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(LN) Reometria - Unina - It PDF
(LN) Reometria - Unina - It PDF
Fh
η= (1)
Av
1
angolare ne hanno tuttavia abbattuto progressivamente i costi, rendendoli di fatto lo
standard attuale nel campo dei reometri rotazionali.
2
Figura 2: La geometria a cilindri coassiali
ΩR
γ = (2)
h
Sul cilindro fermo agisce una coppia dovuta alla presenza di uno sforzo tangenziale σ,
anch'esso uniforme. La coppia complessiva M sara data allora da:
2π R3 L
M= ηΩ (4)
h
che è l'equazione del reometro.
r
3
del piatto in movimento e la distanza tra i piatti. Nel caso di angoli piccoli si può scrivere:
Ωr Ωr Ω
γ = ≅ = (5)
h rα α
dove α è appunto l’angolo del cono. La (5) informa che in questa geometria il gradiente di
scorrimento è uniforme in tutto il campione. Ciò rende possibile la determinazione della
viscosità non-Newtoniana. Infatti, se la shear rate è uniforme tale sarà anche lo sforzo
tangenziale. Ciò permette di scrivere la coppia complessiva agente sul piatto come:
2π R 3
R
R essendo il raggio del piatto. Ricavando lo sforzo dalla (6) e dividendo per la (5) si
ottiene finalmente l'equazione del reometro a cono e piatto:
M 3α
η= (7)
2π R 3Ω
Nel ricavare l'equazione del reometro a cono e piatto (così come quella del reometro a
cilindri coassiali) abbiamo in realtà utilizzato un procedimento improprio. Infatti, piuttosto
che partire da un bilancio di forze, abbiamo supposto che fosse lecito aspettarsi un profilo
di velocità triangolare nello spessore tra il cono e piatto, e che quindi la shear rate fosse
uniforme. In realtà, la scrittura di un bilancio di forze ci permette, nell'ipotesi di angoli del
cono piccoli, di ricavare lo stesso risultato. Quindi, nell'approssimazione di angolo del
cono sufficientemente piccolo la (7) fornisce il risultato corretto per la viscosità.
La geometria cono-piatto è tra le pochissime a permettere anche la misurazione degli
sforzi normali. Anche in questo caso, come nella determinazione della viscosità, è
possibile seguire una "scorciatoia" che evita la scrittura e la risoluzione delle equazioni del
moto. giunge al risultato corretto. Si faccia riferimento al sistema di coordinate sferiche
riportato in Figura 4.
Per il tipo di flusso e per il sistema di coordinate scelto, la direzione φ rappresenta quella
del flusso, la direzione θ quella del gradiente di velocità, mentre la direzione radiale è la
terza direzione perpendicolare alle prime due. Per comodità di notazione possiamo quindi
scrivere:
4
σ φφ = σ 11
σ ϑϑ = σ 22 (8)
σ rr = σ 33
T S2 T
33 33
r
r+dr
T11 T
11
T T
22 22
S1 S1
S3
• sulle superfici S2, di normale θ, lo sforzo normale sul piatto è verticale e non ha
componente lungo x, quello sul cono genera una forza totale in direzione x pari a:
2 ∫ (T
− π /2
22 sin α rdr ) cosϕ dϕ ≅ 2T22α rdr (10)
• sulle superfici S3, di normale r (quella a r+dr) e -r (quella a r), agisce la forza normale
T33 che contribuisce alla forza in direzione x con il termine:
5
0 0
2 ∫
− π /2
(T33α rr)cosϕ dϕ − 2 ∫
− π /2
(T33α rr)cosϕ dϕ ≅ 2T33α r 2 r − 2T33α r 2 r+dr (11)
r r+dr
dT33
T11 + T22 − 2T33 − r =0 (12)
dr
N1 = T11 − T22 = σ 11 − σ 22
(13)
N 2 = T22 − T33 = σ 22 − σ 33
dT33 N1 + 2N 2
= (14)
dr r
dove N1 e N2, essendo funzioni della sola shear rate, sono costanti. L'integrazione della
(14) fornisce:
r
T33 = ( N1 + 2N 2 ) ln (15)
R
dove si è usata la condizione al contorno che al bordo del cono e piatto (r=R), T33 sia nullo
(cioè lo zero della pressione è in corrispondenza della pressione atmosferica). Infine,
ricordando la seconda delle (13), la (15) fornisce:
r
T22 = N 2 + ( N1 + 2N 2 ) ln (16)
R
π R2
R
6
del piatto (r/R=1) rappresenterà allora il valore di N2. Il valore di N1 può essere poi
ricavato, noto quello di N2, dalla pendenza della retta.
Ωr
γ = (18)
h
che risulta quindi variabile con il raggio. Ciò significa che è possibile determinare la
viscosità solo nel caso di fluido Newtoniano. In questo caso infatti, anche per il tale
geometria si può scrivere la coppia in termini di integrale dello sforzo tangenziale:
Ωr 2πΩη 3 πΩη R 4
R R R R
Nella (19) si è sostituita l'equazione di Newton al posto dello sforzo tangenziale, rendendo
così possibile l'integrazione analitica. Quindi l’analisi Newtoniana fornisce la seguente
equazione del reometro:
2 Mh
η= (20)
π R 4Ω
Nel caso di fluidi non-Newtoniani la (20) viene ancora usata, anche se costituisce un
risultato approssimato. In questo caso la viscosità apparente così ricavata viene
diagrammata in funzione del gradiente di scorrimento massimo, ottenibile dalla (18) per
r=R:
ΩR
γ max = (21)
h
La geometria piatto-piatto viene utilizzata raramente per misure di viscosità. I suoi
vantaggi rispetto a quella cono-piatto sono una relativamente maggiore facilità nel
caricamento e la possibilità di variare lo spessore di fluido. Invece la geometria piatto-
piatto è ideale per misure di viscoelasticità, e può quindi costituire la scelta di prima
dotazione per un reometro rotazionale quando i costi non permettano l’acquisto anche di
un cono-piatto.
7
r
8
σ
Le uniche forze agenti sul volume di controllo lungo la direzione assiale sono quelle di
pressione, sulle due corone circolari di base, e quelle dovute allo sforzo di taglio, lungo le
superfici cilindriche laterali. Un bilancio di forze lungo la direzione z fornisce allora:
ΔP r
σ= (23)
L 2
dove ΔP/L è la perdita di carico per unità di lunghezza di capillare. La (23) ci dice che lo
sforzo varia linearmente lungo il raggio del capillare. Di conseguenza il gradiente di
scorrimento, che in questo caso è definito come:
dv
γ = − (24)
dr
sarà anch'esso variabile linearmente lungo r. Ciò significa che, al fine di determinare
l'equazione del reometro, va specificata l'equazione costitutiva. In particolare, nel caso di
fluido Newtoniano, la (24) diventa:
dv ΔP r
− = (25)
dr L 2η
che integrata con la condizione di aderenza alla parete (v=0 per r=R) fornisce il classico
profilo di velocità parabolico:
ΔP 2 ⎛ r2 ⎞
v= R ⎜ 1− 2 ⎟ (26)
4η L ⎝ R ⎠
9
Una successiva integrazione della (26), per ricavare la portata volumetrica passante nel
capillare, fornisce l'equazione del reometro:
π R 4 ΔP
R
Q = ∫ v2π r dr = (27)
0
8L η
La (27) è valida solo per fluidi Newtoniani. Ciò significa che da una singola misura di
portata di liquido e di pressione è possibile ricavare il valore della viscosità. Nel caso di
fluidi non-Newtoniani, il reometro a capillare può ancora essere utilizzato. In prima analisi
sembrerebbe necessario disporre dell'equazione costitutiva per il fluido considerato. Se
tale equazione costitituiva è ancora matematicamente manipolabile, si può sperare di
ripercorrere i passi già seguiti nel caso Newtoniano, cioè integrando equazioni analoghe
alle(22) e (25). Ciò è possibile in alcuni casi. Ad esempio, se è applicabile una relazione
costituiva del tipo legge di potenza:
σ = Kγ n (28)
1
⎡ n+1
⎤
n n+1
⎛ ΔP ⎞ n
⎢ ⎛ r ⎞ n
⎥
v= Rn ⎜ (29)
⎝ 2KL ⎟⎠ ⎢ ⎜⎝ R ⎟⎠ ⎥
1−
n +1
⎣ ⎦
ΔP 2K ⎛ 3n + 1 ⎞ n
n
= 3n+1 ⎜ ⎟ Q (30)
L R ⎝ nπ ⎠
σ = σ o + ηγ (31)
In questo caso, oltre a ricavare le espressioni del profilo di velocità e della portata in
funzione della perdita di carico, è facile verificare che il fluido alla Bingham rimane
addirittura fermo nel capillare se è verificata la relazione:
2σ o
R< (32)
ΔP / L
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viscosità effettiva del fluido in funzione della velocità di scorrimento utilizzando
opportunamente i risultati sperimentali, senza avere bisogno di una equazione costitutiva.
Il metodo di determinazione della viscosità, detto metodo di Mooney-Rabinowitsch, è
utilizzabile, con i dovuti cambiamenti, anche in altri reometri (quello a piatti paralleli e
quello a cilindri rotanti, per esempio) nei quali il flusso, pur essendo viscometrico, non è
caratterizato da un gradiente di scorrimento uniforme.
In primo luogo si può osservare che l'equazione di bilancio di forze (23) fornisce il valore
dello sforzo tangenziale alla parete. Infatti, per r=R, la (23) diventa:
ΔP R
σw = (33)
L 2
Quindi lo sforzo alla parete è noto quando sia nota la differenza di pressione agli estremi
del capillare. Ciò significa che, se è possibile determinare il corrispodente valore della
velocità di scorrimento alla parete, , la viscosità potrà essere calcolata come rapporto
tra lo sforzo e la shear rate alla parete. Ovviamente, effettuando diverse misure al variare
della portata di fluido nel capillare, sarà possibile determinare la curva di viscosità in
funzione della velocità di scorrimento.
Per ottenere il valore di a partire dalle misure di portata e di perdita di carico,
osserviamo innanzitutto che la portata passante nel capillare, Q, è definita dalla relazione:
Q = ∫ 2π rv(r)dr (34)
0
Integrando per parti, e sfruttando la condizione di aderenza alla parete, v=0 per r=R, si
ottiene:
R R
dv
Q = −π ∫ r 2
dr = π ∫ r 2γ (r)dr (35)
0
dr 0
σw 0
πR 3
σw 0
dove γa è una shear rate apparente, e rappresenta il valore di velocità di scorrimento alla
parete che si avrebbe nel caso di fluido Newtoniano (questo può essere verificato
ricavando la velocità di scorrimento in funzione della portata nel caso Newtoniano dalla
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(27)). La (37) esprime una importante proprietà: indipendentemente dalle dimensioni
geometriche del capillare, la shear rate apparente è una funzione univoca del valore dello
sforzo tangenziale alla parete. In altri termini, in un diagramma che riporti in ascissa il
gruppo 4Q/πR3 e in ordinata il gruppo (ΔPR)/2L (entrambi ottenibili da misure di portata
e di perdita di carico), tutti i punti cadrebbero su di un'unica curva.
Il risultato ottenuto può essere immediatamente utilizzato per ricavare la viscosità
effettiva del fluido. Infatti, riscrivendo la (37) come:
σw
3 1 dγ
γ w = γ a + σ w a (39)
4 4 dσ w
La (39) permette finalmente di determinare la shear rate effettiva alla parete, nota che sia
la funzione γa(σw). In particolare, posto:
d ln σ w
n= (40)
d ln γ a
3n + 1
γ w = γ a (41)
4n
12
In entrambi i casi, generalmente, la pressione di sbocco è quella atmosferica, per cui la
perdita di carico è determinata da una singola misura di pressione a monte del capillare (la
membrana del trasduttore è piatta, e non può essere ospitata lungo la parete curva del
capillare senza generare disturbi al flusso). Questo fa sì che la misura di pressione sia
influenzata dal flusso complesso che ha luogo nella zona di imbocco del capillare. Come
conseguenza, la differenza di pressione misurata è data dalla somma delle perdite di carico
distribuite lungo il capillare e di quelle concentrate nella zona di imbocco. Queste ultime
possono essere molto importanti, e superare addirittura le prime, soprattutto nel caso di
capillari di piccola lunghezza. La situazione peggiora ulteriormente nel caso dei fluidi
polimerici, nei quali la viscosità elongazionale può assumere valori molto elevati. Per
quanto detto, al fine di determinare il corretto valore di viscosità è allora necessario
valutare le perdite di imbocco. Ciò può essere effettuato mediante una procedura, detta
correzione di Bagley, che viene illustrata nel seguito.
⎛ ΔP ⎞
ΔPtot = ΔPimb + ⎜ (42)
⎝ L ⎟⎠ cap
L
dove ⎜
⎛ ΔP ⎞ rappresenta la perdita di carico per unità di lunghezza nel capillare. La (42)
⎟
⎝ L ⎠ cap
esprime il fatto noto che le perdite di carico aumentano linearmente con la lunghezza del
capillare, ma anche che, al tendere a zero della lunghezza del capillare, cioè nel caso di
efflusso attraverso un foro, è sempre necessario spendere una certa quantità di energia,
pari appunto alle perdite di imbocco.
Il metodo della correzione di Bagley consiste allora nell'effettuare, ad ogni assegnata
portata, diverse misure di perdita di carico con capillari di lunghezza diversa.
Diagrammando la perdita di carico in funzione della lunghezza del capillare, i dati
dovrebbero essere ben interpolati da una retta, corrispondente alla (42). Estrapolando a
lunghezza zero del capillare, l'ordinata all'origine fornisce il valore di ΔPimb. Da questo è
possibile ottenere il valore di (ΔP/L)cap per ogni portata, e determinare così il valore
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corretto della viscosità.
Lo studio del diagramma di Bagley permette di ricavare ulteriori informazioni
sulla qualità delle misure di viscosità effettuate col reometro a capillare. Infatti la relazione
di linearità espressa dalla (42) è valida solo se gli effetti di imbocco si esauriscono
rapidamente all'interno del capillare. Questo può non essere vero quando i tempi di
permanenza del fluido nel capillare sono inferiori al tempo caratteristico del fluido (tempo
di rilassamento). Questo vuol dire che il liquido subisce condizioni di flusso transitorio per
lunghi tratti all'interno del capillare. E' facile intuire che questi fenomeni (legati alla
viscoelasticità del fluido) si traducono in una non linearità del diagramma di Bagley. Da
ciò consegue non solo l'impossibilità di utilizzare la correzione di Bagley, ma anche
l'impossibilità di ricavare dalle misure un valore di viscosità in condizioni stazionarie.
Riepilogando, l'uso corretto del reometro a capillare per determinare la viscosità di
fluidi non-Newtoniani richiede i seguenti passi:
• effettuazione di misure della portata Q e della corrispondente perdita di carico ΔP con
capillari di diversa lunghezza (posibilmente almeno 3 lunghezze);
• elaborazione dei diagrammi di Bagley allo scopo di :
a) assicurarsi che il flusso sia ben sviluppato e che eventuali effetti di transitorio siano
trascurabili;
b) determinare le perdite di imbocco in modo da isolare le sole perdite di carico nel
capillare;
• utilizzo del metodo di Mooney-Rabinowitsch per l'ottenimento della viscosità effettiva in
funzione della velocità di scorrimento.
Le Figure 10-12 costituiscono la sintesi grafica del metodo di elaborazione dei dati
sperimentali in capillare. In particolare, la Figura 1o è il diagramma di Bagley di un
polistirene alla temperatura di 200°C a diversi valori del gradiente di scorrimento
apparente. Per ogni gradiente i punti si allineano su di una retta. La linea continua è una
regressione lineare dei dati la cui intercetta per L=0 fornisce la perdita di imbocco, mentre
la pendenza permette di ricavare immediatamente la perdita di carico nel capillare e di
conseguenza lo sforzo alla parete utilizzando la (33)
350
300
250
200
ΔP, bar
150
100
50
0
2 4 6 8 10 12
L, mm
Figura 10: Il diagramma di Bagley per un polistirene a 200°C. I dati si riferiscono, dal
basso verso l’alto, a valori di shear rate apparente compresi tra 100 e 10000 s-1
14
σw, Pa
105
103
102
η [Pa s]
101
100
102 103 104 105
-1
shear rate [s ]
Figura 12: La curva di viscosità del polistirene di Figura 10
15
Figura 13: Le linee di flusso intorno ad una sfera cadente in un fluido
E' chiaro che in questo caso, oltre ad una componente di scorrimento, il flusso è
caratterizzato anche da una componente elongazionale. L'analisi del moto risulta
complessa, ma ancora trattabile nel caso di un fluido Newtoniano. Infatti, integrando i
contributi dello sforzo alla superficie della sfera, si ricava la ben nota relazione di Stokes:
F = 6πη Rv (43)
dove F è la forza agente sulla sfera di raggio R nella direzione del moto, e v la sua
velocità. Uguagliando la (43) alla forza applicata, cioà la somma di forza peso e di forza di
Archimede, si ottiene l'equazione del viscosimetro a caduta di sfera:
2 R 2 ( ρ s − ρ )g
v= (44)
9 η
Nella (44) ρs e ρ sono rispettivamente la densità della sfera e quella del liquido. La (44)
richiede talvolta una correzione per tener conto degli effetti delle pareti del recipiente sul
flusso viscoso. Anche tale correzione può però effettuarsi per via teorica, o per taratura
diretta dell’apparecchiatura.
Il viscosimetro a caduta di sfera può fornire la viscosità solo nel caso di fluidi Newtoniani.
Per fluidi non-Newtoniani, la misura fornisce solo una stima del livello di viscosità ad una
shear rate media tra quelle raggiunte nel flusso.
Il plastometro. Misura del Melt Flow Index (MFI)
Il plastometro è un’apparecchiatura molto utilizzata in ambito industriale, che permette la
misurazione del cosiddetto grado di un polimero fuso (Melt Flow Index o MFI). La misura
dell'MFI avviene secondo procedure standardizzate (ASTM o ISO) in apparecchiature
simili al reometro a capillare. Lo schema di un plastometro è riportato in Figura 14. La
misura si effettua estrudendo il polimero fuso attraverso un ugello standard ad una
temperatura standard sotto l'azione di un peso standard. Il grado o MFI è definito come la
massa in grammi di polimero estruso nel tempo standard di 10 minuti. L'MFI è quindi, con
approssimazione più o meno grande, inversamente proporzionale alla viscosità del fluido.
La misura dell'MFI è particolarmente utile per il controllo delle materie plastiche, per
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studiare gli effetti della degradazione termo-meccanica dovuti al processo, per confrontare
polimeri dello stesso tipo ma di diverso peso molecolare, per effettuare la scelta del
materiale in funzione del tipo di processo.
Figura 14: Schema del plastometro. Il peso 1 preme sul pistone 2 che spinge il polimero
6 attraverso l’ugello 7
MFI −1
γ app ≅ 1.834 [s ] (45)
ρ
mρ
η ≅ 49.4 [ poise] (46)
MFI
dove ρ è la densità del polimero (in g/cm3) e m la massa in grammi del peso applicato. In
genere, la viscosità ottenuta dalla Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. è
sempre sovrastimata rispetto al valore effettivo.
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