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Le analisi devono essere eseguite presso laboratori specializzati che devono avere l’autorizzazione della
Regione, tale autorizzazione viene concessa solo se sono soddisfatti i criteri della certificazione ISO 17025
(condicio sine qua non). È una certificazione di procedure che descrive passo per passo tutto ciò che viene
eseguito in laboratorio, da chi viene eseguito (le sue competenze) e con quali metodi. Vengono riportate
anche le manutenzioni ordinarie e straordinarie che vengono svolte sugli strumenti e come gli stessi
vengono tarati e verificati. Se applichiamo la ISO 17025 contemporaneamente siamo anche certificati ISO
9000, che non è una certificazione relativa all’esecuzione delle analisi bensì al processo di gestione di tutta
la filiera legata all’analisi del campione: quindi dalla valutazione della qualità dei prodotti che noi utilizziamo
in laboratorio alla affidabilità dei fornitori fino ad arrivare alla capacità dell’amministrativo di gestire la
parte cartacea. Quindi quello che noi facciamo nei laboratori universitari è una valutazione analitica
dell’attrezzatura pressoché perfetta poiché ognuno ad es. valuta la taratura della micro pipetta, ognuno sa
la temperatura effettiva del termometro, le temperature dei frighi, vengono rilevati i cali di tensione che
possono provocare i distacchi di corrente … Insomma tutta una serie di parametri affinché tutto si svolga
alla perfezione e, quand’anche ciò non avvenga, si è in grado di stabilire il momento e quindi di annullare la
prova. Quest’attività di certificazione diventa determinante per l’accuratezza dell’analisi, la precisione e
l’attendibilità.
Per poter proteggere la salute pubblica, l’individuo non dovrebbe ingerire né MO patogeni, né sostanze
chimiche potenzialmente dannose. Per quanto riguarda il primo punto è impensabile andare a ricercare la
presenza di MO patogeni in ogni alimento, allora s’individua la possibilità di valutare la presenza/assenza di
patogeni attraverso la ricerca di alcuni indicatori. È ovvio che gli alimenti più complessi (come quelli solidi)
necessitano di essere controllati in maniera più approfondita e gli indicatori sono in numero maggiore (ad
es. abbiamo visto nel corso di igiene che gli indicatori per la contaminazione anche di origine fecale per le
acque destinate al consumo umano sono gli E.coli e gli enterococchi).
La volta scorsa abbiamo visto la classificazione dei campioni in esame m, M… Abbiamo anche visto che per
alcuni alimenti come il latte esistono vere e proprie leggi che indicano tali valori, in altri casi invece ci sono
delle ordinanze ministeriali.
TERRENI DI COLTURA
Per far crescere un MO abbiamo bisogno di un terreno di coltura. Esistono vari tipi di terreni e un errore
frequente per gli studenti è quello di dire che esiste un terreno chiamato “agar”. L’agar non è altro che uno
strumento che serve alla preparazione dei terreni, è un ingrediente. Esso lo rende liquido al di sopra di una
certa temperatura e solido al di sotto (solidifica a 42 °C). ha una funzione di supporto e per il MO non è
indispensabile, in quanto il terreno è costituito sostanzialmente da elementi nutrizionale ed eventualmente
sostanze inibenti. Aggiungiamo agar per rendere un terreno con determinate caratteristiche:
1. non viene digerito dai batteri (rimane tal quale)
2. forma una serie di trabecolature (maglie) quando si solidifica, e all’interno di queste maglie è
possibile far crescere il MO garantendo gli scambi di ossigeno.
3. Solidifica a 42 °C, questa proprietà è importante perché alcune tecniche di laboratorio prevedono
prima la necessità di un terreno liquido e poi uno solido. Nei primi i batteri si trovano meglio, hanno
una migliore capacità di riprendersi. Un terreno liquido stimola maggiormente la ripresa dei batteri
injured (stressati, debilitati, che non avrebbero la capacità di moltiplicarsi nel caso in cui si
trovassero invece in un terreno solido). In altre parole, il terreno liquido restituisce una maggiore
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“freschezza riproduttiva” ai batteri debilitati (nelle donne la freschezza riproduttiva è a 20 anni, a 40
sono vecchie). Ecco che esistono delle schede di controllo della qualità della produzione dei terreni
di coltura, imprescindibile nel momento in cui reidratiamo un terreno. Infatti, preparare un terreno
significa proprio aggiungere acqua agli elementi nutritivi ed eventualmente sostanze inibitrici
necessarie allo sviluppo dei batteri. Oggi è molto più semplice di un tempo in quanto esistono dei
terreni precostituiti (contenenti magari estratto di carne, glucosio, solfato di alluminio, ecc.) a cui
bisogna aggiungere solo acqua (quindi si fa un’unica pesata e si riso spende in acqua). Per fare ciò è
però necessario compilare la scheda sottostante (vedi lucido p 11).
Prova di qualità
Viene eseguita dopo la prova di sterilità, ci consente di stabilire se il terreno prodotto possiede
delle caratteristiche di produttività, selettività e riconoscibilità (o caratterizzazione della colonia
che cresce) tali da minimizzare il rischio di errore. Facciamo un esempio (lucido successivo, non da
sapere i nomi) nel terreno denominato Baird Parker agar per la crescita dello Staphylococcus
aureus. Si eseguono tutta una serie di operazioni preliminari come l’ osservazione dell’aspetto
prima di idratarlo, la misura il pH dopo reidratazione, e poi si esegue il vero e proprio controllo di
qualità che consiste nell’analisi della produttività. Produttività significa che il terreno che abbiamo
prodotto è in grado di far crescere più batteri che non altri terreni. Ciò è reso possibile grazie ad un
terreno di confronto. In questo caso il confronto lo si esegue con il Hearth Infusion Agar (un terreno
di coltura “di massima”, in grado di far crescere un po’ tutti i MO).
Criterio di valutazione: La differenza si saggia con un MO test messo in eguali concentrazioni in
entrambi i terreni e il risultato finale fornisce un dato che è un indice della produttività del nostro
terreno. Quest’ultimo in particolare deve consentire la crescita di un numero di colonie non
inferiore a mezzo logaritmo (0,5 log) rispetto al numero di colonie cresciute su Hearth Infusion
Agar. Il MO test è un MO geneticamente modificato (infatti nella scheda compare una sigla dopo il
nome del MO, es CMCC 2526) che ha le stesse caratteristiche del MO wild type (selvatico) ma è
reso non patogeno, e lo si può manipolare tranquillamente in laboratorio.
Selettività: capacità che ha il terreno di far crescere la specie di nostro interesse e non altre. In
questo caso si utilizzano sempre due terreni (il nostro e uno di confronto) ma si utilizza un pool di
MO per verificare la loro proliferazione nei due terreni. In questo controllo ci aspettiamo invece che
nel nostro terreno cresca il minor numero di batteri (selettività elevata) nel senso che il nostro
terreno dovrebbe sfavorire la crescita di altri MO in maniera tale da dare la possibilità di far
crescere solo i MO di nostro interesse e non altri che potrebbero darci dei falsi positivi all’atto della
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prova reale. Criterio di valutazione: la differenza in questo caso è di 3 log: il Baird Parker agar
dovrebbe essere inferiore di 3 log rispetto al numero di colonie cresciute su Hearth Infusion Agar.
Caratteristiche delle colonie il terreno deve formare colonie caratteristiche: es in questo caso le
colonie devono essere nere brillanti di oltre 3 mm di diametro (dopo 48 h) circondate da un
margine biancastro continuo e da un alone di chiarificazione. La presenza di tali colonie è indice di
un efficace isolamento. Esistono delle prove biochimiche per determinare il tipo di MO che si è
sviluppato così come è possibile effettuare una PCR per il riconoscimento genetico, ma tempi e
costi si allungano e spesso non vengono eseguite.
Non sempre è bene affermare che siamo in presenza di un falso positivo (dire che il campione è
contaminato quando non lo è) che affermare il contrario, in quanto questo può avere pesanti ripercussioni
sull’economia di un’azienda. Tempo fa fu trovato un positivo nel mascarpone della Cirio (di proprietà
Cragnotti) che fu ritirato dal commercio. Dalle controanalisi emerse che si trattava in realtà di un falso
positivo che avrebbe potuto creare un danno per l’immagine dell’azienda notevole. In realtà ci fu un errore
ad opera dell’analista dell’ARPAC il quale scambiò le piastre del mascarpone della Cirio con quelle di alcune
uova di produzione familiare.
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MEMBRANE FILTRANTI SVANTAGGI
Eccessiva selettività dei terreni (e temperature)
Interferenza da materiale in sospensione. Cioè quando il liquido da analizzare è molto torbido i pori
si otturano. Inoltre se non si elimina l’eccesso di acqua che si può depositare sulla membrana si può
formare un film di crescita.
Più batteri formanti una colonia (U.F.C.). Può succedere che due batteri sono talmente vicini che
quando crescono risulta un’unica colonia. Infatti il risultato che questa tecnica fornisce viene
espresso come U.F.C./100 mL.
Errori di laboratorio. Bolle d’aria quando si deposita la membrana sul terreno di coltura (è l’errore
più frequente). La presenza di bolle impedisce al batterio di venire in contatto col terreno di coltura
=> non cresce e non forma la colonia.
X=
∑Ci
∑ ¿∙ Zi
Al numeratore compare una sommatoria (il numero di colonie) e al denominatore compare un’altra
sommatoria data dal prodotto del numero di piastre utilizzate per ogni diluizione per la propria diluizione.
Cioè nell’es. precedente, abbiamo utilizzato 1 piastra per la diluizione 10-3 quindi Ni ∙ Zi = 1 ∙ 10-3 = 0,001 mL.
In altre parole, il volume di campione utilizzato per insemenzare la piastra 10-3 è 0,001 mL poiché abbiamo
diluito 1/1000; quindi 1 ∙ 0,001 = 0,001. Siccome è una sommatoria dobbiamo sommare questo valore
all’altra diluizione (1/10 000). Siccome anche qui abbiamo fatto 1 piastra, il secondo addendo è 1 ∙ 0,0001 =
0,0001. Quindi:
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Eseguendo il rapporto otteniamo il numero di batteri stimato per mL. Se vogliamo sapere per 100 mL
moltiplichiamo per 100.
C 1−C 2
√C 1 +C2
Se il risultato è: ≤ 2 il valore è accettabile e le conte delle due piastre sono compatibili
Compreso fra 2,0 e 2,6 è accettabile con riserva, dobbiamo rivedere le procedure.
≥ 2,6 non è accettabile. Bisogna ripetere la prova.
Analogamente quando dobbiamo confrontare non la stessa diluizione ma due diluizioni successive i valori
non saranno pari all’unità, ma alle decine: moltiplico per un fattore 10 i valori precedenti e ottengo quindi:
≤ 20 il valore è accettabile; compreso fra 20 e 26 è accettabile con riserva; ≥ 26 non è accettabile.