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LA TEOLOGIA SPIRITUALE

Introduzione
In una lettera del 10 novembre del 1919 infatti Benedetto XV scrivendo al padre Marchetti e
riferendosi a quanto realizzato dall’Università Gregoriana in Roma parla di: “una cattedra di
teologia ascetico-mistica, mirante a procurare una più profonda formazione religiosa del clero,
mercé lo studio scientifico e pratico delle principali questioni concernenti la perfezione cristiana…
Suole infatti accadere che, non esistendo la trattazione di tal genere di studi negli ordinari corsi di
teologia dommatica e morale, il giovane clero, mentre si nutre di svariate sacre discipline, rimanga
poi digiuno dei veri princìpi della vita spirituale, il cui sano e arduo discernimento gli è
indispensabile per la propria perfezione e per il successo di quel sacro ministero cui è chiamato da
Dio. A colmare tale lacuna è sorta, per buona ventura, questa scuola; la quale, non solo tende a
preparare dotti direttori di spirito, capaci di guidare le anime per le varie e mirabili ascensioni della
santità, ma è destinata nel tempo stesso a correggere quell’ascetismo vago e sentimentale e
quell’erroneo misticismo che, o inventati liberamente dall’arbitrio individuale, o attinti a fonti
sospette, non mancano purtroppo anche oggi di serpeggiare nel popolo, con grave pericolo delle
anime”.
L’istituzione nelle facoltà teologiche, di una cattedra apposita, avverrà solo a seguito della
Costituzione Deus scientiarum Dominus di Pio XI il 24 maggio 1931. Questa cattedra doveva
comprendere: la trattazione dell’ascetica quale studio dei principi della vita spirituale nel suo
sviluppo ordinario, come disciplina teologica ausiliaria e la trattazione della mistica, quale studio
delle questioni più speciali sollevate dagli stati mistici più caratterizzati, tra le discipline teologiche
speciali appunto. E il problema che emergeva contenutisticamente riguardava il rapporto tra la
mistica riferita all’itinerario spirituale e quindi al cammino di sviluppo della vita cristiana.
Il rapporto tra l’ascetica e la mistica era di evoluzione normale o spezzato e comprendente
quindi, un salto qualitativo?
A cominciare da tale riflessione, via via verrà definita la specialistica e saranno scritti i
diversi manuali di teologia spirituale che considereranno la vita vissuta come l’oggetto proprio di
studio della disciplina, e parimenti il concetto di esperienza spirituale come il punto cardine per
capire la natura della teologia spirituale e la sistematizzazione dei suoi contenuti, in vista anche del
suo insegnamento accademico.
Definizioni per delineare la disciplina
Possediamo molteplici definizioni che ci permettono di analizzare l’evoluzione di questa
disciplina teologica nel corso del XX secolo. Le dividiamo come segue: tappa preconciliare; tappa
postconciliare e nuovi orientamenti.
Tappa preconciliare (1919-1960).
Sono gli anni che seguono la discussione del cosiddetto “movimento mistico”, che ha dato
un forte impulso agli studi di spiritualità e ha contribuito al suo consolidamento come scienza
autonoma, posta innanzi alla dogmatica e alla morale.
Pierre Pourrat (1871-1957) sulpiziano francese: “la spiritualità è la parte della teologia che
tratta della perfezione cristiana e delle vie che ad essa conducono. Si suddivide in teologia ascetica
e teologia mistica. Essa si distingue dalla teologia dogmatica, che insegna ciò che dobbiamo credere
e dalla teologia morale, che insegna ciò che dobbiamo fare o evitare di fare, per non cadere nel
peccato veniale o mortale”.1
Joseph de Guibert (1877-1942) gesuita francese: “la teologia spirituale è quella scienza che,
basandosi sugli insegnamenti della Rivelazione, studia la natura della perfezione cristiana e i mezzi
per conseguirla”.2
Antonio Royo Marin (1913-2005) domenicano spagnolo: “la teologia spirituale è quella
parte della teologia che, fondandosi sui principi della divina rivelazione e sulle esperienze dei santi,
studia l’organismo della vita soprannaturale, spiega le leggi del suo progresso e sviluppo e descrive
il processo che seguono le anime, dagli inizi della vita cristiana, fino alla cima della perfezione”.3
Amato Dagnino (1918-2013) saveriano italiano: “teologia spirituale è il termine che pare più
appropriato e scientifico, nel senso che integra l’ascetico e il mistico, nella sacra dottrina, come
parte di un tutto, suggerendo l’idea dell’unità della vita spirituale ed escludendo tutta la barriera di
separazione tra l’ascetica e la mistica, ma unendo e ordinando l’una e l’altra nell’unico fine comune
all’una e all’altra: la progressiva unione con Dio nell’aumento continuo della Grazia e la
progressiva eliminazione degli ostacoli che impediscono la sua crescita”.4
Tappa postconciliare (1974-1986).
Sono gli anni del rinnovamento teologico, molto sensibili alle innovazioni conciliari. La
teologia spirituale viene presentata come scienza unitaria, in unità formale con la dogmatica e la
morale e con la categoria dell’esperienza, quale elemento chiave del suo statuto epistemologico.
Federico Ruiz Salvador (1933-2018) carmelitano spagnolo: “la teologia spirituale è la
scienza che studia sistematicamente, la presenza attiva del mistero di Cristo nella vita del cristiano e

1
POURRAT P., Spiritualité chrétienne, Paris 1919, p. 23.
2
DE GUIBERT J., Theologia spiritualis ascetica et mistica, Roma 1932, p. 25.
3
ROYO MARIN A., Teologia della perfezione cristiana, Roma 1959, p. 15.
4
DAGNINO A., La vita cristiana, Roma 1960, p. 56.
della Chiesa, sviluppantesi sotto l’azione dello Spirito Santo e la collaborazione umana, fino a
giungere alla santità”.5
Charles André Bernard (1923-2001) gesuita francese: “la teologia spirituale è la disciplina
teologica che, fondata sui principi della Rivelazione, studia l’esperienza spirituale cristiana, ne
descrive il suo progressivo sviluppo e ne fornisce la conoscenza delle sue strutture e delle sue
leggi”.6
Giovanni Moioli (1931-1984) presbitero italiano: “la teologia spirituale costituisce il
compito che deve realizzare la teologia, di comprendere teologicamente l’esperienza cristiana,
intendendo con ciò, l’ambito che la teologia spirituale propone alla riflessione teologica: il fatto
cristiano vissuto”.7
Jordan Aumann (1916-2007) domenicano americano: “la teologia spirituale è quella parte
della teologia che, procedendo dalla verità della Rivelazione divina e dall’esperienza religiosa della
persona, definisce la natura della vita soprannaturale, formula le direttrici per la sua crescita e il suo
sviluppo ed esplica i processi attraverso i quali le anime avanzano dall’inizio della vita spirituale
fino alla sua perfezione”.8
Nuovi orientamenti (1989-2017).
Sono gli anni in cui si cerca di chiarire la natura, l’oggetto e il metodo della teologia
spirituale, vista da alcuni, come scienza non identificata, e nella quale confluiscono pertanto,
proposte radicali, unite ad altre maggiormente interdisciplinari e integrative.
Bruno Secondin (1940-2019) carmelitano calzato italiano Tullio Goffi (1916-1996)
presbitero italiano: “la spiritualità è la disciplina teologica che esplora sistematicamente, la presenza
e l’azione del mistero rivelato nella vita e nella coscienza della Chiesa e del credente, descrivendo
la sua struttura e le leggi del suo sviluppo fino al vertice, cioè la santità, in quanto perfezione della
carità”.9
Jesus Manuel Garcia (1957) salesiano spagnolo: “oggetto della teologia spirituale è la vita
spirituale vissuta, con il suo doppio orientamento pratico e di riflessione sulla crescita della persona
verso la santità. Essa è esplicitazione della teologia, che studia criticamente l’esperienza cristiana
presente, nel suo sapere e vivere, con il fine di determinare le costanti di un autentico cammino di
vita cristiana”.10
Daniel de Pablo Maroto (1937) carmelitano spagnolo: “la teologia spirituale è il trattato
teologico che, fondato sulle fonti della Rivelazione, della S. Scrittura, della Tradizione, del
5
RUIZ SALVADOR F., Caminos del Espiritu, Madrid 1974, p. 8.
6
BERNARD C. A., Compendio di teologia spirituale, Roma 1976, p. 37.
7
MOIOLI G., I mistici e la teologia spirituale, in Teologia 7 (1982) 130.
8
AUMANN J., Sommario di storia della spiritualità, Napoli 1986, p. 34.
9
SECONDIN B.-GOFFI T., Problemi e prospettive di spiritualità, Brescia 1989, p. 28.
10
MANUEL GARCIA M., Teologia spirituale oggi, in Atti del Congresso Internazionale ocd, Roma 2001, p. 122.
Magistero ufficiale della Chiesa e dell’esperienza del popolo di Dio, analizza la vita dell’uomo
spirituale, ovvero, il mistero di Dio nel mistero dell’uomo, comunicato dallo Spirito di Cristo, fino
alla piena configurazione con Lui, in ordine alla restaurazione del mondo”.11
Marko Ivan Rupnik (1954) gesuita sloveno: “
Descrizione e metodo
La teologia spirituale come disciplina o ambito teologico ha raggiunto ormai una sua
maturità e a motivo della sua giovinezza tra le discipline teologiche, riesce ad adattarsi meglio
all’evoluzione dei tempi e alla sensibilità delle culture. Tanto più, essendo essenzialmente riferita
alle esperienze e al vissuto, è continuamente obbligata ad affinare il suo patrimonio linguistico ed
esperienziale.
Volendo quindi descriverla possiamo dire che essa è: una disciplina teologica fondata sui
principi della Rivelazione, che studia l’esperienza spirituale cristiana, nel sapere vissuto di santità,
in ordine a determinare quelle costanti conoscitive e pratiche che aiutano l’uomo di oggi a diventare
un uomo nello Spirito.
L’oggetto della teologia spirituale è la vita nello Spirito Santo, che si realizza in un
determinato contesto storico, sotto la costante guidata della dottrina cristiana e che si esprime in un
suo linguaggio. Chiaro che un simile oggetto presuppone un approccio interdisciplinare.
Termini chiave della teologia spirituale sono vissuto ed esperienza: il vissuto si ha, mentre
un’esperienza si fa, questo significa che il vissuto non lo si può condividere, è personale, ed è dato
dal cammino spirituale cristiano compiuto, l’esperienza invece si può condividere, è personale e
comunitaria e rimanda ad una riflessione, al fine di aiutare lo sviluppo del cammino spirituale
cristiano.
Per cui si può affermare che l’esperienza è la consapevolezza ragionata che si acquisisce nel
cammino spirituale cristiano personale e comunitario, mentre il vissuto è la consapevolezza critica
di un insieme di esperienze che formano il cammino spirituale cristiano personale.
La teologia spirituale si può definire quindi, come il vissuto della trasformazione spirituale
del credente, quale conseguenza del suo rapporto con il Mistero rivelato nella tradizione giudeo-
cristiana. E tale vissuto si connota come cristiano perchè fondato sull’oggettività dell’evento Cristo.
Ne consegue che il metodo di studio di tale disciplina teologica dovrà essere, ad un tempo,
storico e teologico. Storico rispetto al materiale di base che prende in esame; teologico rispetto
all’ermeneutica a cui lo sottopone. Importante è che sia un metodo unitario.
La teologia spirituale non può essere costituita solo per vie deduttive, ovvero ragionando
astrattamente sui principi della Rivelazione e della Tradizione e sul Magistero della Chiesa, ma è

11
DE PABLO MAROTO D., El camino cristiano, Universidad de Salamanca 2006, p. 38.
necessario che interagisca per vie induttive, mediante gli insegnamenti che provengono dai fatti
storici e dalle esperienze spirituali cristiane personali e collettive.
Il metodo della teologia spirituale riprende i tre momenti fondamentali del fare teologia:
l’ascolto, auditus fidei; la cognizione, intellectus fidei e la pratica, praxis fidei. Teresa d’Avila (Vita
17) distingue i tre momenti del nostro metodo come segue: consapevolezza di aver ricevuto per
grazia l’esperienza della divina Presenza, sua comprensione e infine comunicazione della
medesima. Il sentire – capire – comunicare, diventa in questo caso: sentire il divino, capire il
mistero e comunicare ad altri l’esperienza personale del divino.
Il teologo spirituale dunque, segue con correttezza metodologica i passi necessari per
cogliere:
a) il vissuto in se stesso (la percezione di una Presenza): livello fenomenico;
b) la descrizione del vissuto (cosa ho vissuto e come l’ho vissuto): livello fenomenologico
(gli scritti dei santi);
c) la riflessione critica del vissuto (come comprendere-giudicare ciò che ho vissuto): livello
ermeneutico-teologico (rielaborazione teologica);
d) la significatività del vissuto (a cosa serve ciò che ho vissuto): livello mistagogico (sintesi
operativa).
Già Teresa d’Avila presentava i due indispensabili elementi ai fini di una sana teologia della
vita spirituale: il dato dottrinale per cui “la scienza è sempre gran cosa, perché istruisce e illumina
chi poco sa, fa conoscere le verità della S. Scrittura, così che facciamo quello dobbiamo fare” (Vita
36,5); il dato sperimentale: “non dirò cosa che non abbia io stessa provata per esperienza” (Vita
18,8).
L’impegno nell’intelligenza critica del vissuto richiederà che la teologia spirituale entri in
dialogo sincero ed efficace con le scienze antropologiche, perché il divenire cristiano dell’uomo è
inseparabile dal suo divenire umano.
La teologia spirituale quindi, unisce la Rivelazione di Dio e la personalizzazione credente
del dato rivelato e della vita nello Spirito nel credente, e riflette su questa unione, ritenuta luogo e
fondamento della “conoscenza” del mistero rivelato in Cristo, realizzantesi in un determinato
contesto storico ed espressa in un proprio linguaggio, all’interno di una propria cultura, operante
nella storia come possibilità che Dio offre per sperimentare nell’oggi, un barlume della Sua bellezza
eterna.
Si potrebbe dire che la teologia spirituale è un contemplare come Dio agisce nel cuore del
credente e a seguito di ciò essa studia la trasformazione della mente e la conversione costante del
cuore della persona. Perché ciò che conta davvero non è tanto che l’uomo cerchi o pensi Dio, ma al
contrario, che Dio cerca e pensa l’uomo.
Natura della teologia spirituale
Definiamo quindi la teologia spirituale come l’intelligenza critica della fede che inerisce alla
vita spirituale.
La teologia spirituale assume come proprio oggetto globale e dunque, come oggetto
materiale, l’esistenza cristiana.
L’uomo si definisce come simbolo, dal latino symbolum originato dal greco σύμβολον
(symbolon), che a sua volta deriva dal tema del verbo συμβάλλω (symballo), che significa “mettere
insieme due parti distinte”, esso rinvia alla ricomposizione di un intero, e rimanda ad una parte
mancante che gli appartiene. L’uomo entità simbolica dunque indica la tensione all’unità,
all’integrazione a tutti i livelli: corpo, anima e spirito (1 Ts 5,23). La sua verità di creatura libera fa
si che quanto egli possiede nativamente (strutturalmente), non costituisca una realtà conclusa in se
stessa o tale da essere solo conservata, ma si presenti come un germe da sviluppare, come un
compito da portare a compimento, come un itinerario di integrazione e unità da percorrere, sino al
traguardo finale che lo coronerà.
E qui viene in luce la differenza tra la teologia dogmatica e la teologia morale. La teologia
dogmatica si definisce come l’intelligenza critica della fede della struttura della vita in Cristo,
finalizzata alla presentazione e all’approfondimento scientifico del dato cristiano nelle sue
componenti universali. Mentre la teologia morale si presenta come l’intelligenza critica della fede,
stabilita sui dinamismi universali e portanti dell’oggettività cristiana che garantiscono il progressivo
compimento dell’esistenza cristiana e umana nella dialettica della storia e della libertà.
Diventa però necessario a questo punto, considerare la vita cristiana anche nella prospettiva
della fede mediante la quale la persona crede, ovvero mediante cui aderisce personalmente a Dio, e
che comporta l’accettazione dei contenuti, non unicamente in quanto dati in se, bensì anche in
quanto appropriati, concretamente assunti, esperiti e quindi vissuti personalmente.
E così siamo giunti al cuore della teologia spirituale, in quanto la sua originalità consiste
proprio nell’essere la teologia dell’appropriazione singolare del dato cristiano universale o la
teologia del soggettivo credente.
Per questo la teologia spirituale attua nel suo studio, una lettura teologica delle vite dei santi,
in grado di portare alla luce aspetti, dimensioni e costanti dell’esperienza della fede cristiana che
fondi il cammino spirituale cristiano nell’oggi.
Per questo la teologia spirituale guarda ai santi, non per seguirli, ma per studiare come essi
hanno seguito Cristo e per attingere da ognuno di loro ciò che viene da Cristo e a Lui rimanda.
La teologia spirituale è quindi, l’enucleazione delle costanti secondo le quali si costituisce la
vita spirituale: quelle costanti con cui lo Spirito Santo presiede all’appropriazione personale dei
valori oggettivi della realtà cristiana. E questa identificazione ed essa sola, evita l’assorbimento
della teologia spirituale nella dogmatica o nella morale.
L’esperienza spirituale cristiana è anzitutto vita vissuta, perciò parliamo di vita spirituale. La
teologia spirituale rende oggetto di riflessione teologica questa vita vissuta. In tal senso si può
parlare del vissuto come del concetto migliore per cogliere il dinamismo teologico dell’esperienza
spirituale cristiana e l’espressione più adeguata per indicare la meta cui aspira il credente: la
comunione con il Dio della rivelazione cristiana.
La novità della vita cristiana risiede in ciò che opera lo Spirito santo nell’esistenza di
ciascun credente. La vita cristiana trova la sua ragion d’essere nella nozione di trasformazione, che
rimanda ad un’intensa attività dello Spirito nel cammino di ogni credente. Nell’esperienza spirituale
cristiana le verità si conoscono, non perché vengono rappresentate o trasmesse, ma perché sono
state, come dicono i mistici, gustate. Ecco la conoscenza “saporosa”; quel sapere che è capace di
provocare una unificazione originale tra conoscenza e amore; tra contemplazione e azione; tra teoria
e prassi.
La teologia spirituale quindi, è scienza sapienziale, in grado di armonizzare la razionalità
con il simbolismo, la logica deduttiva con la sapienza intuitiva. Essa unifica teologia ed esperienza,
oggettivo e soggettivo, personale e comunitario, azione e contemplazione, amore di Dio e amore del
prossimo. In tal senso si apre alla mistagogia e si assume il compito di orientare il discernimento
degli spiriti e spirituale, alfine di suscitare l’incontro personale del credente con Cristo.
Fonti della teologia spirituale
Fonti teologiche comuni a tutte le specializzazioni teologiche.
La S. Scrittura. Fornisce i principi fondamentali sui quali si deve strutturare la teologia in
quanto in essa si trova la dottrina speculativa inerente Dio e l’uomo, il fondamento di tutta la
teologia cristiana e la sorgente inesauribile della sua autentica spiritualità.
La Tradizione e il Magistero della Chiesa. Completano il deposito della Rivelazione
contenuta nella S. Scrittura. La testimonianza della Tradizione viene conservata e manifestata
autenticamente “dalla” e “nella” Chiesa.
La ragione illuminata dalla fede. I principi fondamentali sui quali si basa la teologia sono
stati rivelati da Dio e sono ammessi per fede, ma ciò non esonera la ragione dalla scienza teologica,
anzi ne forma il sussidio indispensabile, subordinato alla Rivelazione e alla fede.
Fonti maggiormente relazionate con la teologia spirituale.
Gli scritti dei santi. Hanno valore sia dal punto di vista descrittivo della vita spirituale, sia a
motivo dell’autorità che ha loro conferito la Chiesa, canonizzandone gli autori e in molti casi anche
dichiarandoli dottori della Chiesa.
Le vite dei santi. Forniscono dati preziosi per la descrizione della vita spirituale cristiana e ci
permettono di conoscere coloro che hanno compiuto in pienezza il cammino di unione a Dio in
Cristo nello Spirito Santo e che ora sono per noi, autorevoli mistagoghi.
La storia della spiritualità cristiana. Studia la relazione cosciente ed esperienziale che
l’uomo ha intrattenuto nel corso dei secoli con il Dio uno e trino che si è rivelato a lui. Descrive
altresì, l’insieme delle espressioni personali e collettive e delle forme esteriori visibili che
concretizzano tale relazione.
Fonti ausiliarie maggiormente relazionate con la teologia spirituale.
Le scienze psicologiche. Studiando il funzionamento delle nostre facoltà esterne e interne,
attraverso l’osservazione e l’analisi dei fatti in soggetti normali e patologici, forniscono un valido
aiuto alla maggior comprensione e verifica del vissuto spirituale cristiano della persona.
Le arti. L’opera divina è anche arte, manifestazione di bellezza in una forma esistenziale, ed
ecco l’importanza delle arti nel percorso spirituale cristiano. Esse storicizzano il capolavoro di Dio
e lo annunciano nel tempo, inoltre le arti ci aiutano a leggere il significato più profondo della realtà
che nel vissuto spirituale si identifica sempre nel Cristo “via verità e vita” (Gv 14,6).
L’esperienza spirituale cristiana propria. E’ di notevole importanza al fine di analizzare
rettamente delle vie dello Spirito di Dio. Privi della luce della fede infatti, siamo incapaci di
conoscere pienamente la vita cristiana nostra e altrui.
L’esperienza spirituale cristiana altrui. E’ fondamentale poiché non tutti giungiamo alla
pienezza della vita cristiana per lo stesso sentiero, pertanto è utile e necessario conoscere diverse
esperienze spirituali, al fine di constatare quanto siano molteplici le vie dello Spirito.
Principali manuali di teologia spirituale pre e post Concilio Vaticano II
Presento alcuni dei principali manuali di teologia spirituale che hanno caratterizzato il
periodo pre e post conciliare.
Pre Concilio
Adolphe Alfred Tanquerey (1854-1932) sulpiziano francese, autore del “Compendio di
teologia ascetica e mistica”, datato 1923. Questa opera è il primo vero manuale scolastico della
materia. La trattazione propriamente detta è preceduta da una breve storia della scienza ascetico-
mistica, seguita da una introduzione metodologica a cui seguono le due grandi parti della
trattazione: i principi della teologia spirituale e le tre vie che connotano lo sviluppo della vita
spirituale nel credente. Chiudono il testo due appendici: una sulla spiritualità del Nuovo Testamento
e una sullo studio del temperamento-carattere in funzione del cammino di santità personale.
Crisogono de Jesus Sacramentado (1904-1945) carmelitano spagnolo, autore del
“Compendio di ascetica e mistica”, datato 1933. Egli ha sistemato la materia del suo manuale in
quattro parti: la prima tratta dei principi della vita soprannaturale, la seconda tratta della parte
ascetica del cammino cristiano, la terza tratta della parte mistica del cammino cristiano e la quarta
costituisce un compendio storico dell’ascetica e della mistica. In questa ultima parte, utile per lo
studio interdisciplinare, vengono analizzate anche le derive mistiche.
Joseph de Guibert gesuita francese, autore del manuale “Teologia spirituale ascetica e
mistica”, datato 1937. Il suo testo non è tanto una trattazione sistematica, quanto una raccolta di
studi. Costituisce il primo manuale pubblicato con il titolo di teologia spirituale ed egli ne spiega la
nuova nomenclatura posta al fine di superare la dicotomia tra ascetica e mistica e realizzare l’unità
interna tra le due. Tutta l’opera mira a realizzare l’unità profonda tra i due aspetti della vita
spirituale, la loro inseparabilità e interdipendenza e attorno a tale idea centrale esplica tutte le altre
tematiche: preghiera, discernimento degli spiriti e spirituale, aiuto a camminare verso la maturità
umano-spirituale.
Reginald Garrigou-Lagrange (1877-1964) domenicano francese, autore del testo “Le tre età
della vita interiore” in quattro volumi, datato 1938. Il primo volume tratta della vita interiore di cui
ne delinea i fondamenti biblico-teologici. Il secondo volume analizza il cammino spirituale
purificativo che compiono i principianti. Il terzo volume analizza il cammino spirituale illuminativo
che compiono i proficienti. Il quarto volume analizza il cammino spirituale unitivo che compiono i
perfetti e pone a conclusione una descrizione di alcuni fenomeni straordinari della vita spirituale
indicando anche i criteri di discernimento degli spiriti per distinguere i divini dai diabolici.
Antonio Royo Marin domenicano spagnolo, autore del manuale “Teologia della
perfezione”, datato 1954. Tale testo, estremamente didattico analizza la teologia spirituale
prevalentemente nel suo aspetto dottrinale e teologico, sebbene non trascuri le fonti di origine
storica e psichica. E’ suddiviso in quattro parti: la prima tratta delle finalità della teologia spirituale,
la seconda tratta dei suoi principi basilari, la terza tratta dello sviluppo ordinario della vita cristiana
e la quarta tratta dei fenomeni mistici straordinari. Il pregio maggiore del volume è la chiara e ricca
sintesi che offre, relativamente ai dati della tradizione spirituale cristiana.
Post Concilio
Alexius Benigar (1893-1988) francescano croato, autore del testo “Compendio di teologia
spirituale”, datato 1964. Utilizza il termine teologia spirituale ed è un manuale che si pone al
confine tra l’epoca pre conciliare e quella post conciliare. Il testo è suddiviso in due parti, e
preceduto da una introduzione di natura storico-bibliografica inerente la disciplina della teologia
spirituale. Nella prima parte analizza la chiamata che Dio rivolge all’uomo, per invitarlo al dialogo
e alla comunione con Lui. Nella seconda parte analizza la risposta dell’uomo a tale invito divino, e
sua scoperta di essere da sempre stato cercato da Lui. La teologia spirituale si struttura attorno alle
dinamiche che si vengono a creare a seguito di tale incontro.
Federico Ruiz Salvador carmelitano spagnolo, autore del testo “Vie dello spirito.
Compendio di teologia spirituale”, datato 1974. Il libro presenta la vita spirituale cristiana come un
itinerario molto dinamico e continuamente in crescita. Si suddivide in cinque parti: nella prima
parte analizza i fondamenti biblici della vita spirituale, nella seconda parte analizza i fondamenti
teologici della vita spirituale, nella terza parte analizza le interazioni di tali fondamenti all’interno
del cammino di crescita cristiano, nella quarta parte analizza concretamente la dinamica del
cammino spirituale e nella quinta parte descrive le varie scuole della spiritualità cristiana.
Jordan Aumann domenicano americano, autore del manuale “Teologia spirituale”, datato
1980. Tale manuale si ispira al precedente del Royo Marin, di cui offre un aggiornamento post
conciliare, soprattutto in merito al linguaggio. Ripropone la suddivisione in quattro parti: nella
prima tratta delle finalità della teologia spirituale, nella seconda tratta dei suoi principi basilari, nella
terza analizza lo sviluppo ordinario della vita cristiana e nella quarta spiega i fenomeni mistici
straordinari. Rispetto al manuale del Royo Marin risulta più sintetico ed essenziale nella trattazione
dei temi.
Josef Weismayer (1936) presbitero austriaco, autore del manuale “La vita cristiana in
pienezza”, datato 1983. Il libro nasce a seguito del corso che l’autore ha tenuto nel Dipartimento di
teologia spirituale dell'Istituto di teologia dogmatica dell'Università di Vienna. Il manuale analizza
i temi fondamentali della vita spirituale: preghiera, discernimento degli spiriti e spirituale,
accompagnamento spirituale, sviluppo dell’itinerario ascetico-mistico del cristiano, all'interno di
una considerazione globale dell’“opera della salvezza”. Il testo propone quindi, una buona sintesi
dei singoli aspetti della vita spirituale cristiana nella sua progressiva maturazione.
Charles André Bernard gesuita francese, autore del manuale “Teologia spirituale”, datato
1989. Il libro inizia con una introduzione metodologica della disciplina a cui seguono le quattro
parti nelle quali è suddivisa l’opera: la prima parte tratta dei principi generali teologico-spirituali; la
seconda parte tratta del soggetto della vita spirituale; la terza parte tratta dell’attuazione concreta del
dialogo tra Dio e l’uomo e la quarta parte tratta del progresso graduale della vita spirituale. Pone il
concetto di esperienza spirituale quale cardine di tutta l'argomentazione.
Giorgio Gozzelino (1930-2010) salesiano italiano, autore del testo “Al cospetto di Dio.
Elementi di teologia della vita spirituale”, datato 1989. Il manuale introduce alla comprensione dei
dati fondamentali dell' esperienza spirituale cristiana articolati in sei capitoli: il primo capitolo
tratta dei problemi e dei compiti della teologia spirituale; il secondo capitolo tratta della
dimensione mistica della vita spirituale; il terzo capitolo tratta della dimensione ascetica della vita
spirituale; il quarto capitolo tratta della dimensione storica della vita spirituale; il quinto capitolo
tratta della dimensione ecclesiale della vita spirituale; il sesto capitolo tratta dell’ermeneutica dei
fenomeni straordinari della vita spirituale.
Bruno Secondin e Tullo Goffi, carmelitano calzato e presbitero italiani, coautori del testo
“Corso di spiritualità. Esperienza, sistematica e proiezioni”, datato 1989. Il manuale reimposta il
trattato di teologia spiritale a partire dal principio dell’esperienza spirituale cristiana personale e
comunitaria, incarnata e contestualizzata, esplorata e condotta in molteplici direzioni, senza
escludere orizzonti aperti a motivo di sfide emergenti. Si propone di rielaborare il concetto di santità
e di maturità, di antropologia relazionale e di identità cristiana come comunione e dialogo. L’intento
è quello di rendere maggiormente mistagogica la teologia spirituale.
Istituto di spiritualità dell’Università di Munster, docenti tedeschi, coautori del manuale
“Corso fondamentale di spiritualità”, datato 2006. Il libro ruota attorno al termine esperienza, al
quale conferisce un significato più immediatamente antropologico che non propriamente teologico:
essa infatti viene intesa come la verifica soggettiva della realtà divina e l’aderirvi sempre più
pienamente da parte del credente. L’idea portante è quella di analizzare la teologia spirituale nella
chiave del processo dinamico personale in grado di trasformare l’esistenza.
Rupnik M. I., gesuita sloveno, autore del testo Teologia spirituale, datato 2017.
Il bilancio complessivo di questi manuali mostra una situazione interlocutoria. È avvertita
da tutti la necessità di una più adeguata comprensione teologica dell'esperienza spirituale, adeguata
sia in riferimento all'attuale contesto ecclesiale e culturale, sia al patrimonio di conoscenza e di
riflessioni offerte dalla tradizione. Varie sono però, le soluzioni proposte: la semplificazione e
l'aggiornamento del linguaggio; il riferimento, non sempre ben integrato, alla complessa categoria
“esperienza”; un più stretto legame con la teologia sistematica; la “conservazione” e la difesa dei
dati della tradizione.
In questa situazione la direzione nella quale sembra più utile procedere è quella di un
approfondimento del significato e delle modalità della comprensione teologica dell'esperienza
cristiana - anche in riferimento al complesso delle discipline teologiche che fanno dell'esperienza
uno dei campi privilegiati della loro ricerca - e, d'altra parte, una continua ed intelligente rilettura -
alla luce degli interrogativi e delle consapevolezze della teologia e della cultura contemporanee -
dei dati e dei testi della tradizione spirituale.
La teologia spirituale come teologia della vita cristiana personalizzata
L’accertamento dell’identità della teologia spirituale in termini di teologia
dell’appropriazione soggettiva, necessariamente personale, del dato cristiano oggettivo,
necessariamente universale, ci consente una appropriata valutazione del significato sotteso all’uso
del termine spirituale, nella designazione dell’oggetto di questa particolare disciplina teologica.
Nel suo contesto diviene chiaro che, vita cristiana e vita spirituale non sono semplici
sinonimi, perché l’aggettivo spirituale dona voce a due istanze specifiche: da una parte si propone
come sinonimo di personale e dall’altra, prende come referente l’azione propria dello Spirito Santo.
Dunque si chiama vita spirituale la vita cristiana personalizzata in ciascuno dei credenti, per opera
dello Spirito Santo.
Perciò la spiritualità cristiana è sicuramente multiforme quanto la vita, e quanto lo sono le
varie possibili relazioni delle persone con Dio. Essa è opera dello Spirito Santo, che ne è l’iniziatore
e il soggetto primario, per cui non è mai un progetto architettato dal singolo, né consiste in un dato
programma precostituito di vita, o in forme devozionali e modi comportamentali precisi nei quali la
persona quotidianamente si esercita.
Certo esiste una sola spiritualità cristiana che ha il suo fondamento nella S. Scrittura e
nell’incontro esperienziale, nella sequela e nella progressiva conformazione a Cristo, ma l’unica
Parola di Dio e l’unico Spirito di Dio giungendo in modi diversi alle differenti persone, produce una
molteplicità di risonanze spirituali. Così come un raggio di sole rifrangendosi in modi diversi nelle
molteplici pietre preziose fa apparire l’unica luce chiara del sole, a motivo della diversa rifrazione
nei diversi cristalli e dei diversi angoli di incidenza, ora verde, ora blu, poi rossa e infine gialla.
Tale diversa rifrazione della Parola e dello Spirito di Dio nelle persone avviene su quattro
piani:
il piano personale, ovvero la specificità e la situazione propria nella quale ciascuno di noi è
chiamato in modo unico da Dio e in base al quale ciascuno di noi ascolta e legge la S.Scrittura
compiendo scelte e assumendosi responsabilità. Per cui qualcuno nel leggere la Parola viene
illuminato da una affermazione tanto da vivere alla sua luce tutto il resto della sua vita, mentre a un
altro ciò non accade;
il piano culturale comune da cui scaturiscono le spiritualità tipiche di una epoca o specifiche
di una cultura;
la vocazione particolare di ciascuno, poiché la fede del credente è vissuta in seno a un
gruppo particolare, che conduce a una focalizzazione specifica della vita spirituale, e su tale linea
possiamo parlare di una spiritualità laicale, di una spiritualità sacerdotale, di una spiritualità della
vita consacrata;
i fondatori e le forme spirituali di vita che giungono fino a noi condotteci dalla Storia della
Chiesa e invitano a orientare la nostra vita nello stesso senso, perciò parliamo di spiritualità
benedettina, spiritualità francescana, spiritualità carmelitana e così via.
Tali differenziazioni attestano i segni di vitalità e di pienezza tipiche dell’immagine del
Corpo di Cristo: la Chiesa unico corpo con molte membra che vivono le une per le altre e traggono
giovamento le une dalle altre (1 Cor 12,19s).
Per cui la teologia spirituale, è la teologia del vissuto spirituale cristiano; lo studio
scientifico di una vita vissuta in comunione con Dio e in docilità sempre maggiore all’azione dello
Spirito, a partire dalla testimonianza privilegiata dei santi, in funzione dello sviluppo dinamico del
cammino di santità, al quale tutti siamo chiamati, quale raggiungimento della nostra pienezza in
Cristo.
Ecco dunque lo studio della teologia spirituale quale personalizzazione credente
dell’oggettività cristiana e lo studio delle vite, degli scritti e delle opere dei santi che a ragione,
possono essere considerati come il laboratorio della teologia spirituale, il suo campo privilegiato di
ricerca. Essi infatti testimoniano il cammino del vissuto cristiano e illuminano, dal punto di vista
esperienziale, i grandi misteri della fede presentati dalla teologia spirituale.
I vissuti dei santi spingono a ripensare e a reinterpretare le formulazioni teologico-
dogmatiche in un nuovo linguaggio e rendono perennemente valida la testimonianza di san
Giovanni, quando nella sua prima lettera scrive: “Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo
veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato,
ossia il Verbo della vita [...] lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con
noi” (1Gv 1,1-3).

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