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il 22/07/2021
RG n. 518/2020
N. R.G. 518/2020
REPUBBLICA ITALIANA
TRIBUNALE ORDINARIO DI TRENTO
sezione lavoro
Firmato Da: FLAIM GIORGIO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 48317e18ac66828c8299fc288634eca3
Il Tribunale, in funzione di giudice del lavoro, nella persona fisica del magistrato dott.
SENTENZA
nella causa per controversia in materia di lavoro promossa con ricorso depositato in data
1.12.2020
d a
NIANG TALLA
pec giovanni.guarini@pec.it
ricorrente
c o n t r o
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pec genycipolletta@avvocatinapoli.legalmail.it
convenuta
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conseguentemente dichiarare tenuta e condannare la resistente a reintegrare il
sostituzione della reintegra nel posto di lavoro, un’indennità pari a quindici mensilità
per il calcolo del trattamento di fine rapporto, corrispondente al periodo dal giorno del
ogni caso non inferiore a cinque mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il
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calcolo del trattamento di fine rapporto pari a € 2.072,55 (1 mensilità), con condanna,
In via di subordine:
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calcolo del trattamento di fine rapporto pari a € 2.072,55 (1 mensilità) corrispondente
al periodo dal giorno del licenziamento fino a quello dell'effettiva reintegrazione, oltre
ritenuta equa.
il Giudice riterrà equa oltre al pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso pari
a 15 giorni di retribuzione ex art. 56 CCNL (doc. 19) e calcolata ex art. 2121 cc pari ad
sotto i 15 dipendenti:
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il Giudice riterrà equa, oltre al pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso pari
a 15 giorni di retribuzione ex art. 56 CCNL (doc. 19) e calcolata ex art. 2121 cc pari ad
30% ex Decreto Ministero della Giustizia 8 marzo 2018, n. 37 con distrazione allo
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CONCLUSIONI DI PARTE CONVENUTA
“Accertare e dichiarare, che il rapporto di lavoro tra il Niang Talla è la Esse Carni
Società Cooperativa A R.L. in liquidazione è stato risolto per “giusta causa” per tutti
gli episodi sopra descritti e che qui si intendono per tra-scritti e riportati;
accertare e dichiarare che la risoluzione del rapporto di lavoro tra il Niang Talla e la
Esse Carni Società Cooperativa A R.L. in liquidazione già Esse Carni Società
accertare e dichiarare che nulla è dovuto al Niang Talla dalla Esse Carni Società
Cooperativa A R.L., in persona del legale rapp.te p.t., per qualsivoglia titolo ed in
quanto la società datoriale ha già corrisposto tutte le spettanze a lui dovute, come
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Talla nei confronti della Esse Carni Società Cooperativa A R.L., per tutti i motivi e le
fattone anticipo”
MOTIVAZIONE
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il licenziamento intimato al ricorrente dalla società datrice
Il ricorrente NIANG TALLA –
premesso di aver lavorato alle dipendenze della società convenuta ESSE CARNI s.c. a
r.l., con inquadramento nel quinto livello CCNL per i lavoratori dipendenti da aziende
impugna il “licenziamento per giusta causa” a lui intimato dalla società datrice con lettera
del 31.3.2020 (doc. 3 fasc. ric.) in relazione agli addebiti contestati con lettera del
“…in data 6.3.2020 nello stabilimento sito in Mezzocorona Tn, via Canè, il suo
responsabile, sig.re Handun Ruwan Mahesh Rathnakantha, notava che Lei, invece di
effettuare la mansione di addetto alla pulizia di carni e fesa stava svolgendo altra
mansione e cioè quella di disossazione della carne tipo prosciutto. Pertanto alla richiesta
del suo responsabile di spostarsi per riprendere la mansione per la quale è stato assunto
Lei afferrava un grande coltello da macellaio e glielo puntava vicino alla bocca
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minacciandolo con le testuali parole: tu non devi dirmi cosa devo fare sennò ti
Tale Suo comportamento, oltre ad essere in palese violazione delle norme del CCNL di
1)
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domanda di accertamento della nullità del licenziamento “in quanto discriminatorio e
ritorsivo, per “rappresaglia” e per motivo illecito ex art. 1345 c.c.” (in realtà nella
narrativa del ricorso limita la sua analisi al carattere ritorsivo (o per rappresaglia) quale
motivo illecito ex art. 1345 cod.civ., mentre non indica alcun fattore di protezione dalle
discriminatorio1);
1
Di recente la Suprema Corte ha specificato (Cass. 5.4.2016, n. 6575;) che il motivo discriminatorio
discende direttamente dalla violazione oggettiva di specifiche norme di diritto europeo (direttiva
2000/43/CE del 29.6.2000 sull'attuazione del principio della parità di trattamento fra le persone
indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica; direttiva n. 2000/78/CE del 27.11.2000 per la parità di
trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro; direttiva n. 2006/54/CE del 5.7.2006
relativa al principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di
occupazione e impiego) ed interno (d.lgs. 9.7.2003, n. 215 per la parità di trattamento tra le persone
indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica; d.lgs. 9.7.2003, n. 216 per la parità di trattamento in
materia di occupazione e di condizioni di lavoro; d.lgs. 11.4.2006, n. 198 e d.lgs. 25.1.2010, n. 5 in tema di
pari opportunità e parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego; in ordine
al licenziamento discriminatorio: art. 4 L. 15.7.1966, n. 604; art. 15 St.lav.; art. 3 L. 11.5.1990, n. 108)),
secondo le quali la discriminazione opera in modo oggettivo e consiste in un trattamento deteriore riservato
al lavoratore in conseguenza del fatto di appartenere ad una categoria protetta tipizzata (età, genere, razza o
origine etnica orientamento sessuale, handicap, lingua, convinzioni religiose o politiche o personali,) e a
prescindere da ogni intenzione datoriale di vessarlo per le stesse ragioni.
Inoltre ha precisato (nello stesse senso in precedenza Cass. 5.6.2013, n. 14206;) che la nullità degli atti di
gestione del rapporto di lavoro (compreso il licenziamento), che deriva dal divieto di discriminazione
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2)
in subordine:
domanda di annullamento del licenziamento per difetto della giusta causa, in ragione
in ulteriore subordine:
causa addotta;
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chiede l’applicazione della tutela ex art. 3 co. 1 d.lgs. cit., in subordine della tutela e art.
discende ex se dalla violazione di specifiche norme di diritto interno ed europeo, di talché la condotta
discriminatoria, operando obiettivamente, a differenza del motivo illecito, è idonea di per sé sola a
determinare la nullità dell’atto adottato in conseguenza della condotta tale sua efficacia viziante non è
esclusa dalla concorrenza di ragioni lecite.
Nell’ambito delle specifiche norme che tutelano contro le discriminazioni, è fondamentale sottolineare il
carattere tipico dei fattori di protezione introdotti dal legislatore a tutela di specifiche categorie (come si è
appena visto: età, genere, razza o origine etnica orientamento sessuale, handicap, lingua, convinzioni
religiose o politiche o personali).
Ad avviso della Suprema Corte (Cass. 27.9.2018, n. 23338; Cass. 5.6.2013, n. 14206;), in forza
dell'attenuazione del regime probatorio ordinario introdotta per effetto del recepimento delle direttive n.
2000/78/CE, n. 2006/54/CE e n. 2000/43/CE, così come interpretate dalla CGUE (sentenze 17.7.08,
C303/06 Colemann, 10.7.08 C-54/07 Feryn, 16.7.15 C- 83/14 Chez), incombe sul lavoratore l'onere di
allegare e provare il fattore di rischio, il trattamento che assume come meno favorevole rispetto a quello
riservato a soggetti in condizioni analoghe e non portatori del fattore di rischio, deducendo una correlazione
significativa fra questi elementi che rende plausibile la discriminazione; il datore dei lavoro deve dedurre e
provare circostanze inequivoche, idonee a escludere, per precisione, gravità e concordanza di significato, la
natura discriminatoria del recesso, in quanto dimostrative di una scelta che sarebbe stata operata con i
medesimi parametri nei confronti di qualsiasi lavoratore privo del fattore di rischio, che si fosse trovato
nella stessa posizione.
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ritorsivo (premessa)
Il ricorrente propone domanda di accertamento della nullità del licenziamento “in quanto
altra persona a lui legata e pertanto accomunata nella reazione, con conseguente nullità ex
art. 1345 cod.civ. del licenziamento, quando la finalità ritorsiva abbia costituito il motivo
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esclusivo e determinante dell’atto espulsivo (ex multis, anche di recente, Cass. 3.12.2019,
intimato per un motivo illecito esclusivo e determinante ex art. 1345 cod.civ., il datore di
l'esistenza della giusta causa o del giustificato motivo del recesso; quindi l’indagine in
ordine alla sussistenza nonché al carattere esclusivo e determinante del motivo ritorsivo
addotto dalla società datrice a fondamento del licenziamento intimato e solo nell’ipotesi
sarebbe, per forza di cose, esclusivo e determinante e quindi non renderebbe nullo il
negozio estintivo.
Cass. 4.4.2019, n. 9468), la quale ha statuito con cristallina chiarezza: “Per accordare la
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tutela prevista per il licenziamento nullo [L. n. 300 del 1970, art. 18, comma 1… [oggi
anche d.lgs. 23/2015 art. 2], perché adottato per motivo illecito determinante ex art. 1345
c.c., occorre che il provvedimento espulsivo sia stato determinato esclusivamente da esso,
per cui la nullità deve essere esclusa se con lo stesso concorra un motivo lecito, come
una giusta causa (art. 2119 c.c.) o un giustificato motivo (L. n. 604 del 1966, ex art. 3). Il
ragione del recesso, indipendentemente dal motivo formalmente addotto. L'esclusività sta
a significare che il motivo illecito può concorrere con un motivo lecito, ma solo nel senso
che quest'ultimo sia stato formalmente addotto, ma non sussistente nel riscontro
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giudiziale. Il giudice, una volta riscontrato che il datore di lavoro non abbia assolto gli
procede alla verifica delle allegazioni poste a fondamento della domanda del lavoratore
di accertamento della nullità per motivo ritorsivo, il cui positivo riscontro giudiziale dà
luogo all'applicazione della più ampia e massima tutela prevista dalla L. n. 300 del 1970,
art. 18. comma 1 [oggi anche d.lgs. 23/2015, art.2]. Dunque, in ipotesi di domanda
proposta dal lavoratore che deduca la nullità del licenziamento per il suo carattere
ritorsivo, la verifica di fatti allegati dal lavoratore richiede il previo accertamento della
insussistenza della causale posta a fondamento del recesso, che risulti solo allegata dal
datore, ma non provata in giudizio, poiché la nullità per motivo illecito ex art. 1345 c.c.
richiede che questo abbia carattere determinante e che il motivo addotto a sostegno del
determinante del motivo ritorsivo addotto dovrà essere condotta successivamente a quella
dello stesso (diversamente, infatti, il motivo ritorsivo non sarebbe, per forza di cose,
2. in ordine alla domanda di annullamento del licenziamento de quo per difetto della
giusta causa
Il ricorrente propone (in via subordinata) domanda di annullamento del licenziamento de
quo per difetto della giusta causa, in ragione dell’ “insussistenza del fatto materiale
a)
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In primo luogo è opportuno evidenziare come la condotta addebitata al ricorrente appaia,
cui salute mentale risulta integra e comunque non emergono nel presente giudizio
modo così grave (afferrare un coltello e puntarlo vicino alla bocca del superiore,
minacciandolo di morte) e plateale (nel bel mezzo del reparto, in presenza degli altri
colleghi di lavoro - oltre una ventina secondo il teste Marigliano) solo perché il suo
diretto superiore Ruwan gli avrebbe ordinato di svolgere una mansione (pulizia di carni e
1)
l’accaduto, di cui alla contestazione, non risulta essere mai stato preceduto da contrasti,
testi di parte convenuta Marigliano (“Per quanto mi consta in precedenza non erano
accaduti fatti di questo genere. Neppure ho notato discussioni tra colleghi circa il
lavoro, neppure tra Ruwan e gli addetti. Tutto era sempre tranquillo. Neppure vi erano
state discussioni tra Ruwan e Niang”) e Sali (“Per quanto mi consta in precedenza non
erano accaduti fatti di questo genere. Ho notato solo piccole discussioni tra colleghi
circa il lavoro. Non ho notato discussioni tra Ruwan e gli addetti. Neppure vi erano state
2)
se è vero che, come hanno riferito i testi Marigliano e Sali, la mansione di disossatore
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delle cosce è più qualificata di quella di addetto alla pulizia delle fese, tuttavia non è vi è
pulizia delle fese a circa 22-24 addetti. Ogni addetto poteva svolgere o lavoro di
giornata dalla disossatura alla pulizia e viceversa”; appare evidente come non sia
realistico immaginare che il ricorrente abbia avuto una reazione così spropositata solo
perché il superiore aveva deciso di adottare nei suoi confronti una disposizione
3)
la stessa considerazione va ribadita alla luce della circostanza riferita dal teste Sali,
secondo cui “Niang solitamente era addetto alle fese”; infatti è del tutto remota l’ipotesi
che il ricorrente abbia opposto una condotta di insubordinazione così violenta solo
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perché il superiore gli avrebbe ordinato di svolgere la mansioni che egli espletava
solitamente.
b)
Com’ è noto l’art. 5 L. 15.7.1966, n. 604 dispone: “L’onere della prova della sussistenza
Orbene, le deposizioni dei testi di parte convenuta (Marigliano e Sali) appaiono del tutto
inidonee al fine di considerare assolto, da parte della società datrice convenuta, l’onere
Infatti, fatta eccezione per una parte del nucleo essenziale dell’addebito (Ruwan avrebbe
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ricorrente avrebbe reagito tenendo in mano un coltello da macellaio), non appena i testi
Marigliano e Sali sono stati chiamati dal giudice a riferire su alcune circostanze di
1)
sinistra del ricorrente, mentre alla sinistra di questi stava tale Sagi di nazionalità dello Sri
Lanka;
invece Sali ha riferito che Marigliano stava alla sinistra del ricorrente (mentre ha
2)
Marigliano ha affermato che prima dell’intervento di Ruwan era da “almeno un’ora” che
invece Sali ha riferito che il ricorrente lo stava facendo “da circa cinque-dieci minuti”;
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3)
in ordine alla condotta tenuta dal ricorrente a proposito del coltello, la prova testimoniale
egli ha dichiarato: “Ruwan disse a Niang: “Vai al tuo posto”. Ruwan in quel momento si
trovava tra Niang e me. Non appena Ruwan gli disse di andare al suo posto, Niang si
girò verso Ruwan, gli disse: “Non dirmi cosa devo fare. Ti aspetto fuori” Nel dire questo
teneva in mano il coltello, gesticolando”.
Il giudice invita il teste a essere più preciso e a tal fine porge al teste una matita simulante il
coltello affinché il teste specifichi il comportamento tenuto da Niang. Il giudice dà atto che il teste
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Questo lo svolgimento della prova testimoniale di Sali:
fianco, precisamente alla sinistra di Niang… Ho udito che Ruwan chiese a Niang:
“Cosa fai qui. Non devi lavorare qui. Vai al tuo posto di lavoro”. Niang disse a Ruwan:
“Non mi devi dire cosa devo fare io, sennò ti ammazzo. Ci vediamo fuori”. Nel dire
questo Niang ha puntato il coltello che aveva in mano verso la bocca di Ruwan. Il
Il giudice invita il teste a essere più preciso e a tal fine porge al teste una matita simulante il
coltello affinché il teste specifichi il comportamento tenuto da Niang. Il giudice dà atto che il teste
prende in mano la matita e compie un movimento verso l‘alto, specificando che il coltelle tenuto in
mano da Niang venne avvicinato alla bocca di Ruwan in modo che tra la bocca di Ruwan e il
Orbene:
a)
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invece il teste Sali ha riferito che il superiore Ruwan si sarebbe collocato non già tra il
ricorrente e Marigliano (che, a suo dire stava alla destra del ricorrente), ma a sinistra del
ricorrente;
b)
i due testi hanno dato descrizioni completamente diverse circa la condotta tenuta dal
compiuto dal ricorrente, ha riferito che questi, tenendo il coltello in mano, effettuò alcuni
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movimenti rotatori di piccole dimensioni;
compiuto dal ricorrente, ha riferito che questi, tenendo il coltello in mano, effettuò un
bocca di Ruwan;
4)
Marigliano ha affermato che, dopo l’accaduto, da parte del ricorrente “il lavoro è
proseguito fino al termine dell'orario di lavoro proseguì il suo lavoro fino al termine
dell’orario di lavoro”;
invece Sali ha riferito che: “Niang si è allontanato dal nastro e quindi non ha più
In definitiva pare che i due testi di parte convenuta – pur riferendo due circostanze
comuni (l’ordine impartito dal superiore Ruwan e il fatto che il ricorrente teneva in mano
un coltello), sulle quali, peraltro, era agevole concordare una versione simile – abbiano,
alla luce delle numerose difformità tra le rispettive deposizioni (addirittura anche in
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diversi.
Si tratta della tipica situazione nella quale due testi chiamati a deporre su un evento
concordano una versione comune in ordine alle circostanze sulle quali prevedono che
verosimilmente saranno interrogati dal giudice, ma, qualora poi le domande riguardino
elementi di fatto diversi, sui quali non si aspettavano di dover deporre, finiscono per
Se ciò accade, è assai probabile che quell’evento non sia mai accaduto; infatti, se lo
fosse, i testi si riferirebbero alla verità dei fatti, la quale, essendo una sola, non è viziata
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da contraddizioni; invece i testi, se chiamati a deporre in ordine a circostanze concernenti
un evento che in realtà non si è mai verificato, sono costretti, mancando la possibilità di
riferirsi alla verità, ad avvalersi sul momento della propria fantasia, la quale, com’è noto,
contestato al ricorrente NIANG TALLA con lettera del 9.3.2020 e, quindi, il difetto della
giusta causa posta a fondamento del licenziamento intimato dalla società ESSE CARNI
3)
ritorsivo (merito)
Sciogliendo la riserva sub 1), l’accertata insussistenza del fatto posto a base del
licenziamento per giusta causa consente di procedere all’esame nel merito della domanda,
proposta dal ricorrente, di accertamento della nullità del licenziamento per motivo illecito
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legata e pertanto accomunata nella reazione, con conseguente nullità ex art. 1345 cod.civ.
I)
“Nel febbraio 2020 il lavoratore Niang si rivolgeva alla sindacalista di FLAIM Cgil del
Trentino per chiedere assistenza rispetto ai proprio diritti retributivi non rispettati dalla
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Esse Carni, non senza riferire alla sindacalista che preferiva per il momento non
avvisato i dipendenti che ove si fossero iscritti al sindacato sarebbero stati licenziati….
quantomeno telefonicamente nei confronti del datore di lavoro segnalando con pacatezza
queste circostanze trovano riscontro nella deposizione di Cattani Elisa (della cui
sindacale FLAI CGIL, di cui sono segretaria generale del Trentino. Confermo la
circostanza di cui al cap. 1[“il signor Niang nel mese di febbraio 2020 si era recato presso il
sindacato FLAI Cgil del Trentino, era stato ricevuto dalla sindacalista Elisa Cattani ed aveva chiesto
assistenza.”]. Confermo che il ricorrente sottopose al mio esame alcuni prospetti paga nei
quali risultavano effettuate trattenute a vario titolo, ricordo in particolare per rimborso
spese, nonché inserite somme a titolo di permessi e ferie godute (mentre il lavoratore
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affermava di non averli fruiti). Inoltre nei prospetti paga non era mai inserito un
compenso per lavoro straordinario. Confermo il capitolo 4 parte prima [“Nelle circostanze
di tempo e di luogo di cui sopra il signor Niang riferiva alla sindacalista Cattani di non volersi
iscrivere al sindacato”]. Il ricorrente spiegò la ragione per cui non voleva iscriversi al
sindacato, affermando che in passato il datore aveva minacciato lui e i sui colleghi di
lavoratore di intervenire, anche senza iscrizione, quantomeno telefonicamente nei confronti del
datore di lavoro segnalando con pacatezza le problematiche lavorative e chiedendo il rispetto degli
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accettava tale proposta di intervento sub cap. 5. 7. Dica se il responsabile del personale di
Essecarni è conosciuto con lo pseudonimo di Gino nr. cell 338.8618506]. Sono io che chiesi al
fece alcune telefonate e mi fornì un numero di cellulare, che disse apparteneva a tale
II)
“Nella seconda metà del mese di febbraio 2020 la sindacalista Elisa Cattani,
responsabile del personale di Essecarni, conosciuto con lo pseudonimo di Gino nr. cell
lamentandosi del fatto che non venivano riconosciuti al lavoratore gli straordinari, gli
venivano decurtati ferie e permessi mai fruiti in busta paga e gli veniva decurtata senza
Tuttavia, per tutta risposta il signor Gino titolare dell’utenza nr. cell 338.8618506, dopo
aver sentito che la signora Cattani si era qualificata come sindacalista di Cgil,
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rispondeva urlando che lui non sapeva che farsene del sindacato e che i suoi lavoratori
stavano bene in azienda e non si erano mai lamentati di nulla e che quindi non avrebbe
queste circostanze trovano riscontro nella deposizione della funzionaria sindacale Cattani,
2020 dopo l’incontro con il signor Niang la sindacalista Elisa Cattani riusciva a mettersi in contatto
telefonico con il responsabile del personale di Essecarni, telefonando al nr. 338.8618506 e dopo
essersi qualificata come sindacalista di Flai Cgil del Trentino, aveva fatto presente al suo
interlocutore che il signor Niang si lamentava del fatto che non gli venivano riconosciuti gli
straordinari, gli venivano decurtati in busta paga ferie e permessi mai fruiti e gli venivano decurtate
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senza spiegazione tredicesime e quattordicesime mensilità; 11. Nelle circostanze di tempo e di
luogo di cui al cap 10 rispondeva all’utenza del n. 338.8618506 persona di sesso maschile che si
qualificava come Gino e che alle richieste della signora Cattani rispondeva urlando che lui non
sapeva che farsene del sindacato, che i suoi lavoratori stavano bene in azienda e non si erano mai
lamentati di nulla e che quindi non avrebbe più dovuto chiamarlo ed interessarsi della Esse
Carni”]”;
numero a tale Gino e del fatto che lo stesso Gino ha intrattenuto per conto della società
in questo contesto probatorio le dichiarazioni rese dai testi Marigliano (“In azienda non
dichiara: “Non ho mai visto la persona rappresentata nella fotografia che mi viene
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esibita”) e Sali (“In azienda non lavoravano persone di nome chiamate Gino”. Il giudice
all’udienza scorsa. Il teste dichiara: “Non ho mai visto la persona rappresentata nella
fotografia che mi viene esibita”) appaiono inveritiere (anche alla luce della già
III)
“Il 19.2.2020 il signor Niang si infortunava, riportando una ferita alla falange del 4 dito
sinistro, mentre stava tagliando la carne sul bancone presso la Esse Carni e rimaneva in
queste circostanze trovano riscontro nei documenti prodotti dal ricorrente sub doc. 11 e
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12;
IV)
“A seguito del ritorno al lavoro dopo l’infortunio del febbraio 2020 il signor Niang Talla
ricontattava la sindacalista Cattani e si presentava presso l’ufficio della Flai Cgil del
sindacalista si era astenuta dall’inviare alcuna diffida scritta alla società datrice, proprio
su richiesta del signor Niang, che temeva di ricevere ulteriori ripercussioni sul lavoro”;
queste circostanze trovano riscontro nella deposizione della funzionaria sindacale Cattani,
nuovamente in ufficio. È vero che piangeva e singhiozzava, disse che era stato assente
per un infortunio. Mi disse di aver trovato affissi sul suo armadietto dei bigliettini con la
scritta “Libera il tuo armadietto” e cose simili. Confermo il cap. 15 [“Nelle circostanze di
tempo e di luogo di cui ai capp 12, 13 e 14 il signor Niang chiedeva espressamente alla
sindacalista di non inviare alcuna diffida scritta alla società datrice, poiché temeva di subire ulteriori
Parte ricorrente sostiene che “la vicinanza temporale” tra le circostanze attinenti la
rivendicazione verso la società datrice dei suoi diritti scaturenti dal rapporto di lavoro (di
rifiuto di ogni confronto opposto dal rappresentante dell’azienda contattato dalla stessa
Suprema Corte (ex multis Cass. 17.10.2018, n. 26035; Cass. 3.12.2015, n. 24648; Cass.
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determinante del licenziamento può essere assolto dal lavoratore (su cui quell’onere
Appare opportuno ricordare che l’esistenza di un fatto ignoto (qui la volontà della società
datrice di reagire, mediante il licenziamento del ricorrente, una volta venuta a conoscenza
che questi si era rivolto al sindacato FLAI-CGIL affinché venissero tutelati i diritti di
natura retributiva che asseriva essere violati dal datore) può ritenersi provata per
presunzione ex art. 2729 cod.civ. solamente qualora sia stata compiutamente accertata in
via diretta l’esistenza di un fatto storico dotato di gravità, precisione e concordanza nella
di logica in genere oppure a principi di una qualche logica particolare, per esempio di
natura scientifica o propria di una qualche lex artis), che esprime nient'altro che la
A noto, è probabile che si sia verificato il fatto B; non è, invece, necessario che
la precisione esprime l'idea che l'inferenza probabilistica conduca alla conoscenza del
fatto ignoto con un grado di probabilità che si indirizzi solo verso il fatto B e non lasci
concerne in modo assoluto, cioè di per sé considerato, come invece gli altri due
elementi, bensì in modo relativo, cioè nel quadro della possibile sussistenza di altri
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ammissibile, in quanto indirizzi alla conoscenza del fatto in modo concordante con
altri elementi probatori, che, peraltro, possono essere o meno anche altri ragionamenti
presuntivi.
La domanda è fondata in ragione dei seguenti fatti storici, che appaiono idonei a provare
a)
nel prima parte di febbraio 2020 il ricorrente si rivolse al funzionaria FLAI-CGIL Cattani
Elisa, lamentando il mancato rispetto, da parte della società convenuta, di alcuni diritti di
natura retributiva; la circostanza può considerarsi compiutamente accertata alla luce della
deposizione testimoniale di detta funzionaria sindacale, nella parte ricordata sub I);
b)
dell’iniziativa intrapresa dal ricorrente di tutelare i propri diritti avvalendosi del supporto
di FLAI CGIL ed espresse la sua netta contrarietà all’agire del ricorrente; entrambe le
testimoniale resa dalla funzionaria sindacale Cattani Elisa, nella parte ricordata sub II), e
c)
nel corso dei primi giorni di marzo 2020 il ricorrente incontrava difficoltà nelle relazioni
può considerarsi compiutamente accertata alla luce della deposizione testimoniale della
funzionaria sindacale Cattani Elisa, nella parte ricordata sub IV).
dimostrare che, con forte probabilità, la società convenuta abbia deciso di procedere
disciplinarmente contro il ricorrente in ragione del fatto che egli aveva deciso di
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rivolgersi all'organizzazione sindacale FLAI-CGIL al fine di tutelare i propri diritti, che
Infatti il netto rifiuto, opposto dalla società datrice, a qualsiasi confronto con
l’organizzazione sindacale FLAI CGIL in ordine alle doglianze espresse dal lavoratore
datoriale diretta a gestire in modo autoritario il rapporto di lavoro e, quindi, una tendenza
ad eccedere dai limiti posti all’esercizio dei poteri unilaterali, in primo luogo quello di
licenziamento.
dell’iniziativa intrapresa dal ricorrente al fine di tutelare i propri diritti, e avvio del
del licenziamento per giusta causa a lui intimato depone nello stesso senso.
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RG n. 518/2020
ESSE CARNI s.c. a r.l., con lettera del 31.3.2020, al ricorrente NIANG TALLA costituisce
la reazione, espressa dalla società datrice una volta venuta a conoscenza dell’iniziativa
1418 co. 2 cod.civ. prodotta da motivo illecito determinante ed esclusivo ex art. 1345 e 1324
cod.civ..
---
In ordine alla tutela spettante al ricorrente trova qui applicazione l’art. 2 co.1 e 2 d.lgs.
23/2015 secondo cui: “1. Il giudice, con la pronuncia con la quale dichiara la nullità del
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licenziamento perché riconducibile agli altri casi di nullità espressamente previsti dalla
risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata
svolgimento di altre attività lavorative. In ogni caso la misura del risarcimento non
calcolo del trattamento di fine rapporto. Il datore di lavoro è condannato, altresì, per il
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1)
di reintegrare NIANG TALLA nel posto di lavoro da lui occupato presso lo stabilimento
in data 31.3.2020;
2)
(indicata dal ricorrente in € 2.072,55, senza che parte convenuta abbia sollevato
dell'effettiva reintegrazione;
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tale somma risultante va maggiorata ex art.429 co.3 cod.proc.civ. (con gli interessi legali
dovuti sul capitale via via rivalutato ogni fine anno secondo quanto stabilito in Cass. S.U.
assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello della effettiva reintegrazione,
maggiorati degli interessi nella misura legale senza applicazione di sanzioni per omessa o
ritardata contribuzione.
P.Q.M.
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RG n. 518/2020
1. Accerta l’inesistenza del fatto materiale contestato al ricorrente NIANG TALLA con
lettera del 9.3.2020 e, quindi, il difetto della giusta causa posta a fondamento del
licenziamento intimato dalla società ESSE CARNI s.c. a r.l. al ricorrente con lettera
del 31.3.2020.
2. Dichiara, ai sensi dell’art. 1418 co.2 cod.civ., la nullità per motivo illecito ex artt.
1345 e 1324 cod.civ. del licenziamento intimato dalla società convenuta ESSE
CARNI s.c. a r.l. al ricorrente NIANG TALLA con lettera del 31.3.2020.
3. Ordina alla società convenuta ESSE CARNI s.c. a r.l. di reintegrare il ricorrente
NIANG TALLA nel posto di lavoro da lui occupato presso lo stabilimento di Hauser
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data 31.3.2020;
4. Condanna la società convenuta ESSE CARNI s.c. a r.l. a corrispondere, in favore del
base della variazione percentuale degli indici ISTAT, intervenuta dalle date di
maturazione dei singoli ratei fino ad oggi, e con gli interessi legali computati sulla
somma così rivalutata e decorrenti dagli stessi termini a quibus fino al saldo.
5. Condanna la società convenuta ESSE CARNI s.c. a r.l. al versamento dei contributi
previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello della effettiva
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6. Condanna la società convenuta alla rifusione, in favore del ricorrente, delle spese di
giudizio, liquidate nella somma complessiva di € 3.000,00, maggiorata del 15% per
spese forfettarie ex art. 2 co.2 d.m. 10.3.2014, n. 55, oltre ad IVA, CNPA.
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