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Le GCA hanno un'elevata incidenza a livello sanitario e sociale; spess ne sono colpiti i giovani e gli adulti in
piena età scolastica o lavorativa.
I pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite presentano un ampio spettro di disturbi di varia entità e tipologia,
che possono coinvolgere il sistema motorio o quello cognitivo, e manifestarsi sotto forma di:
- deficit del linguaggio,
- alterazioni sensoriali o della percezione,
- deficit attentivi e mnemonici,
- numerose alterazioni della visione, causando deficit estendibili fino alla perdita
della funzione visiva o a severe lesioni strutturali.
Il percorso clinico del paziente con GCA è articolato e protratto nel tempo con fasi
molto diverse, che vanno dal ricovero in struttura pei acuti all'esordio del danno,
al successivo passaggio dopo stabilizzazione delle funzioni vitali in strutture
riabilitative, inizialmente di tipo intensivo ad alta specializzazione e poi di tipo
estensivo, con l'obiettivo di raggiungere massimo livello di autonomia possibile in
funzione delle menomazioni presenti.
Anche dopo la dimissione ospedaliera, generalmente il paziente necessita di
proseguire la presa in carico riabilitativa in relazione alle menomazioni e alle
disabilitò persistenti per consentire, quando possibile, il reinserimento familiare,
sociale, scolastico e lavorativo.
Numerosi studi in letteratura evidenziano come le problematiche oftalmologiche e ortottiche abbiano
un'elevata prevalenza nei pazienti con GCA e che esse siano state fortemente sottostimate, in quanto il
paziente cerebroleso ha difficoltà nel
✓ descrivere i propri problemi,
✓ esserne consapevole o
✓ garantire sufficiente collaborazione per poter eseguire una adeguata valutazione.
È necessaria, da parte dei clinici del team multiprofessionole, maggiore attenzione a tali disturbi visivi, spesso
segnalati e affrontati in ritardo, pur trattandosi di una sfera funzionale importante per il paziente, che si
interfaccia a tutte le altre funzioni soggette a trattamento riabilitativo (motori& logopediche,
occupazionali...), condizionandole. È pertanto auspicabile la presenza e l'integrazione di figure dedicate
(oftalmologo e ortottista) e di specifiche competenze all'interno del team riabilitativo.
Dopo il ricovero in ospedale, e successivamente ad una adeguata stabilizzazione delle funzioni vitali, può
iniziare la presa in carico. Distinguiamo diverse fasi:
• FASE DELLE ACUZIE è la prima fase: l'intervento riabilitativo avviene nella Rianimazione Generale, in Terapia
Sub-Intensiva, nel reparto di Neurologia, di Cardiochirurgia, di Neurochirurgia.
• FASE RIABILITATIVA è la seconda fase: raggiunta la stabilità clinica, il paziente viene trasferito nel reparto
di Medicina Riabilitativa in regime intensivo, dopo prosegue la riabilitazione.
• FASE DELLA CRONICITA' è la terza fase: il paziente viene dimesso dall'Ospedale e può rientrare a domicilio
oppure in altre strutture riabilitative/assistenziali.
La presa in carico del paziente con GCA inizia con una valutazione in una fase iniziale, quando il paziente non
è ancora cosciente o compaiono i primi segni di contatto con l'ambiente, che ha lo scopo di facilitare la
STABILIZZAZIONE CLINICA e di favorire il contatto con l'ambiente esterno.
Successivamente, con lo stabilizzarsi del quadro clinico, l'équipe riabilitativa formula un giudizio sulla
performance del paziente, su quali risorse possiede, sulle modalità del loro utilizzo e su quale potrebbe essere
"l'area di sviluppo potenziale", così da rendere il paziente un partecipante attivo del proprio recupero.
L'equipe riabilitativa analizza ed interpreta costantemente le informazioni derivanti dalla valutazione, dal
trattamento e dal loro effetto sul paziente.
Questo "ragionamento circolare" prende il nome di CLINICAL REASONING (ragionamento clinico).
È il processo attraverso il quale un terapeuta interagisce con un paziente, raccogliendo informazioni,
generando e testando ipotesi e determinando la diagnosi e il trattamento ottimali, in base alle informazioni
ottenute.
Il terapeuta interagisce con il paziente e le altre persone coinvolte nella cura del paziente (famiglia, altri
operatori sanitari) e guida il paziente nella ricerca di obiettivi significativi e strategie di gestione della salute.
Tutte le decisioni e le azioni devono essere prese in linea con l'etica professionale e le aspettative della
comunità.
Una persona affetta da GCA necessita di un ricovero ospedaliero per eseguire dei trattamenti rianimatori o
neurochirurgici di durata variabile e questo avviene nella fase acuta.
Nonostante in fase acuta il paziente abbia delle posture obbligate, date dalla presenza di presidi medici
(flebo, cvc) o per la conseguenza di un intervento di neurochirurgia, quando possibile, è importante iniziare
a toccarlo, mobilizzarlo, posturarlo, al fine di sfruttare il canale sensoriale per dare afferenze positive al SNC.
Se possibile, effettuare precoce identificazione del problema visivo.
Nella fase post-acuta possono essere necessari degli interventi medico-riabilitativi di tipo intensivo da
effettuare in regime di ricovero ospedaliero. Per favorire l'integrazione somato-sensoriale e la
rappresentazione corticale di "un corpo unico", in ambito fisioterapico si utilizzano le POSTURE ed i SET
POSTURALI.
La POSTURA può essere definita come "la posizione del corpo o di una parte di esso in relazione allo spazio
e/o ad altre parti del corpo".
I SET POSTURALI descrivono l'interrelazione fra i segmenti del corpo in un dato momento. Devono essere
adattati ai problemi specifici del paziente per favorire la riuscita e la motivazione.
Possiamo identificare vari set posturali: la POSIZIONE SUPINA, il DECUBITO LATERALE, la POSIZIONE SEDUTA,
la STAZIONE ERETTA.
Stare seduto permette di svolgere molte attività manipolative e di esplorazione dello spazio. La versatilità di
questa posizione sta nel fatto che può essere adattata in base alla fase del recupero in cui si trova il paziente:
da una posizione più avvolgente tipica della fase acuta ad una che richiede Più controllo motorio tipica della
fase sub acuta e degli esiti.
Esistono molti modi di stare in piedi: con i piedi paralleli, nell'atto di compiere un passo, mentre si effettua
un'attività con gli arti superiori (manipolazione). Tutti questi cpmbiamenti permettono degli adattamenti
neuromuscolari che stimolano urta integrazione percettiva e motivano il paziente ad una maggiore
esplorazione attiva, anche visiva, dello spazio.
La valutazione globale consente in questa fase di stabilire obiettivi a breve e lungo termine, che vengono
condivisi tra i terapisti, la famiglia del paziente ed i caregiver (assistenti, insegnanti, ecc).
In sintesi, la riabilitazione si pone come obiettivi:
• il recupero e/o la promozione dello sviluppo di una competenza non comparsa, rallentata o persa per
ragioni patologiche;
• la possibilità di trovare formule alternative e/o facilitanti.
Porre in questa fase le basi del trattamento riabilitativo, attraverso l'esecuzione di esami strumentali
diagnostici (CV, Schermo di Hess, ecc), visita neuroftalmologica e stabilizzazione del residuo.
Infine nella fase degli esiti si rendono necessari degli interventi di carattere sanitario e sociale a lungo
termine, volti ad affrontare le varie menomazioni che permangono dopo la fase di ospedalizzazione, al fine
di un reinserimento familiare, sociale, scolastico e lavorativo.
È la fase del trattamento riabilitativo individuale ed integrato.
Il progetto di intervento riabilitativo, in fase degli esiti, non può prescindere dalla valutazione neuro-cognitiva
e neuro-motoria.
Il paziente viene osservato e valutato o livello neuro-psicologico, logopedico, neuro-motorio,
neuroftalmologico e ortottico.
L'insieme di queste valutazioni diviene un punto di riferimento nella creazione di un progetto riabilitativo, in
quanto, le possibili problematiche riguardanti il sistema visivo causate da lesioni encefaliche (perdita del CV
periferico/centrale, diplopia, alterazioni dello motilità oculare, deficit attentivi, cecità corticale...) sono
condizioni che risultano essere degli ostacoli per l'esecuzione di attività quotidiane e" per la realizzazione, da
parte del paziente, di richieste e istruzioni ricevute dalle diverse figure riabilitative, per lo svolgimento di test
ed esercizi presenti all'interno del piano terapeutico e riabilitativo.
Lo scopo principale di un programma di trattamento è di mettere in grado il paziente di IMPARARE in maniera
ottimale.
Anche in una fase degli esiti, quando il paziente è rientrato al domicilio ed ha ripreso la vita di tutti i giorni
compatibilmente con le abilitò motorie acquisite, il SNC continua ad imparare attraverso l'azione.
L'organismo necessita di agire e passare attraverso l'esperienza di un'attività affinché vengano fissati schemi
durevoli a livello cerebrale: l'APPRENDIMENTO DEVE ESSERE ATTIVO.
Soprattutto in questa fase la proposta deve essere orientata ad uno scopo che venga identificato dal paziente
come funzionale per la vita di tutti i giorni.
Il soggetto dive ritrovare l'INTENZIONALITA' MOTORIA: il movimento si verifica perché il paziente ha
intenzione di compierlo.
I danni oftalmologici da accidenti cerebrovascolari, transitori o persistenti. si possono riassumere in 3 gruppi:
COMPROMISSIONE DEI MOVIMENTI OCULARI: • diplopia • alterazioni della motilità oculare estrinseca ed
intrinseco • disturbi della percezione visiva • nistagmo
LESIONI DELLE VIE OTTICHE: • deficit dell'acuità visiva (amaurosi fugace, cecità binoculare transitoria, cecità
permanente) • alterazioni campimetriche (emianopsie, quadrantopsie, ecc) • negligenza spaziale unilaterale
DANNI DELLE STRUTTURE DEL GLOBO OCULARE: • sofferenza dell'orbita • alterazioni del fundus acuii •
riduzione della sensibilità al contrasto • alterazione della visione dei colori
I pazienti affetti da GCA necessitano di un'attenta valutazione neuroftalmologica, poiché spesso viene
valutata solo la salute fisiologica dell'occhio, mentre grazie all'ausilio dello studio della motilità oculare,
eseguito dall'ortottista, è possibile esaminare la compromissione della motilità oculare e su questa impostare
un setting riabilitativo atto ad ottenere un miglioramento globale.
Nel caso in cui invece si sospettasse di possibili lesioni delle vie ottiche è fondamentale eseguire il Campo
Visivo o manuale o computerizzato, in base alle disponibilità e al livello di compliance del paziente, al fine di
valutare possibili alterazioni campimetriche, come le emianopsie e le quadrantopsie, accompagnate da una
riduzione dell'acuità visiva.
Trattamento e riabilitazione ortottica
La corretta valutazione del paziente nella globalità delle sue difficoltà rappresenta il punto di partenza per
poter procedere ad un intervento riabilitativo specifico, che terrà conto degli aspetti clinici come di quelli
familiari e ambientali.
Un efficace intervento riabilitativo dovrebbe essere condotto da un'équipe multidisciplinare, all'interno della
quale l'Ortottista possa proporre un progetto riabilitativo finalizzato alla conservazione e all'ottimizzazione
delle potenzialità visive residue mediante l'uso delle seguenti metodiche.
• Dispositivi prismatici
Vengono utilizzati per eliminare la diplopia. Ridurre o eliminare la PAC. Ridurre o annullare le scosse
nistagmiche. Espandere il campo visivo residuo.
Sono utili nel trattamento delle paralisi muscolari e fondamentali nella tecnica dell'adattamento prismatico.
Quest'ultima metodica, efficace per la riabilitazione delle capacità visuo-spaziali e di altre componenti della
sindrome da neglect, induce uno spostamento verso destra del campo visivo di circa 10°, che ha come effetto
(post adattamento) un orientamento visuo-motorio verso sinistra anche alla rimozione dei prismi. In
presenza di emianopsia, invece, la correzione prismatica standard prevede l'applicazione bilaterale di prismi
con l'apice diretto verso il lato sano, in modo da ottenere lo spostamento delle immagini dell'emi-campo
cieco quando si guarda attraverso il prisma (riposizionamento).
• Bendaggio binoculare
Uno studio recente (M. Gandolfi et al. 2008) ha dimostrato come un trattamento precoce mediante
l'applicazione di un bendaggio occlusivo binoculare, possa migliorare le capacità di esplorazione spaziale in
pazienti affetti da negligenza spaziale unilaterale (NSU) in esiti di ictus.
Il trattamento consiste nell'utilizzo di un paio di occhiali a gradazione neutra, e i due emicampi visivi di destra
oscurati mediante l'applicazione di un bendaggio occlusivo 8 ore al giorno, per 14 giorni consecutivi. • Vision
Restoration Therapy
è un training neurovisivo non invasivo che consiste nella stimolazione di aree visive corticali residue con
compiti di discriminazione di stimoli dinamici, per indurre plasticità neuronale in queste aree. Diversi studi
dimostrano l'efficacia di questa terapia nelle emianopsie con un miglioramento della velocità di percezione
degli stimoli (punti, linee in movimento, grating patterns, colori o espressioni facciali) nell'emicampo
deficitario.
• Training oculomotorio
include attività, diversificate e strutturate su livelli crescenti di difficoltà, che migliorano la scansione del
campo visivo cieco in pazienti con emianopsia omonima, le capacità generali di attenzione visiva, aumentano
il numero e l'ampiezza delle saccadi nell'emicampo danneggiato e che sviluppano un percorso di movimenti
oculari più organizzato. Inoltre, sono impiegate strategie per correggere specifici deficit di movimento, come
il miglioramento della lettura (mediante testo statico o in movimento) e delle abilità di ricerca visiva.
• Tossina botulinica
agisce indebolendo i muscoli e può essere utilizzata in attesa di eventuali decisioni terapeutiche chirurgiche
nel nistagmo e nelle paralisi oculomotorie.
• Trattamento chirurgico
viene utilizzato per correggere la deviazione, ripristinare la visione binoculare, ridurre una PAC o per
espandere o centrare un campo di visione binoculare. Nelle paralisi acquisite, si agisce chirurgicamente solo
dopo che la lesione (documentata dal test di Hess-Lancaster e dai valori della deviazione al cover test), sia
ben stabilizzata, generalmente non primo dei 6 mesi dall'esordio. Se si osserva un'evoluzione, anche tardiva
verso la risoluzione spontanea è opportuno procrastinare ulteriormente l'intervento.
• Altre tecniche riabilitative: stimolazione calorica vestibolare, stimolazione elettrica transcutonea,
vibrazione dei muscoli del collo, ecc. e interventi farmacologici non menzionati in questo elaborato.
• Ausili ottici: in tutte quelle situazioni in cui, nonostante i vari approcci terapeutico-riabilitativi, il risultato
visivo non consenta al paziente di svolgere le normali attività quotidiane.
Esempio di Progetto di intervento integrato in paziente con GCA in fase post-acuta
OBIETTIVI ATIVITA'
Conclusioni
La perdita o la riduzione della capacità visiva, in età adulta come in quella senile, produce delle limitazioni
che vanno a toccare tutte le sfere della vita. Possono essere, infatti, compromesse le normali attività
quotidiane, le occupazioni di svago e tempo libero, l'attività lavorativa, la capacità di movimento e le relazioni
sociali.
Una mancata diagnosi o un ritardo nell'identificazione dei disturbi visivi può compromettere seriamente la
qualità della vita del paziente, generando frustrazione e depressione, interferendo negativamente sul
successo del programma riabilitativo e, di conseguenza, condizionare la prognosi.
Per questo è fondamentale intraprendere un trattamento riabilitativo precoce ed intensivo volto a stimolare
i processi di plasticità cerebrale. ovvero la tendenza delle parti non lesionate del cervello a partecipare al
ripristino delle aree danneggiate o delle loro funzioni.
Lo maggior porte dei pazienti ottiene un discreto ripristino delle performance dopo 60 giorni, altri entro 6-
12 mesi; dopodiché il raggiungimento di un miglioramento funzionale diventa sempre più arduo, fino anche
a diventare impossibile.
Dal momento che una guarigione spontanea non sempre si verifica, i metodi di riduzione dei disturbi visivi
giocano un ruolo fondamentale nella riabilitazione del paziente colpito da patologie cerebrovascolari.
Le diverse metodiche possono aiutare a rafforzare l'autonomia del paziente, con riverbero significativo sulla
qualità della vita dello stesso e ad implementare gli altri trattamenti riabilitativi (fisioterapia, logopedia,
terapia occupazionale, ecc.) che impegnano la vista.
Negli ultimi decenni la figura dell'ortottista ha assunto progressivamente maggiore importanza nel campo
della riabilitazione. Il trattamento dei disturbi sensoriali e motori della visione può comportare significativi
miglioramenti nella vita del paziente con disabilità.
Un'attenta valutazione ortottica e neuroftalmologica può mettere in luce la presenza di alterazioni visive
(come quelle descritte in precedenza) e porre le basi per un intervento riabilitativo atto a recuperare nella
massima misuro possibile le funzioni danneggiate dal trauma.
Quindi aiuta a raggiungere un significativo miglioramento e una maggiore padronanza della capacità di
controllo dei movimenti oculari e delle capacità fusive e di vergenza, riducendo compromissioni della vita
quotidiana della persona con disabilità, come difficoltà nella lettura, nella percezione dei rapporti spaziali,
alterazioni di pastura ed equilibrio.
Le tecniche e le procedure che verranno utilizzate dovranno essere personalizzate per ogni paziente. Sarà
compito dell'esaminatore sperimentare nuovi test e nuove metodiche, rifacendosi eventualmente alla
propria creatività ed esperienza professionale, per potersi adattare ad ogni bisogno o necessitò richiesta dal
singolo paziente.
Lo scopo della riabilitazione ortottica è quello di inserirsi all'interno di una valutazione multidisciplinare.
Si rende necessaria la cooperazione con le altre figure riabilitative (quali i neuropsicologi, i logopedisti e i
fisioterapisti) e l'integrazione con ognuno di loro, in modo da favorire il paziente in tutti gli aspetti della sua
vita quotidiana.
L'ortottista può quindi dare il suo benefico contributo nel rendere più facilmente vivibile una condizione
traumatico, cosicché il paziente possa disporre di tutte le risorse per poter affrontare nel miglior modo
possibile il suo ritorno alla vita.