L’orientamento epistemologico della ricerca empirica.
Perché l’epistemologia. La differenza tra epistemologia e ricerca
empirica riguarda il livello di astrazione dell’analisi scientifica, viene prodotta una ricerca epistemologica così come una ricerca empirica ed una teorica. Come sostiene MOSCOVICI l’astrazione è indispensabile nell’attività scientifica. La teoria e l’epistemologia orientano la ricerca empirica, infatti, i concetti astratti consentono di descrivere i significati ed i percorsi della ricerca empirica. L’astrazione epistemologica chiarisce gli ultimi fondamenti sia della ricerca empirica sia della teoria. L’epistemologia fonda il rapporto tra teoria e ricerca empirica ed orienta l’insieme della ricerca scientifica. L’epistemologia non è collocata ne al di fuori ne al di sopra della scienza, ma è un risultato scientifico di natura particolare. L’epistemologia consiste in un’osservazione scientifica dei fondamenti nell’osservazione scientifica. Siccome la ricerca epistemologica richiede una specializzazione, spesso viene separata dalla ricerca empirica, prodotta esternamente alla scienza e applicata dagli scienziati. Un’epistemologia separata non è applicabile ad una ricerca scientifica perché produce orientamenti problematici per la scienza. Per realizzare un rapporto tra epistemologia e ricerca empirica c’è bisogno di un’elaborazione scientifica dell’epistemologia, che ad oggi rappresenta un grande deficit di astrazione nella ricerca sociologica, perché in generale si disinteressa di epistemologia. In generale, la ricerca empirica ha la funzione di assicurare all’astrazione scientifica un riferimento al mondo esterno. La ricerca empirica produce una concretezza che dovrebbe essere combinata all’astrazione epistemologica. La ricerca empirica è una ripetizione di modelli, basati sulla fiducia indiscussa in metodi e tecniche riproducibili. La ricerca empirica perde ogni capacità di innovazione, potendo orientare solo rispetto a cosa già si conosce. La produzione teorica è resa accessibile solo in base all’orientamento epistemologico. La teoria è necessaria per orientare la ricerca empirica. Il deficit di riflessione epistemologica è minaccioso in particolare della ricerca empirica, in quanto la rende sterile. Una sociologia priva di orientamento epistemologico osserva il proprio rapporto con il mondo esterno attraverso il senso comune. (senso comune word collegamento). Le tecniche di ricerca prive di orientamento epistemologico rendono cieca la scienza nei confronti del mondo. La cecità epistemologica comporta l’uso fiducioso delle tecniche, per verificare l’esistenza dell’oggetto di studio. I ricercatori osservano nella tecnica in se stessa il fondamento ultimo della ricerca, così la scienza dissolve la propria identità d’origine e attraverso l’uso delle proprie tecniche si toglie da ogni responsabilità di astrazione, in quanto le tecniche sono considerate autosufficienti. Per questi motivi è sempre importante chiarire quali astrazioni epistemologiche orientano la ricerca empirica sociologica. Realismi e costruttivismi. Ad aprire il dibattito degli orientamenti epistemologici, abbiamo la distinzione tra realismo e costruttivismo, che hanno segnato il dibattito contemporaneo. Il realismo presenta la propria caratteristica fondamentale nella distinzione tra oggettività della realtà studiata e soggettività della scienza che la studia. L’assunto d’origine è che la realtà studiata è indipendente dallo studioso. La distinzione tra soggetto e oggetto viene sovrimposta a quella tra osservatore ed osservato. Il costruttivismo propone l’unificazione dei termini distinti dal realismo. L’assunto fondamentale è che la realtà studiata e la scienza che la studia hanno un’origine ugualmente soggettiva, quindi la realtà studiata dipende dall’osservatore. In senso astratto realismo e costruttivismo propongono delle scelte opposte tra soggetto-osservatore ed oggetto-osservato. Il realismo rifiuta la soggettività della conoscenza ed il costruttivismo rifiuta la sua oggettività. In termini epistemologici, il costruttivismo privilegia e assolutizza l’auto (osservazione), il realismo l’etero (osservazione). Realismi. L’unità del realismo è data dall’idea di un’estraneità dell’osservatore rispetto a ciò che viene osservato. Attraverso le proprie tecniche, l’osservatore deve evitare ogni coinvolgimento, in quanto l’osservatore non appartiene a ciò che viene osservato. L’osservatore è affettivamente neutrale nei confronti del suo oggetto. Il dibattito sul rapporto tra ricerca sociologica ed attività d’interpretazione è illuminante, in quanto il problema dell’interpretazione soggettiva viene associato a quello della conservazione dell’oggettività. Quindi, l’ermeneutica che è un’attività interpretativa che caratterizza correnti sociologiche è considerata realista. La discussione è orientata sull’idea che il realismo non possa essere eliminato dalla sociologia in quanto scienza, infatti, la scienza moderna è organizzata in base ad aspettative cognitive. Solo una realtà esterna ed indipendente dalle aspettative dell’osservatore può rivelarsi deludente, quindi la scienza deve ammettere l’esistenza di una simile realtà indipendente dall’osservatore. L’epistemologia realista è caratterizzata dal fatto che la soggettività del ricercatore vive nella scoperta dell’oggettività e muore quando dovrebbe diventare centrale. La concezione della soggettività attiva del ricercatore è ambivalente, in quanto l’agire soggettivo viene attribuito alla responsabilità della scoperta scientifica e spinge il ricercatore ad agire e migliorarsi in una spirale modernista. Il realismo è in grado di osservare la presenza del soggetto in modo paradossale, quanto più il soggetto è una macchina banale, che scopre ciò che già esiste, tanto più viene osservato come eroe moderno, da celebrare e ricordare. Costruttivismi. E’ paradossalmente realista, la realtà esterna esiste al pari dello scienziato che la studia. L’osservatore deve dare per scontato che la sua posizione, dentro la realtà influenzi l’osservazione. Il costruttivismo introduce, l’idea che non si sa cosa sia oggettivamente la realtà esterna, in quanto è un’oggettività inafferrabile, che esiste in se e per se, non un’esperienza soggettiva e arbitraria, ad essere costruita è la conoscenza non la realtà. Il costruttivismo crea un dibattito interno sull’idea di realtà. Abbiamo il costruttivismo radicale che ha creato la forma pur dell’epistemologia costruttivista, sostiene radicalmente che non si può dire nulla neppure sull’osservatore, se non che osserva. C’è un costruttivismo che ritiene possibile una teoria dell’osservatore, pur rifiutando un’analoga teoria di ciò che viene osservato. C’è un costruttivismo che accetta una teoria di una parte della realtà che si presenta indipendente dall’osservatore. C’è un costruttivismo che accetta una teoria sia dell’osservatore che dell’osservato, ammettendo così il realismo al proprio interno. I diversi costruttivismi privilegiano una costruzione della conoscenza, ed è proprio questa la problematica interna più diffusa. L’incapacità di definire in modo concordato il luogo dell’osservazione, mette in evidenza che la realtà di ciascuno è irriducibile a quella degli altri. Il realismo viene sollecitato nel dibattito, poiché risulta impossibile togliere dalla scienza una realtà indipendente dalla prospettiva dell’osservatore.