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SULL’UTILITÀ
E IL DANNO
DELLA STORIA
PER LA VITA
FRIEDRICH NIETZSCHE
... storico
Quando il libro viene pubblicato, la Germania ha da poco conseguito la sua unità politica e sconfitto
militarmente la Francia del Secondo Impero.
Il Reich tedesco si avvia ad esercitare un ruolo politico predominante in Europa, in un periodo carat-
terizzato dalla lunga fase di crisi strutturale dell’economia capitalista concorrenziale nota come Grande
Depressione (1873-1896), destinata a produrre conseguenze profonde sul piano dello sviluppo capita-
listico, ma anche sul piano sociale e ideologico.
A Nietzsche, ancor più dell’unità politica, interessa l’unità spirituale, culturale, del popolo tedesco.
L’unificazione potrebbe aprire una prospettiva di rinnovamento del costume capace di contrastare le
tendenze alla “massificazione” della società e della cultura che egli – nel saggio Sul futuro delle nostre
istituzioni culturali – aveva trattato come vera e propria “barbarie” e come “presupposto del comuni-
smo”. Nietzsche vedrà quindi con favore le iniziative assunte dal cancelliere Bismarck contro la Chiesa
Cattolica (Kulturkampf) e contro l’organizzazione del movimento socialista (Leggi eccezionali), interpre-
tando il successivo fallimento di queste due battaglie come una drammatica sconfitta di quella pro-
spettiva.
... culturale
La crisi che si sta per aprire in Europa è anche crisi di molte delle certezze e dei valori della cultura
liberale e democratica, crisi della fiducia nel valore dell’individuo (e nella sua possibilità di esercitare
una libera iniziativa in un libero mercato), nella presenza e nelle iniziative delle masse popolari, nel valo-
re della scienza, nell’idea di progresso.
Nietzsche, con la sua critica radicale dello storicismo, dell’idea di progresso, dei movimenti di massa
(che riprende diversi aspetti del pensiero di Kierkegaard e di Schopenhauer) preannuncia e anticipa
alcuni dei temi di una cultura nuova che si lascia alle spalle certezze e valori per affermarne altri spes-
so di segno opposto, come il valore delle individualità superiori (dei “giganti”) di contro alle masse.
Lo scritto interviene contro due grandi indirizzi filosofici del XIX secolo: lo Storicismo – di impronta sia
idealista che marxista – e il Positivismo, che dominavano largamente la cultura europea in quel perio-
do.
... personale
Dopo avere conosciuto la filosofia di Schopenhauer ed avere stretto un forte legame di amicizia con
Wagner (verso la fine del 1868), Nietzsche inizia l’insegnamento di filologia classica all’università di
Basilea (1869). Nel 1870 partecipa come infermiere dell’esercito prussiano alla guerra contro la Francia
e nel 1872 pubblica la sua prima opera “filosofica”, la Nascita della tragedia dallo spirito della musica,
che suscita reazioni discordanti.
Tra febbraio e marzo dello stesso anno Nietzsche tiene un ciclo di conferenze intitolato Sul futuro delle
nostre istituzioni educative, in cui prende posizione contro le tendenze egualitarie del proprio tempo in
materia di educazione.
Nel 1873 vede la luce la prima delle quattro Considerazioni inattuali, dedicata a David Strass, l’uomo
di fede e lo scrittore, mentre le condizioni di salute di Nietzsche cominciano a peggiorare.
Nonostante diversi disturbi che lo affliggono, nel 1874 pubblica la seconda e la terza delle
Considerazioni inattuali, ossia Sull’utilità e il danno della storia per la vita e Schopenhauer come edu-
catore.
zyx Il titolo
Il titolo dell’opera enuncia chiaramente la questione che Nietzsche intende affrontare. Potremmo for-
mularla in questi termini: la storia – intesa come ricordo, conoscenza e studio del passato – è utile o
nociva per un uomo, un popolo e una civiltà? Essa costituisce una condanna o una risorsa per l’uomo?
Si può sciogliere il dilemma in un senso o nell’altro, oppure vi è un limite oltre il quale la storia da utile
può diventare dannosa?
storia
Nello scritto di Nietzsche costituisce un concetto centrale, sebbene non univoco. Se ne possono indi-
viduare due diversi significati.
Il primo significato rinvia alla storicità come attributo essenziale dell’uomo: l’uomo è un animale sto-
rico. Essenziale è per lui il rapporto con il passato, il ricordo del passato. La storia è soprattutto ricor-
do del passato, legame inscindibile tra presente e passato.
Anche se nello scritto è espressa una sorta di invidia per l’animale, felice perché vive nell’attimo e non
ricorda, Nietzsche accetta l’ineliminabile storicità dell’uomo e ne riconosce l’importanza e il valore, ma
solo se pensata in un rapporto forte tra storia e vita. Egli afferma che la storia deve essere al servizio
della vita e dell’azione.
Il secondo significato rinvia alla storia intesa come “la scienza del divenire universale”. In quanto
scienza, la storia è una conoscenza di tipo contemplativo, fine a se stessa, sganciata da ogni rappor-
to con la vita e l’azione, anzi negatrice della vita. Tale scienza si è affermata fino al punto che la cultura
storica pare assorbire ogni altra espressione culturale. Ma Nietzsche la considera solo una parvenza di
cultura, proprio perché le manca il rapporto con la vita, la capacità di unificare – nell’uomo – l’interno e
l’esterno.
La scienza storica avanza inoltre una pretesa di oggettività e richiede allo studioso un atteggiamen-
to neutrale dinnanzi alla storia. Nietzsche sostiene invece la forza della soggettività chiamata a giudi-
care la storia e respinge l’idolatria del fatto che ha come necessaria conseguenza la supina accetta-
zione del reale.
La minaccia che incombe è rappresentata dalla “saturazione della storia”, ossia una visione nella
quale tutta la realtà viene storicizzata e il significato degli eventi viene fatto dipendere dal loro legame
con il passato, da una connessione ad esso che esprime una legge necessaria.
Vita
Altra parola-chiave dello scritto, è vita. Difficile, quasi impossibile, trovare una “definizione” di vita. Se
la storia come conoscenza e scienza è lo spazio della razionalità, alla vita appartiene la dimensione
della non-razionalità. In un passaggio del testo si parla della vita come di una “forza oscura, impellen-
te, insaziabilmente avida di se stessa”.
Vi è un termine che si presenta come sinonimo di vita, ed è azione. La vita è lo spazio dell’azione, del-
l’azione che crea, che cambia e che quindi nega la storia, dimentica il passato. Se la storia è ricordo, la
vita e l’azione implicano in qualche modo la necessità dell’oblio: sono senza scienza e senza coscien-
za, riconoscono un solo diritto, quello di ciò che deve divenire.
Lo spazio della vita è anche lo spazio della felicità, che è il non-storico, la capacità di dimenticare, la
capacità di “mettersi a sedere sulla soglia dell’attimo dimenticando tutte le cose passate”.
zyx I destinatari
Chi sono i destinatari del testo, quelli indicati implicitamente o esplicitamente nelle pagine del saggio?
Si direbbe innanzitutto e soprattutto gli Europei, gli uomini dell’Occidente, cui il senso della storia,
l’eccesso di storia, appartiene come tratto caratteristico. Gli Europei che sono per così dire in bilico tra
una crisi sempre più drammatica e rovinosa, che prelude a una decadenza irreversibile, e la possibilità,
invece, di essere la guida spirituale e politica della terra.
Tra gli Europei un posto particolare viene assegnato ai Tedeschi, non certo per lodarli, ma spesso per
criticarli duramente perché – tra i popoli d’Europa – essi sono quello maggiormente permeato di stori-
cismo. Quei Tedeschi che Nietzsche vede come popolo senza unità, senza vera cultura e che, però,
spera di sollecitare a darsi una vera unità di spirito e di cultura.
Spesso il discorso di Nietzsche pare rivolgersi agli uomini di cultura, che il filosofo ritiene in larga
misura responsabili della malattia storica e che, perciò, da lui vengono duramente e ripetutamente cri-
ticati.
Tra gli interlocutori privilegiati di Nietzsche ci sono i giovani, chiamati a combattere la saturazione di
storia, che l’autore ritiene capaci di liberarsi e di guarire dalla malattia storica. In chiusura dello scritto
si rivolge a loro, definendo la gioventù una “società di speranzosi” che deve prefigurarsi il momento
della salvazione e del risanamento, quando coloro che hanno lottato e sperato saranno in grado di avere
un rapporto sano con la storia, servendosi del passato “sotto il dominio della vita”.