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RIFLESSIONI
EPISTEMOLOGICHE
2

L'interesse per l'epistemologia


ha coinvolto negli ultimi decenni del ‘900 i settori più attenti
di ogni campo della ricerca scientifica:

✓ il nascere ed il trasformarsi della conoscenza


✓ i suoi procedimenti
✓ ciò che concorre ad organizzarla
✓ le sue possibilità di validazione
✓ le condizioni di validità della scienza

sono stati oggetti di indagine di grande interesse nel


mondo della ricerca contemporanea.
3

E’ emerso come
il proporsi di un qualunque percorso di ricerca in termini
di indagine 'scientifica ' della realtà, non potesse non fare
i conti con la necessità di esplicitare

✓ in quale 'universo scientifico' esso si sviluppi


✓ a quali 'principi e metodi' si riferisca.

E’ emersa la consapevolezza
di quale insieme complesso di
principi, relazioni ed indicazioni metodologiche
sottostia ad una apparentemente neutra definizione di
'scienza', e dell'influenza profonda che tale insieme
esercita sul modo stesso di concepire la ricerca.
4

E’ diventato sempre più chiaro


che quelle che possono apparire questioni di carattere
squisitamente teorico
hanno invece una traduzione operativa in
atteggiamenti, concezioni, metodi
che hanno a che fare

✓con il modo in cui effettivamente interveniamo sul


mondo
✓con ciò che effettivamente facciamo
✓con il tipo di 'trasformazioni concrete' che proviamo
ad avviare.
5

In particolare
l’ Epistemologia della Complessità
è la corrente di pensiero
che nella maniera più chiara e più sistematica

ha operato una revisione critica


✓ della organizzazione del sapere nella cultura
occidentale
✓e dei criteri della scientificità “classica”

Mettendo tali criteri in connessione


con i più generali principi di pensabilità del mondo
6

È da questo nucleo di pensiero che partirà la nostra


riflessione.

Ci occuperemo quindi di epistemologia:

✓ dapprima in termini generali, proponendo alcune


riflessioni sul problema della conoscenza e di quella
sua particolare forma che é la conoscenza scientifica;

✓ ci riferiremo successivamente ad alcuni punti nodali


dell'epistemologia della complessità ed alle connessioni
che queste hanno con i problemi di cui si occupa la
psicologia clinica.
7

Primo Focus su:

• i fondamentali “principi e metodi” intorno a cui i nostri


saperi si organizzano

• l’ “ossatura epistemologica” (Menarini, 1989), a partire


dalla quale interpretiamo il mondo e dunque “agiamo” nel
mondo.
8

Definizione di epistemologia:

La riflessione sulla conoscenza è il cuore della ricerca


epistemologica:
l’epistemologia si definisce, nei termini più generali, come:

✓'Teoria della Conoscenza'

✓'Riflessione intorno ai principi e al metodo della


conoscenza scientifica' (Zingarelli).
9

conoscenza

le domande dei filosofi e degli


Teoria della Conoscenza psicologi

• ricerca sul nascere, evolvere ed


organizzarsi della conoscenza
• a livello ontologico
• a livello delle categorie di • “in che modo conosciamo"
pensiero che presiedono alla
configurazione del sapere • “attraverso quali strumenti"

• origine, percorsi e modalità della • “attraverso quali processi"


conoscenza,
• dei processi di strutturazione del • “che cosa conosciamo"
sapere
• dell’organizzazione delle
strutture mentali che presiedono
al nostro “stare nel mondo”
10

conoscenza
Riflessione intorno Filosofia della Scienza (Circolo di
ai principi e al metodo Vienna) (inizi del '900)
della conoscenza scientifica pensiero critico sulla scienza e sulle
sue possibilità di conoscenza

• 'che cos'é la scienza'

• Caratteristiche di scientificità della • 'che cos'é la scientificità'


conoscenza
• 'quali sono i suoi parametri'

• 'che cosa distingue ciò che é


• scientifico da ciò che non lo é'

• 'come evolve la scienza' (Morin,


1984).
11

Interrogativi che rimandano ad altri interrogativi


fondamentali
✓ il carattere di verità della conoscenza scientifica

✓ la relazione fra conoscenza e realtà

✓ la funzione dell'interpretazione

✓ il ruolo dell'osservatore

✓ i principi che guidano l'osservazione

✓ la natura delle leggi e della previsione... (Ceruti, 1986).


12

Il problema della verità

Una costante per l'uomo, a qualsiasi civiltà e cultura


appartenga sembra essere la necessità di trovare

✓l'origine della realtà, qualcosa a partire dalla quale ogni


cosa possa essere compresa,
✓alla quale tutto possa essere ricondotto
✓nella quale la mutevolezza, l'incertezza, l'accidentalità del
mondo possa ritrovare un senso, una spiegazione ultima.
13

Non indagheremo qui le motivazioni di tale necessità

ci interessa piuttosto

mettere a fuoco alcune caratteristiche che la ricerca


della "origine" ha assunto nella cultura occidentale.
14

• L'individuazione del 'principio primo'


• è stata il filo conduttore che attraverso i secoli ha guidato
la speculazione filosofica

• ma ciò che ha animato un tale modo di procedere del


pensiero, può essere rintracciato in un presupposto,
un'idea conduttrice di fondo:

• la convinzione dell'esistenza di una verità nascosta nelle


cose e la fiducia che tale verità possa essere 'svelata' e
possa con certezza essere
• fissata una volta per tutte.
15

Alcune caratteristiche sembrano essere state costanti, nelle


modalità in cui la ricerca della verità è stata condotta:

✓il privilegio accordato al pensiero razionale come unico


strumento in grado di permettere una conoscenza 'certa ', di
garantire all'uomo la comprensione dei principi e dei modi che
regolano la realtà;

✓la focalizzazione dell'attenzione sugli aspetti di ordine,


ripetizione, regolarità, come aspetti fondanti l'organizzazione
del mondo e dell'esperienza;

✓la forma ultimativa con cui ciascun sistema teorico espone le


proprie 'conquiste'.
16

Tali caratteristiche

criteri ispiratori "di fondo" della tradizione filosofica


occidentale (tranne per alcuni risvolti propri della
impostazione cristiana)

trovano la loro espressione più compiuta nel 'pensiero


scientifico'.
17

Il costituirsi della Scienza


Il pensiero scientifico
così come é oggi comunemente concepito,

nasce, come è noto, nel XVII sec.

quando con Galileo viene elaborato il metodo sperimentale


e la ricerca sulle leggi della natura trova una propria
autonomia, abbandona la speculazione filosofica e
costruisce nuovi strumenti di osservazione.
18

• La Scienza
• all'interno dell'esigenza espressa dalla tradizione
occidentale
• ne radicalizza alcuni aspetti, avvantaggiandosi, a
supporto delle proprie teorizzazioni,
• delle proprie scoperte, e soprattutto,
• delle applicazioni pratiche che riesce a produrre e che
sono tali da trasformare radicalmente ed
inequivocabilmente l'ambiente e la cultura dell'uomo.
19

L'immediata evidenza delle capacità predittive e


concretamente adattabili delle scoperte scientifiche,
ha come correlato
la convinzione che l'essere umano ha finalmente trovato il
modo per ottenere la verità vera e verificata, nascosta nelle
cose:

il metodo sperimentale diventa il Metodo, unico strumento


in grado di produrre conoscenza.
20

I procedimenti su cui poggia il metodo


sperimentale (Morin, 1984)

✓ la riduzione,
✓ la disgiunzione
✓ la quantificazione
✓ la ripetibilità degli eventi
21

La riduzione
é il procedimento che poggia sul principio per cui

la conoscenza degli insiemi o sistemi deriva dalla


conoscenza delle parti semplici, o unità elementari che li
costituiscono
22

La disgiunzione
isola gli oggetti gli uni dagli altri, ed anche dal loro
ambiente e dal loro osservatore,

tramite lo stesso movimento il pensiero disgiuntivo


isola le discipline tra loro e isola la scienza dalla società.
23

La quantificazione
è il procedimento regolato dal principio della necessità
della matematizzazione e della formalizzazione dei dati e
dei rapporti tra i dati.

Tale principio sostiene la affidabilità assoluta della logica


per stabilire la verità intrinseca delle teorie.

Ogni contraddizione appare necessariamente come un


errore.

La 'vera ' realtà é quella che deriva dagli enunciati


formalizzabili e matematizzabili.
24

La ripetibilità

infine, é legata al principio della generalizzazione,


secondo cui dignità scientifica può essere accordata
soltanto
a ciò che presenta ripetibilità 'date certe condizioni...'.
25

L‘ oggettività del metodo


garantita dalla separazione tra l'osservatore e la cosa
osservata: l'osservatore può porsi idealmente fuori dal
fenomeno che osserva e scoprire le leggi che lo regolano.

IL laboratorio
è il luogo privilegiato nel quale l'osservazione può più
correttamente avvenire.
26

Elementi di crisi all'interno del pensiero scientifico


classico ed elementi di trasformazione.
Tuttavia, proprio alcune scoperte della scienza sperimentale con le
contraddizioni cui conducevano

✓ in Fisica le teorie sulla natura e sul funzionamento della luce, il


rapporto atomi-molecole, la teoria della relatività di Einstein...;
✓ l'ampliarsi della preoccupazione di scientificità in campi diversi della
ricerca (la nascita dell'antropologia, della sociologia, della psicologia,
delle 'scienze umane', con tutta la difficoltà della irriducibilità dei loro
oggetti all'interno di canoni strettamente sperimentali, se non a costo
di un eccessivo impoverimento delle possibilità di comprensione);
✓ lo sviluppo di scienze quali l'ecologia, l'etologia, gli studi sui sistemi;

Tutto questo ha imposto la necessità di una revisione dei principi


'classici' del metodo sperimentale e della introduzione di nuovi
parametri di interpretazione del reale e di organizzazione della ricerca
scientifica.
27

I punti chiave della trasformazione


epistemologica dei nostri tempi.

La perdita dell'illusione che la conoscenza scientifica fosse


una conoscenza cumulativa di verità.

Si é affermata invece l'ipotesi che la conoscenza scientifica


procede per eliminazione di errori, ma non per
accrescimento di verità (Popper).
28

La scientificità
non appare più come la pura trasparenza di leggi di natura

essa porta con sé un universo di teorie, di idee, di


paradigmi che si inscrivono nella cultura, nella storia e nella
società (Morin, Kuhn, Varela, ecc..).
29

L'identificazione dati/fatti entra in crisi:

i 'dati' non esistono in quanto tali,

ma sono il risultato di
un particolare modo di segmentare la realtà,
che trova la sua giustificazione in una particolare visione
del mondo,
in una 'teoria' che inevitabilmente determina le variabili e le
unità di analisi da considerare (Giannone, 1988)
30

• Il soggetto viene reimmesso nella conoscenza scientifica

• l'osservatore viene reintrodotto nell'osservazione:


in quanto portatore o interprete di una teoria,
l'osservatore crea il campo dell'osservazione ed é
dunque profondamente implicato in esso.

• Egli inoltre, in quanto all'interno di un sistema, modifica il


sistema stesso e dunque il campo dell'osservazione.
31

• Mostra i suoi limiti il modello semplificatore di


spiegazione basato sulla riduzione, la disgiunzione, la
matematizzazione e la ripetibilità ed acquista invece
sempre più rilievo la necessità di cogliere la complessità
dei fenomeni, esplicitando le 'relazioni' che li
definiscono.

• Da ambiti diversi della ricerca, l'acquisizione


contemporanea più significativa comune agli scienziati è
l'impossibilità di ritenere i propri oggetti 'isolabili' dai
contesti nei quali sono colti dall'osservazione.
32

• In particolare gli studi etologici, l'ecologia, la stessa


biologia mostrano come ad ogni contesto differente
corrispondano specifiche modalità di adattamento,
comprensibili all'interno di quello specifico contesto:

• diverso è il comportamento di un animale osservato nel


proprio habitat naturale da quello osservato in condizioni
di cattività e la generalizzazione di osservazioni fatte da
un contesto ad un altro è spesso assolutamente indebita
e fuorviante.
33

Qualsiasi tentativo dunque che non contestualizzi il


fenomeno in osservazione

mettendo in chiaro
la composizione del 'campo' dentro cui esso si colloca
(nonchè dell'intero campo di osservazione che comprende
l'osservatore)

risulta necessariamente parziale


e va segnalata con chiarezza
"la difficoltà di semplificare scomponendo e isolando gli
oggetti dell'analisi, perchè é invece proprio la loro relazione
con 'dell'altro' a definirli" (cit.)
34

• "una riformulazione oggi del principio della relatività

• potrebbe suonare come principio della


necessità della esplicitazione della relazione.

• Questo conduce alla necessità di un principio di


spiegazione più ricco di quello di semplificazione:
• il principio di complessità "(cit.)
35

Il concetto di verità si complessifica

l’universo della conoscenza balza in primo piano

Nuovi principi interpretativi vengono proposti


36

PER UN PARADIGMA
DELLA COMPLESSITA’
37

Il paradigma della complessità propone

i «principi di intelligibilità»
che guidano

ad una visione complessa del mondo e del modo di


prodursi del sapere.
38

Guardando a tali principi


la trasformazione che l’epistemologia della
complessità propone
sembra ruotare intorno a
tre importanti nuclei concettuali
39

• l'idea di realtà (realtà cosmologica/realtà individuale)

• le problematiche della conoscenza, con particolare


riferimento al rapporto osservatore-osservato

• le modalità dell'osservazione e la 'strumentazione'


concettuale e metodologica che essa utilizza

(Giannone F., Lo Verso G., 1994, 2011)


40

L'idea di realtà
41

Alcuni principi
espressi dal paradigma di complessità,

sembrano fare prioritariamente riferimento


all'emergere di

una nuova 'visione del mondo'


che il sapere contemporaneo è andato
proponendo.
42

da una concezione della realtà come sostanzialmente


unitaria e integrata,
organizzata secondo un ordine univoco e atemporale,
data una volta per tutte e per questo esprimibile in leggi
anonime, impersonali e supreme

ad un'idea di realtà in continuo farsi,


in un continuo movimento di riorganizzazione

(Giannone F., Lo Verso G., 1994).


43

L'idea di un mondo perfettamente regolato, armonico ed


equilibrato,
non sottoposto al mutamento
e alle regole del tempo,
esistente 'per sé',
indipendentemente dal soggetto umano che lo
percepisce,
é un'idea che affonda le radici nelle tradizioni
cosmologiche greche e cristiane.
44

• Le rivoluzioni di Copernico e di Galilei,


trasformarono radicalmente alcune idee,
alcune convinzioni
• e costruirono un nuovo metodo di approccio
alle conoscenze.
45

Non trasformarono però


le esigenze, i presupposti di pensiero, 'i temi'
(Holt R.R., 1986)

che avevano guidato la tradizione filosofica


occidentale

(Ceruti M., 1986)


46

Una rilettura di tale impostazione del pensiero,


mostra un’idea fondante, che rimane permanente
nel tempo:

la convinzione dell'esistenza di qualche cosa di


costante oltre la estrema variabilità delle
apparenze fenomeniche,
di un'equazione suprema,
un'armonia assoluta che regola la realtà.
47

L’idea di una realtà vera,


non immediatamente visibile, conoscibile
e tuttavia esistente,
che può essere svelata.
48

E' questa realtà che l'uomo si é sempre


sforzato di cogliere.

L’individuazione
del “principio primo”,
che tanta parte ha avuto nella storia della
filosofia,
ne rappresenta un esempio significativo.
49

In continuità
con tale esigenza profonda di compiutezza, di
certezza e di integrazione

la scienza moderna ha introdotto


il concetto di Legge,
che ripropone l’ordine, la certezza, la regolarità

(Ceruti M., 1986)


50

Ciò che però l’epistemologia contemporanea e la stessa


ricerca scientifica propongono oggi
é profondamente diverso.

Noi assistiamo:
alla “proliferazione del reale in oggetti, livelli, sfere di
realtà differenti”
e siamo consapevoli che
“questa proliferazione é sempre tradotta nel
linguaggio di un osservatore”
(Ceruti M., 1986)
51

... La termodinamica, la teoria dell'evoluzione,


la cosmologia stessa,
convergono nel prospettare un 'universo incerto'
quale scenario della ricerca e delle acquisizioni
scientifiche di questa fine secolo...
(Ceruti M., 1986)
52

All'universo dominato dagli stati di equilibrio,


dall'uniformità delle situazioni e degli oggetti,
dall‘atemporalità delle leggi che lo regolano

si é sostituito un universo
caratterizzato dagli stati lontani dall'equilibrio
ed in perenne evoluzione,
dalla ricchezza e dalla varietà delle strutture e degli oggetti,
dalla possibilità stessa di mutamento delle leggi che lo
regolano”
(Ceruti M., 1986)
53

Il disordine, il caso, l’agitazione, la


dispersione, la disorganizzazione stessa
(2° principio della termodinamica), sembrano
parte integrante dei processi di organizzazione
del mondo
(Morin E., 1984)
54

La realtà
non appare più come qualcosa di dato una volta e per tutte
ma come sistema in evoluzione

caratterizzato da particolari vincoli e da particolari


interazioni,
all'interno di una particolare organizzazione,
che con il concorso del disordine, del casuale, dell‘evento,
costantemente si riorganizza e si trasforma

(Morin E., 1984; Ceruti M., 1986; Giannone F., Lo Verso G., 1994).
55

E' questa la visione della realtà


che emerge dai progressi compiuti in diversi campi
della ricerca scientifica:

nella fisica, nelle scienze biologiche, nelle scienze


cognitive...
56

Ma in termini epistemologici,
nei termini cioè
dei 'principi',
dei nuclei concettuali fondativi intorno a cui una
conoscenza si organizza, su che cosa poggia
una tale nuova visione del mondo?
57

Gli 'ingredienti' della complessità

Morin (1984) focalizza i concetti di


ordine, disordine, sistema e organizzazione

e li definisce gli ‘ingredienti della complessità’

i punti cardine della trasformazione epistemologica


dei nostri tempi.
58

Egli propone un "arricchimento"


delle nozioni di ordine e di disordine:

l'idea di ordine
non va più identificata con l'idea di legge,
anonima, impersonale, suprema,
reggente ogni cosa nell'universo
59

ma contiene
le idee di stabilità, costanza, regolarità, ripetizione

relativizzate

rispetto alle "singolari" condizioni di formazione e di


esistenza di particolari sistemi,
che vincoli particolari delimitano
60

Allo stesso modo,


la nozione di disordine
viene allargata a comprendere,

oltre all'idea di alea

anche quella di agitazione, dispersione, perturbazione,


incidente...

e se ne coglie la qualità creativa e produttiva.


61

Ma soprattutto,

ordine e disordine vengono connessi,


rispetto alla loro funzione,
all'interno delle idee di
"sistema" e di "organizzazione".
62

Il sistema é definito da Morin


come unitas multiplex,
macro-unità complessa,
regolata da particolari modalità di rapporto del tutto e
delle parti,

per cui esso è contemporaneamente produttore di


unità e di diversità.
63

Ciò che definisce il sistema


é la sua organizzazione.

E' questa che regolando e strutturando le interazioni


all'interno del sistema,
forma, mantiene, protegge, regola, rigenera, il sistema
stesso.
64

L’organizzazione produce ordine,


ma non può essere ridotta all'ordine:

contemporaneamente crea ordine,


ma crea anche disordine (entropia)

ed è in rapporto continuo con l'ambiente esterno al


sistema,
che fornisce anch'esso organizzazione
e potenziale organizzativo,
e dunque potenziale disordine.
65

L'organizzazione è pertanto

qualcosa di attivo,

costantemente costretto a riorganizzarsi

e può essere concepita

come una auto-eco-organizzazione.


66

L'ordine e l'organizzazione,
sono connessi in maniera conturbante
alla degradazione e alla dispersione.
67

La storia del nostro universo,


almeno secondo le ipotesi ammesse attualmente,
ne è un esempio evidente:

nell'universo fisico agisce un principio di agitazione,


di dispersione, di degradazione,
di disordine
ed eventualmente di disorganizzazione
(il 2°principio della termodinamica)
68

l' universo stesso


sembra essere stato prodotto da una deflagrazione,
cioè da un fenomeno di agitazione e di dispersione di
calore,

ma proprio disperdendosi, disintegrandosi,


producendo nuclei, atomi, astri e molecole, esso si
organizza.
69

Il conflitto, il disordine, il gioco,


non sono scorie o anomie inevitabili,
non sono rifiuti da assorbire,

ma gli elementi costitutivi


di qualsiasi esistenza ed organizzazione.
70

La razionalità
é una parte dell'esperienza umana,
ma nello stesso modo
è presente
il non razionalizzabile, l'ignoto, il mistero.
71

Se l'ordine si sviluppa
di pari passo con le organizzazioni,
queste si costituiscono con la cooperazione del
disordine:

l'intersezione di alcuni vincoli elementari e di energie


non direzionali,
produce forme nuove di organizzazione, sviluppa
ordine.
72

la realtà
è interpretabile come sistema,
e come insieme di sistemi

e si produce
nel gioco che si svolge tra le polarità
ordine/disordine/organizzazione.
73

Tale gioco continuo


é produttore di essere e di esistenza
di stabilità e mutamento.
74

La realtà non é data una volta e per tutte


ma é un sistema in evoluzione
caratterizzato da particolari vincoli e da
particolari interazioni,

all'interno di una particolare organizzazione,


che con il concorso del disordine, del casuale,
dell'evento,
costantemente si riorganizza e si trasforma.
75

Ma l’idea stessa di realtà,


nella nuova visione del mondo
viene modificata.

perde il suo carattere di oggettività


e si connette all’universo della conoscenza.
76

La realtà è una categoria fisica


che si impone naturalmente alla percezione
dell'osservatore
e che deve essere 'riflessa' ?

Oppure é una categoria mentale,


un modello ideale di carattere
empirico/prammatico,
che viene applicata ai fenomeni
per controllarli, dominarli, 'modellarli'?
77

la concezione complessa del sistema, della realtà,


non può lasciarsi rinchiudere
in questa alternativa.

Il sistema, la realtà,
sono concetti a doppia entrata:
fùsis <-> psiche

(Morin E., 1984)


78

hanno una componente fisica,


nel senso che sono definiti da specifiche condizioni
chimiche, energetiche, termodinamiche...

si sono formati ed esistono in rapporto a particolari


interazioni, congiunture ecologiche...

Gli stessi sistemi di idee, per esistere,


per essere prodotti,
necessitano di un cervello che li pensi
ed implicano i fenomeni bio-chimico-fisici legati all'attività
cerebrale
79

tuttavia
sono psichiche
le condizioni di “distinzione” o d'“isolamento”
che li definiscono:
80

la relatività della determinazione


dei concetti di sistema, sotto-sistema, supersistema,
eco-sistema

le modalità attraverso cui essi vengono individuati

attengono alle frontiere


dell’osservazione umana

(Morin E., 1984)


81

Senza alcuna concessione a posizioni


di tipo idealistico, viene messo in luce,
nel concepimento della realtà

il ruolo dell’osservatore/concettore della realtà

e viene in primo piano


il problema della conoscenza e delle sue modalità di
organizzazione.
82

Problematiche dell’osservazione
83

• Che cosa viene colto dall'osservazione?

• Come sono interpretabili le affermazioni degli


scienziati?
84

“L'adeguatezza dei nostri modi di pensare e


dei nostri linguaggi non riflette una struttura
della realtà
che avremmo colto sub specie aeternitatis, da
un punto di vista assoluto”.

(Ceruti M., 1986)


85

“E' sempre una adeguatezza (viability),


hic et nunc,
condizionata e costruita dai particolari fini e
modelli dell'osservatore,
come pure dai particolari tagli metodologici
che questo adopera per accostarsi alla realtà"
(Ceruti M., 1986)
86

"Tutto ciò che é detto, é detto da un osservatore.


L'operazione cognitiva fondamentale che un
osservatore esegue è l'operazione di distinzione.

Con questa operazione l'osservatore specifica


una unità come entità distinta da uno sfondo
ed uno sfondo come il dominio nel quale un'entità
é differenziata”.

(Maturana, Varela, 1985)


87

“Un osservatore caratterizza un'unità,


affermando le condizioni nelle quali essa
esiste come unità distinguibile,

ma egli ne prende coscienza solo in quanto


definisce un metadominio
nel quale può operare con l'entità che ha
caratterizzato”

(Maturana, Varela, 1985)


88

L’ operazione di distinzione si presenta come il


risultato di una transazione fra l'osservatore e
il mondo osservato:

essa si inscrive in una data cultura


ed é questa che fornisce i paradigmi che
consentono e impongono la distinzione

(Morin, 1984)
89

von Foerster sottolinea con forza il carattere


sociale dell’organizzazione della conoscenza:

questa non é un’operazione individuale


prodotta all’interno della mente di ciascun
individuo

(Foerster H. von, 1985)


90

Attraverso le pratiche quotidiane


e il linguaggio, ogni epoca della storia umana
produce una struttura immaginaria:

la scienza
é una sezione di queste pratiche sociali

e le idee scientifiche sulla natura non sono che


una dimensione di questa struttura immaginaria.
(Varela F., 1987)
91

L'immaginario scientifico muta radicalmente da


un'epoca all'altra

“la scienza é più simile ad una saga


novellistica che a una progressione lineare”
(Varela F., 1987)
92

La storia delle idee scientifiche consiste in una


serie di modelli
di 'maniere di vedere il mondo’,
che sono più o meno utili per risolvere i problemi

l'evoluzione scientifica consiste in una evoluzione


della concezione stessa delle cose e del reale:
la scienza si sviluppa attraverso rivoluzioni
paradigmatiche
(Kuhn T. S., 1962)
93

i paradigmi
sono quei principi
che associano o dissociano
alcune nozioni fondamentali
che guidano e controllano tutto il discorso
teorico.

(Kuhn T. S., 1969)


94

All'interno o al di sopra delle teorie,


si trovano, inconsci o invisibili
alcuni principi fondamentali che
spesso in maniera occulta
controllano e regolano la conoscenza scientifica
organizzandola in una certa maniera.

Tali principi non sono logici, o meglio non sono


puramente e semplicemente i principi della logica

(Kuhn T. S., 1969)


95

Il paradigma dominante ha un'influenza enorme


sull'attività scientifica e determina:

quali dati verranno considerati significativi e


reali

quali metodi devono essere considerati validi

quale sarà la posizione dello scienziato in


relazione al suo oggetto di studio.
96

Ogni paradigma o matrice disciplinare


e cioè la condivisione,
da parte delle comunità scientifiche,
di molte specie complesse di convinzioni e di "impegni
cognitivi"

forma l'ossatura per la teorizzazione e l'osservazione


per un certo periodo di tempo
e alla fine é sostituito da una nuova cristallizzazione
da un nuovo quadro che getta una luce diversa sulle
cose ed è utile per risolvere problemi differenti.

(Kuhn T.S., 1972)


97

I diversi modelli
forniscono una
struttura orientativa e di opinione di base
e fungono da "oggetti di impegno metafisico",
cioè basati su premesse non verificabili

(Kuhn T.S., 1972)


98

Alla luce di queste premesse, in ultima analisi

la 'verità' scientifica poggia


Sull’ intersoggettività
e cioè
Sull’ accordo della comunità scientifica,
socialmente e culturalmente connotata:

è scientifico ciò che è riconosciuto come tale


dalla maggioranza degli scienziati
(Morin, 1984)
99

Se questo è il quadro che disegna


i caratteri della scienza
e dell’evoluzione della ricerca

non possono non essere


sottoposte a revisione critica
una serie di posizioni
che hanno tradizionalmente definito i criteri di
scientificità delle affermazioni degli scienziati.
100

Lo stesso metodo sperimentale


assunto a partire dal XVII secolo come
“Il Metodo”

l’unico in grado di produrre


una conoscenza certa e definitiva
va sottoposto ad una profonda revisione.
101

Alla luce delle elaborazioni dell’Epistemologia


della Complessità

ogni teoria, ogni modello, ogni affermazione


seppure sperimentalmente provata
va messa in connessione
con le condizioni di osservazione
dalle quali è prodotta.
102

Non si tratta di negare


l’importanza fondamentale e l’utilità del
metodo sperimentale,
ma piuttosto
di accedere ad una
“scienza con coscienza”

(Morin E., 1984)


103

la coscienza della relatività


di qualsivoglia affermazione, rispetto al
sistema di osservazione/percezione/concezione

che deve essere osservato, percepito, concepito

nella osservazione/percezione/concezione del


sistema osservato
(Morin E., 1984)
104

Questo può consentire


di affrontare il problema della conoscenza
con minori rischi di riduzionismo
e avviare
un approccio conoscitivo più corretto.
105

Tutto questo rimanda contemporaneamente


ad un problema di
consapevolezza epistemologica, teorica e
metodologica

ed alla necessità di
una strumentazione concettuale e
metodologica “complessa”
per l’osservazione.
106

Per una osservazione “complessa”


107

Il punto focale della verificabilità scientifica


sembra essersi spostato:

dall'attenzione ai procedimenti classici della


generalizzazione
basata sulla ripetibilità e sulla quantificazione
di realtà
'oggettivamente' date e rappresentabili
108

all' attenzione
alle teorie e ai modelli,
ai dispositivi di osservazione,
all'esplicitazione dei principi e dei metodi,
nonchè

dei contenuti dell'osservazione

(E. Morin, 1984; M. Ceruti,1986; G. Lo Verso, 1989; F. Giannone, G. Lo Verso, 1994,2011)


109

La scientificità,
si connota come l'esplicitazione

dei quadri teorici e metodologici che guidano


ogni ricerca

delle variabili sottoposte ad osservazione

della relazione tra esse e con il contesto in cui


l'osservazione ha luogo.
110

.
Questo principio
attraversa tutta la scienza
senza distinzioni
di ambito di applicazione
111

L’ osservazione
appartiene
ad un ordine categoriale più ampio
sovra-ordinato
rispetto a quello del metodo
sperimentale
112

Il metodo sperimentale
rappresenta uno strumento metodologico
fondamentale
di convalida di una molteplicità di costrutti

ma non è scientificamente corretto ridurre ai


procedimenti della riduzione, della disgiunzione, della
quantificazione, della ripetibilità
la qualificazione scientifica della ricerca.
113

Della sperimentazione sembra piuttosto importante


richiamare la struttura concettuale di fondo:

- individuazione e precisazione di un problema


- formulazione di un’ ipotesi
- definizione di un progetto
- precisazione dell’ impianto metodologico (strumenti,
misure organizzative...)
- definizione delle modalità di verifica

(Giannone F., 1988)


114

Un’attenzione rigorosa a tali aspetti del procedere


del lavoro di ricerca

all’interno della più ampia consapevolezza


epistemologica

è la strada per qualificare come scientifica una


ricerca
115

In conclusione

all'inizio di ogni operazione conoscitiva


anche della distinzione
su cui poi si opererà
con il metodo sperimentale
c'è comunque
un atto soggettivo
116

una soggettività singolare


che poggia su
una "soggettività collettiva“
su un accordo intersoggettivo
connesso
con la struttura immaginaria
di una specifica epoca.
117

Che cos’è allora la Scienza?

la scienza è un campo sempre aperto


dove sono in lotta
non soltanto le teorie,
ma anche i principi di spiegazione
cioè le visioni del mondo
e i postulati metafisici.
(Popper)
118

Ma tale lotta
possiede e mantiene
le sue regole del gioco:
il rispetto dei dati
e l'obbedienza a criteri di coerenza.
119

E' proprio l'obbedienza


a questa regola del gioco
da parte dei contendenti-lottatori
che accettano questa regola senza equivoco
che
assicura la superiorità della scienza
su ogni altra forma di conoscenza

(Morin E., 1984)


120


La Scientificità
è una prassi
aperta al controllo intersoggettivo

che dà definizione chiare dei concetti e dei


postulati
usa procedure leggibili e ripetibili
si avvale di un metodo razionalmente fondato
per la convalida delle ipotesi teoriche”

I metodi per tale convalida sono molteplici.

(Di Nuovo S., 1992)


121

Le modalità e gli “strumenti “


dell’osservazione complessa
122

I principi generali

✓gli“oggetti” dell’osservazione sono


complessi
✓sono influenzati da molteplici variabili
✓sono "isolabili" dai loro contesti, solo per
comodità di osservazione
✓“esistono” in rapporto a specifici vertici
teorico-metodologici ed all’interno di
specifiche culture
123

Gli orientamenti metodologici

✓definire in modo non riduttivistico l’oggetto.

✓individuare più ampiamente possibile le variabili


che lo compongono e ne influenzano il
funzionamento.

✓'mettere in relazione' gli elementi o parti

di un insieme tra loro,

con l'insieme che costituiscono

e con il più ampio contesto in cui sono inseriti.


124
Gli orientamenti metodologici

✓usare la logica e/e invece che la logica o/o,

per non escludere e disgiungere


ma connettere ipotesi, modelli differenti, verso
una visione integrata
delle molteplici sfaccettature della realtà.

✓privilegiare il concetto di connessione tra i fatti


rispetto a quello di causa.
125

Gli orientamenti metodologici

✓procedere come se le variabili necessariamente


“distinte”
fossero effettivamente rappresentative
dell’oggetto in analisi.

✓sottoporre ad osservazione principi e modalità


dell'osservare, la relazione tra osservatore e
osservato e lo stesso soggetto osservante.
126
Gli orientamenti metodologici

✓accettare il criterio che la ricerca definisce

verità molteplici,
connesse agli specifici dispositivi di osservazione
adoperati.

✓aprire al controllo intersoggettivo

poiché la 'verità' scientifica


poggia sull' intersoggettività e cioè sull'accordo delle
comunità scientifiche e professionali,
esse stesse socialmente e culturalmente connotate.
127

Gli orientamenti metodologici

studiare ed esplicitare

il dispositivo di osservazione

- Set(ting) -

costruito per visualizzare i dati che poi


verranno studiati.
128

Riferimenti alla clinica


129

• Quanto ha valore in riferimento alla


problematica generale della conoscenza e
della ricerca scientifica
ha ugualmente valore per la ricerca
psicologica, clinica, psicoterapeutica:

ognuna delle questioni affrontate può essere


riferita all’ambito dell’indagine sullo psichico.
130

In questo senso

l’epistemologia
é interna alla psicologia, alla clinica, alla
psicoterapia.
131

Le diverse teorie psicologiche esplorano


aspetti
parti diverse della complessa realtà dello
psichico
mettendone a fuoco problematiche differenti
e definendo “verità” strettamente connesse
agli specifici principi e dispositivi di
osservazione che le caratterizzano.
132

In termini di operatività
ciò vuol dire che
di fronte alla stessa situazione clinica
persone con formazione differente
daranno rilievo ad aspetti differenti
ed etichette esplicative diverse a ciò che
osservano
133

“uno psicoanalista freudiano parlerà di


complesso edipico
un terapeuta familiare strutturale noterà confini
diffusi
un terapeuta familiare sistemico parlerà di
matrimoni privilegiati
un analista transazionale di parti bambine in
interazione”

(Telfner U., 1996).


134

Questo é in qualche modo inevitabile.

Tuttavia, procedere “come se” il proprio modello


fosse “vero” non é in sé un male.

Anzi a volte questa impostazione é parzialmente


utile per padroneggiare parti più definite e
semplificate della complessità del reale
135

L’importante é
la consapevolezza del “come se”
che aiuta a relativizzare e contenere il
riduttivismo
e a lasciare la possibilità di ulteriori strade di
pensiero.
(Lo Verso G., 1989)
136

Scegliere quale tra le diverse descrizioni ed


interpretazioni sia più corretta
non é il problema fondamentale

più importante é procedere


secondo una logica e/e
avvicinando, connettendo, mettendo in
relazione...
137

Ciò vale per il rapporto


tra le diverse discipline
tra le diverse teorie all’interno di una stessa
disciplina

ma anche per oggetti di osservazione che


spesso la ricerca ha guardato con ottica
riducente, separante.
138

• Così le frontiere della ricerca mostrano l’utilità di


connettere l’antropologia, la biologia, la filosofia, la
psicologia...

• sempre più spesso psicologi dinamici dialogano con


gli sperimentalisti, i gruppoanalisti con i cognitivisti, i
sistemici...

• le elaborazioni più recenti ci mostrano come le


antiche dicotomie mente-corpo, individuo-gruppo,
mondo interno-mondo esterno, biologico-culturale,
conscio-incoscio, siano fuorvianti e parziali.
139

Ancora riguardo alla necessità della logica del


connettere
dai vari campi della ricerca psicologica emerge come
sia impossibile isolare il soggetto dal contesto con il
quale é in relazione.

La relazione anzi, si caratterizza come lo specifico


oggetto di indagine in grado di aiutarci a
comprendere la fondazione e lo strutturarsi dello
psichico.
140

Dai paradigmi sistemici al costruttivismo, agli studi


psicodinamici che indagano sulla relazione madre-
bambino, sulle relazioni familiari, sulla fondazione
transpersonale dello psichismo, sulla psicopatologia
come emergenza da campi mentali saturi...

l’individuo non può più essere spiegato


esclusivamente in una prospettiva intrapsichica o
biologico-genetica
141

l’individuo va considerato come elemento,


parte di un insieme più ampio,
di un contesto
che lo definisce in maniera significativa
e che non può non essere preso in
considerazione
insieme con lo specifico individuo oggetto di
osservazione

(Winnicott, Laing, Sullivan, Mitchell, Bowlby, Stern, Sameroff, Emde,


Kaes, Foulkes, Napolitani, Pontalti, Menarini, Lo Verso...)
142

Infine, con sempre maggiore chiarezza


emerge l’implicazione dello psicologo, dello
psicoterapeuta nella relazione clinica:

dal suo essere presente con le proprie teorie


psicologiche, metapsicologiche, con la teoria della
tecnica...

al suo essere presente con le proprie caratteristiche


personali, emozioni, psicopatologie.

(Lo Verso, 1989; Giannone F., Lo Verso G., 1994, 1995, 2011)
143

In questo senso dà un contributo


anche la recente teorizzazione secondo la quale
pazienti e terapeuti contribuiscono insieme
nel set(ting)
alla creazione ed alla evoluzione
del campo terapeutico (campo co-transferale)
144

Tutto questo riconduce ancora una volta alla


necessità che
lo psicologo, lo psicoterapeuta stesso,
i suoi principi e le modalità del suo intervento
la sua relazione con il/i pazienti
siano a loro volta sottoposti ad osservazione.
145

Per una scientificità del Qualitativo


146

È possibile studiare scientificamente la sfera del


qualitativo?

l’identità, la realizzazione di sé, l’affettività, le emozioni,


le rappresentazioni, le fantasie, i sogni, la relazione...
147

I luoghi per eccellenza del simbolico, della


soggettività, dell’irripetibile...
luoghi complessi, difficili, sfuggenti del “qualitativo”

Possono essere oggetto di indagine scientifica?


148

La “Scientificità del Qualitativo”


è possibile

Essa poggia sugli stessi criteri generali della scienza,


vista nell’ottica della complessità.
149

Come in ogni altro ambito


l’indicazione metodologica per l’osservazione complessa è

✓ l’esplicitazione dei quadri teorici e metodologici


che guidano la ricerca

✓ delle variabili sottoposte ad osservazione

✓ della relazione tra tali variabili

✓ e tra esse ed il contesto in cui l’osservazione ha


luogo.
150

Si tratta di:

➢definire nel modo più possibile preciso il proprio


oggetto

➢indicare i procedimenti attraverso cui si vuole


conoscerlo,

➢specificando le procedure

➢in modo che altri ricercatori, in altri siti possano


ripetere il percorso di conoscenza.
151

Focalizzando l’attenzione sulla psicologia


clinica e sulla ricerca sulla relazione
terapeutica:

i significati soggettivi o relazionali


sono leggibili intersoggettivamente,
se esistono modalità condivise per tradurli
in dati
152

sia il funzionamento della mente,


che il lavoro tendente a modificarlo,
possono essere testimoniati da
indicatori
che certo riducono la complessità,
ma consentono un'analisi di alcuni
importanti aspetti di essa
153

su questi indicatori è possibile basare una analisi

sia quantitativa che qualitativa


del procedere del cambiamento
delle regolarità
e delle congruenze o incongruenze in esso
riscontrate.
154

L’esplicitazione del Set(ting)


è l’indicazione metodologica di base
per effettuare una valutazione della
relazione terapeutica.

Su questo sfondo, è possibile condurre


ulteriori analisi, di parti, aspetti, componenti,
del processo e degli esiti del lavoro
terapeutico, a cui è possibile applicare metodi
di rilevazione empirica, di quantificazione.
155

L’applicazione dei principi del paradigma della


complessità
alla relazione clinica, psicoterapeutica

apre alla ricerca di un’ integrazione


tra strumenti e metodi anche diversi
volti ad esplorare, all’interno di un progetto coerente e
“pensato”
aspetti, parti, della molteplicità di componenti, processi,
configurazioni
che caratterizzano tali situazioni relazionali.
156

• L’approccio galileiano,
che comprende le categorie della quantità, generalità,
astrattezza, ripetibilità, riducibilità, determinismo,
ordine…

• e l’approccio darwiniano
che comprende le categorie della qualità,
contingenza, concretezza, irripetibilità, complessità,
mutevolezza, disordine, ecc.

vanno integrati piuttosto che contrapposti.

(Lo Verso G., 1989)


157

psicologia

Ricerca
filosofia
clinica

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