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Le 

guerre balcaniche (in albanese: luftërat ballkanike; in bulgaro: Балкански войни; Balkanski


vojni; in greco: Βαλκανικοί πόλεμοι, Valkanikì pòlemi; in rumeno: Războaiele balcanice; in serbo:
Балкански ратови, Balkanski ratovi; in turco: Balkan Savaşları) furono due guerre combattute
nell'Europa sud-orientale nel 1912-1913 nel corso delle quali gli stati componenti la Lega
Balcanica (Regno di Bulgaria, Grecia, Regno del Montenegro e Regno di Serbia) dapprima
conquistarono agli ottomani la Macedonia e gran parte della Tracia e poi si scontrarono tra loro
per la spartizione delle terre conquistate.
Le promesse disattese ed i malumori furono causati dal mancato completamento del processo di
emancipazione delle terre balcaniche da quel che rimaneva dell'Impero Ottomano durante il XIX
secolo. I serbi, durante la guerra russo-turca del 1877-78, avevano infatti conquistato molti
territori; mentre la Grecia si era annessa la Tessaglia nel 1881 (anche se poi ne dovette restituire
una piccola parte agli Ottomani nel 1897) e la Bulgaria (principato autonomo dal 1878) la
provincia della Rumelia orientale nel 1885. Questi tre stati, insieme al Montenegro, nutrivano
mire espansionistiche verso quei territori, ancora sotto il dominio ottomano, noti con il nome di
"Rumelia" e che comprendevano la Rumelia orientale, la Macedonia e la Tracia.
Del resto, già a metà Ottocento, le tensioni fra gli stati balcanici desiderosi di sottrarre terre in
Macedonia e Tracia all'Impero Ottomano avevano spinto le grandi potenze a far sì che lo status
quo fosse mantenuto e che le autorità ottomane garantissero l'incolumità delle popolazioni
cristiane a loro sottomesse, già coinvolte nella lotta per la liberazione dal dominio ottomano.
Queste questioni, tuttavia, si ripresentarono quando nel luglio del 1908 i Giovani
Turchi costrinsero il Sultano a ripristinare la Costituzione ottomana da lui stesso sospesa. Fu
così che l'Austria-Ungheria approfittò dell'instabilità politica dell'Impero Ottomano per annettersi
la provincia della Bosnia ed Erzegovina (già occupata, in realtà, nel 1878). A sua volta, la
Bulgaria si proclamò un regno completamente indipendente (ottobre 1908), mentre i greci
procedettero con l'annessione dell'isola di Creta (le Grandi Potenze, tuttavia, bloccarono
quest'ultima operazione).
Deluso dall'annessione all'Austria-Ungheria della Bosnia (dove vivevano 825.000 serbi di fede
ortodossa e abitavano molti altri sostenitori della causa serba) e costretto a riconoscere tale
annessione nel marzo 1909 mettendo così un freno alle agitazioni dei nazionalisti serbi, il
governo serbo rivolse le sue mire espansionistiche verso sud, in quella che era la "Vecchia
Serbia" (il Sangiaccato di Novi Pazar e la provincia del Kosovo). Alle mire serbe si aggiunsero
quelle bulgare: dopo aver ottenuto l'appoggio della Russia nell'aprile 1909, la Bulgaria
desiderava infatti annettere i territori ottomani in Tracia e Macedonia. Nel frattempo, il 28 agosto
1909 in Grecia, un gruppo di ufficiali (Stratiotikos Syndesmos) chiesero una riforma
costituzionale, la rimozione della famiglia reale dalla guida delle forze armate e una politica
estera più decisa e nazionalista con cui poter risolvere la questione cretese e ribaltare l'esito
della sconfitta del 1897. A questi avvenimenti si aggiunse l'insurrezione del marzo 1910 della
popolazione albanese in Kosovo (appoggiata dai Giovani Turchi) e, nell'agosto 1910, il
Montenegro diventò a sua volta un regno. Nel 1911, l'occupazione italiana della Tripolitania,
regione appartenente nominalmente all'Impero Ottomano, ne indebolì la posizione internazionale
stimolando ulteriormente le mire dei piccoli stati balcanici.

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