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-Definizione perdita permanente, parziale o totale, dei movimenti di apertura della bocca.
-Classificazione distinguiamo:
--(1) ANCHILOSI CONGENITE le vere anchilosi congenite sono da considerarsi come evenienze
eccezionali. Vengono definite tali le anchilosi in cui la noxa patogena ha agito durante la fase
embrionaria ed il cui riscontro clinico può avvenire anche a distanza di tempo dalla nascita;
--(2) ANCHILOSI ACQUISITE sono secondarie ad eventi traumatici o a processi infiammatori che
colpiscono le componenti articolari.
In relazione ai traumi: come diretta conseguenza dell’evento traumatico, specie nei soggetti
giovani, si potrà determinare un versamento sieroematico intracapsulare (emartro) che, per
organizzazione del coagulo e successiva trasformazione del tessuto fibroso in tessuto osseo, dà
origine a blocchi ossei che renderanno anchilotica l’articolazione.
In relazione ai processi infiammatori, distinguiamo: anchilosi d’origine infettiva ed anchilosi
d’origine reumatica.
Nell’anchilosi di origine infettiva, solitamente unilaterale, i germi possono localizzarsi
primitivamente o secondariamente nelle articolazioni, giungendovi accidentalmente per invasione
diretta in caso di ferite lacero-contuse della regione pre auricolare, frequentemente a seguito di
oto-mastoiditi o parotiti; i batteri principalmente responsabili sono gli Stafilococchi, Streptococchi
ed il Gonococco. La penetrazione dei germi nell’articolazione determina l’insorgenza di un processo
artritico che può indurre ad una distruzione delle strutture cartilaginee e ad un riassorbimento
dell’osso sottostante, cui seguirà una risposta di tipo proliferativo che esiterà in anchilosi.
Nell’anchilosi di origine reumatica, la sola affezione reumatica suscettibile di indurre un’anchilosi
ossea è la spondilite anchilosante.
-Anatomia patologica:
--(1) ANCHILOSI OSSEE indipendentemente dall’agente eziologico, è presente un callo osseo che
produce una sutura dell’osso temporale con il condilo mandibolare, limitando o abolendo del tutto i
movimenti articolari.
Le caratteristiche di rilievo sono 2: (1) distruzione o dislocazione del disco articolare; (2) contatto
tra le superfici articolari deprivate della loro fibro-cartilagine.
Si distinguono 3 tipi di blocco anchilotico: (1) blocco osseo limitato al condilo; (2) blocco osseo che
invade l’incisura sigmoide ma rispetta ancora il processo coronoideo; (3) blocco osseo completo che
fonde sia il condilo sia il processo coronoideo alla cavità glenoidea ed alla radice dello zigomatico;
--(2) ANCHILOSI FIBROSE è opinione diffusa che le anchilosi fibrose non siano altro che un
quadro iniziale delle anchilosi ossee;
--(3) CARATTERISTICHE ISTOPATOLOGICHE DEI M. MASTICATORI conseguentemente al non uso,
si stabilisce un quadro di atrofia muscolare.
-Quadro clinico:
--(1) alterazioni morfologiche (1) serramento mandibolare (parziale nell’anchilosi fibrosa, totale
nell’anchilosi ossea); (2) alterazione nella crescita del mascellare superiore (insorge nei soggetti in
età evolutiva); (3) alterazioni nella crescita del condilo mandibolare (poiché questa crescita è di
tipo secondario, ovvero adattativa; la crescita di questa struttura è regolata essenzialmente dalle
condizioni funzionali, secondo la teoria delle matrici funzionali di Moss); (4) ipoplasia della
mandibola; (5) alterazione globale della crescita facciale; (6) anomalie dentali (sventagliamento
degli incisivi);
--(2) sintomi (1) lieve calo di tono nell’ambito della fonazione; (2) apnee notturne (nelle anchilosi
bilaterali, a causa della retropulsione della radice della lingua).
-Clinica:
--sintomi / segni (1) dolore; (2) tumefazione calda ma non arrossata; (3) impotenza funzionale;
--andamento è circadiano (corrispondendo all’andamento della sintesi di citochine pro-
infiammatorie, che aumentano durante la notte per raggiungere il picco al mattino presto).
-Effetti sistemici può dare fenomeni infiammatori a livello: (1) polmonare; (2) pericardico; (3)
pleurico; (4) sclerale oculare.
-Trattamento distinguiamo:
--(1) trattamento sintomatico antidolorifici ed antinfiammatori (tra cui gli steroidi);
--(2) trattamento in grado di rallentare la malattia antireumatici modificanti la malattia
(DMARD), comprendenti: (1) Etanercept; (2) Adalimumab; (3) Azatioprina; (4) Idrossiclorochina; (5)
ciclosporina A.
CENNI DI ANATOMIA
Per quanto riguarda l’anatomia del distretto CEFALICO, dobbiamo distinguere la SCATOLA CRANICA
dal MASSICCIO FACCIALE.
Le SUTURE che costituiscono le articolazioni del cranio sono: sagittale, coronale e lamboidea; nei
bambini le troviamo ancora aperte e costituite da fibrocartilagine, si consolideranno entro i 3-4
anni di vita, se si uniranno in maniera prematura potremo avere tutta una serie di deformazioni.
Dobbiamo distinguere il NEUROCRANIO (è la testa) dallo SPLANCNOCRANIO (è sostanzialmente la
faccia).
NEUROCRANIO
include la VOLTA e BASE cranica divise da un piano passante tra la glabella e la protuberanza
occipitale esterna; la volta cresce attraverso le suture, ovvero la spinta della crescita non la danno
le ossa ma la da il cervello.
-Ossa del neurocranio comprendono:
--(1) osso occipitale presenta esternamente il foro occipitale magno; internamente presenta: (1)
squama; (2) protuberanza occipitale interna; (3) clivus; (4) foro magno;
--(2) osso frontale la porzione interna orizzontale corrisponde alla zona intracranica del tetto
delle orbite (spesso interessata da fratture); la porzione orizzontale inferiore comprende l’incisura
del nervo sovra-orbitario e l’incisura etmoidale (dove alloggerà l’etmoide);
--(3) osso temporale composto da: (1) squama; (2) rocca petrosa; (3) inizio dell’arco zigomatico
con il suo processo zigomatico; (4) ingresso del condotto uditivo esterno; (5) processo stiloideo;
--(4) osso parietale composto da una faccia esterna ed una faccia interna (dove si vede il solco
dell’arteria meningea media).
una struttura molto importante è l’anello di Zinn, una struttura connettivale che divide la fessura
orbitaria in inferiore e superiore; è costituito dal tendine dei muscoli estrinseci dell’occhio e, al suo
interno, passano una serie di strutture vascolari e nervose (come il nervo trocleare, l’abducente ed
il lacrimale). I nuclei dei nervi nasolacrimali, dell’ottico, dell’oculomotore e dell’abducente si
trovano tutti nel tronco encefalico e attraverso l’anello dello zinn vanno a innervare i m. estrinseci
dell’occhio.
-Esempio pratico sull’importanza dell’anatomia (il pianto) quando le lacrime scendono molto
spesso si tende a tirare in su con il naso. Questo accade in quanto il dotto lacrimale si continua
nelle cavità nasali e, quindi, un eccesso di lacrime finisce nella cavità nasale, portando il naso a
colare.
Mentre si piange, inoltre, si tende a sbattere le ciglia, non per umidificare ma perché quando si
aprono gli occhi si innesca un meccanismo di pompa che permette alle lacrime di andare nel naso.
Le lacrime hanno un percorso ben preciso: (1) ghiandola lacrimale; (2) sacco congiuntivale; (3)
caruncola (nella quale scendono per gravità).
-Pseudocisti si tratta di lesioni che hanno l’aspetto radiografico e clinico simile alle cisti ma sono
prive di rivestimento epiteliale esterno. Comprendono la cisti ossea solitaria traumatica, ovvero
una cavità ossea traumatica non rivestita da epitelio con contenuto sieroematico.
DISTUNZIONI ATM
-NB il prof parla di questi disordini a proposito delle patologie biomeccaniche dell’articolazione
temporo-mandibolare e le definisce TMD (“Temporal Mandibular Disorders” o Disordini Temporo
Mandibolari), descrivendole come un gruppo di alterazioni morfo-strutturali, di anomalie ed
alterazioni funzionali ed altre patologie che coinvolgono l’ATM (il corrispettivo del libro è
comunque questo).
-Quadri anatomo-patologici comprendono [per il prof: (1) lussazione; (2) click; (3) lock; (4)
osteoartrosi]:
--(1) compressione del disco si realizza per spostamento del condilo in direzione supero-
posteriore con compressione del tessuto retrodiscale e della zona bilaminare e / o del disco senza
che quest’ultimo, almeno in una fase iniziale, sia dislocato;
--(2) dislocazione del disco quando il disco perde i suoi normali rapporti con il condilo.
Distinguiamo:
---(2a) dislocazione del disco con riduzione (click) si verifica quando il disco è leggermente
spostato in avanti (a causa di alterazioni della struttura del condilo stesso o del legamento che fissa
il disco al condilo) e quindi dislocato a bocca chiusa ma, a bocca aperta, il condilo si riposiziona in
sede; fintanto che il disco è dislocato il movimento del condilo è rallentato con deviazione
omolaterale della mandibola e, quando il disco viene “ricatturato”, il condilo produce un rumore di
schiocco o “ click”.
Da questo punto, poiché i rapporti condilo-disco si sono normalizzati, il movimento di apertura si
riporta sulla linea mediana e l’ampiezza è normale.
In chiusura il condilo perde di nuovo il rapporto con il disco e può produrre un nuovo rumore
articolare, configurandosi il quadro di click reciproco. Molti riferiscono di sentirlo solo in apertura,
pur essendo reciproco, ma questo perché in chiusura il rumore è meno forte a causa della minore
forza applicata.
Non tutti i click sono però legati ad incoordinazione, esistendone alcuni legati ad irregolarità
anatomiche (definiti click da lassità).
Da un punto di vista clinico, i sintomi / segni comprendono: (1) dolore all’ATM; (2) dolore riferito di
cefalea; (3) malocclusione (che non si sa bene se sia causa o conseguenza del click); (4) dolore
muscolare (il tipo di dolore più frequente in un paziente con click e può coinvolgere il m.digastrico,
pterigoidei, tiroioideo, ma sopprattutto massetere, temporale e m. della zona cervicobrachiale che
tengono in equilibrio la giunzione cranio-vertebrale→ a causa del coinvolgimento di questo ultimo
gruppo di muscoli, i pz con incoordinazione condilo-discale hanno spesso dolore cervico-brachiale );
(5) modificazione dell’andatura / postura per adattarsi a questa condizione.
---(2b) dislocazione del disco senza riduzione
-Clinica (1) dolore; (2) rumori articolari; (3) alterazioni e / o limitazioni dei movimenti.
-Trattamento distinguiamo:
--(1) fisioterapia;
--(2) terapia farmacologica:analgesici, miorilassanti(diazepam, clorazepam) e antiifiammatori(
ibuprofene)
--(3) terapia gnatologica; (splint diretti distraenti) per rieducare i movimenti mandibolari,
promuovere l’allungamento lento dei muscoli, ristabilire i corretti rapporti funzionali condilo-disco-
fossa, ridurre la compressione della zona bilaminare, consentire una fisioterapia attiva e passiva e
soprattutto promuovere la ricattura del disco e quindi il recupero del benessere stomatognatico.
--(4) terapia chirurgica è indicata solo nei disordini articolari e solo dopo il fallimento delle
terapie non chirurgiche, in presenza di severo dolore articolare cronico e limitazione funzionale.
Comprende: (1) artrocentesi (consiste nel lavaggio con soluzione fisiologica, in anestesia locale,
della camera articolare; è indicata nel lock e nell’artrosi); (2) artroscopia operativa (indicata nel
click e nel lock cronico); (3) chirurgia aperta (tramite artrotomia; permette un riposizionamento del
disco).
-Clinica:
--generalità i segni clinici sono spesso mascherati dalla reazioni dei tessuti molli all’insulto
traumatico;
--segni clinici (1) edemi dei tessuti molli; (2) ecchimosi (questi due segni, fino a quando non
scompaiono, spesso non rendono visibili gli altri); (3) asimmetria della regione orbito-malare per
l’infossamento del pomello zigomatico e / o dell’arco zigomatico; (4) enoftalmo; (5) ptosi (palpebra
chiusa);
--complicanze (1) diplopia per disallineamento dei due occhi, perché lo zigomo entra afar parte
del pavimento orbitario (la porzione laterale) (2) limitazione nell’apertura della bocca (per
contusione dei capi muscolari del muscolo massetere, che si inseriscono sullo zigomo); (3) epistassi
nei casi di drenaggio del materiale ematico raccolto nel seno mascellare (emoseno).
-Cenni di trattamento:
--generalità ad eccezione delle fratture in cui non vi è alcuno spostamento, e che quindi non
necessitano di alcun trattamento, esse vanno in genere trattate mediante la riduzione e la
contenzione dei frammenti ossei con placche e viti e poi l’osso ci ricresce sopra (non suonano ai
metal detector, nemmeno in banca) e il trattamento non è quasi mai elettivo-immediato, in
quanto l’attesa consente un recupero delle condizioni generali e locali, favorevole all’attuazione
differita dell’intervento riparatore, che deve essere comunque programmato non oltre il 10°-15°
giorno dal trauma (per evitare il consolidamento viziato ed i danni relativi alla motilità oculare);
via d’accesso
- TERZO LAT DEL SOPRACCIGLIO o NELLA PIEGA DELLA PALPEBRA SUPERIORE→ per arrivare al pilastro dello
zigomo
--tecnica ci si avvale dell’uncino di Ginestet, che viene introdotto al di sotto del margine inferiore
del corpo dello zigomo; imprimendo una forza adeguata all’uncino, è possibile far compiere all’osso
fratturato il percorso inverso a quello provocato dal trauma.
In un pz con frattura dello ZIGOMO dobbiamo stare attenti a valutare anche il pavimento dell’orbita in
quanto l’osso zigomatico ne compone la parte laterale.
In PS per vedere se ci sono problemi dell’occhio, a parte il videat oculistico, è necessario valutare eventuali
problemi a carico dei m. oculari dovuti ad intrappolamento nella frattura o ad irritazione→ se a carico di un
solo occhio causa DIPLOPIA valutabile facendo seguire con lo sguardo un oggetto così si riesce a valutare sia
se l’occhio è mobile e inoltre accertare la presenza di un’eventuale diplopia (chiedo al pz di riferirmi quando
si accentua la diplopia, in quanto il momento in cui si accentua saremo in vicinanza del muscolo che è
deficitario come retto inf e obliquo inf)
In genere si tratta di fratture blow-out→ perché il trauma del globo oculare causa un cedimento del
pavimento verso il basso, quindi dentro il seno mascellare. Per la ricostruzione del pavimento si cerca di non
utilizzare mesh in titanio in quanto inestensibili e un possibile nuovo trauma sempre a questo livello andrà a
ledere il bulbo oculare e non più il pavimento. Quindi se la frattura è piccola cerchiamo di riportarla in alto
con una lamina di collagene con possibilità di rigenerare l’integrità ossea. Se il buco è un po' + grande si
mettono delle laminette di sostituto osseo, solitamente suino o bovino, e si ricostruisce con quella piuttosto
che il titanio.
Più rare sono fratture blow-in→ dove il pavimento si rompe verso l’alto.
FRATTURE DELL’ORBITA
-Pareti orbitarie più suscettibili di frattura (1) parete inferiore; (2) parete mediale.
-Fratture naso-orbitarie “a telescopio” [da sbob] così chiamate dal momento che un trauma
interessante laregione frontale della faccia causa la rottura delle celle dell’etmoide con
conseguente rientranza della regione stessa. Questo tipo di fratture possono causare il
TELECANTO→ a livello dell’osso lacrimale si inseriscono i due canti che sono i legamenti che
quando chiudiamo gli occhi stirano i sacchi lacrimali per far defluire le lacrime; danno l’ancoraggio
della palpebra a livello mediale→ quindi una frattura a questo livello andando a rompere
l’ancoraggio fornito da questi tendini causa una DISTOPIA orbitaria, cioè vedremo le due palpebre
diverse tra di loro, perché la parte mediale del canto non ha più sostegno e si muove
→ inoltre queste fratture sono causa di RINOLIQUORREA poiché la rottura della lamina cribrosa
etmoidea può determinare una lacerazione/ fistolizzazione dalla dura madre verso la cavità nasale
con perdita di liquido cefalo-rachidiano per via nasale.
-Eziopatogenesi questa condizione è dovuta ad un agente traumatico diretto sul globo oculare,
che trasmette la sua energia alle pareti della cavità orbitaria; la struttura più fragile è il pavimento
dell’orbita, il quale può fratturarsi e consentire il prolasso del contenuto orbitario nel seno
mascellare, al fine di proteggere il bulbo oculare da un eventuale scoppio.
-Clinica distinguiamo:
--(1) sintomi soggettivi (1) algia locale; (2) diplopia; (3) alterazione del visus; (4) alterazione
della sensibilità a carico della regione innervata dalla seconda branca del V paio di nervi cranici;
--(2) sintomi obiettivi (1) enoftalmo; (2) edema; (3) ecchimosi congiuntivali e palpebrali; (4)
oftalmoplegia (limitazione della motilità estrinseca del globo oculare).
-Diagnosi comprende:
--(1) diagnosi clinica la presenza di edema ed ecchimosi può mascherare temporaneamente gli
altri segni;
--(2) test della trazione forzata rappresenta il cardine diagnostico nella diagnosi della
limitazione del muscolo retto inferiore e, previa instillazione congiuntivale di gocce di anestetico,
consiste nell’afferrare con una pinzetta l’inserzione sclerale del muscolo e saggiarne la motilità;
--(3) diagnosi radiografica la radiografia tradizionale consente una generica valutazione della
frattura e dell’emoseno associato alla stessa, mentre la TC è la tecnica di scelta.
-Trattamento:
--generalità la ricostruzione chirurgica della parete mediale ed inferiore dell’orbita deve essere
attuata entro 10-15 giorni dal trauma, eccetto che nei casi di incarceramento muscolare dove è
necessario intervenire entro 12-24 ore;
--accessi (1) congiuntivali; (2) cutanei.
GENERALITA’
-Epidemiologia le fratture del condilo sono le più frequenti (33% delle fratture mandibolari) ad
esempio nel bambino che cade dalla bici e sbatte il mento a terra e se non trattata porterà a delle
deformazioni con conseguenze a livello della simmetria facciale.
[Da sbob] molto frequenti anche le rotture dell’angolo, in quanto a questo livello sono presenti i
denti del giudizio che, molto spesso, tendono a rimanere inclusi nella mandibola e a non erompere,
determinando così una regione di debolezza strutturale dell’osso.
-Eziopatogenesi:
--cause principali (1) traumi per incidenti stradali o sportivi; (2) patologie sottostanti (neoplasie
benigne o maligne, cisti); (3) manovre iatrogene es.estrazione di un dente; (4) lesioni chimiche da
bifosfonati;
--meccanismo distinguiamo traumi diretti (maggior parte dei casi) e traumi indiretti (soprattutto
nelle fratture di condilo: ad esempio, nel trauma della sinfisi della mandibola, può accadere che la
mandibola si fratturi a livello della sinfisi stessa o che tutta l’energia venga scaricata sul condilo e
che, essendo un punto di minore resistenza, a quel livello si verifichi la frattura).
--(3) prove di funzionalità si chiede al paziente di aprire e chiudere la bocca per valutare cosa
succede e se c’è un coinvolgimento dell’ATM; occorre quindi valutare la sensibilità dell’area colpita,
mediante valutazione delle strutture nervose che innervano il viso (trigemino, con la terza branca
per la mandibola e la seconda per il mascellare; facciale, per la motilità dei muscoli mimici).
Nel post operatorio facciamo fare al pz 2 espressioni facciali→ “BACETTO” e “SORRISO A LABBRA
SOCCHIUSE” che ci servono per valutare eventuali lesioni del nervo faciale.
-Diagnosi è basata su due momenti: (1) sospetto diagnostico (esame clinico); (2) conferma
diagnostica (esami strumentali).
-Trattamento distinguiamo:
--(1) trattamento incruento BIM (bloccaggio intermascellare), usato rarissimamente;
--(2) trattamenti cruenti esposizione, riduzione e contenzione; l’accesso è prevalentemente
trans-orale o si sfrutta il taglio che il pz ha già→ tutte le incisioni sono all’interno della bocca, (in
prima battuta si fa a livello della mucosa, a livello del fornice) esternamente non si vede nulla e
questo rende la contenzione molto difficoltosa; unico accesso esterno che si fa è per l’angolo della
mandibola.
Dopo l’incisione si fa esposizione della frattura e osteosintesi con viti e placca; Transbuccale→ un
attrezzo che serve a far passare il trapano da fuori, cercando di stare attenti al nervo mandibolare(
è una branca del trigemino, prevalentemente sensitivo) che da il ramo alveolare inferiore e media
la sensibilità dei denti dell’arcata inf, del labbro inf e della cute del mento ( altri rami del
mandibolare sono n. alveolare sup e n. linguale) e la mobilità lo da il n. facciale.
→ sulla MANDIBOLA si utilizzano sempre 2 placche in quanto su di essa agiscono dei muscoli molto
potenti e tra le placche si utilizzano quelle più grandi da 2.0 di diametro; si posizionano una
parallela all’altra e perpendicolari alla rima di frattura, se la frattura è + grande si utilizzano o +
placche o una + grande.
fratture del condilo sono le più frequenti tra le fratture della mandibola (33% delle fratture
mandibolari) ad esempio nel bambino che cade dalla bici e sbatte il mento a terra e se non trattata
porterà a delle deformazioni con conseguenze a livello della simmetria facciale.
-Classificazione distinguiamo:
--(1) classificazione in base alla lateralità (1) monocondilare; (2) bicondilare;
--(2) classificazione in base alla sede (1) testa; (2) collo; (3) sub-condilari;
--(3) classificazione in base alle caratteristiche (1) monoframmentata; (2) pluriframmentata; (3)
composta; (4) scomposta senza dislocazione; (5) scomposta con dislocazione del condilo.
-Diagnosi comprende:
--(1) ispezione extra-orale permette di rilevare alterazioni dell’eutimia del viso; in particolare:
(1) nelle fratture monocondilari può essere presente un’asimmetria sul piano frontale, con
spostamento del mento verso il lato fratturato; (2) le fratture bicondilari possono causare una
retrusione del mento sul piano sagittale; inoltre nelle fratture bicondilari il paziente tenderà a
mantenere la bocca aperta, con abbondante scialorrea (alla ricerca di una posizione antalgica);
--(2) ispezione endorale (1) nei casi di fratture condilari mono-laterali potrà essere rilevabile
una deviazione della linea mediana verso il lato della frattura, con un precontatto occlusale
monolaterale ed un morso aperto controlaterale; (2) nei casi di fratture condilari bilaterali si potrà
osservare un morso aperto anteriore e laterale, con precoce contatto degli elementi dentali
posteriori e spostamento all’indietro della mandibola;
--(3) valutazione funzionale dell’ATM rilevazione di limitazioni all’apertura della bocca (per il
resto vedi “risvolti clinici”);
--(4) palpazione la funzionalità condiloidea viene indagata ponendo un dito all’interno del
condotto uditivo esterno, attraverso il quale la testa del condilo può essere facilmente palpata,
sollecitando il paziente ad effettuare alcuni movimenti di apertura e chiusura della bocca;
mediante la palpazione sarà possibile, nei casi di frattura con dislocazione, percepire la sensazione
di “glenoide disabitata”, indicativa della fuoriuscita della testa del condilo dalla cavità glenoide;
--(5) esami strumentali (1) ortopanoramica; (2) TC.
-Trattamento:
1. BLOCCAGGIO INTERMASCELLARE→ si passa un filo d’acciaio sopra i denti ai quali si unisce
tramite dei filetti d’acciaio e si va a bloccare il pz per 40 gg
2. PLACCHE o VITI che bloccano il condilo
3. FISSATORE RIGIDO ESTERNO→ si mette un pin sulla testa del condilo, un altro pin sulla
mandibola e a quel punto si blocca il pz con un asticella centrale, dopo circa 20 gg si può rimuovere
svintandolo ( si dà tempo al condilo di formare un callo osseo)→ condilo così non si ferma
completamente e si può riadattare con masticazione del pz.
--tecniche (1) terapia funzionale con trazioni elastiche propulsive; (2) attivatori occlusali;
--vie di accesso (1) via pre-auricolare; (2) via sottomandibolare; (3) via endorale.
Nel post operatorio facciamo fare al pz 2 espressioni facciali→ “BACETTO” e “SORRISO A LABBRA
SOCCHIUSE” che ci servono per valutare eventuali lesioni del nervo faciale.
CONTUSIONI DELL’ATM
-Strutture ossee coinvolte (1) condilo della mandibola; (2) cavità glenoide; (3) tubercolo
zigomatico.
-Esame clinico:
--generalità (1) tumefazione; (2) arrossamento; (3) dolore; (4) ematoma; (5) edema; (6)
limitazione funzionale (in caso di edema delle componenti articolari si verifica un distanziamento
delle stesse, per cui la bocca non si chiude bene);
--diagnosi differenziale tra edema ed ematoma a distanza di 2-3 giorni dal trauma ed in
seguito a terapia anti-infiammatoria, se il quadro scompare si tratta di edema, altrimenti si pensa
ad un ematoma.
FRATTURE MASCELLARI
-Classificazione distinguiamo:
--(1) fratture interessanti le arcate alveolo-dentarie fratture del mascellare superiore, a loro
volta divise in: (1) fratture alveolo-dentarie; (2) fratture trasversali o orizzontali (Le Fort I, II, III); (3)
fratture sagittali; (4) fratture associate;
--(2) fratture non interessanti le arcate alveolo-dentarie fratture del complesso orbito-malare e
fratture dello scheletro nasale.
-Fratture alveolo dentarie sono caratterizzate da fratture della corona del dente con o senza
esposizione della polpa.
fratture lungo questa linea sono causate da un violento agente traumatico che colpisce lo scheletro
facciale in corrispondenza del dorso del naso.
Tra sintomi e segni ricordiamo: (1) edema delle parti molli; (2) ecchimosi periorbitarie bilaterali; (3)
ecchimosi sottocongiuntivali bilaterali limitate alla metà mediale dell’occhio (d.d. con Le Fort III);
(4) deformità del dorso nasale; (5) enoftalmo; (6) epistassi;
--(3) linea III di Le Fort decorre dalla sutura fronto-nasale alle ossa nasali e lacrimali, lungo le
sottili pareti orbitali dell’etmoide, intorno al forame ottico e il lato mediale del margine posteriore
della fessura orbitale inferiore da dove segue contemporaneamente 2 vie: una in basso attraverso
la parte superiore della faccia posteriore del mascellare sino al terzo superiore dei processi
pterigoidei, l’altra si porta in alto attraverso la parete laterale dell’orbita, la sutura fronto-
zigomatica e la sutura temporo-zigomatica; (segue le zone di minor resistenza a livello cranico, e causa
una divisione dello splancnocranio dal neurocranio; parte dal nasion e discende a livello del mascellare e
dell’ala dello sfenoide, segue sullo zigomo e posteriormente separa le pterigoidi dallo splancnocranio)
fratture lungo questa linea sono causate da un agente traumatico violento che agisce verso la
regione laterale della faccia, portando al cosiddetto distacco cranio-facciale (essendo interessate
tutte le suture che uniscono lo scheletro facciale alla base del cranio).
Tra sintomi e segni ricordiamo: (1) edema delle parti molli; (2) ecchimosi periorbitarie bilaterali; (3)
ecchimosi sottocongiuntivali interessanti tutti l’occhio (d.d. con Le Fort II); (4) deformità del dorso
nasale; (5) enoftalmo; (6) epistassi; (7) mal occlusione dentale post-traumatica.
-Fratture sagittali o verticali frattura di Lannelongue o disgiunzione intermascellare (diastema
fra i denti).
-Trattamento (con riferimento alle fratture trasversali) (1) profilassi delle complicanze infettive;
(2) riduzione; (3) contenzione; (4) [da sbob] nella Le Fort III è necessario inserire pinze in fossa
nasale e nel palato (che servono per mobilizzare in avanti ed in alto tutto lo splancnocranio in
blocco per poi sintetizzarlo con delle placche), mentre nel bloccaggio intermascellare vengono
utilizzate sferule (ovvero “stecche di acciaio” che vengono modellate sia sull’arcata mascellare che
mandibolare e presentano dei gancetti che consentono di fissarle mediante un filo metallico
attorno al dente; solo dopo aver creato questo bloccaggio andremo a riparare le altre fratture).
-Classificazione di Markowitz (in base alla misura del frammento osseo centrale, ove si trova il
legamento cantale mediale) distinguiamo:
--(1) tipo I presenta un singolo frammento centrale del bordo orbitario mediale, con il
legamento cantale inserito sulla cresta lacrimale;
--(2) tipo II sono presenti multipli frammenti della cornice orbitaria mediale, con il frammento
ove si inserisce il canto di dimensioni sufficienti;
--(3) tipo III presenta un alto grado di comminuzione del frammento centrale, con il frammento
che porta il legamento ridotto di dimensioni e quindi difficilmente riposizionabile (raramente il
legamento cantale mediale può essere del tutto avulso).
-Epidemiologia le fratture NOE isolate non sono molto frequenti; il 90% di esse è associato ad
altre fratture facciali ed i 2 / 3 delle fratture sono bilaterali.
-Clinica distinguiamo:
--(1) sintomi soggettivi (1) algia locale; (2) diplopia; (3) alterazione del visus; (4) alterazione
della motilità oculare;
--(2) sintomi obiettivi (1) epistassi; (2) telecanto traumatico; (3) enoftalmo; (4) ecchimosi
congiuntivali / palpebrali “a farfalla” o “a panda”; (5) edema; (6) ematoma orbitario / peri-
orbitario; (7) limitazione della motilità estrinseca del globo oculare; (8) rinoliquorrea.
-Diagnosi distinguiamo:
--(1) diagnosi clinica spesso resa difficoltosa dall’edema ecchimotico e dalle lesioni dei tessuti
molli della regione (per il resto vedi “clinica”);
--(2) diagnosi strumentali la TC rappresenta il gold standard.
-Trattamento:
--finalità corretto riposizionamento del frammento ove è inserito il legamento cantale mediale,
al fine di ristabilire la distanza inter-cantale preesistente al trauma;
--via d’accesso (1) coronale; (2) congiuntivale; (3) endorale;
--tecnica riduzione e contenzione dei frammenti mediante fissazione rigida interna e cantopessi
trans-nasale.
MALFORMAZIONI CRANIOFACCIALI
-Classificazione eziopatogenetica distinguiamo:
--(1) schisi provocate dalla mancata fusione dei processi embrionali;
--(2) disostosi alterazione di sviluppo a livello dei centri di ossificazione;
--(3) sinostosi prematura chiusura delle suture.
-Ipertelorismo (o telorbitismo):
--definizione aumento della distanza interorbitale;
--epidemiologia può presentarsi isolata, ma più frequentemente è associata ad altre anomalie;
--caratteristiche cliniche distopia orbitaria (dislocaizone)(per aumento della distanza
interorbitaria, intercantale interna ed esterna ed interpupillare);
--caratteristiche morfologiche eccessivo sviluppo in larghezza dei seni etmoidali (che si limita
solitamente alla porzione anteriore);
--diagnosi esame clinico e radiografico (mediante una proiezione postero-anteriore);
--trattamento approccio combinato intra ed extra-cranico (con asportazione delle porzione
etmoidale eccedente).
-Craniostenosi:
- è una saldatura precoce delle suture
- origina durante la gravidanza( in età embrionale)
--tipologie (1) pachicefalia (dovuta alla prematura fusione della sutura lambdoidea o parieto-
occipitale; si caratterizza per un appiattimento della regione occipitale con uno sviluppo
compensatorio della regione omolaterale anteriore); (2) scafocefalia (dovuta alla prematura
fusione della sutura sagittale o inter-parietale; viene arrestata la crescita in larghezza del cranio,
mentre si determina un allungamento dello stesso in senso antero-posteriore); (3) trigonocefalia
(dovuta a prematura fusione della sutura metopica o inter-frontale; si caratterizza per la
formazione di una cresta anteriore, con la forma del frontale che diventa triangolare; in questo
caso l’osso frontale entra a far parte della costituzione dell’orbita nella sua regione supero-laterale,
con la parte superiore dell’orbita che appare molto stretta); → ch.maxillo facciale serve perché
osso frontale entra a fare parte della costruzione dell’orbita nella sua regione superolaterale e la
parte sup dell’orbita è molto stretta;(4) plagiocefalia (dovuta alla prematura fusione della sutura
emicoronale; si viene a creare una malformazione asimmetrica che coinvolge sia il volto che il
distretto orbitario superiore);lato controlaterale è ipersviluppato; (5) brachicefalia e
acrobrachicefalia (dovute alla prematura fusione della sutura fronto-parietale o bicoronale; si
caratterizza per un accorciamento sul piano sagittale ed una crescita compensatoria verso l’alto o
in larghezza); (6) oxicefalia (forma del cranio appuntita e sviluppata verso l’alto per un
coinvolgimento contemporaneo di più suture);
--terapia rimozione delle suture interessate (per decomprimere la massa cerebrale ed il
ripristino della normale morfologia del cranio e del massiccio facciale). E’ consigliabile intervenire il
più precocemente possibile (da 3 mesi a massimo 1 anno), in quanto il cervello tende a duplicare il
suo volume entro il sesto mese di vita (triplicandolo all’anno di vita); l’accesso è sempre
intracranico mediante un’incisione mono o bicoronale. Segue il riposizionamento dei lembi ossei.
E’ bene distinguere comunque le craniostenosi suturali da quelle posizionali (dovute ad un
incuneamento particolare), in quanto le prime vengono appunto trattate con la chirurgia, mentre
le seconde con la fisioterapia.
VERA→ dipende dalla saldatura precoce → è più grave
FALSA→ dipende dal posizionamento del bambino, perché osso del bambino appena nato si
modellano ( es. se dorme sempre da un lato).
-Craniofaciostenosi:
--caratteristiche comuni ad entrambe le sindromi incluse (1) prematura fusione delle suture
della volta cranica; (2) ipoplasia a livello mascellare e zigomatico; (3) esorbitismo di vario grado;
--conseguenze funzionali comuni ad entrambe le sindromi incluse (1) aumento della pressione
intracranica; (2) possibile ritardo mentale; (3) problemi oculari; (4) problemi respiratori;
--modalità di trasmissione di entrambe le sindromi incluse autosomico dominante;
--sindrome di Crouzon caratterizzata da: (1) interessamento simultaneo della sutura coronale,
sagittale e lambdoidea; (2) rilevamento del bregma; (3) depressione dello sfenoide ed altre
alterazioni (che possono contribuire a ridurre il volume delle orbite); (4) rapporti di terza classe a
livello dentale (a causa dell’ipoplasia mascellare);
--sindrome di Apert caratterizzata da: (1) esclusivo interessamento della sutura coronale; (2)
ipoplasia del terzo medio della faccia; (3) sindattilia delle mani e dei piedi; (4) rapporti di terza
classe a livello dentale.
-Microsomia emifacciale:
--definizione alterazione dello sviluppo delle strutture scheletriche, nervose, vascolari e
muscolari derivate dal I e dal II arco branchiale;
--epidemiologia è per incidenza seconda solo alla labiopalatoschisi;
--eziologia [da sbob] si tratta di alterazioni embrionarie ma non genetiche (nel senso che non è
riscontrabile una forma di trasmissibilità);
--meccanismo fisiopatologico [da sbob] è bene comprendere come, a partire da un’alterazione
di tipo embrionario, faccia seguito un’alterazione secondaria dovuto ad un deficit di crescita
funzionale;
--strutture principalmente interessate (1) articolazione temporo-mandibolare (in particolare a
livello del condilo, per alterazione del II arco branchiale); (2) ramo mandibolare; (3) osso
mascellare; (4) osso malare; (5) muscoli e strutture nervose corrispondenti; (6) padiglione
auricolare (per alterazione del I arco branchiale); (7) orecchio medio; (8) ghiandola parotide; (9)
osso temporale; (10) muscolo temporale;
--trattamento (generalità) per avere una più specifica quantificazione del deficit funzionale
presente, viene effettuato uno studio elettromiografico ed elettrognatografico del sistema
masticatorio e mimico facciale. Il protocollo varia in base all’età ed al tipo di malformazione: (1) nei
pazienti in età di crescita il trattamento prevede l’impiego di un attivatore per stimolare
l’accrescimento del complesso maxillo-mandibolare nei tre piani dello spazio. A distanza di un anno
vengono effettuati controlli radiografici per valutare l’efficacia della terapia funzionale; (2) nei
pazienti in età di crescita ma con malformazioni gravi, è necessario associare alla terapia
funzionale quella chirurgica; (3) nei pazienti con età > 10 anni si procede, come negli adulti, alla
ricostruzione ed al riposizionamento di tutte le strutture coinvolte dal processo malformativo;
--trattamento (tecniche; da sbob) (1) osteodistrazione (è stato l’update fino a 10 anni fa e
consiste nella rottura dell’osso e nell’introduzione di un apparecchio, detto appunto distrattore,
che allunga l’osso); (2) innesto costale (sta lentamente scomparendo e consiste in un prelievo di
costola con sostituzione dell’articolazione deficitaria; il problema di questa terapia è la difficoltà nel
controllare la crescita della costola e di conseguenza governare la simmetria e la funzione); (3)
protesi mandibolare (si tratta del trattamento maggiormente update nella letteratura
internazionale); (4) attivatori con elastici (per l’alterazione secondaria dovuta al deficit di crescita
funzionale; essendo questi attivatori asimmetrici, costringono l’articolazione deficitaria ad
esercitare una forza maggiore rispetto alla controlaterale, stimolandone la crescita. Esempio: in
caso di mal funzionamento dell’articolazione di destra, con l’attivatore si sposta la mandibola a
sinistra in modo tale che, ogni qual volta il paziente apre la bocca, deve attivare maggiormente
l’articolazione di destra, che sarà quindi stimolata a crescere);
--esiti [da sbob] dopo il trattamento (qualunque esso sia) resta sempre un po’ di asimmetria
facciale (che è sempre associata ad un’alterazione della funzione condilare); per rimediare a questa
situazione sono stati tentati vari approcci, tra i quali il lipofilling (prelievo di grasso tramite
liposuzione dalla coscia e successivo posizionamento a livello della faccia).
MALFORMAZIONI DENTOMAXILLO-FACCIALI
-Classi dento scheletriche (sul piano sagittale):
--generalità rappresentano il rapporto che incisivi, canini e molari hanno tra loro;
--(1) I classe dentale (o normocclusione) si tratta dell’occlusione fisiologica, in cui la cuspide
mesiobuccale del I molare superiore occlude nella fossa mesiobuccale del I molare inferiore:
--(2) II classe dentale (o distocclusione) il molare superiore è posto mesialmente, quindi sta più
avanti di questo piano, rispetto al I molare inferiore. E’ a sua volta suddivisa in:
- I divisione, in cui gli incisivi superiori mostrano una protrusione ed un overjet accentuati
(denti sventagliati in fuori);
- II divisione (più frequente), in cui gli incisivi sono inclinati all’indietro.
--(3) III classe dentale (o mesiocclusione o scucchia) il molare inferiore è posto mesialmente,
quindi sta più avanti, al I molare superiore; si verifica un morso inverso (“morso a bull-dog”):
NB: se il problema è solo dentale (ossia di come sono inclinati i denti) viene risolto normalmente con
l’ortodonzia, mettendo l’apparecchio. Il dentista deve indagare se invece c’è un problema dento-scheletrico,
ad esempio per ipo o ipersviluppo del mascellare e/o della mandibola.
-Classificazione (1) malformazioni in senso sagittale; (2) malformazioni in senso verticale; (3)
malformazioni in senso trasversale.
-Trattamento distinguiamo:
--(1) fase ortodontica pre-chirurgica la preparazione ortodontica pre-chirurgica serve ad
eliminare i compensi dentali che si sono verificati come risposta alla malformazione dento-
scheletrica nel tentativo di bilanciarla, peggiorando di fatto l’occlusione del paziente. Questa
programmazione è guidata da: (1) esame clinico; (2) analisi cefalometrica; (3) valutazione dei
modelli in gesso delle arcate dentarie (gipsometria; questa valutazione consente di simulare
l’intervento chirurgico e di stabilire il trattamento ortodontico opportuno per ottenere un rapporto
occlusale di classe I o che gli sia il più possibile vicino). Una volta giudicato “pronto”
ortodonticamente, il paziente viene rivalutato con l’analisi gipsometrica e con l’esame
cefalometrico, sulla base delle quali è possibile ricavare un VTO [“Visual Treatment Objective” si
tratta della visualizzazione grafica degli spostamenti dentali e scheletrici da programmare per
ripristinare un’armonia scheletrica, occlusale ed estetica. Prevede: (1) valutazione fotografica dei
tessuti molli; (2) valutazione cefalometrica; (3) simulazione al computer; (4) simulazione sui
modelli];
--(2) fase chirurgica l’intervento chirurgico consiste nel riposizionamento delle basi scheletriche
mediante l’esecuzione di tagli osteotomici a carico del mascellare e della mandibola. In particolare
si può ricorrere a:
(1) osteotomia di tipo Le Fort I: per mobilizzare il mascellare e metterlo dove vogliamo noi; il
taglio osteotomico mima una frattura di tipo Le Fort I
(2) osteotomia sagittale (al fine di spostare la mandibola avanti ed indietro);
- A volte si possono fare osteotomie segmentarie, ossia, anziché spostare in blocco tutto il
mascellare, muovere in tre pezzi il mascellare e fissarlo nella posizione. Queste osteotomie
segmentarie però sono fatte raramente, perché insorgono problemi di stabilità a causa del fatto che
questi tre pezzi possono muoversi come pare a loro andiamo quindi ad usare degli splint, ovvero
delle mascherine precedentemente preparate, così da fissarli nella posizione post-operatoria che
vogliamo.
--(3) fase ortodontica post-chirurgica consiste nel vincere le iniziali resistenze muscolari (che
tenteranno di riportare la mandibola nella sede iniziale) e mantenere in posizione gli elementi
dentali.
Osteotomie:
- Osteotomia Le Fort 2:
o Si fa l’anestesia sul fornice gengivale superiore, lasciamo qualche mm tra gengiva
aderente e mucosa non aderente (questo ci serve per risuturare).
o Si fa un’incisione che va da sesto a sesto;
o Andiamo a scheletrizzare i tessuti (stando attenti al nervo infraorbitario, che è
presente a questo livello), andiamo sotto il pavimento nasale, dividiamo il pavimento
nasale dalla mucosa, andiamo a scheletrizzare fino alla spina nasale anteriore, che
dividiamo dal setto; a questo punto scolliamo il pavimento nasale per circa 2 cm.
o Dopo aver scheletrizzato, iniziamo l’osteotomia questa parte dall’apertura
piriforme e va dietro fino alle pterigoidi, quindi dietro la tuberosità del mascellare
le andiamo a dividere fino a questo punto, andiamo a sganciare tutto il mascellare dal
restante splancnocranio. L’osteotomia si effettua 4-5 mm sopra gli apici dei denti, per
non andare a creare lesioni dei denti.
o In passato l’osteotomia si faceva con il trapano, adesso usiamo il piezosurgery, una
lama che fa un taglio molto più netto e preciso (il piezo dovrebbe tagliare solo l’osso,
non i tessuti molli, quindi siamo più tranquilli). Con degli scalpelli, poi, andiamo a
finire tutta l’osteotomia.
o A quel punto si fa la down fracture, ovvero si tira giù il mascellare e lo si stacca.
NEOPLASIE BENIGNE
-Classificazione (1) tumori odontogeni (che originano dai denti o dai loro organi formatori); (2)
tumori non odontogeni (che originano dai tessuti molli e mesenchimali).
-Ameloblastoma:
--zone interessate la mandibola è interessata più frequentemente rispetto al mascellare
superiore e la zona più colpita corrisponde all’angolo mandibolare;
--eziopatogenesi secondo Malassez, l’origine della neoplasia è rappresentata dai residui
epiteliali i quali, sotto determinati stimoli per lo più infiammatori, possono proliferare in senso
ameloblastico. Altri autori considerano invece l’ameloblastoma derivante dall’organo dello smalto
(inserendolo quindi tra le disembioplasie);
--classificazione istomorfologica (1) ameloblastoma solido; (2) ameloblastoma cistico; (3)
ameloblastoma misto;
--clinica distinguiamo un periodo di latenza (con clinica negativa) ed un periodo di stato (in cui
compaiono segni / sintomi, prevalentemente rappresentati da una tumefazione in corrispondenza
della zona colpita);
--evoluzione estremamente lenta, con raro riscontro di fenomeni infiammatori acuti;
--trattamento esclusivamente chirurgico (asportazione radicale della neoformazione).
-Mixoma odontogeno:
--zone interessate può essere localizzato sia nel mascellare superiore che nella mandibola;
--aspetto istologico tessuto mucoso all’interno del quale si riscontrano cellule stellate;
--evoluzione e clinica accrescimento lento, manifestandosi con una deformazione della zona
colpita;
--trattamento chirurgico (il più radicale possibile).
NEOPLASIE MALIGNE
-Classificazione (1) carcinoma epidermoidale nelle varie forme di differenziazione (95%); (2)
adenocarcinoma (2-3%); (3) tumori di origine mesenchimale (rari).
Quando i tumori della parotide si localizzano nella parte più esterna (lobo superfiale), il nervo viene
individuato e seguito in tutti i suoi rami lasciandolo adagiato al lobo profondo, attraverso il quale viene
ossigenato dai vasetti nutritivi.
La parotidectomia superficiale raramente comporta una paresi temporanea del nervo.
Quando il tumore interessa invece il lobo profondo, è necessario dissecare il nervo staccandolo anche dai
vasi di nutrimento che provengono dal lobo profondo.
Il nervo in questo caso risente della mancanza di ossigeno ed entra sempre in paresi.
Questa paresi può durare anche alcuni mesi.
Se le fibre del nervo facciale sono conservate la paralisi è temporanea: si parla quindi di paresi e il recupero
avviene sempre.
Nell’effettuare questo intervento il chirurgo può aiutarsi nell’individuare il nervo seguendolo nelle sue
diramazioni più sottili con uno strumento chiamato NEUROSIGN 800, che si vede nella foto.
N.FACIALE esce dal cranio dal FORAME STILO-MASTOIDEO. Da lì esce e va in avanti, passa dentro parotide.
Dopo aver attraversato la parotide si superficializza e arriva ai muscoli.
-Classificazione delle patologie dell’ATM (1) patologie malformative; (2) patologie sistemiche
(artrite reumatoide; sclerodermia; morbo di Crohn; altre); (3) patologie biomeccaniche; (4)
patologie traumatologiche; (5) patologie tumorali o neoformative.
-Patologie malformative:
--generalità comprendono le sindromi del I e del II arco branchiale, ovvero patologie dovute ad
un’alterazione della crescita facciale durante il periodo embrionale (non necessariamente su base
genetica); comprendono [almeno quelle da lui citate] (1) microsomia emifacciale (descritta in altro
file); (2) sindrome di Goldenhar;
--sindrome di Goldenhar patologia complessa caratterizzata da: (1) alterazioni del I e del II arco
branchiale; (2) cobolomi (ovvero escrescenze congiuntivali che impediscono la messa a fuoco
dell’occhio e che possono talvolta e secondariamente provocare strabismo); (3) alterazioni di tipo
vertebrale (cattiva postura a livello della colonna). La patologia si differenzia dalla microsomia
emifacciale, in cui sono presenti invece solo alterazioni del I e del II arco branchiale.
-Sindrome di Larsen [inserita un po’ a caso dal Prof] malattia genetica a trasmissione
autosomica dominante, che consiste in una rara displasia scheletrica caratterizzata da: (1)
dislocazione congenita delle grandi articolazioni; (2) deformità dei piedi; (3) displasia del tratto
cervicale; (4) scoliosi; (5) falangi distali a forma di spatola; (6) anomalie cranio-facciali distintive
(includenti la palatoschisi).
Sindrome di Treacher-Collins
- è una malattia congenita dello sviluppo craniofacciale caratterizzata da displasia otomandibolare
bilaterale e simmetrica, senza anomalie degli arti, associata a diverse anomalie della testa e del collo.
Dati epidemiologici
incidenza annuale è stimata in 1/50.000 nati vivi
Descrizione clinica
- dismorfismi facciali caratteristici, con ipoplasia bilaterale e simmetrica delle ossa zigomatiche e del bordo
infra-orbitale (80% dei casi) o della mandibola (78%; retrognazia, retrogenia), che comporta una
malocclusione dentale, caratterizzata spesso da un morso mandibolare aperto anteriormente.
- a livello delle ossa zigomatiche, del bordo orbitale inferiore e delle guance, è presente un'ipoplasia che
interessa prevalentemente i tessuti molli.
- sono state descritte anche anomalie complesse dell'articolazione temporo-mandibolare, che causano una
limitazione nell'apertura della bocca, di gravità variabile, obliquità in basso e verso l'esterno delle rime
palpebrali (89%) e coloboma delle palpebre inferiori nel punto di incontro tra il terzo esterno e il terzo medio
(69%), con agenesia delle ciglia nel terzo esterno della palpebra inferiore.
- sono spesso presenti anomalie dell'orecchio esterno (60%), compresa l'anotia o la microtia, l'atresia dei
condotti uditivi esterni e le anomalie della catena degli ossicini, che esitano in una sordità di conduzione.
- intelligenza di solito è normale. Nei primi anni di vita possono insorgere difficoltà respiratorie ed alimentari,
a causa della riduzione delle dimensioni delle vie respiratorie superiori e della limitata apertura della bocca.
Segni meno costanti sono gli encondromi e/o le fistole pretragali, le anomalie della colonna, le cardiopatie, le
schisi commissurali bilaterali.
Dati eziologici
è dovuta alle mutazioni del gene TCOF1 (5q32-q33.1), che codifica per la fosfoproteina nucleolare Treacle, o
dei geni POLR1C (6p21.1) e POLR1D (13q12.2), che codificano per le subunità delle RNA polimerasi I e III.
Metodi diagnostici
diagnosi si basa sul quadro clinico e sugli esami complementari e può essere confermata dai test molecolari
Diagnosi differenziale
si pone con la sindrome di Nager, la sindrome di Miller e la forma bilaterale e lievemente asimmetrica della
sindrome di Goldenhar (si vedano questi termini).
Diagnosi prenatale
- sui villi coriali
- ecografia prenatale può evidenziare i dismorfismi facciali tipici e anomalie auricolari bilaterali.
Consulenza genetica
La trasmissione è autosomica dominante con una penetranza del 90% ed espressione variabile, anche
all'interno della stessa famiglia. Le mutazioni di POLR1C sono trasmesse con modalità autosomica recessiva.
La consulenza genetica è complicata dall'espressione variabile della sindrome e dovrebbe essere offerta da
un'equipe multidisciplinare esperta nella diagnosi prenatale.
- nel caso di distress respiratorio postnatale→ deve essere presa in considerazione la tracheotomia, la
ventilazione non invasiva o la distrazione della mandibola
- chirurgia e la plastica maxillofacciale permettono di correggere l'ipoplasia dei tessuti molli (rimodellamento
del volto con lipostruttura), l'ipoplasia scheletrica (distrazione osteogenetica, innesti ossei), il coloboma
palpebrale e la palatoschisi (correzione chirurgica).
Prognosi
Se il trattamento è adeguato, la prognosi delle forme lievi della malattia è favorevole.
PRINCIPI DI CRESCITA
Il femore ha una pila di strutture cartilaginee e cresce in lunghezza su determinazione genetica, la faccia
NON ha centri di crescita, non ci sono nuclei di accrescimento, ci sono solo quelli legati alla cartilagine di
Meckel che scompaiono dopo le prime settimane di vita.
La faccia cresce per apposizione periostale su stimolo funzionale.
-Esempi sull’importanza degli stimoli funzionali:
--(1) crescita minore del mascellare in seguito alle adenoidi poiché il bambino respira male dal naso,
utilizzerà la bocca per respirare, con conseguente appoggio della lingua più in basso (che determinerà la
minore crescita del mascellare);
--(2) riduzione dimensionale della cavità orbitaria in seguito ad anoftalmia (iposviluppo dell’occhio) in
questo caso la parte superiore della cavità sarà normale, perché di competenza del frontale, mentre la parte
inferiore è normalmente stimolata a crescere per mezzo del movimento muscolare ma, essendo l’occhio
fermo, andrà incontro ad ipoplasia orbitaria inferiore.
In entrambi i casi manca lo STIMOLO FUNZIONALE.
-Suture vengono trazionate dalla spinta del cervello in crescita (pertanto, la spinta della crescita non la
danno le ossa ma il cervello) e, successivamente, producono l’osso. Questo processo avviene durante i primi
anni di vita e permette l’accrescimento della volta cranica. Nel periodo post-natale la prima cartilagine di
crescita della base cranica è rappresentata dalla sincondrosi sfeno-occipitale, che a 12-15 anni diventa
inattiva.
-Teoria della matrice funzionale di Moss secondo Moss la dimensione, la forma e la posizione delle ossa
non sono geneticamente determinate ma dipendono da fattori epigenetici rappresentati dai tessuti molli.
L’informazione genetica che determina il rimodellamento e la dislocazione di ciascun osso risiede
nell’insieme di quegli spazi e tessuti molli della testa deputati a svolgere specifiche funzioni e definiti
appunto “matrici funzionali”.
Per esempio, il mascellare si accresce per le unità funzionali che in esso sono incluse (quindi,
fondamentalmente, respirazione, bocca, alimentazione e lingua) ma anche perché spinto dalla sincondrosi
sfeno-occipitale.
Dalla sbob:
noi ci sviluppiamo da un punto di vista genetico e in rapporto all’epigenetica, stiamo diventando tutti più alti
perché non dobbiamo più nasconderci, portare grossi pesi, vivere nelle grotte. Come ci spieghiamo le
somiglianze?-attraverso la genetica.
- CRANIOFACIOSTENOSI: iposviluppo del terzo medio del viso che rimane retruso. Prima si trattava
rompendo la struttura del terzo medio e si portava in avanti, ma passati ¾ anni la malformazione riusciva
perché il terzo medio continuava a non crescere, quindi oltre al funzionale ci doveva essere un altro
meccanismo che non permetteva all’osso di crescere e questo meccanismo è genetico, infatti alla base di
questa patologia c’è una mutazione genetica.
- LABIOPALATOSCHISI BILATERALE: possiamo capire perché la premaxilla è venuta molto in avanti, perché
manca l’equilibrio fra le parti. Manca l’orbicolare, quindi il mascellare e il setto nasale vengono spinti in
avanti con la premaxilla, ma non tornano indietro. Mentre in condizioni fisiologiche e quindi in condizioni di
equilibrio funzionale il setto spinge in avanti, ma l’orbicolare tira indietro e l’equilibrio delle parti ci dà un
volto normale.
SINDROME DI PIERRE-ROBIN
-Definizione sindrome caratterizzata dall’associazione di: (1) schisi palatina posteriore
incompleta (non sempre); (2) retroposizionamento della mandibola; (3) glossoptosi (retrazione
della lingua verso la faringe)
-Eziopatogenesi la causa esatta non è nota e sembra che non esista un unico fattore eziologico.
Sembra che una forte flessione della testa in basso ed in avanti sposti il mento dietro il manubrio
sternale, impedendo alla mandibola di svilupparsi; di conseguenza, la lingua non riesce a spostarsi
da una prima posizione verticale ad una orizzontale, non permettendo a sua volta la corretta
fusione del palato molle. E’ una sindrome sporadica nella maggior parte dei casi.
-Clinica saranno presenti problemi respiratori (a causa della retroposizione della lingua).
-Diagnosi :
--(1) pre-natale attraverso un’ecografia prenatale morfologica è possibile osservare la
retroposizione della mandibola, mentre un ecocolorDoppler può mettere in evidenza la schisi,
attraverso un flusso oro-nasale;
(1b) per avere conferma della diagnosi→ ecografia in 3D (esame di secondo livello)
(1c) per ulteriore conferma→ RM
--(2) post-natale TC tridimensionale.
-Trattamento:
--finalità (1) adeguata respirazione; (2) adeguata alimentazione; (3) crescita fisiologica della
mandibola; (4) chiusura del palato;
--metodiche (1) porre il bambino in posizione prona (per evitare che la lingua si sposti
ulteriormente verso il basso); (2) ossigenoterapia; (3) CPAP (somministrazione di ossigeno a
pressione attraverso una maschera); (4) intubazione (in casi molto gravi); (5) tracheotomia; (6)
tongue lip adhesion (in cui si lega la lingua al labbro facendo un taglio su entrambi); (7) mandibular
distraction (consiste in un taglio sull’osso, con conseguente distanziamento osseo e ricostruzione
ossea nello spazio formatosi); (8) sondino naso-gastrico (nel caso di alimentazione difficoltosa).
-Clinica:
--ispezione (1) edema; (2) lesioni dei tessuti molli; (3) ecchimosi ed ematomi del volto; (4)
epistassi; (5) rinoliquorrea;
--esame del cavo orale (1) alterazioni occlusali; (2) fratture e / o avulsione degli elementi
dentali; (3) ecchimosi o ematomi della mucosa;
--andamento nel tempo i segni clinici si modificano in relazione al tempo trascorso dal trauma:
dopo la risoluzione dell’edema, si metterà in evidenza l’asimmetria facciale secondaria allo
spostamento osseo.
-Trattamento:
--generalità ad eccezione dei casi di frattura senza spostamento, la terapia è chirurgica;
--tempistiche deve essere eseguito entro 10-15 giorni dal trauma (per evitare il consolidamento
viziato dei frammenti ossei, la fibrosi dei muscoli estrinseci dell’occhio, i deficit nervosi ed i danni
della funzionalità mandibolare);
--metodica generale il trattamento è articolato in 3 tempi: (1) esposizione delle rime di frattura;
(2) riduzione; (3) contenzione delle rime di frattura mediante fissazione rigida interna;
--tecniche (1) esposizione diretta; (2) riduzione a cielo aperto; (3) riduzione per via endoscopica;
--accessi (1) terzo laterale del sopracciglio o piega della palpebra superiore (per arrivare al
pilastro dello zigomo); (2) sub-palpebrale e sub-ciliare (per arrivare allo zigomo); (3) trans-
congiuntivale (per la frattura del pavimento dell’orbita); (4) coronale (per accedere alle fratture
dell’osso frontale);
--materiali (1) placche in titanio (simili a quelle ortopediche ma più piccole); (2) miniplacche; (3)
microplacche; (4) placche riassorbibili (solitamente nei pazienti pediatrici, in quanto le placche in
titanio andrebbero a causare malformazioni craniche e facciali al momento dell’accrescimento, che
necessiterebbero di un secondo intervento per la rimozione). Le placche, a meno che non diano
molto fastidio, non si tolgono mai.
PZ. POLITRAUMATIZZATO
-Algoritmo diagnostico-terapeutico
(1) il paziente politraumatizzato e privo di coscienza in PS passa direttamente dalla sala rossa
all’anestesista rianimatore;
(2) stabilizzazione delle funzioni vitali ( respirazione, circolazione..);→ una volta stabilizzate
vengono chiamati via via i vari specialisti a seconda dei distretti interessati es. OTORINI per
sanguinamenti attivi o fratture delle ossa nasali, NEUROCHIRURGO per traumi cranici, MAXILLO-
FACCIALI per la parte relativa allo splancnocranio, oculista, odontoiatra, ortopedici, ch.generali
ecc.→ si trattano prima lesioni toraciche ed addominali, poi cerebrali, poi fratture e lesioni dei
tessuti molli delle estremità e delle mani e poi quelle facciali→ Ch. Maxillo- faciale non viene
interpellato nell’immediato. ******* vedi alla fine
(3) anamnesi (fondamentale);
(4) esame obiettivo (con ispezione extra ed intra-orale, palpazione, percussione ed auscultazione);
(5) esami diagnostici (sempre dopo la stabilizzazione delle funzioni vitali);→ oggi la prima cosa che
si fa in un pz politraumatizzato in PS è la TAC con la scansione di tutto il corpo.
(6) trattamento mirato.
URGENZE MAXILLOFACCIALI→ pervietà vie aeree, sanguinamenti, urgenze oculistiche in cui è chiamato il
ch.maxillo-facciale es. frattura pavimento orbitario, ematoma retrobulbare (accumulo di sangue che si ha
all’interno della scatola che contiene che non essendo estensibile fa si che l’occhio vada verso l’esterno e si
può stirare n.ottico).
-Emergenza emorragica (cause): (1) epistassi anteriori e posteriori, in conseguenza di fratture del
terzo medio del massiccio facciale o di fracassi facciali, con le prime che derivano da lesioni della
mucosa del setto nasale o dei turbinati, mentre le seconde da lacerazione dell’arteria sfenopalatina
o delle arterie etmoidali; (2) ferite del viso.
TEMPI DI INTERVENTO
Se abbiamo un pz con frattura importante è non andare oltre i 10-15 gg, perché più la frattura è fresca più i
segmenti ossei saranno mobilizzabili, altrimenti si può formare il callo osseo che rende complicato ridurre la
frattura e in alcuni casi bisogna fare una osteotomia che tagliando l’osso ci consente di riposizionarlo.
MATERIALI
- sono state eliminate suture con il filo metallico che venivano effettuate praticando due buchini, per poi far
passare il filo metallico, arrotorarrlo e stringerlo, e avvicinare i frammenti per tenerli così stretti.
- adesso si utilizzano PLACCHE IN TITANIO, come nell’ortopedia ma molto più piccole, che restano lì anche
per tutta la vita a meno di condizioni particolari; esisono anche MINIPLACCHE e MICROPLACCHE da
posizionare nel sito in cui la cute è molto sottile, per evitare che si sentano.
- PLACCHE RIASSORBIBILI→ in pz pediatrici perché posizionarne una non riassorbibile andrebbe a causare
delle malformazioni craniche e facciali al momento dell’accrescimento che necessiterebbero di un secondo
intervento per torglierle.
→ sulla MANDIBOLA si utilizzano sempre 2 placche in quanto su di essa agiscono dei muscoli molto potenti e tra le placche si
utilizzano quelle più grandi da 2.0 di diametro.
Nel post operatorio facciamo fare al pz 2 espressioni facciali→ “BACETTO” e “SORRISO A LABBRA SOCCHIUSE” che ci servono per
valutare eventuali lesioni del nervo faciale.
FRATTURA DELL’OSSO FRONTALE
E DELLA FOSSA CRANICA ANTERIORE
Tra le fratture dell’OSSO FRONTALE:
- frattura isolata della parete ateriore del seno frontale→ si tratta di un probelma estetico, ma se a questo si
associa un problema della parete posteriore del seno frontale allora l’intervento dovrà essere effettuato
insieme ai neurochirurghi a causa della comunicazione della parete posteriore con il cervello
- frattura della parete posteriore del seno frontale→ possono esserci delle lacerazioni a livello della dura
madre con rinoliquorrea e a quel punto si viene a creare una comunicazione tra un ambiente sterile e i seni
frontali che sono un ambiente “sporco” per natura→ in seguito a queste condizioni il pz può andare
incontro a vari quadri infettivi quali encefaliti, meningiti→ fare una esclusione o “cranializzazione” del seno
frontale cioè si va a formare uno sportello, insieme al neurochirurgo, con ricostruzione successiva della
parete anteriore e asportazione totale della parete posteriore. Un segno indiretto di questa frattura è la
presenza di bollicine di aria a livello del cervello (pneumoencefalo).
E.O.:
e della BRANCA OFTALMICA DEL N.TRIGEMINO→ invitiamo il pz. a chiudere occhi e con un polpastrello
passiamo sopra la regione frontale bilateralmente e gli chiediamo se sente alla stessa maniera, in maniera
differente o non sente lo stimolo, in ciascun emilato.
TRATTAMENTO
- chirurgico con recupero e ricostruzione di tutti i pezzettini dell’osso, alcune volte si può utilizzare una mash
in titanio, cioè una piccola rete, per colmare il gap.
DISLOCAZIONE RIDUCIBILE: è una patologia “nuova” dovuta al fatto che c’è difficile fare lo studio
anatomopatologico e non esistevano esami strumentali adeguati per la caratterizzazione.
• Prove recenti: un terzo dei pazienti con psoriasi ha segni o sintomi, o entrambi, di compromissione
dell’ATM
• fino alla metà dei pazienti con PsA presenta sintomi dell'ATM e fino al 90% presenta segni di disfunzione.
• I principali sintomi clinici includono: • Dolore • Scrosci articolari • Rigidità dell'articolazione • Movimento
limitato • Anchilosi nelle fasi evolute
CAUSE ESOFTALMO
• Dacriocistite
• Glaucoma
• Ipertiroidismo
• Leucemia
• Meningioma
• Morbo di Graves - Basedow
• Neuroblastoma
• Progeria
• Sferocitosi
• Vitiligine
• Cellulite Infettiva
- ANAMNESI→ da 3 mesi e non regredisce, sta sul mascellare sup. Se ha dolore, quando apre la bocca.
- ISPEZIONE
- ESAME STRUMENTALE
ipercondilia (aumento di volume tridimensionale della testa e / o del collo del condilo.
Si manifesta in età evolutiva e si presenta con marcata asimmetria facciale, una malocclusione con
rapporti spesso di terza classe omolateralmente alla lesione e di prima o di seconda classe
controlateralmente);
LABIOPALATOSCHISI
-Definizioni:
--(1) labioschisi (o cheiloschisi o labbro leporino) malformazione caratterizzata dalla mancata
fusione dei tessuti molli costituenti il labbro superiore, correlata all’anomala inserzione dei fasci
muscolari che costituiscono il muscolo orbicolare, che si manifesta clinicamente con una fissurazione
(schisi) in posizione paramediana che sovverte la normale architettura anatomica del labbro;
in altre parole è coinvolto parzialmente il labbro e l’artefice di questa schisi è la mancata fusione del
m.orbicolare.
--(2) palatoschisi interruzione della continuità della volta palatina e degli strati muscolari e
mucosi che la rivestono, risultando in una comunicazione fra cavità orale e quella nasale.
Come tutte le malformazioni, a seconda della fase embrionale in cui avvengono sono più o meno
gravi→ sarà + grave se avviene precocemente, poiché le parti non sono ancora formate invece più
tardivamente avviene più le parti saranno già formate e la malformazione sarà minore.
Una forma favorevole è quando è presente la banderella di Simonart, che è il pezzetto di tessuto sotto
al naso, che in realtà non ha alcuna funzione, però ha tenuto insieme le due parti della faccia c’è
un piccolo freno, i muscoli non possono tirare completamente di lato, quindi la faccia ha una forma
più “normale”.
Caratteristiche importanti:
- Cartilagini alari quella dello stesso lato della schisi sarà completamente slargata e rialzata
- La posizione dei denti è anch’essa importante, perché se la schisi è completa e coinvolge il
mascellare, all’interno ci sono le germe dentarie normalmente ce n’è una mancante, ossia
quella dell’incisivo laterale, perché è proprio a livello della schisi
Altre forme:
- Palatoschisi a V: quando i tessuti vanno direttamente verso il palato dalla parte posteriore a
quella anteriore, quindi abbiamo mancata fusione delle parti destra e sinistra
- Palatoschisi a U:es. Nella S. di Pierre Robin molto più tonda, la mancata fusione è secondaria
al malposizionamento della lingua.
-Epidemiologia si tratta dei più comuni difetti congeniti cranio-facciali, più frequenti nel sesso
maschile; la popolazione più colpita è quella Asiatica, la meno colpita è quella Caucasica.
Meno frequenti le forme bilaterali e, tra le monolaterali, risultano più frequenti quelle localizzate a
sinistra.
-Eziopatogenesi;
--ipotesi eziologiche (1) farmaci (cortisone; talidomide); (2) carenze alimentari (deficit di acido
folico); (3) radiazioni; (4) alterazioni vascolari; (5) malattie infettive virali (morbillo, rosolia,
influenza);
--meccanismo mancata fusione delle prominenze frontonasali e mascellari durante la settima
settimana di gestazione cui può seguire, come evento secondario durante l’ottava settimana, la
mancata fusione dei processi palatini.
-Classificazione di SPINA delle labiopalatoschisi (in base alla localizzazione della schisi rispetto al
forame incisivo) distinguiamo:
--(1) gruppo I schisi pre-incisive (anteriori al forame incisivo);
--(2) gruppo II schisi transincisive (interessanti il labbro, il processo alveolare ed il palato duro);
--(3) gruppo III schisi post-incisive (posteriori al forame incisivo);
--(4) gruppo IV schisi facciali rare.
-Labioschisi:
--classificazione (1) cheiloschisi completa (la schisi interessa a tutto spessore il labbro,
estendendosi fino a coinvolgere il vestibolo nasale); (2) cheilocitosi incompleta (la schisi, pur
coinvolgendo a tutto spessore il labbro, non lo interessa per tutta la sua altezza e non raggiunge
pertanto il vestibolo nasale; esistono delle forme complete nelle quali la presenza di un ponte
epiteliale fra i due monconi chiamato Banderella di Simonart simula la forma incompleta); (3) forma
frusta (conosciuta anche come cheiloschisi sottocutanea o cicatriziale, rappresenta la schisi labiale
in cui le strutture cutanee e la mucosa appaiono indenni mentre è interrotta la continuità anatomica
del muscolo orbicolare).
--clinica (1) interruzione della continuità del muscolo orbicolare; (2) nelle forme monolaterali:
asimmetria delle due emiparti (dislocazione dell’ala del naso dal lato della schisi; asimmetria delle
narici; caratteristica deviazione del setto nasale verso il lato sano con un’inconfondibile morfologia
a “J”, per cui la punta del naso appare slargata, deviata ed appiattita); (3) nelle forme bilaterali:
ipoplasia di alcune strutture di derivazione fronto-nasale (quali la columella) e sollevamento della
parte centrale del labbro.
-Palatoschisi:
--clinica (1) problemi alimentari (rischio di inalazione del cibo); (2) alterazioni nel meccanismo
di suzione (in quanto la comunicazione oro-nasale determina l’impossibilità dell’instaurarsi della
depressione endorale, alla base del meccanismo); (3) problemi fonatori; (4) flogosi delle prime vie
aeree (per mancato riscaldamento ed umidificazione dell’aria nelle cavità nasali e la contemporanea
riduzione delle loro capacità difensive); (5) maggiore predisposizione ad otiti.
Nel corso degli anni c’è stata un’evoluzione chirurgica basata sul danno, sul come ripristinarlo e in
quale momento farlo. Vediamo alcune tecniche chirurgiche.
Tennison-Randall-Flap
È la tecnica di base che usa il prof., in cui si fanno
dei tagli specifici per regolarizzare la forma del
labbro e renderlo simmetrico. Innanzitutto si fa
uno studio geometrico dettagliato, in cui si
misurano le lunghezze delle varie parti, in
particolare dell’area del filtro nasale questo
step è molto importante, perché quello che
dobbiamo sistemare è la simmetria. Se il labbro
va verso la narice e non è nella sua posizione
normale, abbiamo un’alterazione di simmetria
importante del filtro la parte della schisi che
va verso la narice accorcia il filtro, che
normalmente risulta lungo un paio di millimetri,
mentre dall’altra parte è lungo 6-7 mm questa
discrepanza di lunghezza va assolutamente
colmata. Si fa quindi un calcolo dalla parte
opposta della schisi e si crea un piccolo lembo triangolare che poi si inserirà dalla parte del filtro e lo
allungherà. Per allungare il tessuto taglio in mezzo, lo allargo e la parte vuota che mi rimane, che mi
era servita per allungare il filtro, la colmo prendendola dalla parte opposta. La ricostruzione del
muscolo orbicolare si effettua dal basso, andando a staccare e liberare le inserzioni dagli altri tessuti
e poi ricollocati.
- Il pregio di questo intervento è che se si fa il calcolo preciso non si verificano errori.
- Il problema è che l’intervento si fa con dei tagli netti al bisturi quindi, se mentre taglio
sbaglio, l’intervento viene male: o rimane più cicatrice perché il punto non coincide o viene
storto perché ho calcolato male i lembi che ho fatto.
Tecnica di Millard per la labiopalatoschisi bilaterale: è un taglio dritto e poi le due parti si fanno
scivolare verso il basso e si allungano. Le due parti del labbro si girano e la parte che andava nel naso
viene portata verso su. Sotto le incisure vengono presi i lembi del muscolo orbicolare ed uniti al
centro.
Per il palato si usa la tecnica BARDACH qui ciò che più conta è la ricostruzione muscolare: le
inserzioni errate vanno liberate e ricollocate centralmente per andare a ricostrituire la volta palatina.
A seguire si esegue la ricostruzione della mucosa nasale e della mucosa palatale quindi la
ricostruzione completa sarà costituita da 3 strati: mucosa nasale, muscoli e mucosa palatale.
→ trigemino→ deputato alla sensibilità generale della cute della metà anteriore del capo e delle mucose
corneali, congiuntivali, nasali e buccali e alla sensibilità dolorifica delle meningi. Possiede una componente
motoria per i muscoli della masticazione.
→ faciale→ deputato alla motilità dei muscoli mimici e alla secrezione delle ghiandole lacrimali, nasali,
sottomandibolari e sottolinguali; contribuisce con il ramo intermedio alla sensibilità del padiglione
dell’orecchio e alla sensibilità gustativa.
TRIGEMINO
→ 5° nervo cranico
ORIGINE: da parete ventrolaterale del ponte con due radici distinte:
sensitiva→ INNERVAZIONE DEL VOLTO→ nervo si allarga nel ganglio di Gasser posto nel cavo di
Meckel all’apice della Rocca Petrosa
motoria salta il ganglio e si accola al ramo
mandibolare→ deputata all’innervazione della
muscolatura della masticazione (muscoli masseteri,
pterigoidei esterni ed interni e temporali)
CONTINGENTE SENSITIVO:
I prolungamenti periferici dei neuroni pseudounipolari del
ganglio di Gasser si ripartiscono nella branca oftalmica,
mascellare e mandibolare.
• Afferenze termiche e dolorifiche si riuniscono nel tratto spinale e terminano nella porzione
del nucleo spinale del trigemino nel bulbo( riceve le afferenze termodolorifiche anche dei
nervi facciali e, glossofaringeo e vago) che si estende fino al secondo metamero cervicale
equivalente al corno posteriore del midollo→ poi attraverso il tratto trigemino talamico
raggiunge 3 strutture talamiche ( nuclei intralaminari, nucleo ventro postero mediale e nuclei
posteriori). Nel nucleo spinale trigemino le afferenze termiche sono disposte in maniera
ordinata rispetto ai campi recettivi→ i neuroni con campi recettivi laterali proiettano nella
porzione più caudale del nucleo, mentre neuroni con campi periorali proiettano più
cranialmente→ questo è alla base della distribuzione della anestesia a foglie di cipolla”
nella SIRINGOBULBIA (condizione che si manifesta di solito come una fenditura (una
crepa) situata nella porzione inferiore del tronco encefalico, capace di interrompere o
comprimere i nervi cranici inferiori o le vie sensitive ascendenti o motorie
discendenti)un’area co
• Afferenze tattili discriminative terminano nel nucleo principale(a livello pontino) attraverso
lemnisco trigeminale fino a nucleo ventro postero mediale del talamo.
• Afferenze propriocettive (provenienti dai fusi neuromuscolari) giungono al nucleo mesencefalico del
trigemino, appunto a livello mesencefalico.
CONTINGENTE MOTORIO:
Prende origine dal nucleo motore nel segmento
laterale del ponte sotto il pavimento del IV
ventricolo e fuoriesce con la radice motoria(portio
minor) e raggiunge la branca mandibolare e lascia
il cranio attraverso il forame ovale. Si distribuisce
ai muscoli masticatori(massetere, pterigoidei est e
interni, temporali),il miloioideo, a ventre anteriore
del digastrico, tensore del velo palatino e tensore
del timpano.
FACIALE→
ORIGINE: da bordo caudale del ponte, penetra nel meato acustico interno e prosegue nel canale del facciale
all’interno della piramide petrosa. A livello del ganglio genicolato emette il nervo grande petroso
superficiale. Si piega verso il basso dove si distaccano il nervo stapedio e la corda del timpano. Termina con
il forame stilomastoideo medialmente alla mastoide dove fuoriesce in avanti e passa attraverso la parotide e
si divide nei rami terminali.
Contingente motorio
Prende origine dal nucleo motore situato nella porzione caudale del ponte. Innerva il muscolo stapediale o
della staffa con il nervo stapedio, i muscoli mimici del volto e del collo, stiloioideo e ventre posteriore del
digastrico innervati dalle diramazioni terminali del facciale
Contingente sensitivo
Prende origine dal ganglio genicolato. Costituito dalle fibre afferenti viscerali speciali per la sensibilità
gustativa e da fibre afferenti somatiche generali per la conca del padiglione auricolare
Contingente vegetativo
Formato da fibre efferenti viscerali di natura parasimpatica, secretorie, che originano da nucleo
salivatorio superiore,(posto nel tegmento pontino paramediano sotto il pavimento del IV
ventricolo). Escono con il nervo intermedio di cui una parte è destinata alle ghiandole lacrimali e
nasali e le restanti per le ghiandole salivari sottomandibolare e sottolinguale.