raffigurano suonatori con chitarra, non ci sono pervenute musiche di quel periodo. Lo strumento accompagnò probabilmente il canto di trovatori, trovieri e menestrelli e fu presente nei complessi strumentali di corte o di strada tra il 13° e il 15° secolo. Nel Rinascimento, in Spagna, emergono le composizioni di vihuelisti quali Alonso de Mudarra e Miguel de Fuenllana (entrambi vissuti nel 16° secolo). In Francia, nel Seicento si distingue un italiano, Francesco Corbetta, che nel 1671 pubblica la sua opera più nota, La guitarre royale. Dopo una generale caduta di attenzione nei confronti della chitarra nel corso del Settecento, sul finire del secolo vi fu un risveglio d'interesse testimoniato dai dodici quintetti per archi e chitarra (1798-99) di Luigi Boccherini. Tra i trattati più noti ritroviamo quelli di Giacomo Merchi. Giacomo Merchi nato a Napoli nel 1730 circa e morto a Parigi il 22 maggio 1793, ma nell’opera III lo stesso Giacomo si definisce «di Brescia»; insegnava a Parigi, egli non specificava mai il suo nome di battesimo: tutte le biografie ottocentesche (Fétis, Laborde, Choron, Schmidl), d’altra parte, intestano genericamente le loro voci al solo cognome Merchi.