Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Cenni storici – Dopo l’Unità d’Italia, la legge 17 luglio 1890, n° 6972 (“Legge Crispi”) qualifica
le aziende ospedaliere come “istituti pubblici di assistenza e beneficenza” (IPAB); successivamente,
la legge 12 febbraio 1968, n°132 li trasforma in enti pubblici.
Con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (legge 23 dicembre 1978, n°833) gli ospedali di
particolare rilevanza e grandezza vengono dotati di una autonomia speciale > solo con la legge 30
dicembre 1992, n° 502 assumono la denominazione di azienda ospedaliera.
1
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Tipologie
IRCCS > gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) sono particolari aziende
ospedaliere pubbliche o private che svolgono attività di ricerca clinica, nonché di gestioni di
servizi sanitari d’eccellenza;
Policlinici Universitari > questi policlinici sono stati costituiti con decreto del rettore delle
università italiane, con funzione sia di assistenza sanitaria pubblica che didattica universitaria, e
dotate di strategia gestionale autonoma. Nel contempo sono strutture sanitarie di ricovero e cura
accreditate del Servizio Sanitario Nazionale;
Presidio Ospedaliero > si tratta di un ospedale non costituito in azienda ospedaliera, in quanto
privo dei requisiti di legge e, pertanto, gode di un’autonomia molto minore. Esso comunque
possiede autonomia a livello direttivo (presenza di un dirigente medico responsabile delle
funzioni igienico-organizzative e un dirigente amministrativo responsabile della gestione
amministrativa) e autonomia funzionale con contabilità separata, seppur interna al bilancio
dell’azienda sanitaria locale (ASL) di riferimento. Il direttore sanitario del presidio ospedaliero
dipende dal direttore generale dell’ASL.
Verso le nuove aziende sanitarie – Punto di partenza: Legge regionale 17/2014 (“Riordino
dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di
programmazione sanitaria e sociosanitaria) – Perché la riforma:
invecchiamento della popolazione;
modifiche del quadro epidemiologico;
innovazione in medicina ed in ambito tecnologico e scientifico;
2
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
3
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Assetto istituzionale
Organi istituzionali
- Direttore Generale
- Direttore Amministrativo
- Direttore Sanitario
- Direttore Scientifico
Organismi collegiali
Direzione strategica
Cenni storici – La riforma delle professioni sanitarie contemplata dalla legge 42 del 1999, è stata la
più profonda e discontinua innovazione nell’organizzazione del lavoro, nell’ordinamento
professionale e nella formazione che non ha pari in altri comparti pubblici e privati, determinata
dall’esigenza di adeguamento all’evoluzione scientifica e tecnologica della sanità e ai nuovi bisogni
di salute.
4
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Testo Unico delle Leggi Sanitarie (R.D. n. 1265/1934) – Distingueva coloro che operavano nel
campo della sanità in 3 categorie:
professioni sanitarie principali > medico chirurgo, veterinario, farmacista e, dal 1985,
l’odontoiatra;
professioni sanitarie ausiliarie > levatrice, assistente sanitaria visitatrice e infermiera
diplomata;
arti ausiliarie delle professioni sanitarie > odontotecnico, ottico, meccanico ortopedico ed
ernista, tecnico sanitario di radiologia medica e infermiere abilitato o autorizzato.
D. Lgs 502/1992: avvio del processo di professionalizzazione – L’attuale regime normativo che
ordina le professioni sanitarie ha come fonte iniziale il D. Lgs 502/1992, che stabilì anche che era
compito del Ministero della Sanità individuare e regolamentare i profili professionali dell’area
sanitaria; inoltre, trasferisce la formazione dalla sede regionale a quella universitaria, inserendola
nella stessa Facoltà di Medicina e Chirurgia.
5
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
L.42/1999: professioni sanitarie… non più ausiliarie – Si tratta di una legge importante per una
molteplicità di aspetti e che riguarda tutte le professioni sanitarie non mediche, con importanti
riflessi anche per la professione medica. Uno degli aspetti principali è la scomparsa della
suddivisione delle professioni sanitarie in “principali” e in “ausiliarie”.
L.42/1999: Art. 4 – I diplomi e gli attestati conseguiti in base alla precedente normativa sono
resi equipollenti ai diplomi universitari ai fini dell’esercizio professionale e dell’accesso alla
formazione post base. I punti salienti della legge sono i seguenti:
il superamento dei mansionari;
acquisizione del concetto più evoluto di:
1. autonomia professionale nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali;
2. profilo professionale;
3. ordinamento didattico;
4. codice deontologico.
6
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
D.D.M.M. 2 aprile 2001: determinazione delle lauree universitarie delle professioni sanitarie
Vengono definite le classi e gli ordinamenti didattici dei corsi di laurea triennale e specialistica per
le professioni sanitarie.
Legge 1 febbraio 2006, n° 43 – Questa legge rende possibile la trasformazione del collegio
professionale in ordine professionale e classifica il personale appartenente alle professioni sanitarie
come segue:
professionisti, in possesso del diploma di laurea;
professionisti coordinatori, in possesso del master di 1° livello in management;
professionisti specialisti, in possesso del master di 1° livello in clinica;
professionisti dirigenti, in possesso della laurea specialistica con l’esercizio dell’attività per
almeno 5 anni.
7
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Nel 1955 nascono le prime scuole a fini speciali e vengono attivati i primi corsi semestrali per
“tecnico di laboratorio”.
1968 e 1969 – Vengono definite la posizione giuridica dei Tecnici di Laboratorio operanti negli
ospedali italiani e vengono precisate le attribuzioni proprie di ciascuna categoria di personale
medico e paramedico e per il Tecnico; con la contrattazione sindacale, si arriverà al mansionario
F.I.A.R.O.
Mansionario
Tecnici di laboratorio Capitecnici
Coadiuvano il personale sanitario Controllano e dirigono il servizio dei tecnici e del
Possono eseguire prelievi di sangue personale ausiliario
Preparano materiali e apparecchiature Custodiscono lo strumentario
Provvedono alla manutenzione degli apparecchi Dirigono e controllano l’archivio di reparto
Curano registri e archivi Altro
Accesso ai concorsi – Nel DPR 130/1969 sono elencate le categorie di personale che possono
prestare servizio negli ospedali e vengono individuati i requisiti di partecipazione ai concorsi
pubblici. Per i TLB i requisiti sono: diploma di scuola speciale universitaria; titolo acquisito con
corso ospedaliero; titolo di perito chimico; titolo di istituto tecnico femminile.
1970 > vengono ammessi ai concorsi anche coloro che possiedono la qualifica di operatore
chimico. Il tecnico di laboratorio da quindi ora derivazione da 5 diverse scolarità: in alcuni enti
vengono inoltre ammessi i laureati in Scienze Biologiche per le competenze specifiche di quella
professione.
1967 > nell’inserimento contrattuale il tecnico di laboratorio è stato considerato in base al
minore dei titoli richiesti dalla normativa. Nel 1967, con l’accordo FIARO-sindacati, il tecnico
di laboratorio è collocato tra l’ausiliario e l’impiegato amministrativo.
1978 > in seguito alla legge 833/1978 il tecnico di laboratorio viene inserito nel Ruolo
Sanitario-personale tecnico professionale.
1982 > nel DPR 162/1982 si portano i corsi da 2 a 3 anni con l’ultimo anno di specializzazione.
1983 > nel contratto di lavoro il tecnico di laboratorio viene collocato al 5° livello stipendiale a
metà tra l’ausiliario (1° livello) e il personale laureato di laboratorio (9° livello).
1984 > si definiscono 3 profili professionali:
1987 > l’operatore professionale collaboratore viene collocato al 6° livello stipendiale;
l’operatore professionale dirigente all’8° livello stipendiale.
Inserimento contrattuale > anni ’90 – 2000: il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro
1998/2001 classifica il personale in 4 categorie > A, B, C e D.
8
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2019/2021 classifica il personale in 5 aree alle quali
fanno capo 3 ruoli > sanitario, socio sanitario e tecnico:
area degli operatori ausiliari;
area degli operatori;
area degli assistenti;
area dei professionisti della salute e dei funzionari;
area del personale di elevata qualificazione.
Oggi chi è il Tecnico di Laboratorio Biomedico? Il TLB è un esercente una professione sanitaria
che esplica la sua attività a seguito del conseguimento del diploma di laurea o titolo equipollente
riconosciuto dallo Stato. I 4 elementi necessari per determinare il campo proprio d’attività e
responsabilità sono: il codice deontologico, il profilo professionale, l’ordinamento didattico e la
formazione post-base.
Il profilo professionale viene istituito con DM 745/1994: in esso viene individuata la figura del
TSLB con il relativo profilo e competenze.
Il codice deontologico è l’insieme di regole, principi e consuetudini di autodisciplina cui il TSLB
deve ispirarsi nell’esercizio della professione, a tutela del cittadino, della collettività, de decoro e
della dignità professionale. Il codice si compone di:
disposizioni generali > viene definito il TSLB e quali sono i suoi doveri e responsabilità;
osservanza del codice deontologico > cos’è il codice e qual è il campo di intervento del TSLB.
Vengono considerati, tra gli altri, dignità professionale; segreto professionale; documentazione e
tutela dei dati; condotta professionale; aggiornamento e formazione professionale; onorario;
rapporti con utenti e società.
La condotta del TSLB è dato dalla somma dei ruoli e delle competenze > l’esercizio della
professione comporta doveri di impegno alla tenuta di un comportamento irreprensibile e allo
svolgimento di un ruolo costruttivo, assumendo compiti che consentono una efficace lotta contro le
malattie e una efficace promozione della salute.
La responsabilità del TSLB ha un duplice significato:
impegno nel mantenere un comportamento congruo e corretto;
attitudine a essere chiamati a rispondere a qualche autorità di una condotta professionale
riprovevole.
Si hanno risvolti giuridici se:
la condotta professionale è incompatibile con l’esercizio della professione;
9
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Normative
Diploma di scuola speciale universitaria o attestato di abilitazione
Con il decreto 30 gennaio 1982 il Ministero della Sanità fissa i requisiti dei titoli di studio abilitanti
alle professioni.
Diploma universitario
Legge 19 novembre 1990, n°341 > riforma degli ordinamenti didattici universitari (unificazione
del percorso formativo a livello nazionale).
Decreti legislativi n°502/1992 e 517/1993: viene demandata al Ministero della Sanità
l’individuazione dei Profili Professionali e al MURST (Ministero dell’Università) di definire gli
ordinamenti didattici di concerto con il Ministero della Sanità.
10
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
L’ECM comprende:
aggiornamento professionale > è l’adeguamento delle diverse professionalità in funzione
dell’evoluzione scientifica e tecnica, il rinnovamento delle conoscenze professionali in modo
che l’operatore sia adeguato al tempo e alle esigenze del contesto;
formazione permanente > consiste nelle attività finalizzate a migliorare competenze, abilità
tecniche e manageriali e i comportamenti degli operatori con l’obiettivo di garantire efficacia,
appropriatezza, sicurezza ed efficacia.
La professionalità del TLB può essere definita da 3 caratteristiche:
il possesso di conoscenze teoriche aggiornate (il sapere);
il possesso di abilità tecniche o manuali (il fare);
il possesso di capacità comunicative e relazionali (l’essere).
Il rapido e continuo sviluppo della medicina rendono necessario che l’operatore sanitario sia
costantemente aggiornato e competente > la formazione può essere residenziale (es. seminari,
convegni) o avvenire sul campo oppure a distanza (FAD).
La legge 214/2011 sancisce l’illecito disciplinare sanzionabile per il professionista del servizio
sanitario nazionale senza crediti ECM, con sanzioni quali l’impossibilità della progressione di
carriera e multe pecuniarie > vengono istituiti organi deputati al controllo e all’applicazione delle
sanzioni. Tra gli organi coinvolti nel sistema ECM troviamo il Ministero della Salute, gli Ordini
professionali e le Società scientifiche.
Ruolo ordini professionali – Gli ordini professionali e le relative Federazioni rivestono un ruolo
centrale nella certificazione della formazione svolta. Dal 2014 sono gli enti di controllo e del
rilascio delle dovute certificazioni ai propri iscritti con le dovute segnalazioni e/o applicazioni di
sanzioni laddove previste per il sanitario non in regola con i dovuti crediti ECM.
Funzioni – Gli ordini professionali sono enti di diritto pubblico che hanno la funzione di:
tutelare i cittadini riguardo a prestazioni professionale che, essendo di tipo intellettuale, non
sono sempre valutabili secondo standard normativi rigorosi;
garantire la qualità delle prestazioni erogate e la congruità degli onorari applicati.
Organi dell’ordine – L’ordinamento delle professioni sanitarie individua quali organi dell’Ordine
provinciale:
l’assemblea degli iscritti all’Albo;
il Consiglio direttivo;
gli organi individuali (presidente, vice presidente, segretario, tesoriere);
il Collegio dei revisori.
Assemblea – L’assemblea è costituita da tutti gli iscritti agli Albi tenuti dall’Ordine e ha funzione
di eleggere ogni 3 anni i componenti del Consiglio direttivo e del Collegio dei revisori: si riunisce
una volta l’anno per l’approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo.
12
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
interporsi nelle controversie tra sanitario e sanitario, o tra sanitario e persona o Ente a favore dei
quali il sanitario abbia prestato la propria opera professionale, procurando la conciliazione delle
vertenze o dando il suo parere;
compilare e tenere l’albo degli iscritti all’Ordine e pubblicarlo all’inizio di ogni anno;
vigilare sulla conservazione del decoro e dell’indipendenza dell’Ordine.
Segretario – Il segretario è responsabile del regolare andamento dell’ufficio, che è diretto dal
presidente. È il responsabile del trattamento dei dati personali relativi agli iscritti all’albo e si
occupa di curare i verbali delle adunanze dell’assemblea e del Consiglio.
Tesoriere – Il tesoriere ha la custodia e la responsabilità della cassa e degli altri valori di proprietà
dell’Ordine. Provvede alla riscossione delle entrate e del pagamento dei mandati di spesa nei limiti
degli stanziamenti del bilancio approvato dall’assemblea.
Collegio dei revisori – Il Collegio dei revisori è l’organo preposto alla vigilanza sulla gestione
contabile dell’Ordine. È composto da 3 membri effettivi e di un supplente, eletti dall’assemblea tra
gli iscritti nell’Albo non facenti parti del Consiglio direttivo. Dura in carica 3 anni e al suo interno
anch’esso elegge un presidente con il compito di coordinarne l’attività.
13
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Si tratta di un percorso che è durato 12 anni, iniziato con la legge 43/2006 (“Delega al Governo per
l’istituzione degli ordini ed albi professionali”) e terminato con la legge 3/2018 o legge Lorenzin
(“Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il
riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute”).
Da collegio ad ordine – Il nuovo ordine si differenzia dal collegio per tre motivi principali.
1. Esso è innanzitutto un ente sussidiario dello stato e non più ausiliario: l’ordine quindi si
occuperà direttamente di alcune funzioni per conto dello Stato e non solo a supporto di
quest’ultimo.
2. Altra importante differenza riguarda l’architettura istituzionale. Infatti, il passaggio da un
Collegio con un albo (dei TSRM) ad un Ordine unico contenente ben 19 albi non è una
trasformazione da poco. Proprio in ragione di questo elevato numero di albi è stata identificata
una nuova figura di rappresentanza istituzionale della professione: la commissione d’albo.
È tramite questo soggetto di rappresentanza che le professioni tutelano la loro identità e il loro
percorso istituzionale. Il consiglio direttivo mantiene invece la rappresentanza istituzionale
dell’ente, con funzioni prevalentemente gestionali.
3. Infine, le relazioni interne all’istituzione passano da intra-professionali (tra TSRM) a
inter-professionali (tra i diversi professionisti sanitari).
Obbligo di iscrizione – A tutela dei professionisti regolarmente iscritti e soprattutto degli utenti che
si sottopongono a qualsiasi trattamento sanitario per mezzo della professionalità degli operatori è
giusto ricordare la recente nota emanata dal Ministero della Salute che stabilisce che: “Tutti i
professionisti regolarmente abilitati che intendano esercitare una professione sanitaria in qualunque
forma giuridica, hanno l’obbligo di iscriversi da subito all’albo professionale di riferimento”.
Il rischio per chi svolge attività professionale senza essere iscritto è quello d’incorrere nel reato di
esercizio abusivo della professione per cui proprio la Legge Lorenzin ha inasprito pene e sanzioni.
14
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Il rischio sanitario è sempre conseguente ad altri rischi o calamità, tanto da esser definito come un
rischio di secondo grado > emerge ogni volta che si creano situazioni critiche che possono incidere
sulla salute umana. Difficilmente prevedibile, può essere mitigato se preceduto, durante il periodo
ordinario, da una fase di preparazione e di pianificazione della risposta dei soccorsi sanitari in
emergenza (es. epidemia Coronavirus).
Risk management significa letteralmente “gestione del rischio” e può essere definito come un
insieme di metodi, strategie e strumenti che consentono di identificare, valutare e ridurre il rischio.
Gli obiettivi del Risk management sono:
migliorare gli outcome > aumentare la sicurezza del paziente e delle strutture;
15
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Risk Management: Attività – Un’attività di Risk management efficace si sviluppa in più fasi:
conoscenza e analisi dell’errore;
individuazione e correzione delle cause di errore;
analisi di processo;
monitoraggio delle misure messe in atto per la prevenzione dell’errore;
implementazione e sostegno attivo delle soluzioni proposte.
Incident reporting – Si tratta di una modalità standardizzata delle segnalazioni spontanee da parte
degli operatori sanitari di eventi significativi per la sicurezza dei pazienti.
16
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Lo scopo è disporre di informazioni sulla natura degli eventi e sulle relative cause per poter
apprendere e intervenire con le appropriate misure preventive e per diffondere le conoscenze e
favorire la ricerca specifica nelle aree a maggior criticità.
Eventi da segnalare
Near misses > quasi incidente
No harm event > evento espressione
di possibile errore ma che non ha
comportato danni al paziente
Eventi avversi > evento inaspettato
che comporta un danno per il
paziente, non intenzionale
Evento sentinella
17
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
In quale fase del processo di laboratorio si possono verificare gli errori? Tutte le fasi descritte
del processo della Medicina di Laboratorio sono soggette a potenziali cause di errore che possono
influire in maniera negativa sia sul dato che sulla salute del paziente.
In generale, possiamo distinguere 3 tipologie di errori:
1. errori di laboratorio causati da problemi organizzativi al di fuori del laboratorio;
2. errori esclusivamente all’interno del laboratorio;
3. errori all’interfaccia Laboratorio/Clinico.
18
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
19
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
In circa il 30% dei casi, l’errore di laboratorio determina comunque effetti indesiderati o negativi
per l’outcome, in quanto determina il ricorso a ulteriori esami, non solo di laboratorio, ma anche
esami più costosi e invasivi con conseguenti effetti negativi dal punto di vista psicologico per il
paziente e aumento ingiustificato dei costi per il sistema.
Pensiero basato sul rischio – Il Risk based Thinking assicura l’identificazione e il controllo del
rischio nei sistemi e nei processi. ISO 9001:2015 prevede un nuovo modello di approccio sistemico
al rischio nella progettazione e applicazione del SGQ nelle organizzazioni sanitarie: questa ISO è
caratterizzata dall’introduzione di un approccio sistematico al tema del rischio.
Questa nuova versione dello standard è, infatti, la prima a parlare di rischi in maniera esplicita,
stabilendo specifici requisiti ai quali adempiere in fase di pianificazione, applicazione,
mantenimento e miglioramento continuo del Sistema Qualità.
Step 1: Analisi del Contesto – Viene valutato il contesto interno ed esterno della propria
organizzazione, tenendo conto delle aspettative degli utenti. Vengono definiti tutti gli elementi che
intervengono nel processo di Laboratorio e che in qualche modo possono influenzare
significativamente il Sistema di Gestione della Qualità.
Step 2: Valutazione del Rischio – Si tratta del processo complessivo di identificazione, analisi,
ponderazione del rischio e trattamento. Successivamente vanno identificate le fonti di rischio, le
aree di impatto, gli eventi, le cause e le loro potenziali conseguenze.
Risultato – Il risultato dell’analisi porta ad individuare i processi con più criticità. Nell’ambito dei
Laboratori di Patologia Clinica si vanno a valutare tutte e 3 le fasi. Quasi sempre, tenendo conto
dell’aspettativa/esigenza dell’utenza, si evidenzia che la fase preanalitica presenta le maggiori
criticità. Viene compilata una tabella dove si analizza in dettaglio tutta la fase preanalitica tenendo
conto degli eventi associati e delle cause scatenanti il rischio di avere: reclami, contestazioni ed
eventuali risarcimenti.
Tra le azioni di miglioramento che si possono intraprendere troviamo:
la formazione continua del persona amministrativo/infermieristico nelle fasi di accettazione e/o
prelievo;
diffusione di documenti sul sito aziendale;
audit in funzione dei reclami pervenuti con il personale del Reparto coinvolto;
materiale del corso (slide, relazioni) consultabile da tutti gli operatori sul sito aziendale.
20
Organizzazione e Regolamentazione della Professione e Risk Management
Identifica, previene, affronta gli eventi critici relativi ai rischi di varia natura derivanti dalle
attività delle varie aree.
Fornisce il suo contributo per la prevenzione dell’errore che può causare danno al paziente.
Identifica, previene e affronta gli eventi critici relativi ai rischi di varia natura e tipologia
connessi con l’attività nelle diverse aree del laboratorio.
Attua e controlla direttamente tutte le fasi del processo preanalitico, analitico e post-analitico.
Garantisce la tracciabilità dei processi gestendo in modo appropriato la documentazione di
lavoro informatica e cartacea.
21