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Perché si è creata un a rete oncologica pugliese? Perché sulla falsa riga della rete oncologica del Piemonte
si è tentato di fare una centralizzazione, anche per ridurre i tassi di mobilità passiva e di migrazione dei
pazienti al di fuori della regione Puglia, si è fatto un censimento di quelli che sono i tassi di tumori in Puglia,
sia nell’ambito dell’incidenza (n° nuovi casi/anno), sia in ambito di prevalenza.
IMMAGINE 1.
L’incidenza dei tumori in Puglia è di quasi 22.000 nuovi casi/annui (stima del 2020), divisi per province,
come possiamo vedere la provincia di Taranto è la più colpita, soprattutto per quanto riguarda la
prevalenza (immagine 2.), numeri che hanno un forte impatto sulla mortalità. Nell’ambito della prevalenza,
essa è un dato sia di incidenza, quindi numero di nuovi casi, però legato alla sopravvivenza. Quindi è un
dato che consente di rendere significativo il dato della sopravvivenza e quindi della diagnosi precoce e di
quanto, nonostante ci sia stata la diagnosi di un tumore, diagnosi precoce e trattamento precoce posso
portare ad un aumento della sopravvivenza.
IMMAGINE 1.
PROVINCIA DI TARANTO
IMMAGINE 2.
IMMAGINE 3.
Nella provincia di Taranto (IMMAGIONE 3.) abbiamo, in particolare, un n° di pz donne VS pz uomini (tot. Pz
oncologici 15278, tenendo conto che la provincia di TA è molto più piccola di BA) con un tasso grezzo del
5%. Al di là nel numero netto assoluto, quello che è importante è il tasso grezzo x 100 abitanti. Tale
percentuale è molto elevata sia nei maschi che nelle femmine.
La provincia di Lecce, al contrario sembra essere una zona un po’ meno a rischio, quindi con meno impatto
della diagnosi oncologica.
Per quanto riguarda la prevalenza (immagine 4.), possiamo vedere come all’interno del sistema regionale,
vi siano aree a maggiore prevalenza.
IMMAGINE4 .
Per quanto riguarda le forme più frequenti, in Puglia ed in Italia, in Italia, per quanto riguarda l’incidenza, il
primo tumore per il sesso maschile è quello della prostata (circa 20%), poi abbiamo il polmone, colon-retto,
vescica e stomaco. Nella pool-analysis in Puglia, nel sesso maschile il primo tumore per incidenza è il
polmone (18%), seguito da prostata, vescica, colon-retto e fegato. Nelle donne abbiamo, pressochè unj
allineamento con i dati del territorio nazionale. In Puglia abbiamo un tasso maggiore per il tumore alla
mammella, a seguire colon-retto; mentre in Italia è il pomone ad avere una maggiore inciedenza, a cuasa
dell’abitudine tabagica. In Puglia è prevalente anche il tumore della tiroide, carcina dell’utero epoi
carcinoma polmonare.
IMMAGINE 5 .
Questi dati hanno fatto riflettere il SSR, hanno dato l’input alla creazione, sulla base di quella piemontese,
della rete oncologica pugliese definita ROP 1.0, proprio perché negli anni ha visto numerosi aggiornamenti.
Innanzitutto la ROP viene approvata secondo il decreto 221 del 23/02/21017 in cui viene approvato il
modello organizzativo della ROP. Successivamente con il decreto regionale 192 del 02/2018 vengono
nominati i componenti.
IMMAGINE 6 .
Attualmente la rete oncologica pugliese è così strutturata. E’ una rete vera e propria e si parte da un centro
coordinatore, chiamato CONSULTA ONCOLOGICA REGIONALE (COnc) che ha un indirizzo strategico
soprattutto di controllo della qualità. A seguire abbiamo l’unità di coordinamento della rete (UCooR) , che è
responsabile del coordimantento, dell’attuazione e dell’indirizzo startegico, di cui prende atto e lo mette in
esecuzione, e questo poi si diparte nelle varie provincie, quindi nei vari dipartimenti, che sono dei
dipartimenti integrati oncologici. Quindi avremo il DIOnc Capitanata (Foggia), il DIOnc Barese (Bari), il DIOnc
del distretto Jonico-Adriatico(Brindisi, Taranto) ed infine il DIOnc Salentino (Lecce).
IMMAGINE 7 .
Quindi come possiamo vedere nella figura 7, sono dipartiti a seconda delle province. Il dipartimento
integrato oncologico non fa altro che organizzare a livello interaziendale ed interdisciplinare, per prendere
in carico in maniera completa il malato su una vasta area geografica. Sono state identificate 10 azinde
pubbliche, 3 enti ecclesiastici. In particolare avremo:
DIOnc Capitanata: ASL Foggia, Ospedali Riuniti di Foggia, casa sollievo San Giovanni Rotondo (ente
ecclesiastico)
DIOnc Barese: Policlinico di Bari, ASL Bari, IRCSS Giovanni Paolo II, IRCSS De Bellis di Castellana
Grotte, Miulli
DIOnc Jonico Adriatico: ASL Taranto, ASL Brindisi
DIOnc Salentino: ASL Lecce, Ente ecclesiastico Panico Tricase.
L’obietticvo della rete oncologica che è il terzo livello è quello di dare la possibilità al DIOnc di ripartire le
funzioni organizzative all’interno di una vera propria rete che è sia interaziendale che interdisciplinare.
Per area vasta intendiamo delle aree geografiche che sono state strutturate a seconda appunto del numero
degli abitanti all’interno delle quali, in proporzione, si poteva prendere carico la struttura del 100% dei
pazienti; quindi, ad esempio, la dionc capitanata è di 1.021.000 abitanti, la DIOnc Barese di 1.260.000
abitanti, la DIOnc Jonico-Adriatico copre un’area di 980.000 abitanti così come il DIOnc salentino copre
un’area di 802.000 abitanti. I coordinatori sono Giammarco Surico che è coordinatore e direttore della ROP,
Evaristo Maiello, direttore della dionc capitanata, Antonio Moschetta della Asl Bari, Pisconti del
dipartimento ionico Adriatico e Silvana Leo del dipartimento dionc integrato salentino.
A carattere interaziendale (quello Barese integra ben cinque aziende), svolge attività di indirizzo e
supporto nei confronti di tutte le strutture, sia ospedaliere che territoriali, alle quali spettano
invece le attività che coinvolgono direttamente il paziente. Questo significa che questi demandano
la funzione di dirigere un PDTA che coinvolge il pz stesso:dallo screening alla diagnosi, alla degenza
ordinaria o in day hospital, alle prestazioni ambulatoriali intraospedaliere e territoriali, al follow-up
alla riabilitazione, alla terapia domiciliare e al supporto socio-sanitario. Quindi si tratta di una vera
e propria rete di professionisti sanitari ed aziende coordinate da un unico centro.
Il DIOnc si articola in:
Tutto ciò è stato creato inizialmente per il big killer, quindi parliamo del tumore della mammella
del gruppo interdisciplinare del tumore della mammella, del tumore polmonare, del tumore della
prostata e del tumore al colon retto.
Abbiamo parlato della rete oncologica pugliese, che è una rete all’interno della quale abbiamo i
vari DIOnc, che sono organizzati per aree di abitanti, questi Dionc all’interno hanno i cosiddetti gip
(gruppi di partologia interdisciplinare) e che sono inseriti nell’ambito delle varie aziende e
nell’ambito di una valutazione multidisciplinare. Si è poi pensato come smistare i pazienti, cioè
come far intraprendere ai pazienti il percorso di diagnosi.
A tal proposito la vera novità organizzativa della ROP è rappresentata dai Centri di Orientamento
Oncologico (CorO), che è una struttura operativa inedita collocata funzionalmente nell’ambito di
ciascun DIOnc e fisicamente ubicato in Ospedali di riferimento o in Presidi Territoriali di Assistenza
(le Case della Salute pugliesi).
Il COrO ha il compito di informare e accogliere ogni nuovo paziente, residente nel distretto di
competenza, che chiede di essere seguito spontaneamente o su indicazione del MMG/ altro
specialista - da una delle strutture afferenti alla Rete regionale, assicurandone la presa in carico
iniziale ed il mantenimento in carico fino al termine di ogni ciclo terapeutico e tenere traccia
dell’intero percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale.
Tutto ciò, naturalmente, va a coprire tutte le patologie dei big killer, quindi va a coinvolgere quello
della mammella, se abbiamo un sospetto, appunto, di K della mammella, del polmone, della
prostata, del colon retto, a seconda appunto del sospetto di patologia neoplastica in una di queste
sedi.
Quindi inizialmente questa è stata una prima riesamina di quelli quelli che potevano essere i centri
CORO a cui è associato un numero verde.
DIOnc CAPITANATA: Ospedali riuniti di Foggia, di San Severo, Ospedale Di Miccoli di Andria e l’Ente
Ecclesiatsico Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo;
DIOnc Barese: i CORO li troviamo al San Paolo, al De Bellis, al Giovanni Paolo II, al Miulli, al
Policlinico.
DIOnc Jonico-Adriatico: Moscati di Taranto, Osp. Civili di Castellaneta, Perrino di Brindisi, San
Camillo di Francavilla Fontana.
Quindi in tutte queste aziende noi abbiamo la possibilità di avere un coro, che è questo centro di
accoglienza e di orientamento oncologico in cui il paziente, inviato dal MMG o da uno specialista,
ha un sospetto di tumore, ad esempio per l’aumento di un marcatore tumorale, o per
un’alterazione all’RX torace, o per la presenza di un nodulo sospetto all’autopalpazione e quindi
viene indirizzato al coro per la gestione del suo percorso di diagnosi, cura e follow-up.
Nel 2020 è stato fatto l’aggiornamento della rete oncologica pugliese quindi versione 2.0
I PDTA sono quei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali creati dalle reti di patologia;
attualmente in Puglia si sono standardizzati i PTDA per il tumore al polmone, prostata, seno, colon-
retto e utero. E’ stato istituito anche un comitato etico unico oncologico per i protocolli di ricerca
ed è anche un Alto Comitato di Ricerca, quindi per protocolli di ricerca di fase 1.
Quindi per gestire ad es. un tumore polmonare ho bisogno non soltanto del radiologo che fa
diagnosi o dell’oncologo o del chirurgo, ma anche di tutta una rete funzionale di supporto.
Quindi la rete si costruisce in tre mosse: abbiamo i vari coordinatori dei gruppi di patologia
interdisciplinare; gli altri componenti clinici a completamento si mettono a disposizione dei GIP,
fanno un gruppo regionale ristretto di progetto unitamente ai rappresentanti delle associazioni dei
pazienti, che sono funzionali ed anche di supporto, per poi condividere questa idea progettuale
per ciascuna patologia e per far si che si faccia riferimento ad un centro di riferimento, quindi con
una centralizzazione per competenze su un unico centro o che possa far riferimento ad una rete di
un centro di riferimento, capillarizzata verso centri periferici e poi si ha la creazione di un PDTA che
debba essere quanto più possibile uniformemente utilizzato dall’operatore al fine di garantire una
uguale gestione del paziente in qualunque centro della regione.
Tutto questo modello deve essere Patient Centric Approach, in cui il paziente è al centro della
nostra attenzione e i vari operatori sanitari che collaborano in maniera correlata, devono avere
sempre l’obiettivo della centralità ed attenzione del paziente.
I centri di riferimento vengono definiti Hub. Noi abbiamo un sistema Hub and Spoke. Hub è il
centro di riferimento, cioè il centro di eccellenza. Il centro di riferimento viene individuato in base
ad una serie di requisiti strutturali, tecnologici, organizzativi sia nell’ambito delle figure
professionali che dell’interdisciplinarietà e naturalmente requisiti clinici cioè, per definire ad
esempio il centro di riferimento per il tumore della mammella, qual è il volume di casi di tumore
della mammella che tu hai? Quindi il volume e gli esiti della salute cioè quanti di questi pazienti
che tu hai diagnosticato ed hai trattato è rimasto all’interno di questa struttura, quindi questo è
l’esito.
Poi si valutano ulteriori requisiti specifici: all’hub noi abbiamo il sistema spoke, quindi noi abbiamo
un centro di riferimento che è al centro e quindi centralizzato, presso cui la paziente gode di una
expertise notevole sia per competenza sia per requisiti strutturali che funzionali, la quale collegata
dei centri spoke sul territorio, che sono dei centri di ottimale prossimità e quindi comunque sono
dei centri non meno validi, ma semplicemente perché hanno una casistica un po’ più bassa perché
hanno la possibilità poi di essere collegati ai centri hub a più alta casistica, perché c’è un raccordo
di continuità tra l’ospedale, il territorio e il domicilio.
Quindi il sistema oncologico è un sistema HUB and spoke cioè dove abbiamo un centro di
riferimento posto al centro della gestione oncologica con una capitalizzazione degli spoke cioè dei
centri periferici.
Questo è un grafico per valutare, focalizzando l’attenzione sul paziente oncologico, andando a fare
un’integrazione di tipo clinica, di tipo professionale organizzativa e un’integrazione del sistema,
noi possiamo dare una completa attenzione del paziente a 360 °, valutandone i costi e l’utilità,
l’assistenza reale alla popolazione e l’esperienza di cura al fine di integrare i servizi di cura e servizi
di assistenza.
Abbiamo parlato dei PDTA, che non è altro che un percorso ben coordinato delle attività clinico-
professionali. Questo per far si che un paziente che ha un sospetto di neoplasia ad esesmpio della
mammella, vada all’interno di questi coro e che si trovi davanti una specialista del DIOnc Barese
ma che si trova davanti una specialista nel Dionc cioè salentino il percorso deve essere quanto
puiù uniforme possibile. Questo è il motivo per cui si è creato un PDTA unico regionale dove la
paziente in qualsiasi posto sia residente abbia le stesse condizioni di partenza del percorso
diagnostico terapeutico assistenziale. È una mappa di percorsi possibili e poi è praticamente il
programma, il software della rete cioè il suo sistema operativo infatti non c’è rete senza PDTA sia
non c’è PDTA senza una rete.
Secondo il decreto regionale 1103/2020 è stato creato il network hub del tumore del polmone,
con 4 centri specializzati, quindi sono stati, secondo i requisiti funzionali e strutturali, quindi
ricordiamo i volumi chirurgici, i letti oncologici, la presenza di team multidisciplinari, sono stati
creati degli Hub dedicati, quindi dei centri di eccellenza dedicai alla cura del tumore polmonare.
TUMORE POLMONARE:
- Dionc Capitanata gli Ospedali Riuniti di Foggia e la casa sollievo della sofferenza di San
Giovanni Rotondo,
- Dionc barese il Policlinico Giovanni Paolo secondo e la Mater dei,
- Dionc ionico Adriatico il Santissima Annunziata di Taranto
- Dionc salentino l’ospedale Vito Fazzi di Lecce.
Quindi questi sono centri dedicati, centri di eccellenza per la gestione del tumore polmonare.
TUMORE DELLA PROSTATA (5 centri specializzati)
Centro di Foggia, San Giovanni Rotondo, il Policlinico di Bari e Miulli di Acquaviva, Panico di
Tricase.
Policlinico Riuniti di Foggia, Di Miccoli di Barletta, Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo,
Policlinico di Bari, Giovanni Paolo II Bari, San Paolo, Miulli, Santa Maria, Mater Dei, Santissima
Annunziata di Taranto, Perrino di Brindisi, Casa di cura D’Amore a Taranto (non più dedicata da
qualche mese alla chirurgia del seno, Vito Fazzi di Lecce, Città di Lecce Hospital.
Approssimativamente gli stessi del tumore al seno, a cui si aggiunge: IRCSS Castellana Grotte (di
competenza gastroenterologica), e ribadiamo il Santissima Annunziata di Taranto.
San Giovanni Rotondo, Policlinico di Bari, Giovanni Paolo II, Miulli, Mater Dei Hospital, Santissima
Annunziata di Taranto, Vito Fazzi di Lecce.
Ad oggi secondo il decreto ministeriale 1104/2020 ci sono 5 PDTA per i “Big Killer”:
1) Tumore
2) Colon
3) Mammella
4) Utero
5) Prostata
Quindi ad oggi abbiamo dei GPI (gruppi di patologie interdisciplinare) ed abbiamo un sistema di
hub e spoke.
Con l’arrivo del covid la rete oncologica pugliese si è dovuta attrezzare per quanto concerne la
“telemedicina”. Oltre al sistema di coordinamento con il “CORO”, e i vari centri di valutazione
multidisciplinare, sono stati creati dei sistemi di telemonitoraggio e di telemedicina. In ambito
regionale ci sono svariati progetti di telemedicina, in particolare ricordiamo “ACCASA”, un sistema
di telemonitoraggio covid – 19, all’interno del quale alcuni oncologi sono stati nominati per la
gestione di quei pazienti (ad esempio nel campo senologico) che erano stati infettati dal covid –
19, e che attraverso tale piattaforma web potevano essere comunque assistiti dal medico di
famiglia o del medico specialista o igienista, anche dall’infermiere e dal centro servizi.
Sia nell’ambito della rete ematologica pugliese che nell’ambito della rete oncologica pugliese la
piattaforma “accasa” ha permesso di continuare a seguire nel follow-up oncologico i pazienti. Il
servizio di telemonitoraggio è stato attivato sui 12 centri oncologici pugliese. Attualmente è in atto
un processo di informatizzazione di 18 centri di coordinamento oncologici (CORO), così come per
esempio per quanto riguarda la rete ematologica pugliese, con in ballo il progetto di
telemonitoraggio con un progetto pilota sul mieloma multiplo.
Dalo’ chiede: per quanto riguarda la presa in carico del paziente, si è detto che il paziente afferisce
alla ROP anche in caso di sospetto?
Risposta: il paziente afferisce proprio a partire dal “sospetto”. Il paziente arriva difatti senza
un’esenzione, motivo per cui poi si attiva il modulo “esenzione 048 temporanea”, nel momento in
cui ad esempio ho il sospetto di una “macchina polmonare” o un “nodulo mammario”.
Dalo’ chiede: una volta che il paziente afferisce alla ROP, quindi ha il codice “048 temporaneo”, e
la diagnosi non viene confermata (paziente negativo alla fine dell’iter diagnostico), cosa succede?
All’interno del CORO sono stati istituiti infermieri amministrativi ed una serie di professionisti
dedicati al CORO. L’infermiere del CORO ha una formazione specifica, con master e corsi specifici.
Ruggiero chiede: i PDTA formulati sono adottati dalle singole aziende, o sono uguali a livello
regionale?
Risposta: ciascuna azienda ha adottato dei PDTA specifici. Dal 2015 sulla Gazzetta Ufficiale c’è
l’indicazione per le aziende di adottare PDTA per le patologie oncologiche. Quando però si è creata
la rete oncologica pugliese, questi PDTA sono stati raggruppati all’interno di un PDTA regionale. La
rete oncologica pugliese sta chiedendo ai vari hub e spoke, ma soprattutto agli hub che hanno
creato dei loro dei PDTA aziendali di uniformarsi al PDTA regionale, al fine di garantire uniformità
di diagnosi e cura al paziente oncologico.
I CORO non sono altro che delle strutture operative collocate all’interno dei “DIOnc” della rete
oncologica pugliese, nel territorio di ciascuna azienda ad essa afferente, nella sede più idonea ad
assicurare i propri compiti:
1) Informativi e di accoglienza;
2) Gestione medica della patologia oncologica sospetta e delle gestione delle procedure per
giungere alla diagnosi e completarla in maniera tempestiva;
3) Amministrativi – gestionali;
4) Supporto;
5) Comunicazione e divulgazione degli esiti.
Rappresentano la porta d’ingresso del percorso di cura oncologico sia per i pazienti con sospetta
diagnosi da accertare, sia per pazienti con diagnosi già accertata che richiedono però tutto il
completamento dell’iter di stadiazione.
Arriva un paziente con un nevo sospetto, e questa è una diagnosi sospetta. Può essere però che io
ho una diagnosi clinica di un melanoma perché io ho un nevo con margini irregolari, che si è
evoluto, ecc… Anziché rivolgersi come di consueto ad un chirurgo o un dermatologo per la
rimozione del nevo, ci si rivolgerà al centro hub specifico per la cura e gestione dei melanomi.
Qualora io abbia una diagnosi clinica già accertata, io devo completare l’iter diagnostico. Questo è
valido per ogni tumore, quindi ho necessità di un centro hub che si occupi di fare TAC, scintigrafia,
ecografia, ecc…, e questo lo si fa soltanto in determinati centri dedicati. I COrO devono orientare e
supportare l’ingresso dei nuovi pazienti nella rete oncologica regionale indirizzandoli al team
multidisciplinare, assicurarne la presa in carico iniziale e il mantenimento in carico, al termine di
ogni ciclo terapeutico. Tenere traccia dell’intero percorso diagnostico terapeutico fungendo anche
da punto di riferimento per il disbrigo di pratiche amministrative connesse al percorso di cura.
Fungono da elemento cardine per la gestione della continuità assistenziale della persona
ammalata attraverso la funzione di raccordo con gli altri COrO, ossia con gli altri restanti elementi
della rete (collegamento capillare con gli altri centri del territorio).
1) Registrare le segnalazioni da parte dei cittadini attraverso gli operatori del numero verde
regionale della ROP (a carico dell’amministrativo);
2) Identificare il paziente che accede al COrO per vedere la provenienza;
3) Accoglienza del paziente e informazione in merito ai servizi erogati, le modalità di accesso e
di prenotazione ( a carico dell’infermiere);
4) Comunicazione al paziente di quali sono le modalità operative della presa in carico, con
particolare riferimento agli esami necessari per giungere alla diagnosi e al percorso di cura
(a carico dell’infermiere o del care manager);
5) Prenotare gli esami strumentali o eventuali visite specialistiche, necessarie al
completamento dell’iter diagnostico;
6) Redigere e consegnare al paziente le impegnative necessarie allo svolgimento del percorso
diagnostico terapeutico programmato;
7) Comunicare al paziente quali sono i team multidisciplinari disponibili al DIOnc di
appartenenza. Ecco perché possono essere aziendali se legati all’ambito territoriale di
appartenenza, o extradipartimentali, sempre nel rispetto della libertà di scelta del paziente
e della residenza dell’assistito. E’ utile indirizzare il paziente al team multidisciplinare della
patologia di riferimento come contestuale attivazione dello stesso.
8) Segnalare il paziente al team multidisciplinare aziendale per la discussione collegiale alla
quale segue una decisione terapeutica conseguente e segue anche un supporto all’attività
organizzativa degli stessi e della presa in carico del paziente.
9) Si deve attivare lo psico-oncologo, soprattutto a supporto del paziente COrO e in caso di
presenza di un quadro di fragilità sociale schedato e coinvolgimento anche dell’assistente
sociale ove presente;
10) Compilare e aggiornare il fascicolo sanitario del paziente, ove possibile in formato
elettronico;
11) Rilascio esenzione ticket per patologia neoplastica, dopo aver ottenuto regolare
autorizzazione dagli organi competenti e gestire la documentazione cartacea e informatica
necessaria per il riconoscimento di eventuali invalidità da parte dell’INPS.
12) Segnalare il paziente al proprio MMG, segnalando il percorso di diagnosi e cura avviato,
oppure fornire al paziente l’esenzione ticket per patologia neoplastiche in modalità
provvisoria proprio per poter svolgere in ambito pubblico e senza aggravio della spesa
individuale per lo svolgimento degli accertamenti strumentali propedeutici per l’esecuzione
dell’esame istologico, che poi dà la diagnosi di certezza.
I COrO hanno un database su cui vengono registrati gli accessi, la provenienza (MMG,
specialista), l’anamnesi del pz
Il sistema informatico COrO comune in tutta la regione è connesso al sistema informatico
regionale Edotto che è un sistema di registrazione del singolo pz
Le postazioni informatiche della rete COrO sono in rete tra di loro nel rispetto della
sicurezza della gestione dei dati personali e previa raccolta del consenso informato da
parte del pz.
Le aree applicativo gestionali a cui deve poter accedere una postazione informatica legata
ad un COrO sono:
- Sicuramente l’anagrafica sanitaria regionale (sistema Edotto) il personale viene
adeguatamente formato per apprendere questo sistema
- Sistema di prenotazione cup- ticket nelle relative agende dedicate ai PDTA specifici per
patologia
- Applicativo per il rilascio dell’esenzione ticket
- Sistema di RIS-pacs regionale per la gestione e la trasmissione delle immagini radiologiche
- Collegamento con il sistema degli hospice
REQUISITI ORGANIZZATIVI
o Ogni coro organizza l’attività antimeridiana su 5 gg alla settimana dal lunedì al venerdì
Orario 8-14.00 con aperture pomeridiane di 2 ore il martedì e il giovedì
o Assicura inoltre per almeno 2 ore al gg un servizio telefonico di risposta
o Ogni COrO redige un manuale delle procedure entro 30 gg dall’adozione del presente
regolamento in funzione a:
accoglienza del pz
modalità di prenotazione degli esami
modalità di archiviazione della documentazione
modalità di monitoraggio degli indicatori di attività (es. valutazione semestrale dei risultati
raggiunti in termini numerici e di qualità del percorso di diagnosi e di cura)
o I COrO usano sistemi di informazione specifici al fine di consentire la valutazione in ordine
all’efficienza e all’efficacia degli interventi assistenziali e favorire l’individuazione delle best
practices nella rete anche in termini di promozione dei servizi offerti.
Come si attiva il coro?
- Tramite MMG
- Tramite chiamata al call center da parte del pz stesso
- Oppure tramite lo specialista, che formula la prima segnalazione di sospetto di cancro e
segnala tempestivamente il pz al n. verde.
Qualora il paziente opti per un COrO extra dipartimentale, il COrO non potrà garantire il
rispetto della tempistica, ma potrà riprendere in carico il pz successivamente per il
completamento dell’iter diagnostico terapeutico, seguito dal PDTA di riferimento.
- tramite strutture che effettuano lo screening.
ATTIVITA’ DEL PERSONALE COrO
2- Personale infermieristico
Accoglienza dei pz e valutazione delle specifiche necessità (problemi Assistenziali,
psicologici, nutrizionali, comorbilità, scale del dolore)
Pre-accettazione dei pz in prima consulenza COrO con compilazione dell’anagrafica
Colloquio con il paziente e compilazione della scheda “fragilità” cioè la scheda che ci
permette di attivare un iter per i pz che hanno necessità di un’assistenza di tipo “psico
oncologia” cioè con fragilità di tipo psicologico e sociale.
Consegna delle impegnative redatte dal medico e finalizzate all’esecuzione degli esami
strumentali ed il modulo di consenso informato per l’esecuzione degli stessi
Consegna del questionario anonimo per la valutazione della qualità di successo del COrO
Conservazione dei referti in archivio cartaceo e inserimento database COrO, con
predisposizione documenti per la visita successiva
Monitoraggio e presa in carico del pz (assicurandosi che il pz non si senta “trascurato” e
che segua attentamente il percorso che gli riguarda)
3- Medico oncologo
1. Effettua la prima consulenza COrO, il colloquio con il pz e la valutazione della necessità
anche sulla scorta degli input infermieristici e infine si occupa dell’ attivazione del
percorso diagnostico terapeutico
2. Valutazione della documentazione sanitaria prodotta dello specialista e/o dal medico di
medicina generale, arruolamento del percorso diagnostico terapeutico
3. Redazione delle impegnative per l’esecuzione di esami e delle procedure previste dal
PDTA, stesura della relazione informativa per il MMG.
4. Accesso al database del COrO al fine di implementarlo
5. Agevolare il raccordo tra paziente e relativi servizi distrettuali
6. Dissipare dubbi dei pz sul modulo del consenso informato per procedure strumentali da
eseguire
7. Partecipare alle riunioni della Rete Oncologica pugliese
8. Coordinare e informare il personale infermieristico e amministrativo del COrO
9. Rendicontazione con cadenze prestabilite sulle performance e sulle attività del COrO
4- Psico-oncologo
Counseling con tutti i pz che presentano indicazione specifica (anche su indicazione del
medico o dell’infermiere)
Pianificazione sedute periodiche in funzione della complessità del pz e della fase della
malattia.
5- Assistente sociale
Colloquio con tutti i pz che presentano indicazione specifica sulla scorta delle schede di
fragilità compilate dall’infermiere
In funzione della “fragilità sociale”, attivazione dell’assistente sociale del comune di
residenza del pz
Raccordo e contatto periodico con gli assistenti sociali dei comuni di afferenza del COrO per
monitorare la presa in carico del pz
6- Volontario
Collaborazione, accoglienza e ascolto degli utenti
Facilitazione dei contatti del COrO con altri COrO al fine di garantire confronto e
segnalazione di buone pratiche
Rilevazione di bisogni specifici e impellenti rilevati sulla qualità di vita dei pz
Somministrazione di questionari e check list per la valutazione dell’umanizzazione delle
cure
Supporto dei pz nella compilazione di questionari anonimi sulla qualità delle cure e sulle
strutture di accesso del territorio.
RAPPORTO DEL TEMPO DI ATTESA TRA IL PRIMO CONTATTO COrO E PRIMA CONSULENZA
COrO
RAPPORTO DEL NUM.DI QUESTIONARI SULLA QUALITA’ DEL PERCORSOCON VALUTAZIONE PARI A “BUONO”
altro argomento
“INFERMIERE NELL’AMBITO DELLA RICERCA”: che ha come obiettivo di sviluppare le conoscenze
nell’assistenza alla persona sana o ammalata: volta alla comprensione dei meccanismi genetici,
fisiologici, sociali, comportamentali ed ambientali che influiscono sulla capacità della persona o
della famiglia a mantenere o migliorare una funzionalità ottimale e ridurre gli effetti negativi della
vita” (INTERNATIONAL COUNCIL OF NUSING. 2007)
La ricerca nasce con Florence Nightngale (1820-1910) fu la prima infermiera ad applicare il metodo
scientifico attraverso l’utilizzo della statistica e a proporre la raccolta uniforme dei dati degli
ospedali così che gli esiti potessero essere comparati. Nel 1958 fu eletta membro della Statistical
Society of England (una delle più importanti società statistiche epidemiologiche attualmente
conosciute).
Qual è la differenza tra infermiere oncologico che svolge attività routinarie e quello che svolge le
sperimentazioni cliniche? la grande differenza è l'obiettivo per l'infermiere di unità operativa
l'obiettivo è fornire assistenza diretta per rispondere ai bisogni della persona assistita invece per
gli infermiere di ricerca l'obiettivo è quello di far funzionare lo studio: si occupa del coordinamento
dell'assistenza dei pazienti inclusi nel protocollo, si occupa della conclusione dello studio e della
formazione ai colleghi di unità operativa.
L’eccellenza della pratica infermieristica deve necessariamente passare da istruzione, ricerca,
leadership e il sostegno e il supporto degli infermieri e tra gli infermieri oncologici di tutta Europa.
Raccomandazione della commissione dell’ 08/11/1989 pubblicata poi sulla gazzetta ufficiale e che
riguarda le raccomandazioni inerenti la formazione in oncologia del personale sanitario, tale
formazione è in grado di migliorare la qualità dell’assistenza ai malati di cancro: infermieri con
formazione di livello elevato forniscono livelli alti di consulenza dei pz.
FORMAZIONE In italia:
step 1: laurea triennale di 1 livello
step 2: master di 1 livello
step 3: laurea magistrale finalizzata ad approfondire gli elementi teorici sui principali disegni di
ricerca, sulle metodologie e sugli strumenti, al fine di affinare le capacità di lettura critica dei
risultati di ricerca, di progettare, di pianificare ricerche su un argomento o su un problema
infermieristico.
Ultimo step della formazione è il dottorato di ricerca in scienze infermieristiche e ostetriche
finalizzato a condurre progetti indipendenti di ricerca anche multidisciplinari e finalizzato a
sviluppare conoscenze disciplinari e cliniche in forma infermieristiche attraverso la ricerca e lo
sviluppo della teoria.