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endoscopi
Aggiornato al 20 settembre 2014
Quali sono le caratteristiche generali degli endoscopi e quale il ruolo dellinfermiere
nellassistenza al paziente durante lendoscopia?...........................................................................................2
Quali sono le misure da adottare per la sicurezza?.........................................................................................5
Qual il rischio infettivo legato alle procedure endoscopiche e quali sono le misure
preventive?......................................................................................................................................................................8
Quali sono le principali caratteristiche della fase pre trattamento e di detersione? ........................11
Quali sono le principali caratteristiche della disinfezione/sterilizzazione? .........................................13
Quali sono le principali caratteristiche della fase di asciugatura e stoccaggio? ................................16
1.
Punti chiave
Definizione
Struttura generale degli endoscopi
Ruolo dellinfermiere
In sintesi
In base al Dlgs del 24 febbraio 1997, n. 46 gli endoscopi sono classificati come
dispositivi medici. Gli endoscopi consentono di visualizzare strutture anatomiche
interne; la trasmissione dellimmagine avviene attraverso una struttura rigida o
flessibile. Le componenti principali degli strumenti sono una unit di controllo, un
tubo di inserzione che collega lo strumento alla fonte di luce e un sistema ottico.
Prima dellesecuzione dellesame linfermiere deve preoccuparsi di fornire tutte le
indicazioni per la preparazione allesame e deve verificare che sia tutto chiaro al
paziente. Inoltre prima dellesame vanno controllate le attrezzature e i farmaci
necessari e va verificato che sia disponibile loccorrente per affrontare eventuali
urgenze.
Lendoscopia moderna nasce nel XIX secolo, grazie alla rivoluzione tecnologica che ha creato lopportunit di
sviluppare e migliorare in modo significativo le possibilit diagnostiche e chirurgiche derivanti dallutilizzo
degli endoscopi. Tale evoluzione ha coinvolto molte delle specialit mediche, alcune delle quali si sono
affermate proprio grazie alle possibilit offerte dai mezzi endoscopici, come per esempio
lotorinolaringoiatria.
Nel tempo si assistito a un incremento delle procedure endoscopiche interventistiche nella chirurgia
generale e in branche specialistiche della medicina (urologia e otorinolaringoiatria).
Dai dati riportati dallAssociazione Nazionale Operatori Tecniche Endoscopiche (ANOTE), si stima che in
Italia vengano eseguiti circa 1.300.000 interventi lanno, tra gastroscopie e colonscopie, sia diagnostiche sia
operative.1
In base al Dlgs del 24 febbraio 1997, n. 46 gli endoscopi sono classificati come dispositivi medici poich
rispondenti alle caratteristiche definite dal decreto stesso: ... strumento, apparecchiatura, apparecchio,
sostanza o altro prodotto usato da solo o in combinazione, destinato dal fabbricante a essere impiegato
nelluomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, trattamento di malattie o lesioni.... 2
Attraverso gli endoscopi si possono visualizzare strutture anatomiche interne; la trasmissione delle immagini
avviene attraverso una struttura rigida (utilizzata principalmente nelle citoscopie, atroscopie, laparoscopie) o
flessibile (fibroscopi e videoscopi).
Negli endoscopi tradizionali, come per esempio i fibroscopi, il sistema ottico, costituito dalloculare e da lenti,
posto sulla punta; negli endoscopi avanzati (videoscopi) la telecamera posta nellestremit distale dello
strumento e limmagine trasmessa a un videoprocessore. Entrambi gli strumenti sono dotati di fibre ottiche
che permettono lilluminazione. Nellimpugnatura sono presenti i comandi per lorientamento
dellendoscopio, per laspirazione, lirrigazione e linsufflazione.
Le componenti principali degli endoscopi sono una unit di controllo, un tubo di inserzione flessibile e un
cavo che collega lo strumento alla fonte di luce, al sistema aspirazione/irrigazione ed eventualmente al
processore di immagini.
Nel cavo flessibile presente il canale in cui si inseriscono gli strumenti quali pinze di biopsia, cannule
eccetera che consentono di attuare le procedure chirurgiche.
Lutilizzo degli endoscopi richiede unaccurata conoscenza della loro struttura, delle componenti e del
funzionamento.
-2-
toracoscopio
gastroscopio
coledocoscopio
colonscopio
ureteroscopio
isteroscopio
Lassistenza infermieristica a un paziente che deve essere sottoposto a procedure endoscopiche prevede la
collaborazione alla preparazione e allesecuzione dellesame.
Nella fase di preparazione importante verificare (a seconda dellesame endoscopico) che le indicazioni
relative alla dieta, allalimentazione, alleventuale sospensione della terapia siano state comprese
chiaramente. Una corretta ed efficace informazione consente di ridurre lansia, favorendo una maggiore
compliance da parte del paziente.4
Alla presa in carico del paziente, si devono verificare i dati anagrafici e la preparazione intestinale (se lesame
lo richiede).
Prima dellesame vanno controllate le attrezzature e i farmaci necessari e verificato che sia disponibile
loccorrente per affrontare eventuali urgenze.
Vista la possibile variabilit del materiale necessario, si deve fare riferimento a protocolli e procedure
specifiche del Servizio. Durante lesame, oltre a rilevare i parametri vitali, si deve rassicurare il paziente,
aiutarlo ad assumere la posizione pi idonea, somministrare eventuali farmaci, osservare i sintomi, fino alla
dimissione o al trasporto in reparto. Loperatore sociosanitario, sotto la supervisione dellinfermiere,
collabora ad alcune attivit assistenziali.
Il DLgs del 28/09/1990 prescrive che tutti i pazienti siano considerati una potenziale sorgente di infezione e
che tutti gli strumenti utilizzati vengano decontaminati e trattati. 5
Il comportamento degli operatori in endoscopia lelemento cruciale nella prevenzione delle infezioni
correlate allassistenza. Le principali misure preventive sono raccomandate nelle precauzioni standard da
adottare nei confronti di tutti i pazienti durante lassistenza. 6
Gli operatori dei servizi di endoscopia devono essere addestrati e formati per aderire alle misure di igiene
standard e presso i servizi di endoscopia dovrebbero essere applicati protocolli e procedure basati sulle prove
scientifiche disponibili.7
Linosservanza delle raccomandazioni non solo espone i pazienti a un rischio infettivo, ma potrebbe portare
anche a una errata diagnosi, a causa della presenza residua di materiale organico di un precedente paziente.
Gli utilizzatori degli endoscopi hanno la responsabilit di:
verificare che il dispositivo medico sia idoneo alluso che se ne intende fare e attenersi alle modalit di
impiego indicate (eventuale riutilizzo, numero di riutilizzi, modalit di trattamento e conservazione);
non riutilizzare dispositivi monouso;
documentare gli interventi manutentivi previsti;
-3-
Bibliografia
1. Associazione Nazionale Operatori Tecniche Endoscopiche (ANOTE) e Associazione Nazionale Infermieri
Gastroenterologia e Associati (ANIGEA). Linee guida pulizia e disinfezione in endoscopia 2011.
2. Direttiva 93/42/CEE del Consiglio del 14 giugno 1993 concernente i dispositivi medici.
3. Kutlutrkan S, Grgl, Fesci H, et al. The effects of providing pregastrointestinal endoscopy written educational
material on patients anxiety: a randomised controlled trial. International Journal of Nursing Studies 2010;47:
1066-73.
4. Felley C, Perneger TV, Goulet I, et al. Combined written and oral informationprior to gastrointestinal endoscopy
compared with oral information alone: a randomized trial. BMC Gastroenterology 2008;8:22.
5. DM 28/9/1990. Norme di protezione del contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie assistenziali pubbliche e
private https://bibliomed.bib.uniud.it/links/indice-link-utili/legislazione-sanitaria/aids/c_17_normativa_895_allegato.pdf
6. Centers for Desease Control and Prevention .Guideline for Isolation Precautions: Preventing Transmission of
Infectious Agents in Healthcare Settings 2007. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/isolation/Isolation2007.pdf
7. The Society for Healthcare Epidemiology of America and American Society of Gastrointestinal Endoscopy (SHEA)
Multisociety Guideline on Reprocessing Flexible GI Endoscopes: 2011. Gastrointestinal Endoscopy 2011;32:107585.
-4-
2.
Punti chiave
Requisiti strutturali
Sicurezza degli operatori
In sintesi
Una struttura per poter essere autorizzata a effettuare endoscopie deve avere: locali
dedicati, una ventilazione adeguata, spazi dedicati alle fasi di riprocessamento
separati dalle sale endoscopiche. Inoltre le sale di lavaggio devono rispondere ad
alcuni requisiti come per esempio avere due lavandini e potervi installare le lavadisinfettatrici. Una struttura deve anche garantire la sicurezza degli operatori. E
importante quindi avere una procedura chiara e condivisa che tuteli il paziente e
loperatore. Gli operatori inoltre devono indossare durante lesecuzione dellesame e
durante il riprocessamento i dispositivi di protezione individuale.
I requisiti strutturali necessari per ottenere lautorizzazione al funzionamento degli ambulatori di endoscopi
sono definiti dal DPR del 14 gennaio 1997, a seguito del quale ciascuna regione ha definito i propri standard .1
Le procedure endoscopiche si svolgono in diversi contesti per esempio sala operatoria o ambulatori. Tali
ambulatori devono avere:
locali dedicati;
ventilazione adeguata (sistema di ventilazione, cappe di aspirazione eccetera);
spazi per le diverse fasi di riprocessamento dellendoscopio;
occorrente per la disinfezione;
deposito degli endoscopi e degli accessori.
In generale i requisiti strutturali prevedono alcuni standard:
la sala di lavaggio e disinfezione dovrebbe essere dedicata e separata dalle sale endoscopiche;
i locali dedicati al lavaggio e alla disinfezione devono avere almeno due lavandini, in acciaio o in materiale
non poroso e va evitato lutilizzo promiscuo per materiale sporco e pulito;
la sala deve possedere i requisiti impiantistici per linstallazione di lava-disinfettatrici;
larea di stoccaggio del materiale processato dovrebbe essere situata in una zona pulita, in modo da
garantirne una corretta conservazione.
Il trasporto del materiale dovrebbe essere effettuato in appositi carrelli o vaschette attraverso percorsi
distinti per il materiale pulito e sporco.
E fondamentale identificare una separazione degli spazi dedicati alle varie fasi di trattamento, per evitare di
confondere strumenti puliti con quelli disinfettati. Questo pu accadere pi frequentemente di quanto si
creda, soprattutto quando non esistono sale dedicate al lavaggio/disinfezione e le superfici di appoggio siano
a uso promiscuo.
Gli errori pi frequenti sono:
limpiego della stessa soluzione di detergente e dello stesso spazzolino per il lavaggio dei canali di pi di
un endoscopio flessibile;
il risciacquo dopo la disinfezione nello stesso contenitore/lavello usato per lo strumento sporco;
la mancata sostituzione dei guanti;
lesecuzione del lavaggio e talvolta della disinfezione nelle stesse sale in cui si pratica lesame, perch non
esistono locali dedicati.
La presenza di procedure chiare e condivise fondamentale per superare molti dei vincoli e dei limiti
strutturali frequenti nelle strutture sanitarie.
Oltre agli aspetti strutturali, importante attenersi ai requisiti di corretta gestione delle attrezzature sanitarie
e aderire alle principali misure igieniche di base: igiene delle mani, pulizia e/o disinfezione delle superfici
ambientali, pulizia, disinfezione e sterilizzazione dei dispositivi medici e delle attrezzature.
Un altro aspetto rilevante la sicurezza degli operatori. Il Decreto legislativo 81/2008 indica lobbligatoriet
di indossare i dispositivi di protezione individuale (DPI) forniti dal datore di lavoro della struttura sanitaria,
e le sanzioni per le inosservanze. 2 Il DM 46/97 indica la marcatura dei dispositivi medici utilizzati per il
paziente e il Dlgs 475/1992 richiede la marcatura dei dispositivi di protezione individuale. 3,4
-5-
I DPI (camici, protezione di vie respiratorie, occhi e guanti) dovrebbero essere disponibili e usati per
proteggere gli operatori da esposizione a prodotti chimici, sangue o altro materiale potenzialmente
contaminato.
Gli operatori dei servizi di endoscopia, alla luce del Dlgs 81/08, sono esposti a un potenziale rischio biologico,
chimico e talvolta associato alla movimentazione dei pazienti.
Il rischio biologico pu essere legato alla possibilit di contaminazione accidentale, attraverso linalazione di
microrganismi a trasmissione aerea (per esempio nelle broncoscopie) oppure al contatto, schizzi o aerosol
con materiale contaminato (vedi tabella 1) oppure durante il riprocessamento (vedi tabella 2).
Tabella 1. Principali procedure, rischi associati e dispositivi di protezione da adottare
Procedura
broncoscopia
colonscopia
altre
endoscopie
Rischio
biologico
trasmissione per:
via aerea
droplet
parenterale
da contatto
biologico
trasmissione da
contatto
biologico
trasmissione da
contatto
Rischio
biologico
chimico
Ligiene delle mani (con soluzione idroalcolica o sapone antisettico) una pratica semplice ma fortemente
raccomandata per la sua efficacia. Il rispetto delle precauzioni standard (utilizzo dei guanti, utilizzo di
mascherine, protezione degli occhi e del viso, utilizzo di camici) limita la diffusione di agenti infettivi e
previene lesposizione degli operatori al rischio biologico. Per la prevenzione della trasmissione di specifici
agenti infettivi pu essere necessario adottare altre precauzioni in base alle modalit di trasmissione (via
aerea, tramite droplet, per contatto).5-7
Il rischio chimico legato allutilizzo di prodotti detergenti e disinfettanti che hanno un pi o meno elevato
livello di pericolosit per gli operatori. Il Dlgs 25/2002 la normativa di riferimento per la valutazione dei
rischi qualora vengano impiegate sostanze chimiche. 8
In base alla sostanza utilizzata e alla sua pericolosit, si devono attuare misure di prevenzione e protezione
come:
sostituzione della sostanza disinfettante nociva con una meno pericolosa;
utilizzo di sistemi tecnologici a ciclo chiuso, per esempio lavadisinfettatrici che riducono al minimo il
contatto e la manipolazione della sostanza disinfettante da parte delloperatore e la contaminazione
ambientale;
-6-
utilizzo di sistemi di ventilazione e/o aspirazione, come cappe aspiranti localizzate sopra i punti di
emissione per ridurre linquinamento ambientale;
utilizzo di dispositivi di protezione individuale idonei.
Lespletamento delle procedure di pulizia e sanificazione delle superfici e dei locali previene la possibile
contaminazione ambientale. Le superfici ambientali non sono direttamente associate alla trasmissione delle
infezioni, ma possono divenire serbatoi di agenti patogeni (vedi tabella 2). Luso di modalit e prodotti idonei
(detergenti, disinfettanti, attrezzature di pulizia) nella sanificazione il presupposto indispensabile nella
gestione dei locali adibiti a endoscopie. Le soluzioni utilizzate per la pulizia e disinfezione vanno gestite
attentamente per evitarne la contaminazione. 9,10
Lutilizzo di ausili e la formazione del personale sulle modalit corrette di mobilizzazione del paziente
parzialmente o totalmente non collaborante durante il trasferimento per lesecuzione dellesame possono
essere validi strumenti di prevenzione del rischio legato alla movimentazione.
Bibliografia
1. DPR 14 gennaio 1997 G.U. 20 febbraio 1997 n. 42. Approvazione dellatto di indirizzo e coordinamento alle regioni
e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi
per lesercizio delle attivit sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private.
2. Decreto Legislativo 81 del 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dellarticolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
3. Decreto Legislativo n.46 del 24 febbraio 1997, emendato col D. lgs. 25.01.2010, n.37 - Recepimento Direttiva
2007/47/CE.
Attuazione
della
direttiva
93/42/CEE
concernenete
i
dispositivi
medici.
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_newsAree_933_listaFile_itemName_1_file.pdf
4. Decreto Legislativo n. 475 del 4 dicembre 1992, Requisiti dei dispositivi di protezione individuale
5. DM 28/9/1990. Norme di protezione del contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie assistenziali pubbliche
e
private.
http://bibliomed.bib.uniud.it/links/indice-link-utili/legislazione-sanitaria/aids/c_17_normativa_895_
allegato.pdf
6. Centers for Desease Control and Prevention .Guideline for Isolation Precautions: Preventing Transmission of
Infectious Agents in Healthcare Settings. 2007. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/isolation/Isolation2007.pdf
7. WHO Guidelines on hand hygiene in health care (advanced draft): a summary. 2006. http://www.ccmnetwork.it/documenti_Ccm/prg_area1/Inf_Oss/Lg_internaz/LG_Oms_05-06.pdf
8. Decreto Legislativo 2 febbraio 2002, n. 25 Attuazione della direttiva 98/24/CE sulla protezione della salute e della
sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro.
9. Centers for Disease Control and Prevention. Guidelines for environmental infection control in health-care facilities:
recommendations of CDC and the Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC). MMWR
2003; 52 http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/eic_in_hcf_03.pdf
10. Centers for Desease Control and Prevention .Guideline for Isolation Precautions: Preventing Transmission of
Infectious Agents in Healthcare Settings. 2007.
-7-
3.
Punti chiave
Rischio infettivo
Prevenzione del rischio infettivo
In sintesi
Lincidenza di infezioni associata alluso di endoscopi non allarmante, ma stato
descritto il rischio di contaminazione in seguito allutilizzo di endoscopi contaminati.
Il rischio pi alto in caso di soggetti immunodepressi. Per ridurre i rischi di
contaminazione necessario eseguire con attenzione le fasi di riprocessamento.
Dal 1996 gli stati membri dellUnione Europea hanno emanato circolari che prevedono la sospensione per 12
mesi dalla donazione di sangue dei soggetti sottoposti a procedure endoscopiche con biopsia mediante
lutilizzo di strumenti flessibili. 1 Sebbene lincidenza di infezioni correlate allutilizzo di endoscopi (1 su
1.800.000 procedure) non sia particolarmente allarmante, alcuni focolai epidemici sono stati correlati
allutilizzo di endoscopi contaminati.2
Il rischio aumenta per i soggetti fortemente immunodepressi, oncologici, portatori di valvole cardiache o con
sindrome da immunodeficienza, per il rischio di infezione associato alle procedure endoscopiche correlato
alla carica microbica, alla virulenza dei microrganismi, alla tipologia di procedura e alla sede in cui i
dispositivi vengono utilizzati.
La complessit della struttura e la fragilit dei materiali impiegati rende gli endoscopi flessibili
particolarmente difficili da trattare e pertanto la pulizia pu essere difficile.
Linfezione correlata a una prestazione endoscopica pu essere di origine endogena, dovuta alla flora del
paziente, oppure esogena, trasmessa attraverso le mani delloperatore, le attrezzature contaminate, un
serbatoio ambientale. In entrambi i casi le principali sorgenti di infezione sono i pazienti infetti o colonizzati
e il fallimento del riprocessamento di endoscopi o accessori. Alcune infezioni possono coinvolgere anche
loperatore sanitario, soprattutto nel trattamento degli strumenti.
Una revisione sistematica riporta che, in circa 30 anni di osservazioni, la prima causa di infezione stata
linadeguato trattamento della strumentazione; gli autori concludono sottolineando che la maggior parte
delle infezioni potevano essere evitate se ci fosse stata una stretta adesione a quanto raccomandato dalle
linee guida per la pulizia, disinfezione o durante lutilizzo delle macchine lava-disinfetta endoscopi. 3
Secondo una indagine svolta dallAgenzia Regionale di Sanit della Toscana, in collaborazione con il Centro
regionale per il rischio clinico per rendere pi sicuro il processo di decontaminazione importante
coinvolgere gli operatori sanitari e spiegare loro limportanza del riprocessamento. Dallindagine emerso
infatti che le fasi essenziali del riprocessamento vengono svolte, ma non tutti gli operatori sanitari hanno
chiara limportanza della procedura. Inoltre si osserva nei diversi operatori sanitari una differente percezione
del rischio: la procedura di decontaminazione rischia quindi di essere vulnerabile e fortemente correlata alle
variabili umane.4
La linea guida dellAmerican Society for Gastrointestinal Endoscopy sottolinea anche limportanza di una
procedura standardizzata per il riprocessamento degli endoscopi. 5
Le cause principali di contaminazione, responsabili di potenziali colonizzazioni o infezioni riguardano:
linadeguato riprocessamento degli strumenti e degli accessori, linappropriata scelta del disinfettante, la
scorrette modalit di trasporto e stoccaggio, eventuali difetti nella progettazione dellendoscopio o delle
macchine lavadisinfetta endoscopi e danni dellendoscopio. 6 In alcuni casi inoltre possibile una
contaminazione dellacqua di approvvigionamento dei servizi di endoscopia o dei bagni a ultrasuoni.
I patogeni coinvolti possono essere diversi e comprendono: batteri, virus, funghi e parassiti.
I principali microrganismi responsabili di infezioni o colonizzazioni sono: Salmonella spp, Pseudomonas
aeruginosa, Helicobacter pylori, soprattutto nelle infezioni associate a gastroscopia, Pseudomonas
aeruginosa e Serratia marcescens a seguito di broncoscopie. Inoltre sono state osservate infezioni da
Mycobacterium fortuitum, Clostridium difficile e Flavobacterium spp.7
I rari casi documentati di infezione virale, in particolare di epatite B e C, sono riconducibili a errori o
inosservanze nella fase di riprocessamento, infatti i virus dellepatite sono microrganismi molto sensibili ai
disinfettanti in uso.6
-8-
Definizione
critici
semicritici
non critici
Requisito richiesto
sterilit, se non fosse
effettivamente possibile
sterilizzare necessario
garantire una disinfezione ad
alto livello
sterilit o disinfezione ad alto
livello
Esempi
endoscopi rigidi: artroscopi,
laparoscopi, aghi e pinze da
biopsia
endoscopi flessibili:
gastroscopio, colonscopio,
enteroscopio, duodenoscopio,
broncoscopio, cistoscopio,
sonde transesofagee
Secondo la classificazione di Spaulding, gli endoscopi rigidi, cos come la strumentazione critica, devono
essere sterilizzati, previa decontaminazione e lavaggio (UNI EN 556-1:2002 ed UNI EN 556-2:2005).
-9-
Bibliografia
1. Raccomandazione del Consiglio dellUnione europea del 29 giugno 1998, sulla Idoneita dei donatori di sangue e di
plasma
e
la
verifica
delle
donazioni
di
sangue
nella
Comunita
europea
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_normativa_1576_allegato.pdf
2. The Society for Healthcare Epidemiology of America and American Society of Gastrointestinal Endoscopy (SHEA)
Multisociety Guideline on Reprocessing Flexible GI Endoscopes: 2011. Gastrointestinal Endoscopy 2011;32:107585
http://www.asge.org/uploadedFiles/Publications_and_Products/Practice_Guidelines/Multisociety%20guideline
%20on%20reprocessing%20flexible%20gastrointestinal.pdf
3. Schabrun S, Chipchase L. Healthcare equipment as a source of nosocomial infection: a systematic review.Journal of
Hospital Infection 2006;63:239-45
4. ARS Toscana. Il reprocessing in endoscopia digestiva: criticit e strumenti per la sicurezza del percorso. ARS
Toscana 2013.
5. American Society for Gastrointestinal Endoscopy. Guidelines for safety in the gastrointestinal endoscopy unit.
Gastrointestinal Endoscopy 2014;3:363-72.
6. Bisset L, Cossart YE, Selby W, et al. A prospective study of the efficacy of routine decontamination for
gastrointestinal endoscopes and the risk factors for failure.Am J Infect Control 2006;34:274-80.
http://www.bsg.org.uk/images/stories/docs/clinical/guidelines/endoscopy/decontamination_2008.pdf
7. Hong KH, Lim YJ. Recent Update of gastrointestinal endoscope reprocessing.Clin Endosc 2013;46:267-73.
8. Muscarella, Lawrence F. Evaluation of the Risk of Transmission of Bacterial Biofilms and Clostridium difficile During
Gastrointestinal
Endoscopy.Gastroenterology
Nursing:
January/February
2010;33:
28-35.
http://journals.lww.com/gastroenterologynursing/Abstract/2010/01000/ Evaluation_of_the_Risk_of_Transmission_
of.4.aspx
9. Centers for Desease Control and Prevention.Management of Multidrug-Resistant Organisms In Healthcare
Settings,2006 http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/MDRO/MDROGuideline2006.pdf
10. Naas T, Cuzon G, Babics A, Fortineau N, Boytchev I, Gayral F, et al. Endoscopy-associated transmission of
carbapenem-resistant Klebsiella pneumoniae producing KPC-2 -lactamase. J Antimicrob Chemother 2010:1-2
11. Health Protection Agency. Health Protection Report. Advice on Carbapenemase Producers: Recognition, infection
control and treatment 2011;5: 1-7.
12. Rutala WA, Weber DJ. Guideline for disinfection and sterilization of prioncontaminated medical instruments.
Infection Control and Hospital Epidemiology 2010;31:107-117.
- 10 -
Sitografia
www.mhra.gov.uk/Publications/Postersandleaflets/CON2022584
- 11 -
4.
Punti chiave
Pre trattamento
Detersione
Utilizzo di DPI
In sintesi
Il pre trattamento e il lavaggio devono sempre precedere la disinfezione o la
sterilizzazione. Il pre trattamento consiste nellasportare le macrocontaminazioni
esterne e interne dello strumento, aspirando nei canali interni un detergente,
preferibilmente enzimatico. In fase di lavaggio va effettuato il test di tenuta dello
strumento: se superato positivamente, loperatore pu procedere con la detersione
con detergente enzimatico a schiuma frenata. Loperatore deve indossare i
dispositivi di protezione individuale e rispettare la diluizione, i tempi di contatto e la
temperatura corretta per lutilizzo del detergente.
Con il riprocessamento, che comprende tutte le tappe necessarie, dal prelavaggio allo stoccaggio, per poter
riutilizzare un dispositivo, si garantisce la sicurezza per il rischio infettivo dellutente e delloperatore.
Nonostante la mole di dati sulla sicurezza del riprocessamento degli endoscopi, la preoccupazione sulla
potenziale trasmissione di patogeni durante unendoscopia ha sollevato interrogativi sui migliori metodi di
disinfezione e sterilizzazione. 1-6
Tutte le prove concordano nellaffermare che gli endoscopi rigidi e gli accessori sono dispositivi medici critici
che vanno sterilizzati, mentre quelli flessibili (endoscopi utilizzati nelle endoscopie digestive e i broncoscopi),
sono semicritici e possono essere riprocessati con una disinfezione ad alto livello. (vedi Tabella 3) Tutto il
materiale di pulizia e disinfezione usato (spazzole, scovolini, tubi flessibili eccetera) deve essere monouso o
trattato come lendoscopio.
La sterilizzazione degli endoscopi rigidi e degli accessori critici deve essere preceduta dalla decontaminazione
e dalla detersione. E importante sottolineare che detersione e decontaminazione devono essere condotte
utilizzando prodotti diversi in quanto i prodotti detergenti non sono efficaci nel decontaminare lo strumento
e daltro canto i disinfettanti non sono efficaci come detergenti. 7 Solitamente queste fasi sono effettuate dal
personale dei servizi di endoscopia, il materiale decontaminato viene poi inviato alla centrale di
sterilizzazione.
La sequenza delle fasi del riprocessamento, raccomandate e descritte dalle linee guida, sono:
prelavaggio;
verifica della tenuta dellendoscopio;
detersione;
disinfezione manuale o automatica o sterilizzazione;
risciacquo;
asciugatura;
stoccaggio.
Tali fasi devono essere eseguite fra un esame e il successivo e al termine della seduta di endoscopia. Nessuna
delle fasi elencate deve essere tralasciata o eseguita frettolosamente.
La presenza di materiale organico sulle superfici interne ed esterne degli strumenti interferisce con lefficacia
dei disinfettanti.1-6
La pulizia manuale allontana meccanicamente la maggior parte del materiale organico ed la premessa
indispensabile per la corretta disinfezione; va infatti effettuata anche se lendoscopio viene trattato con
macchine automatiche perch riduce drasticamente la concentrazione microbica sugli endoscopi e va
eseguita immediatamente dopo luso per impedire lessiccamento delle secrezioni. Il prelavaggio o pre
trattamento va eseguito nella sala dove si svolto lesame, immediatamente dopo lutilizzo dello strumento
e prima di eseguire detersione e disinfezione o sterilizzazione.
Il pre trattamento consiste nellasportare le macrocontaminazioni esterne e interne dello strumento,
aspirando nei canali interni un detergente preferibilmente enzimatico. Tutte le linee guida sono concordi nel
raccomandare luso di un detergente enzimatico o plurienzimatico. Sono sconsigliati i detergenti:
- 12 -
Bibliografia
1. Area Rischio Infettivo ARS Emilia Romagna. Reprocessing degli endoscopi. Indicazioni operative. Servizio Sanitario
Regionale
Emilia
Romagna.
Dossier
2006;
133:20-291
http://asr.regione.emiliaromagna.it/wcm/asr/collana_dossier/doss133.htm
2. Centers for Desease Control and Prevention. Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities,
2008. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/Disinfection_Nov_2008.pdf
3. British Society of Gastroenterology. Guidelines for Decontamination of Equipment for Gastrointestinal
Endoscopy.2008.
http://www.bsg.org.uk/images/stories/docs/clinical/guidelines/endoscopy/decontamination_2008.pdf
4. Associazione Nazionale Operatori Tecniche Endoscopiche (ANOTE) e Associazione Nazionale Infermieri
Gastroenterologia e Associati (ANIGEA). Linee guida pulizia e disinfezione in endoscopia. 2011
5. The Society for Healthcare Epidemiology of America and American Society of Gastrointestinal Endoscopy (SHEA)
Multisociety Guideline on Reprocessing Flexible GI Endoscopes: 2011. Gastrointestinal Endoscopy 2011;32:107585.
http://www.asge.org/uploadedFiles/Publications_and_Products/Practice_Guidelines/Multisociety%20guideline
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6. World Gastroenterology Organisation.World Endoscopy Organization.Global Guidelines. Endoscope disinfection-a
resource-sensitive approach. 2011 http://www.worldgastroenterology.org/assets/export/userfiles/endoscope_
disinfection.pdf
7. American Society for Gastrointestinal Endoscopy. Guidelines for safety in the gastrointestinal endoscopy unit.
Gastrointestinal Endoscopy 2014;3:363-72.
8. ARS Toscana. Il reprocessing in endoscopia digestiva: criticit e strumenti per la sicurezza del percorso. ARS
Toscana 2013.
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5.
Punti chiave
Disinfezione ad alto livello
Disinfettanti comunemente utilizzati
In sintesi
I principali metodi di sterilizzazione sono: il vapore, lossido di etilene, il gas
plasma, ma anche alcuni prodotti chimici (per esempio lacido peracetico), con
tempi di contatto prolungati, quando impiegati per distruggere tutti i microrganismi,
comprese le spore e i funghi. Poich gli endoscopi flessibili non tollerano
temperature superiori ai 60 e non possono essere posti in autoclave vanno
sterilizzati con sostanze chimiche o a freddo. Per la scelta del prodotto per la
disinfezione ad alto livello occorre attenersi alle indicazioni del produttore.
I principali metodi di sterilizzazione sono: il vapore, lossido di etilene, il gas plasma, ma anche alcuni
prodotti chimici (per esempio lacido peracetico), con tempi di contatto prolungati quando sono impiegati
per distruggere tutti i microrganismi, comprese le spore e i funghi.
Poich gli endoscopi flessibili non tollerano temperature superiori ai 60 e non possono essere posti in
autoclave vanno sterilizzati con sostanze chimiche o a freddo.
Nella disinfezione necessario considerare i fattori che possono influenzarne lefficacia:
presenza di materiale organico e inorganico;
detersione preliminare dello strumento;
tipo e livello di contaminazione microbica;
presenza di biofilm;
concentrazione e tempo di contatto del disinfettante;
temperatura della soluzione da utilizzare.
Per la scelta del prodotto per la disinfezione ad alto livello necessario attenersi alle indicazioni del
fabbricante dellendoscopio: il disinfettante deve essere compatibile con il dispositivo da trattare (vedi
Tabella 4).1-6 Inoltre occorre valutare alcuni fattori come il tempo richiesto per la disinfezione, il costo, la
corrosivit delle apparecchiature e la tossicit per il personale. 7 Prima dellutilizzo del disinfettante si deve
controllare, attraverso cartine indicatrici o strisce reattive, la concentrazione minima efficace (MEC minimal effective concentration; la pi bassa concentrazione della soluzione disinfettante che garantisce
unefficace disinfezione). Il controllo va fatto allinizio di ogni giornata lavorativa. Se la concentrazione
inferiore al MEC, la soluzione va eliminata. Il risultato del test deve essere documentato e archiviato. La MEC
va rilevata sia se la soluzione disinfettante impiegata in lava-disinfetta endoscopi sia con disinfezione
manuale/immersione.
Se da una parte importante che
Il disinfettante/sterilizzante deve rimanere a contatto con lintera superficie dello strumento e lo strumento
deve essere completamente immerso, compresi i lumi dei canali, per il tempo stabilito. Dopo la disinfezione
lendoscopio va risciacquato abbondantemente con acqua sterile o filtrata, ponendo particolare attenzione al
risciacquo dei canali interni per rimuovere tutti i residui di disinfettante. Il risciacquo va effettuato sia nella
parte esterna sia nella parte interna sia nelle valvole, poich residui di disinfettante potrebbero causare
irritazioni o danni alla cute e alle mucose degli operatori e degli utenti.
La disinfezione ad alto livello va condotta con apposite lava-disinfettatrici automatiche. A causa delle
molteplici criticit, per esempio mancanza di standardizzazione di alcune fasi del riprocessamento, rischio
chimico paziente/operatore, aumento del rischio di danno allo strumento per maggiore movimentazione, la
disinfezione manuale dovrebbe essere utilizzata esclusivamente in casi di emergenza.
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Caratteristiche
i disinfettanti a base di
glutaraldeide sono
disponibili come soluzioni
concentrate o prodotti pronti
alluso, utilizzabili sia per la
disinfezione manuale sia
automatica in lavadisinfettatrici
il tempo di contatto
necessario per eliminare i
microrganismi patogeni
rilevanti pu variare a
seconda della
concentrazione; dovrebbe
essere determinato in base
alla norma europea EN
Vantaggi
stabilit delle
preparazioni pronte
alluso
ottima compatibilit
con i materiali degli
strumenti
poco costosa7
Svantaggi
ortoftalaldeide
(OPA)
disponibile in
soluzione pronta
alluso con 0,55%
di sostanza attiva
acido peracetico
allo 0,35%
acido peracetico
allo 0,2% (solo in
sterilizzatrice
dedicata)
acido peracetico
al 5% + isazone o
adazone (anche
in macchine
automatiche)
stabilit delle
preparazioni pronte
alluso
ottima compatibilit
con gli strumenti
non emette gas o
esalazioni irritanti o
dannose
necessit di ulteriori
studi per determinarne
la capacit sporicida in
tempi brevi
rapida azione
disinfettante e minore
tossicit ambientale
rispetto alle aldeidi
non fissa le proteine
prodotto liquido
soluzione attivata a
rapida azione o pronta
alluso sporicida in 5
minuti, tubercolocida,
battericida, virucida e
fungicida in 10 minuti
a temperatura
ambiente
stabile la soluzione
fino a 12 giorni in
bacinelle coperte
in base al pH pu
irritare cute, occhi e
tratto respiratorio
forte odore di aceto
ventilazione
raccomandata
la compatibilit con i
materiali pu variare in
base a pH e
temperatura
irritante per contatto;
nocivo per inalazione e
per contatto con occhi e
cute
Anche al termine della disinfezione molto importante che il dispositivo sia risciacquato bene con acqua non
contaminata. Residui di glutaraldeide (o altri disinfettanti) possono provocare nei pazienti reazioni avverse
anche gravi, perch possono irritare o ustionare le mucose con le quali vengono a contatto.
Negli ultimi ventanni sono entrati in commercio numerosi sistemi automatici per lalta disinfezione o
sterilizzazione, che utilizzano acido peracetico (da solo o in associazione con altre sostanze come il perossido
di idrogeno, isonazone eccetera) glutaraldeide, ortoftalaldeide e permettono di standardizzare il processo.
Le apparecchiature automatiche devono essere compatibili con le varie tipologie di endoscopi e presentano
molteplici vantaggi: la standardizzazione di alcune delle fasi del riprocessamento, luso di sistemi di
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tracciabilit informatizzati, la riduzione del carico di lavoro per gli operatori e la diminuzione dei tempi di
contatto con gli agenti chimici. Le apparecchiature consentono il test di tenuta per tutta la durata del
trattamento e perci un controllo dei flussi del liquido di lavaggio e disinfezione nei singoli canali. I sistemi di
controllo dei cicli, con relativi allarmi, consentono di verificare la correttezza dellesecuzione dellintero ciclo
e di evidenziare danni strutturali dello strumento.
La norma UNI EN ISO 15883-4 del 2008, sugli apparecchi di lavaggio e disinfezione, definisce i requisiti
degli apparecchi destinati alla disinfezione chimica degli endoscopi termolabili e i metodi, gli strumenti e le
istruzioni necessarie per le prove che il fabbricante deve realizzare e le prove di qualificazione e di
prestazione da effettuare al momento dellinstallazione. 8 Nella stessa norma vengono descritte le modalit di
convalida della procedura; la convalida consente di dimostrare la riproducibilit del processo, pertanto un
indicatore di qualit della prestazione della macchina. La convalida va ripetuta periodicamente e dopo ogni
modifica importante del ciclo di trattamento o dopo importanti interventi di manutenzione. Le prove
coinvolgono gli endoscopi, il ciclo di lavaggio e disinfezione dellapparecchiatura e lacqua utilizzata.
Le apparecchiature automatiche devono essere dotate inoltre di un ciclo di autodisinfezione.
Anche nelle macchine automatiche ci possono essere carenze quali: impossibilit di controllo del carico
automatico di detergente e disinfettante, assenza di allarmi visivi e sonori che evidenzino linterruzione di
una fase del ciclo, utilizzo di adattatori non specifici per i diversi tipi di endoscopi da riprocessare.
Un elemento controverso nellutilizzo dei sistemi automatici la necessit di controlli microbiologici delle
apparecchiature. I controlli, anche se non indicati da tutte le linee guida, possono misurare in alcuni casi la
qualit del processo. Sarebbe auspicabile poter centralizzare queste attivit per renderle pi standardizzabili
e controllabili.
Le linee guida non danno raccomandazioni chiare sulla necessit di ripetere la disinfezione allinizio della
seduta giornaliera di endoscopia; la linea guida elaborata dellEmilia-Romagna non raccomanda di ripetere
la disinfezione a inizio seduta, a condizione che le fasi del riprocessamento, compreso lo stoccaggio e la
tracciabilit, siano state rispettate.
Non vi sono prove neanche sulla necessit di riprocessare endoscopi dopo 48-72 ore di stoccaggio: i lavori
pubblicati confermano che, se gli endoscopi sono correttamente trattati, non c ricrescita di microrganismi
patogeni anche a distanza di alcuni giorni. 9 Tuttavia la linea guida dellANOTE indica di riprocessare gli
strumenti non utilizzati per pi di 72 ore.
Se vengono eseguiti esami endoscopici a pazienti immunodepressi o con sospetta o accertata infezione
trasmissibile (per esempio HIV, HCV, TBC), va rispettata la procedura standard del riprocessamento. Anche
le superfici ambientali vanno pulite e disinfettate.
Bibliografia
1. Area Rischio Infettivo ARS Emilia Romagna. Reprocessing degli endoscopi. Indicazioni operative. Servizio Sanitario
Regionale
Emilia
Romagna.
Dossier
2006;
133:20-291
http://www.ccmnetwork.it/documenti_Ccm/prg_area1/Inf_Oss/LG_reg/ER_Reprocessing_endoscopi_06.pdf
2. Rutala W, Weber DJ, et al. Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities, Centers for Desease Control
and Prevention 2008. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/Disinfection_Nov_2008.pdf
3. British Society of Gastroenterology. Guidelines for Decontamination of Equipment for Gastrointestinal Endoscopy
2008. http://www.bsg.org.uk/images/stories/docs/clinical/guidelines/endoscopy/decontamination_2008.pdf
4. Associazione Nazionale Operatori Tecniche Endoscopiche (ANOTE) e Associazione Nazionale Infermieri
Gastroenterologia e Associati (ANIGEA). Linee guida pulizia e disinfezione in endoscopia 2011.
5. The Society for Healthcare Epidemiology of America and American Society of Gastrointestinal Endoscopy (SHEA).
Multisociety Guideline on Reprocessing Flexible GI Endoscopes: 2011. Gastrointestinal Endoscopy 2011;32:107585.
http://www.asge.org/uploadedFiles/Publications_and_Products/Practice_Guidelines/Multisociety%20guideline
%20on%20reprocessing%20flexible%20gastrointestinal.pdf
6. World Gastroenterology Organisation. World Endoscopy Organization.Global Guidelines. Endoscope disinfection-a
resource-sensitive approach 2011
http://www.worldgastroenterology.org/assets/export/userfiles/endoscope_disinfection.pdf
7. Park S, Jang JY, Koo JS, et al. A review of current disinfectants for gastrointestinal endoscopic reprocessing
2013;46:337-41.
8. ESGE/ESGENA guideline for process validation and routine testing for reprocessing endoscopes in
washerdisinfectors,
according
to
the
European
Standard
EN
ISO
15883.
http://www.esge.com/assets/downloads/pdfs/guidelines/2007_process_valid_routine_test_reprocessing_endosc.pd
f
9. Vergis AS, Thomson D, Dhalla S. Reprocessing flexible gastrointestinal endoscopes after a period of disuse: is it
necessary? Endoscopy 2007;39;737-9.
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6.
Punti chiave
Modalit di asciugatura
Modalit di stoccaggio
In sintesi
Lasciugatura non meno importante delle altre fasi del riprocessamento e deve
essere accurata in modo da evitare la ricrescita di microrganismi presenti nellacqua
residua. Sebbene la maggior parte delle macchine lava-disinfetta endoscopi siano
dotate di una fase di asciugatura, consigliato assicurarsi della rimozione completa
dei residui di acqua ed eventualmente asciugare ancora manualmente.
Le ultime due fasi descritte dalle linee guida riguardano lasciugatura e lo stoccaggio. 1-6
Al termine del risciacquo, lendoscopio pronto per luso con una semplice asciugatura interna ed esterna.
Lasciugatura non meno importante delle altre fasi del riprocessamento e deve essere accurata in modo da
evitare la ricrescita di microrganismi presenti nellacqua residua. 7 Pu essere eseguita con aria filtrata (filtro
0,2 micron) o di grado medicale a una pressione massima di 0,5 bar per non danneggiare i canali interni
degli strumenti.
Alcune linee guida suggeriscono di utilizzare alcol propilico/isopropilico, al 70-90%, per lasciugatura dei
canali (ASGE 2011), mentre altre (ANOTE/ANIGEA) ritengono che tale prassi non sia indispensabile per una
adeguata asciugatura. Sebbene la maggior parte delle macchine lava-disinfetta endoscopi siano dotate di una
fase di asciugatura, consigliato assicurarsi della rimozione completa dei residui di acqua ed eventualmente
asciugare ancora manualmente.
Gli endoscopi vanno conservati in posizione verticale (per facilitarne lasciugatura), in luogo asciutto, protetti
possibilmente in armadi dedicati allo stoccaggio con levidenza che vi sono contenuti strumenti processati.
Larmadio deve essere in materiale che consenta pulizia e disinfezione. Gli strumenti vanno riposti evitando
che vengano a contatto tra di loro; le valvole, i tappi e gli altri componenti devono essere rimossi e stoccati
secondo le indicazioni del produttore.
Esistono armadi con filtri e in grado di mantenere costanti temperatura e umidit in modo da prevenire la
proliferazione di microrganismi durante lo stoccaggio. Lo stoccaggio in valigette sconsigliato per la
difficolt di mantenere un livello igienico adeguato.
Il luogo di stoccaggio deve essere pulito e disinfettato possibilmente tutti i giorni.
Durante asciugatura, stoccaggio e successivo prelevamento, gli operatori devono eseguire unaccurata igiene
delle mani e indossare i guanti in modo da prevenire eventuale contaminazione dello strumento.
Gli endoscopi, destinati a una cavit sterile, vanno conservati in modo tale da evitare la ricontaminazione,
ovvero una confezione o contenitore ermetico che mantenga la sterilit. Lavvolgimento in un telo sterile un
provvedimento temporaneo che preserva lo strumento dalla contaminazione per un tempo minimo ed
solitamente impiegato dopo lalta disinfezione con alcune macchine sterilizzatrici. In questi casi, lo
stoccaggio per diverse ore non consente di mantenere la sterilit.
Bibliografia
1. Area Rischio Infettivo ARS Emilia Romagna. Reprocessing degli endoscopi. Indicazioni operative. Servizio Sanitario
Regionale
Emilia
Romagna.
Dossier
2006;
133:20-291
http://asr.regione.emiliaromagna.it/wcm/asr/collana_dossier/doss133.htm
2. Rutala W, Weber DJ, et al. Guideline for Disinfection and Sterilization in Healthcare Facilities, Centers for Desease Control
and Prevention 2008. http://www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/Disinfection_Nov_2008.pdf
3. British Society of Gastroenterology. Guidelines for Decontamination of Equipment for Gastrointestinal Endoscopy
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4. (Associazione Nazionale Operatori Tecniche Endoscopiche (ANOTE) e Associazione Nazionale Infermieri
Gastroenterologia e Associati (ANIGEA). Linee guida pulizia e disinfezione in endoscopia 2011.
5. The Society for Healthcare Epidemiology of America and American Society of Gastrointestinal Endoscopy (SHEA).
Multisociety Guideline on Reprocessing Flexible GI Endoscopes: 2011. Gastrointestinal Endoscopy 2011;32:107585.
http://www.asge.org/uploadedFiles/Publications_and_Products/Practice_Guidelines/Multisociety%20guideline
%20on%20reprocessing%20flexible%20gastrointestinal.pdf
6. World Gastroenterology Organisation. World Endoscopy Organization.Global Guidelines. Endoscope disinfection-a
resource-sensitive
approach
2011.
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