli o un ago, una calamita
(contiene magnetite) e un tappo di sughero o foglia secca. L’ago si magnetizza
sfregandolo per un po’ sopra la calamita. Dopodiché si poggia sopra il tappo o foglia a
galla sull’acqua. L’ago punterà verso il nord; da esso, si ricava il resto della rosa dei
venti, la direzione in cui si sta andando o la direzione giusta da seguire.

Utilizzo della bomboletta di aria compressa al contrario per


raffreddare oggetti
https://www.youtube.com/watch?v=RHRHNmmKQlo

Se una comune bomboletta di aria compressa si capovolge sottosopra e si aziona, al


posto di aria compressa uscirà dell’aria ghiacciata. Si può anche ghiacciare un liquido
superficialmente.

Come togliere la ruggine in 8 modi


https://www.youtube.com/watch?v=9qmhPDK_uJE

Per togliere la ruggine da un oggetto in ferro o dalla ferraglia da fondere, tenendo i


guanti per evitare ferite e infezioni da tetano, ci sono vari metodi: si bagna l’oggetto e
si sfrega con una spazzola dalle setole in ferro; si immerge l’oggetto per alcuni minuti
o un giorno (dipende dall’oggetto e da quanto è arrugginito) nell’aceto bianco
mescolato eventualmente con succo di limone e bicarbonato di sodio e poi si spazzola;
si spazzola l’oggetto con la carta vetrata o una spugna di lana d’acciaio o perfino la
carta stagnola (ma il pezzo di ferro si graffierà). Sennò usi il succo di limone isolato
dopo una sfregata preliminare con il sale grosso, ma l’utensile va tenuto a mollo al
massimo per 2 ore circa. Sennò si può usare l’acqua di tamarindo (tamarind water),
ottenibile anche versando sull’oggetto la salsa di tamarindo e mescolandola con acqua
calda, poi quando l’oggetto si raffredda usa una spazzola di metallo. Se si possiede
dell’acido citrico in polvere, si scioglie nell’acqua fresca, si mescola e si lascia l’oggetto
a bagno. L’acido citrico rende l’acqua giallastra. L’acido citrico rimuove anche la
vernice dell’oggetto: se ne ha e non si vuole togliere, meglio cambiare metodo. Si può
anche usare il solo bicarbonato di sodio con l’acqua fresca e pulita mescolati insieme
in modo da formare un impasto leggermente denso. L’oggetto deve restare a bagno
per massimo 2 ore, poi lo strofini. Oppure strofini l’oggetto con una patata tagliata in

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due siccome la patata contiene l’acido ossalico (idem le foglie di rabarbaro e
l’acetosella); sulla superficie di sfregamento della patata si mette del sale o
bicarbonato di sodio per aumentare lo sfregamento. Infine, lasci le patate per un po’
di tempo direttamente a contatto con l’oggetto. In teoria, anche un giorno di
immersione nella Coca-Cola dovrebbe tirare via la ruggine (ma l’effetto sarebbe più
forte se fosse non trattata).

Cosa usare al posto della cartaigienica se manca


https://www.portalesopravvivenza.it/carta-igienica-6-alternative-dalla-natura/

Da un interessante articolo, si ricava che il muschio è una buona cartaigienica perché


è morbido e soffice se è fresco. Sennò si usano foglie di alberi che sono grandi e
morbide e/o manciate di simili foglie ma più piccole. Altrimenti si usa un secchio
d’acqua e la mano. Oppure si usa un pezzo di corda spessa, ma è dura. Oppure si usa
un ampio ciuffo d’erba.

Come camuffarsi per andare a caccia (incluso il


camuffamento olfattivo) e le basi sull’estrazione dei
profumi
http://www.cacciaecaccia.altervista.org/il-camuffamento.html

https://www.youtube.com/watch?v=ThFHh1kdCFE (ottenere profumo dai fiori con olio


di cocco o simili oli poco odorosi, “enfleurage”)

https://www.youtube.com/watch?v=ys89XU44_X0 (enfleurage)

https://www.youtube.com/watch?v=HY2Pitnx2EY (enfleurage)

https://www.youtube.com/watch?v=SmRi4Q5jtrY (estrazione del profumo con l’alcol)

https://www.youtube.com/watch?v=wy2T98671Dc (camminata stealth del ninjutsu)

Quando ci si deve muovere senza essere scoperti o quando si va a caccia, è utile


camuffarsi. Per quando si va a caccia alcuni consigli per rendersi meno visibili alle
prede (e quindi attirarle, individuarle e ucciderle più facilmente) sono i seguenti:
indossare tute mimetiche (i colori giusti si capiscono conoscendo l’ambiente in cui si
va a cacciare) o prendere dei vestiti adatti per la caccia e imbrattarli con uno o più
colori anche naturali, truccarsi il viso per nascondere i suoi lineamenti e i suoi volumi
(si pensi a parti sporgenti come il naso), stare immobili e chini o proni quando ci si
apposta, non fumare (il fumo è un odore che allerta gli animali), stare in silenzio, fare
poco rumore quando ci si muove e evitare se possibile le superfici rumorose come
quelle coperte da ciottoli, spostare il fogliame e rami invece di allontanarli a manate,
muoversi solo quando ci sono rumori naturali come le folate di vento, camminare e
strisciare lentamente, atterrare dall’alto sul suolo in punta di piedi e poggiando le
mani a terra il tutto tenendo la schiena piegata in avanti, non passarsi dopobarba
prima di andare a caccia e camuffarsi anche come odori: oltre a non passarsi profumi
strani e non fumare o lavarsi il corpo solo con acqua prima di andare a caccia (perfino
il sapone emette odore che allerta gli animali), il camuffamento olfattivo consiste
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nell’assumere gli odori del posto in cui si va a cacciare, gli stessi che conoscono pure
gli animali e che non sono estranei al posto (come per esempio il fumo delle
sigarette). La strategia più semplice e quasi intuitiva di camuffamento olfattivo è
quella di trovare tutte le fonti di odore del posto in cui si va a caccia e passarsele sugli
abiti anche imbrattandoli. Per esempio, se il posto è pieno di pini odorosi, prendere dei
rami di pino freschi e strofinarli sugli abiti finché non profumano di pino. I profumi si
possono estrarre anche come oli essenziali. Oppure si profuma l’acqua con qualcosa
(ex. la resina o polvere di qualcosa di profumato o gocce di oli essenziali) e vi si
inzuppa l’abito. Se si è capaci di produrre profumi, ci si può ricoprire di profumo di
elementi naturali presenti nell’ambiente o di generiche essenze di terra (“earthy
scents”), che tipicamente contengono il muschio e la geosmina (dà odore di terra,
fango, muffa e funghi ed è prodotta dalla morte di alcuni batteri; non si ottiene
naturalmente, ma si possono usare la terra e funghi). Se si usano armi da fuoco, la
canna dell’arma può essere imbrattata di argilla o altri colori essere camuffata come
un ramo: se si legano a essa degli sfalci veri o simulati con nastrini colorati,
sembreranno piante rampicanti su un rametto. L’importante è non danneggiare l’arma
e colorare/modificare/camuffare solo le parti che non si rovineranno.

Riguardo all’estrazione dei profumi dalle foglie delle piante odorose (ex. la menta), gli
oli essenziali sono già stati illustrati.

Se invece si estraggono dai petali dei fiori, un modo rudimentale è quello di usare
l’olio di cocco rappreso (è inodore, quindi il suo odore non copre quelli che assorbe)
come carrier (“trasportatore”): si spalma su una teglia (è come se si imburrasse, ma è
uno strato più spesso) e su di esso si mettono i petali dei fiori che poi si pressano.
Sopra la teglia se ne mette un’altra pressata e di uguali dimensioni. Dopo due giorni di
riposo, l’olio di cocco si profumerà. I fiori si tolgono e, se si vuole concentrare il
profumo, se ne mettono altri freschi colti al mattino.

Sennò, secondo una variante dell’enfleurage, si immergono i petali raccolti al mattino


in fondo all’olio di cocco liquido (non devono galleggiare) in un barattolo tenuto aperto
(deve passare l’ossigeno, sennò si potrebbe sviluppare la muffa siccome i fiori non
secchi sono umidi: si sigilla con la garza). Al posto dell’olio di cocco si possono usare
altri oli poco odorosi, come l’olio di semi di girasole, l’olio di semi d’uva, l’olio di
mandorla e l’olio di avocado. Il profumo si concentra se si tolgono i petali, si scalda
l’olio e si mettono altri petali per due giorni (il procedimento si ripete più volte finché
l’odore non è quello ricercato).

In alternativa (ma non con i petali delle viole), si immergono i fiori nell’alcol puro al
95% messo in un contenitore di vetro: esso assorbirà gli oli essenziali nei petali. I
petali devono essere ricoperti dall’alcol. Il barattolo, che si tiene lontano dalla luce,
stavolta si chiude. Dopo uno o due giorni si apre e si tirano i petali. L’alcol sarà
diventato profumato e si possono aggiungere delle gocce di olio essenziale già pronto
per arricchirlo (ex. essenza di petali di rose e menta; in base a come si dosa l’olio
essenziale, si sente di più un profumo piuttosto che un altro).

Il camuffamento non riguarda solo il corpo e l’odore o la riduzione del rumore, ma


anche la propria abitazione o un luogo strategico: si può dipingere, attorniare di
vegetazione, semi-interrare costruendolo dentro a un tumulo di terra, riempire di rami
secchi e pezzi di vetro per rendere in più l’accesso difficile agli animali ecc.

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Quanto all’ultima dritta sul camuffamento, non solo non si devono indossare o si
devono nascondere o imbrattare gli oggetti scintillanti come gli orologi e
catarifrangenti, ma quando si spia da dietro un sasso o albero bisogna sporgersi da
una zona più in basso possibile, lentamente e magari con un mazzo di arbusti secchi o
simili tenuti davanti al viso. Se non si creano riflessi scintillanti (che comunque sono
utili se si mandano segnali con lo specchio in codice Morse), si può spiare da dietro un
albero, sasso o muro se si ha uno specchietto, un pezzo di vetro riflettente o uno
specchietto da dentista. Simili specchi, se messi in casa tale per cui si spia fuori da
una stanza (per esempio, un corridoio), sono un rudimentale sistema di sorveglianza.
Si possono vedere le impronte sul terreno per capire se qualche minaccia è passata
per il sentiero che si percorre e per capire dove si è diretta. Le proprie impronte si
possono cancellare o annullare camminando non sul fango o erba alta ma, per
esempio, in mezzo all’erba bassa (o addirittura camminando all’indietro: si inverte per
finta la direzione del proprio cammino, ma camminare così per tutto il tempo è
scomodo, pure se si guarda cosa succede dietro di sé). Se si cammina lateralmente,
secondo una tecnica del ninjutsu detta “yoko bashiri”, si ha una visione più ampia: se
si paragona alla camminata secondo l’orientamento classico (si vede solo davanti a
sé), si vede con facilità davanti a sé, di lato e dietro di sé. Questa camminata è la
migliore possibile se si cammina stando rasente a un muro.

Come resistere all’attacco di un serpente


https://www.youtube.com/watch?v=iO1xNfitrxc

https://www.youtube.com/watch?v=qbfE4mcqi7k

Dopo il branco di lupi, è utile capire come comportarsi in caso di serpenti.


Innanzitutto, se in un luogo naturale c’è una strada battuta, seguirla: è più difficile
incontrare serpenti. Se un luogo è rinomato per essere popolato da serpenti, evitarlo
se possibile. Sempre se possibile, evitare l’erba alta, in cui possono nascondersi
facilmente (se grossi, si potrebbe notare come l’erba si sposta). A volte si nascondono
sotto rocce e tronchi caduti e magari marci: attenzione quando vengono spostati. Se i
serpenti ti rincorrono, corri in salita, cioè in terreni pianeggianti verso l’alto: i serpenti
li percorrono con più lentezza. Se afferri un serpente, afferralo vicino alla testa. Se
vuoi ucciderlo, puoi decapitarlo o schiacciargli il cranio. Si possono costruire trappole
per serpenti per catturarli saltuariamente. Un ultimo elemento importante è la calma:
il panico può creare reazioni incontrollate o che inducono il serpente ad attaccare, per
esempio scappare (basterebbe anche solo allontanarsi camminando). Il serpente avrà
difficoltà a mordere se si indossano guanti in pelle molto duri, scarpe spesse e dure e
abiti spessi. A volte, infine, i serpenti possono perfino scappare alla vista di un umano.

Se il serpente è molto più grosso, per esempio un’anaconda, si può attaccare


mordendogli la punta della coda, che è il suo punto debole insieme agli occhi (come
pure per un coccodrillo: si possono cavare gli occhi). Se ti strangola, trattenere il
respiro: più si respira, più l’anaconda capisce che deve strangolare.

Cosa fare quando si vede un grosso ragno


https://www.youtube.com/watch?v=Y7tDQZueaGg

76
Di base, i ragni sono poco interessati a mordere. Il morso, ammesso che le tenaglie
riescano a penetrare la carne, è pericoloso solo se il ragno è velenoso: per esempio, il
comune ragnetto domestico è largamente innocuo, morde raramente, a stento
penetra la carne e di solito tende a scappare. Nel momento in cui un ragno enorme
come la tarantola si erge in piedi con le zampe in aria per sembrare più grosso e inizia
a emettere gocce di veleno dalle tenaglie/fauci, si sente minacciato. Prima di questo
momento, non è troppo pericoloso. Se è vicino, indossare gli occhiali è una buona
forma di protezione siccome alcuni ragni dotati di pelo possono rilasciare nell’aria dei
peli urticanti che creano irritazioni e accecamento. Infine, indossare abiti spessi,
scarpe spesse e guanti in pelle spessi e duri aiuta. Se all’aperto, semplicemente ci si
allontana dal ragno o si evitano posti come i tronchi caduti e simili, in cui può
nascondersi, idem la sua tana scavata nel terreno e circondata di ragnatele (se tese
perché pestate, il ragno intuisce la presenza di una preda). Se si incontra in casa,
basta metterci sopra un barattolo di vetro o un simile oggetto sopra con molta calma,
sotto ci si fa passare un pezzo di cartone o cartoncino o simili; il ragno infine si rilascia
in un posto lontano all’aperto. Se il ragno morde, intrappolarlo aiuta a riconoscerlo: se
è velenoso, ogni ragno ha il suo veleno e effetti e ogni veleno ha il suo antidoto, come
ogni effetto avverso ha la sua cura tempestiva. Il primo medicamento rudimentale è il
ghiaccio applicato sulla ferita, che sarà diventata gonfia e irritata. Evitare di succhiare
il sangue dalla ferita e non aumentare il ritmo del respiro e del battito cardiaco
siccome pompa il veleno più velocemente nel resto del corpo (quindi, stare calmi pure
se si sente nausea e crampi muscolari)

Come combattere un incendio


https://www.portalesopravvivenza.it/incendi-boschivi-e-in-luoghi-chiusi-i-consigli-di-
un-vigile-del-fuoco/

In partenza, gli incendi si prevengono con accortezze come maneggiare la resina con
cura (è infiammabile), tenere oggetti infiammabili lontano dal fuoco, allontanare le
foglie secche dal fuoco o falò se si accende (potrebbero incendiarsi, idem se il fuoco
scoppiettante le colpisce) e gettare mozziconi di sigaretta ancora accesi tra le foglie
secche. Se avvengono, possono avvenire al chiuso o all’aperto. Se al chiuso, strisciare
per terra (c’è ancora visibilità, siccome il fumo avrà invaso il locale) e respirare con la
bocca o mettersi un panno bagnato davanti al naso in modo tale da non essere
intossicato dal fumo (se intenso, farà lacrimare gli occhi, rendendo la vista
difficoltosa). Se l’elettricità funziona e l’edificio è dotato di ascensori, non usarli perché
potrebbe partire un cortocircuito. Dirigersi mantenendo la calma verso la prima uscita
sicura stando attenti ai detriti infiammati che cadono dall’alto o pavimenti che di colpo
cedono. Evitare di fermarsi a recuperare oggetti superflui. Se ci sono estintori, si
possono usare seguendo le istruzioni.

Per il fuoco all’aperto (tipicamente gli incendi boschivi), come detto in precedenza
attenzione a tenere lontane le foglie secche dai fuochi da campo, a spegnere bene il
fuoco prima di andarsene e a non gettare sigarette accese sulle foglie secche. Se si
gira con una torcia accesa fatta con una pigna ricoperta di resina, attenzione alla
resina che cade: non solo è caldissima, ma può scatenare un incendio. Gli incendi
boschivi possono anche essere causati da piromani, da fulmini o dalla temperatura
altissima. Allontanarsi dai fuochi nei boschi stando attento a alberi che possono cadere

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e spegnerli con acqua (in caso di fuochi piccoli, oltre agli estintori e ai panni bagnati,
la quarta soluzione è il bicarbonato di sodio). Se si è quasi circondati dal fuoco a 360°,
si può bruciare preventivamente quello che si ha intorno un poco alla volta o si
taglia/sradica e si butta nel fuoco più avanti: così, quando il fuoco raggiunge la zona
in cui ci si trova, non ha nulla da bruciare. In tal modo, con questa mossa
controintuitiva si sopravvive.

Come resistere a un terremoto con eventuale tsunami e


uragani
https://smart.comune.genova.it/pages/cosa-fare-caso-di-terremoto

La prima cosa utile da sapere è se le zone che si frequentano o che si potrebbero


frequentare sono ad alto, medio o basso rischio sismico. Le precauzioni sono molto più
alte in zone ad alto rischio, ammesso che sia possibile costruirci all’interno (di solito o
non si può o gli edifici devono rispettare delle norme anti-sismiche e avere magari
delle cassette con kit di primo soccorso, torce ecc.). Ci si può riparare tenendo le mani
sopra la testa sotto oggetti pesanti o che ammortizzano i colpi dei calcinacci che
crollano, per esempio tavoli e letti. Anche le travi e architravi sono zone sicure. Se si
hanno oggetti come caschi, cuscini ecc., indossarli. Ci si può riparare anche sotto a un
materasso Attenzione ai vetri delle finestre, mobili e agli oggetti attaccati alle pareti,
quindi per esempio agli armadi e alle mensole e agli oggetti sopra di essi piuttosto che
ai lampadari. Se l’edificio ha più piani, non bisogna stare nei piani alti ma raggiungere
il piano terra o la cantina. Se si conosce un’uscita sicura, raggiungerla il prima
possibile. Come negli incendi, evitare gli ascensori siccome si rischia un black-out o il
crollo dell’ascensore o un danneggiamento del vano dell’ascensore. Se il terremoto è
all’aperto, attenzione a non trovarsi vicino a zone franose, per esempio accanto a delle
discese piene di sassi e detriti non trattenute da reti metalliche, e a zone pericolose
come case diroccate, pali della luce, ponti e lampioni. Se si è in spiaggia o al porto,
allontanarsi subito da essi perché potrebbero venire delle onde enormi. Queste onde
assumono la forma di tsunami alti molti metri se si vede che il mare si ritira
parecchio: semplicemente, lo tsunami sta per arrivare. In questo frangente di tempo,
allontanarsi il più possibile dalla spiaggia senza fermarsi e raggiungere un posto molto
lontano e magari sopraelevato. Dopo il terremoto, attenzione alle case pericolanti.
Non usare accendini e fiammiferi in zone in cui è presente una fuga di gas.

Il modo di proteggersi dagli uragani è abbastanza simile a quello dei terremoti.

Se si aggiungono frane durante i terremoti, stare lontano dai fiumi (possono


trasformarsi in bombe di fango) e, se frana del materiale, allontanarsi dalla sua
traiettoria e provare a salire lungo zone pendenti verso l’alto sicure (le frane infatti
precipitano verso il basso e stare in basso è più pericoloso).

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Cosa fare in caso di valanga e neve abbondante
http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/meteo-idro/sei-preparato/cosa-fare-
in-caso-di-caduta-di-una-valanga

https://www.youtube.com/watch?v=RnCCqHOiX5Q

http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/meteo-idro/sei-preparato/cosa-fare-
in-caso-di-neve-e-gelo

Le valanghe si prevengono se non si smuove troppa neve mentre si cammina o scia in


una superficie innevata in salita: rotolando verso il basso, raccoglie altra neve,
formando minuscole valanghe. Lo stesso avviene in caso di forti tormente di neve o
vento fortissimo. Quando i cumuli sono enormi, si forma una vera e propria valanga.
Se possibile, controllare il bollettino nivometeorologico e evitare le zone soggette a
valanghe o zone segnalate come pericolose in base alla segnaletica, cartelli informativi
e simili (tipicamente, sono zone con forte pendenza: se fossero perlopiù piatte, non ci
sarebbero valanghe). Se si vede una valanga e si è lontani, bisogna scappare lontano
dalla sua traiettoria (per esempio, se punta dritta, si scappa verso sinistra o destra
come via di fuga). Lo stesso se si sta sciando e dietro di sé si vede una valanga:
sciare verso sinistra o destra a tutta velocità (ogni tanto, per sicurezza, si può
controllare dietro di sé). Le persone seppellite da valanghe di solito sono sepolte sotto
un metro di neve che si scava facilmente con una paletta o a mano (sennò poi rischia
di ghiacciare). Una valanga enorme e che non ha la tipica forma stereotipata rotonda
può abbattere gli alberi, che quindi offrono poco rifugio. Se si viene colpiti, prima che
la valanga si fermi, si può nuotare nella valanga per restare in superficie (sennò non si
riesce a respirare) o uscire da essa sempre tramite una via di fuga laterale siccome la
neve tende ad ammassarsi in centro. Se sei sotto la neve, espirando aria calda si crea
una tasca d’aria per respirare, ma l’acqua diventerà ghiaccio. La neve sarà molto
compatta e difficile da spostare. Ma, se si ha la certezza di essere in piedi, si può
prendere a pugni la neve sopra la propria testa, creare un buco che si allarga e
sporgere la mano al di fuori sia per fare entrare aria che per fare vedere la mano. Se i
soccorsi sono rapidi, non si muore congelati dopo 15-35 minuti.

La valanga può unirsi a abbondanti tormente di neve che possono sfondare edifici con
un tetto avente una bassa portata, bloccare le porte nel momento in cui si devono
aprire, costringere a spalare la neve per uscire di casa e guidare lentamente e con le
catene o simili.

Cosa fare se si finisce in una palude o acquitrino


https://www.youtube.com/watch?v=rLRlWSZC3lQ (palude fangosa)

https://www.youtube.com/watch?v=z0CFgdMjS5w (palude sabbiosa)

Se ci si avventura all’aperto, si possono evitare zone paludose e acquitrinose oppure si


perlustrano battendole con un bastone. Se quest’ultimo sprofonda, cambiare tragitto.
Se si finisce inghiottiti progressivamente nel fango, la prima cosa da fare è sfilarsi
oggetti pesanti di dosso, per esempio lo zaino. Dopodiché, se ci sono alberi resistenti
nei paraggi, ci si può attaccare ad essi. Le gambe si devono scuotere per liberarsi dal

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fango e, se è troppo denso, si può usare il bastone per creare spazio e fare entrare
aria intorno al punto che è immerso nel fango. Se c’è un partner con della corda, può
soccorrere il malcapitato. Se le gambe sprofondano in una palude sabbiosa, bisogna
scuotere una gamba e estrarla completamente dalla sabbia, dopodiché essa si
inginocchia e, da inginocchiato, si estrae anche l’altra nello stesso modo. Se si hanno
pesi come uno zaino, sfilarli momentaneamente. Poi si recuperano e ci si allontana il
più possibile dal posto sempre aiutandosi con un bastone.

Come resistere a un’alluvione e grandinata


https://www.portalesopravvivenza.it/alluvione-e-inondazione-come-prepararsi/

http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/meteo-idro/sei-preparato/cosa-fare-
in-caso-di-alluvione

Sapere il rischio alluvionale di una zona è d’aiuto. Se ne capita una, le zone interrate
come la cantina sono le più pericolose (nei terremoti è il contrario). Siccome anche il
piano terra può allagarsi, se possibile bisogna andare al primo piano, nei piani
superiori o addirittura in soffitta. Se l’alluvione colpisce zone franose, allontanarsi da
esse siccome potrebbero cadere fango e detriti. Tenersi lontano da zone dissestate e
da fiumi, ponti, dighe e porti siccome potrebbero esserci esondazioni. Tenersi anche
lontano dai sottopassi, che possono allargarsi insieme alle cunette (che però sono più
piccole). Se si guida, attenzione a non eccedere con la velocità e alle frenate brusche:
si rischia di fare volare l’automobile sopra l’acqua e perderne il controllo. I tombini
intasati o saturi potrebbero saltare. Si può usare qualcosa per assorbire l’acqua e
cercare di arrestarla, per esempio sacchi di sabbia. Se l’acqua sommerge all’esterno
quasi tutta una porta come ad esempio la porta d’ingresso, sarà impossibile aprirla
dall’interno se si apre spingendola. Anche in questo caso, bisogna evitare l’uso
dell’ascensore siccome potrebbe bloccarsi per black-out e/o allagarsi. Attenzione a
cavi elettrici che possono rendere l’acqua elettrificata. Se l’acqua dell’alluvione è
entrata a contatto con agenti contaminanti, evitare di mangiare cibo venuto a contatto
con quell’acqua. Le grondaie sono molto efficienti se vengono tenute pulite da detriti
al loro interno. Con degli abiti impermeabili, si evita di essere inzuppati e ammalarsi.
Ad alluvione finita, aspettare che non ne arrivi un’altra subito dopo e controllare
l’acqua del rubinetto se disponibile. L’acqua si può tirare via dai piani interrati con
secchi o con la pompa a immersione (se manca la corrente, può funzionare a
batterie).

Come resistere a una bufera di vento


http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/meteo-idro/sei-preparato/cosa-fare-
in-caso-di-venti-e-mareggiate

In caso di vento forte, delle bandiere segnavento e simili possono aiutare a capire la
direzione del vento. Se ci si trova in una spiaggia o in una zona polverosa, attenzione
alla sabbia o polvere sollevata perché potrebbe accecare: in tal caso, usare gli occhiali
o camminare non controvento e allontanarsi siccome le strade su lungomare, spiagge,
coste, porti e moli sono a rischio mareggiate. Evitare di spostarsi con imbarcazioni in
questi casi e anche in casi di rischio tsunami. Se ci si trova vicino a alberi secchi e

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pericolanti, ad alberelli nelle strade alberate, a rami facilmente abbattibili, a oggetti
sospesi o oggetti piccoli e esposti come i vasi, allontanarsi subito. Non guidare ad alta
velocità in questi contesti. Se si guida un camion o simili, evitare perché il vento
colpisce una superficie maggiore e può ribaltarli. Usare una superficie sicura per
ripararsi dal vento, per esempio un muro.

Come resistere a un’eruzione vulcanica


http://www.protezionecivileloreto.it/cosa-fare-in-caso-di-eruzione-
vulcanica/#:~:text=In%20caso%20di%20contatto%20con,risospensione%20delle
%20parti%20pi%C3%B9%20sottili.

Sapere in anticipo se una zona ha un rischio vulcanico è utile. Un’eruzione a volte è


preceduta da un terremoto. Se cadono cenere e lapilli dal cielo, chiudere porte e
finestre. Se si deposita nell’acqua raccolta o nell’acqua dei fiumi, non berla. Attenzione
all’acqua piovana, che sarà inquinata o acida. Se si deposita sul cibo come la verdura,
si può mangiare dopo molti risciacqui. Prestare attenzione agli occhi e alle vie
respiratorie, specialmente se si hanno patologie polmonari pregresse. Se un gregge ha
inalato le ceneri, evitare per un certo periodo di mangiare alimenti prodotti con il suo
latte. Uscire solo per rimuovere periodicamente la cenere, altrimenti si
accumulerebbe. In caso di emissioni gassose e colate di lava o di fango creato per
l’accumulo di cenere, allontanarsi dai piedi del vulcano. Attenzione a guidare sulle
strade invase da cenere e evitare completamente il motociclo.

Come resistere a una cascata


https://www.youtube.com/watch?v=EYJdvlCkljI

Se si dovesse cascare in una cascata d’acqua enorme, ci sono alcune dritte da seguire
per aumentare le possibilità di sopravvivenza: quando si cade, bisogna cadere in
verticale e immergendo i piedi per primi. Le gambe devono essere tenute unite per
strette. Prima di cadere, bisogna inspirare profondamente con le labbra a “o” e
mettersi un braccio sopra il naso e faccia per proteggerla e per non tenere il braccio
libero (potrebbe farsi male quando colpisce l’acqua). L’altro braccio va tenuto sopra la
testa e gli occhi vanno tenuti chiusi molto forte. Appena si cade nell’acqua, bisogna
subito salire in superficie e nuotare verso la riva evitando eventualmente i sassi. Se
alla base della cascata ci sono dei sassi, conviene tuffarsi dalla cascata per cercare di
evitarli.

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Come resistere a uno sciame d’api e come catturarne uno
+uso dello smoker (per apicoltori attrezzati)
https://www.youtube.com/watch?v=LKnnlAVCXok

https://www.youtube.com/watch?v=t-QJigKPJx4

https://www.youtube.com/watch?v=xBI_wCC1JxU

https://www.youtube.com/watch?v=iVp8o_NBuU0 (perché si usa il fumo)

https://www.youtube.com/watch?v=jyCpSO5lKpk (come si usa lo smoker)

https://www.youtube.com/watch?v=uVJtfKjsX1s (vestiti degli apicoltori o gente che


rimuove i favi e sciami)

https://www.youtube.com/watch?v=BnjjULpVsDM (apertura di un favo e uso dello


smoker)

Le api si trovano facilmente nei prati fioriti in primavera, ma sono occupate a


impollinare fiori. Le api sono problematiche se uno sciame disseminato è allertato da
un’ape che viene attaccata per autodifesa o panico o se sono uno sciame vicino a un
nido che viene rimosso in modo maldestro da soli o attaccato da un predatore, per
esempio un orso. Non tutte le api sono aggressive e territoriali.

Se si viene attaccati da uno sciame, bisogna scappare seguendo una linea retta,
coprirsi la faccia con le mani o un vestito (attaccano per prima la faccia) e rifugiarsi in
un ambiente chiuso, per esempio una casa (chiudere porte e finestre), per poi
spegnere le luci (le zanzare saranno attratte solo dalla luce naturale). Dopo che si
spengono le luci, si possono aprire le finestre se sono entrate delle api. Gli abiti
imbottiti i guanti e i cappelli aiutano a non essere attaccati, idem se i colori indossati
non sono scuri (siccome i predatori come gli orsi hanno un colore scuro, le api lo
identificano come un pericolo) e se non si indossano profumi (ma, in ambienti senza
troppe api e mosche, i profumi aiutano a mimetizzarsi e a non fare sentire i propri
odori umani alle prede o ai nemici; il problema è se sono api). Se ci si tuffa nell’acqua,
le api potrebbero aspettare che tu esca dall’acqua. Se si vuole affrontare lo sciame, si
può brandire contro di esse una enorme maglietta scura per simulare un predatore. Il
fumo notoriamente rende calme le api, ma si usa in apicoltura.

Gli apicoltori ben attrezzati (per esempio, hanno tute ad hoc di colore bianco e mai
scuro) seguono grossomodo la seguente tecnica per adescare le api e crescerle in
apicoltura o semplicemente per intrappolarle e tirare via l’alveare: mettono di solito su
un arbusto del miele e aspettano che le api si ammassino su di esso (sembrerà di
vedere una montagnetta nera). Dopodiché, spruzzarle abbondantemente dalla media
distanza con uno spray di soluzione sciroppata (acqua e zucchero o acqua e miele): le
api saranno intente a mangiare le esche e, anche a causa del peso del liquido,
saranno largamente inoffensive e quasi immobilizzate. Esse si rinchiudono insieme
all’ape regina in una rete o in una scatola con dei buchi per fare circolare l’ossigeno.
Se lo sciame è per terra, l’esca si mette direttamente in una scatola di cartone con dei
fori tenuta vicino alle api (un’ottima esca è l’olio di citronella ben concentrato). Infine,
si mettono nelle casette bianche apposite degli apicoltori come surrogato di casa o per
fargli produrre gli alveari con miele che gli apicoltori estraggono indossando gli abiti
ad hoc e stordendo le api con il fumo. Queste casette di primo tipo grossomodo sono

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delle cassette di legno ben ripulite con un buco per fare entrare e uscire le api e
l’ossigeno e diventa grossomodo la loro nuova casa. Quelle per fargli produrre il miele
e gli alveari (in alcune capsule, depositano le larve, che diventeranno le nuove api)
hanno in più delle cornici/frame di legno che si mettono l’una leggermente distanziato
dall’altra e che si estraggono e tolgono, ma questi sono compiti di pertinenza degli
apicoltori e produttori di miele e c’era d’api. In mezzo alla cornice, quasi come se
fosse un perimetro, le api costruiscono un alveare rettangolare. Dalle api, si ottiene
anche la cera d’api. Senza l’ape regina, non nidificheranno (durante la cattura dello
sciame, essa si riconosce perché le api operaie la circondano siccome sono attirate dal
suo feromone; sembra che si comportino da bodyguard perché sembra che la scortino
fuori dalla scatola e essa ha un addome caratteristico). Il feromone delle api profuma
di banana e si emette per esempio se le api avvertono un pericolo e danno l’allarme
alle compagne. Il fumo serve proprio a neutralizzare il feromone (non stordisce le api:
semplicemente, sembrano calme perché non riescono a comunicarsi tra loro
l’allarme). In più, siccome le api sono ingannate siccome gli sembra di percepire un
incendio, sembrano calme perché stanno mangiando parte del miele che hanno
prodotto: è la loro reazione istintiva perché si stanno preparando a scappare e cercare
un altro posto in cui nidificare e, senza nutrimento, non resisterebbero molto a lungo.
Ma devono fermarsi alcuni istanti a mangiare del miele. Il miele infine le riempie così
tanto che fanno fatica a muoversi. Questi tre comportamenti insieme le fa apparire
inoffensive quando si raccoglie il miele, mentre l’odore e la mangiata dell’esca le
accorpa e le tiene occupate quando si catturano. Il diffusore di fumo, cioè lo smoker,
assomiglia a un barattolo con beccuccio e un soffietto che funge anche da manico che
diffonde il fumo creato da brace ardente nella lattina (la brace è creata dando fuoco
all’esca per fuoco, mettendola nello smoker e aggiungendoci alcuni pugni di trucioli
sottili di legno mentre si preme più folte il soffietto siccome crea aria che in questo
frangente alimenta il fuoco). Dopo un po’ di istanti, il fumo sarà ben concentrato.
Intorno allo smoker è presente una rete metallica con cui si regge con l’altra mano,
altrimenti ci si scotta. Per interrompere il fuoco nello smoker, si tappa per esempio
con un ciuffo d’erba ritorto: nello smoker non entrerà più ossigeno. Attenzione a non
innescare incendi. Se si mette una nuova regina, le api potrebbero non assoggettarsi
e pungerla e morderla a morte.

Quando si raccoglie il miele, si apre la casetta delle api, si passa lo smoker, si


estraggono delicatamente le cornici, con una spazzola si spazzolano via le api e si
conserva la cornice (avrà un alveare con delle celle piene di miele) si mette in una
scatola a parte che poi si chiude.

Come distruggere un formicaio


https://www.youtube.com/watch?v=mJeXzQ1fSmk

Le formiche possono dare fastidio siccome vanno a caccia di cibo e/o portano via i
semi appena seminati, pertanto quando serve bisogna trovare i formicai (come esca,
basta abbandonare qualche frammento di cibo, per esempio delle briciole di pane e
seguire le colonnine di formiche che si formano) e distruggerli insieme alle formiche e
alla formica regina, che di solito è sempre dentro al formicaio. Il primo modo, una
volta che si individuano i vari formicai (possono essere sul terreno, nei tronchi, sotto
ai sassi, sotto alle piastrelle e mattoni…), è di versarci una pentola di acqua molto

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bollente sopra e intorno. Il secondo modo è quello di mescolare del borace con
qualcosa di dolce come miele e zucchero (50% borace, 50% dolcificante) e lasciarlo lì
nei paraggi: le formiche sono attirate dall’odore dolce, ma il borace è altamente
tossico per loro. Siccome il borace è dannoso per le radici delle piante, non conviene
sparpagliarlo nell’orto insieme a pesticidi o al sale, che rende il terreno sterile.

Come eliminare le lumache con e senza guscio


https://www.youtube.com/watch?v=6R7LkDigfDc (lumache senza guscio)

https://www.youtube.com/watch?v=Y-xtlrlT_uU

https://www.youtube.com/watch?v=KMJXYAj23_k (trappola con la birra)

https://www.youtube.com/watch?v=o9Dj5KSggBw (trappola con la birra)

https://www.youtube.com/watch?v=oixnmtH2-w0 (trappola con la birra)

Per eliminare le lumache con e senza guscio, si può usare una trappola di questo tipo
o una sua variante: si prende un vassoio o contenitore (eventualmente si mette un
tettuccio in cima per creare ombra e non fare entrare pioggia) e si riempie di birra: la
birra attirerà grazie al suo odore le lumache, che di notte entreranno o si
arrampicheranno lungo il contenitore per poi cadere dentro alla birra e morire
annegate o asfissiate. La birra può essere resa più letale se vi si mescola del sale. I
bordi possono essere resi scivolosi se si ungono di olio. In generale, le lumache sono
attirate in particolare dall’odore del lievito e fermentazione (no, non sono alcoliste),
quindi la birra si può sostituire con acqua distillata, lievito e zucchero (bianco o di
canna). Il contenitore può essere pure totalmente o parzialmente interrato. La birra si
ricambia anche dopo una o due settimane.

Per le sole lumache senza guscio, siccome non hanno guscio, hanno bisogno di stare
nascoste in zone umide o ombreggiate per non disidratarsi: tipicamente, esse sono
vasi rovesciati, sassi, foglie larghe e verdi e assi di legno. Se il giardino o orto si
riempie in delle zone strategiche di tali oggetti, periodicamente si controllano per
togliere le lumache.

Le lumache in generale si riproducono tramite le uova, che hanno l’aspetto di piccoli


pallini bianchi. Se si trovano sul terreno o nel compost, si separano e buttano altrove.

In generale, alcuni veleni per lumache possono danneggiare le piante. Il sale non
andrebbe buttato sul terreno: aumenterà la sua salinità, portando le piante alla morte.

Se si innaffiano le piante al mattino, di sera, quando c’è meno sole e calore, il terreno
sarà meno umido e attirerà di meno le lumache.

Infine, per i vari animali che infestano il giardino, è utile creare in una zona appartata
e possibilmente ombreggiata una pozza d’acqua foderata in sassi e con una sorta di
scivolo: gli animali saranno calamitati verso questa pozza e non verso le piante. Se gli
animali vi cadono dentro, tramite lo scivolo foderato anch’esso di ciottoli possono
uscire.

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Trappola per topolini e ratti con l’olio e una bacinella
https://www.youtube.com/watch?v=BxxFNkNf6q8

Per catturare i topi, prendere una bacinella molto alta e possibilmente ampia, mettere
dei sassi o mattoni o un cumulo di terra davanti (fa da scalino) e riempirla di olio e
ungere anche le pareti interne centimetro per centimetro. Infine, mettere in essa
un’esca, per esempio formaggio o un ortaggio affettato o dei semi di sesamo e simili o
delle bucce. Volendo, un poco di esca può essere messa anche sui mattoni. I topolini,
attirati dall’odore dell’esca (se l’olio è poco odoroso, saranno attirate di più dall’odore
dell’esca), entreranno tramite la scaletta nella bacinella, ma si inzupperanno d’olio e
non potranno più uscire. Quando si estraggono per la coda o il corpo, attenzione ai
morsi: i guanti in cuoio possono aiutare. Questa trappola può anche catturare per
errore gli scoiattoli e le talpe.

Ovviamente, una trappola vivente per topi alternativa è il gatto. Sennò si attorniano
oggetti sensibili come le provviste con rovi, gambi spinosi, cactus e foglie spinose
come quelle del pungitopo. I topi, camminandoci sopra, si spineranno.

Trappola per mosche, zanzare e calabroni


https://www.youtube.com/watch?v=f1SV4Tg_CZE

https://www.youtube.com/watch?v=MYi1fG6eTA8

https://www.youtube.com/watch?v=fRRrLtAZ_yg

https://www.youtube.com/watch?v=yDyaj14Hfm4

Prendere una bottiglia di due litri in plastica o un enorme barattolo di vetro, fare un
buco sul tappo del barattolo oppure, se è una bottiglia, tagliare via la parte superiore
con il tappo tolto e incastrarla come se fosse un imbuto in cima alla bottiglia. Riempire
il contenitore di acqua distillata, lievito e zucchero (bianco o di canna) mescolati per
innescare una fermentazione oppure riempirli di birra (e, opzionale, con della
candeggina e dell’olio lungo le pareti interne) e metterli all’aperto. Le zanzare saranno
attirate dall’odore e dalla luce e vi entreranno dentro. Una volta dentro, avranno
difficoltà a uscire, quindi moriranno. Se si aggiunge la candeggina, essa elimina la
tensione superficiale dell’acqua, quindi le zanzare non possono galleggiarci sopra.
L’olio impedirà alle zanzare di arrampicarsi sulle pareti interne del contenitore. Infine,
sempre opzionale ma molto efficace, si può mettere a mollo nella birra qualcosa di
solido o semi-solido che attira le mosche, per esempio un pezzo di pesce o carne
lasciato a marcire o del miele. Oppure l’esca si mette vicino alla trappola o sopra se è
un barattolo tappato. La trappola può anche stare fuori per oltre una settimana.

Le mosche e simili si devono tenere lontane in particolare dalla cucina e dal cibo. Se si
vuole, si tengono lontane anche dagli animali da allevamento.

Come raccogliere la resina dei pini (e legno resinoso)


https://www.youtube.com/watch?v=lPmJWTx7Yec
85
https://www.youtube.com/watch?v=XOxwFwahpwg

https://www.youtube.com/watch?v=7yGnTp6kxqU (con formazione della resina


pronta all’uso sul bastoncino)

https://www.youtube.com/watch?v=UEhyGe4kZNM (estrazione della resina dopo che


si toglie la corteccia)

https://www.youtube.com/watch?v=lDUw03DJ7uA (estrazione di resina e candele di


resina)

https://www.youtube.com/watch?v=yu25HOg_vOg (estrazione trementina e colofonia


dalla resina n.1)

https://www.youtube.com/watch?v=n3Y8mVyNzAA (estrazione n. 2)

La resina si stacca dalla corteccia dei pini o alberi di gomma con la punta di un
coltellino e non si tiene nelle tasche perché con il calore del corpo o durante una
giornata calda può sciogliersi ed è difficile da staccare. Si può mettere in un cestello.
Se si prende la resina in superficie, essa è già ben visibile o presente grossomodo in
zone con delle cunette nella corteccia, siccome la superficie del tronco di pino non
sempre è interamente liscia: di solito sono zone danneggiate. Dopo i danneggiamenti,
tali per cui l’albero perderebbe la linfa, il pino produce resina nella zona danneggiata.
Se la resina non è ben visibile a causa del suo colore, basta odorare per sentire il
profumo.

La resina dura si fonde in un pentolino o simili sul fuoco. Quando si scioglie, sfrigola,
come se si friggesse qualcosa. Se prende fuoco, si mette sopra un oggetto per
bloccare il fuoco (basta togliere ossigeno). Il calore, come al solito, si concentra anche
mettendo il coperchio al contenitore. Se si mescola, si può usare un bastoncino. La
resina fusa sarà molto scura, bollente e piuttosto liquida, quindi meno viscosa (lo
stesso accade con il miele). Se si filtra con un colino, si libera da impurità come gli
aghi di pino in primis. Si conserva in barattoli metallici.

Si può usare per isolare il legno siccome è impermeabile e forma uno strato protettivo
(ma è infiammabile), per creare torce, per creare il mattoncino di inchiostro e infine
come colla. Per avere della colla pronta da applicare sul legno, si può mettere della
resina parzialmente rappresa sulla punta di un bastoncino scortecciato e appuntito in
cima, come se si creasse un fiammifero gigante. Il bastoncino si immerge, si gira
circolarmente e si gira su se stesso, come se si raccogliesse lo zucchero filato. La
punta nera del bastoncino si scalda su una fiammella e si scioglie, dopodiché si
strofina nel punto che si vuole riempire di colla. Si possono anche usare bastoni molto
grossi se si deve spalmare molta colla su un’ampia superficie.

I resti filtrati, siccome sono impregnati di resina, se seccano si possono modellare fino
a formare una pallina anche divisibile in più parti e altamente infiammabile, oppure si
sbriciolano e mescolano ad altri trucioli come esca per il fuoco. Quando bruciano,
sfrigolano leggermente.

Il filtro usato per filtrare la resina si deve pulire subito, sennò i resti sopra di esso si
solidificano. Se si solidificano, bisogna dare fuoco al filtro (ex. un colino) per pulirlo. In
compenso, si può usare come accendifuoco, anche se un po’ anomalo. Ma dopo la
bruciatura, brucerà anch’esso o si annerirà e andrà sciacquato, quindi va usato un
filtro a cui non si tiene parecchio.

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Dalla resina filtrata/raffinata, si può produrre la trementina (turpentine) e la colofonia
(rosin): basta bollirla in un distillatore. Il liquido torbido che esce si lascia depositare:
lo strato superiore è la trementina, lo strato inferiore è acqua che si separa e butta,
mentre la resina ormai distillata, raffreddata, dura e nera è la colofonia.

La resina raffinata, se colata ancora calda in dei tronchi di legno verde con una
sezione cilindrica scavata al loro interno per esempio con uno scalpello, si può
accendere direttamente: si è creata una candela di resina.

Infine, la resina si può estrarre quasi a forza: se non è già disponibile, con un’accetta
si toglie la corteccia dal tronco del pino e grattando parte del legno appena
sottostante. La corteccia si può usare come concime o come esca per il fuoco (se
secca, si può anche spezzettare). La resina si raccoglie regolarmente da quel punto,
così ne esce altra ancora. Si raccoglie dalla primavera all’autunno, finendo a
novembre: durante l’inverno, non se ne raccoglie. Se si scava un buco su un tronco e
si applica sopra della paglia accesa come fuoco, la produzione quasi immediata di
resina è stimolata: dal buco, due ore dopo, uscirà già molta resina liquida dal colore
grigio per le bruciature.

Come accennato in precedenza, il legno resinoso è quello che al suo interno contiene
resina, se si taglia si notano le chiazze di resina e il profumo caratteristico ed è adatto
ad essere bruciato e non per costruire. Degli esempi base sono il legno delle conifere
(hanno le foglie modellate come degli aghi e sono “portatrici di coni” e pigne in un
primo momento chiuse) come il pino, la sequoia, il ginepro e il peccio, poi la cicuta,
abete rosso, abete bianco e larice, bensì legno non resinoso e modellabile. Tra i legni
non resinosi e arrendevoli ci sono per esempio il tiglio, il pioppo tulipano e il cedro.

Come raccogliere lo sciroppo d’acero e di betulla


https://www.youtube.com/watch?v=d74a6uKAz2o

https://www.youtube.com/watch?v=GiAh2J1lIOs

https://www.youtube.com/watch?v=Q_bPW6Ig8iM

https://www.youtube.com/watch?v=tvWMdF0QkKA (parte 1)

https://www.youtube.com/watch?v=Dz8QkJOeptg (parte 2)

Per raccogliere lo sciroppo d’acero, che fondamentalmente è la sua linfa (allo stato
grezzo, dal colore e consistenza sembra acqua), bisogna trapanare il tronco (bastano
pochi centimetri) dell’albero sano senza bisogno di togliere la corteccia e metterci
dentro un pezzo di ferro cilindrico e vuoto dentro incastrandolo a martellate e simili.
Da esso, sgorgherà goccia dopo goccia una gran quantità di liquido simile all’acqua: è
la linfa, cioè lo sciroppo d’acero grezzo, che scorre facilmente se non fa un freddo
eccessivo. Esso si raccoglie in un secchio messo al sicuro da insetti e detriti per
esempio con una rete antizanzare. In alternativa, al filtro in metallo si collega un tubo
che va a finire nel secchio avente un coperchio bucato per farci entrare il tubo. Come
terza alternativa, si fa finire il tubo dentro a una bottiglia abbastanza grossa (può
uscire molta linfa). Si possono fare due buchi e collegarvi due tubi che finiscono nello
stesso secchio, ma devono essere abbastanza distanti. Il periodo migliore per questa
operazione è il tardo inverno. Lo sciroppo d’acero grezzo si filtra subito con un panno

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pulito per togliere impurità e parti ghiacciate da scartare e, attraverso esso, si versa in
una pentola sul fuoco a bollire finché non diminuisce a 1/4 del volume, non diventa
color ambra e non ottiene una consistenza minimamente densa (per capire se è tale,
bisogna sollevare con un mestolino lo sciroppo e versarlo di nuovo nella pentola: se
cade gocciolando, non è ancora denso ed è sostanzialmente ancora linfa. Se cade non
gocciolando, ha la consistenza giusta). Se nel mentre compare della schiuma,
esattamente come si fa con la salsa di pomodoro e la marmellata, si toglie per
esempio con un mestolo siccome deriva anche dalle impurità nel liquido che, durante
la bollitura, arrivano in superficie (rovinano il gusto). Tutta l’operazione andrebbe
svolta all’aperto siccome le pareti si impregneranno di vapore di linfa e diventeranno
appiccicose. Si versa dunque dentro a un barattolo con un panno sopra (ex. la garza
da cucina) per filtrarlo. Se il barattolo con lo sciroppo caldo si tappa e si capovolge, si
crea il vuoto. Si conserva a temperatura ambiente e, se si apre, al fresco.

Se si vuole trapanare di nuovo lo stesso albero l’anno successivo, il buco deve essere
a circa 15 centimetri di distanza dal buco vecchio. Se si scava un buco enorme, va
tappato con un cilindro di legno, altrimenti le termini, formiche e malattie entreranno
nell’albero. Se il tronco è molto largo, comunque bisogna fare non più di tre buchi
sullo stesso albero. Se sottile, se ne fa solo uno. Il buco andrebbe creato quasi ad
altezza d’uomo. La linfa grezza va usata entro una settimana se conservata al fresco.
La neve può aiutare il secchio o bottiglia a stare ferma e fresca.

Come proteggere una candela dal vento e come tagliare il


vetro
https://www.youtube.com/watch?v=hIWfvgDJ3JE

Per proteggere una candela dal vento, si può prendere un contenitore di vetro (a priori
semitrasparente o trasparente) con un foro in alto, per esempio una bottiglia di vetro
con il fondo spaccato o tagliato. Questo contenitore si mette intorno alla candela, che
può essere poggiata a terra o su un piattino come portacandela. In tal modo, non
soffrirà il vento naturale o causato dai propri spostamenti. In teoria, dovrebbe anche
proteggere la fiamma da piccoli spruzzi di acqua. Se il contenitore di vetro o simili è
chiuso, la fiamma si spegnerà.

Il vetro si taglia incidendolo con un oggetto affilato e con un gesto rapido ed energico
e spezzandolo tenendolo su una superficie piatta, mettendo il taglio proprio dove
finisce la superficie (il taglio deve essere sempre verticale, possibilmente) e
immaginando di spezzare il vetro in due come un biscotto. Solo il vetro temperato non
si può tagliare incidendolo: si frantumerà. Il vetro temperato si frantuma finemente
per motivi di sicurezza invece che spezzarsi in pezzi larghi e, per esempio, forma i
finestrini delle auto. Sono oggetti che, se si frantumerebbero, sarebbero pericolosi.
Nel caso delle bottiglie, si dovrebbe incidere la base e colpirla dal buco sul collo della
bottiglia con un oggetto lungo e sottile, se si riesce a mettere in pratica questa
tecnica. Sennò si spacca in modo diretto o controllato, per esempio pestando il fondo
della bottiglia con un oggetto lungo e sottile. La tecnica dovrebbe funzionare pure con
il fondo di un barattolo abbastanza grosso.

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Come creare una griglia girevole con un pollo arrostito
Nel caso si voglia cuocere sul fuoco un pezzo di carne che non va rivoltato da una
parte all’altra ma che va girato in senso orario (si pensi ai polli a giro arrosto), si
prendono due rami a Y con la parte che si conficca nel terreno resa appuntita (si
conficca meglio), si mettono l’uno davanti all’altro, con un ramo scortecciato molto
sottile e appuntito (sembra un paletto) si infilza la preda da cuocere (non deve avere
peli o piume e può anche restare intera, ma se si tagliuzza e/o ripulisce da alcune
viscere è meglio) e il bastoncino che funge da paletto si adagia sopra i 2 rami a Y. In
mezzo ai 2 rami a Y si accende un fuoco. Quando prende, la preda si cuoce e si gira
come un pollo a giro arrosto. Il ramo-paletto si può rendere più scivoloso e capace di
infilzare le prede se specialmente in punta si cosparge di olio o grasso come
lubrificante naturale e non nocivo al corpo.

Come disincagliare un veicolo a quattro ruote da fango,


sabbia e neve
https://www.youtube.com/watch?v=KcudlonWCAs (fango)

https://www.youtube.com/watch?v=N7UxEB3OW6o (fango)

https://www.youtube.com/watch?v=wRUtXUojEeY (neve)

https://www.youtube.com/watch?v=0Dvq-1aioKo (neve)

https://www.youtube.com/watch?v=V0-ClezPRLU (sabbia)

https://www.youtube.com/watch?v=_9mmajFmVcc (sabbia)

Se le ruote si incastrano nel fango, bisogna accelerare sterzando in continuazione a


sinistra e a destra. Sennò si scava il fango intorno alle ruote. Come terza soluzione,
davanti alle ruote si mettono i tappetini dell’auto o qualcosa di simile. L’ultima
soluzione è chiamare un carro attrezzi o un suo surrogato e tirare l’auto con un cavo
intanto che qualcuno nell’auto incagliata accelera nella direzione in cui si tira. Una
persona può aiutare a spingere.

Se è neve, si può scavare via dalle ruote e da davanti alla marmitta anche a mano se
non è troppo alta (ma il freddo potrebbe dare fastidio alle mani). Si potrebbe anche
provare a sciogliere con acqua calda o del sale. Oppure si mette un’asse di legno (o
simili) o il tappetino dell’auto o della sabbia davanti alle ruote. Una persona può
aiiutare a spingere. Il ghiaccio sui vetri si tira con un raschietto o con l’acqua calda
buttata sul vetro poco alla volta, sennò il vetro per lo sbalzo termico si crepa.

Nel caso della sabbia, si scava davanti alle ruote e lì si posiziona il tappetino dell’auto.
Anche in tal caso una persona può aiutare a spingere.

Come ottenere acqua dalle piante e dal cactus


https://www.youtube.com/watch?v=yQLXqyKlxKY

https://www.youtube.com/watch?v=4IyoyDlV1ik

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https://www.youtube.com/watch?v=Gvvc3zCjLPk (mangiare un cactus)

https://www.youtube.com/watch?v=Nhq8-GkAcBE (cactus edibili)

L’acqua si ottiene mettendo un sacchetto di plastica intorno alle foglie di un albero


ricco d’acqua, per esempio il pioppo nero, il salice, il lauro o gli alberi di frutti di bosco.
Ovviamente non deve essere acqua velenosa e le foglie devono essere verdi e pulite.
Il sacchetto si fissa molto stretto con lo spago o corda intorno al ramo e deve essere
intero. Al suo interno si creerà della condensa che diventerà infine acqua potabile. Più
le foglie sono grosse, più umidità rilasceranno per traspirazione. La terza variabile che
aiuta è il sole: se la pianta è colpita dal sole, la traspirazione è più veloce. La quarta è
il numero di foglie su un ramo. Se le variabili giocano a proprio sfavore, servono più
sacchetti da applicare in giro. L’acqua si accumula dopo 4/5 ore, si filtra e si beve. Se
nel mentre non si ha acqua in nessun altro modo, bisogna stare all’ombra o in luoghi
freschi e non sudare per non disidratarsi ulteriormente.

In alternativa, si prende dal cactus barile (barrel cactus) o dal fico d’India (prickly
pear), una pianta che per eccellenza è ricca d’acqua. Il cactus si sradica dal terreno o
taglia via, si taglia la parte superiore (e, se si sradica, quella inferiore) e si sbuccia
come se fosse un ananas. La parte interna, specialmente fino ad alcuni giorni dopo
una grande pioggia, è molto idratata. Tutta la polpa del cactus si può mangiare e,
come appena detto, è idratante e sa alla lontana di melone. Si può anche friggere,
mettere nelle zuppe e spremere. L’importante è maneggiare il cactus con i guanti. Le
spine si tolgono grattandole via con un coltello o mettendo il cactus sul fuoco: le spine
bruciano e si consumano. Insieme alla polpa del fico d’India, si può mangiare il suo
stesso frutto, che è ricco d’acqua (come altri cibi, per esempio i pomodori), ma
attenzione alle spine sulla buccia. Attenzione agli altri tipi di cactus: possono
contenere sostanze che inducono vomito, diarrea e danni ai reni, per esempio gli
alcaloidi.

Come nascondere un oggetto in un tronco scavato


Si prende un tronco abbastanza largo, si sega un disco da esso, il tronco si scava in
modo da ottenere un buco, nel buco si mette un piccolo oggetto prezioso, il tronco si
pianta in un buco nel terreno e si ricopre con il disco. Si ottiene un finto tronco segato
con un oggetto nascosto dentro. Altri oggetti si possono nascondere nelle canne di
bambù mescolate con le altre oppure in tronchi anche molto larghi e lunghi: si apre in
due verticalmente, si scava come una canoa o trogolo in legno, si nascondono gli
oggetti e si mette in mezzo agli altri. Se gli oggetti si nascondono sottoterra, si
trovano se si nota la terra smossa, ma non se tutto il terreno si rende smosso e/o se è
coperto da fogliame.

Altre volte si tratta di nascondere o mettere al riparo la propria attrezzatura dai


predatori che potrebbero trascinarla via o curiosarci. Per esempio, lo zaino quando si è
nel bosco si può posizionare sopra un albero anche aiutandosi con una corda.

Quali sono gli 8 nodi principali


https://www.youtube.com/watch?v=0yfFo0-1u1M

90
Guardare il video. I nodi sono: Chain Sinnet (Daisy Chain/Monkey Chain), Farrimond
Friction Hitch, Trucker's Hitch, Constrictor Knot, Cow Hitch, Half hitch, Fisherman's
Bend e Water Knot.

Produrre un integratore naturale di calcio con gusci d’uovo


sterilizzati
https://www.youtube.com/watch?v=Jvsx78IOTMI

https://www.youtube.com/watch?v=LP_EmDJSFo8 (usata come compost)

https://www.youtube.com/watch?v=gc9V5HjCFtc (integratore con gusci e limone)

Per produrre un integratore naturale di calcio con gusci d’uovo, bisogna conservare i
gusci d’uovo (membrana interna bianca e proteica inclusa) dopo che si rompono
invece di frantumarli e buttarli nella terra come compost. Infatti essi, specialmente se
le uova non sono trattate e i gusci non hanno un cattivo aspetto, si lavano all’interno,
si sterilizzano in una pentola d’acqua calda sul fuoco per 10 minuti (devono essere
interamente immerse o cadute nel fondo della pentola) e poi si essiccano nel forno a
poco più di 90° (o su altre fonti di calore) tenendo la parte interna del guscio rivolta
verso l’alto per 10-15 minuti (sennò si bruciano). In alternativa, per non distruggere
troppo calcio, si sciacquano e mettono direttamente nel forno senza bollirle.
Dopodiché si spezzettano e si pestano con pestello e mortaio. La polvere poi si
setaccia e si ottiene dunque una polvere finissima ricca di calcio. Essa si mescola
nell’impasto del pane o si ingoia mescolata con acqua. Dà la sensazione di ingoiare
della sabbiolina ed è un integratore di calcio con una piccola parte proteica. Se si
prende con l’acqua, se ne prende un cucchiaino al giorno.

Un secondo integratore contenente calcio e magnesio è formato dalle uova che


vengono ridotte in pezzettini molto piccoli (o addirittura polverizzate come appena
indicato sopra) e mescolate con il succo di limone fresco, che deve coprire tutto (il
limone funziona meglio dell’aceto). Se si lascia il tutto coperto a macerare per 2 giorni
al fresco (il composto farà qualche bollicina) e si mescola 3 o 4 volte al giorno, uscirà
alla fine un liquido bianco che si filtra dai gusci e si beve o mescola con altri succhi di
frutta. Quello è l’integratore, che si può pensare come una variante arricchita del
primo integratore. Attenzione a non assumere troppo calcio o troppo magnesio.
Siccome si versa molto limone in un contenitore e il limone è acido e corrosivo, è
consigliabile usare un contenitore di vetro, ceramica o acciaio inossidabile. Si conserva
al fresco e consuma entro una settimana, sennò fermenta.

La polvere di uova, in alternativa, si può usare come compost, esattamente come la


farina d’osso.

Produrre l’olio di pesce (sardina) come integratore di acidi


grassi omega-3
https://www.youtube.com/watch?v=K32B0I4Jdd8 (bollitura)

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https://www.youtube.com/watch?v=Yhs-ToCNt2Y (frittura)

Si prendono delle sardine di buona qualità (per esempio, devono essere fresche) e si
desquamano grattandole con un coltello e sciacquandole nell’acqua fredda. Dopodiché
gli si estraggono le viscere, si toglie la testa e la coda (la pelle resta), si mettono a
bollire per 5-15 minuti in una pentola a pressione e il liquido in cui sono state bollite le
sardine si versa in un barattolo. Si lascia raffreddare e rapprendere: in cima si
depositerà una sostanza gialla e in fondo resterà l’acqua leggermente torbida. Il
liquido giallo in cima è l’olio di pesce, che si separa in un contenitore a sé con un
cucchiaio. E’ ricco di acidi grassi, cioè omega-3, insieme a numerose altre sostanze.

In alternativa, si ottiene friggendo la pelle grassa del pesce. Non deve friggere a
temperature alte sennò l’olio si danneggia e/o rischia di diventare cancerogeno. La
pelle viene fritta direttamente in una pentola vuota sul fuoco. Riscaldandosi, rilascia
l’olio e diventa bruna. Quando diventa bruna e ha rilasciato l’olio, si interrompe la
cottura. L’olio non deve iniziare a diventare marrone e si può diluire mescolandolo con
olio di altro tipo.

I tre pesci base per l’olio di pesce sono le sardine, le acciughe/alici, il tonno e il
salmone. Il merluzzo si usa per il suo fegato (vedi avanti).

Utilizzo del sole come integratore di vitamina D


Notoriamente, la vitamina D non è presente nel corpo umano in natura e si ottiene dal
sole, un po’ come la fotosintesi per le piante. Stando al sole non solo ci si abbronza e
si resiste meglio ai raggi UV (ma ustionarsi o farsi venire un cancro alla pelle è un
altro discorso), ma si sintetizza la vitamina D attraverso l’assorbimento dei raggi
solari. Senza di essa, non si riesce a metabolizzare e assorbire il calcio. Si trova pure
in minime dosi in pochi alimenti come il latte, ma fa eccezione l’olio di fegato di
merluzzo.

Produzione dell’olio di fegato di merluzzo come integratore


di vitamina D
https://www.youtube.com/watch?v=53dG0-WbUSM

il fegato del merluzzo al 60% è fatto d’olio, è enorme e la carne del merluzzo non ha
linee bianche di grasso. In altri pesci, come il salmone, l’olio si concentra nella carne,
il fegato è più piccolo e la carne è piena di strati di grasso. Il fegato del merluzzo è
rosa molto chiaro se ripulito dal sangue. Il fegato di merluzzo viene estratto, pulito,
bollito in una pentola a pressione sul fuoco (oppure si affetta totalmente il fegato e si
cuoce a fuoco lento) e dal liquido si estrae l’olio, che ha un forte sapore di pesce. Se si
purifica, si toglie il sapore di pesce (che non è così terrificante) e le impurità, ma si
dimezzano le vitamine. L’olio ha gli acidi grassi omega-3 (20%) come un qualunque
olio di pesce, ma in più contiene parecchia vitamina A (“retinolo”) e vitamina D. I
bambini lo possono bere per prevenire il rachitismo. Se si eccede con la dose, viene
una vitaminosi (si pensi per esempio al mangiare troppe carote: si diventa arancioni
per un po’ di tempo).

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Un modo alternativo di produrlo è quello di lasciare a marcire il fegato nei barili. Dopo
un po’ di tempo, l’olio si accumula e raccoglie, ma il sapore di quest’olio dal colore
marrone sa parecchio di pesce marcio ed è un’impresa ingoiarlo a meno che si
addolcisce. L’olio pallido è migliore dell’olio marrone siccome quest’ultimo può
incasinare l’intestino, sapore a parte.

Un’altra strategia è quella di assorbire calcio anche con le uova polverizzate e di stare
al sole. Sennò l’alternativa è proprio l’ingerimento di olio di fegato di merluzzo anche
impuro.

Utilizzo degli oli di piante e estratti di alga come integratori


e nutrimento per piante
https://www.youtube.com/watch?v=3-MFtM5sGu4 (estratto di alghe come nutrimento
per piante)

L’olio di noce e l’olio di semi in generale, oltre a essere oli per ottenere oli essenziali
senza danneggiarne il profumo (l’olio di noce in più isola il legno), sono a livello
alimentare e medicinale degli integratori naturali di acidi grassi omega-3, in
particolare di quello alfa-linoleico (ALA).

Gli estratti di alga marina grossomodo contengono gli stessi acidi grassi dell’olio di
pesce. Le alghe marine si possono coltivare in algacoltura. L’estratto di alga
comunque è largamente noto in ortoricoltura e giardinaggio perché è un ottimo
nutrimento per piante: le alghe anche leggermente decomposte da tre settimane si
sciacquano nell’acqua per togliere lo sporco e parte del sale (se si crede che
contengano batteri nocivi per le piante, si bollono per sterilizzarle), si tagliuzzano in
pezzi molto piccoli, si mescolano con lo zucchero (di canna o bianco) e con l’acqua
distillata e si lasciano fermentare per 30 giorni in un contenitore coperto con un panno
pulito. Contiene ormoni della crescita e nitrogeno e sembra un’acqua marrone scuro
che si versa sulle piante. Si usa sempre mescolato in piccole quantità con l’acqua e si
versa al mattino presto o sera tardi.

Essicazione naturale e conservazione del rosmarino, salvia,


aglio, cipolla e peperoncino
https://www.youtube.com/watch?v=dj3Vg-tKB9Q (rosmarino)

https://www.youtube.com/watch?v=JEEBjxvxzIE (salvia)

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https://www.youtube.com/watch?v=3cBvNuwqBt8 (basilico)

https://www.youtube.com/watch?v=Y0fYMNPp3pg (menta)

https://www.youtube.com/watch?v=PCwcs3bL23o (aglio)

https://www.youtube.com/watch?v=JFMbnA_G--0 (cipolla)

https://www.youtube.com/watch?v=oobDpsA16Wg (peperoncino)

Semplicemente, le spezie si raccolgono ancora verdi, si sciacquano e si fanno


essiccare al sole. Esse poi si mettono in barattoli puliti anche trasformandole in
polvere con un macinino o con pestello e mortaio oppure spezzettandole con una
forbice o un coltello.

Riguardo al rosmarino, non si tagliano i rametti che hanno i fiori o i rametti già secchi,
ingialliti, malati e/o andati a male. Il rosmarino si appende al sole oppure gli aghi si
separano dal rametto e si mettono su una superficie piatta esposta al sole (o alla luce
solare che passa attraverso una finestra) a seccare. Dopo l’essicazione, le foglie si
separano dal rametto. Se la superficie è sporca o contaminata, si rischia lo sviluppo di
muffa.

I rametti di salvia sciacquati si lasciano anche solo a essiccare su una superficie piatta
per 2-3 settimane.

Per il basilico, si raccoglie a rametti, si sciacqua e si appende a testa in giù tramite lo


spago per farlo essiccare. Quando è secco, dopo 3 giorni, si tolgono le foglie dai
rametti e si preservano intere, spezzettate o polverizzate con pestello e mortaio.

Per la menta, si tagliano i rametti, sciacquano e si mettono a testa in giù ad essiccare


in un luogo secco ma non direttamente esposto alla luce solare per 1-2 settimane. Si
separano dunque le foglie secche dagli steli e si mettono in un barattolo pulito intere o
sminuzzate.

L’aglio invece si spella, sciacqua e si tagliuzza in pezzettini per poi farlo essiccare in un
forno. Quando essicca, si può ridurre in polvere. In alternativa, si raccoglie senza
bisogno di togliere le foglie, si ripulisce dalla terra e si appende a mazzi per farlo
essiccare in un ambiente secco (non umido), come si farebbe con i peperoncini: i
peperoncini si lasciano al sole, l’aglio all’ombra. Sennò si toglie tutto dalla pianta e si
stende su un panno tenuto al sole o in una zona ombrosa ma secca. La capsula/anima
verde dell’aglio contiene il grosso delle sue sostanze nutritive e la sua sostanza
principale, l’allicina, che si perde se si rimuove l’anima dell’aglio o se si bolle.

La cipolla, per essicarla, si sbuccia, pulisce e si affetta. Le fette si mettono su un


panno steso al sole per due giorni. Quando è secco, si può anche ridurre in polvere
con pestello e mortaio. La cipolla secca si preserva in barattoli puliti anche per un
anno.

Il peperoncino si può raccogliere con tutta la pianta sradicata e si appende a mazzi e a


testa in giù al sole: la pianta non è perenne esattamente come per l’aglio e cipolla,
altrimenti non si sradicherebbe. Alcuni peperoncini quasi completamente rossi
maturano ancora anche dopo che si raccolgono. Essiccando, da rosso intenso
diventano rosso scuro. La sostanza che lo rende piccante, la capsaicina, è concentrata
in una zona interna bianca e a cui sono attaccati i semi detta “placenta”.

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Come ottenere l’uva passa per fare l’acqua di lievito
https://www.youtube.com/watch?v=7e8DepWX4_4

https://www.youtube.com/watch?v=QO0xws60qyw

L’uva passa o “uvetta”, come in parte suggeriscono il nome e l’aspetto, è una varietà
di uva molto dolce con acini piccoli e senza semi che, quando è matura, viene raccolta
tramite un taglio del grappolo senza separare nessun acino: semplicemente, si taglia
tutto il grappolo e si appende al sole a essiccare per 6-8 settimane. L’uva seccherà
insieme alle foglie. In alternativa, si separano gli acini con parte del picciolo dal resto
del grappolo e si stendono su un panno srotolato e esposto al sole per tre settimane
(attenzione agli attacchi di insetti e animaletti). L’uva passa, pure se l’uva di partenza
è verde chiaro, è di colore viola scuro tranne in dei casi in cui diventa color oro (deriva
dall’uso di diossido di zolfo sugli acini, una sostanza a cui però qualcuno potrebbe
essere allergico, e dall’uso subito dopo di un essiccatore che fa risparmiare molto
tempo). Gli acini di uva passa infine si staccano e si sciacquano nell’acqua distillata. Si
conservano in barattoli sterilizzati e messi in un posto fresco e asciutto fino a un anno
e sono pronti da unire allo zucchero (bianco o di canna) per produrre l’acqua di lievito
(in alternativa, si usano i datteri o una fetta di mela).

Produzione dei corn flakes e fiocchi di crusca


https://www.youtube.com/watch?v=gYA8YZohpPA (bran flakes)

https://www.youtube.com/watch?v=LJgh9oBlw40 (corn flakes)

https://www.youtube.com/watch?v=H3MI69ThLJI (corn flakes)

I corn flakes e bran flakes sono una buona alternativa ai biscotti e pane con confettura
per la colazione. Di base, per i bran flakes servono 3 ingredienti: la farina integrale di
mais (è meno setacciata di quella raffinata e si setaccia con setacci a maglia larga,
ragion per cui conserva parte della crusca/”buccia” dei chicchi e appare color marrone
pallido) e la stessa crusca secca e ben sminuzzata, due elementi che dunque si
riuniscono, e dal lino macinato come legante. I tre ingredienti si mescolano bene (è
come mischiare tre polveri grossolane) insieme all’acqua, all’olio (se non si vuole
coprire il sapore dei bran falkes, si usa un olio tendenzialmente insapore e inodore
come quello di semi o di cocco) e a un cucchiaino di sale che non è tassativo ma che
arricchisce il sapore. Se si vuole addolcire, si possono usare miele, zucchero di canna,
sciroppo d’acero o essenza di vaniglia, ma gli ingredienti davvero indispensabili sono
farina, crusca, lino più il sale. Si deve ottenere una pasta densa e marrone che si
modella come una palla compatta e si stende su una superficie metallica piatta unta di
olio (sennò si attacca ed è meno lavorabile). Si stende il più sottile possibile con un
mattarello o simili oggetti cilindrici, per esempio una canna di bambù pulita; per non
farla attaccare al mattarello, si usa la farina. Quando si essicca (se si usa il forno, si
essica 50 minuti a 150°), diventa una specie di suola molto dura che si lascia
raffreddare, si separa dalla teglia, si spezzetta e si conserva al fresco in un barattolo
chiuso (non per forza un pacchetto chiuso con mollette, pinze, graffette, elastici,
cordicelle…) per tre settimane. I bran flakes e corn flakes tipicamente si uniscono al

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latte e yoghurt (che però in tempi difficili è più un integratore di flora batterica che un
comune latticino) e si possono accompagnare con frutta secca (ma in particolare l’uva
passa è utile per produrre l’acqua di lievito e la frutta secca si può mutare in olio,
ognuno con i suoi utilizzi). I bran flakes, essendo pieni di carboidrati complessi,
saziano molto fino all’ora di pranzo.

Per fare i corn flakes, che come ingredienti sono più spartani, si mescola della farina di
mais con dell’acqua, zucchero (ed eventualmente sale) fino a formare un impasto non
troppo liquido e ben amalgamato che si stende in modo uniforme e il più piatto
possibile su una teglia unta e infornata. L’impasto essiccato si lascia raffreddare, si
stacca e si spezzetta.

Produzione della polenta (di mais o altri cereali)


https://www.youtube.com/watch?v=jE2NemX-FO4

La polenta, semplicemente, si ottiene dalla farina di chicchi di mais/granoturco secchi.


Se integrale, essa è poco e blandamente setacciata (si usano setacci a maglia larga),
quindi contiene la crusca secca, ovvero la buccia esterna dei chicchi di mais. Tutte le
farine integrali sono più nutrienti e ricche di fibre, ma possono risultare meno
maneggevoli come impasto. Ebbene, la farina di chicchi di mais semplicemente si
mescola ancora cruda con acqua in una pentola che viene poi messa sul fuoco e si
mescola con sale, in base alla ricetta base. La polenta deve essere ¼ dell’acqua o
poco meno. Se si vuole, si può aggiungere qualche pezzo di formaggio, per esempio.
La farina, esposta all’acqua, si ammorbidisce, mentre il calore permette all’acqua di
evaporare. Quanto alla preparazione, si fa bollire l’acqua con sale e, appena bolle, si
versa la polenta mescolando in continuazione. Si continua a mescolare finché la
polenta non inizia ad addensarsi per non formare grumi. Quando la polenta si
addensa, è pronta.

La polenta è tipicamente collegata al mais e al suo colore giallo, ma anticamente era


pure di orzo, segale, farro, miglio, frumento e grano saraceno, ragion per cui la
polenta in realtà è una pietanza “malleabile” perché è possibile da realizzare anche
con molti altri cereali. Se si usano altri cereali, il colore non sarà giallo ma più scuro.
Se realizzata con farina di castagne e fagioli, è molto più dolce. La polenta si può
accompagnare con carne o salsiccia.

Come proteggere il campo di grano dagli insetti nocivi


Un fido alleato contro gli insetti (si è già parlato trappole per topi, lumache, api e
formiche o di un laghetto creato per saziarli di acqua e depistarli) dei campi, per
esempio quelli di grano, è l’uccello: esso si ciba di insetti. Il problema è se si ciba di
semi o se sono corvi, che mangiano i frutti dei campi. Per allontanare i corvi, si usano
dei pezzi di specchio o di cd e dvd appesi con spago a un sostegno per esempio di
ferro o legno (lo spaventapasseri non sortisce un grande effetto). Ma per gli uccelli
insettivori, dopo la semina, man mano che il grano e simili crescono, si possono
predisporre dei nidi dentro a delle ampie scatole di tavole di legno fissate con chiodi
e/o resina. La scatola con dentro il nido si fissa su un palo di legno dalla base
appuntita siccome si conficca più facilmente nel terreno. I nidi si ottengono

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intrecciando paglia e rametti secchi in modo analogo ai cestini (si parte dal centro
della base per esempio intrecciando tra loro pagliuzze verticali e orizzontali). Per il
cibo, non si predispone nulla: sono gli insetti. Per l’acqua, si può legare con una corda
al palo o un barattolo che si riempie di acqua periodicamente fino all’orlo, a meno che
si appende a un chiodo sporgente anche con del fil di ferro come se fosse un
minuscolo secchiello (ma il vento rischia di farlo dondolare se risulta leggero pure con
l’acqua dentro). Sennò ci si sbriga prima con un secchio tenuto a terra accanto al
palo. Anche i pipistrelli possono avere la stessa valenza degli uccelli insettivori.

Come produrre il liquido di stevia come dolcificante


https://www.youtube.com/watch?v=KLK07UtTFmE

https://www.youtube.com/watch?v=Z-tXUzgLFjk

La stevia si fa essiccare a rametti, dopodiché le foglie secche e foglioline in cima si


separano dallo stelo e si sciacquano sotto l’acqua. Poi si mette una pentola di acqua
distillata a bollire sul fuoco e, quando bolle, si mettono dentro le foglie, si spegne il
fuoco e si lascia il tutto a raffreddare e macerare con il coperchio in cima per un
giorno. Il giorno dopo l’acqua si sarà colorata di verde scuro. Si tolgono le foglie di
steva con un filtro o colino e strizzano, dopodiché l’acqua verde scuro si concentra
portandola a ebollizione. Il livello del liquido deve scendere a circa un terzo. Il liquido
di stevia dunque si versa in una boccetta con un panno di garza sopra come filtro. Se
si vuole, le foglie di stevia spremute si possono usare una seconda volta per estrarre
altro liquido di stevia sempre tramite macerazione in primis. Si conserva al fresco fino
a 6 mesi se si usa l’acqua distillata. Per addolcire il tè, caffè e simili, bastano da 3 a 5
gocce.

In alternativa, le foglie di stevia essiccate si polverizzano con pestello e mortaio e si


mettono in un barattolo pieno di acqua tiepida distillata (per ogni porzione di acqua, si
usa ¼ di polvere di stevia), si chiude e si agita. L’acqua diventerà verde. Dopo un
giorno, si può usare.

Utilità di avere un dizionario cartaceo grosso italiano-


inglese e viceversa e di conoscere l’inglese a livello
intermedio (B1-B2); accomodamento della lingua
italiana a parlanti neo-romanzi
Si può usare/riciclare come utile interlingua se serve, per esempio se si è a contatto
con immigrati disperati o con gruppi di stranieri che non sa bene l’italiano ma che
conosce benino l’inglese o che in famiglia/gruppo hanno almeno un giovane che lo sa
parlare bene perché l’ha studiato a scuola. Per parlare senza grossi problemi è
sufficiente un livello intermedio, B1 oppure B2, ma se si scende al di sotto ci possono
essere troppi problemi. Le tre pronunce tra le più diffuse sono quella statunitense,
quella British e quella indiana (a meno che la pronuncia assomiglia a quella indiana
perché è troppo smozzicata).

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Se gli stranieri non parlano l’inglese ma sono parlanti di una lingua neo-romanza, si
può parlare una specie di interlingua modellata su un latino volgare maccheronico
allungato con spagnolo, portoghese, francese, rumeno, anglicismi e grecismi e condito
con onomatopee, esclamazioni, gesti, espressioni facciali, semplificazioni verbali come
“ora io esco i soldi”, neologismi e magari un’imitazione della cadenza della lingua
straniera del parlante. Più interlingue secondarie oltre l’inglese si conoscono anche
solo a livello intermedio, meglio è. Esse sono: francese, spagnolo, portoghese, cinese
moderno standard con i sinogrammi più diffusi (sono usati pure in Giappone e,
sporadicamente, in Corea e Vietnam).

La lingua italiana è standardizzata oggi, ma se la lingua si deve accomodare perché


non si conosce ancora bene la lingua straniera o non si può imparare, bisogna
ragionare in modo totalmente opposto per cause di forza maggiore. Per capire come
accomodare l’italiano, si può prendere spunto direttamente dalla lingua straniera:
basta prendere un testo in una lingua neo-romanza, leggerlo tradotto, ascoltare la
pronuncia e cadenza e provare a renderlo a partire da testi italiani. Alcuni esempi di
accomodamento concreti sono:

il > el [spagnolo], lo [francesizzante, arcaicizzante], o/u [portoghese, dialetto


siciliano], lu [arcaicizzante, portoghesizzante]

(il tavolo > el tavolo, lo tavolo, o tavolo, u tavulu, lu tavulu)

i > li [buonino per tutti] (i tavoli > li tavoli)

-o > -u [portoghese, dialetto siciliano] (il soldato > u suldatu)

-tutte le vocali finali come -o, -a in quasi tutti i nomi e participi passati > in
alternativa, farle saltare via [francese, catalano] e, nei participi, usare sempre
l’ausiliare avere [spagnolo, catalano portoghese, francese] (la soldatessa > la
soldatess; io sono arrivato > yo/eo ho arrivat’, eu ho arrivadu)

-te > -ci (il presidente > u presidenci; velocemente > velosemenci)

-ti > -ci [portoghesizzante], -zii [rumeno] (i presidenti > li presidenci, li presidenzii)

que, qui > ke, ki [buonino per tutti] (questo qui > kesto kì)

ce, ci, zz, cce, cci > se, si, s, kse, ksi (cicala > sicala; il prezzo > el preso;
l’accelerazione > l’akselerasiòn)

consonanti doppie > consonanti singole o cluster latineggianti (il patto > el/lo
pacto, u pactu; latte > late)

-ione > -au [portoghese], -ion [spagnolo, francesizzante], -une [rumeno]


(l’attenzione > l’atensau, l’atension; la porzione > la porziune)

-ità > -itè [francese], -idàd [spagnolo, catalanizzante], -idagi [portoghese] (velocità
> velositè, velosidàd, velosidagi)

gl > ll (ex. aglio > allio; famiglia > familia)

Avere > tenere (io ho un vaso > yo tengo un vaso); nei verbi, usare sempre i
pronomi personali soggetto invece di toglierli (ragionare come in inglese o cinese)

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-are, -ere, -ire > -ar, -èr, -ir [spagnolo, portoghesizzante] oppure -a, -e, -i
[francese, catalano, rumeno] (mangiare, avvolgere, dormire > mangia(r), avvolgè(r),
dormi(r))

Preposizioni articolare > separare la preposizione dall’articolo determinativo


[spagnolo, semplificazione generale] (nella > ne la; nello > ne lo; negli > ne li; nelle
> ne le; degli > de li)

Non > no [spagnolo, francesizzante], nau [portoghese], nun [rumeno]

Saper disegnare alcuni sinogrammi base aiuta a farsi comprendere per iscritto dagli
asiatici che conoscono un minimo di scrittura cinese. Quelli più semplici e facili da
ricordare sono un pugno di decine e derivano da pittogrammi antichissimi, cioè da
illustrazioni per esempio di animali, flora, oggetti astronomici e artefatti.

Come spunto, si possono prendere il ritmo bellunese, i placiti cassinesi, il Cantico delle
Creature, il giuramento di Strasburgo in antico francese, l’introduzione delle Cantigas
de Santa Maria (portoghese medievale), il Cantar del mio Cid (antico spagnolo) e le
poesie di Ausias March (catalano medievale):

«De Castel d'Ard avì li nostri bona part. I lo getà tutto intro lo flumo d'Ard.

Sex cavaler de Tarvis li plui fer. Con se duse li nostre cavaler.»

«Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti
Benedicti.»

«Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene,
et trenta anni le possette.»

«Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset
parte sancte Marie.»

«Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte
sancte Marie.

(Teano, ottobre 963 d. C.)”

“Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun saluament, d'ist di in auant, in
quant Deus sauir et podir me dunat, si saluarai eo cist meon fradre Karlo, et in
adiudha et in cadhuna cosa si cum om per dreit son fradra saluar dist, in o quid il mi
altresi fazet. Et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai qui meon uol cist meon fradre
Karle in damno sit”.

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne
benedictione.

99
Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore,
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle, in celu l'ài formate clarite et pretiose
et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne
tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et
casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è
bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo
infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo
vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;

beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà
male.

Laudate et benedicete mi' Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate»

Don Affonso de Castela, de Toledo, de Leon.

Rey e ben des Conpostela, ta o reyno d’Aragon.

De Cordova, de Jahen, de Sevilla outrossi,

e de Murça, u gran ben, lle fez Deus, com’aprendi.

Do Algarve, que gãou de mouros e nossa ffe

meteu y, e ar pobrou Badallouz, que reyno e

Muit’antigu’, e que tolleu a mouros Nevl’e Xerez,

Beger, Medina prendeu e Alcala d’outra vez,

E que dos Romãos Rey e per dereit’e Señor

este livro, com’achei, fez a onrr’e a loor

Da Virgen Santa Maria, que este Madre de Deus,

100
en que ele muito fia. Poren dos miragres seus

Fezo cantares e sões, saborosos de cantar,

todos de sennas razões, com’i podedes achar.

Ya sennor glorioso, padre que en çielo estas,

Fezist çielo e tierra, el terçero el mar,

Fezist estrelas e luna, e el sol pora escalentar,

Prisist encarnaçion en Sancta Maria Madre,

En Belleem apareçist, commo fue tu veluntad,

Pastores te glorificaron, ovieronte a laudare,

Tres Reyes de Arabia te vinieron adorar,

Melchior e Gaspar e Baltasar, oro e tus e mirra

Te offreçieron, commo fue tu veluntad.

Saluest a Jonas quando cayo en la mar,

Saluest a Daniel con los leones en la mala carçel,

Saluest dentro en Roma al sennor San Sabastián,

Saluest a Sancta Susanna del falso criminal,

Por tierra andidiste XXXII annos, sennor spirital,

Mostrando los miraclos, por èn auemos que fablar,

Del agua fezist vino e dela piedra pan,

Resuçitest a Lazaro, ca fue tu voluntad,

Alos judios te dexeste prender, do dizen Monte Caluarie

Pusieronte en cruz, por nombre en Golgota,

Dos ladrones contigo, estos de sennas partes,

El vno es en parayso, ca el otro non entro ala,

Estando en la cruz vertud fezist muy grant,

Longinos era çiego, que nuquas vio alguandre,

Diot con la lança enel costado, dont yxio la sangre,

Corrio la sangre por el astil ayuso, las manos se ouo de vntar,

Alçolas arriba, legolas a la faz,

Abrio sos oios, cato atodas partes,

101
En ti crouo al ora, por end es saluo de mal.

En el monumento Resuçitest e fust alos ynfiernos,

Commo fue tu veluntad,

Quebranteste las puertas e saqueste los padres sanctos.

Tueres Rey delos Reyes e de todel mundo padre,

Ati adoro e creo de toda voluntad,

E Ruego a San Peydro que me aiude a Rogar

Por mio Çid el campeador, que Dios le curie de mal,

Quando oy nos partimos, en vida nos faz iuntar.

Si com l'hom flac qui l'es forçat triar

ab qual de dos hòmens forts s'ha a combatre,

no sap pensar ab qual deja debatre,

e, spaordit, sos comptes no pot far,

ne pren a mé, que lo viure m'espanta,

e lo morir me serà gran despit:

com viure vull, la mort prenc en delit;

com vull morir, la vida tinc per santa.

Altri ancora sono i Trattati Morali (Andrea da Grosseto, che li ha tradotti in volgare nel
1268); la Sequenza di Sant’Eulalia (antico francese), il Cancioneiro da Ajuda e il
Cancioneiro da Vaticana (portoghese medievale) e Les quatre grans Cròniques
(catalano medievale). Tutti gli altri testi sono invece semplici testi di giornali moderni
da leggere e ascoltare per avere un assaggio della lingua a palmo, ma il rendimento è
diverso dai testi antichi, sicuramente più latineggianti.

La parlata italiana deve assumere questo forte colorito arcaicizzante e mimetizzarsi.


Basta sperimentare per rendersi conto di come sia elastica e già prona ad accomodarsi
e anche a ricevere prestiti (ogni lingua li ha, li accoglie e li accomoda, snobbarli a
prescindere non è molto sensato. Molti grecismi erano già presenti nel latino). Per
accomodarla e imitarla senza impararla e in modo da farsi capire, ripescare dalla
lingua moderna e dalle lingue antiche latineggianti.

102
[Una possibile lista (quasi) minima della spesa e/o di cose
da avere, ricercare o sapere dove sono secondo una
mentalità prepper]:

 Taniche

 Latte di metallo e secchielli

 Accendini

 Bidoni per raccogliere acqua piovana o un pozzo con coperchio e un secchio con
corda

 Bidoni in metallo della spazzatura da interrare oppure una root cellar

 Corda e eventualmente fil di ferro o legacci

 Ferrocerio/acciarino oppure selce (pietra focaia) e/o lente di Fresnel o forno


solare

 Binocolo

 Magnetite, aghi e sughero oppure una/due bussole

 Tute mimetiche oppure vestiti vecchi da impiastricciare

 Colori in polvere

 Olio oppure olive da spremere

 Sabbia e/o ciottoli (dai ciottoli sbriciolati si può ottenere della sabbia)

 Pietra calcarea e/o gusci e conchiglie (oppure calcina già pronta in polvere)

 Cemento (ottenibile da sabbia, calcina e eventualmente ciottoli mescolati


insieme)

 Formelle per i mattoni

 Armi anche autoprodotte (lance con punta in pietra o in legno, archi e frecce,
balestre, veleno…)

 Argilla

 Orto con piante e sementi, incluse le piante medicinali

 Compostiera o, semplicemente, i rifiuti umidi e verdi per il compost

 Latte intero (si possono ottenere panna, burro, siero, formaggio o yogurt)

 Allevamento di piccoli animali, ex. galline ovaiole, o di pesci per itticoltura

 Cenere

 Carbonella

 Una sostanza che funge da caglio animale o vegetale per il formaggio

103
 Canne di bambù o canne comuni

 Zucchero bianco o di canna

 Ingredienti per il lievito

 Grano

 Una macina a mano per la farina e riso (se modificata, si può usare anche per le
olive)

 Mortaio e pestello (ottenibile in pietra o legno, basilare e affiancabile ai


macinini)

 Metalli basilari (ottenibili dalla ferraglia o rifiuti in discarica)

 Barattoli di vetro con coperchi

 Bottiglie di plastica (per le trappole per insetti)

 Rifiuti di cartone e plastica

 Pannelli solari oppure generatori con benzina

 Abiti o accessori per coprirsi in caso di pioggia, neve, freddo o sole intenso

 Bicicletta con carretto attaccabile

 Carne (anche contenente grasso riutilizzabile) e frutta da conservare

 Grasso della carne

 Bicarbonato di sodio

 Garza da cucina (per filtrare e strizzare cose tritate e cagliate)

 Stoffa per produrre vestiti e il panno carbonizzato

 Detergente in polvere (per fabbricare borace)

 Candele o cera d’api pura (solo per fabbricare gli stoppini)

 Camera d’aria/airlock per la fermentazione in bottiglie, damigiane e barattoli

 Attrezzi vari di ortoricoltura, giardinaggio e falegnameria basilarissima (ex.


accetta e sega) se non addirittura siderurgia e/o vasi da balcone

 Mappe con rosa dei venti annessa (o magnetite e sughero oppure una bussola)

 Metro (o qualcosa che tiene le misure, come bastoni)

 Bilancia (a pesetti o comune, ma in quella a pesetti si possono perdere i


pesetti)

 Bolla per costruire

 Vestiti pesanti per coprirsi e cappelli con visiera

 Attrezzatura per produrre biogas collegata a un fornello apposito

 Mollette

104
 Zaini da spalla spaziosi (per oggetti e spazio vuoto di riserva)

 Lente di Fresnel e forno solare

 Zeolite e allume

 Un dizionario cartaceo grosso italiano-inglese (si può usare/riciclare come utile


interlingua se serve) e italiano-cinese (i sinogrammi base si usano per
comunicare per via scritta con gente colta di svariati popoli asiatici)

105
[Una possibile lista (quasi) minima della spesa e/o di cose
da avere, ricercare o sapere dove sono secondo una
mentalità prepper: VERSIONE CON COMMENTI E
DELUCIDAZIONI AMPIE MA NON ESAUSTIVE e che non
tengono conto anche del possibile riciclo degli oggetti e
usi creativi; prezzi raccolti su Amazon]

 Taniche [per il trasporto liquidi]

 Latte di metallo e secchielli [per il trasporto o accumulo liquidi o per tagliarle


e ottenere un trogolo, contenitori per terriccio, barbecue rudimentali, come
struttura portante per costruire un arco in mattoni siccome la latta di metallo
tagliata verticalmente è semi-cilindrica, per costruire un forno rudimentale per
fondere i metalli; i secchielli servono per il trasporto di liquidi, materiale in
polvere come la sabbia e la calcina o come formella per fare castelli di cemento
o per creare un buco mentre si crea una lastra di cemento, siccome i secchielli
hanno di solito la base rotonda]

 Accendini [servono per accendere il fuoco laddove non si barattano,


specialmente se si conoscono modi alternativi per accenderlo]

 Bidoni per raccogliere acqua piovana o un pozzo con coperchio e un


secchio con corda [riguardo ai bidoni o piccole vasche per raccogliere l’acqua
piovana, nei giorni di pioggia hanno un’utilità fondamentale. Alcuni/e hanno un
rubinetto preinstallato. I barili per raccogliere l’acqua piovana economici ma
buoni costano 40-50€]

 Bidoni in metallo della spazzatura da interrare oppure una root


cellar/cella frigorifera seminterrata [i bidoni in metallo possono raccogliere
spazzatura, materiale in polvere, liquidi o si interrano per creare una root cellar
rudimentale, sennò si segano in due semicilindri utilizzabili in modo analogo alla
latta di metallo. Un bidone di metallo simile costa intorno ai 20-30€]

 Reti per zanzare [servono a tenere le zanzare lontane dall’acqua se si


poggiano sopra a galleggiare o mentre si fa essiccare la frutta e simili
all’aperto]

 Corda, cordicella e eventualmente fil di ferro o legacci [per calarsi e


risalire da dislivelli o buchi, per il secchio del pozzo, per non cadere da altezze
considerevoli, per ancorare le barche; la cordicella serve a legare piccoli oggetti
inclusi i componenti delle armi rudimentali; il fil di ferro e legacci si usano per
legare piccoli oggetti, incluse le piante a un sostegno]

 Ferrocerio/acciarino [si usa per accendere il fuoco insieme a una lama e


costa un po’ oltre i 10€ a bastoncino] oppure selce (pietra focaia) e/o lente di
Fresnel o forno solare

 Binocolo [per osservare posti, fauna, flora e potenziali nemici dalla lunga
distanza anche da zone sopraelevate e da mimetizzati]

106
 Magnetite, aghi e sughero oppure una/due bussole [per orientarsi con
attrezzi professionali o improvvisati ma efficaci; gli aghi servono poi per cucire
insieme ai ferri/spilloni per tessuti grossi come la lana]

 Tute mimetiche oppure vestiti vecchi da impiastricciare [per


mimetizzarsi, ma se si gira con queste per strada si dà troppo nell’occhio e,
senza trucco facciale, sono poco utili]

 Colori in polvere [servono per produrre il trucco facciale o per imbrattare


degli abiti che non si usano spesso e che sono comunissimi abiti in modo da
camuffarsi, in primis]

 Olio oppure olive da spremere [servono per produrre l’olio d’oliva e la pasta
di olive a parte]

 Sabbia marina o rocciosa e/o ciottoli [la sabbia marina si usa nella
produzione del vetro mentre la sabbia in generale si usa in ortoricoltura per
coltivare determinate piante. La sabbia si usa anche per togliere la ruggine o
per migliorare la levigatura di pietre e mortai o si mette sul fondo dei tronchi
semicilindrici scavati con il fuoco per isolare il fondo se rischia di bucarsi. La
sabbia è uno dei possibili ingredienti per formare il cemento. I ciottoli si
mescolano se si vuole al cemento o si pestano con un pestello pesante in ferro
per ottenere la sabbia]

 Pietra calcarea e/o gusci e conchiglie (oppure calce viva o calcina già
pronta in polvere) [se si riscaldano e frantumano, diventano calce viva; se si
mescolano con acqua, dopo la reazione di idratazione diventano calcina/sleaked
lime. La calcina si usa per preservare le uova in modo ottimale, per abbassare il
punto di fusione della sabbia marina per produrre il vetro e per produrre
cemento. Se la calce viva e la calcina si confondono, prova a versarci
dell’acqua: se non succede nulla, è calcina. La calcina si può anche usare come
colorante bianco. I gusci di conchiglia in alternativa si possono affilare in punta
per ottenere una lama di conchiglia]

 Cemento [si usa come collante tra mattoni o sassi e come collante in generale;
si usa anche per produrre mattoni in cemento]

 Formelle per i mattoni [ci si costruiscono mattoni in cemento o argilla]

 Armi anche autoprodotte [sono armi da lancio, a dardi o da taglio per


proteggersi. Alcune possono essere avvelenate. Alcuni oggetti o attrezzi si
possono usare come armi bianche improprie, per esempio un’accetta piccola o
grossa, rastrelli, badili, asce (l’attrezzo ricurvo che scava il legno), falcetti, falci,
tridenti per la paglia, bottiglie spaccate, picconi, remi, seghe, martellii,
cacciaviti, catene di ferro usate come fruste, tubi di ferro e mazze da baseball...
Tutte le altre sono armi da fuoco, che si possono usare anche solo per andare a
caccia, o esplosivi chimici improvvisati e a volte pericolosi anche solo da
produrre]

 Argilla [estremamente versatile: in primis si usa per costruire vasellame, per


tappare le canne di bambù usate come tubature per l’acqua, come colorante
per il camo paint per mimetizzarsi, come cemento estremamente antico e
rudimentale se si mescola con la calcina, per costruire forni e fornaci primitive,

107
per costruire formelle da imprimere nella sabbia in cui si cola il metallo fuso o il
cemento, per isolare il legno che non si vuole carbonizzare quando si scava con
il carbone e per arginare le perdite di acqua nel bambù usato come tubatura]

 Orto con piante e sementi, incluse le piante officinali [servono a nutrirsi,


curarsi, ottenere nuovi semi e fare baratti; la frutta e dei vegetali si possono
conservare o usare per cucinare piatti più complessi. Alcune piante sono
officiali, cioè multiuso: per esempio, si usano come aromatico e come
medicinale in dei preparati; si pensi anche alle erbette mediche. In dei veri e
propri campi coltivati si possono coltivare in modo esteso grano e simili; gli steli
e la crusca ottenuti dalla falciatura, trebbiatura e sgranatura sono usati per
esempio come mangime per animali, come compost o come esca per
fuoco/tinder]

 Compostiera o, semplicemente, i rifiuti umidi e verdi per il compost [si


usano per ottenere compost; altri rifiuti umidi si usano per nutrire gli animali da
allevamento]

 Latte intero [Si usa come nutrimento e il latte condensato eventualmente


ridotto in polvere; se in più è crudo o intero, siccome contiene la parte grassa,
si usa per produrre panna montana, burro caseino (non è burro animale), il
burro chiarificato, il siero/”latte di burro”, il formaggio caseino (esiste anche il
formaggio di soia o “tofu”) e lo yoghurt che, contenendo la flora batterica se è
fatto a regola d’arte, si può pensare come un medicinale per ripristinarla]

 Allevamento di piccoli animali, ex. galline ovaiole e caprette, o di pesci,


molluschi e crostacei per itticoltura in acqua dolce o salata [Servono a
produrre uova, gusci per gli integratori naturali di calcio, latte, carne, olio di
pesce come integratore naturale di omega 3 se si tratta di tonno, sardine e
salmone, l’olio di fegato di merluzzo da questo stesso pesce e per ottenere
anche grasso, pelle e pelliccia, lana caprina, la sveglia mattutina dai galli, caglio
animale dall’abòmaso dei vitellini e maialini, ossa, letame e forza lavoro per
l’aratura e l’attivazione di vecchi frantoi se sono bestie da soma come cavalli,
mucche e asini]

 Alberi: legname, esca per fuoco/”tinder”, carbonella, fuliggine, resina,


compost [La legna si usa come materiale di costruzione di edifici, recinti,
tavole cerate, telai, manici di armi e attrezzi da lavoro o scope al posto della
canna di bambù o si usa per ottenere un fuoco per bollire liquidi, rinforzare
lance, sciogliere metalli, seccare o riscaldare qualcosa o riscaldarsi. Dai resti del
fuoco, si possono ottenere la cenere, carbone comune, carbonella (se si usa il
tumulo di argilla) e fuliggine. Il tinder si usa per accendere il fuoco e può essere
composta da rametti, foglie secche, trucioli di legno, peli del tronco di palma,
pezzettini di legno o pellet, paglia, corteccia, fibre di corda di iuta... Nel “tinder”
si classifica pure l’alcol etilico, l’olio e la cera fusa. Con il carbone puoi scrivere
o ottenere il nero naturale, con la carbonella puoi accendere un buon fuoco per
barbecue o per la fusione dei metalli, con la fuliggine ottieni di nuovo il nero
naturale per esempio per la mimetica notte e si ottiene l’inchiostro. Dagli alberi
si ottiene non solo legname e corteccia o esche per fuoco, ma anche resina
come collante naturale, isolante per canoe e ingrediente per l’inchiostro e si

108
possono scalare se si usano come punti di vedetta o di salvataggio dalle belve.
Il legno marcio diventa compost]

 Cenere comune, di ossa di animale o di salicornia [la cenere si usa per


abbassare il punto di fusione del vetro (la cenere migliore è quella di salicornia,
meglio ancora se se ne estrae il carbonato di sodio), come colorante grigio, per
conservare le uova (come efficace, è seconda solo alla calcina), per estrarre la
liscivia con cui si producono saponette per corpo e vestiti e da mettere nel
compost. Anche le ossa di animale si possono usare nel compost se si
trasformano in farina d’ossa, laddove non si usano per produrre armi con punta
d’osso, ma se si bruciano si mescolano con la cenere comune della legna e
dunque ottieni una specie di “cenere d’osso”]

 Canne di bambù o canne comuni [le canne di bambù sono estremamente


versatili: si possono stappare e incastrare tra loro per formare canali di
irrigazione e rifornimento acqua, si possono piegare con il calore, si tagliuzzano
in listelli per creare artefatti, si usano per creare pennini per scrivere, pali che
reggono tettucci e simili, come mattarello o cannuccia o formella per dolci
ripieni, per fabbricare carta, come asta di un’arma, per creare zattere ecc.]

 Zucchero bianco e di canna [lo zucchero bianco o di canna si usa non solo
come dolcificante (ce ne sono vari, inclusi l’estratto di vaniglia con un pizzico di
sale o il miele d’api o la polpa/succo di canna da zucchero, lo sciroppo d’acero
se si vive in Nordamerica e le foglie secche della stevia) o per produrre
caramello, ma serve anche come ingrediente per produrre l’alcol etilico, l’aceto
di mele e il lievito. Per l’acqua di lievito, serve una mela o uva passa o datteri]

 Lievito madre o lievito prodotto ex-novo con farina, mela, uva passa o
datteri [il lievito si usa sia per indurre il cibo a fermentare e produrre per
esempio alcolici, sia per produrre l’alcol etilico, sia per fare lievitare la pasta
cruda]

 Grano [È essenziale per produrre la farina, un ingrediente essenziale per pane,


focacce, pizza, pasta, dolci, torte e perfino per produrre il lievito madre da zero.
La farina è anche un colorante bianco naturale. Dalla trebbiatura del grano si
ottiene paglia per costruire artefatti o da usare come compost o esca per il
fuoco o mangime o giaciglio. Dalla sgusciatura del grano si ottiene la crusca e,
se la farina è integrale e quindi poco setacciata, è molto più nutriente anche se
l’impasto può essere meno arrendevole. Grano e cereali vari si mangiano anche
direttamente]

 Una macina a mano per la farina e riso (se modificata, si può usare
anche per le olive) [serve a macinare il grano e, se è abbastanza pesante e
efficiente, anche il riso e simili alimentari. Se si inserisce sotto un canale con
pendenza verso il basso che culmina in un buco o in un beccuccio orientato
verso il basso, si può riciclare per spremere le olive denocciolate e produrre
olio]

 Mortaio e pestello (in pietra, legno o ferro) [Servono a pestare riso, piante
officinali, ingredienti per i colori naturali e generi alimentari per renderli polvere
o poltiglia. Se il mortaio è in ferro, come se fosse un’enorme lattina, e si usa un

109
pestello di ferro, si usa per produrre la sabbia dai ciottoli, ma non è sabbia di
mare]

 Metalli basilari (ottenibili dalla ferraglia, rifiuti in discarica e monetine)


[Si possono fondere per creare utensili e armi in metallo o in leghe metalliche.
In alternativa, si toglie la ruggine e si fondono per creare dei lingottini che,
all’occorrenza, si fondono o si barattono]

 Barattoli di vetro e barattolini per creme con coperchi, bottiglie di vetro


[servono a contenere liquidi o frutta e carne conservata. I barattolini servono a
conservare polveri in piccole quantità, per esempio le polveri di colori naturali
per la mimetica, aromi sbriciolati, olio di cocco o avocado, piccole dosi di
carbonato di sodio ecc.]

 Bottiglie di plastica [sono utili per creare trappole per lumache, mosche e
api]

 Rifiuti di cartone e plastica [si possono bruciare e, tramite un preciso


metodo, usare quindi per produrre kerosene]

 Spazzolino da denti [Serve per l’igiene dei denti]

 Pannelli solari oppure generatori con benzina o pacchi batterie [con


questi, si accumula energia nell’accumulatore, energia pulita fornita dal sole e
utilizzabile quando si vuole, ma va razionata. Si può usare per alimentare auto
elettriche e elettrodomestici utili oppure, se si collega a un elettrodo positivo
(ànodo) e un elettrodo negativo (càtodo) entrambi a 12 volt e che
scompongono le molecole d’acqua, si può usare per innescare l’elettrolisi e
produrre per esempio l’ipoclorito di sodio, ovvero la candeggina/varechina, e
rimuovere la ruggine: basta che l’acqua in cui immergi l’oggetto abbia 2
cucchiai di bicarbonato di sodio per litro interamente sciolti]

 Abiti o accessori per coprirsi in caso di pioggia, neve, freddo o sole


intenso [servono semplicemente a proteggersi da condizioni meteorologiche
avverse]

 Bicicletta con carretto attaccabile [la bici può coprire brevi e medie
distanze, mentre il carretto permette di trasportare oggetti]

 Carne (anche contenente grasso riutilizzabile) e frutta da conservare


[la carne si mangia e conserva o si può usare come esca ed è un alimento base
insieme ai frutti dell’orto e degli alberi, quando non si usano per produrre colori
naturali. La mela, tra tutti, serve a produrre aceto di mele e lievito, il che la
rende particolarmente utile]

 Grasso della carne [il grasso si scioglie e rapprende e si usa per produrre
sapone in alternativa all’olio d’oliva, per ungere la punta delle lance, come
antiruggine naturale e per friggere, infine si può mangiare o usare come
lubrificante]

 Bicarbonato di sodio [il bicarbonato di soda serve a togliere la ruggine e


produrre dentifrici (ma rischiano di essere molto corrosivi). La sua produzione è
industriale, idem quella dell’ammoniaca, ma tramite una comunissima elettrolisi
si può produrre la candeggina/varechina]

110
 Garza da cucina [usata per produrre la crema di formaggio non troppo
morbida e la ricotta salata, il burro, il latte vegetale, il formaggio di latte
vegetale, l’olio di cocco e simili estratti in cucina]

 Stoffa per produrre vestiti e il panno carbonizzato [la prima serve per
vestiti, rattoppi e, se sono panni puliti, per proteggere e filtrare l’acqua piovana,
la cenere per separare la liscivia, la terra argillosa per separare l’argilla e si usa
nella produzione di colori. Per filtrare la resina invece servirebbe un vecchio
colino che poi si pulisce dandogli fuoco. Il panno carbonizzato è un’esca per
fuoco se si usa una pietra focaia sottile qualunque e uno striker di ferro]

 Detersivo per piatti in polvere [se mescolato con il sale fine, crea il borace,
che si può usare per abbassare il punto di fusione della sabbia per fabbricare il
vetro in combinazione o con il carbonato di sodio o con la calcina]

 Candele o cera d’api pura (solo per fabbricare gli stoppini) [è


conveniente da usare perlopiù per produrre ottimi stoppini rigidi per candele di
ogni tipo piuttosto che come corpo della candela oppure per produrre le
tavolette cerate romane per prendere appunti al posto della carta o sabbia]

 Camera d’aria/airlock per la fermentazione in bottiglie, damigiane e


barattoli [serve a produrre bevande ottenute da fermentazione e l’alcol etilico]

 Attrezzi vari di ortoricoltura e giardinaggio e falegnameria


basilarissima (ex. accetta e sega) e/o vasi da balcone [servono a curare
le aree verdi, l’orto e a costruire artefatti di legno. Alcuni attrezzi si possono
usare come armi improprie di difesa]

 Mappe con rosa dei venti annessa (o magnetite e sughero oppure una
bussola) [Servono a orientarsi insieme a punti chiave, per esempio rocce con
una strana forma]

 Metro (o qualcosa che tiene le misure, come bastoni) [servono a tenere


le misure]

 Bilancia (a pesetti o comune, ma in quella a pesetti si possono perdere i


pesetti) [serve a pesare le dosi di vari ingredienti o il peso di un oggetto]

 Livella [serve a costruire artefatti senza andare fuori bolla e renderli storti]

 Frattone [il frattone è un attrezzo in metallo che serve a livellare/lisciare il


cemento e si può simulare in qualche modo usando oggetti lisci come una
tavola di legno]

 Vestiti pesanti per coprirsi e cappelli con visiera [sul primo non c’è molto
da dire: vestiti pesanti, cappotti, berretti, sciarpe, guanti per scaldarsi (gli altri
sono da lavoro e protettivi; i migliori sono in cuoio e proteggono anche dalle
spine dei rovi, per esempio) ecc. I cappelli con visiera servono a tenere lontano
il sole e si possono inzuppare per tenere la testa al fresco, ma i cappelli si
possono intrecciare pure con la paglia e simili se si pensa per esempio al
cappello conico cinese. Per la pioggia, bastano gli ombrelli o i semplici cappucci]

 Attrezzatura per produrre biogas collegata a un fornello apposito [se si


riempie una sorta di enorme cisterna di rifiuti umidi incluso lo sterco, da essi

111
man mano che decompongono si può ottenere biogas che si usa tramite
fornelli. I rifiuti umidi in alternativa si usano per formare il compost, come
mangime per animali o, se sono torsoli di mela leggermente acerba tagliati via
e bucce, si usano per produrre la pectina. Se si tratta di crusca, può anche
essere mangiata dall’uomo, essere impastata nei biscotti e pane o essere usata
per fare l’impasto dei corn flakes]

 Mollette [per quanto stendere i panni strizzati su un filo appeso a un telaio o


simili non sia complicato, serve qualcosa per tenerli fermi se c’è vento. Le
mollette tornano utili, a meno che si usano dei fermagli]

 Lente di Fresnel e forno solare [opzionali, per cuocere cibi e accendere


fuochi]

 Zeolite e allume [la prima può servire per esempio a depurare l’acqua se se
ne fa una grande scorta, mentre la seconda fornisce aiuto nella raffinazione del
sale marino appena raccolto dall’acqua marina bollita, basta farlo cristallizzare
in un cristallo detto “pietra di allume”]

 Zaini da spalla [servono a contenere oggetti se ci si sposta a piedi o in bici per


poi continuare a piedi e/o se ci si deve accampare all’aperto, per esempio. Se è
spazioso e da viaggio, è meglio ancora. Gli zaini a tracolla sono molto piccoli e
poco spaziosi, idem i marsupi pure se sono fatti apposta per contenere piccoli
oggetti (ma tanto vale tenerli in tasca). Se si ha intenzione di fare viaggi in
zone pericolose, attenzione a non portarsi troppe cose dietro: potrebbero
essere perse o rubate. Se si fanno scarpinate molto lunghe, attenzione alle
vesciche ai piedi]

 Un dizionario cartaceo grosso italiano-inglese e italiano-cinese (i


sinogrammi base si usano per comunicare per via scritta con gente
colta di svariati popoli asiatici)

[quanto al riciclo, per esempio la plastica di oggetti come le buste si può


fondere con delle apparecchiature ad hoc per creare il petrolio come
combustibile e benzina primordiale: https://www.youtube.com/watch?v=6b-
NnDpMxv8. Dai rifiuti, se non dai rifiuti umidi, si può ottenere del gas:
https://www.youtube.com/watch?
v=IfHSkAkPY90&list=PL2wXdMVY0IhRHaBSK_kGvNEi6H-Ql_gus&index=10 ]

COME STUDIARE UN AMBIENTE: qualche spunto base e


considerazioni importanti sull’utilizzo delle prime scorte
di cibo e artefatti

Chi ha già mappato un territorio e le sue risorse, sa già dove muoversi per
recuperare risorse e persone. Trova tutti i luoghi non eccessivamente lontani

112
dalla zona in cui vivi (se mancano tutte le utenze e l’energia elettrica va
razionata, immagina che siano luoghi raggiungibili con una bicicletta a cui leghi
un carretto con coperchio e due ruote), specialmente quelli naturali. Anche
facendo ricorso a informazioni di seconda mano (persone non insospettite o già
in quasi-complicità con te che conoscono il posto o siti internet che li
descrivono) ma senza snobbare l’osservazione diretta, osserva se ci sono:

- case abitate nelle vicinanze (ci sono aiutanti potenziali come forza-lavoro,
know-how e risorse come attrezzi e piante solo per cominciare; se ci sono
cascine o aziende agricole, ci sono persone con cui si può entrare in contatto
per ricorrerne nel momento in cui si imposta una comunità e/o delle risorse
collettive come un campo da coltivare con grano e del know-how più
avanzato su come gestirlo; se non si ha nulla da barattare e non accetta di
donare risorse, promettigli per esempio il 10% del raccolto finale)

- burraie e antiche ghiacciaie abbandonate e ancora utilizzabili,

- sentieri (non ti perdi) e zone in cui puoi creare sentieri (di base, togli l’erba
e i sassi e elimini dossi e cunette; senza sassi, ciottoli e/o cemento, sono
terreni che diventeranno fangosi se piove)

- punti interessanti (anche in base a questi ti orienti, ex. una roccia a forma di
marmotta che confeziona la cioccolata),

- tipo di terreno e presenza o meno di sabbia e argilla,

- tipo di pietre che trovi e la loro forma e grandezza,

- se ci sono alberi, di che stazza e altezza sono, di che tipo sono (il nome o
una generica categoria “albero resinoso” VS “albero non-resinoso”), se
hanno nodi e se hanno rami diritti (e magari a Y),

- i colori prevalenti e per capire come mimetizzarti (i colori naturali sono


prodotti da terra, foglie, petali, vegetali, calcina e fuliggine in primis),

- se il terreno è duro, morbido o coperto di erba folta o foglie e rami secchi


(cambia il modo in cui cammini o strisci per fare meno rumore, se
necessario)

- se ci sono alberi su cui arrampicarti per osservare da lontano con un


binocolo o grossi massi dietro al quale puoi nasconderti per poi sporgerti
lentamente in zona bassa e magari con un ramo tenuto davanti alla faccia,

- se ci sono piante particolari (edibili, medicinali, aromatiche, conservanti,


profumate o un mix),

- quali sono gli odori prevalenti del posto e/o da dove provengono (per
camuffarsi olfattivamente, se serve)

- che fauna acquatica e terrestre ci trovi,

113
- se ci sono depositi fluviali (laghi, fiumi incluse piccole cascate...) e se sono
bassi e/o navigabili, se l'acqua è potabile o torbida/salmastra/avvelenata o
salata (si può estrarre il sale),

- tutti i possibili pericoli come buche, paludi fangose e sabbiose, tronchi marci
o pericolanti, rovi, rocce appuntite o pericolanti, edifici diroccati, sentieri
interrotti, zone franose, zone ingannevoli (ex. una roccia che assomiglia
vagamente a una marmotta che confeziona la cioccolata ma è un falso
amico), precipizi e animali pericolosi (per completezza, anche foglie secche,
se si vuole accendere un fuoco, sono dei potenziali pericoli siccome si rischia
un incendio, idem se si striscia per terra o cammina sopra perché
scricchiolano),

- aree spaziose o liberabili dagli alberi per costruirci qualcosa (ex. una zona
recintata),

- dei tumuli di terra che si possono scavare per costruire burraie e antiche
ghiacciaie a meno che sono già pronte (posti ombrosi e semi-interrati per
mantenere la temperatura costante e fresca come alternativa alla root
cellar/cella frigorifera seminterrata)

- qualche informazione preliminare sul clima e sui rischi (ex. rischio


alluvionale, dissesto idrogeologico, sismico, attività vulcanica, maremoti,
valanghe, perfino nucleare…)

- un qualcosa da cui puoi prendere ispirazione (ex. andare in un parco e


notare delle panche fatte di legno fissato con cemento: si può cercare come
si riproducono).

[UTILE CONSIDERAZIONE SULLA FUNZIONALITA’ DELLE PRIME SCORTE


ACCUMULATE: chi è pronto sa già dove muoversi a livello di ambiente per
recuperare persone e risorse. Ma, per impostare progetti comunitari di lunga
durata o anche solo il proprio orto se si semina qualcosa ex-novo o anche solo
crearsi del sapone autoprodotto utilizzabile a sua volta per creare candele (solo
per fare due o tre esempi), una persona preparata nel mentre deve avere le
scorte per sopravvivere. Esse di base si comprano al supermercato o si
autoproducono in toto o in parte (per esempio, se si è pieni di frutta, si
autoproduce la marmellata laddove non si compra, anzi, autoprodurla è meglio
siccome si tenta una prima volta di realizzarla bene dall’inizio alla fine). Se si
opta per l’acquisto al supermercato e simili di scorte, attrezzi e materie prime
(molto più utili perché multiuso), l’acquisto si effettua in anticipo abbastanza
largo siccome, se scatta il panic buying, i supermercati vengono assaltati e si
rischia di trovare gli scaffali vuoti eccetto qualche pacco di orribili penne lisce
(…). Se in più ci sono crisi logistiche, dimenticatevi gli scaffali pieni anche solo
di materia prima.

Ebbene: se servono per esempio 3 settimane per iniziare progetti in singolo o


comunitari, si devono avere attrezzi, scorte alimentari e/o materie prime per
ALMENO poco più di tre settimane calcolando insieme pure gli imprevisti e
rallentamenti. Siccome queste scorte iniziali non solo finiscono ma, se una crisi

114
apocalittica dà avvisaglie di durare a lungo, esse nel medio e lungo termine
sono insignificanti, il senso di fare scorte non è quello puro e semplice di
sopravvivere finché durano. PERTANTO, esse sono funzionali a sopravvivere
mentre si imposta il DOPO, sia a livello comunitario che nel proprio piccolo. Se
si hanno scorte per 2 mesi, significa per esempio che si hanno poco meno di 2
mesi di tempo per iniziare a coltivare un campo comune, il proprio orto con
prodotti che spuntano entro quel lasso di tempo (dimenticatevi i prodotti fuori
stagione) e crearsi attrezzi e artefatti come il sapone e le candele a partire dalla
raccolta e/o produzione della stessa materia prima. Per esempio, per fare il
sapone, un elemento chiave è la liscivia, che si ottiene dalla cenere impastata
non a mani nude con l’acqua. Questo è il senso di accumulare scorte.

Se si hanno scorte per 2 mesi e un’interruzione delle utenze dura 2 mesi,


semplicemente si ha avuto fortuna, nulla di più.]

[Una considerazione banale che, se non fosse un’ovvietà, sarebbe una


provocazione: il primo luogo che si esplora per fare un inventario di risorse è
casa propria. Per fare un inventario, provate a controllare tutti i cassetti fino in
fondo, ogni anta, il box, il giardino ecc. Potreste perfino trovare attrezzi che non
sapevate nemmeno di avere o che vi eravate dimenticati di avere. Gli oggetti
vecchi e inutili si possono riciclare: se si è creativi, non si butta nulla]

115
[SPUNTO PER UN RICETTARIO PRIMITIVO, sonno minimo,
idratazione minima e reintegrazione dei sali minerali]
Per nutrirsi nel peggiore degli scenari, lo scenario B, si può prendere spunto da
questo ricettario di pietanze poco elaborate o cibo mangiato direttamente:

 Acqua potabile o resa potabile

 Pane (si può condire se si taglia in due o si affetta: sale, olio, pomodori secchi,
pesce secco, insalata, marmellata, miele, burro, salsa di pomodoro, maionese)

 Focaccia

 Piadine e tortillas (molto facili da condire)

 Polenta

 Biscotti

 Frittelle

 Pasta fatta in casa (si può condire in vari modi, a partire da olio e formaggio)

 Riso (si può condire)

 Cereali e pannocchie

 Corn flakes

116
 Legumi

 Brodini

 Minestrine

 Frutta (anche conservata nello sciroppo) e frutti di bosco

 Frutta secca

 Frutta essiccata e cuoio di frutta

 Marmellata

 Crostata con la marmellata

 Crema pasticcera (abbastanza semplice da ottenere)

 Insalata (si può condire in più modi)

 Ortaggi bolliti o fritti

 Funghi (attenzione a quelli velenosi e ai falsi amici)

 Sottaceti

 Insalata di alghe

 Carne e insaccati

 Pesce

 Crostacei, cozze e molluschi

 Carne e pesce affumicati

 Carne e pesce sotto sale

 Uova

 Pemmican (il super-cibo inventato dagli amerindi)

 Lardo animale rappreso (usato al posto dell’olio o spalmato sul pane)

 Latte crudo (anche condensato o in polvere)

 Siero/latte di burro

 Crema di formaggio

 Ricotta salata

 Formaggio duro

 Yoghurt (ma siccome ricostituisce la flora batterica, è più un medicinale)

 Conserve industriali (ex. tonno o funghi in scatola; non sono eterne)

 Cibo impacchettato industriale (ex. patatine fritte e biscotti; non sono eterni e
per giunta saziano poco, creano dipendenza e non fanno molto bene
all’organismo, ragion per cui sono assolutamente sacrificabili)

117
 Pasta di olive (residuo della produzione dell’olio)

 Miele

 Sciroppo d’acero

 Tè (anche condito con latte, limone o burro mentre bolle se tibetano)

 Canna da zucchero o liquido di zucchero di canna o caramello o liquido di stevia

 Guscio d’uovo come integratore di calcio

 Olio di pesce (tonno, sardine e alici) come integratore di acidi grassi omega-3

 Olio di fegato di merluzzo come integratore naturale di vitamina D oltre al sole

 Sale come condimento e integratore naturale di cloro e sodio

 Olio d’oliva come condimento ricco di grassi salutari

 Alcolici ottenuti da fermentazione (ex. vino di riso o “sakè” 米酒)

 Latte vegetale (ex. di mandorla, soia e di avena)

 Formaggio di latte vegetale (ex. il tofu dal formaggio di soia)

 Pizza (se si è fieri della propria italianità)

 Insetti come le cavallette fritte fatte prima spurgare (no, va beh, non si è
obbligati, meglio la pizza. Comunque le rane e le lumache già si mangiano. E
poi, tra i cadaveri e gli insetti, sono sempre meglio i secondi. No?)

Alcune spezie, più che essere considerate tali o essere piante decorative,
possono essere meglio usate e pensate come conservanti e piante officinali.
Alcuni alimenti hanno più utilizzi, per esempio il limone: si può bere il succo o
usare per produrre la maionese e insaporire il tè, ma è anche un ottimo anti-
ruggine e disinfettante.

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La piramide della nutrizione e la dieta mediterranea tornano utili come modelli


da seguire insieme a qualche libro di nutrizione, etnogastronomia e
archeogastronomia (bisogna anche saper riconoscere la denutrizione e curarla
come se si imparasse una tecnica di primo soccorso e sapere quando è bene
non nutrirsi). Secondo la piramide, pane integrale (realizzato con farina
integrale, meno setacciata per togliere la crusca e con una diversa
maneggevolezza dell’impasto), pasta integrale fatta in casa, cereali e biscotti
integrali sono alla base della nutrizione umana e ne formano il 40%, senza poi
dimenticarsi di restare idratati (l’acqua si assorbe dal cibo e, all’80%, si beve
direttamente) con circa 8 bicchieri d’acqua al giorno (se una donna allatta, di
più; se l’urina è scura o si sente sete o ci si disidrata con sudore, diarrea,

118
vomito e febbre, di più. Ci si può aiutare a tracciare quanta acqua si beve con le
bottiglie personali). La frutta e vegetali di ogni tipo è il 35/50% aggiuntivo, tale
per cui mangiando farinacei integrali e frutta con verdura si arriva già al 75%
se non oltre. Il tutto viene chiuso con carne, pesci, crostacei, molluschi, uova,
latte vegetale e derivati, latte animale e derivati (ex. insaccati e latticini). I
grassi sani, zuccheri e integratori sono infatti una componente infima e/o
dannosa, tranne se si deve sopravvivere all’inverno, in cui il cibo scarseggia e
bisogna avere energie per poter lavorare e resistere al freddo e eventuali
malattie. In tal caso, il grasso viene in soccorso insieme alle conserve di ogni
tipo (una delle migliori sotto ogni punto di vista è il pemmican). Lo zucchero
serve insieme alle proteine se si svolge attività fisica intensa. In tutti gli altri
contesti di normalità, la punta della piramide contiene cibo trascurabile e
dannoso se se ne abusa. Se si hanno a disposizione ingredienti per impasti,
meglio fare più pane, pasta, cereali e focacce che dolci, anche se possono
essere usati come spuntino. Si mangia almeno 2 volte al giorno e, se si deve
lavorare in modo pesante fin dal mattino, è bene non saltare la colazione.

La piramide della nutrizione dà un’idea su quali cibi siano più importanti di altri,
tale per cui devono essere consumati in maggiore quantità e/o più spesso. Ma
un secondo modo di organizzare la nutrizione dà l’idea precisa della cadenza
con cui ci si nutre: la dieta mediterranea
(https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/dieta-
mediterranea-una-piramide-di-salute ). In breve:

 Pranzo e cena devono avere quotidianamente pasta o riso e pane o focacce


possibilmente integrali e frutta con verdura

 Pranzo e cena devono avere quotidianamente frutta secca/a guscio e latte con
derivati (se il latte è scremato, è meno grasso: il fatto che sia nutriente o meno
dipende dal contesto. In soggetti denutriti, sicuramente il latte intero o crudo è
più nutriente), poco sale (si può sostituire con le spezie, che a loro volta sono
conservanti o aventi usi medicinali).

 Circa due volte a settimana, si mangiano carne, insaccati, pesce, molluschi,


crostacei, uova, legumi e dolci. Se si svolge attività fisica intensa, la dieta si
può rendere più proteica.

L’alimentazione bilanciata predilige per circa metà i glucidi, seguiti dai grassi e
lipidi e infine dalle proteine. La dieta mediterranea non affama e, se associata a
una buona idratazione, attività fisica, un buon sonno e socialità, diminuisce il
rischio di malattie cardiovascolari.

I vegetariani e vegani devono sostituire le proteine della carne con quelle dei
legumi e devono sostituire i latticini con latte vegetale con il rischio che, in
situazioni molto difficili, restano denutriti. I crudisti devono tenere in
considerazione i rischi di nutrirsi di carne cruda e di mangiare cibi meno
digeribili e nutrienti se si assumono sempre crudi. Le persone con disturbi
alimentari hanno bisogno di molta attenzione, siccome alcuni per esempio
mangiano compulsivamente. I celiaci devono sostituire i farinacei contenente
glutine con quelli senza glutine. Gli allergici a determinati cibi semplicemente li

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evitano o sostituiscono. Un consumo moderato di alcolici, per esempio il
classico bicchiere di vino al giorno o un consumo saltuario, non crea nessun
effetto negativo sull’organismo.

Per finire, i neonati hanno bisogno di mangiare oggetti morbidi o liquidi in


piccole quantità alla volta. Quindi, si può optare per cibo liquido, minestrine,
succhi e cibo solido ridotto in polvere o poltiglia (si tagliuzza e tritura aiutandosi
in primis con pestello e mortaio, si mescola e si setaccia. Se è troppo
disidratato, si idrata).

La nutrizione cambia in caso di soggetti malnutriti (aspetto scavato e stanco per


l’inedia, occhi infossati, ossa sporgenti, pelle secca, dura, pallida e fredda,
capelli secchi e/o caduti, ciclo scombussolato, si ammalano facilmente, stomaco
gonfio o ulcere sulla pelle, se il soggetto parla la propria lingua può confermare
di non mangiare da N giorni): si nutrono possibilmente per via orale con dosi
crescenti di cibo. Se il corpo è denutrito, inizia a bruciare i grassi che possiede,
poi scompone altri tessuti (ex. muscoli e ossa) fino alla morte. I neonati
denutriti sono molti aiutati dal latte materno, peraltro superiore a priori al latte
in polvere e formule di ogni tipo.

Quanto al sonno, i neonati dormono almeno mezza giornata, i bambini e


ragazzini almeno 10-12 ore al giorno, i ragazzi almeno 8 ore (caso standard) e
le persone adulte e anziane che non usano il polifasico almeno 7 ore (caso
standard). Accumulare sonno arretrato o dormire poco mentre si svolgono
attività faticose è controproducente a livello immunitario, fisico e mentale e può
fare aumentare il senso di fame.

https://www.supradyn.it/vitamine-e-minerali/sali-minerali/

Bere sempre e solo acqua distillata può creare dei problemi di salute perché ci
si priva di sali minerali, diversamente dalla semplice sterilizzazione di acqua
dolce dalla sua bollitura. Nel caso peggiore, nel corso degli anni, innesca
malattie o porta alla morte. I sali minerali vanno dunque reintegrati con una
dieta ad hoc o con integratori naturali.

Il corpo umano ha bisogno dei seguenti sali minerali base: calcio, fosforo,
sodio, cloro, fluoro, potassio, magnesio, iodio, rame, selenio, zinco, ferro,
manganese, molibdeno, zolfo e cromo. La dieta mediterranea è d’aiuto, ma è
bene sapere quale cibo contiene ognuno di questi sali in caso si notino delle
carenze e se esistono integratori naturali.

 Il calcio si assume tramite latte e latticini, broccoli, cavoli, pesce, la frutta


secca, i legumi (che, dal punto di vista nutrizionale, come regoletta
fondamentale sono integrati dai cereali. I legumi base sono i fagioli, piselli, ceci,
lenticchie, fave, soia, lupini; i cereali base sono il grano, riso, mais, orzo,
avena, segale, sorgo e miglio; per avere un quadro completo, la frutta secca/a
guscio base è composta da pistacchi, arachidi, noci, mandorle, castagne,
noccioline e pinoli). Tramite integratore, si usa l’uovo cotto in forno e pestato in

120
polvere oppure l’uovo pestato in pezzi fini e al quale viene aggiunto il succo di
limone o l’aceto. Altri cibi che hanno una buona concentrazione di calcio sono il
latte o olio vegetali a base di alcuni cibi appena elencati, ex. il latte di mandorle
vegetale e l’olio di noci.

 Il fosforo si assume mangiando cibi che sono anche proteici: legumi, uova,
carne, latte, ma anche cereali e verdure. Non ci sono integratori naturali.

 Il sodio e il cloro si trovano in particolare nel sale da cucina, il cloruro di sodio,


e il sale stesso è anche il loro integratore naturale per eccellenza. Basta usarlo
come condimento in carne, pesce, insalata, legumi, fritture o addirittura su una
fetta di pane con l’olio. Quindi è estremamente versatile come fonte di sodio e
cloro e anche come integratore se le dosi vanno aumentate.

 Il fluoro: acqua (a volte viene fluorizzata e, se la dose eccessiva, provoca un


avvelenamento)

 Il potassio: in generale nella frutta (ex. avocado e latte di cocco) e verdura e,


secondariamente, nei legumi (in particolare, il fagiolo) e nella frutta secca. Un
integratore alimentare per eccellenza è una sola banana, che contiene già di
suo tutto il fabbisogno giornaliero di potassio.

 Il magnesio: ortaggi a foglia verde (lattuga, rucola, radicchio, indivia, bietola,


foglie di broccolo…), legumi (fagioli, piselli, soia), frutta secca (noci e
noccioline) e cereali integrali.

 Lo iodio è presente in natura nei pesci (merluzzo e tonno), molluschi e alghe


marine. Ma il metabolismo di iodio è problematico se contemporaneamente si
mangiano soia e vegetali come cavoli, broccoli e cavolfiori: se si sta ripianando
uno scompenso di iodio, questi cibi vanno evitati in favore di altri legumi e
vegetali.

 Il rame: carni, frattaglie, molluschi e crostacei, frutta secca, semi di girasole, e


legumi

 Il selenio: carni e il pesce, frattaglie e frutta secca

 Lo zinco: carne, pesce, uova, latte e derivati, crusca di grano, legumi e frutta
secca

 Il ferro eme e il ferro non eme: il primo tipo, che è il più facile da assorbire, si
trova nella carne, pesce, fegato e frattaglie. Il secondo tipo, più difficile da
assorbire, si trova nei vegetali. Quanto all’assorbimento del ferro, dettaglio non
secondario, alcune sostanze (come le fibre) possono limitarlo, mentre altre
(come la vitamina C) e il consumo contemporaneo di carne e pesce possono
aumentarlo. Quanto all’acido ascorbico (vitamina C), si trova in cibi consumati
crudi, poco cotti e consumati entro 3 o 4 giorni dalla loro raccolta: fegato,
arance, le fragole, i mandarini, i kiwi, i limoni, gli spinaci, i broccoli, i pomodori
e i peperoni. Pertanto, se si vuole massimizzare l’assorbimento del ferro
bisogna impostare meglio il pasto: bisogna unire il consumo di carne e pesce
(che si possono tenere separati) al limone come condimento o alla frutta come
arance e mandarini a fine pasto. Oppure, in un pasto con carne e pesce (il loro
consumo dovrebbe essere di 2 volte a settimana), non si consuma come prima
portata un farinaceo a base di farina integrale, ricca di fibre, ma si consuma in
121
un altro momento. Lo stesso vale per i cereali integrali: vanno evitati. Questi
sono solo degli spunti e, in caso di carenze di ferro, si può impostare in questo
modo un pasto o aumentare il quantitativo di cibo pieno di ferro ingerito.

 Il manganese: germe di grano, crusca e frutta secca.

 Il molibdeno: legumi, cereali integrali, verdure a foglia verde, latte, frattaglie e


nocciole.

 Lo zolfo: carne, le uova e i derivati del latte, ma anche le cipolle e l'aglio

 Il cromo: cereali integrali, la carne, il lievito di birra e le spezie.

122
VADEMECUM PER LA GESTIONE DI COMUNITA’ O
GRUPPI DI PERSONE IN SITUAZIONI CRITICHE

Introduzione

L’obiettivo di questo manuale è quello di fornire una traccia/canovaccio utile ad


avviare, gestire e sciogliere una comunità o un gruppo organizzato di persone
durante un periodo critico.
In particolar modo, si vuole aiutare a superare dei periodi difficili, come quelli
che potrebbero verificarsi in caso di fortissime crisi economiche e sociali, a
prescindere dai motivi che le provocano.

Sebbene sia impossibile prevedere con precisioni i potenziali scenari futuri, in


questo manuale si è cercato di schematizzarli in 4 potenziali scenari di difficoltà
crescente.
Sarà poi compito di chi si organizza basarsi sullo scenario che più assomiglia a
quello reale e, perché no, attuare anche soluzioni ibride e intermedie tra due o
più degli scenari da noi preposti.

Un'altra cosa da tenere in mente, inoltre, è il fatto che il territorio italiano è


piuttosto variegato sia a livello orografico che climatico e ambientale, e ciò
significa, che non ci sarebbe da stupirsi se si dovessero verificare situazioni
anche molto diverse tra loro spostandosi nel territorio. Ad esempio, dove ti
trovi tu si viene a creare un determinato scenario, mentre 30 chilometri più in
là potrebbero esserci condizioni migliori o di molto peggiori!

Detto ciò, gli scenari principali a cui abbiamo pensato sono:


 Scenario A
Non saltano le utenze (acqua, elettricità, telecomunicazioni, internet e
wi-fi, gas).
 Scenario B
Saltano tutte le utenze e si verificano grossi problemi logistici.
 Scenario C
Segregazione di parti della popolazione o fenomeni di guerra civile.
 Scenario D
Necessità forzata di vivere in off-grid (a prescindere dai motivi).

Ovviamente siamo consci del fatto che, come già accennato poc'anzi, possono
verificarsi infinite combinazioni di questi scenari, come ad esempio il fatto che
nello scenario B, ad esempio, possono saltare solo talune utenze e non altre,
oppure che siano solo razionate nel tempo o nell'erogazione, o quant'altro.
Ma dovevamo pur iniziare da qualche parte, e quindi andremo per schemi; poi
ognuno di voi deve essere sufficientemente sveglio ad adattarsi alla realtà e
sfruttare le opportunità che si presentano, se si presentano.

A prescindere dal tipo di scenario, si andranno ad analizzare i ruoli dei membri

123
della comunità nonché il rapporto tra le varie comunità e le regole utili ad
uniformarle.
Ogni gruppo di persone che intende avviare una comunità per superare i
momenti difficili deve studiare il territorio e capire se è il caso di rimanere in
zona o se spostarsi al fine di trovare situazioni ambientali più favorevoli (come
territori con molto “verde”, fonti d'acqua dolce, eccetera) che magari nella
località originaria non sono presenti.

In ogni caso, questa gestione comunitaria e le tecniche di sopravvivenza


sembrano un gioco. Infatti con esse si riscopre il vero senso della comunità,
che viene risvegliata dall'istinto di sopravvivenza e dalla complicità che si viene
a creare quando si è uniti, anche fisicamente, e si lavora con il prossimo
coordinandosi per un obiettivo vitale.
Fermo restando che non sappiamo cosa accadrà in futuro, ad esempio alle
persone a cui hanno somministrato vaccini sperimentali dagli effetti collaterali
sconosciuti (medici degli ospedali inclusi…), o al degenerare di tutte le libertà
costituzionali, agendo e coordinandoci efficacemente dimostreremmo a tutti,
che noi non ci arrendiamo!

Infine, giusto per puntualizzare, a prescindere dallo scenario che


eventualmente ci potremmo trovare ad affrontare, occorre tenere in
considerazione che il tutto non durerà per sempre: magari se siamo fortunati
potrebbe durare qualche giorno o settimana, più realisticamente occorre
tenersi pronti a reggere qualche mese, ma anche se è difficile non bisogna
trascurare il caso che la crisi sociale (nei casi più gravi) possa perdurare anche
per alcuni anni!

Andare a vivere da solo nei boschi, in montagna o nei deserti e in generale


tagliare ogni rapporto con la città vicina può essere rischioso, a meno che non
si possa contare su una comunità organizzata che ci dia la certezza di essere
totalmente autosufficiente.
Oggi la tecnologia ci permette di poter vivere anche off-grid e disporre di
elettricità auto-prodotta e accumulata, in grado di far funzionare
elettrodomestici importanti come un frigorifero, degli attrezzi o quant'altro.

Tuttavia, benché una moderna comunità può usufruire di queste comodità,


molte cose occorre prodursele da sé, in quanto costose da comprare o
impossibili da procurarsi se la situazione degenera. Questo significa che, se
non sai dove andare per raccogliere materiali e/o sbrigare i vari compiti, è
inutile...
Se la durata dell’emergenza è lunga e non proponi a un gruppo delle strategie
e progetti per il lungo termine, è inutile...
Se spari a tutti quelli che incontri per rubare tutto quello che puoi facendo lo
sciacallo, oppure spari a chiunque si avvicina per paura, è finita...
Se pensi che le cose resteranno “normali” o “come prima” dopo un collasso
sociale o un’emergenza di grande portata e che poi basterà comportarsi come
ci si comportava prima... è inutile.
Se resti sempre indeciso, o peggio, non decidi nulla prima delle emergenze e

124
anche durante le emergenze, è inutile!
Se compri alimentari e attrezzi ma non sai come usarli e/o non ti sei
addestrato ad usarli prima, farlo durante le emergenze è inutile...
Se non fai nulla pensando che il governo nazionale o locale ti darà tutto l’aiuto
che vuoi al volo e/o che sarai fortunato, è inutile.
Impelagarsi in faide e lotte continue con altre comunità alla Rambo, o cercare
attivamente gente a cui sparare o rubare cose è inutile.
Se pensi di improvvisare tutto come con il piano jazz senza sapere prima gli
accordi e la tecnica pianistica… è inutile.

Prima di esaminare i 4 scenari ci raccomandiamo di conservare questo manuale


in forma cartacea (possibilmente in duplice copia) e conservarlo in un luogo
sicuro.
Il suo contenuto può essere diffuso liberamente e usato anche per formare
delle leggi rudimentali. Ognuno, se lo ritiene necessario e utile, può aggiungere
delle annotazioni in grafia leggibile per ognuno degli scenari, magari
aggiungendo delle pagine a quelle previste originariamente.
A tal fine consigliamo di usare un quadernone a ganci e creare i fori alle pagine
del manuale e inserirle dentro il suddetto quadernone. Le eventuali aggiunte si
possono scrivere in altri fogli forati e aggiunti dove servono.

125
Scenario A
Crisi economica o sociale ma che non coinvolge le utenze

Questo genere di crisi, in genere, non arriva all’improvviso ma se ne può


percepire l'inizio già diversi mesi prima che si manifestino in modo plateale.
Tuttavia, a volte possono anche essere improvvise e inaspettate ai più (vedasi
il caso del crac del ‘29 arrivato improvvisamente, anche se alcuni esperti
avevano preannunciato nei mesi precedenti che le Borse sarebbero potute
crollare ma furono presi per Cassandre).

Ciò che occorre fare in questi casi è organizzare dei gruppi virtuali sfruttando i
social. Ovvio che se ci si organizza prima dell'evento è sicuramente meglio, ma
se l'evento ci “esplode” in faccia occorre muoversi tempestivamente e alla
vecchia maniera. Mi spiego meglio.

Formazione della comunità


Abbiamo detto che lo scenario A prevede che le utenze rimangono attive,
compreso internet e i vari siti web, tra cui i social network. In questo caso è
utile sfruttare questa tecnologia, in quanto la più efficace ed è pure gratuita,
oltre al fatto che permette di coordinare in tempo reale grandissime collettività
di persone (anche distanti tra di loro).

La community virtuale che dobbiamo creare deve permettere ai suoi membri di


restare in contatto con gli altri al fine di poter chiedere aiuto se hanno bisogno,
aiutare gli altri se si è in grado di farlo, dare e ricevere consigli su le più
svariate situazioni che si possano venire a creare durante una crisi economica
grave.

Visto che la community sarà composta da gente proveniente da differenti


estrazioni sociali, differenti capacità culturali e differenti età anagrafiche, è
meglio puntare a dei social network di facile utilizzo e installazione. Insomma,
no applicativi difficili da capire ma cose alla portata di chiunque (o quasi),
come ad esempio WhatsApp e Telegram, che sono facilmente scaricabili da
Google Play e per giunta sono gratuite e aggiornabili. Spesso sono applicazioni
che molti hanno sicuramente già installato nei propri smartphone...

Come dicevo prima, che queste crisi molto spesso si sentono arrivare con mesi
di anticipo. Se è questo il caso consiglio di muoversi alle prime grosse
avvisaglie e iniziare a formare il gruppo.

Chi vive in località con un numero contenuto di abitanti, tipo paesino di


provincia, sarebbe il caso che iniziasse a parlare del progetto a tutti quelli che
conosce meglio e farli entrare nel gruppo. Poi questi lo diranno agli altri e così
via.
Chi vive in cittadine più grandi cercherà di creare il gruppo con confini
geografici sensati, tipo il quartiere della città, o cose simili.

Nel caso in cui lo scenario dovesse presentarsi all'improvviso senza dare


126
avvisaglie nei mesi precedenti, questo lavoro occorrerà farlo a crisi già in corso
e non ci sarà il tempo di aspettare che questo si propaghi nei mesi.
In questo caso occorre avvisare immediatamente i conoscenti che rientrano
dentro la località geografica prescelta, telefonandogli (visto che le utenze
funzionano), oppure recandosi direttamente a casa loro dal vivo.

Loro faranno lo stesso con i loro conoscenti e, al più, per fare prima si può
andare a bussare porta per porta e dire che si è creato il gruppo e che è
importante che tutti si iscrivano, in modo tale da potersi coordinare molto
velocemente per affrontare i problemi, che sicuramente, presto o tardi si
presenteranno.

Il gruppo da creare è bene che abbia un nome esplicativo, come ad esempio


“Comune di XY, frazione di Z”, oppure “Quartiere X di città Y”. Ci si può aiutare
anche tramite punti di riferimento famosi come statue, monumenti o cose
curiose ma che tutti in città conoscono (tipo quartiere dei due obelischi,
quartiere del cavallo rosso, eccetera).

Una volta creato il gruppo ci si tiene in contatto tramite lo stesso social. In


caso si presentano delle difficoltà, si scrive un messaggio nel gruppo.
I membri devono impegnarsi a controllare i messaggi almeno tre volte al
giorno (mattina, pomeriggio, sera) in modo da captare le richieste d'aiuto. Ad
esempio: "Sono le otto di sera e la mia bambina ha mal di gola, ho bisogno di
un rimedio medico naturale: qualcuno ha un’erbetta medica da consegnarmi
con ricetta di utilizzo annessa?".

Gli utenti devono registrarsi con il loro vero nome e cognome, possibilmente
anche la foto del volto ben visibile e riconoscibile. Siccome sono tutti i membri
di un quartiere, è impossibile non ricordarsi nessun nome.
Inoltre, ogni membro dovrebbe indicare anche il numero di telefono,
professione/conoscenze, possesso di un orto o cose particolarmente funzionali,
info generiche, eccetera.

Collegamento con altre comunità


Siccome la comunità in questione non sarà sicuramente l'unica, ci si può
spingere un po' oltre il confine del proprio quartiere (o nei comuni adiacenti) e
chiedere se ce n'è un'altra attiva.
Più nello specifico occorre cercare uno dei suoi membri in modo da poterli
contattare, oppure, dargli l'idea di formarne una anche loro e poi far
comunicare le due comunità all'occorrenza.

Di tutti i membri di una comunità, si elegge una sorta di Segretario del


Quartiere XYZ affiancato a un Vicesegretario del Quartiere XYZ.
Egli raccoglie nella propria chat personale i messaggi delle comunità limitrofe
comunicatogli dal loro rappresentante, e poi li inoltra nella chat del Quartiere
(si usa questo metodo per non affollare una chat di membri estranei e
messaggi impossibili da seguire).
A sua volta, accanto al Segretario e al Vicesegretario, sono presenti un

127
Rappresentante/Ambasciatore e un Vice-rappresentante che parla a nome della
comunità, per esempio per lanciare messaggi a un'altra in nome e per conto
dell'intera comunità.
Egli può anche recarsi fisicamente in un altro quartiere e vestirsi con un capo
di abbigliamento caratteristico, ad esempio annodarsi un fazzoletto rosso su un
braccio per essere subito riconoscibile (tipo la fascia tricolore del Sindaco),
fermo restando che qualcuno potrebbe avere la pessima idea di imitarlo.

Per semplici questioni di emergenza, il Rappresentante non serve. Ad esempio,


se una persona di un altro quartiere ha problemi gastrici e non ha nessuno nel
proprio quartiere che ha piante medicinali, chiede ai Segretari. I Segretari
inoltrano il messaggio dalla chat personale alla chat dei propri quartieri e chi è
disponibile risponde.

Questo permette di realizzare legami orizzontali tra comunità, tramite


rappresentanti e segretari (volendo, i ruoli possono coincidere).
I vice sostituiscono le cariche primarie in caso queste ultime non possono
lavorare o si dimettono. Mi verrebbe voglia di postulare anche un vicario già
pronto se il segretario o il vice si dimettono o gli capita qualcosa, ma non è
strettamente necessario.
L’admin del gruppo sul social si occuperà di cancellare messaggi osceni, off-
topic o di troll e bannare persone sconosciute o di altri quartieri in modo da
mantenere ordine e disciplina, indispensabili in simili contesti. Chi non è
d’accordo con queste poche regole e principi sconta la scelta o la mancanza di
maturità e disciplina con il blocco dell’utenza e/o l’emarginazione.
A volte capita di spiegare con calma, anche quattro/cinque volte di fila, un
concetto semplice e di sentirsi dire “Non ho capito niente”. Siccome potrebbe
accadere mentre formate la comunità o gestite i 4 ruoli, mantenete la calma o
trovate qualcuno che fa le veci di questi particolari soggetti.

Le 4 cariche sono di addetti alla logistica e non rappresentano una struttura


piramidale/verticale/gerarchica: non sono sovrani.
In più, possono affiancarsi al governo locale, a prescindere che soffra difficoltà,
cali di fiducia, crolli ecc. Anzi, al governo locale la cosa è sicuramente gradita,
in quanto gli risolve dei problemi locali, dei disagi ed eventuali disordini senza
dovergli pensare loro in un momento poco favorevole.
L’esistenza di una struttura piatta e orizzontale non è sinonimo di anarchia, che
è assenza totale di una struttura, regole minime e scopo comune.

I rapporti tra comunità/quartieri devono essere orizzontali, cioè cordiali e


pacifici, altrimenti sarebbero stati gerarchici/verticali.
In situazioni gerarchiche e non cordiali una comunità cercherebbe di
ingloberebbe le altre o la intrappolerebbe in un rapporto vassallatico (ad
esempio in cambio di “protezione” e di rapporti pacifici, si richiederebbero dei
pizzi e dei tributi periodici) e la sottomissione potrebbe avvenire tramite
minacce o atti di guerriglia...

Nel caso non c’è alcuna possibilità di accordo o pacificazione, e altre comunità

128
cercano di imporsi con la forza occorre interviene attivamente impostando delle
ronde armate in punti importanti o strategici.

Consenso e decisioni
Se qualche anziano non ha il cellulare o non sa usarlo, si mette in simbiosi con
il vicino di casa che sa usarlo. Allora una singola persona comunica per due.
Così si risolvono i problemi di digital divide, come anche i problemi con le
persone particolarmente dure di comprendonio (a volte purtroppo sono anche
giovani).

Se una comunità deve prendere decisioni che riguardano tutti, si possono


prendere per maggioranza: passa ciò che è votato dalla metà più uno degli
aventi diritto di voto (è chiaro che non si fa votare un bambino), salvo
impostazione di super-maggioranze o di unanimità per dei casi particolari.

La regola è “una persona, un voto”: niente voto multiplo, eccetto il caso


particolare, cioè se qualcuno è affiancato da una persona che colma il digital
divide.
Tutti gli aventi diritto di voto hanno possibilità di votare. L'impostazione è
democratica e l’obbedienza, in primis, deve venire dal senso di comunità.
Si può votare tramite i sondaggi nella chat. Si imposta anche un tempo per
votare, per esempio due giorni (a meno che la scelta non sia impellente).

Se le decisioni vanno prese insieme ad altre comunità, si avvisano i Segretari


delle altre comunità interessate tramite i propri Segretari. Quindi si apre il voto
nelle rispettive chat e si fa finire il sondaggio nello stesso momento
(grossomodo). Poi, tramite i Segretari si calcolano i voti totali e si capisce se la
proposta, il piano o quel che è, è passato o meno. Il tutto è quindi deciso dalle
comunità (e non dal governo locale).

Scambi commerciali
Per effettuare gli scambi all'interno della comunità si usa il baratto, in
riferimento a artefatti e alimentari (inclusi i pagamenti in natura, dunque), ma
perfino l’erogazione di servizi e lo svolgimento di lavoro.
Si può anche promettere di pagare in natura in modo posticipato, anche se può
esserci il rischio di non essere ricompensati. Per esempio, si ottiene una busta
di semi, ma siccome non si possiede nulla da dare in cambio al momento, si
promette di dare il 10% del futuro raccolto. In genere si viene ricompensati in
quanto nessuno vuole essere legato alla voce di non pagare i propri debiti
all'interno di una comunità...

Più semplicemente, si usa come al solito la moneta legalmente circolante, dato


che nello scenario A si parte dal presupposto che il sistema non sia crollato e
che le transazioni possono avvenire naturalmente.
Alcuni sostengono l’uso dell’oro, argento, platino e simili metalli, ma occorre
tenere in considerazione che il loro valore può svalutarsi a prescindere che
deperiscano, cioè in base al mercato.
Altri sostengono il bitcoin o altre criptovalute, ma questo dipende dalla capacità

129
di usarlo da parte dei membri e dal valore che gli diamo: se a una persona non
interessano i bitcoin e/o non sa e non ha un wallet virtuale per i bitcoin, a che
pro offrirgli i bitcoin? In più, i bitcoin valgono più di una buona cassa di
alimentari o legname in tempo di dura crisi? Tra l'altro il loro valore è
notoriamente fortemente oscillante...

Nella comunità esiste anche la pratica del dono, che a maggior ragione rinsalda
la coesione tra i membri e alla fine viene ricambiato in qualche modo. Esso,
inoltre, dimostra apertura e pacifismo verso il prossimo, in contesti peraltro
difficili. Se rituale, addirittura incarna la comunità, come avviene per esempio
nelle popolazioni delle isole del Pacifico.

Ruoli e specializzazioni
Infine, i ruoli dei membri della comunità si possono specializzare in base alle
proprie risorse e/o abilità, oppure, se necessario, per causa di forza maggiore:
ad esempio, c'è gente che ha un orto e gente con un giardinetto senza terra
coltivabile. Ai primi si dà il compito di coltivare, ai secondi si dà altro, come per
esempio costruire barbecue in mattoni in cambio di N inviti a pranzo e cena, in
cui si usa proprio il barbecue appena costruito (parallelismo con l’esempio dei
semi). D'altronde, è logico.
Se poi uno conosce bene le principali piante medicinali, coltiva di più queste e
diventa un piccolo para-medico che è anche capace di maneggiarle o di
consegnare ricette precise. Gli altri si occupano di rape e verze, per esempio.
Se ci sono falegnami e operai dotati di attrezzature vale lo stesso principio, e
così via…
Lo scopo è completarsi a vicenda! Questo è il principio base di una comunità!

Come comportarsi con il prossimo


Non serve andare in giro a ammazzare o sparare a tutti quelli che si
avvicinano, anche perché, in questo tipo di scenario la situazione rimane
comunque sotto controllo dello Stato e della legge e i problemi sono in genere
solo di tipo economico, con molta gente che magari perde il lavoro e non riesce
più a sfamare la propria famiglia...
I disperati che vagano in mezzo alla strada e che possono avere reazioni
imprevedibili nello slang dei prepper vengono denominati “zombi”.
Difficilmente si avrà a che fare con orde di zombi. Magari ci sono casi isolati o
gruppi molto modesti come un paio di nuclei familiari, ma si calmano facendoli
ragionare e facendoli entrare nella comunità e rifocillandoli se sono affamati: si
chiama spirito proattivo.
In più, sanno che c’è una comunità in fase di organizzazione e che avrà
collegamenti con le altre limitrofe. Dopodiché, si spiegano le regole del baratto,
anche dilazionando i pagamenti o promettendoli (esempio dei semi e del
barbecue) e la possibilità di votare laddove necessario.
Purtroppo gli zombi, se conoscono un prepper o survivalista, si dirigeranno in
massa da lui!

Sciogliere la comunità
La comunità si scioglie tramite un messaggio del Rappresentante nel gruppo.

130
Se la decisione è controversa, si vota chiedendo una super-maggioranza per
esempio del 75% e non del 51%. La decisione va comunque rigirata dal
Segretario alle altre comunità, che magari sono ancora attive. In ogni caso,
nulla vieta ai membri di tenersi in rapporto anche dopo lo scioglimento, ma
tramite altri tipi di legame o altri gruppi organizzati in modo diverso.

131
Scenario B
Saltano tutte le utenze e la logistica va in crisi

Nello scenario A abbiamo visto cosa fare nel caso la crisi che si verifica
riguarda solo gli aspetti economici, come fu per il famoso ‘29. Si scatenerebbe
una fortissima ondata di disoccupati, gente che rimane senza soldi, disperati di
vario tipo, ma in realtà le strutture nazionali reggono e quindi occorre aiutarsi
solo ed esclusivamente a livello basilare per superare al meglio le fasi più
critiche.

Ma cosa accade se non si è in presenza di un iniziale crisi economica ma il tutto


parte da un altro tipo di crisi?
Potrebbero capitare situazioni di ogni tipo, come ad esempio la logistica che
salta per uno o più attentati e blocca le vie di comunicazioni principali (vedasi
ad esempio cosa è accaduto per una nave che si è messa di traverso nel canale
di Suez) oppure per via di un attacco hacker di massa che manda in tilt la rete
informatica, oppure ancora qualcuno taglia di proposito alcuni cavi della
dorsale elettrica nazionale e, come nei primi anni 2000, si scatena un black-out
nazionale.

Se il black-out o il problema dura solo qualche giorno non dovrebbero


verificarsi grossi problemi se non qualcosa di marginale che poi rientra
immediatamente, ma se sono atti di sabotaggio grandi e ben congegnati ed è
impossibile intervenire in tempi brevi, la crisi in questione potrebbe iniziare a
durare settimane se non mesi.

Più durerà la crisi, più il sistema deraglierà in modo irreparabile fino al punto di
diventare impossibile ripristinarlo. Un po' come un organo che deve essere
trapiantato e può essere fatto solo entro un certo numero di ore del decesso
del donatore (ad esempio 4 ore o 6 ore) e, superati i quali l'organo è
irrecuperabile e non più utilizzabile nel trapianto!

Occorre dire che è difficile che salti tutto istantaneamente, tranne che non sia
un atto veramente ben studiato e pianificato, magari con l'avallo dello stesso
governo e di istituzioni internazionali.
In genere questo tipo di crisi partono da un’utenza in particolare e poi le altre
seguono come effetto a catena nel tempo... Oppure si è in presenza di una
vera e propria guerra.

Le prime fasi della crisi


Potrei fare decine di simulazioni diverse ma ne faccio una sola. Tanto dopo un
paio di settimane tutte le simulazioni giungerebbero alla stessa conclusione
finale e poi da lì è lo stesso per tutte.

Ammettiamo che ci sia un problema di logistica, dovuto ad una guerra che


interrompe le comunicazioni, oppure si verifica qualcosa come un embargo alla
nostra nazione o continente.

132
Quello che accadrebbe è che non arriverebbero più materie prime, la maggior
parte degli alimentari che consumiamo e, soprattutto, non arriverebbero più
gran parte delle fonti energetiche fossili!

Nei primi giorni si sopperirebbe con le riserve e le scorte di sistema, ma entro


una settimana i supermercati inizierebbero a svuotarsi, anche per via della
corsa al carrello della popolazione (basta pensare a cosa accadde quando
scoppiò la prima Guerra del Golfo, o più di recente quando arrivò in Italia il
covid-19... un panic buying, praticamente).

La corsa al carrello innesca quasi immediatamente un rialzo dei prezzi, per non
parlare di quello sui carburanti, sulla corrente elettrica ecc. Dopo circa 10/14
giorni, in base alle zone più o meno urbanizzate, inizieranno a finire le scorte
energetiche e non si troverà più carburante alle pompe di benzina (forse già
dopo solo 7 giorni) e poi inizierà un razionamento della corrente elettrica.

Dopo altri 7/14 giorni, cioè a un mese dall'inizio della crisi, la corrente è già
bella che andata in quanto le rinnovabili hanno bisogno di un po' di energia per
funzionare e, in ogni caso, senza quella fossile non può essere stabilizzata e
brucerebbe le apparecchiature elettriche che abbiamo a casa (visto che sono
pochi quelli che hanno pannelli solari e un totale distacco dalla rete elettrica
mediante uso di accumulatori ma quasi tutti utilizzano l'allaccio alla rete
nazionale come appoggio).

Alla fine, entro massimo un mese saremmo sia in black-out che a piedi, con
tutte le attività produttive ferme e ovviamente senza rete internet (che va a
corrente), nonché senza telefoni.

Possiamo cambiare l'ordine dei fattori, tale per cui tipo prima si va in black-out
e poi saltano le altre cose, ma in ogni caso, chi più velocemente chi più
lentamente, ogni scenario porta al fermo totale di tutto!

Inizialmente, nei primi giorni in cui inizia la crisi, la gente attenderà speranzosa
il ripristino delle utenze e un intervento tempestivo, capillare e commisurato
del governo ma, mano a mano che saltano le altre e che gli aiuti si rivelano
tardivi e/o insufficienti, inizierà a capire che è meglio muoversi per procurarsi
quello che serve per sopravvivere.

Dapprima si va a comprare tutto quello che trova nei supermercati in modo


frenetico per poi continuare con attrezzi utili nelle ferramenta e altre attività
commerciali.
Ma con il passare dei giorni tutto finisce e le scorte a poco a poco vengono
consumate, fino al momento in cui saltano tutte le utenze e con esso le
telecomunicazioni, lasciando tutti all'oscuro di ciò che succede.

Questo è il momento più probabile di inizio della fase di panico generale nella
popolazione! Si piomba improvvisamente a prima della Prima Rivoluzione
Industriale o giù di lì...

133
Iniziano i tempi duri!
Teoricamente la gente, tranne forse le persone più deboli come gli anziani o chi
in quel momento era indisposto (magari ricoverato in un ospedale), si sarà
fatta le scorte di alimentari per reggere anche 2 o 3 mesi. Qualcuno più lesto o
efficiente a recuperare roba avrà fatto scorte anche per 6 mesi, ma non
importa...
Già qualche giorno dopo l'inizio della vera crisi (cioè quando tutto è già
saltato), i primi individui poco raccomandabili inizieranno a pensare che forse è
il caso di darsi al saccheggio qualora le cose dovessero andare male per più
tempo del previsto.
Inoltre, le persone delinquenziali penseranno che si può sfruttare l'occasione
per rubare a chi sembra indifeso per poi vendere le cose di contrabbando!

Inizialmente i soldi hanno ancora valore, quindi il contrabbando tenderà


naturalmente a formarsi.

I primi ad essere attaccati saranno le persone che si sa essere sole, deboli e


poco difese. Siccome i primi assalti sono fatti da delinquenti, saranno
sicuramente assalti con armi in pugno, con alta possibilità che non abbiano
scrupoli ad usarle.

Ma a mano a mano che i giorni passano, le scorte personali inizieranno a calare


vistosamente e tutte le altre persone armate, anche se non delinquenti di
razza, inizieranno a pianificare furti e saccheggi!
In una situazione simile, infatti, si perdono pure i contatti con le autorità, e
quindi nessuno riceve più stipendi, compreso le Forze dell'Ordine, e si avvia
uno stato di anarchia in tutto il territorio.
In questo contesto le forze dell'ordine inizieranno a provvedere alle loro
famiglie facendo quello che sanno fare, e cioè usando la forza e le armi.

Probabilmente, dapprima svuoteranno la polveriera della caserma e si


prenderanno tutte le armi e le munizioni, poi inizieranno gli assalti alle persone
che reputano possano avere maggiori scorte o che possano avere oggetti e
strumenti utili in caso di baratto o di necessità.
Mi aspetto l'assalto alle farmacie, se ancora non sono state assaltate e
svuotate nelle fasi iniziali, così come gli attacchi verso le ville o le case
apparentemente più “ricche” e difese, nonché quelle i cui membri sembrano
meglio messi.

Col passare di altri giorni, diciamo che siamo già ad un mese dall'inizio della
fase di panico e circa 2 dall'inizio degli eventi, se ancora non è stato ristabilito
tutto, inizierà il vero e proprio inferno!

Infatti, tutti saranno agli sgoccioli con le scorte, oppure le avranno già perse
con le razzie iniziali di delinquenti ed ex-Forze dell'Ordine, e quindi tutti si
riverseranno in strada per rubare o cercare roba per vivere a loro volta...
Questo tipo di persone, in genere armate male e senza esperienza operativa,

134
ma che si spostano come orde barbariche verso obiettivi di qualsiasi tipo si
chiamano, in gergo, zombie. Nell’immaginario prepper, gli zombi sono persone
con gli abiti laceri e sporchi, dal volto scavato, con ferite non curate per
mancanza di medicinali e che gemono con le braccia alzate per chiedere aiuto
o cibo per nutrirsi.

In realtà, una prima carica di zombie si formerà già all'inizio della crisi e sono
tutti quelli che cercheranno di raggiungere i parenti anziani in campagna, se li
hanno. Si formeranno vere e proprie colonne di auto per recarsi nelle zone
rurali e intaseranno tutte le strade.
Questa seconda carica, invece, si sposterà a piedi perché le strade saranno
tutte bloccate da ostacoli improvvisati posti lungo il percorso al fine di fare i
fermi e derubare gli eventuali passanti...

Questa seconda ondata sarà provata dalla fame, dalla mancanza di acqua e
quindi anche di igiene personale, si sposterà insieme a bambini e anziani con
molte difficoltà e assomiglieranno molto agli zombi della serie The Walking
Dead, in un certo senso.

Questi zombie attaccheranno tutto ciò che è alla loro portata, ma soprattutto
quelli che sanno essere gente ben organizzata e che si ricordano che gli
avevano parlato per primi di fare scorte, nonché quelli che sanno essere pronti
a reggere a situazioni critiche. I cosiddetti prepper o quelli con un mindset
largamente analogo, praticamente.
I prepper sono le persone vittime per eccellenza: hanno più risorse fisiche e
intangibili, come le scorte e know-how (ad esempio, sanno costruire oggetti
improvvisati come utensili e armi primitive, sanno dove si trovano elementi
naturali utili alla sopravvivenza, sanno cacciare selvaggina mediante trappole
improvvisate, eccetera), e sono preparate psicologicamente e fisicamente se
hanno fatto sport o hanno abituato l’organismo al freddo, digiuni e veglie.
Prima le hanno prese per il culo deridendole dandogli dello psicopatico o
complottista e magari untore no-vax, poi quando tutto precipita si ricorderanno
guarda caso di loro...

Se le cose precipitano in modo più controllato, nella fase iniziale potrebbero


esserci modesti aiuti governativi, quasi sicuramente insufficienti per tutta la
popolazione e/o qualcosetta dal Comune e dalla Protezione Civile. Magari i
soliti spiccioli presi con il prestito a strozzo dall’UE (se non collassa prima o nel
mentre), ma nulla di più e nulla di veramente significativo!
L’esercito in strada penso che arriverà subito, specie in caso di anarchia e
sollevazioni civili di zombie nelle prime fasi, sennò può eventualmente venire in
un secondo momento insieme alla polizia locale per pattugliare le strade.
Se però il panico si presenta dopo qualche settimana, nel frattempo lo Stato e
le catene di comando sono già saltate e potrebbe non esserci più un esercito o
delle forze dell'ordine...
Se il governo ha interesse a mettere l’esercito per strada, non aspetta altro che
una sollevazione e magari il tutto è stato organizzato di proposito per avere
una scusa buona. In questo caso potrebbero anche simulare degli assalti

135
mediante false flag in modo da crearsi l'alibi perfetto!
La resistenza passiva, la calma e la preparazione a monte possono esorcizzare
il rischio, ma temo che gli zombi e gli anarchici saranno la maggioranza.

Creare una comunità


Come per lo scenario A, bisogna formare lo stesso una comunità e non
adottare certi comportamenti errati o controproducenti, come per esempio fare
parte dell’anarchia e/o diventare uno zombie oppure sparare a chiunque si
avvicina a te, pure se ha buone intenzioni.

Io la formerei senza andare troppo oltre il proprio quartiere, insomma,


utilizzando gli stessi presupposti già discussi nello scenario A.

In questo caso gli spostamenti sono particolarmente difficoltosi e non si può


comunicare comodamente utilizzando un social network. Occorre proprio
andare a dire le cose di persona...
Non potrai usare l'auto o dovrai razionare la benzina. E se è elettrica, come fai?
Ti attacchi al tram!
Puoi usare una bici o correre e qualcuno magari fa equitazione e vive in
campagna dove possiede anche il cavallo, ma sono casi rari che solo comunità
montane probabilmente possono disporre. Cavalli, asini e anche buoi sono stati
usati per millenni ma sicuramente non si trovano nelle zone molto urbanizzate.

Senza sconfinare troppo oltre il quartiere, andrei casa per casa a chiedere di
formare una comunità coesa. Ma ognuno deve sapere chi possiede cosa, chi sa
fare cosa ecc.
Se un padre ha la figlia con il mal di gola e non ha un orto con piante
medicinali, da chi va? Una soluzione è la seguente e ha un pro e un contro:
ognuno espone fuori da casa propria un foglio plastificato/protetto dalle
intemperie in cui spiega con grafia leggibile cosa può offrire come beni e servizi
in caso di necessità. Il pro rende la ricerca meno difficoltosa. Il contro è che, in
caso di ladri e anarchia, tutti sanno chi ha qualcosa di prezioso da sottrarre...

In realtà, queste comunità andrebbero organizzate prima che gli eventi


precipitano già nelle primissime fasi in cui si inizia a ventilare che le cose
possano precipitare.
Nelle primissime fasi, infatti, la gente sarà più propensa a collaborare e a
fidarsi, mentre a crisi conclamata inizieranno i saccheggi e nessuno aprirà più
la porta a nessun altro se non a gente di cui si fida ciecamente (ma sono rare).

In realtà, tolti i primi momenti, per formare una comunità in una fase
successiva occorrerà aspettare che gli eventi maturino e che gli zombi si
dileguino.
Cioè, che le cose si stabilizzino verso la nuova “normalità”, cosa che potrebbe
richiedere anche molti mesi.

Gli spostamenti
Gli spostamenti devono avvenire in modo rapido, silenzioso, camuffato (ex.

136
vestiti neri, cappello nero, niente catarifrangenti e trucco facciale nero) e
nascosto. Quindi preferibilmente al buio, usando stradine secondarie e coni
d’ombra, mai a campo aperto e in gruppi ristretti (tipo 3 persone) in modo da
potersi guardare contemporaneamente davanti, di lato e dietro, nonché
abbozzare una difesa efficace se serve.

Per evitare le scarpinate inutili e prolungate e ricevere informazioni, si


nominano delle persone che vivono geograficamente nello stesso punto di ogni
comunità (per esempio, a metà del territorio). Così non devono fare il doppio di
strada per dare informazioni, e chi le consegna non rischia di farne il triplo!
Se i Segretari sono sparpagliati in giro, il tragitto aumenta o diminuisce a
casaccio e con esso l'imprevedibilità delle azioni e quindi il rischio di essere
attaccato.
Purtroppo non so altri modi per snellire il percorso fisico, ma una posizione
fisica buona e standardizzata aiuta.

Le scelte comunitarie
Le scelte comunitarie, dove tutta la comunità di quartiere decide di
intraprendere un progetto utile alla maggioranza, magari lavorandoci tutti
insieme, sono un importante tassello in questo scenario. In teoria anche nello
scenario A, ma lì servono poco. Nello scenario B, infatti, mancano le utenze.
Un esempio di scelta comunitaria potrebbe essere la seguente: la popolazione
del quartiere ha del cibo ma i freezer non funzionano. Quindi va fatta una
scelta comunitaria, per esempio usare almeno una root cellar comune o
costruirla o riconvertire un edificio interrato in una root cellar.

Come prenderle, se manca internet per inoltrare messaggi, mail e votare ecc.?
Una proposta è la seguente: due volte a settimana, in un generico momento
della giornata, tutti gli abitanti del quartiere si incontrano per riunirsi in un
luogo preciso e spazioso ma ben difendibile e controllabile.

Lì si tiene il consiglio comunitario, cioè una riunione di quartiere. Ognuno porta


le proposte di progetti comunitari descritte in modo preciso e minuzioso, per
esempio fare/usare una root cellar comune e aperta in un certo giorno (ex. la
domenica per tutta la mattina) per attingere o depositare roba da mangiare.
Oppure, sollevando un problema, si fa brainstorming aiutati da coloro che sono
operai, ingegneri, prepper o simili (tutti e tre sapranno cosa è una root cellar,
cioè una sorta di magazzino circondato da terra o interrato).
Si vota andando per super-maggioranza (ad esempio 75% degli aventi diritto)
visto l’importanza dei progetti.

Un altro esempio di progetto comunitario è costruire un canale o un sistema di


irrigazione. Si può costruire scavando canali o usando le canne di bambù
incastrate tra loro, sostenute da rami a Y e piegate con il calore. Queste
tubature di bambù senza tappi all’interno trasportano acqua in punti strategici
ben calcolati (non devono in più dare fastidio al passaggio in strada) e si
possono tappare con argilla.

137
Le decisioni inter-comunitarie, invece, possono essere discusse e approvate o
bocciate in tutti i vari consigli, per poi essere approvate o respinte
definitivamente da un consiglio dei Rappresentanti/Ambasciatori. Ognuno di
essi porta la decisione finale della singola comunità che rappresenta.
Per evitare complicazioni, si va a maggioranza. Se il numero di Rappresentanti
è pari, il voto del Rappresentante della comunità che ha partorito per primo
l’idea vale due.

Pericolo anarchia
Un'altra cosa da tenere in considerazione è il pericolo anarchia. Magari non
siamo sui livelli tipici che si manifestano negli USA, ma non si devono
sottovalutare.

Certamente si può cercare di tenere gli scontri e la guerriglia sotto controllo,


ma è impossibile disinnescarli, specialmente se i vari gruppi non hanno dei capi
guerriglieri perfettamente identificabili con cui ragionare. Vedasi, ad esempio, i
black block, gli ultrà, neonazisti e neofascisti, vandali e anarchici di vario tipo.

In un contesto come quello sin qui illustrato, gli attacchi saranno fatti per
sottrarre risorse e/o per vandalizzare le cose altrui, con qualche eventuale caso
di stupro e pulizia etnica scaturita dall’odio verso chi non è del luogo e viene
considerato un intruso che sottrae risorse agli altri (e per chi non è del luogo
non si intende solo stranieri ma anche chi non è del comune o del quartiere in
questione...).

In caso di impossibilità di placare simili scontri si deve agire in difensiva!

Difficilmente scoppierà un clima da guerra civile, ma in caso di combattimenti


armati effettuati con armi da fuoco, bisogna difendersi usando le proprie armi,
le tecniche di primo soccorso per curarsi e costruendo barricate e protezioni.
Ad esempio, le finestre si possono coprire con i sacchi di sabbia, i cancelli si
possono bloccare con mattoni e grossi massi, le barricate di difesa o ostruzione
di particolari strade si possono formare con sassi, mobili, bidoni della
spazzatura, transenne, filo spinato, barili vuoti, sacchi di sabbia o cemento,
eccetera.
Nel caso serva si possono anche creare fessure e feritoie per osservare o
sparare (avere un binocolo aiuta).
Se si combatte (quindi se non si cammina in strada in contesti normali), ci si
può mimetizzare con trucco facciale (ottenuto anche da elementi naturali come
fuliggine e erbe pestate), nonché utilizzando apposite tute cui aggiungere
modifiche (per esempio, si possono sporcare di terra, colori naturali o vi si
possono legare rami e foglie), nonché aiutarsi con tecniche militari di
combattimento (si trovano pure in manuali dell’esercito e dei marines).
Ma la mimetizzazione si può usare anche se, per esempio, si effettuano
semplici spostamenti di notte e non si vuole essere notati.

Una persona, in caso di scontri, dovrebbe stare appostata in una zona sicura

138
(anche mimetizzandosi) e sorvegliare sempre l’ambiente. Si può comunicare
gridando anche con linguaggio in codice condiviso, oppure con segnali con le
mani, occhi, viso o con colpetti dati sul proprio corpo per ridurre la
comprensione al nemico e/o il rumore (che in altri casi è utile perché per
esempio può distrarre i nemici).
I soldati si possono chiamare con nomi in codice, idem i luoghi strategici e i
nomi delle operazioni sempre per ridurre la comprensione ai membri al di fuori
della cerchia o se si riesce a comunicare con mezzi intercettabili come le radio.

Gli occhiali da sole servono a proteggersi da granate flash e un occhiale


qualunque protegge dal peperoncino spray, detriti e simili. Pezzi di metallo
resistente sul corpo proteggono in parte dai proiettili e sono un surrogato di
antiproiettile.
Una bandana bagnata sul naso e bocca proteggono dal gas e fumo. In caso di
fumo e incendio, si respira con la bocca e si striscia per terra, come spiegato
nelle norme antincendio.
In caso di grossi rumori come esplosioni di granate, ci si tappano le orecchie
per non essere assordati. I cecchini a volte si individuano pure se mimetizzati
se, in caso di sole, si vede il luccichio del vetro del binocolo controsole, lo
stesso vale per i comuni binocoli.
Oppure si usa qualcosa come esca, ad esempio un cappello sulla punta
dell’arma e sporgerlo da un punto riparato per sentire degli spari e capire la
direzione. Oppure si vede da dove parte la luce dello sparo o si stima la
traiettoria del proiettile. Si possono confondere con il fumo o si può avanzare
tenendosi una protezione davanti. Il cecchino si può aggirare per essere
aggredito da dietro.

Non ne cito altre, ma sono tutte accortezze di buon senso, che in contesti critici
possono fare la differenza tra sopravvivere o morire...

Lo sciacallaggio
Il semplice sciacallaggio, specie nello scenario B, è molto plausibile.

Qualcuno armato, magari fornito di un buon equipaggiamento e mimesi,


dovrebbe fare delle ronde di guardia nei punti strategici. Mi riferisco a posti in
cui magari c'è un grande orto.
Questo rende più difficile rubare, tranne se vengono lì in una banda di 10... In
tal caso, se già sappiamo che possono arrivare in tanti in quanto in passato lo
hanno già fatto, allora è il caso di presidiare con maggiori forze il luogo oppure
avere una squadra di pronto intervento in gradi di giungere velocemente non
appena la sentinella lancia l'allarme.

Commerci
Anche nello scenario B si commercia con il baratto in quanto difficilmente i
soldi avranno ancora corso legale.

Il denaro, se ha senso, si può usare come materia prima, ad esempio


fondendolo al fine di creare attrezzi, oppure ceduto come materia prima. Ovvio

139
che si sta parlando di soldi metallici! Quelli di carta si potranno utilizzare solo
come carta, e quelli digitali in banca... puoi immaginare.

Anche qui, ognuno usa quello che ha e che sa fare al meglio per l'utile della
comunità.

Ho già spiegato nello scenario A come si può barattare e quindi vi rimando alla
lettura del paragrafo dedicato al baratto. Inutile ripetere i concetti.

Consigli importanti
Per tutto il resto, siccome mancano acqua, luce e gas occorre utilizzare le cose
che riusciamo a procurarci da noi nell'ambiente. A tal fine si consiglia di
studiare e conservare i vari manuali e video Youtube con le tecniche di
sopravvivenza che insegnano ad accendere fuochi, utilizzare oggetti comuni
modificati per ricavare attrezzi, tecniche primitive di produzione oggetti
eccetera. Come detto in precedenza, anche i manuali dell’esercito, marines e
alpini forniscono molte conoscenze utili per sopravvivere e combattere.
Per i progetti più grandi occorre parlarne con gli altri in una riunione apposita
in cui fare brainstorming. Tali conoscenze possono essere diffuse tra i membri
della comunità, con cui si può lavorare insieme o fare "guarda e impara".

Diventando autosufficienti e avendo il know-how, il rischio di sciacallaggio


diminuisce perché non serve praticarlo, idem se una comunità condivide
risorse, sforzi e know-how. Non sono conoscenze che uno si tiene nascosto.

Anche nel peggiore degli scenari, si può sopravvivere. Sappiamo come usare le
canne vuote per raccogliere acqua, coltivare e allevare, conservare cibo, usare
le erbette mediche, costruire artefatti semplici e complessi con cemento e
argilla, produrre sostanze semplici, mimetizzarsi, fare consigli comunitari ecc.

Sciogliere la comunità
La comunità di quartiere, dotata anche in questo caso di un confine abbastanza
preciso e di un nome preso da location o peculiarità difficilmente confondibili, si
può sciogliere in un consiglio tramite super-maggioranza (questa cosa si fa
presente fin dall’inizio per evitare fraintendimenti successivi).

Un sentore può essere il ripristino totale delle tre utenze e internet, ma non
andrebbe sciolta subito perché potrebbe essere un false flag (dopo 24/48 ore
potrebbero collassare di nuovo).
In ogni caso, dal momento che ritornano attive le utenze passeranno molti
mesi prima che tutto si stabilizzi e ritorni l'ordine nelle strade, in quanto
occorre anche una forza di polizia e tutto il resto...

La decisione di scioglimento si comunica poi ai Segretari delle altre comunità,


che potrebbero avvisare che lo scioglimento è già avvenuto.

140
Scenario C
Segregazioni tra vaccinati e non in un contesto di non crisi

Una situazione particolare è quella in cui si viene a formare un effetto


segregazione all'interno della nazione tra chi è vaccinato e chi non lo è. Questo
perché il Governo, spingendo molto sulla paura al fine di convincere la gente a
vaccinarsi, sta innescando un processo di odio e paura nei soggetti
mentalmente più deboli che, per difendersi o per sfogare le loro frustrazioni,
fallimenti nella vita e narcisismo, tenderanno a segregare e intimidire gli altri o
ad usare sistemi di denuncia come la delazione.

Benché non si sia molto da dire, anche questa situazione forma uno scenario a
sé!

Per superare una segregazione occorre, nei limiti del possibile, riuscire a
contattare e mantenere dei legami con tutti gli altri cittadini che stanno nelle
nostre vicinanze e che hanno il medesimo problema. Si cercherà di risolvere
molti dei problemi contattando loro.

Se il loro aiuto non basta, oppure non siamo a conoscenza di altre persone che
vivono lo stesso problema nei dintorni, occorre vedere se possiamo accedere ai
servizi mediante l'aiuto di un vaccinato che si procura le cose, magari
pagandogli una commissione.

Quasi sicuramente molti di loro si faranno vivi da soli, in quanto dove vi è una
domanda c'è sempre qualcuno che offre una soluzione per guadagnarci sopra.

Tuttavia occorre vedere la pressione del Governo sui vaccinati. In casi estremi
potrebbe arrivare anche a chiudere i conti correnti, bloccare le carte di credito
o di debito, se dovessero esserci già i soldi digitali potrebbero disattivarli.

A questo punto diventerebbe impossibile comprare le cose anche solo online!

Un'altra situazione pericolosa potrebbe verificarsi se fanno apposta di aizzare la


gente contro i non vaccinati, dipingendoli come negazionisti e no-vax,
terroristi, pericolosi untori, estremisti eccetera.
Questo potrebbe portare ad atti di violenza, delazioni, o crimini d'odio di
qualsiasi tipo.

In questi casi, qual ora notiamo che le cose stanno prendendo una brutta
piega, la ratio finale è lo scenario D...

141
Scenario D
Vivere in off grid

L'off grid, letteralmente “vivere fuori dalla griglia”, consiste nell'andare a


vivere, da soli o in collettività, al fine di essere totalmente autosufficienti, sia a
livello alimentare che energetico o quant'altro.

Logico che farlo da soli è difficile, quindi è sempre meglio crearla insieme ad
altri in modo da avere conoscenze complementari, ma in ogni caso ci vuole una
volontà di ferro.

In genere si va a vivere in case auto-costruite ma allo stadio “primitivo”,


oppure si cercano vecchi casolari da comprare e ristrutturare. A questi poi si
aggiungono pannelli solari, fosse settiche, eccetera.

Il miglior modo per fare una comunità off-grid sarebbe quella di comprare le
case dei comuni disabitati o quasi. Ce ne sono diversi in Italia andando negli
entroterra, alcune case costano anche 1€ e spesso sono interi borghi che in
passato venivano utilizzati dai minatori (poi abbandonate perché le miniere si
esaurivano), oppure da ex costruttori delle ferrovie, oppure ancora vecchi paesi
di campagna svuotatesi nel tempo per via dell'emigrazione.

Basta dare una risistemata agli edifici e il grosso è fatto. Poi attorno si può
coltivare, scavare canali, creare sistemi di irrigazione e fornitura d’acqua dolce,
ripristinare la corrente elettrica attraverso pannelli solari, eccetera.
Altrimenti, si costruiscono case da zero nelle montagne e nei boschi, un po’ alla
volta, partendo da un cantuccio dove dormire e allargandosi a poco a poco.
Tuttavia occorre vedere se non ci sono dei vincoli ambientali che non
permettono di costruire, e nel caso si possa edificare, quali rapporti volumetrici
occorre rispettare.

Nel mentre e/o prima di decidere definitivamente di impiantarsi, si esplora e


studia l’ambiente, il clima, le risorse naturali in termini di flora, fauna e
caratteristiche geologiche (terra e specchi d’acqua), i punti chiave,
l'orientamento e la mappa (se la zona non è troppo isolata, si può trovare in
internet o su Google Maps).

Consiglio di provare a vivere off-grid per pochi giorni, studiare manuali di


sopravvivenza, conservazione del cibo e allevamento...

Se poi esiste già una comunità off-grid a cui ci si unisce, si può sfruttare il
know-how dei membri già esistenti, il che non è poco. Se chiedono qualcosa in
cambio, si può barattare il know-how in cambio di qualcos'altro.

In quanto comunità, vivete non distanti tra voi, vi conoscete e sapete come
raggiungervi. Non ci sono enormi distanze e la logistica dell'informazione è
veramente limitata. Prendere poi decisioni comunitarie è uno scherzo. La
comunità può assumere un nome proprio e, se si forma in un entroterra e non
142
in montagna, semplicemente è il nome stesso della frazione/location o di una
location vicina o di un elemento caratteristico (Ad esempio una montagna,
fiume, il nome di una pianta molto diffusa ecc.).

Parto dal presupposto che non ci sono altre comunità/gruppetti di case nei
paraggi se si forma in montagna. Ma se il fenomeno prende piede, la comunità
in esame si allarga e si arricchisce di nuovi membri ben accetti e con un
mindset calzante. Sennò se ne tornano indietro, vanno altrove o restano
emarginati e scoperti.

Se si dovessero effettuare viaggi in città, il tizio che si sposta può fungere da


rappresentante della comunità. Certo, occorre vedere se abbia voglia di
intrattenere qualche legame con la città, le sue istituzioni e i suoi abitanti, che
non dimentichiamocelo, potrebbero essere contrari alle comunità a livello
ideologico e legale, specie se vi è un clima di segregazione.

Resta il problema di come effettuare gli acquisti se si richiede in cambio una


vaccinazione obbligatoria collegata al contante virtuale.
Il problema si potrebbe aggirare prendendo un gruppo di persone che fanno
saltuariamente, e solo quando serve, da legame con la comunità off-grid in
cambio di pagamenti in natura e ospitalità. Tuttavia, se la legge e l’opinione
comune li dipingono come collaborazionisti e/o partono anche dei controlli di
sorveglianza, è difficile che ciò accada.

Se dunque si tagliano i ponti con le città limitrofe, non servono né compere né


legami di alcun tipo con la città e quindi non servono Ambasciatori
Rappresentanti e Segretari con i vice e i vicari (ma già in partenza siete pochi,
penso; pochi ma buoni). Tutto ciò indipendentemente dal fatto che si
conservano tecnologie elettroniche funzionanti grazie ai pannelli solari, come
uno smartphone con internet e i social media (ma se si comunica con membri
tutti stretti e abbastanza vicini, i social non sono indispensabili se non in casi
eccezionali di emergenza).

Infine, come detto in precedenza, questo scenario è fattibile a meno che


avvenga un unico vero e grande impedimento: se tali comunità sono boicottate
dai governi locali e/o nazionali con leggi e vincoli oltre i limiti dell’assurdo pure
se la casa è regolarmente comprata, ex. “Nelle aree naturali o dell’entroterra,
per non produrre troppa CO 2, sono vietati i centri abitati con più di tre persone
nel raggio di 10 km. I trasgressori saranno puniti con 600.000 euro digitali di
multa da pagare subito e 10 anni di carcere” (???).
Ma non è detto che avvenga questa massima forma di impedimento: se si va
off-grid in un contesto di crisi economico-sociale o anarchia o di semplice
disinteresse dei governi e della popolazione cittadina verso tali comunità, i
potenziali boicottatori potrebbero pensare "Ma sì, dai, lasciamoli stare, sono
degli hippie cavernicoli che non danno fastidio, al massimo schiattano tutti o
regrediscono all’Homo Habilis o ci mandiamo le scolaresche a fargli vedere
come vivono i trogloditi", oppure "Non c'è controllo, non possiamo badare agli
hippie cavernicoli, lasciamoli stare a oltranza che siamo occupati in ben altro

143
come ad esempio mantenere l'ordine pubblico, anzi, lasciali andare in
montagna così abbiamo meno rotture"…

QUALCHE LINEA GUIDA PER EFFETTUARE LA TRANSIZIONE


ALL’OFF-GRID:
Il presente capitolo serve solo a trovare ispirazione per la pianificazione,
siccome non è esaustivo e non presenta tutte le possibili casistiche. Si parte
dal presupposto che la persona in questione ha già deciso di andare a vivere
off-grid e ha avvisato amici e parenti che va off-grid avvisandoli con motivi
superficiali, ex. “Perché ho bisogno di aria pulita, me l’hanno consigliato gli
amici, mi piace la montagna, ho comprato una casa a un prezzo da affare, ho
cambiato lavoro”. Gli si dice una location generica. Si parte anche dal
presupposto che si abbandona il proprio lavoro e che si vive senza lavorare per
un superiore quando si va off-grid, ma si lavora solo per sostentarsi. Sempre
per semplificare, si parte dal presupposto che, se si hanno familiari, anche loro
si vogliono spostare. Non si calcola il tema del contatto con la città e il resto
della civiltà (che, se presente, può anche essere problematico se ti
boicottano): è stato già discusso nello scenario D.

 Ebbene, la prima cosa da fare è cercare una location in cui si può


comprare una casa, per esempio nell’entroterra italiano, in cui a volte le
case sono vendute a un euro. In alternativa, si può comprare una casetta
(tiny house) dell’IKEA (https://www.nssgclub.com/it/pills/25168/5-mini-case-ikea-muji-
tiny-house e https://www.pianetadesign.it/aziende-design/case-prefabbricate-ikea-modelli-
caratteristiche-e-prezzi.php per cominciare). In teoria si può costruire la propria
casetta spartana da zero, ma sarebbe irregolare e senza permessi: se la
civiltà non crolla, non si può optare per questa soluzione, anche se
costruirsi un proprio capanno per gli attrezzi e simili non dovrebbe essere
un problema per nessuno.
 Nel mentre, bisogna fare un minimo di attività sportiva per abituare il
corpo alla fatica. In particolare, bisogna rinforzare le braccia (deltoidi e
bicipiti), le gambe (polpaccio e quadricipite), la schiena e il core, cioè una
fascia di muscoli che attornia gli addominali e i glutei. Ci sono tante
possibilità senza per forza andare in palestra, cominciando gradualmente
e aggiungendoci lo stretching muscolare prima di iniziare: si possono fare
percorsi pianeggianti, in salita e in discesa con la bicicletta, saltare la
corda, fare jogging (respirare con il naso!) con un paio di scarpe adatte
in terreni pianeggianti, in salita e in discesa e fare fitness con e senza
attrezzi (i pesi/manubri e il tappetino antiscivolo sono i migliori). Ogni
esercizio di fitness allena almeno un muscolo primario sforzandolo in
modo diretto. Per i bicipiti, si fanno i comuni piegamenti curl. Per i
pettorali, si fanno le flessioni tenendo le mani distanti. Per la schiena, ci
si sdraia proni/a pancia in giù e si piega la schiena. Per gli addominali, si
fanno i crunch da sdraiati supini/a pancia in su sul tappetino antiscivolo
144
(la corsa, specie se veloce, li tonifica). I deltoidi, tricipiti e trapezio hanno
esercizi ad hoc. Le gambe si allenano già correndo (idem i glutei se si
corre in salita), ma si possono fare le serie di squat (tenere il tallone
poggiato per terra). Se si allenano solo i muscoli ma non la resistenza
nella corsa, l’allenamento è incompleto siccome quello completo è sia
aerobico che anaerobico. Non fare mai sport appena dopo i pasti per non
subire un blocco della digestione: il sangue fluisce dallo stomaco ai
muscoli sotto sforzo e non andare per errore in sovrallenamento!
 Una volta individuata la location, si visita almeno una volta per vedere
con i propri occhi come è (si può iniziare con Google Map, ammesso che
la Google Car sia riuscita a raggiungere la location), per conoscere la
gente che già ci abita (se si sta in gruppo, le possibilità di sopravvivere,
risolvere problemi e svolgere attività di gruppo aumenta) e vedere la
casa se è già pronta. Ci si accerta che il posto piace, che la gente è
disponibile e affabile e che la descrizione della casa non ha inesattezze.
In più, ci si rende conto degli aggiustamenti da fare (danni o
ristrutturazioni eventuali) con i propri occhi. Se l’esplorazione dura alcuni
giorni, ci si può fare ospitare da un ostello locale. Se la location è
definitiva perché ok, si può iniziare a studiare il clima della regione, a
studiare l’ambiente anche chiedendo ai futuri compaesani (in nome del
proprio vincolo di amicizia e/o facendo ricorso a alcolici, cioccolata e
sigarette) per capire le risorse disponibili e a mapparlo anche tramite
Google Maps e la rosa dei venti sovrapposta.
 La location, se serve, si fa ristrutturare e riparare.
 Tramite la propria banca (si parte dal presupposto che si tengono da
parte tutti i soldi), i soldi si spostano in una filiale vicina alla casa off-grid
comprata. In alternativa, se bisogna cambiare la banca, si chiude il conto
in banca e si sposta tutto il denaro nell’altra banca (al conto in banca si
accederà tramite filiale locale e/o app di home banking se molto di esso è
virtuale). Gli eventuali mutui attivi si spostano all’altra banca e/o si
chiudono.
 Dopodiché, si comprano i mobili o si traslocano lì (quelli inutili si vendono
in internet, smontano e regalano tramite siti Facebook di scambi per
essere sicuro di darli via in breve o si buttano specialmente se vecchi. Se
serve, si chiama un furgone e si paga il costo di trasporto e
smaltimento). Tutti gli oggetti inutili si vendono, regalano o buttano.
 Se serve qualche nuovo arredamento o oggetto per la propria nuova
casa, per esempio dei barili per raccogliere l’acqua piovana o attrezzi
particolari, si comprano o si mettono in lista (se rari da trovare, si
possono usare i siti di e-commerce). Se si ha paura che si perdano o
rompano, se ne compra almeno un doppio esemplare.
 Servono anche conoscenze prese da esperti, manuali e video su
determinate tecniche utili alla propria sopravvivenza, ex. ortoricoltura da
terra e da balcone, coltura idroponica e acquaponica, funghicoltura,
algacoltura (se si va in zone vicine al mare), prepping, bushcrafting,
survivalism, itticoltura, allevamento, cucina base (ex. come impastare il
pane e le focacce), lavorazione dei metalli, creazione dei nodi e di
attrezzi come la rete da pesca, riconoscimento delle piante, fiori e alberi,

145
piante officinali, riconoscimento degli animali, tecniche di primo soccorso,
sopravvivenza a calamità naturali… Il manualino che si sta leggendo offre
molti spunti e conoscenze base in tema survivalismo pur non trattando
gli altri campi, per cui basta anche solo selezionare qualche buon libro.
Se non si usa l’elettricità, bisogna avere una duplice copia di ogni opera
in forma di libro, carta stampata o appunti presi a mano in grafia
leggibile. Tali opere vanno imparate a memoria, con l’applicazione e
vanno conservate in un luogo sicuro. Si possono arricchire nel tempo.
 Le tre utenze (acqua, luce e gas) si chiudono il giorno della partenza e si
aprono dove si trova la nuova casa per fare funzionare internet con
router e wi-fi, l’angolo cottura e l’acqua, a meno che si vuole fare tutto in
modo primitivo (sennò come terza opzione si usano entrambi i metodi).
 Su di essa o accanto a essa, si fanno installare dei pannelli solari con
accumulatore di energia elettrica.
 La propria vecchia casa, se non serve o non si vuole tenere, si mette in
vendita con l’aiuto di un’agenzia immobiliare. Se in buono stato e in una
buona posizione, si vende facilmente.
 Gli animali domestici si possono tenere se si considerano funzionali, per
esempio il cane come protezione o guardia o per andare a caccia e il
gatto per tenere lontani i topi.
 I mobili e ciò che si conserva si sposta nella nuova casa anche tramite
furgoni di agenzie di trasloco e ci si trasferisce fisicamente nella nuova
casa, che si pulisce e arreda anche con l’aiuto dei facchini. Tutte le
utenze si testano e gli eventuali oggetti elettrici si installano e testano,
per esempio il router con wi-fi collegato all’energia solare.

Da questo momento in poi, ci si è installati nella propria casa in una


località off-grid attorniata da una comunità. Dopo un periodo di meritato
riposo, ci si può mettere attivare per vivere (lavorare per sostentarsi,
legare con la comunità, “vivere”) e migliorare/ottimizzare lo spazio
intorno a sé: creare un pollaio per le galline, creare un recinto per le
capre, scavare un canale per irrigare, battere una strada e piastrellarla,
costruire un capanno per gli attrezzi, disporre i barili per l’acqua piovana,
avviare l’orto, acquistare e costruire/fare montare una serra con pannelli
in vetro o telo in plastica, creare una legnaia e riempirla di legna tagliata
o acquistata da un rivenditore ambulante che poi diventa di fiducia,
accumulare resina usata come colla e liscivia usata per fabbricarsi il
sapone e le esche per il fuoco, costruire una piscina per praticare
l’itticoltura, costruire una canoa o zattera, costruire un pozzo per l’acqua
piovana, raccogliere pietra calcare o gusci e conchiglie per ottenere la
calce viva e la calcina, accumulare colori naturali, creare un angolo per la
compostiera e smaltimento rifiuti, si praticano a tempo perso hobby non
legati alla base della piramide dei bisogni (ex. piramide di Maslow) come
suonare una chitarra, cantare anche in più di una lingua, imitare gli
strumenti e gli animali con la voce ecc.
Il denaro, se si conserva, si usa per comprare attrezzi, ricambi, materia
prima da venditori anche ambulanti come il legno (sennò si taglia dagli

146
alberi) o il cemento ecc. e si può anche usare per assicurarsi la casa
contro le calamità tipiche del posto (ex. terremoti, alluvioni, eruzioni
vulcaniche, tornadi, incendi, furti…), sennò si usa per pagare pure le
riparazioni e spese impreviste.

147
Alcuni link pronti di opere scaricabili

Le opere riguardano perlopiù i topic mancanti elencati nell’introduzione e sono interi


libri gratis in gran parte in inglese. Sono scaricabili gratis da PDF Drive gratis e senza
bisogno di registrazione.

https://www.pdfdrive.com/guida-allimpiego-corretto-delle-piante-medicinali-
no-ocr-e192730945.html

https://www.pdfdrive.com/erbe-e-piante-medicinali-trattato-pratico-di-
erboristeria-d194933943.html

https://www.pdfdrive.com/36-healing-herbs-the-worlds-best-medicinal-plants-
e15559238.html

https://www.pdfdrive.com/riconoscere-gli-alberi-d167752803.html

https://www.pdfdrive.com/fine-gardening-grow-healthier-easier-gardens-
d157845542.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-home-guide-to-herbs-natural-healing-
and-nutrition-e33429680.html

https://www.pdfdrive.com/rosemary-gladstars-medicinal-herbs-a-beginners-
guide-33-healing-herbs-to-know-grow-and-use-d175318578.html

https://www.pdfdrive.com/healing-herbs-a-beginners-guide-to-identifying-
foraging-and-using-medicinal-plants-more-than-100-remedies-from-20-of-the-
most-healing-plants-e180278029.html

https://www.pdfdrive.com/integrated-livestock-fish-farming-systems-
integrated-livestock-fish-farming-systems-e52503746.html

https://www.pdfdrive.com/aquaculture-and-fish-farming-d52729810.html

https://www.pdfdrive.com/subsistence-fish-farming-in-africa-a-technical-
manual-d17403895.html

https://www.pdfdrive.com/the-backyard-homestead-guide-to-raising-farm-
animals-choose-the-best-breeds-for-small-space-farming-produce-your-own-
grass-fed-meat-gather-fresh-rabbits-goats-sheep-pigs-cattle-bees-
d158207169.html

https://www.pdfdrive.com/backyard-chickens-book-package-the-backyard-
chickens-handbook-and-the-backyard-chickens-breed-guide-d196731109.html

https://www.pdfdrive.com/breeds-of-rabbits-d21303634.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-beginners-guide-to-raising-small-
animals-everything-you-need-to-know-about-raising-cows-sheep-chickens-
ducks-rabbits-and-more-d183585592.html

148
https://www.pdfdrive.com/the-permaculture-handbook-garden-farming-for-
town-and-country-e178224551.html

https://www.pdfdrive.com/the-resilient-farm-and-homestead-an-innovative-
permaculture-and-whole-systems-design-approach-e163954932.html

https://www.pdfdrive.com/permaculture-design-e60790416.html

https://www.pdfdrive.com/hydroponic-food-production-a-definitive-guidebook-
for-the-advanced-home-gardener-and-the-commercial-hydroponic-grower-
e163255625.html [la coltivazione idroponica si può anche fare senza mezzi
elettrici se si usa la subirrigazione passiva/idroponica passiva
https://www.youtube.com/watch?v=SFsyzJQuHBU e
https://www.youtube.com/watch?v=qHOnCyhJjUM e
https://www.youtube.com/watch?v=qHOnCyhJjUM , ma il punto debole è
riuscire a ottenere i nutrimenti chimici da sciogliere nell’acqua. I nutrimenti non
organici rendono di più e in tempo minore di quelli organici. Questi ultimi sono
basati perlopiù su letame, estratti di alghe, crusca e ossa]

https://www.pdfdrive.com/diy-hydroponic-gardens-how-to-design-and-build-
an-inexpensive-system-for-growing-plants-in-water-e158560746.html

https://www.pdfdrive.com/complete-guide-for-growing-plants-hydroponically-
e170156624.html

https://www.pdfdrive.com/howto-hydroponics-ver-41pdf-e24945527.html

https://www.pdfdrive.com/the-aquaponic-farmer-a-complete-guide-to-building-
and-operating-a-commercial-aquaponic-system-e199792734.html

https://www.pdfdrive.com/aquaponic-gardening-a-step-by-step-guide-to-
raising-vegetables-and-fish-together-e174497408.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-idiots-guide-to-aquaponic-gardening-
e60036555.html

https://www.pdfdrive.com/primo-soccorso-cosa-fare-e-non-fare-nei-casi-di-
emergenza-e196401913.html

https://www.pdfdrive.com/manuale-illustrato-di-primo-soccorso-
d47682176.html

https://www.pdfdrive.com/first-aid-survival-and-cpr-home-and-field-pocket-
guide-e24188665.html

https://www.pdfdrive.com/the-natural-first-aid-handbook-e195241509.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-first-aid-manual-e194436614.html

https://www.pdfdrive.com/illustrated-first-aid-guide-e191495732.html

https://www.pdfdrive.com/comprehensive-first-aid-manual-e53462936.html

https://www.pdfdrive.com/wilderness-and-remote-first-aid-emergency-
reference-guide-2014-e187639040.html

https://www.pdfdrive.com/first-aid-e198943025.html

149
https://www.pdfdrive.com/farming-seaweed-in-kiribati-e47580070.html

https://www.pdfdrive.com/ocean-greens-explore-the-world-of-edible-seaweed-
and-sea-vegetables-d158092166.html

https://www.pdfdrive.com/seaweeds-edible-available-and-sustainable-
d176076041.html

https://www.pdfdrive.com/the-essential-guide-to-cultivating-mushrooms-
simple-and-advanced-techniques-for-growing-shiitake-oyster-lions-mane-and-
maitake-mushrooms-at-home-e157908829.html

https://www.pdfdrive.com/mushroom-cultivator-a-practical-guide-to-growing-
mushrooms-at-home-e158710567.html

https://www.pdfdrive.com/mushroom-cultivator-a-practical-guide-to-growing-
mushrooms-at-home-e158710567.html

https://www.pdfdrive.com/mushrooms-cultivation-nutritional-value-medicinal-
effect-and-environmental-impact-e33450136.html

https://www.pdfdrive.com/the-mushroom-guide-and-identifier-the-ultimate-
guide-to-identifying-picking-and-using-mushrooms-d158542385.html

https://www.pdfdrive.com/mushrooms-and-mushroom-culture-d20184411.html

https://www.pdfdrive.com/the-pocket-guide-to-wild-mushrooms-helpful-tips-
for-mushrooming-in-the-field-d196437025.html

https://www.pdfdrive.com/worm-farming-creating-compost-at-home-with-
vermiculture-d175851369.html

https://www.pdfdrive.com/snail-farming-manual-e18958898.html

https://www.pdfdrive.com/vermiculture-technology-earthworms-organic-
wastes-and-environmental-management-e157028964.html

https://www.pdfdrive.com/vermiculture-e47035341.html

https://www.pdfdrive.com/best-practice-guideline-to-managing-on-site-
vermiculture-technologies-e34552302.html

https://www.pdfdrive.com/metal-casting-a-sand-casting-manual-for-the-small-
foundry-vol-1-d157059841.html

https://www.pdfdrive.com/metal-casting-a-sand-casting-manual-for-the-small-
foundry-volume-2-d161597129.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Reuse_of_human_excreta (come riutilizzare le


feci e urine umane: qualche spunto)

https://en.wikipedia.org/wiki/Hydroponics (sezione “Organically sourced


macronutrients”)

https://www.pdfdrive.com/metal-casting-appropriate-technology-in-the-small-
foundry-e159041618.html

150
https://www.pdfdrive.com/foundry-technology-second-edition-
d190110040.html

https://www.pdfdrive.com/castings-practice-the-ten-rules-of-castings-
d160983775.html

https://www.pdfdrive.com/toilets-that-make-compost-low-cost-sanitary-toilets-
that-produce-valuable-compost-for-crops-in-an-african-context-
e156755796.html

https://www.pdfdrive.com/composting-for-dummies-e159238486.html

https://www.pdfdrive.com/the-organic-composting-handbook-techniques-for-a-
healthy-abundant-garden-e157785160.html

https://www.pdfdrive.com/how-to-make-and-use-compost-the-ultimate-guide-
e176049630.html

https://www.pdfdrive.com/how-to-build-maintain-and-use-a-compost-system-
secrets-and-techniques-you-need-to-know-to-grow-the-best-vegetables-
e194438889.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-idiots-guide-to-composting-
e166946004.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-guide-to-home-carpentry-carpentry-
skills-projects-for-homeowners-black-decker-home-improvement-library-
d157265172.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-guide-to-carpentry-for-homeowners-
basic-carpentry-skills-everyday-home-repairs-d178083459.html

https://www.pdfdrive.com/carpentry-and-joinery-d157209354.html

https://www.pdfdrive.com/the-us-army-marine-corps-counterinsurgency-field-
manual-us-army-field-manual-no-3-24-e161402928.html

https://www.pdfdrive.com/the-ultimate-guide-to-us-army-survival-skills-
tactics-and-techniques-e161805386.html

https://www.pdfdrive.com/the-official-us-army-combat-skills-handbook-
e185916459.html (molto lungo)

https://www.pdfdrive.com/us-army-map-reading-and-land-navigation-
handbook-e156795290.html

https://www.pdfdrive.com/the-official-us-army-illustrated-guide-to-edible-wild-
plants-e196890807.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-special-operations-target-interdiction-
course-sniper-training-and-employment-d165098970.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-special-forces-medical-handbook-
d196385001.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-special-forces-guide-to-unconventional-
warfare-d195488665.html

151
https://www.pdfdrive.com/us-army-survival-evasion-and-recovery-
e196385015.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-counterinsurgency-handbook-
e165032981.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-guide-to-military-mountaineering-
e200353980.html

https://www.pdfdrive.com/us-army-survival-manual-e196385022.html

https://www.pdfdrive.com/the-complete-us-army-survival-guide-to-shelter-
skills-tactics-and-techniques-e196755294.html

https://www.pdfdrive.com/the-knot-bible-the-complete-guide-to-knots-and-
their-uses-e165471545.html

https://www.pdfdrive.com/the-little-book-of-incredibly-useful-knots-200-
practical-knots-for-sailors-climbers-campers-other-adventurers-
e196515467.html

https://www.pdfdrive.com/sewing-in-a-straight-line-quick-and-crafty-projects-
you-can-make-by-simply-sewing-straight-e164836505.html

https://www.pdfdrive.com/super-stitches-sewing-a-complete-guide-to-
machine-sewing-and-hand-stitching-techniques-d166665409.html

152
VOCABOLARIETTO ITALIANO-INGLESE SURVIVAL

Per comunicare con gli stranieri, l’interlingua più diffusa e snella dal punto di
vista grammaticale è l’inglese standard. Bisogna conoscere i vocaboli
fondamentali in inglese con la pronuncia standard (una delle più semplici è
quella statunitense) e la grafia corretta. Se gli stranieri non sanno il vocabolo, si
insegna a loro. Se non si conosce, bisogna parlare attraverso dei giri di parole
molto fastidiosi o attraverso gesti e termini troppo generici. Nelle etichette, si
può indicare il nome in inglese dell’oggetto per permettere a tutti di capirlo a
prescindere dalla nazionalità e capacità linguistiche o di apprendere come si
chiama l’oggetto. Si possono usare anche due lingue, ex. italiano e inglese. Se
si conosce già bene l’inglese, soffermarsi sui vocaboli rari.

I vocaboli nuovi si possono scrivere in grafia leggibile a lato di quelli pre-


esistenti.

CIBO - FOOD

ACQUA - WATER

LATTE INTERO - WHOLE MILK

LATTE SCREMATO – SKIMMED MILK

ALLEVAMENTO - BREEDING

FORMAGGIO – CHEESE

LATTE CONDENSATO – CONDENSED MILK

LATTE IN POLVERE – MILK POWDER

PANNA – CREAM

BURRO – BUTTER

BURRO CHIARIFICATO – GHEE (CLARIFIED BUTTER)

SIERO DI LATTE/LATTE DI BURRO – WHEY

FARINA – FLOUR

FARINA DI RISO – RICE FLOUR

FARINA DI COCCO – COCONUT FLOUR

PANE – BREAD

OLIO D’OLIVA – OLIVE OIL

OLIO DI COCCO – COCONUT OIL

POLPA DI COCCO – COCONUT PULP

LATTE DI COCCO – COCONUT MILK

153
ALBERO – TREE

TRONCO DELL’ALBERO – TRUNK

TRONCO D’ALBERO SEGATO – LOG

RAMO – BRANCH

CORTECCIA – BARK

FIBRA – BARK

MACINA – GRINDER

SABBIA – SAND

SABBIA DI MARE – SEA SAND

PIETRA CALCAREA – LIMESTONE

PIETRA FOCAIA – FLINT

CALCINA – SLEAKED LIME

GUSCIO DI LUMACA – SNAIL SHELL

CONCHIGLIA – SEASHELL

ACQUA – WATER

ACQUA POTABILE – POTABLE/DRINKABLE WATER

ACQUA MARINA – SEA WATER

ACQUA DISTILLATA – DISTILLED WATER

ACQUA STAGNANTE, RISTAGNO – BACKWATER

BASSA MAREA – LOW TIDE

TRUCIOLI – WOOD CHIPS/SHAVINGS

BANDOLO DI TRUCIOLI – BUNDLE

MATERIALE INFIAMMABILE – TINDER (anche un bandolo di trucioli)

COMBUSTIBILE - FUEL

CORDA – ROPE

BOTTIGLIA, BORRACCIA – WATER BOTTLE

ALCOL ETILICO – ETHYL ALCOHOL

COLORE NATURALE – NATURAL COLOUR

CAMUFFAMENTO – CAMOUFLAGE

TRUCCO FACCIALE – CAMO PAINT

GRASSO ANIMALE – ANIMAL FAT, LARD

CANDELA – CANDLE

154
STOPPINO – WICK

BASE DELLO STOPPINO – TAB

CERA D’API – (BEES)WAX

CATARIFRANGENTE - REFLECTOR

ACQUA PIOVANA – RAIN WATER

ZANZARIERA, RETE PER ZANZARE – MOSQUITO NET

BARILE – BARREL

CISTERNA - TANK

SETACCIO, CRIVELLO – SIEVE

ARGILLA – CLAY

CEMENTO – CEMENT

MATTONE – BRICK

CESTINO – BASKET

CELLA FRIGORIFERA – ROOT CELLAR

ASCIA – AXE

PICCONE – PICKAXE

PALA – SHOVEL

RASTRELLO – RAKE

ZAPPA - HOE

VASETTO/VASO – JAR

VASO DA FIORI – FLOWER POR

VASO/CONTENITORE – VESSEL

VASELLAME - POTTERY

PIETRA – STONE

COLTELLO – KNIFE

COLTELLO DI PIETRA – IRON KNIFE

COLTELLO DI CONCHIGLIA – SHELL KNIFE

COLTELLO D’OSSO – BONE KNIFE

LAMA – BLADE

FUOCO – FIRE

FALO’ – BONFIRE

TORCIA – TORCH

155
TORCIA ELETTRICA – ELECTRIC TORCH

FERROCERIO – FERRO(CERIUM) ROD

BASTONE – STICK

CAPPELLO, BERRETTO – HAT

SCIARPA – SCARF

STIVALI – BOOTS

GUANTI – GLOVES

MEDICINA – MEDICINE

VELENO – POISON

ANTIDOTO - ANTIDOTE

VIRUS – VIRUS

BATTERIO – BACTERIA

FLORA BATTERICA – BACTERIAL FLORA

INFIAMMAZIONE – INFLAMMATION

INCENDIO - FIRE

MANUALE – HANDBOOK

PANNELLO SOLARE – SOLAR PANEL

GENERATORE – GENERATOR

BENZINA – FUEL

ACCENDINO – LIGHTER

CONSERVAZIONE DEL CIBO – FOOD PRESERVATION

BUDELLO – GUT, BOWEL

ORTO – VEGETABLE GARDEN

SEMI – SEEDS

SERRA – GREENHOUSE

SERRA IDROPONICA – HYDROPONIC GREENHOUSE

POZZO – WELL

ARGANO – WINCH

SECCHIO – BUCKET

STUFA – STOVE

FORNO – OVEN

FORNACE PER METALLI – METAL FURNACE; KILN

156
MACINA – GRINDER

MACINA PER GRANO – MILLSTONE

MORTAIO – MORTAR

PESTELLO - PESTEL

ARMA – WEAPON

PISTOLA – GUN

FUCILE – RIFLE

FUCILE DA CECCHINO/DI PRECISIONE – SNIPER RIFLE

MITRAGLIATRICE – MACHINE GUN

LANCIARAZZI, BAZOOKA – ROCKET LAUNCHER, BAZOOKA

MUNIZIONI – AMMUNITIONS, AMMOS

BANDOLIERA - BANDOLIER

MINA ANTIUOMO – LANDMINE

CAMPO MINATO - MINEFIELD

MOLOTOV – MOLOTOV

GRANATA – GRENADE

TUBO DI FERRO – IRON PIPE

MAZZA DA BASEBALL – BASEBALL BAT

TIRAPUGNI – BRASS KNUCKLES

MANGANELLO – BLACKJACK, TRUNCHEON

ARCO E FRECCE – BOW AND ARROWS

BALESTRA E FRECCE – CROSSBOW AND ARROWS

FARETRA – QUIVER

ZAINO – BAG

SACCO – SACK

BINOCOLO - BINOCULARS

BANDANA – BANDANA

PASSAMONTAGNA – BALACLAVA

GIUBBOTTO ANTIPROIETTILE – BULLETPROOF VEST

TRAPPOLA – TRAP

IMPUGNATURA; MANOVELLA – HANDLE

RESINA – RESIN

157
COLLA – GLUE

SUGHERO - CORK

INCHIOSTRO – INK

BASTONCINO D’INCHIOSTRO – INK STICK

PIETRA PER INCHIOSTRO – INK STONE

CARTA – PAPER

BARBECUE – BARBECUE

CARBONE – CHARCOAL

FULIGGINE – SOOT

CENERI – ASHES

TUMULO PER PRODURRE CARBONE – CHARCOAL MOUND

LISCIVIA – LYE

BICARBONATO DI SODIO – BAKING SODA

CANNA DI BAMBU’ – BAMBOO POLE

LISTELLO DI BAMBU’ – BAMBOO STRIP

SISTEMA DI IRRIGAZIONE – IRRIGATION SYSTEM

SISTEMA DI RIFORNIMENTO ACQUA – WATER SUPPLY SYSTEM

TAPPO – PLUG

TRAPANO - DRILL

TUBO DI BAMBU’ – BAMBOO PIPE

CONCIME/FERTILIZZANTE – FERTILIZER, COMPOST

HUMUS – HUMUS

COMPOSTIERA – COMPOSTER

STERCO – SHIT, FAECES, CRAP

FIUME – RIVER

TORRENTE – WATERFALL

LAGO – LAKE

BANCHINA DEL FIUME – RIVER BANK

PORTO – PORT/HARBOR

BANCHINA DEL PORTO – QUAY

LEGNO – WOOD

LEGNAME DA BRUCIARE/PER COSTRUIRE – TIMBER

158
SALE MARINO – SEA SALT

STAMPINO, MATRICE – STENCIL, MATRIX

TENDA – TENT

PIGNA – PINECONE

LATTINA – CAN

VETRO – GLASS

PENTOLA – POT

PADELLA – COOKING PAN

TEGLIA DA FORNO – OVEN TRAY

VASCA PER PESCI – FISH TANK

ITTICOLTURA – FISHCULTURE

TETTO - ROOF

ZUCCHERO – SUGAR

ZUCCHERO DI CANNA – BROWN SUGAR

CANNA DA ZUCCHERO – SUGARCANE

CARAMELLO – CARAMEL

ARATURA – PLOWING

ARATRO – PLOUGH, PLOW

SEMINA(TURA) – SEEDING/SOWING

MIETITURA – HARVEST

TREBBIATURA – THRESHING

CORREGGIATO; FLAGELLO - FLAIL

SGRANATURA – SHELLING

GUSCIO, INVOLUCRO - SHELL

GRANAIO – GRANARY

MULINO A VENTO – WINDMILL

MULINO AD ACQUA – WATERMILL

POLENTA - POLENTA

POLLAIO – HEN-HOUSE

SENTIERO – PATH

RETE DA PESCA – FISHNET

CANNA DA PESCA – FISHING ROD

159
AMO DA PESCA – FISHING HOOK

UNCINO, GANCIO – HOOK

SLITTA - SLEDGE

CANOA – CANOE

BARCA - BOAT

REMO – OAR

LIEVITO – YEAST

AMIDO DI PATATA – POTATO STARCH

CUOIO CONCIATO – TANNED LEATHER

LANCIA – SPEAR

PUNTA DELLA LANCIA – SPEAR TIP

FERITOIA – LOOPHOLE

PENNELLO – (PAINT)BRUSH

SPAZZOLINO DA DENTI – TOOTHBRUSH

FILATO – YARN

FUSO - SPINDLE

FILO – THREAD

AGO E FILO – NEEDLE AND THREAD

FILO DI FERRO – WIRE

FILO SPINATO – BARBED WIRE

LENTE DI FRESNEL – FRESNEL LENS

FORNO SOLARE – SOLAR OVEN

FRUTTA SECCA – DRIED FRUIT

SOTTACETI - PICKLES

AFFUMICATURA – SMOKING

KIT DI PRIMO SOCCORSO – FIRST AID KIT

CARRETTO DELLA BICI – BIKE CART

CARROZZA – CARRIAGE

BICICLETTA – BYCICLE, BIKE

RUNNER/CORRIDORE – RUNNER

RAPPRESENTANTE – REPRESENTATIVE

SEGRETARIO – SECRETARY

160
STAZIONE DI POLIZIA – POLICE STATION

SOLDATO – SOLDIER

CECCHINO - SNIPER

CARRO ARMATO – TANK

VISORE NOTTURNO – NIGHT VISOR

VISORE TERMICO – THERMAL VISOR

SEGUGIO – HOUND (DOG)

CANE DA GUARDIA – WATCHDOG

TELECAMERA DI SICUREZZA – SECURITY CAMERA

TELECAMERA A INFRAROSSI – INFRARED CAMERA

SENSORI A FOTOCELLULA – PHOTOCELL SENSORS

PASSWORD, PAROLA D’ORDINE - PASSWORD

TRINCEA - TRENCH

GUARDIA - GUARD

SEDIA E TAVOLI – TABLE AND CHAIRS

PAVIMENTO – FLOOR

MARCIAPIEDE – PAVEMENT

MURO – WALL

PANCA – BENCH

SEGGIOLINO – (FOOT)STOOL

LETTO – BED

SACCO A PELO – SLEEPING BAG

APRISCATOLE – CAN OPENER, TIN OPENER

BUSSOLA – COMPASS

COMPASSO – COMPASSES

CREMA SOLARE – SUN CREAM

OCCHIALI DA SOLE - SUNGLASSES

RUST – RUGGINE

MOULD – MUFFA

UMIDITA’ – HUMIDITY, MOISTURE

POLVERE – DUST

PARASSITI – PARASITES

161
POLVERE DA SPARO – GUNPOWDER

PROIETTILE – BULLET

PROIETTILE DI GOMMA – RUBBER BULLET

GRANATA FUMOGENA – SMOKE GRENADE

GRANATA ACCECANTE/FLASH – FLASH GRENADE

SPARY AL PEPERONCINO – PEPPER SPRAY

MANETTE – HANDCUFFS

CERCAPERSONE – WALKIE-TALKIE

TORRE DI GUARDIA – WATCHTOWER

FARO - LIGHTHOUSE

ANCORA – ANCHOR

MASCHERA SUBACQUEA – DIVING MASK, SCUBA MASK

BOCCAGLIO – MOUTHPIECE, SNORKEL

GIUBBOTTO IMPERMEABILE – RAINCOAT, WATERPROOF JACKET

FIAMMIFERI – MATCHES

CARTA VETRATA – SANDPAPER

LIMA – FILE

SEGA – SAW

CACCIAVITE E CHIODI – SCREWDRIVER AND NAILS

RASPA – RASP

PINZA – PLIER

TENAGLIA – PINCER

CHIAVE INGLESE – WRENCH

INCUDINE E MARTELLO – ANVUS AND HAMMER

PIEDE DI PORCO - CROWBAR

STACCIONATA, RECINTO – FENCE

CANCELLO - GATE

COMUNITA’ – COMMUNITY

ALLONTANAMENTO – REMOVAL

QUARTIERE – NEIGHBORHOOD

DISTRETTO - DISTRICT

PERIFERIA -SUBURBS

162
CENTRO CITTA’ – TOWN CENTER

TOVAGLIA – TABLE CLOTH

STOFFA – CLOTH, FABRIC

FAZZOLETTO – HANDKERCHIEF

TOVAGLIOLO DA TAVOLA - NAPKIN

PANNOLINO – NAPPY, DIAPER

DECOTTO – DECOCTION

DISTILLATO - DISTILLATE

PILLOLA – PILL

VAPORE – STEAM

PIPA – PIPE

BOMBOLA DI GAS – GAS BOTTLE

TANICA DI BENZINA – CAN OF GASOLINE

RIFUGIO – SHELTER

ESODO DI MASSA – MASS EXODUS

FUGA – ESCAPE

TEMPESTA DI GRANDINE – HAILSTORM

TEMPESTA DI SABBIA – SANDSTORM

TEMPESTA DI NEVE – SNOWSTORM

SICCITA’ – DROUGHT

CARESTIA - FAMINE

MORTO VIVENTE/ZOMBI – ZOMBIE (slang prepper)

ANARCHICO – ANARCHIST

VANDALO – VANDAL

LADRO – THIEF

STUPRATORE - RAPIST

RAPITORE – KIDNAPPER

SPIA – SPY

163
Piante officinali (italiano-inglese standard)
Achillea millefoglie (yarrow)

Aglio (garlic)

Calendola (calendula)

Lavanda (lavender)

Camomilla (chamomile)

Menta (mint)

Basilico (basil)

Fiore della passione/passiflora (passionflower)

Platano (plantain)

Rosa (rose)

Lampone (raspberry) e mora (blackberry)

Salvia (sage)

Sambuco (elder)

Cerastio (chickweed)

Dente di leone/tarassaco/soffione (dandelier)

Timo (thyme)

Consolida maggiore (comfrey)

Ortica (stinging nettle)

Viola dolce (sweet violet)

Zenzero (ginger)

Aloe (aloe)

Mirtillo (bilberry)

Cohosh nero (black cohosh)

Calendula (calendula)

Peperoncino cayenna (cayenne)

Camomilla (chamomile)

Albero casto (chaste tree)

Cioccolato (chocolate)

Cinnamomo/cannella (cinnamon)

Mirtillo rosso/di paludo (cranberry)

164
Dong quai (dong quai)

Echinacea (echinacea)

Aglio (garlic)

Zenzero (ginger)

Ginkgo (ginkgo)

Goldenseal (goldenseal, “Sigillo dorato”)

Uva (grapes)

Hops (hops)

Liquirizia (licorice)

Prezzemolo (parsley)

Menta piperita (peppermint)

Melograno (pomegranate)

Psillio (psyllium)

Rosmarino (rosemary)

Salvia (sage)

Saw palmetto (saw palmetto)

Soia (soy)

Erba di San Giovanni (St. John’s wort)

Stevia (stevia)

Tè (tea)

Albero di tè (tea tree)

Timo (thyme)

Curcuma (turmeric)

Valeriana (valerian)

Amamelide (Witch Hazels)

165
VOCABOLARIETTO DI SINOGRAMMI ESSENZIALI e alcune
dritte su come imparare i sinogrammi (demistifichiamo
un po’ la loro difficoltà) più la loro utilità

Si può imparare a scrivere alcuni sinogrammi (cinese: hànzì 汉 字 , pronuncia


corretta approssimata “hànz”; giapponese: kanji, pronuncia corretta “càngi”;
coreano: hanja, pronuncia corretta “hànggia”; vietnamita: han tu’, pronuncia
corretta “hànt”) veramente basilari per farsi capire per iscritto da un asiatico
con una conoscenza anche minima di essi. Alcuni si possono copiare per
scriverli in cartelli per farsi capire dagli asiatici come quarta soluzione per
comunicare (lingua italiana, italiano accomodato, lingua inglese standard,
sinogrammi). Per indicare dei concetti, a volte basta un solo carattere invece
della parola intera, che ne contiene di solito due: a senso, si capisce il
significato generale. Questa lista non esaustiva ne presenta alcuni (altri sono
reperibili in un comunissimo dizionario italiano-cinese) indicati perlopiù nella
grafia semplificata e non tradizionale:

木材: legname
林, 森: foresta
果&子: frutta & semi
土: terra
尼: suora buddista (intuitivo per indicare i religiosi)
王: sovrano, re
主人: il padrone, il proprietario; il principale
秘书: il segretario
副秘书: il vice-segretario
代表: il rappresentante
副代表: il vice-rappresentante
动物: animale
竹: canne di bambù
箕: setaccio/crivello

166
戈: arma simile a un’alabarda
弓: arco
井: pozzo
尸: cadavere
屎: sterco
尿: urina
豕: maiale
犬: cane
田: campo coltivato, risaia
女: femmine
男: maschi
水: acqua
雨: pioggia
雪: neve
雹: grandine
鞋: calzature, scarpe
川: fiume
河: fiume
江: fiume enorme
湖: lago
石: roccia
火: fuoco
药: medicine
麺: farina
法: legge
京: capitale
167
工具: attrezzi
上: sopra, salire
下: sotto, scendere
地下: sottoterra
中: centro
别去那里!别走进!: non andate lì! Non entrate!
别吃!别喝!: non mangiate! Non bevete!
病: malattia
毒: veleno
霉: muffa
丝: filo, seta
和平: pace
别打我,别杀我,别偷东西! : non picchiatemi, non uccidetemi,
non rubate le cose!
小心狗: attenti al cane
吃: mangiare
食品: prodotti alimentari
睡: dormire
警: polizia
舟: barca, canoa
革: pelle animale
里: villaggio
鬲: calderone/marmitta
锅: pentola
衣: vestiti
肉: carne

168
鱼: pesce
汉: etnia cinese
欢迎, 好来: benvenuti, welcome!
再见, 拜拜: arrivederci, bye bye!
鸟: uccello
鸡: gallo, pollo
骨: ossa
虫: insetti
谷: valle
屮: germoglio
艸: erba (arcaismo ben comprensibile)
苗: virgulti, germogli
車,车: carro; macchina
停止!: fermarsi!
出口: uscita
进口: entrata
拉门: tirare la porta
推门: spingere la porta
开着: aperto
关着: chiuso
学校: scuola
穴: caverna, grotto, spelonca
皿: vaso
区, 區 : quartiere

囚: carcere
墨: inchiostro
169
有危险!E’ pericoloso!
风: vento
酉: anfora
缶: giara
酒. Alcol, vino
安: sicurezza
庇: rifugio
山: montagna
丘: collina
雾: nebbia
公: maschio di animale
母: femmina di animale
牛: bue, mucca

疒: malattia (arcaismo ben comprensibile)


金: oro, metallo
音乐: musica
娱乐: intrattenimento
主: padrone/principale
刀: coltello
餐具: le posate
姓名: nome e cognome
奶水: latte
米: riso
禾: cereale
厂: dirupo
鬯: vino di miglio sacrificale (a senso, il vino fermentato)
170
仓: granaio
糖: zucchero
盐: sale
鸡蛋: uova
肥皂: sapone

Per il resto, basta osservare: per esempio, se si vende o baratta della


frutta, basta guardare il frutto, toccarlo e odorarlo per riconoscerlo. In
questo modo si dovrebbero riconoscere sostanze simili visivamente, per
esempio la farina, la calcina e il latte in polvere. Ma usando il nome di
ogni singolo prodotto in sinogrammi, quasi sicuramente i giapponesi a
palmo capiscono il senso anche solo vedendo i radicali. Tutti i
sinogrammi si basano su un sistema di 214 ideogrammi base, i Radicali
Kangxi, pronunciato “Caang-sci” con la “c” seguita da aspirazione; circa
190 sono ancora in uso. Se si imparano, i caratteri si associano a un
campo di significati. Per esempio, ne esiste uno detto “albero, legname”,
木 mù. Consiste nel pittogramma, alla maniera dei primi geroglifici, di un
albero in visione frontale con due rami in cima e due radici con tronco.
Se si modifica con un tratto in basso si ottiene 本 , che indica la radice.
Ora si osservino i seguenti sinogrammi e vocaboli tipicamente bisillabici:
根 indica la radice e bastone, 橄榄 indica l’oliva, 森林 è la foresta, 梨 è il
pero e la pera, è il pruno e prugna, 桔 è il mandarino e 柠檬 è il limone.
Intuitivo, no? Quasi tutti i radicali Kangxi funzionano così: ci sono
composti logici, fonetici e un gruppo base di 214 caratteri, quasi tutti
pittogrammi, “geroglifici alla cinese” semplificati e stilizzati nel corso dei
secoli e attestati a partire dal 1250 a.C.: erano disegni incisi sui gusci di
tartaruga messi sul fuoco a crepare per effettuare previsioni sul futuro. I
sinogrammi sono una ricchezza per comunicare per iscritto con vari
asiatici colti che non sanno le lingue straniere.
Ecco qualche radicale Kangxi per farsi un’idea (si possono imparare tutti
in pochi giorni): 人 persona (se si modifica in 大, un uomo con le braccia
spalancate, si indica il concetto di “enorme”, mentre 从 significa
“seguire/da (+luogo o tempo)” e 众 indica l’assembramento),犬 cane,
囗 recinto , 口 bocca , 舌 lingua , 言 parola , 音 suono/parola (è una
modifica del radicale precedente),屮 germoglio,車 e 车 carro (il primo,
non semplificato, è molto più riconoscibile) ,木 albero (se si modifica in
本, si indica la radice),禾 cereale,米 riso,甘 dolcezza (una bocca con
un oggetto dolce infilato dentro o un tratto che enfatizza il suo interno,
quindi il gusto dolce) , 香 profumo (un cereale che emana un profumo

171
dolce) , 日 sole , 月 falce di luna , 夕 variante della falce di luna , 目
occhio,自 naso/se stessi (cinesi, coreani e giapponesi indicano se stessi
mettendosi l’indice sulla punta del naso) , 子 il bambino in fasce , 水
acqua,川 fiume,工 squadra da carpentiere/il lavoro, 舟 la barca,王 il
sovrano/la giada (simbolo dell’Imperatore) , 鸟 l’uccello , 女 la donna
inginocchiata , 肉 la carne , 竹 i bambù , 厂 il dirupo , 心 il cuore/la
mente,皿 il vaso,血 il sangue (in un vaso sacrificale),穴 la caverna (la
parte in alto, da sola, è il tetto, come nel carattere 字, il bambino sotto al
tetto per indicare anticamente il concetto di preservare e, oggi, la
scrittura, gli hànzì, che preservano i pensieri, la storia ecc.) , 田 la
risaia/il campo coltivato, 匕 il cucchiaio/il mestolo , 鬯 il vino di miglio
sacrificale (in cima si vedono gli aromi a mollo) ,門 e 门 la porta (nella
versione tradizionale, si vedono bene i due battenti in stile saloon) ,牛 il
bue/la mucca,羊 la capra (con corna e due orecchie) ,豕 il maiale,火
fuoco (se si raddoppia in 炎 indica l’infiammazione), 示 l’altare sacrificale
(inizialmente era una forma a T, poi modificata), 尸 il cadavere (era una
persona ritratta di lato in posizione seduta) , 手 la mano , 貝 e 贝 la
conchiglia (anticamente usata come moneta) ,見 e 见 la percezione (un
occhio sopra due gambe),彐 il muso di maiale (ma nel 99% dei caratteri
è una mano che afferra un oggetto) , 聿 il pennello (una mano con un
pennello per scrivere o disegnare) , 雨 la pioggia (in cima si vede una
nuvola) , 云 la nuvola , 鱼 il pesce , 毛 il pelo , 羽 le piume , 山 la
montagna,臼 il mortaio, 韭 l’erba cipollina cinese (sembra quasi aglio),
鬲 il calderone,龜 la tartaruga, 弓 l’arco ecc…

Altri caratteri ancora sono pittogrammi ma non sono radicali e nel tempo
hanno modificato il significato in quanto prestiti fonetici o per contiguità
di significato, per esempio 其 il setaccio/”questo”, 象 l’elefante, 丝 i fili di
seta, 亥 la variante del maiale, 酉 l’anfora per il vino, 缶 la giara,

il seme che si sviluppa sottoterra/”no, non”, 非 un uccello con le ali


spiegate/”non essere, non-”, 冊 e 册 il libro rilegato, 又 la mano
sinistra/”di nuovo” (nel passato o in tono sprezzante), 京 la capitale (una
torre sopra un portone),小 tre granelli di sabbia/piccolo (variante 少),
髙 e 高 alto (una torre ben visibile nella versione arcaicizzante) ,丂 uno
sbuffo d’aria che esce da una bocca , 欠 una persona inginocchiata che
sbuffa , 巳 il feto, 艮 una persona con un occhio che si gira dall’altra
parte/il limite ,才 la pianta che spunta dal terreno/abilità/materiale ,然
la carne di cane cotta sul fuoco/suffisso per gli avverbi e alcuni
aggettivi,果 la frutta sull’albero,在 la pianta che spunta dal terreno con
accanto un cumulo di terreno/esistere/esserci, 辛 il coltello per marchiare
i prigionieri, 立 stare in piedi(una variante di 大 e, in alcuni caratteri, un

172
falso amico ) , 學 e 学 studiare (due mani che manipolano 4 listelli di
abaco in bambù e sotto un bambino in fasce) ecc.
Gli altri sono composti logici o fonetici o entrambi, in quasi ogni caso.

LINK UTILI per conoscere i sinogrammi senza fatica ricorrendo alla


paleografia e filologia:

 https://it.wikipedia.org/wiki/Radicali_(cinese)
 https://it.wikipedia.org/wiki/Ricostruzione_filologica_dei_sinogrammi_HS
K1
 https://it.wikipedia.org/wiki/Ricostruzione_filologica_dei_sinogrammi_HS
K2
 https://it.wikipedia.org/wiki/Ricostruzione_filologica_dei_sinogrammi_HS
K3
 https://it.wikipedia.org/wiki/Ricostruzione_filologica_dei_sinogrammi_HS
K4
 https://it.wikipedia.org/wiki/Ricostruzione_filologica_dei_sinogrammi_pi
%C3%B9_diffusi

Per non demoralizzarsi…


Come si fa a non demoralizzarsi e farsi prendere dal panico? Di base, se sapete
che un rischio può avvicinarsi, non avete il panico ma solo dell’ansia. È già
molto se si sta leggendo una simile opera per farsi una forma mentis, le prime
liste della spesa o attività e accumulare il primo know-how e le prime dritte
anche solo su come formare una comunità nel proprio quartiere, pertanto il
panico quando avviene il peggio (When Shit Hits the Fan, WSHT) è escluso.
Anche il panico nel caso si presenti un problema nuovo è escluso: conoscendo
le basi, è possibile improvvisare soluzioni usando la creatività e la
rielaborazione delle conoscenze pregresse. In caso di scenario A, in cui le
condizioni non sono disperate, è facile fare ragionare qualcuno nel panico (che
difficilmente sarà panico irrazionale).
Se non ci si demoralizza per il crollo improvviso delle utenze e simili, ci si
demoralizza per l’assurdità della situazione se si crede per esempio che un
collasso della logistica e forniture è stato possibile (per esempio, per un
cyberattacco di massa). In realtà, anche postulando che è avvenuto per caso e
che non è stato pianificato, non è un problema: è stato demolito un mondo
173
che, grazie ai suoi agi e comodità, ha allontanato l’uomo dalla Natura e dal
rispetto e conoscenza di essa. Quante industrie e quanto cemento ha distrutto
il verde e le sue risorse e ha inquinato l’aria, l’acqua, la terra e tutti coloro che
la popolano, dagli animali al genere Homo! Chi l’avrebbe mai detto che una
piantina sconosciuta o snobbata poteva curare le infiammazioni! Chi l’avrebbe
mai detto che l’olio essenziale di menta si può produrre in casa! Adesso che
innaffiate le piante e vede i vostri simili che pestano le foglie secche in un
mortaio, vi sentite peggiorati o solo retrocessi? La retrocessione è sinonimo di
peggioramento? No! Il mondo di prima è umanamente criticabile e non
interamente sostenibile (basti pensare ai pesticidi, alle distruzioni incontrollate,
ai bisogni indotti, alla perdita di patrimoni conoscitivi tradizionali e decisamente
utili e allo stress superfluo). Questa situazione assurda, che sia causale o
precalcolata da gentaglia senza scrupoli verso la vita umana, ha portato a una
retrocessione non interamente condannabile. Sicuramente, la vita è meno
comoda di prima.
Se non ci si demoralizza per il panico o per l’apparente assurdità della
situazione, ci si demoralizza per la mancanza di prospettive future, quindi per
dilemmi esistenziali. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo è
stato descritto prima, idem da dove veniamo. La situazione non è disperata e
non è interamente negativa, quindi. “Dove andiamo” è una domanda che, più
che inquietante, è coinvolgente. Di base, si possono elaborare tre scenari, di
cui due che di base sono positivi. Il primo è che questa società retrocessa a
uno stadio migliore pure se meno agiato e tecnologicamente inferiore si auto-
conserva. La seconda è che lentamente evolva, come è successo nella storia
dell’uomo fino a prima della Prima Rivoluzione Industriale e anche oltre (del
resto, le prime civiltà fluviali come i Sumeri e gli inglesi dell’esordio dell’Epoca
Hannover, cioè del Settecento, sono tecnologicamente diverse). Del resto,
l’universo è permeato dall’entropia e quindi da un processo di distruzione,
creazione e tentativi di conservazione e riscoperta/ricostruzione, il che rende
l’ipotesi verosimile. Se l’uomo è felice in questa evoluzione guidata dagli spiriti
creativi che hanno una formazione in discipline come l’ingegneria e
architettura, per esempio, anche questo secondo scenario non è distopico. Se
di colpo, dopo anche più di 10 anni, tornano le utenze e le infrastrutture non
sono troppo malconce, di colpo non si tornerebbe alla vita di prima se ci si
rende conto che era troppo imperfetta: probabilmente, i due stili di vita (pre-
catastrofe e durante la catastrofe) si fonderanno se qualcuno desidera la
fusione. Pertanto, ci sono 3 possibilità su 4 che il futuro verso il quale si va non
sarà terribile. La demoralizzazione avviene sicuramente nel quarto caso, cioè
se il futuro è di continua regressione allo stato bestiale.

174
Epilogo: due canzoni, qualche tema musicale e spunti dalle
civiltà antiche
https://www.youtube.com/watch?v=w0AOGeqOnFY

Per passare il tempo, per esempio quando si lavora, si può cantare qualcosa che piace
(il testo di una canzone o di una poesia). Un’interessante canzone, da cui si può
ricavare un mindset prepper, è la seguente: “The Coconut Song” di Ryan Cayabyab. Il
testo è:

The coconut nut is a giant nut

If you eat too much, you'll get very fat [proprietà nutritive della noce di cocco]

Now, the coconut nut is a big-big nut

But it's delicious nut is not a nut [descrizione del frutto]

It's the coco fruit (it's the coco fruit)

Of the coco tree (of the coco tree)

From the coco palm family (ya yayayaya) [dove si trova, tassonomia dell’arbusto]

There are so many uses of the coconut tree

You can build a bigger house for the family

All you need is to find a coconut man [collaborazione in comunità]

If he cuts the tree, he gets the fruit free [mentalità di baratto]

It's the coco fruit (it's the coco fruit)

Of the coco tree (of the coco tree)

From the coco palm family

The coconut bark for the kitchen floor

If you save some of it, you can build the door [utilizzo del legno]

Now, the coconut trunk, do not throw this junk

If you save some of it, you'll have the second floor

The coconut wood is very good

It can stand 20 years if you pray it would

Now, the coconut root, to tell you the truth

You can throw it or use it as firewood

The coconut leaves good shade it gives

For the roof, for the walls up against the eaves

Now, the coconut fruit, say my relatives

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Make good cannonballs up against the eaves

It's the coco fruit (it's the coco fruit)

Of the coco tree (of the coco tree)

From the coco palm family

The coconut nut is a giant nut

If you eat too much, you'll get very fat

Now, the coconut nut is a big, big nut

But its delicious nut is not a nut

It's the coco fruit (it's the coco fruit)

Of the coco tree (of the coco tree)

From the coco palm family

It's the coco fruit (it's the coco fruit)

Of the coco tree (of the coco tree)

From the coco palm family

It's the coco fruit (it's the coco fruit)

Of the coco tree (of the coco tree)

From the coco palm family

Olé!

Una seconda canzone da cui si può ricavare una certa mentalità da autosufficienza e
contatto con la natura è “The Old Man of the Mountain” dei Mills Brothers:

https://www.youtube.com/watch?v=E0ngRaUyXvE

(scat) The old man of the mountain

(scat) Old man of the mountain

With his long white beard and his crooked staff

He tramps along with the folks all laugh

With a twinkle in his eyes, he passes them by

The old man of the mountain

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He wears long hair but his feet are bare

They say he's mad as an old march hare

His cares are none and he owes no one

The old man of the mountain

He talks with the birds when he's lonely

Sleeps with the stars for a tent

While the bees spread a feast when he's hungry

And God charges no rent

He'll live as long as an old oak tree

And laugh at fools like you and me

I often sigh and wish that I were

The old man of the mountain

A queste canzoni si possono affiancare dei motivetti folk africani (alcuni tra i migliori
esempi di comunità da cui imitare si trovano in Africa ma non solo):
https://www.youtube.com/watch?v=9b81mWYIyTo .

Per entrare nel clima dello scenario B, siccome senza le utenze (o dovendo in gran
parte razionarle) e con mezzi perlopiù elettrici si torna a prima della Prima rivoluzione
industriale, si entra nel clima con un po’ di musica tardo-rinascimentale o degli esordi
del Barocco, in cui la gente se la sapeva pure cavare bene:
https://www.youtube.com/watch?v=XOXOpaXCq9M

(Erasmus Widmann, Musicalischer Tugendtspiegel, 1613)

Se in uno scenario B senza le utenze si vuole ascoltare musica, bisogna tornare agli
strumenti non elettrici e suonare invece che ripiegare su Youtube o sul lettore MP3; in
assenza di essi, gli strumenti si possono imitare a voce, come fanno i Mills Brothers, o
si canta con un coro a cappella (senza strumenti). I film si sostituiscono con le recite
teatrali, se si pensa per esempio agli antichi greci e romani che andavano a teatro (si
pensi a Plauto, Terenzio, Aristofane, Eschilo, Sofocle e Euripide; oppure si può
inscenare un’opera epica letta ad alta voce da un narratore, come l’Iliade di Omero e
l’Eneide di Virgilio).

Chi è credente può pregare tenendosi con sé una copia della Bibbia, come già
facevano i coloni statunitensi e i missionari che giravano i paesi colonizzati nel mondo

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in pieno periodo coloniale (Cinquecento/Seicento in poi). Con la Bibbia, si può fare una
piccola messa anche senza pastori e reverendi, alla maniera dei protestanti, e
accompagnata da un po’ di musica corale senza bisogno di strumenti e di
contrappunto (si possono imitare i canti gregoriani) e da cantillazioni dei testi (basta
imitare una cantillazione) o da melologi (il melòlogo è una lettura ad alta voce
accompagnata da musica di sottofondo). Anche semplici canzoni religiose possono
aiutare a sopportare la fatica e ritrovare la serenità anche mentre si lavora.
Un’anonima canzone popolare tedesca in latino e con melodia svedese semplice e
insolitamente allegra è “Dies est laetitiae” (https://www.youtube.com/watch?
v=MRdIQFBoaPs , minuto 12:30)

La prima strofa, piena di rime e utilizzabile anche come ninna-nanna, è:

Dies est laetitiae in ortu regali,

nam processit hodie ventre virginali.

Puer admirabilis, totus delectabilis

in humanitate,

qui inaestimabilis est et ineffabilis

in divinitate.

Dell’ispirazione ulteriore può venire dai siti prepper. Se ne possono trovare 100 tra i
migliori in https://blog.feedspot.com/survival_blogs/ .

Un sito in cui si possono scaricare libri interi senza iscrizione e senza violare il
copyright è Pdf Drive: https://www.pdfdrive.com/ .

Anche dallo studio delle civiltà antiche possono venire spunti interessanti (ex. Roma,
Grecia, Egitto, Sumeri, i Germani, Cina Imperiale, Giappone Imperiale, Corea
Imperiale, Incas, Maya, Aztechi, Impero Islamico, Impero Indiano, i vari imperi in
Africa):

https://www.youtube.com/watch?v=-N59eh1nr_c (la vita quotidiana nella Roma


Imperiale)

https://www.youtube.com/watch?v=sFU-rJXQlxI (la vita nell’Antica Grecia, in inglese)

https://www.youtube.com/watch?v=3ZQE4BVUEg4 (la vita nell’Antico Egitto)

https://www.youtube.com/watch?v=3ZQE4BVUEg4 (gli Aztechi)

Anche dalle stampe giapponesi e dalle illustrazioni cinesi antiche si possono ricavare
degli spunti.
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Il resto deriva dai topic elencati nell’introduzione (bastano libri buoni già pronti da
stampare, leggere e meditare, basta solo assicurarsi che siano buoni a un primo
sguardo all’indice e impostazione; se importanti, serve la duplice copia).

Con questa frase ci si congeda: come già accennato, se uno è un pianista e conosce
già gli accordi, sa improvvisare. Tutti i trattati del mondo messi insieme non saranno
mai esaustivi e chi li scrive e ricerca non è né onnisciente né una baby sitter, quindi si
può e si deve improvvisare e fare i creativi. Basta conoscere gli accordi base. Nel
mondo del survivalismo, basta avere la forma mentis e il know-how base per formare
soluzioni creative ancora assenti da soli, con un esperto del campo o in gruppo tramite
brainstorming (bisogna anche sapere dialogare: è inutile dimostrare di avere ragione
insultando l’avversario, minacciandolo, zittendolo, urlandogli sopra, distorcendo la
tesi, partendo da premesse false o indimostrabili, usando pochi esempi empirici per
ricavare leggi universali, ripetendo la propria fino alla nausea, usando tautologie come
“la vita è la vita; la rabbia è parlare in modo rabbioso” o dicendo che “lo vuole il
Padreterno”. Gli ascoltatori peraltro se ne accorgerebbero, peggio di peggio se hanno
letto un manuale di fallacie logiche).

Siccome il manualino va integrato ai topic messi nell’introduzione… buono studio,


buone ricerche e buon divertimento!

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