Tecnica Magnetoscopica
Vi si notano infatti più domini orientati a caso (ma sempre secondo le direzioni di
facile magnetizzazione) all'interno dei quali i magnetini elementari sono allineati
ordinatamente. Poiché tale orientamento è del tutto casuale, l'effetto di
magnetizzazione medio all'esterno del cristallo appare nullo.
Ora, se il cristallo è posto sotto l'azione di un campo magnetico esterno (ad
esempio, entro una bobina percorsa da corrente), i domini con orientamento
favorevole alla direzione di quest' ultimo crescono a spese di quelli ad
orientamento non favorevole. (Fig. b). In termini estremamente semplificati, si
può assumere che quando il campo magnetico esterno è sufficientemente intenso
tutti i domini magnetici hanno un unico orientamento parallelo al campo esterno;
in tale condizione si ha la saturazione magnetica del materiale (Fig. c). Ossia, si è
raggiunta la massima magnetizzazione per quel dato materiale.
Materiali Ferromagnetici
Al di sopra di una data temperatura (punto di Curie)
l'agitazione termica, tendente a creare il disordine nel
reticolo cristallino, prevale sulle forze attrattive tra i
magnetini elementari, per cui i domini magnetici vengono
distrutti ed il materiale da ferromagnetico diventa
semplicemente paramagnetico. Per gli acciai il punto di
Curie è di circa 790°C.
B=µ*H
la quale indica la dipendenza fra la causa della magnetizzazione (il campo
magnetico H) ed il risultato ottenuto nel materiale, ossia l’induzione magnetica B.
La precedente relazione può essere riscritta come: B
H
I
H
2r
NI
H
l
Magnetizzazione longitudinale
In pratica per magnetizzare longitudinalmente un pezzo si ricorre piuttosto ad
una bobina piatta. Essa può essere appositamente costruita; oppure si possono
avvolgere delle spire attorno al pezzo, in modo da ottenere
approssimativamente una bobina.
Ora il campo magnetico non è più uniforme, come nel caso precedente del
solenoide tuttavia è possibile, quanto prima, ottenere sia in particolari
relativamente piccoli che di manufatti di grandi dimensioni una
magnetizzazione longitudinale.
Magnetizzazione longitudinale
Quando nella bobina è inserita una barra di materiale ferromagnetico, le linee di
flusso risultano modificate in quanto il materiale ha una alta permeabilità
magnetica; pertanto esse tendono sensibilmente a “penetrare” nel materiale.
Pertanto una barra lunga sarà adeguatamente magnetizzata soltanto per un dato
tratto, compreso entro la bobina e con una certa estensione prima e dopo, poiché
le linee di flusso magnetico entro la barra tendono a disperdersi in aria per
richiudersi su se stesse prima delle estremità della bara stessa.
Magnetizzazione longitudinale mediante
elettromagnete a bancale con nucleo
La magnetizzazione longitudinale è ottenuta mediante un elettromagnete di
grandi dimensioni dove il nucleo magnetico ha sezione maggiore di quella del
pezzo da magnetizzare (Figura sottostante). Le bobine di eccitazione sono poste
sulle due colonne e due testate polari scorrevoli consentono di adattare la loro
distanza, così da richiudersi sulle estremità del pezzo.
In un magnetoscopio a nucleo il flusso magnetico prodotto dipende dal numero
spire N delle bobine, dalle dimensioni del nucleo e dal pezzo inserito fra le
testate polari; inoltre è proporzionale alla forza magnetomotrice, data dal prodotto
N·I (amperspire), ossia dal numero delle spire totale delle bobine moltiplicato per
la corrente che circola in esse.
In pratica il calcolo delle
amperspire NI è fatto con una
formula empirica del tipo:
NI=45000/(K/D)
Corrente
H
Flusso magnetico
L'induzione B rappresenta l'intensità di magnetizzazione globale, ossia la
magnetizzazione nel materiale per unità di area di sezione trasversale. La
magnetizzazione attraverso l'intera sezione del pezzo costituisce il flusso magnetico
(indicato con il simbolo ).
=B·A
Il flusso magnetico è espresso in Weber [simbolo:Wb] e l'area della sezione A in
m2 quindi l'induzione B sarà espressa in Weber/m2 ; nel Sistema Internazionale di
Misura (S.I.) questa unità è denominata Tesla (simbolo: T)
In un tronco di materiale ferromagnetico a forma tubolare analogamente a quanto
rappresentato in Figura, il flusso magnetico è costante (se non vi sono dispersioni
od immissioni) per cui vale la costanza del prodotto = B1*A1 = B2*A2 e l'andamento
del flusso magnetico è rappresentabile con linee di flusso, con andamento simile a
quello dei filetti di corrente d'acqua; inoltre, dove la sezione è più piccola l'induzione
B sarà maggiore e viceversa.
Corrente continua e alternata
Con la corrente continua il campo magnetico disperso in corrispondenza delle
discontinuità esercita una maggior forza attrattiva sulla polvere ma,per contro,
tende a rallentare il libero scorrimento della polvere magnetica sulla superficie
dei pezzi in esame, con la conseguenza che è resa più difficile e lenta la
formazione delle indicazioni.
Quando una corrente alternata scorre in un conduttore produce al suo interno
dei campi magnetici variabili i quali inducono delle correnti parassite; queste a
loro volta producono dei campi magnetici in opposizione alla causa che li ha
generati per cui in definitiva sia la corrente alternata che il relativo campo
magnetico non penetrano in profondità.
Di conseguenza con la magnetizzazione in corrente alternata si riduce la
sensibilità di rivelazione per le discontinuità subsuperficiali. Infatti affinchè
queste siano rivelate occorre che producano un campo magnetico disperso; ma
se una discontinuità si trova situata a profondità maggiore dello spessore dello
strato interessato dalla magnetizzazione allora la dispersione non avviene.
Profondità Standard di penetrazione
Si definisce profondità standard di penetrazione lo spessore dello strato
convenzionale definito dalla formula:
=[1/(f)]1/2
dove è : la conducibilità elettrica
la permeabilità magnetica assoluta
f la frequenza
B = BS·e-x/
dove:
x profondità nel materiale
e base dei logaritmi naturali (e= 2,718)
BS valore dell 'induzione alla
superficie.
Profondità Standard di penetrazione
Come si osserva, corrisponde alla profondità nel materiale per cui B(x) è ridotta
a circa il 37% di BS esistente alla superficie (dalla teoria tale valore è dato da: 1Ie =
0,37 ); in sostanza si assume che l'effetto delle correnti parassite e quindi di B(x),
con distribuzione effettiva data dal grafico, sia equivalente ad avere un valore
costante di B pari a BS entro lo strato di spessore e valore nullo al di sotto.
Benché l'induzione B non cessi di esistere subito al di sotto della profondità , la
sensibilità di rivelazione a profondità> tende comunque ad annullarsi
rapidamente.
Ai fini pratici del controllo MT, introducendo nella precedente formula dei valori
medi per ( e relativi alla gran parte dei materiali ferromagnetici e per una
frequenza di 50 Hz (frequenza di rete, universalmente impiegata), si ottengono
per la profondità di penetrazione standard i valori indicativi riportati nella tabella
Principio del metodo magnetoscopico
Si consideri un particolare di materiale ferromagnetico con magnetizzazione
longitudinale e con linee di flusso parallele e uniformemente distribuite. In
presenza di una discontinuità trasversale si ha localmente una brusca
variazione di permeabilità magnetica, ma il flusso magnetico totale deve
rimanere costante. Di conseguenza si produce una dispersione di flusso
magnetico su un’area più ampia, all’esterno del pezzo. Si ottiene cioè un flusso
magnetico disperso. In altre parole si può dire che si formano due poli
magnetici in corrispondenza dei lembi delle discontinuità.
Cospargendo con una opportuna polvere magnetica l’area circostante la
discontinuità, il campo magnetico disperso attira le particelle magnetiche,
formandone un accumulo facilmente osservabile ad occhio nudo, mentre la
discontinuità in se stessa poteva non esserlo. In altre parole si ottiene una
indicazione della discontinuità decisamente più visibile che non l’orifizio
originale.
Principio del metodo magnetoscopico
Naturalmente affinchè si formi l’indicazione occorre che la direzione di
magnetizzazione sia essenzialmente trasversale alla dimensione maggiore della
discontinuità, cosa che si ottiene adottando una opportuna tecnica di
magnetizzazione fra quelle viste in precedenza.
La polvere magnetica può essere applicata a secco oppure mediante
un’opportuna sospensione di polvere in un liquido, detto vettore liquido. A
seconda dei casi si parla quindi di:
• rivelatore a secco
• rivelatore liquido
Fasi del controllo magnetoscopico
In linea generale il controllo magnetoscopico prevede le seguenti fasi:
• preparazione superficiale
• magnetizzazione
• irrorazione del rivelatore
• osservazione
• smagnetizzazione
• pulizia finale
Preparazione superficiale
I particolari devono essere presentati per il controllo magnetoscopico con la
superficie pulita, esente da polveri, scaglie di ossidi, macchi di grasso e
quant’altro possa nuocere alla corretta formazione delle indicazioni.
Su getti e fucinati grezzi normalmente si applica la granigliatura
(borbandamento della superficie dei pezi con pallini meallici, lanciati ad alta
velocità mediante turbine).
Bisogna assolutamente evitare di usare lo stesso liquido del rivelatore per la
pulizia dei particolari poiché, oltre ad inquinare rapidamente il liquido nella
vasca del bancale, non si ha garanzia di un buon risultato.
Se il particolare presenta fori collegati con cavità di non facile accesso si dovrà
provvedere a tapparli con adatto materiale non inquinante; ciò allo scopo di
impedire l’accumulo di polveri magnetiche in cavità da cui sarebbe poi difficile
rimuoverle con i normali metodi di pulizia.
Magnetizzazione
Spesso il ciclo di lavorazione precedente il controllo magnetoscopico consente di
prevedere quale sarà nel particolare in esame il probabile orientamento delle
discontinuità superficiali e subsuperficiali. Ad esempio, uno spezzone di
bielletta, o di barra laminata a caldo presumibilmente presenterà delle
discontinuità del tipo ripiegature orientate longitudinalmente; analogamente
dicasi per barre trafilate a freddo.
La direzione presunta delle possibili discontinuità che si vanno cercando
determina la direzione della magnetizzazione, la quale dovrebbe
tendenzialmente essere pressochè perpendicolare (circa 90°) alla direzione delle
discontinuità, condizione per la quale si ha la massima sensibilità di rivelazione.
Comunque sono ancora ammissibili angoli minori purchè non inferiori a circa
45°.
Irrorazione del rivelatore
Metodo asciutto Metodo umido
Si tratta di particelle di ferro Le particelle sensibili sono miscelate con
finemente suddivise rivestite con un liquido (acqua, olio leggero o
pigmenti kerosene) e poi spruzzate sulla superficie
del componente
La polvere viene applicata
cospargendola o soffiandola sul Il veicolo oleoso si preferisce quando è
componente da testare essenziale garantire assenza di effetti
La granulometria è accuratamente corrosivi, quando l’acqua potrebbe
selezionata perché, sebbene le manifestare problemi elettrici e su leghe
particelle più fini siano ad alta resistenza laddove gli atomi di
maggiormente sensibili, non è idrogeno dell’acqua potrebbero
possibile pensare di impiegare diffondersi nella struttura cristallina
esclusivamente questa tipologia generando infragilimento
considerato che esse aderiscono ad
ogni genere di discontinuità (ditate, La granulometria è solitamente più fine
tracce d’olio, rugosità) e dunque rispetto al metodo asciutto (5-15 µm) e la
produrrebbero un sottofondo troppo forma è compatta
“denso”
Rilevatore
Come detto, la formazione delle indicazioni è dovuta all'accumulo di particelle
magnetiche attratte dal flusso magnetico disperso in corrispondenza delle
discontinuità. Il rivelatore può essere applicato in forma asciutta (polvere magnetica
secca) oppure sottoforma di dispersione in un vettore liquido. In ogni caso la polvere
magnetica è costituita da fini particelle di magnetite (Fe304, l'unico ossido di ferro
con caratteristiche ferromagnetiche).
La forma migliore dei granelli è quella alquanto allungata, tale che ne faciliti la
magnetizzazione nella direzione della loro lunghezza (vedi figura).
Inoltre, è desiderabile che abbiano alta permeabilità e bassa retentività, ossia un ciclo
di isteresi magnetica del tipo indicato in Figura, con bassissimo magnetismo residuo
Br e ridotta forza coercitiva HC; altrimenti, se così non fosse, le particelle
rimarrebbero appiccicate alla superficie dei particolari.
Esse inoltre possono essere colorate o fluorescenti per cui devono essere
opportunamente trattate affinché i relativi pigmenti (colorati o fluorescenti) siano
ben aderenti ai granelli e non si disperdano durante l'esercizio.
Rilevatore
Con l'impiego di opportuni pigmenti durante la fabbricazione le particelle
magnetiche possono essere rese colorate o fluorescenti; la scelta fra i due tipi essendo
dettata dalla necessità di rendere chiaramente discernibili le indicazioni durante
l'osservazione; questa è a sua volta influenzata da tipo e colore della superficie dei
particolari in esame, dalle condizioni di illuminamento ecc.; di conseguenza si
hanno a disposizione:
- i rivelatori colorati
-i rivelatori fluorescenti.
In generale, a parità di altre condizioni, vale il principio secondo cui: più fine è la
polvere magnetica, maggiore è la sensibilità di rivelazione, essendo suscettibile di
formare accumuli anche in presenza di flussi magnetici dispersi deboli, quali sono
prodotti da piccole discontinuità. D'altra parte, con i rivelatori liquidi, una polvere
troppo fine tenderebbe ad appiccicarsi alla superficie del pezzo tanto più, quanto
questa è rugosa
Rilevatore
Per i vari tipi di rivelatori la granulometria e la concentrazione varia come segue.
-rivelatori in polvere secca: 50 ÷ 300 m ; ciò in quanto una polvere più fine
tenderebbe a produrre una contaminazione neIl’aria. D'altra parte i rivelatori asciutti
sono generalmente impiegati per controlli su grossi getti e fucinati, allo stato grezzo,
per cui si cercano solo difettosità relativamente grosse.
- rivelatori liquidi colorati: 12 ÷ 20 m in funzione della sensibilità e del tipo di
superficie da esaminare; concentrazione: 1,3 ÷ 2,3 % in volume.
-rivelatori liquidi fluorescenti 8 ÷ 12 m , idem come sopra.;concentrazione: 0,3÷0,5
% in volume.
La concentrazione della polvere magnetica nel vettore liquido è verificata per mezzo
di una provetta a forma di pera rovesciata (vedi figura).
Smagnetizzazione