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1 - Introduzione

1.1 - Inquinamento indoor e scarso rendimento dei fuochi tradizionali per cucinare Una larga parte dell'umanit si affida ancora ai combustibili legnosi per la quasi totalit delle sue necessit energetiche. Questo avviene non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche nelle aree rurali dei paesi piu sviluppati, in particolar modo in quelli pi densamente popolati come Cina e India. necessario ricordare che almeno la met della popolazione mondiale cucina regolarmente usando le biomasse locali come combustibile e, per centinaia di milioni di persone, il sistema di generazione del calore per la cottura prevede ancora un fuoco semplice delimitato da un rudimentale cerchio di pietre ( three-stone fire), come avveniva gi migliaia di anni fa. Questo sistema ha delle rese molto basse per molti motivi: elevata dispersione del calore prodotto, bassa capacit di mescolamento di combustibile e comburente, temperature non uniformi, ecc... Questi fattori comportano una combustione poco efficiente che richiede molto pi combustibile del necessario, il che si traduce in un progressivo degrado ambientale degli ecosistemi, alla moltiplicazione del tempo necessario per raccogliere il combustibile o a una spesa notevole per acquistarlo. Inoltre i sistemi di combustione poco efficienti causano la produzione di grosse dosi di inquinanti che, unite all'utilizzo spesso indoor del fuoco di cottura, comportano un grave impatto sul sistema respiratorio delle persone esposte, per la maggior parte donne e bambini. Le cosiddette Improved Biomass Stoves nascono proprio come risposta alle esigenze delle popolazioni pi povere legate a questo genere di problemi. Si tratta di fornelli di molte tipologie differenti ma con delle caratteristiche comuni. Devono infatti essere dei dispositivi in grado di garantire una combustione efficiente, ridurre al minimo l'emissione di inquinanti, essere adatti al territorio e ai combustibili reperibili nelle zone di impiego e devono avere un costo molto basso per poter essere alla portata soprattutto di chi vive in assoluta povert.

1.2 - Il processo di piro-gassificazione di Elsa Elsa una fornello migliorato formato da un microgassificatore del tipo TLUD (Top-Lit Up-Draft) e da un'unit di trasferimento del calore. I micro-gassificatori sono un particolare tipo di reattori che permettono una combustione a fasi separate del combustibile. Con questo sistema possibile ottenere alti rendimenti con bassissime emissioni nocive riducendo al minimo la produzione di monossido di carbonio e di particolato che sono tra le cause principali dell'inquinamento indoor che provoca ogni anno milioni di morti nei Paesi in via di sviluppo a causa di malattie dell'apparato respiratorio. Come illustrato schematicamente nella figura a lato, il bruciatore di Elsa permette una netta separazione tra le diverse fasi della combustione. La camera cilindrica centrale del fornello contiene una colonna fissa di biomassa che viene carbonizzata progressivamente dall'alto verso il basso ad opera di un fronte di pirogassificazione che la investe. I gas prodotti da questo processo risalgono la camera, si mescolano con il comburente del secondario e bruciano con una reazione omogenea nella parte superiore del reattore. A causa
Figura 1 Separazione delle fasi di combustione

della forma del fornello il processo si instaura naturalmente in pochi minuti e procede in maniera stabile

fino alla completa trasformazione in carbone vegetale, detto anche biochar, del combustibile. Il biochar residuo corrisponde a circa il 20% in peso del combustibile iniziale, ed un composto carbonioso che pu essere usato come ammendante per il suolo, come base per la produzione di carboni attivi oppure come ulteriore combustibile (contiene infatti un potere calorifico residuo che si pu sfruttare). Se non si sottopone il biochar ad ulteriori processi di combustione, la piro-gassificazione delle biomasse rappresenta ad oggi uno dei pi efficaci ed economici sistemi per aumentare il sequestro di carbonio.

Figura 2 Design dellingresso secondario dellaria

Il particolare che contraddistingue maggiormente il fornello Elsa da altri tipi di microgassificatori il design dell'ingresso secondario dell'aria che modula la fiamma con una forma particolare e la rende molto stabile grazie a dei deflettori che deviano l'aria in ingresso in un avvolgimento a spirale (figura 2). In questo tratto avviene il mescolamento tra i gas combustibili prodotti nelle zone sottostanti e l'aria proveniente dall'ingresso secondario che porta con s l'ossigeno, il tutto si sviluppa in una fiamma vigorosa e molto stabile che conferisce al fornello ottime qualit quali: versatilit rispetto a molti tipi di combustibile, rapidit di accensione, elevata potenza rispetto alle dimensioni del bruciatore.

2- Come costruire Elsa


2.1 - Componenti del fornello e strumenti utili per la costruzione Il fornello composto da diversi pezzi tutti ottenibili a partire da una lastra metallica piana tramite opportune incisioni, tagli, incastri e piegature. La versione laser di Elsa costituita dai suoi componenti metallici gi tagliati e pronti per essere assemblati con

poche semplici operazioni. La versione fai da te fornisce solo il progetto e richiede di utilizzare una lastra metallica spessa da 0,5 a 1 millimetro per la costruzione. Per realizzare la Elsa sono sufficienti pochissimi semplici strumenti: un martello, uno scalpello a punta e uno a taglio, una pinza e una cesoia per lamiera.

3- Utilizzo e prestazioni di Elsa


3.1 - Tipi di biomassa adatti e preparazione del combustibile Elsa funziona con moltissimi tipi di biomassa legnosa ad alta densit. Pi il combustibile secco e migliore il funzionamento del fornello, non vanno usati combustibili contenenti umidit superiore al 30% in peso perch impediscono l'auto-sostenimento della reazione. Per garantire il corretto funzionamento del fornello necessario che il legno sia sminuzzato in piccole schegge (lunghezza 1-3 cm, diametro 0,5-1 cm), questo permette al naturale flusso dei gas di circolare attraverso gli interstizi tra le particelle, condizione necessaria per ottenere la separazione delle fasi di combustione. Si ottengono risultati ottimali se si utilizzano pellet o cippato convenzionali. Oltre al legno convenzionale possono essere usati come combustibile anche vari tipi di corteccia o gusci secchi legnosi, inoltre possibile utilizzare residui di scarti agricoli e sterpaglie a patto che garantiscano una sufficiente porosit della matrice combustibile e un sufficiente potere calorifico. La colonna di biomassa inserita deve avere porosit il pi uniforme possibile per garantire una corretta distribuzione dei gas e del calore e far cos avanzare il processo in maniera ottimale. Tenendo presente queste indicazioni generali solo con varie prove si pu capire quali combustibili tra gli infiniti tipi di biomassa risultano adatti e i risultati possono variare sensibilmente in base alla zona geografica di utilizzo a causa delle diverse condizioni ambientali. Come norma generale utile osservare la fiamma del bruciatore, se essa risulta stabile e non produce sbuffi di fumo si deduce che il combustibile utilizzato adatto al fornello.

3.2 - Carica e accensione Inserire il combustibile sminuzzato dall'alto arrivando a riempire il cilindro interno fino a circa 5 cm dalla sommit (all'altezza dei fori starter). Accendere il combustibile nella parte alta, a questo scopo utile utilizzare una qualche sorta di miccia che sia pi rapida in accensione del combustibile sottostante. Si consiglia di utilizzare qualche goccia di olio combustibile o piccole quantit di appositi preparati per l'accensione del fuoco, in mancanza di questi si pu utilizzare fieno, foglie secche o schegge molto sottili di legno che vanno adagiati sopra il combustibile. E' molto importante che l'innesco generi rapidamente una grande quantit di calore per ridurre al minimo la durata del transitorio e minimizzare la quantit di fumo prodotta nella fase iniziale. Ad accensione avvenuta la miccia brucia e in pochi minuti trasferisce la fiamma al combustibile sottostante che inizia a bruciare nella parte superiore. In poco tempo (da 3 a 10 minuti a seconda delle caratteristiche della biomassa) si instaura la separazione delle fasi di combustione e visivamente si nota che la fiamma brucia lontana dal combustibile, sollevata di diversi cm dalla parte pi alta della biomassa.

3.3 - Funzionamento a regime e regolazioni Quando la fiamma si separa dal combustibile si instaura la condizione di regime che procede fino alla fine del processo in condizione quasi stazionaria. Con una piena carica il processo pu durare anche 1- 2 ore a seconda del peso del combustibile utilizzato.

3.4 - Spegnimento, scarica, raffreddamento Alla fine del processo, negli ultimissimi minuti, la fiamma si ridimensiona e tende a diventare gradualmente pi corta e meno stabile per poi sparire del tutto in pochi secondi. Prima che la fiamma si spenga del tutto opportuno scaricare il biochar in un luogo aperto ed areato per evitare che i fumi incombusti residui vengano accumulati nell'ambiente di cottura. Si consiglia di raffreddare forzatamente il biochar rovente immergendolo

nell'acqua (se disponibile) o ricoprendolo con la terra; in questo modo si preserva il biochar dal naturale decorso termico-ossidativo che lo trasforma in cenere. Durante la fase di scarica opportuno maneggiare con attenzione le parti roventi del fornello per evitare ustioni, per facilitare queste ed altre operazioni, il fornello munito di apposita maniglia.

3.5 - Manutenzione Dopo le prime volte che si utilizza il fornello Elsa si noter che alcune sue parti, in particolare la superficie interna del cilindro verranno ricoperte da una patina nera molto densa, questo fatto del tutto normale e non necessario ripulire le pareti del cilindro. E' possibile che dei frammenti di biochar restino attaccati alle pareti e si consiglia di rimuoverli, molto importante invece rimuovere qualsiasi cosa ostruisca il foro per l'aria dell'ingresso primario o i frammenti che possono rimanere impigliati nella rete di fondo; per questa operazione si consiglia di usare un raschietto o un semplice bastoncino di legno (per effettuare la manutenzione sempre consigliato attendere il completo raffreddamento di tutte le parti della stufa per evitare possibili ustioni).

4 - Cause e risoluzione dei problemi

Difficolt di accensione iniziale del fornello Elsa Possibili cause del problema Interventi suggeriti

La miccia non riesce a trasferire la fiamma Disporre la miccia in maniera uniforme al combustibile sopra il combustibile e mischiarla in maniera omogenea con il combustibile nella parte alta del reattore (per i primi 2 centimetri della colonna impaccata) Il cilindro interno troppo pieno Togliere la biomassa in eccesso ed assicurarsi che il livello lambisca i fori di starter.

La miccia o il combustibile sono troppo Essiccare il tutto prima della carica o fare umidi una nuova carica con materiale secco La miccia troppa e soffoca il flusso d'aria Rimuovere parte della miccia La miccia troppo poca e non genera Si consiglia di svuotare la stufa e ricaricarla abbastanza calore con una quantit di miccia pi abbondante Il combustibile non ha la giusta porosit ( A s s i c u r a r s i c h e l e d i m e n s i o n i d e l sminuzzato in pezzi troppo piccoli o troppo combustibile siano conformi alle istruzioni grossi o in maniera poco omogenea) La miccia o il combustibile non sono adatti Cambiare tipo di miccia o di combustibile al fornello

La fiamma non stabile durante le fasi centrali del processo e si notano sbuffi di fumo Possibili cause del problema Interventi suggeriti

Vi sono dei deflettori storti o piegati male al Aggiustare l'inclinazione dei deflettori secondario Il tappo non posizionato in maniera Sistemare la posizione del tappo corretta Il combustibile non ha la giusta porosit ( A s s i c u r a r s i c h e l e d i m e n s i o n i d e l sminuzzato in pezzi troppo piccoli o troppo combustibile siano conformi alle istruzioni grossi o in maniera poco omogenea) il combustibile troppo umido Il combustibile non adatto al fornello Essiccare il tutto prima della carica o fare una nuova carica con materiale secco Cambiare tipo di combustibile

Componenti di Elsa e montaggio

(1)!Cintura!di!contenimento: costituisce l'avvolgimento esterno della stufa, necessario per ottenere una forma cilindrica. Le sue estremit costituiscono l'impugnatura della stufa. (a)!Sistema!di!incastri: classico sistema di incastro e fissaggio per superfici affacciate.

(2)!Lastra!principale: costituisce la camera di combustione della stufa. (b)!3!deflettori!prolungati: servono per fissare il tappo conico sulla sommit della stufa. (c)!Piccoli!sostegni!inferiori: fungono da supporto per la rete metallica e per l'eventuale disco di fondo. (d)!Deflettori: servono a deviare l'aria dell'ingresso secondario e a modulare la fiamma in modo opportuno. (e)!3!sostegni!principali: costituiscono i piedi su cui poggia la stufa (f)!Serie!di!fori!laterali: forniscono un ulteriore piccolo apporto di aria nella camera di combustione che facilita l'accensione e stabilizza la fiamma. (Non vanno confusi con altri fori simili presenti solo per facilitare il montaggiose si hanno a disposizione viti e bulloni o rivetti)

(3)!Lastra!circolare: costituisce il tappo conico della stufa, serve a stabilizzare la fiamma e a concentrare i gas combustibili e l'aria al centro. (a')!Sistema!di!incastri: classico sistema di incastro e fissaggio per superfici affacciate. (g)!Scanalature: servono a permettere il passaggio dei 3 deflettori prolungati (b) per il fissaggio del tappo sulla stufa.

(4)!Lamelle: Costituiscono le 2 impugnature del tappo

(5)!Rete!metallica!circolare: posizionata sul fondo sui piccoli sostegni inferiori (c) serve da sostegno per il combustibile e permette il giusto apporto di aria primaria per la maggior parte delle biomasse. (6)!Fondo!metallico: serve per ridurre l'aria primaria e va usato solo per combustibili particolari; prima di essere inserito deve essere opportunamente forato.

Piegare la cintura di contenimento (1) avvolgendola attorno ad un asse verticale, per effettuare questa operazione utile avvolgere la cintura su un tubo del diametro di circa 15 cm. Ripiegare seccamente verso l'esterno le due estremit in prossimit delle scanalature degli incastri (a) come in figura. Affacciare le estremit e fissarle con l'apposito sistema di incastri.

Piegare l'intera lastra principale (2) avvolgendola attorno ad un asse verticale (per facilitare l'operazione utilizzare lo stesso tubo usato in precedenza) facendo scorrere il lato allungato all'esterno. Stringere temporaneamente la lastra (2) in modo da farla passare all'interno della cintura di contenimento (1). Affacciare le estremit e fissarle con l'apposito sistema di incastri.

Una volta inserita la lastra (2) arrotolata all'interno della cintura (1) lasciare che la lastra si srotoli fino ad aderire perfettamente alla cintura, in modo che i due deflettori (d) alle estremit (di cui quello esterno pi corto) siano sovrapposti e combacino, si ottiene in questo modo l'intero tubo della stufa. La cintura deve essere posizionata in basso in modo da non coprire la serie di fori (f) della lastra (2). Piegare e arrotolare i due lembi affacciati della cintura (1) verso l'esterno e in maniera speculare, in modo da ottenere una comoda impugnatura. Piegare tutti i deflettori (d), compresi i 3 deflettori prolungati (b), ruotando orizzontalmente la sommit di ognuno di 45 verso l'esterno. Piegare verticalmente tutti i piccoli sostegni inferiori (c) di 90 verso l'interno. Piegare i 3 sostegni principali (e) in modo che formino un ricciolo come illustrato, in modo da ottenere i 3 supporti su cui pogger la stufa.

Piegare la lastra circolare (3) affacciando le due estremit e fissare gli incastri (a') in modo da ottenere un tappo a forma di tronco di cono come in figura

Piegare le lamelle (4) incastrandole sul lato del tappo conico come indicato in figura e piegare le estremit libere a ricciolo per ottenere le due maniglie del tappo.

Inserire sul fondo la rete metallica circolare (5), facendola poggiare sui piccoli sostegni inferiori (c). Opzionalmente, per combustibili particolari, possibile inserire anche il fondo (6), nel caso si volesse ridurre ulteriormente l'apporto di aria primaria; in questo caso il fondo (6) deve essere preventivamente forato a seconda delle esigenze e va inserito al di sotto della rete metallica (5). Posizionare il tappo conico sopra il cilindro e farlo scorrere verso il basso fino a farlo appoggiare sui deflettori (d) e assicurandosi che i 3 deflettori prolungati (b) scorrano attraverso le apposite scanalature (g) del tappo.

Attenzione: nel caso i deflettori prolungati (b) risultassero incompatibili con le rispettive scanalature del tappo, necessario ripetere le operazioni di piegatura della lastra (3) secondo la concavit opposta.

Elsa pronta per essere utilizzata.

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