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Alcuni appunti
Andrea Defina
Novembre 2010
Prefazione
Spesso, gli studenti dei corsi di idraulica mi hanno sottolineato le perplessità e le
difficoltà da loro incontrate nella rappresentazione qualitativa dei profili di moto
permanente in situazioni geometriche e con condizioni al contorno anche semplici,
lamentando l’assenza di materiale didattico o l’insufficienza di quello disponibile.
L’autore è grato fin d’ora (o meglio fin dal 2000, anno della prima stesura di questi
appunti) a quanti, animati da buona volontà e spirito di collaborazione, vorranno
inviare correzioni (da questo punto di vista, i comandi copia & incolla di un qualsiasi
processore di testi, di cui ho fatto un uso scellerato, sono deleteri), precisazioni,
suggerimenti e commenti o vorranno sottopormi questioni particolari o problemi
stimolanti da inserire in questa raccolta.
Andrea Defina
Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima
Ambientale e Geotecnica - Università di Padova.
via Loredan, 20 – 35131 PADOVA
email: defina@idra.unipd.it
http://www.image.unipd.it/a.defina/
-1-
1 Richiami di idraulica delle correnti unidimensionali
a superficie libera in moto stazionario
Prima di illustrare le regole generali che è opportuno seguire per il tracciamento dei
profili di moto permanente si richiamano molto brevemente alcuni concetti ed alcune
nozioni di base relativi alle correnti unidimensionali a superficie libera, in moto
stazionario, rimandando, per l’illustrazione di dettaglio degli aspetti teorici, ad un
qualsiasi testo di Idraulica o di Meccanica dei Fluidi.
Questi brevi richiami hanno, infatti, soprattutto lo scopo di introdurre la simbologia e il
linguaggio utilizzati nel seguito; e il modo stesso in cui è organizzato questo capitolo
presuppone che il lettore conosca già gli aspetti di base relativi alle correnti
unidimensionali a superficie libera.
-2-
Nel seguito, le caratteristiche cinematiche e dinamiche del moto uniforme saranno
evidenziate con il pedice “0”.
Fig. 1
Nel caso di sezione compatta, il legame tra la velocità (o la portata) e l’altezza
d’acqua può essere espresso da una qualsiasi formula di moto uniforme. Qui, in
particolare, si farà riferimento alla formula di Gauckler-Strickler:
Q = k S A( y 0 )[R H ( y 0 )] 2 / 3 i f (1)
-3-
Fig. 2
Per ciascuna sottosezione di area Ai è possibile scrivere la relativa formula di moto
uniforme (che rappresenta semplicemente il bilancio, nella direzione del moto, tra la
forza peso e le resistenze d’attrito)
v i = k Si (Ai / c i )
2/3
if (2)
nella quale vi è la velocità media del fluido relativa alla generica sottosezione, ci è la
lunghezza del contorno bagnato a cui è associato il coefficiente di resistenza kSi.
Nell’ipotesi di sezione compatta, per definizione, ogni sottosezione sarà
caratterizzata dalla stessa velocità media coincidente con quella media dell’intera
sezione, espressa anch’essa mediante una formula di moto uniforme nella quale è
utilizzato un coefficiente di resistenza equivalente keq
v i = v = Q / A = keq (A / c )
2/3
if (3)
A = ∑i Ai
si trova
3/2 3/2
⎛ v ⎞ ⎛ v ⎞
A = c⎜ ⎟ =∑i Ai = ∑i c i ⎜ ⎟
⎜k i ⎟ ⎜k i ⎟
⎝ eq f ⎠ ⎝ Si f ⎠
Da cui
c 2/3
k eq = 2/3
⎛ c ⎞ (4)
⎜ ∑ 3 i/ 2 ⎟
⎜ ik ⎟
⎝ Si ⎠
-4-
Fig. 3
Per quanto riguarda il moto uniforme è possibile determinare un coefficiente di
resistenza equivalente keq con un procedimento analogo a quello visto per le sezioni
compatte a scabrezza non uniforme (Engelund). Possiamo dividere la sezione in
sottosezioni mediante contorni interni lungo i quali sono nulli gli sforzi trasmessi tra
sottosezioni. L’ipotesi di velocità uniforme su tutta la sezione invocata nella
trattazione del caso di sezione compatta viene ovviamente rimossa e sostituita
dall’ipotesi di poter individuare, con buona approssimazione, l’andamento dei
contorni interni che separano le diverse sottosezioni. Generalmente si assume che
questi contorni siano segmenti verticali opportunamente posizionati come illustrato,
ad esempio, in Fig. 3.
Per ogni sottosezione è così possibile scrivere l’equazione (2). Essendo inoltre
Q = vA = k eq A (A / c ) i f = ∑i v i Ai = ∑i k Si Ai (Ai / c i )
2/3 2/3
if
si trova
∑k
2/3
Si Ai5 / 3 c i
k eq = i
A5 / 3 c 2 / 3
-5-
Nel caso di sezione non compatta, inoltre, è necessario introdurre opportune
correzioni ai termini che, in modo più o meno diretto, rappresentano le accelerazioni.
In particolare, nelle equazioni dinamiche si fa uso dei coefficienti di correzione α e β
(detti coefficienti di Boussinesq o di Coriolis) così definiti
3 2
1 ⎛ v ( x, y ) ⎞ 1 ⎛ v ( x, y ) ⎞
α= ∫ ⎜
A A⎝ v ⎠
⎟ dA …………….…… β = ∫ ⎜
A A⎝ v ⎠
⎟ dA (5)
2 2
1 ⎛ v ( x, y ) ⎞ 1 ⎛v ⎞ c 4/3 Ai7 / 3
β = ∫⎜ ⎟ dA ≅ ∑ ⎜ i ⎟ Ai = 7 / 3 2 ∑ k Si2
A A⎝ v ⎠ A i ⎝v ⎠ A k eq i c i4 / 3
L’andamento della funzioni M(y), per una prefissata portata e forma della sezione
trasversale, è illustrato in Fig. 4
Fig. 4
-7-
Per una sezione rettangolare (compatta), l’equazione (10) si semplifica nella
seguente
Q2
yc = 3 (12)
g B2
-8-
1.3.5 Pendenza critica
Si definisce pendenza critica (ic) quella pendenza del fondo a cui corrisponde, per un
assegnato valore di portata, un moto uniforme caratterizzato dallo stato critico y0=yc.
E’ immediato verificare che, a moto uniforme, quando if<ic la corrente è lenta, mentre
quando if>ic la corrente è rapida. La pendenza critica può essere determinata
combinando una relazione di moto uniforme (per esempio l’equazione (1)) con la
condizione di moto critico (10).
g Ac
ic = 2 4/3 (15)
k S Bc R Hc
Il punto di intersezione tra le curve espresse dalle (16) e le curve H-y o M-y
rappresentano le condizioni di moto uniforme. Tali punti di intersezione,
evidentemente, possono trovarsi sia lungo il ramo delle correnti lente che lungo il
ramo delle correnti rapide.
E’ da osservare che, per la maggior parte delle sezioni aperte e compatte (si veda
paragrafo 6.3), il prodotto R H2 / 3 A cresce al crescere dell’altezza d’acqua y. Da ciò
segue che per y<y0 risulta j>if mentre per y>y0 risulta j<if.
-9-
2 Tracciamento dei profili di moto permanente
Nel seguito si assume, per ipotesi, che la portata fluente vari lungo il percorso, al più,
per effetto di immissioni e/o sottrazioni localizzate. E’ questa una schematizzazione
che può essere considerata valida in un grande numero di situazioni pratiche. Alcune
situazioni per le quali è invece opportuno considerare variazioni continue di portata
sono comunque brevemente trattate nei Capitoli 5.3 e 5.4
Si assume inoltre che la portata fluente possa essere determinata a priori, in ogni
sezione, sulla base della soluzione della sola equazione di continuità. Alcuni casi, per
i quali la portata dipende dalla soluzione generale delle equazioni del moto, saranno
comunque discussi nel capitolo 5 (si veda, ad esempio, il paragrafo 3.7.1).
In queste ipotesi, pertanto, il tracciamento dei profili di moto permanente consiste nel
dare una rappresentazione grafica alla soluzione dell’equazione dinamica per le
correnti unidimensionali, in moto stazionario, a cui sono associate opportune
condizioni al contorno sui livelli (vedi paragrafo 2.3).
In generale (Fig. 5), la soluzione è composta da tratti lungo i quali si sviluppano profili
che variano gradualmente, seguendo andamenti qualitativamente noti (vedi
paragrafo 2.1) e che rappresentano la soluzione dell’equazione
∂E
= −j (18)
∂x
Questi profili, di moto gradualmente vario, sono separati da tratti di lunghezza
modesta ove si attuano variazioni brusche delle caratteristiche del moto e tali da
poter essere trattate come variazioni localizzate (vedi paragrafo 2.2).
Questi tre ingredienti: profili di moto gradualmente vario (GV), variazioni localizzate
(LV) e condizioni al contorno, esterne o interne (CC), opportunamente combinati,
consentono agevolmente la ricostruzione complessiva di un profilo di moto
permanente.
A tale proposito si ricorda che la ricostruzione di un profilo di moto permanente deve
essere effettuata a partire da valle per i tratti in cui la corrente è lenta, ovvero da
monte per i tratti in cui la corrente è rapida1.
Fig. 5
1
A questo proposito sarò grato a chi vorrà fornirmi una giustificazione semplice e convincente del
motivo per cui l’integrazione (non analitica) deve procedere in questo modo.
-10-
● In qualche caso, nella ricostruzione dei profili, è conveniente utilizzare l’equazione
che esprime la conservazione della quantità di moto anziché l’equazione (18)
relativa alla conservazione dell’energia. Per un alveo prismatico caratterizzato da
una sezione compatta il bilancio delle forze applicato ad un tratto di canale di
lunghezza infinitesima si scrive
∂M τ
= A if − C 0
∂x ρg
I profili di moto permanente che possono svilupparsi sono quelli di tipo M, per
pendenze del fondo inferiori a quella critica, e di tipo S, per pendenze superiori a
quella critica (Fig. 6).
Fig. 6
Oltre ai profili di tipo M e S, appena richiamati, si possono sviluppare profili di tipo C,
quando la pendenza del fondo coincide con la pendenza critica, di tipo H quando il
fondo è orizzontale e di tipo A quando la pendenza del fondo è negativa
(contropendenza). Tali profili sono illustrati in Figura 1.9.
E’ da segnalare che la condizione if=ic è poco frequente nella pratica. In queste
condizioni, per altro, la superficie libera risulta fortemente instabile.
-11-
Fig. 7
E’ da osservare, infine, che in presenza di un breve tratto di canale a fondo
orizzontale o in contropendenza, i profili H2 o A2 e H3 o A3 che si sviluppano sono di
fatto analoghi ai corrispondenti profili M2 e M3 caratteristici della debole pendenza.
Per questi motivi, nel seguito, non verranno analizzate le situazioni if=ic e if≤0. Per
quest’ultimo caso, peraltro, qualche esempio è riportato negli esercizi raccolti nella
seconda parte di questo volumetto.
if F 2 − j > 0 (22)
Utilizzando l’espressione della pendenza critica fornita dalla (15), esplicitata rispetto
a ks, si trova
4/3
B A ⎛ R Hc ⎞
if > ic c ⎜ ⎟ (24)
B Ac ⎜⎝ R H ⎟⎠
Nel caso di profilo S1, si ha if>ic e y>yc e la precedente relazione è sempre verificata
(lungo il profilo S1 la quota della superficie libera cresce nella direzione del moto). Nel
-12-
caso di profilo M2, sarà sempre ∂h/∂x<0 in quanto sia l’altezza y che la quota del
fondo z diminuiscono nella direzione del moto.
Nel caso del profilo M1, per valori molto elevati del tirante, il rapporto yc/y tende a
zero e non appena è verificata la seguente condizione
y > y c ( ic / i f ) 3 (26)
risulta ∂h/∂x>0. Questo risultato, per altro, mostra che il profilo M1 tende
asintoticamente all’orizzontale da sotto come schematicamente illustrato in Fig. 8
Fig. 8
E’ da osservare, per completezza, che se in luogo della formula di Gauckler-Strickler
per la valutazione di J, fosse stata usata la formula di Chézy, con coefficiente di
Chézy costante, la condizione (26) sarebbe stata if>ic. In questo caso, pertanto, un
profilo M1 risulta sempre decrescente.
• Nell’illustrare le soluzioni presentate nei capitoli che seguono spesso,
consapevolmente, il profilo M1 è disegnato “in salita” (si veda, ad esempio, Fig.
14); ciò al solo scopo di evidenziare meglio, dal punto di vista grafico, la “forma”
dei profili che si instaurano.
-13-
2.3.1 Sezioni di controllo (transizione lenta→rapida)
Definiamo sezione di controllo una sezione (o un breve tratto di canale) attraverso la
quale si ha transizione da corrente lenta a corrente rapida e per la quale, nota la
portata, sono univocamente definibili le condizioni che consentono di integrare il
profilo di corrente lenta a monte e quello di corrente rapida a valle (vedi Fig. 12a).
Infatti, in corrispondenza di una sezione di controllo si stabilisce, in genere, l’altezza
critica yc (determinabile univocamente quando siano fissate le caratteristiche
geometriche della sezione e la portata fluente) ovvero si stabiliscono condizioni
diverse da quelle critiche ma comunque facilmente e univocamente quantificabili.
E’ questo, ad esempio, il caso di efflusso libero sotto battente illustrato in Fig. 9 per il
quale, nota la portata, è comunque possibile determinare facilmente le condizioni di
monte e di valle per l’integrazione dei profili.
Fig. 9
L’altezza di valle, da porre come condizione al contorno, è infatti a⋅cc (vedi Fig. 9),
mentre l’altezza di monte yM è calcolata mediante un semplice bilancio di energia:
Q2 Q2
yM + = ac c + (27)
2g [ A( y M )] 2 2g [ A(ac c )] 2
-14-
relazione biunivoca tra le altezze d’acqua a monte e a valle del risalto. Tale
relazione, per una sezione rettangolare, si scrive:
y 2 = y 1( −1 + 1 + 8F12 ) / 2 (28)
Fig. 10
Tra monte e valle di un risalto si ha quindi una dissipazione localizzata di energia
che, per sezioni rettangolari, può essere valutata mediante una delle seguente
relazioni nelle quali il pedice 1 indica la sezione di monte
ΔE =
(y 2 − y1 )
3
4 y 1y 2
ΔE
=
(1 + 8F12 − 3 )
3 (29)
y 1 16 ( 1 + 8F12 − 1)
-15-
Fig. 11
Fig. 12
-16-
4) in assenza di condizioni al contorno esterne, o quando si è costretti ad arrestare il
procedimento di integrazione, si fissa la condizione critica nella sezione più vicina
(a monte, se si stava integrando da valle, a valle, nel caso opposto) in cui vi è una
qualche variazione (di geometria o di portata), potendo essere questa una
sezione di controllo;
5) a partire dalle sezioni di controllo si procede verso monte e verso valle in accordo
con il punto 3).
• Si suggerisce di riconsiderare queste regole dopo aver visto alcuni degli esempi
discussi nei successivi capitoli.
E’ utile affiancare alla ricostruzione grafica di un generico profilo la sua
rappresentazione nel diagramma H-y. Negli esempi che seguono, la descrizione del
profilo con riferimento al diagramma H-y è illustrata a partire dalla sezione di monte
indipendentemente dal percorso logico seguito nella ricostruzione del profilo stesso.
-17-
3 Canali prismatici a portata costante
In questo paragrafo sono illustrati e discussi alcuni esempi relativi al tracciamento dei
profili di moto permanente in canali percorsi da una portata costante, prismatici e
infinitamente lunghi. Quest’ultima condizione introduce una semplificazione del
problema legata al fatto che, infinitamente a monte e a valle, e quindi in
corrispondenza delle sezioni di estremità del canale, si realizzano condizioni di moto
uniforme. Queste rappresentano pertanto le condizioni al contorno esterne per i
problemi qui indagati.
Fig. 13
Tra la sezione 2 e la sezione 3, posta immediatamente a monte del cambio di
pendenza, consideriamo il bilancio di energia:
z3 + H 3 = z2 + H 2 (30)
-18-
Fig. 14
La rappresentazione delle caratteristiche energetiche in corrispondenza delle diverse
sezioni è riportata nei diagrammi H-y di Fig. 15.
A partire dalle condizioni di moto uniforme di monte (punto 4), la corrente lenta segue
un profilo M1 (CASO A1) o M2 (CASO A2) fino a portarsi in corrispondenza della
sezione 3 nelle stesse condizioni energetiche che caratterizzano la corrente lenta di
valle in moto uniforme. Lo stesso punto (1≡2≡3) nel diagramma H-y è quindi
rappresentativo dello stato di moto nel tratto a valle della sezione 3.
Fig. 15
-19-
Fig. 16
Nel caso B1, si avrà pertanto, a valle della sezione 3, un profilo di corrente
decelerata S3 mentre nel caso B2 si realizzerà un profilo di corrente accelerata S2
(Fig. 17). Infine, nella sezione 4, posta infinitamente a valle, saranno raggiunte le
condizioni di moto uniforme y4=y0V.
Fig. 17
La rappresentazione delle caratteristiche energetiche in corrispondenza delle diverse
sezioni è riportata nei diagrammi H-y di Fig. 18.
Fig. 18
In entrambi i casi, come si è visto, la condizione di monte (moto uniforme) si
mantiene tale fino alla sezione 3. Lo stesso punto (1≡2≡3) nel diagramma H-y è
quindi rappresentativo dello stato di moto nel tratto compreso tra queste due sezioni.
A partire dalla sezione 3 si segue il ramo delle correnti rapide del diagramma H-y
verso la condizione di moto uniforme di monte, rappresentata dal punto 4.
Fig. 19
Necessariamente, quindi, l’altezza critica yc si formerà in corrispondenza del cambio
di pendenza e da qui si svilupperà, verso monte, un profilo di chiamata M2 mentre
verso valle la corrente proseguirà secondo un profilo S2 (Fig. 20 – CASO C).
Fig. 20
Fig. 21
Per la localizzazione del risalto, in alternativa al procedimento appena descritto,
basato sul confronto diretto tra le spinte, si può ricorrere al metodo, del tutto
equivalente, che si basa sulla rappresentazione delle altezze coniugate. In tal caso si
può far riferimento, indifferentemente, all’altezza coniugata della corrente rapida di
monte o a quella della corrente lenta di valle. Nel primo caso la soluzione è illustrata
graficamente in Fig. 22 nella quale yR indica, sezione per sezione, l’altezza coniugata
della corrente rapida di monte. Il risalto si localizza in corrispondenza
dell’intersezione tra la curva delle altezze coniugate e il profilo della corrente lenta di
valle.
Fig. 22
Nel secondo caso la soluzione è illustrata graficamente in Fig. 23 nella quale yR
indica questa volta l’altezza coniugata della corrente lenta di valle. Il risalto si
localizza in corrispondenza dell’intersezione tra la curva delle altezze coniugate e il
profilo della corrente rapida di monte.
Fig. 23
La descrizione dei due profili illustrati in Fig. 21, rappresentati nel diagramma H-Y a
partire da monte, è riportata in Fig. 24. Nel primo caso (CASO D-a), si parte dalle
condizioni di moto uniforme y0M (sezione 1). Tali condizioni si mantengono fino al
cambio di pendenza (sezione 2, sezione 3), quindi ci si sposta lungo un profilo M3
-22-
fino alla sezione 5, immediatamente a monte del risalto. Si salta, con dissipazione di
energia, alla sezione 6, immediatamente a valle del risalto, caratterizzata dalle
stesse condizioni del moto uniforme di valle (sezione 4). Nel secondo caso (CASO D-
b), si parte ancora dalle condizioni di moto uniforme y0M (sezione 1). Tali condizioni si
mantengono fino alla sezione 5, immediatamente a monte del risalto. Si salta, con
dissipazione di energia, alla sezione 6, immediatamente a valle del risalto, e si
prosegue quindi con un profilo S1 fino alle sezioni 2 e 3 in corrispondenza del cambio
di pendenza. Dalla sezione 3, verso valle, il moto si mantiene uniforme (sezione 4).
Fig. 24
-23-
cambio di scabrezza, consideriamo il bilancio di energia espresso ancora
dall’equazione (30).
Essendo z2=z3 e mantenendosi invariata la natura della corrente, il bilancio fornisce
y3=y2=y0V. Nel caso A1 (vedi Fig. 25), in corrispondenza della sezione 3 l’altezza
d’acqua risulta pertanto superiore a quella di moto uniforme che compete al tratto di
monte. Al contrario, nel caso A2 essa risulta inferiore.
Fig. 25
Nel caso A1 si avrà pertanto, a monte della sezione 3, un profilo di rigurgito M1
mentre nel caso A2 si realizzerà un profilo di chiamata M2 (Fig. 26). Infine, nella
sezione 4, posta infinitamente a monte, saranno raggiunte le condizioni di moto
uniforme y4=y0M.
Fig. 26
La rappresentazione nel diagramma H-y delle caratteristiche energetiche in
corrispondenza delle diverse sezioni è analoga a quella riportata in Fig. 15.
Fig. 27
-24-
Nel caso B1 si avrà pertanto, a valle della sezione 3, un profilo di corrente decelerata
S3 mentre nel caso B2 si realizzerà un profilo di corrente accelerata S2 (Fig. 28).
Infine, nella sezione 4, posta infinitamente a valle, saranno raggiunte le condizioni di
moto uniforme y4=y0V.
Fig. 28
Anche in questo caso, la rappresentazione delle caratteristiche energetiche in
corrispondenza delle diverse sezioni è analoga a quella riportata nel diagramma H-y
di Fig. 18.
Fig. 29
-25-
Da qualche parte, nel tratto a cavallo del cambio di scabrezza, dove i due profili si
sovrappongono, si assisterà alla formazione del risalto. La posizione di quest’ultimo è
univocamente determinata dalla condizione di eguaglianza della spinta totale di
monte e di valle. Indicate con M0M e M0V rispettivamente la spinta della corrente di
moto uniforme di monte e quella di valle, si può verificare una delle seguenti
situazioni.
Nel caso in cui sia: M0M=M0V, l’equilibrio delle forze si ha esattamente in
corrispondenza del cambio di scabrezza dove, pertanto, si formerà il risalto. Nel caso
in cui sia: M0M>M0V, l’equilibrio delle forze si avrà a valle del cambio di scabrezza.
Infatti, a valle della sezione 3 (Fig. 29, CASO D) la corrente rapida, seguendo un
profilo M3, riduce progressivamente la sua spinta (al limite raggiunge il valore minimo
in condizioni critiche) fino ad eguagliare quella di valle (Fig. 30, CASO D-a). Nel
caso, invece, in cui sia: M0M<M0V, l’equilibrio delle forze si avrà a monte del cambio di
scabrezza. Infatti, a monte della sezione 2 (Fig. 29, CASO D) la corrente lenta,
seguendo un profilo S1, riduce progressivamente la sua spinta (al limite raggiunge il
valore minimo in condizioni critiche) fino ad eguagliare quella di monte (Fig. 30,
CASO D-b).
Fig. 30
Anche in questo caso è possibile localizzare il risalto facendo ricorso alla
rappresentazione delle altezze coniugate come illustrato nel paragrafo 3.1.4.
La descrizione dei due profili illustrati in Fig. 30, rappresentati nel diagramma H-Y a
partire da monte, è analoga a quella riportata in Fig. 24.
-26-
Fig. 31
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 2 a quelle della sezione 3 si opera
un bilancio di energia:
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 − a + ΔE 32 (31)
in cui H2=H0. Possono a questo punto presentarsi due casi. Se la quantità (H2-
a+ΔE32) che compare nell’equazione (31) risulta superiore all’energia minima Hc,
allora il bilancio (31) è fisicamente significativo e rappresentativo dell’effettivo valore
di H3. nota dunque l’energia H3, si determina il valore y3 sul ramo delle correnti lente.
L’altezza y3 così calcolata sarà ovviamente superiore all’altezza critica yc ma
necessariamente inferiore a quella del moto uniforme y0. A monte della sezione 3 si
svilupperà pertanto un profilo di chiamata M2 (Fig. 32, caso A1) fino alle condizioni di
moto uniforme infinitamente a monte (sezione 4).
Fig. 32
-27-
Fig. 33
Con riferimento alla situazione descritta per il Caso A2, in cui è prevista la transizione
attraverso le condizioni critiche, vi è la possibilità, per qualche verso particolare ma
tutt’altro che infrequente, che il profilo di valle differisca da quello illustrato in Fig. 32.
Può accadere, infatti, che, pur realizzandosi la sezione di controllo sopra il gradino,
l’altezza y2 di valle determinata utilizzando il bilancio (31) sia relativamente elevata e
tale da produrre una spinta inferiore a quella del moto uniforme di valle ed
insufficiente, quindi, a sostenere il risalto (vedi Esercizio 1). In tal caso il risalto migra
verso monte fino ad incollarsi a ridosso del gradino laddove la spinta della corrente di
monte può incrementarsi per la parte statica grazie al contributo offerto dal gradino
stesso. Le sezioni di controllo e di sconnessione idraulica, pertanto, risultano tra loro
molto ravvicinate al punto da individuare, di fatto, un’unica sezione (vedi paragrafo
2.3.3). Per queste situazioni, il profilo liquido e la sua rappresentazione nel
diagramma H-y, sono qualitativamente riportati in Fig. 34.
Fig. 34
-28-
corrente rapida. Si parte quindi da monte, con un’altezza pari a quella di moto
uniforme (y1=y0), e si procede verso valle mantenendo condizioni di moto uniforme
fino alla sezione 2 (y2=y0) posta immediatamente a monte del salto (vedi Fig. 35).
Fig. 35
Le caratteristiche del moto nella sezione 3, a valle del gradino, si determinano
attraverso il seguente bilancio di energia:
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 + a − ΔE 23
in cui H2=H0. Nota l’energia H3, si calcola l’altezza d’acqua y3, sul ramo delle correnti
rapide, che risulta, naturalmente, inferiore all’altezza y0. Verso valle, pertanto, si
svilupperà un profilo di corrente rapida decelerata S3.
● Nei CASI A2-b e B-b è possibile stimare l’altezza yp del cuscino d’acqua che si
forma tra la faccia del gradino e il getto mediante l’applicazione del teorema della
quantità di moto.
Con riferimento alle indicazioni riportate in Fig. 36, relativamente al CASO A2-b,
l’applicazione del teorema della quantità di moto al volume di controllo individuato
dal fluido compreso tra le sezioni 2 e 3 consente di scrivere
1
M3 + B y p2 = M 2
2
Fig. 36
-29-
Essendo nota la portata fluente e le altezze y3=yc e y2, è immediato il calcolo delle
spinte M2 e M3 e quindi, dal bilancio delle spinte, è altrettanto immediato il calcolo
dell’altezza yp.
In modo del tutto analogo si può valutare l’altezza yp per il CASO B-b.
● Una situazione analoga a quelle analizzate in questo paragrafo ma caratterizzata
da un’altezza a del salto di fondo molto grande, è quella dello sbocco in un
serbatoio descritto nel paragrafo 3.6.
Fig. 37
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 2 a quelle della sezione 3 si opera
un bilancio di energia
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + a + ΔE 32
in cui H2=H0. L’energia H3 fornita dalla precedente relazione risulta sempre superiore
all’energia H2 e quindi all’energia minima Hc. Nota H3, si determina il livello y3 sul
ramo delle correnti lente che risulterà superiore non solo all’altezza y0 ma anche
all’altezza y2+a. A monte della sezione 3 si svilupperà pertanto un profilo di rigurgito
M1 (Fig. 91) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a monte (sezione 4).
-30-
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − a − ΔE 32 (32)
in cui H2=H0, si determina H3. A questo punto possono presentarsi due diverse
situazioni. Se l’energia H3 così calcolata è superiore all’energia minima Hc, la
corrente dispone dell’energia sufficiente per superare il gradino e, nota H3, si calcola
il corrispondente valore y3 sul ramo delle correnti rapide. Risulta sempre y3>y2 e
quindi, nel caso in esame, y3>y0. A partire dalla sezione 3, verso valle, si svilupperà
pertanto un profilo S2 (Fig. 92). La rappresentazione del profilo complessivo, con
riferimento al diagramma H-y, è riportato nella stessa Fig. 92.
• In realtà la condizione H3>Hc è una condizione necessaria ma non sufficiente per
il superamento del gradino senza transizione. In particolari circostanze, infatti,
può accadere che, pur essendo verificata la precedente disuguaglianza, il
comportamento della corrente sia analogo a quello illustrato di seguito,
caratterizzato dalla condizione H3<Hc. Questo particolare comportamento e le
condizioni per cui lo stesso si verifica, sono illustrate nel paragrafo 4.1.
Fig. 38
Qualora, al contrario, dovesse risultare H3<Hc (si noti che ciò equivale a dire che la
corrente non può mantenersi uniforme fino alla sezione 2), la corrente supera il
gradino in condizioni di minima energia e, in corrispondenza della sezione 3, che
diventa una sezione di controllo, si stabilisce l’altezza y3=yc. Dalla sezione 3, verso
valle, la corrente prosegue secondo un profilo di tipo S2 fino alle condizioni di moto
uniforme (sezione 4).
Subito a monte del gradino, invece (sezione 2), si stabilisce l’altezza d’acqua y2 di
corrente lenta ricavabile utilizzando il bilancio (32) nel quale H3 è nota e pari a Hc.
Dalla sezione 2, verso monte, si prosegue seguendo un profilo di tipo S1 fino alla
sezione 6 in cui la corrente presenta la medesima spinta totale del moto uniforme. La
posizione del risalto (sezioni 5 e 6) viene determinata dunque utilizzando il teorema
della quantità di moto, imponendo la condizione: M6=M5=M0. Il profilo così ricostruito
è illustrato in Fig. 93 accanto alla sua rappresentazione nel diagramma H-y.
• Non deve sorprendere (vedi curva H-y, Caso B-b2 di Fig. 93) se l’energia H2
acquisita complessivamente dalla corrente in corrispondenza della sezione 2,
dovesse risultare inferiore a quella posseduta dalla corrente inizialmente (sezioni
1 e 4). Ciò è dovuto alla diversa entità delle dissipazioni di energia che hanno
-31-
luogo tra le sezioni 2 e 3 quando il gradino è affrontato da una corrente rapida
ovvero da una lenta.
Fig. 39
Fig. 40
-32-
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 − a + ΔE 32 (33)
in cui H2=H0. Possono a questo punto presentarsi due casi. Se l’energia H3 fornita
dalla (33) risulta superiore all’energia minima Hc, allora il bilancio (33) fornisce
effettivamente l’energia H3 nota la quale, si determina il valore y3 sul ramo delle
correnti lente. L’altezza y3 così calcolata sarà ovviamente superiore all’altezza critica
yc ma inevitabilmente inferiore alla differenza y2-a, pertanto sul gradino si avrà un
abbassamento della superficie libera. Per passare dalle condizioni relative alla
sezione 3 a quelle della sezione 4, immediatamente a monte del gradino, si opera un
secondo bilancio di energia
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 ⇒ H 4 = H 3 + a + ΔE 43 (34)
Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti lente. Essendo
y4>y0, a monte della sezione 4 si svilupperà un profilo di rigurgito M1 (Fig. 41) fino
alle condizioni di moto uniforme infinitamente a monte (sezione 5).
Fig. 41
Qualora, al contrario, dovesse risultare H3<Hc, la corrente supera il gradino in
condizioni di minima energia e in corrispondenza della sezione 3, che diventa una
sezione di controllo, si stabilisce l’altezza y3=yc. Dal bilancio (33), nel quale H3=Hc, si
trova: H2=Hc+a-ΔE32 e si calcola quindi l’altezza y2 sul ramo delle correnti rapide.
Dalla sezione 2 si procede verso valle integrando il profilo M3 di corrente rapida
decelerata fino alla sezione 6 dove la spinta della corrente eguaglia quella del moto
uniforme di valle. Qui si ha la formazione del risalto.
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 (critiche) a quelle della sezione 4
immediatamente a monte del gradino, si opera il bilancio di energia (34) nel quale
H3=Hc. Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti lente.
Essendo y4>y0, a monte della sezione 4 si svilupperà un profilo di rigurgito M1 (Fig.
42) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a monte (sezione 5).
-33-
Fig. 42
In questo caso può accadere che la spinta massima della corrente rapida che si
determina in corrispondenza della sezione 2, a valle del gradino, sia inferiore alla
spinta che caratterizza la corrente di valle in moto uniforme. In tale evenienza il
risalto è sospinto verso monte fino al gradino dove trova la collaborazione offerta
dalla spinta statica prodotta dal gradino stesso cosicchè le sezioni di controllo e di
sconnessione idraulica vengono di fatto a coincidere (Fig. 43).
Fig. 43
-34-
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − a − ΔE 23 (35)
z3 + H 3 − ΔE 34 = z 4 + H 4 ⇒ H 4 = H 3 + a − ΔE 34 (36)
Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti rapide. Essendo
y4>y0, a valle della sezione 4 si svilupperà un profilo di corrente rapida accelerata S2
fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a valle (sezione 5).
Il profilo che si sviluppa e la sua rappresentazione nel diagramma H-y, sono riportatio
in Fig. 44.
• In realtà la condizione H3>Hc è una condizione necessaria ma non sufficiente per
il superamento del gradino senza transizione. In particolari circostanze, infatti,
può accadere che, pur essendo verificata la precedente disuguaglianza, il
comportamento della corrente sia analogo a quello illustrato nei successivi casi
B2-a e B2-b, caratterizzati dalla condizione H3<Hc. Questo particolare
comportamento e le condizioni per cui lo stesso si verifica sono illustrate nel
paragrafo 4.1
Fig. 44
Qualora, al contrario, dovesse risultare H3<Hc (si noti che ciò equivale a dire che la
corrente in moto uniforme non dispone dell’energia sufficiente per superare il
gradino), la corrente supera il gradino in condizioni di minima energia e in
corrispondenza della sezione 3, che diventa una sezione di controllo, si stabilisce
l’altezza y3=yc. Dal bilancio (35), nel quale H3=Hc, si trova: H2=Hc+a+ΔE23 e si calcola
quindi l’altezza y2 sul ramo delle correnti lente. Dalla sezione 2 si procede verso
monte integrando il profilo S1 di corrente lenta decelerata fino alla sezione 7 dove la
spinta della corrente eguaglia quella del moto uniforme di monte (sezione 6). Qui si
ha la formazione del risalto.
-35-
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 (condizioni critiche) a quelle della
sezione 4, immediatamente a valle del gradino, si opera il bilancio di energia (36) nel
quale H3=Hc. Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti
rapide. Nel caso in cui risulti y4<y0, a valle della sezione 4 si svilupperà un profilo S3
(Fig. 45) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a valle (sezione 5).
Fig. 45
Nel caso opposto, in cui sia y4>y0, a valle della sezione 4 si svilupperà un profilo S2
(Fig. 46) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a valle (sezione 5).
Fig. 46
Non deve sorprendere (vedi curva H-y, Caso B2-c in Fig. 47) se l’energia H2
acquisita complessivamente dalla corrente in corrispondenza della sezione 2
dovesse risultare inferiore a quella posseduta dalla corrente inizialmente (sezioni 1 e
6). Ciò è dovuto alla diversa entità delle dissipazioni di energia per la corrente rapida
e per quella lenta quando investono il gradino. In questo caso, l’altezza y4 a valle del
gradino, risulta superiore all’altezza di moto uniforme e, procedendo verso valle, si
sviluppa un profilo S2 di corrente rapida accelerata (Fig. 47).
-36-
Fig. 47
-37-
Fig. 48
Nel caso in cui dovesse invece risulta y2=Δ<yc, nella sezione 2 non si stabilisce il
livello y2=Δ (tale livello, infatti, che è stato determinato a partire da valle, è associato
ad una corrente rapida) E’ da osservare a questo proposito che la soluzione y2=Δ<yc
descrive, di fatto, la situazione per la quale la corrente lenta di valle (cioè il moto nel
serbatoio) non ha energia sufficiente per stabilire una condizione di corrente lenta in
corrispondenza della sezione di sbocco del canale. In tal caso, in corrispondenza di
questa sezione terminale si stabiliscono le condizioni critiche (y2=yc).
A monte della sezione 2 si svilupperà pertanto un profilo di chiamata M2, mentre la
corrente supercritica a valle della sezione 2 subirà l’immediata transizione a lenta
come illustrato in Fig. 49 (caso di sezione di controllo e di sconnessione
praticamente coincidenti)
Fig. 49
-38-
Fig. 50
Se, viceversa, risulta yR<Δ, allora in corrispondenza dello sbocco si avrà y2=Δ.
Procedendo verso monte si segue un profilo di corrente lenta decelerata S1 fino a
raggiungere il livello y5=yR, laddove si formerà il risalto (vedi Fig. 51).
Fig. 51
hs − ΔE 32 = z2 + H 2 (38)
-39-
in cui hs è la quota della superficie libera nel serbatoio.
Se l’equazione di bilancio (38), nella quale la perdita ΔE32 può generalmente essere
trascurata, non dovesse essere verificata, si procede ad un nuovo tentativo
modificando la portata Q.
Nel caso in cui il canale sia infinitamente lungo la superficie libera, in prossimità
dell’imbocco, si dispone secondo il profilo di moto uniforme e alla sezione 2 si ha
pertanto y2=y0. All’equazione (38) può quindi essere associata la relazione di moto
uniforme (1) ottenendo, nell’ipotesi di trascurare la dissipazione localizzata ΔE32, la
seguente equazione nella sola incognita y2
k s2 R H4 / 3 ( y 2 ) i f
hs − z 2 = y 2 + (39)
2g
Fig. 52
L’andamento qualitativo dei profili che si stabiliscono in un canale di lunghezza finita
(per il calcolo dei quali si segue il processo iterativo sopra delineato) sono, infine,
illustrati in Fig. 53.
Fig. 53
-40-
trascurare la dissipazione localizzata ΔE32, la seguente equazione nella sola
incognita y2= yc
A( y 2 )
hs − z 2 = y 2 + (40)
2 B( y 2 )
Calcolata l’altezza y2=yc, a partire dalla sezione di imbocco, verso valle, si svilupperà
un profilo di corrente rapida accelerata S2 come illustrato in Fig. 54.
Fig. 54
Fig. 55
Preliminarmente conviene indicare, in modo qualitativo, le altezze di moto uniforme e
le altezze critiche caratteristiche dei due tratti osservando che, a parità di altre
condizioni, al crescere della larghezza, l’altezza y0 e quella critica yc diminuiscono
entrambe.
-41-
3.8.1 Caso A: if<ic per entrambi i tratti.
Analizziamo dapprima il caso di un allargamento localizzato in un canale
caratterizzato da una pendenza inferiore a quella critica. In questo caso,
infinitamente a monte e a valle della variazione di larghezza, si stabiliranno
condizioni di moto uniforme di corrente lenta con altezze y0M e y0V diverse tra loro. In
particolare, utilizzando una qualsiasi formula di moto uniforme e l’espressione per
l’energia H, è facile verificare che dovrà essere: y0M>y0V e H0M>H0V.
Si parte da valle, con un’altezza pari a quella di moto uniforme (y1=y0V), e si procede
verso monte mantenendo condizioni di moto uniforme fino alla sezione 2 (y2=y0V)
posta immediatamente a valle della variazione di larghezza (vedi Fig. 56, CASO A1).
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 2 a quelle della sezione 3 si opera
un bilancio di energia:
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 (41)
in cui H2=H0V. Possono a questo punto presentarsi due casi. Se l’energia H3 fornita
dalla (41) risulta superiore all’energia minima di monte HcM, allora nota H3 si
determina il valore y3 sul ramo delle correnti lente. L’altezza y3 così calcolata sarà
ovviamente superiore all’altezza critica ycM ma inferiore a quella del moto uniforme
y0M. A monte della sezione 3 si svilupperà pertanto un profilo di chiamata M2 (Fig. 56,
CASO A1) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a monte (sezione 4).
Fig. 56
Se, viceversa, l’energia H3 fornita dalla (41) dovesse risultare inferiore all’energia
minima HcM, allora il bilancio (41) non consente di determinare H3. In tal caso, infatti,
si ha la formazione dell’altezza critica immediatamente a monte dell’allargamento
(y3=ycM) dove si è pertanto in presenza di una sezione di controllo, a valle della quale
la corrente è rapida. A partire da queste condizioni, verso monte, si svilupperà un
profilo di chiamata M2, come illustrato in Fig. 57 (Caso A2-a). Dal bilancio di energia
(41), fissata questa volta l’energia di monte H3=HcM, si determina H2 e quindi l’altezza
d’acqua y2 sul ramo delle correnti rapide. Si procede quindi verso valle, seguendo un
profilo di corrente rapida decelerata M3 fino a ridurre la spinta al valore che
caratterizza la condizione di moto uniforme di valle (sezione 5). Qui si assiste alla
formazione di un risalto, a valle del quale (sezione 6), si incontrano le condizioni di
moto uniforme (Fig. 57, Caso A2-a).
-42-
Fig. 57
E’ da sottolineare che, nel secondo caso indagato, la trattazione unidimensionale
descrive in modo molto approssimativo il comportamento della corrente a valle
dell’allargamento che nella realtà ha un carattere spiccatamente bidimensionale. Va
detto, peraltro, che questa situazione si presenta con una frequenza relativamente
modesta. Spesso, infatti, la corrente rapida, immediatamente a valle
dell’allargamento (sezione 2), è caratterizzata da una spinta insufficiente a sostenere
il risalto il quale, pertanto, risale verso monte portandosi a ridosso dell’allargamento
stesso. La sezione di controllo e quella di sconnessione idraulica si sovrappongono
(vedi paragrafo 2.3.3). Questa situazione è illustrata in Fig. 58.
Fig. 58
-43-
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 2 a quelle della sezione 3 si opera
un bilancio di energia:
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − ΔE 23 (42)
in cui H2=H0M. Nota l’energia H3, si determina il valore y3, sul ramo delle correnti
rapide il quale risulterà certamente inferiore all’altezza di moto uniforme y0V.
Procedendo verso valle, pertanto, si svilupperà un profilo di corrente rapida
decelerata S3 fino a raggiungere le condizioni di moto uniforme (sezione 4). Il profilo
liquido e la sua rappresentazione sul diagramma H-y, sono illustrati in Fig. 59.
Fig. 59
Fig. 60
-44-
L0 = [g /(k s2 i f )] 3 Q0 = k s i f L80 / 3 (43)
In relazione alla forma della sezione trasversale, si ottiene una relazione del tipo:
F=f (B/L0,Q/Q0), essendo B una larghezza caratteristica di riferimento. Per una
sezione rettangolare, ad esempio, tale relazione è illustrata graficamente in Fig.
61.
Fig. 61
Quando la sezione è relativamente larga, nel passare dalle condizioni di moto
uniforme di monte a quelle di valle, si ha una diminuzione del numero di Froude
(vedi Fig. 61) che può passare da valori superiori all’unità (if>ic) a valori inferiori
(if<ic). L’opposto può accadere quando la sezione è relativamente stretta.
-45-
Fig. 62
Fig. 63
Anche in questo caso è possibile che la spinta della corrente rapida in
corrispondenza della sezione 2 risulti inferiore alla spinta della corrente lenta di valle.
Se ciò dovesse verificarsi, il risalto verrebbe sospinto a ridosso dell’allargamento.
-46-
Fig. 64
Preliminarmente conviene indicare, in modo qualitativo, le altezze di moto uniforme e
le altezze critiche caratteristiche dei due tratti osservando che, a parità di altre
condizioni, al crescere della larghezza, l’altezza y0 e quella critica yc diminuiscono
entrambe.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32
in cui H2=H0V. Nota l’energia H3, si determina il valore y3, sul ramo delle correnti lente
il quale risulterà certamente superiore all’altezza di moto uniforme y0M. Procedendo
verso monte, pertanto, si svilupperà un profilo di rigurgito M1 fino a raggiungere,
infinitamente a monte, l’altezza y0M (sezione 4). Il profilo liquido e la sua
rappresentazione sul diagramma H-y, sono illustrati in Fig. 65.
-47-
Fig. 65
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − ΔE 32 (44)
in cui H2=H0M. Se l’energia H3 risulta superiore all’energia minima di valle HcV, allora
nota H3 si determina il valore y3 sul ramo delle correnti rapide, il quale risulterà
certamente superiore all’altezza di moto uniforme y0V. Procedendo verso valle,
pertanto, si svilupperà un profilo S2 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 4).
Fig. 66
-48-
• Con riferimento a questa situazione è da osservare che la teoria unidimensionale
male si presta ad interpretare la realtà fisica. In corrispondenza di deviazioni
planimetriche, come si è detto, una corrente rapida sviluppa una serie di fronti
d’onda, generalmente di altezza finita, che modificano in misura anche sensibile il
campo di moto. Inoltre, se il restringimento è relativamente brusco, si
determinano “urti forti”, con transizione locale della corrente da rapida a lenta. Dal
punto di vista qualitativo, la configurazione dei fronti è illustrata in Fig. 67.
Fig. 67
-49-
Fig. 68
Come per il caso di allargamento, anche in presenza di un restringimento, dal punto
di vista teorico, sono possibili le ulteriori due situazioni: “if>ic a monte, if<ic a valle” e
“if<ic a monte, if>ic a valle”.
-50-
Fig. 69
Fig. 70
Fig. 71
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 (45)
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 ⇒ H 4 = H 3 + ΔE 43 (46)
Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti lente. Essendo
y4>y0, a monte della sezione 4 si svilupperà un profilo di rigurgito M1 (Fig. 72) fino
alle condizioni di moto uniforme infinitamente a monte (sezione 5).
-52-
Fig. 72
Qualora, al contrario, dovesse risultare H3<Hcb, la corrente supera il restringimento in
condizioni di minima energia e in corrispondenza della sezione 3, che diventa una
sezione di controllo, si stabilisce l’altezza y3=ycb. Dal bilancio (45), nel quale H3=Hcb,
si trova: H2=Hcb-ΔE32. Si calcola quindi l’altezza y2 sul ramo delle correnti rapide.
Dalla sezione 2 si procede verso valle integrando il profilo M3 di corrente rapida
decelerata fino alla sezione 6 dove la spinta della corrente eguaglia quella del moto
uniforme di valle. Qui si ha la formazione del risalto.
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 (condizioni critiche) a quelle della
sezione 4 immediatamente a monte del restringimento, si opera il bilancio di energia
(46). Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti lente.
Essendo y4>y0, a monte della sezione 4 si svilupperà un profilo di rigurgito M1 (Fig.
73) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a monte (sezione 5).
Fig. 73
In questo caso può accadere che la spinta massima della corrente rapida a valle del
restringimento, che si determina in corrispondenza della sezione 2, sia inferiore alla
spinta che caratterizza la corrente di valle in moto uniforme. In tale evenienza il
risalto è sospinto verso monte fino al restringimento dove trova la collaborazione
della spinta statica prodotta dalle pareti di valle del restringimento stesso, cosicchè le
sezioni di controllo e di sconnessione idraulica vengono di fatto a coincidere (Fig.
74).
-53-
Fig. 74
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − ΔE 32 (47)
z3 + H 3 − ΔE 34 = z 4 + H 4 ⇒ H 4 = H 3 − ΔE 34 (48)
Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti rapide. Essendo
y4>y0, a valle della sezione 4 si svilupperà un profilo di corrente rapida accelerata S2
fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a valle (sezione 5).
La rappresentazione del profilo complessivo, anche con riferimento al diagramma H-
y, è riportato in Fig. 75.
• In realtà la condizione H3>Hc è una condizione necessaria ma non sufficiente per
il superamento del restringimento senza transizione. In particolari circostanze,
infatti, può accadere che, pur essendo verificata la precedente disuguaglianza, il
comportamento della corrente sia analogo a quello illustrato nel successivo caso
B2-b, caratterizzato dalla condizione H3<Hc. Questo particolare comportamento e
le condizioni per cui lo stesso si verifica, sono illustrate nel paragrafo 4.1.
-54-
Fig. 75
Qualora, al contrario, dovesse risultare H3<Hcb (si noti che ciò equivale a dire che la
corrente in moto uniforme non possiede un’energia sufficiente per il superamento del
restringimento), la corrente supera il restringimento in condizioni di minima energia e
in corrispondenza della sezione 3, che diventa una sezione di controllo, si stabilisce
l’altezza y3=ycb. Dal bilancio (47), nel quale H3=Hcb, si trova: H2=Hcb+ΔE23. Si calcola
quindi l’altezza y2 sul ramo delle correnti lente. Dalla sezione 2 si procede verso
monte integrando il profilo S1 di corrente lenta decelerata fino alla sezione 7 dove la
spinta della corrente eguaglia quella del moto uniforme di monte (sezione 6). Qui si
ha la formazione del risalto.
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 (condizioni critiche) a quelle della
sezione 4, immediatamente a valle del restringimento, si opera il bilancio di energia
(48). Nota l’energia H4, si determina l’altezza y4 sul ramo delle correnti rapide.
Normalmente risulta y4<y0, e, in tal caso, a valle della sezione 4 si svilupperà un
profilo S3 (Fig. 76) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a valle (sezione
5).
Fig. 76
Non deve sorprendere (vedi curva H-y, Caso B2-b di Fig. 77) se l’energia H2
acquisita complessivamente dalla corrente in corrispondenza della sezione 2
dovesse risultare inferiore a quella posseduta dalla corrente inizialmente (sezioni 1 e
6). Ciò è dovuto alla diversa entità delle dissipazioni di energia per la corrente rapida
-55-
( ΔE 23
*
) e per quella lenta (ΔE23) quando attraversano il restringimento. In questo
caso, l’altezza y4 a valle del restringimento, risulta superiore all’altezza di moto
uniforme e, procedendo verso valle, si sviluppa un profilo S2 di corrente rapida
accelerata (Fig. 77).
Fig. 77
Fig. 78
Come è stato anticipato nel paragrafo 2.3.1, la paratoia, interagendo con la corrente,
localizza una sezione di controllo con transizione della corrente da lenta a rapida. Ciò
è evidente quando l’efflusso è libero ma la stessa situazione si verifica anche in caso
di efflusso rigurgitato come si avrà modo di chiarire in questo paragrafo.
-56-
Può accadere però che la spinta della corrente rapida a valle della paratoia sia
insufficiente a sostenere il risalto, il quale, pertanto, risalirà verso monte fino alla
paratoia, dove troverà la collaborazione della spinta statica determinata dal
paramento di valle della paratoia stessa. In questo caso l’efflusso è rigurgitato e le
sezioni di controllo e sconnessione idraulica vengono praticamente a coincidere. In
questo senso la paratoia è ancora una sezione di controllo.
Per ricostruire il profilo liquido, come di consueto, si parte da valle, con un’altezza
pari a quella di moto uniforme (y1=y0), e si procede verso monte mantenendo
condizioni di moto uniforme fino alla sezione 2 (y2=y0) posta poco a valle della
paratoia (vedi Fig. 79), immaginando che il moto si mantenga in condizioni di
corrente lenta e che l’efflusso sia quindi rigurgitato.
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 2 a quelle della sezione 3,
immediatamente a valle della paratoia, si potrebbe operare un bilancio di energia. A
tale proposito è da osservare che la valutazione della dissipazione localizzata
prodotta dall’espansione del getto sommerso tra le sezioni 3 e 2 non è agevole ed è
allora conveniente far riferimento al bilancio della spinte che, per il caso in esame, si
scrive (vedi Fig. 79)
y 32 (Q / B ) 2 y 22 (Q / B ) 2
+ = + (49)
2 g ac c 2 gy2
Fig. 79
Possono a questo punto presentarsi due casi.
Se l’altezza y3 fornita dalla (49) risulta superiore allo spessore minimo a.cc del getto
sommerso, allora il bilancio delle spinte (49) è fisicamente significativo e l’efflusso è
effettivamente rigurgitato.
E’ importante osservare che il passaggio dalle condizioni relative alla sezione 2 a
quelle per la sezione 3 è stato trattato come se tra queste sezioni vi fosse una
variazione localizzata di una qualche caratteristica del campo di moto. In effetti una
variazione c’è, anche se poco evidente. La distribuzione di velocità, che nella
sezione 2 è quasi uniforme, diventa infatti decisamente disuniforme nella sezione 3.
Si osservi inoltre che, per questo motivo, l’energia in corrispondenza della sezione 3
va valutata considerando il coefficiente di correzione α nel termine cinetico. Essendo:
y3 acc acc
1 v (ξ ) 3 B 3 y 32 B 3 y 32 y3 2
α= ∫0 (Q / B y 3 )3 dξ = Q 3 ∫0 v (ξ ) dξ = Q 3 ∫ v (ξ ) dξ = (
3 3
) (50)
y3 0
ac c
risulta:
-57-
(Q / B ) 2 (Q / B ) 2
H3 = y 3 + α = y3 + (51)
2g y 32 2g (ac c ) 2
A questo punto, per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 a quelle della
sezione 4, immediatamente a monte della paratoia, si opera un bilancio di energia:
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 ⇒ H 4 = H 3 + ΔE 34 (52)
Fig. 80
-58-
L’andamento della superficie libera e la sua rappresentazione nel diagramma H-y
sono illustrati in Fig. 81.
Fig. 81
-59-
Verso valle, essendo y3<y0 la corrente seguirà un profilo di tipo S3 fino alle condizioni
di moto uniforme (sezione 4).
L’altezza y2 di corrente lenta subito a monte della paratoia si determina utilizzando il
seguente bilancio di energia:
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 2 = H 3 + ΔE 23
Fig. 82
-60-
di un ponte, il procedimento da seguire per la ricostruzione del profilo di moto
permanente è del tutto analogo a quello visto per il caso di un breve restringimento
(vedi paragrafo 3.10). In ogni caso si rende necessario considerare, oltre alle sezioni
immediatamente a monte e a valle dell’ostacolo, anche una sezione in
corrispondenza dello stesso, caratterizzata da una curva H-y (o M-y) differente per
effetto della riduzione della sezione utile. Data la stretta analogia con la situazione
citata (breve restringimento localizzato), il caso di generico ostacolo, accompagnato
da riduzione di sezione, non viene illustrato.
Alla seconda categoria appartengono invece, ad esempio, le macro-scabrezze di
fondo utilizzate per localizzare un risalto. In questi casi, il legame tra le caratteristiche
del moto, a monte e a valle dell’ostruzione, può essere determinato,
indifferentemente, mediante un bilancio di energia o attraverso l’applicazione del
teorema della quantità di moto. Per questo motivo, nell’illustrare gli esempi che
seguono, verranno considerati entrambi i bilanci.
Fig. 83
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 (53)
M 3 − ΔF = M 2 ⇒ M 3 = M 2 + ΔF (54)
-61-
L’andamento della superficie libera e la sua rappresentazione nei diagrammi H-y e
M-y sono illustrati in Fig. 84.
Fig. 84
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − ΔE 32 (55)
M 2 − ΔF = M 3 ⇒ M 3 = M 2 − ΔF (56)
-62-
delle correnti rapide. Essendo y3>y0, a partire dalla sezione 3, verso valle, si
svilupperà un profilo S2 fino alle condizioni di moto uniforme.
L’andamento della superficie libera e la sua rappresentazione nei diagrammi H-y e
M-y sono illustrati in Fig. 85.
Fig. 85
Qualora, al contrario, dovesse risultare H3<Hc ovvero M3<Mc, la corrente supera
l’ostacolo in condizioni di minima energia e in corrispondenza della sezione 3, che
diventa una sezione di controllo, si stabilisce l’altezza y3=yc. Dai bilanci (55), nel
quale H3=Hc, o (56), in cui M3=Mc, si determinano, rispettivamente, l’energia H2 o la
spinta M2 relative alla sezione 2 e si calcola quindi l’altezza y2 sul ramo delle correnti
lente. Dalla sezione 2, si procede verso monte integrando il profilo S1 di corrente
lenta decelerata fino alla sezione 6 dove la spinta della corrente eguaglia quella del
moto uniforme di monte (sezione 5). Qui si ha la formazione del risalto.
A valle della sezione 3 si svilupperà invece un profilo S2 (Fig. 86) fino alle condizioni
di moto uniforme infinitamente a valle (sezione 4). Per questo caso si veda
l’Esercizio 20.
-63-
Fig. 86
Non deve sorprendere se l’energia H2 acquisita complessivamente dalla corrente in
corrispondenza della sezione 2 dovesse risultare inferiore a quella posseduta dalla
corrente inizialmente (sezione 1). Ciò è dovuto alla diversa entità della dissipazione
di energia per i casi in cui l’ostacolo è superato da una corrente rapida, caratterizzata
da un elevato carico cinetico, o da una corrente lenta (vedi Esercizio 21).
• Anche in questo caso la condizione H3>Hc ovvero M3>Mc è una condizione
necessaria ma non sufficiente per il superamento dell’ostacolo senza transizione.
In particolari circostanze, infatti, può accadere che, pur essendo verificata la
precedente disuguaglianza, il comportamento della corrente sia analogo a quello
illustrato in precedenza nei casi in cui è prevista la doppia transizione della
corrente (CASO B2). Questo particolare comportamento e le condizioni per cui lo
stesso si verifica, sono discusse, con maggior dettaglio, nel paragrafo 4.1.
-64-
4 Alcune precisazioni
In questo capitolo sono riportate alcune precisazioni relativamente al problema della
ricostruzione dei profili di moto permanente per una corrente trattata in ipotesi
unidimensionali. Si mostrerà in particolare come, nel caso di una corrente rapida che
affronta un generico ostacolo, la soluzione non sia unica (paragrafo 4.1) e come, in
un breve tratto di canale in contropendenza il risalto possa non essere stabile
(paragrafo 4.2).
H m < H min
-65-
H m − ΔH J + ΔH SM = H min ovvero ΔH J − ΔH SM = H m − H min < 0 (57)
Fig. 87
Immaginiamo di partire da questa situazione e di variare la differenza Hm-Hmin
(incrementando l’energia Hm di monte e/o riducendo quella minima) in modo che
risulti Hm-Hmin>0. In questa situazione, evidentemente, la corrente avrebbe energia
sufficiente a superare l’ostacolo. Tuttavia, partendo da una situazione nella quale è
presente la transizione, l’incremento della differenza Hm-Hmin a valori poco superiori a
zero determina una configurazione del campo di moto in cui è ridotta la lunghezza
del tratto lungo il quale si sviluppa il profilo S1 o M1 riducendosi di conseguenza la
-66-
quantità di energia ΔHSM recuperata dalla corrente in modo che il bilancio espresso
dalla (57) sia ancora verificato.
Via via che si incrementa la differenza Hm-Hmin si riduce la lunghezza del tratto di
corrente lenta a valle del risalto e quindi ΔHSM. Nella condizione limite in cui la
lunghezza (e quindi ΔHSM) si riducono a zero, il bilancio (57) diventa
H m − H min = ΔH J
Per valori della differenza Hm-Hmin superiori a ΔHj, il bilancio potrebbe essere
verificato solo per valori negativi di ΔHSM che sono fisicamente privi di significato.
Pertanto quando Hm-Hmin>ΔHj non può esservi transizione della corrente e questa
disuguaglianza rappresenta la condizione necessaria per non avere transizione.
Le considerazioni appena illustrate possono essere così sintetizzate: se l’energia
della corrente rapida di monte è inferiore a quella minima (Hm<Hmin) si assiste
necessariamente alla transizione rapida→lenta e l’ostacolo viene superato in
condizioni di energia minima; se l’energia della corrente rapida di monte non solo è
sufficiente ma è superiore alla somma Hmin+ΔHj, l’ostacolo viene superato senza che
possa instaurarsi alcuna transizione della corrente; con valori dell’energia di monte
intermedi
-67-
4.2 Stabilità del risalto
Si è visto (paragrafo 2.3.2) che la transizione da corrente rapida a corrente lenta
presenta una discontinuità detta risalto. Il risalto è localizzato laddove le spinte della
corrente rapida di monte e di quella lenta di valle si bilanciano, garantendo una
condizione di equilibrio. In realtà, non sempre la condizione di equilibri tra le spinte è
sufficiente a stabilire la posizione del risalto; è necessario infatti verificare che la
condizione di equilibrio sia anche stabile.
Consideriamo una corrente a superficie libera in un canale rettangolare in condizioni
di moto stazionario. Assumiamo inoltre che il canale sia percorso da corrente rapida
a monte e lenta a valle cosicché, da qualche parte, si debba formare un risalto (Fig.
88).
Fig. 88
In condizioni di equilibrio, immaginando di trascurare gli effetti del peso e degli sforzi
tangenziali al fondo, dovrà essere
Mu0 = Md 0 (60)
in cui M la spinta per unità di peso specifico (vedi equazione (8)). I pedici u e d
indicano le sezioni di monte e di valle, rispettivamente, mentre l’ulteriore pedice 0 sta
ad indicare che si tratta di una condizione di equilibrio.
Per studiare la stabilità del risalto immaginiamo di spostare lo stesso leggermente
verso valle rispetto alla sua posizione di equilibrio. In particolare, indichiamo con
δx=x-x0 la distanza tra la nuova posizione (x) e quella di equilibrio (x0). Le spinte di
monte e di valle, nella nuova posizione, possiamo approssimarle con uno sviluppo in
serie di Taylor arrestato al primo ordine
∂M u ∂M d
Mu ≅ Mu0 + δx Md ≅ Md0 + δx (61)
∂x ∂x
Fig. 89
Al contrario, nella situazione illustrata in Fig. 89B nella quale la curva delle altezze
coniugate della corrente rapida interseca il profilo di corrente lenta dal basso, il risalto
è instabile. Infatti, se immaginiamo di spostare il risalto verso valle questo verrebbe a
trovarsi in una posizione nella quale il profilo di corrente lenta è più basso di quello
delle altezze coniugate, dunque la spinta della corrente rapida di monte è maggiore
di quella della corrente lenta e il risalto viene sospinto verso valle allontanandosi
ulteriormente dalla posizione di equilibrio. Analogamente, se immaginiamo di
spostare il risalto verso monte questo verrebbe a trovarsi in una posizione nella
quale il profilo di corrente lenta è più alto di quello delle altezze coniugate, dunque la
spinta della corrente lenta di valle è maggiore di quella della corrente rapida e il
risalto viene sospinto verso monte, allontanandosi ulteriormente dalla posizione di
equilibrio.
Si dimostra che la condizione di Fig. 89B, nella quale il risalto è instabile, è possibile
solo per tratti di canali in contropendenza (si veda, ad esempio, l’Esercizio 29).
• Soluzione analitica della condizione espressa dalla (62). Per un canale
rettangolare caratterizzato da pendenza non trascurabile, le espressioni per la
spinta totale M e l’equazione della conservazione dell’energia sono
rispettivamente (vedi paragrafo 0)
⎛ y2 q2 ⎞
M = B ⎜⎜ cos3 ϑ + ⎟ (63)
⎝ 2 gy cos ϑ ⎟⎠
dy − senϑ − j
=
(
dx cos 2 ϑ 1 − F 2 ) (64)
-69-
in cui y è il tirante misurato in direzione verticale (Fig. 88), B è la larghezza del
canale (nel seguito supposta grande rispetto al tirante y), q è la portata per unità
di larghezza, ϑ l’angolo che il fondo forma con l’orizzontale (con la convenzione
ϑ>0 per contropendenza). La dissipazione di energia per unità di lunghezza viene
qui espressa mediante la formula di Chèzy nella quale, però, il coefficiente di
resistenza χ non è considerato costante
q2 g cos ϑ 2
j= = F (65)
χ y cos ϑ
2 3 3
χ2
Fd2 = Fu2 (y u / y d )
3
la condizione (68), dopo qualche passaggio, può essere espressa come segue
⎡⎛ 2
⎤
χ u2 tanϑ
<
2 Fu2⎢⎜ 2 ( χ u / χ d ) ⎞
⎟ − 1⎥
2 ⎢⎜ ⎟ ⎥ (69)
g 3 − 1 + 8 Fu ⎢⎝ 1 + 8 Fu − 1⎠
2
⎣ ⎦⎥
Nel caso di parete liscia il coefficiente di Chèzy dipende dal numero di Reynolds il
quale, per essere la portata q costante, assume lo stesso valore a monte e a valle
del risalto. Si può pertanto assumere χu/χd=1 e la condizione (69) si riduce a
χ u2 tan ϑ 1 + 8 Fu2 + 1
< 2F 2
g
u
( 1+ 8 F − 1)
u
2
2 (70)
Nel caso di parete scabra, dal confronto tra la formula di Chèzy e quella di
Gauckler-Strickler, si può scrivere
1/ 6
χu ⎛y ⎞
≅ ⎜⎜ u ⎟⎟
χd ⎝ yd ⎠
-70-
χ u2 tan ϑ
< 2 Fu2
[( 1+ 8 F − 1)/ 2]
u
2
−7 / 3
−1
(71)
g 3 − 1 + 8 Fu2
Fig. 90
-71-
5 Canali prismatici a portata variabile
In questo paragrafo sono illustrati e discussi alcuni esempi relativi al tracciamento dei
profili di moto permanente in canali prismatici infinitamente lunghi lungo i quali si
realizza una variazione, localizzata o distribuita, di portata.
Fig. 91
Preliminarmente conviene indicare, in modo qualitativo, le altezze di moto uniforme e
le altezze critiche caratteristiche dei due tratti osservando che, a parità di altre
condizioni, al diminuire della portata, sia l’altezza y0 che l’altezza yc diminuiscono.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 (72)
in cui H2=H0V. Possono, a questo punto, presentarsi due casi. Se l’energia H3 fornita
dalla (72) risulta superiore all’energia minima di monte HcM, allora nota H3, si
determina il valore y3 sul ramo delle correnti lente. L’altezza y3 così calcolata sarà
ovviamente superiore all’altezza critica ycM ma inevitabilmente inferiore a quella del
moto uniforme y0M. A monte della sezione 3 si svilupperà pertanto un profilo di
chiamata M2 (Fig. 92, CASO A1) fino alle condizioni di moto uniforme infinitamente a
monte (sezione 4).
-72-
Fig. 92
Se, viceversa, l’energia H3 fornita dalla (72) dovesse risultare inferiore all’energia
minima HcM, allora il bilancio (72) non consente di determinare H3. In tal caso, infatti,
si ha la formazione dell’altezza critica immediatamente a monte della sottrazione di
portata (y3=ycM) dove si è pertanto in presenza di una sezione di controllo, a valle
della quale la corrente è rapida. A partire da queste condizioni, verso monte si
svilupperà un profilo di chiamata M2, come illustrato in Fig. 92 (CASO A2). Dal
bilancio di energia (72), fissata questa volta l’energia di monte H3=HcM, si determina
H2 e quindi l’altezza d’acqua y2 sul ramo delle correnti rapide. Si procede quindi
verso valle, seguendo un profilo di corrente rapida decelerata M3 fino a ridurre la
spinta al valore che caratterizza la condizione di moto uniforme di valle (sezione 5).
Qui si assiste alla formazione di un risalto, a valle del quale (sezione 6) si incontrano
le condizioni di moto uniforme (Fig. 92, CASO A2).
I due profili rappresentati in Fig. 92 sono illustrati, con riferimento al diagramma H-y,
in Fig. 93.
Fig. 93
Con riferimento al secondo caso indagato, è da sottolineare che spesso la corrente
rapida, immediatamente a valle della sottrazione di portata (sezione 2), è
caratterizzata da una spinta insufficiente a sostenere il risalto che, pertanto, risale
verso monte portandosi in corrispondenza della sezione in cui si attua la sottrazione
di portata. La sezione di controllo e quella di sconnessione idraulica si
sovrappongono (vedi paragrafo 2.3.3). Si potrebbe studiare questa situazione
introducendo, tra le sezioni 2 e 3, una particolare sezione intermedia caratterizzata
da una portata intermedia tra quelle di monte e di valle. Questa sezione intermedia,
che è unica, deve consentire il percorso illustrato nel diagramma H-y di Fig. 94.
Analiticamente, la condizione che deve essere verificata, è espressa dalle seguenti
relazioni:
-73-
bilancio 3-5 : H 3 − ΔE 35 = H 5 con H3=HcM e ΔE35=0
bilancio 5-6 : M 5 = M 6 (73)
bilancio 6-2 : H 6 − ΔE 62 = H 2 con H2=H1=HcV e ΔE62=0
Nelle precedenti relazioni non è stata considerata la quota del fondo che è la stessa
per le sezioni 3, 5, 6 e 2. Le grandezze incognite, nelle precedenti relazioni, sono le
altezze y5 e y6 e la portata in corrispondenza della sezione intermedia (vedi Esercizio
18). In situazioni di questo tipo, conviene comunque studiare il fenomeno utilizzando
l’approccio illustrato nel paragrafo 5.3 relativo al caso di sottrazione distribuita di
portata.
Fig. 94
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 3 = H 2 − ΔE 23 (74)
in cui H2=H0M. Nota l’energia H3, si determina il valore y3, sul ramo delle correnti
rapide il quale risulterà certamente inferiore all’altezza di moto uniforme y0V.
-74-
Fig. 95
Procedendo verso valle, pertanto, si svilupperà un profilo di corrente rapida
decelerata S3 fino a raggiungere, infinitamente a valle, la condizione di moto
uniforme (sezione 4). Il profilo liquido e la sua rappresentazione sul diagramma H-y,
sono illustrati in Fig. 95.
● Analogia con il caso di un allargamento. E’ di qualche interesse confrontare il
comportamento della corrente in presenza di una sottrazione localizzata di portata
con quello, visto nel paragrafo 3.8, relativo ad un brusco allargamento. L’analogia è
notevole, al punto che la costruzione e la rappresentazione grafica dei profili è la
medesima per i diversi casi analizzati.
L’analogia riguarda anche la possibilità che nei tratti a monte e a valle della
sottrazione, pur rimanendo invariata la pendenza del fondo if, si determinino le
situazioni: “if>ic a monte, if<ic a valle” e “if<ic a monte, if>ic a valle”.
Facciamo riferimento, per semplicità di esposizione, ad una sezione rettangolare.
Combinando una formula per il moto uniforme e la definizione di numero di Froude,
si può scrivere:
Fig. 96
-75-
Al variare della portata, cambia l’altezza di moto uniforme y0 e quindi il numero di
Froude in accordo con la precedente relazione, la cui rappresentazione grafica è
illustrata in Fig. 96.
Si osserva che, a parità di altre condizioni, il numero di Froude presenta un massimo
relativo per y0/B=1/6. Per sezioni strette, F0 diminuisce al crescere dell’altezza y0 e
quindi della portata, per sezioni larghe, accade l’opposto. Si possono pertanto
presentare entrambi i casi appena menzionati la cui discussione è del tutto analoga a
quella vista nei paragrafi 3.8.3 e 3.8.4.
Va segnalato, a questo proposito, che mentre il caso “if>ic a monte, if<ic a valle” è
relativamente poco frequente (e nella pratica, per quanto possibile, sarebbe da
scongiurare), il caso “if<ic a monte, if>ic a valle” è decisamente improbabile ed
essendo associato a forti variazioni di portata, dovrebbe essere risolto mediante un
approccio che considera la sottrazione continua anziché localizzata (vedi paragrafo
5.3).
● Dissipazione . Non è infrequente, nella pratica, imbattersi in sottrazioni di portata
distribuite lungo tratti di canale di estensione L, non trascurabile se confrontata con le
altezze d’acqua (es.: sfioratori laterali). Per queste situazioni è opportuno integrare le
equazioni differenziali per i moti gradualmente vari con sottrazione di portata per i
quali si rimanda al paragrafo 5.3.
Peraltro, in questi casi, il comportamento della corrente, qualitativamente, resta
analogo quello appena illustrato. Infatti, il bilancio di energia tra le sezioni di monte
(sezione 1) e di valle (sezione 2), tenendo conto che, essendo L non trascurabile,
non è possibile assumere una medesima quota del fondo, si scrive:
z1 + H1 − j 12 L = z 2 + H 2 ⇒ H1 = H 2 + ( j 12 − i f ) L
Fig. 97
-76-
Fig. 98
Nel caso di immissione, le variazioni di energia (dissipazioni) possono essere
consistenti e di difficile stima; è pertanto preferibile fare riferimento al teorema della
quantità di moto piuttosto che all’equazione di conservazione dell’energia ed
utilizzare dunque il diagramma M-y in luogo di quello H-y. Infinitamente a monte e a
valle dell’immissione si stabiliranno condizioni di moto uniforme con altezze y0M e y0V
diverse tra loro. In particolare, utilizzando una qualsiasi formula di moto uniforme e
l’espressione per la spinta M, è facile verificare che dovrà essere: y0M<y0V e M0M<M0V
M 3 − ΔM 32 = M 2 ⇒ M 3 = M 2 − ΔM 32
Fig. 99
-77-
5.2.2 Caso B: if>ic.
Consideriamo ora una immissione localizzata di portata in un canale caratterizzato
da una pendenza superiore a quella critica. In questo caso la corrente infinitamente a
monte e a valle sarà rapida. Si parte pertanto da monte con y1=y0M e si prosegue
verso valle mantenendo condizioni di moto uniforme fino alla sezione 2 (y2=y1). Tra le
sezioni 2 e 3 si scrive il seguente bilancio delle forze:
M 2 − ΔM 23 = M 3 ⇒ M 3 = M 2 + ΔM 23 (76)
Fig. 100
Se, viceversa, dovesse risultare M3<McV allora, necessariamente, la sezione 3
diventa una sezione di controllo in corrispondenza della quale l’altezza d’acqua sarà
y3=ycV. A valle della sezione 3, la corrente segue un profilo S2 fino alle condizioni di
moto uniforme (sezione 4). Mediante il bilancio di forze (76), in cui M3=McV, si
determina la spinta M2 e quindi l’altezza y2 su ramo delle correnti lente. A partire da
questa sezione, si integra il profilo S1 verso monte finchè la spinta della corrente non
si riduce al valore che caratterizza il moto uniforme di monte (sezione 6). Tra le
sezioni 6 e 5, concettualmente coincidenti, si attua il risalto. Il profilo liquido e la sua
rappresentazione sul diagramma M-y, sono illustrati in Fig. 101.
-78-
Fig. 101
● Analogia con il caso di un restringimento. E’ di qualche interesse confrontare il
comportamento della corrente in presenza di una immissione localizzata di portata
con quello, visto nel paragrafo 3.9, relativo ad un brusco restringimento. L’analogia è
notevole, al punto che la costruzione e la rappresentazione grafica dei profili è
qualitativamente la medesima per i diversi casi analizzati. In particolare, per le
soluzioni illustrate in Fig. 99, Fig. 100 e Fig. 101, la rappresentazione nel diagramma
H-y è quella riportata rispettivamente in Fig. 65, Fig. 66, e Fig. 68 quando la
dissipazione localizzata tra le sezioni 2 e 3 sia calcolata applicando l’equazione di
conservazione delle spinte (teorema della quantità di moto).
L’analogia riguarda anche la possibilità che nei tratti a monte e a valle della
immissione, pur rimanendo invariata la pendenza del fondo if, si determino le
situazioni: “if>ic a monte, if<ic a valle” e “if<ic a monte, if>ic a valle”. Ciò lo si può
evincere, ad esempio, con riferimento alla relazione (75) e alla sua rappresentazione
grafica (vedi Fig. 96) già viste al termine del paragrafo 5.1.2.
● Variazione di spinta . Non è infrequente, nella pratica, imbattersi in immissioni di
portata distribuite lungo tratti di canale di estensione L, non trascurabile se
confrontata con le altezze d’acqua. Per queste situazioni è opportuno integrare le
equazioni differenziali per i moti gradualmente vari con immissione di portata per i
quali si al paragrafo 5.4. Peraltro, in questi casi, il comportamento della corrente,
qualitativamente, resta analogo a quello appena illustrato. Infatti (vedi Fig. 102), il
bilancio delle spinte tra le sezioni di monte (sezione 1) e di valle (sezione 2), nel
quale non è possibile trascurare la differenza tra la componente della forza peso
nella direzione del moto e la resistenza prodotta dagli sforzi alla parete, diventa
M1 + A (i f − j 12 ) L = M 2 ⇒ M1 = M 2 − A (i f − j 12 ) L (77)
-79-
Fig. 102
-80-
Fig. 103
-81-
formalmente corrispondente alla (78).
I possibili profili (analoghi ai profili M e S illustrati nel paragrafo 2.1) dipendono
ancora dal rapporto tra la pendenza e del fondo e Ia pendenza critica (if ic) e dal
rapporto tra l’altezza di moto uniforme e quella critica (y0 yc) ma queste grandezze, a
parte la pendenza del fondo, variano nello spazio per effetto della variazione di
portata. Inoltre i profili sono influenzati anche dall’entità del termine che,
nell’equazione (79), descrive gli effetti prodotti dall’immissione. Non è quindi agevole
catalogare i diversi profili. Quelli che più frequentemente si possono incontrare nella
prtica sono illustrati in Fig. 104. Nella stessa Fig. 104 sono riportate anche le curve
luogo dei punti y=yc e y=y0 calcolati utilizzando il valore locale della portata fluente.
Un diverso, possibile profilo è riportato in Fig. 105 (paragrafo 5.4.1).
Fig. 104
Nella precedente relazione con il pedice c sono indicate le grandezze che riferite alla
sezione in cui si realizzano le condizioni critiche. Sviluppando la precedente
equazione ricordando in particolare la (14) e il fatto che è F=1, si trova
-82-
2y c q gy
= i f − 2 c4 / 3
Qc k S R Hc
ovvero
8 q3
Qc =
gB 2 ⎛ gy ⎞
3
(80)
⎜ i f − 2 c4 / 3 ⎟
⎜ k S R Hc ⎟
⎝ ⎠
L’equazione (80) fornisce il valore della portata in corrispondenza della sezione in cui
4/3
si realizzano le condizioni critiche in forma implicita in quanto il rapporto y c / R Hc che
compare al secondo membro dipende dalla portata Qc.
La soluzione della (80) può essere agevolmente ottenuta mediante un procedimento
4/3
iterativo. Sostituendo nella (80) il valore y c / R Hc ≅ 1 di primo tentativo, si determina
un valore per Qc di prima approssimazione mediante il quale si calcolano l’altezza
critica yc e il corrispondente raggio idraulico RHc di seconda approssimazione.
Procedendo iterativamente in questo modo si perviene alla soluzione della (80).
Nota la portata Qc si determina la posizione xc della sezione in cui si realizzano le
condizioni critiche essendo
Qc = Q0 + q x c
ovvero
8q 3
if − ic = 3
gB 2Qc
E’ evidente quindi che almeno in un intorno di xc deve essere if>ic essendo positivo il
termine a destra nella relazione precedente.
-83-
Un esempio di profilo in cui è presente la transizione tra corrente lenta e rapida lungo
il tratto di canale in cui avviene l’immissione di portata è illustrato in Fig. 105.
Nell’esempio si è assunto Q0=0.
Fig. 105
y c = 3 (qL / B ) 2 / g
-84-
La precedente relazione fornisce, in forma implicita, l’andamento nello spazio
dell’altezza y. In particolare, nella sezione iniziale (x=0), risulta
y (0 ) = 3 y c
Fig. 106
-85-
6 Altre precisazioni
6.1 Canali di lunghezza finita
Quando, come accade nella realtà, si ha a che fare con tratti di canali di lunghezza
finita, le condizioni al contorno esterne, da porre in corrispondenza delle sezioni di
estremità del dominio, possono essere (e generalmente sono) diverse da quelle
corrispondenti alla condizione di moto uniforme. Questo fatto introduce ulteriori
possibili configurazioni del campo di moto che possono essere anche sensibilmente
diverse da quelle analizzate nei paragrafi precedenti. A tale proposito si pensi che su
un fondo a debole pendenza (if<ic) si può assegnare una condizione al contorno a
monte (ovviamente di corrente rapida) e, al contrario, su un fondo a pendenza
superiore a quella critica è possibile imporre una condizione al contorno a valle
(ovviamente di corrente lenta).
E’ questa, di fatto, l’unica differenza formale tra canali di lunghezza finita e canali
infinitamente lunghi. Tuttavia, il modo di procedere per ricostruire l’andamento del
profilo liquido è concettualmente lo stesso seguito negli esempi illustrati.
Dal punto di vista pratico, invece, l’estensione finita dei canali introduce una
complicazione operativa legata alla necessità di individuare correttamente le
condizioni al contorno esterne.
E’ questo un problema che si incontra più frequentemente quando il canale è
caratterizzato da una debole pendenza. Nel caso di forti pendenze, infatti, la sezione
trasversale è generalmente regolare e la corrente raggiunge di solito molto
rapidamente condizioni prossime a quelle di moto uniforme.
Nelle condizioni di debole pendenza, che sono peraltro quelle che più
frequentemente si incontrano nella pratica, è spesso conveniente estendere il
dominio di integrazione verso valle fino a raggiungere un sostegno, una traversa (si
veda ad esempio l’Esercizio 15), un serbatoio o un qualsiasi bacino idrico di grandi
dimensioni (laddove cioè sia possibile assegnare un livello (Fig. 107A),
eventualmente dipendente dalla portata fluente), ovvero fino a comprendere una
qualsiasi altra sezione di controllo in corrispondenza della quale, grazie alla
biunivocità del legame tra portata e livello, la condizione al contorno è determinabile
facilmente e con certezza (Fig. 107B, C).
Quando, per la ben nota legge di Murphy, non si è in grado di individuare, a breve
distanza, una sezione in cui sia possibile assegnare univocamente la condizione al
contorno, si può procedere come segue.
Individuata una qualsiasi sezione sufficientemente a valle del tratto lungo il quale si
vuole ricostruire il profilo liquido, si fissa un’altezza d’acqua yv ragionevole (una stima
può essere fatta utilizzando, in una formula di moto uniforme, una sezione media e
una pendenza media del fondo). Si ricostruiscono quindi i profili di moto permanente
facendo variare il livello imposto a valle all’interno di un sensato intervallo di valori
±Δy attorno ad yv (vedi Fig. 107D) con lo scopo di evidenziare l’errore che si
commette a causa delle incertezze presenti relativamente all’assegnazione delle
condizioni al contorno di valle.
-86-
Fig. 107
-87-
moto permanente viene usualmente condotta facendo riferimento, tratto per tratto, a
sezioni caratterizzate da valori medi delle dimensioni caratteristiche.
Gli effetti dissipativi associati più o meno direttamente all’irregolarità morfologica di
un corso d’acqua vengono inclusi nel calcolo assegnando opportuni valori ai
coefficienti di resistenza (vedi paragrafo 1.2.1).
E’ inoltre opportuno sottolineare che l’applicazione del teorema della quantità di moto
richiede una certa cautela laddove le componenti delle forze di pressione esercitate
dalle pareti laterali non possono più dirsi, per l’orientazione delle pareti stesse,
normali alla direzione del moto e perciò ininfluenti.
-88-
in cui Δy=ye-yi è la differenza di livello tra l’estradosso e l’intradosso della curva. La
precedente relazione può essere semplificata nel caso in cui la larghezza del canale
sia piccola rispetto ai raggi di curvatura.
Nel caso in cui sia ri<<B, infatti, si può scrivere
ri + B ⎛ B⎞ B
ln(re / r i ) = ln = ln⎜⎜1 + ⎟⎟ ≅
ri ⎝ ri ⎠ ri
Il confronto tra i sovralzi Δy calcolati con la (82) e quelli calcolati con la (83) è
illustrato in Fig. 108. Si osserva che fino a rapporti B/rm≈0.5 le due formulazioni
producono risultati poco dissimili tra loro.
Fig. 108
L’equazione (83) può essere riscritta nella seguente forma
Δy B 2
≅ F
y rm
la quale mostra che il sovralzo relativo Δy/y cresce proporzionalmente alla curvatura
e al quadrato del numero di Froude.
Va tuttavia sottolineato che le ipotesi e le semplificazioni che hanno consentito di
ottenere le relazioni (82) o (83) non possono ritenersi accettabili quando le curve
sono molto strette e la corrente è caratterizzata da elevati valori del numero di
Froude. Ad esempio, per valori di (B/rm)F2 superiori 0.25 si assiste alla separazione
-89-
della corrente in corrispondenza dell’intradosso e la stessa soluzione
unidimensionale cade in difetto.
C’è inoltre da considerare la lunghezza della curva che deve essere sufficiente per
consentire che il sovralzo si sviluppi completamente. In direzione trasversale, infatti,
la superficie libera è orizzontale in corrispondenza della sezione iniziale della curva
e, via via che si procede verso valle si inclina fino a raggiungere, dopo una
lunghezza (di adattamento) Lmin, la pendenza Δy/B fornita dalla (82) o dalla (83).
Empiricamente, questa lunghezza viene generalmente assunta pari a Lmin=30 Δy.
6.4.4 Vegetazione
-90-
fondo. Le differenze che si riscontrano discendono proprio dal fatto che non è più
possibile confondere sen(ϑ) con tan(ϑ) e assumere cos(ϑ)≈1.
Tali differenze, soprattutto per le maggiori pendenze, hanno comunque un
importante impatto sulla soluzione come verrà evidenziato nel seguito.
Fig. 109
pP = γ (n − μ ) cos(ϑ ) (84)
La quota piezometrica hP* , nel punto P, sarà dunque data dalla seguente relazione
ovvero
che risulta costante, cioè indipendente dalla posizione μ del punto P lungo la normale
al fondo. Al contrario, è facile verificare che la distribuzione delle pressioni in
direzione verticale non è idrostatica2.
2
In direzione verticale (ζ), la quota geodetica del punto P vale z+ζ, utilizzando l’espressione (84) per
la pressione, la quota piezometrica del punto P è fornita dalla seguente relazione
-91-
Si osserva che la quota piezometrica non coincide più con la quota della superficie
libera e risulta inferiore ad essa. Al crescere della pendenza, la pressione sul fondo
p(z) si riduce sensibilmente essendo, dalla (84), p(z)=γ n.cos(ϑ)=γ y.cos2(ϑ) e, al
limite, per un canale con fondo verticale (ϑ=90°), la pressione sul fondo si annulla.
L’energia E è data dalla somma della quota piezometrica e dell’altezza cinetica.
Utilizzando la (85), possiamo pertanto scrivere
Q2 Q2
E = z + y cos 2 (ϑ ) + ……………. …… H = E − z = y cos 2
(ϑ ) + (86)
2g A 2 2g A 2
in cui l’area A è quella della sezione liquida normale alla direzione del moto. Per una
sezione rettangolare, ad esempio, l’energia rispetto al fondo vale
H = y cos 2 (ϑ ) + Q 2 / 2g B 2 y 2 cos 2 (ϑ ) .
Per la spinta M, che agisce nella direzione del moto, la componente statica è data al
prodotto dell’area A, normale alla direzione del moto, per l’altezza di pressione pG/γ
valutata mediante la (84) in corrispondenza del baricentro.
pG Q2 Q2
M=A + = A μ G cos(ϑ ) +
γ gA gA
in cui μG è la profondità del baricentro misurata nel piano della sezione ortogonale al
moto. Per una sezione rettangolare, ad esempio, risulta
By 2 cos 3 (ϑ ) Q2
M= +
2 g By cos(ϑ )
Il diagramma H-y, che è una rappresentazione grafica della (86), fissate la portata e
la forma della sezione, è poco dissimile da quello illustrato in Fig. 4. In particolare il
coefficiente angolare dell’asintoto obliquo non è più 1 ma vale cos2(ϑ). L’altezza
critica, corrispondente al minimo della curva espressa dalla (86) si determina
imponendo la seguente condizione, analoga alla (10)
Q 2 Bc
=1 (87)
g Ac3 cos(ϑ )
Si osserva innanzitutto che, a differenza del caso in cui la pendenza del fondo è
relativamente, quando la pendenza è forte l’altezza critica dipende anche dalla
pendenza. Si vede poi che al crescere della pendenza l’altezza critica si sposta verso
valori sempre più elevati estendendo di fatto in questo modo la regione delle correnti
rapide. Al limite, per un fondo verticale, l’altezza critica tende ad infinito è non è più
possibile avere correnti lente.
-92-
Per il diagramma M-y valgono le stesse considerazioni appena illustrate con
riferimento al diagramma H-y. In particolare, le relazioni (87) e (88) esprimono la
condizione di minimo anche per la spinta M.
Estendendo la definizione di numero di Froude ai moti caratterizzati da forti
pendenze, con riferimento alla (87) possiamo scrivere
Q 2B
F= (89)
g A 3 cos(ϑ )
c = g y cos 2 (ϑ )
3
La derivata rispetto ad x della (86) si scrive
dE dz dy d ⎛ Q2 ⎞ dn dy Q 2 B dn
= + cos 2 (ϑ ) + ⎜ ⎟ = −sen (ϑ ) + cos 2
(ϑ ) −
dx dx dx dn ⎜⎝ 2gA 2 ⎟ dx
⎠ dx gA 3 dx
L’equazione (18) si scrive pertanto
dE dy Q 2 B dy
−j= = −sen(ϑ ) + cos 2 (ϑ ) − cos(ϑ )
dx dx gA 3 dx
Ricordando l’espressione (89) per il numero di Froude, la precedente relazione può essere scritta
come segue
dy sen(ϑ ) − j
=
dx (
cos 2 (ϑ ) 1 − F 2 )
-93-
6.6 Canali con fondo curvo
OMISSIS
Fig. 110
In prossimità della superficie libera, dovendo il moto essere parallelo alla superficie
stessa, sarà
w (h ) = v
dh
=v
d
(y + z ) = v ⎛⎜ dy − i f ⎞⎟ ≅ v dy (90)
dx dx ⎝ dx ⎠ dx
-94-
la quale, in base alla precedente relazione può essere scritta come
dw w (h )
=
dζ y
∂ p v2 ⎡ 1 d 2y 1 ⎛ dy ⎞ ⎤
2
( ) = −1 − ⎢ − 2 ⎜ ⎟ ⎥ (ζ − z )
∂ζ γ g ⎣⎢ y dx 2
y ⎝ dx ⎠ ⎦⎥
p(ζ ) v2 ⎡ 1 d 2y 1 ⎛ dy ⎞
2
⎤ 2
= (h − ζ ) + ⎢ − 2 ⎜ ⎟ ⎥ ( y − (ζ − z ) )
2
γ 2g ⎢⎣ y dx
2
y ⎝ dx ⎠ ⎥⎦
yz 2g ⎣⎢ y dx y ⎝ dx ⎠ ⎦⎥
2
⎛ w (h ) ⎞
h
v + ⎜⎜2
⎟⎟ (ζ − z ) 2
1
+ ∫ ⎝ y ⎠ dζ
yz 2g
q2 ⎡ 2 d 2 y 1 ⎛ dy ⎞ 2 ⎤
E =z+y + ⎢1 + y − ⎜ ⎟ ⎥ (91)
2gy 2 ⎢⎣ 3 dx
2
3 ⎝ dx ⎠ ⎥⎦
nella quale, rispetto a quella canonica espressa dalla (6), sono presenti due termini
addizionali che tengono conto della pendenza della superficie libera (dy/dx) della sua
curvatura (d2y/dx2). Si osserva inoltre che questi contributi diventano importanti
quando è importante il termine cinetico.
Sviluppando l’equazione (18), nella quale l’espressione per l’energia E è quella
fornita dalla (91) si trova
-95-
y 2 d 3y
if − j − F2
dy 3 dx 3
= (92)
dx ⎡ 2 d 2 y 1 ⎛ dy ⎞ 2 ⎤
1 − F ⎢1 + y
2
2
− ⎜ ⎟ ⎥
⎣⎢ 3 dx 3 ⎝ dx ⎠ ⎦⎥
M y 2 q2 ⎡ 1 d 2 y 1 ⎛ dy ⎞ 2 ⎤
= + ⎢1 + y 2
− ⎜ ⎟ ⎥ (93)
B 2 gy ⎢⎣ 3 dx 3 ⎝ dx ⎠ ⎥⎦
Va segnalato che la soluzione dell’equazione (18) con l’energia espressa dalla (91)
ovvero la soluzione della (92) presentano non pochi problemi di carattere numerico
legati alla forte instabilità che intrinsecamente caratterizza queste equazioni. Inoltre,
per la presenza di una derivata seconda del livello nell’espressione per E, la
soluzione richiede condizioni al contorno addizionali non sempre agevoli da
assegnare.
Non va per altro sottaciuto che queste equazioni non introducono sensibili
miglioramenti nella ricostruzione dei profili liquidi e il loro impiego, nella pratica
ingegneristica, è generalmente caratterizzato da un modesto interesse.
-96-
7 Canali caratterizzati da sezioni chiuse
Non è infrequente imbattersi, nella pratica, in canali che, per tratti di lunghezza non
trascurabile, sono caratterizzati da una sezione chiusa e possono pertanto
funzionare sia a superficie libera che in pressione. In quest’ultimo caso il profilo da
tracciare non è più, ovviamente, quello della superficie libera bensì quello che
rappresenta la quota piezometrica. Situazioni di questo tipo si verificano con
riferimento a condotti fognari e, soprattutto, con riferimento a tombini e a tratti, più o
meno lunghi, di canali tombati, molto frequenti, questi ultimi, in ambito urbano.
E’ abbastanza difficile reperire in letteratura una trattazione organica degli aspetti
teorici relativi alle caratteristiche del moto entro condotti. Inoltre, come si vedrà, il
moto entro condotti, è un problema notevolmente complesso per la grande quantità
di situazioni differenti che possono presentarsi. Ad esempio, il problema è complicato
dal fatto che, quando il moto avviene a superficie libera, anche in condizioni di moto
uniforme, il legame tra portata fluente e altezza d’acqua non è necessariamente
biunivoco. Inoltre perdono in parte di significato alcuni parametri caratteristici dei moti
a superficie libera quali quelli che fanno riferimento alle condizioni critiche.
Il problema, dal punto di vista pratico, è ulteriormente complicato dal fatto che non è
più trascurabile la dinamica dell’aria al di sopra della superficie libera, trascinata dalla
corrente. Per questi motivi verranno qui illustrati solo alcuni aspetti teorici, nell’ipotesi
semplificativa che, se il moto avviene a superficie libera, la pressione al di sopra di
quest’ultima sia atmosferica. Qualche cenno sul reale funzionamento, influenzato
dagli effetti determinati dal trascinamento dell’aria, saranno comunque brevemente
discussi.
-97-
Si ricorda che per un moto uniforme a superficie libera è costante la velocità e
l’altezza d’acqua y e quindi l’energia rispetto al fondo H, inoltre la pendenza della
superficie libera (che corrisponde alla pendenza della linea piezometrica) coincide
con la pendenza della linea dell’energia j ed entrambe coincidono con la pendenza
del fondo if. In un moto stazionario in pressione, invece, la velocità è sempre
costante (e quindi il moto è sempre uniforme). Inoltre, essendo costanti area e raggio
idraulico, si ha sempre la coincidenza tra la pendenza della linea piezometrica e la
pendenza della linea dell’energia j e queste pendenze, normalmente, differiscono
dalla pendenza del fondo if (ovvero dalla pendenza dell’asse della condotta).
E’ da osservare inoltre che per alcune sezioni chiuse, come ad esempio quella
circolare, quando il moto avviene a superficie libera si realizzano due distinte altezze
di moto uniforme, come verrà precisato nel seguito.
Fig. 111
-98-
a if=iD, quando il livello passa da valori appena inferiori all’altezza D della sezione, a
valori appena superiori. Si osserva inoltre che per y>D non vi è nessun legame tra la
pendenza del fondo e l’altezza piezometrica y.
E’ da osservare infine che, per la sezione circolare e una pendenza del fondo
compresa tra if=im e if=iD si realizzano due distinte altezze di moto uniforme a
superficie libera. La prima, che sarà indicata con y0, è inferiore a ym, la seconda, che
sarà indicata con y00, è superiore a ym: Nel complesso si ha quindi 0<y0<ym<y00<D. Al
contrario, nel caso di sezione rettangolare, la condizione di moto uniforme è unica.
Fig. 112
Fig. 113
-99-
L’energia rispetto al fondo H ammette un minimo che corrisponde alle condizioni
critiche. Come per i canali, questa condizione di minimo si trova imponendo ∂H/∂y=0
ovvero imponendo F=1 (vedi Fig. 113a-b). Per la sezione rettangolare, però, può
accadere che la soluzione della relazione F=1, nella quale si assuma la larghezza B
costante, produca un’altezza yc>D e non è quindi possibile parlare di altezza critica in
senso stretto. In questo caso è comodo estendere la definizione di altezza critica
ponendo yc=D (vedi Fig. 113c). In questo modo yc che rappresenta ancora sia la
condizione di minimo per H, sia, come si vedrà, il punto di separazione tra corrente
lenta e rapida,.
Per quanto riguarda invece la pendenza critica che, in queste condizioni,
evidentemente non esiste, è comodo assegnare alla stessa il valore che avrebbe se
la sezione rettangolare non fosse chiusa superiormente. In tal modo possiamo
pensare che la situazione illustrata in Fig. 113c sia caratterizzata da una pendenza
critica inferiore alla pendenza minima (ic<im).
Questi aspetti possono risultare più chiari se si osserva il legame tra l’altezza y e il
numero di Froude, per un assegnato valore di portata, illustrato in Fig. 114. In questa
figura si osserva, nel caso di sezioni circolari (Fig. 114a), che al variare di y
nell’intervallo 0<y<D, il numero di Froude varia tra zero e infinito. Di conseguenza
esiste sempre una soluzione per la condizione F=1, e si avrà quindi 0<yc<D.
Nel caso di sezioni rettangolari, invece, non sempre la condizione F=1 ammette
soluzione. In tal caso (Fig. 114c), si può assumere, come si è detto, yc=D nel senso
che per y<yc la corrente è caratterizzata da valori del numero di Froude superiori
all’unità mentre per y>yc risulta F=0.
Fig. 114
Estendendo i concetti di corrente lenta (F<1) e rapida (F>1) propri dei moti a
superficie libera, al caso di un moto in pressione, si può dire che quest’ultimo è
sempre caratterizzato dall’essere una corrente lenta (Fig. 113).
Questa estensione, come si vedrà nel seguito, si trova in sostanziale accordo con le
conseguenze proprie evidenziate per i moti a superficie libera. Ad esempio, nelle
ipotesi fatte, di fluido incomprimibile e condotto indeformabile, la velocità di
propagazione di piccole perturbazioni ondose (onde di pressione) è infinita, pertanto
queste perturbazioni sono sempre in grado di risalire la corrente come avviene nei
moti a superficie libera caratterizzati dallo stato sub-critico.
-100-
Per quanto riguarda il concetto di spinta M, questo resta sostanzialmente analogo a
quello introdotto per i canali. L’andamento della funzione M(y) è illustrato in Fig. 115
ed ha caratteristiche del tutto analoghe all’andamento dell’energia H illustrato nella
precedente Fig. 113.
Fig. 115
-101-
Quando il moto avviene in pressione si può avere il profilo P2, quando è if<iD, o il
profilo P1 quando invece è if>iD.
Un’ultima osservazione riguarda il profilo M5 del caso di Fig. 116c e il profilo M2
illustrato in Fig. 116d. Questi profili sono entrambi caratterizzati da una corrente
lenta, comandata da valle, e una superficie libera che, procedendo verso monte, si
incolla al cielo della condotta producendo un moto in pressione. In prossimità della
transizione a moto in pressione, l’aria al di sopra della superficie libera che viene
trascinata verso valle dalla corrente produce, inevitabilmente, uno stato di
depressione che anticipa la transizione verso le condizioni di moto in pressione.
Fig. 116
Consideriamo quindi, sempre per una sezione circolare, il caso im<ic<iD. Essendo la
pendenza critica inferiore a iD, esistono, associati alla pendenza critica due diversi
valori dell’altezza critica yc e questo fatto rappresenta, evidentemente, un’ulteriore
complicazione. Tuttavia, da un punto di vista qualitativo, vi è spesso una certa
corrispondenza tra i profili che si realizzano in queste condizioni e i profili illustrati
precedentemente relativi al caso im<id<ic.
In particolare, il caso im<ic<iD<if e prevede, qualitativamente, i profili già illustrati in
Fig. 116a.
Per il caso im<ic<if<iD caratterizzato da due diverse altezze critiche yc, comunque
comprese tra le altezze di moto uniforme y0 e y00, i profili che si sviluppano sono
illustrati in Fig. 117a.
Anche il caso im<if <ic<iD prevede una doppia configurazione legata al valore assunto
dall’altezza critica yc. Quando l’altezza yc dovesse risultare inferiore a y0 (e quindi
anche a y00), i profili che si sviluppano sono sostanzialmente quelli illustrati in Fig.
-102-
116c. Quando invece risulta y0<y00<yc, i profili che si determinano sono quelli riportati
in Fig. 117b.
Infine, nel caso if<im<ic<iD i profili che si sviluppano sono analoghi a quelli illustrati in
Fig. 116d.
Fig. 117
Con riferimento alle situazioni illustrate in Fig. 117, si possono fare considerazione
analoghe a quelle discusse con riferimento al caso im<id<ic (Fig. 116).
In particolare, si osserva ancora, nel caso im<ic<if<iD (Fig. 117a), che un moto
caratterizzato da un’altezza prossima a y00 è sostanzialmente instabile. Partendo da
valle (si tratta di una corrente lenta) con un’altezza prossima a y00, infatti, nel
procedere verso monte, piccoli disturbi possono determinare l’instaurarsi del profilo
S4, verso la condizione critica, oppure l’instaurarsi del profilo S5 che porterebbe il
moto riempire la sezione e a svilupparsi quindi in pressione lungo il profilo P2. Anche
nel caso im<if<ic<iD (Fig. 117b) l’altezza di moto uniforme y00 risulta instabile.
Partendo questa volta da monte da valle (si tratta di una corrente rapida) con
un’altezza prossima a y00, infatti, nel procedere verso valle, piccoli disturbi possono
determinare l’instaurarsi del profilo M1, verso la condizione critica, oppure l’instaurarsi
del profilo M8 verso la condizione di moto uniforme con y=y0.
Problemi di depressione, infine, legati al trascinamento dell’aria da parte della
corrente si presentano quando il moto si sviluppa con il profilo S5 del caso di Fig.
117a e con il profilo M6 illustrato in Fig. 117b.
E’ da sottolineare che i profili P1 e P2 indicati in Fig. 116 e in Fig. 117 sono tracciati,
per maggiore chiarezza grafica, solo per y>D. In realtà questi profili, quando il moto
avviene a sezione piena, possono spingersi all’interno del condotto (y<D) ed essere
caratterizzati anche da valori negativi dell’altezza piezometrica y. In questi casi,
evidentemente, il moto avviene in depressione.
Esempio. Consideriamo ad esempio il caso di una condotta circolare di diametro D=1
m e coefficiente di scabrezza ks=80 m1/3/s, nella quale fluisca una portata Q=4.1
m3/s. In tal caso l’altezza critica vale yc=0.98 m a cui corrisponde una pendenza
ic=0.02422 inferiore alla pendenza limite, che vale iD=0.02704, e superiore alla
pendenza minima im=0.02337.
Se la condotta è caratterizzata da una pendenza del fondo if=0.02355, siamo nel
caso im<if <ic<id illustrato in Fig. 117b. Le altezze di moto uniforme valgono infatti
y0=0.914 m e y00=0.960 m, entrambe inferiori a yc. A queste altezze sono associati i
valori F=1.5 e F=1.2, rispettivamente. Siamo dunque di fronte alla situazione in cui,
-103-
pur essendo la pendenza del fondo inferiore a quella critica, il moto uniforme è di
corrente rapida.
Se, invece, la condotta è caratterizzata da una pendenza del fondo if=0.025, siamo
nel caso im<ic <if<id illustrato in Fig. 117a. Le altezze di moto uniforme valgono infatti
y0=0.861 m e y00=0.991 m, rispettivamente inferiore e superiore a yc. A queste
altezze sono associati i valori F=1.785 e F=0.819, rispettivamente. Siamo dunque di
fronte alla situazione in cui, pur essendo la pendenza del fondo inferiore a quella
critica, il moto uniforme può essere sia di corrente rapida (y0) sia di corrente lenta
(y00).
Sezione rettangolare. Per una sezione rettangolare è innanzitutto importante
osservare (Fig. 112) che il legame tra il livello y e la pendenza del fondo if è
biunivoco finché il moto si mantiene a superficie libera. Di conseguenza, perde di
significato il confronto tra la pendenza limite iD e quella critica ic.
Per una sezione rettangolare è poi importante distinguere tra le due situazioni
illustrate in Fig. 115b e in Fig. 115c. Nel caso di Fig. 115b la pendenza critica ic è
certamente superiore a im: Qualsiasi pendenza inferiore a im, infatti, produce un moto
uniforme in pressione per il quale il numero di Froude è identicamente nullo e non
esistono pertanto condizioni critiche. Nel caso illustrato in Fig. 115c, invece, non è
possibile definire la pendenza critica ma, come si è detto, possiamo pensare che in
queste condizioni la pendenza critica sia inferiore alla pendenza minima.
Per quanto detto, pertanto, si possono distinguere le situazioni im<ic e ic<im. Nella
discussione sulle possibili configurazioni è poi necessario distinguere i casi in cui if<iD
da quelli in cui if>iD ricordando, per altro, che tale distinzione si riflette esclusivamente
sui profili che si sviluppano quando il moto è in pressione.
Consideriamo dapprima il caso im<ic. I profili che possono svilupparsi al variare della
pendenza del fondo rispetto alle tre pendenze caratteristiche, sono illustrati in Fig.
118a-e.
Nel caso, invece, in cui sia ic<im, come si è detto, la corrente è sempre rapida se il
moto avviene a superficie libera mentre è lenta se il moto è in pressione. I profili che
possono svilupparsi al variare della pendenza del fondo rispetto alle pendenze iD e
im, sono illustrati in Fig. 118f-h.
A parte i problemi che possono nascere per l’eventuale mancanza di una sufficiente
aerazione della vena nei casi dei profili M2 di Fig. 118e, e S2 di Fig. 118f-g, vi sono
alcune situazioni cui vale la pena accennare.
E’ interessante osservare, in Fig. 118b e Fig. 118d che per valori del tirante prossimi
a y=D, imposti da valle essendo la corrente comunque lenta, può svilupparsi un moto
in pressione o un moto a superficie libera che seguendo il profilo S4 (Fig. 118b) o M4
(Fig. 118d) si porta rispettivamente verso le condizioni critiche o verso il moto
uniforme. Quando l’altezza y è poco inferiore a D, quindi, piccoli disturbi sulla
superficie libera possono determinare lo sviluppo di un moto in pressione.
Un po’ particolari sono i profili che si realizzano quando ic<im (Fig. 118f-h). Il profilo di
corrente rapida S6 di Fig. 118h, comandato da monte, non può evidentemente
estendersi fino al limite y=D così come il profilo di corrente rapida S2 di Fig. 118f,
comandato da monte, non può originare dal limite y=D
-104-
Fig. 118
-105-
Come per la sezione circolare, è da sottolineare che i profili P1 e P2 indicati in Fig.
118 sono tracciati, per maggiore chiarezza grafica, solo per y>D. In realtà questi
profili, quando il moto avviene a sezione piena, possono spingersi all’interno del
condotto (y<D) ed essere caratterizzati anche da valori negativi dell’altezza
piezometrica y. In questi casi, evidentemente, il moto avviene in depressione.
Fig. 119
Il legame tra le caratteristiche del moto a monte e a valle di questo risalto è ancora
determinato attraverso l’applicazione del teorema della quantità di moto applicato al
volume di fluido compreso tra le sezioni m e v di Fig. 119. Nell’ipotesi di trascurare il
contributo delle resistenze di parete e il peso del fluido nella direzione della corrente,
il bilancio delle forze si scrive
Q2 Q2
Am zGm + = Av zGv + (94)
g Am g Av
-106-
y m2 Q2 Q2
B + = B ( y v − D / 2) + (95)
2 g B ym g BD
Fig. 120
Negli esempi che seguono distingueremo poi il caso di imbocco ben raccordato dal
caso di imbocco a spigolo vivo e i casi di corrente aerata o non aerata.
Esempio 1. Assumiamo che il tratto a sezione chiusa sia lungo L=60 m, che la
pendenza del fondo sia if=0.001 e che la portata fluente valga Q=1.0 m3/s. In tal caso
si ha
y0=0.533 m yc=0.294 m im=0.00017 iD=0.00030 ic=0.00578
Con riferimento alle condizioni nei tratti di canale a cielo aperto, essendo if<ic,
avremo, infinitamente a monte e a valle condizioni di moto uniforme di corrente lenta.
Essendo im<iD<if<ic, i profili che possono svilupparsi lungo il tratto tombato sono quelli
di Fig. 118c. Per ricostruire il profilo si parte da valle (sez. 1) con un’altezza pari a
quella di moto uniforme Tali condizioni si mantengono fino alla sezione 2, poco a
valle dello sbocco, dove risulta y2=y1=y0=0.533 m. Tra le sezioni 2 e 3 non ci sono
variazioni percepite dalla corrente, sarà quindi y3=y2. Proseguendo verso monte si
mantengono dunque condizioni di moto uniforme fino alla sezione 4. Ancora, tra le
sezioni 4 e 5 non ci sono variazioni percepite dalla corrente, sarà dunque y5=y4=y0.
Verso monte la corrente continuerà a mantenersi in condizioni di moto uniforme, e la
condizione di moto uniforme occuperà dunque tutto il canale (Fig. 121).
-107-
Fig. 121
Esempio 2. La stessa soluzione (Fig. 121) si trova quando nel canale appena
descritto fluisce una portata di 2.0 m3/s anche se, in questo caso, essendo
y0=0.876 m yc=0.467 m im=0.00070 iD=0.00120 ic=0.00585
e quindi im<if <iD<ic, i profili che possono svilupparsi sono quelli di Fig. 118d.
Per essere l’altezza del moto y0 poco inferiore all’altezza D della sezione potrebbe
verificarsi, in questo caso, un funzionamento irregolare caratterizzato da un moto
pulsante (vedi paragrafo 7.4), determinato da un’insufficiente aerazione della
corrente.
Esempio 3. Supponiamo ora di incrementare la portata al valore Q=3.0 m3/s. In
questo caso si ha
y0=1.188 m yc=0.612 m im=0.00157 iD=0.0027 ic=0.0061
Con riferimento alle condizioni nei tratti di canale a cielo aperto, essendo if<ic,
avremo, infinitamente a monte e a valle, condizioni di moto uniforme di corrente
lenta. Essendo inoltre if<im<iD<ic, i profili che possono svilupparsi lungo il tratto
tombato sono quelli di Fig. 118e. Per ricostruire il profilo si parte da valle (sez. 1) con
un’altezza pari a quella di moto uniforme. Tali condizioni si mantengono fino alla
sezione 2, poco a valle dello sbocco, dove risulta y2=y1=y0=1.188 m.
Fig. 122
Per passare dalla sezione 2 alla sezione 3’, immediatamente a valle dello sbocco,
conviene operare un bilancio delle spinte che, con riferimento allo schema illustrato
in Fig. 122, si scrive
y 32' Q2 y2 Q2
B + =B 2 + (97)
2 g DB 2 gy2B
-108-
L’integrazione del profilo P2 lungo il tratto tombato fino alla sezione 4 fornisce:
H4=H3+(iD-if)⋅L=1.374 m y4=y3+(iD-if)⋅L=1.259 m
Se consideriamo l’imbocco ben raccordato, dal bilancio di energia tra le sezioni 5 e 4,
nell’ipotesi di trascurare le eventuali modeste dissipazioni localizzate si ha
H5=H4=1.374 m a cui corrisponde, sul ramo delle correnti lente, l’altezza y5=1.307 m.
Essendo y5>y0, verso monte si svilupperà un profilo di rigurgito M1 fino alle condizioni
di moto uniforme (sezione 6). Il profilo complessivo è illustrato in Fig. 123.
Fig. 123
Esempio 4. Supponiamo ora di incrementare ulteriormente la portata al valore Q=8.0
m3/s. In questo caso si ha
y0=2.616 m yc=1.177 m im=0.0112 iD=0.01923 ic=0.00728
L’altezza critica nel canale risulta superiore a D, pertanto, per il tratto tombato non è
definibile la pendenza critica (ovvero si può pensare che sia ic<im, come accade per il
canale) ed essendo if<im<iD, potranno svilupparsi i profili illustrati in Fig. 118h.
In questo caso, comunque, sempre nell’ipotesi che l’imbocco sia ben raccordato, la
soluzione del problema è qualitativamente analoga a quella appena vista, illustrata in
Fig. 123.
Esempio 5. Consideriamo la stessa situazione descritta nell’Esempio 4 assumendo
però che l’imbocco sia a spigolo vivo e non siano presenti dispositivi in grado di
aerare la vena lungo il tratto tombato. Le caratteristiche del moto e i possibili profili
sono, ovviamente, quelli già visti nell’esempio precedente.
Il profilo che si sviluppa in questo caso, illustrato in Fig. 124, si determina a partire
dalla sezione di valle (sezione 1) in corrispondenza della quale si hanno condizioni di
moto uniforme. Tali condizioni si mantengono fino alla sezione 2, poco a valle dello
sbocco, dove risulta y2=y1=y0=2.616m.
Per passare dalla sezione 2 alla sezione 3’, immediatamente a valle dello sbocco,
conviene operare il bilancio delle spinte (97) che fornisce y3’=2.197 m a cui
corrisponde l’energia H3’=3.013 m. Nel passare dalla sezione 3’ alla sezione 3 si può
assumere che l’energia si mantenga costante. Si avrà pertanto H3=H3’=3.013 m e
y3=y3’=2.197 m. In corrispondenza della sezione 3, inoltre, la spinta vale M3=6.656
m3.
L’integrazione del profilo P2 lungo il tratto tombato fino alla sezione 4, posta poco a
valle dell’imbocco, fornisce H4=H3+(iD-if)⋅L=4.107 m, y4=y3+(iD-if)⋅L=3.291 m.
Dal bilancio di energia tra le sezioni 5 e 4, nell’ipotesi di considerare la dissipazione
localizzata di imbocco, si trova H5=H4+0.5.v2/2g=4.515 m a cui corrisponde, sul ramo
delle correnti lente, l’altezza y5=4.474 m.
-109-
Essendo y5>y0, verso monte si svilupperà un profilo di rigurgito M1 fino alle condizioni
di moto uniforme (sezione 6).
E’ da osservare che, in corrispondenza della sezione di vena contratta, indicata in
figura come sezione 4’, compresa tra le sezioni 4 e 5, si ha un sensibile
abbassamento della pressione. La quota piezometrica y4’ può essere calcolata dal
bilancio di energia H5=H4’ che fornisce, assumendo per il coefficiente di contrazione il
valore cc=0.6, y4’=2.249 m.
Essendo y4’>D, la vena non è soggetta a depressione e la soluzione illustrata in Fig.
124 resta pertanto valida anche in presenza di dispositivi di aerazione della vena.
Fig. 124
Esempio 6. Assumiamo, come negli esempi precedenti che il tratto a sezione chiusa
sia lungo L=60 m e alto D=1 m, assumiamo inoltre lo stesso coefficiente di resistenza
kS=60 m1/3/s, ma una pendenza del fondo if=0.005 e una portata fluente Q=6.0 m3/s.
In tal caso si ha
y0=1.091 m yc=0.972 m im=0.0063 iD=0.0108 ic=0.0068
Essendo if<im<ic<iD, i possibili profili sono quelli illustrati in Fig. 118e. Per quanto
riguarda l’ubicazione delle diverse sezioni si può fare riferimento alla Fig. 124.
Il moto uniforme nel canale è caratterizzato da corrente lenta pertanto si parte dalla
sezione di valle (sezione 1) con y1=y0=1.091 m. Tali condizioni si mantengono fino
alla sezione 2, poco a valle dello sbocco.
Essendo y2<D, è necessario considerare una sezione 3’ immediatamente a valle
dello sbocco come già visto nell’Esempio 3. Per passare dalla sezione 2 alla sezione
3’ si opera il bilancio delle spinte (97) che fornisce y3’=1.018 m a cui corrisponde
l’energia H3’=1.477 m. Nel passare dalla sezione 3’ alla sezione 3 si può assumere
che l’energia si mantenga costante. Si avrà pertanto H3=H3’=1.477 m e y3=y3’=1.018
m. In corrispondenza della sezione 3, inoltre, la spinta vale M3=2.871 m3, appena
inferiore a quella del moto uniforme di valle che vale M0=2.872 m3.
L’integrazione del profilo P2 tra le sezioni 3 e 4’ fornisce H4=H3+(iD-if)⋅L=1.825 m a cui
corrispondono l’altezza y4=y3+(iD-if)⋅L=1.366 m e la spinta M4=M3+A⋅(iD-if)⋅L=3.567 m3.
Dal bilancio di energia tra le sezioni 5 e 4, nell’ipotesi di considerare la dissipazione
localizzata di imbocco, si trova H5=H4+0.5.v2/2g=2.054 m a cui corrisponde, sul ramo
delle correnti lente, l’altezza y5=1.931 m.
Essendo y5>y0, verso monte si svilupperà un profilo di rigurgito M1 fino alle condizioni
di moto uniforme (sezione 6).
E’ da osservare che, in corrispondenza della sezione di vena contratta, indicata in
figura come sezione 4’, compresa tra le sezioni 4 e 5, si ha un sensibile
abbassamento della pressione. La quota piezometrica y4’ può essere calcolata dal
-110-
bilancio di energia H5=H4’ che fornisce, assumendo per il coefficiente di contrazione il
valore cc=0.6, y4’=0.780 m.
Essendo y4’<yc e la lunghezza del tratto a sezione chiusa relativamente lungo
(lunghezza maggior di 10D), la corrente si comporta in modo diverso in relazione
all’aerazione della stessa.
Per una corrente non aerata, il profilo che si sviluppa è sostanzialmente quello
illustrato in Fig. 124, dove però l’altezza critica risulta, come si è visto, inferiore
all’altezza D della sezione. Se però, in prossimità della sezione di vena contratta è
presente un dispositivo in grado di garantire l’aerazione della corrente, la
configurazione che si realizza potrebbe essere sensibilmente diversa da quella di
Fig. 124.
Assumiamo che in corrispondenza della sezione di vena contratta possa instaurarsi,
sulla superficie liquida, una pressione prossima a quella atmosferica. In tal caso si ha
y4’=D.cc=0.6 m, H4’=D.cc+Q2/2g (D.cc)2=1.874 m.
A partire dalla sezione 4’ verso valle si svilupperà un profilo di corrente rapida
decelerata M3. Se, durante l’integrazione del profilo M3, si ricostruisce
contemporaneamente l’andamento delle altezze coniugate in pressione, utilizzando
l’equazione (96), e si confrontano queste ultime con il profilo P2, ci si accorge che la
corrente lenta di valle è caratterizzata da una spinta sempre superiore a quella della
corrente rapida (Fig. 125a), pertanto il moto viene rigurgitato e la configurazione che
si realizza è esattamente la stessa prevista nel caso di assenza di aerazione.
Fig. 125
Esempio 7. Consideriamo le stesse condizioni geometriche ed idrauliche
dell’esempio precedente ma assumiamo che il tratto a sezione chiusa sia lungo L=40
m. le altezze e le pendenze caratteristiche saranno evidentemente le stesse
calcolate per l’Esempio 6.
Procedendo da valle, e facendo riferimento alla Fig. 124 per l’ubicazione delle
diverse sezioni, si avrà ancora y1=y2=y0=1.091 m. Utilizzando il bilancio delle spinte
tra le sezioni 2 e 3’ e quindi il bilancio di energia tra le sezioni 3’ e 3 risulterà, come in
precedenza, y3=y3’=1.018 m e H3=H3’=1.477 m. Seguendo verso monte il profilo P2 si
trova H4=H3+(iD-if)⋅L=1.709 m a cui corrisponde l’altezza y4=y3+(iD-if)⋅L=1.25 m. Dal
bilancio di energia tra le sezioni 5 e 4, nell’ipotesi di considerare la dissipazione
-111-
localizzata di imbocco, si trova H5=H4+0.5.v2/2g=1.938 m a cui corrisponde, sul ramo
delle correnti lente, l’altezza y5=1.796 m. Infine, essendo y5>y0, verso monte si
svilupperà un profilo di rigurgito M1 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 6).
In corrispondenza della sezione di vena contratta (sezione 4’) si ha un sensibile
abbassamento della pressione. La quota piezometrica y4’ può essere calcolata dal
bilancio di energia H5=H4’ che fornisce, assumendo per il coefficiente di contrazione il
valore cc=0.6, y4’=0.664 m.
Per una corrente non aerata, il profilo che si sviluppa è sostanzialmente quello
illustrato in Fig. 124, dove però l’altezza critica risulta inferiore all’altezza D della
sezione. Se però in prossimità della sezione di vena contratta è presente un
dispositivo in grado di garantire l’aerazione della corrente, essendo y4’<yc, la
configurazione che si realizza potrebbe essere sensibilmente diversa da quella di
Fig. 124.
Assumiamo che in corrispondenza della sezione di vena contratta possa instaurarsi,
sulla superficie liquida, una pressione prossima a quella atmosferica. In tal caso si ha
y4’=D.cc=0.6 m, H4’=D.cc+Q2/2g (D.cc)2=1.874 m.
A partire dalla sezione 4’ verso valle si svilupperà un profilo di corrente rapida
decelerata M3. Confrontando l’andamento delle altezze coniugate in pressione,
calcolato mediante l’equazione (96), e il profilo P2, si osserva che l’eguaglianza delle
spinte si attua all’interno del tratto tombato ad una distanza di circa 7.6 m a valle
dell’imbocco (Fig. 125b). Qui si ha la formazione di un risalto stabile. In
corrispondenza delle sezioni 7 e 8, poste a cavallo del risalto, si trova y7=0.649 m e
y8=1.206 m. Il profilo liquido risultante è illustrato in Fig. 126.
Fig. 126
Esempio 8. Consideriamo ancora le stesse condizioni geometriche ed idrauliche dei
due precedenti esempi ma riduciamo la lunghezza del tratto a sezione chiusa al
valore L=30 m. Ovviamente le altezze e le pendenze caratteristiche saranno le
stesse viste in precedenza. Del tutto analoga sarà anche la ricostruzione del profilo a
partire da valle (sezione 1) fino alla sezione 3 in corrispondenza dello sbocco dove si
avrà y3=1.018 m e H3=1.477 m.
Seguendo verso monte il profilo P2 si trova H4=H3+(iD-if)⋅L=1.651 m a cui corrisponde
l’altezza y4=y3+(iD-if)⋅L=1.192 m. Dal bilancio di energia tra le sezioni 5 e 4,
nell’ipotesi di considerare la dissipazione localizzata di imbocco, si trova
H5=H4+0.5.v2/2g=1.880 m a cui corrisponde, sul ramo delle correnti lente, l’altezza
y5=1.726 m. Infine, essendo y5>y0, verso monte si svilupperà un profilo di rigurgito M1
fino alle condizioni di moto uniforme.
-112-
Il bilancio di energia H5=H4’ consente di calcolare la quota piezometrica y4’ in
corrispondenza della sezione di vena contratta (sezione 4’). Assumendo per il
coefficiente di contrazione il valore cc=0.6 si trova y4’=0.606 m.
Per una corrente non aerata, il profilo che si sviluppa è ancora una volta
sostanzialmente quello illustrato in Fig. 124, dove però sia yc<D. Se però in
prossimità della sezione di vena contratta è presente un dispositivo in grado di
garantire l’aerazione della corrente, essendo y4’<yc, la configurazione che si realizza
è sensibilmente diversa da quella di Fig. 124.
Per una corrente sufficientemente aerata, la vena contratta è caratterizzata da una
superficie libera sulla quale si instaura una pressione prossima a quella atmosferica.
In tal caso si ha y4’=D.cc=0.6 m, H4’=D.cc+Q2/2g (D.cc)2=1.874 m.
A partire dalla sezione 4’ verso valle si svilupperà un profilo di corrente rapida
decelerata M3. Confrontando l’andamento delle altezze coniugate in pressione,
calcolato mediante l’equazione (96), e il profilo P2, si osserva che quest’ultimo resta
sempre al di sopra della curva delle altezze coniugate pertanto l’eguaglianza delle
spinte non si attua all’interno del tratto tombato. Il profilo M3 prosegue pertanto a
valle del tratto tombato. Dal confronto tra le altezze coniugate, calcolate ora
mediante l’equazione (28) valida per canali rettangolari a superficie libera, e l’altezza
di valle, a moto uniforme, si osserva che l’eguaglianza delle spinte si attua ad una
distanza di circa 5.3 m a valle dello sbocco (Fig. 127a). Qui si ha la formazione di un
risalto stabile. In corrispondenza delle sezioni 7 e 8, poste a cavallo del risalto, si
trova y7=0.861 m e y8=y0=1.091 m. Il profilo liquido risultante è illustrato in Fig. 127b.
Fig. 127
Negli esempi visti finora, la pendenza del fondo è sempre risultata essere inferiore a
quella critica. Analizziamo ora alcune situazioni per le quali la pendenza del fondo è
invece superiore a quella critica e, nel canale, a moto uniforme la corrente è rapida.
Esempio 9. Assumiamo che il tratto a sezione chiusa sia lungo L=60 m, che la
pendenza del fondo sia if=0.01 e che la portata fluente valga Q=5.0 m3/s. Assumiamo
inoltre che l’imbocco sia ben raccordato. In tal caso si ha
y0=0.738 m yc=0.860 m im=0.0044 iD=0.0075 ic=0.0066
Con riferimento alle condizioni nei tratti di canale a cielo aperto, essendo if>ic,
avremo, infinitamente a monte e a valle condizioni di moto uniforme di corrente
-113-
rapida. Essendo poi im<ic<iD<if, i profili che possono svilupparsi lungo il tratto tombato
sono quelli di Fig. 118a. In queste condizioni, per essere y0<D, la corrente può
mantenersi uniforme lungo tutto il canale (Fig. 129a e Fig. 129g). Anzi, essendo iD<if,
necessariamente, come verrà chiarito più avanti, il moto si manterrà uniforme lungo
tutto il canale.
Consideriamo ora la stessa situazione ma con una portata incrementata al valore
Q=6.0 m3/s. In tal caso si ha
y0=0.842 m yc=0.972 m im=0.0063 iD=0.0108 ic=0.0068
Essendo ancora y0<D la corrente può mantenersi uniforme lungo tutto il canale come
nel caso precedente (Fig. 129b) ma, essendo ora iD>if, questa potrebbe non essere
l’unica soluzione.
Se incrementiamo ulteriormente al portata al valore Q=7.0 m3/s avremo
y0=0.944 m yc=1.077 m im=0.0086 iD=0.0147 ic=0.0070
Anche in questo caso, essendo y0<D la corrente può mantenersi uniforme lungo tutto
il canale (Fig. 129c) ma per essere iD>if, questa potrebbe non essere l’unica
soluzione.
Consideriamo infine il caso in cui la portata raggiunga il valore Q=8.0 m3/s. In queste
condizioni avremo
y0=1.0435m yc=1.177 m im=0.0112 iD=0.0192 ic=0.0072
Essendo y0>D, la corrente rapida di monte non è in grado di superare il tratto
tombato e, necessariamente, subisce a monte dello stesso una transizione
rapida→lenta con la formazione di un risalto.
Evidentemente, poi, per essere la corrente di valle rapida, si dovrà verificare anche
una transizione lenta→rapida con la formazione di una sezione di controllo.
Quest’ultima, essendo l’imbocco ben raccordato, può posizionarsi solo in
corrispondenza della sezione di sbocco. La possibilità di avere una sezione di
controllo in corrispondenza dell’imbocco, infatti, si può avere solo se lo stesso non è
ben sagomato e la corrente è sufficientemente aerata così da consentire la
formazione di una vena contratta libera (vedi Esempio 10).
Il profilo che si sviluppa nel canale, illustrato in Fig. 128, viene ricostruito a partire
dalla sezione di controllo (sezione 4) dove si impone y4=yc=D=1.0 m a cui
corrisponde l’energia H4=1.815 m. Procedendo verso valle possiamo scrivere il
bilancio di energia H4=H4’ che fornisce y4’=y4=1.0 m. A partire dalla sezione 4’ si
svilupperà poi un profilo S3 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 5).
Procedendo invece verso monte, l’integrazione del profilo lungo il tratto tombato dalla
sezione 4 alla sezione 3 fornisce H3=H4+(iD-if).L=2.367 m a cui corrisponde l’altezza
y3=y4+(iD-if).L=1.552 m
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 a quelle della sezione 2,
immediatamente a monte dell’imbocco, si opera un bilancio di energia nel quale, per
essere l’imbocco ben raccordato, si possono trascurare le dissipazioni localizzate.
All’energia H2=H3=2.367 m corrisponde l’altezza y2=2.198 m sul ramo delle correnti
lente.
Proseguendo verso monte si segue un profilo S1 fino alla sezione 7 dove la spinta
della corrente uguaglia quella relativa alla sezione 6 che vale M6=M0=4.215 m3; qui si
ha la formazione del risalto. Nel caso in esame si trova y7=1.322 m (essendo y7
l’altezza coniugata di y6=y0) e il risalto si posiziona circa 82 m a monte dell’imbocco.
-114-
Fig. 128
E’ interessante osservare quello che accade se, a partire dalla configurazione del
campo di moto appena esaminata (Fig. 129d), si riduce progressivamente la portata
riportandosi nelle medesime condizioni assunte nelle situazioni precedentemente
viste.
Consideriamo la sezione 4 ancora come sezione di controllo con y4=yc=D=1.0 m e
ricostruiamo procedendo verso valle e verso monte i profili che si determinano
riducendo gradualmente la portata.
Per una portata di 7.0 m3/s procedendo verso valle si avrà y4’=y4=1.0 m ed essendo
y4’>y0=0.944 m, a partire dalla sezione 4’ si svilupperà un profilo S2 fino alle
condizioni di moto uniforme. Procedendo invece verso monte, essendo H4=1.624 m,
l’integrazione del profilo P2 fornisce H3=1.906 m e un’altezza y3=1.282 m. Dal
bilancio di energia tra le sezioni 2 e 3 si ha y2=1.686 m. Si seguirà quindi un profilo
S1 fino alla sezione 7 (y7=1.222 m), posta circa 41 m a monte dell’imbocco, dove la
coniugata di y7 coincide con l’altezza y6=y0. Il profilo nel suo complesso è illustrato in
Fig. 129e.
Analogamente, per una portata di 6.0 m3/s procedendo verso valle si avrà y4’=y4=1.0
m ed essendo y4’>y0=0.842 m, a partire dalla sezione 4’ si svilupperà un profilo S2
fino alle condizioni di moto uniforme. Procedendo invece verso monte, essendo
H4=1.459 m, l’integrazione del profilo P2 fornisce H3=1.508 m e un’altezza y3=1.049
m. Dal bilancio di energia tra le sezioni 2 e 3 si ha y2=1.177 m. Si seguirà quindi un
profilo S1 fino alla sezione 7 (y7=1.114 m), posta circa 4.5 m a monte dell’imbocco,
dove la coniugata di y7 coincide con l’altezza y6=y0. Il profilo nel suo complesso è
illustrato in Fig. 129f.
Infine, per una portata di 5.0 m3/s procedendo verso valle si avrà y4’=y4=1.0 m ed
essendo y4’>y0=0.738 m, a partire dalla sezione 4’ si svilupperà un profilo S2 fino alle
condizioni di moto uniforme. Procedendo invece verso monte, essendo H4=1.319 m,
l’integrazione, questa volta del profilo P1, fornisce H3=1.244 m e un’altezza y3=0.925
m<D. Dal bilancio di energia tra le sezioni 2 e 3 si ha H2=H3<Hc=1.291 m. Questo
modo di procedere non consente quindi di determinare alcuna soluzione per la
sezione 2. Pertanto, l’ipotesi assunta di imporre le condizioni critiche in
corrispondenza della sezione di sbocco (sezione 4) non è accettabile. Per quanto
riguarda il profilo complessivo, quindi, l’unica soluzione possibile è quella che vede la
corrente rapida in moto uniforme estendersi lungo tutto il canale (Fig. 129g).
Con riferimento alle particolari caratteristiche geometriche e di scabrezza utilizzate
negli esempi appena descritti, al crescere e al successivo diminuire della portata si
realizza un ciclo isteretico (vedi paragrafo 4.1), sinteticamente illustrato in Fig. 129. E’
-115-
da osservare, a questo proposito, che il tratto tombato può essere assimilato ad un
ostacolo inserito nel canale.
Fig. 129
La condizione limite per il passaggio dalla configurazione illustrata in Fig. 129f a
quella di Fig. 129g si determina quando la lunghezza del profilo S1 si riduce a zero. In
tal caso, immediatamente a monte dell’imbocco si realizzerà l’altezza y2=y7 coniugata
del moto uniforme di monte.
Con riferimento all’esempio appena illustrato queste condizioni si realizzano per la
portata Q=5.875 m3/s. In questo caso si ha
y0=0.830 m yc=0.958 m im=0.00604 iD=0.0104 ic=0.00677
Consideriamo la sezione 4 ancora come sezione di controllo con y4=yc=D=1.0 m
Procedendo verso valle si avrà y4’=y4=1.0 m ed essendo y4’>y0=0.83 m, a partire
dalla sezione 4’ si svilupperà un profilo S2 fino alle condizioni di moto uniforme.
Procedendo invece verso monte, essendo H4=1.440 m, l’integrazione del profilo P2
fornisce H3=1.462 m e un’altezza y3=1.022 m. Dal bilancio di energia tra le sezioni 2
-116-
e 3 si ha y2=1.10 m che coincide, come richiesto, con l’altezza coniugata della
corrente rapida di monte in moto uniforme.
In generale, la condizione limite si verifica quando il moto in pressione è descritto da
un profilo P2. Quando il profilo che si sviluppa in pressione è un P1, certamente il
moto con transizione non è possibile.
Esempio 10. Nell’esercizio precedente è stato considerato per il tratto tombato un
imbocco ben raccordato. Vediamo cosa accade nell’ipotesi di imbocco a spigolo vivo.
Se la corrente non è aerata, il risultato che si trova è sostanzialmente lo stesso
dell’Esempio 9. Le differenze, solo quantitative, sono legate al fatto che tra le sezioni
2 e 3 (vedi Fig. 128), quando lungo il tratto a sezione chiusa il moto che si sviluppa è
in pressione, si determina una dissipazione di energia localizzata.
Se, al contrario, la corrente è ben aerata, si osservano differenze anche qualitative
rispetto alla soluzione illustrata nell’Esempio 9. Queste differenze riguardano,
evidentemente, le configurazioni in cui il moto non è uniforme lungo tutto il canale ma
si assiste alla transizione rapida→lenta a monte del tratto tombato.
Le soluzioni trovate per i casi illustrati in Fig. 129a-c e in Fig. 129g sono pertanto
valide anche nel caso di imbocco a spigolo vivo.
Consideriamo quindi la situazione corrispondente alla soluzione illustrata in Fig. 129d
che si viene a determinare quando la portata fluente vale Q=8.0 m3/s e l’altezza di
moto uniforme vale y0=1.0435 m. Essendo y0>D, la corrente rapida di monte non è in
grado di superare il tratto tombato e, necessariamente, subisce a monte dello stesso
una transizione rapida→lenta con la formazione di un risalto.
Evidentemente, poi, per essere la corrente di valle rapida, si dovrà verificare anche
una transizione lenta→rapida con la formazione di una sezione di controllo.
Quest’ultima può posizionarsi o in prossimità dell’imbocco, e più precisamente in
corrispondenza della sezione di vena contratta, o in corrispondenza della sezione di
sbocco come accade nel caso dell’Esempio 9 o in corrispondenza di entrambe
queste sezioni. In quest’ultimo caso si ha la formazione di un secondo risalto
localizzato tra queste due sezioni..
Per stabilire quale di queste tre possibilità è quella che effettivamente si realizza
confrontiamo il profilo S3 che si sviluppa lungo il tratto a sezione chiusa a partire dal
livello y3=ccD imposto in corrispondenza dell’imbocco con il profilo P2 calcolato a
partire dalla condizione y4=D imposta in corrispondenza dello sbocco. Confrontiamo
in particolare l’andamento delle altezze coniugate associate al profilo S3 (calcolata
mediante l’equazione (96) con il profilo P2 di corrente lenta. Si osserva (Fig. 130) che
il profilo P2 si mantiene sempre al di sotto della curva delle altezze coniugate,
pertanto è la corrente rapida di monte ad occupare il tratto di canale a sezione
chiusa. A valle della sezione di sbocco, inoltre, il profilo S3 prosegue fino alle
condizioni di moto uniforme.
Procedendo verso monte, essendo H2=H3=2.865 m, si trova y2=2.758 m. Questa
altezza risulta superiore all’altezza y7=1.322 m, coniugata della corrente rapida di
monte. A monte della sezione 2, pertanto, si svilupperà un profilo S1 fino alla sezione
7 posta circa 139 m a monte dell’imbocco, come illustrato in Fig. 131.
-117-
Fig. 130
Fig. 131
Vediamo ora quello che accade se, a partire dalla configurazione del campo di moto
appena esaminata (Fig. 131 e Fig. 132c), si riduce progressivamente la portata. In
queste valutazioni consideriamo la sezione 3 ancora come sezione di controllo con
y3=ccD=0.6 m e ricostruiamo procedendo verso valle e verso monte i profili che si
determinano.
Per una portata di 7.0 m3/s procedendo verso valle si avrà un profilo S3 fino alle
condizioni di moto uniforme. Il massimo tirante lungo il tratto tombato risulta infatti
y4=0.861 m, inferiore a D. Procedendo invece verso monte, essendo H2=H3=2.334
m, si trova y2=2.206 m. Questa altezza risulta superiore all’altezza y7=1.221 m,
coniugata della corrente rapida di monte. A monte della sezione 2, pertanto, si
svilupperà un profilo S1 fino alla sezione 7 posta circa 90.5 m a monte dell’imbocco
(Fig. 132d).
Riducendo via via la portata si riduce la lunghezza del tratto lungo il quale si sviluppa
il profilo S1. La condizione limite si ha quando l’altezza y2, immediatamente a monte
dell’imbocco, coincide con l’altezza coniugata della corrente rapida di monte in moto
uniforme. Questa condizione si verifica per una portata Q=3.65 m3/s (Fig. 132c).
Con riferimento alle particolari caratteristiche geometriche e di scabrezza utilizzate in
questo esempio, al crescere e al successivo diminuire della portata si realizza il ciclo
isteretico, analogo a quello visto nell’Esempio 9, sinteticamente illustrato in Fig. 132.
-118-
Fig. 132
Esempio 11. Nell’esercizio precedente, e con riferimento al caso di un tratto tombato
lungo L=60 m e una portata fluente Q=8 m3/s, è stato considerato un imbocco a
spigolo vivo e una condizione di corrente ben aerata (Fig. 131). In questo esercizio
vediamo cosa accade variando la lunghezza L del tratto tombato. Abbiamo visto che
l’altezza di moto uniforme, y0=1.0435 m, è maggiore dell’altezza D, pertanto la
corrente rapida di monte non è in grado di superare il tratto tombato e,
necessariamente, subisce a monte dello stesso una transizione rapida→lenta con la
formazione di un risalto. In prossimità dell’imbocco (sezione 3), inoltre, avendo
assunto che la corrente sia sufficientemente aerata, possiamo ipotizzare che si
determini una sezione di controllo y3=ccD=0.6 m.
Consideriamo, ad esempio, il caso in cui la lunghezza del tratto tombato sia L=70 m.
Se integriamo il profilo S3 che si sviluppa verso valle a partire dalla sezione 3, si trova
che in corrispondenza dello sbocco si raggiunge il livello y4=0.932 m, inferiore
all’altezza D, e pertanto la soluzione, dal punto di vista qualitativo è sostanzialmente
identica a quella illustrata in Fig. 131.
Se però confrontiamo l’altezza coniugata, valutata mediante l’equazione (96) e
associata al profilo S3 appena calcolato, con i livelli piezometrici del profilo P2 che si
stabilisce lungo il tratto tombato nell’ipotesi di porre la condizione critica (sezione di
controllo) in corrispondenza dello sbocco (y4=D=1 m), si osserva che è possibile
anche una diversa soluzione. Le due curve infatti si intersecano ad una distanza
dall’imbocco di 13.3 m e tornano ad intersecarsi anche alla distanza di 60.1 m (Fig.
133). Quest’ultima soluzione, come si è visto nel paragrafo 4.2, è instabile e non
viene presa in considerazione. Si ha quindi la formazione di un risalto che si localizza
all’interno del tratto tombato come illustrato in Fig. 134. A monte della sezione 3 la
soluzione resta invariata essendo comandata dalla condizione critica che qui si
-119-
stabilisce. Questa seconda configurazione del campo di moto può instaurarsi o per
effetto di un qualche disturbo temporaneo che produce il moto in pressione nel tratto
terminale del canale tombato o quando questo valore di portata si instaura dopo che
in precedenza il canale era interessato da portate maggiori.
In queste condizioni, dunque, sono possibili due diverse configurazioni, entrambe
stabili, e il moto può essere soggetto ad isteresi.
Fig. 133
Fig. 134
Consideriamo ora il caso in cui la lunghezza del tratto tombato sia L=85 m. Se
integriamo il profilo S3 che si sviluppa verso valle a partire dalla sezione 3, si trova
che in corrispondenza dello sbocco si raggiunge il livello y4=0.978 m, inferiore
all’altezza D. La soluzione complessiva, pertanto, è, dal punto di vista qualitativo,
sostanzialmente identica a quella illustrata in Fig. 131. Tuttavia, se confrontiamo
come fatto in precedenza l’altezza coniugata, valutata mediante l’equazione (96) e
associata al profilo S3 appena calcolato, con i livelli piezometrici del profilo P2 che si
stabilisce lungo il tratto tombato nell’ipotesi di porre la condizione critica (sezione di
controllo) in corrispondenza dello sbocco (y4=D=1 m), si osserva che, fatta eccezione
per un brevissimo tratto terminale, lungo poco più di 2 m, il profilo P2 si mantiene
sempre al di sopra della curva delle altezze coniugate. In tal caso la spinta della
corrente lenta è superiore a quella della corrente rapida e tutto il tratto tombato sarà
interessato da un moto in pressione indipendentemente dal fatto che sia garantita o
meno una aerazione adeguata della corrente. In corrispondenza della sezione 3, in
particolare, si avrà y3=1.785 m e H3=2.600 m. Dal bilancio tra le sezioni 2 e 3, nel
-120-
quale va considerata la perdita di imbocco, si avrà H2=3.008 m a cui corrisponde
l’altezza y2=2.912 m. Verso monte si svilupperà pertanto un profilo S1 fino all’altezza
y7=1.322 m coniugata della corrente rapida in moto uniforme. Tra le sezioni 6
(y6=y0=1.044 m) e 7 si ha dunque la formazione di un risalto che si localizza ad una
distanza di circa 152 m a monte dell’imbocco, Il profilo, nel suo complesso, è
illustrato in Fig. 135.
Fig. 135
Questa seconda configurazione del campo di moto può instaurarsi o per effetto di un
qualche disturbo temporaneo che produce il moto in pressione nel tratto terminale
del canale tombato o quando questo valore di portata si instaura dopo che in
precedenza il canale era interessato da portate maggiori e quindi da un moto in
pressione.
Consideriamo infine il caso in cui la lunghezza del tratto tombato sia L=100 m. Se
integriamo il profilo S3 che si sviluppa verso valle a partire dalla sezione 3, si trova
che già ad una distanza dall’imbocco di 95 m, il profilo raggiunge il cielo del tratto
tombato. Imposta la condizione critica in corrispondenza dello sbocco (y4=D=1 m),
possiamo confrontare l’altezza coniugata, valutata mediante l’equazione (96) e
associata al profilo S3 appena calcolato, con i livelli piezometrici del profilo P2 che si
stabilisce lungo il tratto tombato. Si osserva (Fig. 136) che la curva delle altezze
coniugate si mantiene sempre al di sotto del profilo P2 ad indicare che la corrente
lenta è, ovunque lungo il tratto tombato, caratterizzata da una spinta maggiore della
corrente rapida. In questo caso, anche in presenza di un’aerazione potenzialmente
sufficiente, il moto avviene in pressione lungo tutto il tratto compreso tra le sezioni 3
e 4. In corrispondenza della sezione 3, in particolare, si avrà y3=1.923 m e H3=2.738
m. Dal bilancio tra le sezioni 2 e 3, nel quale va considerata la perdita di imbocco, si
avrà H2=3.146 m a cui corrisponde l’altezza y2=3.059 m. Verso monte si svilupperà
dunque un profilo S1 fino all’altezza y7=1.322 m coniugata della corrente rapida in
moto uniforme. Tra le sezioni 6 (y6=y0=1.044 m) e 7 si ha dunque la formazione di un
risalto che si localizza ad una distanza di circa 167 m a monte dell’imbocco, Il profilo,
nel suo complesso corrisponde, qualitativamente, a quello precedentemente illustrato
in Fig. 135.
-121-
Fig. 136
Esempio 12. Consideriamo la configurazione inizialmente studiata negli esempi
precedenti nei quali il tratto tombato è lungo L=60 m ed è interessato da una portata
Q=8 m3/s.
La soluzione per il caso di imbocco a spigolo vivo, in presenza di una sufficiente
aerazione della corrente è illustrata in Fig. 131 (Esempio 10), mentre quella per il
caso di imbocco sufficientemente raccordato è illustrata in Fig. 128 (Esempio 9).
Studiamo ora le situazioni che si presentano per un imbocco caratterizzato da un
raccordo intermedio. Il grado di raccordo può essere rappresentato dal valore del
coefficiente di contrazione che sarà fatto variare tra 0.6 (spigolo vivo) e 1.0 (raccordo
ben profilato).
A partire dalla configurazione di Fig. 131, caratterizzata da un imbocco a spigolo vivo
a cui è associato un coefficiente di contrazione cc=0.6, procediamo a smussare
gradualmente lo spigolo.
Consideriamo dapprima il caso cc=0.65. L’altezza imposta in corrispondenza della
sezione 3 sarà dunque y3=ccD=0.65 m. A partire da questa sezione, verso valle, si
svilupperà un profilo S3 che, in corrispondenza dello sbocco (sezione 4) è
caratterizzato da un’altezza y4=0.930 m, inferiore a D. Lungo il canale, pertanto, si
può sviluppare un profilo complessivo del tutto analogo a quello illustrato in Fig. 131.
Se però confrontiamo l’altezza coniugata, valutata mediante l’equazione (96) e
associata al profilo S3 appena calcolato, con i livelli piezometrici del profilo P2 che si
stabilisce lungo il tratto tombato nell’ipotesi di porre la condizione critica in
corrispondenza dello sbocco (y4=D=1 m), si osserva che è possibile anche una
diversa soluzione. Infatti, le due curve, il cui andamento è qualitativamente simile a
quello illustrato in Fig. 133, si intersecano ad una distanza dall’imbocco di circa 5 m e
tornano ad intersecarsi anche alla distanza di circa 49 m. Quest’ultima soluzione,
come si è visto nel paragrafo 4.2, è instabile e non viene presa in considerazione. Si
ha quindi la formazione di un risalto che si localizza all’interno del tratto tombato e la
soluzione complessiva è sostanzialmente analoga a quella illustrata in Fig. 134.
Per il caso cc=0.7, l’altezza imposta in corrispondenza della sezione 3 sarà
y3=ccD=0.7 m. A partire da questa sezione, verso valle, si svilupperà un profilo S3
che, in corrispondenza dello sbocco (sezione 4) è caratterizzato da un’altezza
-122-
y4=0.960 m, inferiore a D. Lungo il canale, pertanto, si può sviluppare un profilo
complessivo del tutto analogo a quello illustrato in Fig. 131. Tuttavia, se confrontiamo
l’altezza coniugata, valutata mediante l’equazione (96) e associata al profilo S3
appena calcolato, con i livelli piezometrici del profilo P2 che si stabilisce lungo il tratto
tombato nell’ipotesi di porre la condizione critica (sezione di controllo) in
corrispondenza dello sbocco (y4=D=1 m), si osserva che, fatta eccezione per un
brevissimo tratto terminale, lungo circa 4.3 m, il profilo P2 si mantiene sempre al di
sopra della curva delle altezze coniugate. In tal caso la spinta della corrente lenta è
superiore a quella della corrente rapida e tutto il tratto tombato sarà interessato da un
moto in pressione, indipendentemente dal fatto che sia garantita o meno una
aerazione adeguata della corrente, e il profilo complessivo è simile a quello di Fig.
135. Questa situazione, dunque, è del tutto analoga a quella vista nell’Esempio 11
quando la lunghezza del tratto tombato è L=85 m.
Assumiamo ora cc=0.8. In tal caso in corrispondenza della sezione 3 si avrà
y3=ccD=0.8 m. In questo caso, lungo il profilo S3 il livello raggiunge il cielo del tratto
tombato ad una distanza di circa 55 m dall’imbocco. Confrontando l’altezza
coniugata, valutata mediante l’equazione (96) e associata al profilo S3 appena
calcolato, con i livelli piezometrici del profilo P2 calcolato imponendo la condizione
critica in corrispondenza dello sbocco (y4=D=1 m) si osserva che la spinta della
corrente lenta è ovunque superiore a quella della corrente rapida. In questo caso,
pertanto, si ha un’unica soluzione che vede il tratto tombato percorso da una
corrente in pressione e un profilo complessivo del tutto simile a quello di Fig. 135.
Confrontando le soluzioni viste in questo esempio con quelle discusse nell’Esempio
11, possiamo osservare che c’è una stretta analogia tra gli effetti prodotti da una
diversa lunghezza del tratto tombato e quelli determinati da un più o meno efficiente
raccordo dell’imbocco.
-123-
complicazioni ed effetti che male si prestano ad essere inquadrate correttamente
dalla teoria unidimensionale.
Sono disponibili in letteratura una notevole quantità di indagini sperimentali e di
suggerimenti su come debbano essere svolte le verifiche idrauliche di un tombino. Si
tratta, in genere, di approcci molto semplificati e grossolani che si basano su una
qualche catalogazione delle possibili situazioni che possono verificarsi nella pratica.
Generalmente si distingue tra il funzionamento controllato dall’imbocco e quello
controllato dallo sbocco e, con riferimento alla prima situazione, si distingue tra
tombino idraulicamente corto e idraulicamente lungo.
Quest’ultima distinzione è legata a quanto visto nell’Esempio 11 e nell’Esempio 12.
Nel primo di questi esempi si è visto, infatti, come cambia la configurazione al variare
della lunghezza del tratto tombato. Nel secondo esempio si è visto che configurazioni
analoghe possono ottenersi mantenendo costante la lunghezza e variando il grado di
raccordo dell’imbocco. Con queste precisazioni, si definisce idraulicamente corto un
tombino per il quale il moto avviene a superficie libera
-124-
8 Aspetti numerici
Prima di illustrare alcuni esempi, nei quali sono richieste valutazioni quantitative, mi
sembra opportuno dare qualche suggerimento relativamente ad alcuni aspetti
numerici. In particolare, si suggeriscono alcuni procedimenti iterativi per determinare
l’altezza d’acqua y a partire dalla conoscenza di altre caratteristiche del moto quali,
ad esempio, l’energia H o la spinta M.
I metodi qui suggeriti, di tipo iterativo, non sono necessariamente quelli caratterizzati
dalla maggiore velocità di convergenza, ma hanno il pregio di essere semplici e
robusti.
Si indicheranno nel seguito con yk il valore dell’altezza d’acqua alla k-esima
iterazione e con yk+1 quello relativo all’iterazione successiva. Si farà inoltre uso della
seguente espressione approssimata per l’area A(yk+1) dedotta mediante uno sviluppo
in serie di Taylor troncato al primo ordine di approssimazione
∂A
A( y k +1 ) ≅ A( y k ) + ( y k +1 − y k ) = A( y k ) + B( y k )( y k +1 − y k ) (98)
∂y y = y k
● Esempio. Un canale, di sezione rettangolare, largo B=10 m, è caratterizzato da una pendenza del
fondo if=0.0025 e da un coefficiente di resistenza ks=50 m1/3/s. Sapendo che la portata fluente vale
Q=10 m3/s determinare l’altezza di moto uniforme.
-125-
Utilizzando le precedenti relazioni e sostituendovi i valori numerici, si può scrivere:
y 0k +1 = 0.2297 (10 + 2 y 0k ) 0.4 primo tentativo: y = 0.7092
1
1 ⎡ Q ⎤
y k +1 = y k + ⎢ − A( y k
)⎥ primo tentativo: y 1 = H / 2
B( y k ) ⎢ 2g (H − y k ) ⎥⎦
⎣
● Esempio. In un canale, di sezione rettangolare, largo B=10 m, fluisce la portata Q=10 m3/s.
Sapendo che l’energia specifica rispetto al fondo vale H=0.8 m, determinare l’altezza d’acqua nelle
condizioni di corrente lenta e di corrente rapida.
Utilizzando le precedenti relazioni per il caso di corrente lenta e sostituendovi i valori numerici, si può
scrivere:
y k +1 = 0.8 − 0.05097 ( y k ) 2 primo tentativo: y = 0.8
1
-126-
y 2 = 0.7204 y 3 = 0.7018 y 4 = 0.6965 y 5 = 0.6949 y 6 = 0.6945 ... y 10 = 0.6942
La soluzione, quindi, è y=0.6942 m.
Utilizzando le precedenti relazioni per il caso di corrente rapida e sostituendovi i valori numerici, si può
scrivere:
iterazioni
y 2 = 0.2524 y 3 = 0.3051 y 4 = 0.3209 y 5 = 0.3262 y 6 = 0.3280 ... y 9 = 0.3289
1 ⎡⎛ Q 2 B( y ck ) ⎞ ⎤
1/ 3
y k +1
=y +k
⎢⎜ ⎟ − A( y ck )⎥ (
primo tentativo: y c1 = ε 2 Q 2 / g )
1/ 5
B( y ck ) ⎢⎜⎝ ⎟
c c
g ⎠ ⎥⎦
⎣
(
y c = Q 2 / gB 2 )1/ 3
= A( y k ) z G ( y k ) +
2y k
[
A( y k ) k +1 2
( y ) − ( y k )2 ]
Esplicitata l’espressione (8) per M, rispetto al prodotto AzG, si trova
A( y k ) z G ( y k ) +
2y k
[
A( y k ) k +1 2
( y ) − ( y k 2
) = M − ]
Q2
g A( y k )
ovvero
-127-
2y k ⎡ Q2 ⎤
primo tentativo: y 1 = (2εM )
1/ 3
y k +1 = ( y k ) 2 + k ⎢
M − k
− A( y k )( z G ( y k )⎥
A( y ) ⎣ g A( y ) ⎦
● Esempio. In un canale, di sezione rettangolare, largo B=10 m, fluisce la portata Q=10 m3/s.
Sapendo che la spinta vale M=5.0 m3, determinare l’altezza d’acqua nelle condizioni di corrente lenta
e di corrente rapida.
Utilizzando le precedenti relazioni per il caso di corrente lenta e sostituendovi i valori numerici, si può
scrivere:
-128-
8.2 Integrazione numerica dei profili di moto gradualmente vario
L’integrazione numerica delle equazioni (18) o (20) è ormai un problema di semplice
soluzione. La rappresentazione formale, in termini finiti, dell’equazione del moto
dipende dallo schema numerico adottato, dalle caratteristiche geometriche del tratto
di corso d’acqua indagato (canale prismatico o irregolare) e dalla natura della
corrente (rapida o lenta).
In generale l’equazione (20), dedotta dalla (18) in ipotesi di canale prismatico, si
presta meglio ad un’integrazione esplicita proprio nel caso di canali prismatici mentre
l’equazione (18) è quella più frequentemente impiegata nel caso di alvei, naturali o
artificiali, caratterizzati però da una non trascurabile variabilità della sezione nella
direzione del moto.
in cui con i pedici i e i+1 sono indicate due sezioni consecutive la cui posizione è
individuata dalle coordinate xi e xi+1 rispettivamente
Fig. 137
Nel caso di corrente lenta (Fig. 137A), l’integrazione procede da valle, pertanto la
sezione i+1 è posizionata a monte della sezione i. Posto Δx=xi-xi+1>0, la (99) può
essere esplicitata rispetto a yi+1
⎛i −j ⎞
y i +1 = y i − ⎜ f 2 ⎟ Δx (100)
⎝ 1− F ⎠i
-129-
⎛i −j ⎞
y i +1 = y i + ⎜ f 2 ⎟ Δx (101)
⎝ 1− F ⎠ i
E’ inoltre opportuno che il passo di integrazione Δx non sia superiore a 0.5-2 volte il
tirante d’acqua y.
in cui j è un valore medio, tra le sezioni i e i+1, della dissipazione di energia per
unità di lunghezza.
Note le caratteristiche del moto per la sezione i, la precedente relazione consente di
determinare quelle relative alla sezione i+1.
Nel caso di corrente lenta (Fig. 137A), l’integrazione procede da valle, pertanto la
sezione i+1 è posizionata a monte della sezione i. Posto Δx=xi-xi+1>0, la (102) può
essere riscritta come segue
E i +1 = E i + j Δx (103)
-130-
(
hik++11 = hik+1 + E ' ki+1 −E " ki+1 )
Ovviamente il procedimento iterativo si arresta quando la correzione E ' ki+1 −E " ki+1
risulta sufficientemente piccola.
Con questo procedimento di integrazione il passo di calcolo Δx può essere
dell’ordine di 2-50 volte il tirante d’acqua y, ma è opportuno che scenda a valori
inferiori quando si è in prossimità delle condizioni critiche.
Nel caso di corrente rapida, per effetto della rapida variabilità dei tiranti y, il passo di
integrazione Δx è opportuno che sia dell’ordine di 0.5y-5y. In questo caso, dovendo
essere il passo di integrazione relativamente piccolo, è sufficiente utilizzare uno
schema esplicito ed integrare l’equazione differenziale del moto come descritto nel
paragrafo 8.2.1:
Qualora, viceversa, si volesse integrare la corrente rapida, adottando uno schema
implicito, analogo a quello impiegato nell’integrazione delle correnti lente, si
suggerisce di adottare come variabile di integrazione il tirante y e di procedere come
segue.
Con riferimento alla generica iterazione, si calcola l’energia E ' ki+1 dal bilancio (102)
-131-
9 ESERCIZI
z3 + H 3 − ΔE 23 = z2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 − a + ΔE 23 (1)
Essendo H2=H0 e trascurando la perdita ΔE23 risulta H3=0.56 m<Hc. Non essendo
l’energia sufficiente per superare il gradino, necessariamente si ha la formazione
dell’altezza critica in corrispondenza della sezione 3 che diventa una sezione di
controllo.
Figura 1
Si avrà pertanto y3=yc=0.467 m.
Dal bilancio (1), essendo H3=Hc=0.701 m si trova H2=1.301 m. Nella sezione 2,
inoltre, la corrente è rapida (per definizione di sezione di controllo) e, nota l’energia
H2, si trova y2=0.217 m.
-132-
Lungo il tratto a monte della sezione 3, essendo if<ic, si svilupperà un profilo di
chiamata M2.
Per il tratto a valle della sezione 2 ci si aspetta (vedi Fig. 32 CASO A2, nel paragrafo
3.3.1) un profilo M3 di corrente rapida decelerata fino a raggiungere l’altezza
coniugata a quella del moto uniforme di valle. Essendo F0=0.27, l’altezza coniugata a
quella del moto uniforme di valle vale 0.144 m e risulta pertanto inferiore all’altezza
y2. Ciò stà ad indicare che la corrente rapida a valle del salto, non è in grado di
sostenere la corrente lenta di valle e il risalto, di fatto, si incolla contro il gradino
come illustrato in Figura 1B (vedi anche Fig. 34 CASO A2-a, nel paragrafo 3.3.1).
La rappresentazione del profilo ottenuto nel diagramma H-Y, è analogo a quello
relativo al CASO A2-a, illustrato in Fig. 34, nel paragrafo 3.3.1.
-133-
Esercizio 2. Un canale, infinitamente lungo e di sezione rettangolare larga B=10 m,
sbocca in un serbatoio. Il breve tratto terminale del canale presenta un
restringimento raccordato come illustrato in figura. Sapendo che la portata fluente
vale: Q=10 m3/s si tracci l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente
quando nel serbatoio la quota della superficie libera vale h=9.5 m.
z2 + H2 − ΔE21 = z1 + H1 ⇒ H 2 = H1 + ΔE 21 (1)
-134-
Figura 2
-135-
Esercizio 3. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’ Esercizio 2, ma col livello nel serbatoio pari a h=12.5 m.
z 2 + H 2 − ΔE 21 = z1 + H 1 ⇒ H 2 = H1 + ΔE 21 (2)
Figura 3
-136-
Esercizio 4. E’ dato un canale di sezione rettangolare che presenta una variazione
localizzata di larghezza come illustrato in figura. Sapendo che la pendenza del fondo
è if=0.01 e che il coefficiente di resistenza secondo Strickler vale ks=80 m1/3/s, si
tracci l’andamento qualitativo della superficie libera quando la portata fluente vale:
Q=10 m3/s. Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
-137-
corrente rapida di monte (y0M=0.294 m, F0M=2.0). Utilizzando l’equazione (28) si
trova: y6=0.699 m cui corrisponde un’energia che vale H6=0.803 m. Possiamo quindi
stimare anche la quantità di energia dissipata dal risalto essendo ΔErisalto=H5-
H6=0.081 m. Il profilo liquido così ricostruito e la sua rappresentazione nel
diagramma H-y sono illustrati in Figura 4.
Figura 4
E’ anche possibile effettuare una stima abbastanza accurata della distanza tra le
sezioni 6 e 2. Ammettendo che il tratto compreso tra queste sezioni sia relativamente
breve e discretizzando alle differenze finite l’equazione (18), si può scrivere (vedi
paragrafo 8.2.2):
Q2
z6 + H 6 − ⋅ Δx = z2 + H 2
k s2 RH4 / 3 A 2
ovvero
⎡ Q2 ⎤
⎢fi − 2 4/3 2 ⎥
⋅ Δx = H 2 − H 6
⎣ k s RH A ⎦
-138-
Esercizio 5. E’ dato un canale di sezione rettangolare largo B=10 m, nel quale è
inserita una paratoia sollevata a battente come illustrato in figura. Sapendo che la
pendenza del fondo è if=0.0002 e che il coefficiente di resistenza secondo Strickler
vale ks=30 m1/3/s, si tracci l’andamento qualitativo della superficie libera quando la
portata fluente vale: Q=10 m3/s e l’apertura vale a=0.2 m. Si trascurino le dissipazioni
di energia localizzate.
-139-
Figura 5
-140-
Esercizio 6. E’ dato un canale, infinitamente lungo, il cui tratto di monte è
caratterizzato da una sezione rettangolare larga B=10 m mentre la sezione del tratto
di valle è trapezia con una larghezza alla base b=8 m e pendenza della sponde 1:2
(vedi figura). Sapendo che la pendenza del fondo è if=0.0005 e che il coefficiente di
resistenza secondo Strickler vale ks=60 m1/3/s, si tracci l’andamento qualitativo della
superficie libera quando l’altezza di moto uniforme del tronco di valle vale: y0V=2.5 m.
Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − i f ΔL (1)
-141-
A questo valore di energia corrisponde, sul ramo delle correnti lente, un’altezza
d’acqua y3=2.32 m. Quest’altezza è inferiore a quella di moto uniforme y0M, pertanto,
a partire dalla sezione 3, verso monte, si svilupperà un profilo di chiamata M2. Il
profilo liquido è illustrato in Figura 6.
Figura 6
-142-
Esercizio 7. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’ Esercizio 6, quando il canale sia caratterizzato da una
pendenza del fondo pari a if=0.001.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − i f ΔL (1)
-143-
Figura 7
-144-
Esercizio 8. Un canale, infinitamente lungo e di sezione rettangolare larga B=10 m,
presenta una variazione localizzata di pendenza e di scabrezza come illustrato in
figura. Si tracci il profilo di moto permanente quando la portata fluente è: Q=10 m3/s.
-145-
breve e discretizzando alle differenze finite l’equazione (18), si può scrivere (vedi
paragrafo 8.2.2):
Q2
z6 + H 6 − 2 4 / 3 2 ⋅ Δx = z2 + H 2
k s RH A
ovvero
⎡ Q2 ⎤
⎢fi − 2 4/3 2 ⎥
⋅ Δx = H 2 − H 6
⎣ k s RH A ⎦
Figura 8
-146-
Esercizio 9. Un canale, infinitamente lungo e di sezione rettangolare larga B=10m,
presenta una variazione localizzata di pendenza in corrispondenza di un salto di
fondo come illustrato in figura. Si tracci il profilo di moto permanente quando la
portata fluente è: Q=10m3/s. Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
z 2 + H 2 − ΔE 23 = z3 + H 3 ⇒ H 2 = H 3 + ΔE 23 − a (1)
-147-
Procedendo dalla sezione 3 verso valle, la corrente tende progressivamente a ridurre
la sua spinta seguendo un profilo M3.
Per valutare qualitativamente dove si forma il risalto, conviene innanzitutto
confrontare la spinta di valle con quella massima della corrente rapida di monte che
si determina in corrispondenza della sezione 3. Essendo M0V=6.077 m3>M3=4.186
m3, il risalto viene ricacciato contro il salto di fondo.
In alternativa, si poteva usare l’equazione (28) per determinare l’altezza coniugata
della corrente lenta di valle in moto uniforme, trovando y0VR=0.172 m. Essendo
y0VR<y3 si può concludere che la corrente lenta di valle sospinge il risalto contro il
salto di fondo.
L’andamento del profilo liquido, pertanto, è quello illustrato in Figura 9.
Figura 9
-148-
Esercizio 10. Un canale, infinitamente lungo e di sezione rettangolare larga B=10 m,
presenta un salto di fondo seguito, a breve distanza, da un’immissione localizzata di
portata come illustrato in figura. La portata immessa vale: ΔQ=5 m3/s. Si tracci il
profilo di moto permanente quando la portata fluente nel tronco di monte è: QM=10
m3/s. Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 ⇒ H 4 = H 3 + ΔE 43 − a (1)
-149-
Essendo y4>Y0M, procedendo verso monte si seguirà un profilo di rigurgito M1 fino
alle condizioni di moto uniforme (sezione 5).
Il profilo liquido, pertanto, è quello schematicamente illustrato in Figura 10. Nella
stessa figura è illustrata anche la soluzione con riferimento al diagramma H-y. Si
osservi, a questo proposito, che per passare dalla sezione 2 alla sezione 3 si è fatto
uso (correttamente) del teorema della quantità di moto (conservazione delle spinte).
Possiamo valutare, con riferimento all’energia, l’entità della dissipazione localizzata
prodotta dall’immissione. Essendo H3=2.641 m e H2=H0V=2.632 m, la dissipazione
localizzata vale ΔE32=0.009 m.
Figura 10
-150-
Esercizio 11. Un canale, infinitamente lungo e di sezione rettangolare larga B=10 m,
presenta un’immissione localizzata di portata seguita, a breve distanza, da un salto
di fondo come illustrato in figura. La portata immessa vale: ΔQ=5 m3/s.
Si tracci il profilo di moto permanente quando la portata fluente nel tronco di monte è
QM=10 m3/s. Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − a (1)
Figura 11
-152-
Esercizio 12. Un canale infinitamente lungo, di sezione trapezia, con una larghezza
alla base b=50 m e pendenza delle sponde 1:3, è attraversato da una condotta
temporanea, poggiante sul fondo, di diametro d=1.0 m. Utilizzando i dati riportati in
figura, si chiede di tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente
quando la portata fluente vale: Q=60 m3/s. Con riferimento alla resistenza offerta
dalla condotta si assuma un coefficiente di resistenza pari a CR=0.6.
in cui la spinta M4=M0 vale 99.75 m3 mentre la resistenza ΔF42, offerta dalla condotta
sommersa, può essere espressa mediante la seguente relazione
v2
ΔF42 = C R Ω con Ω ≅ (b + 2 10 y )d (2)
2g
iterazione y4 v4 Ω ΔF42 M4 y4
2 3
(m) (m/s) (m ) (m ) (m3) (m)
1 1.892 0.5696 61.966 0.614 100.364 1.898
2 1.898 0.5676 62.004 0.611 100.361 1.898
-153-
In questo caso il processo iterativo converge immediatamente in quanto la spinta
ΔF42 risulta essere piccola rispetto alle spinte M2 e M4. Si trova, in particolare,
y4=1.898 m a cui corrisponde l’energia H4=1.914 m.
Essendo H2=H0=1.909 m, nel superare la condotta la corrente dissipa localmente
l’energia ΔE42=H4-H2=0.005 m. Tale dissipazione, causata essenzialmente dalla
brusca espansione della vena a valle della condotta, si concentra in pratica tra le
sezioni 3 e 2 (ovvero ΔE43≈0, ΔE32≈0.005).
A questo punto è comunque necessario controllare se la corrente è effettivamente in
grado di superare l’ostacolo senza transizione. A tale scopo si considera il seguente
bilancio di energia:
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 = z 2 + H 2 + ΔE 32 ⇒ H 3 = H 4 − d = H 2 + ΔE 32 − d (3)
essendo d=1.0m, si trova: H3=0.914 m. Tale valore deve essere confrontato con
l’energia minima Hc3 relativo alla sezione 3.
Per determinare le caratteristiche del moto in corrispondenza della sezione 3, è
necessario fare riferimento ad una sezione trapezia modificata come illustrato
schematicamente in Figura 12.
Figura 12
Per questa sezione, l’energia critica vale: Hc3=0.594 m. Risulta, pertanto, H3>Hc3 e la
corrente supera la condotta senza transizione.
Nota l’energia H3 si determina poi l’altezza y3 sul ramo delle correnti lente: y3=0.811
m.
Infine, procedendo dalla sezione 4 verso monte, la corrente seguirà un profilo di
rigurgito M1 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 5).
Il profilo liquido, pertanto, sarà quello schematicamente illustrato in Figura 13.
Figura 13
-154-
Esercizio 13. In un canale infinitamente lungo, di sezione trapezia, con una
larghezza alla base B=10 m e pendenza delle sponde 1:3, è inserito un
restringimento localizzato come illustrato in figura. Tracciare l’andamento qualitativo
del profilo di moto permanente quando la larghezza utile in corrispondenza del
restringimento vale b=8 m e la portata fluente vale: Q=15 m3/s.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 (1)
-155-
Pur potendo sostituire l’espressione (2) nell’equazione (1) ottenendo in tal modo
un’unica equazione nella sola incognita y3, per maggior chiarezza è forse preferibile
impiegare il seguente processo iterativo.
Si assume un valore per y3 di primo tentativo. Mediante l’equazione (2) si calcola la
dissipazione ΔE32 e quindi l’energia H3 dal bilancio (1). Nota H3 si determina, sul
ramo delle correnti lente, un valore per y3 di migliore approssimazione.
Assunto, come primo tentativo, y3=y2=1.346 m, si trova
iterazione y3 ΔE32 H3 y3
(m) (m) (m) (m)
1 1.346 0.018 1.396 1.288
2 1.288 0.022 1.400 1.293
3 1.293 0.022 1.400 1.293
Si ha, pertanto, y3=1.293 m e H3=1.400 m (ovviamente superiore all’energia minima
Hcb).
Per passare dalle condizioni relative alla sezione 3 a quelle della sezione 4
immediatamente a monte del restringimento, si opera ancora un bilancio di energia:
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 ⇒ H 4 = H 3 + ΔE 43 (3)
Figura 14
-156-
Esercizio 14. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’Esercizio 13, quando il restringimento è caratterizzato dalla
larghezza b=3.8m.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 (1)
La dissipazione localizzata ΔE32 può essere valutata assumendo una perdita di tipo
Borda (brusco allargamento):
2
A2 2 v2
ΔE 32 ≅( − 1) (2)
A3 2g
z 4 + H 4 − ΔE 43 = z3 + H 3 ⇒ H 4 = H 3 + ΔE 43 (3)
-157-
Trascurando la dissipazione localizzata, risulta H4=1.750 m a cui corrisponde, sul
ramo delle correnti lente, l’altezza y4=1.733 m. Essendo y4>y0, a monte della sezione
4 si svilupperà un profilo di rigurgito M1 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione
5).
Procedendo verso valle, si utilizza il bilancio (1) tra le sezioni 3 e 2. In questo caso, a
valle della sezione 3 la corrente è rapida; si avranno certamente delle dissipazioni di
energia localizzate ma queste saranno relativamente modeste e comunque non
valutabili mediante l’espressione (2) in quanto vengono a cadere alcune delle ipotesi
(come, ad esempio, quella relativa alla distribuzione delle pressioni, immediatamente
a valle del restringimento) che stanno alla base della derivazione teorica.
Assumendo, per semplicità, ΔE32≅0, risulta H2=H3=1.750 m a cui corrisponde, sul
ramo delle correnti rapide, l’altezza y2=0.257 m.
In corrispondenza della sezione 2 la spinta vale M2=8.623 m3 mentre la spinta della
corrente lenta di valle, in moto uniforme, vale M0=M1=12.719 m3. Essendo M1>M2, il
risalto viene ricacciato, dalla corrente lenta di valle, a ridosso del restringimento,
determinando, in corrispondenza dello stesso, una sezione di controllo ed una di
sconnessione idraulica di fatto coincidenti (vedi paragrafo 2.3.3)
Il profilo liquido e la sua rappresentazione nel il diagramma H-y, sono
schematicamente illustrati in Figura 15.
Figura 15
-158-
Esercizio 15. Un canale, di sezione rettangolare, largo B=10 m e caratterizzato da
una pendenza del fondo if=0.001, termina, dopo un piccolo salto seguito da un breve
tratto a fondo orizzontale, con uno sfioratore in parete sottile come illustrato in figura.
Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente quando la portata
fluente vale: Q=10 m3/s. Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
Q = CQ B 2g (H1 − p )3 / 2 (1)
ovvero
Q2
H 2 = H1 + 2 4 / 3 2 ⋅ Δx (3)
k s RH A
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 3 + ΔE 32 − a (4)
Figura 16
-160-
Esercizio 16. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’ Esercizio 15 quando il petto dello sfioratore vale p=0.6 m.
Q = CQ B 2g (H1 − p )3 / 2 (1)
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 3 + ΔE 32 − a (3)
Figura 17
-161-
Esercizio 17. Un canale, infinitamente lungo e di sezione rettangolare larga B=10 m,
presenta una sottrazione localizzata di portata mediante una griglia di fondo con luci
circolari (CQ≅0.63). Complessivamente, l’area di efflusso vale Af=1.5 m2. Sapendo
che la portata di valle vale QV=10 m3/s e utilizzando le indicazioni riportate in figura,
si tracci l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente.
ΔQ = CQ Af 2g y (1)
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 3 + ΔE 32 − a (2)
-162-
sezione 3 mediante l’equazione (2) e quindi la corrispondente altezza y3 che, nel
caso in esame, vale y3=0.851 m.
A questo punto si dispone di una stima di migliore approssimazione per y3 con cui
valutare l’altezza y che risulta valere y=(0.93+0.851)/2=0.89 m. Utilizzando
l’equazione (1) si trova ΔQ=3.949 m3/s.
Nota l’energia nella sezione 3, H3=0.99 m, e la portata di monte che vale QM=13.949
m3/s, si trova y3=0.854 m.
Procedendo nelle iterazioni si trova ΔQ=3.953 m3/s, QM=13.953 m3/s, y3=0.854 m e
y0M=1.152 m. La soluzione così trovata risulta poco diversa da quella determinata in
prima approssimazione.
Figura 18
-163-
Esercizio 18. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’ Esercizio 17, quando l’area netta di efflusso vale Af=4.5 m2.
ΔQ = CQ Af 2g y (1)
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 3 + ΔE 32 − a (2)
y 3 = 3 (QM / B ) 2 / g e QM = QV + ΔQ (3)
-164-
La soluzione della precedente equazione fornisce QM=20.989 m3/s mentre
dall’equazione (3) si trova y3=ycM=0.766 m. L’energia H3 vale pertanto H3=HcM=1.149
m ed essendo H2=H3 (vedi equazione (2)), si determina l’altezza y2 sul ramo delle
correnti rapide trovando y2=0.236 m.
A questa altezza corrisponde una spinta M2=4.593 m3 che risulta inferiore alla spinta
della corrente di valle essendo M0V=5.419 m3. Le ipotesi assunte, pertanto, non sono
verificate e, in particolare, si avrà una transizione da corrente rapida a corrente lenta,
con la formazione del risalto, proprio in corrispondenza della griglia. Dal punto di
vista qualitativo il profilo è quello illustrato in Fig. 94.
Va detto che in queste condizioni la trattazione unidimensionale male si presta ad
interpretare la realtà fisica essendo importanti gli effetti legati alla pendenza e alla
curvatura della superficie libera, il tipo e la lunghezza del risalto. Inoltre lo stesso
coefficiente di portata, soprattutto quando la corrente è rapida, è fortemente
influenzato dal numero di Froude. In ogni caso, in una situazione così complessa è
più efficace risolvere il problema attraverso l’integrazione numerica dell’equazione
dell’energia nel caso di sottrazione di portata discussa nel paragrafo 5.3.
Volendo comunque, a scopo di esercizio, risolvere il problema secondo la trattazione
unidimensionale e volendo fare riferimento all’ipotesi semplificaiva di sottrazione
localizzata, si può procedere come segue. Si introducono le sezioni 5 e 6, comprese
entrambe tra le sezioni 3 e 2 e poste immediatamente a monte e a valle del risalto,
rispettivamente. Si assume che l’area netta di efflusso compresa tra le sezioni 3 e 5
sia ε.Af e che quella compresa tra le sezioni 6 e 2 sia (1-ε)Af.
Per il tratto di monte, tra le sezioni 3 e 5, essendo la corrente rapida, nella legge di
efflusso si può porre y=y3 mentre per il tratto di valle, caratterizzato da una corrente
lenta, si può assumere y=y2. Si indica infine con QR la portata fluente in
corrispondenza delle sezioni 5 e 6.
Fissato un valore per ε di primo tentativo, ad esempio ε=0.5, si procede da valle
calcolando la portata ΔQV sfiorata nel tratto compreso tra le sezioni 6 e 2:
QM − CQ ε Af 2g 3 (QM / B ) 2 / g = QR (6)
-165-
Posto ε=0.75 e ripetute le precedenti stime, si trova: M5=5.904 m3 e M6=5.823 m3.
Essendo M5>M6 il risalto si localizzerà ancora un po’ più a valle, per un valore del
parametro ε superiore quindi a ε=0.75.
Un risultato accettabile lo si ottiene per ε=0.77 a cui corrispondono le seguenti
caratteristiche del moto:
QSV=2.785m3/s QR=12.785m3/s y6=0.883m M6=5.79m3
3
QM=21.286m /s y3=yc=0.773m y5=0.314m M5=5.80m3
Inoltre l’altezza di moto uniforme di monte, per la portata di 21.286 m3/s, vale
y0M=1.52 m. Il profilo liquido e la sua rappresentazione nel diagramma H-y sono
illustrati in Figura 19.
Figura 19
-166-
Esercizio 19. E’ dato un canale di sezione rettangolare largo B=10 m, nel quale è
inserita una paratoia sollevata a battente come illustrato in figura. La pendenza del
fondo è if=0.01, il coefficiente di resistenza secondo Strickler vale ks=70 m1/3/s e la
portata fluente vale: Q=10 m3/s. La paratoia viene manovrata e l’andamento nel
tempo dell’apertura a è illustrato nel grafico di figura. Si tracci l’andamento qualitativo
della superficie libera agli istanti t=0, t1, t2, t3 e t4. Si trascurino le dissipazioni di
energia localizzate.
-167-
decelerata S1 mentre a valle della paratoia, a partire dall’altezza y3=a.cc, si sviluppa
un profilo S3 fino alle condizioni di moto uniforme (vedi Figura 20C).
Assumendo cc=0.61, l’altezza d’acqua nella sezione 3 vale y3=a.cc=0.183 m a cui
corrisponde un’energia pari a H3=1.705 m.
Dal bilancio energetico tra le sezioni 2 e 3, assumendo trascurabili le dissipazioni
localizzate, si trova H2=H3=1.705 m e quindi un’altezza y2=1.687 m sul ramo delle
correnti lente.
A partire dalla sezione 2, verso monte, si segue un profilo S1 fino ad intersecare
l’altezza coniugata della corrente rapida di monte. Essendo y5=y0=0.319 m (vedi
Figura 20C), si trova y6=y5R=0.656 m a cui corrisponde l’energia: H6=0.774 m.
E’ anche possibile effettuare una stima abbastanza accurata della distanza tra il
risalto e la paratoia ovvero tra le sezioni 6 e 2. Ammettendo che il tratto compreso tra
queste sezioni sia relativamente breve e discretizzando alle differenze finite
l’equazione (18), si può scrivere (vedi paragrafo 8.2.2):
Q2
z6 + H 6 − ⋅ Δx = z2 + H 2 (1)
k s2 RH4 / 3 A 2
ovvero
⎡ Q2 ⎤
⎢fi − 2 4/3 2 ⎥
⋅ Δx = H 2 − H 6 (2)
⎣ k s R H A ⎦
-168-
Il rapporto Δx/y≅40 non è eccessivamente elevato. Procedendo ad un’integrazione
accurata del profilo S1 a monte della paratoia, si trova Δx=35.0 m, poco diverso dal
valore stimato.
All’istante t=t4, infine, essendo nuovamente H2<H0-ΔErisalto, la corrente si riporta in
condizioni di moto uniforme senza interagire con la paratoia. I profili liquidi, nei
diversi istanti considerati, sono illustrati in Figura 20.
Figura 20
-169-
Esercizio 20. In un canale di sezione rettangolare, largo B=10 m, è inserita, sul
fondo, una fila di denti come illustrato in figura. Sapendo che la resistenza offerta
complessivamente dai denti vale F=κ0.B.v2/2g, in cui v è la velocità della corrente
immediatamente a monte dell’ostacolo e κ0=0.1 m, tracciare l’andamento qualitativo
del profilo di moto permanente quando la portata fluente vale: Q=5 m3/s.
-170-
iterazione y2 ΔF32 M2 y2
3
(m) (m ) (m3) (m)
1 0.294 0.147 1.446 0.404
2 0.404 0.078 1.377 0.372
3 0.372 0.092 1.391 0.379
4 0.379 0.089 1.388 0.378
5 0.378 0.089 1.388 0.378
Si trova, pertanto, y2=0.378 m e M2=1.388 m3.
Nel tratto a monte della sezione 2 (tra le sezioni 5 e 6 di Figura 21) si avrà la
formazione del risalto.
L’altezza y6, a valle del risalto, è la coniugata all’altezza y5 immediatamente a monte
dello stesso. Essendo y5=y1=y0=0.256 m, si trova y6=0.336 m.
E’ anche possibile effettuare una stima abbastanza accurata della distanza tra le
sezioni 6 e 2. Ammettendo che il tratto compreso tra queste sezioni sia relativamente
breve e discretizzando alle differenze finite l’equazione (18), si può scrivere (vedi
paragrafo 8.2.2)
Q2
z6 + H 6 − 2 4 / 3 2 ⋅ Δx = z2 + H 2 (2)
k s RH A
ovvero
⎡ Q2 ⎤
⎢fi − 2 4/3 2 ⎥
⋅ Δx = H 2 − H 6 (3)
⎣ k s RH A ⎦
-171-
Figura 21
-172-
Esercizio 21. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’ Esercizio 20, quando la portata fluente vale: Q=15 m3/s.
iterazione y2 ΔF32 M2 y2
(m) (m3) (m3) (m)
1 0.505 0.450 6.070 0.801
2 0.801 0.179 5.799 0.728
3 0.728 0.216 5.836 0.740
4 0.740 0.209 5.829 0.738
5 0.738 0.211 5.831 0.738
Si trova, pertanto, y2=0.738 m e M2=5.831 m3.
Nel tratto a monte della sezione 2 (tra le sezioni 5 e 6 di Figura 22) si avrà la
formazione del risalto. L’altezza y6, a valle del risalto, è la coniugata all’altezza y5
immediatamente a monte dello stesso. Essendo y5=y1=y0=0.505 m, si trova:
y6=0.734 m.
E’ anche possibile effettuare una stima abbastanza accurata della distanza tra le
sezioni 6 e 2. Ammettendo che il tratto compreso tra queste sezioni sia relativamente
-173-
breve e discretizzando alle differenze finite l’equazione (18), si può scrivere (vedi
paragrafo 8.2.2)
Q2
z6 + H 6 − 2 4 / 3 2 ⋅ Δx = z2 + H 2 (2)
k s RH A
ovvero
⎡ Q2 ⎤
⎢fi − 2 4/3 2 ⎥
⋅ Δx = H 2 − H 6 (3)
⎣ k s RH A ⎦
Figura 22
-174-
Esercizio 22. Una canaletta rettangolare che presenta un fondo semicircolare (vedi
figura) confluisce in un canale di sezione rettangolare, largo B=10m. Sapendo che la
portata fluente vale: Q=20 m3/s, si tracci l’andamento qualitativo della superficie
libera lungo i due tronchi di canale.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − a (1)
in cui H2=H0V=3.539 m e la perdita ΔE32 può essere assimilata ad una perdita per
brusco allargamento (Borda):
A2 v2
ΔE 32 ≅ ( − 1) 2 2 (2)
A3 2g
-175-
Pur potendo sostituire l’espressione (2) nell’equazione (1) ottenendo in tal modo
un’unica equazione nella sola incognita y3, per maggior chiarezza è forse preferibile
impiegare il seguente processo iterativo.
Si assume un valore per y3 di primo tentativo. Mediante l’equazione (2) si calcola la
dissipazione ΔE32 e quindi, dal bilancio (1), l’energia H3. Nota H3 si determina, sul
ramo delle correnti lente, un valore per y3 di migliore approssimazione.
Assumendo, come primo tentativo, la stessa quota della superficie libera nelle
sezioni 2 e 3, ovvero: y3=y2-a=2.522 m, si trova:
iterazione y3 ΔE32 H3 y3
(m) (m) (m) (m)
1 2.522 0.169 2.708 2.370
2 2.370 0.206 2.745 2.425
3 2.425 0.191 2.730 2.403
4 2.403 0.197 2.736 2.412
5 2.412 0.195 2.734 2.409
6 2.409 0.195 2.734 2.409
Si ha, pertanto, y3=2.409 m e H3=2.734 m, superiore all’energia minima HcM.
Essendo y3>y0M, a partire dalla sezione 3, verso monte, si svilupperà un profilo di
rigurgito M1 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 4). Il profilo liquido e la sua
rappresentazione nel diagramma H-y sono illustrati in Figura 23.
Figura 23
-176-
Esercizio 23. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’Esercizio 22 quando il tronco di monte è caratterizzato da un
coefficiente di scabrezza pari a ks=60 m1/3/s.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − a (1)
in cui H2=H0V=3.539 m e la perdita ΔE32 può essere assimilata ad una perdita per
brusco allargamento (Borda):
2
A2 2 v2
ΔE 32 ≅( − 1) (2)
A3 2g
iterazione y3 ΔE32 H3 y3
(m) (m) (m) (m)
1 2.522 0.169 2.708 2.370
2 2.370 0.206 2.745 2.425
3 2.425 0.191 2.730 2.403
4 2.403 0.197 2.736 2.412
-177-
5 2.412 0.195 2.734 2.409
6 2.409 0.195 2.734 2.409
Si ha, pertanto, y3=2.409 m e H3=2.734 m, superiore all’energia minima HcM.
Essendo y3<y0M, a partire dalla sezione 3, verso monte, si svilupperà un profilo di
chiamata M2 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 4). Il profilo liquido e la
sua rappresentazione nel diagramma H-y sono illustrati in Figura 24.
Figura 24
-178-
Esercizio 24. In un canale, infinitamente lungo, di sezione rettangolare larga B=6 m,
è immessa una portata ΔQ=3.0 m3/s attraverso il dispositivo illustrato in figura.
L’acqua in ingresso è caratterizzata da una velocità v0 di 2 m/s e sbocca con
direzione parallela al fondo. Sapendo che la portata fluente a monte dell’immissione
vale QM=2 m3/s, tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente.
Figura 25
-179-
Tale bilancio, nell’ipotesi di distribuzione idrostatica delle pressioni in corrispondenza
delle sezioni 3 e 3’ (quest’ultima posta immediatamente a valle dell’immissione di
portata, vedi Figura 25), si scrive
B QM2 ΔQ v 0
( y 3 + a)2 + + = M2 (1)
2 gBy 3 g
Assunto, per y3, un valore di primo tentativo (ad esempio y3=y0V-a), si determina,
mediante l’equazione (2), un valore y3 di migliore approssimazione. Al termine del
procedimento iterativo si trova y3=0.486m a cui corrisponde un’energia H3=0.510 m.
Per il tratto compreso tra le sezioni 4 e 3, di lunghezza modesta, è possibile
discretizzare alle differenze finite l’equazione (18) e scrivere (vedi paragrafo 8.2.2)
QM2
z 4 + H 4 − 2 4 / 3 2 ⋅ Δx = z3 + H 3 (3)
k s RH A
ovvero
QM2
H 4 = H 3 + 0.5 + 2 4 / 3 2 ⋅ Δx (4)
k s RH A
-180-
Figura 26
-181-
Esercizio 25. E’ dato un canale, infinitamente lungo, il cui tratto di valle è
caratterizzato da una sezione rettangolare larga B=10 m mentre la sezione del tratto
di monte è trapezia con una larghezza alla base b=8 m e pendenza della sponde 1:2
(vedi figura). Sapendo che la pendenza del fondo è if=0.0005 e che il coefficiente di
resistenza secondo Strickler vale ks=60 m1/3/s, si tracci l’andamento qualitativo della
superficie libera quando l’altezza di moto uniforme del tronco di valle vale: y0V=3.0 m.
Si trascurino le dissipazioni di energia localizzate.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − i f ΔL (1)
-182-
A questo valore di energia corrisponde, sul ramo delle correnti lente, un’altezza
d’acqua y3=3.115 m. Quest’altezza è superiore a quella di moto uniforme y0M,
pertanto, a partire dalla sezione 3, verso monte, si svilupperà un profilo di rigurgito
M1. Il profilo liquido è illustrato in Figura 27.
Figura 27
-183-
Esercizio 26. In un canale, infinitamente lungo, di sezione rettangolare larga B=8 m,
è sottratta una portata ΔQ=0.5 m3/s attraverso il dispositivo illustrato in figura.
Sapendo che la portata fluente a valle della sottrazione vale QV=3 m3/s, tracciare
l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 + a (1)
ovvero:
-184-
QM2
H 4 = H 3 − 0.5 + 2 4 / 3 2 ⋅ Δx (3)
k s RH A
Assumendo che la superficie libera nel tratto in esame sia pressochè orizzontale, si
trova, per il primo tentativo, y4=y3-a=0.408 m.
iterazione y4 y A RH H4 y4
(m) (m) (m2) (m) (m) (m)
1 0.408 0.658 5.264 0.565 0.425 0.341
2 0.341 0.625 5.000 0.541 0.426 0.343
3 0.343 0.626 5.008 0.541 0.426 0.343
Si ha, pertanto, y4=0.343 m e H4=0.426 m.
Un’integrazione più accurata fornisce il risultato y4=0.360 m.
Essendo y4<y0M, procedendo dalla sezione 4, verso monte, la corrente seguirà un
profilo di chiamata M2 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 5). L’andamento
qualitativo del profilo liquido è illustrato in Figura 28.
Figura 28
-185-
Esercizio 27. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’Esercizio 26 quando la portata sottratta vale ΔQ=1.0 m3/s.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 + a (1)
ovvero:
QM2
H 4 = H 3 − 0.5 + 2 4 / 3 2 ⋅ Δx (3)
k s RH A
-186-
Assumendo che la superficie libera nel tratto in esame sia pressochè orizzontale, si
trova, per il primo tentativo, y4=y3-a=0.404 m.
iterazione y4 y A RH H4 y4
(m) (m) (m2) (m) (m) (m)
1 0.404 0.654 5.232 0.562 0.427 nessuna soluzione
H7=0.920-0.0995.Δx (5)
-187-
⎛ a Q2 ⎞
H 6 = H 4 + ⎜⎜ − 2 4M/ 3 2 ⎟ ⋅ ( ΔL − Δx )
⎟ (6)
⎝ ΔL k s R H A ⎠
iterazione y6 y7 H7 Δx y H6 y6
(m) (m) (m) (m) (m) (m) (m)
1 0.294 0.294 0.441 4.81 0.294 0.457 0.246
2 0.246 0.349 0.453 4.69 0.270 0.465 0.236
3 0.236 0.361 0.459 4.64 0.265 0.468 0.233
4 0.233 0.365 0.461 4.62 0.264 0.469 0.231
5 0.231 0.368 0.462 4.60 0.263 0.471 0.230
6 0.230 0.370 0.463 4.59 0.262 0.471 0.230
Figura 29
-188-
Esercizio 28. Un canale di sezione rettangolare larga B=10 m, termina con una
traversa sagomata (CQ=0.45) il cui ciglio di sfioro si trova ad un’altezza p=0.8 m dal
fondo. Ad una distanza Δx=10 m a monte della traversa ha inizio uno sfioratore
laterale lungo ΔL=5 m la cui soglia sfiorante (CQ=0.45) è parallela al fondo e alta 1.2
m (vedi figura). Sapendo che la portata sfiorata sulla traversa di valle vale QV=20
m3/s, tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente.
QV = CQ B 2g (H1 − p )3 / 2 (1)
in cui QV=20 m3/s è la portata sfiorata sulla traversa e H1 è l’energia della corrente in
corrispondenza della sezione 1. Con i dati del problema si trova H1=1.802 m a cui
corrisponde, sul ramo delle correnti lente, un’altezza d’acqua y1=1.734 m.
Per ricostruire il profilo liquido (S1) lungo il tratto compreso tra le sezioni 2 e 1, di
lunghezza modesta, è possibile discretizzare alle differenze finite l’equazione (18) e
scrivere (vedi paragrafo 8.2.2)
QV2
z2 + H 2 − 2 4 / 3 2 ⋅ Δx = z1 + H1 (2)
k s RH A
ovvero
⎛ Q2 ⎞
H 2 = H1 + ⎜⎜ 2 4V/ 3 2 − i f ⎟ ⋅ Δx
⎟ (3)
⎝ k s RH A ⎠
-189-
in cui Δx=10 m è la distanza tra le sezioni 2 e 1 mentre il raggio idraulico RH e l’area
A sono valutati utilizzando un valore medio dell’altezza y tra le stesse sezioni:
y=(y1+y2)/2.
Essendo l’incognita y2 presente sia nel termine che esprime le dissipazioni di energia
sia in H2, conviene procedere per iterazioni. A partire da un valore di primo tentativo
per y2, si calcola l’energia H2 dall’equazione (3) e quindi, nota H2, un valore per y2 di
migliore approssimazione. Assumendo che la superficie libera, nel tratto in esame,
sia pressochè orizzontale, si trova, per il primo tentativo, y2=y1-if.Δx=1.534 m.
iterazione y2 y A RH H2 y2
(m) (m) (m2) (m) (m) (m)
1 1.534 1.634 16.34 1.232 1.609 1.521
2 1.521 1.628 16.28 1.228 1.609 1.521
Si ha, pertanto, y2=1.521 m e H2=1.609 m. Un’integrazione più accurata fornisce
y2=1.523 m.
Nel successivo tratto compreso tra le sezione 3 e 2, interessato dalla presenza dello
sfioratore laterale, essendo la pendenza del fondo elevata e la corrente
relativamente lenta e quindi caratterizzata da dissipazioni di energia modeste, risulta
(if-J).ΔL non trascurabile e non è quindi lecito assumere H2=H3. In tal caso, per il
tratto in esame, conviene considerare l’equazione (18) discretizzata alle differenze
finite:
⎛ Q2 ⎞
H 3 = H 2 + ⎜⎜ 2 4 / 3 2 − i f ⎟⎟ ⋅ ΔL (4)
⎝ k s RH A ⎠
Q3 = Q2 + CQ ΔL 2g ( y − 1.2) 3 / 2 (5)
y = (y 2 + y 3 ) / 2 Q = (QM + QV ) / 2 (6)
-190-
iterazione y3 y Q3 Q H3 y3
(m) (m) (m3/s) (m3/s) (m) (m)
1 1.421 1. 471 21.40 20.70 1.514 1.403
2 1.403 1.462 21.34 20.67 1.514 1.403
Si ha, pertanto, y3=1.403 m, H3=1.514 m e Q3=QM=21.34 m3/s.
Con riferimento al tratto a monte della sezione 3 è, a questo punto, possibile
determinare le caratteristiche del moto uniforme e quelle relative alle condizioni
critiche. Si trova
y0M=0.582 m H0V=1.267 m ycM=0.774 m HcM=1.161 m
Essendo y0M<ycM, la pendenza del fondo, nel tratto a monte della sezione 3, è
superiore a quella critica e pertanto, presumibilmente a monte dello sfioratore
laterale, si avrà la formazione di un risalto.
A tale proposito è da osservare che la spinta in corrispondenza della sezione 3 vale
M3=13.151 m3 mentre quella relativa alle condizioni di moto uniforme di monte vale
M0M=9.668 m3. Essendo M3>M0M, il risalto si localizzerà effettivamente a monte della
sezione 3.
In particolare (vedi Figura 30) si avrà y5=y4=y0M=0.582 m e y6=1.005 m, essendo y6
l’altezza coniugata del risalto.
Ammettendo che il tratto compreso tra le sezioni 6 e 3 sia relativamente breve e
discretizzando alle differenze finite l’equazione (18), si può scrivere (vedi paragrafo
8.2.2)
⎡ Q2 ⎤
⎢ i f − 2 4 / 3 2 ⎥ ⋅ Δx = H 3 − H 6 (7)
⎣ k s RH A ⎦
Figura 30
-191-
Esercizio 29. Un canale di sezione rettangolare larga B=3 m, è presidiato, a valle, da
due paratoie: la prima sollevata a battente, la seconda a ventola come illustrato in
figura. Quest’ultima paratoia, lunga 2 m, viene manovrata e l’andamento nel tempo
del petto p della soglia sfiorante è illustrato nel grafico di figura. Sapendo che la
portata fluente vale Q=3.6 m3/s, tracciare l’andamento qualitativo della superficie
libera agli istanti t=0, t=t1, t=t2 e t=t3.
-192-
In corrispondenza della sezione di vena contratta (sezione 3) l’energia vale H3=1.477
m. Assumendo, come di consueto, H4=H3=1.477 m, si trova, sul ramo delle correnti
lente, y4=1.442 m.
A monte della paratoia, pertanto, si stabilisce un’altezza superiore a quella del moto
uniforme nel canale e, procedendo verso monte, si determinerà un profilo M1 di
rigurgito fino alle condizioni di moto uniforme y5=0.752 m. Il profilo liquido è illustrato
in Figura 31.
Figura 31
Consideriamo ora la situazione all’istante t=t1. Assumiamo, anche in questo caso,
come ipotesi iniziale, che l’efflusso al di sotto della paratoia sia libero e sia dunque
y3=a.cc=0.244 m. Anche in questo caso, a partire dalla sezione 3, verso valle, si
svilupperà un profilo di corrente rapida decelerata su fondo orizzontale H3.
L’integrazione numerica dell’equazione (18) nel tratto compreso tra le sezioni 3 e 2,
lungo 20 m, fornisce il profilo H3 illustrato in Figura 32, con y2=0.302 m. Proseguendo
l’integrazione fino alla sezione 1 si individua il profilo A3 illustrato nella stessa Figura
32, con y1=0.363 m.
E’ da osservare che lungo il tratto compreso tra le sezioni 2 e 1, la pendenza del
fondo è relativamente elevata e l’ipotesi di confondere la normale al fondo con la
verticale non sarebbe più accettabile.
Si osserva che la corrente è ancora in grado di mantenersi rapida fino alla sezione di
sbocco. Inoltre, in considerazione del fatto che, nell’intervallo di tempo precedente
l’istante t=t1, la situazione era quella di corrente rapida (vedi Figura 31), in assenza di
disturbi esterni, la corrente si mantiene rapida anche in questa nuova configurazione
geometrica (vedi paragrafo 4.1 sull’isteresi) indipendentemente dal fatto che sia
possibile o meno l’instaurarsi di una corrente lenta, e l’ipotesi di efflusso libero è
verificata.
In corrispondenza della sezione di vena contratta (sezione 3) l’energia vale H3=1.477
m. Quindi, assumendo che sia H4=H3=1.477 m, si trova, sul ramo delle correnti lente,
y4=1.442 m.
A monte della paratoia, pertanto, si stabilisce un’altezza superiore a quella del moto
uniforme nel canale e, procedendo verso monte, si determinerà un profilo M1 di
rigurgito fino alle condizioni di moto uniforme y5=0.752 m. Il profilo liquido è illustrato
in Figura 32.
-193-
Figura 32
Consideriamo ora la situazione all’istante t=t2. Assumiamo, anche in questo caso,
come ipotesi iniziale, che l’efflusso al di sotto della paratoia sia libero e sia dunque
y3=a.cc=0.244 m. Come nei due casi precedenti, a partire dalla sezione 3, verso
valle, si svilupperà un profilo di corrente rapida decelerata su fondo orizzontale H3.
L’integrazione numerica dell’equazione (18) nel tratto compreso tra le sezioni 3 e 2,
lungo 20 m, fornisce il profilo H3 illustrato in Figura 33A, con y2=0.302m come nei
casi precedenti. Proseguendo l’integrazione verso la sezione 1, si segue un profilo di
tipo A3 lungo il quale l’altezza y cresce progressivamente e, poco a monte della
sezione 1, raggiunge la condizione critica, y=yc (vedi Figura 33A). La corrente,
pertanto, non è in grado di mantenersi rapida fino allo sbocco.
Le configurazioni possibili, in tal caso, sono due. La prima prevede la formazione di
un risalto tra le sezioni 3 e 1, mantenendosi così l’efflusso libero, la seconda prevede
un efflusso rigurgitato e la corrente lenta fino alla sezione 1 dove si determinano le
condizioni critiche.
Fissata, in corrispondenza della sezione 1, l’altezza y1=yc=0.528 m, si ricostruisce,
per integrazione numerica dell’equazione (18), il profilo di corrente lenta A2 fino alla
sezione 2 (y2=1.105 m) e quindi il profilo H2 fino alla sezione 3 (y3=1.111 m) come
illustrato in Figura 33A.
Essendo, in ogni sezione, l’altezza coniugata della corrente rapida inferiore
all’altezza della corrente lenta, quest’ultima è l’unica soluzione ammissibile per tutto il
tratto a monte dello sbocco. In tal caso, quindi, l’efflusso al di sotto della paratoia
sollevata a battente è rigurgitato e, per una più precisa ricostruzione del profilo
liquido, è conveniente introdurre un’ulteriore sezione (sezione 6) poco a valle della
sezione 3 (vedi Figura 33A).
Considerando di lunghezza trascurabile il tratto compreso tra le sezioni 3 e 6, si può
assumere, per y6, il valore y3 precedentemente trovato (y6=y3=1.111 m) e calcolare
quindi l’energia H6 che risulta valere H6=1.170 m.
In corrispondenza della sezione 3, immediatamente a valle della paratoia, la
distribuzione delle velocità non è uniforme a causa del getto sommerso (vedi
paragrafo 3.11). Tra le sezioni 3 e 6 si attua quindi una brusca variazione delle
caratteristiche del moto accompagnata da una dissipazione localizzata di energia.
Tra queste due sezioni conviene applicare il teorema della quantità di moto e
scrivere (vedi paragrafo 3.11)
1 2 (Q / B ) 2 1 2 (Q / B ) 2
y3 + = y6 + = M6 / B (1)
2 g ac c 2 gy6
Figura 33
Per determinare le condizioni nella sezione 4, a monte della paratoia, si scrive il
bilancio di energia H4=H3=1.899 m. Nota l’energia H4, si trova, sul ramo delle correnti
lente, y4=1.878 m. Essendo y4>y0, procedendo verso monte si segue un profilo di
rigurgito M1 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 5). Il profilo liquido è
illustrato nella precedente Figura 33B.
Consideriamo infine la situazione all’istante t=t3, analoga a quella che si presentava
all’istante t=t1. Assumiamo, anche in questo caso, come ipotesi iniziale, che l’efflusso
al di sotto della paratoia sia libero e sia dunque y3=a.cc=0.244 m. L’integrazione
numerica dell’equazione (18) nel tratto a valle della sezione di vena contratta
fornisce, ovviamente, lo stesso profilo liquido illustrato nella precedente Figura 32
con la corrente che è in grado di mantenersi rapida fino alla sezione di sbocco.
Ciò, tuttavia, non è sufficiente per affermare che è proprio questo il profilo che si
stabilisce a valle della paratoia. E’ infatti necessario verificare che una diversa
situazione, ovviamente di corrente lenta, non sia possibile.
A tale scopo, fissata in corrispondenza della sezione 1 l’altezza y1=yc=0.528 m, si
ricostruisce il profilo di corrente lenta nei tratti compresi tra le sezioni 1 e 2 (profilo A2)
e tra le sezioni 2 e 3 (profilo H2). Si osserva che il profilo di corrente lenta interseca
la curva delle altezze coniugate in due punti distinti (indicati con una freccia in Figura
34), posti poco a monte e poco a valle della sezione 2. In corrispondenza di entrambi
questi punti si ha equilibrio delle spinte tra la corrente rapida a monte e quella lenta a
valle, pertanto in entrambe le posizioni la formazione del risalto è possibile.
-195-
Per stabilire in quale di queste due posizioni si localizzerà effettivamente il risalto è
necessario analizzare la stabilità dell’equilibrio nelle due posizioni individuate (si
veda, a questo proposito, il paragrafo 4.2). Si osserva, in particolare, che in
corrispondenza della sezione di equilibrio compresa tra le sezioni 2 e 1 la curva delle
altezze coniugate interseca il profilo di corrente lenta da sotto e ciò sta ad indicare
che questa posizione di equilibrio è instabile.
Il risalto, pertanto, si stabilirà nella sezione di equilibrio posta più a monte come
illustrato in Figura 34.
Figura 34
-196-
Esercizio 30. Un canale di sezione rettangolare larga B=10 m, presenta un breve
salto di fondo raccordato, come illustrato in figura. Immediatamente a monte del salto
è inserita una paratoia sollevata a battente la cui luce vale a=0.4 m. Sapendo che la
portata fluente vale Q=5 m3/s, tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto
permanente.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − ΔZ (1)
-197-
Figura 35
C’è da chiedersi, però, se questa è l’unica soluzione possibile. Si tratta, in pratica, di
verifica se la soluzione che prevede l’interazione tra la corrente e la paratoia è
ammissibile.
Assumiamo quindi che vi sia un efflusso libero e che l’altezza in corrispondenza della
sezione 3 sia y3=a.cc=0.244 m, a cui corrisponde l’energia H3=0.458 m.
Essendo y3<yc, effettivamente, verso valle può svilupparsi un profilo di corrente
rapida accelerata su un fondo non rettilineo e a forte pendenza. Per il tratto
compreso tra le sezioni 3 e 2 conviene quindi operare come in precedenza attraverso
un bilancio di energia. Determinate le caratteristiche del moto nella sezione 2 è
possibile stabilire dove si forma il risalto, ovvero stabilire se il risalto si forma a monte
(Figura 35) o a valle della sezione 2.
Per ricostruire il profilo a monte della sezione 3, utilizziamo il bilancio di energia
H4=H3=0.458 m. All’energia H4=0.458 m corrisponde, sul ramo delle correnti lente
l’altezza y4=0.359 m. Questa altezza risulta però inferiore all’apertura a=0.4 m della
paratoia, pertanto questa soluzione non è accettabile e nel complesso l’unica
soluzione possibile è quella descritta in Figura 35.
-198-
Esercizio 31. Tracciare l’andamento qualitativo del profilo di moto permanente nella
situazione illustrata nell’Esercizio 30 quando la luce sotto la paratoia vale a=0.35 m.
z3 + H 3 − ΔE 32 = z 2 + H 2 ⇒ H 3 = H 2 + ΔE 32 − ΔZ (1)
-199-
Per ricostruire il profilo a monte della sezione 3, utilizziamo il bilancio di energia
H4=H3=0.493 m. All’energia H4=0.493 m corrisponde, sul ramo delle correnti lente
l’altezza y4=0.421 m. Essendo y4<y0, a partire dalla sezione 4, verso monte, si
svilupperà un profilo di chiamata M2 fino alle condizioni di moto uniforme (sezione 5).
Il profilo liquido è illustrato in Figura 36.
Figura 36
Questa duplice soluzione, che configura quindi un problema di isteresi, è possibile
sono a causa dell’effetto di contrazione della vena. Nel caso di cc=1, infatti, la
soluzione sarebbe unica (quella rappresentata nella Figura 35 dell’Esercizio 30) in
quanto, in questo caso, si avrebbe y3=a.cc=a>yc mentre, come discusso nel paragrafo
2.3.1, a valle di una paratoia, quando l’efflusso non è rigurgitato, la vena contratta è
caratterizzata sempre da numeri di Froude superiori all’unità.
-200-