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Sentenza n. 321/2015 pubbl.

il 24/03/2015
RG n. 10021/2012
Repert. n. 725/2015 del 24/03/2015

N. R.G. 10021/2012

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Tribunale di Mantova
Seconda CIVILE
Il Tribunale, nella persona del Giudice dott. Laura Fioroni
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa civile di I Grado iscritta al n. r.g. 10021/2012 promossa da:
NADIA MUDADU (C.F. MDDNDA81H61I452O), con il patrocinio dell’avv. REDAELLI DE
ZINIS ALESSANDRO elettivamente domiciliato in VIA MARCONI 133/135 DESENZANO D/G
presso il difensore avv. REDAELLI DE ZINIS ALESSANDRO
ATTORE
contro
TOMASI AUTO SRL (C.F. 01821270202), con il patrocinio dell’avv. CONVERTINI ANGELO
elettivamente domiciliato in VIA BATTISTI, 84 46043 CASTIGLIONE D/STIVIERE presso il

Firmato Da: FIORONI LAURA Emesso Da: POSTECOM CA3 Serial#: 53b63
difensore avv. CONVERTINI ANGELO
CONVENUTO

CONCLUSIONI
Per la parte attrice:
voglia il Tribunale adito, ogni contraria istanza o eccezione disattesa:
- in via principale: accertato che il contratto concluso tra le parti è viziato da dolo della società
convenuta o errore essenziale (e riconoscibile da parte della convenuta) dell'attrice, annullare il
contratto medesimo e, conseguentemente, ordinare alla società convenuta di restituire all'attrice la

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somma di € 23.900,00 (pari al prezzo da essa pagato), con gli interessi legali dalla data dei singoli
esborsi al saldo, e all'attrice di restituire alla società convenuta la vettura da questa a lei venduta;
- in via subordinata: accertata, ai sensi dell'art . 130 D. Lgs. 130/2006 (c.d. Codice del consumo), la
responsabilità della società convenuta per il difetto di conformità della vettura, da essa consegnata
all'attrice, al contratto intercorso tra le parti, dichiarare risolto il contratto medesimo;
conseguentemente ordinare alla società convenuta di restituire all'attrice la somma di € 23.900,00
(pari al prezzo da essa pagato), con gli interessi legali dalla data dei singoli esborsi al saldo, e
all'attrice di restituire alla società convenuta la vettura da questa a lei venduta;
- in via ulteriormente subordinata: accertata, ai sensi dell'art. 130 D. Lgs. 130/2006 (c.d. Codice del
consumo), la responsabilità della società convenuta per il difetto di conformità della vettura, da
essa consegnata all'attrice, al contratto intercorso tra le parti, ordinare alla società convenuta
di restituire all'attrice parte del prezzo pagato nella misura di € 5.250,00 o nella maggior o minor
somma provata in giudizio.
Con vittoria di spese e compensi professionali oltre IVA, CPA e spese generali.
In via istruttoria: ammettersi, se del caso, CTU volta ad accertare il valore dell'auto venduta al
momento della conclusione del contratto (27 agosto 2011) e la sua natura di "veicolo usato di
importazione", in quanto elementi determinanti ai fini della decisione.
Per la parte convenuta:
“Piaccia all’Ill.mo Tribunale adito Contrariis rejectis:
NEL MERITO

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IN VIA PRINCIPALE
- respingersi tutte le domande proposte dalla Sig.ra Mudadu Nadia, in quanto infondate in fatto ed
in diritto;
- Condannare l’attrice al risarcimento danni da responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c. in favore
della convenuta, nella misura che sarà ritenuta di giustizia da liquidarsi in via equitativa, lasciando
al Giudicante la possibilità di quantificare secondo il suo prudente apprezzamento il danno subito
dalla convenuta a causa del comportamento dell’attrice.
- condannare, com’è d’uopo, in applicazione del principio sancito dall’art. 91 c.p.c., l’attrice alla
rifusione delle spese e competenze del presente giudizio.

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Concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione


Con atto di citazione, notificato in data 10.01.2012, Mudadu Nadia ha convenuto in giudizio
Tomasi Auto S.r.l. esponendo di avere, con ordine sottoscritto il 27.8.2011 acquistato una vettura
HYUNDAI, mod. IX35, tg. EG 549 XY, con telaio n. U5YZU81UABL114428, al prezzo pattuito
di € 23.900,00. Ha lamentato l’attrice che, contrariamente a quanto dalla stessa desiderato ed
espresso al venditore, Tomasi Auto S.r.l. aveva taciuto all’acquirente che la vettura acquistata non
era nuova, bensì usata e di importazione parallela, né dotata di una serie di accessori quali
regolatore della velocita e sedili riscaldati. Ha lamentato altresì che in occasione della consegna
della vettura acquistata – avvenuta dopo oltre un mese l’ordine di acquisto – la società pur
consegnando all’attrice carta di circolazione, certificato di proprietà, libretto di istruzione e
manutenzione aveva omesso di corrisponderle la fattura di vendita dalla quale era possibile
evincere che l’oggetto della compravendita fosse un veicolo usato.
Ha chiesto pertanto che il Tribunale annullasse il contratto concluso tra le parti in quanto viziato da
dolo della società convenuta o errore essenziale e riconoscibile, con restituzione all’attrice della
somma di € 23.900,00 oltre interessi legali dalla data dei singoli esborsi al saldo, previa
restituzione alla società convenuta della vettura consegnata. In via subordinata, ai sensi dell’art.
130 D.Lgs 130/2006 ha chiesto l’accertamento della responsabilità della società convenuta per
difetto di conformità della vettura da essa consegnata rispetto al contratto intercorso fra le parti, e
per l’effetto la declaratoria di risoluzione del contratto medesimo, con restituzione all’attrice della
somma di € 23.900,00 oltre interessi legali dalla data dei singoli esborsi al saldo, previa

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restituzione alla società convenuta della vettura consegnata ovvero, in via di ulteriore subordine
che venisse ordinato alla società convenuta di restituire all’attrice parte del prezzo pagato nella
misura di € 5.000,00 stante il minor valore del veicolo venduto. Il tutto con vittoria di spese, diritti
ed onorari di giudizio.
Si è costituita in giudizio Tomasi Auto s.r.l., chiedendo il rigetto della domanda proposta con
condanna dell’attrice al risarcimento del danno da responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c. ed alla
rifusione delle spese di lite.
Alla prima udienza di comparizione del 18.4.2012 i procuratori delle parti hanno chiesto
assegnazione dei termini per il deposito delle memorie ex art. 183, VI comma, c.p.c. e
successivamente sono state ammesse le prove orali richieste delle parti ed escussi i testi Agazzi
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Riccardo, Tagliani Roberto e Alice Calabria. A seguito della prova testimoniale esperita la causa è
stata rinviata per la precisazione delle conclusioni.
All’udienza del 14.10.2014 presenti i procuratori delle parti, le parti hanno rassegnato le proprie
conclusioni, come in epigrafe e la causa è stata trattenuta in decisione, con assegnazione alle parti
dei termini di legge per il deposito di memorie conclusionali e repliche.
Esposte prospettazioni e domande si esamina la fattispecie in decisione.
La parte attrice ha chiesto innanzitutto l’annullamento del contratto, per dolo determinante della
parte venditrice, ovvero per errore essenziale dalla stessa riconoscibile.
Sotto il primo profilo deve premettersi che secondo il costante orientamento giurisprudenziale: “A
norma dell’art. 1439 c.c. è causa di annullamento del contratto l'ipotesi in cui i raggiri usati da
una parte abbiano determinato la volontà a contrarre dell'altra, avendo ingenerato in essa una
rappresentazione alterata della realtà, tale da provocare nel suo meccanismo volitivo un errore
essenziale ai sensi dell’art. 1429 c.c. In particolare, ricorre il dolus malus qualora, in relazione
alle circostanze di fatto e personali del contraente, il mendacio sia accompagnato da malizie ed
astuzie volte a realizzare l'inganno voluto ed idonee in concreto a sorprendere una persona di
normale diligenza e, sussista, quindi, assenza di negligenza o di colpevole ignoranza nella vittima
dell'inganno” (Cass. civ. Sez. II, 15.3.2012, n. 4143).
Alla luce delle circostanze emerse nel corso del giudizio non può affermarsi che il consenso
dell’attrice sia stato estorto attraverso atteggiamenti ingannevoli della parte venditrice,
determinanti nella medesima una volontà viziata tale da legittimare l’annullamento del contratto ai

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sensi dell’art. 1439 c.c. Dagli elementi presenti in atti infatti non si ravvisano quei raggiri o quelle
reticenze tali per cui risulti possibile affermare che la parte acquirente, in assenza dei medesimi,
non sarebbe giunta alla stipulazione del contratto, per le ragioni che si passano ad esaminare.
L’attrice lamenta innanzitutto la circostanza che il veicolo non fosse nuovo al momento
dell’acquisto e che lo stesso fosse carente di determinati optional dalla stessa pretesi.
Sotto il primo aspetto si osserva che l’ordine di acquisto recante la sottoscrizione della parte
acquirente (doc. 1 parte attrice) ha ad oggetto “ordine per l’acquisto dell’autoveicolo usato sotto
descritto: Hyundai, ix35 1.7.crdi2wd Comfort”; in relazione a tale documento, attesa la
controversia delle parti sul punto, può affermarsi che l’ordine di acquisto sia stato sottoscritto non
il 20 luglio 2011 bensì il 27 agosto 2011 rilevandosi che il versamento dell’acconto da parte della
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acquirente è avvenuto tale seconda data, essendo pertanto verosimile ritenere che la sottoscrizione
dell’ordine e il versamento della caparra siano avvenuti contestualmente, e non ad oltre un mese di
distanza. Tuttavia tale circostanza è ininfluente atteso che la parte attrice non ha disconosciuto la
sottoscrizione apposta al doc. 1 dalla stessa prodotto.
Ciò posto, dal chiaro dato letterale del contratto non può affermarsi la sussistenza di alcuna
omissione o reticenza da parte del convenuto; per altro nemmeno le prove orali possono condurre
ad una diversa conclusione, attesa la contraddittorietà tra le dichiarazioni rese dai testi Tagliani e
Agazzi, la cui attendibilità deve ritenersi analoga ed equivalente, sia in considerazione del legame
sentimentale del primo (vedasi atto di citazione) con l’attrice, sia del rapporto di dipendenza del
secondo con la parte convenuta. Di fronte a tali considerazione deve ritenersi che le risultanze
testimoniali non sono idonee a superare il dato scritto, integrato dall’ordine di acquisto, sottoscritto
dall’attrice, mai disconosciuto, al quale in conclusione dovrà essere data prevalenza. Infine si
ritiene che la lamentela relativa alla fatto che la fattura di vendita sarebbe stata consegnata
successivamente alla consegna del veicolo e al pagamento del prezzo, non ha alcun valore atteso
che la dicitura “veicolo usato” era già presente nell’ordine di acquisto sottoscritto dalla attrice.
L’ulteriore doglianza della parte attrice riguarda la circostanza che l’autovettura fosse di
importazione parallela, immatricolata in Polonia. La conseguenza pregiudizievole che l’attrice
lamenta essere derivante da tale circostanza attiene alla mancanza di optional presenti nel modello
destinato al mercato italiano nonché al fatto che il manuale di istruzioni dell’autoveicolo fosse
scritto in lingua polacca. Per quanto riguarda il profilo afferente alla mancanza degli optional

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desiderati dalla attrice deve osservarsi che, nel già menzionato contratto d’ordine (doc. 1 parte
attrice), in apposito riquadro, sono indicati gli accessori di cui la autovettura sarebbe stata dotata,
venendo indicati esclusivamente i sensori di parcheggio, effettivamente presenti sull’auto al
momento dell’acquisto. Deve osservarsi che di nessuno degli altri optional voluti dalla attrice e di
cui la stessa lamenta la mancanza – ovvero regolatore di velocità e sedili riscaldabili – vi era
menzione nel contratto sottoscritto, essendo indicato, alla voce “accessori” solo la dicitura: “sensori
parcheggio”. Richiamandosi la valutazione già espressa circa le risultanze delle prove orali assunte
nel presente giudizio, anche in relazione all’aspetto afferente gli optional non può ritenersi che,
atteso il dato letterale, la volontà della parte attrice sia stata manovrata dalle menzogne del
venditore. Analoga conclusione attiene al prezzo di vendita indicato – senza la detrazione derivante
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all’usato dell’acquirente – chiaramente in € 23.900,00. Da tutto quanto sopra esposto, emerge che
l’attrice non è incorsa in una alterazione della corretta rappresentazione della realtà in relazione a
quanto stava acquistando causata dal comportamento della società convenuta, non essendo emersi
artifici, menzogne, omissioni o falsa rappresentazione della realtà, posti in essere dalla parte
venditrice che possano avere indotto l’acquirente a contrattare in quanto coartata nella propria
volontà dal comportamento malizioso del contraente.
Ciò chiarito, nemmeno, nel caso in esame, può ravvisarsi un errore essenziale tale da comportare
l’annullamento del contratto. L'art. 1429 n. 2 c.c., considera essenziale ai fini dell’annullamento del
contratto, nel concorso dei requisiti di cui agli art. 1428 e 1431 dello stesso codice, per ciò che qui
interessa, l’errore sopra una qualità dell’oggetto la quale, secondo il comune apprezzamento o in
relazione alle circostanze, sia stata determinante del consenso. Si osserva che il concetto di
essenzialità dell’errore non deve essere parametrato sul dato soggettivo, riferito esclusivamente ai
desiderata della parte acquirente, bensì va ancorato ad elementi oggettivi, integrati dalla idoneità
del prodotto a svolgere la sua funzione tipica. Nel caso per cui è causa vengono all’esame due
elementi, la precedente immatricolazione dell’autovettura e l’importazione parallela, che incidono
evidentemente non sulla identità e funzionalità del prodotto, bensì eventualmente, sulla
determinazione del prezzo di acquisto.
La domanda di annullamento del contratto dovrà pertanto essere respinta.
La parte attrice invoca in secondo luogo la tutela del codice del consumo, lamentando il difetto di
conformità del bene acquistato ai sensi dell’art. 129 D.Lgs. rispetto al bene consegnato, chiedendo

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in via principale la risoluzione del contratto con restituzione della somma di € 23.900,00 ed in
subordine la restituzione del prezzo pagato stante il minor valore veicolo venduto.
Preliminarmente deve osservarsi che ai sensi dell'articolo 129 del Codice del Consumo, D.Lgs. 6
settembre 2005, n. 206, un prodotto presenta un difetto di conformità se non è idoneo all'uso al
quale servono abitualmente prodotti dello stesso tipo e se non è conforme in termini di qualità o
prestazioni a quanto pattuito con il contratto di vendita.
Pertanto, diversamente dalla precedente disciplina codicistica, in cui si parlava di "vizio" (inteso
come difetto intrinseco di fabbricazione o di funzionamento), il concetto di "difetto di conformità si
presenta indubbiamente più ampio. Il bene acquistato dovrà, non solo, essere esente da vizi, ma
anche essere conforme a quanto stabilito nel contratto.
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In caso contrario, ai sensi dell’art. l’art 130 Codice del Consumo l’acquirente consumatore avrà
diritto “al ripristino senza spese, della conformità del bene mediante riparazione o sostituzione, a
norma dei commi terzo, quarto, quinto, e sesto, ovvero ad una riduzione adeguata del prezzo o alla
risoluzione del contratto conformemente al comma settimo, ottavo e nono” .
Orbene, ciò doverosamente posto, l’attrice come ricordato lamenta la circostanza che il veicolo non
fosse nuovo al momento dell’acquisto e che lo stesso fosse carente di determinati optional dalla
medesima invece voluti.
Ritiene questo giudice che, sotto il profilo della prima lagnanza, non sussista, nel senso sopra
esposto, difformità tra il bene consegnato al consumatore e quello oggetto del contratto di vendita,
Richiamando il concetto di conformità sopra indicato non è possibile affermare che l’accordo
raggiunto fra le parti avesse ad oggetto – quanto al profilo della “novità” del veicolo – un bene
diverso da quello consegnato all’acquirente.
Dal dato letterale del contratto (doc. 1 parte attrice), contenente l’indicazione “veicolo usato”, cui
già diffusamente si è dato conto, non può ritenersi che la circostanza che il veicolo consegnato
fosse già stato immatricolato comporti una difformità dello stesso rispetto a quanto ordinato
dall’attrice; per altro, come già osservato le prove orali non hanno condotto ad una diversa
conclusione, per i motivi sopra esposti e qui richiamati e non sono state pertanto idonee a superare
il dato scritto al quale deve essere data prevalenza.
Di conseguenza, alla luce della indicazione contenuta nel contratto di vendita, e in assenza di prova
che le parti avessero raggiunto un accordo diverso rispetto a quello pattuito per iscritto, non è

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possibile affermarsi che il bene consegnato, sotto il profilo in esame, sia difforme da quello
venduto.
L’ulteriore doglianza della parte attrice riguarda la circostanza che l’autovettura fosse di
importazione parallela, immatricolata in Polonia, con conseguente mancanza di determinati
optional presenti nel modello destinato al mercato italiano.
Sul punto la doglianza della parte attrice merita accoglimento. Ed invero il concetto di conformità
previsto dal codice del consumo include altresì alla lettera c) dell’art. 129 “la qualità e le
prestazioni abituali di un bene dello stesso tipo, che il consumatore può ragionevolmente
aspettarsi, tenuto conto della natura del bene e, se del caso delle dichiarazioni pubbliche sulle
caratteristiche specifiche dei beni fatte al riguardo dal venditore, dal produttore, o al suo agente o
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rappresentate in particolare nella pubblicità o sull’etichettatura”.


Orbene si osserva che il modello Hunday Comfort I X35 destinato al mercato italiano include “di
serie” gli optional del regolatore di velocità e dei sedili riscaldati – nonché dei sensori di
parcheggio – non presenti nella vettura, destinata al mercato polacco, consegnata all’attrice.
Pertanto, rilevato che il bene è stato acquistato in una autoconcessionaria italiana e che la versione
Hyundai I X35 nella versione Comfort in Italia viene commercializzata dotata degli accessori della
velocità di crociera e dei sedili riscaldati (si veda il doc. 5 della parte attrice) e ritenuto che ai sensi
delle disposizioni consumeristiche indicate sussiste “non conformità” tutte le volte che un bene
oltre a non essere idoneo all'uso normale, ovvero difforme alla pattuizione contrattuale o alle
descrizioni fatte dal venditore, è altresì difforme a ciò che il consumatore poteva aspettarsi, deve
ritenersi che l’attrice, alla luce di quanto sopra esposto, poteva ragionevolmente aspettarsi che
l’autovettura acquistata fosse dotata degli optional anzidetti.
Ciò osservato, si ritiene che sussiste difetto di conformità tra il bene acquistato e il bene consegnato
nella parte in cui quest’ultimo è privo degli accessori della velocità di crociera e dei sedili
riscaldati.
Tale difformità tuttavia – alla luce della natura degli elementi mancanti, qualificati appunto
“accessori” – non può essere ritenuta di tale gravità da comportare la risoluzione del contratto,
apparendo diversamente congruo disporre una riduzione del prezzo di acquisto dell’autovettura.
Tale riduzione del prezzo dovrà avere riguardo al costo degli optional che la consumatrice
ragionevolmente poteva ritenere sussistenti sul veicolo acquistato e quindi cruise control (€ 250,00

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e sedili anteriori e posteriori riscaldati (€ 500,00), come da listino prezzi accessori “Quattro ruote
ottobre 2013”.
Diversamente è a dirsi invece per il prezzo corrisposto per l’acquisto dei sensori di parcheggio. La
parte attrice ha affermato infatti di essere stata informata dal venditore che gli stessi non erano
presenti sull’autovettura, e di essersi accordata con il medesimo per la loro installazione. Il prezzo
degli stessi, pari ad € 300,00 è espressamente indicato nel contratto di acquisto alla voce
“Accessori, sensori i parcheggio”, di tal che rispetto ai medesimi non è possibile affermare che la
parte attrice potesse ragionevolmente aspettarsi la mancata inclusione nel prezzo finale di questo
optional.
La parte attrice si è determinata al pagamento del prezzo espressamente e chiaramente pattuito in
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un contratto sottoscritto pertanto, pur potendosi convenire sul fatto che la stessa non abbia concluso
un buon affare, è evidente che in assenza di raggiri, errori essenziali o difetti di conformità diversi
da quelli accertati – e per i quali la società convenuta dovrà essere condannata alla riduzione del
prezzo – nessuna altra domanda promossa dalla parte attrice potrà essere accolta.
Le domande della parte attrice pertanto meritano accoglimento nei limiti indicati e la parte
convenuta dovrà essere condannata a corrispondere a Mudadu Nadia la somma di € 750,00, oltre
interessi legali dalla messa in mora, 5.10.2011 (doc. 6 parte attrice), al saldo.
Le spese seguono la soccombenza e saranno liquidate in dispositivo ai sensi del d.m. 55/2014.
P.Q.M.
Il Tribunale, definitivamente pronunciando, ogni diversa istanza ed eccezione disattesa o assorbita,
così dispone:
1. Condanna Tomasi Auto S.r.l. a pagare in favore della parte attrice la somma di € 750,00
oltre interessi legali dal 5.10.2011;
2. Condanna la parte convenuta a rifondere a Mudadu Nadia le spese processuali che liquida in
€ 223,00 per esborsi, € 1.250,00 per compensi, oltre i.v.a., c.p.a. e oltre rimborso forfettario
nella misura del 15% del compenso.
Mantova, 23 marzo 2015
Il Giudice
dott. Laura Fioroni

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