In quest’opera Machiavelli riprende i temi militari che gli stavano a cuore.
"L'arte della guerra" è divisa in sette libri e segue la forma di un dialogo negli Orti Oricellari tra il condottiero dell’esercito spagnolo, Fabrizio Colonna, e gli intellettuali che vi si riunivano. Il discorso verte sulla polemica contro le armi mercenarie che sono la debolezza dello Stato, a questo tema si intrecciano quelli della quotidianità nell’uso delle armi, la paga e la disciplina dei soldati, la disposizione dell’esercito, e le fortificazioni. Anche in quest’opera si riprende il carattere esemplare della storia dell’antica Roma, il cui insegnamento va assunto come modello anche nell’arte militare. Machiavelli: “Le istorie fiorentine” È un'opera scritta nel 1519 e dedicata al cardinale Giulio dè Medici (papa Clemente VII), redatta in lingua volgare e divisa in 8 libri. Il primo libro traccia una sintesi della storia d'Italia dalla caduta dell'Impero Romano fino al 1434; i libri 2, 3 e 4 narrano la storia di Firenze fino al 1434 (l'anno in cui Cosimo dè Medici instaura la propria signoria); i libri 5, 6, 7 e 8 si concentrano sulla storia di Firenze e dell'Italia dal 1434 alla morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492. Machiavelli si stacca dagli schemi della storiografia umanistica a cui rimprovera di occuparsi solo di politica estera: egli vuole soffermarsi sulla storia interna di Firenze per individuare le cause della decadenza della città e fornire un insegnamento ai contemporanei. Per conservare l'indipendenza di giudizio ricorre all'inserzione di discorsi fittizi attribuiti a personaggi storici del passato: così fa parlare anche gli avversari dei Dè Medici. Machiavelli si forma sulla base di Tito Livio (gli Annales), quindi scrive in modo annalistico (scrive i fatti in modo cronologico senza ricercare le cause per dare un esempio dei vizi e delle virtù di grandi personaggi, con l'intenzione di persuadere il lettore). Egli ritiene la storiografia "opus oratorium maxime", cioè "opera essenzialmente oratoria" (come per Cicerone) che deve obbedire alle precise leggi retoriche (è un genere letterario). Machiavelli: “La Mandragola” La Mandragola fu composta 1518 e rappresentata per la prima volta durante le rappresentazioni teatrali organizzate per le nozze di Lorenzo de' Medici con Margherita de La Tour d'Auvergne nel settembre dello stesso anno. La fortuna della Mandragola fu rapida e di grande importanza.
L’intreccio, che si svolge a Firenze in anni contemporanei, ricalca gli
schemi propri del teatro comico del tempo: una vicenda d’amore contrastato e, intrecciata ad essa, la vicenda di uno sciocco beffato.
La comicità di Machiavelli non è serena e distesa, ma cupa, amara, quasi
sinistra. La commedia rappresenta un mondo dominato dall’interesso economico, dall’astuzia e dall’inganno, ed in cui ogni principio morale è assente. Qui vi si proietta la visione pessimistica che Machiavelli ha dell’uomo politico, già vista nel Principe.
Machiavelli si scaglia contro la corruzione della società contemporanea,
ma dall’altro lato però, con disincantato realismo, ammira la “virtù” dei personaggi che sanno commisurare perfettamente le azioni ai fini.
Italia. Se la Merkel è Carlo V. Dalla resa di Milano al sacco di Roma. 1494-1527 e 1992-2013. Moro e Cuccia, Serenissima e Berlusconi, Clemente VII e Napolitano e altri parallelismi